Come va? (storie sui vizi capitali di oggi)

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COME VA?

(Storie sui vizi capitali di oggi)

di

Paolo Spannox

(Paolo Spannocchi)

©2015

Per rappresentare questo testo, anche in parte, occorre richiedere l’autorizzazione scritta all’autore, inviando un’e-mail a Paolo Spannocchi ( spannox@gmail.com ), indicando la denominazione della Compagnia Teatrale e i dati anagrafici del Regista.

L’autore è felice di concederla, ma preferisce che i suoi testi siano rappresentati da Compagnie Amatoriali.

Per informazioni, contatti e suggerimenti, l’autore è disponibile al numero di telefono: 335 8346916.

I vizi capitali e Le ossessioni moderne

Superbia    à      Autostima/Dipendenza da giudizi/provini/Talent Show…

Avarizia     à      Disposofobia (o Accumulo compulsivo)

Lussuria     à      Ipersessualità (o Sex addiction)

Invidia        à      Azzardopatia (o Ludopatia)

Gola           à      Fame nervosa

Ira              à      Stress

Accidia      à      Dipendenza da Social Network, TV, Smartphone…

I monologhi che seguono sono nell’ordine dei vizi e delle ossessioni sopra indicato.

MEZZA SEGA(e ½)

Superbia        à        Autostima/Dipendenza da giudizi/provini/Talent Show…

(Il personaggio non è né femminile, né maschile)

Spostati! Mezza sega.

Chi ti credi di essere? Con chi credi d’avere a che fare?

Mezza sega. Mezza sega, sì.

Mezza sega. Mezza sega. M-E-Z-Z-A-S-E-G-A.

Io. Io. Io qui. Io ora. Io qui e ora. Io. Sempre Io. Solo Io. Sempre e soltanto Io.

Io non sono come voi. Io sono di più. Io sono superiore. Un’altra categoria.

Voi non avete nessun possibilità. Sarà me che sceglieranno. Non c’è gara!

Io. Io. Io soltanto. Unicamente Io. Il Me assoluto che si staglia sull’inettitudine di voi, massa di pecore replicanti senza un briciolo di talento. Zombie parassiti.

Io. L’unico essere supremo, risoluto e determinante, provengo da un altro pianeta, ho il copyright della perfezione. La supremazia dell’essere dominante.

E’ me che sceglieranno, se dovranno scegliere…. Perché qui non c’è neanche da porsi la questione. Non c’è gara! Nessuna battaglia, niente ballottaggio, nessun pareggio. Solo una vittoria a tavolino, perché l’avversario non s’è presentato.

Non c’è gara! Io sopra tutti. Io oltre tutti. Io nell’Olimpo. Io sullo scranno. Io. Io!

Guardala… Guardalo…. Guarda quello… Senti quella… Guarda quelli lì….

Ma cosa ci siete venuti a fare qui? A perdere ancora più del vostro inutile tempo? A fare progetti per il futuro? A sognare una vita agiata, un successo?

Non avete visto chi c’è fra voi? Non mi vedete? Non avete ancora capito che avete fatto nuovamente un viaggio a vuoto? Nessuno vi prenderà.

Prenderanno me. Sceglieranno me. Unico essere supremo detentore dell’estrema perfezione, dell’affettazione più consona alla circostanza, del saper essere la persona giusta al momento giusto, sempre: quando sempre è il momento giusto!

No. Non parlo con nessuno. Non rispondo alle vostre domande insicure, fatte solo per cercare una parvenza di sicurezza in una situazione per voi incerta. Per me no. Vivo nella certezza. Il “saper vivere” sono Io. L’esempio vivente.

Non vi rispondo, è inutile che continuiate a chiedere questo, quello e questo e quello e a guardarvi increduli fra di voi se neanche vi rispondo.

Vi guardate con un senso di solidarietà che vi unisce nella vostra sciatta mediocrità e vi coalizzate per far fuori dal gruppo il diverso, la diversità rispetto alla vostra mediocrità.

Siete fuori tempo, fuori gusto, fuori di ogni canone di bellezza, simpatia, empatia, comunicazione e attrazione. Siete una calamita scarica.

Io. Io. Solo e soltanto Io posso rappresentare ogni canone di bellezza, simpatia, empatia, comunicazione e attrazione. Io sono una calamita potentissima.

La calamita perfetta e più potente dell’Universo.

E perciò… spostati mezza sega. Fatti in là, mezza sega, anzi, vai proprio via, mezza sega. Tornatene a casa. Tornatene fra le mezze seghe che ti circondano e che ti adorano perché sei meno mezza sega di loro.

Per me, però, resti sempre una mezza sega. Mezza sega!

La canzone della Superbia (prima parte)

Che cosa vuoi da questo bimbo indifeso

Chi tu sia, ancora non s’è inteso

Ma non venire qui,

Le tue pene a consolar, le tue pene a consumar.

Lasciami sola, non mi rompere l’anima

Ora che, la mia pazienza è minima

Torna a casa, e non scassare più

Altrimenti, ci puoi rimettere tu

Sei rognoso, appiccicoso, puzzi come un cane

E non importunare le mie usanze sane

I prepotenti sai, Io non li sopporto

Scappa oppure sei Morto!

Scappa oppure sei Morto!

(Da qui diventa un maschio, forse insicuro, forse no.)

Ecco sono pronto, sì. Che devo fare? Che vuole che faccia? Davvero? Ma no…!?

Ok, ok, non si arrabbi, certo… certo che lo so fare. Lo faccio sempre… Sì, ecco.

Vede…?(esegue un frammento)Mi riesce anche piuttosto bene, non crede? Sì. Ha ragione. E’ giusto, le domande le fa lei, il provino lo fa lei, io eseguo. Certo, ci mancherebbe.

Sì, sto zitto… Sì.

(pausa)

Beh… certamente… lo so fare. Mi hanno dato anche un premio per questo, l’anno scorso… Sì, certo, non le interessa, ma è scritto nel curriculum che ho inviato… bene, dicevo, certamente che lo so fare… ecco…

(esegueun frammento più lungo)

Sì è chiaro… va un po’ rivisto con un professionista, soprattutto qui (esegue), va un po’ rielaborato… Da me non posso certo arrivare a un livello... capisce?

Certo… ma io ci credo… e ci metto tutta la passione…

Certo che mi riesce! Lo vuole vedere? Ah… sì, certo... sono qui per questo… Ok!

Allora… aspetti un momento che mi preparo…. Bene, sono pronto: 1, 2, 3….

(esegueancora un frammento più lungo)

Che ne dice? Può andare? No, lo so che non è il massimo. Sì certo, anzi, credo proprio di poter fare molto meglio… se solo potessi provare un po’ qui e allenarmi in un posto come questo, un laboratorio qualificato… un workshop?

Sì, molte ore, certo. E’ tutta la mia vita! Lo faccio come fosse un lavoro, non è mica un gioco? Qui ci sono le vite in ballo. Le vite come la mia, come quelle di tutti quei ragazzi là fuori che aspettano il loro turno, dopo di me… e di tutti quelli che cisono passati, qui, prima di me. Certo che è una cosa seria!

Non è un gioco e non è uno scherzo. Lo so. Io! Perché Io…

Ah… Ok, Ok, Ok, ha ragione… basta con “Iodi qui”, “Io di là”, “Io di sopra”, “Io di sotto”, “Io ho fatto questo”, “Io ho fatto quello”... Basta Io! Basta Me!

Solo Voi. Solo Lei. Mi scusi. Solo lo Sponsor. Soprattutto. Certo, certo, lo sponsor prima di tutto e tutti. W lo Sponsor.

No che non sono stanco! Certo che posso. Oddio, questo non l’ho mai fatto…

…ma imparo velocemente, sa? Sono volenteroso e audace quanto basta per provarci e riuscirci. Mi faccia provare ancora, la prego.

Ok? Allora provo? Provo… Allora posso provare? Provo.

(esegue la sua performance)

Fatto. Che ne pensa?

Via. Mi sembra che sia venuto bene, non crede?Sono o non sono bravo?

Ah.Sono una mezza sega.

Ok. Mezza sega… Mezza sega? Ora ti faccio vedere Io!

La canzone della Superbia (seconda parte)

E’ certo che a uccidere Uno come Me

Sarebbe Dio-Madonna un gran peccato…

A uccidere Uno come me…

Nessuno poi sarebbe perdonato

Uno come Me: interessi intrallazzi

Uno come Me: Amore a mille all’ora

Uno come Me: che ama tutto il mondo

Da dire che il sole tramonta dietro a un fiore…

E mi perdonerai

E non rifiuterai

E ti rinfrancherai

Se adesso uccido Te

Pezzo di sterco che…

Volevi uccidere Me.

(esce imprecando…)

ERA SEMINUOVA

Avarizia         à        Disposofobia (o Accumulo compulsivo)

Sì… sì… sì… sì… ma… insomma… Te… quanto guadagni?

Sì. Te! Quanto guadagni? Quanto guadagni al mese? Quanto prendi di stipendio? Eh…? Me lo dici…? Quanto guadagni? No…? Non me lo dici…? Eh certo!

Per forza. Non te lo dicono, sai. Assoluto riserbo su questo segreto. Assoluto.

L’ultimo segreto italiano, lo stipendio! Si sa delle corna di tutti, ma non si sa quanto guadagnano.

Che me ne frega! Non me ne frega niente. Non me ne frega un finferlo, anzi un fico secco, che siamo ancora in Italia, ancora oggi, in quest’Italia… seminuova.

Non me ne frega nulla, me ne frego… E invece No!

Veramente me ne frega. Vorrei proprio sapere quanto guadagni Te, quanto guadagna Lui, quanto guadagna Lei, quando guadagna Quello laggiù… e anche Quella Ragazza lì e quell’Uomo là. Tutti. Di Tutti lo vorrei sapere. Per fare i miei conti. Per fare i conti in tasca agli Altri. Per sapere se Io guadagno giusto.

Perché a me non pare proprio di stare nella media. Molto meno. Molto poco. Per questo che mi tocca raccattare, cercare… cercare e mettere da parte… Non vorrei farlo, sai. Invece passo il tempo a cercare, a raccattare, a mettere da parte.

Ho tutto quello che mi serve. Infatti, mi serve tutto. Non butto via nulla. Tutto quello che ho è nuovo o, al massimo, è seminuovo. Non ho nulla di vecchio, perché vecchio non diventa nulla. Al massimo da nuovo, passa a seminuovo.

Solo se si rompe, allora è rotto. Da nuovo passa a rotto. Da seminuovo passa a rotto. Da nuovo passa prima a seminuovo e poi a rotto. Quando è rotto, però, quasi sempre si può tenere un pezzo buono (perché buttarlo via?) e metterlo da parte per fare un ricambio... o usarlo per un'altra cosa, per un'altra funzione. Perché buttarlo? Mai buttare via! Sacrilegio vergognoso consumista ingrato.

Solo la merda si butta, se non si ha un campo da concimare.

ALLA MERDA NON C’È RIMEDIO !

Si potesse riusare, la merda, se non puzzasse tanto, la metterei da parte.

Non è collezionismo. No. NON È AVARIZIA. No. E’ parsimonia!

Raccattare non è una vergogna. Il cassonetto e i suoi paraggi sono una sorgente di cose di riusare. Raccattare da lì o da altri posti dove la gente lascia così tante risorse non è affatto una vergogna. Che si vergognino quelli che buttano via.

Tirchio non me lo dici. Attaccato no, nemmeno. Guai. Io sono anche generoso, quando voglio. Sì che so essere anche generoso… e magnanimo, se mi pare.

Certo, se mi pare e prima di tutto… con chi mi pare. Mica con tutti. La roba mia me la sono fatta col lavoro, col sudore, con tanto tempo dedicato a lavorare e poi dopo a cercare, a ricercare, a raccattare, a separare, a scegliere… a centellinare.

E’ mia la roba mia. Perché la devo dare. Che mi danno loro? Ti danno molto se lo chiedi? Nulla ti danno. Proprio nulla. Sì… la Caritatevole Benefica… garbati… il giovedì, uno sì e uno no, quando gli pare all’ora che gli pare.

Poi i Soldi… pochi Soldi (o tanti? Ma non si dice)… quelli miei Io li ho nascosti.

Non li troverebbe neanche Gesù bendato. Io sì che li troverei. Li ho nascosti Io. Sono miei, è roba mia, mia, solo mia. Li ho sudati… monetina per monetina.

(sottovoce)

Ora ho un monte di Soldi. Ho una montagna di Quattrini che, se solo volessi fare il Signore, mi darei una bella lavata, starei in uno di quei Castelli e tutto il resto.

(ad alta voce)

ALTRO CHE PUTTANE!

Ma che me ne frega di fare il Signore a quella maniera? Io sono già un Signore.

Con tutta questa roba, se la vendo, mi compro una casa d’argento con le porte d’oro e i tappeti di leone. Come bicchieri adopererei le zanne dell’elefante più raro del Mondo, levigate per berci, ma solo davanti. Come gli snob.

Invece sono una persona semplice. Sto da solo. Non voglio compagnia. Mamma mia la compagnia… E’ sempre una brutta compagnia. C’è da dividere.

E loro che ti danno? Vogliono sempre. Sempre da me. E io a dare, a dare, a regalare.. e regala, regala, tieni, ma certo, di nulla, macché, tieni… UN CAZZO!

REGALA MORÌ!

Sto da solo. Mi tratto bene per me, meglio di un Re, con la mia roba tutta a portata di mano. E ogni giorno vado al nascondiglio, non mi faccio vedere, tiro fuori i Quattrini e li conto. E conto i Soldi. E aggiungo quelli guadagnati del giorno. Oggi più di ieri, quando ieri è stato più dell’altro ieri. E domani più di oggi. Sempre di più… Accumulo, accumulo, perché accumulare è la mia Vita…

… e poi li rinascondo. Sgattaiolo via, come una biscia nell’erba.

Non mi compro nulla. Ho tutto. Ho tutto nuovo. Qualcosa di più seminuovo ce l’ho… anche, ma è sempre roba SEMINUOVA. Da fare un figurone.

Mi tengo bene Io, sai?!

E raccatto quello che mi serve, che mi servirà o che mi potrebbe servire. Lo so già prima: tanto, quanto e cosa mi serve. Ho tutto calcolato nel cervello. E’ una calcolatrice. Ho anche la calcolatrice, sai?! Solare. Me l’hanno regalata, no non è vero, l’ho trovata…guarda bellina… Chi vuoi che ti regali qualche cosa oggi?

Vi faccio una confidenza? Sì. Tanto non ci sente nessuno, vero lucciole… tanto le lucciole non parlano, non raccontano i segreti delle persone alle persone…

Io qui sotto ho un milione. L’ho superato ieri quando l’ho ricontato.

Sono un Signore, con un milione sotto… no… ho detto “sotto” così per dire… mica intendevo indicare il nascondiglio… (imbarazzato ride)ah ahahahah…

Sotto addosso? Sotto i miei piedi? Sotto terra? Sotto al piano di sotto? Sotto il materasso? Sotto il pavimento? Sotto le mattonelle? Eh…chissà. Non lo dirò mai.

Il mio milione pesante di monete e monetine, Soldi e soldini. Bisogna li cambi.

Bisogna che vada alla Banca… anzi no… alla Posta… così non mi riconoscono in troppi… Alla Posta non fanno le storie che fanno alla Banca. Alla Banca sono più puzzolenti che alla Posta. Alla Posta gli impiegati sono quasi sempre brutti, vestiti anche male, dei poveracci insomma… invece alla Banca… certe facce di merda… con le cravatte da… cravattari… Meglio alla Posta.

Alla Posta le impiegate hanno quasi sempre i capelli sudici, specie verso la fine della settimana, il venerdì. Quelle sì che sono Tirchie, Avare e tutto il resto… insomma… dai… per non consumare nemmeno l’acqua… Tengono i capelli anche bianchi, se sono quarantenni, sono delle fricchettone tirchie e busone!

Non mangerebbero per non cacare!

Alla Banca, invece, è il paradiso della tinta dei capelli. Quanti Soldi buttati via, sperperone e sperperoni! Anche gli uomini si tingono i capelli… e i baffi.

Mi faccio cambiare le monete di questo mese e piglio di fogli grossi. I verdini, i giallini e soprattutto i VIOLINI. Come mi piacciono i VIOLINI… ce n’ho tanti… di VIOLINI… quelli da 500… che brivido di goduria a pensarci. Tutti miei, tutti nascosti, tutti per ritto, tutti sotto sotto i miei VIOLINI preferiti…

I VIOLINI MI SAZIANO!

Io di mangiare non mi interesso. Non me ne frega nulla di cucinare. Sì, che c’entra, ce l’ho la cucina, ho tutto l’ho già detto! Non mi manca nulla. Certo, se mi devo fare una camomilla calda… come la riscaldo l’acqua? Ma che si scherza! Ho tutto. Non sono un pezzente. Per me non bado a spese. Io.

Però mi fa fatica cucinare… per l’amor di Dio.

Io vo in Trattoria e qualcosa mangio. In qualche modo pago. Qualche cosa.

Mangio sempre. Non salto mai un pasto. Io.

Non mi faccio fregare. Io…. E NON REGALO NULLA A NESSUNO!

I regali… Ah ahahah… Mi fanno schiantare tutti coi regali. Per l’amor di Dio.

I regali… Macché roba da scemarelli.. vai via coi regali, fammi il piacere!

PicciPicci… tieni… Oh grazie… Pucci Pucci… tieni te… Oh grazie a Te… Amore mio… come ti amo… ti adoro… un regalo per sempre… un ricordo del nostro Amore… PicciPicci… Pucci Pucci… LA MERDA CHE SIETE!

Vogliono i regali, vogliono tutti un regalo. Sennò si sentono nullità. Se qualcuno non si ricorda di loro… con un regalo. Ma dico io, che si misura l’amore da un regalo? L’amicizia? L’affetto? Per l’amor di Dio. No.

E’ tutta una fregatura. A me no. Nessuno mi frega, però!

I regali no. I regali basta. E’ tutto frutto di guardare la Televisione, quella vergogna della TV. Mamma mia… Per l’amor di Dio. La pubblicità…

La pubblicità, la gente vestita meglio, le pettinature, le bocche rosse, i trucchi, le facce abbronzate, le belle parole arrotondate, la Televisione è la merda del mondo e io… l’ho spenta e… nessuno ci crederà… l’ho buttata via. Quella sì che l’ho buttata via. Non s’era neppure rotta. Non l’ho nemmeno regalata.

Eppure… ERA SEMINUOVA!

(pausa)

Era seminuova, sì, ma ho fatto un’eccezione. L’ho buttata via. La TV.

La spegnessero la Televisione, farebbero meglio! Guadagnerebbero di più!

E io l’ho buttata via… che era SEMINUOVA, capisci?

Era SEMINUOVA!       

E ora… vado a ricontarmi il mio milione…

Sogno (1^ parte)

Andando a buttare via la spazzatura, al cassonetto, vedo una donna. Una donna anche distinta che, all’aspetto, pareva avere sui 40 anni… vestita normalmente, dignitosamente... né bene, né male… non certo una barbona.

Questa donna… lì, al cassonetto dei rifiuti misti… indifferenziati… ferma…

Ha in mano un bastoncino di ferro, dritto e lungo circa un metro che terminava piegato, come un uncino, come… uno strumento di lavoro.

Per un attimo i nostri sguardi si incrociano, poi ognuno prosegue nella propria azione. Io apro il cassonetto e getto il sacchetto che avevo.

Lei, col suo uncino in una mano e il portellone del cassonetto nell’altra afferra un sacchetto da dentro e lo tira fuori… con una certa destrezza.

E’ un sacchetto trasparente, di quelli che si usano per comprare la frutta e la verdura a peso, si vede il contenuto attraverso… Alimenti.

Cazzo, la gente continua a sbagliare!

Continua a non capire, come si getta l’immondizia! Quel sacchetto trasparente contenente alimenti da buttare non deve stare nel cassonetto dei rifiuti indifferenziati, ma nell’altro… accanto, quello per l’umido. Quello marrone. La gente non capisce una sega!

E io mi ci perdo anche. E’ inutile.

Barboni trogloditi.

Il progresso vi schiaccerà, vi incenerirà, anzi vi termovalorizzerà!

Sogno (2^ parte)

Lei appoggia in terra il sacchetto, lo apre e… sempre con una flemma, una dignità, una tranquillità, una professionalità… invidiabili, prende alcuni rifiuti che, per lei, rifiuti proprio non sono. Certo non ancora.

C’è del latte… perché scuote un flacone un po’ schiacciato, ma ne sente ancora un po’, ci sono delle uova, scadute evidentemente o forse prossime alla scadenza, ma certo ancora commestibili, e ci sono anche degli scarti di frutta, verdura, ortaggi ancora in parte freschi... insomma…

Prende quanto c’è ancora di buono e mette tutto in un altro sacchetto dove ha già degli altri alimenti raccattati.

I figli! Mi dico. E’ per i suoi figli. Non ha soldi e deve dare da mangiare ai suoi figli. Il marito non ce l’ha. E’ morto, forse, chissà.

Non ha soldi e deve sfamare i suoi figli. Il lavoro l’ha perso, forse, chissà.

Non ha soldi e deve dare da mangiare ai suoi figli.

Questa “Donna Dignità”… Provo un grande rispetto per Lei in questo momento.

Grande rispetto per Lei e per i suoi Figli… e soprattutto per il Cibo!

Il Cibo ancora buono non si butta via.

Sacrilegio vergognoso consumista ingrato.

Epilogo

Il cassonetto!

Una fonte di approvvigionamento alimentare.

Ora comincio a guardarlo sotto un altro aspetto, con rispetto.

Prima, per me era l’arrivo, il termine ultimo di quello che, in casa, diventava spazzatura, puzzava, era finito, da buttare.

Ora invece diventava una stazione di transito, per alimenti non ancora finiti, da raccattare.

L’oggetto di interesse da parte di persone che non possono permettersi di comprare nuovo cibo al supermercato e neanche al discount.

Il cassonetto è il mercato gratuito della strada.

Ed è per questo che presto scomparirà!

Il progresso lo schiaccerà, lo incenerirà, anzi lo termovalorizzerà!

MONNA ELISA (La Mano Amica)

Lussuria         à        Ipersessualità (o Sex addiction)

CIAO !

Io sono Monna Elisa (la Mano Amica) (ride). Così mi faccio chiamare lì…. Sì, lì.

E dove sennò? Dai.. lì.. su quel sito… dai… come non lo sai? Non ci sei mai entrato.

Che sfigato!

Ah… ci sei entrato… !!! Ci passi le ore…. Mi conosci allora? Ah.. ecco…

Mi conosci, mi conosci bene… Bene! Sono Io quella lì. Monna Elisa. Sì.. sì…

La Mano Amica (ride). Io… in persona, te lo giuro!

Vabbè.. ora mi vedi così… vestita… col trucco da giorno… ma sono io….

Guarda…. (si sveste leggermente e indossa la sua maschera, poi subito la toglie)…

Ohhh ora sì… mi hai riconosciuta…

Faccio questo… e basta. Mi basta. Ma scherzi? No… non ho tempo di lavorare.

Faccio questo… e basta. Ti pare poco?

Vabbè ti spiego. Allora.(indossa la maschera, alza un braccio e ride)Ti piace l’ascella, eh?

Da piccola… all’asilo comunale… c’era una maestrina… bellina… ma cattiva. Insomma… ce l’aveva con me. Era siciliana. Mi picchiava.

Poi…. Alla Scuola Elementare… “Luigi Pirandello” (ride) che buffo, si chiamava così… chissà chi era questo Pirandello? Pirandello, fa rima con… randello…

Pirandello fa rima con…

Pirandello… Pirandello… Mhhh anzi…. Ti randello… Ti randello… vieni qua…(ride)

Insomma... la maestra… bella anche lei…. ma cattivissima. Era calabrese. Ci faceva imparare le canzoncine fasciste e ci obbligava a cantarle… e mi picchiava.

Poi… Sì insomma… anche dopo…. Anche nelle altre Scuole… la Media… le Superiori… non più gli Insegnanti, ma le Compagne di Scuola… e anche in Famiglia… Mi hanno sempre picchiata. E io allora… insomma.. sai com’è…?!

Non lo sai. Te lo dico io. Mi sono chiusa. Sì… mi sono chiusa!

Come non capisci? (urla)MI SONO CHIUSA IN ME STESSA!!!(si calma e sospira)

Aveva paura di tutti. Soprattutto delle femmine. Anche ora ne ho paura.

Allora mi sono sempre occupata di… maschi… non ne posso fare a meno.

Quindi mi sono inventata… Monna Elisa… la Mano Amica… (ride)

Così non ho più paura.

La Canzone della Lussuria

Voglio un Amore grande

Voglio un Amore senza mutande

Voglio un Amore con le palline

Con le palline di Natal…

Voglio del Sesso, voglio un amplesso

Voglio qualcosa di caldo e di lesso

Voglio giocare tutta la sera

Voglio vedere che effetto mi fa

Tocca Tocca

Tocca Tocca

Con le mani e con la bocca

Tocca Tocca

Tocca Tocca

Tocca quello che ti va…

(ride, come fosse uno scherzo)

Ti racconto come funziona? Ok.

Ma davvero non ci siamo ancora mai incontrati?! Eppure mi hai vista. Ci siamo scritti… abbiamo chattato… ci siamo scambiati le foto… nudi… tutti nudi come lombrichi… tutti nudi come a Filicudi… come lombrichi di Filicudi… No?

No. Vabbè… diciamo di no.

(si toglie maschera e ride)

Io… mi alzo… tardi. Faccio colazione… la doccia… tutto il resto, con calma. Poi esco un po’, compro qualcosa di carino… mi piace lasciare aperta la tenda del camerino… solo un po’…. (ride)  poi però lo chiudo subito.

Non posso farcela a incontrare qualcuno così. Ci provo, ma non ci riesco.

Poi torno. A casa. Accendo il computer…. No. Non è un lavoro, ti dico!

Lo faccio.. così.. per fare… per fare qualcosa… di… come dire… di… LUSSURIOSO!

Lo faccio per incontrare qualcuno, un maschio. Mi piacciono i maschi. Adoro i maschi. Non posso vivere senza…. I maschi.

Sennò… avrei paura nella vita…. A parlare. A…. ad attaccare… bottone… a sganciare bottone (ride).

Mentre mi collego… guardo un po’  di posta, qualche ammiratore che mi segue e che muore per me… gli rispondo… mai qualcosa di definitivo così, sulla posta…. Rimando sempre alla chat… Sì… perché così… anche… guadagno un pochino.

No.. non lo faccio per i soldi…. Però… tutti questi completini… queste frustine… queste mascherine… costicchiano… CAZZO SE COSTANO!

Poi sono dentro (Ti piacerebbe essere dentro?) (ride) E allora, lì dentro… divento Monna Elisa… la Mano Amica… (ride).. sì… questa.

Ti piace l’ascella, eh?

Ora mi riconosci? Sono io. Sono il tuo desiderio. Vieni in privato che ti faccio vedere cosa so fare…

No… Non ci possiamo incontrare oggi, viso a viso, a respirarci il fiato.

Non puoi avere questa Mano davvero… la Mano sarà la Tua… la Mano Amica!

Non ti basto, qui? Non ti basto, così?

No… Non ci possiamo incontrare, pelle a pelle. Restiamo così, in contatto, col video. Più di questo non posso darti. Non ci riesco. Non voglio. Non ti piace questo completino? Vuoi che me lo tolga?

(da qui cambia tutto)

E’ colpa di una femmina. E’ sempre colpa di una femmina! Maledette femmine!

Povero piccolino… dove vai? Cosa insegui? Dove nascondi la tua solitudine?

La paura. La paura delle femmine. La paura di quelle come me. L’ebbrezza della trasgressione nella solitudine, senza che nessuno ti riconosca.

Quante possibilità hai a disposizione per cullarti, per coccolarti, per curarti?

E’ una cura senza guarigione. Vorresti uscire dal vortice, ma non ci riesci. Perché fuori dal vortice la normalità ti affligge, ti fa più paura del vortice. Allora dentro.

Dentro al buco dell’uragano c’è la quiete, lo sanno tutti. Basta saperci restare.

Il tuo vortice siamo noi… i… SITI PORNO!

Basta digitare quello che più ti piace e arriviamo tutti da te, senza censura, senza filtri… e se c’è un filtro che ci oscura… basta rimuoverlo! (ride)

Eccoci… abbiamo tanti nomi diversi… ma siamo tutti uguali… tutti qui per i tuoi gusti… questa è la classifica mondiale…

(elencarli dal 20° al 1° pronunciando “Numero”… esempio: “Numero 20…DrTuber…”)

1.xHamster

2.ePorner

3.xVideos

4.YouPorn   (indica qualcuno e gli dice “YouPorn!”)

5.RedTube

6.PornHub

7.YouJizz

8.YourLust

9.TubeOn

10.PornerBros

11.CrocoTube

12.Tube8

13.MyXvids

14.Xnxx

15.Yobt

16.DaChicky

17.ProPorn

18.HardSexTube

19.XXXHdd

20.DrTuber

Te ne ho detti solo i primi venti… ma siamo migliaia in tutto il Mondo…

NON CI FERMA PIU’ NESSUNO!(ride senza freno)

(si calma… si sveste parzialmente…)Cazzo che caldo qui dentro, vero?

(indossa accappatoio e ciabattine)

Sei stufo di stale chiuso in casa a giocale con noi? Celchi un contatto umano nella trasglessione e, semple prima di tutto, nella sacla solitudine inviolabile del tuo voltice?

Abbiamo soluzione pel te:CentliBenessele!

CentliBenessele. Centli Massaggio. Vetrlnelosse, nele, gligie… cololate… completamente tutte osculate da glossi pannelli adesivi esplicativi… pel non vedele quello che c’è dentlo, cosa succede dentlo e soplattutto chi c’è dentlo!

Dove prima c’erano dei negozi normalissimi: un negozio di calzature, un’alimentari, una merceria… tutti chiusi perché schiacciati dai grandi centri commerciali… magari nei fondi a terreno di modesti condomini,  rispettabilissimi…, inizialmente ignari di come si svolge di preciso l’attività…

…ola tlovi i CentliBenessele a tua disposizione… semple di più, semple di più, basta suonale il campanello… Tin!

Plego si accomodi!    (invita)

Chi non ha bisogno di un massaggio, oggi? Un massaggio non si nega a nessuno. Ormai con la vita che facciamo… sempre davanti allo schermo del computer, fissi, a lavorare, a osservare tutti questi siti… la schiena ne risente… (ride)

Il mal di schiena è il problema del secolo! Il mal di schiena! (ride)

Allora un bel “massaggino” alla “schiena”… decontratturante… (ride)  è proprio quello che ci vuole… quello di cui hai bisogno… tutti ne hanno bisogno.

Tutti non possono più farne a meno…

Happy Ending si chiama… Lo sai? Certo che lo sai! Lo sai benissimo (ride)

Il massaggio è solo un pretesto… 20 minuti di schiena, sì, forse… poi si passa alle vie di fatto… e allora si finisce sempre con… …l’Happy Ending…

Sì… proprio con quello… (ride) 

L’Happy Ending della Mano Amica!

La Mano Amica è sempre qui… con Te. Vieni. Vieni pure… rilassati…

Qui sei al sicuro… nella Tua… Mano Amica. 

(non ride più, canta)

Voglio un Amore grande

Voglio un Amore che sappia di glande

Voglio un Amore con le palline

Con le palline di Natal

Voglio del Sesso, voglio un amplesso

Voglio qualcosa di caldo e di lesso

Voglio giocare tutta la sera

Voglio vedere che effetto mi fa

(non ride più, esce)

INVIDIO

Invidia           à        Azzardopatia (o Ludopatia)

Mi fa schifo tutto. 

Porca di quella madre innominabile. Odio tutto.

Quelle colline verdi che stanno lassù, e io quaggiù, che guardo, mentre respiro quest’aria respirata da altri, piena di bacilli, batteri, puzzo di merda di persona, che schifo.

Quelle colline verdì, lassù, con sopra, intorno, qua e là, quelle villette con gli ulivi attorno, vicino al fiume… Dio che invidia.

Vi invidio maledetti bucaioli che possedete quelle villette sulle colline verdi vicino al fiume con gli ulivi attorno! Maledette merde, speriamo possiate morire tutti. Come queste case, tutte appiccicate, un paese. Un paese è fatto di case appiccicate, con gente stipata dentro tutta appicciata, come le loro case. A voi non vi invidio, siete come me.

Invece alzi lo sguardo e vedi quelle villette solitarie, distanziate, con gli ulivi attorno. Madonna che invidia. Vi invidio pezzi di merda che ve le siete comprate. Anzi no, siete dei volgari pezzi di merda, smidollati, indolenti, prigri e bastardi che mica ve le siete comprate... le avete ereditate quelle villette sulle colline verdi, distanziate, con gli ulivi attorno, vicino al fiume, circondate dalla tranquillità.

Tutte ristrutturate, baciate dal sole, costruite sul versante buono della collina, quello a solatìo. Con l’ingresso indipendente, il cancellone con gli spunzoni, la recinzione, il canone-bau-bau che ti sbrana se ti avvicini, l’allarme per i ladri pezzi di merda come voi pezzi di merda che avete ereditato quelle villette. Smidollati  stronzi e nullafacenti, con la serva, il servo, il contadino, la badante, il macellaio e il pizzicagnolo che vi portano la roba a domicilio con il furgoncino.

Sapete una cosa? Io non vi invidio più a voi. Basta, mi  avete rotto il cazzo. Mi fate schifo. Non vi invidio più… perché vi invidio troppo. E voi godete di più se io vi invidio. E allora io non vi invidio più a voi. Non vi invidio più.

Allora cosa invidio? Cosa invidio? Cosa invidio?

Qualcuno, qualcosa, qualcuno e qualcosa, qualcosa e qualcuno… devo invidiare. Devo invidiare.

Se non invidio non vivo e così non smetto di invidiare.

Un milione. Un milione. Ho vinto un milione! Dove lo metto un milione?

Come l’ho vinto un milione? Ancora no, non l’ho vinto un milione, ma invidio di vincere un milione. Invidio chi vince un milione.

Sono sicuro che lo vincerò.

Un milione.

(gode)

Bene, bene. Facciamo che ho vinto un milione. Tanto a forza di invidiarlo, lo so, lo vincerò un milione.

Come lo metto un milione? Dove lo metto un milione? Allora, pensiamo.

Ohhhhh. Mhhhhh. Ahhhhh.

Dunque, allora, siccome mi faccio dare il 3% di interessi… No, il 3% è poco, pochissimo. Ho un milione, vaffanculo stronzo della banca, vaffanculo stronza di una banca di merda, me lo devi dare il 4… No, mi devi dare il 5%.

Me lo devi dare. Io ti do un milione, tanto lo vinco, te me lo tieni e mi dai il 5%. Netto. Non me ne frega un cazzo come lo investi,  te mi dai il 5%.

Il 5% di un milione sono cinquantamila. Cinquantamila, ci pensi.

Mhhhhh. Ahhhhh. Ohhhhh.

Cinquantamila diviso dodici fa… fa… se fossero quarantottomila sarebbero… Sì… sarebbero quattromila.

Quattromila al mese. Quattromila al mese vanno bene, cazzo, cazzissimo! Faccio un contratto con la banca di merda per trent’anni. Sì, per trent’anni. Quattromila al mese per trent’anni. Trent’anni mi bastano. E non li spendo tutti, me li metto anche da parte… fo la vita che fo ora, anzi posso spendere di più e me li metto anche da parte… E tutti mesi mi arrivano altri quattromila, senza lavorare, e posso fare quello che cazzo mi pare. Senza chiedere nulla a nessuno. Senza dipendere da nessuno. Senza…. Invidiare più nessuno.

(piange, si dispera)

Come lo invidio un milione. Come invidio quelli che hanno un milione. Pensare che ci sono degli stronzi che hanno anche di più di un milione: due milioni, cinque milioni, dieci milioni., centro milioni. STRONZI DI MERDA.

Io che faccio di male? Cosa chiedo di più? A chi rompo i coglioni?

Voglio un milione, invidio di avere un milione. Per smettere di invidiare, per smettere di stare male, di vomitare, di agognare, di spaccarmi lo stomaco, di bramare, di sputare il sangue, di contare, di strapparmi i capelli,  di guardare, di tagliarmi la pelle…

(si calma)

…per smettere di osservare le colline verdi e non godere del verde, del cielo, del guardare la natura, di respirare l’aria pura. Per smettere di guardare le colline verdi e subito cercare con l’occhio una villetta, due villette, alcune villette sparse, distanziate, con gli ulivi attorno, il fiume vicino, l’entrata indipendente, il cancellone con gli spunzoni, la recinsione e dentro il canone-bau-bau che ti sbrana se ti avvicini….

(l’ansia cresce di nuovo)

Guardare le colline verdi e riuscire a non invidiare quelle villette che appartengono a degli stronzi che le hanno ereditate… e non basta. Insieme alle villette hanno ereditato anche i soldi, quegli stronzi bucaioli. Molto più di un milione… e le banche di merda gli danno anche di più del 5% e loro vivono di rendita, guadagnano ben più di quattromila al mese senza lavorare e in più hanno anche le villette sulle colline verdi.

Come li invidio quegli stronzi di merda…

Andate a fanculo bastardi stronzi di merda rottinculo maledetti, morite! Voi e il canone-bau-bau. Vi maledico. Che le vostre villette vi implodano addosso e vi schiaccino coi vostri soldi nascosti a palate che non fate neanche a tempo a contarli in un mese che subito vi arrivano gli interessi del mese dopo da contare. Merdaioli. Come vi invidio, cazzo!

E io che cosa chiedo? Cosa faccio di male?

(pausa)

Ora lo so.

La Canzone degli Invidiosi

(Performance scenica di soli movimenti a rappresentare vari giochi che possono causare la ludopatia)

Io mi gioco tutto. Mi gioco tutto quello che ho.

Voglio vincere un milione. Giocare. Giocare. Giocare è la soluzione!

Devo vincere un milione. Giocare per avere un milione. Giocare è l’unico modo per avere un milione. Giocare per vincere un milione. Per smettere di giocare. Perché giocare mi fa schifo. Giocare per vincere un milione.

Giocare per smettere di giocare.

Odio tutti quelli che giocano.

Mi fa schifo tutto il gioco.

Porca di quella madre innominabile.

Mi faccio schifo quando gioco. Se ci fosse uno specchio che mi riflettesse mentre gioco e mi vedessi, mi sputerei in faccia e poi scapperei. E’ uno schifo.

La gente che gioca fa schifo. E’ vuota, ha lo sguardo vuoto. E’ morta. E poi sono degli stronzi, sono degli invidiosi, ti guardano e fanno finta di non guardare, ma ti osservano, osservano tutti i tuoi movimenti e quello che fai mentre giochi.

Guardano, parlano, parlano, ridono, fanno finta, ma guardano, tossiscono, fumano, guardano, parlano, parlano, bestemmiano, guardano, tossiscono, scatarrano, bevono, fumano, parlano, parlano, parlano, fanno finta e invece no.

Perché ti maledicono. Non vogliono che tu vinca. Che tu vinca un milione. Sperano che tu finisca tutti i soldi da giocare, che tu vada via e poi così giocano loro al tuo posto, per prendere anche i tuoi soldi che hai buttato lì, a giocare. Schifosi.

Ma a me non frega nulla di loro. Non li considero nemmeno. Li guardo sì, li osservo. Osservo tutti i loro minimi gesti e movimenti. E li maledico, gli faccio gli scongiuri, che perdano tutto e che si tolgano dai coglioni, così io mi puppo tutto quello che loro hanno perso. E vinco. E poi all’improvviso vinco un milione. E smetto. Finalmente smetto.

Mi libero. Mi lavo. Faccio un bagno caldo e mi tolgo di dosso tutta questa merda. Incasso il milione, lo porto in banca, mi danno il 5%, prendo quattromila al mese… e poi mi calmo.

Sto fermo. Non penso. Non invidio più.

Vivo per trent’anni così… e poi m’ammazzo.                           

(esce ridendo…)

HO FAME (Tira la coda al cane)

Gola               à        Fame nervosa

Prologo (o Epilogo)

Io.

Mi consolo spendendo.

Io.

Mi consolo ingozzando.

Spendo soldi comprando golosità da ingozzare.

Non è cibo... No!

Il cibo serve per mangiare… per togliere la fame.

Invece Io… No!

Io, in quei momenti, ingozzo per appagarmi.

Mi consolo ingozzando…

Velocemente. Molto velocemente, da record.

Senza guardare cosa sto ingozzando.

Niente sapore… No!

Il sapore serve per mangiare e… gustare il cibo.

Invece Io… No!

Io… Ingozzo e basta.

Senza gusto, per solitudine, per rabbia, per inettitudine… per calmarmi.

Mi consolo ingozzando….

Ossessivamente, compulsivamente, da scoppiare.

Un attimo prima di scoppiare, mi fermo…

No! Non ho mai vomitato.

Tengo tutto dentro, certo che il mio corpo lo riesca a gestire.

Per ora? Per ora.

Almeno fino al primo segnale d’allarme.

Per ora No.

Tengo tutto dentro.

Come un criceto prima di andare in letargo.

Solo che Io… non vado mai in letargo...

Io.

Mi consolo ingozzando.

Io.

Mi consolo spendendo.

Io.

Sono sempre in ritardo!

HO FAME! Tira la coda al cane!

HO FAME! Tira la coda al cane!

HO FAME! Tira la coda al cane!

C’è chi fa il Puttan Tour…

Tutti sanno che cos’è, vero? No?

Dai… il giro per i vari posti dove “albergano le maiale”… Sì... insomma… dalle puttane… per strada… in macchina… per vedere come sono fatte, cosa sono disposte a fare, come si offrono, quanto vogliono, fino ad andarci…

(eh beh… c’è chi ci va).

Io invece faccio quando HO FAME non tiro la coda al cane!

No. Io faccio il mio Giro della Morte.

Non tutti sanno che cos’è, vero? Però, possono immaginarlo.

Dai… il giro per i vari posti dove “alberga il maiale”… e ho detto tutto… forse.

La carne. La carne. La carne.

Lo zucchero. Lo zucchero. Lo zucchero.

Carne e Zucchero… Ecco la dipendenza!

Carne e Zucchero… danno dipendenza. Eccome.

Giro, vado, con la macchina, da sola, parcheggio, compro, velocemente, rientro in macchina, mangio, poi riparto, oppure parto e mangio anche mentre guido… e poi ancora… e ancora… e ancora… fino quasi a morire.

Vado da “Merdone”.

Mangio “Due panini… No grazie non voglio il menu… Quello e quello (quelli più grossi). Cola con ghiaccio. No... Le patatine no, grazie.”

FATTI I CAZZI TUOI... stronzo di un cassiere! Prima il menu, ora le patatine…

Le patatine mi fanno schifo. Le patatine richiedono tempo, è roba per chiacchierare con qualcuno mentre mangi in compagnia, non è roba per il mio Giro che faccio da sola…e poi ungono le mani. Cazzo.

Io non voglio stare tutto quel tempo a mangiare cose stupide come… le patatine.

Adoro i panini succulenti con la carne, quelli esagerati. Ne mangio due, a volte tre, a volte anche quattro se vado solo da Merdone e basta.

Ma quando il Giro della Morte, quello originale, no, meglio solo due panini e Cola ruttaiola ghiaccia e anestetizzante per poi ripartire subito. Velocemente.

Pago e vaffanculo!

Mangio tutto lì, a un tavolo isolato, al più isolato.

Mangio tutto… molto velocemente e riparto subito.

Vado dal “Re”.

Mangio “Due panini… No grazie non voglio il menu… Quello e quello (quelli più grossi). Cola con ghiaccio (Eccone un altro). No... Le patatine no… no  neanche le cipolle fritte, grazie”.

ORA M’INCAZZO DAVVERO.

MA TI FAI I CAZZI TUOI, SCEMA DI UNA CASSIERA?

STAI LI’ A CAPO BASSO A LAVORARE IN QUESTO POSTO DI MERDA.

STAI A PECORINA A FARTELO METTERE NEL CULO DAL… RE.

Vogliono interagire. Li avete voluti i Centri Commerciali?

L’avete voluto il lavoro? Contro la disoccupazione?

Bene, state zitti e non fate domande. Non siete dei pizzicagnoli.

Siete delle merde replicanti che eseguono azioni già decise. Solo questo siete.

Le patatine mi fanno schifo. Le cipolle fritte no (quelle mi piacciono e come), ma sono troppo buone per mangiarle al mio Giro della Morte. Tutta roba che richiede tempo, da spelluzzicare mentre chiacchieri con gli amici, quando ci vai per cenare in compagnia… ma stiamo scherzando?

Non è roba per il mio Giro che faccio da sola, in incognito, di mattina o di primo pomeriggio, nella solitudine, nella clandestinità…

…e poi ungono le mani, Cazzo!

Pago e vaffanculo.

Mangio tutto lì, a un tavolo isolato, al più isolato.

Mangio tutto… molto velocemente e riparto subito.

Vado da “Dolce Brivido” (che nome del Cazzo!)

Mi faccio fare… “Una vaschettina da portare via… per quattro persone… Dunque… allora… mi dà… Crema, Fiordilatte, Riso e… basta solo tre gusti. Va fino a stasera, vero?” (Che falsa di merda sono)

“E poi… mi fa anche un gelato nel cono per ora, ci pranzo sa… ancora non ho pranzato (che falsa schifosa)… come? Grande”.

“Allora… ci mette… Crema, Fiordilatte e… Riso. (pausa) Sì, gli stessi gusti… già… che coincidenza. (ride) Beh… mi piaccio questi… che vuole… porto questi stasera… ma mi vanno anche ora…  Come? No… il cioccolato no… fa infiammazione… poi sono intollerante… (falsa come una moneta da tre)”.

ORA L’AMMAZZO QUESTA PUTTANA.

MA FATTI I CAZZI TUOI BRUTTA STRONZA DI UNA GELATAIA.

Lo senti quante cazzate mi tocca raccontarti per sembrare normale?

Quando faccio il mio Giro, non voglio parlare con nessuno, neanche con quelle facce di merda servi del padrone che mi vendono la roba.

Non parlo più dell’indispensabile a comprare quello che voglio ingozzare.

E basta.

Fa le domande, QUESTA STRONZA.

Pago e vaffanculo.

Mi ficco in macchina col cono e con la vaschetta. Riparto subito.

Prima mi mangio il cono velocemente, mentre guido certo, poi accosto in un posto appartato, lontano da sguardi indiscreti, apro la vaschetta e mi mangio tutto il gelato. Senza cucchiaio. Solo con la bocca, con la lingua con la faccia.

Contenta. Piena come un uovo. Orgasmata.

Per ora il Giro della Morte è finito.

Ho placato la mia ingordigia. Con lo stomaco sotto zero che mi urla di dolore.

Anche oggi non sono Morta, per ora.

Cerco un Bar.

Un caffè, per cortesia.

Me lo corregge un pochino, per favore?

Alla Sambuca.

Grazie!

AZAZEL (Desiderio di Vendetta)

Ira              à      Stress

Performance in quadri senza parole (o in grammelot)

1° Quadro

·Iniziale arringa rabbiosa contro lo à STRESS…

·Lo stress è causato da... TELEFONO (Comunicazioni)

·Cerca e Trova la causa, rappresentata da un telefono che prende a una persona del pubblico e poi lascia in proscenio.

2° Quadro

·Iniziale arringa rabbiosa contro lo à STRESS…

·Lo stress è causato da… LAVORO quindi SOLDI

·Cerca e Trova i soldi nel cesso, prima li vorrebbe prendere, ma si stressa ancora di più e allora li chiude in un barattolo di vetro.

3° Quadro

·Iniziale arringa rabbiosa contro lo à STRESS…

·Lo stress è causato da… TRAFFICO (Trasporti, Mobilità)

·Cerca e Trova la causa, rappresentata da un oggetto (un manuale di scuola guida) che lascia in proscenio.

4° Quadro

·Iniziale arringa rabbiosa contro lo à STRESS…

·Lo stress è causato da… BUROCRAZIA (Bollette, Assicurazioni, Ricette)

·Cerca e Trova la causa, rappresentata da varie Bollette e fogli simili che BRUCIA nel cesso.

5° Quadro

·Iniziale arringa rabbiosa contro lo à STRESS…

·Lo stresso è causato da… PERSONE (Rapporti con gli Altri)

·Cerca e Trova la causa, rappresentata da una persona o più persone che porta sul palco e da cui ottiene di distruggere, bruciare e liberarsi degli oggetti che ha raccolto.

Il telefono dovrà essere distrutto a bastonate o asciate, il manuale di scuola guida bruciato nel cesso e i soldi dovranno essere gettati al pubblico.

MI (fa) PIACE

Accidia          à        Dipendenza da Social Network, TV, Smartphone…

Mi fa piace.

Mi fa piace quel che è bello.

Mi fa piace tutto quel che è bello.

Perché è bello… quel che mi fa piace.  Senza piacere a tutti, senza aver rispetto per tutti. Clicco. Sì… clicco…. Clicco, clicco e clicco. E metto una faccina!

Clicco quello mi fa piace... e che “mi piace”.

Mi fa piace le faccine. Quelle che ridono. Quelle che strizzano l’occhiolino. Quello che si muovono. Quello che sono arrabbiate, che fanno la lingua…

(ride, prima poco, poi sempre di più, fino a sbellicarsi dalle risate)

Che un’Amica ti scrive una cosa… e te gli metti sotto una faccina! E lei un’altra. E poi te ne trovi un’altra…. Ne metti cinque… cinquecento… senza freno.

E allora lei s’incazza, ma per finta… e poi fate i messaggi privati…

(si commuove, ma non piange)

Mi fanno piace tutti i video. Quasi tutti. Quelli da ridere, quelli che ti scompisci. E poi ci commenti sopra. Ci scrivi “muoio” e tante “A” con l’acca dopo. Tante.

Mi fa piace tutte quelle frasi scritte bene, commoventi… con certe parole perfette per descrivere una sensazione, un’emozione… strabilianti…. e che poi in fondo finiscono con “Cit.”… “Cit.” ? Ma che vorrà dire?

Però sono belle quelle frasi. Sembrano scritte dai poeti. Ma no dai poeti di ora, da quelli del Novecento. Dell’Ottocento. I poeti.

Poi mi fanno tanto piace le foto, dei ricordi. Le foto degli Amici… che fanno tante cose… che io non faccio mai. Si fanno i selfie… tutti sorridenti… davanti alle persone… ai tavoli della discoteca, con in mano i cocktails, i mojti… mmmhhh che buoni i mojti!

Mi fanno tanto piace queste foto, che mi sembra di esserci dentro, di esserci lì, di essere loro, come sono fortunati. Mentre io sono qui, che guardo e sorrido…

Loro sono belli, sono tutti belli. Coi tatuaggi quelli fichi, depilati, nei punti fichi. Non sono volgari, sono belli, mi piacciono… mi fanno… piace.

Io sono solo. E guardo. E sorrido. E gli faccio mi piace, perché mi fanno piace.

Sono qui chiuso, con la porta aperta, che mi scende una lacrima. Ma rido. Sorrido. Nessuno potrà mai capire che forza mi danno tutti loro, che appaiono, che ridono, che alzano il bicchiere davanti allo smartphone e scattano e inviano.

Io sto qui che li guardo e mi fanno tanto piace.

(da questo momento cambia e diventa consapevole)

No. No. Non ci vado.

Non mi ci metto davanti. Mi nascondo qui. Non faccio niente di più… che guardare… che fare “Mi piace”.

L’amore non esiste. L’odio non esiste. Il dolore non esiste. La felicità…… no!

Non scherziamo. Non esiste niente, più niente, per cui… valga la pena di soffrire.

Io sto qui dietro, dietro tutti loro. Li vedo, mi commuovo, ma non piango. Scendere un lacrima non è piangere… è come se gli occhi… sudassero.

Ormai la fatica è morta. La sofferenza è morta. La voglia è morta. Non è rimasto più niente per cui lottare. Io lo so.

E’ stato già fatto tutto.

E’ stato già detto tutto.

E’ stato già letto tutto.

E’ stato già conquistato tutto.

E’ stato già vinto (e perso) tutto.

E’ stato già visto, ascoltato, sentito, toccato, assaggiato… tutto.

E’ stato già provato tutto.

E Io ne sono consapevole… perché Io lo so. Non sono un poveretto, Io.

E allora… lascatemi fare qui a fare mi piace. Lasciatemi in pace.

Che schifo sarebbe la vita, ormai, se fosse tutto “non mi piace” oppure “odio”.

Non è “amo”, è “mi piace”, ok, perciò lasciatemi in pace… che non faccio nulla di male. Non chiedo nulla di più. Non rompo i coglioni.

Sono un consumatore modello, no? Sì che lo sono.

Se c’è da comprare, compro. Se bisogna fare l’aggiornamento, aggiorno.

Scarico, faccio il backup… faccio l’upgrade.

E’ uscita la versione 7.0 ? Ok, la scarico, la compro. Non discuto.

Mi aggiorno e mi adeguo… alla massa. Sì, mi adeguo alla massa. E allora?

Non me ne frega un cazzo dei pensieri dei benpensanti.

Vaffanculo.

Mi adeguo.

Sto fermo.

Sto calmo.

Così, come vogliono loro. Come vogliono…

Perciò… ora lasciatemi in pace… che ho voglia solo di fare…

(pausa)

Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace…

Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace…

Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace… Mi piace…

Guarda che carino…

(e si trasforma… in Azazel)