Compagno, anzi, caro amico!

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" COMPAGNO, ANZI, CARO AMICO

" COMPAGNO, ANZI, CARO AMICO!"

 

 

Commedia in tre atti

di

Antonio  Sapienza

Personaggi: 

Tullio Diotallevi................Senatore della Repubblica;

Bruna............................sua moglie;

Avv. Giacomo Giallongo...........difensore di Tullio;

Dott. Roberto Manzella...........Sostituto Procuratore;

Gilda Landolfi...................Segretaria di Tullio;

Una guardia carceraria...........che non parla.

 

 

 

 

La vicenda si svolge in una citta' italiana, nel 1993.

Atto I

Sala al buio. Sipario che lentamente si apre. Musica adatta. Buio in scena. Un faro, man mano, illuminera' il centro della scena, dove sara' stato posto un tavolino e una sedia.  Sulla sedia sara' seduto un uomo sui sessant'anni. Abito sgualcito e senza cravatta. Egli appoggiera'il capo sulle braccia che terra' poste sul tavolo. E' Tullio Diotallevi.  Dopo pochi secondi si udra' gridare dalle quinte:

Voce- Colpevole 2941, alzatevi!-

Tul.- Numero 2941, presente!-

Voce- Come?-

Tul.- Inquisito numero 2941, presente!(intanto alza il capo)-

Voce- Come??? (stizzita)-

Tul.- Colpevole 2941, presente! (scatta in piedi)-

Voce- Bene! Colpevole 2941, prima di dormire dovete pulire il bugliolo!-

Tul.- Sissignore! (cerca qualcosa) Non trovo lo spazzolone, signore!-

Voce- (sarcastica) Con le mani, con le mani – colpevole 2941. Con le mani si pulisce meglio... o lo volete pulire con la lingua?!!-

Tul.- (agitandosi) Comandi signore- subito signore- con le mani- certo- piu' pulito, signore! Sono il colpevole 2941, presente e comandi, signore! ( in crescendo, poi quasi gridato)-

Il faro, lentamente, si allarga e fara' intravvedere l'arredamento della stanza: E' il salotto di casa Diotallevi. Oggetti in scena appropriati. Entra in scena Bruna.-quarantanni- E' in vestaglia.

Bru.- Tullio, Tullio! Che succede? Perche' gridi?-

Tul.- ( prendendo coscienza di trovarsi a casa sua) Cosa? Io? Gridavo?-

Bru.- Ma certo, e come un ossesso!-

Tul.- Allora nel sonno! Ho gridato nel sonno!-

Bru.- L'incubo? Di nuovo?-

Tul.- ( annuedo) Ancora! ancora! Di nuovo! Mi fa impazzire!-

Bru.- E fai impazzire anche me. M'hai fatto fare un salto, m'hai fatto fare...-

Tul.- Mi dispiace, cara. Anche se e' solo un sogno, io lo vivo come realta'- piu' reale di questa ( fa cenno a loro e a tutto intorno)... La paura che mi arrestino- da un momento all'altro; - il carcere - Ah, e' atroce, credimi!-

Bru.- Ma tu corri troppo! Tu sei solo un indagato. Hai avuto solo un avviso di garanzia- un semplice avviso di garanzia- e ti senti gia' colpevole e condannato- magari ai lavori forzati- alla Cayenna! E dai! Smettila e vieni a dormire di la'! Nel letto!!-

Tul.- No, non posso. Non dormirei! Lo so gia'! E non farei dormire neanche a te. Meglio se resto qua, sveglio! (pausa) Ma non capisci? Io non riesco piu' a dormire. E se ci riesco - anche per poco- ecco che l'incubo ritorna inesorabile! A torturarmi! Bruna, io ormai, vivo dentro un gigantesco incubo nel quale sono stato cacciato da quella maledetta busta gialla!(pausa) L'avviso di garanzia! La mia condanna! senza prove, senza processo e senza appello.(gesto di sconsolazione)  Ed ecco la mia vita distrutta. Distrutta con la complicita' di quella maledetta televisione e dei suoi continui servizi sugli scandali e sulla corruzione. Ed io sono gia' bell'e condannato e sul patibolo, mentre i probi cittadini tirano il cappio.( gesto come dire: visto? che fare?) Dio che vergogna! che vergogna!( si gira per non farsi vedere in viso)-

Bru.- Ti disperi inutilmente: hai dato mandato all'avvocato, cosa puoi fare di piu' per la tua difesa?  Nulla! Se invece te ne stai calmo e rifletti, puo' darsi che trovi qualche argomento per rintuzzare le accuse...-

Tul.-...  calunnie! Calunnie, tutte calunnie! Calunnie, mio Dio. Fango buttatomi addosso senza motivo!-

Bru.- L'avvocato Giallongo, veramente, dice che un motivo ci sarebbe...-

Tul.- E quale? -

Bru.- La vendetta!-

Tul.- Ah, te ne ha parlato? Ma quale vendetta. E di chi? E contro di me? Assurdo! Mi accusano di corruzione, ma chi mi ha denunciato? A cosa si riferisce questa denuncia? E perche'? (pausa) Io corrotto. Ma ci pensi? io corrotto! Assurdo!-

Bru.- Lo so! Al partito ti chiamavano: Saint-Just! per la tua intransigenza. E chissa', codesta intransigenza potrebbe aver dato fastidio a qualcuno...-

Tul.- Io non ero intransigente! Non sono intransigente! Io sono corretto, io sono...-

Bru.-... tutto d'un pezzo!-

Tul.- Mio Dio Bruna, no! pure tu? E' dispregiativo come lo dici.-

Bru.- Ma non lo dico io, lo dicevano loro: alla sezione, al partito, ai sindacati...( sforzandosi a dare un significato diverso a quanto aveva detto)-

Tul.- Ma si, certo! lo dicevano! Ma detto da loro era quasi un complimento, detto da te, invece... (Bruna alza le spalle) Comunque sia. la verita' e' che io con storie di corruzione non ho nulla a che vedere!(pausa) Sai, molte volte, al ristorante del Senato, simpaticamente, tra una risata e l'altra, tra un bicchiere e l'altro, mi e' stato detto- quasi con noncuranza-:"Impara a vivere senatore, impara a vivere."- Io credevo che si riferissero alla corsa per le migliori poltrone, alla infedelta' coniugale, a saper gestire i propri affari.- Insomma, discorsi da ristorante, e allora mi facevo una risata piu' forte e cambiavo discorso.(pausa) -Impara a vivere.- Ora capisco cosa volevano dire con quella stramaledetta frase:" impara a rubare e far rubare." Capisci! non sapevo vivere!-

Bru.-L'hai detto!  (b.p.)

tul.- Cosa avrei detto?-

Bru.- Nulla, nulla. (b.p.) Ma dimmi, testa fra le nuvole, i tuoi continui allontanamenti dal tuo ufficio, dai tuoi incarichi, dalla commissione lavori pubblici, come li definiresti?  Semplice lavoro  raordinario, immagino.-

Tul.-Bruna, Bruna, per carita'!  Allora la pensavo cosi'! Era dedizione alla causa, al partito, la mia. Non potevo, non potevo mai supporre che dietro quelle mie missioni, a mia insaputa si praticasse il malaffare, la corruzione.  Saro' stato un ingenuo, un pivello.  Saro' un adulto con la furbizia di un bambino- senza malizia- senza cattiveria... saro'...

Bru.- ...un puro!-

Tul.-Certo, un puro! (b.p.) E mi fu detto anche dal Segretario del partito:" Tu, compagno, sei un puro. Bravo! Nel partito c'e' bisogno di gente come te!" Bravo e immediata elezione a consigliere provinciale. Poi la galoppata: deputato regionale, Senatore della Repubblica: A quarant'anni! Bella carriera, no? (pausa) poi a cinquanta Senatore e inquisito.  Bella carriera.(b.p.) Vai, vai a dormire, Bruna, io studio questo incartamento... forse leggero' un poco...- (prende un libro in mano)

Bru.- Cosa leggi?-

Tul.- Che vuoi che legga? Dai Lager al Gulag...(con ironia) E' filosofia...-

Bru.- Ora capisco gli incubi. Ma lascia perdere quelle orrende letture, vieni a dormire! -

Tul.- Va bene, non leggero' "queste orrende letture", Vai a dormire tu. Buona notte.-

Bru.- Se non vieni a dormire, domani chiamero' un medico, ti faro' prescrivere qualcosa...- (intanto esce a sinistra)

Tul.- Lascia perdere, chi vuoi chiamare...chiama il boia. (getta il libro sul tavolino) Vecchio filosofo sei diventato "orrendo" tu; e non gli uomini- lupi tra di loro - Credimi: avevi ragione,-eccome!- te lo posso garantire –garantire personalmente... avevi ragione, purtroppo.-

Uscita Bruna, Tullio cincischia con le carte, poi accende il televisore. Se e' possibile, il giornalista lettore del telegiornale, dovra' parlare delle inchieste in corso e citare anche Tullio. Egli lo ascoltera' prima interessato, poi evidenziera' segni di sonnolenza, ciondolera' il capo, avra' colpi di sonno, infine si addormentera'. Breve buio e stacco musicale.

Quando la scena riprende e' mattino. Entra Bruna, gia' vestita e truccata. Apre la finestra rumorosamente. Tullio si sveglia di colpo.

Tul.- Comandi, signore!-

Bru.- Eh, ci risiamo. Tullio, Tullio, sono io, Bruna.-

Tul.- (alzando il capo) Bru...Bruna.. sei tu? Che fortuna! T'ho spaventata? Nuovamente? (al cenno affermativo della donna) Scusami.. scusami...(si alza e la bacia in fronte)-

Bru.- Non preoccuparti, mi stai solamente facendo venire una crisi nervosa. Niente di grave.-Tra poco grido!-

Tul.- Abbi pazienza. Ancora un po' di pazienza...-

Bru.- Ce l'avevo. Ma la stai esaurendo tu e tutti i nostri concittadini...-

Tul.- Io? Certo, io ti scuoto... ma i nostri concittadini?-

Bru.- Non ne posso piu'di loro! Non posso piu' uscire di casa.  Mi indicano col dito: Ecco la moglie del...-

Tul.- ...corrotto!-

Bru.- Gia' corrotto e chissa' quante altre cose ancora.(BP) Sistemati un poco, sta per venire Giallongo.-

Tul.- Finalmente viene. Sono due giorni che non si fa vedere. (intanto si riordina il vestito e il colletto della camicia)-

Bru.- Quello ha da fare. Mica ha solo te come cliente...-

Tul.- Ma il mio caso e' diverso...-

Bru.- Per ognuno il proprio caso e' diverso. Non sei la sola mosca bianca, tu.-

Tul.- ( guarda Bruna e la osserva: come per accertarsi se non ci sia qualcosa di cambiato in lei) Mosca bianca, io? eh, gia', gia'.-

Bru.- Cos'hai da guardare cosi'? ( si sente suonare) Vado ad aprire... cos'ha da guardare...-(Tullio tentenna il capo)-

Rientra poco dopo con l'avvocato Giacomo Giallongo, sui cinquant'anni portati bene , snello, alto, rubizzo ed elegante.

Bru.- C'e' l'avvocato, caro.-

Gia.- Buon giorno...-

Bru.- (a Giallongo) Vi lascio soli.  Scusate...  a dopo.( fa un cenno di saluto ai due uomini ed esce)-

Tul.- Caro Giallongo... (porge la mano che Giallongo ignora)

Gia.- Dunque, senatore...-

Tul.- Ex senatore, ora solo indagato!- ( acido)-

Gia.- Senatore, non faccia il permaloso. Si segga e legga attentamente questo documento, poi, se e' d’accordo, lo sottoscriva...per piacere...-

Tul.- (prende il documento ma non lo legge) Ma...ma che atteggiamento e' mai questo? Niente stretta di mano, mi dai del lei. Ma che succede?-

Gia.- Senatore, lei in questo momento e' un indagato; ed e' pure un mio cliente. Ed io ho assunto la sua difesa senza convinzione, ma solo per deontologia...-

Tul.- Anche tu? Anche lei? - perche' ora ci dobbiamo dare del lei, vero?- anche lei pensa che io sia colpevole?-

Gia.- Il lei- mi dispiace- ma in questo momento si impone! E le mie convinzioni personali non hanno nulla a che vedere con il mio mandato....-

Tul.- ( quasi gridando) Ma che cavolo dici! Il "lei" il "mandato"? Ma che cosa mi vorresti significare? Io ti ho dato mandato di difesa perche' t'ho stimato sempre, oltre che un bravissimo professionista, soprattutto un amico. Avrei potuto darlo a tanti altri nostri compagni di partito che sarebbero stati ben lieti di rappresentarmi, ma l'ho dato a te! A te! A te che mi sei stato sempre vicino, nei momenti buoni o difficili. Ed ora,-non dico che mi dovresti offrire la tua amicizia ad occhi chiusi- ma almeno chessoio- conforto, solidarieta' di classe, comprensione- perche' tu sei in politica-come me- e quindi conoscitore del suo sottobosco, dei personaggi, delle regole non scritte. E chi meglio di te poteva studiare e capire la trappola che mi e' stata tesa? Che cosa succede Giacomo Giallongo? che diavolo significa deontologia tra di noi?-

Gia.- Va bene, parliamoci chiaro! Io ancora non so se le accuse che ti vengono mosse, siano vere o false, per cui...-

Tul.- ...per cui?-

Gia.- ... se fossero vere dovrei poi disprezzarti...-

Tul.-...  e per non disprezzarmi, vorresti prendere le distanze, vero?-

Gia.- Esatto!-

Tul.- Ma non essere puerile, Giacomo.- Cos'altro c'e' sotto?-

Gia.- Nu...nulla, nulla! Insomma, Tullio, pensala come vuoi. (b.p.) Io ti ho sempre considerato estraneo e al di sopra di storie di mazzette e di tangenti. Ora: marcio il sistema? E sia!-tutto il partito? e d'accordo!- i nostri capi? e va bene!- Ma te no! Per te la cosa e' diversa: tu eri l'emblema dell'uomo probo per i nostri compagni di base. Capisci- quindi- il dramma? Perche', quest'accusa, vera o falsa, e' come un grosso macigno che s'e' abbattuto sulla tua reputazione: Come politico sei finito! Capisci?  Poi, se l'accusa fosse vera,-intendimi-cosa si dovrebbe pensare di te come uomo?  E di me? - come tuo amico e compagno di partito? -

Tul.- Ah, capisco...Ma tu mi credi?-

Gia.- Preferirei non rispondere, almeno per adesso.-

Tul.- Sta bene! Ma cosa ne pensa il magistrato?-

Gia.- Ed ecco una cattiva notizia...-

Tul.- Il mio caso e' in mano a Dinatale? E allora sono fregato! Quello quando parla pontifica! Il suo verbo e' oracolo del Signore! Il popolino lo adora. E, ammesso che commettesse un errore, che prendesse un abbaglio, chi  oserebbe attaccarlo? Sarebbe lesa maesta'...-

Gia.- Stai calmo, non e' lui.-

Tul.- E allora chi? Chi e' peggio di lui?-

Gia.- Peggio di un grande inquisitore, c'e' l'inquisitore sciocco!-

Tul.- Non sara' per caso Manzella?-

Gia.- L'hai detto!-

Tul.- E allora sono fritto!-

Gia.- Lo so. Lo attaccasti...-

Tul.- ... dissi che ci perseguitava...feci un'interpellanza al Senato. Sono fritto!-

Gia.- Non trinciare conclusioni, perbacco! I suoi giudizi li dovra' vagliare il GIP, poi ci sarebbe il Tribunale della Liberta'...-

Tul.- Tribunale della liberta'? Ma allora mi fara' arrestare?-

Gia.- E' possibile.-

Tul.- Ma come? Senza avermi sentito? Perche' io l'ho chiesto d'essere sentito. Tu glielo hai detto no?-

Gia.- Tullio, stai calmo. E che sei un bambino? Certo che glielo detto. Naturale.-

Tul.- Scusami, scusami... sono a pezzi. Senti Giacomo, io alla galera non sopravvivero'! Capito?-

Gia.- Ho capito. Dicono tutti cosi'. Ed ora stammi a sentire. Questo gentiluomo, probabilmente, ti fara' arrestare per interrogarti in carcere, dopo averti fatto assaggiare per bene l'ambientino. Ti vorra' interrogare gia' bell'e cotto! quando sarai avvilito e l'abiezione -come il piombo- ti pesera' sulle spalle. E allora tu crollerai e confesserai tutto! Tutto! anche cio' che non hai commesso! tutto cio' che lui vorra' farti confessare: lo confesserai! pur di ottenere almeno gli arresti domiciliari. (b.p.) Allora, adesso ascoltami bene: Tu dovrai resistere! Dovrai farti forza e resistere. E' pregiudiziale resistere! Altrimenti, se non te la senti, non vale la pena onorare la mia parcella.-

Tul.- Capisco, capisco. Mi sforzero', te lo prometto. Ma...ma non so con quali risultati...Ci pensi? dover combattere un giudice? Un giudice! - del quale una sua sola parola- che proviene dal suo scranno- puo' essermi fatale!... E la mia parola e' pregna di discredito. Ho paura, Giacomo. Sono un debole...-

Gia.- Ma che debole...Tu un debole? E i tuoi ideali? La forza dei tuoi ideali, dov'e'? Un giorno ti sentii pronunciare questa frase che mi colpi' tantissimo:" I molti non sono oppressi perche' poveri, sono poveri perche' oppressi"...-

Tul.-..." e noi socialisti teniamo gli occhi fissi sulla miseria materiale dei poveri, senza comprendere che essa si fonda sulla degradazione spirituale."...Si, si me lo ricordo. Il concetto non e' mio, ovvio, e' di Russell. Ma io lo sottoscrissi appieno. Ero un giovane dirigente e lottavo per inculcare-in certe

zucche dure- il germe della cultura del rispetto dell'uomo, dei valori morali.-L'affinamento dello spirito,-pensavo. Allora si diceva: pane e lavoro! Ma io vedevo la purezza dello spirito all'apice della funzione della vita: politica, economica, culturale, sociale. Era questa la molla che mi faceva scattare.O la mia forza, come la chiami tu.-

Gia.- Ed io ti ammiravo e ti invidiavo... per il tuo candore, s'intende. Eri un sognatore, allora.-

Tul.- Di' pure un utopista! O forse meglio: Velleitario! - come mi dicesti una volta.(BP) Ma si, si, ci credevo nel socialismo!  Eccome!  Ma poi dalla massa del partito, una perfida spirale s'e' sviluppata; ed ha avviluppato i cuori e oscurato i cervelli: voti! voti!  voti! E tutti vituperarono e calpestarono l'ideologia e gli alti ideali, con infami comportamenti! E venne il crollo! A me resta la consapevolezza - la sola nel mio sacco ormai vuoto- d'essermi comportato sempre con coerenza... e spero anche bene.

Gia.- E' proprio vuoto quel sacco?-

Tul.- Ma si!(b.p.) Mettici la fine del socialismo reale, la caduta nel muro di Berlino, i massacri nel mondo, questa tangentopoli, la guerra civile in Jugoslavia...-

Gia.- Ma a te di quella guerra...(come dire: cosa ti interessa?)

Tul.- Non m'interessa? E le atrocita', la pulizia etnica, il nazionalismo, la guerra di religione, non sono gli esatti opposti del mio impegno civile?  Capisci allora? che ne resta ormai di me e dei miei principi ispiratori e propulsori? Giacomo, mi sembra di vivere in una grande fogna chiamata Terra!-

Gia.- E turati il naso, perbacco! Turati il naso e pensa al tuo caso, che e' gravissimo. Sei nei guai fino al collo, Tullio!-

Tul.- Lo capisco e come! Ma di fronte al completo degrado dei valori: alla bestia che sopraffa' lo spirito, agli stermini, al trionfo del capitalismo selvaggio, all'immenso egoismo che ha trovato legittimazione politica, a volte non mi importa piu' nulla di me. Che mi accusino, che mi processino, che mi condannino, io mi sento ormai sfiduciato, vinto, prono! (poi rinvigorito) Ma poi penso a Bruna, ai miei figli lontani, ai vecchi compagni di tanti anni di lotte, alla loro vergogna a causa mia, per me; al completo abbandono dei nostri compagni piu' deboli; allo sbando dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani che credevano nel nostro partito; e -per un attimo - si riaccende -in me - la scintilla!- e mi sento di nuovo ritornare le forze per combattere. Gli ideali non possono morire cosi' presto!  Se vinco questa mia battaglia giudiziaria, vincera' quella parte di socialismo sano, capisci!. (di nuovo sfiduciato)

Oddio, Giacomo, ma dev'esserci la vera giustizia a questo mondo!  Chi mi accusa, che prove porta? E tu le hai valutate? Che ne sei tu, Giacomo?-

Gia.- Nulla! Non  trapela nulla! Vaghi accenni a Sartori- dice che e' stato concusso dal partito e che ha corrotto te- qualcosa si sa su un certo Pelligra- dice di averti fatto avere voti in cambio di non precisati favori-. Ma cose generiche, senza nessuna consistenza giuridica. Eppure la denuncia va avanti! Va avanti come un rullo compressore! E io non capisco. O forse capisco: avranno qualche asso nella manica.-

Tul.- Un asso? Che asso? Forse un altro accusatore?-

Gia.- Se lo sapessi...Comunque domani ho un appuntamento in Procura, vedremo se tra un argomento e l'altro, non ne venga fuori qualcosa... chesso': qualche ammissione, qualche richiesta di confronto. Insomma, domani vedremo. Certo, domani!-

Tul.- Sono nelle tue mani Giacomo! E, sappi, che sono innocente!-

Gia.- Si vedra'! Addio Tullio. Hai firmato?-

Tul.- (frastornato, subito firmando) Si, si, ecco, firmato.-

Gia.- (prendendo il foglio) Grazie... e ciao. (porge la mano)-

Tul.- Ci...ciao. (stringe la mano senza vigore. Ciao! ( si volta dall'altra parte)-

Giacomo lo sta a guradare, scuote il capo, ed esce. Tullio sta assorto. Breve stacco musicale: Entra Bruna.

Bru.- Ho accompagnato Giallongo, non s'e' sbottonato. Allora, ci sono novita'?-

Tul.- ( sempre di spalle) Nessuna! Anzi ce ne sarebbe una: il caso e' nelle mani del dottor Manzella, non so se mi spiego. Sai, Giallongo forse non crede nella mia innocenza. Anzi ne sono sicuro! Vuol prendere anche le distanze. - Forse teme di compromettere la sua immagine politica- Figurati che, appena entrato, mi ha dato del "lei" ; non mi ha stretto la mano; e mi ha parlato di deontologia professionale accettando di difendermi.-

Bru.- Davvero?-

Tul.- (annuendo) Ma poi ha mitigato la cosa. Ha parlato genericamente di stima- che aveva prima, naturalmente- di apprezzamento per il mio credo ideologico e politico, di ammirazione per il mio impegno per l'elevazione dell'uomo... Oddio, Bruna, io non lo so piu'! Ma che ne so! Che ne so se

ci credo ancora? Non sono sicuro di nulla! Sto impazzendo Bruna!-

Bru.- A chi lo dici...-

Tul.- Ti faccio paura? Ma faccio piu' paura - io- a me stesso.  Sono a pezzi!  Sono un uomo finito! No, non mi sto commiserando, no!  E' la pura verita'!  Troppo peso m'e' arrivato addosso!  Addosso a me che ho sempre vissuto senza mai assumermi delle vere responsabilita'! Sul lavoro? eh, ero quasi sempre assente! Nel partito: c'era chi decideva anche per me! A casa? c'eri tu! Ora sono solo, e da solo debbo prendere delle decisioni che condizioneranno la mia vita: lottare o arrendermi! E solo io dovro' decidere! (pausa) Ma saro' veramente io a decidere di me stesso?  O non saranno ancora gli altri? Giallongo, per esempio. Il P.M.; il Gip; il giudice; la stampa; la gente...-

Bru.- Dio...-

Tul.- Dio? Come Dio? Certo, anche Dio puo' decidere di me. Perchenno'!-

Bru.- Certo, tu sei diverso dagli altri...(ironica)-

Tul.- ( che non ha afferrato l'ironia) Certo, io sono...sono...-

Bru.- Chi sei? Sei un eroe? un martire? un perseguitato politico, un debole o...un vigliacco?-

Tul.- ( che comprende solo ora) Ben detto! Sono un vigliacco! Ma non un ladro! Lo ammetto, si, vigliacco! vigliacco! ma mai ladro, mai! Mai ho toccato nulla che non mi competesse, Mai!

Mai! Mai! e nessuno mi crede! Perche' non mi si crede, Bruna?-

Bru.- L'hai detto tu stesso, quando inizio' questa faccenda: tu non sei piu' credibile; sei un politico perdente. Non conti piu' nulla! nulla! Poi con i tuoi amici di partito...-

Tul.- Va bene, come dici tu! Ma, allora, ti sembra giusto fare di tutta l'erba un fascio? E' giusto pagare  tutti - collettivamente- gli errori politici o i lodrocini, come li chiama la gente- di alcuni? La giustizia- la giustizia, quella vera- non puo' permettersi la vendetta! Ma se non se la puo' permettere, perche' s'accanisce- cosi'- contro di me? Perche' vorrebbe farmi pagare un conto che spetta ad altri saldare?

Bruna, te lo dico con tutta serenita': non credo in questa giustizia!-

Bru.- Se sei innocente, sarai assolto.-

Tul.- Come "se sei...innocente?" Ma bene, anche tu?-

Bru.- Ma no. L'ho detto cosi', per dire.-

Tul.- Mi pareva...mi pareva (assorto) Ma forse piu' che nella giustizia io non credo negli uomini- togati o no- ecco forse cos'e' il veleno che m'intossica!...non credo negli uomini. (pausa) Bruna, non appena questa storia sara' finita- e finira' bene, - vedrai - voglio andare su di un'isola deserta, sulla cima di un monte, in un eremo sperduto, a riflettere su di me e sulla vita. E tu verrai con me.-

Bru.- Io? Ma tu sei matto! Per carita', io su un'isola deserta. No, no, io ti aspettero' qui!-

Tul.- Come vuoi tu. Padronissima. Certo... quando finira' questa storia... perche' in un modo o l'altro, dovra' finire. E finira'!-

Tela.

                                                              

Atto II

Quando si riaprira' il sipario, la luce sara' soffusa, tra sogno e realta'. Sara' illuminata solo il centro della scena nella quale ci saranno solamente un piccolo tavolino e due sedie. Musica adatta.

Entra in scena, dopo meno di un minuto, l'avv.Giallongo e il sostituto procuratore dottor Manzella. Manzella e' un omino calvo, ben vestito, anzi vestito con ricercatezza, pignolo e dai modi forzatamente gentili, stessa eta' di Giallongo. Tiene in mano una grossa borsa di documenti che non lascia mai incustodita.  Anche quando la poggera' sul tavolo, la ontrollera' ponendo sempre una delle due mani su di essa.

Gia.- Signor procuratore, io...-

Man.- Non sono procuratore, ma sostituto!-

Gia.- ( con pazienza) Signor sostituto procuratore, io dovrei, come pregiudiziale, chiedere l'immediata scarcerazione del mio assistito.-

Man.- La fara' a tempo e a luogo.-

Gia.- Ma questo mi sembra proprio il momento e il luogo, signor sostituto procuratore.-

Man.- ( sta facendo di no col dito) Ormai sto per interrogare l'imputato, dopo, semmai, avanzera' la sua richiesta.-

Gia.- Gia' ora (sottolinea ora) sta per interrogare l'imputato, dopo sette giorni dal suo arresto...-

Man.- I tempi sono quelli che sono. Senta Giallongo...-

Gia.- Avvocato Giallongo.-

Man.- (correggendosi diligentemente) Certo, certo. Senta avvocato Giallongo, prima d'interrogare il suo assistito, desidero che lei mi metta per iscritto, se il confronto col teste lo richiede subito, adesso, in questo luogo...-

Gia,- ...in carcere...-

Man.- (non badando all'interruzione)... oppure durante il procedimento preliminare.-

Gia.- E perche' non nel corso del pubblico dibattimento, fra sei mesi, di fronte alla corte?-

Man.- Avvocato, non mi faccia perdere tempo.-

Gia.- Subito. Lo voglio subito! E' un mio diritto - e preciso dovere nei confronti del mio assistito- conoscere immediatamente il supertestimone sbucato in questi giorni. Questo misterioso personaggio che ha fatto slittare il presente interrogatorio di ben sette giorni! E sette giorni di carcere, per il mio cliente, sono un'intera vita! Subito! signor sostituto procuratore, subito. Ecco la mia richiesta scritta. ( tira fuori dalla sua borsa un foglio e glielo porge). -

Man.- (osservando il documento minuziosamente) Niente da eccepire. Va bene, accordato. Facciamo chiamare l'imputato...-

Gia.- ... e il suo misterioso supertestimone.-

Man.- Avvocato, le ricordo che lei deve assistere il suo cliente e non fare commenti di alcun genere nei confronti del Pubblico Ministero che, in questo preciso momento, esercita il suo potere...-

Gia.- Potere? Quale potere? Perdio, quale potere? Quello di esservi posti al di sopra di tutti gli altri poteri? Quello di spargere sospetto e terrore su tutti e su tutto? Chi e' sicuro, in questo momento, di poter dire: oggi dormiro' a casa mia! e non in una cella delle patrie galere?-

Man.- Avvocato, la invito al rispetto della pubblica funzione mia e di tutti i colleghi che in questo momento, in tutte le Procure d'Italia...-

Gia.- ...spargono terrore in tutta la nazione! Ma via Roberto, ma via, che gioco e questo? Cosa vi sta succedendo? Vi siete ubriacati di potere? Avete soppiantato i politici - anche il Parlamento, se vogliamo- e ancora non vi fermate? Dove volete arrivare? eh, Roberto?-

Man.- Se non fossi tu, ti avrei fatto gia' arrestare! Ma ti conosco da anni e ti faccio capace- in buona fede- di sfidare la giustizia, perche' sei un gran ...-

Gia.- Casinaro, dillo pure!-

Man.- ...un gran pasticcione! Tu sai fare solo confuse e sterili chiacchiere: bla, bla, bla. E i fatti? I fatti li faccio io e i miei colleghi magistrati, ammansendo voi politici e mettendo sulla giusta via l'Italia degli onesti!-

Gia.- Tu, voi, la state mettendo in ginocchio l'Italia degli onesti. E state mettendo pure giu' l'Italia che lavora! Tutto fermo, perddio! Tutto bloccato! Tutti in attesa di una comunicazione giudiz... pardon, di un avviso di garanzia, e' piu' chic!- Al diavolo Roberto, se prima erano i politici gli intoccabili, adesso, a forza d'appellarvi alla pubblica opinione, o meglio- alla piazza- siete diventati voi i veri intoccabili! Senti, abbiamo studiato presso lo stesso liceo e ci siamo laureati alla medesima Universita', abbiamo "mangiato" gli stessi libri, ci hanno "illuminato" gli stessi docenti; dov'e' la radice della giurisprudenza, che avemmo modo di "succhiare" dai piu' noti Maestri di Diritto?  E allora?  Mi domando: Cos'e' che ci separa adesso?  in che cosa siamo incappati?  Cos'e' successo a noi due, per trovarci, non solo

su diverse posizioni istituzionali- cio' e' normale-ma su piani opposti di intendere la giustizia!  Perdio!  cosa?-

Man.- La morale!  Ecco, Giacomo, cosa ci separa: la diversa concezione morale dei fatti, dei crimini, delle pene!.-

Gia.- Sta parlando Beccaria! Ma va la'! Te lo dico io cosa ci separa: la libidine del potere ci separa! Quella libidine che subdolamente si e' insinuata in voi,- partendo da lontano- e che adesso vi ha sedotto e non vi fa piu' respirare l'aria pulita della vera giustizia! Dimmi era necessario incarcerare il mio assistito? Erano necessari sette giorni di carcere prima d'interrogarlo?-

Man.- Basta cosi' avvocato! Stiamo prendendo una diversa via dalla innocente conversazione amichevole tra due ex colleghi di facolta'. D'ora in poi, e per tutta la durata delle formalita', lei si atterra'- scrupolosamente- al comportamento inerente il suo ruolo di patrocinatore dell'imputato.

Guardia, faccia entrare il Diotallevi! (rivolto verso le quinte)-

Gia.- Il senatore Diotallevi, prego.-

Man.- Il senatore Diotallevi. Guardia esegua per favore.-

Gia.- Grazie per la precisazione signor sostituto procuratore  della repubblica.-

Man.- Avvocato...-(mezzo rimprovero)

Entra Tullio, occhi rossi, barba lunga, vestito sgualcito, camicia sporca, spettinato.

Tul.- Buongiorno signori.-

Man.- Buon giorno a lei.-

Gia.- Ciao Tullio.-

Tul.- (guardando Giallongo, come per chiedere protezione) Po... posso sedere?-

Man.- ( mentre Giallongo fa si col capo) Un momento, prima deve sottoporsi a perquisizione personale. Guardia?-

Gia.- Signor sostituto procuratore, questo atteggiamento intimidatorio verso il mio assistito e' inammissibile e intollerabile. Io protesto vivamente! Dove vuole che questo signore, da sette giorni in galera, possa essersi procurata un'arma? Eppoi, e' un soggetto capace di offendere? E' un violento?

La prego, non si irrigidisca con i regolamenti e le disposizioni. Sia elastico, per favore, usi la grande

discrezionalita' del suo ufficio per rendere meno penoso questo interrogatorio. In fin dei conti non ha di fronte a se un comune delinquente incallito, ma un senatore della repubblica, anche se accusato di corruzione...-

Man.- E di concussione.-

Gia.- ( allarmato) Cos'e' un nuovo capo d'imputazione? O e' uno scherzo?-

Man.- Non e' uno scherzo, avvocato. E' un nuovo capo d'imputazione,- che e' stato contestato al suo assistito due giorni fa;- a seguito di nuovi fatti appurati dalla Procura. Non ha ricevuto la comunicazione? (ironico)-

Gia.- No. Non ne sapevo niente. Ma quando l'ha spedita?-

Man.- Io non spedisco, io impartisco le direttive. Chieda al cancelliere...-

Gia.- Allora dichiaro ufficialmente di non poter assistere adeguatamente il mio cliente a causa della mancata presa visione dei nuovi capi d'imputazione. E lo faro' conoscere alla stanpa!-

Tul.- (spaventato) No Giac... Avvocato Giallongo. La prego, soprassieda, procediamo, vedra' che il dottor Manzella sbrighera' tutto velocemente e, credo, non appena avra' appurato la verita'-la mia innocenza- mi fara' uscire subito da qui. Subito, certo, se vuole...-

Gia.- Chi gliel'ha detto questo?-

Tul.- Un mio compagno di detenzione.-

Gia.- Ho capito. Gli infiltrati! Usi anche gli infiltrati, Manzella?-

Man.- Avvocato, non so di casa stia parlando. Allora procediamo?-

Tul.- ( fa cenno di si col capo)

Man.- Orbene, signor Diotallevi, tra il marzo 1988 e il giugno 1992, lei, in qualita' di componente la commissione LL.PP. del Senato, ha mai incontrato il signor Sartori, titolare della Sartori SAS Costruzioni?-

Tul.- Mi pare di si..si. Forse. Non ricordo bene.-

Man.- Si, forse, non ricorda. Qual'e' la sua risposta?-

Tul.- Si.-

Man.- E quante volte?-

Tul.- Due, forse tre volte.-

Man.- Dove e quando?-

Tul.- Francamente non lo ricordo. Sa per le date...-

Man.- Glielo dico io: 13 luglio 1988, 15 marzo 1991, 22 aprile 1992. Al ristorante Capriccio in Roma. Conferma?-

Tul.- Si...si credo che siano giuste...e quel locale lo frequentavo spesso, e' possibile...-

Man.- E mi dica: Ha mai proposto al Sartori accordi su licitazioni private?-

Tul.- Licitazioni? Ma no. Io non mi occupavo di queste cose.-

Man.- E come spiega che il Sartori afferma nel suo verbale d'interrogatorio...vediamo...(prende un documento e legge) Ecco: " ... il Senatore Diotallevi mi chiese in modo indiretto, se ero disponibile ad aggiudicarmi un appalto in cambio di assunzioni- e sottolineo' questa parola in modo tale da farla sembrare: in cambio di tangenti- assunzioni nella mia impresa di costruzioni. Mi risulta, per inciso, che analoga richiesta fu avanzata dal detto senatore anche ad altre imprese del settore".Che ne dice, senatore? come lo spiega?-

Tul.- (infastidito) Io non ho nulla da spiegare? Io non ho mai detto una simile scempiaggine. Certo, avro' parlato a quei signori della necessita' di creare nuovi posti di lavoro da parte della imprenditoria italiana, di fare assunzioni anche part-time, ma sempre genericamente, senza alcuna specificita', senza riferimenti precisi a fatti o persone...-

Man.- Dunque la sua risposta e' si?-

Tul.- Si? Come si? Che significa? Io non promettevo mica qualcosa in cambio delle assunzioni. Io ho sempre parlato- in generale- nell'interesse dei lavoratori, dei disoccupati.-

Man.- (minaccioso) Dunque nega?-

Tul.- Non nego! No! Non nego. Avro' detto qualcosa, infatti..-

Man.- E mi dica: come spiega l'assegnazione dei lavori all'Acquaviva, per la costruzione della diga, alla predetta impresa Sartori?-

Tul.- (guardando Giallongo interrogativamente) Come lo spiego? Lo spiego col fatto che avra', probabilmente, avanzato offerta piu' vantaggiosa, avra' dato delle garanzie avra' presentato un progetto adeguato...-

Man.- E se le dicessi che il Sartori afferma d'aver sborsato cinquecento milioni di lire e d'averli mandati a lei, in una valigetta, nella sua segreteria politica, lei cosa risponde?-

Tul.- Che e' falso! Io non so come sono fatti cinquecento milioni.-

Man.- Glielo dico io: sono fatti- pressappoco- come questa borsa. In volume, s'intende. Allora?-

Tul.- Mai visti!-

Man.- Ne e' sicuro?-

Tul.- Sicuro!-

Man.- Ci pensi bene, senatore.-

Gia.- Signor sostituto procuratore, il mio assistito ha risposto chiaramente. Lei non vorra' mica intimidirlo?-

Man.- ( senza badare) Passiamo ad altro. Mi dica, signor Diotallevi, nella campagna elettorale delle

ultime elezioni, lei si reco' spesso presso il quartiere "Brocca", nel suo collegio- credo- e parlo' con alcuni signori, presso una rivendita di vini e liquori. E' vero?-

Tul.- Ma come faccio a confermarglielo? Io durante una campagna elettorale vado in tanti posti, incontro migliaia di persone. Mi dica i loro nomi, puo' darsi...-

Man.- Papandrea, Paoli, Leonardi, Pelligra...-

Tul.- Ecco, Pelligra, il nome non mi e' nuovo. Ma non lo conosco personalmente.-

Man.- Lo supponevo! E lei, signor Diotallevi, non ha mai promesso nulla a quel signore, in cambio di voti?-

Tul.- Io non ho mai promesso nulla! A nessuno! Ho solo fatto balenare la possibilita',-la speranza- di un posto di lavoro. Posti di lavoro creati attraverso lo stimolo dell'imprenditoria, attraverso cooperative, attraverso accesso a gare di LL.PP., s'intende con le carte in regola...-

Man.- S'intende. Quindi ha promesso...-

Gia.- Obiezione: ha dato la speranza.-

Man.- Ha dato la speranza di un posto di lavoro in cambio di voti.-

Tul.- Mi sembra giusto.-

Man.- Allora confessa?-

Gia.- Ma che confessa! Lui ha dato a tanti poveracci disoccupati, sottoccupati, in attesa della prima occupazione, la speranza- la sola cosa che poteva dar loro- di un posto di lavoro, di una vita piu' dignitosa, migliore. Di un futuro! Questo e' reato da codice penale? Da incarcerazione? Questa

e' follia!-

Man.- Questo e' voto di scambio, avvocato. E i reati li contempla il codice, non io. ( a Tullio) Dunque confessa?-

Tul.- Ma che debbo confessare? Io non so bene cosa! Debbo confessare che ho promesso? Bene, confesso: ho promesso!-

Gia.- Ma che confessi, tu! Che confessi!-

Tul.- ( a voce bassa) Giacomo, io confesso, confesso tutto e questo mi manda a casa, almeno agli arresti domiciliari.-

Gia.- Chi te l'ha detto?-

Tul.- Radio-carcere.-

Gia.- Brutto fesso! Ti avevo raccomandato... ti stai mettendo il cappio al collo con le tue mani.-

Tul.- E' bello parlare da uomo libero. Ma io sono all'inferno, e ne voglio uscire subito! subito! E lui puo'.-

Gia.- Lui, lui, lui puo'...lui, il Padreterno.-

Man.- ( facendo finta di non aver udito) Guardia, faccia entrare il testimone.-

Gia.- Il supertestimone! l'avevo dimenticato.-

Tul.- Che testimone? Chi e'? E' a mio favore? eh, vero?-

Entra in scena una donna sui quarantanni: E' Gilda Landolfi, ex segretario di Tullio.

Tul.- Signorina Leonardi? Gilda! Ah. grazie a Dio! Finalmente una buona notizia!-

Lan.- Buongiorno...-

Saluti a soggetto.

Man.- Signorina Landolfi, lei conosce l'avvocato Giallongo, vero?-

Lan.- Di vista, di nome, meglio di fama. Avvocato..-

Gia.- Signorina...-

Man.- E dove l'ha conosciuto, signorina?-

Lan.- Chi?-

Man.- L'avvocato.-

Lan.- Ah, certo, l'avvocato. Nella segreteria del Senatore. Qualche volta veniva per parlare in privato coll'onorevole( con qualche lieve imbarazzo ed a occhi bassi)-

Man.- Capisco.-

Gia.- Che t'importa dove m'ha conosciuto? (piano a Manzella)-

Man.- (lasciandolo senza risposta) Signorina Landolfi, lei conferma quanto dichiarato nell'ufficio del Procuratore..( prende il verbale e legge)..vediamo...si, cinque giorni fa?-

Lan.- Confermo!-

Tul.- ( a Giallongo) Visto? eh, visto? ( credendo la teste a suo favore)-

Gia.- Zitto! per favore. ( a Manzella) Posso? (prende il verbale e legge) Ma e' assurdo! E' assurdo! Lei non puo' affermare cio'! (alla Landolfi)-

Man.- Avvocato, non vorrebbe suggerire lei le risposte alla teste?-

Gia.- Ma qua ci sono illazioni! solo illazioni!!-

Man.- La' c'e' scritto che la Landolfi riceveva le buste dei soldoni che il senatore le passava- e li metteva in cassaforte.( Tullio, prima sorridente, perde il sorriso e fa un'espressione di meraviglia, quasi d'idiota.) Chiaro!-

Gia.- Ma non e' chiaro affatto!-

Tul.- ( riprendendosi dallo sbalordimento) Cosa? Io passavo dei soldi a lei?(indicando la Landolfi) E lei li metteva in cassaforte? Ma se non possiedo una cassaforte!-

Man.- (leggendo) Qui c'e' scritto cosi'. Mi dica Signorina, c'e' o non c'e' una cassaforte nella segreteria politica del senatore Diotallevi?-

Lan.- Non e' una vera cassaforte, e' una specie di armadio blindato!-

Tul.- Armadio blindato? E' un semplice armadio di sicurezza per uffici. Un semplice armadio di sicurezza di metallo, per uffici, signor procuratore. Gilda tu ricordi male!-

Man.- Dettagli! Allora, signor Diotallevi, e' vero che lei passava il denaro contenuto nelle buste alla signorina Landolfi?-

Tul.- Io denaro? Ma quale denaro? Gilda, ma cosa stai dicendo? ti stai sbagliando vero? ti stai confondendo, vero? Possibile che ricordi male! Eh, e' possibile?-

Man.- Le buste le ricorda, senatore?-

Tul.- Le buste? Ah, le buste. Si, quelle si. Certo che ricordo!-

Man.- Allora confessa?-

Gia.- E dalle! Signor sostituto procuratore, il mio assistito ha dichiarato di ricordare d'aver dato delle buste alla qui presente signorina Landolfi, non del denaro!-

Man.- Ma quelle buste contenevano denaro, caro avvocato, ergo...-

Tul.- Denaro? No!no! Contenevano promemoria! Tutti coloro che ricevevo presso la mia segreteria politica,- ed erano molti- venivano per chiedere dei favori...-

Man.- ...in cambio di soldoni!-

Tul.- Ma che soldoni! Erano -quasi tutti- dei poveracci che si rivolgevano a me per ottenere piccole cose: un trasferimento per il figlio; l'accellerazione di una pratica ministeriale; sollecitare l'iter di una pensione. Cose di questo genere. E le buste contenevano proprio quei promemoria necessari per poter seguire le pratiche: nomi, date, uffici interessati eccetera.Altro che soldi! Facevo del bene, io!

Senza nessuna ricompensa!-

Man.- E i voti?-

Tul.- ( dopo un attimo di esitazione) I voti? Voti dovuti! signor procuratore, certamente! voti dovuti! Voti dovuti per obbligo nei miei confronti! Ma come crede- lei- che si coltivi l'elettorato? con le chiacchiere? La gente vuole fatti! fatti concreti! Fatti... oh Dio, pane e lavoro... voti, voti...la spirale! Bertrand Russell mi fulmini! La degratazione spirituale! Il materialismo sullo spirito...Che fesso...che fesso... come ho potuto, come ho potuto.-

Man.- ( con aria sorniona) Reo confesso! Ha visto avvocato?-

Gia.- Reo fesso! signor sostituto procuratore. Il mio assistito non e' colpevole dei reati ascrittegli!-

Man.- ( guardando Tullio affranto) Ma se l'ha ammesso!-

Gia.- Ha ammesso un suo errore politico! Non un illecito penale!-

Man.- Vedremo...vedremo, per adesso, signor Diotallevi lei puo' accomodarsi di la'. Guardia?-

Gia.- ( accompagnandolo verso le quinte) adesso vai e calmati un po'. Parlero' col dottor Manzella da solo. Tu dovrai tenere duro, soprattutto, sulla concussione.Hai capito?-

Tul.- (facendo di si col capo esce a testa bassa e senza salutare i presenti.)-

Gia.- Lei- signorina Landolfi - dovra' dichiarare esplicitamente e per iscritto che quelle buste - lei- le ha aperte e constatato la presenza di denaro in esse. Lo deve dichiarare senza riserve- se ne e' proprio sicura!-

Man.- Avvocato, se permette, diro' io alla signorina cio' che dovra' fare o meno. (pausa) Signorina Landolfi, all'ufficio del Procuratore serve una dichiarazione giurata sui fatti in questione che lei non fece a suo tempo. Lei si sente di sottoscriverla subito?-in questa sede?-

Lan.- Certa... certamente, signor sostituto procuratore. Io.. io lo faro'!-

Gia.- Quindi ne e' sicura?-

Lan.- Sicurissima! Non l'ho fatto prima perche' ero spaventata del chiasso che si faceva attorno al nome del Senatore. Poi sono stata tranquillizzata, mi e' stata chiarita la mia posizione... ed ho parlato, si ho parlato!-

Gia.- Dicendo la verita?-

Man.- Avvocato!-

Gia.- Scusatemi!-

Man.- Dunque signorina, passiamo alla stesura del verbale in questione: ... bene, bene...(prende un foglio per scrivere) Allora: dichiaro che ebbi occasione di prendere visione del contenuto delle buste durante la mia permanenza presso la segreteria politica del senatore Diotallevi, eccetera eccetera... constatai la presenza del denaro- in tutte le buste- E' Vero? ( Gilda conferma col capo) Denaro che conservavo a disposizione del detto senatore, nell'armadio di sicurezza- perche' era un armadio di sicurezza, vero? (idem di Gilda) e quindi...-

Entra una guardia che mormora qualcosa all'orecchio di Manzella.

Man.- Possibile? ne siete certi? ( accenno affermativo della guardia) Santo Dio!-( fa per andare con la guardia di la')-

Gia.- Ci sono complicazioni? Gravi complicazioni?-

Man.- Gravi? Tragiche! Diotallevi s'e' impiccato! Nel bagno.-

Gia.- Dannazione! Lo supponevo! Non dovevate lasciarlo da solo!-

Lad.- Il senatore, morto? O Dio mio, Dio mio.-

Man.- Scusatemi, ma dovrei andare a fare le constatazioni di rito. Lei, signorina, rimanga pure. Avvocato, se lei vuole andare...-

Gia.- Vorrei restare, col suo permesso, anzi gradirei venire con lei.-

Man.- Per ora non e' il caso. Dopo, semmai! Dopo che avro' ordinato la rimozione del cadavere del senatore. Permesso..-

Lan.- ( che era rimasta in disparte a mordere un fazzoletto) Signor procuratore, avrei da fare una dichiarazione urgente- in sua presenza-( accenna a Giallongo) ora!-

Man.- ( ritornando indietro lentamente) E' davvero cosi' urgente? ( al cenno affermativo) Dica, allora. (si siede)-

Lan.- Signor sostituto procuratore, la mia testimonianza non e' stata veritiera. E' falsa!- ( Giallongo sobbalza)

Man.- Falsa? -

Lan.- Falsa! Io non ho mai visto denaro in quelle buste. Questa e' la pura verita'. Lo debbo alla memoria del senatore!-

Man.- E la valigetta con i cinquecento milioni che disse d'aver veduto?-

Lan.- Menzogne! Il senatore non aveva nulla a che vedere con quella storia.-

Gia.- Come? ritratta? ora? sono sconcertato. Le menzogne?  E come lo spiega?-

Man.- Avvocato- a me- a me lo deve spiegare! Dica signorina, questo tenore di vita che lei mantiene- al di sopra delle sue possibilita'- La villa a mare, i negozi, i conti in svizzera- lei- come li spiega?-

Lan.- Mi sono stati regalati... ricevo molti regali.... da una certa persona. Insomma, non sono miei. Io vivo col mio stipendio da segretaria....-

Man.- ...e qualche regalino...-

Lan.- ...non lo nego.-

Man.- Signorina, quindi lei sarebbe una prestanome. Dico bene?-

Lan.- Suppergiu'.-

Man.- Mi dica signorina -allora- il nome o i nomi dei veri proprietari degli immobili... dei veri depositari dei conti. Insomma, faccia i nomi signorina.-

Lan.- Non posso. Non li conosco!-

Man.- ( con calma) E allora restera' qui, in carcere, a disposizione della magistratura, per reticenza.-

Lan.- No, basta carcere! per carita'!-

Gia.- Signor sostituto procuratore, lei ancora una volta usa la minaccia del carcere per estorcere confessioni!-

Man.- Avvocato, la teste e' sua cliente? No, vero, lei neppure la conosce, non e' cosi'?-

Gia.- Certamente. L'avro' vista una o due volte presso la segreteria...-

Man.- ... del senatore...-

Gia.- Gia', proprio cosi'.-

Man.- (ignorandolo) Mi dica signorina: colui che ha la disponibilita' dei conti chi e'? Rifletta prima di

rispondere, se vuole.-

Lan.- ( sbottando) E' lui! E' lui!  l'avvocato Giallongo!-

Gia.- Ma lei e' matta da legare...-

Man.- continui, signorina...-

Gia.- Ma... la stai ad ascoltare? E' pazza! ti dico che e' pazza!-

Man.- (imperturbabile) Continui, signorina Landolfi.-

Lan.- ( torcendosi le mani) Mi ha accecato con mille promesse. Mi promise anche di sposarmi, non appena avesse divorziato dalla moglie. E appunto, per tener fede a questa promessa- e visto che per il divorzio ci volevano molti milioni- mi chiese di aiutarlo in certi suoi affari...-

Man.- Che genere d'affari?-

Gia.- Matta! Matta!-

Lan.- Mi disse e' un lavoretto facile facile: dovevo fare solo da corriere tra un punto e l'altro, portando una valigetta. Io ritiravo la valigetta nel punto che lui mi indicava- di volta in volta- e la custodivo presso la segreteria del senatore. Poi, a fine giornata, uscendo, la portavo nella... nella...-

Man.- ...nella garsonnier?-

Lan.- Esatto.-

Man.- E la consegnava a lui- personalmente.-

Lan.- Esatto!-

Gia.- Ma che brava...( ironico)-

Man.- E, quante valigette ha ritirato, signorina?-

Lan.- Cinque, sei...-

Man.- Anche la valigetta di Sartori?-

Lan.- Si, signor sostituto.-

Gia.- Ma non vedi che farnetica? E' pazza ti dico!-

Lan.- Ha nient'altro da aggiungere, signorina Landolfi?-

Lan.- Si! Non pensavo che ci andasse di mezzo il povero senatore.-

Gia.- Ma che cuore d'oro, che ingenua signorina, che fedele segretaria...-

Lan.- Signorina, un'ultima cosa: Lei ha avuto,-diciamo cosi'- suggerimenti da parte di qualcuno - circa la deposizione da fare in Procura?-

Lan.- Si. Da lui! Quando la faccenda di Sartori venne a galla e fu accusato il senatore, lui ebbe la stupenda idea di chiedermi di testimoniare contro la buonanima. Al mio rifiuto, egli mi minaccio'. Mi disse che mi avrebbe coinvolta nella faccenda e che dieci anni di carcere -per me- erano piu' che sicuri! Io, impaurita accettai. Egli mi dette quindi, dettagliate istruzioni. Mi disse: ti devi comportare cosi': Prima devi ammettere la possibilita' che nelle buste ci fosse del denaro, ma senza darne mai certezza. Confesserai tutto dopo qualche giorno Poi, se sara' il caso, dovrai confessare la storia delle valigette.  Prima dovrai essere vaga, quindi sempre piu' precisa. Sarai credibile, e noi ne usciremo senza gravi danni da tutta la faccenda. Mi disse cosi'!-

Gia.- Ma che mattacchiona! Che bella confessione. Non c'e' che dire. Bella ma falsa. Vero Roberto?-

Man.- E si! Bella confessione! Una vera mattacchiona! ( pausa) Solo che- questa volta- credo- abbia detto la verita'! Caro Giallongo, noi abbiamo fatto pedinare la signorina; e il suo telefono e' stato sempre sotto controllo. Sappiamo molto, moltissimo!-

Gia.- Ma davvero?-

Man.- Gia'. Intanto ti comunico che sei destinataria di un avviso di garanzia per truffa, millantato credito e calunnia. Puo' bastare, vero? Ah, per la tua deontologia, sono sicuro che l'Ordine degli avvocati avra' modo di pensarci adeguatamente.-

Gia.- Ma va la', buffone! Che vuoi provare tu? Questa teste non e' credibile e non hai altre prove! Sei un pallone gonfiato, pieno di boria. E adesso, dato che ne ho gia' le tasche piene, me ne vado.-

Man.- Lasciandoti un morto dietro le spalle?-

Gia.- Mica l'ho detto io a quel fesso d'uccidersi!-

Man.- Ah, ne sono sicuro, piu' che sicuro (ironico). Guarda, se fossi in te, aspetterei ancora un attimo, prima d'andare via. Signora? ha nient'altro da aggiungere?-

Lan.- Si! E visto che non sono credibile, ecco il numero della cassetta di sicurezza dove  esto...signore custodisce cinquecento milioni in CCT. Sono quelli di Sartori! E la chiave l'ha lui! (porge un foglietto)-

Man.- ( prendendolo con cura) Grazie signorina Landolfi. ( A Giallongo) E tu? la chiave dove la tieni?-

Gia.- La chiave? che chiave? Io non ne so nulla! Ti dico che questa e' matta!-

Lan.- E la matta le suggerisce, dottore, di farsi mostrare il mazzo di chiavi che porta nel taschino dei pantaloni. Li'- in quel mazzo- c'e' una piccola chiave mozza. La chiave della cassetta di sicurezza; e' la prova della sua colpevolezza!-

Man.- Vuoi mostrarmela tu stesso- ora- oppure debbo emettere un mandato di perquisizione personale?-

Gia.- Al diavolo tu e lei! ( prende il mazzo di chiavi e le lascia cadere sul tavolino) Prendila e strozzati!-

Man.- Grazie, grazie tante. Anche a nome del senatore Diotallevi.-

Gia.- Della sua immacolata memoria, che Dio l'abbia in gloria. Ma va al diavolo!-

Man.- Tutto a suo tempo, caro. Guardia? per favore, introduca quella persona, grazie.-

Gia.- Cos'e' un altro supertestimone? e questa volta e' credibile?-

Man.- Ci puoi contare!-

Gia.- Davvero? grande inquisitore?-

Intanto la guardia introduce Tullio che viene accolto da Manzella con riguardo, da Giallongo con sbalordimento e dalla Landolfi con gioia, abbracciandolo.

Man.- S'accomodi senatore, prego.-

Gia.- Per la miseria, ci sono cascato come un novellino! Ma guarda tu che superprocuratore: fa risuscitare pure i morti!-

Tul.- ( sbalordito) Ma che succede?-

Man.- Niente senatore. Solo una formalita' da sbrigare velocemente, poi lei sara' libero. Vero Giallongo che firmi subito la confessione?-

Gia.- Buffoni! Buffoni, tutti buffoni! ( si china e verga alcune frasi su un foglio, buttandolo in faccia a Manzella) Tieni e strozzati!-

Lan.- Madonna Santissima, sono uscita da un incubo, grazie a Dio.-

Tul.- ( liberandosi dall'abbraccio) Fatemi capire...-

Man.- Avra' tutto il tempo per capire, senatore. Lei e' libero! Vada, e si ricordi che la giustizia, a volte, e' lenta e guardinga, ma poche volte sbaglia. La saluto. ( gli porge la mano e altrettanto fa Tullio e se la stringono con calore)-

Tela.

 

 

Atto III

Quando si riapre il sipario, sempre con musica adatta, la scena e' appena illuminata, e appoggiato al tavolino, come nel primo atto, c'e' Tullio.

Entra Bruna. Apre la finestra, luce normale, salotto di casa Diotallevi.

Bru.- Tullio, Tullio, stai ancora dormendo?-

Tul.-( stiracchiandosi soddisfatto) Gia'...Sai, svanita la tensione, m'ha vinta la stanchezza. Che dormita formidabile, Bruna!-

Bru.- E gli incubi?-

Tul.- Gli incubi? Svaniti, mia cara! Puff! via tutto: i cattivi sogni, gli incubi... ora che -per fortuna- e' tutto finito...-

Bru.- Tutto finito, cosa?-

Tul.- Tutto! Finito tutto! tutto sistemato! Ora che Manzella ha scoperto i veri responsabili delle malefatte, ed io sono un uomo libero!- Libero e riabilitato.- Che inquisitore quel Manzella!-

Bru.- Ma, stai bene, Tullio?-

Tul.- Benissimo. Mai sentito meglio. Sai cosa ti dico? Faccio una doccia e usciamo!-

Bru.- Mi... mi fa piacere questo cambiamento d'umore. Sono contenta che vuoi uscire con me... ma, ma mi vorresti spiegare come sai che Manzella ha scoperto i veri colpevoli?-

Tul.- Come spiegarti? e non te lo spiegai in macchina,-quando venisti a prendermi -all'uscita del carcere? Che confronto, che confronto. Altro che Hichcock. I colpi di scena si sprecavano. Uno dopo l'altro! Neppure in teatro ho mai visto tanti- e ben riusciti- colpi di scena. Quel Manzella e' stato diabolico. Tanto diabolico, quanto perspicace. Aveva intuito tutto, tutto!  Aveva predisposto

minuziosamente ogni cosa, per incastrarli.  Anche la mia carcerazione aveva previsto.  Poi la finzione del suicidio e' stata una trovata da maestro, che fenomeno!-

Bru.- Io... io sono costretta a dirti che stai male, Tullio, che ti ha dato di volta il cervello.-

Tul.- A me? Proprio ora? Ma che dici? se sto benissimo!-

Bre.- Dico che tutto cio' che hai appena raccontato, non e' mai accaduto! Te lo sei immaginato, o forse sognato. Comunque e' urgente chiamare un medico.-

Tul.- Non ...e'...mai accaduto? cosa non sarebbe mai accaduto, Bruna?-

Bru.- Il carcere... il confronto... non sono mai accaduti! Hai avuto delle allucinazioni! Tu non ti sei mai mosso di casa! Non sei stato mai in carcere! Tu sei ancora accusato di corruzione! Mi dispiace dirtelo, ma e' cosi'. Comunque stai tranquillo che tutto andra' bene. Sogno o non sogno, tu sarai prosciolto. Me l'ha detto Giacomo...-

Tul.- Giacomo?-

Bru.- Ma si, Giacomo...Giallongo.-

Tul.- E quando te l'ha detto? E perche' non ha parlato con me?-

Bru.- Quando tu dormi, io non ti sveglio, ti lascio dormire...sai per via degli incubi... e lui e' venuto diverse volte... e tu dormivi... quindi ha parlato di ottime possibilita' di proscioglimento. Anzi, adesso sta per venire perche' ti vuol dare delle istruzioni...-

Tul.- Anche a me?-

Bru.- Perche' a chi li avrebbe gia' date?-

Tul.- No, niente, dicevo cosi'...naturalmente li dara' a tutti i suoi clienti. Naturale. Oddio, me li sono proprio sognati?-

Bru.- ( fa cenno di si col capo)-

Tul.- Sono ancora nella melma... nella melma!-

Bru.- Ti farai una doccia, quando finira' questa storia.-

Tul.- La doccia? Esiste una doccia per l'anima?-

Bru.- L'anima? Cosa intendi dire?

Tul.- Se potessi aprire il mio cuore, lo capiresti... suonano.-

Bru.- Sara' Giacom...Giallongo. Vado ad aprire.-(esce)

Tul.- ( guardandosi attorno) Eppure era tutto vero! Tutto vero! ...ma no, sembrava tutto vero... che stia veramente per impazzire? Oddio, pero' che bel sogno!-

Entra Bruna seguita da Giallongo.

Bru.- S'accomodi, avvocato.-( porge una sedia)-

Gia.- Buon giorno Tullio, come va?-

Tul.- Buon giorno Giacomo... fino a poco fa andava benone.-

Gia.- T'ho disturbato? Dipende da me?- Dormivi?-

Bru.- Ma no avvocato, dipende da lui e dalla sua mente. Si figuri che ha sognato che lui era stato prosciolto e che il dottor Manzella aveva scoperto i veri colpevoli. Roba da matti, no?- ( Tullio fa cenno come per dire: per me era vero)-

Gia.- Capita. Capita quando si ha fortemente il desiderio di liberarsi da un grande peso. Comunque caro Tullio, e' arrivato, finalmente il grande giorno: Manzella ti vuole interrogare! Ed io sono qua per concertare la tua deposizione e le tue risposte da dare a quel signore.-

Tul.- Non mi fa... arrestare?-

Gia.- Questo non te lo posso garantire! So che ti vuole interrogare al Palazzo di Giustizia,- da libero cittadino- ed e' tanto, per adesso.  (b.p.) Poi, a seconda delle tue risposte-ed io sono appunto qui per questo- trarra' le sue conclusioni e disporra' per i provvedimenti del caso.-

Tul.- Cioe': Mi manda in galera!-

Bru.- Ma sei testardo... caparbio! Caro...( prima risentita, poi addolcita)-

Tul.- Ah, sarei...testardo?-

Gia.- Ma insomma, Tullio, tu con questa fissazione del carcere... cerca di capire. Guarda, prima che io iniziassi a studiare il caso, tu gia' ti sentivi galeotto! se non sei testone tu... (pausa) Dai, stiamo calmi, perbacco... ascoltami, dunque. Io penso che il supertestimone che hanno scovato non sia altro che Gilda Landolfi, la tua ex segretaria. Tu, con lei, in che rapporti eri allora? e in che rapporti sei ora?  E lei cosa sa di te?-

Bru.- (precedendo Tullio) Ottimi, ... allora. Ora chissa'! Pero' quella sa tutto su di lui!-

Gia.- Ah! Quindi se volesse, potrebbe...-

Bru.- ... potrebbe incastrarlo, rovinarlo.-

Gia.- (intanto che Tullio tenta d'interrompere per parlare lui) Capisco. Ma non ci sarebbe- per esempio- qualche fatto che potrebbe- come dire- che te la potrebbe far tener buona. Per esempio: per graditudine, per solidarieta', per connivenza... per complicita'?-

Tul.- ... per colpevolezza, per condanna. E dille tutte, giacche' ci sei!-

Bru.- Beh, qualcosa ci sarebbe, vero Tullio?-

Gia.- Cosa?-

Bru.- Sono stati amanti per tre anni.-

Tul.- Questa poi. Ma quando mai...-

Bru.- Va bene, nega ancora. Io so-so- che e' cosi'.-

Gia.- Anche se fosse vero...-

Tul.- ... ma non e' vero...-

Gia.- ... anche se fosse  vero, a volte gli ex amanti sono i piu' feroci accusatori! No, ci vorrebbe qualche altra cosa... Tullio, non ricordi proprio nulla tu?-

Tul.- Nulla, nulla...-

Gia.- E, -dico per ipotesi- non si potrebbe- come dire- non si potrebbe ungerla. Se ha qualche debituccio da saldare, per esempio. So che le piace la bella vita, l'eleganza...-

Bru.- I soldi fanno comodo a tutti...-

Tul - (sbalordito) La vorreste corrompere?-

Gia.- Macche' corrompere! che hai capito! Chi ha mai parlato di corruzione? Si e' parlato di ... malleabilita', di comprensione... verso gli antichi compagni, verso il datore di lavoro. Tanti anni insieme, in fin dei conti...-

Tul.- Ma andate a farvi friggere!-

Bru.- Ecco lo vedi? A questo punto, tutto quello che gli capita, ben gli sta! ( a Tullio) Ma insomma, lo capisci che ti vuole aiutare? Che mette a repentaglio la sua onorabilita' professionale,-la sua deontologia- pur di farti uscire da questa storia?  E tu lo insulti!-

Gia.- Ma no, non mi offendo... capisco, capisco...Lo conosco troppo bene per offendermi.-

Tul.- ( che ha seguito la tirata di Bruna attentamente, rimarcando il fatto che ha dato del tu a Giacomo, poi, come fulminato da un improvviso lampo.) Gia', ci conosciamo da  troppo tempo...  me ne sto proprio accorgendo. E senti, Giacomo, che ne sei tu dei CCT di Sartori?-

Gia.- CCT? Di Sartori? (indeciso prima, professionale dopo) Mai saputo... Di che si tratta? Se sai qualcosa devi dirmelo. Sono il tuo legale, perbacco!-

Tul.- (facendo un vago gesto con la mano) Nulla, nulla. Fantasie!-

Bru.- Ah, bene.- (tesa)-

Tul.- Bene? ( guardandola sottecchi)-

Bru.- Ma cosa vuoi che dica? Male! Va bene, lo dico: malissimo! Contento? Cosi' continuiamo a essere nei guai. Tu e io!-

Tul.- Tu ed io?... gia', infatti...-

Bru.- ... ed io vorrei uscirmene!-

Tul.- Tu? da sola?-

Bru.- Ma se tu non collabori...insomma, uffa!-

Gia.- Sentite, allora, scartata l'ipotesi numero uno, cos'altro consiglieresti tu per avvicinare la Landolfi e,- diciamo- addolcirla un po'?-

Tul.- Nulla! Proprio nulla! Perche' io non ho commesso nessun reato. Io sono innocente. (scandendo) Innocente!-

Gia.- Ma allora, sei testardo! Non mi vuoi proprio aiutare a difenderti? Mi verrebbe di dirti: Strozzati!-

Tul.- (sbalordito) Come?-

Gia.- Strozzati! Ma per la rabbia che mi fai!-

Bru.- Che rabbia!-

Tul.- E gia'... gia'... strozzati, testardo, rabbia...gia', gia'. ( fa cenno ai due di sedersi vicino al tavolino. Essi saranno cosi' sistemati: Tullio al centro, rivolto verso il pubblico, Giacomo a destra e Bruna a sinistra.) Vedete, io posso essere testardo- Bruna dice: caparbio, e' piu' elegante- posso essere pessimista, insicuro , velleitario - come mi dicesti una volta- forse anche vigliacco, - come ho

detto a Bruna- ma sto coi piedi ben ancorati a terra e la testa ben nascosta fra le nuvole.

Sapete? i piedi ancorati-ben ancorati- a terra: cioe' il mio credo politico, il disinteresse per il potere, la mia onesta' -m'hanno permesso di affrontare la vita, privata e pubblica, in modo coerente, resistendo al tutte le facili lusinghe. La testa fra le nuvole m'ha permesso di sognare: Sognare- tra l'altro- quel mondo migliore, piu' giusto, pacifico... Insomma, i sogni di tutti i sognatori. Ora il terreno dove ero ancorato ha vacillato paurosamente - travolgendomi -trascinandomi con se nella sua inarrestabile frana.

I miei principi, l'ideologia, gli ideali per la nostra societa', il partito, insomma, tutto cio' che era punto fermo -per me- e' miseramente franato! Inarrestabile! E si capisce! Come puo' un piccolo individuo-un piccolo granellino di quella montagna che frana-arrestarne la caduta? Non l'arresta! Viene travolto! E uno rotola, rotola, rotola giu', sempre piu' giu' - facendo capriole, vorticando, rimbalzando, erodendosi nel precipitare, ubriacandosi, perdendo tutti i riferimenti, per poi trovarsi-alla fine della pazza corsa- giu' nel fondo- pero' un altro!  cambiato! non piu' lui! Certo, naturale, il granellino s'e' affinato, e' diventato piu' piccolo, meno spigoloso,-liscio liscio- ha perso le scorie: il travaglio l'ha mutato! (BP) Ma e' sempre in fondo al burrone,- nel precipizio- dov'e' rovinato insieme alla montagna.

Ma se una parte del granellino di roccia, chessoio, un pulviscolo di se stesso, e' rimasto in sospensione nell'aria- tra le nuvole amiche, suo antico rifugio - nel sole- e di la' vede-con chiarezza-tutta la fase della caduta, del travaglio, della sofferenza, del mutamento, della nuova condizione del granellino dal quale s'e' staccato, e - come per una catarsi - piu' che purificatrice- decantando lentamente, con dolcezza, posandosi di nuovo su di lui- lo riempie di effusioni, lo conforta, lo risveglia, lo illumina, ecco che quel granellino-piccolo piccolo-si ricompone-non certo nella sua forma originale- no davvero!-ma in una nuova forma; meno voluminosa-se vogliamo-ma piu' armonica. Si, armonica! E allora il piccolissimo granellino cosi' ricomposto, acquista consapevolezza di se-, fiducia nelle proprie capacita', nella propria forza -e si rianima, rivive!  Ed ha voglia di ricominciare, buttarsi alle spalle errori, amarezze e delusioni....Rivive, eccome! (accorgendosi che i due non l'ascoltano affatto, e sottolineando il successivo periodo)... E rivivendo, liberato da quella parte di materia superflua-affina la riflessione. E gia'! diventa piu' razionale. Capite? razionale al punto tale che potrebbe dissezionare anche un sua piu' piccolissima particella: Un atomo!  scoprendovi- per esempio - un protone, come una spina, nel cuore; e un neutrone, un pungiglione, che gli frantuma l'anima! Che girano, girano, girano attorno al nucleo, ubriacandolo di  ebbrezza, di attenzioni,- ma anche di illusioni, di inganni- ...insidiandogli lo spirito! Beh, vedete? quel piccolissimo granellino forte della nuova esperienza, prende finalmente coscienza e capisce. Capisce! Ohe' ho detto: capisce!-

Gia.- ( che s'era distratto in quanto s'era fatto, precedentemente, il piedino con Bruna) Capisce cosa?-

Tul.- (allargando le braccia e alzandosi) Nulla, nulla.  Di nuovo le mie fantasie... fantasie... Niente, fantasie.(pausa) Adesso, il sostituto procuratore mi puo' interrogare, sono pronto.-

Bru.- Cosa intendi dire? Non ti capisco!-

Tul.- Naturale! E quando mai...hai scrutato la mia anima..Senti Giacomo Giallongo, avvocato deontologico.-

Gia.- (infastidito) Dimmi.-

Tul.- La mezza chiave ce l'hai sempre con te? (sussurato)-

Gia.- Cos'hai detto?-

Tul.- Nulla, nulla. Pensieri. Ancora pensieri...Allora, andiamo?-

Gia.- Dove?-

Tul.- Da Manzella, al palazzo di giustizia.-

Gia.- No, no, per adesso ci vai da solo, io ti raggiungero' dopo, dopo che avrai espletato le formalita' e prima che incominci l'interrogatorio vero e proprio...-

Tul.- Ma come? non mi assisti, non m'accompagni?...Non farai i miei interessi? (ironico)-

Gia.- Ho preso un altro impegno.- Sai una nuova formazione politica m'ha contattato...te ne parlero' dopo...dopo.-

Tul.- Ah!-

Gia.- Ma non aver timore, saro' in tribunale in tempo utile. Tu pero' vai subito, non ritardare, Manzella e' fissato con la puntualita', ci tiene!  Vai, vai tranquillo e mi raccomando non t'agitare, perche' non serve.  E col Procuratore non fare storie, come al solito tuo, fai tutto con rassegnazione e aspettami fiducioso. E non rispondere alle sue domande finche' io non saro' arrivato.  Intesi?- (lo sistema, con Bruna, nell'abbigliamento e quasi lo spinge verso l'uscita.)-

Tul.- Allora vado? vado da... solo...-

Bru.- Buona fortuna caro...-

Gia.- Vai, compagno, anzi, caro amico!-

Tul.- Ah, caro...amico?-

Gia.- Ma dai! uffa! Vai, vai tranquillo!-

Tul.- Certo, ora vado tranquillo - tranquillo - a consegnarmi alla Giustizia (pausa) e voi, che fate?-

Fine.