Come un processo

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COME UN PROCESSO

COME UN PROCESSO

di

ILIO ADORISIO


Due Atti

PROLOGO*

*Nella prima rappresentazione il prologo è stato riprodotto a stampa nel programma distribuito agli spettatori.



Personaggi

IL MENU

LO SCHERMO

LA LOGICA

LA SCELTA

L'AUTORE


Salvo l'autore, gli altri personaggi sono parti di un computer. Potranno portare, visibile, una piccola lampadina che si accende quando parlano. Gli interpreti di parti del computer in semioscurità. L'autore siede davanti a una moderna macchina elettronica da tavolo.

IL MENU Dispongo di ospedale, tribunale, prigione fabbrica, scuola, caserma.

L'AUTORE Solo poche voci. Non è una macchina dell'ultima generazione.

LA LOGICA Ma da ogni parola mi diramo per mille direzioni.

L'AUTORE Sono esitante. I risultati non saranno convincenti.

IL MENU' Premi il tasto "invio".

L'AUTORE Sarebbe?

IL MENU Affidati alla macchina.

L'AUTORE (preme il tasto)

IL MENU' Scegli l'opzione.

L'AUTORE (preme un tasto) Ospedale.

IL MENU' Dispongo di civile, militare, navale, contumaciale, mobile, psichiatrico, dispensario, lazzaretto, asilo, ospizio, ricovero, pronto soccorso, siflicomio, ambulatorio.

L'AUTORE Non c'è male.

IL MENU' Scegli ancora.

L'AUTORE Proviamo con "psichiatrico"?

LA LOGICA Perché proprio questo?

L'AUTORE Date le circostanze!

LA LOGICA Adesso facciamo tutto noi.

L'AUTORE Ed io?

LA LOGICA Hai premuto "invio'

L'AUTORE Giusto.

IL MENU' (alla Scelta) Psicopatologia, freniatria, frenologia, neurologia, analisi.

LA SCELTA Prendo "analisi".

LA LOGICA Antica o moderna?

LA SCELTA Com'è l'autore?

LO SCHERMO Cretino.

LA SCELTA Prendo "moderna".

IL MENU' Aggiungiamo i personaggi.

LO SCHERMO Perché?

LA LOGICA Siamo in teatro.

LO SCHERMO Vi sbagliate; ci manovra l'autore.

IL MENO Vale a dire?

LO SCHERMO Siamo sul tavolo dell'autore.

LA LOGICA Ciò non toglie che eseguiamo il programma per scrivere un testo.

IL MENU Quindi ci vogliono i personaggi.

LO SCHERMO Nel programma non ci sono.

LA LOGICA Vero. E l'autore è escluso: ha premuto l'invio".

L'AUTORE Ho visto il mio nome.

LO SCHERMO Errore. Elaborazione in corso.

LA SCELTA I personaggi li mettiamo noi.

IL MENU' Io non li posseggo.

LA LOGICA Colleghiamoci con un altro programma.

LO SCHERMO (all'autore) Errore nel programma. Aziona "collegamento rete".

L'AUTORE (preme il tasto)

IL MENU' Personaggi.

LA LOGICA Specifico: ospedale psichiatrico.

IL MENU Dispongo di medico primario, medico assistente, medico di reparto, medico di guardia, infermiere, cappellano, matto, matto non completamente guarito, schizofrenico, forsennato, psicopatico, paranoico, guardiani.

LA LOGICA Dobbiamo esporre un metodo di cura moderno.

LA SCELTA Prendo il Primario, un'assistente di sesso femminile, un matto non completamente guarito, uno schizofrenico.

LA LOGICA Il primario espone la sua nuova teoria.

LA SCELTA Che è esattamente il contrario di quella accreditata.

IL MENU' Come mai l'assistente è donna?

LA LOGICA Per dare contrasto all'azione.

LO SCHERMO E se poi si innamora?

LA SCELTA t un rischio che l'autore deve correre.

LO SCHERMO Cosa succede sulla scena?

LA SCELTA Il Primario espone la sua teoria e poi esce.

LO SCHERMO E il pubblico la dimentica subito.

LA SCELTA Allora aggiungiamo un infermiere fedele al Primario.

LA LOGICA Che ricorda continuamente il metodo del Primario.

IL MENU E' il pazzo non completamente guarito?

LA SCELTA E' un savio che usa seriamente la logica degli schizofrenici.

IL MENU Come è possibile?

LA LOGICA Non è un computer.

LO SCHERMO (all'autore) I personaggi sono cinque.

L'AUTORE Spettacolo economico. Egregiamente programmato.

IL MENU' Proseguiamo.

LA SCELTA La dottoressa cura il paziente.

IL MENU' Secondo i vecchi metodi.

LA LOGICA Adesso indovini?

IL MENU' Lo avete già detto!

LOSCHERMO In cosa consiste l'originalità del Primario?

LA SCELTA Colleghiamoci al programma "psichiatria".

LO SCHERMO (all'autore) Inserisci disco "psichiatria".

L'AUTORE (inserisce)

IL MENU' Interrogare con tenerezza?

LA LOGICA Il contrario.

LO SCHERMO (all'autore) Premi il tasto "contrario".

L'AUTORE (preme)

LO SCHERMO Inquisire, indagare.

LA LOGICA Il nuovo metodo significa condannare.

LO SCHERMO Invece quella idiota della dottoressa.

LA SCELTA Discute

IL MENU' Interessante. Registro tutto.

LA SCELTA Il pazzo guarito difende il sillogismo verde.

IL MENU' Sarebbe?

LA SCELTA L'erba è mortale, gli uomini sono mortali, gli uomini sono erba.

LA LOGICA Allora non è guarito!

LA SCELTA E' guarito. Comprende le connessioni. L'uso appropriato della logica folle.

LA LOGICA Ma non si potrà mai tradurre in programma per computer!

LA SCELTA Si vede che guarendo diventano artisti.

LA LOGICA Oppure gli artisti sono pazzi guariti male.

IL MENU Ma allora noi non scriviamo niente di artisticamente valido?

LA LOGICA Peggio per l'autore che adopera questi ritrovati.

L'AUTORE Ho visto il mio nome.

LO SCHERMO Errore. Premi il tasto "riavvio".

L'AUTORE (esegue)

IL MENU' Di che altro parlano?

LA SCELTA Di amore.

IL MENU' Interessante. Che dicono?

LA SCELTA Che non si può fare con il computer.

IL MENU' Idioti! Ho un elenco di cinquantasette sentimenti.

LA SCELTA Si deve scegliere. La logica o l'amore?

IL MENU' t la stessa storia dell'arte!

LA LOGICA Non vorreste che resti disoccupata?

LA SCELTA Cara logica, per salvarti dobbiamo confinarti.

LO SCHERMO Questo lo facciamo dire?

LA SCELTA Naturalmente. Mettiamo lo schizofrenico a parlare del tempo.

LO SCHERMO Tempo di musica?

LA SCELTA Di vita.

IL MENU' Ma se è schizofrenico userà il sillogismo verde!

LA SCELTA E' colto, sa di filosofia.

LO SCHERMO Interessante. Che dice?

LA SCELTA Che per ognuno è diversa la durata del tempo,

IL MENU Ma se è cosi come accade che talvolta si arriva puntuali?

LA LOGICA Non è possibile. Durate diverse non possono sincronizzarsi.

IL MENU Questa macchina andrebbe a pezzi.

LA SCELTA Eppure loro lo fanno: lo schizofrenico e la dottoressa.

LA LOGICA Ma se l'uno è pazzo e l'altra no?

LA SCELTA Si comprendono. Hanno una infanzia in comune.

IL MENU' Poi cosa accade?

LA SCELTA Gli attori si addormentano.

LO SCHERMO Do il segnale di fine?

LA SCELTA H programma dice che chi dorme sogna.

LA LOGICA Allora si vedono i sogni!

LA SCELTA Naturalmente.

LA LOGICA Ci vogliono altri cinque atti.

LA SCELTA No, se il sogno è lo stesso per tutti.

LO SCHERMO Capisco, è il problema del sincronismo!

LA LOGICA Naturalmente occorre che questo problema sia risolto.

LA SCELTA Naturalmente.

IL MENU' Che sogno prendiamo?

LA SCELTA Occorre consultare il dizionario delle corrispondenze.

LO SCHERMO (all'autore) Premi il tasto "Ctrl - C.

L'AUTORE Per fare prima?

LO SCHERMO No, per fare meglio.

L'AUTORE (esegue)

IL MENU' Adesso mi trovo con centoventisettemilatrecentoquarantadue situazioni

LA LOGICA Usiamo le parole chiave.

LA SCELTA A primario

IL MENU' Corrisponde autorità.

LA SCELTA A infermiere

IL MENU' Corrisponde aguzzino.

LA SCELTA A schizofrenico

IL MENU' Corrisponde povera gente.

LA SCELTA A pazzo non completamente guarito

IL MENU' Corrisponde sapiente.

LA SCELTA Ad assistente

IL MENU' Trovo milletrecentoquarantuno corrispondenze.

LO SCHERMO Siamo in tilt.

LA SCELTA Una a caso.

IL MENU' Generosità.

LA SCELTA Può andare.

LA LOGICA Mettiamole tutte nel programma corrispondenze.

IL MENU' Con questi personaggi le corrispondenze sono sei. Dispongo di ospedale, tribunale, prigione, fabbrica, scuola, caserma.

LO SCHERMO Ci ritroviamo all'inizio. Diamo il messaggio di errore non riparabile commesso dall'utente?

LA LOGICA Non arrenderti.

LO SCHERMO Ma se siamo tornati all'inizio.

LA LOGICA Ti sbagli, una parola è stata usata.

LO SCHERMO E' vero, ospedale.

LA LOGICA Allora restano?

MENU' Tribunale, prigione, fabbrica, scuola, caserma.

LA SCELTA Prendiamo il primo: tribunale.

LA LOGICA E se l'autore ne volesse un'altra?

LA SCELTA Una possibilità non prevista.

LA LOGICA Allora andiamo con tribunale?

LA SCELTA L'abbiamo detto!

LO SCHERMO Dobbiamo dedurre altre situazioni.

LA SCELTA Non serve. Si va al comando corrispondenze e si inverte.

LO SCHERMO Lo deve azionare l'utente.

LA SCELTA No, basta andare a "sogno". Nel nostro programma i sogni sono sempre l'inverso della realtà.

LA LOGICA Quindi anche il primo atto potrebbe essere il sogno dei personaggi del secondo?

LA SCELTA Naturalmente

LO SCHERMO Ma questo è banale. Ricorda il Don Chisciotte e La vita è sogno.

LA LOGICA Peggio per l'autore che invece di usare la mente preferisce l'intelligenza artificiale.

IL MENU Allora procediamo?

LA LOGICA Già fatto. Ho inserito tutte le connessioni. Il programma si chiude.

LO SCHERMO (all'autore) Estrai il documento.

L'AUTORE (esegue)

FINE DEL PROLOGO





Personaggi

PAZIENTE

DOTTORESSA

PAZZO (nel primo atto);

AVVOCATO (nel secondo)

INFERMIERE (nel primo atto);

PUBBLICO MINISTERO (nel secondo atto)

PRIMARIO (nel primo atto);

PRESIDENTE (nel secondo atto)

Il paziente e la dottoressa sono giovani; il pazzo, l'infermiere ed il primario anziani.



PRIMO ATTO

Salone-studio di una Casa di Cura per infermi di mente. L'arredamento, nel quale domina il bianco, suggerisce che i ricoverati godono di ampia libertà. Il fronte è costituito da una vetrata oltre la quale si scorge un giardino praticabile. Sul fondo una libreria con gli scaffali occupati da tomi e incartamenti. Davanti alla libreria la vistosa sedia del Primario precede il suo tavolo da lavoro. Avanti al tavolo, spostata verso destra, una sedia per gli interlocutori. Sulla sinistra, in prima, una sedia a dondolo, sulla quale è mollemente adagiato il Vecchio Pazzo. A destra e in prima una sedia per il paziente. In seconda un'altra sedia, destinata ad essere occupata dall'infermiere. Porte laterali.

Scena I

Pazzo - Primario - Dottoressa

Il pazzo è in pigiama; di tanto in tanto si avvolge in una coperta da ospedale. La dottoressa in camice. Il primario in abito da passeggio.

Il pazzo è adagiato sulla sedia a dondolo. La sua espressione, che manterrà sino alla fine della terza scena, è segnata da un sorriso di meditato disincanto.

Voce del primario e della dottoressa che si avvicinano provenienti dal giardino

PRIMARIO Esiste sempre, le dico.

DOTTORESSA Ma come è possibile. Sarà un prodotto dell'immaginario. E poi, mi scusi se mi permetto, come definirebbe lei una colpa.

PRIMARIO Che ingenua domanda! Una violazione del senso morale.

DOTTORESSA Quindi immaginaria visto che ogni principio etico possiede la sola validità che noi siamo disposti a concedergli.

PRIMARIO Non noi, dottoressa, non noi. Il senso morale nasce dall'osservanza delle leggi oggettive. IL il Diritto Positivo, vero o presunto tale, che determina la responsabilità, (dottoressa e primario entrano da sinistra e si dirigono al tavolo) come dire?, del Foro Interiore.

DOTTORESSA Quindi lei ritiene che dietro ogni forma di insania si nasconde... un delitto, qualcosa che ritenuto tale secondo il Codice vigente.

PRIMARIO (sottolineando) 0 per lo meno secondo un qualche Codice del quale l'ammalato presume l'esistenza. Posso concederle questo: l'immaginario della legge. Non quello dell'atto. La legge è in ogni caso una creazione dello spirito e può essere inventata e reinventata. Noi abbiamo sempre obbedito allo spirito, ai fantasmi: agli dei, alla nazione, al popolo. La colpa invece deriva da una trasgressione effettiva. Non è possibile immaginarla. (pausa) Oggi è di moda essere in colpa. Quando si deve spiegare o giustificare il comportamento, il proprio o quello altrui, tutti ricorrono al senso di colpa. Ma nessuno, nessuno, ritiene di aver commesso effettivamente qualcosa. Eppure bisognerebbe capirlo che non esistono peccati nei desideri. Occorre un atto. La colpa consegue ad un'azione effettivamente commessa: si tratta sempre di una realtà concreta. Qualcosa che effettivamente è accaduto. Bisogna ritrovarla, descriverla, saperla raccontare nei particolari, cercarne i moventi, le passioni... (occupando il suo posto dietro la scrivania, si rende conto della presenza dell'infermiere che nel frattempo è comparso silenziosamente sulla porta di destra).

Scena II

Gli stessi più l'Infermiere

L'infermiere (camice diverso da quello della dottoressa) è immobile sull'ingresso. Il viso, cereo, quasi imberbe, privo di espressione. Durante il proseguo del colloquio tra il primario e la dottoressa, l'infermiere si dirigerà verso la libreria, dalla quale estrarrà un vistoso notes blu, e riprenderà la posizione iniziale, cominciando a scrivere appunti

PRIMARIO Non occorre il divano. Non si cava nulla da una mente che desidera nascondere la verità. (osserva l'infermiere) Bisogna interrogare, trovare le contraddizioni. Poi si ricorre ai testimoni, (cerca con lo sguardo l'approvazione dell'infermiere) si mostrano le tracce. Si giunge all'evidenza delle prove.

DOTTORESSA (meravigliata) Come un processo!

PRIMARIO Dottoressa, lei inizia adesso questa attività. lo le auguro una carriera conforme ai suoi meriti. Quando sarà lei a decidere applicherà i suoi metodi. Per ora seguirà le mie istruzioni.

DOTTORESSA Naturalmente...

PRIMARIO E credo che alla lunga si convincerà,... almeno in parte ... conto sui risultati che otterrò con la sua rigorosa ed attenta collaborazione. (didascalico) Non usi l'immaginazione: ricorra sempre e soltanto alla logica.

INFERMIERE (sempre prendendo appunti) ... logica...

PRIMARIO Sia stringente...

INFERMIERE (c. s.) ... stringente...

PRIMARIO (sguardo di fastidio verso l'infermiere) Sia stringente quando vede che l'ammalato vacilla. Non abbia pietà. Se esiste una speranza di guarigione... improbabile, ma possibile... è fargli riconoscere l'errore, indurlo al pentimento facendogli ammettere che la causa era racchiusa nella sua volontà di romperla con il dominio della legge.

INFERMIERE ... Legge...

PRIMARIO (all'infermiere) Infermiere! Non si mostri pedante. Non prenda appunti su discorsi che ha sentito migliaia di volte. Sono anni che mi ha visto operare. (alla dottoressa) ... il desiderio di finirla con la sacralità, la profanazione. La violazione di un interdetto è la fantasia più eccitante. Il motore dell'azione che diventa la causa dell'accaduto. La conversione di S. Agostino è una guarigione, proprio perché è il riconoscimento di un fatto: egli ricorda che da bambino ha rubato una pera, rivede l'episodio nella sua concretezza, riconosce un avvenimento di cui egli è stato la causa. Questo ne ha fatto un santo.

DOTTORESSA Le scriverò una relazione sul lavoro svolto.

PRIMARIO (si dirige verso la porta di sinistra) Non è necessario. Riferirà a voce al mio ritorno. Lasciamo la fatica di scrivere agli eventi di eccezione. Se la caverà... Dimenticavo... la sua prima attenzione la riserverà ad un paziente giunto da noi tre giorni or sono. Si è presentato spontaneamente. Non ho avuto il tempo di esaminarlo: noterà tutti i sintomi della schizofrenia generica. Non so dirle altro. Mi riferisca. (esce)

Scena III

Dottoressa - Infermiere -Pazzo

DOTTORESSA (all'infermiere) Ha qualcosa da riferirmi su questo nuovo ricoverato?

INFERMIERE Se promette discrezione... (incerto) forse posso aiutarla.

DOTTORESSA (brusca) Non l'avrà per caso interrogato?

INFERMIERE (esitante) Lo faccio sempre. Con tutti. Il professore finge di non accorgersene. Talvolta, quando la cosa è troppo chiara mi lancia uno sguardo di rimprovero. Ma poi... poi... quando l'interrogatorio, scusi l'esame, si arresta perché il professore non sa come proseguire, allora, (insinuante) sottovoce, suggerisco, e l'analisi prosegue. Cosa sarebbe un conte senza un maggiordomo; un re senza ministri? Un primario senza l'acume di un infermiere? (pausa) Io so già dove andrà a finire perché molto prima di lui ho trovato gli indizi, mi sono procurato le prove. Spesso conosco tutto, quando ancora il Maestro annaspa. E allora, ecco, estraggo un fazzoletto, una sciarpa, li metto in evidenza. Inchiodo l'ammalato alla sua croce. H professore è felice. Dovrebbe vederlo allora: il sangue gli arrossa le guance, la bocca si storce verso destra, alza le mani, gonfia i muscoli. Non dice una parola. t come il dio dellavendetta. Molto teatrale, certo. Fa parte della cura

DOTTORESSA Efficace?

INFERMIERE Non del tutto. Si trasformano come in poltrona. (indica il pazzo) In apparenza correttamente. Occorre essere molto esperti per rendersi conto della sua follia. Nessuno potrebbe dire che soffre.

DOTTORESSA E il nuovo arrivato?

INFERMIERE Lo faccio entrare (esce a destra).

Scena IV

Dottoressa - Pazzo - poi l'nfermiere

La dottoressa muove lentamente verso il vecchio pazzo

DOTTORESSA E molto che... vive qui?

PAZZO (si gira lentamente, sorride) Erano gli anni della tarda gioventù. Quando si è poveri si è costretti.

DOTTORESSA Mi dicono che è amico di tutti.

PAZZO Sono amico di tutti i ricoverati.

DOTTORESSA Anche del nuovo arrivato?

PAZZO (indifferente) L'ho visto di sfuggita.

DOTTORESSA (esitante) Si trova bene?

PAZZO (sorriso convenzionale in risposta alla domanda convenzionale) Gli alberi crescono dove hanno messo radici, gli uccelli si posano sui rami. Sono qui da tanto tempo e non saprei dove andare. (sottovoce) Mi hanno costretto a confessare. (ride) Adesso dovrei essere in pace. Ahi! (gesto che mostra l'acutizzarsi del malore, come ad esempio stringersi le tempie con le mani) Solo mi turba, ... quella musica...

DOTTORESSA Quale musica?

PAZZO (pausa) Accompagna l'esame di ogni nuovo arrivato. Si trova qui tutta la mia follia. La musica è il solo segno del malore. Non ho altro di cui lamentarmi. (pausa) Leggo molto. Biografie, le vite degli uomini illustri. Lei, signorina, conosce un condottiero, uno scienziato, un letterato, un artista che sia privo di colpe, che non abbia eseguito anche una piccola mossa in disaccordo con la legge? Eppure nessuno osa valutarne la follia. L'ho detto una volta al professore. Sa cosa mi ha risposto?

DOTTORESSA Cosa?

PAZZO Io... io sono un luminare della psichi atria. La mia condotta, aperta, decifrabile, mi consente di giudicare.

DOTTORESSA Secondo lei è vero?

PAZZO Una volta l'ho seguito...

DOTTORESSA (improvvisa) Non mi interessa. Qualunque cosa abbia fatto era certamente in armonia con i suoi principi.

PAZZO Se solo potessi capire come fa quella musica ad entrare nel mio cervello! Non ci sono strumenti in giro, né suonatori. L'aria vibra nella mia direzione. (l'infermiere entra da destra, non visto) Gli altri non la sentono: ne avrebbero paura e tutto si fermerebbe. Le note acute rimproverano. Quelle basse condannano. Il suono della viola conforta, avvolge, abbraccia. Gli altri strumenti mi difendono. Ma loro... loro non la sentono.

Scena V

Gli stessi più il Paziente

(interrompendo) Ecco il nuovo arrivato.

L'espressione del pazzo, anticipando quella che sarà costante durante l'esame psichiatrico, mostra che egli è consapevole che si sta istituendo la "realtà" dell'interrogatorio. La dottoressa lo osserva. Si gira di scatto verso la porta. Entra il paziente. Suoni di musica d'archi accompagnano le prime battute: un inizio che desta brividi nel pubblico prolungato da un accordo.

DOTTORESSA (a il paziente) Piacere di conoscerla.

PAZIENTE Si.

DOTTORESSA (all'infermiere) Dove siede?

INFERMIERE (indica la sedia in prima a destra)

PAZIENTE Si. (siede)

L'infermiere occupa la sedia accanto al paziente, in atteggiamento di tutela

PAZIENTE Volete sapere dove sono nato? Si comincia cosi?

DOTTORESSA (con dolcezza) Il luogo non ha importanza. Bisognerebbe sapere come si è venuti al mondo. Chi ci ha voluto e perché.

INFERMIERE (avvicinandosi alla dottoressa, sottovoce) Scusi, lasci stare l'infanzia. Chieda l'età. Faccia cadere il discorso sul ventesimo compleanno. (continuerà a prendere appunti)

DOTTORESSA (al paziente) Sono convinta che nella sua infanzia c'è stata una luce fulgente. Sua madre? I compagni? C'è un momento in cui conosciamo un bambino dagli occhi vispi, ne ammiriamo la furbizia riflessa nello sguardo. Lo paragoniamo ad un personaggio del primo libro di racconti che ci hanno letto. Vogliamo diventare suo amico per averne la protezione. Sembra tanto più esperto di noi. Lo ricordiamo, questo amico in particolare, perché una volta ci ha stretto la mano. Nella forza con la quale l'ha tenuta c'era un calore che ci accompagna ancora; lo rammentiamo improvvisamente quando temiamo che gli altri ci premono contro il muro e vorremmo ritrovarlo, quel nostro piccolo primo amico che abbiamo perso di vista, del quale non conosciamo la sorte. Suvvia, dica, mi parli della sua più antica amicizia.

PAZIENTE Le nidiate dei corvi riposano nel nido. Scende legato ad una fune. Gli altri la reggono quella corda, sul ciglio del perpendicolo e si sporgono a guardare. Lei dottoressa, penserebbe che sono in ansia. Potrebbe cedere e sfracellarsi. Ma loro, no!, non pensano ad altro che a togliere quegli uccellini alla madre, tenerli implumi nelle mani, sentire il palpito tumultuoso del piccolo cuore di quei piccoli uccelli che quasi ancora non sono nati. Li lasceranno ai piedi di una quercia dove una biscia verrà a divorarli. La serpe non avrebbe osato spingersi sino al nido. La parete è verticale. La serpe è come se avesse stretto un patto col gruppo. I corvi portano male. Per impedire che crescano occorre tirarlo su questo mio primo amichetto. Fanno forza, tutti insieme, mentre la fune scorre sul ciglio roccioso, screpolato, tagliente come una sega. L'ho sentito gridare di gioia, quando i trefoli cominciarono a spezzarsi. è caduto gridando: "Li ho presi, li ho presi".

DOTTORESSA E' morto?

PAZIENTE No. No! solo una gamba rotta. Da una altezza di trecento metri. Sono corso abbasso con tutta la forza delle gambe. Giaceva su un mucchio di materassi, gonfi, imbottiti. Vede cosa può fare il caso. Eventi straordinari.

DOTTORESSA Improbabili.

PAZIENTE Quando una goccia batte continuamente nello stesso punto di una roccia e vi provoca un buco, chi ha scelto quel posto? Piove a mezzogiorno in agosto. Nevica anche. Un caso. Una volta ci si incontrava tutti. Oggi nel deserto cittadino, se capita che due amici si rivedono, al volante, suonano, suonano, grandi cenni di gioia, ingorgano la strada, si fermano se possono "ma guarda, da quanto tempo " si abbracciano, festeggiano il caso. Capita che uno affetta le salsicce e si taglia la mano. Un caso. Quel gruppo di materassi vecchi era stato messo sotto la roccia, in direzione del nido. Un caso. Lo racconti e gli amici ti guardano come se raccontassi frottole. Eppure lui è zoppo, lo vedono tutti, è zoppo.

INFERMIERE Dottoressa, inquisisca. i venti anni...

DOTTORESSA Dunque la sua prima amicizia è stata contratta in circostanze davvero eccezionali.

PAZIENTE (con sospetto) Lei non crede, non può credermi. La comprendo, lei è donna. Quei corvetti erano figli di una femmina. Il dolore della madre. Non può accettarlo. I miei compagni erano increduli. Lei è incredula. Lei è stata una mia compagna di giochi. Io però non la ricordo.

DOTTORESSA Le assicuro che credo a tutto quello che dice.

PAZIENTE Ne ho piacere perché non ho voluto bene ai miei compagni.

INFERMIERE (al paziente) Ripeta alla dottoressa quello che mi ha detto del suo ventesimo compleanno.

Il paziente sbircia l'infermiere con evidente preoccupazione

DOTTORESSA (dura) Non voglio saperlo. (dolcemente, al paziente) Sono certa che la sua vita è piena di episodi eccezionali. Col tempo mi dirà tutto. Per ora limitiamoci ai più importanti.

PAZIENTE Quando sono andato con le gambe nel fuoco? Come Pinocchio, dicevano. Un mucchio di rifiuti posto a bruciare. In superficie non si vede niente. Sembra terra. C'è lontana una palla. Domani giocheremo. Vado a prenderla. Le gambe sprofondano. I piedi bruciano. Tomo a stento di corsa. Due mesi con le mani ed i piedi fasciati. Un dolore... sapevo sopportarlo.

Il pazzo ripete il gesto che denuncia il malore. Suoni disordinati, quasi l'accordatura di un'orchestra d'archi. Il pazzo si alza e si muove lentamente verso il centro della scena

DOTTORESSA Gli uomini sono uomini anche da piccoli. Lei era coraggioso. Tutti l'ammiravano. Anche io l'ammiro.

PAZIENTE Sono proprio sicuro che non è stata mia compagna. Nessuno ha avuto pietà. Nessuno ha apprezzato la mia forza. Volevano sbendarmi; vedere le ferite. Fuggivo zoppicando. Mi nascondevo nella camera dei genitori. Piangevo.

PAZZO (con dolcezza) Chi ti ha visto mentre ti bruciavi le gambe?

PAZIENTE (meravigliato) Malgrado la differenza di età noi siamo stati a scuola insieme.

PAZZO (sempre sereno) i tuoi compagni di scuola non credevano alle tue panzane, io nemmeno ci credo, perciò debbo essere tuo compagno?

PAZIENTE Nella scuola esistono i banchi di legno incisi col temperino. Un cuore trafitto da una freccia. I nomi antichi degli amici dei nostri genitori. Una volta, di fronte c'erano i ritratto del duce e del re.

E' come se il paziente volesse procedere all'interrogatorio del pazzo. Negli accordi degli archi prevalgono gli acuti

PAZIENTE (continuando) Lo diceva sempre il maestro. Tu hai una certa età, li hai conosciuti il duce e il re. Come puoi dire che non sei mio compagno di classe?

PAZZO (riprendendo il suo posto sul dondolo, ripete il gesto di sofferenza) I violini, i violini!

Cessano gli accordi

PAZZO Quale forza ci impedisce di essere sinceri?

DOTTORESSA (al paziente) Ha vissuto sempre nella stessa abitazione?

INFERMIERE Sino ai venti anni.

DOTTORESSA E dopo?

PAZIENTE (alla dottoressa) Lei ha vissuto sempre nella stessa abitazione?

INFERMIERE (al paziente) Lei non può porre domande.

DOTTORESSA (tacita l'infermiere con un cenno) No, da piccola sono andata via. Sa, dal paese alla città.

Per motivi di studi.

PAZIENTE Peccato che non siamo parenti. Io ho vissuto venti anni nella stessa abitazione.

PAZZO (come per aiutarlo) Da qualche giorno viviamo sotto lo stesso tetto.

PAZIENTE (col tono di chi ha risolto un assillo) Allora lo vedi anche tu che abbiamo molto in comune. Siamo stati nella stessa classe, con lo stesso maestro. Tu eri all'ultimo banco. Piuttosto asino. Scommetto che non credi nemmeno a questo.

PAZZO (sempre calmo) No.

PAZIENTE Questa è la prova. Sei uno di quelli che mi hanno tormentato con la mancanza di fiducia. (dopo aver meditato, alla dottoressa) C'è una cosa che ci accomuna. Potrà forse negare di aver passato l'infanzia in una casa di paese?

DOTTORESSA (turbata) Non comprendo.

PAZZO (interrompendo) Chi potrebbe comprenderci, noi poveri pazzi? Eppure può capitare di trovarci noi più vicini alla comprensione degli altri, proprio quando tutti ritengono che manchiamo di lucidità! Può accadere che le nostre similitudini siano più solide, più naturali, più umane della logica dei potenti. Quando vediamo che esiste una corrispondenza tra un uomo ed un cavallo, tra un albero ed uno sterpo, tra una reggia ed una capanna. Si corrispondono le forme: (accenna alle braccia, alle gambe) uno, due, tre, quattro... quattro arti nel cavallo... (ripete gli accenni), uno, due, tre,... quattro arti ha l'uomo... un tetto nella reggia e nel tugurio, una sedia al centro, un trono o solo un mobile per riposarci. Si corrispondono le forme. Gli uomini immaginano un senso per ogni cosa che distinguono (traccia con le mani linee orizzontali e verticali, riquadrando lo spazio) ed in questo modo finiscono per creare differenze anche dove non esistono. Raffigurano i folli ... come esseri di un'altra specie... in preda al delirio di fingersi Napoleone (fa l'atto di coprirsi il capo con un immaginario cappello a falde laterali, infila il braccio destro nel pigiama) quando noi vogliamo soltanto affermare che anche gli imperatori vanno al gabinetto e non vale la pena morire per loro.

DOTTORESSA (interessata) Secondo lei, la verità risiede nelle corrispondenze?

PAZZO Sapesse quante volte, quando mi ritiravo nella mia stanza dopo l'interrogatorio, quante volte signorina ho cercato di capire quale fosse la colpa che secondo loro avevo certamente commesso. Mi lasciavano in pace per qualche giorno, poi mi richiamavano. Avevo paura. Qualcosa di irreparabile doveva esserci nella mia vita. Tanta paura, fino a quando...

DOTTORESSA Cosa è successo?

PAZZO Come un lampo... ho pensato che tutto si connette. (all'infermiere che prende appunti) No. Non si tratta di colpa. (al pubblico, agli attori) Il genitore nutre i figli e li picchia. Il generale provvede ai soldati e li manda a morire. Il maestro insegna ai discepoli e li boccia agli esami. Il primario ci cura...

DOTTORESSA E vi odia?

PAZZO No, non ci odia. Ama... ama solo se stesso. E' questa la connessione che lo unisce al resto del mondo.

DOTTORESSA Allora niente amore...

PAZZO Niente. A parte quello rivolto alla propria immagine.

DOTTORESSA Si deve dedurre che solo l'amore manca di connessioni.

PAZZO Le connessioni ... ah, le connessioni. i sentimenti... l'amore, i sentimenti ... spariti. i sentimenti sono... i sentimenti si dividono... pare che i sentimenti siano oggetto del discorso. Si dice che i sentimenti si discutono come il diritto, la scienza, la politica. Le donne... Non posso andare avanti... Non posso andare avanti...

DOTTORESSA Coraggio finisca il suo ragionamento. L'ascolto.

PAZZO Non mi ricordo! Non mi ricordo!

DOTTORESSA Parlava dell'amore.

PAZZO Ah, l'amore! (mette la mano sul cuore) Mi fa male qua.

DOTTORESSA Cosa pensa lei dell'amore.

PAZZO L'amore innocente dei fanciulli Quello "platonici" degli adolescenti. L'amore per i compagni. I doveri coniugali. L'amore della mamma per i figli. Quello dei figli per i genitori. L'amicizia tra due esseri. t possibile l'amicizia tra un uomo ed una donna? Che cosa differenzia l'amicizia dall'amore? (al paziente) Lei la sa la differenza. (suscitando la meraviglia della dottoressa) Lei ha studiato. I vostri studi! Le vostre costruzioni! Variano di epoca in epoca. Variano di epoca in epoca. ... Variano di epoca in epoca, secondo l'epoca, gli affetti... i sentimenti anche... variano anche loro di epoca in epoca. L'amore diventa desiderio, l'uomo per la donna, la donna per l'uomo, il desiderio per l'oggetto, l'oggetto per il desiderio, il soggetto per l'oggetto, il desiderio senza oggetto... ecco come scompaiono le connessioni, gli amori, i sentimenti ... spariti. (siede esausto sulla sedia a dondolo).

PAZIENTE (al pazzo) Illusione romantica! Accettare la concretezza del cuore. i nostri sentimenti vivono nella memori a. Raccontandoli ci illudiamo sulla loro realtà. t naturale pensare a noi stessi, ai nostri interessi.

DOTTORESSA Ancora una volta...

PAZIENTE Non comprende?

DOTTORESSA A volte basta un esempio!

PAZIENTE Prenda il tempo. Il suo scorrere ha un ritmo diverso per ognuno di noi. Eppure accade che facciamo insieme le stesse cose. Ci accorgiamo d tempo dal fatto che scorre nel ricordo. Quello c facciamo insieme è la reminiscenza di quello

abbiamo fatto. Il presente, perché esistesse, bisognerebbe fermarlo.

PAZIENTE Ma chi può dire che siamo stati insieme, siamo incontrati, se le nostre memorie non sori sincronizzate come gli orologi dei rapinatori che eseguono un piano?

DOTTORESSA Qual è la refurtiva?

PAZIENTE La realtà, il presente e, visto che lei ci tieni l'amore. L'amore fu quando non era. Dissimile sempre, mai esistito.

Solito gesto di dolore del pazzo, mentre riprendono g archi che gradatamente si congiungono sulla stessa note

PAZIENTE L'amore per i giocattoli ad esempio, sincronizza le nostre infanzie. Dottoressa, entrambi abbiamo vissuto i nostri primi anni in una casa di paesi Dica, dove si congiungono le memorie?

PAZZO Sento di perdere il senno. Questi discorsi mi riportano ai primi anni della malattia. La prego, dottoressa, non si lasci andare.

DOTTORESSA Una casa in paese, circondata dalla can pagina. (ricordando) Un letto illuminato da un raggio di luna. Tardavo a prendere sonno. La mamma era venuta a rimboccarmi le coperte. Le preghiere, il bacio. Non riuscivo ad addormentarmi. Se facevo rumore... "dormi" diceva la mamma dalla stanza accanto. Con la luna pareva che i giocattoli si animassero; come nelle fiabe. Se invece era solo il lucore delle stelle a rendere visibili gli oggetti sul comò, c'era tanta malinconia. Il pupazzo di gomma, Charlot, triste come nelle pellicole, quando adotta una bambina che non ha nessuno che le vuole bene. Il Bambino Gesù lo sbirciava: vedevo le lacrime. Il conducente del carretto siciliano guardava le stelle... poveri ricordi sempre simili in tutti i racconti. Ma no, c'era Carlone, l'orso, questo non l'ho mai letto. Me lo aveva regalato mio zio. Carlone che invece era felice e si pavoneggiava davanti allo specchio. Aveva una divisa da generale, di un esercito di tanti secoli addietro. Quando si combatteva per modo di dire, con i cannoni dalle polveri umide, gli eserciti che si arrendevano se erano accerchiati, si aiutava il nemico se si trovava in pericolo, nessuno voleva morire per il re. La nazione, il popolo non li avevano ancora inventati. C'è stata un'epoca come questa? Carlone diceva di si. Il tempo dei re senza poteri, dei nobili discordi, dei borghesi associati ai lazzaroni. Carlone mio, tu andavi al campo ma non avresti mai ordinato il fuoco. Le manovre però erano il tuo forte. Le facevi egregiamente, in alta uniforme, la spada sguainata ed il sorriso aperto, perché nessuno avesse paura. Tutti parlavano allora di guerra ed io ti chiamavo Carlone: Carlone della Pace. Forse sei ancora là, in quella stanza che non è stata più rifatta, a guardarti nello specchio, se le imposte sono socchiuse ed entra un po' di luce. Il chiarore della luna o delle stelle. Carlone, Carlone della Pace. Al mattino mi svegliava l'odore del pane appena sfornato. Cessano, attenuandosi, gli accordi

PAZIENTE (con tristezza) Lo specchio giungeva sino a terra?

DOTTORESSA Certo, amico mio, Carlone non è alto.

PAZIENTE Quanto?

DOTTORESSA Non so. Cosi (indica l'altezza con la mano)

PAZIENTE Come la capra.

DOTTORESSA La capra?

PAZIENTE Con le coma cosi (fa segno con le mani). Guardava nello specchio e vi scorgeva una rivale. Bisognava ucciderla. Era innamorata sa, dottoressa, e gelosa. I rivali eccitano la violenza. Le capre combattono a testate. Si buttò contro l'avversaria e la fece scomparire. Lo specchio venne giù, rotto, in frantumi.

DOTTORESSA Non pretenderà che anche questo è opera del caso!

PAZIENTE Ma certo, dottoressa. La capra non viveva in casa. Le pare che nella mia famiglia le capre dormissero in casa? Entrò per caso quella mattina, e sempre per caso guardò verso lo specchio.

Riprende lo stesso accordo al quale si andrà sovrapponendo un suono di campane da chiesa di campagna

PAZIENTE Quando sono corso in piazza, affannato, a raccontarlo agli amici, tutti a dire: "ma va, come è

possibile?, come poteva venire una capra in casa tua? da dove sarebbe entrata? e il capraio non l'ha seguita?". Un caso, tentavo di spiegare, un semplice caso. "Allora portaci a vedere lo specchio rotto". Tanta sfiducia non la sopporto. Non sono Dio, ma agli amici si crede. Se no, mi dice lei in cosa consiste l'amicizia? Ho chiuso a chiave la mia stanza perché nessuno vi entrasse. Ho raccolto i cocci dello specchio e sono andato a buttarli nel fiume. Ne ho serbato uno perché mi pareva che di quel caso eccezionale dovessi serbare memoria. Lo porto con me. Vuole vederlo? Eccolo.

Il paziente estrae un rottame di specchio, guarda il suo riflesso. Un lamento di violino accompagna l'attenzione del pazzo, che si sofferma sulla dottoressa, come se ricordasse. Segue una viola. Rinfrancato, il pazzo si avvicina alla dottoressa. Cessa la musica

PAZZO Adesso ... certo, la riconosco, signorina.

PAZIENTE Ecco come sei. Maledetto! (mostra per un attimo lo specchio al pazzo poi lo rimette nella tasca)

INFERMIERE Cosi non andiamo avanti.

DOTTORESSA Mi faccia la cortesia di non interferire. Il gioco lo conduco io (al paziente) La sua vita non sarà stata dominata solo dal caso?

PAZIENTE No, anche da Dio, anzi dalla Madonna.

DOTTORESSA Dica con calma, non trascuri nulla.

PAZIENTE Quando interviene la Madonna i compagni hanno paura.

DOTTORESSA (incalzante) Di cosa?

PAZIENTE Di essere increduli. Magari se lo sono lo nascondono.

DOTTORESSA Come fanno a nasconderlo?

PAZIENTE Si fanno vedere poco, non mi cercano.

DOTTORESSA E se li incontra?

PAZIENTE Non alzano lo sguardo. Sono stati sconfitti.

DOTTORESSA Da Dio?

PAZIENTE Dalla Madonna?

DOTTORESSA Perché dalla Madonna? Risponda subito. Senza pensare le parole.

PAZIENTE Sangue, sangue. Sui garofani bianchi che ponevamo la sera accanto al quadro. Era periodo elettorale. Dapprima la mamma, il babbo, io volevamo tenerlo nascosto. Ma il sangue aumentava. Ne parlammo al parroco.

DOTTORESSA Che vi disse?

PAZIENTE Ne parlò nella predica della domenica. Vennero da tutte le parti d'Italia. Tanti torpedoni. Tutti volevano sapere i particolari. Volevano parlarmi. Non sapevo niente. Mettevo i fiori bianchi la sera; al mattino erano rossi.

DOTTORESSA Sangue della Madonna?

PAZIENTE Che dice? Del Crocefisso. Quello della chiesa madre. Lo abbiamo confrontato. Lo stesso colore.

DOTTORESSA (lievemente irritata) Lo stesso colore, secondo la sua logica significa necessariamente lo stesso sangue.

PAZIENTE E' elementare.

DOTTORESSA (più incalzante) Da allora il caso scomparve dalla sua vita. Dio non gioca a dadi, non è vero?

PAZIENTE No. il caso mi ha portato qui. Il caso mi ha fatto incontrare quel maledetto pazzo.

PAZZO (alla dottoressa) Lo lasci tranquillo.

DOTTORESSA (in tono calmo) Lei non si impicci.

PAZZO (calmissimo) Non serve tormentarlo. t un bugiardo. Io non sono pazzo. Adesso che la musica è cessata ed ho ascoltato quella viola possiedo tutte le qualità logiche. Se mi consente di interrogarlo le mostrerò come farlo contraddire. Posso farlo cadere senza ferirlo.

DOTTORESSA (decisa) Non si tratta di questo. lo debbo curarlo.

PAZZO (sempre calmo) Non in questo modo.

INFERMIERE Sta sbagliando tutto.

PAZZO (alla dottoressa, con dolcezza) Non ha il diritto di distruggerlo.

DOTTORESSA Il mio diritto è quello di adoperare il mio sapere e le mie intuizioni.

PAZZO Allora, e me ne dispiace, signorina, sono costretto a fermarla.

DOTTORESSA Cosa intende fare?

PAZZO Lei, dottoressa, è nata ad Arcidiacono. L'ho riconosciuta da poco. t la figlia della fornaia.

DOTTORESSA Si.

PAZZO Non può ricordarsi di me. Sono partito, dopo il 25 luglio, che lei era una bambina. Mi avevano mandato in quel paese al confino. Vuole sapere perché?

DOTTORESSA (interessata) Perché?

PAZZO Allora tutti i giornali erano sacri, la voce del regime. Costavano venti centesimi. Quattro soldi. Mi andava di scherzare quel giorno, quando chiesi all'edicolante: "per favore, mi da quattro soldi di fesserie?" Non mi ero accorto di uno della milizia fascista che era proprio li, vicino a me.

INFERMIERE (con aria compiaciuta) Il quale lo ha denunciato e spedito al confino.

PAZZO (senza raccogliere la provocazione dell'infermiere; alla dottoressa) Signorina, poco fa lei ha ricordato con tenerezza suo zio che le aveva regalato Carlone.

DOTTORESSA Si. Mo zio.

PAZZO Il Podestà.

DOTTORESSA Lo chiamavano Podestà, per tutte quelle arie che si dava. Faceva il custode del cimitero.

PAZZO Era stato Podestà.

DOTTORESSA Io lo ricordo...

PAZZO Lo ricorda male.

DOTTORESSA Mi voleva bene. Si è sacrificato, con quel mestiere, per farmi studiare.

PAZZO Il Podestà era ricco.

DOTTORESSA Mi prende in giro? Aveva avuto delle proprietà; ne parlavano tutti. Ma da quando era caduto in disgrazia...

PAZZO Aveva intestato a dei prestanomi.

Un sottofondo, trombe militari e canzoni del ventennio, accompagna il racconto del pazzo

INFERMIERE (ironico) Ma prima aveva finanziato le squadracce, ed in cambio lo avevano nominato podestà.

PAZZO (respira affannosamente)

INFERMIERE (con disprezzo) Fantapolitica!

PAZZO Era podestà e lo hanno costretto a dimettersi.

INFERMIERE (sempre ironico, canterellando) Tutti i gerarchi rubavano.

PAZZO Nessuno dovrebbe condannare.

DOTTORESSA (leggermente turbata) Come era mio zio?

PAZZO Onesto, si diceva. Ma duro, spietato, fanatico, quando si sentiva protetto.

INFERMIERE Insinua forse che non aveva coraggio?

PAZZO Non lo so. Aveva disertato, poco prima di Vittorio Veneto. Poi ci fu l'amnistia, altrimenti lo avrebbero fucilato. Se la cavò con qualche mese di carcere. Il duce aveva fatto una legge per la quale i disertori non potevano ricoprire cariche pubbliche. Gli antifascisti ne approfittarono chiedendone l'applicazione al governo.

INFERMIERE Il duce provvide a sanare l'onta.

PAZZO (senza avvertire l'interruzione) Il duce non poteva smentirsi. Quando da Roma venne l'ordine di dimetterlo, alla provincia non sapevano come dirglielo.

INFERMIERE Però glielo dissero.

PAZZO Il podestà chiese una compensazione. "Nominatemi custode del cimitero" fu la sua proposta.

DOTTORESSA Come è possibile? Una follia!

PAZZO Non dia questo nome agli eventi che accadono fuori da questo posto. Il podestà non era pazzo. Padrone del cimitero, divise le tombe in due schieramenti. Gli ex amici e gli ex nemici. I primi avevano fiori, la tomba ripulita ogni giorno, una voce affettuosa che li consolava, ricordava i tempi andati. I nemici erano sempre impolverati. E ricevevano le più feroci ingiurie.

DOTTORESSA Si. Mi ricordo. La mamma mi diceva delle cure che aveva per la tomba di mio padre, che male c'è? Dopotutto era suo cugino! Avrà avuto delle attenzioni particolari per coloro che erano stati suoi amici.

PAZZO No, signorina. Era un disegno preciso. Attuare sui morti il potere che prima esercitava sui vivi.

DOTTORESSA Giocare coi morti! Che senso può avere?

PAZZO Signorina! Da quando la gente non è più sicura di andare all'altro mondo alla tomba ci tiene. Il podestà, come custode del cimitero, contava più di quando era capo del municipio. I morti hanno bisogno di essere trattati bene e tutti dobbiamo morire ed abbiamo un parente, un amico morto.

DOTTORESSA Ma si tratta di un potere macabro. Come si può giungere a tanto? Il cimitero... come una prigione!

PAZZO Il podestà aveva anticipato i tempi. Continuava a portare quel basco con la testa di morto che ora si addiceva al nuovo compito. Aveva capito che si andava a finire a campi di sterminio e lui ne aveva preparato uno, in anticipo, nel quale le vittime non avevano bisogno di essere catturate.

Cessa la musica del ventennio

INFERMIERE Stiamo perdendo tempo.

PAZIENTE Questa mi sembra una fandonia.

PAZZO Ognuno crede quello che vuole. (riprende il suo posto)

DOTTORESSA Ritorniamo a noi. (al paziente) Come mai dal caso è passato a Dio?

PAZIENTE Amo la musica.

DOTTORESSA Come sarebbe?

PAZIENTE Le sfere celesti. Non le ho mai sentite suonare. Non le si avverte, lo so, perché le note sono costanti. Ma allora è come se fossero mute. IL come possedere una bella voce, cantare, e nessuno ti sente.

DOTTORESSA Perché dice questo?

PAZIENTE Avevo una voce potente e delicata, da tenore. Ma non ho mai provato ad esibirmi. Se apro la bocca per cantare e non sono solo resto preda del panico. Avrei tanto voluto... Questo dottoressa è il mio più grande desiderio, avrei voluto che la mamma, almeno una volta mi sentisse. Forse, se si spegnessero le luci, al buio, come accade quando un treno entra in galleria, forse allora avrei il coraggio di esprimermi. Sono in tanti nelle mie condizioni. State attenti quando manca la corrente e le luci si spengono. Aprite le finestre. ú difficile che non sentiate una melodia, una voce raffinata, soprano, tenore, baritono...

PAZZO Anche questa è una solenne bugia.

PAZIENTE (al pazzo) Non ti sopporto più, demonio.

PAZZO (sempre calmo) Tu non sopporti la verità.

PAZIENTE La verità è quello che si vede, si tocca, si osserva. La verità è la parola di coloro che sanno. I miei compagni di classe sono tutti dispersi per non avermi creduto. Tu sei l'ultimo che può ancora guardare nel mio specchio. Te lo mostrerò, (mette la mano in tasca) ti costringerò a specchiarti...

PAZZO (si volta, come per andare via)

DOTTORESSA (calma, al pazzo) Si tranquillizzi nessuno le fa del male.

INFERMIERE (trattenendo il paziente riesce ad impossessarsi del rottame di specchio)

PAZZO (ritorna, alla dottoressa) Lei non ha guardato nello specchio.

DOTTORESSA Cosa si vede.

PAZZO Ognuno vi scorge un essere diverso. Colui che in quel momento più lo turba.

DOTTORESSA Lei che ha visto?

PAZZO Un essere infame. Non posso dirlo dottoressa.

DOTTORESSA Deve dirlo. Per me è essenziale. Non potrei altrimenti agire per la vostra salute.

PAZZO Non posso dirlo. La prego, nel suo interesse.

DOTTORESSA Invece deve dirlo. Glielo ordino.

Riprende l'accordo forte degli archi

PAZIENTE (fa per avventarsi contro il vecchio pazzo).

DOTTORESSA (decisa, ma calma) Parli, le dico.

PAZZO L'ha voluto lei. Ho visto suo padre...

DOTTORESSA Continui.

PAZZO Suo padre. Il podestà era stato l'amante di sua madre.

DOTTORESSA Mio Dio!

PAZIENTE Non ti permetto di insultare questa donna che mi cura con l'affetto di una madre.

PAZZO (calmo) Non insulto nessuno.

PAZIENTE Tu vuoi ferire coloro che mi amano. Tocchi gli affetti più cari. I genitori. La madre.

Il paziente fa per avventarsi, trattenuto dall'infermiere

DOTTORESSA (triste, al pazzo) t vero quello che ha detto?

PAZZO (urla) E' vero. E' orribile. Lei mi ha costretto, signorina. Quello che ho detto è la colpa della mia vita. (disperato e sorpreso) Aveva ragione il professore. Esiste sempre una colpa: se non c'è nel passato si guardi nel futuro.

(corre agitato verso l'uscita a destra)

Il paziente esce di scena inseguendo il pazzo. L'infermiere porge alla dottoressa il rottame di specchio. La dottoressa vi guarda, esita, poi si precipita anch'essa verso l'uscita di destra. Mentre i suoni orchestrali si trasformano in rumori di movimenti concitati provenienti dal retro delle quinte, l'infermiere continua a prendere appunti, in piedi, come se il fracasso non lo riguardasse, mal celando una sua segreta soddisfazione. Cessati i rumori, la dottoressa rientra lentamente, sconvolta. Tiene in mano un cuscino

DOTTORESSA E' morto!

SIPARIO

SECONDO ATTO

Aula di tribunale arredata come potrebbe immaginarsi in un sogno. Aria ossessiva di chiuso ed isolamento. Si intravede oltre la vetrata un archivio. Ingressi laterali

Scena I

Presidente - Pubblico Ministero

Il presidente, avvolto nella toga, è interpretato, in maniera riconoscibile, dallo stesso attore che nel primo atto impersonava il primario. Lo stesso per il pubblico ministero, interpretato dallo stesso attore che aveva il ruolo dell'infermiere.

All'apertura del sipario un motivo allegro informa del mutamento di tono della rappresentazione

PRESIDENTE (con la stessa, riconoscibile intonazione del primo atto, mentre si avvicina, dall'esterno, seguito dal pubblico ministero) Esiste sempre le dico. Non è possibile commettere un delitto senza lasciare delle tracce. Le prove non le scoprono soltanto coloro che non sanno cercarle.

Entra. Il pubblico ministero si attarda a cercare un fascicolo nell'archivio

PRESIDENTE Signor pubblico ministero, non perda tempo a cercare tra gli incartamenti. Vediamo di incominciare.

PUBBLICO MINISTERO La sua immensa cultura la porta spesso ad enunciare teorie originali, mi scusi, francamente non sostenibili.

PRESIDENTE Ma è la verità, caro collega. Colui che ha commesso un delitto è ossessionato dalla colpa. Le prove le indossa. Sono marcate sul corpo. Le mostrerà durante il processo.

PUBBLICO MINISTERO (entrando) Anche nel caso il delitto sia stato commesso da una donna? Presidente mi consenta. Se la sua teoria fosse generalizzabile... perché non affermo che in alcuni casi, casi particolarissimi, non risulti applicabile... non esisterebbero delitti perfetti.

PRESIDENTE E infatti non ne esistono. C'è solo l'imbecillità dell'istruttoria che porta in aula, sotto accusa, degli innocenti.

PUBBLICO MINISTERO Se invece il colpevole è presente?

PRESIDENTE Non è possibile usare il divano. Lo ammetto. La procedura non lo consente. Ed è un bene. Spetta all'accusa far emergere dalla memoria dell'imputato i particolari delle vicende che hanno portato all'intenzione di compiere il delitto. Si trovano talvolta in un passato remoto, tal'altra in un trauma che ha preceduto di poco la decisione. Insomma lei deve comportarsi...

PUBBLICO MINISTERO Come se svolgessi un esame psichiatrico, in una casa di cura.

PRESIDENTE Naturalmente solo quando il pubblico è presente. Non negli interrogatori privati. Mancherebbe l'atmosfera. Si sbrighi, cominciamo. Speriamo di farcela in una sola seduta.

Scena II

Gli stessi. Poi la dottoressa e l'avvocato. Quest'ultimo è interpretato dallo stesso riconoscibile attore che nel primo atto era il pazzo

PRESIDENTE Avanti l'imputata e la difesa.

Entra la dottoressa seguita "l'avvocato. La dottoressa prende posto sul banco degli imputati. Poco discosto il suo difensore. Il pubblico ministero dalla parte opposta

PRESIDENTE (con aria burocratica) Conoscete tutti l'imputazione. La dottoressa qui presente, nome, luogo e data di nascita risaputi, laureata in psichiatria, esercitava in una casa di cura modello, nella quale veniva lasciata la più ampia libertà agli ammalati. Il pomeriggio del giorno che tutti sapete, un vecchio pazzo (guarda l'avvocato, sorpreso di vederlo vivo) ... mi scusi avvocato, se lei mi guarda in quel modo mi fa confondere. Adesso debbo riprendere da capo.

AVVOCATO Avevo lo sguardo rivolto a terra.

PRESIDENTE Si sa che la luce viene riflessa dai pavimenti. Quando sono lucidi come questo.

AVVOCATO Mi scusi.

PRESIDENTE (riprendendo) Dunque... La qui presente Dottoressa, nome eccetera, svolgeva mansioni professionali di psichiatra in una casa di cura sperimentale. (guarda il pubblico ministero che annuisce). Quel pomeriggio il primario si era assentato. La dottoressa procedette ad un interrogatorio non abbastanza ortodosso (guarda con intenzione il pubblico ministero). Ne risultò una eccitazione particolare di un vecchio pazzo (guarda l'avvocato) ritenuto sino allora abbastanza tranquillo. Questi, furioso, ricordò di aver conosciuto da giovane la madre della dottoressa e le rivelò che il suo vero genitore non era il marito morto della madre, bensì il custode del cimitero. Questa coincidenza di fatti lugubri fece scattare l'intento omicida dell'imputata, la quale, malgrado fosse stata trattenuta dai presenti, insegui il vecchio pazzo e lo strangolò nel dormitorio.

PUBBLICO MINISTERO Presidente, mi scusi. Ma tutto questo non può essere contenuto nel capo di accusa. Le motivazioni dell'omicidio debbono scaturire dal dibattimento. Mi pare che, senza volerlo, lei sia stato indotto ad applicare anzitempo le sue teorie. Cosi facendo mi toglie la soddisfazione personale di costringere l'imputata alla confessione.

PRESIDENTE Accolgo la sua protesta. L'accusa si riduce a questo. Dopo un diverbio con il vecchio pazzo la dottoressa lo strangolò nel dormitorio. Da questo momento parlerò il meno possibile.

AVVOCATO Sono io adesso che le chiedo quali sono gli elementi sui quali si basa l'imputazione.

PRESIDENTE Anzitutto le testimonianze.

AVVOCATO Quante?

PRESIDENTE Tante e solo una. Tante di pazzi, ricoverati in quella casa, i quali un giorno dicono una cosa, un altro la negano. i pazzi si imitano a vicenda. Se uno afferma, affermano tutti gli altri.

PUBBLICO MINISTERO Perché non li ha interrogati separatamente?

PRESIDENTE Impossibile. (pausa; staccando) Se resto solo con loro si comportano come se io fossi il primario.

AVVOCATO E' l'effetto repressivo della toga.

PRESIDENTE La toga non è un camice avvocato. Rappresenta la Giustizia non la Cura.

AVVOCATO Vorrei sapere dal pubblico ministero cosa hanno riferito nel suo interrogatorio.

PUBBLICO MINISTERO Contraddittorie. Le loro deposizioni non sono probanti. Le ho escluse.

AVVOCATO Chiedo che i relativi verbali di interrogatorio vengano annessi agli atti.

PRESIDENTE (all'avvocato) Desidera che ne dia lettura?

AVVOCATO Per il momento no. Ne conosco il contenuto. Allora resta un solo testimone.

PRESIDENTE E' esatto. Poi c'è il referto medico. Le risultanze del sopralluogo della polizia. Se non c'è altro passerei all'interrogatorio. Dottoressa, quale è la sua versione dei fatti?

DOTTORESSA (recitando a memoria una deposizione ripetuta tantissime volte) Quel povero vecchio che nel capo d'accusa figura come un pazzo sconvolto per la rivelazione che gli era sfuggita. Scappò via verso il dormitorio. Temevo volesse farsi del male. Quando giunsi nel dormitorio lo trovai accasciato ai piedi del letto. M guardava implorante; mormorò qualche parola di scuse. Ero sconvolta. Mi appoggiai al letto. Strinsi un cuscino. Il paziente che è venuto a testimoniare era seduto sul letto. Sconvolto anche lui. Mi guardava con odio. Ebbi paura. Scappai. Sulla soglia della camerata mi fermai. Mi volsi e lo vidi immobile. Tornai. Non mi restò che constatare la sua morte. Una immensa tristezza. Morto.

AVVOCATO Ahi! (gesto di sofferenza del pazzo)

DOTTORESSA (continuando) Voleva aiutami. Strinsi ancora il cuscino.

PRESIDENTE Morte per apoplessia, dice il referto medico. (alla dottoressa) Ha altro da aggiungere?

DOTTORESSA (fa segno di diniego).

PRESIDENTE Si introduca il testimone.

Scena III



Gli stessi più il paziente

Entra il paziente, accompagnato dal motivo musicale iniziale, in eleganti abiti borghesi, e si pone davanti al giudice

PRESIDENTE (mormora rapidamente come se pregasse finendo a voce alta con) Dica "Io giuro".

PAZIENTE Giuro.

PRESIDENTE Il suo nome sta su tutti i giornali.

PAZIENTE Si, lo so. Grazie.

PRESIDENTE Vuole precisarci la sua professione, sulla quale esistono versioni contrastanti.

PAZIENTE Sono laureato in medicina ed esercito psichiatria da anni. Mi si è voluto far passare per giornalista perché ho scritto diversi servizi sull'accaduto. Non era mia intenzione scrivere quegli articoli. Mi sono deciso a farlo dato che non riuscivo a resistere alle pressioni per concedere interviste. Meglio parlare in proprio che lasciarsi interpretare da intervistatori interessati.

PRESIDENTE Vuol precisare alla corte perché si era finto pazzo facendosi ricoverare in quella casa di cura?

PAZIENTE Mi interessavano i metodi che il primario (guarda il presidente) ricavava da una sua teoria sul rapporto tra colpa e follia, del tutto diversa da quella tradizionale. Avevo letto alcuni studi recentemente pubblicati, nei quali il primario vanta risultati, se non strabilianti, di certo non comuni.

PRESIDENTE Il pubblico ministero ha facoltà di interrogare il teste.

PUBBLICO MINISTERO (con aria annoiata, al paziente) Racconti i fatti.

PAZIENTE Il primario uscendomi aveva affidato alle cure dell'imputata. Purtroppo non ero molto interessato agli avvenimenti. La dottoressa, invece di adeguarsi alle istruzioni del primario seguiva un metodo suo... piuttosto tradizionale, se mi è permesso. Adoperando i trucchi del mestiere la dottoressa mi convinse a parlare della mia adolescenza. Naturalmente inventai delle storie piuttosto strane al fine di essere creduto bisognoso di cure. Tra professionisti il gioco può essere facilmente reciproco. Avevo anche io il mio mestiere: caduto per il momento l'interesse che mi aveva spinto a farmi ricoverare in quella casa di cura mi divertii a farla parlare. Dal racconto della sua infanzia, un vecchio pazzo, ricoverato, la riconobbe. Lei sa come sono gli infermi di mente! Senza un motivo che lo giustificasse, gli rivelò che il suo vero genitore non era il defunto marito di sua madre ma un altro che ella riteneva fosse suo zio.

PRESIDENTE (con aria soddisfatta, stropicciandosi le mani) Il custode del cimitero...

PAZIENTE Appunto. La vidi impallidire per l'emozione e la sorressi. Il vecchio pazzo ebbe una crisi isterica.

Strillava contro la dottoressa. Fui costretto a trattenerlo per evitare che passasse a vie di fatto anche nei miei confronti. Poi scappò improvvisamente verso l'uscita. Gli corsi dietro. Sopraggiunse la dottoressa. Era sconvolta. Mi ero appena distratto quando vidi le mani della dottoressa che stringevano il collo del pazzo, steso ai piedi del letto. Non feci in tempo a fermarla. è stato questione di attimi. La dottoressa afferrò un cuscino dal letto e fuggi. Tentai inutilmente di rianimare quel poveretto.

PUBBLICO MINISTERO Che fece dopo?

PAZIENTE Volevo chiamare la polizia, ma i pazienti non avevano accesso ai telefoni. Avevo pietà della dottoressa. Mi rendevo conto che una notizia del genere può avere un effetto sconvolgente anche sulla mente più sana. Sono medico ed avevo la certezza che per l'ucciso non c'era più niente da fare. Decisi di attendere il primario per consigliarmi con lui. Gli avrei rivelato la mia posizione. Mi avrebbe compreso. Mi ritirai nella mia stanza.

PUBBLICO MINISTERO Dove rimase sino alle ... ?

PAZIENTE A mezzanotte. La casa di cura era piombata in assoluto silenzio. Quando mi resi conto che il primario non sarebbe rientrato decisi di andarmene. La casa non era sorvegliata. Ritornai all'alba. Attesi il primario ed insieme prendemmo la decisione di avvertire la polizia.

PRESIDENTE C'è altro?

PUBBLICO MINISTERO No, per il momento.

PRESIDENTE Avvocato, a lei.

AVVOCATO C'è un solo testimone. Smentito per altro dal referto medico che asserisce una morte naturale. Desidero chiedere, se mi è consentito, prima di procedere all'interrogatorio del teste, come sarebbero le cose se durante la notte la dottoressa avesse preso ella stessa l'iniziativa di recarsi alla polizia e di denunciare il delitto come commesso dal teste. La situazione adesso sarebbe simmetricamente invertita. E lei, signor pubblico ministero, si darebbe da fare per far condannare colui che attualmente è qui in veste di testimone.

PUBBLICO MINISTERO (sottolineando la prima battuta) Naturale, è quello che accade in ogni processo. (pausa, riflette) la fatto è, caro avvocato, che quello che lei immagina non è avvenuto. E questa è la migliore prova della veridicità della testimonianza.

AVVOCATO Il pazzo è stato strangolato, non soffocato con un cuscino?

PAZIENTE Non ho mai affermato il contrario.

AVVOCATO Quello che lei afferma è in contraddizione con il referto medico.

PAZIENTE Riferisco solo quello che ho visto. Si può morire di paura, anche solo per timore di essere strangolato. Se cosi è stato non spetta a me dirlo: vale la perizia autoptica. Ritengo sia stata eseguita.

AVVOCATO Lei è medico e giornalista?

PAZIENTE Medico. Medico. Giornalista lo sono stato, se cosi può dirsi, solo in questa occasione.

AVVOCATO Gli articoli che ha scritto le sono stati pagati?

PAZIENTE Ho rifiutato ogni compenso.

PUBBLICO MINISTERO Questo la onora.

AVVOCATO Però ... però (cerca in una cartella) lei ha svolto diversi altri mestieri. Dopo gli studi e prima di decidersi per quello naturale cui la sua laurea lo indirizzava.

PUBBLICO MINISTERO Posso rispondere io, se il presidente lo consente.

PRESIDENTE Ma caro collega, ho sempre avuto fiducia nel suo lavoro, subalterno ma essenziale. Cosa sarebbe un re... Mi ha fornito in ogni caso degli indizi precisi. (guarda con intenzione l'avvocato).

AVVOCATO Delle colpe precise che l'hanno indotto a condannare.

PRESIDENTE Avvocato! Nell'interesse della società e se mi consente (riprende a guardarlo con intenzione) anche dell'imputato.

AVVOCATO In questo caso, caro presidente, non mi pare che l'imputata possa avere alcun interesse ad essere condannata.

PRESIDENTE Il pubblico ministero è autorizzato a parlare.

PUBBLICO MINISTERO Il testimone dopo la laurea è stato attore in un teatro sperimentale, candidato al parlamento per la lista di un grosso partito, ha anche tentato la carriera del prestigiatore.

AVVOCATO Naturalmente sempre senza successo.

PRESIDENTE (al pubblico ministero) Avvocato, ma cosa mi combina. Con la sua mania di precedermi mi mette sempre in difficoltà. Non ammetto che si discuta della vita del teste. Ella signor pubblico ministero, ha stretto alle corde l'imputata, con la forza cogente della pura logica? t questo quello che avrebbe dovuto fare. Non doveva cercare di sua iniziativa fatti estranei al processo.

AVVOCATO Mi oppongo alla procedura che ella signor presidente vorrebbe instaurare. Abbiamo qui un solo teste che smentisce la perizia medica. La perizia autoptica è meno importante. Può valere per le attenuanti. Poco importa se il pazzo è morto per paura di essere strangolato o per strangolamento. Ciò che occorre accertare è se effettivamente il teste afferma il vero quando dice di aver visto le mani della dottoressa che stringevano il collo del pazzo. E per questo occorre che lei lasci esaminare la personalità del testimone.

PUBBLICO MINISTERO Ma che vuole esaminare. Il teste è un professionista la cui serietà è dimostrata dagli impieghi che ha ricoperto nelle diverse case di cura, dalla stima dei suoi superiori. t ancora abbastanza giovane per il grado ospedaliero che gli è stato conferito... malgrado prima di scegliere la sua vocazione abbia tentato diverse strade, come è normale nei giovani.

AVVOCATO Lo riconosco.

PRESIDENTE Ma se lo riconosce, perché fa queste richieste inutili? Siano cancellate dal verbale. Non le debbo insegnare io il mestiere! Chieda piuttosto se il corpo del delitto è stato ritrovato. Signor pubblico ministero, lei ha visto almeno una fotografia del cadavere?

PUBBLICO MINISTERO Ero presente al sopralluogo della polizia. Ho visto il cadavere.

PRESIDENTE (guarda l'avvocato, sorpreso di vederlo vivo) Morto?

PUBBLICO MINISTERO Signor presidente, i cadaveri sono tutti morti.

PRESIDENTE Adesso, signor pubblico ministero illustri le indagini che ha condotto per accertare il movente del delitto.

PUBBLICO MINISTERO Mi sono recato ad Arcidiacono ed ho interrogato tutti gli anziani che ho potuto...

PRESIDENTE Per sapere come il custode trattava la tomba del padre dell'imputata.

PUBBLICO MINISTERO (al presidente) Come fa a saperlo?

PRESIDENTE Ma è naturale, si tratta di una faccenda macabra.

PUBBLICO MINISTERO Ebbene (con l'aria di chi vuol sorprendere) la tomba del marito della fornaia, madre dell'imputata, era trattata con la massima considerazione. Come quella di uno dei più cari amici del custode.

PRESIDENTE Ha potuto accertare se l'imputata era al corrente delle manie partigiane del custode e di questa particolare preferenza dimostrata per il suo presunto genitore?

PUBBLICO MINISTERO Ho accertato che l'imputata era a conoscenza del comportamento del custode. Ho con me diverse deposizioni giurate. (le deposita sul banco del presidente) Qui deve rintracciarsi il movente del delitto. Quando il pazzo ha rivelato alla dottoressa l'identità del suo vero genitore ella deve aver realizzato che il tradimento della madre nei confronti del suo marito defunto si era svolto con il pieno consenso, forse interessato, di lui... del marito della madre. Altrimenti come spiegare questa amicizia nel campo di concentramento ... scusi nel cimitero? Questa è la vergogna più grande per un'anima sensibile. Deve aver inseguito il pazzo per fargli ripetere se quanto aveva raccontato era proprio vero ed, ai suoi segni di assenso, ha smarrito la ragione.

AVVOCATO Faccio notare che la dottoressa è laureata in psichiatria e non può nutrire simili pregiudizi.

PRESIDENTE A verbale i risultati dell'inchiesta del pubblico ministero e la dichiarazione dell'avvocato difensore.

AVVOCATO Anche se il presidente esclude l'interrogatorio del teste ho il dovere di mostrare tutti gli elementi che ho raccolto sul suo passato.

PRESIDENTE Non escludo l'interrogatorio. Non ho consentito quella richiesta ... avvocato, (sottovoce) un po' stupida, mi consenta, (a voce alta) di indagare sulla personalità del teste.

PUBBLICO MINISTERO Non permetto al difensore di insultare il teste.

AVVOCATO Non lo accuso di delitti, né desidero infamarlo. Intendo solo interrogarlo.

PRESIDENTE Interrogare! Scrutare! Affascinante! Avvocato, prosegua.

AVVOCATO (al teste) Lei è nato ad Arcicurato?

PAZIENTE Si.

AVVOCATO Dove si è trattenuto sino al compimento del suo ventesimo anno.

PUBBLICO MINISTERO Protesto energicamente. Quello che al teste è accaduto in occasione del suo ventesimo compleanno non ha alcuna attinenza con questo processo.

PRESIDENTE (sottovoce al pubblico ministero) Come fa a sapere del ventesimo compleanno? (a voce alta) Il compleanno è escluso dall'interrogatorio.

AVVOCATO Mentre si trovava nella casa di cura ella (al paziente) ha raccontato diversi episodi della sua infanzia e della sua adolescenza.

PAZIENTE Dovevo pur fingere di essere ammalato.

AVVOCATO Naturalmente. Tuttavia le sarei grato se volesse dire per sommi capi alla corte gli episodi che raccontò quel pomeriggio.

PAZIENTE Non ho alcuna difficoltà. Inventai che il mio primo amico cadde da una rupe alta più di trecento metri e restò vivo, riducendosi il danno ad una gamba rotta, perché miracolosamente ... ed inverosimilmente, lungo la traiettoria della caduta a terra si trovavano per caso dei materassi.

AVVOCATO Continui.

PAZIENTE Poi dissi di essermi bruciate le gambe andando a raccogliere un pallone tra i rifiuti che ardevano. Ho detto di una capra innamorata che, per gelosia di se stessa, che si vedeva riflessa in uno specchio, le si scagliò contro, mandando in frantumi il vetro.

AVVOCATO C'è un episodio di maggiore importanza.

PAZIENTE Quale? ... Ah, si. Il sangue che si trovava ogni mattina sui petali dei garofani che adornavano le immagine della madonna.

AVVOCATO Nient'altro?

PAZIENTE Non ricordo di aver raccontato altri episodi.

AVVOCATO Ne è proprio certo?

PAZIENTE Le ripeto. Non ricordo di aver detto altro. Non posso rammentare tutte le fandonie che quel pomeriggio mi sono venute in mente.

AVVOCATO E tutte le ha inventate li per li? Nessuna connessione (ripete i gesti del primo atto a proposito delle corrispondenze ... uno, due, tre ... ) con qualcosa di veramente accaduto nella sua infanzia?

PUBBLICO MINISTERO Protesto.

PAZIENTE Non ho difficoltà a rispondere. Tutte inventate.

AVVOCATO Per il momento non ho altro da chiedere.

PRESIDENTE (frettoloso) Allora procediamo alle arringhe.

AVVOCATO Avrei una richiesta diversa.

Ritornano i brevi accordi che nel primo atto accompagnavano gli interrogatori

AVVOCATO Vorrei signor presidente che lei autorizzasse la dottoressa ad interrogare il teste.

PRESIDENTE Vuole un confronto?

PUBBLICO MINISTERO Non mi oppongo.

AVVOCATO Non un confronto ma un vero interrogatorio. Come nell'anticamera di accettazione di una casa di cura.

PUBBLICO MINISTERO Ma qui siamo in un tribunale, mi oppongo.

PRESIDENTE Siamo in un tribunale, opposizione accolta.

AVVOCATO Se questa è la motivazione mi consenta di insistere. Desidero dimostrare che la motivazione della ripulsa non è valida.

PRESIDENTE (al pubblico ministero, sottovoce) Come al solito lei mi nasconde qualcosa con la quale intende fare bella figura. Su me la dica.

PUBBLICO MINISTERO (al presidente, sottovoce) L'assicuro che sono sorpreso anche io della richiesta.

AVVOCATO Lei (al presidente) è convinto di trovarsi in un tribunale di cui è presidente, lei (al pubblico ministero) è il pubblico ministero, c'è un testimone, una imputata, c'è un avvocato difensore. Nessun dubbio in proposito.

PRESIDENTE Mi pare evidente.

AVVOCATO Ma se cambiassimo il contesto?

PRESIDENTE Cosa significa?

AVVOCATO Deduciamo di essere in un tribunale dal fatto che c'è uno scanno per gli imputati, un posto per l'accusa, uno per il difensore. C'è un testimone. Sappiamo che il presidente è stato nominato dopo una lunga ed onorata carriera. Cosi tutti gli altri hanno meritato i loro ruoli. Anche per colei che difendo ci sono motivi perché sieda sul banco degli imputati. All'ingresso c'è una scritta abbastanza appariscente "Tribunale di Stato". Sono questi gli elementi che ci comunicano di trovarci in una sala di tribunale.

PRESIDENTE Non posso negarlo.

AVVOCATO Ebbene si tratta solo di una metacomunicazione.

PRESIDENTE Meta ... che?

AVVOCATO Metacomunicazione. Se lei si trova in strada ed assiste ad un delitto che cosa fa?

PRESIDENTE Do l'allarme, soccorro la vittima e, se ci riesco, arresto il colpevole.

AVVOCATO Supponga adesso di vedere la stessa scena a teatro, ben recitata. Quale e il suo comportamento.

PRESIDENTE Applaudo.

AVVOCATO Perché sa di essere in teatro. Chi glielo ha detto? La metacomunicazione. Il palcoscenico, le poltrone in sala, il sipario, tutto questo insieme è la metacomunicazione che le ha fatto capire che gli attori stanno fingendo.

DOTTORESSA, PRESIDENTE, PUBBLICO MINISTERO, PAZIENTE E', vero.

AVVOCATO Supponga ora che gli attori non abbiano finto. Che il delitto sia stato effettivamente commesso dagli attori. Lei, ingannato dalla metacomunicazione, non se ne rende conto, non prende alcun provvedimento, applaude e se ne torna a casa con la coscienza tranquilla.

Lunga pausa

PRESIDENTE (sottovoce all'avvocato) Ho una strana impressione, avvocato, come se lei non fosse del tutto sano di mente. Mi scusi, non desidero offenderla.

AVVOCATO Non mi offende affatto. Me l'aspettavo.

PRESIDENTE Ma tutto questo cosa ha a vedere con la sua richiesta?

AVVOCATO Desideravo farle notare che le istituzioni sono per noi quali i simboli le designano. Provi ad immaginare un esercito senza divise, le trombe e la bandiera; non farebbe paura alla Repubblica di S. Marino. Una chiesa senza l'altare e le campane; il diavolo vi resiste al più bravo degli esorcisti. Un teatro (fa col braccio un gesto circolare ad indicare il sipario, il pubblico) senza spettatori - capita, sa, signor presidente - diventa un processo a porte chiuse: al regista, agli attori.

Da questa affermazione gli attori si rendono conto che non

sono dei personaggi e ne ridono

PRESIDENTE Ebbene?

AVVOCATO Conosco ... conosco una chiesa sconsacrata. Hanno abbattuto il campanile. Al posto dell'altare uno schermo. Proiettano film pornografici. Basta un nulla.

PRESIDENTE Ammetto che non è stato molto pio.

AVVOCATO Vorrei riconoscesse che a tutti noi può capitare di essere identificati per strada, come a quel re della fiaba che ognuno vedeva coperto di orpelli, fino a quando un bambino gridò: "ma è nudo".

PRESIDENTE Ma adesso con tutte queste automobili i bambini non ci sono più per strada. Tutti schiacciati.

AVVOCATO Mi consenta un esempio. Supponiamo per un istante che tutti noi non siamo entrati perla porta principale. Non abbiamo visto la scritta "Tribunale". In questa stanza abbiamo trovato mobili bianchi, una sedia a dondolo, un grande tavolo, una libreria di testi sulla follia. Cosa penseremo?

PRESIDENTE, PUBBLICO MINISTERO Di trovarci in una casa di cura.

AVVOCATO Tutti con altri ruoli.

PRESIDENTE No, la mia autorità non mi consentirebbe di essere meno che il primario.

AVVOCATO (ironico) D'accordo, ed io con la mia età sarei un vecchio pazzo. Signor presidente, mi permetto di ricordarle che lei ha ammesso, s'intende come pura ipotesi, di aver assistito ad un vero delitto ed il contesto l'ha indotto a scambiarlo per una rappresentazione.

PRESIDENTE L'ho ammesso.

AVVOCATO Quindi deve ammettere che i contesti possono essere ingannevoli. Non potrà mai avere la certezza assoluta di trovarsi in un tribunale, che la dottoressa è una imputata ed il pubblico ministero non sia per caso (accenna al pubblico ministero)

PUBBLICO MINISTERO Ma qui non siamo in teatro. L'interrogatorio sarebbe contrario ad ogni procedura.

PRESIDENTE (sottovoce al pubblico ministero) Vede cosa ottiene col nascondermi i fatti? Mi ha fatto cadere nella trappola. (a voce alta) L'interrogatorio è ammesso.

... un infermiere.

PRESIDENTE Posso però fare prove per accertarmi, appena ho qualche dubbio. Se mi trovo in teatro e sospetto che un vero delitto sia accaduto sulla scena, mi precipito sul palcoscenico, per constatare la realtà. Poi mi comporto come se il delitto lo avessi visto per strada.

AVVOCATO E' proprio questo che desidero offrirle. La prova che ci troviamo in un tribunale. Lasci che la dottoressa interroghi il teste.

Lunga pausa. Tutti guardano la dottoressa che resta indifferente. Si risente il brano musicale dell'inizio del secondo atto. Lunga pausa

PRESIDENTE (alla dottoressa) Che aspetta?

DOTTORESSA Vorrei un camice.

PRESIDENTE E' indispensabile?

DOTTORESSA Mi aiuterebbe.

PRESIDENTE Una toga va bene lo stesso?

AVVOCATO (al presidente) Ma se lei stesso ha detto che la toga è la legge ed il camice è la cura.

PRESIDENTE L'ho detto. Ma adesso non mi è più chiaro che fa la dottoressa. (facendo comprendere il dubbio) Condanna, guarisce?

AVVOCATO Secondo la sua teoria non ci dovrebbe essere differenza.

DOTTORESSA Non importa. Non so bene cosa chiedere.

PRESIDENTE Lo inchiodi con logica ferrea.

PUBBLICO MINISTERO (al presidente, sottovoce) Ma lei per chi parteggia.

PRESIDENTE (sottovoce al pubblico ministero) Naturalmente per lei. Solo che quando uno interroga non resisto a non tifare per l'interrogante.

AVVOCATO Col suo permesso, presidente, inizierò io con una contestazione al teste.

PUBBLICO MINISTERO Il ventesimo compleanno non ha niente a vedere con il presente processo.

PRESIDENTE (al pubblico ministero) Quante volte le devo dire di non essere pedante?

AVVOCATO Vorrei che il teste facesse uno sforzo di memoria per ricordare un'altra affermazione di quel pomeriggio.

PAZIENTE Che importanza possono avere le panzane che ho inventato?

AVVOCATO Questo lo giudicherà la corte. Ritiene di poter ricordare di essersi vantato di possedere una bella voce?

PAZIENTE (impallidendo, incerto) Può darsi.

AVVOCATO (alla dottoressa) Signorina, ha aggiunto qualche particolare?

DOTTORESSA NE pare di si. Ha detto che riesce a cantare solo al buio.

AVVOCATO (al paziente, severo) Questo ha dimenticato di averlo affermato?

PAZIENTE Non l'ho dimenticato. Lei mi ha chiesto di dirle le fandonie inventate quel pomeriggio.

AVVOCATO Perché, questa?

PAZIENTE Non è una frottola. E' verità.

AVVOCATO Presidente, in attesa dell'interrogatorio da parte dell'imputata, vorrei chiederle di poter effettuare un esperimento.

PRESIDENTE Sarebbe?

AVVOCATO Chiedo l'autorizzazione a che vengano spente le luci ed il teste sia invitato a cantare.

PUBBLICO MINISTERO L'avvocato difensore deve essere convinto che tutti noi siamo attori di teatro. Mi oppongo signor presidente, per la serietà e l'onorabilità di questo consesso. Con i tempi che corrono

non si può essere mai sicuri di quello che può accadere a luci spente.

PRESIDENTE Però la cosa mi incuriosisce. Quando va via la luce mi affaccio sempre alla finestra. t un'abitudine che avevo da piccolo. Allora si sentivano le serenate. Adesso strillano gli antifurto. Tutti assieme. Non nascondo che ascoltare una bella vocina al buio fa piacere.

AVVOCATO Allora procediamo.

PRESIDENTE Spegnete le luci.

Buio. Silenzio. Poi la voce del paziente aspra, stonata. Luci

PRESIDENTE Che schifo!

PUBBLICO MISTERO Questo è un giochetto idiota. Il teste ha affermato di saper cantare al buio. Si fa la prova e si trova che non è vero. Signor presidente (urlando) protesto con tutta la violenza della mia indignazione. Questo è un metodo ignobile. Come si può dedurre la cattiva fede del testimone dalla semplice circostanza che egli in buona fede ritiene di avere una ottima voce mentre in realtà...

PRESIDENTE e PUBBLICO MINISTERO Fa schifo.

PUBBLICO MINISTERO Il teste può ritenere in perfetta buona fede di essere un perfetto cantante notturno. Non per questo è un gufo o una civetta... volevo dire non per questo è in malafede.

AVVOCATO Non ho affatto intenzione di trarre queste conclusioni. Il motivo dell'esperimento del quale siamo stati testimoni è più profondo e lo chiarirò al momento opportuno. Le ragioni della scarsa fiducia che può essere accordata al teste sono diverse e mi accingo ad enumerarle. (al paziente) Perché, dottore,

ella afferma di aver inventato l'episodio del suo primo amico caduto da una rupe da grande altezza?

PAZIENTE Non so. t la prima cosa che mi è venuta in mente.

AVVOCATO Anche il fatto che i suoi compagni non hanno creduto alla storia?

PAZIENTE Naturalmente.

AVVOCATO Signor presidente, ho con me una dichiarazione giurata del sindaco di Arcicurato il quale afferma che in paese esiste un coetaneo del teste, probabilmente suo compagno di scuola, che è zoppo per poliomelite infantile (pone la deposizione sul tavolo del presidente).

PAZIENTE Lo ricordo bene. In effetti si tratta di un mio ex compagno di scuola. Probabilmente sarà stato il suo ricordo ad ispirarmi l'episodio che ho inventato per la dottoressa.

PUBBLICOMINISTERO (all'avvocato) Non capisco dove vuole arrivare.

PRESIDENTE Caro collega, lei non deve capire. Deve attaccare. Perché non ha pensato prima a preparare una contro testimonianza al sindaco?

PUBBLICO MINISTERO Non necessito tutela. So bene come comportami. Caro avvocato, (con enfasi) lei è su una cattiva strada, piena di buche, le curve strette, non ci sono i parapetti, gli alberi sono stati tagliati, le scarpate sono ripide, manca la visibilità in curva, le pendenze sono elevate, l'aria è afona per cui non si sentono le trombe, mancano i limiti di velocità, il più vicino posto di polizia stradale è a ottanta chilometri di distanza, non ci sono rifornitori di benzina, i bambini si sono divertiti a spostare la segnaletica...

PRESIDENTE (al pubblico ministero) Che le prende?

PUBBLICO MINISTERO Signor presidente è uno sfogo retorico. Bisogna pur convincere la giuria.

PRESIDENTE Continui.

PUBBLICO MINISTERO Insomma quello che ha detto (con aria di sufficienza) caro avvocato non dimostra un bel niente. Che importanza può mai avere il fatto che il teste avesse un compagno poliomelitico?

AVVOCATO Niente se si trattasse di un fatto isolato. Ma ho con me altre testimonianze. Un giornalaio di una città industriale del nord e la sua legittima consorte, entrambi nativi di Arcicurato, entrambi, come io stesso ho potuto controllare dai registri scolastici le cui pagine di interesse riporto in fotocopia (le sventola), entrambi Signor presidente compagni di scuola del teste hanno riferito e giurato (deposita i documenti) che all'età di circa sette anni il dottore si fece vedere in giro con le gambe e le mani fasciate asserendo di essere precipitato nelle fiamme, o qualcosa del genere, allo scopo di recuperare un pallone.

PAZIENTE (all'avvocato) Potrebbe descrivermi la figura fisica del giornalaio e della moglie? (al presidente) Potrei conoscerne i nomi dal registro?

PUBBLICOMMSTERO Ma cosa le prende dottore? Lasci stare. (all'avvocato) La sua pista non conduce...

PRESIDENTE Adesso non ci faccia una disquisizione sui cani da caccia.

PUBBLICO MINISTERO Me ne guarderei, signor presidente, ella ha proibito ogni esaltazione di sentimenti sublimi quale solo l'arte della retorica, soprattutto con riferimento alla cinegenetica, alle virtù di Atalanta...

PRESIDENTE Signor pubblico ministero!

PUBBLICO MINISTERO NE rendo conto, mi rendo conto

che non dobbiamo influenzare H giudizio della giuria con l'arte sublime della poetica ma attenerci ai fatti. Questo la onora signor presidente, mi creda, mi creda, la onora.

PRESIDENTE (infastidito e benevolo) Avanti!

PUBBLICO MINISTERO Signor presidente, perché il teste non potrebbe essere stato stimolato ad inventare l'episodio del fuoco ampliando un episodio realmente accaduto? t naturale. Nessuno inventa niente dal niente.

AVVOCATO Continuiamo. Ho rintracciato in diverse città altri compagni di gioventù del teste.

PAZIENTE Ha tutti gli indirizzi? Sapesse quanto piacere avrei di rivederli. Che cosa fanno?

PUBBLICO MINISTERO (al teste) Ma le sembra il momento? Non interrompa.

AVVOCATO Ebbene tutti, dico tutti coloro che erano in piazza un certo giorno ricordano, caro dottore, che ella si precipitò strillando al fenomeno: una capra, una capra che non poteva esistere, aveva rotto uno specchio che loro stessi hanno accertato essere integro. Sono queste signor presidente le deposizioni (le mette sul banco). Quanto al miracolo della Madonna, non ho bisogno di testimonianze. E riportato da tutti i giornali dell'epoca. Eccoli (li porge al presidente). A lei dottoressa.

Accordi di sottofondo

DOTTORESSA (dolce al paziente) Vorrei anche io rivedere i miei compagni di scuola. Sono cresciuti. Molti non li riconoscerei. Dispersi. Non fanno pettegolezzi. Non avrebbero il tempo. Lavorano quattordici ore al giorno: lavoro bianco, lavoro nero, spostamenti. Vivono il resto del tempo dormendo o davanti alla televisione. Con chi dovrebbero parlare? Sono cosi anche i suoi compagni. Prima o poi li incontrerà e vedrà che non sono suoi nemici. L'avrebbero creduto, o fatto finta, se solo da piccoli avessero capito quanto male le faceva la loro sfiducia. Voleva raggiungerli attraverso la stampa, la radio, la televisione. Perciò cercava mestieri di successo. Un medico, anche se è un bravo psichiatra, gode di una fama limitata. Voleva sorprenderli. Dovevano pensare: "è vero, il nostro amico ha detto sempre il vero. Ecco che egli è assurto a gloria nazionale, ma se non lo sapessimo dalla stampa, se ce lo dicesse lui non lo crederemmo. E invece dobbiamo arrenderci alla realtà. E vero il nostro compagno di scuola, colui che tante volte abbiamo preso in giro, ha avuto un successo che lo pone tra i grandi". Lei ci è riuscito, ma non nel modo corretto. Questo processo è ripreso da tutti i mezzi di comunicazione. I suoi compagni di infanzia la seguono, la riconoscono dalle foto dei giornali, dalle immagini televisive: dicono "però, si mantiene bene; non sembra invecchiato; e quanto è diventato importante". Lei è importante, dottore, perché mi farà condannare all'ergastolo. Lei vuole che io sia condannata?

PAZIENTE Si. Ma solo per un senso di giustizia. L'ho vista uccidere.

DOTTORESSA Mi ha visto uccidere! Adesso finalmente i suoi compagni sanno che effettivamente, effettivamente un avvenimento eccezionale è passato sotto i suoi occhi. Lei è un testimone di casi rari. Chi potrebbe smentirla? Sapranno tutti che nelle moderne case di cura i medici assassinano i pazienti. E tutti vorranno che i pazzi tornino ad essere rinchiusi nel manicomi. Coloro che pensano bene sono con lei dottore. Sarò condannata, ma il presidente della repubblica ed il presidente del consiglio troveranno conferma alle loro tesi: i pazzi trattenuti dalle camicie di forza, supercarceri per supercriminali, detenzione e tortura per i drogati. Chiusi gli umili nelle fabbriche e negli uffici, pazzi o criminali che non attendono un giudizio, ai quali la tortura è stata già assegnata. Liberi, se tali possono dirsi, solo coloro la cui follia è dominio. Sarà anche merito suo, dottore; e magari le daranno una automobile col telefono a bordo.

PAZIENTE In verità, dottoressa, il telefono in macchina l'ho già installato.

DOTTORESSA Forse non sa che il primario del suo ospedale di telefoni ne possiede due e viaggia trascinandosi dietro la segretaria perché gli componga i numeri delle chiamate e smisti quelle in arrivo. Lei, dottore, vorrebbe fermarsi, solo un minuto, per osservare un prato, ammirare la cresta delle colline. Non osa dirlo. Il suo autista è un velocista; potrebbe riferirlo. Che figura! Dottore, si è mai steso supino sulla ripa di un fiume? Ha guardato il firmamento di notte? Conosce la via lattea? Sa che la luna ha una faccia umana. (accelerando) Ha letto l'Orlando Furioso. Il Don Chisciotte. La Vita è Sogno. Il Gattopardo? Conosce i vincitori del Premio Strega? è capace di risolvere le parole incrociate? Sa cosa sono i frattali? E' mai stato a teatro? Va ai concerti? Ha rivisto due volte lo stesso film?

PAZIENTE Faccio quello che posso. Non ho mai tempo.

DOTTORESSA Non ha mai tempo. (esita) Perché non è sposato? Le piace, è vero la vita?, la vita da scapolone?

PAZIENTE No. Posso considerarmi giovane. Non ho ancora incontrato una donna di cui innamorarmi.

AVVOCATO Permetta dottoressa che faccia io una domanda. Ahi! (il solito gesto di sofferenza del pazzo) Dottore hai mai avuto rapporti con una donna? Intendo rapporti, non occasioni mercenarie.

PAZIENTE Rapporti veri? Certamente.

AVVOCATO Potrebbe scrivere i nomi delle sue compagne su un foglio e consegnarlo al presidente? Resteranno coperti dal segreto degli atti.

PAZIENTE Non li ricordo.

AVVOCATO Nemmeno un nome?

PAZIENTE Nemmeno uno.

AVVOCATO Lei mente. Non ha nemmeno un nome; non è nemmeno capace di inventarlo, perché lei un rapporto non saprebbe nemmeno immaginarlo. Dottoressa continui.

DOTTORESSA (dolce) I suoi compagni, quando lei ha narrato della capra, sono poi venuti a casa sua per vedere se lo specchio era rotto. Lo hanno trovato intatto. (mostra il rottame di specchio già adoperato nel primo atto) Naturalmente sua madre si è incuriosita. Ha chiesto, ha saputo della sua vanteria. Mi dica (dura) come si è comportata.

PAZIENTE (resta incerto)

DOTTORESSA Lo dico io. Sua madre lo ha picchiato. Lo faceva sempre ogni volta che si rendeva conto delle sue fandonie.

PAZIENTE Non erano millanterie. Non ci facevo mai una bella figura. Ero sempre e solo un testimone.

AVVOCATO Come ora.

PUBBLICO MINISTERO Protesto.

PRESIDENTE Avanti.

DOTTORESSA Perché sua madre non voleva che si diffondesse la notizia del falso miracolo della Madonna?

PAZIENTE Quale miracolo?

DOTTORESSA (incalzando) Non voleva per rispetto alla Madonna. Perché conosceva bene la sua personalità. Quante volte in quei giorni ha ricevuto le busse prima che il parroco decidesse di dare pubblicità alla notizia? Lei è stato bastonato per almeno due settimane. Avvocato.

AVVOCATO Presidente, ecco le testimonianze. (deposita sul tavolo un bastone)

DOTTORESSA Dove si trova sua madre?

PAZIENTE E morta, doveva morire.

DOTTORESSA Lei non ha avuto alcuna pietà. Non si è commosso per il pudore di sua madre. Ha insistito sino all'ultimo. Quando il clero era dalla sua parte ha fatto costruire una cappella votiva accanto alla sua stanza. Esiste ancora. Lo dica lei avvocato.

AVVOCATO (al presidente) Ecco le foto. (mostra una gigantografia della cupola di S. Pietro)

Ritornano gli archi

PAZIENTE E' tutta una montatura.

AVVOCATO (al paziente) Adesso è il momento di chiedere cosa accade nel giorno del suo ventesimo compleanno.

PUBBLICO MINISTERO (urlando) Nooo! Nooo! Non può essere ammesso. Il teste non è un imputato.

PRESIDENTE Domanda respinta.

AVVOCATO Dottoressa. Lei è pronta?

DOTTORESSA Si.

AVVOCATO Sempre disposta?

DOTTORESSA Si.

La dottoressa inizia uno Spogliarello. Il paziente la guarda prima meravigliato, poi preoccupato

AVVOCATO (deciso) Che nessuno si opponga. Siano spente le luci.

Buio. Sul sottofondo degli archi una voce infantile intona una nenia. Cessato il canto le luci si riaccendono. Continuano gli archi, successivamente accompagnati dal carillon

PAZIENTE Ho sempre saputo di avere una voce melodica. Quando restavo solo nella stanza, in attesa che la mamma venisse a rimboccarmi le coperte, provavo sottovoce ad emettere il fiato. Le note andavano tra i ciuffi di lana di cui era imbottito il cuscino... si disperdevano nella stanza. Mia madre veniva a raccogliere le coperte, le rimboccava, diceva "dormi" e mi dava un bacio. "Mamma" volevo dirle "vorrei che mi amassi per quello che so esprimere; non si tratta solo della voce, anche le parole sono mie; poesie, povere parole di un bambino, ma ti assicuro che saresti intenerita". Si allontanava. Chi avrebbe potuto volermi bene? Il mio solo pregio, quella voce, se non potevo tirarla fuori cos'altro avevo per attirare la simpatia della gente. Inventavo. Forse solo Pinocchio lo avevo preso dal libro. Nell'episodio del nido e della serpe c'era tutto il mio amore per la natura. La capra: più felice di me. Aveva sentimenti e ne era ricambiata... sia pure dalla immagine nello specchio. Forse con la Madonna ho esagerato; dovevo farlo; era il solo modo per disperdere l'incredulità dei compagni. Dopo che la mamma mi picchiò per l'episodio della capra... un giorno che ero solo in casa; ho rotto lo specchio con un martello. Tanti cocci. Ne ho conservato uno. Avevo paura a guardarci. C'è il rischio di vederci il diavolo. Ho grattato la carta argentata del retro in modo che chi si specchiava vedesse la sua faccia sovrapposta ad un teschio. Straordinario... (pausa) Quando la mamma si allontanava... Sono tutti uguali i giocattoli. Canticchiavo sottovoce, le note galleggiavano nell'aria, i pupazzi applaudivano. Il San Luigi di cera si portava, per sorridermi, sino allo spigolo della mensola. Mastro Luigi sull'automobilina, la metteva in moto e faceva di tutto per venire a stringermi la mano. La luce del fanale della strada li guidava. Tornava la mamma e chiudeva le imposte. è buio, si dorme. Dormono i giocattoli, dorme la mamma, nemmeno sottovoce vale la pena di cantare. Crescevo e guardavo le ragazze. Perché avrebbero dovuto corrispondere? Il mio solo pregio, la voce, era incastonata, inaudibile, nella gola. Per attirare l'attenzione inventavo le storie più inverosimili. Se mia madre non mi avesse ogni sera soffocato il canto sotto il cuscino "dormi, la testa sotto, non prendere freddo" forse ce l'avrei fatta. A scuola ero mediocre. Inventavo... dicevo di sapere a memoria tutto l'Inferno della Divina Commedia, che sapevo guidare l'auto, che ero nipote del prefetto. Bugie dalle gambe corte.

Lunga pausa

PAZIENTE Esiste il mio ventesimo compleanno. Una festa. Avevo predisposto perché a metà della serata si spegnessero le luci. Ma proprio quel giorno si venne a sapere che il parroco aveva autorizzato il miracolo della Madonna. La mamma pianse. Non mi picchiò. Pianse. Ed io non ebbi il coraggio di farla, la festa. Dissi no agli amici che venivano per gli auguri. La festa è rimandata. A quando? Non so, parto. Addio fanciulle che non mi amaste, sarò famoso quando non potrete più avermi. Addio mamma. Ti ho voluto bene, ti voglio bene, tornerò dopo la tua morte, non ascolterai il mio canto. Sono venuto nella clinica sperando nel nuovo metodo del famoso primario. E mio problema, cosi semplice, nessuno lo capiva; se avessi trovato il coraggio di emettere il fiato, non avrei più avuto bisogno di mentire. Ma quando quel vecchio pazzo mi ha guardato con la stessa ironia del suo avvocato, dottoressa, quando l'ho vista con in mano il cuscino come mia madre lo teneva prima di adagiarlo sulla mia testa... se quel vecchio pazzo (indica l'avvocato) non si fosse impaurito perla visione di un teschio nello specchio... se lei in quel momento, quando teneva il cuscino, avesse ordinato di spegnere le luci... può darsi, non so, è accaduto, può darsi che il mio canto si sarebbe dispiegato, ... e le mie mani non si sarebbero strette sulla gola del vecchio.

PRESIDENTE (al pubblico ministero) Lei è uno stupido pedante. (all'avvocato) Avvocato. Debbo congratularmi. La sua sagacia la rende immortale. (pausa, con solennità) Signori. il testimone è guarito. Guardie arrestatelo.

Un rumore di catene ed un passo di soldati accompagnano la chiusura del

SIPARIO