Comm’è bella a’ Svizzera

Stampa questo copione

COMM’E’ BELL A’ SVIZZERA

commedia in due atti di

Simone Pascale

TRAMA

“Comm’è Bell a Svizzera!”, molteplici possono essere i significati legati a questa frase, ma che nel nostro caso possiamo tradurre come un urlo quasi di disperazione, una necessità fisica e mentale di un luogo dove potersi rifugiare nella pace dei sensi.”

Siamo nella Napoli degli anni ’70, e il Governatore Fausto Poretti, uomo leale dedito al lavoro, amato dal popolo, conduce la sua impervia carica tra mille complicazioni causate dalla cattiva condotta del suo Vice, Salvatore Schettino, dalla scarsa professionalità dei suoi due assessori, Gasparre e Melchiorri, e dalle continue quanto stressanti visite dello scettico Commissario Beretta. Più volte infatti, il Governator Poretti si ritroverà a parlare faccia a faccia con Nicola, suo fidato adepto, fino ad essere costretto ad occultare intercettazioni e prove, procurate dal giovane ragazzo,  sufficienti a far arrestare il reo Schettino, impegnato nel frattempo ad importunare la suadente Miranda, segretaria del Governatore.
Ma una difficile situazione lavorativa non è l’unica cosa a tenere sulle spine Poretti, va infatti aggiunta anche sua moglie, Addolorata, donna costantemente preoccupata della salute del marito fino a compiere azioni inappropriate e alquanto grottesche. Unica luce di speranza per il Governatore, è sua figlia Sofia, giovane studentessa, vittima della troppa dedizione al lavoro del padre, la quale però si troverà coinvolta in un vero e proprio scandalo, tanto assurdo quanto reale.

Ma la scintilla che farà esplodere la delicata situazione nel palazzo a via Santa Lucia, sarà l’arrivo di uno strano quanto pericoloso personaggio nell’ufficio di Fausto Poretti: Don Emilio Celi, il quale, ingannato dall’ennesimo imbroglio di Schettino, cercherà vendetta facendo capo al Governatore stesso. 
Molteplici addendi  di un’unica addizione, il cui risultato però lascia di sasso lo spettatore, grazie all’apparizione di un ennesimo personaggio, che si potrebbe definire la soluzione a tutti i problemi di Fausto Poretti…o, per come la si voglia interpretare, la sua condanna definitiva.

Personaggi del testo

Fausto Poretti                                                Governatore regionale

Salvatore Schettino                                                   Vice di Poretti

Massimo Lojacono                             Giovane disoccupato

Nicola                                         Adepto di Poretti

Sofia                                                                      Figlia di Poretti

Addolorata                                                             Moglie di Poretti

Don Emilio Celi alias “Polifemo”                  Boss criminale

Chesterfield                                                            Mercenario a pagamento

Miranda                                                                     Segretaria

Assessore Melchiorri

Assessore Gasparre

Commissario Beretta                                                 Commissario di Polizia

Dott. Della Ragione                    Psicologo


Quattro poliziotti in divisa

                                              

ATTO PRIMO

Napoli, tarda mattinata. L’atto si svolge nell’ufficio del Presidente Regionale (“Governatore”) Poretti. Affianco alla comune, una libreria con vari volumi, una grande scrivania  alla destra del pubblico adornata da fiori riposti in vasi, a sinistra un carrello con bottiglie e bicchieri, al centro  un tavolino con delle sedie, due porte a sinistra e una comune sul fondo.

Scena 1

Si apre il sipario con Miranda, donna sulla quarantina circa ancora piacente, che entra dalla prima a sinistra portando con séfascicoli e un vaso di fiori che appoggerà sulla scrivania del Governatore, subito dopo libererà la stessa dalle scartoffie del giorno prima.

NICOLA: (Distinto giovane di bell’aspetto in giacca e cravatta,entra dalla comune con una ventiquattr’ore in mano.) Buongiorno. C’è permesso?

MIRANDA: (entrando da sinistra) Ue signurì! Prego prego, accomodatevi. Come state?

NICOLA: (sedendosi al tavolino) Non c’è male, Grazie Sig.ra Miranda.Il Presidente ancora deve arrivare?

MIRANDA: Sì signurì. Questa mattina aveva una conferenza stampa con tanto di foto e riprese per la televisione, ma credo che a quest’ora sia finita e stiano già tornando.

NICOLA: “Stiano” eh? Ciò significa che anche Schettino è andato con lui, o sbaglio?

MIRANDA: (innervosendosi) E che ve lo dico a fare signurì, chill sta ncullat come si foss na cozz. Arò va va o governator, c’adda sta pur iss. Agg capit ca si o vice president, ma ogni tant statt o post tuoje (ravvedendosi di aver parlato troppo)uh signurì perdonatemi, ma ij so fatta accusì, cierti vvote nun riesc’ a tenè a vocca chius.

NICOLA: (con fare consolatorio) Tranquilla Miranda cara, con me potete parlare liberamente. Dopotutto ero già a conoscenza di questa vostra antipatia nei confronti di Schettino, e vi posso assicurare che non siete l’unica…

MIRANDA: (cambiando subito espressione) Antipatia? No no no, signurì…ij nun o pozz proprj parià chillu prommc’. Appena me ver’ subit fa (imitandolo) “Ue sciasciona addò te ne vaje? E pecchè nun me salut? E pecchè nun me raje nu vas?” Eh già, pecchè po’ una comm a mme se mett a vasà nu rattus comm a iss. Signurì, io non lo poto proprio.

NICOLA: (ridendo) Siete veramente simpatica Sig.ra Miranda. Sapete se ha lasciato qualche dichiarazione anche lui quest’oggi?

MIRANDA: Chi, Schettino? Ci potete scommettere. Quello non passa giorno in cui non riesca a farsi intervistare…

NICOLA: …e fotografare.

MIRANDA: C’ha quasi una specie di passione per le telecamere…

NICOLA: …soprattutto per i fotografi…

MIRANDA: Ue, se putess fa nu programm televisiv ngopp a Schettino.

NICOLA: (tra sé e sè)“I Disonesti”

MIRANDA: Pensate che oggi a questa conferenza c’era addirittura la televisione regionale, se non sbaglio Canale 21 o 22…non mi ricordo…

NICOLA: Eppure sono sicuro che il canale adatto per Schettino sia (scandendo bene) Canale 23!

MIRANDA: (ridendo copiosamente) Uh chest è bell signurì! Chillu Governator nuost, è nu sant a confronto.

NICOLA: E anche su questo non sbagliate di certo.

MIRANDA: Da quando c’è lui è come se tutta la regione avesse ripreso a sorridere di nuovo, e la cosa bella è che hanno votato tutti per lui.

NICOLA: Lo credo bene, da quanto posso ricordare dai miei studi, è uno dei pochi Governatori regionali ad aver mantenuto le promesse fatte. Tra l’altro il soprannome che la stampa gli ha affibbiato, non è stato scelto a caso…

MIRANDA: “L’incorruttibile Fausto Poretti”, mamma mia solo a sentirlo fa na cosa. Non credete? E poi, ammettiamolo, è un vero galantuomo, ha un certo portamento…che sacc’ è così deciso, intelligente…insomma è proprj nu bell’omm…

NICOLA: (sottolineando) …e ammogliato, soprattutto. Ma oggi si festeggia qualcosa? (riferendosi alla scrivania di Poretti adornata da fiori)

MIRANDA: Eh certo signurì! Oggi si festeggia il giorno della nascita…di quel Santo Governatore nostro (con occhi da sognatrice)

NICOLA: Accidenti, il compleanno del Presidente! Con tutte le faccende da sbrigare, mi sono completamente dimenticato.

MIRANDA: Ah a proposito signurì nun vagg ritt che è succies stammatin! Chillu turz e Schettino, entrando nel palazzo, essendosi dimenticato anche lui del compleanno del Governatore, sapit che ha fatt? Ha pigliat o primm mazz e sciur’ ed è entrato qua dentro. Quann o Governator l’ha pigliat, è jut a verè o bligliettin e nun putit capì che figur…c’era scritto “con tanto affetto dal vostro caro amico, il Sindaco di Napoli”!Ma vuje o facit buon a un e chill?(riferendosi a Schettino)

NICOLA: (ridendo) Come si dice, la madre dei cretini è sempre incinta! Ma mi raccomando Sig.ra Miranda, di quanto abbiamo detto finora, non fatevi scappare nulla difronte a lui, voi lo sapete meglio di me come sono tesi gli animi in questo palazzo.

MIRANDA: Per carità! Non dubitate signurì, non mi faccio scappare nulla.

Scena 2

In scena Miranda e Nicola. Poi Fausto e Salvatore.

FAUSTO: (da dentro) Salvatò, muovt a sagl’!

MIRANDA: Eccoli qua, sono tornati. (va verso la comune)

FAUSTO:(dal fondo) E accort o penultim gradino che è smezzat! (entrando) Miranda, Buongiorno. (Fausto Poretti è un uomo di mezz’età, alto con baffi neri e occhiali tondi)

MIRANDA: (prendendo il soprabito di Fausto)Buongiorno buongiorno, Governatò, e tanti auguri per altri cento anni di buona salute!

FAUSTO: Grazie, grazie tante. (si accorge dello sguardo da sognatrice di Miranda) Gli impegni di oggi?

MIRANDA: Ho messo tutto sulla vostra scrivania, insieme a degli omaggi floreali da parte dei vostri colleghi…e a proposito, qui ci sta il Signorino Nicola che vi aspetta.

NICOLA: Presidente, Buongiorno.

FAUSTO: (stringendogli la mano e poi abbracciandolo) Ue! Nicola bello. Come andiamo?

NICOLA: Non ci lamentiamo, Grazie mille. E i miei più sinceri auguri per il vostro compleanno.

                                                                                                                                                        

FAUSTO: Ah grazie infinite.Prego siedi, siedi.

Entrambi si siedono al tavolino.

NICOLA: (avvicinandosi a Fausto) Presidente, io ho bisogno di parlarvi urgentemente…

MIRANDA: (si pone tra i due seduti, ad alta voce come per interrompere)Governatore avete bisogno di qualcosa?

FAUSTO: (infastidito) Miranda ma non vedi che stiamo parlando, scusa? Puoi andare, se ho bisogno ti chiamo.

MIRANDA: Sissignore.

Miranda via a sinistra

FAUSTO: Dunque, dicevamo?

NICOLA: Si ecco, vedete Presidente si tratta del vostro vice, Salvatore Schettino…

FAUSTO: (esasperato) N’ata vot?

Si sente un forte rumore dal fondo

SALVATORE: (da dentro, urlando)Sant’Antuono!

FAUSTO: (spaventato) Che è stat?

Fausto si avvicina alla comune. Entra e si ferma sull’uscio Salvatore Schettino, uomo anziano con

capelli e folti baffi bianchi.

SALVATORE:(dolorante e acciaccato dal fondo) Uh mamma mia bell, o’ menisc! Ratem’ na

man!

FAUSTO: (prendendolo sotto il braccio)Salvatò ch’e cumbinat? Miranda!

MIRANDA: (rientrando da sinistra) Che è succies?

FAUSTO: Dammi un mano per piacere, Schettino si sente male!

MIRANDA: Uh speramm ca ce ven na cos a chist! Accussì c’o luamm a ‘nanz!

I due lo fanno sedere lentamente su una sedia.

SALVATORE: (lamentandosi) Sant’Antuono, San Giorgio, Santi tutti! Aiutatemi!

FAUSTO: Ma se po sapè che hai cumbinat?

SALVATORE: Governatò, Governatò si acchiapp’ a chillu fetent che ha costruit’ stu palazz, o

mann o ‘spidal pe nu mese…ma nun putev fa na scala come comanda Dio?

FAUSTO: E te l’agg ritt pur: “accort o penultim gradino”! 

SALVATORE: (dolorante) Ma ij m’agg stat accort! Lo so io cosa è stato che mi ha fatto scapizzare

in avanti…sono state le malelingueGovernatò!

NICOLA: (come per rispondergli) Oppure le preghiere di qualcuno…

SALVATORE: (tenendo ancora per mano Miranda) Anema e mamma mij, che dolore! Forse

a questo dolore…si può rimediare con una medicazione lesta lesta, tu che dici Miranda bella?

(cercando di baciarla)

MIRANDA: A medicazion? Comm no! Mo vac a piglià na bella cultella, e ve facc’ na medicazione

spettacolare!

SALVATORE: A’ cultella? E ch’è ffà cu sta cultella?

MIRANDA: Comm c’aggià fa? V’aggia ammuzzà sti man fetent ca tenit’! E nun sacc comm ve

l’aggia ric, stateve o post vuost! (liberandosi dalla presa diSalvatore, via prima a sinistra)

SALVATORE: (con un’espressione disgustata) Quant’è acida sta cristiana! (a Fausto) Ma

perché non la licenziate?

FAUSTO: Ma tu pecchè nun te staj ferm che mman? Guardate, guardate n’omm e chell’età, se

crer e ess ancor nu uaglion che va appriess e gonnèll!

SALVATORE: (ancora massaggiandosi la gamba, sventolandosi con un fazzoletto)Sapete come

si dice, “il lupoperde il pelo ma non la zampa”!

FAUSTO:  “Il vizio”, Salvatò… “il vizio”!

NICOLA: Certo! Finché non lo chiudono in cella.

SALVATORE: Ue ue, scusate ma qualcuno vi ha interpellato?

FAUSTO:(interropendoli) Facimmc’ a croc a primma matin! Non iniziamo anche oggi! E tu

Salvatò, lascia stareMiranda.

Salvatore con un gesto di esasperazione si alza e si dirige, zoppicando, verso il carrello con

bottiglie e bicchieri, servendosi da bere.

FAUSTO: Dunque Nicola, parla.

NICOLA: Presidente, io credo che la nostra stabilità sia in pericolo.

Salvatore, ascoltando, urterà le bottiglie di vetro, per poi rimetterle a posto, come per

interrompere la discussione.

FAUSTO: In che senso, spiegati.

NICOLA: (aprendo la propria ventiquattr’ore e tirando fuori un fascicolo)Proprio qui ho del materiale, intercettazioni, foto, che potrebbero comportare l’arresto immediato …(alzando la voce) del Vice Presidente Salvatore Schettino!

Salvatore sputa quanto appena bevuto.

SALVATORE: (girandosi verso detti, dopo essersi ricomposto) Tutte calunnie!

NICOLA: Calunnie? Qui ci sonoprove sufficienti per sbattervi in prigione per almeno dodici anni!

SALVATORE: E io devo ancora capire come fate ad averle sempre voi queste prove…Governatò, comincio a credere che si annida una serpe nel nostro giardino!

NICOLA: Credo che la serpe in questione, siate proprio voi, signore!

SALVATORE: (alterandosi) Ah, bada a come parli sa!

Nicola e Salvatore inizieranno ad urlare.

FAUSTO: (che nel frattempo ha controllato il fascicolo di Nicola) Statev zitt!

Fausto si alza dirigendosi verso Salvatore.

FAUSTO: E calunnie eh? Ebbiccan oì. Ebbiccann! (sventolando una foto in faccia a Salvatore)

Ma come devo fare con te? Questa è l’ennesima volta che Nicola entra nel mio ufficio con foto e intercettazioni, che non solo metterebbero in pericolo te ma anche l’intera giunta. Non puoi sempre mettermi in queste scomode situazioni.

SALVATORE: (supplicando)Eh vabbuò, Fausto tu lo sai meglio di me…ij nun o facc appost. In nome della nostra lunga amicizia…

FAUSTO: (interrompendolo) Per piacere non cominciare la tiritera. Siamo compagni da tanto tempo, sissignore, ma non ti puoi appellare alla nostra amicizia solo quando si tratta di sfuggire dai guai. Abbi pazienza. E se queste prove fossero andate in mano alla stampa?

NICOLA: (alzandosi) Oh credo proprio che entro oggi ci andranno eccome…

FAUSTO: Niente affatto! (si gira severamente verso Salvatore, poi di nuovo a Nicola) Nicola, disfati quanto prima di questo materiale.

SALVATORE: (tirando un sospiro di sollievo)Ah! Santo santo! Vi dovrebbero fare un altarino personale, perché voi siete veramente un santo, Governatore! Al di là di chi dice il contrario, perché c’è chi è freddo e amorfo! (riferendosi a Nicola il quale nel frattempo si è risieduto)Mi è venuta proprio voglia di gioire, di ballare, di festeggiare! Si, festeggiare ancora una volta la mia liber…ehm…voglio dire…la mia totale sottomissione a questo grande e fiero condottiero!(si inginocchia baciandogli una mano) Tutti quanti devono esserne a conoscenza Governatò! Tutta Napoli! Tutta Italia! Tutto il Mondo deve sapere che voi, Fausto Poretti, siete la parola divina fatta uomo! (corre verso la comune)La salvezza dell’umanità! Né ata capit vuje? A’ salvezz e tutt quant! (via dalla comune)

Scena 3

In scena Fausto e Nicola

FAUSTO: Tu vir o ciel che m’ha mannat! Mio caro Nicola, rimpiango sempre la tua giovane età, saresti stato un vice perfetto.

NICOLA: Ma perché? Io non riesco a capire…perché continuate a difenderlo? Un essere come quello non merita di stare in questo palazzo, al vostro fianco. Meriterebbe la galera, l’ergastolo! Quello fa il lupo e la pecorella, e mi sorprende che voi, dopo tutto questo tempo non l’abbiate capito. Riconosco senza dubbio la vostra lunga amicizia,  ma quest’ultima predomina sempre sui vostri doveri presidenziali. Voi lo dovreste consegnare nelle mani della giustizia!

FAUSTO: (irritandosi) Io sono il Presidente, Nicola, e non ammetto che qualcuno mi dica cosa fare o non fare. Mi dispiace ma le cose stanno così. (con tono paterno, alzandosi dalla scrivania e dirigendosi verso Nicola) Ma secondo te veramente continuo a proteggere Salvatore soloperché ci conosciamo da tanto tempo?Nicò, non si tratta di salvare solo Salvatore, si tratta di salvare l’intera nave e tutto l’equipaggio. Sai bene che se malauguratamente Salvatore finisse in prigione, l’intera giunta compreso me, andrebbe sotto processo. Mozioni di sfiducia, avvisi di garanzia e cumparielli belli,  eh no non posso permetterlo abbi pazienza, capiscimi. Si tratta del pane, Nicò, e col pane non si scherza.Tu sei un bravo giovine, onesto, leale, ma purtroppo ci sono cose sulle qualibisogna chiudere un occhio. Non ci possiamo fare niente Nicò.

NICOLA: Ho capito perfettamente Governatore, è inutile aggiungere altro, e anzi mi scuso per quanto detto finora.Dopotutto quando accettai questo incarico, già sapevo a cosa andavo in contro…sappiate che finora non ho denunciato Schettino solo per il rispetto che provo verso di voi.

FAUSTO: Ed io ti ringrazio Nicola mio. Tu per me sei come un figlio.

NICOLA: Ah, Presidente a proposito, ci sarebbe un’altra cosa di cui vorrei parlar…

Viene interrotto da Miranda che entra dalla prima a sinistra

MIRANDA: (con tono di voce alto) Governatore, ci sono gli assessori Gasparre e Melchiorri per la riunione sulle proposte di legge .

FAUSTO: Ebbicann anna arrivat i Re Magi, falli entrare Miranda. (Miranda via prima sinistra) Nicola abbi pazienza, se non è nulla di importante ne parliamo appena finisco con il “Duo Fasano”.

NICOLA: (preoccupato) No! (ricomponendosi)…voglio dire, non preoccupatevi Presidente, possiamo parlarne dopo.

FAUSTO: Grazie ancora per tutto quello che fai Nicola mio.

NICOLA: (prendendo la sua ventiquattr’ore)E’ il minimo, lo sapete, per voi mi butterei anche giù da un ponte se servisse. A più tardi, e buon lavoro. (via dalla comune)

FAUSTO: (accorgendosi del fascicolo su Salvatore abbandonato sul tavolino)Nicò, hai dimenticato questo! Vabbuon ja, me ne occupo io ho capito.

Fausto si avvicina ad una piccola libreria dove vi inserisce il fascicolo.

GASPARRE: (da dentro) Governatò, possiamo?

FAUSTO: Non sapete aspettare? Un momento!

Torna seduto alla sua scrivania.

FAUSTO: (distrattamente, iniziando a scrivere su un foglio) Prego, potete entrare!

Scena 4

Si fermano sul fondo scena, Gasparre, uomo di mezz’età dall’aspetto bizzarro con cappellino di buon compleanno in testa e con un tipico fischietto carnevalesco, e Melchiorri, giovane donna ben vestita ma totalmente ingenua, anch’essa con un fischietto simile. Gasparre, senza parlare ma gesticolando solamente, conterà fino a tre, dopodiché entreranno entrambi saltando nell’ufficio di Porettie  soffiando nei rispettivi fischietti.

FAUSTO: (saltando dalla sedia) Maronna! Che è?

GASPARRE: Governatò, tanti auguri!

MELCHIORRI: Per altri cento anni di buona salute, Governatore! Come il vostro cuore desidera!

FAUSTO: (prendendo un libro dalla scrivania e cercando di lanciarlo verso quest’ultimi) Chi v’è viv! Ma dico io so cos’ ca se fann chest? E tu lievt’ chillu cappellin a cap, che stamm o’ circ?! Ma insomma, un po’ di contegno, siete due assessori dopotutto , ed io il vostro Presidente!

GASPARRE: (cercando di rimediare) Eh vedete Governatò, nuje ve vulevm fa na sorpres, e così abbiamo fatto, dopotutto (dicendolo  a mo’ di filastrocca con tanto di lazzi)“sessant’anni arrivano una volta sola nella vita”!

FAUSTO: Ah sì? (con la stessa intonazione)Ma io in mezzo alla strada ti ci posso mandare un’altra volta se voglio! Pe cient’ann, come avete detto voi Melchiorri? “Come il mio cuore desidera?” Eh certo, voi me lo stavate facendo fermare il cuore!

MELCHIORRI: No no impossibile Governatò! Io vi ho chiaramente augurato cent’anni di buona salute.

FAUSTO: E quindi?

MELCHIORRI: E quindi camperete di sicuro cent’anni,  non vi potrà MAI venire un infarto!

FAUSTO: (facendo corna)Mannagg’ a me che v’agg fatt addiventà assessori. Comunque, veniamo a noi coraggio, queste proposte?

Gasparre e Melchiorri si siedono

GASPARRE: Governatò nuje avimm avut n’ispirazion!

FAUSTO: E sul chell ve mancav…

MELCHIORRI: Un lampo di genio Governatore!

FAUSTO: Chist ce vuless a vuje, na bell lamp ca ve folgorass na vot e pe semp!

GASPARRE: Governatò, tutto questo però è…(abbassando di netto la voce)…TOP SECRET!

FAUSTO: Che è?

I due inizieranno ad avvicinarsi, con le sedie, alla scrivania, Gasparre continuerà a ripetere la stessa frase a Poretti il quale continuerà a non capire. Arrivati vicinissimi alla scrivania…

FAUSTO: Che stat facenn? Vulit venì sott a scrivania?

I due indietreggiano

MELCHIORRI: Governatore, il mio collega vorrebbe far intendere che tutto ciò che vi diciamo è strettamente confidenziale.

FAUSTO: E ce vulev tant p’o dic?

MELCHIORRI: Vedete noi vorremmo proporre di impiegare il vostro potere di canonizzazione per autorizzare, “et omnibus in”, un dettame disparato risalentea settori e necessità urgenti di diversa natura.

Cala il silenzio. Fausto rimane basito e immobile, mentre Gasparre, dopo aver elaborato quanto detto dalla collega, si girerà verso di essa poi di nuovo verso Fausto.

GASPARRE: Voi avete capito?

FAUSTO: Mi sarò perso qualcosa nella prima parte…

GASPARRE: Ve lo spiego io! In parole povere…(girandosi verso Melchiorri)che significa?

MELCHIORRI: A dire il vero non lo so, l’ho trovato scritto da qualche parte…

GASPARRE: Governatò, mo ve lo dico “terra terra”, noi vi vorremmo proporre di fare…comm se chiamm…una…(inizia ad imitare i tipici movimenti di stesura della pizza)

FAUSTO: Che staj facenn loc? Na pizz’?

GASPARRE: Ma no! Manngg a capa mij comm se chiamm?

MELCHIORRI: Ah ci sono! Una legge!

GASPARRE: Ecco, una legge!

FAUSTO: E che m’ata pigliat p’o President ra Repubblic?

GASPARRE: Eh ma sempre presidente siete

FAUSTO: Fai poc o buffon tu, m’e capit? Tutt’al più potrei emanare un decreto

MELCHIORRI: Perfettamente, un decreto!

GASPARRE: Bravo! Bravo! Scusateci ma tutte queste cose noi non le sappiamo…

FAUSTO: (ironico) Ma figuratevi, mica è competenza vostra!

MELCHIORRI: Vedete, il lampo di genio che abbiamo avuto, arriva proprio ora…

FAUSTO: Io lo sto aspettando da quando siete entrati da quella porta..

MELCHIORRI: …ecco noi vi vorremmo proporre un decreto lesto lesto, e facile facile, che prevedaessenzialmente…tagli all’istruzione!

FAUSTO: Tagli all’istruzione? Ma state scherzando? Dio solo sa quanta fatica ho fatto per rimodernare  la maggior parte delle scuole della Campania, mo mi metto a ridurre i fondi scolastici

MELCHIORRI: (rendendosi conto di quanto appena detto) Eh vabè, ma tanto siamo in Italia!

FAUSTO: E cosa c’entra, scusate?

MELCHIORRI: Eh, che siamo in un paese dove queste cose ce li si aspetta!

FAUSTO: (dopo una faccia interdetta) Statemi a sentire, e voi vi sareste mai aspettata un taglio al vostro stipendio? No? Perché è appena avvenuto!

GASPARRE: (a Melchiorri) E vist? Io lo dicevo che non era buona come idea. Ma si possono mai tagliare i fondi alle scuole con tutti gli ignoranti che ci stanno in Campania? (indicando Poretti)

FAUSTO: Ue! E che vuless ric che l’ignorante song’ij?

GASPARRE: (cercando di rimediare) No assolutamente Governatore! Volevo dire che siete ignorante,  nel senso che “ignorate” certe cose!

FAUSTO: Ah allora tu sei un cretino nel senso…no Gaspà tu sei un cretino e basta!

GASPARRE: Statemi a sentire è meglio la mia idea. Quello che dovremmo fare è un decreto che preveda tagli alla sanità!

FAUSTO: Alla sanità?

GASPARRE: Sissignore Governatò, ma pensateci bene, vi pare normale che tutte le persone povere, appena accusano un piccolo malessere, debbano essere urgentemente assistite daimedici, senza pagare niente! Allor pur ij no, mi acciacco un callo e vac o’ spidal…senza pagare niente, me facc venì mal e panz magnann e cozz’ e vac o’ spidal…senza pagare niente!

FAUSTO: (di seguito) Te chiav na penna nfacc, e vaj o spidal…

GASPARRE: …senza pagare niente! Non c’è proporzione Governatò!

MELCHIORRI: Ma scusate allora lo stesso discorso vale per l’istruzione. Governatore vi pare possibile che dobbiamo investire tutti quei soldi per delle persone, che a prescindere non troveranno lavoro in futuro? No no no, non c’è proporzione abbiate pazienza.

GASPARRE: E vogliamo parlare del turismo? Io farei dei tagli anche lì Governatore mio. Ma vi pare che noi dovremmo mettere a disposizione le nostre opere più famose, come per esempio a frittur e pesc’, allo straniero che tranquillo tranquillo arriva a Naples sottraendo a noi le migliori fritture? Eh no, a me non sembra una cosa normale!

MELCHIORRI: Pensandoci, nemmeno a me

GASPARRE: Governatò se fossi in voi, taglierei tutt cos’

MELCHIORRI: Io pure Governatore, se fossi in voi taglierei anch’io.

FAUSTO: (che nel frattempo ha seguito l’intero discorso con una faccia a dir poco basita, alzandosi)Io se fossi in me invece, gli unici tagli che farei in questo momento, sono al personale.

GASPARRE e MELCHIORRI: (insieme)Al personale?

FAUSTO: Ma così, giusto pe me vuless luà nu sfizio…

GASPARRE e MELCHIORRI: (insieme, spaventandosi) Nu sfizio?

FAUSTO: Esatto, o sfizio(arrabbiandosi) e ve taglià a cap a tutt e doje! Ma v’ata mpazzut? Ma vi pare possibile che dovete occupare il mio tempo prezioso, per venirmi a dire na vagonata e strunzat? Gasparre e Melchiorri, e o terz addò l’ata lasciat? V’ata bevut a birra soje stammatin?

I due si alzano

MELCHIORRI: Ma quella era mirra!

FAUSTO: (avvicinandosi ai due)No! Quella invece, ve la siete fumata! Uscite mo mo dal mio ufficio, avete capito? Fuori!

MELCHIORRI: Allora, in questo caso, meglio tagliare la corda! (via dalla comune)

GASPARRE: Governatò passo più tardi per darvi il regalo…

FAUSTO:(prendendolo di forza)Ma non dovevi disturbarti! Mi vuoi fare un regalo? Vattenn!

Gasparre via dalla comune dopo calcio di Fausto.

FAUSTO:(avvicinandosi alla scrivania, prende carta e penna)Ma chist so cos e pazz’!Ah si? E mo me la vedo io con voi! (chiamando) Miranda!

MIRANDA: (entrando dalla prima a sinistra)Eccomi Governatore…

FAUSTO: Mirà mi devi fare una cortesia,  appena vedi l’assessore Gasparre o Melchiorri sul pianerottolo, per favore…prendili a calci nel sedere!

MIRANDA: (perplessa)Governatò, ma voi veramente fate? Io finisco per passare un guaio!

FAUSTO: Si faccio over’, tiè hai la mia autorizzazione scritta, firmata e timbrata!(gliela consegna)

MIRANDA: (ancora perplessa) Va bene Governatore, eseguirò.

FAUSTO: Mirà, mo dimmi una cosa: ma quant’è bell a Svizzera? (sprofonda su una delle sedie)

MIRANDA: A’ Svizzera? Eh Governatò io non ci sono mai stata in Svizzera, non lo posso sapere. Ma perché me lo chiedete?

FAUSTO: Perché io me ne devo andare in Svizzera, Mirà. Arò ce stann sul pecore e pastur, e tasse nun se pavn’, le persone sono corrette, rispettose delle regole, tranquille, arò e pazz stann rind o manicomio…

MIRANDA: (provandoci) …e magari arò ce stann e bell femmn’…

FAUSTO: No, no! Arò ce sta la solitudine!

MIRANDA: (arrabbiata)Governatò avete bisogno d’altro?

FAUSTO: No, puoi andare…ho bisogno di stare da solo! (Miranda via a sinistra)Comm’è bell a Svizzera!

Scena 5

In scena Fausto, poi Addolorata, Sofia e Miranda.

ADDOLORATA: (da dentro, urlando) Faustino!

FAUSTO: (sbarrando gli occhi come se fosse in un incubo) Pienz a Svizzer’, pienz a Svizzer’…

ADDOLORATA: (da dentro, urlando più forte) Ue Fà!

FAUSTO: (sussultando) A Svizzer’ e mammt! Avanti, chi è?

ADDOLORATA: (entrando reggendo delle buste della spesa) E chi po’ ess? Chell che te spusast!

Addolorata, moglie di Fausto, è una signora di mezz’età, non molto colta, ma altrettanto bizzarra nel vestirsi. E’ seguita da loro figlia Sofia, giovane ragazza dal viso innocente.

FAUSTO: Chell che m’ha nguaiat, semmai!

SOFIA: Buongiorno papà!

FAUSTO: Buongiorno a te figlia mia…(girandosi e guardando le numerose buste) Ue! Ma che è tutt sta robb?

ADDOLORATA: Ma invec e parlà, pecché nun daje na man? Stamattina sono andata a fare un po’ di compere…e questa è la spesa di oggi!(appoggiando delle buste sul tavolino)Miranda! Ce la fai?

Entra Miranda dalla comune anch’essa impegnata a portare delle buste.

MIRANDA: Eccoci qua!

FAUSTO: A spes e ogg’? Tu cu tutt sta robb può sfamà nu reggiment! (spazientito) Addolorà… ma quante volte te lo debbo ripetere? O vuò capì o no che ccà nun stamm rind a nu mercat’? Ma pecché tutt sta robb nun a puort a casa nost?

ADDOLORATA: Uh! Sentite, sentite, chist è o ringraziament…ata capit? O ringraziament per la mogliera che si prodica per lui! O ringraziament per la mogliera che penzaprima di tutto alla precaria salute del marito!

FAUSTO: (facendo corna) Stammatin me vonn a forz verè muort!

ADDOLORATA: Tu m’aviss vasà e pier e capit? Pecché senz e me, fuss sul pell e ossa!

FAUSTO: (guardandosi)Ah, pecchè mo vuliss ric che assomigl’ a Pavarotti?

ADDOLORATA: Fai poc o spiritoso! Io stamattina, mentre ero in giro in via Mancini, sapendo che non tornavi a casa per pranzo nemmeno oggi, agg pensat e te purtà a marenn!

FAUSTO: A marenn?

ADDOLORATA: Eh sissignore. (apre le buste sul tavolino cacciando in sequenza uno sfilatino di pane, affettati, un recipiente casalingo di insalata e un caciocavallo intero, commentando rispettivamente ogni alimento) Che vuoi che sia, nu poc e rrob, just pe spizzicà nu poc. Ah, e t’agg accattat pure na bella buttegl’ e Aglianico del Taburno, tiè tutta per te.

FAUSTO: (con espressione di sconsolazione) Addolorà?

ADDOLORATA: Sto ccà

FAUSTO: Addolorà tu sei “addolorata” solo di nome…perché di fatto, lo sono io! Ma ti rendi conto che questo è un ufficio governativo? Cu tutt sta robb manc sul na targa for a port“Ristorante da Fausto”. Per favore ata luà sta robb a ccà ngopp, ca veramente par e sta rind a Biasella!

ADDOLORATA: Uh mamma mij comm si pesant! Vir e nun te scaldà tropp che te s’aiza a pression!

MIRANDA: Signora seguitemi, mettiamo tutto nell’altra sala

ADDOLORATA: Meno male che ci stai tu Mirà…(rivolgendosi a Fausto) E tu fai l’omm, racc na man!

FAUSTO: (mordendosi le mani dalla rabbia)La mia rovina, tu sei la mia rovina! (prende ciò che rimane sul tavolo)

I tre si avviano alla seconda porta a sinistra, come da processione: Miranda avanti, seguita da Addolorata, la quale una volta entrata, sbatterà inavvertitamente la porta in faccia al marito.

FAUSTO: (dopo aver dato una testata alla porta) AH!

ADDOLORATA: (da dentro) Ch’e fatt?

FAUSTO: A’ port! Arap sta port! (via a sinistra)

Scena 6

Rimane in scena Sofia, sedendosi con sguardo di preoccupazione comincia a guardarsi attorno. Appare Nicola che si ferma sul fondo.

NICOLA: (chiamando)Sofia!

SOFIA: (alzandosi dalla sedia allegramente, e dirigendosi sul fondo)Nicola!

I due si abbracciano. Nicola guardingo da un’occhiata dietro di sé, e poi alla stanza.

SOFIA: Non c’è nessuno, sono tutti nell’altra stanza.

NICOLA: Cara, cara, cara Sofia! Alla fine ce l’hai fatta

SOFIA: Non ne parliamo Nicola mio, ho sudato sette camicie per convincere mia madre a portarmi qui, sai che mio padre non sopporta le visite improvvisate mentre lavora

NICOLA: Oh lo so bene

SOFIA: Ma fortunatamente con una scusa l’ho convinta a venire qui, dopotutto sono settimane che mio padre non torna a casa ad ora di pranzo

NICOLA: Tuo padre fa solo il suo lavoro, Sofia cara. Purtroppo i suoi sono gli impegni di un Governatore, cerca di capirlo

SOFIA: Si ma non ho il tempo nemmeno di parlargli di noi, e questa cosa sta diventando un peso oramai.

Dal fondo, appare Salvatore,  il quale vedendo i due, si nasconde origliando tutto

SOFIA: Tu piuttosto, dimmi che sei riuscito a parlargliene almeno oggi!

NICOLA: Ecco, io in realtà stavo per entrare nell’argomento ma…

SOFIA: …ma?

NICOLA: …ma i suoi impegni me lo hanno impedito.

SOFIA: Lo immaginavo,  Nicola mio sono passati già tre mesi, e sembra che più il tempo passa peggio sarà per noi

Lazzi di Salvatore dal fondo

NICOLA: No Sofia, tu devi solo stare tranquilla. A questa faccenda ci penso io

SOFIA: Grazie amore mio, con te le mie preoccupazioni svaniscono del tutto

NICOLA: Ma dimmi cara, c’è qualcosa che ti turba, hai una faccia oggi…è successo qualcosa?

SOFIA: Ecco, c’è una novità Nicola mio…una novità che aspettavo da tempo…

I due si scambiano un cenno d’intesa

NICOLA: (gioioso)Oh ma non è possibile!

SOFIA: Abbassa la voce, vuoi che ci sentano? E’ possibile invece

Lazzi di Salvatore su dal fondo

NICOLA: Mia cara Sofia, ma che lieta notizia! Tuo padre sarà felicissimo di sapere…

SOFIA: (allarmata)No! Ti prego Nicola, no! Mio padre non approverebbe mai. Bisogna partire dal principio, e dirgli che sono ormai mesi che stiamo insieme.

NICOLA: Ma perché scusami, se gli diciamo prima la bella notizia non rimarrebbe contento lo stesso?

SOFIA: Ci ucciderebbe! Mio padre ci tiene a certi valori…

Salvatore via per il fondo

NICOLA: (riprendendosi)Hai ragione tesoro mio. Io sono un galantuomo e conosco i miei doveri e le mie responsabilità, non preoccuparti, parlerò con tuo padre e gli racconterò tutto.

ADDOLORATA: (da dentro) Ue ma Sofia addo’ sta?

FAUSTO: (da dentro)E tu addò l’hai lasciat, Addolorà?

SOFIA: Sono loro, non possono vederci insieme!

NICOLA: Ti aspetto fuori al palazzo. Tieni la testa lontana da ogni preoccupazione, mia cara, penserò io a tuo padre.

SOFIA: Grazie Nicola mio, ma ora vai, va!

Nicola via per il fondo.

Scena 7

In scena Addolorata, poi Miranda e Fausto

ADDOLORATA: (rientrando da sinistra)Ue Sofì, e tu stai ccà? Non vuoi mangiare niente?

SOFIA: No grazie mammà,  non ho appetito

MIRANDA: (rientrando da sinistra, un po’ indispettita)Signò, ho preparato come mi avete chiesto la “merenda” a vostro marito, avete bisogno d’altro?

ADDOLORATA: Ah si Mirà, vieni qua ti devo fare un’imboscata. Dunque, come saprai oggi è il compleanno di mio marito, e siccome sia io che Sofia non gli abbiamo fatto ancora gli auguri, vorremmo organizzare una sorpresa con tutti i suoi colleghi.

MIRANDA: Che tipo di sorpresa?

ADDOLORATA: Appena è da solo nell’ufficio entriamo tutti quanti cantando “Tanti Auguri a te”, ed ognuno gli porge un regalo, e capit?

MIRANDA: Ho capito, ma permettetemi, non penso rimarrà molto felice di questa sorpresa.

ADDOLORATA: Ue ma tu nun si pavat pe penzà, gli dovrà piacere e basta. Noi rimaniamo nei paraggi, e appena resta da solo in ufficio, tu ti affacci alla finestra e ci dai il segnale per salire, e poi avvertiamo tutti gli altri

MIRANDA: Va bene, come volete…

ADDOLORATA:Mo puoi andare, e non dire niente a mio marito eh!

MIRANDA:Non dubitate…(tra sé e sé) quant è curios chest!

Miranda via prima a sinistra

ADDOLORATA: Quant m’è antipatic chest! Pare che tene sempr coccos a ric!

FAUSTO: (rientrando da sinistra con uno sfilatino di pane in mano)Addolorà tu m’e spiegà pecché hai chiesto a Miranda di prepararmi da mangiare. Che è fatt na serva chella uaglion?

ADDOLORATA: A part o fatt che ij nun a chiammass “uaglion” pe l’età ca ten, e poi accussì fa coccos. Chell sta na jurnat sana ittat’ aret a na scrivania senza fa nient

FAUSTO: Ailloc’ è arrivat l’assessore al lavoro pubblico! Ma ti pare normale che mo debbo governare con questa “palatella” di pane in mano?

ADDOLORATA: Ma pecchè scus, secondo te Garibaldi mentre facev l’Unità d’Italia nun magnav?

FAUSTO: (posando lo sfilatino sul tavolino) Famm sta zitt, che è meglio.(Guardando Sofia) Bell e papà, meno male che ci sei tu che mi dai un po’ di sollievo, ma nun sacc comm te vec oggi, hai la febbre per caso? Mal di stomaco? Pressione bassa?

SOFIA: Ma no papà, state tranquillo, sto benissimo. E’ stata una mattinata impegnativa, sono solo stanca tutto qui…vorrei tornare a casa ecco.

ADDOLORATA: Ue, e tu mi hai messo in croce tutta la mattinata per venire qui a trovare tuo padre, mo te ne vuoi già andare? N’ata mezz’oretta e permanenza, che sarà mai

SOFIA E FAUSTO:(insieme) No!

FAUSTO: (dopo uno sguardo perplesso a Sofia)Addolorà nel vocabolario tuo “mezz’ora” significa “meza jurnat”, parliamoci chiaramente. E poi questa bambina ha bisogno di riposarsi un po’, su accompagnala a casa, e falle mangiare qualcosa. Fai la brava mater!

ADDOLORATA: Eh certo, chell che nun fa o pat, l’adda fa a mamm’, è over ue Fà? Essin ja agg capit, jammuncenn che tengati cos a fa a cas.

SOFIA: (gioiosa, dopo un cenno di soddisfazione)Mammà allora vi aspetto fuori al palazzo! Papà buon lavoro, a stasera! (via per il fondo correndo)

FAUSTO: E che re nè? S’era proprio sfasteriat e aspettà. Hai vist Addolorà? Si è dileguata come un’anguilla. (lazzi a soggetto)Se n’è jut’…chell che nun fai tu!

ADDOLORATA: Almen ess, a differenza toje, a ten ancor l’energia e s’e “dileguà” (stessi lazzi del marito)

FAUSTO:(mordendosi le mani) La mia rovina, tu sei diventata la mia rovina!

ADDOLORATA:Stamm a sent, io sono sicura che nostra figlia ci nasconde qualcosa, e da parecchio tempo pure

FAUSTO:Ecco qua, è partut l’ispettore Derrick!

ADDOLORATA: Tu scherzi, ma quella non me la conta giusta…e par che a te nun te ne import’ proprio! T’assitt aret a chella scrivania e addio mondo! 

FAUSTO: Lo vedi? Lo vedi Addolorà? Parli sempre a sproposito! Come si vede che non hai i pensieri che c’ho io dalla mattina fino alla sera…Tu fuss capace e penzà che la terra è piatta e che Pelè è megl’ e Maradona, ma fammi il piacere! Rind a chillu cerviell toje nun sacc quali complicati esperimenti avvengono pe te fa ric sul strunzat! Chell è uaglion, che potrebbe mai nasconderci?

ADDOLORATA: Iss ten e penzier…ma qua penzier e penzier, sta senza penzier ue Fà! Tu si sicur che ij ric sul strunzat? E nun te preoccupà…però quando arriva il sacrosanto momento della verità nun te mett’ rind e rrecchie, pecchè ij te l’avevo detto!Tolgo il disturbo, vi lascio ai vostri penzieri!Statevi bene Governatore! (prende le buste e via per il fondo)

FAUSTO:(avvicinandosi al fondo)E non urlare! E capit? Chist so’ nummer.

SALVATORE: (entrando dal fondo, sfregandosi compiaciuto le mani)Governatò, governatò! Non potete mai immaginare cosa ho sentito poco fa!

FAUSTO: (sedendosi al tavolino, dandogli poca importanza) Ch’e sentut stavot Salvatò….

Salvatore prima di sedersifarà un giro di circospezione per l’ufficio, assicurandosi che nessuno stia origliando. Si avvicinerà poi di soppiatto a Fausto il quale, con una mano in testa come per riposarsi, salterà dalla sedia appena il collega gli indicherà di fare silenzio con un dito.

FAUSTO: Puozz murì! Ma che stai facenn? Mo vuò cuntà stu fatt o no?

SALVATORE: (sedendosi anche lui al tavolino) Governatò state comodo?

FAUSTO: Certo

SALVATORE: Il cuore è forte?

FAUSTO: In che senso Salvatò?

SALVATORE: La pressione come va?

FAUSTO: Ma perché?

SALVATORE: Avete avuto mancamenti  ultimamente?

FAUSTO: Ma stammatin me vuliss fa na base e ricovero?

SALVATORE: No, per carità! Mi voglio solo accertare delle vostre condizioni fisiche, perché quello che sto per dirvi Governatò…sarà na bomba! (lazzi a soggetto)

FAUSTO: Ma insomma vuò parlà? Ch’e sentut?

SALVATORE: Governatò, vi ricordate del vostro adepto Nicola?

FAUSTO: Certamente, quindi?

SALVATORE: (ridendo)Statemi a sentire, dopo quello che vi avrò “depto”, non lo potrete più chiamare “adepto”!

FAUSTO: Salvatò per carità parla, parla! Che ha fatto Nicola?

SALVATORE: Si dia il caso, caro Governatore, che il giovane Nicola che voi tanto stimiate abbia commesso una delle cose più scabrose e scandalose che un giovane possa mai commettere ad un padre!

FAUSTO: (spaventato) E sarebbe?

Scena 8

I due vengono interrotti da Miranda, la quale entrerà in scena terrorizzata.

MIRANDA: Governatò, Governatò!

FAUSTO: Miranda, che è stat?

MIRANDA: Governatò, m’hann chiammat rà portineria…

FAUSTO: E allora?

MIRANDA: Governatò…appriparatv’ !

FAUSTO: (preoccupato) Mamma mij, n’ata vot? Ma tu si sicur? Porta i volumi Miranda! Salvatò, appriparamc’, chiamm’ Gasparre e Melchiorri!

SALVATORE: (spaventato) Ma chist stann semp ccà? Appriparamc’! (via per il fondo)

Miranda esce dalla prima sinistra, per poi rientrare con una serie di enormi volumi che assemblerà come una barricata sulla scrivania di Fausto, dietro la quale quest’ultimo si nasconderà. Salvatore rientrerà in scena seguito dagli assessori Gasparre e Melchiorrii quali siederanno al tavolino facendo finta di essere impegnati scrivere su dei fascicoli.

Prima di sedersi al suo posto, Gasparre si avvicinerà alla scrivania di Fausto con in mano un pacchetto regalo.

GASPARRE: Governatò, chist è o regal’ pe vuje!

FAUSTO: (riemergendo dalla “barricata”) Nun o vogl’ o regal tuoje e capit? Assitt’t e nun te mov!

Gasparre siede al tavolino

MIRANDA: (dal fondo come una vedetta) Ebbiccan’ stann saglienn e scal!

In scena cade un silenzio di tomba, finché dal fondo non appare la figura del Commissario Beretta, donna alta in divisa, caratterizzata da un espressione di serietà massima.

BERETTA: (fermandosi sul fondo, riferendosi a dei poliziotti al suo seguito) Aspettatemi qui fuori, ci penso io. Signori, buongiorno.

Nessuna risposta. Beretta con un sorrisetto sulla faccia comincia a girare intorno ai presenti.

BERETTA: Ah giusto, siamo tutti impegnati qui. Siamo occupati a mandare avanti la barca, a fare finta che non sia entrata, a fingere di essere indaffarati, non è cosi assessori? E lei Schettino? Quali sono le sue mansioni oggi? Rimanere al bar di sotto fino a stasera?

Salvatore, con lazzi a soggetto, cerca di nascondersi da Beretta prendendo la prima cosa che gli capita in mano: il panino lasciato da Fausto sul tavolo. Salvatore rendendosi conto di ciò appena fatto con un gesto offrirà la merenda al Commissario.

SALVATORE: Volete favorire?

BERETTA: Faccia poco lo spiritoso, ha capito?

Salvatore, ripone il panino e torna ai suoi impegni.

BERETTA: (rivolgendosi a Fausto)Avete scelto proprio dei collaboratori solerti, Governatore! Ma una cosa che manca a tutti qui dentro, a quanto pare, sono le buone maniere. (Dopo aver aspettato una risposta)Cos’è Governatò, mi avete tolto il saluto?

FAUSTO: (restando nascosto) Ma qua saluto e saluto…vuje c’avit luat a salut a cuoll’!

BERETTA: Come avete detto?

FAUSTO: No niente, niente…ma scusate Beretta, questa è la sesta volta in una settimana che venite qui, tra l’altro senza un motivo concreto, e a questo punto la domanda sorge spontanea: ma voi…

SALVATORE: …che jat truann a nuje?

FAUSTO: Salvatò statt o post tuoje!

SALVATORE: (alzandosi e avvicinandosi a Fausto) Eh no! Adesso parlo io! Ij o sacc pecché vuje stat semp rind a stu palazz’, ij sacc pur che jat truann ccà dind, ma mi dispiace comunicarvi, cara signora, che qui dentro ci sono solo uomini…e donne…onesti, evi posso assicurare che non troverete proprio nulla di compromettente contro di noi. (Ridendo)Proprio nulla, ata capit?  Niente di niente…

Salvatore viene interrotto da Fausto il quale gli pesterà un piede per farlo stare zitto.

SALVATORE: Ahia!

FAUSTO: (sottovoce, prendendoselo da parte) Salvatò statt zitt, ca si chest se mett a ispezionà l’ufficio, stamm frisc! Sta o’ fascicol’ tuoje e stammatin! (Rivolgendosi a Beretta)Perdonatelo Commissario, avete proprio ragione, servirebbero proprio delle lezioni di buone maniere in questo palazzo, o come si dice in gergo: di “bon ton”!

Fausto dopo quest’ultima frase, si girerà verso Salvatore, il quale gli darà dei suggerimenti su cosa dire alquanto inappropriati.

SALVATORE: E’ buon Antonij?

FAUSTO: (a Beretta, ripetendo) E’ buon Antonij?

SALVATORE: Tricchi track e bombe a mmano!

FAUSTO:
(ripetendo) Tricchi track e bombe a mmano! (girandosi verso Salvatore) Te vuò sta zitt?!

BERETTA: (sorridendo ironicamente)Sapete Governatore, dopotutto il vostro vice ha ragione.Non ho alcun motivo di essere qui,ma siccome ho saputo che oggi si festeggia il giorno della vostra nascita, ho pensato bene di portarvi i miei personali auguri di buon compleanno…insieme a quelli del vostro caro amico, il sindaco di Napoli. Purtroppo però lui non è potuto venire di persona, perché pare che ultimamente sia molto impegnato. Infatti da quando abbiamo è scoperto che è invischiato in loschi affari con dei pericolosi criminali, non è più libero di fare niente ultimamente. Ea proposito,sapete cos’è successo al vostro caro amico, il sindaco?

Salvatore cerca di nascondersi spingendo Fausto verso il commissario.

FAUSTO: Credo di essermi perso la notizia al telegiornale…

BERETTA: E’ sotto processo in attesa di giudizio,e vi posso assicurare che non sarà un giudizio positivo per lui.Oraio non ho prove su di voi di una possibile collaborazione con dei criminali, diciamo che ho solo sospetti al momento…ma sappiate, Governatò,che a mme nisciun me fa fess, ce ponn riuscì na vot, doje, ma a terza vot sonan’ e siren. A terza vot, ve schiaff rind a na cell!

Cala il silenzio in scena. Fausto e Salvatore si scambieranno sguardi di terrore a vicenda fino ad iniziare a ridere nervosamente accompagnati dalla risata finta e forzata del Commissario Beretta. Anche Gasparre e Melchiorri si uniranno ai tre, fino ad essere zittiti con un solo sguardo da quest’ultima. Fausto, con lazzi a soggetto, “sputerà” nell’occhio del suo vice facendolo smettere di ridere.

FAUSTO: Ti cecherei un occhio! (Rivolgendosi a Beretta)Signora mia, io non ho nulla in contrario al vostro scetticismo, e vi dirò…se può allontanare ogni sospetto,siete libera di perquisire da cima a fondo il mio ufficio.

Salvatore preoccupatissimo, lazzi verso Fausto a soggetto.

FAUSTO: (dopo lazzi a Salvatore) Sia chiaro però…sempre se avete un mandato!

Salvatore si congratula con Fausto con stretta di mano

BERETTA: Certo, si capisce! Ma al momento non ho necessità di perquisire questa sede, ero solo venuta per assicurarmi di parlare ancora a delle persone “oneste”. Sia chiara una cosa però, con tutto che siete “l’incorruttibile” Fausto Poretti, io non vi sopporto proprio.

FAUSTO:(ironico) E non ci sposiamo, non vi preoccupate.

Ancora lazzi di Salvatore.

BERETTA: Statev’ accort Governatò, perché io vi tengo d’occhio. Appena farete una mossa falsa io lo verrò a sapere e sarò lì pronta con le manette. E per quanto riguarda voi, Schettino, attento a non giocare troppo con il fuoco perché rischiate di bruciarvi!

SALVATORE: E nun ve preoccupat ca ce facimm na bella sasicc’ arrostut! (ride)

BERETTA: (indispettita)Bravi ridete, ridete, ma sappiate che l’ultima a ridere sarò io! (girandosi verso Melchiorri e Gasparre)E a vuje bast’ cu stu teatrin’ca nun facit fess a nisciun!

MELCHIORRI: (alzandosi e dirigendosi velocemente verso la comune)Governatore, se avete bisogno di me sapete dove trovarmi, buona giornata! (via per il fondo)

Gasparre rimane paralizzato sulla sedia.

BERETTA: (minacciosa) Beh? Tenit coccos a ric vuje?

GASPARRE: (spaventato) Io? P’ammor e Sant’Ann, no!

FAUSTO: Gaspà pecché staj ancor llà, se po’ sapè?

GASPARRE: E vuje apprimm’ avit ritt “assitt’t  e nun te mov!”

FAUSTO:Gaspà stamattina vuoi che ti prenda a calci io o il commissario?

GASPARRE: Se per voi è lo stesso, me pigl’ a cavc’ sul ij! Arrivederci! (via per il fondo prendendosi a calci da solo)

BERETTA: Poretti, tenete bene a mente quello che vi ho detto. Per me voi politicanti siete fatti tutti della stessa pasta, deboli e prevedibili, e voi non siete certo un’eccezione!Io me ne vado, per ora. Statevi bene!(via per il fondo)

SALVATORE: Ce mancav sul Agatha Christiestammatin!

FAUSTO: Oggi c’è mancato veramente poco, se si metteva a perquisire l’ufficio a quest’ora eravamo tutti in questura!

SALVATORE: A quest’ora in questura?

FAUSTO: Eh certo!

SALVATORE: E che facevamo a quest’ora in questura?

FAUSTO: Dal questore!

SALVATORE: Ma non ci pensate proprio Governatò, dopotutto lo dicevano anche i nostri avi: “can che abbaiam non mozzecammus”!

FAUSTO: “Non mordem”, Salvatò! (schiaffetto a Salvatore)

SALVATORE: E’ uguale. Ma piuttosto, torniamo a noi!

FAUSTO: Giusto.

I due si siedono.

FAUSTO: Insomma che ha combinato Nicola, si può sapere?

SALVATORE: (con voce solenne) Governatore mio, io per voi mi sono prodigato in una missione segreta di spionaggio, mettendo in pericolo la mia stessa vita, al fine di preservare il vostro onore, e il vostro orgoglio!

FAUSTO: Salvatò, me par o general’ Armando Diaz, vuò fa a persona seria? Non ho tempo da perdere, che ha fatto Nicola, e cosa centra con questa storia?

SALVATORE: (indeciso) Governatò non so come dirvelo…Nicola…

FAUSTO: Nicola…amma capit…embè?

SALVATORE: …il vostro adepto…

FAUSTO:Sissignore è iss, insomma?

SALVATORE: …quello che tanto stimate….

FAUSTO: (alterandosi) …mannagg a miseria, c’ha fatt Salvatò?

SALVATORE: …ha messo incinta vostra figlia!

FAUSTO: Assa fa Dij! E ce vulev tant pe dic na cosa accussì sempl…(rendendosi conto di quanto appena detto, prendendolo per un braccio)…Salvatò, ma tu overament stai ricenn?

SALVATORE: Sissignore! Ah, che liberazione! Prima mentre voi eravate impegnato con vostra moglie, li ho trovati in mezzo all’ufficio, mi sono appostato dietro la porta e ho sentito perfettamenteche vostra figlia e il caro Nicola stanno insieme da più di tre mesi, ovviamente senza dirvi nulla, e addirittura pare che vostra figlia aspetti laprovolada Nicola stesso!

FAUSTO: (non capendo) Che fa mia figlia? Aspetta la provola da Nicola?

SALVATORE: Insomma Governatò comm se chiamm…la provola…la prode…o criatur insomma!

FAUSTO: La prole? O’ nennill?

SALVATORE: Il nascituro!

FAUSTO: Uh mamma mij, ma chist è n’incubo!

SALVATORE: (sogghignando) Vi piacerebbe, invece è la realtà Governatore mio! Testuali parole, vostra figlia ha detto che “c’è una novità che aspettava ormai da tanto tempo”, e cosa può essere se non un’indesiderata, per voi, gravidanza? E come se non bastasse quel farabutto di Nicola si permesso anche di chiamarmi serpe stamattina! E a voi…mamm mij Governatò!

FAUSTO: E a me cosa?

SALVATORE: Come vi ha chiamato..!

FAUSTO: (meravigliato) Fammi sentire, come mi ha chiamato Nicola?

SALVATORE: Ue, io ve lo dico eh! (dopo una breve pausa) Vi ha chiamato, nasone!

FAUSTO:(come se avesse un mancamento) Nasone? A me? Ma Salvatò non lo credo possibile, Nicola capace di fare questo…a me? Per giunta senza dirmi nulla. Uh Gesù, muglierm’ tenev arragion! 

SALVATORE: Chist s’è pigliat o rit’ cu tutt o bracc’! Gli serve una bella lezione, Governatò! Allora come procediamo? Gli sfasciamo la casa? Diamo fuoco alla sua automobile? Lo radiamo dall’ufficio?

FAUSTO: Salvatò, nun è o mument e pazzià, chest è na faccenda seria!

SALVATORE: Ma qua pazzià? Io veramente dicevo…

FAUSTO: E quella figlia mia così innocente, pura, studiosa…no, non ci credo finché non gli avrò parlato di persona!

SALVATORE: Governatò, ma scusate, pure se gli parlerete di persona secondo voi quelli vi diranno mai la verità? Negheranno tutto a prescindere, e tra sei mesi…(lazzi a soggetto) arriva la provola!

FAUSTO: Ma tu sei sicuro di aver capito bene?

SALVATORE: Sicurissimo!

FAUSTO: Eh beh, lo giuri Salvatò?

SALVATORE:(con una mano sul cuore)Lo giuro sulla nostra amicizia!Mi devono sparare in testa se dico fesserie!

FAUSTO: Allora non c’è che dire, Nicola ha fatto l’insano gesto. (Alterandosi) E ne pagherà le conseguenze!

SALVATORE: Bravo, questo è essere uomini!

Scena 9

Fausto e Salvatore, poi Miranda e Don Emilio.

MIRANDA: (entrando da sinistra) Governatore perdonate l’interruzione, c’è un uomo qua fuori che vorrebbe parlare con voi, dice che è urgente…ma si o virit’ nfacc’ fa verament impressione!

SALVATORE: E perché? Ti sei forse vista allo specchio? (Ride)

FAUSTO: Chi è chist mo? Ha dato un nominativo Miranda?

MIRANDA: Sissignore, dice di chiamarsi Don Emilio Celi!

SALVATORE: (sentendo il nome, salterà dalla sedia spaventato)Comm, comm? Ma sei sicura di aver sentito bene?

MIRANDA: Eh certo, mica so rimbambita comm a vuje!

FAUSTO: Ma pecché Salvatò? O saj a chist?

SALVATORE: (ancora spaventato)Io? Nossignore, solo di nome, sapete com’è!

FAUSTO: Miranda fallo entrare, vediamo che mi deve dire.

MIRANDA: Subito (via prima a sinistra)

SALVATORE: (raschiandosi) Governatò, io mi assento un momento, teng na cosa ngann che nun se ne scenn, mi vado a rinfrescare un po’ alla toelette. (si alza dalla sedia e si avvicina alla seconda a sinistra)

FAUSTO: Salvatò ma o’ bagno sta in fondo al corridoio qua fuori.

SALVATORE: (rimanendo immobile per alcuni secondi) No, vi hanno informato male! “Tu n’ha lett!” sta scritt “tualett”!  Tante belle cose!

Salvatoreprima di uscire prenderà il panino riposto in precedenza sul tavolino.

FAUSTO: Ma chi o capisc’ a chist!(va dietro la sua scrivania)

Entra dal fondo Don Emilio Celi, uomo corpulento con capelli bianchi, ha una benda nera su un occhio, vestito con un soprabito nero appoggiato sulle spalle, abito all’apparenza costoso nero e cappello. Fuma un sigaro.

DON EMILIO: (fermandosi sulla soglia e sorridendo vistosamente) Finalmente, il Governator Poretti!

FAUSTO: Buongiorno a lei, signore. Si accomodi prego.

Don Emilio entra in maniera molto flemmatica, ammirando compiaciuto l’arredamento dell’ufficio. Dopo aver posato soprabito e cappello su di un attaccapanni, prende una sedia e si siede davantialla scrivania di Fausto. Quest’ultimo fa per tendergli la mano, ma Don Emilio non risponde al saluto.

DON EMILIO: “L’incorruttibile Fausto Poretti”, la vostra fama vi precede! Vedo che avete bei gusti nell’arredamento, complimenti. Ma lasciate che vi dica  chea scegliere i vostri collaboratori non siete proprio capace!

FAUSTO:(indispettito) Credo di non aver avuto il piacere di conoscervi, signor…

DON EMILIO: Emilio Celi, gli amici mi chiamano semplicemente “Don Emilio”…e i nemici “Polifemo”. Adesso avete avuto il piacere.

FAUSTO: Benissimo, dunque siccome sarei davvero oberato di lavoro in questo momento Don Emilio, vi chiedo subito: per quale motivo siete venuto fin qui senza appuntamento, tra l’altro?

DON EMILIO: Dovete sapete che poche persone nella loro vita hanno avuto il piacere di definirmi “amico”, e voi mi state simpatico.

FAUSTO: Ah, mi fa piacere!

DON EMILIO: Voi mi avete chiesto il motivo della mia visita, e io vi rispondo semplicemente che sono qui ad informarvi che un vostro amico, recentemente, è diventato mio nemico.

FAUSTO: Perdonatemi Don Emilio, ma non capisco.

DON EMILIO: E’ normale! Voi siete un brav’uomo, dedito al lavoro, molto amato dal popolo e dalla stampa, padre amorevole e marito corretto. Sono le persone che vi circondano ad essere semplicemente, gent e munnezz!

FAUSTO:(verso il pubblico) Chest adda ess’ opera e Salvator’…

DON EMILIO: In particolar modo, mi riferisco al vostro vice: Salvatore Schettino!

FAUSTO: (di nuovo verso il pubblico) Avit vist? (a Don Emilio) Ditemi Don Emilio, cos’ha combinato?

DON EMILIO: (alzandosi e camminando per l’ufficio) Vedete Poretti, io sono un uomo pratico, le chiacchiere mi stancano non fanno per me, vi comunico semplicemente che il vostro caro collega mi ha rotto, per così dire, “le uova nel paniere”, e quando qualcuno mi fa una cosa del genere, entra di diritto nella mia lista nera. (dopo una breve pausa)Governatò, ij l’agg sparà n’cap!

FAUSTO: (allarmato, alzandosi) Maronn, ma vuje che dicit?

DON EMILIO: (sorridendo)Si vede proprio che siete veramente un brav’uomo, amico mio.Questa è la differenza tra me e voi, a voi fa impressione solamente a sentirlo dire, a me invece un cadavere in più non mi cambia la vita.

FAUSTO: Ma Don Emilio, per favore, non posso permettervi una cosa del genere! Sissignore Salvatore è quello che è, e ve lo dico io che lo conosco da anni oramai, ma ucciderlo addirittura!

DON EMILIO: Scusate, a voi che vi cambia? Non mi venite a dire che in questo palazzo non ci sono altre persone che potrebbero facilmente prendere il suo posto, perché non ci credo.

FAUSTO: Ma no, non è questo il punto…

DON EMILIO: E invece è proprio questo il punto! Schettino tempo fa venne da me per chiedermi un favore, un favore che mi avrebbe esposto parecchio alla luce del sole, perché come potete immaginare le persone come me preferiscono agire nell’ombra per non attirare troppe attenzioni. Fatto sta che in cambio di questo favore, lui mi promise una cosa che gli apparteneva da parecchio tempo, e che in qualche modo avrebbe fatto di me “un’intoccabile” agli occhi delle autorità. (dopo una breve pausa) Mi promise la sua carica da vice!

FAUSTO: (ironico e ridendo) Ah! E ata fatt merenn!

DON EMILIO: (ponendosi faccia a faccia con Fausto)Porè agg fatt o latitante pe tropp tiemp rind a vita mij, agg venut ccà pe me piglià chell che me spett’ e vuje mo me l’avit rà! (mostrando una rivoltella nel taschino) Chest è stat zitt pe tropp tiemp, e mo vuless parlà nu poc.

FAUSTO: E vo parlà proprio mo? Facimml’ sta zitt!

DON EMILIO: Ah tutto dipende da voi adesso, ma standomi simpatico vi voglio semplificare la faccenda. Voi mi date quello che mi spetta, e ij nun spar a nisciun. Che dicit?

FAUSTO: Ma Don Emilio, riflettete, io non potrei mai proclamarvi nuovo vice presidente, è una cosa assurda…è vero che avendo l’immunità sarete come dite voi “intoccabile”, ma se lo facessi, si verrebbe subito a sapere, e ci chiuderebbero in galera all’istante!

DON EMILIO: (ride) E qua viene il bello amico mio. A me interessa solo l’immunità che avete voi politici, per tutti sarà sempre Schettino il vice governatore, ma su carta ci sarà il mio nome. Diciamo che voi mi state consegnando una specie di precauzione nel caso in cui la polizia decidesse di arrestarmi mentre sto facendo una passeggiata a via Toledo. E credetemi Governatò quando vi dico che stare troppo tempo nascosto vi fa dimenticare anche la puzza della strada dove siete cresciuto.(avvicinandosi alla scrivania, prende un foglio di carta e una penna)E’ già timbrato, oì! Credetemi, sarà veloce e indolore, e nessuno saprà mai cosa abbiamo fatto oggi.

Don Emilio con un gesto deciso farà sedere Fausto al tavolino mettendogli davanti il foglio di carta con una penna.

FAUSTO:(con tono deciso)Don Emì, non posso farlo! E se lo venissero a scoprire che fine faccio io? Io mi rifiuto!

DON EMILIO: Allora forse dovrò fare una visita anche alla vostra famiglia quando uscirò da qua dentro…

FAUSTO: (terrorizzato)No, per carità! Vi supplico! La mia famiglia no! Aspettate. (scrive rapidamente)Ecco qua, mo pigliatv’ stu fogl’!

DON EMILIO: (ride) Avete visto? Rapido e indolore. Questi sono gli affari che preferisco!

FAUSTO: (cercando di essere minaccioso) Se voi vi avvicinate solo alla mia famiglia…

DON EMILIO:(rispondendogli a tono)Embè? Che vulit fa? Porè, io sono un uomo d’onore, la parola è parola. Non farò del male a nessuno; ne alla vostra famiglia…ne a chillu disgraziat e Schettino! Anzi, quando lo vedete, recapitategli i miei saluti.

FAUSTO: (rivolgendosi al pubblico) Sacc’ ij chell che c’aggia recapità mo che o vec!

DON EMILIO: Ah, credo sia scontato aggiungere che se proverete a dire tutto alle autorità, la prima botta sarà per voi…

FAUSTO:(spaventato) Grazie per l’avvertimento.

DON EMILIO: E un’altra cosa, domani manderò qui uno dei miei uomini più fidati per tenervi d’occhio, capite a me. Ma non vi preoccupate, non vi disturberà affatto, a meno che non vi facciate venire strane idee!(dandogli una pacca sulla spalla)E su con la vita! Dopotutto non è morto nessuno!(ride sguaiatamente, si avvicina all’appendiabiti)Adesso, con permesso, tolgo il disturbo!

FAUSTO: (avvicinandosi a Don Emilio) Scusate e io mo che dovrei fare?

DON EMILIO: E che vulit fa? State ballando…e continuate a ballare! (stringendogli forte la mano) Buona giornata Governatore!(via per il fondo)

Fausto rimasto stordito, si avvicina ad una sedia sprofondando su di essa.

FAUSTO: (urlando disperatamente)Comm’è bell a Svizzera!

Dopo un breve momento di pausa, dal fondo partono delle voci che cantano “Tanti auguri a te”. Entrano in scena rispettivamente Addolorata, con una piccola torta e delle candeline in mano, poi Sofia, Nicola, Miranda, Melchiorri e Gasparre, i quali continueranno ad intonare la canzoncina e a battere le mani a tempo. Gasparre porgerà “il suo regalo” a Fausto. Sofia avanzerà verso il padre dandogli un bacio sulla guancia, che Fausto non accetterà di buon gusto, girandosi difatti verso la figlia e Nicola con uno sguardo accusatorio. Infine Salvatore, dopo essersi accertato dell’assenza di Don Emilio nella sala, entrerà gioiosamente dalla seconda a sinistra, con la bottiglia di vino comprata precedentemente da Addolorata per il marito.

SALVATORE: Governatò, Tanti Auguri!

Fausto in preda ad un attacco d’ira salterà dalla sedia rincorrendolo per tutta la stanza.Miranda, ricordandosi di quanto ordinatogli in precedenza dal Governatore, e dopo aver mostrato ai due assessori il foglio firmato, incomincerà a prendere a calci nel sedere Gasparre e Melchiorri per tutto l’ufficio.

Cala la tela.

Fine Atto Primo

ATTO SECONDO

Stessa scena del primo atto.

Scena 1

Si apre il sipario con Miranda che entrerà in scena, indaffarata come sempre, intenta a mettere in ordine la scrivania del Governatore, come suo solito fare.Si fermerà a centro palco girandosi verso il pubblico e notando la loro presenza.

MIRANDA: (continuando a parlare come se il pubblico rispondesse) Uè! E vuje ccà state? Il teatrino di ieri non vi è bastato? (ascoltando) Come? Cosa è successo, dite? E c’avev succer? Sul nu diavulo comm a Schettino putev fa ascì pazz’ nu brav’omm comm a chillu sant rò Governator mij. (ascoltando) Ah ma voi intendete, cos’è successo dopo? (controllando che non ci sia nessuno intorno) Dovete sapere che quei due si sono rincorsi non solo per tutto il palazzo, ma addirittura per tutta via S. Lucia, pensate poi che c’è voluta un’abbondate mezz’oretta per far calmare il Governatore e riportarlo alla ragione e…(ascoltando, poi ironica)…vuje facit e simpatici,  se solo aveste visto che faccia avevano quei due, non è normale per due uomini di quell’età correre così tanto, abbiate pazienza! Comunque, fatto sta che una volta tornati entrambi al palazzo, il Governatore non ha proferito parola con nessuno, ci ha ordinati di sgomberare il suo ufficio e si è chiuso dentro fino a sera tardi, e dovevate vedere l’espressione della Signora Addolorata, povera donna, a dir poco preoccupata…dopotutto nun s’è ancora capit chillu ‘nzallanuto e Schettino che ha combinato di tanto grave. (Ascoltando) Chi, Schettino? E comm addà sta! Chill sta megl’  e me, s’è accchiappat semplicemente nu bellu paliatone, ed è stato fortunato eh,si ce foss stata ij o post rò Governator…(dal fondo si sente arrivare Salvatore canticchiando) Oilloc’, parli del diavolo…
Facitm’ sta zitt che è meglio!

Miranda si gira con le spalle verso la comune, finendo di sistemare la scrivania del Governatore. Entra Salvatore il quale, vedendo quest’ultima  distratta, fa toccarla  ma riceve un sonoro schiaffo su una guancia.

SALVATORE: (lamentandosi) All’aneme e mammete!

MIRANDA: Nun v’è bastat’ o paliaton r’ajere? 

SALVATORE: Io ti faccio licenziare, m’è capit?

MIRANDA: (ridendo) Vuje? E con quale potere? Che dopo quello che è successo ieri siete fortunato se vi chiamano ancora “vice governatore”.  Non siete proprio degno!

SALVATORE: (innervosendosi) Nessuno ha chiesto un tuo parere sulla mia carica, quindi statt o post tuoje, e capit?

MIRANDA: E vuje statev’ ferm che mman, altrimenti un giorno di questi finisce male!

SALVATORE: (sedendosi) Ma voi vedete se è possibile che debbo essere minacciato da una vasciaiola dalle gambe storte come lei, cos e pazz! Piuttosto renditi utile e portami un caffè, che stamattina  non ho avuto nemmeno il “canzo” di fare colazione.

MIRANDA: (indispettita) Se lo volete il caffè ve lo andate a prendere al bar, che non sono fatta una serva io!

SALVATORE: Ah e si capisce, su una cosa siamo d’accordo tutti e due, tu mia cara Miranda…nun sierv proprio a nient!

Miranda cambierà tono, addolcendosi, con l’intenzione di farsi raccontare il perché di quanto successo ieri.

MIRANDA: (ammiccando verso Salvatore) Schettino, piuttosto, perché non mi dite un po’ cos’è successo ieri? Come mai avete fatto arrabbiare così tanto il nostro Governatore?

SALVATORE: (notando l’improvviso cambio di tono di Miranda) E chest mo chi è? Io fino a nu minut fa, parev che stev parland’ cu na vipera!

MIRANDA: Suvvia Schettino, perché volete tenermi sulle spine?

Miranda si avvicinerà sempre di più a Salvatoremettendo in risalto le proprie forme.

SALVATORE: (iniziando a sudare nel vedere Miranda avvicinarsi sempre di più, lazzi a soggetto) No no no! Quali spine? Solo rose per la bella Miranda…

MIRANDA: (sedendosi su Salvatore)Saranno rose per voi, ma così mi tenete proprio sui carboni ardenti!

SALVATORE: Mamm’ ro Carmn’, ate che carbun’ ccà accumminc a fa nu cavr’ e pazz!

MIRANDA: Allora Schettino, me lo volete dire o no? Di me vi potete fidare, sarà un nostro segreto…

SALVATORE: Sicuro sciasciona mia! Ti dirò tutto…non appena chiuderemo quelle porte e staremo solo io e te, senza che nessuno possa sentirci…lo sai che voglio dire?

MIRANDA: (intuendo, cambiando di nuovo espressione) Certo che lo so, e voi lo sapete che vuol dire “Miranda” in latino?

SALVATORE: (ancora infatuato) Che vuol dire, sciaciona mia?

MIRANDA: “Meravigliosa , da ammirare”!

SALVATORE: Ed è quello che sto facendo, ti sto ammirando bellezza mia!

MIRANDA: Sì? (ritornando “acida e restia”) E vuje sul chell putit ffà, ata capit? Ma per chi m’avit pigliat’? Stu viecchj rattus!

Miranda si allontana da Salvatore, il quale rimane seduto e confuso.

SALVATORE: (lazzi a soggetto)Teh, teh, teh! Cos e pazz! Chell prima facev tutt a….poi bell e buon…. Femmine, beato chi le capisce! (si alza dirigendosi al carrello delle bevande)

Scena 2

In scena Salvatore e Miranda. Fa capolino dalla comune Addolorata con un paio di occhialoni neri, intenta a controllare chi ci sia nell’ufficio del marito.

MIRANDA: (accortasi di Addolorata) Ue! Signora Addolorata, state qua?

ADDOLORATA: (dalla comune) Sssssh!

Addolorata scompare di nuovo. Miranda e Salvatore si scambiano uno sguardo perplesso.

Entrano Addolorata e Fausto “in incognito”,quest’ultimo anch’egli  con un paio di occhialoni neri, un turbante che copre interamente viso e testa e un cappello. Muovendosi velocemente, Fausto sbatterà contro una delle tre sedie a centro sala, Addolorata continuerà a girarsi attorno per controllare la stanza.

MIRANDA: Buongiorno Governat…

FAUSTO: (interrompendola, dolorante appoggiato alla scrivania) Sssssh! Sono in incognito!

ADDOLORATA: (dopo aver controllato la stanza)  Tutto apposto, libero! (liberandosi degli occhialoni e avvicinandosi al marito)

FAUSTO: (togliendosi gli occhiali) Eh libero, ci stavo rimettendo un piede!

MIRANDA: (ancora perplessa) Ma scusate signori, come mai questi travestimenti stamattina? Che è succies?

ADDOLORATA: Che vuoi che ti dica Mirà, stammatin o’ Governator’ s’è scetat ca se crerev Madre Teresa di Calcutta, ed è voluto venire così a lavoro!

FAUSTO: (liberandosi anche del turbante) Poche chiacchiere, per piacere! Non c’è tempo per le parole…se solo sapesteieri… Nicola che ha cumbinat cu mia…e perché poiSalvatore e Don Emi….(mordendosi le mani)…mannaggia  a me, mannaggia…

ADDOLORATA: Ma cosa ue Fà? Ma pecché nun parl? Staje r’ajere accussì nervoso, misterioso, comm si foss succies coccos e terribile! Addirittura ti sei messo a rincorrere per tutta Napoli chillu povero collega tuo, senza apparente motivo!

FAUSTO: Addolorà questi sono problemi miei, tu pensa a fare la donna di casa e la madre soprattutto, che per il momento non ti sta riuscendo per niente bene!

ADDOLORATA: Essì, m’er scurdat ca sit pur “Assessore alle politiche familiari”! Ma che ne sai tu rà famiglia toje, si stai tutt o tiemp aret a na scrivania? (si allontana)

FAUSTO: (con tono ironico) Eh sacc cchiù e te sicurament! Piuttosto, Miranda mi devi fare una cortesia.

MIRANDA: Ditemi!

FAUSTO: Mirà stamattina, per nessun motivo al mondo, categoricamente, in maniera assoluta, netta, perentoria e nemmeno si scenness o patatern’ a ciel… Salvatore Schettino non deve mettere piede in questa stanza, m’è capit? Per nessun motivo al mondo!

Salvatore che nel frattempo ha cercato di “nascondersi” da Fausto, urta nuovamente le bottiglie di vetro, attirando l’attenzione dei presenti.

SALVATORE: (cercando di sdrammatizzare) Buongiorno!

FAUSTO: (correndo verso il collega con l’intento di strangolarlo) Maronna mij!

ADDOLORATA: (fermando il marito) A pression’ ue Fà, a pression’!

FAUSTO: A pression’ e mammeta! (rivolgendosi a Salvatore, una volta calmato) Eh beh sient, quel che è fatto, è fatto e nun ce putimm fa niente, ma pruov’ a peggiorà la situazione Salvatò e io…

SALVATORE: (con tono supplichevole, quasi per inginocchiarsi) Mai, mai! Non mi permetterei mai…t’o giur Fausto! Credimi, nun facc nient cchiù, niente! Me stong cionc a na parte e nun me mov si nun mo dic tu, ma pe piacer, te preg’, in nome della nostra lunga e prosperosa amicizia, risparmia la mia povera anima dannata!

ADDOLORATA: Che pena!

MIRANDA: Che vuommc!

ADDOLARATA: Insomma ue Fà, ma perdonall a stu pover Crist’! Dopotutto che cosa avrà mai fatto Salvatore, di così grave?

SALVATORE: Infatti! Che cosa avrò mai fatto di così gra…

Fausto con uno sguardo interrompe Salvatore, il quale tornerà ad implorare inginocchiandosi.

FAUSTO: E vabbuon, basta sceneggiate che ccà nun stamm o San Carlo…coraggio alzati. Ti perdono, per il momento!

SALVATORE: (gioioso)Grazie! Grazie!Io l’ho sempre detto che siete un Santo, l’ho sempre detto!

ADDOLORATA: (soddisfatta) Oh ecco qua, tutto è bene quel che finisce bene!

MIRANDA: Ccà veramente pare e sta mmiez e sciem…

ADDOLORATA: E per festeggiare la pace ritrovata, ecco qua, bevetevi un po’ di caffè…fatto in casa!

Addolorata, tra le espressioni sbigottite dei presenti, prenderà dalla borsa una macchinetta del caffè  e dei bicchierini di carta.

FAUSTO:Addolorà, ma t’e purtat a machinett ro cafè rà cas?

ADDOLORATA: Embè, che ci sta di male? Tu dici sempre che il caffè migliore è quello “fatto in casa”!

FAUSTO: Eh beh hai ragione, lo dico sempre io! Addolorà, quello fatto in casa però…(alterandosi) non quello che ti porti a passeggio nella borsetta!

SALVATORE: (dopo aver assaggiato il caffè di Addolorata) Però è buono, Governatò!

ADDOLORATA: E vist? Uomo di poca fede!

SALVATORE: Signò scusate, di che marca è la vostra borsa?

ADDOLORATA: “Lacoste”, ma perché?

SALVATORE: Ah ecco! Infatti sentivo un po’ il retrogusto di coccodrillo!

Fausto sputerà quanto bevuto.

ADDOLORATA: Nun ve piac o cafè? E nun vo pigliat’,ma vuje a chi vulit ammuscià! Me ne vac oì, altrimenti stammatin finiamo alle “candele greche”. Arrivederci! (via dalla comune)

FAUSTO: E c’amma fatt a croce anche oggi…(siede al tavolino in centro palco)

MIRANDA: Governatore, ho segnato gli impegni del giorno sulla vostra agenda

FAUSTO: Cancella tutto Mirà, appuntamenti, cose da fare…nun vogl’ nè sent enè verè nisciun!(Miranda via prima a sinistra) Chest è a vota bon che ce chiùrn rind a na cella a tutt quant, senza poi dimenticarci del bel regalo che mi ha fatto quel caro Nicola…ancora non lo credo possibile…eh certo, già mi ci vedo bene, dietro le sbarre come un criminale e per giunta anche nonno!

SALVATORE: Suvvia Governatò, e nun facit accussì! Dobbiamo essere attivi e produttivi oggi, che è sta musciaria?

FAUSTO: Così come lo sei stato tu con Don Emilio Celi, non è vero Salvatò?

SALVATORE: Governatò quello è il passato, noi adesso dobbiamo pensare al presente!

FAUSTO: Comm, al presente! Un presente in cui su carta mi ritrovo come vice Presidente Regionale un boss criminale latitante ricercato per tutta la penisola! Ij che bellu presente!

SALVATORE:Avete detto bene, su carta! Ma al giorno d’oggi, chi le legge più le cose scritte su carta, Governatò! Fidatevi di me, ribadisco adesso dobbiamo essere attivi e produttivi! (Prende l’agenda di Fausto dalla scrivania, sfogliandola) Ah ah! Teh, teh! Addirittura! Governatore carissimo, ho trovato l’impegno che fa per noi! Prendete carta e penna su, dobbiamo scrivere una lettera!

FAUSTO: (allarmandosi) Ma che si pazz? Una lettera? Se Don Emilio ven a sapè che chiediamo aiuto a qualcuno, c’accir a tutt e doje, ancora l’è capì? Da qua dentro non devono uscire lettere!

SALVATORE: Ma nossignore, non una lettera d’aiuto! Governatò, una lettera al Presidente della Repubblica in persona!

FAUSTO: Peggio ancora! Accussì Don Emilio spar pur a iss!

SALVATORE: Oh ma allora non mi volete proprio ascoltare. Una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica per il suo compleanno, una lettera d’auguri insomma!

FAUSTO: Ah è vero! Quello il suo compleanno viene sempre il giorno dopo il mio! Eh vabè Salvatò sai che ti dico allora? (arrabbiandosi) Stammatin nun teng proprio genio per gli auguri!

SALVATORE: E non vi preoccupate, ci penso io! (prendendo carta, penna e una busta) Dunque iniziamo, state tranquillo che firmo anche a nome vostro, mica mi scordo di voi…(siede affianco a Fausto)

FAUSTO: Ce mancass pur…

SALVATORE: (scrivendo) “Caro, Giovanni…”

FAUSTO: Giovanni? Lo chiami per nome?

SALVATORE: Meglio il cognome?

FAUSTO: Meglio che nun a scriv proprj Salvatò!Leone!

SALVATORE: (saltando dalla sedia) Maronna mia! Arò sta?

FAUSTO: Ma chi?

SALVATORE: Il leone! Vuje ata ritt “leone”!

FAUSTO: (prendendo Salvatore per un orecchio) Leone è il cognome, Giovanni Leone!

SALVATORE: E ij sacc sti ccos?

FAUSTO: Tu sei un animale!

SALVATORE:Eh no, io so Schettino è lui il Leone, abbiate pazienza!(scrivendo) Dunque, “Caro, Giovanni Leone….noi non vorremmo in nessun modo distuparla…distrubarla…disturprala…”

FAUSTO: Ma che stai ricenn Salvatò?

SALVATORE: Eh ma l’italiano è una lingua maledetta Governatò!

FAUSTO:Ma ce jut a scol’?

SALVATORE: Sicuro! Dalle suore a Ponticelli.

FAUSTO:L’avranno chiuschella scol aropp che ce jut tu! Comunque, l’inizio non mi piace…troppo banale!

Mentre Salvatore tenterà di scrivere la lettera, provando varie formule, Fausto continuerà a scrollare la testa, come segno di negazione.

SALVATORE: Allora scriviamo “Caro, Onorevole…” no anzi, “Tanti Auguri, Onorevole!” oppure “Tanti Auguri caro Onorevole”, meglio “Buon Compleanno dagli Onorevoli all’Onorevole!”, ecco ci sono “Buon Compleanno Presidente!”…nun ve piace? O altrimenti “Buon Compleanno dagli Onorevoli al Presidente!” (spazientendosi e alterandosi) “Buon Compleanno…”, Governatò va facit vuje a letter, io me ne lavo le mani! E che maniere, nun va mai buon nient pe vuje!

FAUSTO: Tu sei un’analfabeta! Non sai scrivere, questa è la verità! (prendendo la lettera e chiudendola nella busta) Debbo fare sempre tutto io in questo ufficio, a questa ci pensiamo più tardi (posa la lettera sulla scrivania).Uh Maronna mij,  questa giornata peggio di così non poteva iniziare…

Scena 3

In scena Fausto e Salvatore. Dal fondo si sente Miranda sbraitare con un’altra voce maschile, quella di Chesterfield, il quale comparirà sulla comune con delle valigie nere a mano, indossando un paio di occhiali neri, camicia hawaiana, pantaloni e scarpe scuri. Sarà contraddistinto, oltre che dalla stravagante pettinatura a “banana”, anche da un forte accento romanesco.

CHESTERFIELD:(sorridendo visibilmente)Signori, Buongiorno a tutti!

MIRANDA: (entrando dalla comune) Governatò, ho cercato di fermarlo ma è voluto per forza entrare.

CHESTERFIELD: A’ pupa, non te devi preoccupà che Chesterfield non ha bisogno di essere annunciato…s’e annuncia da solo!

FAUSTO:(tra se e se) Ce mancavan’ sciem rind a st’ufficio!Miranda, puoi andare, ci penso io adesso.

Miranda via prima a sinistra

FAUSTO: (rivolto a Chesterfield) Scusate chi siete e chi vi ha dato l’autorizzazione di scavalcare la mia segretaria?

CHESTERFIELD: A’ nonno, calmate!Sto cercando un certo “Governatore”, me manda “Polifemo”!

FAUSTO: Polifemo? (ricordandosi di Don Emilio) Uh Gesù, Polifemo!

SALVATORE: (a Fausto sottovoce) Governatò ma chi è stu Polifemo? E come si permette stu battilocchio di entrare senza appuntamento nel vostro ufficio? Mo ci vado a parlare io per far vedere chi comanda!

FAUSTO: Salvatò, il suddetto Polifemo, foss chillu “brav’omm” che te vulev sparaà ‘ngap , t’arricuord? E chist foss o bracc’ destro suoje…

SALVATORE: (cambiando espressione) Ah! E voi mo me lo dite? E mo risolviamo subito! (a Chesterfield, ad alta voce) E’ lui il Governatore! Lui, lui!

FAUSTO: (a Salvatore) Sei una carogna!

CHESTERFIELD: (posando a terra le borse) E così, voi sareste “er Governatore”?

FAUSTO: (visibilmente preoccupato) Sissignore!

CHESTERFIELD: (stringendogli la mano) Tanto piacere, Chesterfield.

FAUSTO: Piacere mio, Fausto Poretti!

CHESTERFIELD: (scoppiando in una fragorosa risata) “Prorette”? Ah! Ve stava a prode, e mo non ve prode più? (continuando a ridere)

FAUSTO:(a Salvatore) Ma allora nun è impressione, è strunzo over’!

SALVATORE: Scusate, vuje ve chiammat comm a nu pacchett e sigarett, e a stu pover’omm nun ce può pror nu poc?

FAUSTO: Salvatò ma a me nun me pror niente!

SALVATORE: Come nun ve pror nient? Chill mo ha ditt che “ve sta a prode”!

FAUSTO: Salvatò m’e mis in difficoltà, tra te e iss nun sacc chi è cchiu strunz stammatin!

CHESTERFIELD: Ahò! Basta scherzà mo, la mia era na battuta…e per quanto riguarda er nome mio, saranno ormai dieci anni che alla capitale me chiamano tutti “Chesterfield”.

SALVATORE: Ma perché vennit’ e sigarett?

CHESTERFIELD: Ma ve pare che uno come me vende le sigarette?

SALVATORE: (ponendogli degli spiccioli) Nu pacchett e Merit!

CHESTERFIELD: (innervosendosi) A’ nonno e svegliate! Io le sigarette le contrabbandavo, ed ero er migliore nel campo.

SALVATORE:Ah, bravo!Sempre meglio che stare in mezzo a una strada!

FAUSTO: E io tra poco ti faccio finire in mezzo a una strada…te vott a copp’abbasc !

CHESTERFIELD: Comunque, non so venuto a pettinà le bambole io, Don Emilio è stato chiaro con me, e lo è stato ancora di più con voi…provate a fare qualche stupidaggine, e ve giuro che sarà l’ultima cosa che farete nella vostra miserabile vita. Nun ve preoccupate de me, sarò invisibile e non ve darò fastidio, me metto da na parte e non me movo, ma provate solo una volta a farmi fesso e il mio ferro canterà per voi…provate a chiedere aiuto a qualcuno, e il mio ferro canterà per voi…provate ad alzare la cornetta del telefono pe chiamà i piedipiatti…

FAUSTO e SALVATORE: …e il suo ferro canterà per noi!

CHESTERFIELD: Bravi, avete capito! Ora devo posà la roba mia, in sto posto ce sta una stanza per Chesterfield? Magari vicino alla scrivania de quella bella “ciumachella”!

SALVATORE: (a Fausto) Chist se crer e sta rind o Grand Hotel! Governatò, stu miserabile se sta pigliann o rit cu tutt a man, addirittura a chiamare “schiumacella” la mia…ehm…la vostra segretaria! E’ inaccettabile…che facimm?

FAUSTO:(sottovoce) E c’amma fa Salvatò? Debbo pensare ad una soluzione, per il momento stiamo al suo gioco. (ad alta voce) Salvatore, accompagna il Signor Chesterfield nell’altra sala per favore, e mettilo a suo agio!

SALVATORE: E perché proprio io?

FAUSTO: Perché se non lo fai ti uccido con le mie mani prima che lo fa Winston Blue lì! Muovt!

CHESTERFIELD: (a Salvatore una volta avvicinatosi) Un momento, io ho capito chi siete voi. Siete quel pezzente, cane, traditore che Polifemo voleva ammazà!

SALVATORE: Noo! Vi hanno informato male, Signor Pueblo,io mi chiamo Salvatore…mica Ulisse! Da questa parte, prego.

Salvatore e Chesterfield via seconda a sinistra.

FAUSTO: Qui andiamo di male in peggio, sul chist ce mancav’! Come debbo fare? (avvicinandosi ad un quadretto dove è ritratto presidente della Repubblica) Solo voi mi potete salvare, aiutatemi ve preg’…qua mi servirebbe la mano del Signore…mi servirebbe un intervento divino! (cade affranto sulla sedia dietro la sua scrivania).

Scena 4

In scena Fausto, il quale mentre siede affranto dietro la sua scrivania con una mano a sorreggere la testa, dalla comune appare Massimo Lojacono, giovane ragazzo “factotum” con coppola, vestiti sporchi e una borsa a tracolla. Entrerà in maniera molto cauta nell’ufficio e, dopo aver dato un’occhiata alla stanza, si avvicinerà ad un quadro appeso iniziando a martellare rumorosamente.

FAUSTO: (di soprassalto) Maronn ce sparan’! (notando Massimo) Ue! E voi chi siete? Che ci fate nel mio ufficio?

Massimo continuerà a martellare ininterrottamente.

FAUSTO: Ma stu palazz foss addiventat nu cantiere bell e buon?(avvicinandosi a Massimo e toccandolo su di una spalla) Ma insomma la volete smettere? Potrei gentilmente sapere chi siete, cosa volete e soprattutto cosa ci fate qui? Non so se ve ne siete accorto, ma siete nell’ufficio del Presidente Regionale, e nell’ufficio del Presidente Regionale si entra solo su appuntamento!

MASSIMO: (trafugando nella sua borsa)Lo so.

Massimo riprende a martellare. Fausto indispettito e arrabbiato si avvicinerà alla sua scrivania.

FAUSTO: Ho capito! Mo chiamiamo lesto lesto i Carabinieri e risolviamo la faccenda!

MASSIMO: (continuando a fissare il quadro) Se potevate farlo, scommetto che a quest’ora l’avreste già fatto…ma la verità è che non potete Presidente. O sbaglio?

FAUSTO: (rimanendo di sasso) E chist comm fa a sapè…scusate, ma volete dirmi chi siete?

MASSIMO: (girandosi verso Fausto) Io, non sono nessuno Presidente, o perlomeno nessuno di così importante. Mia madre alla nascita mi chiamò Massimo ed è il nome che porto ancora oggi. Massimo Lojacono.

FAUSTO: Eh, e invece mio padre mi voleva chiamare Filippo e mia madre Fausto, se facett o sortegg’ e ascett Fausto. Piacere, Fausto Poretti…mo ve ne potete andare gentilmente?

MASSIMO: (sorridendo) So bene chi siete voi, e so anche che avete bisogno di qualcuno che…possa semplicemente “mettere in ordine”.

FAUSTO: E sapete male allora, a me m’servess nu miracolo, at’ che nu factotum comm a vuje! Senza offesa, ma per il momento questo ufficio è l’unica cosa che non cade a pezzi!

Dopo aver detto ciò, il quadretto del Presidente della Repubblica cadrà a terra rompendosi. Massimo ancora sorridendo si avvicinerà ad esso per raccoglierlo.

MASSIMO: Anche ciò che sembra essere al proprio posto, in realtà non lo è. Ma siete fortunato, perché ho un’offerta irripetibile per voi…io vi offro i miei umili servigi ad un prezzo totalmente nullo, gratuitamente per intenderci, e quando avrò finito di sistemare un po’ di cose in questa sede, toglierò il disturbo senza farvi perdere nemmeno un minuto del vostro tempo. Che ne dite? (offrendogli una mano)

FAUSTO: Gratuitamente avete detto? E va bene…avete vinto voi. Ma niente fracassi o martellamenti!

MASSIMO: Non preoccupatevi, non vi accorgerete neppure che ci sono. Comincerò dal primo piano! (dirigendosi verso la comune)

FAUSTO: Bene, e aspettate…adesso chiamo la mia segretaria per avvertirla…

MASSIMO: Non ce ne sarà bisogno Presidente, ve l’ho detto…non vi accorgerete neppure che ci sono. A più tardi e Buon lavoro! (via dalla comune)

FAUSTO: (ancora perplesso) Da due giorni a questa parte io non ci capisco più niente, gente che va, gente che viene…altro che cantiere, stu palazz è addiventat nu bordell!

Dalla seconda a sinistra si sentono le urla di Salvatore e Chesterfield, i quali rientreranno in scena continuando a sbraitare. Chesterfield avrà con se una borsa nera di piccole dimensioni.

SALVATORE: (entrando)Nossignore! Come ve lo devo dire che io non sono Ulisse? Avete sbagliato commedia!

CHESTERFIELD: A’ nonno! Non me piglià per i fondelli che se m’arrabbio finisce male!

SALVATORE: Bada a come parli! Vi state rivolgendo a un vice-governatore sa!

I due ricominceranno a urlare, Fausto richiamerà l’attenzione di entrambi.

FAUSTO: Sapete una cosa? Sentirvi urlare tutti e due nell’altra sala mi ha fatto capire il vero significato dell’aggettivo “affannato mentale”!

CHESTERFIELD: Cioè non ho capito, dovrebbe essere un’offesa?

SALVATORE: No anzi, mo vi diamo anche una medaglia al valore (si nasconde dietro Fausto)

CHESTERFIELD: A’ Moretti! Tieni a bada il tuo cagnolino, perché quant’è vero che me chiamano Chesterfield, stamattina ce scappa er morto!

SALVATORE: Governatò, stu battilocchio mi minaccia, Governatò! Fate qualcosa!

FAUSTO:(scrollandosi Salvatore di dosso) Non vi preoccupate Lucky Strike, che il cagnolino tra poco lo abbatto io!

Scena 5

In scena Fausto, Salvatore, Chesterfield. Mentre Fausto rimprovera Salvatore, entra Miranda dalla prima a sinistra.

MIRANDA: Governatore, gli assessori Gasparre e Melchiorri chiedono di voi urgentemente!

FAUSTO: E meno male che stamattina non volevo vedere nessuno! Stanno qua fuori?

MIRANDA: Nossignore, mi hanno dato una voce dal fondo scala per paura che li prendessi a calci nel sedere come è successo ieri…che devo fare?

FAUSTO: (dando un’occhiata di preoccupazione a Chesterfield) E che vuò ffà Mirà? Falli salire, togliamoci questo dente al più presto anche stamattina.

Miranda prima di uscire si girerà verso Chesterfield con uno sguardo di disgusto, quest’ultimo le farà un occhiolino.

MIRANDA: (come per rispondere all’occhiolino) Ma che vulit? (esce)

CHESTERFIELD: Aggressiva, me piace! (ricomponendosi e rivolgendosi a Fausto) Il lavoro chiama eh, Governatò? Ricordateve quello che v’ho detto, e soprattutto arricordateve anche chi è pronto a cantare per voi! (va a sedersi sulla sedia più distante dalla scrivania di Poretti appoggiando la borsa nera sul tavolino)

SALVATORE: Qualcosa mi dice che non si riferisce a Placido Domingo…

FAUSTO: (sottovoce) Salvatò, un’occasione come questa non ci ricapita più, dobbiamo cercare di confessare tutto a Melchiorri e Gasparre della nostra prigionia, senza che Camel se ne accorga!

SALVATORE: (con uno sguardo rassegnato) Dobbiamo dire tutto a Gasparre e Melchiorri senza che Dunhill se ne accorge? Governatò, rispunnit a mme…ma pecché vulit murì a forz stamattin? Chilli duje nun sapn’ manc arò stann e cas, figuratevi se capiscono la situazione in cui siamo.

Fausto siederà alla sua scrivania, Salvatore si posizionerà dietro di lui, prendendo uno sgabello da sotto la stessa scrivania. Davanti a loro Chesterfield aprirà la sua borsa nera cacciando da essa un coltello che inizierà a lucidare continuando a fissare i due.

SALVATORE: (preoccupato) Governatò, dite che quello lo vuole usare con noi?

FAUSTO: No Salvatò, che domande fai? Chill mo c’adda taglià sul nu poc e capo-cuoll! (indicando le parti del corpo)

Dalla comune si affacciano Gasparre e Melchiorri .

GASPARRE: Governatò possiamo?

FAUSTO: Eh certo, ormai siete qui…

GASPARRE: No dico, possiamo entrare o c’è il rischio che ci prendete a calci a tutti e due?

FAUSTO: Se non vi muovete, il rischio lo facciamo diventare realtà!

GASPARRE: (entrando in scena gioiosamente) Buongiorno Governatore, Schettino buongiorno anche a lei!

MELCHIORRI: Buongiorno Signori!

GASPARRE: Oggi è proprio quella che si dice “una bella giornata”, Governatò…una bella giornata per governare e soprattutto per proporre “decreti”, come li chiamate voi, che facciano bene non solo a voi medesimo, ma soprattutto a noi!

SALVATORE: (a Fausto) Voi siete ancora sicuro?

FAUSTO: Salvatò, non lo sono mai stato…

I due prendendo le sedie da centro palco e notando Chesterfield si scambieranno uno sguardo perplesso, dopodiché si avvicineranno alla scrivania di Fausto sedendosi.

MELCHIORRI: Governatore, scusate, ma chi è quell’individuo seduto nel fondo sala?

GASPARRE: Infatti Governatò…tene proprio na brutta faccia, e che s’è mis ngap? Na banana?

FAUSTO: (trovandosi impreparato) Eh chi è…chi può essere…Salvatò, dillo tu insomma, chi è chist?

SALVATORE: (ancora più impreparato) Chi è chi? Ah, battilocchio lì? E chi può essere…lui non è altro che un affezionatissimo aggregato di un crimi…

Chesterfield sentendo la risposta di Salvatore, tirerà fuori dalla borsa un altro coltello più grande del precedente, che nel frattempo avrà posato sul tavolino. Inizierà a lucidare, come fatto prima, continuando a fissare i due.

SALVATORE: (vedendo la scena) …del Governatore! Sissignore, amici d’infanzia sapete! (ridendo nervosamente)

GASPARRE: Amico d’infanzia? E quello potrebbe essere il figlio del Governatore!

FAUSTO: (evitando il discorso) Insomma, non perdiamoci in chiacchiere, la domanda è una sola per voi…che jat truann stammatin?

MELCHIORRI: Governatore, per farla breve, il mio collega non vorrebbeassolutamente privarla del tempo necessario a compiere i vostri importanti oneri così come stabilito dall’articolo 121, parte due, titolo cinque, comma 24, che dichiara espressamente la totale…(viene fermata da Salvatore, urlando disperatamente, il quale nel frattempo ha cercato di prendere appunti).

FAUSTO: Ue, ue, piano!

SALVATORE: A’ cumana è già passata, che correte a fare?

MELCHIORRI: Perdonatemi, sono andata troppo veloce forse…

GASPARRE: Forse? Parev nu direttissimo! Governatò, mo ve lo dico “terra terra”, dunque stamattina ho avuto un altro lampo di genio…

FAUSTO: Ma è mai possibile che cu tutt sti lamp, nun ce ne sta uno che v’appicciass a tutt e doje?

GASAPARRE: …e fatemi spiegare insomma! Dunque, stamattina mentre ero in macchina è successa una cosa abbastanza strana, stavo proseguendo come al solito su via Napoli, quando all’intrasatto, siccome c’era del bagnato a terra, la mia macchina ha iniziato a scivolare sull’acqua…

FAUSTO: Ah, ho capito! Acquaplaning…

GASPARRE: No no, a via Napoli! Comunque, siccome la macchina andava per fatti suoi, ho preso in mano il calendario dei santi e ho iniziato a pregarli tutti, uno ad uno, finchè grazie a Dio o grazie a San Bartolomeo, la macchina si è fermata…e indovinate un po’ dove si è fermata…

SALVATORE: Annanz o campusanto?

GASPARRE: Nossignore! Davanti ad un’insegna che diceva, “Aumenti, ora si può!” Governatò, statemi a sentire è stata la provvidenza a portarmi davanti a quel cartello!

FAUSTO: E allora la provvidenza tua o è cecata, oppure è cchiù scem e te Gaspà…insomma sarebbe questa la cosa urgente che dovevate assolutamente dirmi stamattina? Di darvi un aumento?

GASPARRE: Sissignore! Urgentissima!

MELCHIORRI: Io stavo cercando di avvertirvi, Governatore, ma non mi avete dato il tempo.

FAUSTO:(a Melchiorri)Uh scusatemi, la prossima volta allora farò un biglietto di sola andata per il direttissimo Milano-Napoli! Voi due vorreste un aumento eh?

GASPARRE e MELCHIORRI: Sissignore!

FAUSTO: Benissimo, allora statemi a sentire perché ho un importante compito per entrambi!

GASPARRE e MELCHIORRI: Dite! Dite!

FAUSTO: (sottovoce)Voi due, appena uscirete da questo ufficio, dovete immediatamente recarvi al Commissariato più vicino…

GASPARRE e MELCHIORRI: E perché Governatò?

FAUSTO: Perché la situazione qui è tragica! Sia io che Salvatore siamo…

Salvatore farà cenno a Fausto di guardare Chesterfield, che nel frattempo dalla sua borsa ha tratto fuori un altro coltello, ancora più grande dei precedenti, iniziando a lucidare anche quest’ultimo.

SALVATORE: (cercando di rimediare, ridendo nervosamente)...siamo ottimi colleghi! I migliori sulla piazza!(a Fausto preoccupato)Governatò, ha capito tutto!

FAUSTO: Nossignore Salvatò, ti pare che Philip Morris dall’altra parte della stanza capisce quello che ci stiamo dicen…

Verrà interrotto ancora una volta da Chesterfield, il quale brandirà dalla sua borsa una mannaia da macellaio, di dimensioni superiori a tutte le lame prese finora, facendo letteralmente spaventare Salvatore e Fausto, i quali inizieranno a confabulare sottovoce con espressioni sbigottite.

MELCHIORRI:Governatore, tutto bene? Vi siete interrotto all’improvviso, cosa ci stavate dicendo?

GASPARRE: Infatti Governatò, stavate parlando del commissariato…

FAUSTO e SALVATORE: (spaventati) NO!

FAUSTO: (nervoso) Ma insomma cosa dite, io non ho proprio messo in mezzo nè il commissario, né la polizia, i carabinieri, le fiamme gialle…niente! Anzi io non ho parlato proprio, avete fatto tutto voi! E sapete che vi dico? Voi l’aumento non lo meritate, se continuate a dire solo fandonie! Adesso uscite immediatamente dal mio ufficio, che ho cose molto più importanti da fare!

GASPARRE: (a Melchiorri) Altro che aumento, al Governatore gli si è aumentata la pressione!

Gasparre e Melchiorri inizieranno a confabulare tra loro alzandosi dalle sedie e, tra espressioni perplesse e titubanti, si gireranno verso Chesterfield, rimanendo di sasso davanti alla quantità di lame presenti sul tavolino lì vicino.

GASPARRE: (a Chesterfield, avvicinandosi) Scusate, ma voi che mestiere fate?

CHESTERFIELD: (girandosi verso Gasparre, ironico) Piacere, l’arrotino!

I due si stringeranno la mano.

Scena 6

In scena Fausto, Salvatore, Chesterfield, Gasparre e Melchiorri.

NICOLA: (entrando dalla comune) Signori, Buongiorno a tutti!

Salvatore e Fausto, vedendo entrare Nicola, inizieranno ad emettere esclamazioni ironiche di meraviglia.

SALVATORE: “La serpe è tornata all’ovile”!

FAUSTO: Chell era a “pecora”, Salvatò!

NICOLA: (avvicinandosi a Fausto, tendendogli la mano) Presidente, Buongiorno.

Fausto non ricambierà al saluto.

FAUSTO: (rivolgendosi ai due assessori, solenne) Signori, adesso se non avete altro da aggiungere, vi prego di lasciarmi solo, quanto scambio due parole in privato con Nicola.

Gasparre e Melchiorri si guarderanno intorno, non capendo che l’ultima frase di Fausto era rivolta a loro.

FAUSTO: (spazientendosi) Ve n’ata ij! Via!

Gasparre e Melchiorri, salutando frettolosamente, via dalla comune. Salvatore tenterà anch’egli di uscire, ma verrà bloccato da Fausto.

NICOLA: (dando uno sguardo a Chesterfield, poi di nuovo a Fausto) Insomma, di cosa dovete parlarmi Presidente?

FAUSTO: Devo parlarti, mio caro Nicola, della tua condotta a dir poco riprovevole, del tuo comportamento nei miei confronti del tutto ingannevole e soprattutto della totale mancanza di rispetto verso un padre, tramortito da ciò che gli è stato detto sul tuo conto! (lazzi di Salvatore, alle spalle di Fausto, di approvazione)

NICOLA: (spaventato) Presidente, io veramente…

FAUSTO: Che succede? Sei rimasto avvilito, Nicò? Non hai il coraggio di guardarmi in faccia? (ancora lazzi di Salvatore)

NICOLA: Presidente, vi giuro su me stesso che ve ne avrei parlato quanto prima, il fatto è che non ho mai trovato il momento giusto…

FAUSTO: (alterandosi) Il momento giusto? Tre mesi, tre mesi Nicò sono passati! Tu per tre mesi ti sei messo a fare l’amore con mia figlia senza dire niente a me…che non solo sono il padre di Sofia, ma anche il tuo Governatore, quello che ti ha preso sotto la sua ala quando nessuno credeva in te, per me è come essere accoltellato alle spalle…e non contento di tutto ciò, hai addirittura commesso l’insano gesto:hai messo incinta mia figlia!

NICOLA: No! Non è vero!

FAUSTO: Non negare, Nicola!

NICOLA: Non mi sarei mai permesso!

FAUSTO e SALVATORE: Non negare!

NICOLA: Presidente, sono tutte calunnie!

FAUSTO, SALVATORE e CHESTERFIELD: (in coro) Non negare!

NICOLA:Presidente, è vero, io ho sbagliato, vi ho tenuto nascostoil fatto che io e vostra figlia ci amiamo da tanto tempo, ho sempre rinviato il nostro colloquio semplicemente perché non riuscivo a trovare il momento giusto per parlarvi a quattr’occhi, ma vi giuro…vi giuro sull’anima di mia madre che non ho messo incita vostra figlia. Chiedete anche a lei, vi dirà la verità!

FAUSTO: Ne ho abbastanza delle vostre menzogne! Ciò che  è fatto è fatto, e la mia decisione è presa!

NICOLA: (supplicando) Vi prego, credetemi, io non farei mai una cosa del genere!

FAUSTO: (disgustato) E invece, Nicola mio, l’hai fatta eccome. Adesso ti ordino di prendere quelle poche cose che hai nel tuo studio, e di abbandonare questo palazzo immediatametne. E per quanto riguarda mia figlia, tu non la vedrai mai più! Prova solamente ad avvicinarti a lei, e ti giuro che sarà l’ultima cosa che farai!

SALVATORE: (avvicinandosi a Nicola, ironico) Arrivederci e tante belle cose!

Nicola sconfitto e avvilito si dirigerà verso la comune, si fermerà sull’uscio per dare un ultimo sguardo alla sala, dopodiché via dal fondo.

SALVATORE: Bravo, bravo Governatò! Siete stato impeccabile, questo è quello che avrebbe fatto un vero uomo…quella serpe, si è approfittato di noi per troppo tempo, non meritava niente!

CHESTERFIELD: (alzandosi) Infatti, devo farvi i miei complimenti Moretti! Davero nun mo aspettavo, da uno come voi, e ammetto di avervi sottovalutato. Dopotutto, tra voi e Polifemo, ora che ci penso, non c’è molta differenza…a parte le centinaia di persone ammazzate. (ridendo)

Salvatore a quest’ultima battuta riderà anche lui forzatamente.

CHESTERFIELD: Adesso signori miei, permettetemi, ma devo andà a prendere un po’ d’aria fuori, sto a schiattà! E già che ci sono, se nun ve dispiacè Governatò, vado a conoscere meglio a’ columbrina mia. Già dal nome me fa ribollì er sangue nelle vene, Miranda! Anvedi che donna!

Mentre Chesterfield sta per uscire si girerà verso Fausto e Salvatore, attirando la loro attenzione, e facendo loro il tipico gesto “vi tengo d’occhio”. Chesterfield via dalla prima a sinistra.

SALVATORE: (irritato) Ma tu vir a chist, ‘a colombina soje…come si permette? Mo ce facc verè ij chi cummann ccà dind. (a Fausto) Governatore, mi assento soltanto per un minuto, subito torno. Permettere Governatore…Governatore, permettete! (via prima a sinistra)

Scena 7

In scena Fausto, abbattuto da quanto appena detto a Nicola, sprofonderà su una sedia in centro palco. Dalla comune entrerà Massimo Lojacono.Massimo noterà l’espressione distrutta e abbattuta di Fausto, ma continuerà il suo lavoro nell’ufficio di Fausto, prendendo una sedia, salendoci sopra (dando chiaramente fastidio a Fausto seduto sotto di lui) ed iniziando a sistemare il lampadario nel centro scena.

FAUSTO: Scusate ma proprio qui dovevate venire ad armeggiare là sopra?

Massimo chiederà a Fausto di mantenere una chiave inglese, unta e sporca, lasciandola cadere sul Governatore, che la terrà in mano indignato.

MASSIMO: Sapete Governatò, ho notato una cosa, in questo palazzo più si sale, e più si notano i segni del tempo. Crepature, intonachi rovinati, muffa sulle soffittature…è proprio vero che più non ci si occupa di una cosa, e più quel qualcosa marcisce velocemente…

FAUSTO: (pensando ad altro) Ma che potevo fare io? Nicola mi ha combinato quel piattino…era il minimo cacciarlo dall’ufficio. E non parliamo del macello che ha combinato Salvatore con quel Don Emilio…ha distrutto me e l’intero ufficio, anni e anni di lavoro, sacrifici, nottate insonni, tutto per cosa? Per essere arrestato come un comune criminale.(rendendosi conto della risposta) Ah, perdonatemi Lojacono, pensavo ad altro…cosa dicevate?

MASSIMO: Nulla di importante. Dopotutto, Governatore, anche al palazzo più fatiscente si può trovare un’adeguata soluzione…

Massimo anziché riparare una lampadina fulminata, spegnerà l’intero lampadario stesso.

FAUSTO: (rimanendo perplesso alle parole di Massimo) Fattosta mio caro Lojacono, sta che anche “l’incorruttibile” Fausto Poretti, si è lasciato corrompere alla fine. E’ l’epilogo che merita la mia carriera da Governatore…a questo non c’è un’adeguata soluzione. Forse chillu Chesterfield tene arraggion, tra me e Don Emilio dopotutto non c’èmolta differenza, siamo entrambi criminali in fin dei conti! Ma perché sto parlando di certe cose con voi? Scusatemi, ma in questi giorni ho molti problemi a cui pensare e poche soluzioni tra le mani…

MASSIMO:(dopo essere sceso dalla sedia, e pulendosi le mani con uno straccio) Molto spesso più cerchiamo la soluzione e più quest’ultima si allontana da noi, ma credetemi quando vi dico che anche ciò che sembrava così scontato alla fine si rivelerà essere la chiave a tutto, dovete solo avere fede e pazienza. E’ una cosa naturale, molti la chiamano “provvidenza” altri “colpi di fortuna”, sta a voi scegliere a cosa credere.

FAUSTO: Lojacono, ma fussv’ nu sacrestan’ per caso?

MASSIMO: (ridendo) No, no, ve l’ho detto…io sono qui per mettere apposto.

FAUSTO: A tal proposito, permettetemi ma a meno che non abbiate rifatto il palazzo da capo, io non noto miglioramenti, ho capito che state lavorando gratuitamente, ma perlomeno…state lavorando o no?

MASSIMO: Per i lavori che faccio io c’è bisogno di tempo, Governatore. Dovete avere fede, e pazienza, ve l’ho detto…e tornando al discorso di prima, pensateci, secondo voi finchè il restauratore non prenda la decisione, credete che il palazzo si restauri da solo?

FAUSTO:  Uh Gesù certo che no…

MASSIMO: Benissimo, allora siate restauratore Governatò…(battendo le mani, tutte le lampadine del lampadario si accenderanno) Non voglio disturbarvi mentre lavorate, quindi penso che adesso mi occuperò della saletta a destra.(si avvicinerà alla seconda a sinistra) Buon lavoro Governatò, e mi raccomando, scrivete una lettera convincente. (via seconda a sinistra)

FAUSTO: (ancora più perplesso) E come faceva a sapere che lì c’era un’altra sala? Stu cristian me sta spaventann. (passando sotto al lampadario, riproverà a battere le mani come fatto da Massimo poco fa, senza risultati) E poi ha parlato di una lettera, ma quale lettera? (come se avesse avuto un’ispirazione) A’ lettera! Ne devo approfittare, mo che Chesterfield nun ce sta! Me serv Salvatore!

Fausto si affaccerà alla comune chiamando Salvatore.

SALVATORE: (entrando dalla comune) Governatò mi avete chiamato?

FAUSTO: (lazzi come per dire di abbassare la voce) Salvatò ho trovato la soluzione ai nostri guai!

SALVATORE: Uh Maronna mij, avit avut l’ispirazione?

FAUSTO: Esatto, esatto..chillu uaglion l’ann benedicer’…

SALVATORE: (perplesso) Scusate ma, qual“uaglion”?

FAUSTO: Lascia stare ti spiego dopo. Dunque organizziamoci così, io adesso mi metto a scrivere una lettera d’aiuto lesto lesto e tu nel frattempo fai la guardia affacciandoti dalla porta di Miranda. M’arraccumann’ appena Chesterfield sta venendo verso di te, avvisami immediatamente!

SALVATORE: Ah! Bella pensata, bel piano, mi piace! Governatò aspettate, prima però ci serve un segnale!

FAUSTO: Un segnale? Eh, ij che ne sacc’…inventalo al momento, muovt’!

SALVATORE: Non vi preoccupate, lo sapete, con me navigate in acque sicure Governatò! (avvicinandosi alla prima a sinistra, e aprendo leggermente la porta)

Fausto, posizionandosi dietro la scrivania, prenderà carta e penna pronto per scrivere. Dopo alcuni attimi, Salvatore emetterà un verso a dir poco strano e acuto.

FAUSTO: (spaventato e avvicinandosi al collega) Uh Maronna mij, Salvatò te sient male, che è succies?

SALVATORE: Ma no Governatò, questo è il segnale che avete capito?

FAUSTO: Chist è o segnale? Nun o putiv truà uno migliore? (tornando a scrivere)

Dopo che Salvatore avrà annunciato ad alta voce alcuni movimenti di Chesterfield, si avvicinerà a Fausto posizionandosi accanto a lui come se nulla fosse.

FAUSTO: (allarmandosi) E tu che ci fai qua? Te vuò mett abbicin a port o no?

SALVATORE: Governatò ma chill nun se mov a là, io mi scoccio di fare il palo!

FAUSTO: Ij o pal t’o chiavass ngap, Salvatò! Miett’t abbicin a port, muovt!

Salvatore tornerà a fare il palo vicino alla porta, subito dopo Chesterfield comparirà dalla comune fermandosi sull’uscio. Fausto si accorgerà di lui, mentre Salvatore continuerà a fare il “palo”.

SALVATORE: Governatò chist adda ess Hudini…nun o vec cchiù! Come se fosse sparito…o forse no aspettate, si sarà messo sotto la scrivania! Quel porco, sotto la scrivania della mia bella Miranda…Governatò chillu battilocchio non ha ancora capito  che non si scherza con la sciasciona mia…come si dice…cchiù song avt’ e cchiù so fess…(dopo quest’ultima frase si girerà verso la comune accorgendosi di Chesterfield che nel frattempo ha ascoltato tutto)

CHESTERFIELD: Così io sarei alto e fesso eh?

SALVATORE: Nono, mica ce l’avevo con voi…io ce l’avevo con il Governatore…

CHESTERFIELD: Forse non hai ancora capito con chi stai a parlà, a’ nonno! (girandosi di scatto verso Fausto, e notando la lettera) E tu che hai lì! Famme un po’ vedè!

Salvatore tenterà di bloccare Chestefield per un braccio, inutilmente. Fausto nel frattempo scambierà la lettera appena scritta, con quella di “Auguri” indirizzata al Presidente della Repubblica.

CHESTERFIELD: (a Salvatore) Aho! Non te permettere mai più de toccarme, hai capito? Quanto a voi, Governatore dei poveracci, damme un po’ quella lettera! Vediamo un po’ che sei andato a scrivere.

FAUSTO: Ma niente, davvero, nulla di importante…(consegnandogli la lettera)

CHESTERFIELD: Seh, nulla de importate…addirittura a mettere un rincoglionito come questo a fare il palo.(riferendosi a Salvatore, prendendo poi per le orecchie ad entrambi) Voi fesso non me fate, come ve lo devo far capì? A colpi de rivoltella?

FAUSTO e SALVATORE: No, no, per carità

Chesterfield mollerà la presa, incominciando a leggere quanto scritto nella lettera.

CHESTERFIELD: (leggendo a bassa voce, senza capire) Ma che c’è scritto qua sopra?

SALVATORE: Perché scusate, mo non sapete manco leggere?

CHESTERFIELD: (dopo un secondo di pausa) “Caro Giovanni Leone…Onorevole…Presidente…Buon Compleanno…distubarla…distuprarla…”. Ma se può sapere che cos’è sta roba?

SALVATORE: (ironico) Licenza poetica!

CHSTERFIELD: Certo che voi siete veramente due rincoglioniti, non siete capaci manco de chiedere aiuto (strappando la lettera)

SALVATORE: (avvicinandosi a Fausto) Governatò, ha pigliat’ a lettera sbagliata!

FAUSTO: (sottovoce) Eh certo l’ho scambiata io…

CHESTERFIELD: Devo dire che avete rischiato grosso eh! Addirittura avete rischiato di farvi sparare mezz’ora prima dell’arrivo de Polifemo!

FAUSTO: (allarmandosi) Come? Don Emilio sta venendo qui?

CHESTERFIELD: Sicuro! Ha detto che non vede l’ora di portarvi personalmente i suoi omaggi, da omo libero! (si avvicina al carrello delle bevande)

SALVATORE: Governatò, siamo perduti...mo che facimm?

FAUSTO: Calma, calma Salvatò ho già tutto in mente…adesso mentre tu distrai a Chesterfield, io consegno questa lettera a Miranda, senza farmi vedere, e capit?

SALVATORE: Giusto! Governatò, cento ne pensate e una ne facciamo! Me la vedo io cu Pall Mall. (Salvatore si avvicinerà anche lui al carrello e a Chesterfield, invitandolo a bere) Prego, signor Pueblo, bevete quello che volete…offro io!

Fausto affacciandosi dalla comune, chiamerà Miranda.

FAUSTO: (dopo averle fatto cenno di abbassare la voce) Miranda, ho un importantissimo compito per te…(consegnandole la lettera) Prendi questa lettera senza farti vedere e conservala. Non perderla per nessun motivo al mondo, è di estrema importanza!

MIRANDA: Va bene Governatò, la devo spedire a qualcuno?

FAUSTO: Nossignore,la dovrai semplicemente aprire quando sarà il momento giusto!

MIRANDA: Ah! E scusate, quando sarà il momento giusto?

FAUSTO: Te ne accorgerai, non ti preoccupare. Adesso ti devo chiedere un altro favore…

MIRANDA: Qualsiasi cosa per voi Governatore!

Fausto sussurrerà qualcosa all’orecchio di Miranda, la quale, dopo un cenno di intesa con Fausto, si avvicinerà a Chesterfield.

MIRANDA: (mettendosi in posa) Ue ue voi!

Salvatore e Chesterfield si gireranno verso di lei, senza capire a chi era rivolto il saluto.

SALVATORE e CHESTERFIELD: Io?

MIRANDA: Voi! Con la banana in testa!

CHESTERFIELD: (eccitandosi e aggiustandosi i capelli) Aho! Ce l’ha con me! Ce l’ha con me!(spingendo Salvatore via)

MIRANDA: (avvicinandosi a Chesterfield, prendendolo per un braccio) Ma ve te l’ho mai detto che sei proprio un bell’uomo? Alto, possente, grosso…

CHESTERFIELD: (imbambolato)E io invece te ho mai detto che me fai ribollì er sangue nelle vene?

MIRANDA: Stavamo così bene tutt’e due, seduti alla mia scrivania, a farci compagnia l’uno con l’altro…

CHESTERFIELD: (ancora più imbambolato) Eh si, si, è proprio vero…ma scusa, prima sembrava che te davo fastidio…che me schifavi…

MIRANDA: Ma no, non l’ho pensato nemmeno per un minuto, che dici scemottino…

CHESTERFIELD: (ridendo, a Salvatore) M’ha chiamato scemottino!

SALVATORE: (indignato, nel frattempo tornato a fianco di Fausto) Ij te chiammass proprij stru…

Fausto lo interromperà mettendogli una mano davanti alla bocca.

MIRANDA: E dai su, vieni di là con me, omaccione! Così stiamo solo io e te…(tirandosi Chesterfield verso la prima a sinistra)

CHESTERFIELD: Si che ce vengo! Ce vengo eccome! Anvedi che donna! (via prima a sinistra)

FAUSTO: Benissimo e c’amma luat pur chist a’nanz! Adesso dobbiamo solo aspettare che arrivi Don Emilio, e poi la provvidenza ci dirà cosa fare…aveva proprio ragione quel Massimo!

SALVATORE: (perplesso) Governatò scusate, ma chi è stu Massimo?

FAUSTO: Il ragazzo che ti dicevo prima. Un semplice factotum, si è presentato stamattina chiedendomi di lavorare nel palazzo, gratuitamente pensa un po’, e io gliel’ho concesso…

SALVATORE: (sempre più perplesso) Si è presentato a voi, Governatò?

FAUSTO: Sissignore Salvatò, si è presentato a me, e dovevi vedere come si è presentato…è entrato da quella porta senza dire niente, e ha iniziato a martellare proprio quel quadretto lì…quando poi dopo appena due minuti, è caduto quell’altro quadretto dall’altra parte della sala! Lui sapeva, Salvatò!

SALVATORE: Governatò, ma siete sicuro?

FAUSTO:  Certo Salvatò!

SALVATORE: No dico,  ma voi siete convinto?

FAUSTO: Ma pecché che vuliss ric…che agg’ asciut pazz?

SALVATORE: (con tono ironico) No! Per carità…se siete sicuro, sono sicuro anche io…

FAUSTO: Ma perché tu mi vuoi dire che per tutta la giornata non hai mai visto nu uaglion’ e nu metro e vint che girava con degli attrezzi in mano per il palazzo?

SALVATORE: No!

FAUSTO: Ah però, allora teneva ragione…nessuno proprio si è accorto della sua presenza! (ridendo)

SALVATORE: (spaventandosi e ridendo anche lui forzatamente) E’ strano eh, Governatò? Nessuno l’ha visto…l’avete visto solo voi…

I due continueranno a ridere fino a guardarsi intensamente negli occhi, per poi smettere entrambi.

SALVATORE: Beh! Mio caro Governatore adesso vi chiedo di scusarmi, ma mi sono appena ricordato di un impegno importante fuori sede…ci metterò poco, non vi preoccupate, sarò di ritorno prima che possiate dire distuparl….distuba…prima che possiate dire “termostato”, è meglio!

FAUSTO: E dove devi andare Salvatò?

SALVATORE: (con un sorriso ironico)Devo incontrarmi con degli amici di vecchia data…solite visite, sapete come si dice…vado e torno! Arrivederci! (via di gran fretta dalla comune)

FAUSTO: Già agg capit tutt cos…se l’è data a gambe pe nun se fa verè da Don Emilio, o sacc tropp buon a Salvatore ormai!

Scena 8

In scena Fausto. Rientra Massimo dalla seconda a sinistra.

MASSIMO: Governatore ho concluso il mio lavoro…

FAUSTO: Come, di già? Ma non ci avete impiegato nemmeno una giornata intera!

MASSIMO: Ebbene si, non me lo aspettavo nemmeno io, pensavo che ci avrei impiegato molto di più e invece…ammetto che sono stato in posti ben peggiori di questo…

FAUSTO: (ironico) Ah, e grazie tante!

MASSIMO: Qui dentro ho respirato un’aria diversa rispetto agli altri posti dove sono stato, mista tra ingenuità e preoccupazione, paura e determinazione, onestà e slealtà…è come se unendosi mantenessero una sorta di equilibrio, di cui voi siete il fulcro Governatò…

Fasuto e Massimo si ritroveranno a centro palco entrambi con gli occhi alzati verso l’alto.

FAUSTO: Ah agg capit! Siete un filosofo e non me lo volete dire eh? E bravo Lojacono, da voi non me l’aspettavo proprio! Belle parole, complimenti!

MASSIMO: (ridendo) Credo che lo capirete anche voi, e molto presto anche, dovete solo avere fede…

FAUSTO: …e pazienza, amma capit! Ma insomma siete sicuro di non voler rimanere? Vi siete rivelato più utile di quanto pensassi, e una persona così mi farebbe davvero  comodo!

MASSIMO: Mi dispiace Governatore, ma i miei umili servigi sono richiesti altrove, è un compito a cui non posso sottrarmi…

FAUSTO:  Ma scusate voi fate questo lavoro gratuitamente, cosa ci andate a guadagnare? Se rimanete qui io vi metto apposto e con uno stipendio fisso, non vi sta bene?

MASSIMO: Siete un brav’uomo Poretti, a differenza di quanto crediate io vi dico che “l’incorruttibile” è ancora un soprannome che vi si addice.

FAUSTO: Ma insomma io adesso come farò? Nientedimeno Don Emilio verrà qui a breve e non so come  comportarmi, cosa fare…

MASSIMO: (interrompendolo) La soluzione arriva sempre, anche quando sembra tutto perduto, dovete solo avere fede e pazienza.Uscendo porterò la spazzatura fuori, c’è qualcosa di cui vorreste liberarvi?

FAUSTO: (abbattuto e con una mano in fronte) No, no…potete andare. (Massimo si avvicina alla comune. Fausto lo fermerà in tempo) Aspettate! (si avvicinerà alla libreria dove inizialmente ha riposto il fascicolo con le prove su Salvatore, prendendolo) Questo…questo lo potete buttare, darlo alle fiamme, gettarlo a mare, quello che volete, basta che mi promettete di non aprirlo mai!

MASSIMO: (prendendo il fascicolo) Parola mia, dopotutto non sono fatti che riguardano me, ma che riguardano altri… E’ stato un piacere conoscervi, buona fortuna Governatore.

FAUSTO: (con espressione stupita)Buona fortuna anche a voi Lojacono. (si stringono la mano)

Massimo via per la comune.

FAUSTO: Che stranu uaglion, chist è come si foss stat a conoscenza e tutt e tarantell c’hanna succies rind a stu ufficio…cos e’ pazz. Chissà se ho fatto bene a dargli quel fascicolo con le prove su Salvatore…

Si sentono passi in avvicinamento dal fondo.

FAUSTO: Uh Maronna mij, Don Emilio…sta saglienn’! E mo che faccio, che pozz fa? Provvidè, aiutam’ tu!

Fausto terrorizzato si nasconderà dietro la sua scrivania prendendo un tagliacarte poggiato su di essa. Entrano Addolorata e Sofia dalla comune.

ADDOLORATA: Ue Fa nuje stamm ccà…

Fausto salterà allo scoperto urlando, spaventando Addolorata e Sofia.

FAUSTO: Addolorà, e tu che ci fai qua?

ADDOLORATA: Maronna mij ue Fa che paur…ma t’è ‘mpazzut? E che fa cu stu taglierin ‘mman?

FAUSTO: Lascia sta, è una lunga storia ma…insomma, che ci fate tutte e due qui?

ADDOLORATA: Tua figlia, mi ha pregato di venire qui da te, perché deve parlarti urgentemente! E o’ bell  è che nun me vo ric nient a mme. (a Sofia) Vai parl’ cu pat’t su!

Fausto e Sofia inizieranno a parlare velocemente e con un tono di voce molto basso, così tanto che Addolorata farà fatica a comprendere cosa si stiano dicendo.

ADDOLORATA: (spazientita, intromettendosi tra i due) Ue ma insomma! Potete parlare potabile? Ij song’ a mamm vogl’ capì pur ij che sta succerenn!

FAUSTO: Addolorà, mi dispiace ammetterlo ma tu…avevi ragione, nostra figlia ci nascondeva qualcosa!

ADDOLORATA: (soddisfatta) Ah! E vist? Arricuordt’ ue Fa che a femmn’ tene semp arraggion! E a te, se po’ sapè ch’e cumbinat?

SOFIA: (disperata) Ascoltatemi, non è come sembra, davvero! Papà, chiunque ti abbia detto quelle cose, sono solo un mucchio di bugie!

ADDOLORATA: Ma se po’ sapè che è stat?

FAUSTO: Bugie? Tu sei diventata la vergogna di casa mia, hai disonorato l’intera famiglia tua!

ADDOLORATA: Ma pozz sapè che è succies?

SOFIA: Papà non è vero! Non è vero niente!

ADDOLORATA: Ue ue ue! Ma insomma, basta mo! Fausto vogl’ sapè mo mo che cancaro è succies con nostra figlia! Subito!

FAUSTO: Addolorà, Addolorà, la nostra prole aspetta altra prole!

ADDOLORATA: N’agg capit, te pror’?

FAUSTO: Si proprij comm te vec Addolorà, nostra figlia è incinta!

ADDOLORATA: (con uno sguardo interdetto) Tu che stai ricenn?

FAUSTO: E non solo, come se non bastasse è fidanzata da ben tre mesi segretamente con Nicola, e non ne ha mai parlato con noi!

ADDOLORATA: (tentando di aggredire la figlia, ma bloccata prontamente da Fausto) Uh tu piccola disgraziata, ingrata!

SOFIA: Ma perché non volete ascoltarmi? Io non sono incinta!

Dalla comune appare Nicola con la sua ventiquattr’ore in mano e cappello, pronto ad andarsene.

NICOLA: Non voglio disturbarvi, ero solamente passato a salutarvi, e a ringraziare voi Presidente per tutti questi anni passati al vostro fianco.

SOFIA: Adesso basta! Adesso parlo io! Papà, non so chi ti abbia dato questa notizia della mia gravidanza, ma ti assicuro che è solo una grandissima bugia! E’ vero, io e Nicola stiamo insieme da tre mesi, e non vi ho mai detto niente perché tu papà eri costantemente impegnato con il tuo lavoro, e tu mamma invece eri in continuo pensiero per papà. Non volevo darvi altre preoccupazioni, tutto qui…

NICOLA: Presidente, vi assicuro che vostra figlia non c’entra nulla in tutto questo, sono stato io a non aver avuto il coraggio di parlarvene…

FAUSTO: Silenzio Nicola! (a Sofia) E va bene, diciamo che su questo fidanzamento ti credo figlia mia, ma rimane sempre il guaio che avete combinato!

SOFIA: Nossignore papà, nessun guaio, io non aspetto nessun figlio…

FAUSTO: Ma come no? Ma perché tutti e due volete negare l’evidenza? Mi è stato chiaramente detto che proprio ieri eravate qui, nel mio ufficio, a parlare entrambi di una notizia che tu figlia mia “aspettavi ormai da tempo”, puoi negare questo?

SOFIA: Certo che no papà…

FAUSTO e ADDOLORATA: E allora qual è questa notizia?

SOFIA: La notizia in questione è che…mi è stata offerta la possibilità di andare a Roma a studiare, alla Sapienza per essere precisi, e tutto questo grazie a Nicola, il quale è riuscito a mettere una buona parola per me. Ma ovviamente non ve l’avrei mai potuto dire senza prima dirvi che io e lui siamo fidanzati da ormai tanto tempo…

NICOLA: (avvicinandosi a Sofia) …compito che sarebbe spettato a me, Presidente. Per questo, chiedo umilmente scusa.

Fausto e Addolorata si guarderanno entrambi con degli sguardi sbigottiti, per poi tirare entrambi un sospiro di sollievo.

FAUSTO: Non ho capito, quindi tu figlia mia non aspetti un figlio?

SOFIA: Ma certo che no papà!

FAUSTO: Uh Santo Enrico De Nicola, ti ringrazio!

ADDOLORATA: (abbracciando la figlia) Figlia mia, sono così contenta per te. Potevate dirlo subito!

SOFIA: Ma non mi stavate ascoltando!

ADDOLORATA: E nun te preoccupà, adesso è tutto passato. E per quanto riguarda te Nicola, non ti preoccupare, se proprio dobbiamo dirla tutta, mia figlia ha scelto davvero bene! Potete continuare a stare insieme.

FAUSTO: (con tono serioso) Un momento, non corriamo! (avvicinandosi a Nicola) Nicò, io ti ho detto chiaramente che tu non potevi né vedere né parlare più con  mia figlia. Ti ricordi?

NICOLA: (sconsolato) Sissignore.

FAUSTO: Ti ho detto anche di prendere le tue cose e di lasciare questo palazzo, è vero?

NICOLA: Sissignore.

FAUSTO: E inoltre ti ho detto anche di non farti vedere mai più, o ci sarebbero state delle conseguenze…

NICOLA: Si, Presidente…

FAUSTO: Beh, mio caro Nicola, adesso voglio dirti solo una cosa…(aprendo le braccia) Abbracciami, genero mio.

I due si abbracciano.

ADDOLORATA: (con le lacrime agli occhi) Maronna mij, che emozione! Ue Fa, allora mo o saje c’amma fa? Mo lesto lesto, amma organizzà pur nu bellu matrimonij!

FAUSTO, SOFIA e NICOLA: NO!

FAUSTO: Con calma Addolorà, con calma, c’è tempo! Per il momento, pensiamo al vicino trasferimento di nostra figlia per Roma. Meno male, la Provvidenza ci è stata d’aiuto, tutto è bene quel che finisce…

Scena 9

In scena Fausto, Addolorata, Nicola, Sofia. Dalla comune appare Don Emilio Celi.

DON EMILIO: (dalla comune, ridendo) ...bene! Che bel quadretto, la famiglia Poretti al completo, che gran piacere! (entra)

FAUSTO: (sbarrando gli occhi) Don Emilio, ij m’er proprj sscurdat e chist!

NICOLA: (allarmato) Presidente, ma quest’individuo non è altri che…

DON EMILIO: (come per continuare la frase) Emilio Celi, detto Polifemo. La mia fama mi precede a quanto pare, addirittura anche tra i giovani, avete visto Porè? Questo si chiama rispetto! (porgendo la mano destra a Nicola per far baciare un vistoso anello d’oro in segno di rispetto)

NICOLA: (rifiutando di baciare l’anello) Che rispetto può mai avere un criminale come voi, Signore?

FAUSTO: (fermando la foga di Nicola) Nicola bacia l’anello, Nicola!

NICOLA: Presidente, ma cosa ci fa un farabutto di quel calibro seduto nel vostro ufficio? Dovremmo avvisare immediatamente le autorità!

DON EMILIO: (ridendo, nel frattempo seduto alla scrivania di Poretti) Il ragazzo ha coraggio, ve li scegliete proprio bene i vostri adepti, caro Governatore. Uagliò per rispondere alla tua domanda, potrei benissimo sventolare questo, (prende il foglio precedentemente firmato da Fausto)sai che cos’è? La mia garanzia da uomo libero! Firmata da l’unica persona in questa stanza con il potere di nominare vice governatore anche un farabutto come me.

NICOLA: (sorpreso) Presidente, siete stato voi? Avete nominato vice governatore Emilio Celi?

DON EMILIO: Diciamoci la verità, non per scelta sua. Ammetto che non è la carica da vice

governatore che mi interessa, ma la così tanto bramata “immunità”.Entrambi mi erano state promesse da un verme di nome Salvatore Schettino...il quale però non mantenendo fede alla sua promessa, ha messo a rischio non solo la sua stessa vita, ma successivamente anche la vostra.

ADDOLORATA: (stringendosi Sofia) Uh Maronna mij!

DON EMILIO: (ad Addolorata) Signò vostro marito è un vero eroe! Non solo ha salvato la vita della sua famiglia, ma anche quella di un viscido pezzente che non meriterebbe nemmeno di respirare!

NICOLA: Quella serpe…(a Fausto) Presidente, sapete che avete stretto un patto con il diavolo?

FAUSTO: Eh certo Nicò, mo ccà facimm o diavulo e l’acqua santa! Si, lo so. Ma stai tranquillo adesso troverò io una soluzione a tutto questo…dobbiamo solo avere fede e pazienza!

Entrano dalla comune in sequenza, il Commissario Beretta seguito da quattro poliziotti, il Dottor Della Ragione, basso, tozzo con occhiali sul naso e valigetta in mano (sarà caratterizzato dall’essere balbuziente), e Salvatore che cercherà di non farsi vedere rimanendo dietro il Commissario.

Posizioni scena:

Emilio Celi                                      Beretta                                                            Fausto

                                                                    Salvatore                                                         Nicola

                                                                    Della Ragione                                                 Addolorata

Sofia



BERETTA: (entrando e mostrando il distintivo)Polizia! Nessuno si muova!

FAUSTO: (con un sospiro di sollievo) Ah! E vist? Fede e pazienza! Arriva la cavalleria!

DON EMILIO: (impassibile) Commissario Beretta, da quanto tempo, vero?

BERETTA: Sì Don Emilio, Porta Nolana due anni fa, per l’esattezza. Vi avevo quasi messo le manette ai polsi.

DON EMILIO: (ridendo) Avete detto bene, quasi!(notando Salvatore con l’intenzione di nascondersi)Ma vuje guardate nu poc, chi non muore si rivede, non è così?

Salvatore cercherà di allontanarsi il più possibile da Don Emilio indietreggiando, ma si avvicinerà troppo a Nicola dall’altra parte della stanza, il quale con un semplice sguarda lo allontanerà di nuovo.

BERETTA: Vi consiglio di ridere ora che ne avete l’opportunità, perché voi Signore state per essere arrestato.

DON EMILIO: E così voi vorreste arrestare un vice Presidente regionale, Beretta? Che bel coraggio che avete, ma purtroppo devo comunicarvi che non avete il potere di farlo (gli consegna il foglio firmato). C’è scritto tutto, nero su bianco!

BERETTA: (leggendo vagamente) Si ero a conoscenza di questa novità dell’ultima ora…ma non sarà un semplice foglio di carta firmato a salvarvi! (riferendosi a Fausto) Così anche “l’incorruttibile” si è lasciato corrompere, vero Porè?

FAUSTO: (con una risata sarcastica in volto, si gira verso il pubblico iniziando a parlare con quest’ultimo) Ed ecco qua, avete visto? Va a finire sempre così! Ad un certo punto veniamo trattati tutti quanti alla stessa stregua, sia il delinquente che il brav’uomo. Immaginate, un cristiano fa di tutto per diventare un idolo, un esempio da seguire, un personaggio positivo, eppure un certo puntosi ritrova con le manette ai polsi, per colpa di un guaio che non ha causato nemmeno lui. Sembra impossibile vero? A voi sembra finzione, vero? E invece, è la realtà.(tornando a parlare a Beretta) Che volete che vi dica Commissà?

BERETTA: Niente, appunto. Voi siete solo la punta dell’iceberg, ma si dia il caso che quest’oggi sono qui per il Signor Celi.

DON EMILIO: (infastidito) Sono proprio curioso di sapere come farete questa volta ad incriminarmi, Commissario!

BERETTA: Aspettate. Poretti vi presento il Dottor Della Ragione, specializzato in psichiatria. Dottor Della Ragione, il Presidente Regionale Fausto Poretti.

FAUSTO: (stringendo la mano a Della Ragione) Piacere!

DELLA RAGIONE: Pi-pi-pi-piacere!(sputandogli in un occhio)

FAUSTO:(pulendosi)E’ proprio un’abitudine di tutti i medici ad essere balbuzienti eh? Beretta permettete la domanda, come mai avete convocato qui uno psichiatra?

BERETTA: Ci stavo giusto per arrivare Presidente. Dottore prego, potrebbe spiegare, per legge, quando l’operato di un politico o di un Presidente Regionale, come nel nostro caso, venga del tutto invalidato?

DELLA RAGIONE: C-c-c-certo, co-co-co-commissario!

DON EMILIO: (ironico) E facimmc’ a croce!

DELLA RAGIONE: Si-si-si dia il caso, che qu-qu-quando si ri-ri-riscontrano d-d-delle problemati-ti-ti-tiche a livello psi-psi-psi…

DON EMILIO: Chist secondo me adda ij rind o bagn’!

DELLA RAGIONE: …psicologico in un sog-g-g-getto quale un qu-qu-qualsiasi po-po-po-po-politico, tutti i pr-pr-pr…

DON EMILIO: Mo penz proprj che adda ij o’verament rind o bagn’!

DELLA RAGIONE: ...provvedimenti presi da que-s-s-st’ultimo, v-v-verrano immediatamente can-can-can-cancellati! E’ chi-chi-chiaro?

DON EMILIO: Scusate potete ripetere da “si dia il caso”?

BERETTA: Faccia poco lo spiritoso lei! Presidente, in parole povere, se ad un qualsiasi politico viene diagnosticata una forma di schizzofrenia, tutto ciò che quel politico ha fatto o approvato durante la sua carica, verrà del tutto…(sventolato il  foglio firmato da Fausto davanti a Don Emilio)…cancellato.

FAUSTO: Si Commissario, avevo capito bene anche prima. Ma ancora non riesco a capire dove volete arrivare…state forse insinuando che sia impazzito da un giorno all’altro?

DELLA RAGIONE: Pr-pr-pr-presidente, le-le-lei ha avuto co-co-contatti con un certo M.-m-m-massimo Lojacono in questi g-g-g-giorni?

FAUSTO: Massimo Lojacono? Certo che si, è un ragazzo che si è presentato nel mio ufficio, chiedendomi di lavorare come “factotum”, al palazzo. Ma perché?

DELLA RAGIONE: Pre-pre-presidente, lei ne è ass-ass-assolutamente certo?

FAUSTO: Massì, ne sono certo! Ma perché?

DELLA RAGIONE: S-s-s-sicuro?

FAUSTO: (infuriandosi)Ma insomma Dottore, sta mettendo in discussione la parola di un Presidente Regionale? Si certo che si! Sono sicuro, anzi sicurissimo! Ma che credete che sono pazzo? E voi Commissario, cosa mi siete venuto a dire stamattina? Io tollero tutto, fino ad un certo punto. Lo ammetto, io stesso ho avuto più di un colloquio con questo Lojacono durante la giornata. Ma ancora non mi è chiaro il perché di questo interrogatorio di terzo grado!

BERETTA: (avvicinandosi)Presidè, il suddetto Massimo Lojacono è morto più di trent’anni, nel 1945. E’ morto come eroedella nostra città, come le centinaia di altre persone che hanno perso la vita in quei giorni. (tirando dalla tasca una vecchia fotografia) Un reperto dal nostro archivio…lo riconoscete?

Cala un silenzio di tomba in scena.

FAUSTO: (dopo un momento di pausa, sorridendo) A tutto c’è una soluzione eh? Fede e pazienza. Siate restauratore…e tu qua mi volevi portare eh? La soluzione…adesso mi è chiaro tutto. Mo ho capito cosa fare. (a Beretta) Certo, che lo riconosco…è lui.

BERETTA: Ora due sono le ipotesiPoretti, o avete parlato con un fantasma oppure la vostra sanità mentale è in grave pericolo, e sinceramente io mi affido di più alla seconda ipotesi, date le testimonianze che ci sono state riportate a tal proposito.

FAUSTO: Perdonatemi Commissario, posso chiedervi di chi sono queste testimonianze?

BERETTA: Normalmente si dovrebbe dire il peccato e non il peccatore, ma in questo caso, ce l’avete proprio davanti agli occhi...si tratta del vostro “ex vice presidente”.

FAUSTO: (si avvicinerà a Salvatore, entrambi a centro palco) Amico mio, i bei tempi, te li ricordi? La guerra, i combattimenti, te li ricordi o no?La nostra lunga e prosperosa amicizia, come dicevi sempre. E mia figlia? E’ incinta Salvatò, eh? (dopo un momento di pausa) Salvatò, ti auguro di campare per altri cent’anni.

Fausto si avvicinandosi alla sua famiglia e a Nicola, preoccupati e allarmati.

ADDOLORATA: Fausto, ma che significa tutto questo?

FAUSTO: Non vi preoccupate, state tranquilli. Si risolverà tutto, ve lo prometto. (a Nicola) Bada alla mia famiglia durante la mia assenza Nicò.

NICOLA: Presidente aspettate, cosa volete dire?

FAUSTO: (avvicinandosi a Beretta) Ebbene si Commissario, io sono pronto a venire con voi per rispondere a tutte le vostre domande, ma devo chiedervi prima di perdonare la mia assenza…in quanto dovrei raggiungere un momento…la toelette!

BERETTA: (sorpreso) Vada, faccia pure Presidente!

Fausto via per la comune a destra.

DON EMILIO: (alzandosi, sempre con tono ironico) Ah Commissario, con questa le avete provate proprio tutte! Addirittura a  far uscire pazzo un Governatore solo per mettermi in cella. (ridendo) Ma ancora non ve ne siete accorto, chequell’uomo, Fausto Poretti, sta meglio di me e voi messi insieme? Quell’uomo non ha proprio niente che non va, quell’uomo sta bene…quell’uomo è sano come un pesce!

Rientra, saltando letteralmente,in scena Fausto con camicia sbottonata, un turbante fatto con delle asciugamani in testa, un mantello ricavato sempre grazie a delle asciugamano, scalzo, e con una mazza di scopa in mano,  tra le espressioni sbigottite e spaventate dei presenti. Durante la scena, Addolorata, Sofia e Nicola, cercheranno di riportarlo alla ragione, creando così un clima grottesco e surreale.

FAUSTO: (urlando e salendo sulla sua scrivania) Eccomi qua! Song ij! Il Governatore dei folli! Ammirate la potenza di Fausto Poretti! Inchinatevi dinanzi al suo cospetto e pentitevi della vostra miscredenza!(a Beretta, agitando la mazza come se fosse una spada) E voi…

BERETTA: (spaventato) Maronna mij chist è asciut pazz overament’!Fermo lì Porè! Calmatevi!

FAUSTO: Voi prima di potermi prendere mio caro Signore, mi dovrete battere a duello! La vedete questa? E’ una spada! Io ho combattuto con Napoleone e Giulio Cesare, agg’ fatt a guerr, l’agg fatt tutt quant…anche quelle Puniche!

Fausto imiterà i movimenti di uno spadaccino per poi toccare il Commissario.

BERETTA: (ai due poliziotti) Prendetelo!

Due poliziottiseguiranno Fausto per la comune. Gli altri due rimarranno al fianco di Beretta.

BERETTA: (a Don Emilio) Emilio Celi, nel nome della legge, vi dichiaro in arresto!

DON EMILIO: (alzandosi spaventato) Mai non mi avrete mai!

Entrambi cacceranno la propria pistola, facendo spaventare e accovacciare i presenti.

DON EMILIO: (chiamando) Chesterfield! Chesterfield! Ma arò sta chist? Chesterfield!!

Da dentro si sente Chesterfield urlare per poi entrare in scena dalla prima a sinistra con i pantaloni alle caviglie.

CHESTERFIELD: Eccolo! Sto arrivà Polifè! (notando lo stallo tra Don Emilio e il Commissario, prenderà anche lui la sua pistola, la quale però sarà una banana) Fermo lì piedipià! (accorgendosi della banana) Aho! E che è sta roba?

MIRANDA: (entrando alle spalle di Chesterfield con in mano la sua vera pistola) Fermi o sparo!

BERETTA: E’ finita Don Emilio, mettete le mani in alto!

Don Emilio e Chesterfield alzeranno le mani.

CHESTERFIELD: (girandosi verso Miranda) Anvedi che donna! Me so fatto fa come er pischello!

DON EMILIO: (schiaffeggiando Chesterfield) Tu si na latrin’! Chest è a verità!

I due poliziotti disarmeranno e ammanetteranno Don Emilio e Chesterfield. Nel frattempo rientrerà per la comune Fausto, bloccato daidue poliziotti, seguito da Melchiorri e Gasparre, anche loro increduli per quello che sta succedendo, i quali proveranno ad opporsi all’arresto del loro superiore.

FAUSTO: Lasciatemi! Non potete arrestarmi, io sono il Governatore dei folli! Il mio potere è troppo grande per voi, miscredenti! (notando Don Emilio ammanettato) Che è successo Polifè? Abbiamo finito di ballare? E’ finito il ballo, Polifè! E’ finita la commedia! Complimenti Commisario, l’avete preso! Complimenti, complimenti!

BERETTA: Portateli via!

FAUSTO: (prima di essere portato via) E ricordatevi di ciò che vi ho scritto! Ricordatevi ciò che ha scritto il vostro Governatore! (riferendosi alla lettera consegnata precedentemente a Miranda)

Via per la comune Chesterfield e Fausto. Don Emilio, bloccato da un poliziotto, opporrà resistenza sull’uscio della comune.

DON EMILIO: Ma non finisce qui, Commissà! Non finisce qui…parola di Don Emilio Celi!

BERETTA: Toglietemelo da davanti gli occhi!

Don Emilio via per la comune.

Scena 10

In scena Beretta, Della Ragione, Miranda, Addolorata, Sofia, Nicola, Melchiorri, Gasparre, Salvatore.

ADDOLORATA: (supplicando) Dottò, ma addò o purtat o marit’ mij? Chill sta buon, non ha mai dato segni di squilibrio mentoso! Ve lo assicuro!

DELLA RAGIONE: S-s-s-signora d-d-dopo questo p-p-piccolo incidente, d-d-d-dobbiamo accertarc-c-ci  d-d-del suo stato, p-p-p-prima di tutto! P-p-per il mo-mo-momento non p-p-posso dirvi nulla. Arri-arri-arriverderci! (via per la comune)

ADDOLORATA: (ancora supplicando) Commissà, vi prego, ascoltate le mie parole…martim’ sta buon, ve lo assicuro io! Non lo portate in galera come un comune criminale!

BERETTA: Signora Poretti, io ora posso fare nulla, dovrà occuparsene il Dottore …fatto sta che vostro marito, pazzo o no, ha consegnato un pericoloso criminale nelle mani della giustizia, e questo gli fa davvero onore.(si avvia verso la comune)

Appare Salvatore mettendosi a centro palco, il quale è rimasto nascosto per tutto il tempo.

SALVATORE: (con aria trionfante) Beh, a quanto pare alla fine il bene trionfa sempre sul male! E a quanto posso notare qui ci manca un Governatore, che governi! Pertanto, essendo il vice Presidente “ad honorem” di Fausto Poretti, mi autoproclamo nuovo Presidente Regio…

BERETTA: (fermando Salvatore e tenendolo per un braccio) Non così in fretta Schettino…un uccellino mi ha detto, prima che voi veniste nel mio commissariato, che ci sono parecchie cose a cui dovrete rispondere ufficialmente davanti ad un giudice!

SALVATORE: (spaventato) Ue! Io? Commissà ma voi che state dicendo?

BERETTA: (prendendo delle foto) Che sto dicendo? Vi sono familiari queste foto? (le mostra a Salvatore) Facevano parte di un fascicolo ben più fornito, che qualcuno ha lasciato sulla mia scrivania poco prima che veniste voi. (Ammanettandolo) Salvatore Schettino vi dichiaro in arresto per corruzione, concussione e turbativa d’asta!

SALVATORE: Giù le mani! Ma nun song’ij chill rind e fot, sono tutte calunnie, mi hanno imbrogliato!

NICOLA: (avvicinandosi a Salvatore, ironico) Che dicevate? Il lupo perde il pelo ma non il vizio? (come per imitarlo) Arrivederci, e tante belle cose! 

Beretta e Salvatore via per la comune.

GASPARRE: Cos e pazz! Hann’ arrestat a tutt quant oggi, Melcchiò si nun ce stamm accort, staser c’arrestan pur a nuje! Scusate, ma che è succies o’ Governator? Chill stammatin stev buon, mo parev asciut’ a rind a nu manicomio!

MELCHIORRI:  Beh senz’altro adesso ci entrerà in un manicomio. C’è da dire che il Governatore da un paio di giorni a questa parte sembrava molto nervoso, dando addirittura segni di squilibrio, credo sia normale che poc’anzi si sia comportato…come si dice…da pazzo scatenato!

Addolorata scoppierà in un rumoroso pianto. Sofia e Nicola la consoleranno.

MIRANDA: Ma tutt e duje nun ve stat mai zitt?

ADDOLORATA: (ancora piangendo) O’ marito mij, chill stev buon fino  mo e dal nulla s’è mis a ffà comm o pazz!

SOFIA: Mammà non ti preoccupare, si risolverà tutto…papà non è pazzo!

NICOLA:Concordo Signora. Piuttosto, il Presidente prima di essere portato via ha parlato di una cosa che ha scritto per noi e di cui noi dovremmo ricordarci, ma a cosa si riferiva?

I presenti si scambieranno degli sguardi perplessi finché Miranda non si ricorderà della lettera consegnatagli precedentemente.

MIRANDA: Aspettate! Mo m’arricord, a teng proprij ccà oì! (prendendo la lettera da una tasca) Questa è una lettera che il Governatore mi ha detto di conservarla e di aprirla solo quando sarebbe arrivato il  momento giusto, e penso proprio che il momento giusto è adesso! Prego Signurì, aprite e leggete! (consegna la lettera a Nicola)

Tutti i presenti si alzeranno, ponendosi a centro palco, intorno a Nicola il quale inizierà a leggere ad alta voce.

NICOLA: “Miei cari, quando leggerete questo mio messaggio probabilmente sarò già dietro le sbarre di una cella o sarò finito anche peggio. Quello di cui avete bisogno ora sono delle risposte, lo so, ma devo confessarvi che al momento anch’io ho solo domande. L’unica cosa che so per certo è che da quando si è presentato Emilio Celi nel mio ufficio, facendomi un’offerta che letteralmente non avrei potuto mai rifiutare, non ho mai smesso di pensare ad una possibile soluzione al danno che ho commesso non solo all’intero Paese ma anche a voi, miei cari. Parecchie volte oggi mi è stato detto di affidarmi alla fede e alla Provvidenza per una soluzione a tutti i miei problemi, quando in realtà solo ora ho capito che il vero Miracolo di cui abbiamo tutti bisogno, siamo noi stessi. Ho conosciuto Massimo Lojacono, più di trent’anni fa quando ancora combattevamo per la libertà, e a quanto pare oggi è tornato a farmi visita, forse per darmi una mano, per ripulire questo ufficio da tutta la corruzione che è ormai presente da anni, o forse semplicemente per condannarmi al mio triste destino. Fatto sta, che semmai dovessero darmi del pazzo per aver parlato con il ricordo di un vecchio amico, io sarò pronto a rispondere di essermi creato da solo il Miracolo e la soluzione di cui avevo tanto bisogno. Permettetemi ora di aggiungere un ultima cosa a questa mia lettera, un desiderio di pace che spero di raggiungere presto con la mia famiglia, che può essere riassunto in una semplice frase: comm’è bell a’ Svizzera! ”

I personaggi si scambieranno degli sguardi increduli ma speranzosi, per poi iniziare a correre tutti quanti verso la comune, urlando il nome del Commissario Beretta, incitandolo a fermarsi.

Cala la tenda.

Fine Atto Secondo