Conoscerebbe scopo matrimonio

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CONOSCEREBBE SCOPO MATRIMONIO


Commedia supercomica in 3 atti

di Franco ROBERTO

Personaggi

ORLANDO GANDOLFI

VANESSA BALDINI

TIZIANA, sua figlia

SUSANNA DANIELI

PIERUGO SANDRI

GISELLA MONTI

DELIA RISTORI

Oggi

La scena (fissa per tutti gli atti).

Modesta stanza di soggiorno in una Pensione di mezza mon­tagna.

A destra una porta che conduce alle camere; a sinistra un'al­tra porta che da nella sala da pranzo (oppure quinte da entram­be le parti). Al fondo una porta-finestra, dalla quale si accede al giardino della Pensione.

Un tavolino, alcune sedie o poltrone, un divano o altro, se­condo lo spazio e la disponibilità.

ATTO PRIMO

Un tardo pomeriggio di metà settembre.

pierugo — (è in scena all'aprirsi del sipario. Giovane pensio­nante sui 20/25 anni, scapolo, elegante, simpatico. È seduto e sta sfogliando un periodico).

gisella — (entra da sinistra, tenendo in mano uno strofinac­cio. È una graziosa e gentile signora oltre i vent'anni, pro-prietaria della Pensione) Oh!... Mi scusi, signor Sandri. (Fa l'atto di tornare indietro).

pierugo — S'accomodi, signora Gisella. (Indica lo strofinac­cio) Vuole rassettare?

gisella — Solo un pochino, se permette.

pierugo — S'immagini. (Si alza in piedi, e facendo alcuni passi continua a sfogliare il periodico) Ero stufo di stare in came­ra a studiare.

gisella — (spolverando il tavolino, le sedie, e rassettando) E io lo so che non dovrei fare questo lavoro in sala di soggior­no alle cinque del pomeriggio. Ma da un momento all'altro arriverà il commendator Gandolfi, un cliente della nostra Pensione da vent'anni. Ecco! Da quand'era studente come lei (sorride). Ricordo che io ero piccola così, e che anche i miei genitori s'affrettavano a spolverare, a lucidare, quan­do arrivava l'allora quasi laureato signor Orlando Gandolfi.

pierugo — Da quanto tempo questa Pensione di mezza monta­gna è sua?

gisella — Da circa tre anni, dopo che in un mese mi sono man­cati padre e madre. Per un po' mi sono rimboccato le mani­che, e ho tirato avanti da sola. Poi ho sposato Mario.

pierugo — (sorride) Così ha acquistato un buon marito e un ottimo cuoco, vero?

gisella — (sorride e annuisce) E lei?... È fidanzato?

pierugo — No. Qualche simpatia, ma nulla di speciale.

gisella — Giusto!... Presto la laurea, e quindi la moglie. A pro­posito: che cosa studia?

pierugo — Mi sto preparando per un esame di ingegneria elet­tronica.

gisella — Bene?... Forse può farmi un piacere. Pensi che l'in­terruttore della cantina fa le scintille, e... (S'interrompe, per­ché Pierugo la guarda con sorridente stupore) Ah già!... L'e­lettronica non c'entra (sorridono). Beh, mi pare che sia tutto in ordine per ricevere il commendatore.

pierugo — Che tipo è?

gisella — Simpaticissimo. È dottore in... come si dice, per gli avvocati?

pierugo — Giurisprudenza.

gisella — E da diversi anni è direttore, o molto di più, di una grossa Società. È sempre irrequieto, con mille idee che gli frullano in testa (sorride). Da vent'anni noi ci preoccupia­mo con questo (indica lo strofinaccio), e io scommetto che; lui non s'è mai neppure guardato intorno. Però è molto gen­tile... Pronto alla risata, allo scherzo, alla barzelletta.

pierugo — Sposato?

gisella — Macché!... Scapolo. Anzi, «scapolone», giacché è più vicino ai cinquanta che ai quaranta (sospira). Poveretto!...

pierugo — Perché?

gisella — (sottovoce, confidenzialmente) Me lo raccontò mia madre. Una ventina d'anni fa, due settimane prima del ma­trimonio, la sua fidanzata che si chiamava Susanna... Lo so, perché spesso, in modo quasi meccanico, il commendatore borbotta o sospira: «Susanna, stammi vicino».

pierugo — Non c'è alcun dubbio che ne fosse innamoratissimo.

gisella — Eh sì... Ma purtroppo Susanna, ad appena vent'an­ni, durante una gita in montagna venne travolta da una fra­na e precipitò in un burrone. «La morte me l'ha strappata di mano», dice il commendatore, ogni volta che ricorda la disgrazia. Poi magari sussurra: «Susanna, stammi vicino».

pierugo — Comprendo il suo dolore. E in questa Pensione vie­ne sovente?

gisella — Qualche fine settimana, e durante la stagione di cac­cia. In villeggiatura, nooo... Il commendatore Orlando Gan­dolfi è un personaggio da Costa Azzurra, d'estate; e da Cor­tina d'Ampezzo, d'inverno.

pierugo — Dunque, considerato che adesso la caccia è ancora chiusa, oggi viene per trascorrere un rilassante week-end.

gisella — (annuisce e allarga le braccia, come per dire: «Non può essere che così». Poi dice) ...però è strano.

pierugo — Cosa?

gisella — Oltre la sua, ha ordinato di tenere pronte altre due camere.

pierugo — Arriverà con degli amici. Non è mai accaduto?

gisella — Sì. Ma sempre in numero pari. Oggi, invece, sono tre.

pierugo — Forse due uomini, e... (malizioso) ...una donna.

gisella — Compreso il commendatore che regge il moccolo?... (scrolla il capo) Impossibile.

pierugo — Allora il commendatore, e... due donne.

gisella — Per carità!... Qualche volta l'ho sentito dire che un uomo in compagnia di due donne fa la figura dell'imbecille. (Sospira) Mah!...

delia — (entra da sinistra, affannata e ansante. È la timida, impacciata, campagnola e un po' ridicola cameriera della Pensione. Ha qualsiasi età, oltre i 16 anni) Signora!... Dalla finestra ho visto il commendatore che ha infilato il garage.

gisella — Vai a prendergli la valigia. Lo sai che gli fa piacere.

delia — (uscendo in fretta al fondo) Anche a me!

gisella — (sorride) Lo credo, perché è generoso di mance.

pierugo — Beh... Lo conoscerò più tardi (esce da destra).

gisella — Come vuole. (Senza uscire di scena, si libera dello strofinaccio mettendolo fuori a sinistra, come se lo posasse sopra una sedia situata appena oltre la porta).

delia — (appare al fondo, tenendo in mano una valigetta «24 ore». Si rivolge all'esterno) S'accomodi, commendatore.

orlando — (entra dal fondo. Elegante, distinto e simpatico 45enne, sempre sorridente, gentile, pieno di vitalità, Orlan­do si ferma accanto a Delia, la guarda, le sorride, le da un paterno buffetto sopra una gota, e mentre le mette nella ma­no libera una banconota, le prende la valigetta) Vai pure.

delia — (confusa) Gra-grazie, commendatore (e s'avvia verso destra).

gisella — Delia!

delia — (sussulta e si ferma, voltandosi imbambolata) Eh?...

gisella — (ironica) La cucina è di là (indica a sinistra).

delia — Ah sì (esce a sinistra, mentre Orlando posa la valigetta in un angolo).

gisella — Lei mi scombussola la cameriera.

orlando — (cordialmente scherzoso) Tu, Gisella!... Sei tu che vorrei scombussolare (ridono). Bando alle sciocchezze, e dim­mi... Hai altra gente in questa tua «baracca»?

gisella — No. La metà settembre è un periodo né carne né pe­sce, sia per le Pensioni sia per gli alberghi. Ho solo uno stu­dente che i genitori hanno «isolato» qui, perché si prepari in pace a un esame difficile.

orlando — (lievemente contrariato) Uno studente?...

gisella — (annuisce) Un giovane serio, di carattere posato, ri­servato.

orlando — Età?

gisella — Venti... Ventidue. Vuole che vada a guardare sul re­gistro?

orlando — No. Non è il caso. Però... Capirai... Non vorrei che le due persone mie ospiti, alle quali ho magnificato la serena e genuina familiarità della tua Pensione, si trovasse­ro a disagio. Le camere sono pronte?

gisella — Certamente. Da stamani.

orlando — Tuo marito sta bene?

gisella — Sì.

orlando — Lo vedrò più tardi, per salutarlo e per fargli alcune raccomandazioni sul menù della cena. 

gisella — Stia sicuro che l'accontenteremo. E i suoi invitati si congratuleranno con lei.

orlando — (scandisce) «In-vi-ta-tE»... «TE-TE», capisci? (Evi­dentemente emozionato) Sono due donne.

gisella — (sorpresa) Donne... «DUE»?!?...

orlando — (annuisce) Madre e figlia. La madre, vedova, è una creatura giovanile, tutto pepe, spumeggiarne. E molto affa­scinante, direi.

gisella — (con lieto stupore) Commendatore!... Non l'ho mai visto così... Come dire?... «Infiammato».

orlando — (esita un momento, quindi) Ebbene sì!... D'altron­de vuoi che pensi solamente al lavoro?... Dovrei acconten­tarmi d'essere un manager sotto pressione dei prezzi che fan­no le capriole, dei fornitori che sollecitano i pagamenti, e degli esperti di marketing con i loro grafici e le loro statistiche?

gisella — No no... E ogni volta che mi ha parlato del suo lavo­ro, le ho detto di tirare il fiato e di guardarsi un po' intorno.

orlando — Questa volta ti ho obbedito. (Emozionato, quasi infantile) Si tratta di una creatura angelica, di una donna ec­cezionale.

gisella — Ahi ahi... Ho l'impressione che sia una cosa seria.

orlando — Più di quanto puoi immaginare.

gisella — (sinceramente contenta) «Fede» al dito?

orlando — (imbarazzato, mette le mani dietro la schiena e lie­vemente si dondola, assumendo l'espressione sorridente di uno scolaro che tenta di accattivarsi la benevolenza della mae­stra; quindi chiede) E se fosse?

gisella — Ne sarei felice!

orlando — (sospira) «Susanna, stammi vicino».   

gisella — (con tono di cordiale rimprovero, scrollando il ca­po) No, commendatore...

orlando — Che c'è?                                         

gisella — Ho capito che lei, ormai, dice (rifà il tono di Orlando) «Susanna, stammi vicino», così, meccanicamente, come altri dicono: «Povero me», oppure: «Speriamo bene». Però fa un certo effetto sentirla invocare la presenza della povera Susanna, mentre lei progetta di sposare un'altra.

orlando — (mogio, sincero) Hai ragione. Sia che il mio «Susanna stammi vicino» è diventato un intercalare con sempre meno partecipazione affettiva, sia che mai come adesso è di cattivo gusto. (Le fa una carezza sopra una guancia e sorri­de) Grazie d'avermelo fatto notare.

gisella (sorride) Grazie a lei d'avermi ascoltata. Ora mi dica... Da quanto la conosce?                                               

orlando — Due settimane. (Gisella, sgradevolmente sorpresa, sta per obiettare, ma Orlando glielo impedisce con un gesto e prosegue) È poco, lo so!... Ma è come se la conoscessi da... da sempre! E meno male che ho letto quell'annuncio.

gisella — Quale «annuncio»?

orlando — «Economico», nella rubrica «Matrimoniali» di un importante quotidiano. Mi è saltato sottocchio per puro ca­so, o meglio «per fortuna», giacché non leggo mai questo genere di «annunci». Diceva che l'interessata conoscerebbe scopo matrimonio, eccetera eccetera. Embè... Ho scritto al­la Casella Postale indicata, e... la vedrai.

pierugo — (entra da destra, e dicendo a Gisella) Vado a fare due passi... (s'avvia verso il fondo. Ma)

gisella — (lo chiama) Signor Sandri. (Pierugo si ferma) Se per­mette... (indica Orlando).

pierugo — Con piacere.

gisella — Il signor Sandri; il commendator Gandolfi.

pierugo e orlando — (si stringono la mano, borbottando un) Lieto.

orlando — La signora Gisella mi ha già tessuto un «panegiri­co» attorno alla sua persona.

pierugo — (sorride) Ciò dimostra che la qui presente signora è una «panegirista» patentata, perché anche di lei ha già lo­dato centouna virtù.

orlando — Quindi è come se fossimo amici.

pierugo — Direi di sì.

gisella — Evviva!... La mia Pensione potrà vantarsi di essere veramente «familiare». E siccome tra «parenti» è meglio che non ci siano segreti... (a Orlando, indicando Pierugo) Posso dirglielo?

orlando — Certamente.

gisella — II commendatore sta correndo verso il matrimonio.

pierugo — Congratulazioni (porge la mano a Orlando).

orlando — (gliela stringe) Grazie.

gisella — E la futura «signora Gandolfi» la conosceremo presto.

orlando — (guarda l'ora) Dovrebbe essere già qui.

pierugo — Tolgo l'incomodo.

orlando — Nemmeno per scherzo. Prima la conosce e meglio sarà. Tanto più che ceneremo a due passi da lei. Anzi, consi­derato che noi siamo in tre, che staremo qui pure tutto do­mani, e che nella Pensione non ci sono altri ospiti, se per­mette la invito al nostro tavolo. (Pierugo esita a rispondere) Suvvia, accetti!

pierugo — D'accordo. La ringrazio.

orlando — (lievemente imbarazzato) Inoltre... Lei che è un gio­vane moderno, vuole farmi una cortesia?

pierugo — Se posso...

orlando — Può, può. Mentre Gisella giudicherà la donna dal suo punto di vista femminile, vorrei che lei la giudicasse dal punto di vista maschile, e per giunta giovanile. Entrambi li­beramente, è ovvio.

pierugo — Sì, ma io come potrò...

orlando — (interrompe) Lasci fare a me. Troverò il modo di lasciarlo solo con lei. Così potrà conoscerla, interrogarla... Capirla, insomma. Le spiace?

pierugo — Al contrario. (Ironico) Sarà più interessante che sfo­gliare un rotocalco.

gisella — Non c'è dubbio.

pierugo — Però le apparirò un estraneo, magari un ficcanaso.

orlando — Pertinente osservazione psicologica. Ma un rime­dio ci sarebbe, per abbattere la prevedibile diffidenza. Ba­sterebbe che io lo presentassi come mio nipote. No! Fa trop­po vecchio. Come-come... Trovato! Come figlio di un mio cugino. Le parentele «alla lunga» non allarmano e non com­promettono. Che le pare?

pierugo — Può andare. E quale strambo destino mi avrebbe fatto capitare qui?

orlando — Io. Io che ho consigliato suo padre, mio cugino, di «isolarlo» un po', perché la città e gli amici non turbasse­ro il suo studio.                                    

gisella — Mi pare ragionevole.

pierugo — (rassegnato) Sì sì.

gisella — Meno un particolare.

orlando — Quale?

gisella — Devono darsi del «tu». Altrimenti, che razza di pa­renti sarebbero?

orlando — Da parte mia nessuna difficoltà. (Tende la mano verso Pierugo) Ciao, Sandri!... Cioè! Come ti chiami?

pierugo — (divertito) Pierugo (gli stringe la mano).

orlando — E io Orlando.

delia — (entra affannata e ansante da sinistra, chiamando) Si­gnora! Signora!

gisella — Possibile che tu sia sempre un terremoto?

delia — (indica il fondo) In giardino!... Ci sono due donne ar­rivate sopra una macchina che non starebbe in questa stan­za... nemmeno piegata in due!

orlando — (emozionato) Sono loro! (A Delia) Vai a prendere i bagagli.

delia — Sì! (Fa un balzo verso il fondo).

orlando — (urla) No! (Delia sussulta e si ferma) Con calma, con garbo.

delia — (imbambolata, ripete meccanicamente) Con carbo, con galma... Cioè! Al contrario.

orlando — E sorridi!

delia — Così? (Fa un sorriso ebete).

orlando — Quasi. Se ci metti un pizzico d'intelligenza, il tuo sorriso batte quello della Gioconda. Vai, vai!

delia — (esce al fondo).

orlando — (fa qualche passo, nervoso, rassettandosi la giac­ca, la cravatta e i pantaloni, osservato da Pierugo e Gisella. Egli lo nota: si ferma, sorride e sospira) Lo riconosco... Lo ammetto... Sono nervoso, sì... (sospira) «Susanna, stammi vicino». (Gisella gli fa un energico gesto di rimprovero. Or­lando si dà uno schiaffo sulla bocca) Pardon!... Il guaio è che sono emozionato come un collegiale. Comunque... (Va al fondo e si rivolge verso l'esterno) Oh, bene arrivate! (Si ritrae un po' in disparte, e al fondo appaiono Vanessa e Tiziana, alle quali Orlando stringe calorosamente le mani, quin­di le invita a entrare) Prego... (le due donne avanzano verso il centro, mentre dal fondo entra)

delia — (la quale porta a fatica una valigia per mano, e una valigetta «beauty-case» sotto il braccio destro).

gisella — (s'avvicina a Delia, indicando i bagagli) Camera uno e due. (Delia s'avvia verso destra).

vanessa — (a Delia) Ferma! (Delia sussulta, e barcollando obbedisce. A Orlando) La numero uno è la mia, vero? (Orlan­do, confuso, allarga le braccia e interroga Gisella con uno sguardo. Gisella annuisce. Quindi)

orlando — (si rivolge a Vanessa, servile) Naturalmente.

vanessa — Mia figlia (indica Tiziana) si porta dietro solo quat­tro straccetti. (A Delia) Posi tutto nella uno.

delia — Se ce la faccio!... (E sbuffando, con andatura goffa, esce a destra).

vanessa — (che l'ha sempre osservata, scoppia in un'acuta ri­sata) Ridicola!... (Vanessa ha 40/45 anni, è una donna che veste in modo giovanile, che ha un comportamento frivolo, allegro, civettuolo, aggressivo, invadente).

tiziana — (bella figlia 18/20enne di Vanessa, è d'aspetto e ca­rattere esattamente opposto e contrario a quello della ma­dre. Potrebbe indossare blue-jeans e un maglione o una ca­sacca. Ha sempre un'espressione assente, annoiata, fredda. Da quando è apparsa al fondo non si è mai neppure guarda­ta intorno. Ora, allo scoppio di riso della madre, dice con tono meccanico, senza partecipazione emotiva) Mammà...

vanessa — (continua a ridere) Con il mio povero marito ho gi­rato mezzo mondo, soggiornato in hôtels di tutte le catego­rie, frequentato innumerevoli bar e locali, ma non ho mai visto una cameriera che sbuffa e si muove come una vapo­riera!...

orlando — (premuroso) Abbia pazienza, mia cara. Da queste parti devono accontentarsi del personale locale. E le presen­to la signora Gisella Monti, proprietaria della Pensione. La signora Vanessa Baldini.

gisella — (fa un lieve inchino col capo e porge la mano) Molto piacere.

vanessa — (gliela stringe distrattamente) Guardi che non sop­porto le mosche. Guai se ce ne fosse anche una sola nella mia camera. Non potrei chiudere occhio.

gisella — Spruzziamo molto insetticida, e questa non è una zona particolarmente invasa della mosche. Tuttavia...

delia — (entra da destra e fa l'atto di avviarsi a sinistra, come al solito affannata e ansante, magari saltellando per scansa­re i personaggi in scena).

gisella — Delia.

delia—(si ferma) Sì?...                                   

gisella — Vai a controllare che nelle camere uno e due non ci sia neanche una mosca.

delia — (stupita) Pe-perché?                     

oisella — Perché non deve esserci.

delia — (annuisce, va a destra, sulla soglia della porta si ferma e si rivolge a Gisella) E se ci fosse?

gisella — Spruzza l'insetticida.

delia — ...e l'ammazzo. Peccato, perché non potrò più dire in giro che io non ho mai fatto del male neppure a una mosca. Ad ogni modo... (esce a destra).

vanessa — (scoppia a ridere come prima) Formidabile!... Caro Orlando, sono certa che trascorrerò uno stupendo e diver­tente week-end. (Indica Pierugo) E questo chi è?

orlando — Pierugo Sandri, figlio di un mio cugino. I suoi l'han­no «recluso» qui per motivi di studio (sorride).

vanessa — (vezzosa, porge la mano a Pierugo) Piacere.

pierugo — (gliela stringe) Onoratissimo, signora.

vanessa — (bamboleggiante) Grazie. (Poi diventa seria e dice bruscamente a Tiziana) E tu?... Non saluti? (A Pierugo e Gi­sella, con la fretta di dire una cosa «sgradevole») La mia unica e giovanissima figlia Tiziana.                                          

gisella — Lieta di conoscerla, signorina.                           

tiziana — (a Gisella) Salve. (A Pierugo) Ciao.

pierugo — Ciao.

orlando — (a Vanessa) Sente, questi giovani?... Appena si ve­dono, si danno del «tu». Ai nostri tempi, invece...

vanessa — (interrompe, seccata) Un momento, «i nostri tem­pi»!... Sino a prova contraria, caro Orlando, la sua epoca non è mica la mia.

tiziana — (ironica, a Orlando) Attento!... Lei ha inciampato nella carta d'identità di mia madre, la quale non accetta pa­ragoni in fatto di età.

vanessa — Eccome!... Perché io mi considero sempre più gio­vane delle persone che frequento. Ed è anche per questo che sono in condizioni migliori di certe giovincelle.

orlando — (galante) La sua «gioventù», mia cara, è fuori di­scussione.

vanessa — Benissimo. E non lo dimentichi mai, se vuole la mia stima.

delia — (entra da destra, facendo delle smorfie e comprimen­dosi un fazzoletto sulla bocca e sul naso) Tutto morto... Per poco morivo anch'io.

gisella — (prende Delia sottobraccio) Andiamo ad aiutare in cucina (s'avvia con Delia verso sinistra).

orlando — (a Vanessa e Tiziana) Gradite qualcosa? (Gisella si ferma ad attendere eventuali ordini, mentre Delia prose­gue ed esce a sinistra).

vanessa — (mentre Tiziana scuote negativamente il capo, rispon­de) Il solito, caro Orlando.

orlando — (a Gisella) Whisky.

vanessa — (a Gisella) In camera, fra una decina di minuti. (Una pausa) La bottiglia, temperatura ambiente.

gisella — (evidentemente sorpresa) Come comanda, signora (esce a sinistra).

vanessa — (soprattutto rivolta a Pierugo) Capirà... Quando gui­do io... E voglio sempre guidare io, perché se guida mia fi­glia mi stanco di più... Quando guido io, dicevo, all'arrivo ho assoluto bisogno delle qualità «rilassanti» del whisky. (Vezzosa) Dico bene, Pierugo!... Oh! Mi permette di chia­marla così?

pierugo — (sorride) Certo, signora.

vanessa — Eh no!... Quel «signora» mi invecchia. Se io la chia­mo Pierugo, lei ha il dovere di chiamarmi Vanessa. (Vezzo­sa) Intesi?

pierugo — Naturalmente.

voce di susanna — (dall'esterno) Cose da pazzi!..,

orlando — (sussulta e si guarda intorno, smarrito} Chi ha  parlato?

vanessa — Io, e... lui (indica Pierugo).

orlando — No. Dopo! Dopo voi due.    

vanessa — Nessuno ha aperto bocca.

orlando — Eppure qualcuno ha detto: «Cose da pazzi».

vanessa — Io non ho sentito nulla.

pierugo — Neanch'io.

tiziana — Neppure io.

orlando — Io, invece, l'ho sentito distintamente. Ma... ho ca­pito! (Agitato, rivolto a Pierugo) Lei... (si corregge) Tu! Ti diverti a fare il ventriloquo.

pierugo — (sorride) Macché!... Se fossi capace di parlare sen­za muovere le labbra, a certi professori ne direi di tutti i colori.

voce di susanna — (dall'esterno) Non agitarti, Orlando.

orlando — (sussulta e si guarda intorno, sempre più smarrito) Stavolta avrete sentito, no?

vanessa — Sentito cosa?

orlando — (sempre più agitato ed emozionato) Come?... Nes­suno di voi ha sentito dire: «Non agitarti. Orlando»?

i tre — (scuotono negativamente il capo).

vanessa — (seccata) Evidentemente lei sta scherzando.

orlando — Le assicuro, signora, che... (tace, perché sente)

voce di susanna — (dall'esterno) Non è facile dire qualcosa do­po vent'anni, ma potresti almeno dirmi «ciao».

orlando — Ma chi è?

voce di susanna — (dall'esterno) Sono Susanna, diamine! Non fare lo sciocco, Orlando.

pierugo — (che, come le donne, è sorpreso del comportamento di Orlando, gli chiede) Non ti senti bene?

orlando — (imbambolato) Be-be... Be-benissimo, mi sento. Pe­rò... (fa un gesto con le mani, come per dire: «Non so cosa ci sia nell'aria»).

vanessa — (scrolla le spalle) Vado a cambiarmi per la cena.

tiziana — E io faccio una doccia.

vanessa — (ai due) Bai bai!... A presto (ed esce a destra, segui­ta da Tiziana).

pierugo — (guarda l'ora) È l'ora della quotidiana telefonata ai miei. Arrivederci. (Esce a sinistra, dove si incrocia con)

gisella — (che entra, portando un vassoio sul quale ci sono tre bicchieri vuoti e una bottiglia di whisky con tre quarti di li­quido, che teatralmente può essere tè).

orlando — Un momento. (Gisella si ferma. Orlando indica la bottiglia) Uno per me. (Gisella ne versa due dita in un bic­chiere) Doppio! Triplo! Magari quadruplo! (Gisella, stupi­ta, esegue. Orlando prende il bicchiere) Vai pure.

gisella — (sconcertata dal comportamento di Orlando, annui­sce ed esce a destra).

orlando — (col bicchiere in mano, fa qualche passo verso de­stra. Quindi si ferma, soprappensiero, guardando il bicchie­re. Perciò ha le spalle rivolte a sinistra, allorché dal fondo)

susanna — (entra, vede Orlando, sorride, e rimane di fianco alla porta di fondo. Susanna è una bella ragazza ventenne, simpatica, dolce, fine e intelligente. Indossa un grazioso e normale abito estivo non datato da alcuna moda).

gisella — (entra da destra a mani vuote, sospirando) La signo­ra è servita (e va verso sinistra. Ovviamente d'ora in poi tut­ti i personaggi, escluso Orlando, agiranno sempre come se non vedessero Susanna, né udissero ciò che ella dice).

orlando — (rivolto a Gisella, quindi senza vedere Susanna) Ti prego di avere pazienza.

gisella — S'immagini, commendatore. Come sempre i suoi ospi­ti sono anche i miei.

orlando — Grazie. Ora vado in giard... (si volta verso il fon­do: vede Susanna e lascia cadere il bicchiere sul pavimento, esclamando) Povero me!...

gisella — (sorpresa, ma gentile) Non ha importanza. (Va alla porta di sinistra e urla verso l'esterno) Delia!... Vieni qui con scopa, paletta e straccio per pavimento. (Contemporanea­mente)

orlando — (smarrito, si rivolge a Susanna che gli sorride) Su­sanna!... Allora è vero!... Eri tu.

susanna — Certo che ero io.

orlando — E sei?... Sei come... «allora»?

gisella — (cerca invano con lo sguardo a chi parla Orlando, poi gli si avvicina, preoccupata) Scusi, commendatore... Ma con chi sta parlando?

orlando — (sempre più emozionato, indica Susanna) Con Su­sanna.

gisella — Io non vedo nessuno.

susanna — Ha ragione. Solamente tu puoi vedermi e sentirmi.

gisella — (preoccupata del comportamento di Orlando) Suv­via, commendatore... Non se la prenda così per un bicchiere che le è sfuggito di mano.

delia — (entra da sinistra, portando scopa, paletta e straccio).

gisella — (le indica dove è caduto il bicchiere) Pulisci, e fai at­tenzione a non ferirti. (Delia esegue).

orlando — (tocca una spalla di Delia) Delia...

delia — Sì, commendatore.

orlando — (indica Susanna) Guarda lì.

delia — Guardo.

orlando — Chi vedi?

delia — Il muro.

susanna — Sei il solito testardo. Ti ripeto che mi vedi e che mi senti solo tu.

delia — (a Orlando) Devo continuare a guardare il muro? (Or­lando scrolla il capo) Allora... (finisce di raccogliere gli even­tuali cocci del bicchiere e di pulire il pavimento).

gisella — (sottovoce a Orlando) Vuole che le porti qualcosa di caldo?

orlando — No.  No.

delia — Posso andare? (Gisella annuisce e Delia esce a sinistra).

gisella — Lei ha magari fatto un pranzo leggero... E ora lo sto­maco vuoto le fa avere le traveggole.

orlando — (rassegnato) Altro che traveggole... Vai, Gisella.

gisella — Sì. (S'avvia verso sinistra, poi si ferma) Semmai chia­mi e io corro (esce a sinistra).

orlando — (va alla porta di sinistra, per accertarsi che Gisella si sia allontanata, poi si rivolge bruscamente a Susanna) Dun­que!... Quali sono le tue intenzioni?

susanna — (avanza verso il centro, gentile, affettuosa) Sola­mente di rispondere finalmente alla tua ventennale e ripetu­ta invocazione: «Susanna, stammi vicino». Del resto, gli scomparsi rispondono sempre alle chiamate dei loro cari. Pe­rò non si fanno vedere, né sentire.

orlando — (scontento) Tu, invece...

susanna — Ho avuto il permesso eccezionale di essere vista e sentita almeno da te (sorride). Ed eccomi qua.

orlando — (indifferente) Già... (la osserva) Certo che tu... Tu non sei invecchiata.

susanna — I valori del tempo, sull'«Altra Riva», sono com­pletamente diversi dai vostri.

orlando — Capisco. Cioè! Credo di capire.

susanna — Tuttavia non so, non ricordo come ho potuto veni­re qui. Ogni cosa mi sembra lontana, strana... Come se stes­si sognando.

orlando — E... rimarrai molto?

susanna — Non lo so.

orlando — Come mi trovi?

susanna — Con vent'anni di più.

orlando — Sì, ma... Dicono tutti che ho un aspetto giovanile.

susanna — (ironica) Soprattutto quando leggi gli annunci ma­trimoniali.

orlando — (colpito) Tu che ne sai?

susanna — «Conoscerebbe scopo matrimonio serio, sano, di­stinto, ottima posizione, meglio manager affermato». Lo so a memoria.

orlando — (confuso) Beh... Mi fa piacere. Così mi togli l'im­barazzo di dirtelo.

susanna — In compenso mi farò un sacco di risate allorché «gli altri» di questo bel posticino sapranno chi ha fatto pubbli­care quell'annuncio.

orlando — Embè?... L'ha fatto pubblicare la signora Vanessa Baldini, vedova.

susanna — È vero. Ma per conto della figlia Tiziana, che ha la mia età... «di allora». Infatti la vedova vuole togliersi d'in­torno la figlia musona, unico ostacolo da superare, per poi fare liberamente la vedova... allegra. E appioppa a te la fi­glia, sempre imbronciata e poco socievole.

orlando — Direi, però, che a Tiziana io piaccio.

susanna — (sarcastica) Si vede che le piace «l'antiquariato».

delia — (entra da sinistra e s'avvia decisa verso destra. Quindi urterebbe contro Susanna, ma)

orlando — (le urla) Fermati!

delia — (stupita, si ferma) Vado di là (indica a destra) a pren­dere un fustino di detersivo nel ripostiglio. Ma per favore, commendatore, non urli in quel modo, che mi spaventa e mi vengono i vermi.

orlando — Se non urlavo, andavi addosso a lei (indica Susanna).

delia — (guarda nella direzione indicata da Orlando, poi an­che un po' più a destra e a sinistra. Quindi chiede) «Lei»... chi?

orlando — (va a porsi alla destra di Susanna e la indica) Que­sta signorina accanto a me. Non la vedi?

delia — (rimane un momento sconcertata, a guardare dove in­dica Orlando. Poi) Commendatore... (non prosegue).

orlando — Di' pure.

delia — Commendatore... È sicuro che non le sia andata qual­che rotella fuori posto? (Indica la propria fronte).

orlando — (s'avvicina a Delia, brusco) Non ti permetto!

delia — (ironica) Ho capito: ha le rotelle a posto.

orlando — (indica Susanna) Qui!... La vedi?...

delia — Commendatore... Lei vuole farmi uno scherzo, ma non è mica Carnevale.

susanna — Te lo ripeto per l'ultima volta, Orlando: mi vedi e mi senti solo tu.

orlando — Non ti credo!

delia — Non mi crede che non è Carnevale?!?... Siamo in set­tembre.

orlando — (a Susanna, indicando Delia) Adesso questa crede­rà che io sia diventato scemo.

delia — Non c'è niente di male, commendatore. Guardi me!... Credono che io sia scema dalla nascita, e vivo benissimo.

susanna — (ironica) Nota l'umanità di questa ragazza.

orlando — (a Susanna) Non ho nulla da imparare da una ca­meriera.

delia — Ha ragione, commendatore. Ciascuno è già scemo per proprio conto (ed esce a destra, impettita).

susanna — (scoppia in una bella risata).

orlando — (sbuffa ed esce al fondo, seguito dalla ridente Su­sanna, mentre il sipario si chiude).


ATTO SECONDO

Alcune ore dopo gli avvenimenti del primo atto, ovvero do­po cena. In scena, all'aprirsi del sipario, non c'è alcuno e non c'è più la valigetta posata da Orlando in un angolo. Un momen­to, poi dall'esterno a sinistra si sente una risata simultanea di Vanessa, Gisella, Pierugo e Orlando.

pierugo — (entra da sinistra, ridendo con Vanessa) Buona!..

vanessa — (unico personaggio che abbia cambiato abito) Sì sì... Orlando è formidabile nel raccontare barzellette.

pierugo — Anche la signora Gisella è di ottima compagnia.

vanessa — Assolutamente eccezionale, per la modesta proprie-taria di una modestissima Pensione di mezza montagna co­me questa. E guardi che se lo dico io, che col mio povero marito ho girato mezzo mondo, soggiornato in hôtels di tut­te le categorie, frequentato innumerevoli... (si interrompe) Ma questo l'ho già detto, vero? (Pierugo annuisce, sorriden­do) Ebbene, ripeto che qui mi trovo proprio bene. Mi sem­bra d'essere a casa mia. (Come se lo notasse in questo istan­te) Oh!... Orlando e mia figlia sono rimasti in sala da pran­zo? (Indica a sinistra).

pierugo — Non credo. Mentre siamo venuti da questa parte, la signora Gisella stava trascinando Orlando in cucina, per fargli raccontare la medesima barzelletta a suo marito. La signorina Tiziana sarà con loro. Vuole che la chiami?

vanessa — (pronta) No! (Una pausa. Sorride) D'altronde le figlie di quell'età, e con quel carattere chiuso e scontroso, so­no «ingombranti» per le madri come me. Io amo la compa­gnia, l'allegria, la spensieratezza... Sarò un po' scapigliata, ma... Chi se ne importa!... Mi piace esserlo. (Un momento, poi ride) E quella barzelletta sulla donna avara che aveva... (scoppia a ridere) Fantastica!

pierugo — A lei piacciono i soldi?

vanessa — Da morire!... Per spenderli, e... sprecarli! (Ride) A lei, no?

pierugo — (scrolla il capo) ...a parte il fatto che ne vedo pochi.

vanessa — Ho capito! Lei è un giovane serio... Un uomo d'og­gi impegnato a costruire, a produrre. E magari il matrimo­nio la spaventa.

pierugo — No, perché non può spaventarmi ciò che non fa parte dei miei progetti immediati. (Sorride, imitato istintivamente

da Vanessa) E lei?... L'idea di un secondo matrimonio la spa­venta?

vanessa — Scherza?!?... L'essenziale è trovare un marito nu­mero due che abbia, del numero uno, tutti i pregi e neppure un difetto.

pierugo — Orlando le piace?

vanessa — Beh... Il suo parente-commendatore è giovanile, for­te, simpatico... Per giunta è lanciatissimo verso le alte sfere manageriali. Forse gli manca solo una cosa.

pierugo — Quale?

vanessa — Una moglie. Ovviamente una donna attiva e risolu­ta. Per esempio come sono stata io col mio povero marito. Sì, perché i tipi d'uomo come Orlando, abituati a decidere e a comandare per dieci ore al giorno, quando sono fra le mura domestiche si sentono felici di... diciamo «obbedire» alla consorte, giacché il fatto di non dover nemmeno risol­vere la questione di come occupare la serata li rilassa, li riposa.

pierugo — Mi pare di capire che Orlando potrebbe essere il suo ideale numero due.

vanessa — (decisa, sincera) No davvero!

pierugo — E se da un momento all'altro si dichiarasse?

vanessa — (ride) Per carità, no!... Gli riderei in faccia. E ora vado a controllare il mio «maquillage». (Uscendo a destra) Guai se uscite senza di me!

pierugo — (verso l'esterno, a destra) Dove vuole che si vada!... Il cinema e la discoteca più vicini sono a sessanta chilome­tri. (Ritorna al centro, mentre)

gisella, — (entra da sinistra) Solo?

pierugo — (concitato, indicando a destra) L'ho fatta parlare.

gisella — Allora?... La «signora» sta dando caccia allo scapolo?

pierugo — Se sì, non direi al commendatore. Anzi, il solo pen­siero che lui si dichiari la fa ridere a crepapelle.

gisella — (disorientata, sospira) Mah!... Intanto il commen­datore continua a raccontare barzellette in cucina. Mio ma­rito si diverte, ma quella ragazza ha sempre il muso lungo, come se invece di barzellette stesse ascoltando necrologi. (Sor­ridono) Il caffè glielo porto qui?

pierugo — Non si disturbi. (S'avvia con Gisella verso sinistra, dove sta entrando)

tiziana — (seguita da Orlando).

orlando — (guarda intorno, ansioso) La signora!...

pierugo — È andata alcuni minuti su (indica a destra).

orlando — E voi dove andate?

pierugo — Io a prendere il caffè (esce a sinistra).

gisella — E io a servirglielo (esce a sinistra).

tiziana — (con l'abituale espressione annoiata, sì pone da una parte).

orlando — (emozionato, e ovviamente un po' ridicolo proprio per il suo comportamento emotivo in contrasto con l'età, dopo un relativamente lungo momento di imbarazzo, s'avvici­na a Tiziana, fermandosi rispettosamente a un paio di passi da lei) Tiziana...

tiziana — Dica.

orlando — Sinora non ho potuto dirle una cosa molto impor­tante.

tiziana — Chi gliel'ha impedito?

orlando — (sconcertato) Non siamo mai rimasti soli.

tiziana — (ironica, quasi sprezzante) Le dava soggezione la ca­meriera?

orlando — No.

tiziana — La proprietaria della Pensione?                

orlando — No.                                                                    

tiziana — Quel suo giovane parente?              

orlando — No.

tiziana — Allora poteva dirmi tutto ciò che voleva.

orlando — Veramente c'era anche sua madre.

tiziana — (ride) Quella non conta!... Mia madre non ha mai ostacolato chiunque mi facesse la corte.

orlando — (disorientato) Lei, dunque... Lei ha capito che io?...

tiziana — Come no?... Dal giorno in cui ci siamo incontrati nel Caffè Centrale, dopo la sua risposta all'annuncio (scan­disce) re-dat-to e fat-to pub-bli-ca-re da mi-a ma-dre. D'al­tronde lei ha manifestato subito per me (scandisce) un vi-vo in-te-res-se. Poi ha insistito molto per rivedermi una secon­da volta. Tre giorni fa, vero?

orlando — (deluso) Otto. Quasi nove, per l'esattezza.

tiziana — Il tempo non ha importanza.

orlando — Giusto. Dunque non le apparirà ridicolo che un uomo della mia età, della mia posizione sociale, si... Diciamo si interessi a una ragazza come lei.

tiziana — (lo guarda un momento, poi, col tono rapido e fred­do di un interrogatorio poliziesco) È innamorato di me?   

orlando — (anch'egli con tono rapido) Tanto da perdere la testa.           

tiziana — Cosa si propone?     

orlando — Non capisco.

tiziana — Matrimonio, o altre soluzioni?

orlando — Ma che pensa?... Matrimonio, senza dubbio. Da­rei anni di vita per essere suo marito.

tiziana — Eh no!... Al posto dei fiori d'arancio, non vorrei portare una corona funebre (ride).

orlando — (sorride amaramente, ma si riprende con entusia­smo) Allora è chiaro che lei mi dice di sì. (Tiziana annuisce) Ha considerato tutto?

tiziana — (sorride) Di più!... Ho elaborato i dati come un cal­colatore elettronico.

orlando — Si spieghi, per favore.

tiziana — Subito, nel modo quasi divertente di un computer, quando «vomita» il tabulato. (Divertita) Domanda: «Amo­re?». Risposta: «No. Per adesso solo stima. Poi si vedrà». «Ricchezza?». «Sì. Ma appena per non vivere contando le lire». «Sarà un buon marito?». «Certo. Perché temerà di per­dermi». «Sarò una buona moglie?». «Senza dubbio, anche se esigerò la massima fiducia, attraverso la più assoluta li­bertà». «Troppi anni di differenza?». «Tocca a noi farli di­ventare un semplice dato anagrafico, come la statura, il co­lore degli occhi, eccetera».

orlando — (che l'ha ascoltata con crescente ammirazione ed emozione, esclama felice, emozionato) Tiziana!... Ero già convinto che lei fosse una creatura eccezionale. Ora ne sono entusiasta!... (Fa l'atto di abbracciarla, con l'evidente inten­zione di baciarla sulla bocca).

tiziana — (mette prontamente una mano sulla bocca, col palmo rivolto verso Orlando, e con l'altra lo allontana dolce-mente) No.

orlando — (deluso e sconcertato) Pe-pe... Perché?

tiziana — Diventerebbe un ragazzaccio... Andrebbe fuori personaggio. Mi deluderebbe, insomma. Il «tu», invece, pos­siamo darcelo.

orlando — (le afferra una mano e gliela bacia appassionata­mente) Grazie, tesoro!...                                                      tiziana — (freddamente) A quando le nozze?                       

orlando — Immediatamente. Cioè! Ci sposeremo appena espletate le formalità. A proposito: cosa ne dirà tua madre?     

tiziana — Approverà, naturalmente. Infatti, libera lei, libera io: è un tacito patto che abbiamo sempre rispettato.

orlando — Sarà almeno sorpresa.

tiziana — Al contrario. Appena rimarremo a quatt'occhi mi dirà: «Visto, Tiziana?... Te l'avevo detto, io, che il vecchio ci invitava per agganciarti».

orlando — (frena a fatica il risentimento) Ha proprio detto: il vecchio?

tiziana — Sì, ma non prendertela. È logico. Per mammà in­vecchiano solo... gli altri (sorride).

orlando — (con un sorriso che è una smorfia di dolore) Eh già...

tiziana — Ora vado a «rimorchiare» mammà (esce a destra).

orlando — (meccanicamente) Brava. Vai a rimorch... (si in­terrompe e si dà uno schiaffetto sulla bocca, borbottando) -Ma che dico? (E rimane assorto a guardare verso destra, con le spalle al fondo, dove entra)

susanna — (la quale lo guarda, e scrolla negativamente il capo, con l'espressione di chi compatisce un errore).

orlando — (si passa una mano sulla fronte, come per scaccia­re un pensiero fastidioso, poi si volta: vede Susanna, sussul­ta e fa istintivamente un passo indietro) Di nuovo tu?!?...

susanna — (sorride) Non dire «di nuovo». Semmai «ancora», poiché il fatto che tu non mi vedessi non significa che io non ci fossi.

orlando — Ti preferisco invisibile anche per me. A proposito: perché ti fai rivedere?

susanna — Per essere veramente presente, almeno per te, quan­do annuncerai il tuo matrimonio. Del resto, che disturbo ti do?

orlando — (con le spalle rivolte a sinistra, dove)

pierugo — (entra e lo guarda stupito).

orlando — (sbotta verso Susanna) Enorme!... Pazzesco!... Ma sai che faccio?... Ti ignoro!... Totalmente. Come se tu non ci fossi!

pierugo — (molto sorpreso) Orlando-commendatore...   

orlando — (sussulta e si volta) Che c'è?

pierugo — Con chi ce l'hai?

orlando — Con... (indica istintivamente Susanna, la quale sor­ride e scrolla il capo) Cioè! Con nessuno. Sto preparando una relazione per il mio consiglio d'amministrazione. (Fa una smorfia verso Susanna, come per dirle: «Visto come me la sono cavata?»).

susanna — (si stringe nelle spalle, come per rispondergli: «Con­tento tu...», e si apparta nell'angolo destro al fondo, da do­ve osserverà con interesse quanto accadrà).

orlando — (con fare misterioso costringe il sorpreso Pierugo a spostarsi con lui a sinistra, avanti) Secondo te, siamo soli in questa camera?

pierugo — (guarda intorno) Sì. Perché?

orlando — (evasivo) Niente.

gisella — (entra da sinistra) Me lo dirà lei, commendatore,quando dovrò servire lo spumante?

orlando — Sì. Appena la mia futura sposa scenderà di là (in­dica a destra), vi darò l'annuncio ufficiale, e poi brinderemo.

pierugo — Mi sembra di capire che si è... (sorride e riprende) Che ti sei già dichiarato.

orlando — (annuisce) Alcuni minuti fa, qui.

gisella — E visto che è di buonumore, immagino che la... LEI, abbia risposto di sì.

 orlando — Ne dubitavi?

gisella — No, ma...

orlando — (prosegue a valanga) È una creatura capace di uni­re meravigliosamente la bellezza all'intelligenza, la grazia alla praticità, il buonsenso all'età.

susanna — Bum!

orlando — (sussulta e dà un'occhiataccia a Susanna, la quale gli fa una smorfietta dispettosa. Poi si rivolge di nuovo agli altri, che l'hanno osservato stupiti) È una qualità importan­te, per una moglie, far camminare di pari passo l'età e il buon­senso.

gisella — È molto fortunato, commendatore.

susanna — Disgraziato, altro che fortunato!

orlando — (come prima. Poi a Gisella) L'avresti mai pensato che un giorno ti avrei presentato mia moglie?

susanna — No, perché ti credeva più furbo.

orlando — (come prima, mentre)

gisella — (sorride) Sinceramente, no. Però sono contenta di conoscerla.                                                                       

orlando — Ne ero certo, e ti ringrazio.

vanessa — (con abito diverso da prima, entra da destra, segui­ta da Tiziana) Alé, gente!... Si riprende con le barzellette? (Le due donne rimangono l'una accanto all'altra).

orlando — Dopo. Adesso vorrei annunciare...

vanessa — (interrompe) So tutto, eppure sto zitta!... Prego...

orlando — (rivolto soprattutto a Gisella e Pierugo) Carissimi... Mi fa particolarmente piacere informare voi per primi... (ri­volto a Tiziana e Vanessa) Lunedì il mio ufficio «Pubbliche relazioni» lo comunicherà alle Agenzie Stampa... (di nuovo rivolto a Gisella e Pierugo) Mi fa particolarmente piacere, dicevo, informare voi per primi che mi sono fidanzato, e che al più presto sposerò la signorina Tiziana Baldini (la in­dica).

gisella e pierugo — (rimangono allibiti, trasecolati, sbigottiti, e il sorriso di circostanza che avevano sulle labbra si trasfor­ma in una specie di smorfia).

susanna — (indica i due) Guarda che faccia fanno! (intanto)

vanessa — (si lancia verso Orlando con un urlo di gioia) Iù-u!... (e lo abbraccia e lo bacia sulle guance).

orlando — (a Gisella e Pierugo, appena Vanessa si allontana da lui) Siete rimasti senza parole, eh?... (mentre i due annui­scono)

susanna — (esclama) E senza fiato!

orlando — (rivolto a Susanna scrolla le spalle, poi allarga le braccia verso Gisella) Non ti congratuli?

gisella — Ah!.. Sì. Sì sì. (Abbraccia Orlando, si baciano reci­procamente sulle guance, quindi si allontanano).

pierugo — (porge la mano a Orlando, il quale gliela stringe) È una sorpresissima. (Va a stringere la mano a Tiziana) Fe­licitazioni, signorina.

gisella — (impacciata, tende la mano verso Tiziana) An-an... Anch'io. (Stretta di mano, Poi a Orlando) Servo lo spu­mante?

orlando — Più tardi, se non vi spiace. Adesso... Colpa degli intingoli «tentatori» di tuo marito... (sorride, ma nessuno lo imita. Quindi si rivolge a Tiziana) Vogliamo andare a fa­re due passi in giardino, cara? (Le porge il braccio).

tiziana — (secca e scostante, ignorando il braccio di Orlando) Perché?

orlando — (continuando a porgerle il braccio, sorride malizio­so) Così...

tiziana — (rassegnata) Va be'... (Infila bruscamente il braccio a quello di Orlando).

orlando — (agli altri) Con permesso. (S'avvia beato e sorri­dente verso il fondo, con Tiziana imbronciata sottobraccio).

susanna — (allorché le passano accanto, sorride e li indica) La rosa e... il tulipano.

orlando — (sussulta indispettito, ed esce al fondo con Tiziana).

vanessa — (dopo un momento d'imbarazzo, accenna un sorri­so forzato) Coraggio... Dite che non siete d'accordo su questa «idea» del commendator Orlando Gandolfi. Almeno vi togliete il mattone dallo stomaco e staremo meglio tutti. (Una pausa. I due tacciono, imbarazzati. Apostrofa Pieru­go) Lei !... Del matrimonio di Orlando con mia figlia che di-   ranno i parenti «alla lunga»?

pierugo — Mah... Non saprei.

vanessa — Dunque sono «alla lunga» sul serio!... Ovvero senza interessi nei confronti di Orlando. (A Gisella) E lei?... Col suo «metro morale» di donna nata e cresciuta in campagna, come misura la situazione?                                                    

gisella — Non... Non saprei.                                                   

vanessa — (ironica) Evviva i non saprei! (Ride) Vi aiuto io. (Una pausa) Se Orlando avesse voluto sposare me, non vi sareste stupiti. Giusto?

gisella e pierugo — (disorientati, annuiscono).

vanessa — Bene. Però dovete conoscere un «piccolo particola­re»... Io non l'avrei sposato. Mia figlia, invece... Oh lei, a sentirla, spiattella tante buone ragioni «pratiche». Quindi, che posso fare, io?... Niente. Libera io, libera lei!... Devo stare ai patti stabiliti alla morte di mio marito. Dunque ban­do ai musi lunghi, e... viva la vita! (Aspetta che i due dicano qualcosa, poi sorride) Considerato che qui la conversazione langue... (con una mano si fa aria al viso) Che fa caldo... (maliziosa) Che il giardino è abbastanza spazioso... Vado a prendere un po' di fresco anch'io (esce al fondo).                

gisella — (come Pierugo, rimane un momento imbambolata e assorta a guardare verso il fondo, poi sussulta e si agita) Mi aiuti! Mi aiuti a impedire che il commendatore compia questa enorme sciocchezza.

pierugo — Volentieri. Purtroppo temo che... (tace).

gisella — (tormentata) Farà ridere mezzo mondo!... Potrebbe essere sua figlia, diamine!... Possibile che un uomo intelli­gente come lui non lo capisca?

pierugo — Non dimentichiamo che l'amore...

gisella — (continua) ...non è polenta, d'accordo. Ma non de­ve neppure essere una burletta. (Fa qualche passo, torcen­dosi le mani. Contemporaneamente)

susanna — (s'avvicina a Pierugo e gli sussurra una decina di parole a un orecchio, ovviamente muovendo solo le labbra. Quindi s'allontana).

pierugo — (appena Susanna ha allontanato quanto basta il vi­so dal suo orecchio, si passa istintivamente una mano sui capelli, iniziando dalla tempio dove si è accostata Susanna, e dice) S'è alzato il vento.

gisella — (va a guardare al fondo, verso l'esterno) No no... Non si muove neanche una foglia.

pierugo — (sconcertato, si ripassa una mano sui capelli) Stra­no... Ho sentito una corrente d'aria. E abbastanza forte.

gisella — (seguendo il suo precedente pensiero) Commendato­re... Orlando... Cosa ci combina?... (Una pausa. A Pieru­go) Sarebbe come se a lei, giovane com'è, saltasse il ghiri­bizzo di sposare...

pierugo — (interrompe, allarmato) Non lo dica, che lo so.

gisella — (sorpresa) Impossibile.

pierugo — (smarrito, emozionato) Le ripeto che lo so. O me­glio... Un momento fa, quando ho sentito quella specie di brezza qui (indica la guancia a cui s'è avvicinata Susanna quando gli ha parlato all'orecchio), un pensiero pazzo, pa­radossale, m'ha attraversato la mente, così (con una mano fa un rapido gesto dinanzi olla propria fronte). E sono sicu­ro che è proprio l'esempio che stava per fare lei, quando ha detto che la balordaggine di Orlando sarebbe pari al mio ghi­ribizzo di sposare... (s'interrompe, spaventato e impressio­nato dall'idea, poi si ribella) Eh no!... Mi spaventa solo a dirlo. Per giunta... Cos'è, per me, il commendator Gandolfi?... Niente. Solamente per scherzo sono entrato nella sua vita.

susanna — (s'avvicina a Pierugo e gli sussurra a un orecchio come prima. Quindi s'allontana).

pierugo — (che, come Gisella, era rimasto soprappensiero, ora sussulta e, come prima, si passa una mano sui capelli, bor­bottando) Di nuovo...

gisella — Cosa?

pierugo — Quel venticello... Il venticello che mi parla.

gisella — (sorpresa) Le parla?!?...

pierugo — (annuisce, quindi ordina deciso, nervoso) Mi porti qualcosa!

gisella — Per fare che?

pierugo — Bere!... Non so... Una grappa, un whisky, un fer­nèt... Basta che sia forte.

gisella — Ma... Lei non ha mai voluto bere nemmeno un bic­chiere del nostro vinello.

pierugo — Appunto!... Però adesso devo darmi una scrollata dentro, per... Capisce?

gisella — (lieta) Sì! Mi pare di capire ciò che vuole fare. Quindi ha ragione. Ci vuole un whisky. E doppio! (S'avvia verso sinistra. Poi si ferma, si volta, sorride) Anzi... Triplo! (Esce a sinistra).

pierugo — (fa qualche passo, soprappensiero, teso e scuro in volto)

vanessa — (entra dal fondo) Accidenti, non c'è un filo d'aria neppure fuori.

pierugo — (sussulta all'entrata di Vanessa. Poi si controlla, e  da questo momento si comporterà con i toni mielati e i gesti goffi e impacciati di chi sta interpretando una parte contra­ria al suo temperamento) Meno male.

susanna — (adesso, e d'ora in poi, ogni volta che sarà segnato in didascalia «come prima», s'avvicinerà sorridente a Pieru­go e gli parlerà all'orecchio, con l'evidente intenzione di in­coraggiarlo e di spronarlo a rafforzare il suo atteggiamento dì innamorato nei confronti di Vanessa. Pierugo, da parte . sua, ripeterà quel gesto, come se «qualcosa» gli avesse sfio­rato l'orecchio al quale ha parlato Susanna).

vanessa — (sorpresa e ironica) Grazie tante!... Vuole vedermi boccheggiare?

pierugo — No. Volevo dire «meno male» che non si è trovata bene a passeggiare in giardino, e... ed è venuta a farmi com­pagnia.

vanessa — (sorride, lusingata) Così va meglio (siede).

delia — (entra da sinistra, portando un vassoio sul quale c'è un bicchiere da birra che per metà contiene whisky, e lo por­ge a Pierugo) Manda la signora.

pierugo — (a Vanessa, indicandole il bicchiere) Vuole gradire?

vanessa — Cos'è?

delia — «Vischi».

vanessa — (ride, rivolgendosi a Pierugo) Congratulazioni!... Col «vischi» lei mi mette «cappa-o». Credevo d'essere l'uni­ca, qui, ad avere certi vizi.

delia — Si vede che i suoi vizi attaccano come il morbillo!... (Vanessa ride) Gliene porto anche a lei?

vanessa — Grazie, no. (A Pierugo) Il mio vizio è «totale», per­ché bevo solo a digiuno (ride).

pierugo — Io, invece... (prende il bicchiere, lo guarda quasi con disgusto ed esita a portarlo alle labbra).                             

susanna — (come prima).

pierugo — (rassegnato, porta il bicchiere alle labbra. Prima lentamente, quindi in fretta, inghiotte tutto il liquido).

delia — Sòrbole!... Sembra un cow-boy! (Esce a sinistra, por­tando il vassoio con sé).

pierugo — (fa una smorfia, si passa una mono sullo stomaco, e posa il bicchiere sul tavolo o su qualche altro mobile) Nor­male, per me. Normalissimo.

vanessa — Sieda anche lei.

susanna — (come prima).

pierugo — Sono nervoso e preferisco muovermi, se non le spia­ce. (D'ora in poi manifesterà gradualmente l'effetto dell'al­cool ingerito, limitandosi a parlare qua e là con improvvisi rallentamenti. Infatti non deve assolutamente biascicare pa­role, o peggio barcollare, altrimenti diventerebbe ridicolo e incredibile a Vanessa, personaggio di donna frivola quanto si vuole, ma non stupida).

vanessa — (sorride) Faccia pure.

pierugo — (dopo evidente esitazione, si pone di fronte a Va­nessa) Sono certo che lei ha tanta fantasia.

vanessa — Non è il primo che me lo dice.

pierugo — Lo credo. Però non potrà mai immaginare perché ho buttato giù quella razione da cavallo di whisky.

vanessa — Be'... Si beve per dimenticare, per stordirsi, per an­nullarsi... Magari per vincere la paura.

pierugo — O per darsi coraggio.

vanessa — Appunto.

pierugo — È il mio caso.

vanessa — Teme l'esame che deve sostenere?

pierugo — (spontaneo) Peggio! (Si riprende) Cioè. Ho un'idea fissa che mi ossessiona, mi perseguita, e... mi turba.

vanessa — Da quando, poverino?

susanna — (come prima).

pierugo — Da quando... ho visto lei.

vanessa — (colpita, lo fissa e si alza lentamente in piedi, scon­certata) Scusi, ma... (una pausa) non capisco, ecco, cosa c'en­tro io con...

pierugo — (interrompe) Tutto! (Vorrebbe dire altro, ma non riesce ad articolare parola).

susanna — (come prima).

pierugo — (si scuote e, quasi solenne, dice) Signora... No!... Vanessa... Sono innamorato di lei.

vanessa — (arretra, stupita) È ubriaco?

pierugo — (ormai lanciato, s'avvicina a Vanessa. Ma questa mantiene le distanze indietreggiando per la camera in circolo,

seguita da Pierugo per l'intera battuta) Sì! D'amore. Sì! Dal­l'istante in cui è apparsa là (indica il fondo), come un'incan­tevole e affascinante visione. Poi a tavola. L'ho divorata con gli occhi. Non l'ha notato?

vanessa — (già turbata) ...nno. Ho solo notato che divorava il brasato al barolo.

pierugo — (riesce ad afferrarle entrambe le mani) Vanessa!...

vanessa — Sì?...

susanna — (come prima).

pierugo — (dopo una pausa, durante la quale raccoglie le sue forze) Mi vuole sposare?

vanessa — (emozionata, lusingata, ritrae le mani, le incrocia e se le torce) Veramente... Anche lei mi è piaciuto a prima vista. (Una pausa, Poi con grande fatica) Ma la differenza d'età?...

pierugo — (le riafferra le mani e la trascina al centro, avanti) In amore non ha importanza!... Sua figlia e il commendato­re, per esempio. Infine... TU, Vanessa, sei così giovanile.

vanessa — (ebete, trasognata) È vero.

susanna — (come prima).

pierugo — Allora... (esita un istante, poi l'abbraccia, mentre dal fondo entrano)

tiziana e orlando — (i quali vedono e rimangono sbalorditi, imbambolati. Orlando, per giunta, è contrariato dalla pre­senza di Susanna. Intanto)

gisella — (entra da sinistra, vede la coppia abbracciata, e sor­ride maliziosamente, annuendo. La segue, entrando da si­nistra)

delia — (che vede i due abbracciati e rimane a bocca aperta).

pierugo — (sciogliendosi dall'abbraccio, sospira) Vanessa...

vanessa — (sospira) Pierugo...

(Contemporaneamente i seguenti esclamano, o urlano:)

orlando — Giovanotto!

tiziana — Mammà!

gisella — Fantastico!

delia — Roba da matti!

orlando — (lancia un'occhiataccia a)

susanna — (la quale, trionfante e sorridente, fa il gesto del pre­stigiatore alla fine di un gioco, ed esclama) Vualà! (mentre il sipario si chiude).


 

ATTO TERZO

Un 'ora dopo gli avvenimenti de! secondo atto. In scena, all'aprirsi del sipario, ci sono Orlando e Pierugo, seduti uno a de­stra e l'altro a sinistra.

pierugo — (guarda nel vuoto, verso la platea, con espressione tranquilla, serena, quasi annoiata).                                   

orlando — (si agita sopra la sedia, lanciando occhiate in cagnesco a Pierugo. Infine guarda l'ora, sbuffa e balza in pie­di) Uff!... È quasi un'ora, da quando la signora e la signorina ci hanno lasciati soli, che stiamo qui a guardarci in cagnesco.

pierugo — Si sbaglia, commendatore. Io la guardo come il so­lito, cioè serenamente.

orlando — Per favore, continuiamo a darci del «tu».

pierugo — Ha ragione! (ironico) D'altronde siamo quasi parenti sul serio (ride). Diventerò tuo suocero.

orlando — (camminando avanti e indietro, nervoso) Ecco!... Parliamo di questa pazzia.

pierugo — Scusa, ma... «pazzia» di chi?

orlando — Tua, naturalmente. Come ti è saltata in mente l'i­dea di corteggiare la signora Vanessa?

pierugo — (con la massima semplicità) Non lo so. Mi è sem­brato che me lo suggerisse qualcuno, parlandomi sottovoce all'orecchio. Ma, più che parole, sentivo come una brezzolina qui (indica la parte del capo a cui si è avvicinata Susanna), sull'orecchio e sui capelli.

orlando — Storie!... Non hai pensato che quella donna potreb­be essere tua madre?

pierugo — (rifacendo il verso a Orlando) E tu?... Non hai pen­sato che quell'altra donna potrebbe essere tua figlia?

orlando — La mia situazione è diversa. Io sono libero e solo. Tu, invece... Cosa dirai ai genitori?

pierugo — Semplicissimo: dirò che adoro Vanessa.

orlando — Pazzesco!... Però capisco. Delia mi ha detto che ti sei scolato un bicchiere da birra di whisky. Quindi sei ubriaco.

pierugo — (divertito, si alza in piedi) Neanche un pochino. Guarda. (Solleva una gamba e rimane in perfetto equilibrio) Potrei saltellare su una gamba lungo il cornicione di un grat­tacielo. (Posa il piede per terra) Vuoi che faccia altro, per

convincerti che sono in pieno possesso delle mie facoltà psi­cofisiche? Magari una capriola?

orlando — Non serve trasformare questa stanza in una pista da circo equestre.

pierugo — Credevo... (ironico) Visto che i (indica se stesso e Orlando) «pagliacci» ci sono...

orlando — (sbotta) Non ti permetto!

pierugo — Scusa.

orlando — E ti ripeto che per me è diverso.

pierugo — È vero.

orlando — Meno male che lo riconosci.

pierugo — Sì. È diverso, perché tu sei più... ridicolo di me. (Or­lando tenta di obiettare, ma Pierugo prosegue deciso) Ecco-me!... Il mio matrimonio potrebbe essere giustificato dai più disparati motivi: da quelli di fragilità psicologica a quelli d'in­teresse. Il tuo, secondo me, ha una sola diagnosi: senilità. Magari «precoce», ma «Se-ni-li-tà».

orlando — Questo è troppo!... E dimostra che sei un inco­sciente.

susanna — (entra dal fondo, sorridente) Ciao, Orlando.

orlando — (sussulta, si volta, la vede, borbotta) Ciao.

pierugo — Vuoi rimanere solo?

orlando — No. Perché?

pierugo — Mi hai detto «ciao».

orlando — Non a te. A... (indica Susanna, la quale scrolla il capo).

pierugo — (guarda nella direzione indicata da Orlando) A chi?

orlando — (sbotta) Nessuno ! (Sussulta e si da uno schiaffo sulla fronte) Ah!... Adesso mi pare che sia tutto chiaro.

pierugo — Che cosa?

orlando — Il «qualcuno» che ti ha «suggerito»... «Più che con parole», con una specie di «brezzolina» all'orecchio e sui ca­pelli. (Deciso) Si, ho capito! Per favore lasciami solo. (Iro­nico) Per modo di dire.

pierugo — Al contrario, ti lascio veramente solo. A presto (esce a destra).

orlando — (agitato, quasi furioso, va alla porta di destra per accertarsi che Pierugo si sia allontanato, poi va alla porta di sinistra per accertarsi che non arrivi qualcuno. Infine si rivolge a Susanna, invitandola bruscamente al centro) Vieni avanti!

susanna — (avanza) Non potresti usare toni più gentili?

orlando — (dispettoso) No! E ti chiedo: perché hai coinvolto nella mia storia quel bravo giovane?

susanna — Era l'unico che potesse aiutarmi.

orlando — A fare che?

susanna — A impedirti di commettere una grande imbecillità.

orlando — (implora) Oh, Susanna!... Come hai potuto fare una cosa simile?... Del resto tu sei solamente un'allucinazio­ne, vero?                                                                                    

susanna — (sorride) Non conosco il termine «tecnico» della mia presenza qui. Potrei anche essere una tua allucinazione, ma senza dubbio sono qui.                                                                        

orlando — Da dove sei venuta?                                                           

susanna — Sai... È strano... Mi sembra d'averlo dimenticato.

orlando — (preoccupato) E resterai con me... per sempre?

susanna — Non ti so dire nemmeno questo. Perché?... Ti di­spiacerebbe tanto che restassi?

orlando — Be'... Ammetterai che sarebbe un po' imbarazzante.

susanna — Allora le tue quasi ossessive e ventennali invocazio­ni «Susanna, stammi vicino» erano solo parole.

orlando — Tutt'altro, cara. Però cerca di metterti nella mia situazione. Tu, da vent'anni, sei morta, e...                          

susanna — (interrompe) No, Orlando. Trapassata. Morta è inesatto e volgare.

orlando — Sta bene. Trapassata.                                            

susanna — Comunque, ora che sono qui, il meno che puoi fa­re è di accogliermi gentilmente.

orlando — Senza dubbio, Susanna. (Ha le spalle rivolte a destra, dove)                                                                            

pierugo — (entra e osserva con crescente stupore).

orlando — (ovviamente prosegue) Però voglio ricordarti che per vent'anni sono stato... Come dire? Fedele alla tua memoria. E che se adesso il caso mi ha fatto conoscere Tiziana, io...

pierugo — (prosegue ironico) ...sono pazzo di gioia, tant'è ve­ro che mi metto a parlare da solo.                                       

orlando — (sussulta e si volta, confuso, balbettando) Non-non... Non parlavo da solo. Parlavo con... (indica Susanna,       la quale scrolla la testa).

pierugo — (c.s.) ...il muro, ho visto.

susanna — Sparisco, per non crearti altri guai. Ciao-ciao (esce al fondo).

orlando — (meccanicamente) Ciao-ciao.             

pierugo — Vuoi di nuovo che me ne vada?

orlando — (smarrito) No, ma... (tace, perché)

gisella — (entra da sinistra, con l'intenzione di uscire al fondo).

orlando — (la trattiene per un braccio) Brava, Gisella. Arrivi a proposito per chiarire un dubbio. Rispondi sinceramente. Fra me e lui (indica Pierugo) chi si dimostra più cret... «im­prudente», volevo dire! Insomma, dal tuo obiettivo punto di vista, sbaglia più lui (indica Pierugo) a sposare la signora, oppure io a sposare la signorina?

gisella — (imbarazzata) Veramente... A me pare che... (tace).

orlando e pierugo — Che?...

gisella — Che se non è zuppa è pan bagnato.

pierugo — Ossia che sbagliamo entrambi?

gisella — Forse... Sì... No... (sospira) Mah !... (ed esce al fon­do, mentre da destra entrano Vanessa e Tiziana: la prima sor­ridente, spumeggiale, più vivace del solito; la seconda sem­pre seria e cupa).

vanessa — (andando a stringersi sottobraccio a Pierugo) Pie­rugo!... Tesoro mio!... Quel «tipaccio» (indicando Orlan­do) ti ha fatto ancora arrabbiare?

pierugo — Nooo... Il nostro futuro genero è buono come il pane e dolce come il miele.

orlando — (timido, servile, s'avvicina a Tiziana) Vogliamo usci­re, cara?

tiziana — (secca) No. Sono stanca (siede).

orlando — (deluso ma rassegnato, siede accanto a lei).

vanessa — (a Pierugo) E noi?... Usciamo?

pierugo — Meglio di no, visto che loro... (indica Tiziana e Or­lando).

vanessa — D'accordo, tesoro. Allora... Sediamoci qui. (Costrin­ge Pierugo a sedere accanto a lei, di fronte a Orlando e Ti­ziana. Lunga pausa imbarazzante per tutt'e quattro).

susanna — (appare al fondo e si ferma sulla soglia della porta, non vista da Orlando e in tempo per notare l'atmosfera che regna fra i quattro. Sorride) Ma che bella brigata!...

orlando — (sussulta. Vede Susanna, s'indispettisce e le fa cen­no di tacere) Ssst! (Pierugo, Vanessa e Tiziana lo guardano, come se fossero lieti che sia stato rotto il pesante silenzio).

vanessa — Scusi, Orlando, ma a chi ha fatto «ssst»?

orlando — (ipocrita) Ho fatto «ssst»?

pierugo — Sì. Hai fatto «ssst».

orlando — Proprio «ssst»?       

tiziana — Esattamente «ssst».

susanna — (spostandosi da una parte all'altra quanto basta per lasciare libero l'accesso dalla porta di fondo) Ma che bel di­scorso!...

orlando — (sorride ebete ai tre) Non me ne sono proprio ac­corto di avere fatto «ssst». (Si alza in piedi e, osservato cu­riosamente dai tre, s'avvicina a Susanna. Vorrebbe parlarle, ma nota che i tre lo osservano, quindi fa il disinvolto ri­dendo).

vanessa — Perché ride?

tiziana — Si sarà raccontato una barzelletta che non conosceva.

vanessa — Suvvia, faccia ridere anche noi.

susanna — (ironica) Coraggio, Orlando. Fai il «vieni avanti,

cretino». orlando — (a Susanna) Non scocciarmi! (Pierugo e Vanessa, sorpresi, guardano Orlando, mentre)

tiziana — (risentita, balza in piedi) Ehi, «sposino»!... Con mia madre non ti permettere mai certi toni e certe espressioni.

orlando — (disorientato, a Vanessa) Mi scusi, signora. Non

parlavo a lei.

tiziana — (risentita e minacciosa) Allora l'hai detto a me di non scocciare.

orlando — Nooo...

pierugo — (risentito, balza in piedi) Quindi non c'è alcun dub­bio che l'hai detto a me.

orlando — (disperato, spostandosi come un orso in gabbia) No... Nooo... (Una pausa, poi) L'ho detto a lei (indica Su­sanna).

vanessa — (si alza in piedi e, con Pierugo e Tiziana, guarda nella direzione indicata da Orlando, quindi tutt'e tre s'avvi­cinano a Orlando con espressioni di rabbia e dispetto).

orlando — (allarmato, s'allontana seguito dai tre affiancati l'u­no all'altro da una tacita alleanza contro di lui).

tiziana — Ci prendi in giro, eh?

pierugo — Oppure ci vuoi fare uno scherzo?

vanessa — Secondo me è impazzito!

orlando — (rivolto a Susanna e osservato dai tre, implora) Fatti vedere anche da loro... Magari solo come un «flash» foto­grafico... Fatti sentire.., Magari solo con uno starnuto.

susanna — (dolente, scrolla il capo, mentre)

tiziana — (molto irritata, indica Orlando e dice a Vanessa) Se ti interessano i suoi soldi e la sua posizione sociale... sposa­lo tu! (S'avvia verso destra).

orlando — (la trattiene per un braccio) Tiziana, ti prego!...

tiziana — Di che cosa?... Di sposare un uomo che parla da so­lo? Mi dai già fastidio se parli con me. Figurati se dovessi anche sopportare i tuoi «monologhi» da «vecchietto».

pierugo — Tiziana, non esagerare. Rimani nei limiti dell'edu­cazione.

vanessa — (aggressiva, a Pierugo) Vorresti insinuare che io l'ho male educata? (Pierugo esita a rispondere).

susanna — (s'affretta a parlargli in un orecchio, come nell'at­to precedente).

pierugo — (fa il gesto dell'atto precedente. Poi, sincero e deci­so) Sì, signora! Lei non ha bene educato sua figlia. vanessa — (si lancia verso il viso di Pierugo con le mani piega­te in forma di artigli) Giovane idiota! (Contemporaneamente:)

orlando — (si intromette fra Vanessa e Pierugo) Signora, si calmi!

tiziana — (trattiene Vanessa) Non ne vale la pena!

delia — (appare alla porta di sinistra, imbambolata).

gisella — (entra dal fondo, allarmata) Signori!... (Lunga pau­sa, durante la quale Vanessa e Tiziana, guardando gli altri in cagnesco, s'appartano a destra).

orlando — (si rivolge a Susanna e le indica gli altri, come per

dirle: «Vedi cos'è accaduto per colpa tua?»).

susanna — (sorride soddisfatta e scrolla le spalle).

gisella — (abbassa il capo, e Delia la imita soffocando le risa).

vanessa — (mentre Pierugo sorride, scoppia in pianto nevroti­co ed esce a destra, seguita da Tiziana).

delia — Però è il colmo!... Non sono neanche sposati, e... bi­sticciano già! (Gisella le fa un imperioso cenno di tacere e di andarsene) Sì, vado vado... E sono proprio contenta che quelle due abbiano tirato fuori il loro caratterino, perché lo­ro due (indica Orlando e Pierugo) non faranno due asinate. Almeno lo spero (esce a sinistra).

gisella — Serve qualcosa? (Orlando e Pierugo scrollano il ca­po. Gisella esce a sinistra).

orlando — (fa qualche passo, con le mani dietro la schiena, guardando di sottecchi Pierugo e Susanna. Poi si ferma di fianco a Susanna) Tu rimani? (Susanna annuisce).

pierugo — Sì. (Orlando comprende l'equivoco e sbuffa) Co­munque, se ti do veramente fastidio...

orlando — (interrompe) No. Anzi, è meglio che ci si parli chiaro.

pierugo — Lo penso anch'io.        

orlando — Bene. Hai ancora intenzione di sposare?... (indica a destra).

pierugo — E tu?... Hai ancora intenzione di sposare la figlia di?... (indica a destra).

orlando — (sbotta) Nessuno mi dà più fastidio di chi risponde con una domanda!... Oppure non vuoi dirmelo?

pierugo — Te lo dico, sì. (Una pausa) Non ho mai avuto inten­zione di sposarla.

orlando — (maliziosamente sorpreso) Ah!...

pierugo — Non fraintendermi. Non so spiegarmi il perché, ma sento che continuerei ad avere intenzione di sposare la ma­dre solamente se tu continuassi ad avere intenzione di sposa­re la figlia.

vanessa — (entra da destra, portando la valigetta «beauty-case», e seguita da Tiziana — che con la solita aria annoiata e as­sente porta le due valigie — esce impettita al fondo. Entrambe non degnano di uno sguardo Orlando e Pierugo).

orlando — (sospira) Beh... Meglio così. (Rivolto a Susanna, ironico) Chissà che contentezza, eh?...

susanna — (annuisce e sorride) ...come il giorno in cui dicesti di volermi bene.

pierugo — Certo. Anch'io sono molto contento. Ora, se per­metti, vado un po' a studiare e poi a letto.

orlando — Auguri per la laurea, e... grazie di tutto. (Si sorri­dono. Pierugo esce a destra. Orlando si rivolge a Susanna, le sorride) Di' un po'... Vuoi vedermi scapolo per tutta la vita?

susanna — (sorride e scrolla il capo) ...niente, voglio. Faccio solo il possibile affinché tu non commetta imprudenze.

orlando — (imbarazzato) Vedi... Sinora mi sono totalmente dedicato alla carriera, agli affari... Ma da qualche tempo sen­to che la solitudine mi pesa. Insomma, vorrei trovare una donna adatta a me. L'ho pure cercata, sai?...

susanna — (annuisce sorridente) Ovviamente con molta fretta. Agitato e nervoso come al solito.

orlando — Eh sì... Hai ragione. Eppure conosco tanta gente. Forse basterebbe che mi guardassi intorno, con calma.

susanna — (c.s.) E mica lontano. (Orlando la guarda sorpre­so. Susanna annuisce) Mirella, per esempio. La signorina Mirella, la tua segretaria che da diversi anni, quando urli, chis­sà perché riesce a calmarti, a rasserenarti con la sua innata dolcezza, con la sua squisita e tenera soavità.

orlando — (rimane un momento assorto) È vero. E non capi­sco per quale motivo non ci abbia pensato prima. Ha quasi la mia età, e... e mi è già tanto affezionata. Ne sono certo (Susanna annuisce e sorride). D'altronde, se Mirella non mi fosse affezionata, come avrebbe potuto sopportarmi tanti an­ni, solo per lo stipendio? (Preoccupato) Mi vorrà?... Mi sposerà?

susanna — A queste domande può solo rispondere la signori­na, quando le prospetterai la vostra vita futura (sorride). Ma sono certa che andrà tutto bene.

orlando — Lo spero. E... E tu?

susanna — Io... (s'avvia verso il fondo) Ciao, Orlando.

orlando — (ansioso, le si avvicina) Rimani ancora un po'.

susanna — (si ferma, si rivolge a Orlando, gli sorride) Ho det­to «ciao», non «addio». Ovvero non mi vedrai mai più. Pe­rò, ogni volta che mi ricorderai, sarà come se fossi accanto a te. (Sorride, lo saluta con un cenno della mano, ed esce al fondo).

orlando — (rimane un momento immobile, assorto, poi si pre­cipita al fondo, e dalla soglia della porta chiama) Susanna !... Susanna!

delia — (entra di corsa da sinistra) Le ricordo che io mi chia­mo Delia.

orlando — (sorride) Ah, sì. Brava, Delia. Mi sento la gola secca.

delia — Ci penso io! Dopo certe emozioni le farà bene un tri­plo «vischi» (esce a sinistra).

orlando — (sereno come non lo è mai stato, sorride. Poi si guar­da intorno, come se cercasse qualcuno).

gisella — (entra da sinistra, sorridente) Commendatore!... Delia mi ha detto che pure lei si dà al «vischi» (sorridono).

orlando — Cara Gisella... Ho l'impressione che solamente qual­che minuto fa ho aperto gli occhi. Sai come succede... So­vente cerchiamo chissà dove ciò che abbiamo vicino. Ebbe­ne, entro domani ti presenterò quella che sarà la mia futura consorte.

gisella — Trovata fra i «Conoscerebbe scopo matrimonio»?

orlando — (sorride e scrolla il capo) Da anni l'avevo accanto e non la vedevo.

delia — (entra da sinistra, portando un vassoio sul quale c'è un bicchiere normale quasi colmo dì whisky. Porge a Orlando, e questi prende il bicchiere) Lo beva piano, che di tra­verso è già andato a quella signora.

gisella — (divertita, a Delia) Impertinente!

delia — (esce in fretta a sinistra, portando con sé il vassoio e dicendo) Un «vischi» anche per me!

gisella — (sorride ed esce a sinistra, dicendo) Sulla testa!

orlando — (sorride, guarda il bicchiere, non beve, lo posa so­pra il tavolo, quindi si guarda intorno, con aria circospetta, e infine sussurra) Susanna... Susanna, stammi vicino. (Co­me se Susanna fosse al suo fianco destro e gli avesse rispo­sto, sorride e volge il capo a destra) Sì.Sento che ci sei. Al­lora telefono subito alla signorina Mirella, per invitarla a ve­nire qui domattina. Il telefono è di là (indica a sinistra, poi cede il passo a Susanna che immagina alla sua destra) Pre­go, Susanna (e s'avvia sorridente verso sinistra, mentre il si­pario si chiude).

FINE DELLA COMMEDIA