commedia in tre atti
di Ivano Bertoletti
Personaggi:
Adriano
Mario
Francesca
Stefano
Annelise
Vittorio
Pietro
I sei giovani hanno tra i venti e i ventitré anni.
La scena rappresenta una sala. Porta d'entrata a sinistra, porta che da al resto dell'abitazione a destra. Nella parete di fondo, centralmente, c'è una finestra con persiane. Tra la finestra e la parete di destra c'è un mobile sul quale si trova il giradischi. Tavolo, sedie, divano o poltrone.
Estate 1955.
PRESENTAZIONE
Quando per la prima volta Come sabbia che scivola venne rappresentata, così scrissi su "Teatro":
Una "novità" filodrammatica richiama come un invito da non disattendere; se poi l'autore è uno dei più attenti e capaci del lotto di "Teatro", allora l'invito diventa un obbligo.
E accaduto nel piccolo paese di Tavazzano, sud del milanese, ove la fervida compagnia "il Sipario", diretta da Claudio Caserini, è usa inscenare testi del proprio poeta di compagnia, Ivano Bertoletti.
Apposta si è scritto poeta, come si diceva tanti e tanti anni or sono, poiché Bertoletti possiede una vena segreta di melanconia crepuscolare, alla quale attinge per creare personaggi e vicende particolarissime.
Egli passa per un "giallista" - suoi Il fischio del treno e Oltre il buio - ma le cose più belle, forse, sono le commedie in cui immette un se stesso sentimentale e vero, vagamente misterioso come in questo Come sabbia che scivola, allestito con cura dal suo gruppo.
Vi si narra di una compagnia di giovani degli anni Cinquanta, intenti a trascorrere una vacanza marina su un'isola del Mediterraneo.
Sono esattamente quattro maschi e due ragazze, che vivono l'allegria della loro età in casa di uno di essi e si abbandonano con misura ai riti di quella straordinaria vacanza.
Ballano al ritmo del rock and roll; vanno a pesca e s'innamorano, come è giusto. C'è anche la "presenza" di un vecchio pescatore, Pietro, che si rivela un'entità fuori del comune: un simbolo del tempo che passa e che impone di farsi "protagonisti" di ogni accadimen-to, anche il più insignificante.
E continuavo nel racconto della trama e nel giudizio sull'allestimento. Poi concludevo con queste frasi:
"Quant'è impagabile ogni goccia di mare, ogni granello di sabbia."
(Leonov, astronauta russo)
"Ho consumato il tempo e ora è il tempo che mi consuma. "
(W. Shakespeare)
V'è da dire che non tutti, probabilmente, saranno consenzienti con l'assunto del testo, ma nessuno crediamo potrà sottrarsi al suo indubbio fascino poetico. E questo è il motivo di forza che giustifica il lavoro, il quale lavoro non passerà inosservato, come tutto ciò che Bertoletti offre attraverso le pagine di questa nostra Rivista.
Adesso che il testo vede la luce confermo pienamente ciò che la scena mi suggerì: anzi, la pienezza delle vicende, la malinconia struggente del finale e la freschezza dei giovani personaggi, come la misteriosa apparizione di Pietro, donano al lavoro qualcosa che rimane dentro. Pare il trapasso della vita: dalla giovinezza all'occaso dell'orizzonte che si staglia nel paesaggio che non è soltanto quello dell'isola mediterranea.
C'è in tutti i personaggi la tensione a buttare negli ideali tutto se stessi, non importa se essi erano giovani in anni ormai lontani: questo semmai può insegnare ai giovani d'oggi che senza qualcosa da inseguire e volere non è possibile diventare completamente adulti.
Come è presente l'avvertimento a considerare la sconfitta una parte inevitabile del vivere. Allora, oltre l'orizzonte, nel calare eterno del sole è leggibile una speranza che sostiene - sempre - la precarietà del quotidiano.
L'Autore è consapevole di questo "mistero" vitale, e lo insegue mediante il teatro, il suo teatro: originale e unico.
Sta a chi legge, e poi a chi vorrà ricreare sulle scene la sabbia, accompagnarsi a lui, con lui godere e soffrire, farsi amico quel "vecchio" che riappare senza posa, e bagnarsi nell'acqua limpida di un sogno che sa di miraggio.
Roberto Zago
ATTO PRIMO
Quadro primo
(La scena è vuota. All'esterno, da sinistra, giungono delle voci.)
Adriano (scherzoso) Accidenti a te, Vittorio!
Vittorio Perché?
Adriano "La mia casa è a duecento metri dal mare".
Vittorio (sorridendo) E non è forse vero?
Adriano Sì, ma sono tutti in salita! (Vittorio ride imitato dagli altri)
Vittorio Non dirmi che hai il fiatone.
Adriano Io? figurati. Solo che non ero preparato.
Mario Cosa c'è, Vittorio? Non avrai dimenticato la chiave?
Vittorio La trovo, la trovo...
Annelise Sono stanca.
Adriano Ma se la valigia te l'ha portata Mario.
Annelise Sono stanca lo stesso.
Mario Guarda che spettacolo, Annelise!
Annelise Quando sono stanca non apprezzo nulla, nemmeno le cose più belle.
Adriano Ohé, Vittorio, vogliamo entrare o ci prepariamo a trascorrere la notte qua fuori? Fra poco il sole tramonterà.
Vittorio Trovata. (si sente la chiave girare nella serratura)
Adriano (a voce più alta) Ehi! voi due, laggiù! Allora? Non cominciate a isolarvi! (ride) Buona questa, eh, Annelise? Siamo su un isola e se non ci si isola su un isola...
Annelise Quando sono stanca non mi va di ridere.
Mario (ridendo) Però è bella.
(La porta si apre. Entra Vittorio con una valigia e una borsa contenente i dischi. È seguito da Annelise a mani vuote, da Mario con due valigie e da Adriano che si ferma appena dentro.)
Vittorio Ecco, questa sarà la nostra casa per sei giorni.
Annelise Non male a prima vista.
Mario Mi piace.
Adriano Ah, come sono contento. (mette la valigia a terra e inizia a cantare il pezzo "Libiamo nei lieti calici")
Vittorio (deponendo la valigia e la borsa accanto al giradischi) E si lamentava della salita. Guarda quanto fiato ha ancora.
Mario (lascia le valigie e va alla finestra le cui persiane sono già spalancate. A Vittorio) Posso aprire?
Vittorio Certamente.
Mario (apre i vetri e guarda fuori, verso il mare) Che panorama! Guarda, Annelise.
Annelise Uffa! non ne ho voglia, come te lo devo dire?
(Entrano Francesca e Stefano, ciascuno con la propria valigia)
Vittorio (ai due) Che ne dite?
Francesca È bello qui, vero Stefano?
Stefano Sì, mi piace.
Vittorio (indicando a destra) Di là ci sono le nostre camere e tutto il resto.
Adriano (smette di cantare) Dai, Stefano, facciamo un bel duetto. Festeggiamo con gioia l'inizio della nostra vacanza. (cinge con il braccio le spalle di Stefano ed entrambi ripartono, a voci spiegate, con il pezzo di prima)
Francesca (sorridendo) Che matti!
Annelise Francesca, andiamo nella nostra stanza, ho il mal di testa.
Francesca Sì, cominciamo a sistemarci noi; (sorride) se aspettiamo loro...
Vittorio La vostra è quella matrimoniale. (ironico) Mi raccomando, è quella dei miei genitori.
Annelise Per chi ci hai prese? Guarda che noi siamo molto ordinate.
Vittorio E dai, Annelise, non vedi che sto scherzando.
Annelise Scusa, ma sono un po' nervosa...
Vittorio Vai pure di là con Francesca, almeno ti calmerai.
(Le ragazze, con le rispettive valigie, escono a destra, osservate da Mario)
Adriano (mentre Stefano continua da solo) Dai, Mario, su con la vita! Facciamo un bel finale insieme, anche tu, Vittorio. "I quattro cavalieri" in coro!
Mario Ma io non conosco bene le parole...
Adriano Ma che importa! segui noi. (E tutti insieme cantano il "Libiamo". Al termine ridono tutti e quattro)
Stefano Ah, che bello! Era un po' che le mie corde vocali riposavano.
Vittorio Forse era meglio lasciarle riposare: hai fatto scappare Francesca.
Stefano (ride) Mi avrà preso per matto.
Adriano Ma no! Le ragazze sono solo stanche per il viaggio. Ora stiamo meglio. Ci voleva proprio una cantatina.
Mario (a Vittorio) Com'è pulita la tua casa. Non c'è nemmeno la polvere.
Vittorio Ci pensa la signora Rosa.
Stefano La signora Rosa? Ma qui intorno non ci sono case.
Vittorio Abita giù, al villaggio dei pescatori. Viene una volta alla settimana a tenerla in ordine.
Stefano Quindi, se tu non avessi avuto la chiave, non ci sarebbe stato alcun problema.
Vittorio Certo. E per quello che non ero preoccupato. Bastava andare dalla signora Rosa.
Adriano Ci mandavamo Mario, visto che ha portato due valigie, su per il pendio.
Mario Ho fatto solamente un favore ad Annelise che era stanca.
Stefano Questo posto è proprio selvaggio. Chissà perché tuo padre ha voluto una casa qui?
Vittorio Si è innamorato di questo luogo. Lo so, sembrerà strano: il padrone di una fabbrica che viene in vacanza su un isola senza niente e in un posto aspro come questo.
Mario Può essere per reazione alla vita che conduce tutti i giorni.
Vittorio La casa è stata finita l'anno scorso in primavera e quindi tutto è ancora una novità. Magari, con il tempo, papà e mamma e anch'io ci stancheremo di tutto ciò.
Adriano Sarebbe un peccato, è così bello qui. Sento che la mia vena pittorica esploderà al meglio.
Stefano Eh, sì, di soggetti ce ne sono tanti.
Mario E qui intorno non ci vive nessuno?
Vittorio No. C'è solo una persona, il vecchio Pietro, che abita in una casupola, poco dentro il bosco che avete visto là, in fondo. (indica il proscenio)
Stefano Cos'è? un eremita?
Vittorio Forse. È un vecchio che sembra infinitamente vecchio. C'è qualcosa di misterioso, di incomprensibile in lui. Egli sembra fuori dal tempo.
Adriano Bah, sarà il solito vecchio saggio dell'isola.
Vittorio Lo conoscerete senz'altro. Appare sempre all'improvviso e quando se ne va, ti chiedi se hai sognato.
Mario E vive da solo, quassù?
Vittorio Sì, da anni.
Mario Io non riuscirei mai a stare da solo.
Adriano Andiamo a sistemare le valigie in camera?
Stefano Sì, è meglio. Le coppie sono confermate: io dormo con te, Adriano.
Vittorio La vostra stanza è a destra, la nostra di fronte.
Adriano Ah, quindi non abbiamo la vista sul mare.
Mario (ridendo) Ammirerete il bosco quando vi sveglierete.
Stefano Sempre meglio di un muro.
Adriano Magari il primo spettacolo sarà il vecchio Pietro.
Vittorio (ride) Cosa vorresti? Una dolcissima e leggiadra fanciulla dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri, che appare tra il verde della vegetazione?
Adriano Allora sì che non rimpiangerei la vista del mare.
Mario (c.s.) Ti dovrai accontentare del vecchio Pietro.
Adriano La solita sfortuna. (prende la valigia)
Stefano I dischi lasciamoli qui. (anche lui prende le valigie)
Vittorio Sì, anzi, li tolgo subito. Voi due andate pure. Mario dammi una mano. (Adriano e Stefano escono)
Mario Cosa devo fare?
Vittorio Niente. (mentre toglie i dischi dalla borsa, mettendoli accanto ai giradischi) Facciamo una grossa sorpresa a tutti gli altri.
Mario Una sorpresa?
Vittorio Sì, è qualcosa di esplosivo. Credo che siamo gli unici in Italia ad avere questa possibilità.
Mario Ma che dici, Vittorio? (allegro) Hai preparato uno scherzo, vero?
Vittorio (Ha finito di togliere i dischi dalla borsa. Ne tiene in mano) Niente scherzi, ma vedrai, sarà un colpo per tutti. (muovendo la mano con il disco) È questa la sorpresa.
Mario Cos'è?
Vittorio (nascondendolo) No, non devi leggere. Prima va sentito.
Mario Sei un bel tipo. Mi fai morire dalla curiosità.
Vittorio (toglie il disco dalla busta e lo mette sul giradischi) Sentirai che bomba. (aziona il giradischi) Prima solo per te.
(Il volume quindi non è alto e si sentono le voci di "Bill Haley & his Comets" che cantano "Rock around the clock". Vittorio osserva la reazione di Mario)
Mario (allibito) Ma che cos'è?
Vittorio (ride) Visto che sorpresa!
Mario Che musica è?
Vittorio Rock and roll!
Mario E da dove arriva?
Vittorio America. Guarda. (gli mostra la copertina del disco)
Mario (legge) "Bill Haley & his Comets, Rock around the clock". Senti che pazzi!
Vittorio E ora facciamo uscire dalle loro stanze i nostri amici. Stai attento alle loro facce. Volume al massimo!
(La musica sovrasta tutto; mentre Mario, sorridendo, scuote la testa, Vittorio lo tocca con il gomito, invitandolo a osservare la porta di destra. Dapprima entrano Adriano e Stefano, seguiti da Francesca e Annelise. Sono tutti e quattro esterrefatti, mentre Vittorio e Mario faticano a trattenere le risa. Vittorio abbassa il volume)
Mario (ai quattro a bocca aperta) Sorpresa!
Vittorio Un evento unico per "i quattro cavalieri" e le loro due amiche!
(Finalmente i quattro si sbloccano)
Adriano Che roba è?
Annelise È musica?
Vittorio Oh, sì, è musica.
Francesca Incredibile!
Stefano Mai sentito nulla di simile!
Vittorio È la musica del futuro. Il rock and roll!
Adriano Senti che ritmo! È pazzesco!
Annelise A me non piace.
Mario Beh, non è "Buongiorno tristezza".
Stefano Non ha assolutamente nulla della musica che conosciamo.
Adriano Vittorio, dove hai scovato questa bomba?
Vittorio (rimettendo il disco dall'inizio) Mio padre è tornato dall'America la settimana scorsa e mi ha portato questo disco. È il più venduto in America di questa estate 1955. Là, tengono le classifiche dei dischi e questo da due mesi è al primo posto.
Adriano Mamma mia! è trascinante in una maniera spaventosa! Non riesco a star fermo! (si muove come meglio può al suono della musica)
Francesca E come si balla questa follia?
Vittorio E chi lo sa? Mio padre mi ha detto che l'uomo fa addirittura volteggiare la donna sopra di sé.
Stefano Sono matti gli americani.
Adriano (che continua a dimenarsi) Che ritmo, ragazzi! Travolgente! Dai, muovetevi anche voi.
(Vittorio batte le mani, imitato da Mario, Stefano e Francesca)
Annelise A me sembra musica per selvaggi.
Vittorio E su, Annelise, divertiti con noi.
(Annelise batte anche lei le mani. Adriano è quello che si muove di più, tra le risa e i "bravo" "dai" "così vai bene" degli altri)
Adriano Sì, ma ci vuole una compagna.
Stefano Vai, Francesca, buttati!
Francesca Ma, io...
Tutti (gridano) Dai, vai, Francesca! Forza.
(Francesca, ridendo, si mette davanti ad Adriano, cercando di agitarsi istintivamente. Ballano così per un poco, mentre gli amici accompagnano festosamente il ritmo della canzone con le mani, le grida e le risa. È un momento di totale allegria collettiva)
Francesca Oh, basta, io sono già stanca. (smette)
Adriano (smette anche lui tra gli applausi) Certo che ballare questa musica è faticoso.
Vittorio (ferma il giradischi) Beh, che ne dite? È divertente.
Stefano Moltissimo.
Mario Che scoperta, ragazzi! Vittorio dice che probabilmente siamo gli unici in Italia ad avere questo disco.
Francesca Ci credo. Chissà quando arriverà da noi questa musica.
Annelise Magari non arriverà mai. Comunque a me non va troppo.
Adriano Quando ritorneremo, faremo impazzire gli amici di città. Bravo, Vittorio! questa è veramente una grossa novità.
Vittorio (che nel frattempo ha tolto il disco) Io credo che questa musica coinvolgerà la nostra generazione e chissà quante altre ancora.
Adriano Non so, ma questo suono mi da un senso di... come... di libertà, ecco.
Annelise Secondo me, da noi non avrà successo.
Francesca Non sono d'accordo, Annelise. È musica rivoluzionaria, giovane per i giovani.
Stefano Sì, è forse la prima vera musica per i giovani. Il mondo sta cambiando e cambierà sempre più in fretta e... come si chiama?
Vittorio Rock and roll.
Stefano E il rock and roll potrebbe essere la colonna sonora del futuro mondo giovanile.
Vittorio Mio padre, veramente, mi ha portato un secondo disco dall'America. (lo prende e lo mette sul giradischi) Però si tratta di tutt'altra musica.
(Si diffondono le voci dei "Platters" che cantano "Only you")
Mario Questo è più ragionevole.
Francesca Che carino.
Annelise Ecco, sì, mi piace.
Vittorio Sono "I Platters", un complesso nero, che cantano "Only you".
Stefano Si può ballare normalmente. Francesca che ne dici?
(Francesca fa un cenno affermativo e i due iniziano a ballare)
Adriano Bene! Mario, dai, balla con Annelise.
Mario (timido) Vuoi, Annelise?
Annelise Beh, io... sì. (i due ballano)
Adriano (a Vittorio) E noi faremo la terza coppia, (ironico) anche perché non ho molta scelta. (inchinandosi scherzosamente) Vittorio, prego.
Vittorio Grazie, aspettavo solo questo. (ridono e iniziano a ballare)
Stefano (ridendo) Voi due siete la coppia migliore.
Francesca Sì, da primo premio. (ridono tutti)
Adriano Tutta invidia.
(Le tre coppie ballano e ognuna dialoga senza essere udita dalle altre; durante il ballo, la luce rossastra del tramonto inizia a invadere la scena. È un colore vivo, intenso)
Vittorio Cosa ti è saltato in mente?
Adriano Sssst, lascia fare a me che è tutto fatto bene. (accenna con il capo a Mario e Annelise)
Vittorio Che cosa intendi? che Mario e Annelise...
Adriano Sssst, fai silenzio e balla.
Vittorio Bella roba ballare con te.
Adriano (sorride) Piuttosto che niente.
Vittorio Ohé, io stavo anche a guardare. (ridono)
Francesca Stefano, lo sai che ti amo tanto.
Stefano Lo so, Francesca.
Francesca Ballerei con te per delle ore.
Stefano Il rock and roll?
Francesca (sorridendo) Ma va, stupido.
Stefano Visto come ti agitavi poco fa.
Francesca È stato divertentissimo. Mi piace quella musica.
Stefano È molto bello questo luogo.
Francesca (guardandolo dolcemente) È bello l'amore.
Mario Grazie, Annelise, per questo ballo.
Annelise Grazie a te per avermi portato la valigia. Prima non ti ho nemmeno ringraziato.
Mario Fa niente. Stai meglio, ora?
Annelise Sì, un poco.
Mario Vedrai, staremo tutti bene su quest'isola.
Annelise Lo spero. Ho tanta voglia di vivere alcuni giorni in allegria insieme a tutti voi.
Mario Ne sono certo: sarà un'esperienza nuova che difficilmente cancelleremo dal nostro cuore.
Annelise Le cose belle non si scordano mai.
Mario (dopo una breve pausa) Mi piace ballare con te.
(Ancora pochi secondi e il disco finisce. Vittorio si stacca subito da Adriano per toglierlo; nel frattempo la luce del tramonto ha invaso la stanza)
Vittorio (mentre Adriano va alla finestra) Bene, che ne dite se andassimo tutti a sistemare le nostre cose?
Adriano (è incantato a guardare fuori) Mio Dio, è stupendo. Guardate, ragazzi.
(Mario lo raggiunge con Annelise)
Mario Che tramonto di fine agosto!
Annelise Non ho mai visto nulla di così bello.
(Arrivano Francesca e Stefano e si addossano ai tre)
Stefano Che spettacolo! È magnifico!
Francesca È incantevole!
Adriano (senza voltarsi) Vittorio, questo non ce l'avevi detto.
Vittorio (appressandosi anche lui ai cinque) Eh, sì, li conosco questi tramonti marini, e sono sempre meravigliosi; ti tolgono il fiato dallo splendore.
(Ora i sei giovani, in silenzio, ammirano incantati il tramonto, stretti l'un l'altro per vedere meglio, mentre la scena pulsa di un colore rosso fuoco. La porta d'ingresso si apre. Entra Pietro. É un vecchio senza età, con i capelli candidi e lunghi dietro il collo. Si ferma appena dentro a osservare i sei giovani addossati alla finestra. Un leggero sorriso si disegna sul volto di Pietro. Poi, come un fermo immagine, per alcuni secondi tutto rimane assolutamente immobile.)
Secondo quadro
(Tardo pomeriggio di due giorni dopo. Pietro e Mario sono in piedi)
Pietro Ho visto che non eri con i tuoi amici, giù alla spiaggia. Così sono venuto a trovarti.
Mario Grazie.
Pietro Non stai bene?
Mario Ora va meglio. Non ho più la febbre.
Pietro Siediti pure, Mario.
Mario (sedendosi) E lei?
Pietro Non mi fermo molto.
Mario È stata bellissima la pesca di questa notte. Io ero in barca con il marito della signora Rosa.
Pietro È senz'altro un'esperienza avvincente.
Mario Oh, sì. Non credevo che mi sarebbe piaciuto così tanto. L'unico inconveniente è che mi sono svegliato con qualche linea di febbre. Probabilmente questa notte non mi sono coperto bene.
Pietro E questa sera mangerete il pesce preparato dalla signora Rosa.
Mario Sì. E io ci sarò di sicuro.
Pietro (sorride) Ci credo.
Mario Viene anche lei?
Pietro No.
Mario (pausa) Lo sa, lei mi mette in soggezione.
Pietro Perché? I miei capelli bianchì, forse?
Mario No. È la sua persona che emana un... un qualcosa... non so... di indefinibile...
Pietro Spero di non farti paura.
Mario No, anzi, mi piace parlare con lei, starei ad ascoltarla per ore.
Pietro (sorride) Non credo. Dopo cinque minuti saresti già annoiato. Io sono un vecchio. E tu stai meglio con i tuoi giovani amici. (Mario tace) Cosa stai pensando?
Mario (impacciato) Beh... non vorrei sembrare indiscreto... ma... chissà come fu diversa la sua giovinezza dalla nostra. Lei è nato nel secolo scorso.
Pietro Non puoi nemmeno immaginare quando fu la mia giovinezza. (Mario lo guarda, sorpreso, senza capire) Ti voglio rivelare un segreto.
Mario A me?
Pietro Sì. Un giorno capirai, perché proprio a te.
(Mario, desideroso dì sapere, si protende leggermen-te in avanti)
Pietro Ricordi la spedizione dei Mille di Garibaldi?
Mario Certo. Partirono da Quarto, nel 1860.
Pietro Io ero là.
Mario Dove?
Pietro A Quarto. Li vidi partire.
Mario Sicuramente era in fasce, in braccio alla sua mamma.
Pietro Avevo già i capelli bianchi.
Mario (per la meraviglia compie un piccolo scarto all'indietro; tace per alcuni secondi) Non mi sta prendendo in giro, vero?
Pietro Per niente. È solo un avvenimento, un esempio, ma può bastare. Ricordati: dovrà rimanere un segreto tra me e te.
Mario (dapprima guarda dinnanzi a sé, poi fissa Pietro negli occhi) Lei mi fa pensare al tempo e ciò non mi succede quasi mai.
Pietro È normale per voi giovani. Ma anche tu sai che ognuno ha il suo tempo da vivere. Unico. Irripetibile. E questo tempo va vissuto da protagonista, sempre.
Mario Da protagonista? ma che cosa significa? Per uno come me è difficile...
Pietro (lo interrompe) Non fraintendermi. Sei protagonista anche quando sai ascoltare, quando sai perdere, quando dai la mano a un bambino, quando nel silenzio scruti te stesso. Tu devi essere il protagonista della tua esistenza.
Mario Non è facile.
Pietro La vita non è facile, ma non devi avere paura della vita.
(Entra Adriano; ha una cartella da disegno sotto il braccio)
Adriano (a Mario) Vedo che sei in buona compagnia. Salve, Pietro.
Pietro Ciao.
Adriano Come stai?
Mario Bene. La febbre è sparita. Questa sera non farete a meno di me.
Adriano (scherzoso) L'ho sempre detto che con il tuo "fisichino", non puoi fare certe cose.
Pietro (sorridendo) Attento, Adriano. Spesso sono proprio i "fisichini" come Mario che resistono più a lungo.
Mario Sentito? E Pietro ne sa molto più di te.
Adriano (c.s.) Va bene, se lo dice lei, dovremo sopportarlo chissà per quanto tempo ancora.
Pietro (c.s.) Non lo dico io. È la realtà di tutti i giorni,
Adriano È stato fantastico. Abbiamo visto l'alba sulle barche, in mezzo al mare.
Mario Un'avventura indimenticabile. Tutto era nuovo e tutto ci incantava.
Pietro Conosco le vostre sensazioni. Ho fatto anch'io qualche notte di pesca.
Mario Un'atmosfera ricca di magia.
Adriano Una notte infinita. Non riuscivo a prender sonno. Il mio essere continuava a vivere là, sul mare, sotto lo sguardo della luna. Fortunatamente ci siamo svegliati a mezzogiorno.
Mario Le ragazze erano, forse, le più felici.
Adriano Abbiamo scoperto anche la fatica dei pescatori.
Pietro La loro vita, la loro attività, sono cosi lontane dalle vostre. È molto positivo per voi che ne siate venuti a conoscenza.
Adriano E questa sera, sera di allegria, sera di canti dalla signora Rosa. Mangeremo pesce e il vino scorrerà a fiumi. (ride)
Pietro Mario, mi sa che dovrai sorreggere Adriano per portarlo sin quassù.
Mario (sorride) Eh, no. Io ho il "fisichino" e quindi non posso fare certi sforzi.
Adriano (anche lui sorridendo) Non preoccuparti: tornerò senza nessun aiuto.
Mario Ma ci impiegherai un'eternità visto che camminerai a carponi. (ride)
Adriano (c.s.) Vedremo, vedremo. Pietro, ci sarà anche lei?
Pietro No.
Mario (a Pietro) Domani pomeriggio faremo una passeggiata all'interno, oltre il bosco, dove abita lei.
Pietro È un bell'itinerario. C'è un facile sentiero che passa poco distante da me. Non avrete problemi.
Adriano E al ritorno potremo venire a casa sua?
Pietro Oh, la mia dimora è una semplice e povera casupola, ma sufficiente per le mie esigenze. Provate, ma difficilmente mi troverete.
Adriano Ci proveremo.
Pietro Ora vi lascio. Buon divertimento per questa sera.
Mario Arrivederci.
Adriano A domani.
(Pietro esce)
Chissà se domani lo vedremo. È talmente misterioso i1 vecchio Pietro.
Mario Forse più di quanto si possa immaginare.
Adriano Che vuoi dire?
Mario Così, niente. (indica la cartella) Mi fai vedere?
Adriano Certo. (toglie un foglio da disegno e lo mostra a Mario. È il ritratto di Annelise)
Mario (avvinto, lo fissa in silenzio per qualche secondo) È bellissimo.
Adriano Grazie. L'ho disegnato alla spiaggia. Annelise è una bella e paziente modella.
(Mario è come ammaliato dal ritratto)
Mario (quasi titubante, fa il gesto dì prenderlo) Posso? Adriano E sì che puoi. (dà il disegno a Mario che sembra ipnotizzato dal volto di Annelise) Cosa ti succede, Mario?
Mario Vorrei averlo.
Adriano Come?
Mario Me lo puoi regalare?
Adriano Non posso. È di Annelise. (fissa Mario che pare non comprendere) È suo, capisci? Devi chiederlo a lei.
Mario Devo chiederglielo?
Adriano Sì.
(Mario osserva ancora il disegno e poi lo rida all'amico che lo rimette nella cartella. Adriano guarda Mario)
Tu dovresti chiederle qualcosa d'altro.
Mario Che stai dicendo?
Adriano Lo sai cosa voglio dire. (Mario abbassa lo sguardo) Tu sei innamorato di Annelise. Non puoi negarlo. L'ho capito benissimo.
Mario Sì, è vero.
Adriano So che per te non è facile, ma vuoi parlarmene?
Mario (assentisce con il capo) Ho cercato di farle intendere, con piccole cose, che lei mi interessa.
Adriano Secondo te l'ha compreso?
Mario Non lo so.
Adriano È da un po' che usi questa tattica?
Mario Tattica? La mia non è una tattica, sono io fatto così.
Adriano Sì, va bene, ma da quando?
Mario Da quando mi sono accorto che lei è importante per me.
Adriano Ohé, ma cosa fai? Mi rispondi senza rispondere? Insomma, lo saprai se è da una settimana, venti giorni, un mese.
Mario Circa quattro mesi.
Adriano Quattro mesi? Da quattro mesi sei partito per Annelise e lei non lo sa.
Mario A meno che l'abbia capito.
Adriano Sei sorprendente, Mario. Il tuo sentimento è vero e quindi perché non glielo dici?
Mario (dopo una paura) Ho paura.
Adriano Paura?! Di che?
Mario Della risposta.
Adriano (dapprima fissa stupito Mario, ma poi) Ho capito. Tu temi che lei dica "no".
Mario Un "no" significherebbe il crollo di tutto.
Adriano E allora cosa fai? continui così?
Mario In questo modo posso sempre sperare. E vivo di questa speranza.
Adriano Però non ne esci più.
Mario Meglio così che niente.
Adriano Che ragionamenti! Sono troppo contorti per me.
Mario Non è questione di ragione, è questione di cuore.
Adriano Sai cosa farei io al tuo posto? Approfitterei di questo luogo, del mare, e la porterei alla spiaggia di sera, al chiaro di luna, e le confiderei il mio amore.
Mario E se ti dicesse di "no"?
Adriano Beh, saprei come stanno le cose, soffrirei, e poi... e poi la vita continua.
Mario Dici così perché non sei innamorato di Annelise. Io le voglio bene. Mi basta sentirla vicina e sono felice. Preferisco non rischiare.
Adriano (scuote il capo) Ma tu guarda... vuoi che gliene parli io?
Mario No, Adriano, ti prego, no.
Adriano E allora vai avanti vivendo nell'incertezza. Ma non sei più un ragazzino, hai ventun'anni!
Mario Forse sto cullando un bel sogno. E i sogni belli vorresti che non finissero mai.
ATTO SECONDO
Quadro primo
(In questo quadro l'azione scenica è duplice. Nella parte sinistra, quasi a fine palcoscenico, verso il proscenio, è rappresentata la spiaggia, dove ci sono Francesca e Stefano.
Nel resto del palcoscenico si trovano gli altri quattro giovani che in casa stanno provando "Una domanda di matrimonio" di Cechov. Alternativamente rimarrà in ombra la scena dove non si svolge l'azione.
S'inizia con Francesca e Stefano che sono seduti per terra, una accanto all'altro, con le gambe distese verso il proscenio. Francesca ha il capo appoggiato alla spalla di Stefano che le cinge le spalle. La luce che li illumina rappresenta il chiarore lunare)
Stefano La luna ci sta osservando.
Francesca La luna guarda tutti gli innamorati. (pausa) È l'ultima sera. Domani non sentiremo più il mare.
Stefano È così calmo e il suo rumore cosi dolce.
Francesca Sembra che voglia salutarci; vedi come lambisce i nostri piedi.
Stefano Si ritira e poi ritorna, e ogni volta conquista una striscia di spiaggia asciutta.
Francesca Alla fine l'acqua ci bagnerà i piedi.
Stefano Vorrà dire che anche noi ci ritireremo.
Francesca No. Ci toglieremo le scarpe e ci lasceremo salutare così.
Stefano (poco convinto) Come vuoi.
Francesca Lo senti il profumo del mare?
Stefano Sì, l'aria ne è piena.
Francesca Mi sembra di sognare.
Stefano Perché?
Francesca Siamo insieme sulla spiaggia, il cielo gonfio di stelle, la luna risplendente, il mare ci sussurra. Tutto ciò si legge solo nei libri. E, invece, per noi è la realtà.
Stefano Sei molto romantica.
Francesca (stringendosi a lui) Sono troppo belli questi momenti.
Stefano (dopo secondi di silenzio) L'infinito.
Francesca Come?
Stefano Quest'isola è un puntino nell'universo. Un infinitesimo immerso nella notte. E così io mi sento nell'infinito.
Francesca Non sei solo, ci sono io. (Stefano tace) Ci sono io, Stefano.
Stefano Sì, però...
Francesca (guardandolo) Però, cosa?
Stefano Tu non mi basti.
Francesca (si raddrizza di colpo) Non ti basto? Ma a che?
Stefano Ad annullare l'infinito.
Francesca (preoccupata) Non ti capisco, Stefano.
Stefano (guarda la sabbia) Perché l'Uomo è così complesso? Perché l'Uomo deve far soffrire?
Francesca Mi fai paura, Stefano. Chi fa soffrire?
Stefano (rialzando il capo) Io.
Francesca (lo fissa negli occhi) Tu?! Ma... ma non è possibile...
Stefano Vedi che stai già soffrendo.
Francesca (a voce più forte) Certo! se non ti spieghi! (Stefano tace) Che cosa c'è, Stefano?
Stefano Ho paura per te.
Francesca Ma che stai dicendo? (Stefano, invece di rispondere, traccia dei segni nella sabbia, davanti a sé) Che cos'è? Una croce?
Stefano È la croce.
Francesca Mio Dio...
Stefano È proprio Lui che sta tra di noi.
Francesca Lui, chi?
Stefano Dio.
Francesca Ma perché? che c'entra Dio?
Stefano (lo sguardo fisso lontano, verso il mare) Francesca, perdonami. Diventerò prete.
(Adriano e Annelise sono in piedi e stanno provando senza copione. Vittorio e Mario sono seduti. Quest'ultimo ha in mano il testo, pronto a suggerire. Adriano è Lomov, Annelise è Natalia, Vittorio è Ciubukov)
Lomov (dovrebbe essere agitatissimo) Ecco, stimatissima Natalia Stefanovna... Ho deciso... Mi permetto pregarvi di volermi ascoltare... Certamente...
Vittorio (lo interrompe) Cosa c'è, Adriano? Non mi sembri in forma. Devi essere molto più agitato.
Adriano È l'ultima sera di vacanza e tu ci fai provare. Non ne ho molta voglia.
Vittorio E no. Ieri abbiamo rimandato le prove a questa sera, e tu eri d'accordo.
Annelise È vero. Dai, Adriano, fra tre settimane saremo in scena.
Adriano (sbuffando) Sì, è così. Però potremmo recuperare a casa, la prossima settimana.
Mario Due giorni fa io, Francesca e Stefano abbiamo provato il nostro atto unico. Mi sembra giusto che anche voi facciate altrettanto.
Adriano (scherzoso) Ohé, ce l'avete tutti con me? E va bene, allora mi sacrificherò nel nome del teatro.
Vittorio Quello che abbiamo stabilito, va rispettato.
Adriano (c.s.) Caro Vittorio, ti comporti già come il degno futuro padrone della ditta di tuo padre.
Vittorio (sorride) Scherza, scherza pure, Adriano. Su, continuiamo e bene, così finiremo presto.
Lomov Ecco, stimatissima Natalia Stefanovna... Ho deciso... Mi permetto pregarvi di volermi ascoltare... Certamente, quanto sto per dirvi vi sorprenderà, vi farà stizzire, anche. Ma io... (fra sé) Che terribile freddo!
Natalia Che c'è? (breve pausa) Dunque?
Lomov Cercherò d'esser breve. Voi sapete, stimatissima Natalia Stefanovna, che da lungo tempo, sin dall'infanzia, ho l'onore di conoscere la vostra famiglia. Le famiglie Lomov e Ciubukov furono sempre nei migliori rapporti, rapporti, si può dire, quasi di parentela. E, come avete la bontà di sapere, le mie terre confinano giust'appunto con le vostre. Se vi degnate rammentarlo, le mie Fosse dei buoi sono proprio attaccate al margine del vostro bosco di betulle...
Natalia Perdonatemi se v'interrompo. Voi dite: le mie Fosse dei buoi, come se tale località fosse vostra.
Lomov Ma, signorina!...
Natalia To'! Questa è bella! Le Fosse dei buoi sono nostre, e non vostre.
Lomov No, sono mie, stimatissima Natalia Stefanovna.
Natalia Questa è davvero una novità, per me! E, scusate, perché sono vostre?
Lomov Perché? Ma, forse mi avete frainteso, io intendo parlare di quella località detta le Fosse dei buoi che s'incastra fra il vostro bosco di betulle e lo stagno dissecato.
Natalia Sì, sì, ho capito benissimo. E appunto quella località è nostra.
Lomov No, vi sbagliate, stimatissima Natalia Stefanovna, è mia.
Natalia Ma che dite, Ivan Vassilievitch! E, scusate, da quando?
(Francesca è staccata da Stefano, sconvolta)
Francesca Com'è possibile, Stefano? Tu mi ami, vero?
Stefano Sì. Ma è Dio che è entrato in me.
Francesca Ma che Dio è questo, che mi spezza il cuore?
Stefano È un Dio d'amore.
Francesca (urla) No! E un Dio di morte! Un Dio che mi sta svuotando di ogni linfa vitale.
Stefano Le sue strade non sono le nostre.
Francesca Tutte storie! La verità è che tu non mi hai mai amata, mai... (piange)
Stefano Non è vero, e tu lo sai che non è vero. Il mio sentimento è sempre stato sincero.
Francesca Io non posso credere che tu preferisca un Dio invisibile a me che sono qui con te, con tutto il mio essere, con tutto il mio corpo.
(Lo abbraccia. Stefano le prende le mani e la stacca dolcemente)
Stefano Francesca, tu non vuoi capire che in me è accaduto un evento straordinario. La mia e la sua via, dapprima parallele, ora si sono incrociate. Capisci, Francesca?
Francesca No, che non capisco! Io so solo che tu non puoi farmi questo, non puoi! (Francesca singhiozza, mentre Stefano non parla) Che diritto ha Dio di rubarti a me? Quanti uomini ci sono sulla terra? Perché proprio tu? Perché?
Stefano Non so risponderti. I suoi disegni sono misteriosi.
Francesca Bella roba. E chi ci rimette sono solamente io. Lui ti chiama, tu sei felice di rispondergli, e io... io... muoio di dolore.
Stefano Io sto soffrendo per la tua sofferenza.
Francesca (sarcastica) Come si addice a un buon prete. Ma a me non basta la tua compassione. Io voglio te, Stefano. Voglio te... e, invece, mi getti via, così, come un giocattolo rotto...
Stefano Io ti devo lasciare perché questa è la mia scelta.
Francesca (quasi disperata) E cosa cambia per me? Niente. Il risultato è sempre lo stesso: tu non mi vuoi più.
(Francesca piange, mentre Stefano guarda il mare)
Ciubukov Nella famiglia Lomov sono sempre stati tutti pazzi!
Natalia Tutti, tutti, tutti!
Ciubukov Vostro nonno beveva da perdere la ragione, e la vostra più giovane zia, Nastasia Mikailovna, per non farne il nome, è fuggita con un architetto e via dicendo.
Lomov E vostra madre si tingeva... (porta una mano al cuore) Un dolore acuto in un lato... Mi si ripercuote nella testa... Miei piccoli padri!... Un sorso d'acqua!
Ciubukov Vostro padre era un giocatore, un crapulone!
Natalia E vostra zia una pettegola come poche...
Lomov Non sento più il cuore...
Mario No, Adriano, "la gamba sinistra".
Lomov Non sento più la gamba sinistra. Oh! la testa!...
Mario No. "Siete un intrigante! Oh! Il mio cuore!..."
Lomov Siete un intrigante! Oh! il mio cuore!...
(Adriano non va più avanti)
Vittorio Adriano, cosa c'è? non ricordi più niente.
Adriano Scusatemi, ma... (sorride) è che stavo pensando al racconto di fantascienza.
Mario Fantascienza?
Adriano Sto leggendo un racconto ambientato nell'anno 2009, e, all'improvviso, mi è venuto in mente e pensavo a come potrebbe finire.
Annelise Ma lo sai che sei strano. Stiamo provando e tu pensi al 2009.
Adriano Hai ragione. Ma è stato una specie di lampo e mi sono deconcentrato.
Annelise È così lontano che non arriverà mai.
Vittorio Che cosa?
Annelise Il 2009.
Adriano È vero. E infatti è fantascienza.(ride)
Mario (ride anche lui) Che stupidaggini! Il 2009!
Vittorio Lasciamo perdere l'anno 2009, così inverosimile, e pensiamo piuttosto alla nostra "prima" ormai vicina. Sei pronto, Adriano?
Adriano Sì. Annelise, riprendiamo dalla tua battuta.
Natalia E vostra zia una pettegola come poche...
Lomov Non sento più la gamba sinistra... Siete un intrigante! Oh! Il mio cuore!... E non è un segreto per alcuno che prima delle elezioni voi... Mi sembra che tutto bruci... Dov'è il mio cappello?
Natalia Tutto ciò è meschino, disonesto e banale!
Ciubukov E voi stesso, proprio voi, siete un ipocrita e un buono a nulla. Sì, o signore!
Lomov Ecco il cappello, finalmente!... Ah! il mio cuore!... Dove andare? dov'è l'uscio?... Oh... Mi sembra di morire... La gamba mi duole... (si avvia per uscire)
Ciubukov (lo segue incalzando) E non mettete più piede in casa mia!
Natalia Andate in tribunale! La vedremo! (Lomov esce barcollando)
Ciubukov Vada al diavolo! (passeggia, agitato)
Natalia Miserabile! E fidatevi, poi, dei buoni vicini!
Ciubukov Briccone! Spaventapasseri!
Natalia Mostro! S'è appropriato un podere e osa ancora sbraitare.
Ciubukov E quello stupidino, con una sfrontataggine senza pari, osava farmi una domanda e via dicendo... Eh! Una domanda!
Natalia Che domanda?
Ciubukov Come, non sai? Veniva a chiederti in matrimonio!
Natalia A chiedermi... Ma... perché non me l'hai detto prima?
Ciubukov E ci si era messo in abito da società, pezzo di salsiccia!
Natalia A me? Chiedermi... Ah! (cade a sedere su una sedia e geme) Fatelo tornare! Richiamatelo! Ah, richiamatelo!
Francesca E come faccio a lottare contro Dio? Come faccio?
Stefano Ma tu non devi lottare...
Francesca (interrompendolo) E perché no? Se fosse un'altra donna, non mi batterei con tutte le forze per non perderti? E con una donna saprei compe-tere. Ma con Dio, come si fa?...
Stefano Tu lo vedi come un avversario in amore.
Francesca E cosa sarebbe altrimenti? Per me è solo un nemico che ti sta portando via e quindi un nemico da combattere. Io lo odio, lo odio, come odio in questo momento l'amore, questo amore che mi sta uccidendo.
Stefano Non sai quello che dici.
Francesca Può darsi, ma so quello che provo. C'è in me un'angoscia infinita. È come se qualcuno mi distruggesse l'anima. La vita stessa mi sfugge. È terribile soffrire così... (Stefano non risponde e lei, tra i singhiozzi) Ti prego, ti supplico, Stefano, non farmi questo...
Stefano Mi stai rendendo tutto più difficile.
Francesca Sei soltanto un egoista. Tu non vuoi capire che io ho bisogno di te... come farò senza di te?...
Stefano Hai appena vent'anni e avrai tutto il tempo per innamorarti di nuovo.
Francesca Io non avrò più tempo (si alza e, rabbiosamente, cancella, con il piede, la croce disegnata da Stefano nella sabbia; quindi sparisce a sinistra)
(Stefano osserva il mare per alcuni secondi, poi si alza. Dall'ombra appare Pietro.)
Stefano Ha sentito tutto?
Pietro So che tu e Francesca state soffrendo.
Stefano Mi sento in colpa.
Pietro Non devi. È il gioco dell'amore. E la sofferenza è parte dell'amore.
Stefano La mia scelta, una scelta di gioia, è causa di dolore per la persona che amo.
Pietro L'Uomo è il più affascinante mistero dell'Universo.
Stefano Perché Dio ci colma di emozioni, di sentimenti, di passioni?
Pietro Altrimenti l'avventura umana sarebbe arida, insignificante.
Stefano Per Francesca sono solo fonte di dolore. (guarda il mare) È così placido il mare. È più innocente di me.
Pietro Non è vero. Tu lo sai quante vittime ha fatto il mare, e quante ne farà ancora.
Stefano Che cosa sono io dinnanzi a tutto il tempo dell'Umanità?
Pietro È il tuo tempo quello che conta. Vivilo con pienezza, perché, ricordati, che nessuno riesce a manipolare ii tempo. L'amore, persino la verità, possono essere manipolati, non il tempo. I tuoi amici, lassù nella casa, fanno teatro. Ecco, nel teatro è possibile la manipolazione del tempo. Ma il teatro è la rappresentazione della vita, non è la vita. (il vecchio si abbassa e raccoglie della sabbia con il palmo della mano aperta) Guarda, la sabbia non riesci a tenerla. I granelli ti sfuggono via tra un dito e l'altro, cosi, incessantemente. Li vedi? Ogni granello è un giorno della tua vita, e guarda come scappano rapidi. Così, sempre così, e infine tra le dita non rimane più nulla. (lo fissa negli occhi) Il tuo tempo è finito, è scivolato via. (sta per scomparire nell'ombra) Inesorabilmente.
Natalia È morto! (tira per una manica Lomov che è svenuto su una sedia) Ivan Vassilievitch, Ivan Vas-silievitch! Che abbiamo fatto? È morto! (cade a sedere su una sedia) Un dottore! Un dottore!
Ciubukov Ma che c'è? Che vuoi?
Natalia È morto! È morto!
Ciubukov Chi è morto? (avvicinandosi a Lomov e osservandolo attentamente) È morto davvero! Oh, signore Iddio! Acqua! Un dottore! (gli avvicina un bicchiere alle labbra) Bevete!... No, non beve... Ma allora è proprio morto e via dicendo! Sono il più disgraziato fra gli uomini! Ma perché non mi caccio una palla in fronte? Perché non mi taglio il collo? Che attendo? Datemi, datemi un coltello, datemi una pistola! (Lomov si muove) Oh, Dio, risuscita, mi sembra!... Bevete un po' d'acqua!... Lomov Tutto arde intorno... tutto si annebbia... Dove sono?
Ciubukov Ammogliatevi al più presto... e... andate al diavolo! Mia figlia acconsente!... (unisce le destre dei giovani) Acconsente, e così via di seguito. Ma lasciatemi in pace!
Lomov (levandosi in piedi) Come? Chi?
Ciubukov Acconsente, acconsente! Suvvia, abbracciatevi... e andate al diavolo!
Natalia (gemendo) È vivo?... Sì, sì, acconsento!...
Ciubukov Abbracciatevi!
Lomov Come? Chi? (abbraccia Natalia) Molto piacevole... Permettete... Ma che avviene?... Ah! Mi rammento... Il mio cuore... Tutto ardeva... Sono davvero felice, Natalia Stefanovna... (le bacia la mano) Ahi! Non sento più la gamba!... Natalia Io... io pure sono felice!
Ciubukov Mi sono liberato da un peso... Auf...
(Si illumina la spiaggia. È deserta. Per qualche secondo si ode solamente lo sciabordio del mare. Poi, come se la luna si spegnesse, la luce si attenua sino al buio completo.)
Secondo quadro
(Vittorio e Stefano sono intorno al giradischi. Vittorio osserva Stefano che sta controllando la spina del giradischi.)
Vittorio Si può aggiustare?
Stefano Certo, se mi procuri un cacciavite. È soltanto il...
Vittorio (interrompendolo) Non stare a spiegarmi, tanto io non ci capisco niente. Sei tu l'esperto che sa riparare ogni aggeggio elettrico. Sei il tecnico numero uno del nostro gruppo.
Stefano (sorridendo) Invece di prendermi in giro, cerca di trovare un cacciavite, altrimenti questo continuerà a non funzionare.
Vittorio C'è una scatola di attrezzi nel ripostiglio. Torno subito, (esce a destra)
(Stefano si avvicina alla finestra chiusa e rimane a guardare fuori, pensoso. Poco dopo rientra Vittorio con la scatola degli attrezzi)
Vittorio Hai visto? Brutta giornata.
Stefano (senza voltarsi) Già. Sta piovigginando. È tutto grigio. Anche il mare sembra triste.
Vittorio Siamo fortunati, noi oggi ce ne andiamo. Non mi piace questo posto quando piove.
Stefano (girandosi) Sì, per fortuna lasciamo l'isola.
Vittorio Toh, quello che c'è è tutto qui.
(Stefano prende la scatola, vi rovista un poco e quindi ne toglie un cacciavite)
Stefano Dovrebbe andare bene. (inizia a lavorare)
Vittorio Allora, Stefano, cosa ne pensi di questa breve vacanza, tutti insieme. È stato bello, no?
Stefano Sì, direi proprio di sì.
Vittorio Solo sei giorni, ma così diversi da tutti gli altri giorni.
Stefano Quest'isola e questo posto sono magnifici. Si respira un'aria che ti tonifica anche lo spirito. (smette di lavorare e guarda Vittorio) Qui è cambiata la mia vita.
Vittorio (lo fissa, sorpreso) Cosa vuoi dire?
Stefano Vado in seminario.
Vittorio (dapprima sbigottito e poi, senza convinzione) Ora sei tu che mi stai prendendo in giro; non sarebbe la prima volta.
Stefano (con un debole sorriso) Ti sbagli, sto parlando seriamente, Vittorio. Diventerò prete.
(C'è un lungo silenzio. Stefano riprende a lavorare)
Vittorio E... e Francesca?
Stefano Lo sa, da ieri sera.
Vittorio Ecco perché è sparita in camera sua non appena è rientrata. (pausa) L'ha presa male, vero?
Stefano Sì, molto.
Vittorio (non sa cosa dire) Ma... beh... insomma, stento a crederci. Così, tutto di un colpo?
Stefano No, non sono stato fulminato sulla via di Damasco. È già un po' di tempo che qualcosa mi brucia dentro.
Vittorio Sei consapevole, voglio dire, ti rendi conto della gravita della tua decisione?
Stefano Sì, ci ho pensato bene. Lo so che una scelta di vita impegnativa e assoluta.
Vittorio (ancora sorpreso) E... gli studi d'ingegneria? Sei così a posto con gli esami...
Stefano Li lascerò.
Vittorio Come Francesca.
Stefano Come tutti: la mia famiglia, voi, il mio mondo, tutto...
Vittorio Eggià... il teatro, noi... (amareggiato) noi, "i quattro cavalieri" finiscono... così... (pausa) è una notizia sconvolgente...
Stefano Lo so. Ma Lui vuole così. (c'è silenzio) Ecco, dovrebbe funzionare. (mette in moto il giradischi) Vedi, ora va.
Vittorio Ah, bravo... fammi provare con un disco.
Stefano (sorridendo) Ehi, non mettere quel rock and roll, altrimenti sveglierai gli altri.
Vittorio È proprio quello che voglio; sono quasi le nove (sorride) ed è l'ora della sveglia per i dormiglioni. (cerca il disco)
Stefano Che risveglio! Sarà come un pugno nello stomaco.
(Prima che Vittorio metta il disco, da destra proviene la voce di Adriano. Egli sta cantando il pezzo di "Va pensiero" inframmezzato da parti di "Rock around the clock". È un simpatico miscuglio che Adriano interpreta in maniera del tutto originale)
Vittorio È in arrivo la sveglia vivente. (depone il disco insieme agli altri)
Stefano E senti cosa sta cantando!
Vittorio Che pazzo!
(Adriano entra in scena e continua a cantare un poco, mentre Vittorio e Stefano lo guardano divertiti)
Adriano Ciao, ragazzi. Vi piace?
Stefano Divertentissimo. Ma come puoi inquinare le tue opere con il rock?
Vittorio (ironico) È un oltraggio alla memoria del buon Verdi.
Adriano E perché? Mi piacciono tutti e due. Senti che roba. (ricomincia a cantare) È una cosa unica.
Stefano E ci credo. Solamente a te poteva venire un'idea del genere.
Vittorio Almeno hai svegliato gli altri.
Adriano Ho visto Mario già in piedi. Le ragazze sono le solite dormiglione.
Vittorio (guarda Stefano) Non credo che Francesca abbia dormito molto.
Adriano (sorpreso) Perché? (osserva anche lui Stefano) Ah, avete litigato ieri sera. Mi sembrava che fosse scoppiato un temporale. Su, Stefano, vedrai che tutto ritornerà come prima.
Stefano No. E Francesca non ha colpe. Sono io che ho chiuso.
Adriano (stupito) Che cosa stai dicendo?
Stefano È tutto finito tra me e lei.
Adriano Hai lasciato Francesca? Ma che... Stefano tu sei impazzito. Lei muore per te. (Stefano tace) E tu, Vittorio, non dici niente?
Vittorio L'ho appena saputo anch'io.
Adriano Ma voi due state scherzando. (li osserva) No, non è uno scherzo.
Vittorio È così, Adriano.
Adriano Stefano, ieri sera, in camera, non mi hai detto nulla.
Stefano Sono notizie che possono rovinarti la notte, soprattutto se si conosce il vero motivo di questa rottura.
Adriano Beh, visto che l'hai lasciata, sarà perché non ti piace più.
Stefano No, le voglio bene come prima.
Adriano Allora c'è di mezzo un'altra!
Stefano No. (pausa) C'è di mezzo Dio.
Adriano (fissandolo, esterrefatto) Stefano, che accidenti cerchi di dirmi? Che c'entra Dio?
Stefano Vado a farmi prete.
Adriano (incredulo) Tu hai lasciato Francesca per andare... in seminario?!
Stefano Lo sai benissimo che una scelta elimina l'altra.
Adriano Sì, certo. (in difficoltà) Ma tu... prete... io non... Vittorio, non parli?
Vittorio Che vuoi che dica? Stefano ci sta pensando da tempo, e io sono convinto che noi siamo impotenti di fronte a questa sua decisione così personale e così importante.
Adriano Sì... capisco... ma è giusto?
Stefano Che cosa?
Adriano Francesca... chissà quanto soffre...
Stefano Non so se è giusto o no. So che non posso fare diversamente. Andrei altrimenti contro me stesso, contro la mia volontà.
Vittorio (dopo una lunga paura) Chi siamo noi per giudicare?
Adriano (soltanto ora realizza gli effetti che la decisione dell'amico avrà verso di loro, di lui; è rattristato, quasi spaventato) Abbandoni ogni cosa, noi...
Stefano Ti ricordi cosa fecero gii apostoli quando Cristo li chiamò a sé?
(Lungo silenzio)
Vittorio Stefano ha riparato il giradischi.
Adriano (senza entusiasmo) Bene, anche se la cosa non mi interessa più...
Stefano (con un sorriso) Ehi, Adriano, su con la vita! Non sono un condannato a morte.
Adriano (quasi con rabbia) Ma ti perderò. Perderò uno dei miei tre grandi amici.
Stefano Le nostre strade si dividono, ma l'amicizia no. Questa amicizia, anche se non ci vedremo più, rimarrà dentro di noi come uno dei sentimenti più intensi e più profondi di tutta la nostra vita.
Vittorio Perdiamo un amico, non la sua amicizia.
Adriano (di scatto) Storie, sono tutte storie! Perché ciò che conta... (si commuove) è che tu te ne vai, per sempre...
Stefano Cosa credi, Adriano? che io non soffra di questo? che in me tutto sia liscio come il mare quando è piatto? Ma vuoi capire che è successo un fatto straordinario, misterioso, sconvolgente! Dio ha scelto me e io ho scelto Lui.
Adriano (trattiene a fatica le lacrime) Io capisco solo che "i quattro cavalieri" non esistono più... che tu uscirai dalla mia esistenza... che la nostra avventura non avrà mai più un domani... che... (non riesce a continuare; si stropiccia gli occhi e quindi si avvicina alla finestra, rimanendo a guardare fuori)
(Vittorio e Stefano restano immobili per alcuni secondi, anche loro commossi)
Stefano Ho rovinato la vacanza a tutti.
Vittorio Non dire stupidaggini.
Stefano È vero. Francesca, tu, Adriano, e Mario cosacredi? reagirà malissimo.
Vittorio Sì, è il più debole psicologicamente. E anche Annelise ne soffrirà; basta pensare alla grande amicizia con Francesca.
Stefano Vedi quindi che peggio di così non poteva finire.
Vittorio Ma la tua non è una colpa. Vorrei ribellarmi a questo avvenimento, ma sento che sarebbe inutile. E, paradossalmente, mentre il mio cuore soffre io sono contento per te.
Stefano Voi due... grazie... Nemmeno il mare è profondo quanto l'animo umano.
(Entra Annelise da destra)
Annelise Ciao, ragazzi.
Stefano Ciao, Annelise.
Adriano (senza voltarsi, sempre con lo sguardo rivolto all'esterno) Ciao.
Vittorio Ciao. Almeno tu ti sei svegliata.
Annelise Perché? Francesca dov'è?
Stefano Come dov'è?
Annelise È quasi un'ora che ha lasciato la stanza.
Vittorio Non l'abbiamo vista.
Annelise Ha detto che voleva starsene da sola.
Stefano Ah.
Annelise Stefano, che hai combinato?
Stefano Ti ha raccontato ogni cosa?
Annelise Sì. Non ha chiuso occhio tutta la notte, e io quasi. Poverina, quanto piangere. Ma voi uomini che razza siete? (Stefano tace)
Vittorio Ehi, Stefano mica la lascia per un'altra.
Annelise E allora? che differenza fa per Francesca? Una donna, Dio, il diavolo o altro, per lei cosa cambia. Me lo dici cosa cambia?
Stefano Sono preoccupato. Dove può essere andata? Sta piovendo da più di mezz'ora.
(Adriano si gira verso i tre)
Annelise Nello stato d'animo in cui si trova, non baderà minimamente alla pioggia.
Stefano Vado a cercarla.
Vittorio Vengo anch'io. Non mi piace questa storia.
Adriano Sono con voi.
Annelise La troverete alla spiaggia; è il luogo migliore per meditare. Ma uscite così?
Vittorio Sarà l'ultimo bagno. (escono)
(Annelise rimane per qualche istante a fissare la porta chiusa, poi va alla finestra a guardare fuori. Entra da destra Mario)
Mario Ciao, Annelise.
Annelise (voltandosi verso di lui) Ciao, Mario.
Mario Che tempaccio questa mattina. E pensare che ieri era così sereno.
Annelise Ti ricordi cosa ci dissero i pescatori? Qui le condizioni atmosferiche possono cambiare in breve tempo.
Mario Già, è vero, (scruta Annelise) Scusami, ma mi sembra di vedere il tuo viso molto stanco. Hai dormito male?
Annelise Ho dormito poco. A causa di Francesca.
Mario (stupito) Perché?
Annelise Ieri sera, Stefano ha chiuso con lei.
Mario (incredulo) Che cosa?
Annelise Stefano ha deciso di diventare prete.
Mario (ancora più stupefatto) Questo... questo è incredibile. Ma... ma com'è possibile? Stefano deve diventare ingegnere...
Annelise Ora non più. Avremo un ingegnere in meno e un prete in più. (pausa) Per me, Stefano non ha mai amato Francesca.
Mario Ma che dici? Io lo conosco bene e so che lui ama Francesca.
Annelise (sarcastica) Bell'amore! Proprio un grande amore! Dovevi vedere Francesca questa notte.
Mario Ti sbagli, Annelise, non è come tu credi... Stefano è un mio grande amico... (si rende conto delle conseguenze della scelta di Stefano) No... non può farmi questo... (è emozionato) mio Dio, ma lo perderò... lo perderemo tutti quanti... no, questo no...
Annelise Se tu soffri così, riesci a comprendere il dolore di Francesca?
Mario Sì, ma... noi siamo "i quattro cavalieri"... sono otto anni che siamo insieme... otto anni di amicizia vera, quell'amicizia che costa anche fatica, ma che dà sapore alla vita... (silenzio) Dove sono tutti?
Annelise Francesca è uscita presto. Gli altri sono andati a cercarla.
Mario Perché?
Annelise Stefano era preoccupato, anche Vittorio. Francesca voleva soltanto starsene da sola a riflettere.
Mario Ma piove...
Annelise Che importanza vuoi che abbia per lei se ci sia il sole o la tempesta?
Mario Hai ragione; scusami, sono un idiota.
Annelise Lascia stare, Mario. Oggi penso proprio che siamo tutti un po' idioti.
(dopo una lunga pausa)
Beh, non stiamo con le mani in mano. Nessuno ha fatto colazione. Prepariamola anche per loro.
Mario Sì, certo; ti aiuto, volentieri.
Annelise Io vado in cucina, tu sistema la tavola. (esce)
(Mario va anche lui alla finestra e, dopo pochi secondi, si allontana, scuotendo il capo. La porta d'ingresso viene spalancata di colpo e si catapulta dentro Vittorio. Ha corso a perdifiato, è bagnato, ansante; il volto una maschera di dolore. Mario, spaventato da quella entrata, lo fissa inebetito)
Mario Vittorio, cosa succede?
Vittorio (angosciato) Francesca... giù alla spiaggia... è morta...
Mario Non è vero...
Vittorio È annegata.
Mario (paralizzato, incredulo) Dimmi... che non è vero...
Vittorio (scuote la testa) Non c'è stato niente da fare...l'abbiamo trovata sulla battigia... semisommersa...
Mario (è quasi alle lacrime) Non sapeva nuotare...
Vittorio ...guardava il cielo...
Mario ...Francesca... la nostra Francesca...
Vittorio ...sul suo viso... la pioggia sembrava pianto...
Mario E Stefano?...
Vittorio È la, con Adriano... piange e prega... piange e prega...
(Mario è affranto, e, mentre le prime lacrime gli rigano il volto, esce precipitosamente a sinistra. Vittorio rimane immobile, con lo sguardo perso nel vuoto)
Annelise (dall'esterno) Mario con chi parli? Sono arrivati? (pausa) Ehi, sei diventato sordo?
(Entra e si blocca, come fulminata, dinnanzi allo stato di Vittorio. Spaventata) Cosa c'è, Vittorio? Dov'è Mario?
Vittorio (si avvicina ad Annelise) È sceso alla spiaggia...
Annelise Perché?
Vittorio Una disgrazia...
Annelise (terrorizzata, compie un passo verso di lui) Chi? Francesca?
Vittorio Sì... è annegata...
Annelise (è quasi un urlo) No!... No!... (inizia a piangere)
Vittorio (mentre l'abbraccia) Forse è andata sugli scogli... viscidi... è scivolata...
Annelise (scossa dai singhiozzi) No, non l'avrebbe mai fatto da sola... Francesca aveva paura dell'acqua... (è un lamento) aveva paura dell'acqua... aveva paura dell'acqua...
ATTO TERZO
(Estate 2009. La scena è vuota. L'arredamento del 1955 non è cambiato di molto. C'è ancora il vecchio giradischi. Si ode bussare alla porta. Poco dopo un altro lieve battito, poi l'uscio viene aperto lentamente. La casa è in penombra in quanto le persiane della finestra non sono aperte, ma solamente accostate. Entra Adriano. Un po' di chiarore filtra dalla porta aperta. Egli si ferma appena varcata la soglia, con gli occhi fissi sull'uscio dì destra, mentre nella sua mente iniziano a rivivere le voci di 54 anni prima.)
Vittorio Ecco, questa sarà la nostra casa per sei giorni.
Mario Mi piace.
Annelise Non male a prima vista.
Francesca È bello qui, vero Stefano?
Stefano Sì, mi piace.
(Adriano si tocca la fronte, poi lascia la porta semiaperta, cercando di abituare i suoi occhi alla poca luce. Compie dei passi, zoppicando leggermente. Si tocca la coscia destra. Sfiora con le dita il tavolo, le sedie e poi scorge il vecchio giradischi di Vittorio, sempre allo stesso posto. Meravigliato di vederlo ancora lì, si avvicina al giradischi, lo apre, ne alza il braccio, tocca la puntina con un dito e, assentendo con il capo, lo mette in movimento. Socchiude gli occhi e un leggero sorriso gli appare sul volto. La musica di "Rock around the clock" inizia a diffondersi.)
Vittorio Un evento unico per "i quattro cavalieri" e le loro due amiche!
Annelise È musica?
Francesca Incredibile!
Stefano Mai sentito nulla di simile.
Mario Beh, non è "Buongiorno tristezza".
Francesca E come si balla questa follia?
Annelise A me sembra musica per selvaggi.
Stefano Vai, Francesca, buttati! (risa e grida di tutti)
(Adriano scuote il capo leggermente, riapre gli occhi, e tutto ritorna in silenzio. Rimette il braccio del giradischi nel suo sostegno, spegnendolo. Apre le persiane accostate. Il chiarore del sole, vicino al tramonto, illumina la casa. Guarda un po' fuori, poi si gira e si blocca dì colpo. Completamente allibito, fissa il disegno incorniciato appeso alla parete di fondo, a sinistra della finestra. È il ritratto di Annelise da lui disegnato nel 1955. È sorpreso, incredulo. Dopo alcuni secondi di immobilità assoluta, si avvicina al disegno, lo tocca delicatamente, rimanendo a osservarlo)
Annelise Sono stanca lo stesso.
Mario Guarda che spettacolo, Annelise.
Annelise Quando sono stanca non apprezzo nulla, nemmeno le cose più belle.
(In questo momento entra, lentamente, Mario. Vede le spalle di quello che per lui è solo uno sconosciuto intento a rimirare il disegno)
Mario (sorpreso, si ferma appena dentro) Desidera?
(Adriano, sommerso dai ricordi, non sente. Parte la musica di "Only you")
Mario Questo è più ragionevole.
Francesca Che carina.
Annelise Ecco, sì, mi piace.
Mario Mi scusi, cosa vuole?
(Adriano, sempre assorto nei ricordi, non si accorge di lui)
Mario Vuoi, Annelise?
Annelise Beh, io... sì.
Mario (fa un passo e, alzando la voce) Mi sente? Cosa fa qui?
(Adriano si scuote, le voci cessano di colpo. Egli si gira verso Mario. I due si fissano, immobili, in silenzio; poi, come se volessero vedersi meglio, compiono un passo di avvicinamento. Quindi Adriano abbassa la testa, scuotendola negativamente, come se non fosse possibile ciò che sta succedendo. La rialza, abbozzando un sorriso, mentre Mario gli fa cenno con il capo, assentendo, come per affermare che è proprio lui. Si avvicinano, sorridono e si abbracciano, completamente silenziosi. È un abbraccio che parrebbe non finire mai. Si staccano, commossi)
Adriano Buon Dio, Mario... Mario...
Mario Adriano... come sei cambiato.
Adriano Io?! (ridendo) E tu invece... ma ti guardi qualche volta allo specchio?
Mario Poco. (sorride) Non ne ho più bisogno... sei proprio tu... il matto Adriano...
Adriano (inspirando con il naso) Accidenti, quasi, quasi, mi fai piangere.
Mario (togliendosi frettolosamente una lacrima con il dorso della mano) Io, senza "quasi"...
Adriano È incredibile, Mario... ma cosa fa qui?
Mario Io ci vivo qui.
Adriano Ci vivi?
Mario Sì, è la mia casa.
Adriano Adesso capisco il giradischi, il ritratto di Annelise... (rimangono in silenzio per qualche attimo)
Mario Sei tu che sei fuori posto. Non è possibile che tu sia qui.
Adriano (ride) Ehi, Mario, (indicandosi) questo non è il mio ectoplasma. Sono ancora vivo. Un po' de crepito, ma sono io, Adriano.
Mario Mi tremano le gambe. Vieni, sediamoci.
(Vanno alle sedie)
Adriano E l'emozione. Il mio povero cuore sta impazzendo.
Mario Ma tu zoppichi.
Adriano È l'età, caro Mario. Questa gamba fa le bizze quando l'affatico (si siedono intorno al tavolo) e la breve rampa di una volta, oggi si è trasformata in una impervia salita. (si fissano per qualche istante) Chi comincia?
Mario Tu. Comincia spiegarmi perché sei tornato sull'isola oggi, il 31 agosto dell'anno 2009.
Adriano Ti ricordi di quel fumetto di fantascienza ambientato nel 2009? Ci sono arrivato al 2009. E così ho deciso di rivedere l'isola, questi luoghi. Non so, una spinta interiore, forse irrazionale.
Mario Cinquantaquattro anni dopo.
Adriano Un'eternità durata un soffio. (pausa) Qui si consumarono sei giorni che furono il compendio della vita: amicizia, gioia, dolore, amore, morte.
Mario Furono i giorni più intensi della mia vita.
Adriano E su quest'isola lasciammo la nostra gioventù, per sempre.
Mario Sì. Morì insieme a Francesca.
Adriano E dopo nulla fu più uguale a prima. (silenzio) Lo sai, poco fa li sentivo tutti... sentivo le loro, le vostre voci... il rock... le risa di quei giorni...
Mario Anche a me è successo, specialmente durante i primi tempi, quando venni ad abitare qui.
Adriano E... e non hai saputo più niente?
Mario No, ci sono solo ricordi. Tu, dopo pochi mesi, cambiasti città con la tua famiglia. L'attività teatrale, già interrotta, cessò definitivamente con la tua partenza.
Adriano Persi i contatti con tutti. Sei il primo che rivedo. Stefano?
Mario Divenne prete. Missionario in Asia. Scomparso completamente.
Adriano Povero Stefano. Chissà?... il dubbio della tragica morte di Francesca l'avrà accompagnato per tutta la vita. (silenzio) Vittorio?
Mario Lo rividi vent'anni fa, quando gli chiesi di vendermi questa casa. In pratica me la regalò.
Adriano E com'era?
Mario- Un altro. Sposato, con un figlio. Totalmente assorbito dalla gestione della sua azienda. Non era rimasto niente del Vittorio di "Rock around the clock". Da anni non veniva più sull'isola. Sistemai questa casa e divenne la mia casa.
Adriano (indicando il ritratto di Annelise) E lei?
Mario (sorride) Niente. Praticamente non la vidi più. Se ne andò per frequentare una Scuola di Arte Drammatica. So che entrò nel giro del teatro professionistico, nulla di particolare però, solo piccole cose. Riuscii a farmi dare quel disegno poco prima della sua partenza.
Adriano Potrebbero essere tutti morti.
Mario Sì, è possibile. (silenzio) E tu?
Adriano Sono stato fortunato perché ho fatto quello che mi piaceva, cioè dipingere.
Mario Sono contento poiché avevi tutte le qualità per diventare un bravo pittore. E la famiglia?
Adriano Due figli e soprattutto una moglie sensibile e intelligente. Come vedi non è con me. Ha perfettamente capito questo mio viaggio nel passato, un passato di cui lei non fa parte, e se ne è rimasta a casa. Ho anche tre nipoti.
Mario Sì, tu sei stato veramente fortunato.
Adriano (lo fissa) Perché, tu, invece?
Mario A me è andata male.
Adriano Con Annelise?
Mario Oh, no. Quello è l'amore pulito, l'amore ideale; era ed è rimasto un sogno, ma per questo più bello, più limpido.
Adriano Non glielo hai mai confessato?
Mario (sorride) No, mai, (pausa) Mi sposai a trenta-cinque anni con una danese.
Adriano Tu, il timido Mario, con una vichinga? E chi l'avrebbe mai detto!
Mario Già, con tutte le italiane che c'erano. Abbiamo avuto una figlia, Alice. E, dopo otto anni di matrimonio, lei si prese la bambina e tornò nel suo Paese, piantandomi in asso.
Adriano Cosa? Ma perché?
Mario Non ne voleva più sapere. Ma chi mi interessava era Alice, mia figlia. Lottai come un disperato per vederla, per riaverla. Tutto inutile. La legislazione della sua nazione mi dava poche possibilità. Mi stavo dissanguando finanziariamente e fisicamente. Lei, oltre a strapparmi la mia Alice, mi stava strappando l'anima. E così, dopo una lotta impari e inefficace, dovetti cedere se non volevo naufragare completamente... Compresi che nella vita si può perdere, ma, come mi disse il vecchio Pietro, "Sei protagonista anche quando sai perdere". E accettai quella sconfitta.
Adriano (amareggiato) Che triste storia Mario.
Mario Sì. Ma in seguito il destino fu meno crudele con me.
Adriano Che vuoi dire?
Mario Sai, nulla può sopprimere la speranza di un genitore di ritrovare il figlio scomparso. E un giorno, poco prima della mia partenza per quest'isola, ricevetti una lettera. Era Alice, capisci. Aveva diciannove anni e, chissà come, era riuscita a rintracciare il mio indirizzo. Ebbe inizio uno splendido rapporto epistolare e, tramite le sue lettere, le sue fotografie, io "vedevo" la sua vita, il suo matrimonio, sua figlia, mia nipote.
Adriano Sono contento, Mario.
Mario Aspetta, non è finita. Un giorno mi scrisse che sarebbe venuta in vacanza in Italia con marito e figlia. (sorride)
Adriano Non dirmi che...
Mario Sì, Adriano, proprio qui, in questa casa, riabbracciai Alice.
Adriano Sembra incredibile.
Mario È incredibile la vita. Guarda me. Vent'anni fa chiusi con l'insegnamento e decisi (sorride) di isolarmi su un'isola, questa isola, la nostra isola.
Adriano A fare l'eremita.
Mario Beh, sì, o meglio, a vivere nel modo più giusto e più pieno per me.
Adriano Proprio tu che non avresti mai vissuto da solo.
Mario È vero. Ma sai benissimo come, a distanza di anni, le stesse cose si vedano diversamente.
Adriano (dopo una pausa) E il vecchio Pietro? Chissà quando è morto?
Mario Lasciò l'isola dieci anni fa.
Adriano (fissa Mario, senza manifestare sorpresa) Ti credo.
Mario Doveva andare in un altro luogo.
Adriano Il vecchio Pietro: un immortale.
Mario Per me è un uomo del tempo.
Adriano "Vi sono più cose in cielo e sulla terra, di quanto possa immaginare la nostra filosofia". Così mi disse uno di quei giorni.
Mario Quanta misteriosa verità in questa frase di Shakespeare.
Adriano (quasi a sé stesso) Il vecchio Pietro era là, il mattino in cui morì Francesca.
Mario (sorpreso) Là, dove?
Adriano Non lo dissi mai a nessuno. Quando Vittorio salì ad avvertirvi, io e Stefano rimanemmo accanto al corpo di Francesca. E, mentre la pioggia, mescolata alle lacrime, mi bagnava il volto, guardai la spiaggia a sud. E lo vidi. Era a una cinquantina di metri, su un piccolo scoglio. Un lungo impermeabile grigio gli giungeva sino alle caviglie e un cappello nero, a larghe falde, gli copriva il capo. Nonostante le lacrime e la pioggia, distinsi benissimo il suo viso e i lunghi capelli bianchi. Immobile, fissava il mare plumbeo, sporco. Sembrava una statua scolpita sopra lo scoglio, Indifferente alla pioggia e al vento. Rimasi ad osservarlo, incantato, non so, per pochi, tanti, secondi. Quindi si girò, scese dallo scoglio e quando toccò la sabbia, per alcuni attimi il suo sguardo penetrante si bruciò nel mio. Poi se ne andò lungo la spiaggia, dalla parte opposta alla nostra. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Mario E quando io arrivai...
Adriano Era già lontano (dopo una lunga pausa) La tua è stata una scelta dura, difficile.
Mario Inizialmente sì, ma poi... Io sono soddisfatto di come ho vissuto questi vent’anni (sorride) E inoltre sono un eremita per modo di dire. Ho amici giù al villaggio e spesso vado da loro. Insomma non sono un orso. E con un vantaggio in più: quello di starmene nella natura e nella pace quando ne ho voglia.
Adriano Ma la solitudine?
Mario La solitudine non c’è quando tu la cerchi, la vuoi, la vivi. Qui ho scoperto la grandezza e la bellezza del silenzio. (per un po’ nessuno parla) A cosa stai pensando?
Adriano A noi due, che dopo cinquantaquattro anni, siamo seduti uno di fronte all’altro in questa casa.
Mario Cinquantaquattro anni. Un’intera esistenza.
Adriano Divorata da quel famelico mostro che è il tempo. (sorride) Ti ricordi? Il 2009, secondo noi, non sarebbe mai arrivato, troppo lontano.
Mario Come eravamo stupidi.
Adriano Come tutti i giovani, credevamo di non invecchiare mai.
Mario Era l’età dove ci facevamo delle risate beffarde di ognuno, di ogni cosa, innanzitutto del pensiero della morte che ci appariva così lontana.
Adriano E poi Francesca... (ancora silenzio per qualche secondo)
Mario Che idiota! Non ti ho nemmeno chiesto se vuoi bere qualcosa.
Adriano Un bicchiere d’acqua, volentieri.
Mario (si alza, recandosi a destra) Te lo porto subito (Adriano lo osserva mentre esce. Ritornano le voci)
“Vittorio Ieri abbiamo rinviato le prove a questa sera. E tu eri d’accordo.
Annelise E’ vero. Dai Adriano, fra tre settimane saremo in scena.
Pietro Spesso sono proprio i ‘fisichini’ come Mario che resistono più a lungo.
Francesca Che matti! (ride)
Annelise Stefano, che hai combinato?
Stefano Voi due... grazie. Nemmeno il mare è profondo quanto l’animo umano.”
Mario (rientrando con un bicchiere d’acqua) Ecco, tieni (Mentre si siede, nota l’espressione di lontananza di Adriano) Cosa c’è?
Adriano Li ho sentiti ancora. Perchè? Forse questa casa, la sua atmosfera. I ricordi premono così fortemente nel mio spirito.
Mario Era il magnifico periodo dei “quattro cavalieri”.
Adriano Emozioni dolci, profonde, vibrano dentro di me. E’ la loro intensità che mi sorprende.
Mario Sta succedendo anche a me. La tua presenza mi riporta indietro, lontano, ed è come se sentissi i profumi, le sensazioni di quel tempo. Sto rivivendo il lembo più bello della mia vita.
Adriano Il passato si è impadronito di tutti e due. (beve) C'era anche la voce del vecchio Pietro.
Mario Il vecchio Pietro, e noi siamo il vecchio Mario, il vecchio Adriano, ma in realtà, che Mario e Adriano siamo? (tacciono)
Adriano I nostri volti, le nostre rughe, le nostre spalle curve, le nostre voci più opache. Possiamo veramente definirci due amici vecchi. (sorride)
Mario Sì. E questo rivederti così cambiato, mi ha reso consapevole, più di ogni altra cosa, della corrosione operata dal tempo e della presenza, sempre più viva, della morte.
Adriano (sorridendo) Ehi, che pensieri tristi! Io sono ancora un ottimista e continuo a guardare avanti.
Mario (sorride pure lui) Beh, cosa credi? anch'io. Sono contento di vivere così e vorrei farlo ancora per molto.
Adriano Appunto. E godiamoci quest'incontro. Lo sai, non riesco a esprimere la gioia che sento per averti rivisto.
Mario Anche per me è così. (si guardano e ridono) Hai visto il tranquillo villaggio dei pescatori cosa è diventato?
Adriano Eh, sì. Pieno di vacanzieri. Più niente è rimasto come prima.
Mario No. Ti sbagli. (si alza) C'è qualcosa che è rimasto perfettamente identico a cinquantaquattro anni fa. Vieni a vedere.
(Si avvia alla finestra, mentre Adriano si alza e lo segue. La stanza è impregnata dei bagliori del tramonto. Sono alla finestra)
Guarda.
Adriano (emozionato) Hai ragione... è sempre magnifico...
Mario Cosa c'è? Ti commuovi?
Adriano Sì. È come se nella mia anima non fossero trascorsi tutti questi anni... è troppo bello e uguale...
Mario Dopo vent'anni, continuo a stupirmi come accadde quel primo giorno dell'estate 1955.
Adriano Essere capaci di meravigliarsi, sempre, dinnanzi a queste bellezze, significa possedere il dono dell'eterna giovinezza.
Mario (dice dei versi di Gibran Kahlìl Gibran)
Per sempre me ne andrò per questi lidi,
tra la sabbia e la schiuma del mare.
L'alta marea cancellerà le mie impronte,
e il vento disperderà la schiuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno in eterno.
(Adriano alza il braccio e, delicatamente, cinge le spalle di Mario. I due amici rimangono così, senza guardarsi, a fissare lontano)
F I N E