Commedia senza adulterio

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COMMEDIA SENZA ADULTERIO

Commedia in tre atti

di EMILIO CAGLIERI

PERSONAGGI

andrea sanesi

sera­fino TADDEI

MAURIZIO D'ALBA (STEFANO COLBERTI)

RENZO BECCI

AMLETO

RAFFA­ELLA TADDEI

NORA DI FARGANO

ROSANNA FILIPPI

GIULIA

CARLA

A Livorno. In primavera

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Salotto moderno elegantissimo in casa della contessa Nora Di Fargano. Porte a sinistra e in fondo. A destra una finestra. Pomeriggio.

Rosanna                   - (molto giovane e graziosa, è in attesa di qualcuno cui è andata a far visita. Dà qualche segno impazienza).

Nora                         - (entra poco dopo dal fondo. Bella donna sulla trentina, molto alla mano nonostante il blasone) Cara, ti ho fatto dire che non sono in casa...

Rosanna                   - (baciandola) Lo sapevo io che non era vero!

Nora                         - Ma dovevi andartene lo stesso. Devi andar­tene. Attendo una visita che mi terrà occupata tutto il pomeriggio.

Rosanna                   - D'Alba?

Nora                         - Macché D'Alba!

Rosanna                   - E' arrivato fino da ieri. Lo hanno già intervistato.

Nora                         - Sì, ho letto.

Rosanna                   - Dite la verità, contessa: è lui che at­tendete?

Nora                         - Ma neanche per sogno! Mi dici perché ti sei fitta in mente che avvicinerò Maurizio D'Alba?

Rosanna                   - Tutti i più grandi attori vengono qui da voi...

Nora                         - Non tutti. E non sempre i più grandi. In ogni modo si tratta di attori di teatro, non di astri dello schermo.

Rosanna                   - Siate buona. Sapete bene che sono mesi, anni, che mi struggo di entrare in cinematografia.

Nora                         - Probabilmente fino da quando eri a balia.

Rosanna                   - L'occasione che ora si presenta è ecce­zionalmente favorevole. D'Alba è un artistone, può mol­to... tutto!

Nora                         - Va bene. Se mi sarà dato conoscerlo, gli parlerò di te.

Rosanna                   - Grazie, ma... è meglio che mi presentiate. Se non mi vede...

Nora                         - Farò anche il possibile per presentarti.

 Rosanna                  - Quando?

Nora                         - Ma non lo so. Come vuoi che faccia a sa­perlo?

Rosanna                   - Domani potrebbe essere troppo tardi. Nel nostro campo la concorrenza è spietata.

Nora                         - Ma non pretenderai che ti presenti prima di essergli stata presentata io stessa?

Rosanna                   - Però mi raccomanderete caldamente, vero?

Nora                         - Ma sì. A malincuore, ma caldamente.

Rosanna                   - A malincuore?

Nora                         - Mi sarebbe molto più gradito esaltare le tue doti a qualcuno che, anziché far di te una stella, vo­lesse farne semplicemente la propria moglie.

Rosanna                   - Contessa, che malinconie!...

Nora                         - Una delle più belle parti che la donna è chiamata ad interpretare, cara Rosanna.

Rosanna                   - Una... Ma ce ne sono tante altre non meno belle.

Nora                         - Altre due: quella di madre eppoi quella di nonna.

Rosanna                   - Io ho questa vocazione...

Nora                         - (guardando l'orologio) Ed io dirò a D'Alba che, tornando a Hollywood, ti porti seco.

Rosanna                   - Oh, no, non pretendo tanto. A me basta piazzarmi qui. Però vorrei...

Nora                         - ...Io vorrei che te ne andassi. Ma come te lo devo dire?

Rosanna                   - Subito. Però... (Si ode bussare alla porta diffondo).

Nora                         - Avanti.

Amleto                     - (vecchio servitore, di sulla porta) Il signor Maurizio D'Alba.

Rosanna                   - Ah! Lo sentivo, Io sentivo... Pareva che qualcuno me lo dicesse.

Nora                         - (seccata) Qualcuno ti dice invece di andartene per di là. Via. (Lo spinge verso la porta di sinistra).

Rosanna                   - Perché? Presentatemi subito.

Nora                         - Non farmi perdere la pazienza! Altrimenti non ti presento ne oggi né mai. March! (La fa uscire e chiude la porta a chiave. Ad Amleto) Anche tu, Amle­to... ma chi ti ha insegnato ad annunciare a quel modo?!

Amleto                     - Signora contessa...

Nora                         - Sì, lo so: hai sempre fatto così. Ma ti avevo pur detto che nessuno doveva sapere della venuta del signor D'Alba.

Amleto                     - La signora contessa vorrà scusarmi...

Nora                         - Fai entrare. E bada bene che la signorina non esca da quella stanza altro che per infilare le scale. Capito ?

Amleto                     - Sì, signora contessa. (Esce dal fondo, in­troduce subito dopo Maurizio D'Alba e si ritira richiu­dendo la porta).

D'Alba                      - (giovane, simpatico, elegante, senza niente di artificioso e di studiato. Inchinandosi) Contessa...

Nora                         - Vi sono molto grata d'esser venuto, signor D'Alba.

D'Alba                      - Come avrei potuto mancare ad un invito così gentile e... pressante?

Nora                         - (sedendo ed invitando D'Alba a sedersi) Ag­giungete: così sorprendente. Sono sicura che l'avervi chiamato, nel mio secondo biglietto, col vostro nome di battesimo, anziché con quello d'arte, vi ha alquanto sorpreso.

D'Alba                      - Era tanto che non sentivo più parlare di Stefano Colberti.

Nora                         - E' soprattutto su quella sorpresa che ho fatto affidamento. Senza di essa, è quasi certo che sarei stata relegata nella folla delle ammiratrici.

D'Alba                      - Addirittura una folla?

Nora                         - Non protestate. Voi non avete colpa. E' la folla che è folle.

D'Alba                      - D'accordo.

Nora                         - Siate dunque tranquillo che io non vi chie­derò ne autografi, né ritratti, ne accamperò più ardite pretese.

D'Alba                      - Peccato!

Nora                         - Non vi chiederò niente... per me.

D'Alba                      - Avevo pensato che potesse trattarsi di farmi fare della beneficenza.

Nora                         - E siete venuto lo stesso? Siete un bel feno­meno, voi! (Gli offre una sigaretta).

D'Alba                      - Grazie.

Nora                         - Si tratta, infatti, di fare del bene. Ecco qua... Eh, non è mica semplice spiegarvi. Be', cercherò di essere quanto più succinta mi sarà possibile. Signor D'Alba, anch'io, come voi, sono nata ed ho vissuto per alcuni anni a Bologna.

D'Alba                      - Oh, quale onore!...

Nora                         - No, per carità... Sennò mi costringete a dire che l'onore è invece tutto mio e non la finiamo più.

D'Alba                      - Rinunciamo all'onore.

Nora                         - Se mi è noto il vostro vero nome, non è perché sono vostra concittadina. Manco da Bologna da diversi anni ed anche voi del resto...

D'Alba                      - ... Sono partito per l'America otto anni or sono.

Nora                         - Non era quindi facile potessi sapere che Maurizio D'Alba e Stefano Colberti sono la stessa per­sona. Bisognava che qualcuno me lo dicesse. E qualcuno me l'ha detto. Una certa signora Taddei...

D'Alba                      - Taddei?

Nora                         - Oh, che sciocca! Dimenticavo che il matri­monio avvenne dopo la vostra partenza per Hollywood. Ai vostri tempi... bolognesi la signora Taddei non esi­steva. Esisteva però... e come!... la signorina Raffaella Ferrari...

D'Alba                      - (indifferente) Ah, la signorina Ferrari... Sapevo, sì, che si era sposata, ma ignoravo, o almeno non ricordavo più il nome del marito. Come sta? Ha dei bambini?

Nora                         - Nessuno, purtroppo!

D'Alba                      - Però è felice?

Nora                         - Dovrebbe esserlo... Signor D'Alba, ho bi­sogno del vostro aiuto. Anzi, dell'aiuto di Stefano Col­berti.

 D'Alba                     - Sono entrambi a vostra disposizione. Però noti vedo... Procediamo con ordine. Voi siete tornata a Bologna ed avete avvicinato la signora Taddei...

Nora                         - Niente di tutto ciò. Ho conosciuto Raffaella qui, un paio d'anni or sono, e, appunto perché tutte e due bolognesi, ci è stato facile e gradito stringere fra noi una cordiale amicizia. Raffaella non abita più a Bologna. E' qui. Suo marito è livornese, ha un impor­tante negozio di tessuti. Qui! Qui!

D'Alba                      - E fin qui ho capito.

Nora                         - Soltanto fin qui?

D'Alba                      - Devo aver capito anche che il signor Tad­dei non ama sua moglie?

Nora                         - No. E' anzi vero il contrario. E' una così brava persona quel povero Serafino!

D'Alba                      - Si chiama Serafino?

Nora                         - Non per colpa sua. E' davvero un uomo d'oro, credetemi: retto, non troppo acuto... Non brutto e nemmeno antipatico. Un po' grasso... Beh, ma questo..,

D'Alba                      - Pare che i grassi siano molto ricercati.

Nora                         - Appunto. Una qualità di più. Raffaella vive nell'agiatezza, non ha preoccupazioni di sorta: ha fatto, insomma, un ottimo matrimonio.

D'Alba                      - E si permette d'essere infelice?

Nora                         - Ma già. E voi non ne capite il perché, vero? Volete proprio la dichiarazione esplicita, il riconosci­mento solenne... Ebbene, sì! La ragione è proprio quella che state pensando: Raffaella è infelice con suo marito perché un giorno ha conosciuto il signor Colberti...

D'Alba                      - Ma no?!

Nora                         - ...E lo ha amato. E il signor Colberti ha amato lei. E tutti e due hanno sognato di vivere sempre uniti. Senonchè, qualche tempo dopo, i genitori della ragazza sono intervenuti ed hanno troncato bruscamente l'idillio...

D'Alba                      - Esatto. Ma poi il giovinotto è partito e la ragazza si è data pace sposando il signor Serafino.

Nora                         - Ma come si è data pace? Se vi dico... (S'inter­rompe. Si bussa alla porta di fondo) Avanti.

Amleto                     - (entrando) Signora contessa, c'è il signor Sanesi.»

Nora                         - (stizzita) Ma non ci sono, io! Ma quante volte lo debbo ripetere?

Amleto                     - Non ho mancato di farlo presente al signor Sanesi, ma... insiste. Dice che ha urgenza di parlare alla signora contessa.

D'Alba                      - E' la giornata delle urgenze. Ricevetelo pure.

Nora                         - Riceverlo? Evidentemente voi non sapete chi sia Andrea Sanesi. Credo, infatti, che la sua fama non sia giunta fino in America. E' un commediografo.

D'Alba                      - Ah!...

Nora                         - Come tale non molto ingombrante perché non scrive più di una commedia o due all'anno, ma come uomo!... (Ad Amleto) Gli dirai che sono occu­patissima per tutto il pomeriggio. E dirai anche alla signorina Filippi, se è ancora di là...

Amleto                     - Sì, signora contessa.

Nora                         - Ne ero certa. Le dirai di non aspettare più, di tornare domani. Soltanto a questa condizione son disposta ad occuparmi di lei.

Amleto                     - Bene, signora contessa. (S'inchina ed esce richiudendo).

Nora                         - Scusate.

D'Alba                      - Che dite mai? Però mi duole privare i vostri amici del piacere di salutarvi. Sento che c'è anche una signorina che attende.

Nora                         - Rosanna Filippi. Quella però non attende me. Attende voi. Ma si, anche lei. Non come Raffaella, ma... Insomma, vuole entrare in cinematografia.

D'Alba                      - Non è impossibile. Se è molto bella-meglio ancora: se è «un tipo », «e sa nuotare, andare a cavallo, guidare l'auto, giocare a tennis, tirare di scher­ma, sciare e se... non ha troppi scrupoli...

Nora                         - E' onestissima e decisa a rimanere tale.

D'Alba                      - Allora può anche non avere nessuna delle qualità accennate. Basta soltanto che sia molto ricca.

Nora                         - Ahimè! Figlia d'un segretario comunale... Ma parleremo di lei in altro momento. Per adesso oc­cupiamoci dei signori Taddei, dei quali avete il sacro­santo dovere di interessarvi.

D'Alba                      - Addirittura?

Nora                         - Certo. Se Raffaella è infelice, e suo marito lo è anche di più, la colpa è proprio vostra.

D'Alba                      - Mia?

Nora                         - Siete anzi due volte colpevole. Non soltanto avete incantato, quale Stefano Colberti, la signorina Fer­rari, ma avete poi rincarato la dose presentandovi alla signora Taddei, quale Maurizio D'Alba, in veste di seduttore a lungo metraggio.

D'Alba                      - Non vedo proprio come potrei rimediare a cotanta sciagura.

Nora                         - Non vede! Non vede! (Alzandosi) Ma avete capito o no che Raffaella è ancora innamorata di voi?

D'Alba                      - (alzandosi a sua volta) Ma io non sono più innamorato di Raffaella.

Nora                         - Lo spero bene. Se non avessi avuto questa convinzione, non avrei osato davvero invitarvi qui e dirvi tutto ciò che vi ho detto. Non amo i giochi d'az­zardo e tanto meno mi piace favorirli. Cercate di ca­pirmi, signor D'Alba. Quella piccola invasata stava per commettere qualche grossa sciocchezza. Era decisa a venirvi a trovare all'albergo, e ricorrere a qualunque mezzo pur di essere ricevuta. Vi lascio immaginare quel che avrebbe potuto succedere. Viviamo in una piccola città ove si risa tutto. Ora poi che tutta la curiosità è accentrata su di voi...

D'Alba                      - Che debbo fare?

Nora                        - Raffaella fra poco verrà qui... (Guardando l'orologio) Anzi, dovrebbe essere già arrivata.

D'Alba                      - Purtroppo io non posso attenderla. Lo farei molto volentieri, ma ho un appuntamento col mio regista per le tre e mezzo... Vuol dire che saluterò Raffaella un altro giorno.

Nora                         - Non si tratta soltanto di salutarla. Bisogna disincantarla, bisogna guarirla!

D'Alba                      - Un momento, scusate. Mi avete detto che c'è di mezzo un marito. A me non dà alcuna noia, beninteso. Ma avete detto anche ch'è un gran brav'uomo...

Nora                         - Vedo bene che non ho saputo spiegarmi. Ma è per lui, signor D'Alba, è molto più per il bene del signor Taddei che non per quello di Raffaella che mi son decisa ad occuparmi di questa faccenda. Il mio de­siderio è che quella benedetta figliola, finalmente rin­savita, cominci ad apprezzare le tante qualità del suo consorte; e non gli sia più lontana ed ostile; e non lo costringa più a colmare la sua solitudine a forza di cruciverba.

D'Alba                      - Ah, il signor Taddei si diletta?...

Nora                         - E' il solo modo che ha di rifarsi: messo in croce da sua moglie, vi mette a sua volta le parole. (Giunge dall'interno il suono d'una radio).

D'Alba                      - La signorina?...

Nora                         - Non ha saputo resistere. Si è voluta presen­tare, sia pure via radio!

D'Alba                      - Raffaella deve dunque venir qui a mo­menti?

Nora                         - Ma sì. Non capisco perché ritardi.

D'Alba                      - Facciamo così: scappo dal mio regista e cerco di liberarmi al più presto.

Nora                         - Bravo!

D'Alba                      - Però, quanto a restituire la pace al signor Taddei...

Nora                         - Lasciatemi sperare che vi riuscirete. Contate di trattenervi molto qui?

D'Alba                      - Finora sono impegnato per due film: circa tre mesi di lavoro. Bastano?

Nora                         - (mentre suona il campanello) Anche per guarire un amore eterno.

D'Alba                      - No, non me lo dite. Sono tornato in Italia con l'intenzione di prender moglie...

Nora                         - Che? Ma allora?...

D'Alba                      - Non vi allarmate. Non c'è fretta. Per il momento posso dedicarmi alle opere di beneficenza. Contessa...

Amleto                     - (ha intanto aperto la porta di fondo).

D'Alba                      - (esce).

Amleto                     - (scompare richiudendo).

Nora                         - (mentre va ad aprire la porta di sinistra) Ed ora a questa piccola prepotente!...

Sanesi                       - (aria furba, gioviale, molto dinamico, entra insieme a Rosanna).

Nora                         - No?! Anche voi? Ma siete asfissianti!

Sanesi                       - (salutandola) La contessa e il divo: su­perbo cinedramma di vita vissuta.

Nora                         - (a Rosanna) Naturalmente non hai saputo tacere. Entro mezz'ora tutta la città saprà che D'Alba è stato qui.

Sanesi                       - La città? Ma lo saprà tutto il mondo. Po­tete contarci.

Rosanna                   - Gli avete parlato di me?

Nora                         - Non ci ho nemmeno pensato. E finché sarai così noiosa e invadente non gliene parlerò.

Sanesi                       - La contessa deve dunque rivedere il divo? Perché? E' un amico? Da quando? Come lo ha cono­sciuto? Che cosa è stato detto nel lungo, misterioso colloquio di oggi? (Traendo di tasca un taccuino e un lapis) Vi prego, contessa: dite, raccontatemi tutto.

Nora                         - Vi dico una cosa soltanto: debbo uscire.

Sanesi                       - Mi racconterete per istrada.

Nora                         - Debbo uscire da sola!

Rosanna                   - Non insistete, Sanesi. La contessa finirà col perdere la pazienza.

Nora                         - Ma l'ho già perduta! Dagli tu il buon esem­pio, via. Arrivederci... Domani mi telefonerai e ti dirò quando potrai tornare.

Rosanna                   - Perché? Domani non debbo?

Sanesi                       - Un momento! La contessa deve uscire da sola: il mistero si allarga nello spazio. La contessa non riceverà nemmeno domani: il mistero si allarga nel tempo. C'è un Dio anche per gli autori drammatici. (Si siede ed accenna ancora a volere scrivere) Vi prego, vi prego...

Nora                         - (sbuffando) Amo Maurizio D'Alba. Anelavo di conoscerlo. Appena ho saputo ch'era giunto a Li­vorno, l'ho invitato qui e gli ho gridato tutto il mio amore. Vi basta?

Sanesi                       - Per tre atti? Ci vuol altro!

Nora                         - Il seguito... a quando ci sarà.

Sanesi                       - (alzandosi) Sicuro: fra un mese!... Ma non avete ancora capito il perché della mia insistenza a volere essere ricevuto? Mi sono impegnato a conse­gnare una nuova commedia fra non più di venti giorni. E non ho quello che si dice un'idea... Niente. Vuoto pneumatico.

Nora                         - Ma è una bella pretesa la vostra di esigere sempre e soltanto da me gli «punti per i vostri lavori.

Sanesi                       - E' il mio modo di questuare. La contessa è la fata benefica di tutta la città. Nessuno le si è mai rivolto inutilmente. Specie la gente di teatro che gode di tutta la sua simpatia. Io le debbo già tre successi, ma, siccome ho ancora una grande quantità di grati­tudine da impiegare, bisogna gliene debba almeno quattro.

Nora                         - Sicuro! Poi cinque, dieci, venti... Non dovrò far altro che occuparmi delle vostre commedie.

Sanesi                       - Non vi lagnate: i miei biografi vi assegne­ranno un posto di prim'ordine. Parlate, vi prego, dite quello che volete, create, inventate, abbiate pietà di un povero orfano... di fantasia. (Si bussa alla porta di fondo).

Nora                         - Avanti, avanti!

Amleto                     - (entra).

Nora                         - Se c'è qualche altro seccatore, occupatene tu. Io non voglio saperne.

Amleto                     - E' arrivata la signora... (Si avvicina a Nora e continua a parlarle sottovoce).

Sanesi                       - (osservando e commentando) Il domestico parla sottovoce alla contessa. Questa ha una smorfia di disappunto. Il mistero continua.

Nora                         - Be', fai entrare i signori.

Sanesi                       - I signori? Non si tratta dunque di una si­gnora soltanto, come era stato annunciato? Il mistero dilaga.

Nora                         - Vi consento di rimanere altri cinque minuti. Non uno di più.

Amleto                     - (che è uscito, introduce ora dal fondo Raf­faella, Taddei e Becci, ritirandosi subito dopo).

Nora                         - (andando incontro all'amica) Cara Raffaella... (La bacia).

Raffaella                  - (giovane, graziosa, vestita con grande ele­ganza. Nervosa. A Nora, sottolineando) Non sei sola nemmeno tu?

Nora                         - Quasi, perché loro stavano per andarsene. Buona sera, Taddei.

Taddei                      - (semplice, un po' impacciato, ben vestito, ma non molto distinto) Contessa...

Becci                        - (assai giovane, elegantissimo, manierato, bello sapendo di esserlo. Bacia la mano alla contessa. Si ca­pisce che quella dì baciare la mano alle signore è una delle sue attività preferite. Si passa spesso la mano sui capelli e, appena ha finito, si aggiusta la cravatta e il fazzoletto nel taschino della giacca).

Nora                         - Buona sera, Becci. (A Raffaella) Con Ro­sanna vi conoscete già, vero?

Rosanna                   - Sì, ho già avuto il piacere...

Sanesi                       - Ma anch'io conosco già la signora. Ricordo di averla incontrata proprio qui. E' passato qualche tempo, ma non ho dimenticato, naturalmente...

Taddei                      - (lo guarda un po' di traverso).

Nora                         - In ogni modo i signori Taddei, Andrea Sa­nesi... (A Taddei) La signorina Filippi...

Taddei                      - Fortunatissimo.

Nora                         - L'unico che non ha mai bisogno d'esser pre­sentato è Becci.

Sanesi                       - E chi non lo conosce Renzo Becci? Tutti lo conoscono: dai ragazzi... alle « stelle ».

Rosanna                   - Anche i ragazzi?

Taddei                      - Renzo è proprietario della « casa del gio­cattolo ». Siamo vicini di negozio.

Rosanna                   - Ma è anche critico teatrale?

Sanesi                       - Dopo cena. E' veramente un benemerito del teatro, lui: ci va quasi ogni sera.

Becci                        - Persino quando si danno le tue commedie.

Rosanna                   - Però non paga?

Sanesi                       - Anzi! Lo pagano. Altrimenti che gusto po­trebbe provare a stroncare i lavori che ascolta?

Raffaella                  - (a Nora, con la quale si è appartata verso destra mentre gli altri fanno gruppo a sinistra) Quando gli ho detto che venivo da te, era presente anche Becci che si è offerto di accompagnarmi con la macchina. Arrivati giù, son voluti salire a salutarti, E così li abbiamo fra i piedi tutti e due! Ma... « lui » è già qui?

Nora                         - C'è stato. E fra poco tornerà.

Raffaella                  - (al marito) Serafino, se devi andare al negozio... E anche voi, Becci.

Becci                        - Grazie. Ma è ancora presto...

Taddei                      - Oggi vogliamo concederci un po' di va­canza anche noi.

Raffaella                  - Ma non c'è nemmeno tuo padre!

Taddei                      - Brava! E' proprio perché il papà è assente che mi è consentito bighellonare un po'. Del resto, ho telefonato al negozio che sarei venuto qui. Se hanno bisogno di me, sanno dove trovarmi.

Raffaella                  - (seccatissima, sottovoce a Nora) Quello è capace di non muoversi per tutto il pomeriggio. Bi­sogna inventare qualcosa. E subito.

Nora                         - Vieni. Andiamo di là. (A Sanesi e Rosanna) Voi due non fate complimenti: Taddei e Becci possono anche rimaner soli. (A Taddei e Becci) Soltanto per qualche minuto. Accomodatevi. (Esce dal fondo con Raffaella).

Taddei                      - O dove vanno?

Sanesi                       - (sedendosi per primo) Probabilmente a far visita ad uno specchio. (A Becci, che si è pure seduto avendo cura di non guastarsi la piega dei pantaloni) Com'è la novità che hanno dato ieri? sera al « Poli­teama »?

Becci                        - Non hai letto la mia critica?

Sanesi                       - Ti ho chiesto com'è e non tutto il male che ne hai scritto.

Becci                        - Io scrivo sempre quello che penso.

Sanesi                       - Be', ora non pensare e dimmi com'è.

Becci                        - Così, così... Un buon dialogo.

Sanesi                       - Molta gente?

Becci                        - Macché! Milletrecentottanta.

Taddei                      - (sedutosi a sua volta) Persone?

Becci                        - Lire, caro Serafino: incasso lordo. Ho ac­compagnato a cena il mio amico Armando dopo lo spet­tacolo. Era furibondo. (A Sanesi) E non ti parlo poi di Anna!... Francamente non si può dar loro torto. Due attori tra i più quotati... milletrecentottanta... con una novità!...

Taddei                      - Ma era proprio una novità? Sì, dico, era veramente qualche cosa di nuovo? Perché a me sembra che a teatro non si faccia che rifriggere i soliti motivi triti e ritriti.

Becci                        - Bada, Serafino, che c'è qui un commedio­grafo.

Sanesi                       - Anzi! E' prezioso per un autore conoscere i gusti del pubblico.

Taddei                      - In ogni modo io parlo così... in linea gene­rale. Non pretendo di essere un competente. Dico sol­tanto che, a mio avviso, si dovrebbe offrire agli spet­tatori qualcosa di non troppo abusato...

Rosanna                   - (che è rimasta in piedi) Il signor Taddei ha ragione. Il teatro è sempre uguale. Il cinema in­vece...

Sanesi                       - ...Ha ben altre possibilità. Prende i suoi soggetti dal teatro.

Taddei                      - Soprattutto si dovrebbe portare in scena qualcosa - come posso dire?... di meno sporco, ecco!, qualcosa di diverso dal solito nauseante adulterio.

Becci                        - Caro Andrea, questa volta sei proprio chia­mato in causa.

Taddei                      - Ah, perché... anche voi?...

Sanesi                       - (allargando le braccia) Il pubblico si di­verte alle disavventure coniugali dei mariti. Notate bene: soltanto a quelle dei mariti. Le mogli tradite non fanno ridere. Tutt'al più, fanno ridere le altre mogli, quelle che credono di non esserlo.

Taddei                      - (accalorandosi) Il pubblico, caro signore, è composto in massima parte di mariti e di mogli e non è possibile che gli faccia piacere sentir dire che tutte le mogli sono infedeli e tutti i mariti...

Sanesi                       - No, non tutti. Soltanto i mariti di quelle mogli.

Taddei                      - Quelli delle commedie quasi tutti. Eppoi dicono che il teatro deve rispecchiare la vita. Bel modo di rispecchiarla. Ecco, scusate: voi siete sposato?

Sanesi                       - Spesso.

Taddei                      - (che non ha capito) Comunque, la vita co­niugale è tutt'altra cosa di quella che appare sui palco­scenici e le mogli che non ingannano i mariti sono molte, ma molte di più di quanto non possiate credere.

Raffaella                  - (rientra a tempo dal fondo per udire le ultime parole del marito).

Taddei                      - Leila, che è successo? Non ti senti mica male?

Raffaella                  - Ma no. Sto benissimo. (Ironica) Prosegui, prosegui....

Taddei                      - Ah, ho finito.

Raffaella                  - Peccato! Parlavi così bene!

Sanesi                       - (a Becci, che sta guardando Raffaella) Tu che ne pensi? Ah, già, tu quello che pensi lo scrivi.

 Becci                       - Indubbiamente il teatro si ripete molto.

Rosanna                   - La verità ve la dico io. Il teatro è finito. Il domani appartiene al cinema...

Sanesi                       - (alzandosi) ... e alla grande stella Rosanna Filippi. Farò tesoro dei vostri consigli, signor Taddei. D'ora innanzi l'adulterio verrà spietatamente bandito dalle mie commedie.

Becci                        - Mi piacerà vedere che cosa ci rimane.

Sanesi                       - (a Nora che rientra dal fondo) Cara con­tessa, credo di non avere più bisogno del vostro aiuto.

Nora                         - La signorina Filippi ha fretta. Siate gentile una volta tanto: accompagnatela. (Alla ragazza con un'occhiataccia) Vero che hai fretta, Rosanna?

Rosanna                   - Sì, sì. Andiamo, Sanesi.

Sanesi                       - Un momentino. Il signor Taddei mi ha detto ciò che non debbo scrivere, ma deve ancora dirmi ciò che invece debbo...

Nora                         - Ma scrivete quello che vi pare.

Raffaella                  - Presentate due coniugi che si amano follemente.

Taddei                      - Ma no, non follemente; che si amano, come devono amarsi due coniugi. Soprattutto che si rispet­tano.

Sanesi ^                    - Ho capito: un'opera di fantasia. A buon conto farò succedere la vicenda al Polo, ove la coppia possa vivere in perfetta solitudine. Non si sa mai... (A Nora) Sono dolente, contessa, ma debbo andare perché la signorina Filippi ha proprio urgenza che l'accom­pagni. (A Raffaella) Signora, veramente lieto di avervi riveduta. (A Taddei) Grazie, signor Taddei. «Fedeltà sul pack ». Può andare?

Taddei                      - Eh?

Sanesi                       - Il titolo... il titolo del lavoro che mi avete suggerito. Non vi piace?

Taddei                      - (impermalito) Uhm, per me...

Rosanna                   - (che ha salutato tutti) Andiamo, Sanesi, andiamo.

Sanesi                       - Ma sì, cara. (A Becci) Ciao, stroncatore. (Esce dal fondo insieme a Rosanna).

Taddei                      - (a Becci) Ma tu gli sei molto amico?

Becci                        - (che si è alzato) Lo conosco da tanto tempo.

Taddei                      - Ma io l'ho veduto oggi per la prima volta. E francamente, tutta quella confidenza!... Il pack!... Ma che c'entra il pack?

Raffaella                  - E che c'entra che tu, avendolo giusto appena conosciuto, ti metta a fargli il mentore?

Nora                         - Tuo marito scherzava...

Taddei                      - (alzandosi) No, contessa. Io ho voluto sol­tanto...

Raffaella                  - E insiste! Ma che cosa t'importa di quello che scrive il signor Sanesi? Nessuno ti obbliga ad andare ad ascoltare le sue commedie. (Tirandogli di tasca un giornaletto) Occupi così bene le tue serate con questi!

Taddei                      - Ci siamo! Mia moglie non ammette che mi dedichi a risolvere qualche cruciverba.

Raffaella                  - Non a risolvere, caro: a tentare di ri­solvere...

Nora                         - Raffaella è semplicemente gelosa: quei giuo­chi le rubano un po' della vostra compagnia.

Raffaella                  - Appunto. Avremmo tante dolci cose da dirci!...

Giulia                       - (giovane cameriera, comparendo sulla porta di fondo) Il signor Taddei è desiderato al telefono.

Taddei                      - Io? E chi può essere? Ah, è dal negozio... (Alla moglie) Che sia tornato papà?

Raffaella                  - Ma che vuoi che sappia? Più semplice che andare a sentire...

Taddei                      - Già. Con permesso... (Via dal fondo in­sieme a Giulia).

Nora                         - (ha l'aria preoccupata. Va presso la porta di fondo, risale, prende la scatola delle sigarette, offre a Raffaella) Sigaretta?

Raffaella                  - (che ha tratto dalla borsetta lo specchio e vi si sta guardando) Grazie. Dopo.

Nora                         - (a Becci) E voi?

Becci                        - Sapete bene che da voi io son sempre pronto ad accettare... tutto ed anche il resto.

Nora                         - Che discorsone per una semplice sigaretta! (Ne prende una anche per sé).

Becci                        - (accendendogliela) Il fuoco, però, ve lo do io. (A Raffaella che continua a specchiarsi e ad inci­priarsi) Molto, molto bene. Se non credete a lui, potete credere a me.

Raffaella                  - Vi sembra?

Taddei                      - (rientrando dal fondo, fuori di se) Leila! Leila! Sì, brava! E' proprio il momento di pensare ad incipriarsi.

Raffaella                  - Che succede?

Taddei                      - E' scoppiato un incendio nel magazzino centrale. Ecco quello che succede. E non c'è nemmeno papà.

Nora                         - Calmatevi, Taddei. Si tratterà d'un principio di incendio.

Raffaella                  - Ma certo. Non è il caso di dare in escandescenze.

Taddei                      - (andando qua e là, al colmo della confusione) Questa ci mancava! Pare impossibile, ma non mi posso assentare un momento senza che succeda qualche disastro.

Raffaella                  - Ma quale disastro? Vai a vedere prima di disperarti così.

Taddei                      - Sì, sì, bisogna che corra... (A Becci) Mi accompagni?

Becci                        - Diamine. C'è giù la macchina: facciamo in un momento.

Raffaella                  - Siate prudenti. Non andate a rotta di collo. Minuto più, minuto meno...

Taddei                      - Andiamo, andiamo. Scusate, contessa...

Nora                         - Vedrete che si tratta di cosa da poco,

Raffaella ;                - Uni po' di calma, benedetto uomo!

Taddei                      - Sicuro, la calma... la calma! C'è da sentirlo papà quando torna! (Via in fretta dal fondo).

Becci                        - (apprestandosi al baciamano) Contessa...

Nora                         - Andate, andate...

Becci                        - A fra poco. (Esce dal fondo).

Raffaella                  - (gridando di sulla porta di fondo) Fate piano, per carità, piano! (Risalendo, pazza di gioia) Ah! Avrei voglia di abbracciarmi. Grande, sono stata, grande!

Nora                         - Una grande canaglia. Pover'uomo! Mi ha fatto pena vederlo così agitato.

Raffaella ----------- - Bisognava pure che trovassi un espediente efficace, altrimenti chi lo portava via di qui? Grande io e grande Amleto! Ho voglia di abbracciare anche lui.

 Nora                        - Perché è andato a telefonare? Li dispensi per poco i tuoi abbracci.

Raffaella                  - Parlami di lui, Nora. Dimmi che mi ama sempre...

Nora                         - Amleto?

Raffaella                  - Ma no! Antipatica!... Ma perché non mi ha aspettata? Il regista avrebbe anche potuto mandarlo al diavolo.

Nora                         - Eh, no... D'Alba non è uno spettatore.

Raffaella                  - Sono quasi nove anni capisci? nove anni che non vedo il mio tesoro! Oh, tu non puoi imma-ginare quanto ci siamo amati. Avremmo potuto essere così felici! E invece... i miei non vollero saperne... non lo giudicavano degno di me... Perché, poi? Perché al­lora era soltanto un modesto attore di rivista. Domando se questa doveva essere una ragione sufficiente per cac­ciarlo via come un cane?!

Nora                         - Sai, trattandosi di un attore...

Raffaella                  - Non scherzare. Si doveva almeno tener conto che era agli inizi della carriera, che aveva dinanzi a se tutta la vita... Vedi bene che, poi, di strada ne ha fatta... e quanta! e con quale rapidità! Ed io che non ho potuto essere al suo fianco, partecipare alle sue lotte, confortarlo col mio amore nei momenti di amarezza.. Mi chiederai: ma perché hai consentito a sposare quell'altro?

Nora                         - Raffaella, io non ti chiedo niente...

Raffaella                  - Non lo so nemmeno io. Ero così sola, così triste... Serafino si mostrò molto gentile. Credetti di poter dimenticare...

Nora                         - (sorridendo) E, in parte, vi sei riuscita...

Raffaella                  - (offesa) Io?!

Nora                         - Hai dimenticato, per esempio, che tutte codeste belle cose me le hai raccontate tante volte...

Raffaella                  - Ti annoio, lo so. Scusami.

Nora                         - No, cara: non mi annoi. Soltanto, mi metti nella condizione di doverti rispondere ancora come ti ho risposto ogni volta.

Raffaella                  - E cioè?

Nora                         - Il mestiere di « uomo del sogno » è molto fa­cile, anche se non c'è di mezzo l'oceano. E' quello dì marito che è spinoso.

Raffaella                  - (senza ascoltarla, tirando nuovamente fuori dalla borsa lo specchio) Dio, come sono pallida! E il cuore... Senti come batte. Ah, questa attesa! (Dopo un breve silenzio) Ti prego, Nora, di' qualcosa: ho bi­sogno di udirti parlare per convincermi che non sto] morendo... di struggimento.

Nora                         - Ti stavo dicendo che i mariti ed il tuo in particolare...

Raffaella                  - (seccata) Oooooh!

Nora                         - Sei viva, sei viva!.. Però con tuo marito lo sei un po' troppo: non fai che maltrattarlo. E, per di più, in presenza di terzi.

Raffaella                  - (ritoccando ancora il proprio trucco) Ta sei come di casa...

Nora                         - E Becci?

Raffaella                  - E' il suo migliore amico, l'unico anzi..

Nora                         - ... E ti fa regolarmente la corte. E ogni tuo sgarbo verso tuo marito è interpretato da lui come un incoraggiamento ad avanzare di un altro passo.

Raffaella                  - Lo conosci male, cara. Becci è soltanto un teorico dell'amore. Più o meno fa la corte a tutte le donne che avvicina, nel teatro e fuori; si dà grandi arie di fatalone, è convinto che tutte quante siano innamo­rate di lui... E così vive felice e si conserva in buona «alate. (Andando a guardare fuori dalla finestra) Ma quando arriva? (Si bussa alla porta di fondo. Premen­dosi il cuore) Oh, Dio!

Giulia                       - (comparendo, tutta elettrizzata)Signora con­tessa, c'è Maurizio... Maurizio D'Alba!

Nora                         - Be'! Che significa questa confidenza?

Giulia                       - D'Alba, signora contessa, quello del cine­matografo...

Nora                         - Sta bene. Ho capito. Fai entrare il signor D'Alba.

Giulia                       - Subito. (Via).

Nora                         - (o Raffaella che, emozionatissima, si è lasciata ca­dere su una sedia) Su, su... Con disinvoltura. (Si avvia).

Raffaella                  - No, ti prego, non andartene.

Nora                         - Ah, questo poi! Tornerò dopo, a esplosione av­venuta. (Esce a sinistra).

Giulia                       - (introduce D'Alba dal fondo, fissandolo incan­tata, e se ne va soltanto perché questi la invita cortese­mente ad andarsene).

Raffaella                  - (che si è alzata) Stefano! (Gli si pre­cipita incontro e lo abbraccia piagnucolando) Oh, tesoro mio.,.

D'Alba                      - (tranquillissimo) Andiamo... Non son venuto per vederti piangere.

Raffaella                  - Mi vuoi ancora bene, Stefano?

D'Alba                      - Che domande! Be', come va, come va?

Raffaella                  - Ho tanto temuto che tu mi avessi dimenti­cata! E quanto... quanto ti ho pensato! Avrebbero potuto trascorrere, non già nove, ma mille anni ed il mio amore sarebbe rimasto lo stesso.

D'Alba                      - E' molto meglio che ne siano trascorsi nove soltanto. Ci ritroviamo ancora giovani, pieni di vita, in buona salute.

Raffaella                  - (sedendosi su un divano e facendovi sedere anche il giovanotto) Vieni qui, siediti vicino a me, tanto vicino! Ne abbiamo ben diritto dopo tanta lonta­nanza! Dimmi, tesoro, dimmi subito che non mi rim­proveri di essermi sposata?

D'Alba                      - E perché dovrei rimproverarti? Capisco...

Raffaella                  - Io non, volevo, sai?, non volevo, te Io giuro! Furono i miei... Insisterono tanto... Credettero di farmi felice...

D'Alba                      - Fecero benissimo. (Riprendendosi) ...Dal loro punto di vista, naturalmente. Ma non parliamo di queste cose. Lascia invece che ti guardi. Sei sempre molto carina.

Raffaella                  - Sono vecchia, ormai. Nove anni sono molti quando si trascorrono nella più desolata tristezza. Oh, tu non puoi capire! La tua vita è stata ben altra; l'arte, la gloria, una infinità di belle donne... Ah, Ste­fano! Se penso a quante donne devi avere amato!

D'Alba                      - Non pensarci, cara. Pensa a tutte le altre. Ti assicuro che sono molte di più.

Raffaella                  - Se almeno nessuna tu ne avessi amata come me...

D'Alba                      - Questo te lo posso giurare!

Raffaella                  - Grazie, amore. (Ispirata) « Come allora... mai più! ».

D'Alba                      - Già... E' il titolo d'un mio film.

 Raffaella                 - Oh, lo so bene. Vuoi che non. lo sappia? Dodici volte l'ho veduto e la dodicesima ho pianto come la prima.

D'Alba                      - Ha avuto un buon successo dappertutto.

Raffaella                  - Però... il significato, il valore che ha per noi!... La storia di quel bel sogno infranto è così vicina a quella del nostro povero amore! E tu l'hai ben sentito. Mai sei stato così appassionato, così profondamente vero come in quel film. Povero tesoro, come devi aver sofferto rivivendo la nostra dolorosa vicenda!

D'Alba                      - (con un sospiro) Eh... (Subito) Ma... la con­tessa?

Raffaella                  - E' di là. Ha pensato bene di lasciarci soli...

D'Alba                      - (alzandosi) Molto gentile, ma non possiamo permettere...

Raffaella                  - Ma sì. Aspetta.

D'Alba                      - E' nostro dovere. Siamo in casa sua... (Va alla porta di sinistra e la apre) Contessa...

Nora                         - (entrando) Eccomi. Posso offrirvi una tazza di tè?

D'Alba                      - (rifiutando) Grazie.

Raffaella                  - Non importa, Nora.

Nora                         - Non perdiamo tempo in complimenti. Sai bene che, da un momento all'altro...

Raffaella                  - Pensi che possano essere già di ritorno?

Nora                         - Sono andati in macchina...

Raffaella                  - (a D'Alba) Mio marito ed un suo amico. Erano venuti anche loro. \

D'Alba                      - Qui? Bell'affare!

Raffaella                  - Ma ho saputo allontanarli. L'amore aguzza l'ingegno.

Nora                         - E incendia i magazzini centrali... (Si bussa alla porta di fondo).

Raffaella                  - Ah! Di già?

D'Alba                      - (leggermente turbato) Tuo marito?

Nora                         - (accennando loro di restar calmi) Avanti.

Amleto                     - (entrando dal fondo) Volevo avvertire la signora contessa che sono tornato.

Raffaella                  - Grazie, Amleto. Tutto è andato a me­raviglia.

Amleto                     - Sempre ai vostri ordini, signora.

Nora                         - Vai pure.

Amleto                     - Volevo anche avvertire la signora contessa che è tornato pure il signor Sanesi.

Nora                         - E, naturalmente, ha urgenza di parlarmi?...

Amleto                     - Appunto. Dice che deve dare alla signora contessa una notizia importantissima.

Nora                         - Ascolta, Amleto. Fra qualche minuto suonerò e tu farai entrare il signor Sanesi. Subito dopo andrai in quella stanza (accenna a sinistra) ed accompagnerai il signore che uscirà da quella parte.

Amleto                     - Bene, signora contessa. (Via dal fondo).

Raffaella                  - Come? Vuoi che Stefano vada via di già?

Nora                         - E' necessario. Sanesi è uri tremendo ficcanaso. Se non lo ricevessi subito sarebbe capace di piantarsi in anticamera e di rimanere di guardia anche fino alla mez­zanotte. D'altronde, fra non molto saranno di ritorno anche gli altri due... (A D’Alba) Non si può fare altri­menti.

D'Alba                      - Diamine, contessa.

Raffaella                  - E allora, Stefano? Domani?

D'Alba                      - Domani?

Raffaella                  - Ma sì, ci vediamo di nuovo! Abbiamo ancora tante cose da dirci! Anzi, tutte! Non ci siamo detti niente. Alla stessa ora qui. Se vuoi, anche prima: verso le tre?

D'Alba                      - Sentiamo almeno il parere della padrona di casa...

Nora                         - (fissando d'Alba) Purché il medico si faccia onore...

Raffaella                  - Quale medico?

D'Alba                      - Niente… E' una parte che mi è stata affidata e che debbo studiare.

Raffaella                  - Ma tu non hai bisogno di studio. Sei tanto bravo!

D'Alba                      - Speriamo. A domani.

Raffaella                  - A domani, tesoro. (Lo abbraccia) Conterò i secondi.

D'Alba                      - Contessa.

Nora                         - (accompagnandolo alla porta di sinistra) Di qua... (Sottovoce) Che ve ne sembra, « dottore »? E' piut­tosto grave, no?

D'Alba                      - Preoccupante. (Via).

Raffaella                  - Ah! Che sogno, che sogno! Ho voglia di abbracciarti.

Nora                         - (che ha suonato il campanello) Anche me?

Amleto                     - (introduce dal fondo Sanesi e si ritira).

Sanesi                       - Contessa... Cara signora... (A Nora, mentre si guarda attorno come cercando qualcuno) Ho assolto il mio compito con fedeltà e disonore: la signorina Ro­sanna è rientrata sana e salva in seno alla propria fa­miglia.

Nora                         - Siete tornato per dirmi questo?

Sanesi                       - Conoscendo il vostro affetto, la vostra pro­fonda tenerezza per quella fanciulla...

Nora                         - Ma che avete da guardarvi attorno? Che cer­cate?

Sanesi                       - Mio Dio... Il signor Taddei, Becci...

Raffaella                  - (che si è seduta) Sono dovuti uscire...

Nora                         - Lavorano, loro!

Sanesi                       - E io, contessa? Osservo, ascolto, cerco... Il mio lavoro è questo. Un autore di teatro ha il dovere di studiare la vita.

Raffaella                  - E di essere molto assiduo presso le si­gnore...

Sanesi                       - (che le si è seduto accanto) ...per imparare a conoscere gli uomini. Esatto. Ah, non è un mestiere facile, vi assicuro. Specialmente oggi, con la fretta che hanno tutti, l'osservazione del prossimo è diventata pres­soché impossibile. Per buona fortuna esiste ancora qual­che oasi di dolce riposo, come questa...

Taddei                      - (irrompendo dal fondo, irritatissimo, seguito da Becci) Non era vero, non era vero niente! (Vede Sa­nesi, si insospettisce) Ah!

Becci                        - Uno stupidissimo scherzo!

Taddei                      - O qualche cosa di peggio. Un espediente da palcoscenico, sembra! Si fa così, vero, signor Sanesi, quando si vuole allontanare un personaggio che dà noia?

Sanesi                       - Così... come? Non so a che vogliate alludere, signor Taddei.

Raffaella                  - Ma a niente...

Nora                         - Tutto sommato è meglio che sia stato uno scherzo, no?

 Taddei                     - Non lo so, contessa, non lo so. Andiamo, Leila: è tardi.

Nora                         - Un momento. Prendete almeno una tazza di tè.

Taddei                      - Grazie, ma... non mi è possibile. Ho appena il tempo di riaccompagnare Raffaella. Debbo tornare al negozio.

Raffaella                  - Io so andare a casa anche da sola.

Taddei                      - Ti prego... (A Becci) Tu, piuttosto, non fare complimenti...

Becci                        - No, no: vengo anch'io. Torneremo dalla con­tessa un altro giorno.

Taddei                      - Con più comodo, sicuro. (Lanciando un'oc­chiata di traverso a Sanesi) Nella speranza di non ricevete qualche altra telefonata «teatrale»!...

Sanesi                       - Teatrale?

Raffaella                  - (che si è alzata) Andiamo, andiamo. Non hai detto di aver fretta? (A Sanesi, porgendogli la mano) Buona sera, Sanesi.

Sanesi                       - Molto lieto di avervi riveduta, signora. Signor Taddei...

Taddei                      - (sostenuto) Buona sera. (Esce dal fondo, dietro a Raffaella e Nora).

Sanesi                       - (a Becci) Ma che cos'ha?

Becci                        - Scusa, ti prendi certe confidenze...

Sanesi                       - Io?

Becci                        - N0, io... Sono stato io a telefonare che il negozio andava a fuoco.

Sanesi                       - Ah, hanno telefonato?...

Becci                        - Già. «Hanno» . (Con un sorrisetto ironico) Ciao, caro.

Sanesi                       - Addio, bello.

Becci                        - (esce dal fondo).

Sanesi                       - (trae di tasca un taccuino e lapis e prende qualche appunto) Telefono... Incendio che non esiste... Marito che corre... L'altro che arriva...

Nora                         - (rientrando) Ma che cosa scrivete? Che cosa sapete? Che cosa volete?

Sanesi                       - Ho scritto tutto. So quanto mi basta. Non voglio niente. Vi ho fatto dire da Amleto che dovevo darvi una notizia importantissima...

Nora                         - La conosciamo. Avete riaccompagnato a casa Rosanna, sana e salva.

Sanesi                       - (accennando di no col dito) Bugia. La verità è tutto l'opposto.

Nora                         - Eh?!...

Sanesi                       - La signorina Filippi non ha voluto saperne di andare a casa. Ha preferito sedersi al piccolo caffè che è qui di fronte al vostro villino.

Nora                         - E, naturalmente, vi ci siete seduto anche voi?!

Sanesi                       - Che osservatorio, contessa, quel caffè! Taddei e Becci che escono di corsa, saltano in auto e se ne vanno come il vento. D'Alba che arriva di lì a poco. Amleto che, qualche minuto dopo, rincasa. Mistero? An­cora e sempre mistero ? (No, tutto è chiarissimo: un ne­gozio che finge di bruciare, il corpo dei vigili del fuoco... cioè i vigili del fuoco del corpo che corrono là, l'in­cendio che ne approfitta e scoppia invece qui... Meravi­glioso! Perfetto! Grazie, o mia Ninfa Egeria. L'abbozzo del primo atto è a posto. I miei rispetti...

Nora                         - (trattenendolo) Ah, no, caro! Ci sarò anch'io in quel primo atto e voglio sapere che razza di parte mi farete fare. Sedetevi, sedetevi. E niente mezzi termini: carte in tavola.

Sanesi                       - Sul serio? Siete disposta a parlare, a dirmi tutto? (Baciandole la mano) Cara! (Mentre le siede vi­cino) Con esattezza, mi raccomando. E, possibilmente, anche il dialogo, almeno qualche battuta. (Apprestandosi ascrivere) Avanti, avanti: potete cominciare. Vi ascolto. (Scrìvendo) «Atto primo, scena prima... ».

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Sala terrena in casa dei signori Taddei. Una porta a tetro e una a sinistra in primo piano; da questa parte, in secondo piano, il principio di una scala. In fondo una ampia porta-finestra dalla quale si va in giardino. Appa­recchio telefonico. Un apparecchio radio verso il fondo a destro. Molta eleganza. L'invetriata di fondo è spalan­cali; le persiane sono invece accostate. Quando vengono aperte si vede una parte del giardino immersa nel sole. Pomeriggio.

Taddei                      - (seduto dinanzi ad un piccolo tavolo, situato a sinistra, su cui è posato un vassoio con due tazzine e k zuccheriera. La mano, armata di lapis e di gomma, è seriamente impegnato nella risoluzione di un cruciverba. Pensa, balbetta qualche parola, scrive, cancella, torna a pensare...).

Raffaella                  - (seduta lontano da luì, di tanto in tanto lo guarda e subito volge altrove la testa denotando un senso di fastidio in fase di rapido sviluppo).

Taddei                      - «La sposa di Egeo»... di quattro lettere... Egeo è un mare: sarà «nave»... Ma no. Comincia per te... Che sia Egea? Egeo lui, Egea lei... (Scrive, poi) Niente. Non va. (Cancella) Leila, chi era la sposa d'Egeo?

Raffaella                  - (alzandosi) Una moglie fortunata. Il ma­rito le avrà servito, non foss'altro, per farci le bagna­ture.

Taddei                      - Dio mio, ma come sei pungente! Qualunque cosa ti dica, mi rispondi di traverso.

Raffaella                  - Dovrebbe farti piacere: ami tanto le pa­role incrociate!

Taddei                      - Ecco! Ma che faccio di male dedicando qualche ritaglio di tempo...

Raffaella                  - Tutto quello che trascorri in casa.

Taddei                      - Il solo che abbia disponibile. Sai bene che, quando non sono qui, ho ben altro da fare...

Raffaella                  - Già... il lavoro! Come se non lo sapesse tutta la città che è soltanto tuo padre ad occuparsi dell'azienda.

Taddei                      - La città è male informata. Io lavoro moltis­simo. E sono contento di lavorare. E, se ti occupassi un poco, saresti contenta anche tu. Ricordi il proverbio? «11 lavoro nobilita ».

Raffaella                  - Nobilita l'uomo. Io sono donna. (Si siede).

Taddei                      - (ridendo troppo) Carina questa!... Brava la mia Lellina! Mi piaci tanto quando scherzi così. (Riprendendo in esame il cruciverba) «La sposa di Egeo »...

Raffaella                  - (balza nuovamente in piedi, nervosissima) Ah!...

 Taddei                     - Ma no, no... Smetto. Conversiamo. (Intasca il fascicolo, il lapis e la gomma) Io non chiedo di meglio che tenerti compagnia.

Raffaella                  - (accostandoglisi, gentile) Serafino, ripren­diamo con calma il discorso di poco fa...

Taddei                      - No, Leila, quello no!...

Raffaella                  - Ma sì! E' doveroso che oggi io vada da Nora. Ieri, lei è stata qui tutto il pomeriggio. Oggi spetta a me restituirle la visita.

Taddei                      - Fra amiche non deve sussistere etichetta. Con la contessa poi... E' così alla buona!

Raffaella                  - Ma non ti rendi conto che questa tua ostinazione è ridicola? Sicuro! Ridicola nei tuoi ri­guardi e offensiva nei miei.

Taddei                      - Ma no, Leila. Allora non mi hai capito? La stima che ho di te... Oh, ma che mi fai dire? Non mi piace nemmeno dì metterla in discussione. E' lui, quell'individuo, che non stimo e che ho ragione di non stimare.

Raffaella                  - Perché ieri l'altro ti ha telefonato che un magazzino bruciava!... Ma come puoi sostenere che sia stato il signor Sanesi a telefonarti, come?

Taddei                      - E chi dovrebbe essere stato? Qualcuno dei miei commessi?

Raffaella                  - Ma no!... Un tizio qualsiasi, il solito pappagallo telefonico che si diverte a infastidire il pros­simo.

Taddei                      - Il pappagallo d'ieri l'altro si chiama Sa­nesi. Ne sono certo.

Raffaella                  - Allora... se ne sei certo...

Carla                         - (cameriera, tipo di zitellona non ancora disposta a disarmare; compare sulla porta di sinistra e, non ve­duta, poiché Raffaella le volge le spalle e la nasconde a Taddei, rimane in ascolto).

Taddei                      - Mi par di vederlo: appena uscito da casa della contessa è corso ad un telefono e... Del resto, un simile strattagemma, da parte di un individuo abituato a mettere in berlina i sentimenti più sacri, è così na­turale!

Raffaella                  - Ma che c'entra l'incendio coi sentimenti sacri?

Taddei                      - C'entra! Quel messere ha trovato qualcuno che ha avuto il coraggio di bollare a dovere le sue sconce teorie; e allora... ha voluto vendicarsi.

Raffaella                  - Telefonando che il negozio bruciava?...

Taddei                      - ... in modo da allontanarmi e da potersi poi far trovare, al mio ritorno, a conversazione con mia moglie.

Raffaella                  - La grande vendetta! Sei ridicolo, ecco, ridicolo!

Taddei                      - No, cara. Lo sarei se egli oggi t'incontrasse di nuovo dalla contessa. Diventeresti anche tu, ai suoi occhi, una di quelle mogli che, a quanto pare, pullu­lano nelle sue commedie. Nessuno gli leverebbe di testa che la sua trovata ti è piaciuta, che sei tornata là nella speranza di rivederlo, per dargli in certo modo la tua approvazione, per schierarti dalla sua parte, contro dì me...

Raffaella                  - Fermati, fermati... per carità, altri­menti... (Vedendo Carla) Tu, che fai lì?

Carla                         - (un po' confusa) Volevo riprendere il vas­soio, signora.

Raffaella                  - Avanti! Prendilo e fila.

Taddei                      - Già, il caffè... Me l'ero dimenticato.

Carla                         - Se il signore vuole che glielo riscaldi?...

Taddei                      - No, no... Fa lo stesso. (Beve d'un sorso, poi) Porta via.

Carla                         - (prende il vassoio ed esce a sinistra).

Taddei                      - Come va che Renzo non si vede? (Guarda l'orologio) Ah, è ancora presto. (Alzandosi) Hai ca­pito, Lellina? Non è un capriccio il mio. Parlo anche... anzi: soprattutto, nel tuo interesse. Una signora che tiene ad esser rispettata...

Raffaella                  - Ascolta, Serafino. Io non posso, per ri­guardo alle tue cervellotiche fisime...

Taddei                      - Leila!

Raffaella                  - ...non posso mostrarmi scortese verso la mia migliore amica. Nora mi ha fatto telefonare che è indisposta...

Taddei                      - Non me l'avevi detto.

Raffaella                  - Te Io dico adesso. Ho il dovere di an­dare a farle visita e ci vado.

Taddei                      - Sta bene. Telefono al papà che non posso recarmi al negozio...

Raffaella                  - ...e mi accompagni, vero? Ma di' ad­dirittura a paparino che venga anche lui! (Si bussa alla porta di sinistra).

Carla                         - (comparendo) C'è la signora contessa.

Taddei                      - (con un'occhiata a Raffaella) La contessa?

Raffaella                  - (senza smarrirsi) Be', falla entrare. C'è bisogno di annunciarla?

Carla                         - (esce).

Taddei                      - Lelia... Ma... allora... mi hai mentito?

Raffaella                  - (a Nora che entra da sinistra, andandole in­contro) Cara, che bella sorpresa! (Abbracciandola, le parla all'orecchio) Di' subito che sei stata indisposta.

Taddei                      - Contessa...

Nora                         - Buona sera, Taddei. (A Raffaella) Hai ragione di meravigliarti. Mi sono sentita così male! Ma poi ho pensato che un po' d'aria mi avrebbe giovato e infatti...

Taddei                      - (umilmente, alla moglie che lo guarda con aria trionfante) Scusami... Vi siamo molto grati d'esser ve­nuta. (A Raffaella) Ora il rimanere in casa è per te un piacere.

Raffaella                  - (che si è seduta, imitata da Nora) Piano, caro. La nostra discussione... (All'amica) Perché abbiamo nuovamente discusso. Ma sì! E sempre sullo stesso argo­mento. Io non devo venire da te perché, se per caso capita Sanesi, invece di darmi la buona sera, mi si getta al collo e mi dà un bel bacio, così, di colpo, appena mi vede!

Taddei                      - Ma no. Io non ho detto questo...

Nora                         - (sorridendo) Ho capito, ho capito. Voi avete detto... quello che avevate detto anche ieri.

Raffaella                  - E tu credevi di esser riuscita a convin­cerlo? Credevi che bastasse l'avergli assicurato che Sa­nesi non pensa a me più di quanto io pensi a lui? Illu­sione, mia cara! Il signore crede alle tue parole esatta­mente come crede alle mie. In casa tua io non devo venire, non devo! E invece voglio venirci, oggi stesso, subito.

Nora                         - (calmissima) Ma... scusa: a far che?

Raffaella                  - Eh?

Nora                         - Non credo sia la mia casa ad interessarti. Vor­resti venirci per me, no? Ma dal momento ch'io sono qui...

Raffaella                  - (tornando ad alzarsi) Ma... non hai in­teso? Poco fa non parlava più di divieto di venire da te, intendeva proibirmi addirittura di uscire.

Taddei                      - Non proibirti, Leila: pregarti... pregarti di rimanere in casa anche quest'oggi. Come sai, il papà è tornato e in giornata è certo che ti telefona.

Raffaella                  - E tu digli che non telefoni!

Taddei                      - Perché mia moglie è uscita, «i capisce! Non fa che rimproverarmi perché sei sempre a zonzo!...

Raffaella                  - Ma io ho sposato te o papà?

Taddei                      - Ci vuole un po' di pazienza. Ormai lo conosci. Ha le sue idee, che, del resto, non sono affatto da condannarsi: quando il marito è al lavoro, non è male che la moglie stia in casa. La povera mamma...

Raffaella                  - ... Faceva così. Lo sappiamo. Ma, per an­dare a quel famoso lavoro, il marito si muove, prende un po' d'aria... Questo bisogno, se non questo diritto, l'avrà, credo, anche la moglie?

Taddei                      - Il babbo dice che il giardino è abbastanza grande...

Raffaella                  - ...e bello. Un vero Eden!

Taddei                      - Ti avevo pregata di far venire un giardi­niere...

Raffaella                  - Ecco. Perfettamente. Dirai a tuo padre che non si disturbi a telefonarmi perché sono andata in cerca di un giardiniere.

Taddei                      - Proprio oggi! Hai aspettato tanto...

Raffaella                  - Uffa! ... E c'è ancora chi esalta la pazienza di Giobbe!... (A Nora che ha acceso una sigaretta e fuma sorridendo) Tu, poi, non ti capisco. Te ne stai lì, tran­quilla, sorridente. Sembra quasi che ti diverta!

Nora                         - Sembra? Ma mi diverto moltissimo. E proprio per merito tuo.

Raffaella                  - Ah!...

Nora                         - Non hai alcuna necessità di uscire e ti mostri così ostinata da dare l'impressione che tu abbia almeno cinquanta appuntamenti. Sei spassosissima!

Becci                        - (entra da sinistra, seguito da Sanesi) Si può? Oh, anche la contessa... (A Taddei e Raffaella, accennando Sanesi) Io non ho colpa, eh? L'ho trovato qui fuori.

Sanesi                       - Passavo... quando vedo arrivare Becci con la sua potentissima carrettella. Mi dice che è diretto qui e, naturalmente, non so rinunciare al piacere di venire anch'io a salutare gli amici.

Raffaella                  - Molto gentile. (Suona il campanello).

Becci                        - (ha intanto baciato la mano alle signore).

Sanesi                       - (salutando Nora) Ma che insperata fortuna!

Nora                         - E per me?!...

Sanesi                       - Il signor Taddei sta bene?

Taddei                      - (letteralmente fuori di se) Bene! Grazie.

Raffaella                  - (a Carla che compare da sinistra) Il caffè.

Taddei                      - E' tardi, Leila, e Renzo mi ha detto stamani che dovevo tornare al negozio prima del solito. (A Becci) Vero?

Becci                        - Sì, ho qualcosa da fare... (A Raffaella, lan­guido) Segnerò a mio credito anche il caffè.

Taddei                      - Dopo, Leila, l'offrirai dopo alla contessa.

Raffaella                  - (dominandosi, a Carla) Vai pure.

Carla                         - (esita ad andarsene, osservando un po' tutti e particolarmente Sanesi).

Raffaella                  - Ti ho detto che puoi andare.

Carla                         - Sì, signora. (Esce).

Sanesi                       - (o Becci) Dunque, hai da fare? Gran fortuna essere il proprietario della « Casa del giocattolo » ; i bam­bini, come le signore, amano cambiare spesso gli uni i giocattoli...

Nora                         - ... e le altre?, diteci subito che cos'è che amano cambiare le altre, così poi non ci pensiamo più.

Sanesi                       - Cara contessa, ma io alludevo agli abiti...

Raffaella                  - Soltanto le signore assomigliano ai bam­bini? E i signori uomini?

Sanesi                       - (mentre le offre una sigaretta) Fanno di me­glio, signora: lo sono.

Taddei                      - Secondo quali uomini!

Sanesi                       - Su quelli del pianeta Marte non abbiamo ancora ragguagli precisi. (Offre anche a lui una sigaretta).

Taddei                      - Grazie. Non fumo. (A Becci) Vogliamo an­date?

Becci                        - Come vuoi, Serafino.

Sanesi                       - (offrendo anche a Becci, che rifiuta) Che mo­numento di compitezza! Sei tu che non puoi assoluta­mente trattenerti e tuttavia, se non fosse il signor Taddei a dirti: andiamo...

Taddei                      - (congedandosi) Ancora grazie di esser venuta, contessa.

Becci                        - (a Raffaella, con l'immancabile fervido bacia­mano) A stasera.

Sanesi                       - Caro signor Taddei...

Taddei                      - Ci saluteremo in istrada. C'è posto anche per lui sulla macchina..:

Becci                        - (che ha baciato di bel nuovo la mano anche a Nora) Sì, sì. Se devi andare nel centro...

Sanesi                       - Senti, caro: che tu strapazzi le mie com­medie con la tua penna, passi ; ma che tu pretenda anche di strapazzare me con la tua carrettella... Io non ho da fare, ne molto né poco, né in centro ne altrove. Perciò, se le signore permettono...

Taddei                      - (con grande impeto) La contessa e mia mo­glie!...

Raffaella                  - Serafino, possiamo rispondere anche da noi...

Nora                         - Non siamo in vena di conversare, Sanesi. (Por­gendogli la mano) Siete un buon amico e si può dirvi la verità.

Sanesi                       - (salutando Raffaella) E allora... non mi ri­mane che chiedervi scusa per il troppo breve disturbo.

Raffaella                  - Arrivederci, Sanesi.

Taddei                      - Leila, siamo dunque d'accordo, vero?

Raffaella                  - Noi due? E' un bel fatto!

Taddei                      - Ma sì, su quanto abbiamo detto poco fa...

Raffaella                  - D'accordissimo. Vivi tranquillo. Ciao.

Taddei                      - (stizzito anche perché quello sgarbo non è fug­gito a Sanesi, accennando a questi la porta) Prego... Prego, prego! (Esce a sinistra dietro a Sanesi ed a Becci).

Sanesi                       - (uscendo) Però sulla carrettella non ci vengo!

Raffaella                  - Oh! Ed ora vorrai spiegarmi...

Nora                         - No, cara. Son io che debbo chiedere a te dove andremo a finire se ti metti anche tu a complicare le cose. Capisco che una donna faccia il possibile per irri­tare il marito quando il lasciarlo in pace sarebbe per lei soltanto un dovere, ma che si diverta ad inasprirlo, quando avrebbe invece tutto da guadagnare a tenerselo buono!...

 Raffaella                 - Io ho bisogno di vedere Stefano! Ho pa­zientato tutto ieri, in omaggio alla cantonata presa dal mio signore, ma oggi voglio vederlo. Ieri l'altro ci siamo scambiati appena quattro parole. Ti sembra che possa bastarmi?

Nora                         - Pensa che se fosse ancora in America...

Raffaella                  - Ma niente affatto! Preferisco pensare che è qui e che non c'è ragione perché non dobbiamo ve­derci.

Nora                         - Oggi non puoi uscire. Deve telefonare papà. Papà ti vuole più casalinga,

Raffaella                  - Come sua moglie. Non giova che non abbia avuto la gioia di conoscerla: quella trova il modo di essermi suocera anche dall'altro mondo. Nora        - Pazienta ancora qualche giorno, Raffaella...

Raffaella                  - (senza ascoltarla, riflettendo) Se potessi farlo venir qui...

Nora                         -  D'Alba?!

Raffaella                  - Ma non posso... Sarebbe un rischio troppo grande.

Nora                         -  Ah, è soltanto per questo?...

Raffaella                  - Ho l'impressione che le mie donne, Carla specialmente, mi sorveglino.

Nora                         -  Benone!

Raffaella                  - Oh, nessuna meraviglia! Serafino, con­vinto com'è che Sanesi mi faccia la corte, è capacissimo di averle incaricate... (Va in fretta, sulle punte dei piedi, alla porta di sinistra e la spalanca) Che fai lì? Ascolti alla porta?

Carla                         - (comparendo molto imbarazzata) Oh, no, signora. Stavo per bussare...

Raffaella                  - E che volevi, sentiamo?

Carla                         - Volevo... volevo chiedere se devo servire il caffè alla signora contessa.

Nora                         -  No, no... Grazie.

Raffaella                  - Ascoltami bene, Carla. Se ti sorprendo ancora una volta in quell'atteggiamento, ti caccio fuori sui due piedi, m'intendi?, sui due piedi!, e a nulla ti varrà la protezione di chi ti ha incaricato di spiarmi.

Carla                         - Che dite mai, signora? Nessuno mi ha in­caricato.

Raffaella                  - Allora mi stavi spiando per tuo conto?

Carla                         - Ma no, signora. Non mi permetterei mai...

Raffaella                  - Ricorda quel che ti ho detto. Puoi an­dare.

Carla                         - Ma la signora deve persuadersi..

Raffaella                  - Vattene!

Carla                         - (esce a sinistra).

Raffaella                  - Hai capito? A questo punto! Ah, ma se il signor Taddei crede di essere più furbo di me!... Nora, ho un'idea!...

Nora                         -  Ahi, ahi!...

Raffaella                  - (andando verso il telefono) A quest'ora Stefano è certamente in albergo.

Nora                         -  Gli telefoni? Per dirgli?

Raffaella                  - Ascolta. Un'idea veramente geniale! (Co­mincia a comporre un numero, ma si arresta e depone il ricevitore) No. Di qui non è prudente. Ho l'impres­sione che quella sia ancora con l'orecchio appiccicato alla porta. Andiamo a telefonare di su. Vieni. (Esce scomparendo su per la scala).

Nora                         -  (seguendola, fra sé) In quale pasticcio mi son cacciata. (Via).

Sanesi                       - (apre la persiana di fondo ed entra, riacco­stando. Ha l'aria molto soddisfatta. Suona il campanello, si siede e prende un appunto sul taccuino che ha in mano. Scrivendo) « La contessa: In quale pasticcio mi son cacciata ».

Carla                         - (entrando da sinistra) Voi, signore? Ma volete farmi perdere il posto?!

Sanesi                       - Non corri alcun pericolo. La signora e la contessa sono salite al piano di sopra.

Carla                         - Se sapeste quello che mi è successo poco fa...

Sanesi                       - Vuoi che non lo sappia? Ero 11... A propo­sito: fai bene attenzione che il cancello del giardino resti sempre socchiuso com'è adesso. « Non impedir lo mio fatale andare »...

Carla                         - E se la signora si accorge che siete sempre in giardino?

Sanesi                       - Tutt'al più si accorgerà che vi sono quando se ne accorge, non che vi sono sempre.

Carla                         - Io non mi sento affatto tranquilla. E, al­meno, se sapessi per chi faccio tutto questo!

Sanesi                       - Per l'arte!

Carla                         - Uhm!... Ma voi come vi chiamate?...

Sanesi                       - Te l'ho detto fino da ieri come mi chiamo, quando ti ho affidato il nobile compito di tenermi al corrente di ciò che sarebbe accaduto qua dentro. Non ricordi? Mi chiamo Lohengrin. Sai chi era costui? Un signore che non voleva essere interrogato. (Canterel­lando) «Mai devi domandarmi - ne a palesar tentar­mi...». Su, su, non perdiamo tempo: le notizie del mezzogiorno?

Carla                         - Subito, sissignore. Però vorrei...

Sanesi                       - Ancora.

Carla                         - Vorrei che mi spiegaste... Ecco: capisco be­nissimo che possa farvi piacere quando vi dico che il signore e la signora non vanno d'accordo. La signora è molto carina e voi siete ancora benportante...

Sanesi                       - Obbligatissimo!

Carla                         - ... Ma che possiate dimostrarvi tanto soddi­sfatto anche quando vi racconto che la signora, telefo­nando ad un altro signore, lo chiama: « tesoro, amore mio, mio tutto!... ».

Sanesi                       - (dandole un biglietto di banca) Rinuncia a capire, cara. A te. (Fra sé, con un sospiro) Se il pubblico sapesse quello che costa mettere insieme una comme­dia!... (A Carla) Dimmi, dunque... (Vedendo giungere dalla scala Nora, che si è tolta il cappello, nasconde il taccuino e si alza) Oh, contessa... (A Carla) E allora non occorre avvertire... Grazie.

Carla                         - (esce a sinistra).

Nora                         -  Siete qui un'altra volta?

Sanesi                       - E' appena la seconda...

Nora                         -  Sanesi, sapete che vi sono sinceramente amica. Se anche potevate dubitarne, dopo la prova che vi ho offerto ieri l'altro raccontandovi quanto era avvenuto in casa mia...

Sanesi                       - (prendendole le mani) Non vi saprò mai esprimere tutta la mia gratitudine. Ho materia per un primo atto... Che atto, contessa! Ma... e gli altri due?

Nora                         -  Gli altri due .inventateli! Che razza di com­mediografo siete? La vicenda, nella realtà, ieri l'altro si è iniziata e ieri l'altro si è conclusa. La signora Taddei desiderava rivedere l'uomo che fu il suo primo amore  l'ha riveduto, ora è contenta, non ci pensa più e... E finitela di sorridere a quel modo!

Sanesi                       - E' il mio modo di sorridere, contessa.

Nora                         -  Non pretenderete che la mia amica tradisca suo marito per far piacere a voi?

Sanesi                       - A me? E quando mai vi ho detto di volere scrivere un'altra commedia imperniata sul solito trian­golo? Anzi!

Nora                         -  Insomma, la realtà non ha altri elementi da offrirvi. Anche se... il vostro servizio d'informazioni può avervi lasciato credere il contrario. E' molto facile frain­tendere quando si ascolta dietro le porte.

Sanesi                       - Scusate, ma... voi come potete saperlo?

Nora                         -  Restiamo buoni amici, Sanesi. Fino da ieri vi ho pregato di astenervi per qualche giorno dal venire a casa mia...

Sanesi                       - Ci son forse venuto oggi?

Nora                         -  Ma siete venuto addirittura qui!

Sanesi                       - Non è colpa mia se son diventato anch'io un personaggio della mia commedia. Io avrei voluto li­mitarmi ad annotare gli sviluppi della vicenda che sa­pete...

Nora                         -  E che si è già conclusa!

Sanesi                       - Me l'avete detto. Ma un'altra se n'è ini­ziata, contessa. Il signor Taddei ha cominciato a so­spettare di me, mi ha, come si suol dire, tirato in ballo, ha voluto che, da osservatore, diventassi perso­naggio attivo. E va bene! Non scriverò la commedia, sì, quella si è conclusa... ma la mia, almeno la mia, mi sarà permesso di scriverla.

Nora                         -  Sentite: che un autore tormenti il prossimo con i propri lavori dopo averli scritti, è doloroso ma normale; ma che debba tormentarlo anche per scri­verli! ...

Raffaella                  - (giunge dalla scala, allegra, canterellando. Si è cambiata d'abito. Vedendo Sanesi prova un certo disappunto).

Sanesi                       - Oh!... La primavera ha cambiato strada: non giunge più da fuori, ma dal piano di sopra.

Raffaella                  - (seria) Signor Sanesi...

Sanesi                       - No, signora, non occorre che vi disturbiate. Ha già provveduto la contessa. So perfettamente che debbo andarmene e non farmi più vedere fino a...

Nora                         -  Vi dirò io fino a quando.

Sanesi                       - ...Fino a stasera.

Raffaella                  - Stasera?

Sanesi                       - Eh, sì. Non posso ammettere che voi abbiate ancora delle noie... diciamo per colpa mia. E non posso nemmeno ammettere che un ingiusto sospetto continui a gravare sulle mie innocenti spalle. Questa sera stessa io verrò qui e dirò a vostro marito queste semplici, ma eloquenti parole: «Signor Taddei! Voi diffidate dì me perché mi ritenete responsabile di un allarme telefo­nico...

Nora                         -  Ma no. Andiamo, Sanesi. Non è il caso...

Raffaella                  - Perché no, scusa?

Nora                         -  Perché no! (A Sanesi) Non servirebbe a niente. Conosco bene Taddei: quando si messo in testa un'idea...

Sanesi                       - (declamando) Signor Taddei! Potrei avvalo­rare la dichiarazione della mia completa innocenza dan­dovi la più solenne delle parole di onore...

Nora                         -  Sì, bravo! Ci vuol altro!

Sanesi                       - ... Ma siccome ci vuol altro, vi do qualcosa di meglio d'una parola: vi do una prova

Nora                         -  Una prova? Che prova? Non vorrete incol­pare... un innocente!

Sanesi                       - Ma sono io innocente come un giglio!

Raffaella                  - Il signor Sanesi non incolperà nessuno. Ne sono certa.

Sanesi                       - Grazie, signora. (A Nora) Abbiate anche voi un po' di fiducia in me. Lasciatemi lavorare... (In­chinandosi) A più tardi. (Di sulla porta) Più tardi, ma non troppo... (Via a sinistra).

Raffaella                  - Perché volevi dissuaderlo? Non capisco.

Nora                         -  (nervoso, passeggiando per la stanza) Lo so io, cara, lo so io.

Raffaella                  - Se riesce a persuadere Serafino a ri­guadagnarne la stima, io sono a posto; potrò uscire come prima, venire da te...

Nora                         -  Ah, sì... semplicissimo! Ma come vuoi che faccia a persuaderlo?

Raffaella                  - A questo penserà lui. Mi ha l'aria di un uomo abile, che sa il fatto suo...

Nora                         -  Il fatto suo... Sa i fatti degli altri!

Raffaella                  - Che?

Nora                         -  Sanesi è al corrente di tutto quanto è avve-nuto ieri l'altro in casa mia. Non ti avevo detto niente per non crearti preoccupazioni, ma vedo bene che ora non posso più tacere. E' venuto da me mentre stayo parlando con D'Alba. Naturalmente non l'ho ricevuto subito. Ha subodorato qualcosa, qualcosa ha saputo da Rosanna. Era alla ricerca d'un soggetto per un nuovo lavoro. Tutto poteva servire: ha aperto gli occhi, ha allungato le orecchie... ed ora sta scrivendo una com­media a chiave.

Raffaella                  - A chiave?

Nora                         -  Ma sì, un lavoro tratto dal vero. Ci porterà in iscena tutti quanti: me, te, D'Alba, tuo marito... tutti!

Raffaella                  - Pezzo di mascalzone! Cosicché è in grado di dire a Serafino chi fu a telefonare? E lo dirà? E dirà... tutto?!

Nora                         -  Mah! Può anche darsi non dica niente... se ha interesse a non compromettere il naturale svolgi­mento della vicenda.

Sanesi                       - (ja capolino dal fondo e segue il dialogo com­mentando con qualche smorfia e sorridendo).

Raffaella                  - Ma ha detto che darà a Serafino una prova...

Nora                         -  Una? Ma glie ne darà cento, l'una più incon­sistente dell'altra, in cento momenti diversi. Quello che importa per lui è di avere cento pretesti per tornare qui. E' questo che volevo evitare. Dobbiamo già guar­darci da tuo marito, da Becci, dalla donna che ascolta dietro la porta...

Sanesi                       - (scompare in fretta).

Nora                         -  Se ci si mette fra i piedi anche Sanesi!... Ora poi, con la bella idea che hai avuto d'invitare qui D'Alba...

Raffaella                  - Vuoi che ti dica il mio pensiero? Me n'infischio! Me ne infischio di tutti! (Campanello del telefono. Emozionata) Stefano?! Non può venire... altri­menti... (Va all'apparecchio) Pronto... Ah, sei tu?... Anche le telefonate di controllo? Non ci ha pensato il paparino, hai provveduto tu... Sì, va bene... Sta' tranquillo, caro: non esco, non esco! (Depone il ricevitore).

Nora                         -  Povero Taddei! Lo tratti in un, modo...

Raffaella                  - E lui perché diffida di me?

Nora                         -  Già... Che ingiustizia!...

Carla                         - (entrando da sinistra) Signora, c'è una si­gnorina che...

Rosanna                   - (che entra subito dopo) Sono io. Vogliate scusarmi, «ignora, ma... non avendo trovato in casa la contessa...

Nora                         -  Hai pensato che fossi qui. E allora, vero?, senza un attimo d'esitazione...

Rosanna                   - ... Scusate, ieri l'altro mi diceste: « Do-mani ti telefono ». Ho atteso inutilmente tutto il giorno...

Carla                         - (è rimasta sulla porta in ascolto).

Raffaella                  - Vai. Che cosa aspetti?

Carla                         - Niente, signora. (Via).

Nora                         -  (a Rosanna) Se non ti ho telefonato è segno che non avevo novità da comunicarti. Mi pare semplice.

Raffaella                  - E' stata ed è tuttora molto occupata.

Rosanna                   - E così vi dimenticate dì me, della pro­messa che mi avete fatto...

Nora                         -  Ma no. Non frignare. Non ti dimentico, sta' tranquilla... (Fa per accompagnarla alla porta).

Rosanna                   - Mi mandate via di già? Ditemi almeno quando contate di potermi presentare...

Nora                         -  Ma non so, non posso sapere con precisione... Presto. Di questo puoi esser certa: presto.

Rosanna                   - Ve l'ha detto, signora? Mi ha promesso di presentarmi a Maurizio D'Alba.

Raffaella                  - (guardando Nora con tanto d'occhi) Eh?

Nora                         -  Per ragioni artistiche. Lei vuol darsi al ci­nema, lei!

Rosanna                   - Capisco di essere un po' seccante, ma se perdo quest'occasione...

Carla                         - (entrando di nuovo, tutta in festosa agitazione) Signora... C'è un signore... Dice di essere un giardi­niere...

Raffaella                  - (con quanta maggiore indifferenza le è possibile) Sta bene. Fallo accomodare nel salottino di fondo e non appena suonerò...

Carla                         - Oh, signora... Vedrete: tutto il ritratto di Maurizio D'Alba! (Esce).

Raffaella                  - (fra se) Buona notte!

Nora                         -  (idem) Ah, questo cinematografo!...

Rosanna                   - D'Alba? E' qui? Oh, che felice ispira­zione ho avuto di venir qua!

Nora                         -  (accennandole la prima porta di destra) Ora abbine un'altra: quella di andare di là. (A Raffaella) Tu permetti, vero?

Rosanna                   - Ma perché, contessa? E' molto più sem­plice che mi presentiate, eppoi...

Nora                         -  Fai quello che ti dico, Rosanna.

Rosanna                   - Oh! Ma è inverosimile! Ogni volta che D'Alba arriva, io debbo esser cacciata nella stanza ac­canto!

Nora                         -  Ma non si tratta di D'Alba. La cameriera sogna ad occhi aperti, vede D'Alba dappertutto, come te! (Fa uscire Rosanna a destra e chiude la porta a chiave).

Raffaella                  - Tu mi assicuri che aspira soltanto ad entrare in arte?

Nora                         -  Esclusivamente. Ma è così assetata di pellicola che, non appena la presenterò a D'Alba, non lo lascerà più, finche non sarà riuscito a farle fare un provino.

Raffaella                  - (mentre suona il campanello) Senti, Nora: ti sarò molto grata...

Nora                         -  ... se non la presenterò mai. Ho capito.

D'Alba                      - (introdotto da Carla che se lo divora con gli occhi, entra da sinistra: indossa un impermeabile ed ha « in testa » un berretto) Signore...

Raffaella                  - Buona sera, giardiniere... (Risentita) In­somma, Carla?!

Carla                         - Sissignora. Vado. (Esce).

Raffaella                  - (gettando le braccia al collo di D'Alba) Amore! Amore!

D'Alba                      - (accennando Nora) Ti prego... (Si toglie il berretto).

Nora                         -  Sì, ci sono anch'io... Ma non ha importanza. Piuttosto, come si fa a non intonarsi un po' meglio al personaggio che siete stato chiamato ad interpretare? Sfido chiunque a vedere in voi un giardiniere.

D'Alba                      - Avete ragione, contessa. Ma, capirete, in albergo non avevo il vestiarista... In mancanza di meglio, ho pensato d'infagottarmi in questo impermeabile... col sole che c'è fuori!...

Raffaella                  - Povero tesoro! Devi morire dal caldo. Levatelo.

D'Alba                      - No... Tanto, non mi trattengo. Bisogna esser prudenti. Nel tuo interesse, naturalmente... Specie ora che tuo marito ha qualche sospetto...

Raffaella                  - Non su di te, caro. Te l'ho detto anche per telefono. (Seggono tutti e tre).

Nora                         -  C'è chi si presta gentilmente a far da para­vento.

D'Alba                      - Già. Però è strano che tuo marito non si preoccupi piuttosto di me... (Si ode bussare alla porta di destra. Leggermente trasalendo) Chi è?

Raffaella                  - Niente. Una porta... ,

Nora                         -  (fra sé) ... Con qualcuno dietro.

D'Alba                      - Tuo marito non sa che, un giorno, noi due?...

Raffaella                  - Sì. Glielo raccontai durante il fidanza­ mento. Forse feci male, ma mi sentii in dovere d'infor­marlo che il mio cuore non era libero, che non avrebbe mai potuto appartenergli interamente...

D'Alba                      - E lui?

Raffaella                  - Non se ne preoccupò molto. Disse che il tempo ed il suo affetto mi avrebbero guarita.

D'Alba                      - Ma... ora che sa ch'io mi trovo a Livorno?

Raffaella                  - Non lo sa.

D'Alba                      - Eh, via!... La stampa mi ha salutato come un Cristoforo Colombo di ritorno dalla scoperta-...

Raffaella                  - Ma lui non legge i giornali. Dà soltanto un'occhiata alla rubrica dei passatempi nella speranza di trovarci un cruciverba. Se non lo trova, mette il giornale da una parte, e non se n'occupa più.

Nora                         -  Eppoi, se anche leggesse... Digli tutto, cara.

Raffaella                  - (sorridendo) I giornali parlano di Mau­rizio D'Alba, mentre Serafino sa che il mio primo amore si chiamava Stefano Colberti

D'Alba                      - Oh, lungimirante previdenza! (Si ode bus­sare alla porta di destra) Ma chi è?

Raffaella                  - La donna...

Nora                         -  (presso la porta, imperiosa) Un momento!

Raffaella                  - (alzandosi a D'Alba) Vieni, andiamo

Nora                         -  (in allarme) Su?

D'Alba                      - Non sarebbe più semplice dire alla donna di entrare?

Raffaella                  - No, no... Non voglio che ti veda.

D'Alba                      - Ma... mi ha già veduto...

Raffaella                  - Sì, ma... E' meglio, credimi. (Inducen-dolo ad alzarsi) Andiamo, andiamo.

Nora                         -  (preoccupata) Raffaella...

Raffaella                  - (fingendo di non capire) Sì, sbrigala tu... Ci raggiungerai dopo. Grazie. (Scompare con D'Alba su per la scala).

Nora                         -  (fra se) Grazie un corno! Già, appunto... (Si prende la testa fra le mani) Che pasticcio! Che pa­sticcio! ...

Sanesi                       - (entrando dal fondo sulle punte dei piedi) No, no... Mi dispiace, ma così non va!

Nora                         -  (che ha avuto un sussulto) Ancora? Ma siete addirittura alloggiato qui?

Sanesi                       - Lo so che non meritavate che tornassi. Con tutte le bugie che mi avete detto dianzi... La vostra amica che non pensava più al suo primo amore, che era paga dell'incontro in casa vostra... Vergogna! Ma io sono generoso... Su presto: dite alla signora che è qui suo marito.

Nora                         -  Suo marito?

Sanesi                       - Ma sì. E' necessario. Per allarmarla, per al­larmarli tutti e due... Sennò chissà che cosa succede lassù! La scena madre...

Nora                         -  Ah! Sapete che?...

Sanesi                       - Presto, presto! Soggiungete che non occorre che scenda, naturalmente... Semmai, salirò io... cioè: lui...

Nora                         -  (di fondo alla scala) Raffaella, è qui tuo marito... Ma resta pure su. Per il momento non ha bisogno di te. Semmai, salirà lui...

Sanesi                       - Oh, ora mi sento più tranquillo! (Scrive sul taccuino).

Nora                         -  Siete proprio deciso a portarci in iscena con precisione fotografica? Vicenda, dialoghi, nomi, cognomi... tutto dal vero?

Sanesi                       - Nooo... I cognomi, no. A voi ne ho già assegnato uno bellissimo: Nora di Fargano. Simpaticona... vedova... fedele alla memoria... non si sa come faccia...

Nora                         -  Lasciate andare. Cercate piuttosto di non rendere la mia parte troppo odiosa.

Sanesi                       - Non lo sarà affatto. Non può esserlo. Dal momento che siete guidata unicamente dal desiderio di giovare al signor Taddei...

Nora                         -  Se D'Alba riuscisse a guarire quella testo­lina romantica!... Credete che vi riuscirà?

Sanesi                       - Ma neanche per idea!

Nora                         -  Perché no ? E' un attore...

Sanesi                       - Ma non è Sullivan. Conoscete la commedia di Malesville? Anche Sullivan viene pregato di gua­rire una fanciulla che si è pazzamente innamorata di lui...

Nora                         -  E raggiunge l'intento?

Sanesi                       - Sì.. Almeno nel secondo atto, perché poi nel terzo sposa la ragazza... Comunque, si tratta di tutt'altra cosa: altri tempi ed altro uomo. Per disincantare la fanciulla, sia pure temporaneamente, è sufficiente che egli si finga villano, ubriacone, pieno di debiti... Ma per una donna moderna, questi non sono difetti... anzi!, le fanno apparire l'uomo che li possiede ancor più inte­ressante. Eppoi, Sullivan, almeno come ce lo presenta l'autore, era un uomo di talento, un attore grandis­simo! ...

Nora                         - E D'Alba?

Sanesi                       - Non facciamo scherzi! D'Alba è soltanto un cinematografaro. Senza la guida del regista è pro­babile non sia capace nemmeno di mettersi le bretelle.

Nora                         -  Cosicché, secondo voi, non otterremo alcun risultato?

Sanesi                       - Vedete; per disincantare la signora Taddei non ci sarebbe che un modo: far sì che potesse con­vivere per qualche tempo col suo beneamato. Ci si stanca quando si fa del moto, non quando si sta fermi.

Nora                         -  Ma io voglio che non facciano nemmeno un passo... falso!

Sanesi                       - E io? Vi ho suggerito pochi momenti fa di toglier loro la calma... Non mancherebbe altro che la guarigione dovesse ottenersi attraverso- l'adulterio! Sarei costretto a scrivere una delle mie solite commedie.

Nora                         -  Perché non cercate voi una via d'uscita, sia pure nell'interesse del vostro lavoro?

Sanesi                       - Non è mica facile! Per me poi, che ho sempre avuto bisogno del vostro aiuto... (Si bussa an­cora, energicamente, alla porta di destra).

Nora                         -  Oh! Quest'altra... E chi ci pensava più?

Sanesi                       - Andate su, voi. Non si sa mai: potrebbe darsi che la calma l'avessero ritrovata...

Nora                         -  (affrettandosi) Per carità!

Sanesi                       - A Rosanna penso io.

Nora                         -  Sapete anche che là dentro è rinchiusa Rosanna ?

Sanesi                       - A presto, contessa Nora di Fargano. Ma che bel nome! (Accennando verso il piano di sopra) Natu­ralmente direte che... il marito se n'è andato.

Nora                         -  Naturalmente,

Sanesi                       - ... E anche Rosanna. La porto via con me.

Nora                         -  Se vi riuscirà. (Se ne va, scomparendo sulla scala).

Sanesi                       - (apre la porta di destra).

Rosanna                   - (entrando, nervosissima) Dovevate farmici stare ancora! Voi, Sanesi?

Sanesi                       - La contessa non ha potuto trattenersi...

Rosanna                   - E' andata via? Ma è inconcepibile! Lei, sempre così gentile, così premurosa... Io non la riconosco più. Capisco che D'Alba stia molto a cuore alla signora Taddei, ma che questo sia un buon motivo perché la contessa debba mancare alla promessa che mi ha fatto...

Sanesi                       - Ti presenterà. Ne rimango garante io. Mi credi?

Rosanna                   - Ma quando, quando?...

Sanesi                       - Andremo dalla contessa stasera stessa e, a costo di ricorrere a mezzi coercitivi, le faremo fissare il giorno e l'ora. D'accordo? Telefonami verso le nove'.

Rosanna                   - Grazie, Sanesi. Avrei voglia di darvi un bacio.

Sanesi                       - E le voglie bisogna levarsele. (La bacia su una guancia) Ciao.

Rosanna                   - A stasera. (Va per uscire a sinistra. Aprendo la porta, la sbatte sulla faccia dì Carla che, al solito, stava in ascolto) Oh! Vi ho fatto male? (Via).

Carla                         - (entra, toccandosi la fronte indolenzita).

Sanesi                       - Benedetta creatura! Ma. quando sono qua io, non importa che tu stia in ascolto.

Carla                         - Scusate, signore, ma son così curiosa...

Sanesi                       - Daccapo!

Carla                         - No, non si tratta di voi. Son curiosa di sa­pere se quel signore, quello che si è presentato come giardiniere...

Sanesi                       - (tendendo l'orecchio verso la scala, in fretta) Vai, vai! E non ti rimettere dietro la porta...

Carla                         - (esce a sinistra).

Sanesi                       - (fra se) Basto io. (Si affretta ad uscire dal fondo, riaccostando la persiana).

Nora                         -  (giunge dalla scala insieme a Raffaella e D'Alba. Si è rimessa il cappello. E' soddisfatta di non trovar nessuno nella stanza e di constatare, poiché la porta di destra è aperta, che anche Rosanna se n'è andata) Via libera! Possiamo andare, D'Alba.

Raffaella                  - Ma no. Ancora un momento...

Nora                         -  E' tardi. Tuo marito può rientrare.

Raffaella                  - Ma non era qui poco fa?

Nora                         -  Appunto. Ha detto che sarebbe tornato pre­stissimo.

D'Alba                      - Siamo prudenti, Raffaella.

Raffaella                  - Eh! Ma non sai parlarmi che di pru­denza...

D'Alba                      - Nel tuo interesse, cara.

Raffaella                  - Durante tutto il tempo che siamo stati su non hai fatto che tremare.

D'Alba                      - Io? (Cercando di scherzare) Sai, son così poco vestito...

Raffaella                  - E levati, finalmente, quella specie di sca­fandro!

Nora                         -  Levatevi quello che vi pare, ma venite via. (A Raffaella) A domani. Ti telefonerò. (Esce a sinistra).

D'Alba                      - (congedandosi) Arrivederci, Raffaella. Pren­derò accordi con la contessa... (E fa per andarsene, ma Raffaella, indispettita, lo agguanta per la cintura dell'impermeabile, lo ferma sulla porta di sinistra, lo ab­braccia e lo bacia a lungo).

Sanesi                       - (dopo qualche momento, quando tutto è si­lenzio, entra dal fondo, tranquillo, convinto che nella stanza non vi sia alcuno. Mentre scorre compiaciuto il suo libretto d'appunti, fra se) E qui potrei anche fi­nire il secondo at...

Raffaella                  - (al rumore dei passi, sussulta ed emette un piccolo grido. Allontanandosi in fretta da D'Alba) Ah!

Sanesi                       - (intascando il taccuino ed il lapis) Oh!...

D'Alba                      - (cercando di dominare meglio che può la propria confusione, con enfasi) Signore!... Due pa­role soltanto: la signora è completamente innocente.

Raffaella                  - Ma no.

D'Alba                      - Ho usato la violenza. Tutti i torti sono dalla mia parte.

Raffaella                  - Ma che dici, Stefano?

D'Alba                      - La verità, signora. E' mio dovere...

Sanesi                       - Signore...

D'Alba                      - Credo non sia necessario che vi dica il mio nome. Sono alloggiato all'Albergo Palazzo. Rimango in attesa delle vostre decisioni. Signore... (S'inchina e si affretta ad uscire a sinistra).

Raffaella ----------- - Ma no! Stefano... Ascolta...

 Sanesi                      - Ma come? Il signore non conosce vostro marito? Eh!... Ma così si sovvertono tutte le tradi­zioni!...

Raffaella                  - (fuori di sé) Che cosa volete? Che cosa volete, voi? Che cosa cercate? Perché siete tornato, perché?

Sanesi                       - Ma... eravamo d'accordo, signora. Vi avevo detto che sarei venuto a parlare a vostro marito...

Raffaella                  - Ed arrivate così, senza farvi annunciare, senza chiedere il permesso... come se entraste in casa vostra?!

Sanesi                       - Vogliate scusarmi. Il cancello del giardino era aperto...

Raffaella                  - Basta, Sanesi! Da ieri l'altro voi occu­pate tutto il vostro tempo a spiarmi, a ingerirvi dei fatti miei, a frugare nella mia esistenza. Vi siete prefisso di fare di me la protagonista d'una vostra commedia.. Non m'interrompete! So tutto! E non esito a dirvi che questo cacciare il naso nella vita privata di persone che conoscete appena è semplicemente odioso. Sissignore, odioso!

Sanesi                       - Scusate, ma... nessuno ha mai tacciato d'o­diosità Shakespeare per aver cacciato il naso, come dite voi, nella vita privata di Giulietta...

Raffaella                  - Io non sono Giulietta!

Sanesi                       - Né io, ahimè!, Shakespeare.

Raffaella                  - Ed aggiungo che non tengo affatto ad essere immortalata dalla vostra penna.

Sanesi                       - Le mie mire non sono poi così alte.

Raffaella                  - Sì, l'ho pensato. Sono forse bassissime. In tal caso, non dimenticate che c'è un mezzo assai più sbrigativo per illuminare mio marito...

Sanesi                       - Che cosa?

Raffaella                  - ... Non occorre imbrattare tanta carta! Basta una semplice lettera anonima.

Sanesi                       - Ma che diamine dite, signora?

Raffaella                  - Di lasciarmi in pace, dico, di levarvi dai piedi, di non farvi più vedere... Mai più! E, pel ri­manente, fate quello che volete: parlate, scrivete, can­tate... Non m'interessa, non me n'importa un bel niente. Purché vi leviate di torno. Subito. E per sempre. Mi sono spiegata?

Taddei                      - (entrando dal fondo, insieme a Becci, ode le ultime parole della moglie. Acceso d'entusiasmo) Brava Lellina! Grazie. Hai dato a questo signore la le­zione che meritava. Bravissima! (A Sanesi) Domando se valeva la pena di giungere a farsi fare una chiave falsa del cancello?... (E poiché Sanesi lo guarda sbi­gottito) Andate là! So quel che mi dico. Del resto, come avreste potuto entrare ancora? Avevo dato ordine alla servitù di non farvi passare. E non basta: potrei anche prendermi il gusto di denunciarvi per violazione di domicilio... Ma non lo farò, non abbiate paura. L'ac­coglienza che avete ricevuto da mia moglie mi lascia sufficientemente soddisfatto. Grazie ancora, Lellina. (Stravincendo) Ed ora andate, continuate pure a met­tere in ridicolo i mariti, a proclamare l'infedeltà delle mogli...

Sanesi                       - Permettete, signor Taddei?

Taddei                      - (animandosi sempre più) E' giusto che dob­biate farlo. La vostra personale esperienza ve ne dà pieno diritto. Ricordate però che è qui anche Becci e che anche lui ha udito. Cercate di tenervelo buono, supplicatelo che non parli, che non scriva, che non faccia sapere ai suoi lettori e quindi al pubblico come i vostri personaggi siano presi dalla realtà, dalla vita...

Becci                        - (intanto ha lanciato a Raffaella un'occhiata pie­na di gratitudine per lo smacco inflitto a Sanesi ed ha posato poi lo sguardo su quest'ultimo, le labbra incre­spate da un sorrisetto sarcastico).

Nora                         -  (improvvisamente, entra da sinistra. A Taddei, in grande agitazione) Non è vero, Taddei! Dovete cre­dermi: non è vero!

Taddei                      - Che cosa, contessa? Che il signor Sanesi...

Nora                         -  Ma no! Quello che vi ha detto quel ragazzo. L'ho incontrato. Mi ha raccontato tutto.

Raffaella                  - (col cuore in bocca) Nora... Che dici?

Nora                         -  La verità. E' necessario. Tuo marito deve ri­credersi.

Taddei                      - Ricredermi? Di che?

Raffaella                  - Niente, Serafino. Un malinteso...

Nora                         -  Appunto. (A Taddei) D'Alba era venuto sol­tanto per salutare Raffaella. Non la stava affatto abbrac­ciando.

Taddei                      - D'Alba? Abbracciando?

Raffaella                  - Ma non è vero!

Nora                         -  E' ciò che sto dicendo. D'Alba me l'ha giurato. Dovete credermi, Taddei.

Taddei                      - D'Alba? Ma chi è questo D'Alba?

Nora                         - Già, è vero: voi lo conoscete come Colberti...

Taddei                      - Colberti?!

Nora                         -  Ma sì...

Raffaella                  - Ma no, no! Ma che ti prende, Nora?

Taddei                      - (alla moglie) Colberti? Stefano Colberti? Il tuo primo fidanzato?

Raffaella                  - Ti dico di no!...

Nora                         -  Ma come no? Ormai lo sa, l'ha visto...

Raffaella                  - E invece no!

Taddei                      - Colberti... E' stato qui? E vi siete abbrac­ciati?!

Nora                         -  No, Taddei, questo no. Non è vero.

Raffaella -                - Non è vero niente!

Taddei                      - Colberti? Colberti in casa mia!... E si sono... (Battendosi una mano sulla fronte ed appoggian­dosi a Becci che è rimasto come impietrito) Oh, che colpo... che colpo!

Sanesi                       - (fra se) Che colpo di scena!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

 (La stessa scena del secondo atto. Pomeriggio inoltrato).

Taddei                      - (passeggia per la stanza, assorto in gravi pen­sieri, si avvicina alla scala con l'intenzione di salire, ma subito cambia idea, torna indietro e si siede, crollando sconsolatamente il capo. Senza volerlo, per la forza dell'abitudine, trae di tasca un giornaletto di enigmistica, lo osserva in principio con aria distratta, poi, poco a poco, comincia ad interessarsi... Sta per tirar fuori anche il lapis, quando il ravvedimento sopraggiunge: si arrabbia con se stesso, rimette in tasca il giornale, si alza, passeggia ancora per qualche istante, quindi vai al telefono e compone un numero) Pronto... Parlo con la « Casa del giocattolo»?... Nossignore! Non è affatto casa mia!... A me? Pulcinella a me?... E va bene. Avrò sbagliato nel comporre il numero. Non è una buona ragione per of­fendere! (Depone il ricevitore).

Nora                         - (giungendo dalla scala) Chi è che vi offende, Taddei?

Taddei                      - Mah... Certamente un maleducato.

Nora                         -  Ecco, vedete? Lo stesso è accaduto l'altro giorno...

Taddei                      - Eh, no! E' tutt'altra cosa. (Ammiccando verso tallo) Come va, contessa? E' più calma?

Nora                         -  Calmissima.

Taddei                      - Bisognerebbe che poteste esserle sempre vicina. A voi vuol bene. Voi soltanto potete farla rav­vedere, ricondurla a me...

Nora                         -  (con anima) E non è quello che volevo fare?

Taddei                      - Perché? Non lo volete più? Pensate che non sia più possibile?

Nora                         -  Ma no...

Taddei                      - Ho capito, ho capito... Raffaella è più che mai decisa ad andarsene.

Nora                         -  Ma non è vero.

Taddei                      - Non ricordate? Lo disse anche ieri sera: «Se mi dici una sola parola, me ne vado. Me ne vado e per sempre! »

Nora                         -  Tutto ciò che è stato detto ieri sera non ha alcuna importanza. Eravate tutti e due così eccitati!

Taddei                      - Ma io non dissi niente, neanche dopo, quando Raffaella ed io rimanemmo soli. Mi resi conto che qua­lunque cosa avessi detto non avrebbe servito che ad irritarla ancora di più... e non rifiatai.

Nora                         -  E faceste benissimo.

Taddei                      - Lei, poi, se n'andò su, nella nostra camera... Ed io mi misi qui, in questa poltrona... (Si siede) E ci con rimasto fino a stamani.

Nora                         -  Ed avete fatto malissimo.

Taddei                      - Ma come avrei potuto andar su anch'io?

Nora                         -  Caro Taddei, il sistema più sicuro e più sem­plice ed anche più piacevole per far la pace fra coniugi...

Taddei                      - Ma Raffaella non mi avrebbe permesso neanche allora di dire una parola!...

Nora                         -  Per far la pace non è indispensabile parlare. In ogni modo, da ieri son trascorse troppe ore, un'intera giornata!, e non è bello che continuiate ancora ad evi­tarvi. Ascoltate un mio consiglio: andate subito a trovare vostra moglie...

Taddei                      - Ah, no!...

Nora                         -  Ah! sì. Senza averne l'aria... Andate su con una scusa... che so io?... per prendere un fazzoletto: cercate, fate finta di non trovarlo...

Taddei                      - ...E quella si mette a strillare che il mio non è che un pretesto per rimproverarle di non occuparsi abbastanza della casa! No, no... Scusate, perché non scende lei?

Nora                         -  Ma perché è stanca, non si sente bene, non ha chiuso occhio in tutta la notte...

Taddei                      - Ed io? Credete che io abbia dormito? Ne dormito né mangiato.

Nora                         -  E Raffaella altrettanto. E siccome lei è donna e quindi più debole... Su, su, animo!

 Taddei                     - Volevo telefonare a Becci...

Nora                         -  Gli telefonerete più tardi.

Taddei                      - (alzandosi) Ieri sera se n'andò subito, senza dirmi una sola parola... e in tutto il giorno non s'è fatto vivo. Certo, il colpo dev'essere stato duro anche per lui...

Nora                         -  (sbadatamente) Ah, sì!

Taddei                      - Mi è tanto amico...

Nora                         -  Appunto. E lì per lì, quando sembrava che la cosa fosse di una certa gravità...

Taddei                      - Perché? Non lo è forse? Quando il babbo saprà!... Stamani gli ho telefonato che non mi sentivo bene e che per tutto il giorno non sarei andato al negozio. Ho avuto paura che potesse leggermi in viso, che potesse indovinare... Mi ha sempre rimproverato di non essere abbastanza energico con mia moglie.

Nora                         -  Ne vostro padre né altri sapranno mai niente. Abbiate fiducia ed andate su. Via!

Taddei                      - Perché non mi accompagnate?

Nora                         -  Nel primo momento è bene che siate soli a rompere il ghiaccio, altrimenti rimarreste al medesimo punto. Io telefono a casa e vi raggiungo.

Taddei                      - (avviandosi) Mah... Speriamo bene. (Scom­pare su per la scala).

Nora                         -  (va all'apparecchio telefonico e compone un nu­mero) Pronto...

Sanesi                       - (entrando da sinistra) Prontissimo!

Nora                         -  (sbalordita, mentre depone il ricevitore) Ah, sentite, questa poi!...

Sanesi                       - (ammirandone l'eleganza) Divina, divina...

Nora                         -  Ma sì: commedia, commedia!... Ora però non si trattai più di bronzo, ora sfido chiunque ad indovinare di che sia impastata la vostra faccia! Dopo quanto è accaduto ieri sera, avete ancora il coraggio di presentarvi in questa casa?

Sanesi                       - (calmo) Nora di Fargano...

Nora                         -  Macché Nora d'Egitto!

Sanesi                       - No, no. Di Fargano. Ci tengo. Se non vi di­spiace e se volete prendervi il disturbo di pensarci bene, il responsabile di quanto è accaduto ieri sera non sono soltanto io...

Nora                         -  Ma anch'io. E' inteso. Però... Insomma, fatemi la cortesia, Sanesi... E' in casa anche Taddei!

Sanesi                       - Volete che non lo sappia? Ormai lo sapete che so tutto.

Nora                         -  Qui siamo in piena tragedia! E' inutile venire a cercare ancora, qua dentro, elementi di comicità.

Sanesi                       - E chi vi dice ch'io mi sia condotto sui luoghi del disastro per un mio personale profitto? Ho forse l'aria di un corvo, Nora di Fargano?

Taddei                      - (rientrando, disperato) Niente! Lo sapevo. Non devo nemmeno guardarla!... Oh, signor Sanesi... (Stringendogli la mano) Scusatemi se mi son permesso...

Sanesi                       - (con un'occhiata a Nora, sottolineando) Che dite mai, signor Taddei? Vi sono anzi gratissimo di avermi invitato.

Nora                         - Disturbo?

Taddei                      - No, contessa, affatto. Ho pregato il signor Sanesi di voler passare da me per... (A Sanesi, con anima) ... per fare ciò che sarebbe stato mio dovere far subito ieri sera: per chiedervi scusa!

Sanesi                       - Signor Taddei...

Taddei                      - Nei pochi giorni dacché ho avuto il piacere di conoscervi, mi sono comportato con voi come l'ultimo dei villani.

Sanesi                       - Ma no...

Taddei                      - Fino dal primo momento, fino da quando ricevei quella maledetta telefonata!

Sanesi                       - A proposito: avete poi saputo...?

Taddei                      - Chi ringraziare? Ma « lui », il signor Col­berti, o D'Alba che dir si voglia.

Nora                         -  (si è seduta ed ha acceso una sigaretta).

Taddei                      - (accennando a Sanesi di sedersi e sedendosi a sua volta) Prego... Soltanto, non riesco a capire come abbia potuto sapere che mi trovavo presso la contessa. E non afferro nemmeno lo scopo... Perché telefonare che un magazzino bruciava? Semplicemente per il gusto mal­vagio di allarmarmi?

Sanesi                       - Non è stato D'Alba! E scommetto che anche la contessa condivide la mia opinione.

Taddei                      - E allora chi è stato?

Nora                         -  Ma si tratta d'uno scherzo, ve l'ho già detto....

Sanesi                       - Un vicino di negozio. Certi scherzi non li fanno che i vicini di negozio. L'invidia, si sa... Uno dei vostri commessi gli ha raccontato che vi trovavate in casa della contessa e allora: « Ma come? si è detto il vicino -io qui, ad aspettare i clienti che non vengono, e lui invece a divertirsi? ». Piccole perfidie suggerite da rivalità com­merciali. Non c'è dubbio. Scommetto che anche la con­tessa...

Nora                         -  Uhm, può darsi.

Sanesi                       - (a Taddei) Voi, però, non abbassatevi a fare un'inchiesta. Mostratevi superiore. E' meglio. Vero, con­tessa?

Nora                         -  Se la saggezza si vestisse da uomo non potrebbe che assomigliarvi.

Taddei                      - Saggezza e generosità! Ieri sera avete dato prova di una tale grandezza d'animo!...

Sanesi                       - Inezie...

Taddei -                    - Eh, no! (A Nora) Quando voi siete arrivata, era già qualche minuto che io stavo ingiuriando il signor Sanesi, come e più di sempre, con i miei stupidi sarcasmi. Chiunque altro, al suo posto, si sarebbe ribellato, mi avrebbe per lo meno consigliato di aprire gli occhi, di guardarmi attorno più attentamente... Perché lui la ve­rità... quell'atroce verità ch'io dovevo sapere da voi soltanto qualche momento dopo, lui la sapeva già! Signor Sanesi, sono sincero: è anche per questo che vi ho pregato di venire; perché siate sincero anche voi, perché mi diciate con precisione, spietatamente, ciò che avete veduto.

Nora                         -  (alzandosi) Andiamo! Ve l'ha detto anche ieri sera.

Sanesi                       - (alzandosi anch'egli) La verità, signor Taddei. Quando sono entrato in questa stanza, la signora e il signor D'Alba stavano semplicemente parlando... così, come noi adesso. D'Alba ha equivocato, ha creduto che fossi... voi, mi ha dichiarato di tenersi a mia, cioè a vostra disposizione e se n'è andato.

Taddei                      - (che si è pure alzato) Ma anche questo non mi riesce chiaro. Dal momento che egli stava parlando, soltanto parlando, con mia moglie, come può aver pen­sato ch'io potessi avere intenzione di... io! Mandargli due gentiluomini!

Sanesi                       - Come se fosse facile trovarli!...

Taddei                      - Ma poi... battermi io... E quando mai ho fatto certe cose? No, ecco, non capisco: come possa aver pensato ch'io volessi sfidarlo dal momento che non mi aveva recato alcuna offesa, non riesco proprio a capirlo.

Sanesi                       - Voi non conoscete abbastanza gli attori, signor Taddei. Se li conosceste, non vi meraviglierebbe che D'Alba abbia tenuto a profittare dell'occasione per recitare una bella scena.

Nora                         -  (fra se) Però qualche trovata passabile ce l'ha!

Carla                         - (entrando da sinistra) I signori hanno suo-nato ?

Taddei                      - No, no.

Nora                         -  Ha suonato la signora. Non vedendomi risa­lire... Vai pure, Carla. Penso io...

Carla                         - (lancia un'occhiata a Sanesi ed esce a sinistra),

Nora                         -  (a Taddeì) Torno da Raffaella. Ma voi... ora che Sanesi vi ha ripetuto che non è accaduto assoluta­mente niente di grave...

Taddei                      - Eh, niente…. Si fa presto a dirlo. Anelate, andate, contessa. La vostra compagnia è molto gradita a Raffaella. Non siete suo marito, voi!

Nora                         -  Vi ha accolto male anche poco fa?

Taddei                      - Al solito, non mi ha permesso di rifiatare. Ha detto che la guardavo in un certo modo!... E non era vero, ve lo giuro. La guardavo così... soltanto con un po' di tristezza...

Nora                         -  Lasciate fare ,a me.

Taddei                      - Non c'è più niente da fare E' finita!

Sanesi                       - (pensando alla sua commedia) Finita? Non mancherebbe altro che sul più bello... Non può finire così, non può! Non vi pare, contessa?

Nora                         -  Diamine. Non può... (Se ne va, scomparendo sulla scala).

Taddei                      - Vi posso offrire qualcosa, signor Sanesi?

Sanesi                       - (che continua a seguire il corso dei suoi pen­sieri) Qualcosa? (Riprendendosi) Ah, da bere... No, signor Taddei, grazie.

Taddei                      - Una sigaretta?...

Sanesi                       - (prendendola dalla scatola che Taddei gli porge) Questa sì.

Taddei                      - (prendendone una anch'egli) Io non fumo mai, ma da ieri sera... Tanto, ormai, a che mi serve la salute? Accomodatevi, signor Sanesi.

Sanesi                       - (sedendosi) Ma non dovete lasciarvi andare così... Non c'è ragione...

'Taddei                     - (che si è pure seduto) Con voi non posso ne devo avere segreti. Quell'uomo, Colberti, è stato il primo amore dì mia moglie... Sì, so quello che volete dirmi: lo abbiamo avuto tutti il primo amore. L'ho avuto anch'io e non ricordo nemmeno più come si chiamasse. Ma Raffaella è ben diversa da me, è una romantica, una sognatrice... Per la verità, debbo dire che, durante il fidanzamento, non mi nascose di avere amato molto... l'altro. Ma io non me ne preoccupai. Non già perché ritenessi che sarei riuscito a farglielo dimen­ticare, ma perché ero convinto che a trasformarla avrebbe provveduto la vita coniugale.

Sanesi                       - E' ciò che pensano molti fidanzati.

Taddei                      - E s'ingannano! E sono poi... Pensate: sette anni, quasi sette anni di vita in comune non sono ba­stati a far sì che quella donna divenisse veramente mia! Nel suo cuore c'è ancora e più che mai l'altro! E allora... com'è possibile farsi ancora delle illusioni? H destino vuole così? E così sia. Affronterò lo scandalo, le stra­pazzate del babbo, i sorrisetti del mondo... affronterò tutto. Pazienza! Dei due, almeno uno sarà felice. Ci separeremo, lei se ne andrà col suo principe azzurro...

Sanesi                       - (alzandosi di scatto e quasi gridando) Ah, no!

Taddei                      - Ma per forza, signor Sanesi.

Sanesi                       - Ne per forza né per amore. Io non posso permettere che vostra moglie vi tradisca!

Taddei                      - Non lo potete permettere?

Sanesi                       - (riprendendosi) Sì, dico... dico ciò che dovreste dir voi. Ma perché vorreste esser tradito, scusate?

Taddei                      - Non sono io a volerlo, signor Sanesi... (Al­zandosi) Ma che altro mi resta da fare se non rassegnar­mi? Vi par possibile ch'io possa lottare con un uomo che, oltre tutto, ha anche il fascino della celebrità? Debbo chinar la testa. Non c'è altra soluzione.

Sanesi                       - Bisogna trovarne un'altra. Deve esserci. Per­mettete che mi occupi io della faccenda?

Taddei                      - Figuratevi! Sapete bene quanta considera­zione e, posso dirlo, quanto affetto...

Sanesi                       - (riflettendo) Grazie, signor Taddei.

Taddei                      - Ma, anche voi, che cosa potrete fare?

Sanesi                       - Ah, non lo so. Per il momento non ne ho un'idea pallida. (Fra se) Ma il lieto fine ci vuole, via!, ci vuole.

Becci                        - (entrando da sinistra) Si può?

Taddei                      - Oh, Renzo...

Becci                        - Ciao, Andrea. (A Taddei) Scusa se non son potuto venir prima.

Taddei                      - Se sapessi che cosa ho osato pensare per un momento... ma per un momento soltanto.

Becci                        - Che cosa?

Taddei                      - Che tu mi avessi voltato le spalle...

Becci                        - Io, Serafino? E perché?

Taddei                      - Perdonami. Ho trascorso una notte insonne. E' forse anche la stanchezza che mi ha portato a veder tutto nero. So bene come la nostra amicizia non possa mutare. Non mancherebbe altro che dovessi perdere anche te!

Becci                        - Perché « anche » ? Tu non hai perduto nes­suno. Almeno spero...

Sanesi                       - (che ha continuato a riflettere ed ora sembra aver trovato la soluzione che cercava) Puoi sperare. Sei venuto con la tua caffettiera?

Becci                        - Sì, l'ho qui fuori.

Sanesi                       - E allora fammi il piacere di accompagnare il signor Taddei a fare una bella gita. Ha bisogno di distrarsi. (A Taddei) Tornate per l'ora di pranzo. Credo che potrò farvi trovare una situazione per lo meno mi­gliorata.

Becci                        - Ma che diamine vuoi fare?

Sanesi                       - Non concedo interviste. Il tuo compito con­siste nel demolire l'opera dell'artista quand'è realizzata. Per il momento lavoro io. Buon viaggio!

Taddei :                    - Signor Sanesi, io tengo a dirvi una cosa soltanto: qualunque sia il risultato che otterrete, vi sarò sempre profondamente grato per la buona intenzione.

Sanesi                       - (a Becci, mentre accompagna questi e Taddei alla porta di sinistra) Hai inteso? Impara, critico!

Taddei e Becci         - (escono).

Sanesi                       - (trae di tasca taccuino e lapis) Oh, prima di tutto... I passi più salienti della scena col marito... (Prende in fretta qualche appunto. Pensa. Ripete men­talmente qualche battuta, gesticolando, poi) Ma se non faccio alla svelta... (Preme il bottone del campanello e riprende a ragionare fra sé ed a gesticolare, scrivendo poi qualche altra parola)

Caria                         - (entrando da sinistra) Oh Dio! Il signore ragiona da solo?

Sanesi                       - Se credi che ti abbia chiamata per farmi aiutare... Presto. Prega la signora di scendere.

Caria                         - La signora?

Sanesi                       - Sì, la signora, la tua «ignora... Non star sempre a bocca aperta. Noti sei mica dal dentista. Fila.

Caria                         - Sissignore. (Scompare sulla scala).

Sanesi                       - (va all’apparecchio telefonico, prende l'elenco, cerca) Alberghi, alberghi... Ecco qua. (Compone un numero) Pronto... Debbo parlare al signor D'Alba... Vi dico che debbo parlargli... Grazie... Pronto... Il signor D'Alba?... Io ho bisogno di lui e non del suo segretario... Non sapete dove si trovi? E allora favorite dirgli « su­bito » che il signor Taddei ha urgenza di vederlo... Taddei... Ma qui, a casa mia. L'attendo. Capito?... Buona sera... (Depone il ricevitore).

Carla                         - (tornando dalla scala) La signora viene subito. .

Sanesi                       - Bene.

Carla                         - (fa per uscire a sinistra, esita, toma indietro) Scusate, signore, ma quando voi non ci siete, io devo ascoltare ancora oppure?...

Sanesi                       - Diamine, cara. Perché vorresti importi delle privazioni?

Carla                         - (che non ha capito) Eh?

Sanesi                       - (porgendo l'orecchio verso la scala) Vai, vai!

Carla                         - (esce a sinistra).

Raffaella                  - (giunge dalla scala, seguita da Nora) Sentite, Sanesi: parliamoci chiaro...

Sanesi                       - No, signora; calma. Non maltrattatemi, al­trimenti vien fuori un'altra scena come quella del secondo atto... volevo dire: d'ieri sera.

Raffaella                  - Ma vi siete messo in testa che tutti noi non siamo che fantocci al servizio della vostra arte?!

Sanesi                       - Se mi lasciate parlare, vi sarà facile persua­dervi che, almeno in questo momento, sono io al servizio vostro. Mi sono permesso di farvi chiamare perché debbo comunicarvi una notizia che v'interesserà enormemente.

Raffaella                  - Addirittura?

Sanesi                       - Vostro marito è deciso a separarsi da voi.

Raffaella                  - (con un sorrisetto ironico) Oh... interes­sante davvero!

Sanesi                       - Tanto deciso che a nulla sono valsi gli sforzi che io ho compiuto - vi piaccia o non vi piaccia crederlo - per indurlo a desistere dal suo proposito.

Raffaella                  - Ma fatemi il piacere! Serafino che vuole la separazione... Non lo crederei neanche se avessi udito con le mie orecchie.

Nora                         -  Ma se si è dimostrato così allarmato proprio perché Raffaella, ieri sera, gli aveva detto di volersene andare.

Sanesi                       - Ha cambiato .idea, contessa. E in amore, come in politica, quando sì cambia idea si passa sempre da un estremo all'estremo opposto.

Raffaella                  - Ma mio marito dov'è?

Sanesi                       - E' uscito. Siccome è capitato Becci...

Raffaella                  - ... Li avete mandati tutti e due a pas­seggio. Per poter rimanere padrone del campo! Per poter saggiare, con tutta comodità, su noi due, un nuovo effetto scenico!

Sanesi                       - (traendo di tasca il solito taccuino) Un mo­mento, signora. (Leggendo) « Il destino vuole cosi? E così sia! Affronterò lo scandalo, le strapazzate di papà, i sorrisetti del mondo... affronterò tutto! Pazienza! ». Credo che la paternità di queste parole non vi apparirà meno chiara del loro significato...

Nora                         -  E' dunque proprio vero?

Sanesi                       - (mostrandole il taccuino) Conoscete la ste­nografia?

Raffaella                  - E va bene. Tanto meglio!

Nora                         -  Ma che dici, Raffaella?

Raffaella                  - Scusa... Se è deciso a separarsi, se è già rassegnato, vuol dire che non soffre più. E potrò non soffrire più nemmeno io.

Carla                         - (entrando da sinistra) Permesso? La signorina che è venuta anche ieri chiede della signora contessa.

Nora                         -  Ma come capita sempre a proposito! Dille che non ci sono.

Rosanna                   - (entrando) Perché, contessa? Vi sono di­venuta proprio insopportabile?

Carla                         - (esce a sinistra).

Nora                         -  Cara Rosanna, questa non è casa mia...

Rosanna                   - Domando ancora scusa alla signora, ma a casa vostra non mi è mai possibile trovarvi, mi dicono sempre che siete qui.

Raffaella                  - Venite pure quando vi pare. Però, in questo momento...

Rosanna                   - Dico due parole alla contessa e me ne vado.

Nora                         -  Le immagino, cara. Non sono due, sono cinque: Non ti scordar di me...

Raffaella                  - (seccata) Non se ne scorderà, state tran­quilla. Qualora, glielo ricorderò io...

Rosanna                   - Grazie, signora. (A Nora) Ma io volevo dirvi...

Raffaella                  - Signorina, vi prego... Dobbiamo parlare di cose molto serie!

Nora                         -  Sii ragionevole, andiamo.

Rosanna                   - Sono ragionevole, ma mi si lasci ragionare!

Carla                         - (entrando nuovamente da sinistra) Signora, c'è... Mah! Sarà...

Raffaella                  - Che modo è questo di parlare? C'è... sarà... Chi c'è?

Carla                         - Quel signore che ieri disse di essere un giar­diniere, signora.

Raffaella                  - (fra se) Stefano?!

Nora                         -  E allora... abbi pazienza, Rosanna...

Rosanna                   - (ridendo di gusto) ...vai un momento di là...

Sanesi                       - (che sta divertendosi) No, non di là... Questa volta la signorina «via dal fondo ».,

Rosanna                   - (continuando a ridere) Ma sì, di dove volete, anche dalla cappa del camino. L'importante è che non m'incontri con D'Alba. Non mancherebbe altro!... (Accompagnata da Sanesi, che sulla porta le dice due parole all'orecchio, esce dal fondo).

Raffaella ----------- - (a Nora) Se sapessi quanto mi è cor­dialmente antipatica quella ragazza! (A Carla che sorride) E tu che hai da sorridere a quel modo?

Carla                         - La signora mi scusi, ma mi pareva impossibile di essermi sbagliata: ho dodici ritratti di Maurino D'Alba.

Sanesi                       - (che ha riaccostato la persiana di fondo, mentre risale) Tre e cinquanta: collezione completa.

Raffaella                  - Fai entrare il signor D'Alba. E di' meno sciocchezze!

Carla                         - Sì, signora. (Esce a sinistra).

Sanesi                       - Non sto a chiedervi se debbo andarmene anch'io...

Raffaella                  - Ecco. Volevo appunto...

Sanesi                       - ... Non ve lo chiedo perché so bene quanto sia necessario che rimanga.

D'Alba                      - (entrando da sinistra) Buona sera... (Vedendo Sanesi) Oh!...

Sanesi                       - Nessun imbarazzo, signor D'Alba. Ormai sapete che non sono... colui che ieri avete creduto che fossi.

Nora                         -  (presentando) Andrea Sanesi, il commediografo! ...

Sanesi                       - Lasciamo stare gli epiteti! (A D'Alba) Un buon amico delle signore e, mi auguro, d'ora in poi anche vostro.

Raffaella                  - Ma che bella improvvisata, Stefano! Non mi aspettavo davvero...

D'Alba                      - Ma... sono stato invitato...

Sanesi                       - ... da vostro marito. Gli ha telefonato in mia presenza. Io, anzi, ho tentato di sconsigliarlo, ma...

Raffaella                  - E che cosa vuole da lui? Ve l'ha detto?

Sanesi                       - Signora, vi ho già riferito quali siano le in­tenzioni del signor Taddei. Aggiungo che egli tiene ai informare personalmente il signor D'Alba che è pronto a cedergli il suo posto presso di voi.

D'Alba                      - Il suo posto?!...

Sanesi                       - Vuol essere egli stesso ad affidarvi la signora, Si vuol regalare l'illusione che non siate voi a portar­gliela via.

D'Alba                      - Ma chi ha mai detto che io?...

Raffaella                  - Stefano! Non sei mica molto gentile!.»

D'Alba                      - Non... non mi sono spiegato. E' soprattutto per te, Raffaella, per il tuo bene... Mi rendo conto dello scandalo che scoppierebbe e che non potrebbe certo farti piacere.

Raffaella                  - Ah, questo no!

Nora                         -  Per carità! Dover mettere tutto in piazza!...

D'Alba                      - Vero? Sarebbe terribile. Bisogna dunque correre ai ripari e subito.

Raffaella                  - Sì, Stefano. Ci vuole una soluzione ge­niale. A te sarà facile trovarla.

D'Alba                      - A me?... Né a me né ad altri. Capirai, riu­scire a far sì che tuo marito... Dov'è? Non è in casa?

Sanesi                       - No. Ma torna subito.

D'Alba                      - (a Raffaella) E' necessario che si ricreda, capisci?, che si liberi da ogni timore ingiustificato...

Raffaella                  - Appunto, appunto. Bisogna trovare una soluzione che soddisfi tutti, che consenta di non dover fare rinunce... nessuno.

Nora                         -  Scusa, cara...

Raffaella                  - (interrompendola) Ti prego! Diamo a Stefano il tempo e la calma per pensare, per escogitare qualcosa.

Sanesi                       - Escogitate, signor D'Alba.

D'Alba                      - Ma non è facile, non è affatto facile. Se il signor Taddei è ormai deciso a fare la separazione...

Sanesi                       - Ah, questo si! Decisissimo. (Leggendo sul taccuino) « Ci separeremo.. Lei se ne andrà col suo principe azzurro... ». Voi!

D'Alba                      - Ha detto così?

Sanisi                        - E' convinto, e non a torto, che quanto non è ancora accaduto accadrebbe fatalmente domani...

D'Alba                      - Capisci, Raffaella? Arrivati a questo punto, com'è possibile ridargli la fiducia se non gli si dimostra in modo chiaro, lampante, che fra noi due non c'è stato e non c'è assolutamente nulla?

Nora                         -  La soluzione che tu vorresti non esiste, cara. Ascolta me...

Raffaella                  - No, vero? Saggi consigli, no! Me n'hai dati abbastanza dacché ci conosciamo. E sai perché hai potuto darmene? Perché non mi hai mai capita, perché non sei riuscita a renderti conto, mai, di ciò che significhi un grande amore infelice. Nonostante l'amicizia che ci lega, in fondo al tuo animo tu mi condanni... Non dire dì no. E' così.

Sanesi                       - Non dite di no.

Raffaella                  - Mi giudichi colpevole. E invece non lo sono! No, non lo sono. Nessuno può giudicarmi una viziosa, una professionista dell'adulterio. Io non cerco diversivi. Oso dire che forse ben poche donne sono fedeli come me. La mia fedeltà è-la più bella, la più vera, la più giusta, la più umana di tutte: sono fedele all'a­more, al mio amore, che è « uno » soltanto!

Sanesi                       - Uno!

Raffaella                  - Io e Stefano volevamo sposarci. Questo lo sai anche tu. Non è colpa nostra se non l'abbiamo potuto. Ci hanno separati, strappati l'uno dall'altra, senza pietà, brutalmente, come si strappa un fiore dalla pianta passando di corsa attraverso un giardino. Si è creduto in buona fede, lo ammetto - di assicurare il mio benes­sere avvenire e si è così distrutto il mio sogno; mi sì è tirata fuori a viva forza dal castello incantato in cui avrei voluto trascorrere tutta la vita e si è fatta di me una qualsiasi moglie di un marito qualsiasi. Come puoi con­dannarmi? Per me, per il mio amore, mio marito è « lui », Stefano

Sanesi                       - Lui!

Raffaella                  - E lui soltanto ha il diritto e il dovere di parlare, lui deve consigliarmi, scegliere' la strada su cui potremo incamminarci di nuovo, sia pure di tanto in tanto, sia pure per brevi tratti, sia pure nascondendoci! Paria, Stefano. Sento che la soluzione di cui abbiamo bisogno tu l'hai già trovata. Parla, amore. Ti ascolto! Ti ascolto e ti ubbidisco.

Sanesi                       - Parlate, signor D'Alba.

D'Alba                      - (che non sa che pesci prendere, dopo aver guar­dato Nora con aria comicamente preoccupata, risolve di buttarsi disperatamente al melodramma) Raffaella! Tu hai parlato or ora di un grande amore infelice... Oh, come eri nel vero, Raffaella! C'è forse qualcosa, qualcuno, una potenza occulta e diabolica che si accanisce spieta­tamente contro di noi. Era destino che il nostro bel sogno non dovesse realizzarsi. Non fu possibile allora, non lo è adesso... neppure « di tanto in tanto », neppure « per

Raffaella                  - Come no? Basta trovare il modo di...

D'Alba                      - Quel modo non esiste, Raffaella. La con­tessa ha ragione. Senza contare che da domani io sarò quasi sempre a Tirrenia: si comincia a girare...

Raffaella                  - Non importa. Mi accontenterò di quel poco di tempo che potrai dedicarmi.

D'Alba                      - Sì, ma... come, Raffaella? Nascondendoci... Eh no, via, non sarebbe degno di noi!

Sanesi                       - Non sarebbe...

Raffaella                  - Se non è possibile fare altrimenti...

D'Alba                      - Il nostro amore è condannato al sacrificio...

Raffaella                  - Ah sì, purtroppo! Avremmo diritto dì godercelo in pieno sole e invece... Ma non importa, non importa.

D'Alba                      - ...Condannato al sacrificio totale!

Sanesi                       - (alla contessa) Andiamo bene.

Raffaella                  - Be', non esageriamo. Quando qui tutto sarà tornato tranquiillo...

D'Alba                      - Non tornerà mai tranquillo finché noi... Oh, credimi, cara: il problema è sventuratamente insolubile!

Raffaella                  - Ma no...

D'Alba                      - Tu hai ricordato l'altro giorno un mio film: «. Come allora... mai più!»...

Raffaella                  - Lascia in pace il film, adesso!

D'Alba                      - La sorte crudele dei due protagonisti di quell'angosciosa vicenda è la nostra sorte, Raffaella!

Raffaella                  - Ma sì, ma sì... Lo so. Te l'ho detto io stessa. Ma lo è... o meglio lo era, allora, rispetto a quello che avrebbe potuto essere, al raggiungimento pieno della nostra felicità...

D'Alba                      - Persuaditi, Raffaella. Come a Silvana e Gian­franco, anche a noi non rimane che piegare di capo e comprimerci il cuore...

Raffaella                  - Rinunciare? Dovremmo rinunciare anche a quel poco di bene che è possibile conseguire?

Sanesi                       - (c. s.) Andiamo benone!

D'Alba                      - Ma... non è possibile, cara, non è possibile niente!

Raffaella                  - Senti, Stefano: se, invece di dir tante parole inutili, tu pensassi seriamente... se tu cercassi...

Sanesi                       - Cercate, cercate!

D'Alba                      - Ho pensato, ho cercato... E non ora soltanto. E' da ieri sera che penso, che mi discervello...

Raffaella                  - Senza trovare un bel niente?

D'Alba                      - Perché non è possibile, te l'ho detto,

Raffaella                  - E allora... vero?, tu non sai far di meglio che rassegnarti, piegare la testa, comprìmerti il coso... lì, il cuore e...

D'Alba                      - (aprendo le braccia e piegando il capo, sospira, profondamente angosciato).

Raffaella                  - (di colpo, violentissìma) Idiota! Idiota! Idiota!

D'Alba                      - Raffaella...

Nora                         -  Cara...

Raffaella                  - Cento, mille volte idiota! Dopo aver com­promesso tutto con lo stupido equivoco in cui sei balor­damente caduto ieri sera, non ti riesce di escogitare un espediente qualsiasi per rimediarvi. Non hai un lampo, un'idea... nulla! E sei il grande seduttore, tu, quello che in un'infinità di film la fa in barba a tutti, che sa trion­fare su tutto, che si è creata una fama mondiale di amasi

Nora                         -  Calmati, Raffaella...

Sanesi                       - Ma no! Anzi...

Raffaella                  - (con foga crescente) Mio marito? Ma, al tuo confronto, mio marito è un/asso, un cannone! La sua parte, la sa sostenere non peggio di tanti altri; e la sostiene ogni giorno, lui, da sette anni, nella realtà; non per due ore appena, ogni tanto, sullo schermo, come sostieni tu quella di amante imbattibile. Non usurpa una reputazione che non gli è dovuta! (A Nora e Sanesi, quasi piangendo per la rabbia) E questo, capite?, questo è l'uomo per cui ho tanto spasimato, che ho atteso per anni, che ho accolto al suo ritorno come si accoglie la primavera dopo un inverno che sembrava non dovesse finir più! (A D'Alba) Vattene, fammi il piacere, vai via, subito, vai... vai a farti girare!... E quando vorrai fare all'amore, mia all'amore sul serio, trovati qualcuno che sappia doppiarti. Ne hai bisogno. Amante da pellicola! (Fugge, asciugandosi gli occhi, e scompare sulla scala).

Sanesi                       - (si affretta a stringere a D'Alba calorosamente la mano).

Nora                         -  Oh, D'Alba! Siete riuscito a guarirla. Vi sono tanto grata!

Sanesi                       - Non potete immaginare quanto questa solu­zione faccia piacere anche a me.

D'Alba                      - «Cento... mille volte idiota! Amante da pellicola!...». Ma non importa. Sono contento anch'io, Anzi: felice...

Sanesi                       - ...Come un re che ha rinunciato al trono.

D'Alba                      - E non è tutto. Non è questa la «ola guari­gione che ho saputo ottenere. Ho guarito anche la signo­rina Filippi.

Nora                         -  Come? L'avete conosciuta?

D'Alba                      - E' venuta stamani a trovarmi in albergo

Nora                         -  Ro... Rosanna? Che razza di sfacciata!

D'Alba                      - Che amore di bimba, contessa. Se sapeste che cosa è venuta a fare...

Nora                         -  Volete che non lo sappia? A chiedervi di lanciarla...

D'Alba                      - Di quello abbiamo parlato soltanto dopo. La piccola Rosanna era al corrente di quanto mi è acca­duto qui ieri sera. E' venuta per dirmi che, ove ciò mi avesse potuto giovare per calmare le ire del signor Taddei, sarebbe stata disposta a fingere di esser lei, Rosanna, la mia amante.

Nora                         -  Vi ha detto questo?

D'Alba                      - Ma come me l'ha detto, contessa! Con una tele grazia, con un candore!... Sotto quella vernice di modernità che può anche sembrare vera e propria sfron­tatezza, c'è un'anima così limpida!...

Nora                         -  (preoccupata) Sì, ma... poi... che è successo dopo?

D'Alba                      - Abbiamo parlato di cinema. Oh, una con­versazione lunghissima! E proficua perché, come vi ho detto, anche Rosanna è ormai guarita. Ma perché farne una diva presuntuosa, vegetariana ed isterica? E' così gentile, così fresca... un fiore, ecco, un vero fiore!

Sanesi                       - (che intanto ha preso qualche altro appunto sul solito taccuino, dirigendosi ora verso il fondo ed aprendo la persiana) Infatti la si trova in giardino.

Rosanna                   - (appare ed entra tutta sorridente).

D'Alba                      - Rosanna... Sei qui?

Rosanna                      - Ero venuta per avvertire la contessa che:  non era più necessario mi raccomandasse... Ma non mi hanno lasciato parlare!

Nora                         -  Brava, bravissima! Mi rallegro!

Rosanna                   - Grazie, contessa. C'è di che...

D'Alba                      - Non ve l'avevo detto che ero tornato in Italia con l'intenzione di sposarmi? (Congedandoti! Contessa...

Sanesi                       - Complimenti, signor D'Alba. Sullo schermo ci sarà una diva di meno, ma sulla terra una coppa felice di più. E così i vantaggi saranno due. (Gli stringo la mano) Ciao, Rosanna.

Rosanna                   - (che ha baciato Nora, salutando molto affettuosamente Sanesi) Se non ne avessi già uno, vi chiamerei papà. (Esce a sinistra con D'Alba).

Sanesi                       - Mi pare che adesso non ci sia rimasto che da realizzare l'ultima scena e se quel Serafino del signor Taddei tornasse...

Nora                         -  Potete esser soddisfatto. Tutto si è svolto secondo i vostri... scenici desideri.

Sanesi                       - Sì, sono contento.

Nora                         -  Però... quella piccola incosciente!... Osare i recarsi a trovare un giovinotto in albergo... e, per di più, fargli quella sorta di proposta!...

Sanesi                       - (sorridendo e stringendosi la mano) Sono contento, sono molto contento!

Nora                         -  No?! Voi? Siete stato voi a consigliarla?...

Sanesi                       - Sono l'autore: ho il dovere di mettere a posto tutti i miei personaggi.

Nora                         -  E basta, vero? Senza preoccuparvi d'altro ? E se D'Alba avesse... sì, avesse accettato l'offerta che gli veniva fatta? Rosanna è ancora una bambina...

Sanesi                       - Appunto per questo ero tranquillo. i gentiluomini seri, posati... e sposati che non ha scrupoli. Un ragazzaccio come D'Alba, che ha tutte lo donne che vuole... nonché le altre, dinanzi all'ingenuità d'una Rosanna non può che intenerirsi.

Nora                         -  Sarà. Ma credo che sia giusto ringraziare il Cielo che è andata bene.

Sanesi                       - Tutto è andato bene. Un po' per merito vostro, molto per merito mio... L'idea d'invitare qui D'Alba, ad esempio, è veramente degna di me.

Nora                         -  Ma come? Non è stato Taddei?...

Sanesi                       - Noi siamo fatti per integrarci, contessa Nora di Fargano. Da runa nostra assidua collaborazione...

Nora                         -  ... Solo Iddio sa che cosa potrebbe venir fuori

Sanesi                       - Avete quindi il dovere di far sì che possa starvi vicino quanto più è possibile. Cominciando con l'invitarmi stasera stessa a pranzo da voi.

Nora                         -  Vi occorre altro?

Sanesi                       - No. Per ora... (Tendendo l'orecchio) Ecco il signor Serafino.

Nora                         -  Io salgo a vedere che cosa sta combinando quella povera delusa.

Sanesi                       - ... E a darle le ultime istruzioni. Che non mi rovini il finale, per carità! Vi attendo in giardino, fra dieci minuti.

Nora                         -  (annuisce sorridendo mentre comincia a salire la scala).

Taddei                      - (entra da sinistra insieme a Becci) Signor Sanesi, son così ansioso di sapere...

Sanesi                       - Siete vivamente pregato di gongolare, signor Taddei. Tutto è in ordine. La «ignorai non pensa affatto quell'uomo e quell'uomo pensa ad un'altra.

Taddei                      - Un'altra?

Sanesi                       - La signorina Filippi, che anche voi conoscete e che, se vi rimane ancora qualche dubbio, vi sarà facile interrogare. Bando alle malinconie, signor Taddei! La signora sta per scendere. L'accoglierete col vostro miglior sorriso, come se fra voi due non vi fosse mai stata la più piccola nube. Siamo d'accordo? Semplice, disinvolto, tran­quillo, normale insomma.

Taddei                      - Sì, sì, ma... Voi mi assicurate veramente?...

Sanisi                        - lo? Ma non passeranno due giorni che uscirà vabel fascicolo illustrato sul romanzo d'amore di Mau­rizio D'Alba e Rosanna Filippi. Figuratevi se i nostri editori si lasciano sfuggire un'occasione simile!

Taddei                      - Grazie, signor Sanesi. Però... fatemi la cor­tesia, non ve n'andate subito. Aiutatemi a vincere l'im­pressione del primo incontro con mia moglie...

Sanesi                       - E non c'è l'angelo del focolare?

Becci                        - Dici a me?

Sanesi                       - Se vuoi... Io però alludevo alla radio. E' così benemerita quella cara pettegola! (Andando ad accendere la radio) Quando non si sa quel che dire... o non si vuol dire quel che si sa... Taci, si tace e si lascia che strèpiti lei. (La radio trasmette la « II Danza Ungherese di Brahms». Sanesi a Taddei, accennando verso la scala, e stringendogli in fretta la mano) La signora... Normale, mi raccomando, come se non fosse successo niente. Arrive­derci. (Saluta col gesto Becci ed esce a sinistra).

Raffaella                  - (giungendo dalla scala insieme a Nora che si è messa il cappello) Serafino, Nora vuole andarsene. Diglielo anche tu che rimanga a pranzo con noi.

Taddei                      - (profondamente commosso dalla gentilezza della moglie) Ma... ma certo, contessa. Leila ha ragione. Ci farete il più grande piacere.

Nora                         -  Grazie, ma... (A Raffaella) Te l'ho detto: ho un invitato... Un'altra volta.

Taddei                      - (salutandola) Più presto che potrete.

Becci                        - (regolarmente baciandole la mano) Se volete che vi accompagni?...

Nora                         -  No, no... Preferisco far due passi. Grazie, Becci. (Si niraia; a Raffaella che l'accompagna fino alla porta il sinistra) In gamba, eh?

Raffaella                  - (con un velo di tristezza) Ma sì. Non temere. Ormai...

Nora                         -  (esce).

Raffaella                  - (tornando presso Becci che è vicino alla radio e alludendo alla musica) Bella! Conoscete?

Becci                        - Sì, mi pare...

Raffaella                  - (sedendosi) Una danza ungherese di Brahms.

Becci                        - (con un intenso sguardo) Bellissima!...

Taddei                      - (tutto rinfrancato, si è seduto al piccolo tavolo ed ha tirato fuori di tasca il fascicoletto d'enigmistica e il lapis. Fra sé) La sposa dì Egeo.. La sposa di Egeo...

Sanesi                       - (socchiude la persiana di fondo, e, non visto, guarda i tre, sorridendo e ammiccando a Nora che fa pure cupolino. Dopo qualche istante) La pace è tornata, la commedia è finita.

FINE