Come un topo nel formaggio

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“COME UN TOPO NEL FORMAGGIO”

Di Antonio Zanetti.

ATTO UNICO

Personaggi:                       BRUNO

                                               GIULIA

Entrambi  i personaggi hanno un’età intorno alla quarantina. Lei, donna di gradevole aspetto, indosserà una gonna corta e scarpe col tacco.

La scena rappresenta un soggiorno moderno. Non ci sono esigenze particolari se non la necessaria presenza di un divano, eventualmente una poltrona, un tavolino  o comunque un mobile che serve da appoggio per gli oggetti, e di almeno tre accessi: uno che rappresenti l’entrata dall’esterno, uno la porta della cucina, il terzo l’uscita che dà alle camere e al reparto notte. Può essere utile qualche altro arredo, se il regista lo ritiene necessario.

Durante lo svolgimento, è previsto che il pubblico possa udire i pensieri dei personaggi. Questo si può ottenere predisponendo delle registrazioni ad hoc da usare al momento opportuno.

La scena dell’uscita al ristorante può, in alternativa, essere sostituita da un video girato ad hoc.


Sono quasi le sette di un venerdì sera d’inverno: fuori fa molto freddo.  Bruno rientra a casa dopo il lavoro. Si toglie dalla tasca il cellulare e lo posa insieme alle chiavi della macchina. Sono gesti automatici, quotidiani. Si toglie il giubbotto e va  in un’altra stanza. Squilla il cellulare. Rientra e va a rispondere:

BRUNO: Ciao amore. Siete arrivati?..... ah, bene. E il traffico? Com’erano le strade?... Sì, sono appena entrato in casa. Non vedevo l’ora di finire questa settimana e riposarmi. … Per cena? Non lo so: guardo in frigorifero, non ti preoccupare che in qualche modo mi arrangio. …. No, non esco, preferisco star tranquillo a rilassarmi con un buon libro. … E tua mamma? E’ stata contenta di vedervi? …  Ah! …. Beh, lo sa che sono un po’ orso, no?... Appunto! Sono allergico alle riunioni di famiglia. …. Grazie amore mio. Fatti sentire, domani. … D’accordo. Buonanotte. Ciao. (riattacca).

Si siede, toglie le scarpe, si rialza ed esce a portarle fuori. Suona il campanello. Rientra in ciabatte a va ad aprire. Alla porta c’è Giulia:

BRUNO: Ciao Giulia! Che bella sorpresa! Vieni  avanti.

GIULIA: Visto? Così la smetti di lamentarti sempre che non vi vengo mai a trovare. Ciao Bruno.

BRUNO: Uh, sentitela! Per una volta che si spreca! Una rondine non fa primavera, sai?

GIULIA: Smettila brontolone e fammi entrare. Sei solo?

BRUNO: Sì, non lo sapevi?

GIULIA: No, non lo sapevo. Marina è ancora fuori?

BRUNO: Marina è andata via un paio di giorni: è partita oggi alle due e tornerà domenica sera. E’ andata con sua sorella e mio cognato a trovare sua mamma in montagna.

GIULIA: Ah,… e perché non ci sei andato anche tu?

BRUNO: Io? Mi ci vedi? Fosse stato per una giornata, via la mattina a casa la sera, forse … Ma tutto il fine settimana ….

GIULIA: … ti fai due palle così! Giusto!

BRUNO: Vieni. Siediti. Ti offro qualche cosa da bere?

GIULIA: Sì, grazie. Mi fermo solo dieci minuti.

BRUNO: Dieci minuti? Bella visita: toccata e fuga! Togliti il cappotto e mettiti comoda. Un prosecchino ti va bene come aperitivo?

GIULIA: Non dovrei bere alcolici … Ma sì, dài. ‘Fancùlo anche la dieta. (Bruno esce di scena a prendere da bere)

BRUNO: (f.s.) Come mai da queste parti? Avevi bisogno di vedere Marina?

GIULIA: Ho lavorato oggi pomeriggio: di solito lavoro solo di mattina ma c’erano delle cose da finire e così ho fatto giornata piena; stavo tornando e mi è venuta voglia di passare a dare un saluto alla mia amica Marina ed al suo maritino.

BRUNO: (f.s.) E pàf! Delusione: hai trovato solo il maritino.

GIULIA: Oh, va là scemo: mi fa piacere vederti invece. Come mai sei a casa così presto? Non sono nemmeno le sette (Bruno rientra con il prosecco e due bicchieri).

BRUNO: Presto? No, in realtà rientro sempre verso  quest’ora. Sono a casa da cinque minuti. Marina mi ha appena telefonato per dirmi che è arrivata a destinazione.

GIULIA: E brava Marina. Per lei fine settimana in famiglia, dunque. E  allora, ‘sto prosecchino?

BRUNO: Eccolo, eccolo. Dopo che fai, torni a casa? Ecco il prosecco (versa).

GIULIA: No. Stasera la bimba bimbo sta col papà e io ho la serata libera. Mi vedo con mia Renata e due nostre amiche.

BRUNO: Madre snaturata! Alla salute!

GIULIA: … e alcolizzata! Cin-cin! (brindano) … Buono.

BRUNO: E il tuo uomo, Massimo? Come sta?

GIULIA: Bene. Ci siamo sentiti poco fa al telefono. Dato che volevo passare qui da voi per un salutino l’ho chiamato per dirgli di non aspettarmi perché sarei andata direttamente da Renata. Sì, lui sta bene comunque. Anche col lavoro: pare che abbia ingranato finalmente.

BRUNO: E voi due? Avete ingranato? Ho sentito che avete avuto un periodo un po’…

GIULIA: Te l’ha detto Marina?

BRUNO: No. Anzi … Sì. Ma solo due parole, sai.  Lei è molto discreta, la conosci. Tutto a posto, comunque?

GIULIA: Si … Diciamo di sì. Abbiamo due caratteri che su alcune cose non si conciliano proprio e così a volte ci sono periodi in cui ci si scontra di più. (Rimane un po’ silenziosa. Forse mente:) Ma ci vogliamo bene e dopo ogni battaglia viene sempre l’armistizio. Adesso è un po’ che va abbastanza bene: speriamo che duri.

BRUNO: Armistizio non significa pace, però. Lo si stabilisce per sospendere temporaneamente una guerra, di solito.

GIULIA: Già: per raccogliere i feriti e tentare di sancire una pace che prima o poi spero arrivi davvero. Sono stanca di combattere sempre. Per il momento, credimi, sono già contenta dell’armistizio. Cambiamo discorso, ti va?

BRUNO: All’armistizio allora!

GIULIA: All’armistizio! (Pausa. Lui la guarda con il sorriso. Lei odia i silenzi.) Beh? Che mi racconti? Stasera che programmi hai?

BRUNO: Ah, niente di che: me ne stò a casa. Leggerò un libro o vedrò un film se c’è qualcosa di buono in tv. Non ho grandi novità: il lavoro procede come al solito …

GIULIA: E tu, con Marina? Come va? Bene?

BRUNO: Ah, no! “Cambiamo discorso” hai detto, giusto? Nemmeno io  voglio parlare di Marina con te. Vi vedete e vi sentite abbastanza spesso, voi due, no? Per una volta che ci vediamo anche io e te da solo a solo, mettiamo da parte le nostre due metà e parliamo unicamente, egoisticamente  di noi! Argomento esclusivo: me e te!

GIULIA: Giusto. Hai ragione. La tua è in montagna coi suoi, il mio è a casa con la bimba: lasciamoli là e parliamo di noi, per una volta. Come quando eravamo single.

BRUNO: Evviva! Ho casa libera, sono solo con una “bella pollastra” e non aspetto altre visite: direi che la situazione si fa interessante per i prossimi dieci minuti …

GIULIA:(guardando l’orologio) … che sono già passati, accidenti! Grazie per il “bella pollastra”, ma ti ricordo che sono pur sempre la migliore amica di tua moglie: non c’è trippa per gatti! E in ogni caso tempo scaduto, caro mio! Scherzi a parte, devo proprio andare. Renata mi aspetta per cena alle sette. Dopo cena, come ti ho detto, arrivano le nostre amiche. Mi dispiace, sarà per un’altra volta.

BRUNO: (le fa il verso) “Mi dispiace, sarà per un’altra volta”…  Speravo che rimanessi un po’ di più.  Te ne vai così presto? (scherzando:) E mi lasci così … “tutto solo”?

GIULIA: Su, non dire così, lo sai che mi fai sentire in colpa.

BRUNO:  Scappi sempre. Quelle rare occasioni che abbiamo di vederci sono sempre a  tempo limitato. C’è sempre qualcosa che devi fare o qualcuno che ti aspetta. E io?

GIULIA: (e’ un po’ a disagio; riflette e poi le viene l’idea:) Vieni anche tu! Vuoi venire? A Renata farà piacere vederti. Le facciamo una sorpresa. Dài, vieni a cena con noi.

BRUNO: Ma no, non hai capito che scherzavo? Vai pure, anzi: salutamela.

GIULIA: Perché no? Ti fai degli scrupoli? Ci conosciamo da una vita. Ceni con noi e passi una serata in compagnia.

BRUNO: No Giulia, grazie. E poi se dovete vedere le vostre amiche …

GIULIA: E dunque? Dov’è il problema? Resti con noi anche tu.

BRUNO: Grazie, ma nel vostro gineceo mi sentirei di troppo. Davvero.

GIULIA: (Infilandosi il cappotto con l’aiuto di Bruno) Allora facciamo così: vieni, mangi un boccone con noi e quando le ragazze arrivano te ne torni a casa. Non vorrai cenare da solo stasera.

BRUNO: Non è la prima volta. E comunque non è un problema. Vai pure, mi arrangio. Stai tranquilla.

GIULIA: Beh … se proprio non vuoi … allora … io vado.

BRUNO: Vieni qui.  (si abbracciano) Sono contento che tu sia passata. Non t’immagini quanto.

GIULIA: Anch’io …

BRUNO: … anche se non eri venuta per me e comunque non hai tempo di stare a farmi un po’ di compagnia!

GIULIA: Che scemo che sei! (un bacio di saluto) Ciao caro!

BRUNO: Ciao Giulia. Saluta Renata da parte mia.

(Giulia esce. Lui  si accorge che le è caduto il foulard; lo raccoglie e lo rigira fra le mani.. Poi fa per uscire a raggiungerla ma si ferma, lo annusa, rimane un po’ a pensare. Risente nella mente le battute:

GIULIA: “Abbiamo due caratteri che su alcune cose non si conciliano proprio e così a volte … Ci sono periodi in cui ci si scontra di più. Ma ci vogliamo bene e dopo ogni battaglia viene sempre l’armistizio. Adesso è un po’ che va tutto abbastanza bene: speriamo che duri”….

GIULIA: “Giusto. Hai ragione. La tua è in montagna coi suoi, il mio è a casa col bimbo: lasciamoli là e parliamo di noi una volta tanto. Come quando eravamo single”…

BRUNO: “ Sono contento che tu sia passata. Non t’immagini quanto”

 GIULIA: “Anch’io …”

Infine ripone il foulard con delicatezza. Si siede. Si vede che ripensa alla visita appena ricevuta. Prende un libro, ma non ha voglia di leggere e lo posa. Riprende in mano il foulard e lo esamina con cura. Ad un tratto ci trova un capello di Giulia. Come a voler prolungare immaginariamente la presenza di lei, giochicchia col foulard e col  capello).

(Suona il campanello. Bruno va ad aprire)

BRUNO: Ancora tu? Hai dimenticato il foulard, vero?

GIULIA: Il foulard? No … ah, sì è vero. Non me ne ero nemmeno accorta.

BRUNO: Eccolo qui. Allora come mai sei tornata?

GIULIA: Perché sono scema!

BRUNO: Scema?

GIULIA: Ma sì! Sei a casa da solo.

BRUNO: E allora?

GIULIA: Appena uscita di qui, ho ripensato a poco fa e mi sono detta: “Bella amica che sei! Lui è a casa da solo: gli sei capitata lì per caso dopo tanto che non ci si vedeva, e che fai? Non trovi di meglio che salutarlo e andartene dopo appena dieci minuti”?

BRUNO: Che c’è? Ti ho fatto pena?

GIULIA: Ma no, che pena! Avevi ragione a dire che ci vediamo sempre col tempo limitato. Eppoi sai come sono fatta: non mi sentivo a posto, capisci? Mi è sembrato brutto andarmene così. Quando mi hai abbracciato ti ho sentito così contento di vedermi …

BRUNO: Veramente, se ti riferisci a qualcosa di rigido che hai sentito premere attraverso i vestiti abbracciandomi … era il mazzo delle chiavi di casa che ho in tasca! (toglie dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi avvolte da un portachiavi di cuoio e lo posa sul tavolino vicino al cellulare)Ecco.

GIULIA: Deficiente!

BRUNO: Scherzavo!

GIULIA: (gli fa il verso)” Ha – ha - ha!..”  Lo so! Quello che stavo dicendo è che … insomma, andarmene via così mi  sembra un atto da stronza.

BRUNO: Che discorsi! Non devi sentirti così! Sei un tesoro ad essere tornata indietro, ma ti garantisco che non è il caso. E poi non sono affatto triste; Marina starà via per  un paio di giorni, non mi ha lasciato per sempre: non ho mica bisogno di essere consolato.

GIULIA: Sì, va bene, però a me sembrava brutto lo stesso, perciò …

BRUNO: … hai deciso di restare qui per i tempi supplementari e andare a cena più tardi?

GIULIA: No. Non ci vado.

BRUNO: Non ci vai?

GIULIA: (mostrando il cellulare) Ho  telefonato a Renata: le ho detto che mi sono ricordata di dover passare a salutare certi amici e che ci vedremo dopo cena.

BRUNO: Ah! E lei che ti ha detto? Le tiri un bidone all’ultimo momento e …

GIULIA: Tutto a posto, non ti preoccupare.

BRUNO: Sì, ma lei non ti ha chiesto come mai?

GIULIA: Le ho detto: “Sai? Ho incontrato George Clooney. Mi ha invitata per un Martini on the rocks!”

BRUNO: Ah, George Clooney per un Martini? Non è che gli somiglio molto: al confronto sono un cesso;  e ti offro solo un prosecco di sottomarca.

GIULIA: Cretino! Hai intenzione di continuare a far tante storie o mi posso accomodare?

BRUNO: Per carità! Sei la benvenuta, splendida creatura. Entra e spogliati.

GIULIA: (si toglie il cappotto) Grazie. E adesso a noi due. Eccoci qua …

BRUNO: E il resto?

GIULIA: Cioè? Che resto?

BRUNO: Ti sei tolta solo il cappotto. Non hai finito di spogliarti!

GIULIA: Ma dài! Ed io cretina che ti do retta! Diamoci da fare col prosecco: riempiamo i bicchieri e facciamo il bis.

BRUNO: Benissimo. Fai da te,  che intanto io prendo due salatini (esce).

GIULIA: Bruno?

BRUNO: (f.s.) Si?

GIULIA: Sono contenta di essere tornata qui (riempie i bicchieri).

BRUNO: (f.s.) Anch’io che tu lo abbia fatto. Mi stai facendo un regalo.

GIULIA: Macché regalo, non dirlo nemmeno. E comunque è reciproco.

BRUNO: Mi dispiace per tua sorella.

GIULIA: Ma no, con lei mi vedo fin troppo spesso. Io e te invece è da una vita che non ci facciamo una bella chiacchierata a quattr’occhi, no? Visto che il caso ci ha offerto quest’occasione: “Carpe diem”.

BRUNO: (rientra con i salatini) Giusto: “Carpe diem”. Ecco i salatini. A cosa brindiamo?

GIULIA: All’amicizia!

BRUNO: All’amicizia! Cin-cin (brindano).  

GIULIA: Dimmi di te: come te la passi?

BRUNO: Non mi lamento.

GIULIA:   E …?

BRUNO:  Giulia, che vuoi che ti dica? Ho un’esistenza stabile e un’anima irrequieta. Perciò se da un lato tutto sommato sto bene, dall’altro mi sento in qualche modo costretto in confini troppo angusti. A volte penso che mi piacerebbe poter vivere diversamente.

GIULIA:   Come ti capisco. Credo che anche Massimo a volte si senta così.

BRUNO:  (seccato dell’accostamento, anche se non lo vorrebbe far vedere) Veramente ho l’impressione che Massimo in comune con me possa avere ben poco: siamo completamente diversi.

GIULIA:   (capisce che non doveva fare quell’affermazione) Non intendevo dire che siete uguali. Solo che anche lui non è sereno. Proprio non avete mai legato tu e Massimo eh? Mi dispiace che non sia mai nata un’amicizia tra voi due. Ma non parliamo di questo. Mi stavi dicendo di te?

BRUNO:  Faccio un po’ la solita vita, sai com’è: lavoro, casa, gli amici ogni tanto … niente di esaltante, tutto abbastanza … si può dire monotono?

GIULIA: Già, a chi lo dici? Viviamo la maggior parte del nostro tempo inquadrati, ormai.  Il lavoro, la casa, la famiglia, la bambina … Doveri, doveri, doveri … come vorrei, almeno una volta ogni tanto, che mi si offrisse un’occasione di vivere, che so, un’avventura, qualcosa di sconvolgente, passionale, intenso …

BRUNO: Giulia, guardami: se è questo che desideri hai davanti a te un uomo che s’offre per questo!

GIULIA:  Che soffre?

BRUNO: Esse, apostrofo, offre!

GIULIA: Ma sèntilo! Sempre a scherzare, eh? Che fai, ci provi?

BRUNO: Almeno per scherzo, si. Ti dispiace?

GIULIA: Ci mancherebbe altro. Sei divertente: so benissimo che lo fai per gioco; (si rabbuia) almeno mi regali la consolazione di sentirmi ancora piacente per qualcuno.  (si riprende) Anche se credo che chi scherza troppo,  spesso lo fa per deviare da argomenti imbarazzanti, non trovi?

BRUNO: Forse. O forse fa come Bertoldo, “il quale ridendo … si confessò!” (Si guardano).

GIULIA: Perché mi guardi così?

BRUNO: (sincero) Perché sei bella.

GIULIA: Oh, si! Bella! … Ma quando mai?

BRUNO: Per me sei bella. Te l’ho sempre detto, no?

GIULIA: Sei troppo gentile mio caro. Comunque grazie.

BRUNO: Non c’è di che (brindano).

GIULIA: Ormai sono in disarmo. Dopo la gravidanza poi: ho la pancia, i rotolini di grasso sui fianchi, cellulite dappertutto … Sto invecchiando.

BRUNO: Che lagna! Perché ti butti giù così? Stammi bene a sentire: ti sto guardando e vedo due occhi che hanno sempre il fascino di quando li ho visti la prima volta. Anche se stasera mi sembrano un po’ tristi, rivelano passione, sanno ridere o commuoversi sempre allo stesso modo di quando eri una ragazza un po’ matta, generosa e affamata di sentimento.

GIULIA: Sì, magari gli occhi … ma il resto …

BRUNO: Vuoi che te lo dica da uomo? Anzi da “maschio” ? Che tu lo creda o no, se io ti incontrassi stasera per la prima volta ti troverei interessante; sbircerei le gambe, noterei che hai un bel seno, e sarei contento di godermene la visione. Stai sicura che un “pensierino” per una come te ce lo farei …

GIULIA: Ma và! … Dici così per affetto.

BRUNO: … e non solo un “pensierino”: magari anche un bel tema! Davvero.

GIULIA: Sì, un romanzo a puntate!

BRUNO: Smettila di sottovalutarti. Non farai girare la testa a tutti gli uomini che incontri ma a molti sicuramente piaci. Me compreso, lo sai da sempre; e non te l’ho mai detto per galanteria. Oseresti criticare i miei gusti?

GIULIA: Oh, no. In  questo caso anzi, mi conviene approvarli! Diciamo allora che sono una donna sufficientemente piacente,  non proprio da buttar via.

BRUNO: Ti do un pugno in testa adesso! “Piacente” si usa per le attempate signore, generalmente insieme all’avverbio “ancora”: “Stagionata ma ancora piacente”. Nel tuo caso, bella mia, gli aggettivi da usare sono “attraente”, o stuzzicante”, riferiti al sostantivo “ragazza” e preceduti da “molto”.

GIULIA:   Alé, esageriamo!

BRUNO:  Ricordo una volta che grazie a te mi sono sentito un dio.

GIULIA: Grazie a me? E quando?

BRUNO: Una volta che ti invitai a vedere uno spettacolo, il saggio finale di un corso di teatro che una mia amica aveva frequentato. C’erano dei miei conoscenti in sala. Ricordo ancora le loro facce quando mi presentai con te al mio fianco: Indossavi dei fuseaux, un giubbetto in pelle nera, tacchi alti, una magliettina attillata con la scollatura; avevi i capelli lunghi e mossi, truccata benissimo: loro ti mangiavano con gli occhi e io mi sentivo invidiato come non mai. Te lo ricordi?

GIULIA: Mi pare… Forse … Ah, sì, ora ricordo. Però ammetterai che è passato un sacco di tempo da allora.

BRUNO: (le mostra il pugno chiuso) Lo vedi questo? Essere e apparire sono due cose ben diverse: non avrai l’aspetto di allora, ma tu “sei” sempre tu. Ed è questo ciò che conta. Brindiamo?

GIULIA: Brindiamo (versa il vino nei bicchieri).

BRUNO: Brava. Così mi piace! Allora brindo alla mia serata da single in tua compagnia,  “femme fatale”.

GIULIA: E io brindo a un amico che sa sempre come farmi ritrovare il sorriso. Salute!

BRUNO: Alla salute! (brindano).

GIULIA: Bene carissimo. Ora però la tua “femme fatale”, dopo aver perso il conto dei brindisi, ha un certo languorino e  ti dice: “famme magnà”. Che mi prepari di buono?

BRUNO: Già … che ti preparo di buono? Il fatto è che non pensavo di avere ospiti. Per me mi sarei preparato un’insalata e una Simmenthal, ma per te …

GIULIA: Ah! Se vuoi … Magari ordiniamo due pizze, eh? Birra ne hai?

BRUNO: Sì, ce n’è.

GIULIA: Benissimo. Per me una margherita con doppio pomodoro e origano.

BRUNO: Stavo pensando …

GIULIA: Beh?

BRUNO: Giulia... Che ne diresti se …

GIULIA: Se?

BRUNO: Non mi va di farti cenare a pizza.

GIULIA: No?

BRUNO: No. Andiamo a mangiare fuori, ti va?

GIULIA: A mangiare fuori? Ma no … Ti ricordi, vero, che poi devo andare da Renata?

BRUNO: Lo so. Un’oretta o poco più per cenare e alle nove, massimo nove e un quarto sei da lei. Ti va? Mi fai un regalo se accetti.

GIULIA: E dàgli con ‘sto regalo! Che cosa sono? Babbo Natale?

BRUNO: No. Casomai la Befana! Si va?

GIULIA: Oh, la Befana io? “Befana”, senti un po’! Hai appena finito di dirmi che mi troveresti attraente e interessante!

BRUNO: Certo. Una Befana sexy. Forza, usciamo che tu hai poco tempo.

GIULIA: Aspetta! Se usciamo devo prima andare un momento a …. “incipriarmi il naso” (si avvia verso il bagno).

BRUNO: Fai pure. Il bagno sai dov’è. Io intanto riordino un po’ e metto a lavare i bicchieri.

GIULIA: (fuori scena) Eh già. Lavali bene e cancella le tracce di rossetto, mi raccomando. Altrimenti poi quando tornerà, Marina potrebbe scoprire che una donna è stata qui.

BRUNO: Ma io glielo dirò che eri tu.

GIULIA: (f.s.) E io negherò fino alla morte di aver mai messo piede a casa vostra.

BRUNO: Ah, grazie! Bella amica!

GIULIA: (f.s.) E’ la vendetta della “Befana”.

BRUNO: Ma bene! (esce a portare di là bottiglia e bicchieri) “Ti voglio bene”, “Siamo amici” e poi eccola qua: subito pronta a pugnalarmi alla schiena. Gli amici si vedono nel momento del bisogno, lo sai questo?

GIULIA: (f.s.) Gli amici sì. Le amiche invece no!

BRUNO: (rientrando) Che? Ah, di bene in meglio! Questa me la segno.

GIULIA: (f.s.) (Ride) Segna, segna …. Hai già deciso dove andiamo a mangiare?

BRUNO: Certo: qui sulla statale c’è un tizio col furgoncino che fa degli ottimi panini.

GIULIA: (f.s.) In statale?

BRUNO: (si infila il giubbotto, tira su il mazzo con le chiavi. Dimenticherà il cellulare) Sì. Ricordi? Ho detto che ti portavo “a mangiare fuori”, non ho detto “al ristorante”. (silenzio) Giulia?... Giulia?... Giulia, stavo scherzando; l’hai capito, vero?

GIULIA: (rientrando) Ma sì, che credi? Che sia così tonta? Dove mi porti?

BRUNO: Pensavo di andare in quel locale qui vicino, quello che hanno aperto da poco: La Meridiana. L’hai visto?

GIULIA: Ah, sì, l’ho visto. Bene, così proviamo come ci si mangia.

BRUNO: (le porge il cappotto e la aiuta ad infilarlo). Ecco qua … Prego.

GIULIA: Grazie. Vedi che ho fatto bene a togliermi solo il cappotto? (atteggiandosi a vamp, con voce sensuale) “Se mi fossi spogliata completamente, tesoro, non saremmo usciti a mangiare prima delle nove”.

BRUNO: (recitando alla “Humprey Bogart” anche lui) “Se ti spogliavi completamente, bambola, non saremmo usciti affatto”.

GIULIA: (ride) Sentilo! Quando torna Marina glielo dico che mi fai le proposte oscene!

BRUNO: Andiamo?

GIULIA: Andiamo!

(Escono)

BUIO

Durante il buio si ode un sottofondo di rumore di ristorante – brusìo, rumore di stoviglie, musica di sottofondo, rumori vari – in cui Giulia e Bruno si sono recati. Poi, sempre nel buio, lasciando la scena all’immaginazione degli spettatori,  si sentono (registrate) le battute:

“CAMERIERE: Signori buonasera. I signori avevano prenotato?”

“BRUNO: Veramente no. “

“CAMERIERE: Nessun problema, naturalmente. Da questa parte prego. (…) Ecco qua: molto intimo, molto romantico. Prego signora.”

“GIULIA: Grazie.”

“CAMERIERE: Bene signori. Gradiscono un aperitivo di benvenuto? Offerto dalla casa, naturalmente;  un frizzantino bianco? Con dei crostini al salmone, naturalmente. Li faccio servire subito.  Auguro ai signori una gradevole, romantica serata.”

“GIULIA: Che bel posticino.(è entusiasta, eccitata).  Era così tanto tempo che non mangiavo pesce al ristorante. (si accende) Chissà se avranno le ostriche? Io stasera voglio mangiare ostriche, le ordiniamo se ci sono?”

“BRUNO: Dovresti vederti, Giulia: sprizzi gioia dagli occhi. Se non hanno le ostriche ammazzo il cameriere. Eccolo.”

“CAMERIERE: Ecco l’aperitivo per i signori … e i crostini, naturalmente.”

“GIULIA: Avete ostriche?”

“CAMERIERE: Naturalmente. Ostriche francesi di Biarritz. Molto fresche e molto afrodisiache …”

(Sfumano i rumori e le voci. Un raggio di luce illumina il cellulare che squilla a lungo, poi  il telefono tace e la luce si spegne. Riprendono i rumori d’ambiente)

“GIULIA: … (ride)… ma chi se lo immaginava? Che mangiata, ragazzi! Hai fatto avuto un’idea meravigliosa: ottimo posto, abbiamo mangiato benissimo.”

“BRUNO: Eh sì, davvero carino. Da tener presente. Ma soprattutto una bella serata con te. Da quanto non succedeva?”

“GIULIA: Non me lo ricordo; dalla notte dei tempi temo.  … Non sai quanto mi mancava una serata così“

“BRUNO:  Il merito è anche tuo. Sono stato davvero bene anch’io.”

“GIULIA: Io voglio che succeda più spesso: voglio essere portata a cena fuori, essere viziata e sentirmi bella come stasera! Hai visto che occhiate, il cameriere?”

“BRUNO: Gli sei simpatica “naturalmente” (ridono). Che ne dici? Prendiamo un amaro per digerire, e andiamo? “

“GIULIA: Sì, meglio di sì o farò tardi da mia Renata.”

(Sfumano nuovamente  i rumori e le voci. Un raggio di luce illumina il cellulare che squilla di nuovo a lungo, poi  il telefono tace e la luce si spegne. Riprendono i rumori d’ambiente)

“BRUNO: Ecco a lei. Tenga pure il resto.”

“GIULIA: Arrivederci e complimenti per l’ambiente, la cucina ed il servizio.”

“CAMERIERE:  Grazie signori, troppo gentili. Se mi posso permettere, siete una bella coppia ed è stato un piacere ospitarvi. Vi auguro un buon proseguimento di serata … E una buona romantica notte, naturalmente. Arrivederci.”

 Sfumano i rumori dl ristorante. Giulia e Bruno rientrano a casa di lui. Lei ha in mano una rosa: certamente gliel’ha offerta lui acquistandola da uno di quei venditori che spesso fanno il giro dei  locali vendendo fiori ai clienti. Siamo in inverno e fuori è una serata di un freddo umido e intenso. Giulia è particolarmente infreddolita e ha urgenza di andare in bagno.

BRUNO: Ecco, accomodati.

GIULIA: (molla in fretta rosa,  cappotto e borsa e si precipita in bagno) La pipì…!

BRUNO: Vai, vai e fai con comodo.

Bruno recupera la rosa e si assicura che non si sia rovinata. Prende il cappotto di lei piegandolo in modo che non si stazzoni e lo sistema meglio, posandovi sopra la borsa. Poi guarda che ora è, si toglie il giubbotto e prima di posarlo estrae da una tasca il mazzo delle chiavi. Secondo lui dovrebbe avere con sé anche il cellulare perciò fruga preoccupato in tutte le tasche; non trovandolo si guarda in giro e si rende conto di averlo dimenticato a casa. Lo recupera. Controlla e vede che aveva ricevuto due chiamate. Appena sente rientrare Giulia,  posa frettolosamente il cellulare dov’era.

GIULIA: (rientrando) Scusami ma non ne potevo più. Credevo di morire! Se tardavamo ancora un minuto non avrei resistito.

BRUNO: M’era sembrato infatti.  Adesso sei a posto?

GIULIA: Sì. Mi sento un’altra. Deve essere stato il freddo. Dalle ginocchia in giù sono ghiacciata. Senti le mani …

BRUNO: Brr…  due ghiaccioli. Vedi? Hai insistito per andare a piedi: potevamo andarci in macchina, no?

GIULIA: Hai ragione, ma mi pareva di ricordare  che il ristorante fosse qui vicino e mi è sembrata una buona idea fare due passi.

BRUNO: Proprio vicino no: ci sarà a più di un chilometro.

GIULIA: Beh, mi sembrava vicino. E’ qui a 5 minuti.

BRUNO: Se ci vai in macchina, cinque minuti! Proprio tu poi, che non fai nemmeno cento metri senza macchina.

GIULIA: Vuoi che ti dica la verità? Il prosecco dei brindisi fatti prima di uscire mi stava facendo un po’ effetto ed ho pensato che una passeggiata col freschetto mi avrebbe snebbiato il cervello.

BRUNO: Chiamalo “freschetto”! Saremo minimo due o tre gradi sotto zero.

GIULIA: E vabbè, è andata così. Che ore sono? Uh, le nove e quaranta! Devo scappare (si infila il cappotto, aiutata da lui).  Le mie amiche saranno già arrivate da un pezzo.

BRUNO: Non sarebbe il caso di dar loro un colpo di telefono e avvisare? Di solito sei puntuale: saranno preoccupate di non averti ancora vista arrivare.

GIULIA: No, mi avrebbero già cercata (controlla il cellulare) … hai ragione infatti, guarda qua: non ho sentito la chiamata. Beh inutile che le richiami, faccio prima ad andare direttamente là. (prende la borsa ma dimentica la rosa) Grazie della cena. Ho passato davvero una bella serata.

BRUNO: “Abbiamo” passato una bella serata. Peccato per il freddo.

GIULIA: Colpa mia. Ho insistito io per andare a piedi. Scappo via: buonanotte (scambiano due baci sulle guance come frettoloso saluto, poi Giulia esce).

BRUNO: Buona notte. E stai attenta con la macchina, che c’è ghiaccio per strada.

Bruno rientra nella stanza sorridendo. E’ contento della serata trascorsa. Si accorge che Giulia ha dimenticata la rosa. Come nella scena precedente, con il foulard, il primo impulso è quello di rincorrerla e portargliela, ma poi  si trattiene. Si siede rigirando delicatamente  tra le mani il fiore. Ancora risente nella mente il loro scambio di battute di due ore prima:

…“BRUNO: ….Fai pure. Il bagno sai dov’è. Io intanto riordino un po’ e metto a lavare i bicchieri”….

…“GIULIA:  Eh già. Lavali bene e cancella le “tracce”, di rossetto, mi raccomando. Altrimenti poi quando tornerà, Marina potrebbe scoprire che una donna è stata qui.”…

…“BRUNO: Ma io glielo dirò che eri tu.”…

…“GIULIA: E io negherò fino alla morte di aver mai messo piede a casa vostra..”…

…“BRUNO: Ah, grazie! Bella amica!”…

…“GIULIA:  E’ la vendetta della “Befana”.”…

…“BRUNO: Bene! “Ti voglio bene”, “Siamo amici” e poi eccola qua: subito pronta a pugnalarmi alla schiena. Gli amici si vedono nel momento del bisogno, lo sai questo?”….

…“GIULIA: Gli amici sì. Le amiche invece no!”…

…“BRUNO:Che? Ah, di bene in meglio! Questa me la segno.”…

…“GIULIA: (Ride) Segna, segna …."…

Suona il campanello. Bruno già si immagina che sia Giulia che, accortasi di aver dimenticato la rosa, sia tornata a riprendersela. Va verso l’uscio con la rosa in mano, apre:

BRUNO: Hai dimenticato la rosa! Eccola qua. (Si rende conto di essersi sbagliato) Che c’è?

GIULIA: Scusa, Bruno, ma la macchina è un blocco di ghiaccio! I vetri sono incrostati di brina … Mi sono venute le convulsioni dal freddo!

BRUNO: Vieni dentro. Ti preparo un tè caldo?

GIULIA: (entrando) Brrr… Sì, per favore, è meglio. Scusami.

BRUNO: Ma di che? Stai scherzando? Siediti. Togliti il cappotto.

GIULIA: No, me lo tengo addosso. Ho freddo.

BRUNO: Ti dò il plaid, è meglio. E’ più caldo. Ecco, tieni … ( accetta di togliersi il cappotto aiutata da Bruno che le porge il plaid che era sul divano. Giulia si toglie le scarpe e si avvolge con  la coperta rannicchiandosi sul divano).

GIULIA: Che morbido. Grazie.

BRUNO: Adesso stai qui che scaldo l’acqua sul microonde e ti preparo un tè. Poi, mentre te lo bevi, mi dai le chiavi, scendo ad accenderti la macchina e fin che si scalda ti sghiaccio pure i vetri, va bene? (esce).

GIULIA: Grazie.

BRUNO: (f.s.)  Giulia?

GIULIA: Si?

BRUNO: (f.s.)  Chiama Renata.

GIULIA: Ah, sì (prende il cellulare dalla borsa e chiama🙂 … Pronto? Renata, sono io … sì, lo so ho visto la chiamata. Sono già arrivate? … Ah, mezz’ora fa … mi dispiace … sì …. Ma hai sentito che freddo fa? Siamo sotto zero. … Meno 3? Mi pareva! Ho le gambe che sono due ghiaccioli e le mani idem. Mi si è ghiacciato anche il midollo, sono ibernata. Senti, sono a casa di … (esita. Poi,  con la  risoluzione di chi ha preso una decisione)… Sono a casa di amici …

BRUNO: (f.s.)  Salutamela!

GIULIA: No, non li conosci, amici di una collega di lavoro, te ne parlerò …. Ora mi stanno preparando qualcosa di caldo …. (Renata  non è convinta)… Renata, senti: siamo stati in pizzeria e non l’ho sentito squillare! Ora siamo a casa loro ma sono intirizzita e mi stanno preparando un tè per scaldarmi. …. Lo so, credevo di sbrigarmela prima e raggiungervi, ma non ce l’ho fatta; sai com’è quando si è in compagnia. Scusami con le ragazze ma non ce la faccio a venir là. Stò un po’ qui finché mi scaldo e poi vado a casa. …. Sì, sono sicura: non li conosci. Ah, Renata? … se ti chiama Massimo digli che sono da te …. Ma sì, è inutile che gli stiamo a raccontare com’è e come non è, poi lui sai che si incazza, “ma chi è ‘sta gente” ecc … non gli piacciono i cambi di programma, lo sai, e non è il caso … (insofferente) … E se mi cerca gli dici che sono in bagno. … Mi chiami al cellulare e lo richiamo io da qui …. Come sarebbe a dire non te la racconto giusta?

BRUNO: (f.s.)  Diglielo che sei qui, che problema c’è?

GIULIA: Domani ti … Ne parliamo domani … Sì, stai tranquilla, non c’è niente di … Buonanotte! … Si, ciao. (chiude) Oh!

BRUNO: (rientra con il tè) Ecco qua il tè. Perché non hai voluto dirle che eri qui da me?

GIULIA: Sono maggiorenne, no? Non devo rendere conto a lei di tutti i miei movimenti.

BRUNO: Certo, certo. Ma se per caso poi viene a sapere che eri qui, potrebbe chiedersi come mai non volevi far sapere né a lei né a Massimo che eri da me. Durante l’assenza di Marina,  poi.

GIULIA: Cioè? Cosa vorresti dire?

BRUNO: Niente, lasciamo stare, non voglio dire niente. Adesso pensa a riscaldarti. Su, bevi il tè. Del resto: “Male non fare …”

GIULIA: “… paura non avere!” Giusto? (pausa. Si guardano) Non lo so perché le ho raccontato una balla.  Mi è venuto spontaneo non dirle che ero qui. (pensa)  Non ho più una vita privata, questo è il punto.

BRUNO: In che senso, scusa?

GIULIA: Nel senso che lavoro, mi sposto, vado e vengo sempre con la necessità di dire dove vado, cosa faccio,  con chi, quando … Sembra che per ogni movimento io debba rendere conto a qualcuno: a Renata, a Massimo, ai miei, al mio principale, al cane magari … sempre a chiedere il permesso per la libera uscita e guai a cambiare programma. Ne soffro, di questa cosa, non sai quanto.

BRUNO: Ti capisco.  Ti capisco benissimo. Non puoi immaginare fino a che punto, Giulia.

GIULIA: Stasera con te … grazie a te anzi, mi sembra di essere tornata indietro di 15 anni: siamo andati a cena fuori, abbiamo chiacchierato, sono stata bene come non mi succedeva da … troppo tempo ormai … Non ho fatto niente di male: non voglio che lo sappia Renata e  non voglio doverlo dire a Massimo. L’ho deciso io, mi sento “mia” e sto bene così.

BRUNO: E così sia! Vuoi che ti ci metta un po’ di brandy nel tè?

GIULIA: No, scherzi? Mi va bene così, bello caldo. (ci ripensa) Ma sì dài, un goccio solo.

BRUNO: Te lo vado a prendere e me ne bevo un goccio anch’io (esce).

GIULIA: Non starai tentando di farmi ubriacare? Sto bevendo troppo stasera: tre o quattro prosecchini, poi l’aperitivo al ristorante, il vino a cena, caffè e ammazzacaffè. Ora il brandy nel tè … Non bevevo tanti alcolici tutti insieme da un sacco di tempo.

BRUNO: (rientra con la bottiglia di brandy e un bicchiere per sé) Tieni, fai tu. Ti stai scaldando un po’?

GIULIA: Sì, le orecchie. Il resto è ancora gelato (si versa il brandy nel tè) non riesco a scaldarmi i piedi.

BRUNO: (ha un’idea) Senti … Togliti le calze.

GIULIA: Eh?

BRUNO: Togliti le calze, io arrivo subito (esce).

GIULIA: Dove vai? Perché vuoi che mi tolga le calze?

BRUNO: (f.s., scherza)  Come facciamo a fare sesso se ti tieni i collant? Almeno avessi le autoreggenti …

GIULIA: Ma và! Scherzi a parte: ho i piedi che mi saltano via dal freddo e tu vuoi che mi levi i collant? Dimmi perché!

BRUNO: (f.s.) Ho un’idea piacevole per riportare i tuoi piedi a temperatura “umana”.

GIULIA: E mi devo togliere le calze?

BRUNO: (f.s.) Ma che parlo, arabo? Togli i collant, vedrai che dopo mi ringrazierai …

GIULIA: E se avessi proprio le autoreggenti?

BRUNO: (f.s.) Toglitele: collant, autoreggenti, mutande, perizoma: togli tutto che sto mettendo il costume sadomaso!

GIULIA: Ha, ha, ha (ride) Ti ci vedo proprio. Hai anche il mantello da Batman?

BRUNO: (f.s.) Certo! Sei pronta? Sto arrivando.

GIULIA: Boh! (si sfila i collant) Non è che … ma cos’ hai intenzione di fare?

BRUNO: (appare portando una bacinella d’acqua calda, un asciugamano e del sapone) Ta-tàn!

GIULIA: L’acqua calda!

BRUNO: Già. Grande invenzione, vero?

GIULIA: Che tesoro che sei! E’ proprio quello che ci vuole.

Bruno si siede per terra ai piedi del divano e durante la prossima scena laverà i piedi a Giulia con il sapone e l’acqua calda. Lei inizialmente sarà reticente, poi si lascerà curare godendosi il piacere del tepore e del successivo massaggio.

BRUNO: Su, metti i piedi in acqua piano piano. Attenta che è calda.

GIULIA: Ah! Scotta!

BRUNO: E io che ti avevo detto? Non scotta tanto, solo che tu hai i piedi gelati e allora …

GIULIA: Piano piano allora … Mmh, senti che bel tepore …

BRUNO: Giù, giù immergili. Ecco brava. E ora lascia fare a me.

GIULIA: Ma no, che fai? Ti metti a lavarmi i piedi? No, faccio da sola …

BRUNO: Stai buona. Lasciami fare. Rilassati.

GIULIA: Ma non è giusto scusa, Non lo accetto, no.

BRUNO: Giulia, non fare storie: è la tua serata, no? Mi fa piacere. Non me l’hai chiesto tu: lo voglio fare io.

GIULIA: Che testone! Perché lo vuoi fare tu?

BRUNO: Perché hai la gonna corta e da qui ti vedo le mutande!

GIULIA: Oh! (serra istintivamente le ginocchia)

BRUNO: …“Naturalmente” ….

GIULIA: (Si rende conto Bruno che stava scherzando) Ha, ha, ha (ride) Sporcaccione!

BRUNO: Sst! La tua visita stasera, come già ti ho detto, la considero un bel regalo da parte tua: hai anche rinunciato alle tue amiche per stare con me e ti ringrazio. Posso farti un regalo anch’io o no? Eccolo qua: rilassati …. Goditi il calduccio.

GIULIA: Mmh… senti che bello … mi sembra che il calore mi venga su per le ossa …

BRUNO: Chiudi gli occhi. Pensa ai paesi tropicali.

GIULIA: Oh, si … che bello … Dopo lo faccio anch’io a te.

BRUNO: No.

GIULIA: Perché no? Tu lo fai a me e poi io lo faccio a te: così siamo pari.

BRUNO: Questo è il “mio” regalo per te.

GIULIA: Ma…

BRUNO: Zitta e godi!

GIULIA: “Zi badrone”! (guarda Bruno sorridendo. Gli fa una carezza) Grazie.

BRUNO: Ti ricordi quando eravamo tutti e due “signorini”?

GIULIA: Vuoi dire single? Quando ancora non ti avevo presentato la mia amica Marina e prima che io conoscessi Massimo?

BRUNO: Si. Ti ricordi quell’anno,  a San Valentino?

GIULIA: Me lo ricordo sì! Né tu né io avevamo nessuno che si ricordasse di noi e così tu mi scrivesti una lettera. La conservo ancora tra le mie cose più care.

BRUNO: Davvero? Ce l’hai ancora?

GIULIA: Sì. Ricordo che tutti e due eravamo usciti da una precedente storia finita male. Soffrivamo entrambi di non avere  nessuno che ci scaldasse il cuore …  in quel periodo eravamo un po’ delle anime in pena.

Si sente da una voce registrata il testo della lettera:

“Cara Giulia, oggi non è un giorno come tutti gli altri. C’è chi è più contento e vorrebbe non finisse mai e chi è più triste e vorrebbe fosse già passato. Oggi è il giorno in cui ognuno di noi vorrebbe avere un regalo da fare e uno da ricevere. “La festa degli innamorati”. Ebbene, Giulia carissima, alla faccia delle nostre rispettive anime gemelle latitanti, io questo San Valentino lo  dedico a te e ti scrivo per dirti che nutro per te un sincero affetto che sento ricambiato:  ti assicuro che in tanti momenti, in questi ultimi tempi, la tua presenza mi ha fatto bene: molto più di quanto immagini.

Per come sei, per la tua generosità, per la passione, per la lealtà e la dolcezza che hai, ti meriti un amore  con la “a” maiuscola. Ti auguro di trovarlo il prima possibile e che sia grande e che ti ripaghi di tutto ciò che di brutto e triste hai sofferto in questi ultimi tempi.

Giulia, io e te abbiamo una situazione simile e condividiamo il disagio di questo periodo della nostra vita: ma credo che abbiamo entrambi una dote: la capacità e l’esigenza di amare ed essere amati  con profondità. Questo a volte ci fa soffrire; ciò nondimeno la cosa ci contraddistingue e ci nobilita.

Ecco: l’augurio e l’affetto espressi in queste righe sono il mio regalo di San Valentino per te. E voglio anche che tu sappia che quando vuoi, le mie braccia sono aperte e pronte ad avvolgerti: che tu voglia parlare, piangere, sorridere o appoggiare la tua guancia alla mia spalla in silenzio, gelosa dei tuoi pensieri, confida nel sincero amico che hai in me. Buon San Valentino, Giulia.

Un abbraccio.

Bruno”

Nel frattempo Bruno ha finito di lavare i piedi a Giulia. Si è seduto sul divano, glieli ha asciugati e glieli sta massaggiando.

BRUNO: Eri l’unica persona a cui pensavo con vero affetto.

GIULIA: E pensare che appena conosciuto non è che mi avessi fatto una granché buona impressione.

BRUNO: No?

GIULIA: No. Pensavo che ti interessassi a me solo per …

BRUNO: Per?

GIULIA: Per!

BRUNO: Interessante. Va meglio?

GIULIA: Molto meglio. Hai delle mani morbidissime. Anche il massaggio ai piedi: che libidine.

BRUNO: Lo so. E’ tutta una strategia per …

GIULIA: Per?

BRUNO: Per! (si guardano per un lungo istante... Poi ridono).

GIULIA: Sai? Qualche volta mi sono chiesta come mai noi due …

BRUNO: Noi due?

GIULIA: Bruno, tu non hai mai pensato … Hai mai avuto il pensiero, il desiderio di … Voglio dire: hai mai pensato a me come …

BRUNO: Come possibile … “Donna di cuori”?

GIULIA: Si, più o meno. Mi sarei aspettata qualcosa del genere da te, prima o poi.

BRUNO: Mmh, …  (esita) … già.

GIULIA: E allora?... Sì?

BRUNO: (Sospira) Come faccio a spiegarti?

GIULIA: Provaci.

BRUNO: Quando ti conobbi tu eri impegnata e io … boh, forse  avevo per la testa un’altra ragazza, o forse no. Poi diventammo amici così, senza che ci fosse altro che … che amicizia. Frequentandoci nacque anche la stima, un affetto. Quando la tua storia con quel ragazzo finì ti vidi soffrire; vidi la tua malinconia per un amore che svaniva, con tutte le tue aspettative e i tuoi  sogni, i tuoi progetti. Quello che arrivò per primo ad offrirti la sua solidarietà, a starti vicino, fu l’amico. L’uomo fu battuto sul tempo.

GIULIA: E quell’uomo non pensò di fare nemmeno un tentativo?

BRUNO: Sarebbe stato inutile. Ormai era troppo tardi. Poi sai com’è: si diventa amici e lo sanno anche i sassi che quando una ragazza, una donna, ti considera un amico le tue chances  di essere preso in considerazione come compagno scendono sotto zero. Con un amico, un vero amico, non si fa sesso e non ci si innamora. Giusto?

GIULIA: Non è detto!... Non … non sempre.

BRUNO: (la guarda sorpreso) Ah! … E nel caso nostro?

GIULIA: … Non lo so (pausa). In effetti ti ho sempre considerato un buon amico. Non ho mai pensato a te come compagno. Ma mi sembrava che anche per te nei miei confronti fosse lo stesso.  Non è così?

BRUNO: (sospira) Infatti … Bene, porto via la bacinella.

GIULIA: Aspetta! Mi è calata una tale tristezza toccando questo argomento, non so perché. Ti dispiace venire qui e abbracciarmi un po’? Le gambe ed i piedi si sono scaldati ma ho ancora come un freddo dentro …

BRUNO: Vieni qua (lei gli si siede in braccio rannicchiandosi e lui la avvolge con la coperta abbracciandola).

GIULIA: Vorrei diventare piccola piccola …

BRUNO: Sei comoda così?

GIULIA: Sì. Come un topo nel formaggio! (rimangono abbracciati. Giulia, presa da un bisogno di tenerezza, gli accarezza il viso e lo coccola dolcemente. Gli dà, di quando in quando,  un leggero bacio sulle guance. Lui a sua volta ricambia accarezzandole i capelli) Emani  calore: senti che bello, scaldi come una stufetta. (Giulia sente qualcosa di strano o meglio, imprevisto; le effusioni hanno provocato a Bruno un’erezione e lei se ne rende conto) Ma … Non hai il mazzo di chiavi in tasca, vero?... (lui è imbarazzato. Fa cenno di no) Scusami! Oh, accidenti, Bruno, scusa … non volevo …

BRUNO: No, scusa tu Giulia, mi dispiace. Non credere che … (fa per alzarsi, ma lei lo ferma).

GIULIA: No, no, fermo. Non fa niente. E’ … è normale, no? Non avrei dovuto … non è colpa tua; mia semmai, che mi sono lasciata andare e …  Non voglio che ti alzi, stai qui. Me ne sto ferma, buona buona, così non … insomma … non complichiamo la situazione, va bene?

BRUNO: Si ... (Un sospiro. Poi prova a sdrammatizzare, ma è emozionato) Ci … Ci credi adesso, che non scherzo quando ti dico che ti trovo attraente, eh? (lei gli sorride e annuisce)

GIULIA: Posso dirti una cosa?

BRUNO: Certo.

GIULIA: Se ti ho messo involontariamente in  imbarazzo mi dispiace e te ne chiedo scusa. Però … però, pur non riuscendo a spiegartene le ragioni, per me … è bello. Un bel momento … per me (gli da un piccolo bacio sulla guancia).

Giulia si appoggia a Bruno in modo che non le si veda il viso; lui, sguardo dritto verso il pubblico, fissando un punto indefinito la coccola accarezzandola e sfiorandole i capelli. Ripensa allo scambio di battute di poco prima:

“GIULIA: tu non hai mai pensato … Hai mai avuto il pensiero, il desiderio di … Voglio dire: hai mai pensato a me come …”

“BRUNO: Come possibile … Donna di cuori?”

“GIULIA: Si, più o meno. Mi sarei aspettata qualcosa del genere da te, prima o poi.”

Bruno abbassa lo sguardo, gira la faccia dal lato opposto rispetto a Giulia e si massaggia la fronte e gli occhi con una mano, poi rimane immobile; Giulia  alza la testa in modo che la faccia sia visibile dal pubblico: anche lei fissa lo sguardo su un punto e ripensa alle battute di prima:

“BRUNO: … Con un amico, un vero amico, non si fa sesso e non ci si innamora. Giusto?”

“GIULIA: Non è vero!... Non … non sempre.”

“BRUNO: E nel caso nostro?”

“GIULIA: … Non lo so ….” “… Non lo so …”

Bruno gira la testa e i loro sguardi si incontrano. Si fissano. Poi:

BRUNO: Giulia?

GIULIA: Sì?

BRUNO: Posso chiederti una cosa?

GIULIA: (disponibile) Sì …

BRUNO: Tu però non farmi nessuna domanda, non chiedermi “perché” o “come mai?”; dimmi solo si o no.

GIULIA: (c.s.) D’accordo …

BRUNO: Puoi dire di no se non vuoi …

GIULIA: (sorridente, come sapesse già e in cuor suo avesse già deciso per un “sì”) Va bene. Chiedi.

BRUNO: Mi piacerebbe … Mi daresti un … un bacio?

GIULIA: Un … bacio? (rimane in silenzio. Vorrebbe, ma non osa. Poi, glissando, per uscire dall’imbarazzo) Ma certo! Anche due: due al prezzo di uno! (gli afferra il capo tra le mani e lo bacia con energia sulle due guance). Ecco fatto: va bene così?

BRUNO: (non era ciò che sperava; sorridendo) Grazie.

Pensiero di Giulia:

“Cretina! Cretina! Sono cretina!... L’ho offeso, l’ho offeso e deluso! Un bacio, cazzo, cosa mi costava darglielo,  un bacio? Sarebbe stato così giusto! Devo rimediare, devo rimediare”

GIULIA: Bruno?

BRUNO: Sì? (pausa) Dimmi?

GIULIA: Me lo dài tu … un bacio? (si aspetta un bacio vero. Socchiude gli occhi e protende il viso verso di lui).

Pensiero di Bruno:

 “Me lo sta chiedendo! Ho capito bene? Un bacio? Non ce lo siamo mai dati un bacio vero, un bacio sulla bocca … ”

Prende delicatamente il viso di Giulia fra le mani. Le labbra si avvicinano lentamente alla bocca socchiusa di lei. All’ultimo momento però  Bruno abbassa la testa di Giulia in modo da far finire il bacio sulla fronte.

BRUNO: “Non c’è due senza tre”

GIULIA: (delusa; ma gli sorride)… Già.

Squilla il cellulare di Bruno: i due si guardano. Poi lui si alza e va a rispondere.

BRUNO: Pronto?... Ciao. … Io? No, va tutto bene. Ero qui. … Più di due ore fa? No, non ho sentito la chiamata, sarò stato in bagno, ho fatto un bagno caldo e …. Sì che le ho viste le chiamate. Non ti ho richiamata subito perché …  Non lo so, volevo farlo ma poi mi è uscito di mente.  ….. No, non mi sono mosso da casa. ….. Sto … Sto leggendo. … Sì, ho cenato. … Con cosa?…. Mi sono condito un po’ di insalata e una Simmenthal.  E tu? …. Però! … Sì, credo che fra un po’ andrò a letto. …. Sì, buonanotte anche a te. Ciao, buonanotte. (chiude. A Giulia che lo sta fissando:) Beh? Che c’è?

GIULIA:  A quanto pare anche tu hai preferito evitare di dire a Marina che abbiamo passato la serata insieme. Perché?

BRUNO: Non lo so. Per le stesse ragioni tue credo. Avrei dovuto dirglielo, secondo te?

GIULIA:(dopo un lungo sguardo) Forse è stato meglio di no (guarda fisso davanti a sé).

BRUNO: Già …

GIULIA: Bruno …

BRUNO: Sì …?

GIULIA: E’… successo qualcosa, poco fa?

BRUNO: Vuoi dire prima della telefonata di Marina?

GIULIA: Sì. E’ stato uno strano momento: come essere all’estremità di un trampolino …

BRUNO: … e non sapere se fosse più forte la paura o desiderio di tuffarsi …

GIULIA: Più o meno. (silenzio) Io te lo dico: per me io sono molto confusa.

BRUNO: Forse non sei la sola. Comunque … non è successo niente di … no?

GIULIA: Bruno, riguardo a te e Marina, tu come ti senti: felicemente sposato o … solo … sposato?

BRUNO: (Esita. Vorrebbe rispondere, poi …) Porto di là la bacinella, ormai non serve più (prende il recipiente ed esce).

GIULIA: Sì, fai pure. Intanto io mi rimetto le calze. Che ore sono? (guarda l’ora) Accidenti, mezzanotte passata! E’ proprio ora che me ne vada (cerca i collant).

BRUNO: (f.s.) Tra una cosa e l’altra il tempo è volato.

GIULIA: E’ vero! Chi se la sarebbe mai immaginata una serata come questa! Capitare qui così, per caso. Poi la cena fuori … ( infilati  i collant si alza in piedi ed ha un capogiro) Oh, Gesù!...(si siede).

BRUNO: (rientrando) Che ti succede?

GIULIA: Oddìo, mi gira tutto … (prova a rialzarsi, si risiede)… mi gira la testa …

BRUNO: Stai seduta. Come ti senti di stomaco? Forse non hai digerito.

GIULIA: Non lo so. Forse ho preso freddo quando siamo usciti dal ristorante.

BRUNO: Sicuramente.

GIULIA: Forse ho anche bevuto troppo. Oppure … non saranno state le ostriche?

BRUNO: Senti nausea?

GIULIA: No, quello no. Solo, quando mi sono alzata mi girava tutto.

BRUNO: Ti preparo un caffè forte, eh? Per me è l’effetto dell’alcool.

GIULIA: No, che dici? Non sono in balla!

BRUNO: Non intendevo dire che sei sbronza. Hai solo mischiato troppo: il prosecco, il vino a cena, l’amaro … scemo io che ti ho dato anche il brandy.

GIULIA: Ma no, adesso mi passa. (con apprensione) E se non mi passa?

BRUNO: Ti porto a casa io, non ti preoccupare.

GIULIA: Tu?

BRUNO: Sì, io. Non ti lascio mica guidare di notte, col gelo,  in queste condizioni.

GIULIA: Ma non puoi: Massimo crede che io sia a casa di Renata.

BRUNO: Ah, è vero! Allora ti porto da lei e …

GIULIA: No, no, no … A lei ho detto che ero a casa di amici che lei non conosce. Dovrei confessare di averle raccontato una balla, spiegarle un sacco di cose e proprio non voglio, no.

BRUNO: Dici che non capirebbe? Non puoi dirle semplicemente …

GIULIA: No, credimi, meglio di no. Come faccio? Non me la sento di guidare in queste condizioni.

BRUNO: Questo è escluso.

GIULIA: E adesso?

BRUNO: Aspetta un po’. Ti faccio un caffè, magari ti passa.

GIULIA: E’ tardi, se non mi vede rientrare, Massimo si preoccupa e ... Bruno, mi sono cacciata in un bel guaio.

BRUNO: Che esagerata, guaio? Che guaio?

GIULIA: Ah no? Adesso è un casino: (parla a sé stessa) Giulia stai calma: respira profondamente che ti passa in un attimo; è solo uno sbalzo di pressione, ora ti passa … (respira profondamente due o tre volte)… ecco: ora mi è passato; mi alzo, mi vesto e … (si alza, prova a muoversi ma le gira ancora la testa e ripiomba a sedere sul divano, angosciata) ... Oddìo, mi gira tutto, non ci riesco.

BRUNO: Senti, se ti accompagno a casa di Renata …

GIULIA: Lascia perdere Renata. Renata è …  No, per favore no.

BRUNO: Ti preparo il caffè? Proviamo a vedere se funziona?

GIULIA: Si … No … Non lo so. Cazzo, che stupidaggine che ho fatto. E adesso? (si guardano, poi ognuno per sé prova a pensare ad una possibile soluzione ma senza successo. Entrambi danno a vedere di considerare varie opzioni, nessuna percorribile; subentra lo sconforto. Poi …)

BRUNO: Io, una soluzione ce l’avrei. Non so se per te è possibile, ma se credi …

GIULIA: Che soluzione?

BRUNO: Stai.. puoi stare a dormire qui. Hai fatto trenta …

GIULIA: … facciamo trentuno, dici? Ma no, sarebbe una sciocchezza rimanere …  (d’un tratto le sorge un dubbio: guarda Bruno) Bruno, scusami se … Voglio dire …

BRUNO: Sì?

GIULIA: Bada che non voglio che tu ti offenda ma … Non ti sei messo in testa delle idee, vero? … Per via di quello che è successo prima, intendo.  E’ vero che in un certo senso ho contribuito a … per quell’episodio che tu ti sei …. Però …  Scusami, ma meglio essere chiari e …

BRUNO: Giulia, non sei in grado di guidare, non vuoi essere accompagnata … ti sto solo offrendo di fermarti a dormire qui.

GIULIA: Certo, certo. Scusami.

BRUNO: Cedo a te il letto e io dormo qui sul divano.

GIULIA: No, no,… non … Casomai sul divano ci dormo io.

BRUNO: Scherzi? Non se ne parla nemmeno. Io sto sul divano, tu in camera.

GIULIA: Aspetta: devo avvertire che non vado a casa …

BRUNO: Già, cosa gli racconti adesso a Massimo?

GIULIA: Non è un problema: qualche volta è già successo che ho fatto tardi il venerdì sera e mi sono fermata a casa di Renata. Lo chiamo e gli dico che mi fermo a dormire da lei.

BRUNO: E se ti dice che viene a prenderti lui?

GIULIA: No, è impossibile; non lascerebbe mai la bambina in casa da sola. Con lui non ci dovrebbero essere problemi. Poi chiamo Renata, le dico che non mi sento bene e che mi fermo a dormire a casa dei miei amici. Dovesse chiamare Massimo le dirà che ho dormito da lei. Domani mattina senz’altro starò meglio, tornerò a casa e tutto si sistemerà.

BRUNO: E’ deciso allora? Passi la notte qui?

GIULIA: Tu che ne pensi?  Mi metto in un casino se mi scoprono … e ci vai di mezzo anche tu, poi …

BRUNO: Se non vuoi che ti accompagni da Renata per non farle sapere di essere stata qui stasera … Potrei portarti direttamente a casa. Puoi dire a Massimo di essere rimasta in panne:  io passavo per caso ti ho vista e ti ho offerto un passaggio fino a casa.

GIULIA: Ma no, non regge: poi se domani mi riaccompagna a prendere la macchina, scopre che “guarda caso” è parcheggiata proprio sotto casa tua. No, non regge …

BRUNO: E allora? Mi dai le chiavi, scendo e la  sposto da un’altra parte e …   (Giulia tace) Beh, vedi tu. Se preferisci fermarti a dormire qui come s’è detto, non ci sono problemi.

GIULIA: Ho preso una tal botta di freddo che la sola idea di uscire di nuovo mi terrorizza. E poi (prova ad alzarsi in piedi: le gira ancora la testa)No, mi gira ancora la testa … Se non ti dispiace …

BRUNO: Assolutamente. (sorride) E’ la prima volta che passo una notte con una donna che non è mia moglie e con chi? Con la sua più cara amica: roba da Beautiful! Confessa che lo sapevi che Marina era fuori e sei venuta apposta per sedurmi!

GIULIA: (hanno ritrovato il sorriso) “Naturalmente”! Perché, non l’avevi capito?

BRUNO: Uàu! Vado a tirar fuori qualcosa da metterti addosso per la notte, rovina-famiglie, altrimenti mi giri nuda per casa (esce)!

GIULIA: Grazie. (prende il cellulare e compone il numero)

BRUNO: (Riaffacciandosi in scena) Va bene un pigiama, o dormi con addosso solo tre gocce di Chanel numero  5?

GIULIA: (allarmata gli fa dei gestacci perché sta telefonando. Lui esce) Sst…! (al telefono)Pronto, tesoro? Stavi dormendo?... La cucciola dorme?... Ha pianto? …. No? Bene. Senti, qui si è fatto tardi e io sono stanca. Ti dispiace se mi fermo a dormire qui da Renata? Mi viene male alla sola idea di entrare in quella macchina ghiacciata, c’è meno 3 fuori, hai visto? ….. Sì …. Non ti preoccupare, lo so che devi uscire domani mattina. … Alle nove sarò a casa, anche prima …. Sì caro. … Sogni d’oro … Anche a te. (chiude) E questa è fatta. (compone un altro numero) Pronto? Ciao Renata, sono io … Come, dove sono? Sono ancora a casa dei miei amici …. No, non sono ancora andata a casa, mi … fermo qui a dormire. …. Ma sì, se salgo in macchina, col freddo che c’è mi viene una sincope e in più  ho bevuto un po’ , metti che mi fermi la stradale, quelli mi ritirano la patente … No, non sono ubriaca, per chi mi hai preso?... C’è la camera degli ospiti, il posto c’è, non ti preoccupare. … che c’è di strano? ... E’ sempre tutto strano per te. … No, Renata, non voglio che tu rompa le palle a tuo marito perché mi venga a prendere, è mezzanotte passata! …. Ecco, sì, brava!  Ah, Renata? Guarda però che Massimo crede che io mi sia fermata a dormire da te, gli ho appena telefonato, … Macché cazzate, non sto facendo cazzate, lo so che ho una bambina a casa …. (Bruno rientra in pigiama, con un cuscino, una coperta e il pigiama da uomo per Giulia) Sì, domani. … Domani ti racconto tutto, sì …. Ok …. Buo … Buonanotte. (chiude, esausta). Uff! Ecco fatto.

BRUNO: (porgendo il pigiama a Giulia:) Tieni questo: è uno dei miei.

GIULIA: Un pigiama da uomo? Non me ne puoi dare uno di Marina?

BRUNO: Te lo darei volentieri, ma poi se mi chiede chi l’ha usato e come mai, che le dico?

GIULIA: Hai ragione. Grazie (prende il pigiama e inizia ad indossarlo).

BRUNO: Puoi andare di là a cambiarti; se ti gira ancora la testa ti accompagno in camera e …

GIULIA: Ma no, faccio qui. Ti ho già detto che ci dormo io sul divano. E’ casa tua, sul letto ci dormi tu.

BRUNO: Giulia, insisto: tu vai a sul letto. Ci sto io sul divano. Devo trascinarti in camera di peso? Su, andiamo ….

GIULIA: (lui prova a trascinarla verso la camera, lei resiste; lottano) Non ci vengo nel tuo letto! Il divano va benissimo, lasciami. (si divincola e va ad occupare il divano). Fila, sciò!...

BRUNO: Che sei una testona te lo ha mai detto nessuno? Quando Marina scoprirà – perché lo scoprirà – che in sua assenza ho passato una notte con un’altra donna  - e tu ti rifiuterai di ammettere che quella donna eri tu e che non abbiamo “consumato”- io verrò accusato di adulterio, avrò l’ostracismo dalla camera da letto e dovrò dormire sul divano a vita! Tanto vale che cominci subito! (si piazza a sua volta sul divano) Vai via!

GIULIA: (ormai in pigiama; non si alza) Al contrario: dovresti approfittare dell’ultima occasione e dormirci tu, nel tuo letto! Che fai sul mio divano? Vattene!

BRUNO: No! (si spintonano, poi si  guardano. Poi scoppiano a ridere).

GIULIA:Ti pare serio? Io sto male! Adesso, tanto per cominciare, mi riprendi in braccio come prima!

BRUNO: Accomodati. Ma stai attenta che dato che ormai ho perso la reputazione potrei anche allungare le mani.

GIULIA: Ah si? (sistemandosi tra le braccia di Bruno, rannicchiata con la coperta come nella scena precedente) Anch’io!

BRUNO: Madre snaturata!

GIULIA: Fedifrago!

BRUNO: Sei comoda?

GIULIA:  Come un topo nel formaggio!

BRUNO: Ti gira ancora la testa? Non ti ho nemmeno fatto il caffè …

GIULIA: Non importa, stai qui.

Silenzio

BRUNO: Ti rendi conto in che situazione grottesca ci troviamo?

GIULIA: E io finora cosa ti ho detto? Te ne rendi conto anche tu finalmente. Se si viene a sapere che abbiamo passato la serata e la notte insieme hai voglia tu a spiegare come sono andate veramente le cose.

BRUNO: Il fatto è che tutto depone a nostro sfavore: sei qui da me e invece a Renata hai detto che eri da un’altra parte: balla numero uno; a Massimo hai detto che passavi la notte dalla tua amica e invece la passi qui: balla numero due …

GIULIA: Tu hai detto a tua moglie che non ti sei mosso da casa ed invece sei stato fuori due ore abbondanti con un’altra donna: balla numero tre; le hai anche detto di aver mangiato da solo insalata e Simmenthal mentre hai cenato a ostriche da Mister “naturalmente”: balla numero quattro …

BRUNO: Mi ti sei piazzata in braccio, con quel che ne è seguito, e ci sei tornata anche adesso: aggravante numero uno.

GIULIA: E tu hai insistito, trascinandomi,  per farmi entrare nel tuo letto: aggravante numero due.

BRUNO: Questa non vale! Non avevo nessuna intenzione di venirci anch’io nel letto!

GIULIA: E chi può dirlo? Non puoi dimostrarlo. Colpevole! (Ridono)

BRUNO: Amanti! E pensare che non  sono riuscito a darti nemmeno un vero bacio!

GIULIA: Nemmeno io se è per quello! Che rovina-famiglie da strapazzo! Nemmeno quello so fare bene. (Smette di scherzare. Pensa; poi:) Lo desideravi davvero tanto?

BRUNO: Cosa?

GIULIA: Il bacio: quando me l’hai chiesto, prima?

BRUNO: (pausa) Se ti dicessi di sì?

GIULIA: (pausa) Sarei imbarazzata. Mi sembrava infatti. Non sono riuscita a dirti di no ma ho scantonato buttandola in ridere; temo di averti deluso … o ferito. Ti ho ferito?

BRUNO: Non avrei dovuto chiedertelo. E tu? Avresti desiderato darmelo quel bacio?

GIULIA: Se devo essere sincera … Beh, ero tentata, sì. La serata, la cena, i discorsi che abbiamo fatto … poi la tua eccitazione, prima …

BRUNO: Era solo mia?

GIULIA:(un attimo di silenzio. Esita, poi …) No. Devo essere onesta: non solo tua.

BRUNO: Grazie per la sincerità.

GIULIA:   Sincerità per sincerità: questa serata mi ha dato modo di conoscerti sotto aspetti finora sconosciuti. Prima te l’ho chiesto e non mi hai risposto. Scusami se insisto, ma è importante per me, vorrei capire ...  Riguardo al tuo matrimonio: ti definiresti  un uomo ”felicemente sposato” o  solo “sposato”?

BRUNO:  (dopo un lungo silenzio) Vorrei saperti dare una risposta chiara quanto la tua domanda. Anzi no, forse nemmeno la tua domanda è tanto chiara. Forse tu alludi al fatto che se io fossi “felicemente sposato”, poco fa non avrei dovuto sentirmi così attratto da te e non avrei dovuto provare il desiderio di baciarti, il desiderio di fare l’amore con te che sì, te lo confesso, c’è stato ed ho lottato per trattenermi …

GIULIA:   (temendo ciò che Bruno sta per dire) Bruno, ti prego, non me lo dire, io … Ho già tutti i miei dubbi sul mio rapporto con Massimo. Credevo che tra te e Marina le cose andassero bene, altrimenti ci avrei fatto attenzione, non mi sarei lasciata andare così. Ho esagerato ma non volevo, mi ci sono trovata senza rendermene conto e …

BRUNO:  No Giulia, lasciami essere sincero fino in fondo. Ci siamo ritrovati in un momento magico e meraviglioso; fare l’amore sarebbe stata la cosa più bella, giusta e naturale del mondo se solo fossimo stati entrambi liberi, ma dico di più: sarebbe stato bello, giusto e naturale anche così se ci ritenessimo capaci di prendere la cosa come un episodio fine a se stesso. Se io ti rispondessi che sono solo “sposato” , senza “felicemente”, cambierebbe qualcosa per te? Tra noi? Dopo stasera, qui?

GIULIA:   No … No, a questo punto no. Abbiamo giocato col fuoco senza rendercene conto. Ho provato le stesse cose che hai provato tu, lo stesso desiderio. Gli ormoni hanno fatto il resto. Ma no, io non riuscirei a ritenere quello che poteva succedere “un episodio fine a se stesso”. Quanto alla mia domanda, non rispondermi. Qualsiasi risposta rischierebbe di cambiare troppe cose tra me e te, tra me e Massimo, tra me e Marina … e io non voglio. Prendiamo quel che è successo per ciò che è: un momento in cui due anime momentaneamente sole hanno cercato, nello stesso momento e nello stesso luogo, di rassicurare se stesse del fatto di essere ancora vive e capaci di suscitare un interesse nei propri confronti. E ciascuna l’ha fatto con qualcuno di cui si fida. Completamente. Ti voglio bene, Bruno. Scusami.

BRUNO:  (le sorride) Non scusarti, Giulia. Era necessario chiarirci e l’abbiamo fatto. Non parlarne avrebbe lasciato tra noi troppi inquietanti interrogativi.  Ora sappiamo.

GIULIA: Comunque, riguardo al bacio, è assurdo, lo so. Ma c’è stato quel momento strano;  eravamo solo un uomo e una donna. Come se si fosse aperta una parentesi che dopo si è chiusa ... e forse in quel brevissimo spazio siamo stati davvero innamorati l’uno dell’altra … No  …  Non posso dire di non averlo desiderato.

BRUNO: Per questo, dopo,  l’hai chiesto tu a me, di darti un bacio?

GIULIA: Mi costa ammetterlo ma sì. E ho scaricato su di te la responsabilità di decidere se oltrepassare il punto di non ritorno. L’avessi fatto non so cosa sarebbe successo poi.

BRUNO: Una responsabilità che non ho avuto il coraggio di assumermi.

GIULIA: Siamo pari. Nemmeno io l’ho avuto quel coraggio. Altro che “carpe diem”… (pausa. Con un sorriso:) Meno male. Non trovi?

BRUNO: Già. Certo è che come amanti siamo proprio due schiappe. Potremmo anche andare a dormire tutti e due nel letto, tanto …

GIULIA: (ritorna allegra) Ah, questo no!  Non ci allarghiamo troppo adesso.

BRUNO: Hai paura che ti salti addosso?

GIULIA: Ma no … Saltarmi addosso? Tu? No, sei troppo gentleman.

BRUNO: Ah, così? E’ un complimento o un rimprovero, che mi fai?

GIULIA: Sentìtelo! (lo guarda; sorride maliziosa) E se fossi io invece,  a saltarti addosso?

BRUNO: Uh, che paura! (ride).

GIULIA: Ridi, ridi pure tu! (Silenzio. Lei sta pensando alla proposta di Bruno: è indecisa ma molto tentata di condividere il letto. Lui aspetta.).

BRUNO:Scherzi a parte, Giulia, per me è uguale: o dormo sul divano o ci dividiamo il lettone; come vuoi tu.

GIULIA: Eh … (sorride) Ad esser sincera … Rimarrebbe tra me e te, in fondo …

BRUNO: Tanto … Tu che ne dici?

GIULIA: Per me ... Se per te non è un problema, quasi quasi … Nel letto si sta molto più comodi ….

BRUNO: … “Come un topo nel formaggio”,  giusto? Allora? … andiamo?

GIULIA: (si alzano. Lei si appoggia un po’ a lui. Lo abbraccia; lo guarda, poi …) E se poi ….

BRUNO: Se poi?

GIULIA: Niente. (lo guarda per un lungo attimo,sorride, gli dà un bacio leggero a fior di labbra. Poi lo prende per mano e si avviano insieme verso la camera) Andiamo a letto.

BUIO