Correnti nella baia

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CORRENTI NELLA BAIA

CORRENTI NELLA BAIA

Atto unico

di

Alfredo Balducci

PERSONAGGI:

TONO

LEO

LA SCENA:

Una barca a remi in mezzo al mare. I remi sono abbandonati sugli scalmi. Al posto di voga c'è Tono, un cieco. Leo è sdraiato sul fondo della barca ed è quindi invisibile dalla platea.

LEO — (dal fondo della barca dopo alcuni sbadigli) Questo, proprio non dovevo fartelo...

TONO — Che c'è?

LEO — Andiamo, dài... addormentarsi come un idiota.

TONO — Solo gli idioti hanno sonno?

LEO — Gli altri non vengono a dormire sul pagliolo di una barca... (ci ripensa)... anche se qui non è male... è bello riaprire gli occhi e... (sbadiglia)

TONO — Più che gli occhi, mi sembra che tu abbia riaperto la bocca.

LEO — (ride) Quant'ho dormito, eh?

TONO — E chi lo sa... mi sono addormentato anch'io.

LEO — (ride) Senti, senti...

TONO — ... mi sono assopito qui.

LEO — Ai remi... come sulle antiche galere! ... dài, ammettiamolo di essere due idioti... partire all'alba delle cinque per...

TONO — Quali cinque?! alle sette siamo saliti in barca.

LEO — Ma se stamani la mia sveglia ha suonato alle quattro e mezzo!

TONO — Ti sbagli con sabato scorso.

LEO — Ma cosa dici?! ... perché avrei così sonno, allora?

TONO — Lo domandi a me?

LEO — Hai già buttato le lenze?

TONO — Ho dormito anch'io, ti ho detto.

LEO — Proprio perché ci siamo alzati alle sette, vero?

TONO — Che c'entra!... me ne stavo in silenzio per non disturbarti, e un colpo di sonno è venuto anche a me.

LEO — (sbadiglia) Alzarsi così presto per...

TONO — Uffffffà!...

LEO — Sì, sì... alle sette... e Clara mi avrebbe detto: "ma devi proprio alzarti a quest'ora?!"

TONO — Se ti vanno bene le cinque, prenditi le cinque.

LEO — Non ti ho ancora raccontato dell'altro giorno... lo conosci quello della direziono con i baffetti....

TONO — Beh, se ha i baffetti, io proprio...

LEO — Hai ragione... quello che parla col naso...

TONO — Ho capito.

LEO — Mi telefona l'altra mattina: "Prepara 40 matasse isolanti". "Di che numero?" domando. "Ce li avete tutti i numeri?" "No: il 22 è esaurito" "Ecco, mi serviva proprio quello". E butta giù. Non ti sembra un po' matto?

TONO — No: voleva incastrare qualcuno.

LEO — Quelli dell'approvvigionamento?

TONO — Eh, eh.

LEO — Se lo meriterebbero quelle teste di cavolo... (Breve pausa)... Di' un po', ci siamo alzati alle quattro e mezzo per parlare di lavoro?

TONO — Alle sei e mezzo ... ma perché non guardi l'orologio?

LEO — Se abbiamo dormito ...

TONO — Aggiungi, dieci, venti minuti... mezz'ora... e poi si potrebbe sapere che ore sono adesso?

LEO — E' nel giubbotto dietro di te.

TONO — (cerca a tastoni) Dov'è?... io non sento nulla... lo sai che con me devi mettere le cose sempre allo stesso posto.

LEO — A volte non me ne ricordo.

TONO — Lo sai che cosa vuoi dire, per un cieco, non trovare un oggetto nel suo posto preciso?

LEO — Sì, lo so.

TONO — E' un punto cardinale che crolla. Lo capisci?

LEO — Sì che lo capisco.

TONO — E' come prendere... che so, la strada che va al porto, e in fondo, invece del porto, trovare una piazza.

LEO — Su, non farla troppo lunga: io non ci penso quasi mai e ti tratto come uno qualsiasi. Come vuoi tu,no?

TONO — Sì, ma...

LEO — (interrompendolo) O vuoi la compassione intorno a te, la gente che ti parla a bassa voce...?

TONO — No, ma...

LEO — (ancora interrompendolo) ... "la compassione: un molliccio disgustoso che ti si attacca addosso"... l'hai detto tu, no?

TONO — Sì, l'ho detto io. Mi piace essere trattato come uno qualsiasi, ma se non rimetti ogni cosa a posto, non posso essere uno qualsiasi. Chiaro, no?

LEO — (grugnisce assentendo, sbadiglia, poi, dopo un breve silenzio, vivacemente) Le orate, ecco la prova.

TONO — Che prova?

LEO — Siamo venuti per le orate, stamani!... e quando c'è il passo delle orate?

TONO — Di mattina presto.

LEO — Ecco perché siamo partiti alle cinque!

TONO — (toccando qualcosa ai suoi piedi) ... alle orate ... con gli ami del sei?!

LEO — E chi ha messo quegli ami?

TONO — Chi ha preparato le lenze ieri sera?

LEO — Sono stato io... ma non ricordavo di aver montato ami del sei.

TONO — Piuttosto grave, vecchio. Ecco perché dal magazzino non ti hanno ancora passato in ufficio.

LEO — Sono anni che me lo promettono.

TONO — Forse è colpa di qualche confusione con una bolletta di carico e scarico.

LEO — Mai successo in dodici anni... li compio alla fine del mese, sai?

TONO — La colpa non è degli ami del sei, allora?

LEO — No, la colpa è di quel grassone maledetto che sta nella gabbia a vetri.

TONO — Terzo buco nella seconda fila sul primo quadrante. Sembra un pilota di linea quando risponde al telefono: "magazzino ricevuto"...

LEO — Ecco chi deve dare il parere favorevole ... lui! mi s'è messo di traverso con i suoi quintali di trippa, e non c'è verso di smuoverlo.

TONO — Dài e dài, siamo ricascati sul lavoro.

LEO — E come fai a dimenticartene?! ... le otto ore, dicono ... macché otto d'Egitto!... sono ventiquattro, qui nella testa... anche quando dormi ripassi in rivista quei maledetti scaffali ... Me lo devono dare quel posto!

TONO — Pensi che in ufficio tutto filerebbe liscio?

LEO — Questo non lo so: i guai sono dappertutto... ma ti pare niente non vedere più il grassone?... la paga, poi, aumenterebbe del venti per cento... pensa, si potrebbe comprare una barca nuova...

TONO — Se è solo per questo, la tua parte posso anticiparla io.

LEO — Non è solo per la paga... anche per Clara mi piacerebbe...

TONO — Ah...

LEO — ... così, tanto per dimostrare che non sei un idiota completo... (Tono grugnisce per assentire)... certe cose aiutano, in famiglia... non trovi?

TONO — Perché no?... (tasta ancora sul fondo della barca)... tutti del sei: non ne hai sbagliato uno!

LEO — Vedi, io... (vorrebbe dire qualcosa, ma si trattiene)... beh, anche se è troppo tardi per le orate, possiamo tirar su qualcos'altro, anche con il sei... delle sogliole, magari... ci saranno sogliole in giro?

TONO — Ne hai mai pescate, tu, di sogliole?

LEO — No.

TONO — Ecco: le conosci soltanto per averle mangiate.

LEO — Come fai a essere così sicuro?

TONO — Perché le sogliole si pescano solo con le reti, e di giorno non vanno mai in giro...

LEO — Ah.

TONO — ... se ne stanno sepolte nel fondo a mangiare microrganismi.

LEO — L'enciclopedia del pescatore ha parlato! E quali altri pesci ci sono in giro?

TONO — Bisogna sapere che ore sono: ogni pesce ha il suo orario di passeggiata. Deciditi a trovare quel giubbotto.

LEO — Adesso mi alzo... peccato! si sta così bene qui, con l'acqua sotto che sciacquetta... sarà stato così nel ventre della mamma?

TONO — Non me ne ricordo... (pausa)... cosa ne dici di tentare con i saraghi?

LEO — Per me... (breve pausa)... ti ricordi del nostro professore di ginnastica?

TONO — Perché tiri fuori proprio lui?

LEO — Associazione di idee: la mamma , l'infanzia, la scuola... il professore di ginnastica.

TONO — Sì che me ne ricordo... con la sua "passeggiata ritmica"... la chiamava così, vero?

LEO — Passeggiata con canzoncina di accompagnamento... (canterella) Per un miglior destin / cercate alfin... / (in coro con Tono) di cosa è fatto l'uom / fate attenzion...

TONO — Allora, lo recuperi o no quel giubbotto?

LEO — Ma se si sta così bene senza sapere che ore sono!... (con comica enfasi)... abbandonati nell'oceano del tempo, senza conoscere il punto preciso dove abbiamo fatto naufragio...

TONO — (con comica gravità) Guai a colui che ha la soluzione a portata di mano e non cerca di raggiungerla.

LEO — Mica male come predicatore.

TONO — Dici?

LEO — Dico, dico... (rifacendogli il verso)... la soluzione a portata di mano ... la salvezza a portata di mano...

TONO — Bravo. Alzati, adesso.

LEO — La soluzione o la salvezza sono la stessa cosa, no? ... è come dire la risposta, la verità...

TONO — Cominciamo a parlare difficile.

LEO — E' una questione di cornice: il mare, il silenzio ... tutto quello che tiri fuori diventa solenne.

TONO — Però, l'idea del predicatore non è male... Sempre meglio che infilare le spine in un centralino telefonico.

LEO — Sei ricascato sul lavoro, eh?

TONO — Non lo faccio più, giuro!... (ripensandoci)... un predicatore cieco... le parole che salgono dal profondo della notte ... là dove la verità è tutta avvolta di ombre...

LEO — Magnifico!... ma pensiamo alle sogliole, adesso... (si solleva)... anzi, ai saraghi... dunque, il giubbotto... eccolo là, sotto il sedile... (si allunga, prende il giubbotto, estrae l'orologio)... le tre!...

TONO — (stupito) Cosa, le tre?!

LEO — L'orologio segna le tre.

TONO— E' fermo?

LEO — No, funziona.

TONO — Sarà scarico.

LEO — Se lo carico regolarmente prima di andare a letto.

TONO — Beh, per quello... lasciamo perdere.

LEO — Lasciamo perdere che cosa?

TONO — Gli ami del sei ... la sveglia alle quattro e mezzo...

LEO — Insomma, qui la carica non manca. Vuoi provare?

TONO — Ma, quali tre? del mattino o del pomeriggio?

LEO — Se fossero del mattino sarebbe buio pesto.

TONO — E se fossero del pomeriggio, avremmo dormito... otto ore... è assurdo!

LEO — E come lo spieghi?

TONO — Un'assurdità non si può spiegare.

LEO — Hai ragione: non c'è nulla da spiegare. Sono le tre del pomeriggio, e basta.

TONO — Hai saltato il pranzo e non hai appetito?

LEO — E se avessimo già mangiato?

TONO — Nel sonno?

LEO — Dove sono i pacchetti della colazione?

TONO — Dove li metti di solito, a prua.

LEO — (va a guardare) Qui non c'è nulla.

TONO — Eppure, ricordo bene di averti consegnato il mio.

LEO — Anch'io lo ricordo... l'ho messo vicino al mio... eravamo ancora sul molo.

TONO — E là sono rimasti.

LEO — E se invece li avessimo consumati?

TONO — Questa mi sembra un po' grossa da mandar giù.

LEO — E' tutto così strano, stamani.

TONO — Non c'è nulla di strano: siamo partiti alle sette, lasciando i nostri pacchetti sul molo... abbiamo remato per un po' verso il largo, poi ci siamo appisolati... tutto qui.

LEO — E l'orologio?

TONO — Si sarà fermato ieri sera e poi avrà ripreso a funzionare.

LEO — Non l'ha mai fatto.

TONO — Questa volta è capitato. Avrà bisogno di una ripulita.

LEO — Sarà. Ci mettiamo a pescare?

TONO — Direi.

LEO — Non avremo lasciato anche le esche sul molo... no, eccole qua... (fischietta, poi, smette all'improvviso guardandosi intorno)... ma dove ci troviamo, eh?...

TONO — Come... dove?...

LEO — Dove diavolo siamo finiti?

TONO — A me lo domandi?

LEO — Si, a te che hai remato mentre dormivo... lo sai che non si vede più la costa?

TONO — Com'è possibile? !

LEO — Niente, ti dico... da nessuna parte... mare e poi mare tutto intorno.

TONO — Siamo arrivati fin qui a forza di remi... è quasi incredibile.

LEO — Ma se sono le tre del pomeriggio, di tempo ne hai avuto.

TONO — Sarei morto di stanchezza, non ti pare?

LEO — Come te lo spieghi allora?

TONO — Una corrente, è semplice... una corrente che ci ha spinto al largo.

LEO — La spiegazione sùbito pronta, eh?

TONO — C'è sempre una spiegazione.

LEO — Allora, spiegami perché hai continuato a remare senza sapere dove andavi.

TONO — Mi orientavo con il vento.

LEO — II vento?

TONO — ... c'era una brezza leggera che mi colpiva in pieno viso.

LEO — E come facevi a sapere da dove veniva?

TONO — Un vento di terra si riconosce subito dai profumi che porta.

LEO — Mai saputo una cosa del genere.

TONO — Non ne hai mai avuto bisogno.

LEO — E così, tu hai remato...?

TONO — ... con il vento sul viso, fermandomi quando l'aria cessava... poi mi sono addormentato anch'io.

LEO — Ed ora non si muove un filo.

TONO — E non c'è nessun segno della costa?

LEO — Nessuno... galleggiamo sull'infinito ... di sopra, di sotto... tutto intorno.

TONO — Non riesci a vedere la posizione del sole?

LEO — No, è coperto. Non c'è nulla per orientarsi... forse la corrente ha spinto la barca.

TONO — Ma quella neanche tu la puoi vedere.

LEO — Basterebbe buttare dei pezzetti di carta sull'acqua.

TONO — Ma le correnti sono capricciose... a volte scendono in profondità... compiono curve strane...

LEO — Lo so. Aspettiamo che si rialzi il vento, sperando che sappia ancora di terra.

TONO — Da qualunque parte venga, il vento ora profuma solo di mare, di salsedine.

LEO — Come due naufraghi, allora ... un naufragio nella vasca da bagno... perché, per quanto tu abbia remato, o sia stata forte la corrente, non possiamo essere! allontanati troppo... (comincia a fischiettare nervosamente e a muovere qualcosa nel fondo della barca).

TONO — Che fai?

LEO — Preparo le lenze. Non siamo venuti per pescare?

TONO — (rilevando l'asciuttezza della risposta) Pensi che sia mia la colpa?

LEO — Potevi svegliarmi, no?

TONO — Chi andava a pensare che sarebbe bastato così poco per perdere i contatti con la terra.

LEO — Non ci hai pensato, vero? A chi vorresti farlo credere?

TONO — Cosa stai farneticando? (Leo continua il suo lavoro senza rispondere)... rispondi, Leo... tu credi...?

LEO — Io non credo in nulla: guardo e basta... la vuoi anche tu una lenza?

TONO — Eh, no, prima dobbiamo risolvere questa faccenda.

LEO — Ma lasciami in pace!...

TONO — In quale pace ti devo lasciare, se dentro hai una battaglia continua?

LEO — Non sai che ore sono... è la prima volta che perdi la nozione del tempo, vero?

TONO — Da sveglio, ma questa volta mi sono addormentato.

LEO — E le miglia percorse remando?

TONO — Volevo portarmi al largo, ma senza una corrente non saremmo arrivati fin qui.

LEO — Povero innocente!

TONO — Che cosa vuoi dire?

LEO — Ti sei liberato finalmente del tuo complesso, vero?

TONO — Quale complesso?

LEO — Quello di un cieco verso uno che vede.

TONO — Ma, cosa dici!

LEO — Hai voluto rendermi simile a te, trascinarmi nel tuo buio...

TONO — Ma ti rendi conto..?

LEO — ... ora sono entrato nella tua dimensione... sono come te: ho bisogno di qualcuno che mi prenda per mano e mi faccia attraversare la strada.

TONO — Smettila, Leo.

LEO — La cercavi da tempo un'occasione come questa... Hai aspettato che dormissi e ti sei messo a remare furiosamente, nella corrente che porta fuori della baia...

TONO — Stai impazzendo, Leo.

LEO — ... poi hai cambiato gli ami alle lenze... poi hai preso il mio orologio e hai spostato a caso le lancette... poi hai gettato in mare i pacchetti della colazione...

TONO — Anche quello... e perché?

LEO — Perché erano incartati nel giornale di ieri, e tu lo sapevi...

TONO — E allora?

LEO — ... c'era una data su quel foglio... e una data è un punto fermo per appoggiarsi...

TONO — E allora?

LEO — ... così, fra un po', potrai dirmi che oggi, magari, non è sabato, ma domenica...

TONO — E non lo sai?

LEO — Lo vedi?!

TONO — Certo che è domenica: ieri abbiamo lavorato perché era l'ultimo sabato del trimestre...

LEO — Lo vedi? !

TONO — Lo sai anche tu che l'ultimo sabato del trimestre è dedicato all'inventario!

LEO — Ecco ... ci sei riuscito!... l'hai realizzato il tuo capolavoro!... e proprio con me hai voluto vendicarti... con me che non c'ero quel giorno...

TONO — Quale giorno?

LEO — ... quello del residuato di guerra, di quando eravamo ragazzi... io non c'ero con voi quel giorno...

TONO — Lo so: ed è stata una fortuna per te.

LEO — E' per questo che hai voluto punirmi? Perché sono stato fortunato?

TONO — Ma cosa dici!

LEO — Sono come te, adesso... sei contento?

TONO — Piantala, Leo!

LEO — Sei soddisfatto?! ... ci sei riuscito finalmente a far tacere la tua invidia, il tuo risentimento...

TONO — Ti sono sempre stato amico...

LEO — Mi hai sempre odiato: ora capisco. Non mi hai mai perdonato i miei occhi che vedono!

TONO — Stai impazzendo, Leo!

LEO — Sto adoperandoli, finalmente, questi occhi!... ora sì, che riesco a vedere le cose come sono...

TONO — E che cosa diavolo vedi?!

LEO — ... che hai sbagliato i tuoi conti: il vantaggio è ancora mio... sono ancora io al comando!... (sfila un remo dallo scalmo e lo solleva come se volesse colpire l'amico che è immobile al suo posto. Un attimo di esitazione, poi Leo abbandona il remo e crolla sul fondo della barca con il viso fuori dal bordo. Rumori di chi sta vomitando).

TONO — (Dopo un silenzio) Stai male? (Leo non risponde: tuffa una mano nell'acqua e se la passa sul viso)... Leo... ti senti male?

LEO — (quasi a se stesso) Vergogna!... Vergogna!...

TONO — Che cos'è successo?

LEO — Perdonami, Tono...

TONO — Per quello che hai detto?... cosa vuoi che conti.

LEO — Per quello che stavo per fare.

TONO — Quello che stavi per fare, proprio non lo so.

LEO — Com'è possibile che mi sia passato per la mente, anche per un solo attimo?!

TONO — Non te la prendere: non è successo niente.

LEO — Ma stava per succedere... vergogna... vergogna!...

TONO — E' successo solo nella tua mente... un gioco di fantasia.

LEO — Lo chiami gioco?!

TONO — E che cos'è? con la mente, a volte, pensi addirittura di distruggere il mondo.

LEO — Dunque, non sai cosa stavo per fare?

TONO — No.

LEO — Non l'hai intuito?

TONO — No.

LEO — Come avresti potuto?... un'azione così ignobile, così vile...

TONO — Piantala, Leo: io non so niente e non è successo niente.

LEO — Sei troppo generoso.

TONO — Cosa dovrei fare?

LEO — Costringermi a dire quello che mi è passato nella mente.

TONO — Quando a casa arriva un ospite, non sei obbligato a spalancargli anche il ripostiglio.

LEO — Grazie, Tono.

TONO — (dopo un silenzio, in tono più basso) Non va ancora bene con Clara, vero?

LEO — Sempre peggio... l'hai capito anche tu.

TONO — Non fai che gridarlo.

LEO — Sembra che abbia preso una decisione.

TONO — Cioè?

LEO — Mi lascia.

TONO — Non sente più niente per te?

LEO — Dice che mi ama ancora, ma che non ce la fa ad andare avanti così.

TONO — (dopo un silenzio) Allora, le buttiamo o no queste lenze?

LEO — Basta attaccare l'esca.

TONO — (armeggiando con le mani sul fondo della barca) II piombo mi sembra scarso... se c'è corrente, il filo va per conto suo.

LEO — Questa è già pronta... tieni...

TONO — (gettando il filo fuori bordo e svolgendolo dal sughero) Penso che sia un errore da parte sua.

LEO — Non se la sente di continuare con questa vita... le hanno offerto di riprendere a cantare.

TONO — Ma se ti ama veramente... (breve pausa)... c'è niente in giro?

LEO — Qualche ombra intorno al filo... forse sono vaironi... (anche lui getta la lenza).

TONO — Sai cosa ti dico?... secondo quello che tiriamo su, forse è possibile sapere che ore sono.

LEO — Questa volta, l'enciclopedia del pescatore l'ha sparata un po' grossa.

TONO — Con una certa approssimazione, si capisce... (breve pausa)... a cantare nel locale di prima?

LEO — No, in giro con una compagnia di rivista, o di varietà... non so bene.

TONO—Ha già deciso?

LEO — Ha ancora qualche giorno.

TONO — E' un peccato che i pesci non osservino le feste comandate.

LEO — Come sarebbe?

TONO — Se lo facessero, da come sono vestiti, si potrebbe sapere se è sabato o domenica... (risate)... e, all'orizzonte?

LEO — Nulla.

TONO — (dopo una pausa)... e, se accade?

LEO — Non ci ho ancora pensato.

TONO — Se ti vuoi bene, non avrà il coraggio di andarsene.

LEO — Può bastare l'affetto?

TONO — Sì dice di sì... (ricuperando il filo)... il signorino ha fatto colazione...

LEO — Mangiato il verme?

TONO — (cambiando l'esca) Già... era un nasello.

LEO — Ha lasciato il biglietto da visita?

TONO — Non ne ha bisogno: basta il tocco sull'esca.

LEO — (continuando ad alta voce il discorso che finora ha fatto dentro di sé)... e che cosa ho saputo darle in questi due anni?... che cosa sono stato capace di darle?!

TONO — Hai un modo curioso di parlare: lascialo in magazzino il registro di carico e scarico.

LEO — Vorrei che non servisse.

TONO — Beh ... ma non bisogna esagerare con certi conti. Clara, poi, quando s'è messa con te, sapeva bene quello che poteva aspettarsi...

LEO — Uno che in dodici anni non è riuscito a venir fuori da un sudicio magazzino?

TONO — Non è dipeso da te.

LEO — Questo è vero!... c'era il grassone, poco fa, seduto al tuo posto... quella carogna!...

TONO — Se per cavarsela bastasse un colpo di remo!

LEO — Hai visto tutto, allora?!

TONO — Visto?

LEO — Intuito, volevo dire.

TONO — Un sospetto, forse.

LEO — Vergogna... vergogna!

TONO — Cosa vuoi che conti un sospetto per un cieco? il suo è un mondo pieno di dubbi, di incertezze.

LEO — Non è più un dubbio, ora...

TONO — Zitto!... eccolo qua il signorino... voleva fare ancora il furbo, ma questa volta non gli è riuscito... (ricupera il filo e butta un pesce sul fondo della barca).

LEO — E' proprio un nasello! l'enciclopedia del pescatore non sbaglia mai.

TONO — Con i naselli non ci si può sbagliare. E tu non senti niente?

LEO — No... girano intorno ma non si avvicinano.

TONO — Forse l'amo è un po' scoperto.

LEO — Ora controllo. (Ricupera il filo).

TONO — Nessun segno di vita, intorno?

LEO — In pieno oceano, fuori dalla rotta di qualsiasi imbarcazione.

TONO — Strano.

LEO — E' calata un po' di foschia e il campo visivo s'è ristretto.

TONO — E' strana anche la foschia in questa stagione.

LEO — Forse ci siamo confusi anche con quella.

TONO — (sorridendo) Già... la stagione, e magari anche l'anno...

LEO — ... o tutta la nostra vita...

TONO — ... una barca al largo in mezzo alla foschia trascinata da una corrente sconosciuta...

LEO — E non è questa l'esistenza?

TONO — Non questo, soltanto.

LEO — E che cos'altro, allora?... che cos'è stata la mia se Clara se ne va?... per cos'ho vissuto fino a oggi?

TONO — (ricuperando il filo) Eccone un altro!

LEO — Hai voglia di pescare?

TONO — II filo della lenza è l'unico che ci leghi una realtà: quella del pesce che abbocca.

LEO — E ne senti il bisogno?

TONO — Come farei senza? Prova a chiudere gli occhi anche tu.

LEO — E' come se li avessi chiusi: mare e foschia, non c'è altro.

TONO — Non siamo ancora pari.

LEO — (dopo una pausa) Sì, c'è sempre bisogno di un contatto con la realtà... oppure, all'improvviso,ti trovi con un remo per aria, contro il tuo migliore amico.

TONO — Contro tutto ciò che ti tormenta.

LEO — Attenti bisogna stare! qui non esiste più nulla di quello che abbiamo imparato.

TONO — (tirando in barca un altro pesce) Un'esca sull'amo e un pesce sull'esca: in questo non ci sono cambiamenti.

LEO — Mi pare di non conoscere più la differenza fra il bene e il male.

TONO — Sei pronto per il successo, allora.

LEO — ... io batto la mano sullo scalmo... (esegue)... e dico: questo è il male... il bene, dunque, è all'opposto: è il non battere la mano... ma quello è il nulla...

TONO — E la differenza fra il ragionare e il farneticare, la conosci?

LEO — ... allora il bene sta nel nulla, nel lasciarsi andare su una barca, in mezzo alla foschia... (torna a sdraiarsi sul fondo della barca)... sì, così... così (il suono prolungato della sirena di una nave, si rialza)... la sirena del "Nettuno"!

TONO — Il "Nettuno" che la domenica fa il giro delle isole.

LEO — ... arriva al molo alle undici e quarantacinque...

TONO — ... e suona la sirena entrando nella baia, appena doppiato il promontorio, alle undici e mezzo circa.

LEO — Eccolo là davanti... ha la prua nella nostra stessa direzione!...

TONO — Siamo entrati anche noi nella baia, allora.

LEO — ... puntiamo verso il molo.

TONO — Finito il mistero: le undici e mezzo di domenica in viaggio verso casa. Che banalità!

LEO — Dài a me i remi, adesso... (siede accanto a Tono e impugna i remi)...tanto per tenere la direzione: la corrente è forte in questo punto, e di remi non ce n'è quasi bisogno... se vuoi continuare a pescare, puoi metterti a poppa... chissà che al traino non riesca ad agganciare qualche mormora.

TONO — Non abbiamo le esche adatte.

LEO — (remando) Senti come si fila, adesso?... l'avventura dell'ignoto è terminata: siamo di nuovo sui binari... ooooo... oh!... ooooo... oh!...

TONO — L'hai ritrovato, ora, il senso del bene?

LEO — Ritrovato. O, almeno, quello che siamo abituati a chiamare bene.

TONO — Tutto rientra nelle dimensioni solite. Prima era lo spazio intorno a turbarti.

LEO — Dici?

TONO — E so anche perché ti piaceva startene lì sdraiato.

LEO — Perché?

TONO — Perché in quella posizione avevi i bordi della barca come confine.

LEO — Può essere.

TONO — E' una sensazione che uno come me non potrà mai provare. Noi galleggiamo sull'infinito. Sempre.

LEO — (remando) Ooooo... oh!... ooooo... oh!

TONO — Pensandoci bene, potrebbe venir fuori una conclusione.

LEO — Quale?

TONO — Che l'uomo non ha bisogno di libertà, ma di una corrente che lo spinga nella direzione conosciuta.

LEO — Una spiegazione un po' reazionaria, mi sembra. Se quella è la tendenza, bisognerebbe cercare di rovesciarla.

TONO — C'è da vincere la paura dell'ignoto: non è facile. (Recitando) "...chi non preferisce i mali già conosciuti, anziché affrontarne altri ancora oscuri? Così la nostra coscienza ci trasforma in vili, e tutto il fuoco della nostra immaginazione si attenua e si spegne alla luce di questo pensiero...".

LEO — E' proprio domenica oggi se tiri fuori l'Amleto della festa.

TONO — Non c'è una grande scelta tra i testi scritti in braille.

LEO — (remando) Ooooo... oh!... ooooo... oh!...

TONO — … e poi, se fossi un regista, l'Amleto lo farei recitare da un cieco... si spiegherebbe meglio il suo brancolare attraverso i sospetti, lo sforzo che fa per leggere in se stesso.

LEO — Per te, tutto si riduce al dramma del vedere o del non vedere?

TONO — Ce ne sono altri?

LEO — (voltandosi) C'è la punta del molo che sbuca dalla foschia.

TONO — Chissà se ritroviamo i pacchetti della colazione!

LEO — (ride) Fra mezz'ora siamo di nuovo a terra.

TONO — Una corrente amica che ci ha spinto fuori e che ci riaccompagna a casa: tutto è tornato a posto.

LEO — Sai... per la faccenda di poco fa, non è come pensi...

TONO — Quale faccenda?

LEO — Quella del remo... è stato uno scatto di nervi, e un gesto... il gesto, sì c'è stato, ma non l'intenzione... e come avrei potuto, verso di te...

TONO — Ma certo, Leo: so bene che non l'avresti mai fatto. L'amicizia è un sentimento sacro.

LEO — Grazie, Tono, per averlo capito. Ooooo... oh!... ooooo... oh!

TONO — E non ti preoccupare troppo per Clara. Non avrà il coraggio di andarsene, vedrai.

LEO — Ieri ha seminato dei fiori nei vasi della terrazza. L'avrebbe fatto, sapendo che non li avrebbe mai visti spuntare?

TONO — Io dico proprio di no.

LEO — Ooooo... oh!... ooooo... oh!...

TONO — C'è ancora un fatto che non riesco a spiegarmi.

LEO — Quale?

TONO — Quello dell'orologio. Com'è possibile che segnasse le tre?

LEO — Semplice. Ieri mattina, mentre gli davo la carica, senza accorgermene avrò sganciato il fermo. Così, oltre a caricarlo, ho mandato le lancette a spasso per il quadrante.

TONO — E noi che ci lambiccavamo il cervello!

LEO — Abbiamo allontanato la verità a furia di chiacchiere. Bisogna diffidare delle parole, a volte.

TONO — Specialmente di quelle che diventano solenni.

LEO — Lo sai. Tono, che cosa m'è venuto in mente?

TONO — Che cosa?

LEO — Di festeggiare, alla fine del mese, i miei dodici anni di magazzino. Sicuro!... metto lo champagne in ghiaccio e, alla fine del lavoro, càpito davanti al grassone con la bottiglia. Che ne dici, eh?...

TONO — Hai tutto da guadagnare a migliorare i tuoi rapporti con lui.

LEO — Forse non è la carogna che penso... forse non aspetta che un gesto di amicizia.

TONO — Prova.

LEO — Non mi costa nulla, vero?...

TONO — Se lo dici tu.

LEO — Ma, guarda un po'... è così semplice, eppure non ci avevo mai pensato!... proprio vero che le cose a portata di mano a volte ci sembrano irraggiungibili... ooooo... oh!... ooooo... oh!... (canterella) Per un miglior destin / cercate alfin... ooooo... oh!... di cosa è fatto l'uom / fate attenzion... ooooo... oh!... di cosa è fatto l'uom / fate attenzion... ooooo... oh!... ooooo... oh!...

FINE