Coppia di donne e trinità di jack

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Coppia di Donne e trinità di Jack

Coppia di Donne e trinità di Jack

di

Lorenzo Pezzato



INTRODUZIONE


Il Mito è la residenza degli Dei.
Il Mito è la distanza tra Cielo e Terra.

Traslare la figura della Beata Vergine in quella di una donna moderna il cui status di divorziata, di Padre-Madre, simboleggia l’ermafroditismo latente nell’Immacolata Concezione e concentra gioie e sofferenze in un unico essere androgino. Rivedere la sua esistenza attraverso gli occhi di una middle-class contemporanea che è già di per sé pagana, con le sue isterie ed ipocrisie, con i suoi discorsi sterili, con la sua monotonia nel quotidiano e nei tentativi di trasgressione, con la sua conservazione dei riti parallela al progressivismo dei costumi.
Affrontare l’automatizzazione del culto e della spiritualità, scoprire il provincialismo intellettuale che si crogiola nel classico ignorando il suo tempo.
Scattare un’istantanea alla società del soldo che venera la duplicabilità industriale e genetica del feto, e con essa nega concettualmente a future crocifissioni la possibilità di essere atti definitivi ed irreversibili.

Tutto questo è solo uno strumento con cui sperimentare la sollevazione di una questione culturale: la ricombinazione pagana del Mito, per riportarlo alle vicende della Vita, alle vicende del Villaggio (pagus), perché l’Uomo si ricongiunga alla sua condizione ideale in esso imprigionata.


PERSONAGGI
in ordine di apparizione

Giulia: dinamica 46enne, divorziata da moltissimo tempo, direttrice dell’
Agenzia in Italia di una azienda che ha sede a Ginevra. Ha un
solo figlio, Christian, adolescente. Ricopre con uguale responsabilità
il ruolo del padre e della madre.
È sempre vestita come la Madonna nelle rappresentazioni
dell’iconografia cattolica classica. Ha mezzo viso truccato da uomo,
l’altro mezzo da donna. Anche i capelli sono divisi.

Arcangelo: è il portinaio del palazzo in cui vive Giulia.
Sessantacinquenne, invisibilmente indiscreto. È una figura
sfuggente ed incorporea, ma presente nell’aria.

Hamud: quarantacinquenne di origine indiana, entrato casualmente in
contatto con Giulia per motivi di lavoro. È solo di passaggio.

Coro degli Elettrodomestici: è l’elemento che riporta al
contemporaneo la paganità
dell’antico teatro greco. Non ha
alcun compito di giudizio morale,
semplicemente sottolinea qualcosa
che è concretamente successo.


Il Carabiniere: è sé stesso: freddo, preciso nelle descrizioni e nei
resoconti, ottusamente rigoroso. Ha però anche un lato
umano: ai corsi di psicologia gli hanno spiegato che nel
suo lavoro è importante capire la gente e saperci
parlare.
È vestito con sandali da legionario, pantaloni e cappello
da carabiniere, corazza, lancia e scudo.


Il Traduttore: è una presenza simbolica che indica l’indifferenza sociale
nei confronti del disabile, coperta in genere da servizi di
assoluta inutilità.


Glauco e Matilde: sono i proprietari dell’azienda per cui Giulia lavora,
e sono suoi cari amici. Entrambi hanno superato da
poco la cinquantina e vivono a Ginevra. Sono lo
stereotipo della coppia inossidabile che fa sempre
tutto assieme.

Il Pagliaccio: una presenza simbolica che fa le veci della
satira.

L’Angelo: nella parte della domestica moldava.


Lidia: amica di Giulia, più giovane di lei, con la quale sperimenta nuove
formule di rapporto interpersonale.
È una donna decisa e sicura di sé, ma estremamente femminile e
sensuale.



SCENA 1


Luci soffuse.
Giulia seduta sul divano, un faro cercapersone le illumina il ventre dall’alto, lei se lo accarezza con un movimento circolare.
Dietro a lei, in piedi e con una mano sulla sua spalla, un uomo con un maglione a collo alto.
La Marcia Nuziale completa il quadro di famiglia.


SCENA 2


Giulia è in casa, tutto è molto in ordine.
La tavola è preparata per due.
Accende lo stereo: il volume è altissimo e la musica è commerciale, quella che si ascolta nelle discoteche.

Giulia: Per fortuna gli avevo chiesto di sistemare le sue cose prima di
andare via.
Per fortuna…(abbassa il volume)
La camera era un disastro, ci sono fumetti e cd dappertutto…ma
perché non capisce che deve tenere in ordine? (cambia il cd nello
stereo)

Suona il citofono.
Lei si affretta a rispondere tenendosi la gonna alzata con le mani.

Giulia: Si? ( tiene la cornetta con entrambe le mani)

Arcangelo: Buonasera, sono Arcangelo.
C’è qui in portineria il signor Hamud per lei.

Giulia: Oh, grazie. Lo stavo aspettando. (Riattacca e si guarda allo specchio,
petali di fiori cadono dall’alto)

Si sente bussare alla porta.
Giulia apre.
Hamud calcia un rotolo di tappeto rosso che si stende fino al salotto e attende un attimo prima di entrare. È scuro di carnagione e con il turbante, ben vestito. Tiene in mano una bottiglia di vino.
I due si squadrano da testa a piedi.

Hamud: Ciao Giulia. (sorride)
Sei bellissima, sembri una visione.

Giulia: Vieni avanti! (sorride)

Lui cammina lungo il tappeto rosso e poggia la bottiglia sul tavolo. Lei guarda le forme del suo fondoschiena e si compiace silenziosamente, va verso il tavolo.

Giulia: Ho preparato un aperitivo, una cosa che ho inventato io. (Gli porge il
calice)
Brindiamo.
Brindiamo al caso che ti ha fatto entrare all’agenzia, e che ci ha fatti
incontrare.
A questo splendido venerdì!

Hamud: (Tenendole delicatamente la mano) Salute!

Appena i bicchieri si toccano, loro li lasciano cadere a terra ed iniziano a spogliarsi come due scalmanati.
La musica si alza improvvisamente e le luci iniziano a colorarsi.
Quando sono senza vestiti, si buttano sul divano e fanno l’amore molto concitatamente.
All’improvviso (dopo che sono stati un po’ sul divano) la musica si ferma di colpo e le luci tornano normali. Loro si alzano compostamente e ritornano di fretta al tavolo. Hamud stappa la bottiglia e brindano di nuovo, poi mano nella mano si accomodano di nuovo sul divano. Non si parlano e accendono il televisore.
Dalla porta entra un uomo vestito da portinaio, su pattini a rotelle. Li guarda con il binocolo che ha al collo e se ne va dalla porta.


SCENA 3

Giulia è in cucina, a piedi scalzi.
Indossa una vestaglia di spugna azzurra e la cuffia per i capelli (retina). Ha la tazza del caffè in mano, lo sguardo e le movenze di chi si è appena alzato dal letto.
Gli uccelli cinguettano e il bianco della cucina riflette la luce in modo che si formi una specie di aura attorno alla sua figura, che contrasta a causa dell’azzurro del vestiario.
Sbadiglia.
Si sistema i capelli in modo molto sensuale.

Coro degli elettrodomestici: Un uomo!
Stavolta era un uomo! (Voci in falsetto)

Giulia: State zitti! (Sbatte la tazza a terra con forza)
Stupidi elettrodomestici! (Prende le distanze dal piano di lavoro della
cucina e le grida contro)
Cosa ne sapete? (Punta il dito)
Io sono un’ottima madre! (Abbassa la voce e punta il dito contro di
sé).

Esce facendo più volte la “ruota”.

Coro degli elettrodomestici: Una madre!
Un’ottima madre!

Giulia rientra di corsa. Si smorzano le luci, lei si inginocchia rivolta verso il pubblico e congiunge le mani. È illuminata da un unico faro perpendicolare dall’alto.
Attende qualche secondo, nel silenzio totale ed immobile.

Giulia: Madre! (Urla molto forte, secco, ma assolutamente non drammatico. Contemporaneamente si alza in piedi di scatto)

Riparte il cinguettio mentre lei corre fuori.

Con passo militare (sbattendo i piedi) entra in scena il Carabiniere, le luci diventano dei lampeggianti azzurri.
Carabiniere: Ore due e diciannove antimeridiane.
Il ciclomotore percorreva la Statale 3 in direzione ovest,
occupando il lato destro della carreggiata nel corretto senso di
marcia.
Visibilità perfetta, ottime condizioni climatiche ed assenza di
vento.
L’illuminazione pubblica, dopo la verifica, è risultata
perfettamente idonea e funzionante.
Non sono stati rilevati dossi od avvallamenti di qualunque
natura nel fondo stradale, il quale fondo si presentava asciutto
e recentemente rinnovato.

A fianco del Carabiniere c’è un personaggio vestito con una tuta bianca attillata , che traduce per i non udenti (con il linguaggio delle mani).
Entrambi escono dalla stessa parte da cui erano venuti.


SCENA 4

Giulia è seduta sul divano e legge una rivista.
La tavola è apparecchiata, la musica incalzante ma non fastidiosa.
Suona il citofono, lei si alza e va a rispondere muovendosi in modo molto femminile.

Giulia: Si?

Arcangelo: Buonasera, sono Arcangelo.
Sono arrivati i signori Ferri.

Giulia: Oh, grazie Arcangelo. Faccia pure salire, buonasera.

Giulia si gira a controllare se la casa è in ordine, si capisce che gli ospiti sono importanti.
Suonano alla porta, lei apre. (Cadono petali dall’alto)
Glauco Ferri calcia il rotolo di tappeto rosso, che si stende. Sua moglie Matilde è sorridente a fianco a lui.
Glauco e Matilde stanno sempre abbracciati lateralmente, potendo muovere così l’uno solo il braccio sinistro, l’altra solo il destro. Parlano sempre all’unisono (con doppia voce).
Entrambi indossano solo biancheria intima e le scarpe di vernice.
Sulla soglia, tutti si squadrano da testa a piedi vicendevolmente.

Glauco e Matilde: Ciao Giulia!

Giulia: Ciao, finalmente! Ancora un po’ e cominciavo a preoccuparmi. (Si
baciano sulla guancia)

Glauco e Matilde: Scusa il ritardo, ma siamo rimasti imbottigliati nel
traffico.

Giulia: Accomodatevi. (Raggiungono il salotto)
Immaginavo fosse colpa del traffico…è una tortura! Dovrebbero farlo,
questo famoso passante per l’autostrada…ma parliamo d’altro!
Intanto, facciamo un brindisi! (Porge i bicchieri)
Avete fatto buon viaggio? Si, al solito….
Ho comprato del vino rosso speciale per stasera (alza la bottiglia al
cielo tenendola con due mani e la segue con gli occhi mentre sale)
nella fiaschetteria qui all’angolo. (Posa la bottiglia)
E del pane (lo alza al cielo tenendolo con due mani e seguendolo con
gli occhi mentre sale) tremendamente buono.(Lo posa)
Conoscete il panificio di Corso Garibaldi? Quello vicino alla
gelateria….(è molto eccitata, ma non sessualmente)

Glauco e Matilde: No! Hanno dei commessi carini?

Giulia: Ma no! (Sorride)
Sono dei veri maestri! Ve lo consiglio….
Va bene (prende il suo bicchiere), adesso brindiamo!
Brindiamo…..all’agenzia!

Glauco e Matilde: All’agenzia!

Tutti bevono

Glauco e Matilde: Sai Giulia, vorremmo che tutte le nostre dipendenti ti
somigliassero…sarebbe un sogno!

Giulia: Ma dai, mi fate arrossire!

Glauco e Matilde: No, davvero!
Sei affidabile, puntuale, precisa…..è un piacere lavorare
con te! (Si guardano negli occhi sorridendo
smodatamente)

Giulia: Cerco solo di fare del mio meglio.

Glauco e Matilde: Sei in gamba!
Hai anche cresciuto tuo figlio tutta sola, senza bisogno di
nessuno! Non è una cosa da poco….

Giulia: Oh, quello… è stata dura all’inizio, appena dopo il divorzio.
Christian era piccolo, e io senza lavoro.
Per fortuna ci siamo conosciuti in quel bar….siete arrivati al momento
giusto!

Glauco e Matilde: E’ stata una fortuna anche per noi….avevamo disperato
bisogno di una persona di fiducia.

Giulia: Allora propongo di brindare di nuovo!
A quella fortunata giornata! (Alza il calice)

Giulia rimane immobile, con il bicchiere alzato, mentre Glauco e Matilde si avvinghiano e si rotolano sul pavimento simulando atti sessuali.
La musica diventa “industrial” e le luci stroboscopiche.
Quando la musica si ferma e le luci tornano normali, Glauco e Matilde tornano sul divano e prendono i loro bicchieri.

Glauco e Matilde: Cin!

Tutti bevono.

Giulia: E i vostri ragazzi come stanno?

Glauco e Matilde: Loro bene.
Stanno sempre bene!
Si lamentano perché siamo tutta la settimana a Ginevra e
torniamo solo nei week-end.

Giulia: Siete proprio una bella famiglia unita, anche se vi vedete poco.
Christian vede sua madre, e vede me.
Vede suo padre, e vede me.

Glauco e Matilde: Tesoro! Non è certo colpa tua se quel verme scopava con
un’altra!
Non hai niente da rimproverarti.
Cos’altro potevi fare se non sbatterlo fuori di casa?

Giulia: Scopava? (Sorride beffardamente)….Ma se a letto era un ritardato!
Sarà anche stato bravissimo a fare mobili, ma per
scopare….(ride)….tutto quello che poteva fare scopando era
raccogliere la segatura dal pavimento del suo laboratorio!

Si accendono luci rosse sul pavimento del palco, embrione d’inferno.
Tutti ridono.

Giulia: Ho sempre dovuto fare tutto da sola, compreso avere un orgasmo!
(Barcolla un po’)

Tutti ridono di nuovo.
Lei riempie i tre bicchieri.

Giulia: L’unica volta che è stato d’aiuto è quando mi ha portata in ospedale,
tre o quattro ore prima di partorire. (Ancora qualche residuo di risata
tra le parole)
A proposito di ospedali!
È stato chiuso il contratto con quello di Brescia?

Glauco e Matilde: Tutto a posto.
Tra una settimana manderanno la copia firmata, e poi
iniziamo.

Giulia: Bene!
Fare sempre qualcosa di nuovo mi tiene attiva.

Si avvia a prendere la pentola che è sui fornelli.
Usando le presine la mette in centro alla tavola.
Glauco e Matilde prendono posto.
Giulia inizia a servire gli spaghetti.

Giulia: Avete fame?

Glauco e Matilde: Abbastanza! (Hanno un unico piatto davanti a loro,
posate a destra e sinistra, due bicchieri)
E poi una pasta al pomodoro fa comunque venire fame!
A Ginevra mangiamo sempre al ristorante, italiano
ovviamente, ma non è la stessa cosa.

Giulia: Anche perché la passata l’ ho fatta io con le mie mani e i pomodori
dello scaffale “sughi pronti”.

Quando ha finito di servire, si siede.
Automaticamente tutti chinano la testa.

Giulia: Ti ringraziamo, (appoggia le mani sui bordi del suo piatto) per il cibo
che ci dai anche oggi….

Glauco e Matilde:……per gli oltre settanta negozi in una superficie di
migliaia di metri quadrati, gli ottocento parcheggi
sotterranei….

Giulia:……il personale specializzato e sorridente, le grandiose promozioni e i
carrelli capienti.
Amen.

Glauco e Matilde: Amen!

Tutti iniziano a mangiare con le mani, ingozzandosi e sporcandosi la faccia.
Parlano con la bocca piena.

Giulia: Ah, sono andata a teatro l’altra sera.
Ne avevo proprio bisogno: stare un po’ sola, l’Arte, bella gente.
Davano “L’importanza di essere onesto” di Oscar Wilde…l’avete visto?

Glauco e Matilde: Mhhhh! (Negano scotendo la testa)

Giulia: (Deglutisce vistosamente) Stupendo!
I protagonisti erano talmente veri, così bigotti, così puritani e così
scadenti moralmente che sembravano finiti in una commedia senza
saperlo.

Glauco e Matilde: Noi quest’anno non abbiamo nemmeno fatto
l’abbonamento, tanto alla sera siamo così stanchi che
abbiamo solo voglia di andare a letto.
Dei clienti c’ hanno regalato due biglietti l’altra settimana,
ma li abbiamo dati alla segretaria perché eravamo a
pezzi. E poi….(si guardano sorridendo
smodatamente)…preferiamo il sesso al palcoscenico!
(Ridono)

Giulia: Allora è questo il vostro segreto per restare giovani!

Glauco e Matilde: Questo, e l’estetista per me! (Matilde mette una mano
tra i capelli. Ridono singhiozzando)

Giulia: Non dire stupidaggini, sei una donna ancora molto attraente!
E io? (Scopre una spalla)
Come mi trovate? (Fa un giro su sé stessa)
Ormai ho quasi quarantasei anni….ma mi sembra di non essere
proprio da buttare. (Si avvicina al divano)

Glauco e Matilde: (Si guardano) Anzi!
Sei appetitosa come una ragazzina!

Giulia continua a spogliarsi, e loro si sfregano le mani (una per uno, come una mosca)

Giulia: Allora perché non mi fate un po’ di spazio?

Glauco e Matilde: Non aspettavamo altro! (Si gettano su Giulia,
travolgendola)

Inizia un’orgia molto intricata, passionale, fatta di movimenti piuttosto lenti.
Luci soffuse e musica jazz.
Dalla porta entra il portinaio sui pattini a rotelle. Tiene un grosso imbuto la cui parte più sottile è infilata nell’orecchio. Fa un paio di giri del salotto ed esce da dove era venuto.

Glauco e Matilde: (Dal groviglio di corpi esce la voce di Glauco) Dai, ora
tocca a me con Giulia.

Dopo un po’, Matilde si alza in piedi sul divano e si rivolge al pubblico.
Nel frattempo Glauco e Giulia continuano da soli.
Un pagliaccio dall’aria avvilita va a sedersi al sedersi al tavolo e si versa da bere.

Matilde (solo): Mio figlio Marco ha diciannove anni, ha frequentato
l’International School dalle elementari perché oggi le lingue
sono importanti. (Lo dice con fierezza. Poi si rituffa,
letteralmente, nell’amplesso)

Passa ancora un po’ di tempo.
Questa volta si alza Glauco e si rivolge al pubblico (mentre Giulia e Matilde continuano)
Il pagliaccio scuote la testa in segno di dissenso.

Glauco (solo): Mia figlia Irene ha ventiquattro anni, frequenta l’ Accademia
di Belle Arti di Venezia, perché avere un’artista in casa è
squisitamente “in”…….e c’ ha anche due belle tette! (Si
rituffa, letteralmente, nell’amplesso)

Passa dell’altro tempo (non molto), ed è la volta di Giulia.
Si alza in piedi e si rivolge al pubblico, mentre Glauco e Matilde continuano.

Giulia: Che famiglia!
Che bella famiglia unita! (Si rituffa anche lei, letteralmente,
nell’amplesso)

Il clown si alza e si avvicina al divano, tenta ogni mezzo per farsi notare (si sbraccia, fischia, etc..). Nessuno lo degna di uno sguardo, se ne và.
Si spengono le luci e la musica.
Al buio, stando distesi sul divano, Glauco, Matilde e Giulia si accendono una sigaretta ciascuno passandosi la scatola dei fiammiferi.

Entrano in scena il Carabiniere e il traduttore per i non udenti.

Carabiniere: All’altezza della confluenza tra la Statale 3 e via dei Martiri, un
autoveicolo sopraggiungeva a forte velocità da quest’ultima,
sbandando notevolmente nella curva di immissione e non
rispettando il segnale di stop.
In quel momento transitava il ciclomotore di cui sopra, forse
con le luci anabbaglianti anteriori fuori uso.
Alla verifica entrambi i semafori, quello posto sulla via
principale come quello sulla secondaria, si presentavano in uso
con luce gialla intermittente.
Regolamentare ed in perfetto stato di manutenzione la
segnaletica sul fondo stradale ed i cartelli indicanti precedenze
e limiti di velocità.

Carabiniere e traduttore si separano. Il primo accende quattro candele (davanti a: specchio, computer, statua classica, tv), il secondo tre (davanti a: portaombrelli, libreria, bicicletta vicino all’ingresso).

Rientrano tutti i personaggi. Sono in fila indiana dietro a Giulia (vestita a lutto), ognuno tiene in mano una candela.
Si fermano davanti ad ognuna delle sette candele accese.

Processione: Rimetti a noi i nostri debiti e dacci il nostro pane quotidiano.
(Parlano tutti assieme, ma una o due voci sono in ritardo)

Escono.


SCENA 5

Giulia entra in cucina con una mano sulla nuca.
Prende una pastiglia, la manda giù con un bicchiere d’acqua e si siede.
Il cinguettio degli uccelli la disturba. Si guarda attorno.

Giulia: Basta! (Urla, gli uccelli smettono di colpo)

Schiocca le dita. Entra un angelo saltellando come un bambino ed inizia a massaggiarle il collo delicatamente.

Giulia: Ecco, così!
Quando mi passa il male ai cervicali mi sembra di stare in paradiso.

Si sentono delle posate sbattere l’una contro l’altra ritmicamente.

Giulia: Oh no. Non adesso!

Coro degli elettrodomestici: Una famiglia!
Stavolta era una bella famiglia unita!

Giulia: Ve l’ ho già detto mille volte…lasciatemi in pace! (Parla
svogliatamente)
Poi oggi…proprio non è la giornata giusta, ok? (Appoggia le gambe su
un’altra sedia)
Dovevo anche portare giù il sacchettino dell’umido organico ieri sera,
e mi sono dimenticata. Adesso dovrò metterlo in mezzo al secco non-
riciclabile, nasconderlo in fondo, altrimenti lo devo tenere
in casa altri tre giorni….poi puzza!
Ma che ve lo dico a fare.
Cosa ne sapete voi….(sbadiglia)….voi ve ne state li, con le mani in
mano, senza far nulla, e parlate, parlate, parlate. È così facile
parlare…gli intellettuali, loro fanno gli intellettuali….con la spina
attaccata all’elettricità pagata da qualcun altro…bel modo di stare al
mondo!
Parassiti!
Un giorno o l’altro vi butto via tutti quanti, anzi, non faccio neanche la
fatica, do una mancia al portinaio, e ci pensa lui.

Con un gesto fa capire all’angelo di smettere ed andarsene. Si alza e si avvicina al telefono, compone un numero.

Giulia: Pronto?
Anna? Ciao, sono Giulia.
C’è Giuseppe?
Ah, è in bagno…beh, digli di non venire a prendere Christian oggi,
questa domenica salta
Anna…
Anna?! No…
Anna…!! Lo so che è suo padre e che ha il diritto di vederlo, ma
Christian è andato tre gironi al mare con Giovanni e la sua famiglia,
tutto qui. Mi dispiace, ma ieri ho dimenticato di chiamare per
avvisarlo…sai, sono stata in ufficio fino a notte fonda per concludere
delle pratiche, e mi è passato di mente.
Glielo dici tu?
Bene! Grazie.
Ciao. (Riattacca)
Stronza!
Sono proprio fatti uno per l’altra!
Mi pare di vederli, seduti a tavola rachitici come due piante secche, che
mangiano in silenzio guardando il telegiornale e scopano solo a
ferragosto, quando tutti i vicini sono in ferie e non possono sentirli.
Che tristezza! (Ride)
Mi piacerebbe sapere se quel mentecatto gioca ancora a poker…ogni
venerdì sera dovevo sopportare lui e gli altri tre idioti dei suoi amici!
Mi ricordo che sono venuti a trovarmi in ospedale lo stesso giorno che
ho partorito e mi hanno portato i regali più inutili che si possono
portare ad una donna che ha appena avuto un figlio…d’altronde
ognuno ha gli amici che si merita! (Allarga le braccia)
Va bene, lasciamo perdere che è meglio, poi mi innervosisco. (Riprende
in mano la cornetta e compone un numero)

Giulia: Pronto?
Lidia, sono Giulia. Come stai tesoro?
Anch’io, grazie.
Senti, oggi a pranzo hai da fare?
Bene!
Ti va di venire qui da me?
Si…no, una cosa informale tra me e te. Ho voglia di vederti.
Se vuoi possiamo ordinare cinese o che so…
Ah, perfetto! No, no, se hai la pasta al forno già pronta va
benissimo…ma si, anche se l’ hai fatta ieri.
Per quello non ti preoccupare, lo sai che ho sempre qualche buona
bottiglia in casa.
Allora d’accordo?
Ti aspetto.
Baci. (Riattacca)
Adesso un buon bagno!

Ritorna in scena l’angelo ed inizia a preparare la tavola per due, quando ha finito prende lo straccetto e spolvera i mobili spostando quello che c’è sopra.
Dall’altra stanza si sente la voce di Giulia che canta mentre è immersa nella vasca.
Entrano il Carabiniere e il Traduttore, l’angelo continua le pulizie alle loro spalle. Loro si girano e lo guardano incuriositi, poi entrambi alzano le spalle.

Carabiniere: Al momento dell’urto tra i due mezzi, il conducente del
motociclo ne perdeva il controllo finendo contro un muretto di
recinzione.
Tale muretto, delimitante il parcheggio interno della ditta
Gambetti S.r.l., essendo molto basso fermava la corsa del
ciclomotore sbalzando il conducente con estrema violenza.
Il casco, regolamentare ma quasi sicuramente con il
sottomento slacciato, si sfilava all’impatto.
Il corpo del conducente, privo di protezioni, dapprima
carambolava contro il filo spinato parte della suddetta
recinzione, riportando profonde ferite visibili su tutta la testa,
successivamente veniva trafitto all’altezza della quarta costola
da un palo metallico che ne perforava entrambi i polmoni.

L’angelo si gira di scatto facendo cadere il vaso che stringeva, poi porta una mano alla bocca e scappa via.
Il Carabiniere e il Traduttore prendono paura per il botto causato dal vaso che va in frantumi, si guardano attorno e scappano a loro volta in direzioni opposte.
Giulia continua a cantare dalla vasca.

Gradatamente le luci si spengono, e nel buio si sente suonare il citofono.
Quando si apre la porta del bagno, le luci si riaccendono ed esce Giulia in accappatoio, correndo. Fatti pochi passi scivola e cade sbattendo sul pavimento. Si rialza e zoppicando finalmente riesce a rispondere.

Giulia: Si? (E’ un po’ ansimante)

Arcangelo: Buongiorno signora, sono Arcangelo.
È arrivata la signorina Lidia.

Giulia: Già?

Arcangelo: Come ha detto?

Giulia: No, niente. La faccia salire, grazie.
Arrivederci. (Riattacca e si tocca il ginocchio dolorante, poi si guarda
nello specchio)
Deve proprio aver voglia di vedermi se è arrivata così presto! (Sorride
maliziosamente)
Beh! Dovrà aspettare che mi sistemi…ma le donne bisogna sempre
farle aspettare! (Si apre un po’ la scollatura)
È fortunata che non devo farmi anche la barba…

Si sente bussare alla porta.
Giulia apre, c’è Lidia con una teglia in mano (con la pasta al forno).
Lidia calcia il rotolo di tappeto rosso ed entra.

Giulia: Tesoro, che piacere…(Protende le braccia verso di lei)

Lidia: Ciao.

Si baciano sulla bocca.

Giulia: Non ti aspetto così presto…guarda come sono conciata!

Lidia: Sai che non mi formalizzo!

Giulia: Dai a me. (Le prende la teglia dalle mani)
Allora, cosa mi racconti?

Lidia: Le solite cose, niente di nuovo…

Giulia: Quindi non hai ancora trovato il ricco principe azzurro che ti porterà
all’altare…

Lidia: Ci provo, ti giuro che ci provo…da una vita ormai!

Entrambe ridono. (Sono arrivate in cucina)

Lidia: e tu?

Giulia: Io ho perso le speranze. Ma lo sai che non mi interessa neanche più?
Guarda (fa un giro su sé stessa)…ultimamente esco vestita così!
Sexy, no?

Ridono di nuovo.

Giulia: Dai, siediti. Io vado a cambiarmi.
Se vuoi prenditi da bere.

Lidia: Metto un po’ di musica, ti va? Magari bassa, in sottofondo.

Giulia: (Andando verso la camera) Serviti pure.

Lidia rimane sola, e dopo aver acceso lo stereo inizia a passeggiare per la casa, guardando e toccando gli oggetti (Mette la teglia nel forno, stappa la bottiglia di vino, ecc).

Lidia: (Ad alta voce, per farsi sentire da Giulia nell’altra stanza) Come mai
tieni una bici in casa?

Giulia: (Anche lei ad alta voce) E’ di Christian, l’ ha appena comprata…gliel’
ho appena comprata! Erano mesi che me la chiedeva…
Ma in garage non ci sta, è piccolo, ci entra a malapena la
macchina…lui non si fida a lasciarla nel sottoscala, ha paura che gliela
rubino…così la porta di sopra.

Lidia: Rubargliela? Ma se c’è il portinaio!

Giulia: Lo so, gliel’ ho detto anch’ io.
Ma cosa ci vuoi fare…tanto tra poco gli passa! È solo perché è
nuova…comunque preferisco che pensi alla bicicletta piuttosto che
rincoglionirsi con Internet o la Play Station…sai che conosco gente che
ha dovuto sequestrare i videogiochi ai figli?

Lidia: (Si avvicina alla libreria) Ho sentito dire che possono provocare crisi
epilettiche…

Giulia: L’ ho sentito anch’io, anzi, devo averlo letto sul giornale…e poi
costano un capitale.

Lidia: Meno che pagare una baby-sitter!

Ridono.

Giulia: Ho quasi finito.

Lidia: Fai con calma…ma questo mobile? (Tocca la libreria)
L’ultima volta che sono stata qui non c’era!

Giulia: La libreria?

Lidia: Si.

Giulia: Però…hai occhio! Me lo sono regalata due settimane fa. L’ ho presa
da Giorgio, te lo ricordi? Il mio amico antiquario, quello che è venuto
a cena con noi a casa di Maurizio, sul lago…

Lidia: Quello belloccio, con i baffi?

Giulia: (Uscendo dalla stanza) Proprio lui. Quello felicemente sposato!

Ridono guardandosi.

Giulia: E’ della prima metà dell’Ottocento, ti piace?

Lidia: E’ a dir poco stupendo.

Giulia: E l’ ho portato via con il quaranta per cento di sconto! Un affare…e
poi comprando mobili antichi si aiuta l’ambiente, si salva la vita agli
alberi delle foreste!

Lidia: Già! Se tutti facessimo qualcosa nel nostro piccolo, qualche piccolo
sacrificio, questo mondo potrebbe andare molto meglio.

Giulia: E’ anche una questione di cultura…

Lidia: Cultura?
Ma quale cultura?
Siamo uno dei paesi in cui si vendono meno libri, come possiamo
parlare di cultura?
L’Italia: Cultura, Arte e Storia. Tutte balle!
Io li adoro i libri! Ne ho tantissimi anche in ufficio…i libri sono importanti,
sono fondamentali.
Anzi, sai che ti dico? (Versa il vino in due bicchieri e ne porge uno a
Giulia)
Un brindisi.
Un brindisi ai libri!
(I calici si toccano)
Da qualche anno mi sono impegnata a comprarne due o tre la
settimana…

Giulia: Quanti ne hai adesso? (Con tono stupito)

Lidia: Non lo so, per la verità non li ho mai contati…

Giulia: Ma li leggi?

Lidia: No, naturalmente! Non ho il tempo…ma cosa importa?
L’importante è che li acquisto pagando sempre con la carta di
credito…dovresti farlo anche tu, così poi quando fanno le statistiche
per vedere dove vanno a finire i nostri soldi – nostri come popolazione
intendo- la percentuale del Prodotto Interno Lordo spesa per la cultura
diventa più alta.
È il mio contributo per combattere l’ignoranza. Non è molto in sè, ma
se lo facessimo tutti…
Poi andando in libreria si ha l’occasione di incontrare un sacco di
persone interessanti, persone che amano la cultura, magari non
impegnate…non è mica come andare allo stadio!

Giulia: Questo è sicuro…

Lidia: L’altra settimana ho conosciuto un tipo davvero affascinante, un
professore di filosofia…

Giulia: Siete usciti! (Le punta il dito contro sorridendo)
Ti si legge in faccia!

Lidia: Uscita?
Ci sono andata a letto!

Giulia: Ci sei andata a letto? (Stupita)

Lidia: Ti prego Giulia, non ricominciare con questa storia.

Giulia: Ma io…

Lidia: Te l’ ho già detto, non mi va più di continuare questo gioco.
Tu non vuoi sapere niente di me, della mia vita privata e del mio
passato, e va bene.
Mi chiami quando hai voglia, e va bene.
Però non puoi impedirmi di avere altre relazioni, non è una cosa
sensata…e poi ne valeva la pena: il professore si è dimostrato tutt’altro
che un filosofo tra le lenzuola…dovevi esserci!

Si guardano e scoppiano a ridere.

Giulia: Scusami, hai ragione…è che tengo a te in modo particolare, non ci
posso fare niente…

Lidia: Lo so, lo so. (La abbraccia)
Anch’ io tengo a te, ma non c’entra niente con il sesso. (Inizia ad
accarezzarle le natiche)

Giulia: Scusami hai ragione…è che tengo a te in modo particolare, non ci
posso fare niente…

Lidia: Lo so, lo so.

Giulia: No, scusami, hai ragione…è che…

Lidia: …tieni a me in modo particolare…ho capito!! (Alza la voce)

Giulia: Scusami, hai…

Lidia allontana Giulia da sé, e tenendola per un braccio la schiaffeggia con gesti ampi.

Giulia: Continua ad accarezzarmi, ti prego!

Lidia: Oh, finalmente! (La abbraccia di nuovo e ricomincia ad accarezzarla)
Giulia inizia ad eccitarsi e a baciare Lidia sulla bocca e sul collo, le infila le mani tra i capelli.
Immediatamente entra in scena il portinaio con i pattini a rotelle, fa un paio di giri della stanza scattando foto con il flash, poi esce.
Giulia e Lidia si avvicinano lentamente al divano spogliandosi reciprocamente.

Giulia: Vieni sopra di me tesoro, te lo faccio dimenticare io il professore…
Mai più schiave della penetrazione, te lo ricordi?

Lidia: Non ti preoccupare, non sono schiava…solo una utente.

Si baciano ed iniziano a dimenarsi.
Dopo qualche minuto il telefono squilla, loro si bloccano e si spegne la musica. Giulia guarda il telefono, gli tira una scarpa e poi ricominciano, mentre ancora squilla.
Dopo qualche altro minuto di nuovo il telefono tenta di interromperle. Questa volta Giulia, senza scomodarsi, alza un braccio al cielo con il pugno chiuso e alza il dito medio. Gli squilli continuano imperterriti, Lidia prende il braccio di Giulia e porta la mano sul suo seno, ricominciano a baciarsi e dimenarsi.
Passa ancora qualche minuto, e il telefono suona per la terza volta (a volume esagerato). Giulia, seccatissima, si alza dal divano e fa cenno a Lidia di aspettarla li.
Nel frattempo entrano il Carabiniere e il traduttore.
Giulia prende la cornetta di scatto.

Giulia: Pronto!? (E’ quasi arrabbiata)

Carabiniere: (Parla in una cornetta da cui pende il filo) Buongiorno signora,
sono il Brigadiere Caio Taralenghi…
Mi dispiace averla disturbata insistendo, ma dal centralino il
portinaio mi aveva assicurato che lei era in casa.

Giulia: Che vuole?

Carabiniere: Sono stato incaricato di avvisarla…una brutta notizia, mio
malgrado.
Si tratta di suo figlio Christian…è stato coinvolto in un incidente
con il suo scooter, questa notte.

Giulia: Cosa? (Panico)
Cosa è successo?

Carabiniere: Un’auto non ha rispettato la precedenza è l’ ha urtato
mandandolo fuori strada… quel bastardo –se mi permette
l’espressione- se n’è lavato le mani ed è fuggito senza prestare
soccorso e…

Giulia: Non mi interessa niente dei particolari! (Urla)
Christian, Christian come sta?!

Carabiniere: Ecco…
Non ce l’ ha fatta…è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.
Mi dispiace tanto signora. Le mie più sentite condoglianze.

Giulia lascia cadere la cornetta, mette una mano sulla bocca e si inginocchia rivolta al pubblico.

Carabiniere: Signora?
Signora? Si sente bene? Ha bisogno d’aiuto?
Signora!
Mi risponda…

Lidia si alza e le mette un mantello azzurro addosso.
Dal soffitto scende un grande telo bianco, si spengono le luci ed inizia la proiezione di un filmato. Contemporaneamente Carabiniere e Traduttore accendono altre sette candele (davanti ad altrettanti luoghi ed oggetti del quotidiano, come lo stereo).


PROIEZIONE:
Giulia è in casa, ha appena ricevuto la notizia della morte del figlio.
Inizia a disperarsi in preda ad una crisi isterica, prende in mano gli oggetti e li rompe lanciandoli a terra, sui muri e dove capita.
Urla, con il braccio teso spazza via i soprammobili con violenza.
Ad un certo punto prende tra le mani un piatto decorato, lo solleva, lo guarda e le piace, scuote la testa, lo ripone, prende qualcos’altro e continua a fracassare qualsiasi cosa le capiti.
Il filmato si interrompe: pubblicità (appare la scritta “Giulia torna dopo la pubblicità…”).
SPOT:
Al centro dell’immagine si vede un tavolo di legno con un tubetto sopra.
Dal lato entra il clown parlando al cellulare, inciampa e il telefonino gli cade rompendosi in due pezzi. Lo raccoglie e lo guarda sconsolato, con aria interrogativa (si chiede come può fare)
La voce fuori campo dice: “Rotture?”
Il clown annuisce.
La voce: “Non ti preoccupare, c’è BiMax!”
Il clown sorridente prende il tubetto ed incolla i due pezzi del telefono, poi se lo incolla all’orecchio.
Con le mani in tasca e saltellando felice esce.
La voce: “BiMax, la colla bicomponente che risolve!
Leggere attentamente le avvertenze e le modalità d’uso.”
Lo spot si conclude con un jingle frizzante.
Riprende la proiezione con Giulia che continua ad essere inghiottita dalla sua disperazione.
Il telo bianco si ritrae mentre le immagini proseguono, si torna alla scena reale dove Giulia (attrice) si rotola sul pavimento urlando.
Interviene Lidia, la abbraccia, dopo un po’ riesce a calmarla e a portarla in camera.
Nel salotto intanto si radunano tutti gli altri personaggi, ognuno con una candela accesa. Nell’attesa parlano tra loro a voce bassa.
Lidia e Giulia (vestita a lutto) escono dalla camera, anche loro hanno una candela in mano.
Inizia la processione, ad ogni stazione la preghiera.

Processione: Rimetti a noi i nostri debiti e dacci il nostro pane quotidiano.

All’ultima stazione Giulia sviene. La distendono sul pavimento e fanno cerchio attorno a lei. Qualcuno le tiene le gambe sollevate.
Le luci si spengono gradatamente.


SCENA 6

Si accende un unico faro, perpendicolare al palcoscenico, ed illumina Giulia seduta su una sedia rivolta al pubblico.
Lei guarda in alto e sente una voce.

Voce: Signora, ho esaminato i risultati dei suoi esami…non c’è nulla che non
vada, è solo ancora un po’ scossa per la brutta esperienza che ha
passato.
Ma c’è anche un’altra cosa: lei aspetta un figlio!

Inizia un sottofondo musicale che via via cresce di volume: qualcosa di epico, sacro e suonato con un organo da chiesa.
Giulia scatta in piedi ed esulta (come i calciatori quando segnano un goal), nel frattempo sposta la sedia di novanta gradi.

Giulia: Grazie Dottore!
Grazie!
Arrivederci. (Finisce la musica)

Fa due passi avanti.
Fischia mettendosi le dita in bocca.

Giulia: Taxi!

Si siede di nuovo (questa volta è di profilo rispetto al pubblico)

Giulia: Viale Monza 128, per cortesia.

Durante il tragitto, ogni tanto sussulta come fosse in auto.
Finito il viaggio (breve), scende.

Giulia: Grazie. Tenga il resto.

Fa il gesto di allungare il denaro al tassista, passeggia fischiettando fino ad uscire di scena.
La vediamo rientrare dalla porta d’ingresso di casa sua. Si toglie la giacca e l’appende, si avvicina al telefono e compone un numero.

Giulia: Pronto?
Buonasera Arcangelo, sono la signora Giulia del terzo piano.

Arcangelo: Ah, buonasera. Cosa posso fare per lei?

Giulia: Mi scusi se la disturbo a casa, ma sono passata dalla portineria e ho
visto il cartello “Torno subito”, così mi sono permessa…

Arcangelo: Si, sono venuto a prendere la cassetta degli attrezzi…
Ma dica, dica.

Giulia: Ecco, si tratta di un annuncio davvero speciale…mi scusi, sono un po’
emozionata…
Sono incinta Arcangelo, incinta capisce?

Arcangelo: Buon Dio!
È una cosa bellissima.
Congratulazioni!
Ha fatto bene a chiamarmi…e non si preoccupi, penserò io a
dirlo agli altri inquilini.

Giulia: Grazie, sapevo di poter contare su di lei.
Buonasera. (Riattacca)