Cose turche

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COSE TURCHE

COSE TURCHE

Di

Samy Fayad

Commedia brillante in due tempi

PERSONAGGI:

VINCENZO CASTELLANO

LEONARDO

MARCANTONIO

IL DIRETTORE DEL CASINO

L’ISPETTORE DI SALA

EMILIO BUTTAFUOCO

L’ISPETTORE BERTOLINI

MARTA

ANGELINA

MARILENA

LUCIANA

LILIANA

PRIMO TEMPO

LA SCENA

LA DIREZIONE DI UN CASINÒ NELL’ITALIA SETTENTRIONALE.

DUE SCRIVANIE, UNA CASSAFORTE A PARETE ACCANTO ALLA PIÙ GRANDE. DIVANO, POLTRONE E TELEFONO. UNA PORTA A SINISTRA DÀ NEL SALONE DI GIOCO E UNA A DESTRA IN UN SALOTTINO. SUL FONDO, UNA PORTA FINESTRA CHE AFFACCIA SUL PARCO DEL CASINÒ.

NOTTE

LA SEGRETARIA MARILENA, È INTENTA A RIPORRE DELLE CARTE NEI CASSETTI DELLA SUA SCRIVANIA (PIÙ PICCOLA). IL DIRETTORE, IN PREDA AD UN ATTACCO DI ASMA, È SULLA SOGLIA DELLA PORTA-FINESTRA (APERTA), SI NEBULIZZA CON UN APPARECCHIO A PERETTA E ASPIRA L’ARIA PRODUCENDO UN SIBILO.

MARILENA           Respirate, respirate a pieni polmoni e buttate tutta l’aria fuori.

DIRETTORE          (DOPO AVER ESEGUITO PIÙ VOLTE, SCONSOLATO) Ma voi vedete! Con tanta gente che c’è al mondo, a chi doveva venire l’asma? Proprio a me!

MARILENA           E quella pare che sceglie....

DIRETTORE          E invece si, dovrebbe scegliere! Ci sono Comunali, miliardari, Postali, ferrovieri, tutta gente ca nun tene che ffa’. La mia vita invece, è tutto un sussulto, ladri, avventurieri, bari.... qua ogni momento può entrare chi ti sbanca il casinò. E a chi viene l’asma? A me!

MARILENA           Ma perchè avete scelto proprio questo mestiere così pericoloso e pieno di responsabilità?

DIRETTORE          (ANNUENDO E RESPIRANDO) Chi m’ha cecato! Io vivevo così bene a Napoli. Direttore del circolo della vela, ma un giorno ho voluto prendere la via del Nord in cerca di fortuna...Ed ecco la fortuna mia. Gli altri ci hanno trovato l’America, io ci ho trovato l’asma. (SI NEBULIZZA) Eh, Marilena mia, solo voi che siete napoletana mi potete capire quando affermo che come Napoli non ci sta nessun posto.

MARILENA           A chi lo dite!

DIRETTORE          (SOGNANTE) Quel clima costante, quella brezza gentile che soffia dal mare alla collina di Posillipo.... al pomeriggio me ne scendevo a via Caracciolo e me la facevo avanti e indietro. M’accattavo duje taralle e mi godevo quell’aria odorosa di alghe marine!

MARILENA           (STUPITA) Scusate, Direttò, ma voi da quanto tempo mancate da Napoli?

DIRETTORE          Sono ventidue anni.

MARILENA           Allora mò si spiega l’odore di alghe marine....

DIRETTORE          (SI NEBULIZZA)

(SI APRE LA PORTA DI SINISTRA ED ENTRA PARODI, UN ISPETTORE DI SALA. E’ BALBUZIENTE)

ISPETTORE           (GRIDANDO) Bu-bu!.... (IL DIRETTORE HA UN MANCAMENTO SULLE GAMBE E TOSSISCE. STROZZATO, SI VOLTA)

DIRETTORE          Parodi, mannaggia ‘a capa vosta! Con la malavita sciolta che ci sta in giro, voi mi ‘ncacagliate alle spalle? E curatevi sta balbuzie! Che volete?

ISPETTORE           Bu-bu...buonanotte, si chi...chi...chiude.

DIRETTORE          Buonanotte, buonanotte!...e curatevi. (L’ISPETTORE FA UN GESTO CON LA MANO COME A DIRE: “E’ NÀ PAROLA!”, ED ESCE) Andiamocene pure noi, Marilena. Qua mi aspetta un’altra nottata in bianco.

MARILENA           E a me no?

DIRETTORE          Vi è venuta l’asma pure a voi?

MARILENA           Peggio, diretto’. Mò me ne vado a casa e faccio mattina. Sono tutta in  apprensione, e chi può dormire! (SERIA E SENTENZIOSA) Tra Angela ed Alessandro  la situazione è precipitata.

DIRETTORE          (PREOCCUPATO) Voi che dite? Ma non si erano sposati?

MARILENA           Noo, si stavano per sposare, ma sull’altare al momento di dire sì, con lo sposo tutto elegante, gli invitati, i parenti con le lacrime agli occhi….nè Angela che fa?

DIRETTORE          Che fa?

MARILENA           Quella prende e se la squaglia.

DIRETTORE          Ma voi che dite.

MARILENA           (MOSTRANDOGLI UNA RIVISTA DI PROGRAMMI TELEVISIVI) (LEGGENDO) Si! Fuori la chiesa è apparsa all’improvviso una grande motocicletta, tutta cromata, lei si è voltata ha fatto una corsa, si è tolto il velo, è salita sulla moto e se n’è andata.

DIRETTORE          Ma voi vedete! E tutto questo per colpa di quel carognone di Franco…..

MARILENA           Quello perché era stato il suo primo amore. (CON APPRENSIONE) Direttò, voi che siete uomo di mondo, che dite, torneranno insieme?

DIRETTORE          Questa che puntata è?

MARILENA           La settecentoventitreesima.

DIRETTORE          Marilè, mettetevi l’anima in pace. Tra un centinaio di puntate forse saprete come andrà a finire.

MARILENA           Ahè, una vita! Ed io tutte le notti le passo davanti alla televisione guardandomi e riguardandomi tutte le puntate di “Un posto al sole” che mi registro quando sono qui a lavorare Quella era una coppia perfetta, lei bella e di buona famiglia, lui ricchissimo, affascinante, romantico…..A Franco Boschi ci dovrebbe venire l’asma.

DIRETTORE          Lo vedete? Quel carognone scoppia di salute tene bellezza e femmene e l’asma viene a me! E che vulite fa, portiamoci sta croce.... (ESCONO E SPENGONO LA LUCE DIETRO DI LORO. LA SCENA RESTA VUOTA PER QUALCHE ISTANTE. LA PORTA SI RIAPRE ED ENTRA VINCENZO CASTELLANO. INDOSSA UN COPRICAPO DA SCEICCO ARABO. OCCHIALI NERI, BAFFI E BARBA FINTA A PIZZETTO.PORTA UNA VALIGETTA 24 ORE. VINCENZO ACCENDE LA LUCE, SI GUARDA IN GIRO, DEPONE LA VALIGETTA SULLA SCRIVANIA PIÙ GRANDE E OSSERVANDO LA CASSAFORTE, SI STROPICCIA LE MANI SODDISFATTO. POI, VA ALLA FINESTRA E LANCIA, QUASI IN SORDINA, IL GRIDO DEI MUEZZIN)

VINCENZO            Allah ism Allah!.... Allah ism Allah!... (SI RIPORTA AL CENTRO DELLA SCENA E SI STROPICCIA DI NUOVO LE MANI. DALLA PORTA FINESTRA ENTRA ANGELINA, IN DIVISA BLEU DA HOSTESS INTERPRETE. HA UNA GROSSA BORSA A TRACOLLA)

ANGELINA           Buona sera, don Vincè, i miei omaggi. (VINCENZO SI IMMOBILIZZA, STIZZITO) Don Vincè, io sto quà.

VINCENZO            (VOLTANDOSI VERSO DI LEI) Angelì, fà conto che qua dentro c’era un estraneo e ti sentiva porgere gli omaggi a uno sceicco chiamandolo don Vincenzo...

ANGELINA           Secondo il piano ci dovete stare solo voi.

VINCENZO            Metti che c’era. Che succedeva?

ANGELINA           Mi scusavo dicendo che mi ero sbagliata.

VINCENZO            Metti che mi trovavi distratto e ti rispondevo in italiano...

ANGELINA           Don Vincè, non fate ipotesi tragiche.

VINCENZO            Angelì, io devo prevedere il pro e il contro. Se un guardiano mi scopriva infilato sotto il tavolo della sala da gioco, gli dovevo spiegare che non mi ero nascosto, ma che mi ero ubriacato e ci ero finito sotto. In città c’è un congresso sul petrolio, la presenza di uno sceicco nel casinò è naturale e la spiegazione era plausibile. Ma se tu entravi con gli omaggi a don Vincenzo, avevamo finito di fare l’opera.  I particolari, Angelì, sono i particolari che compongono il tutto. Lo sto ripetendo da tre mesi. Tienilo a mente e non sgarrare. Intanto per rinfrancare lo spirito, guarda llà. (INDICA LA CASSAFORTE) là dentro ci sono tre miliardi in attesa di un padrone.

ANGELINA           tre miliardi?

VINCENZO            (ANNUENDO CON SODDISFAZIONE) E’ la riserva fissa per rifornire la cassa in caso di necessità.

ANGELINA           Mamma mia. Ma visto che già stiamo qua, perchè non l’apriamo subito invece di applicare il famoso piano?

VINCENZO            Perchè è protetta da dieci sistemi di allarme concatenati. Scassi il sistema americano? Entra in funzione ‘o svedese. Scassi ‘o svedese? Entra in funzione il tedesco.

ANGELINA           E noi scassiamoli tutti e dieci.

VINCENZO            In tal caso entrano i carabinieri perchè nel frattempo abbiamo fatto mattina. Secondo il mio piano matematico, quella l’apriamo fisiologicamente, doce doce, senza colpo ferire...con la chiave del direttore. (UN TEMPO) Gli altri sono arrivati?

ANGELINA           Alla spicciolata come avete comandato: Donna Marta in ferrovia, Marcantonio in aereo e Leonardo Padula con la 126 truccata. Stanno tutti fuori del parco, attenti al richiamo sonoro che lancerete ogni cinque minuti.... Ehmm tranne Marcantonio...

VINCENZO            L’aereo porta ritardo?

ANGELINA           No, sta ienno e venenno a into’o bagno. L’aereo lo ha un poco disturbato.

VINCENZO            Va buò, questa sera facciamo una bella prova generale sul posto e domani procediamo.

ANGELINA           Don Vincè, io ho accettato di partecipare ad un colpo nel quale c’è anche il ragioniere Leonardo Padula solo per un riguardo alla persona vostra. Ma se quello incomincia con la mano morta, ‘o scamazzo e faccio arrevutà.

VINCENZO            Sta senza pensiero: sul lavoro sono un maniaco della disciplina....un tedesco.

ANGELINA           Ma perchè lo avete chiamato, dico io?

VINCENZO            Angelì, lo so, il ragioniere è cresciuto alla scuola di quel ladro di galline di Emilio Buttafuoco, ma siccome il piano prevede la partecipazione di un tipo fascinoso... e poi Leonardo Padula mi è stato raccomandato da una degnissima persona alla quale non posso dire di no. Ho dovuto correre il rischio.

ANGELINA           Quello come niente s’impruscina con la scusa che è freddoloso e deve pigliare calore. Io il calore lo concedo solo a Luigino mio, il quale mi ha permesso di partecipare al colpo del secolo solo perchè ne ricavo la dote, il corredo e il capitale per aprire una scuola serale di educazione sessuale.

VINCENZO            Niente di meno? E che ne sai tu di educazione sessuale?

ANGELINA           Io niente. Il docente lo fa luigino mio. (MALIZIOSA) Don Vincè, le cose che mi ha insegnato.... sapete che vi dico? L’avvenire è nel sesso.

VINCENZO            Intanto pensiamo al presente, meh! Fammi vedere come hai imparato.

ANGELINA           (AD OCCHI BASSI) Don Vincè, voi siete uomo di un altra generazione. Cù vuje me metto scuorno....

VINCENZO            Angelì, la tua parte del piano!

ANGELINA           Ah, scusate, avevo capito male.

VINCENZO            Iammo, facciamo una ripassata. (INDICANDO LA PORTA A SINISTRA) Quando è il momento, tu ed io entriamo da quella porta. Là sta seduto il direttore, qua la segretaria. Io assumo un aria solenne e ieratica e dico: Ana badi ciuf small casino’. Interpret!

ANGELINA           (INCERTA, GUARDANDO VINCENZO COME A DIRE: VA BENE COSI’?) Sua eccellenza lo sceicco Maometto decimo dice che questo è un bel casinò.

VINCENZO            Bisciaraff attin kibbeya flus arabìe. Interpret!

ANGELINA           Sua eccellenza lo sceicco Maometto decimo vorrebbe cambiare la valuta del suo paese.

VINCENZO            Quindi prendi questo pacco di soldi che mò metti nella borsa... (TIRA FUORI DALLA VALIGETTA UN GROSSO PACCO DI BANCONOTE CHE METTE NELLA BORSA DI ANGELINA)...e glielo posi sulla scrivania.

ANGELINA           All’anima della valuta! Quanto avete speso?

VINCENZO            Tremila lire al chilo.

ANGELINA           A peso?

VINCENZO            Eh, da un marinaio di passaggio a Napoli, dal quale ho imparato pure le frasi in arabo. Nel paese di Maometto decimo, i pozzi si sono prosciugati e c’è l’inflazione.

ANGELINA           E il direttore del Casinò non lo sà?

VINCENZO            Quello non sa neanche dove si trova l’emirato. Mentre lo cerca nel bollettario delle valute estere, passano due o tre minuti che ci servono per fargli una spruzzata di anestetico in faccia. (GUARDA L’OROLOGIO) A proposito, è il momento di fare il richiamo sonoro a donna Marta. (VA ALLA PORTA FINESTRA E FA IL VERSO DEL MUEZZIN)... Allah ism Allah!... Allah ism Allah!....

(ENTRA DONNA MARTA. CIRCA QUARANT’ANNI, PICCOLA E TONDETTA. INDOSSA UN VESTITO DA SERA, UN CAPPELLINO CON PAILLETES ED E’ VISTOSAMENTE INGIOIELLATA. CAMMINA PROTESA IN AVANTI E CON IL SEDERE SPORGENTE. STRETTA NEL BUSTO, COME DIRA’ TRA POCO. COMPIE A TRATTI DEI MOVIMENTI SIMILI A QUELLI DI UN CANE CHE SI SCROLLI. )

MARTA                 (A VOCE ALTA) E’ permesso? E’ permesso?

VINCENZO            E’ arrivato ‘o carro ‘e Piedigrotta!

MARTA                 Madonna, che tortura stu busto... (SI SCROLLA) Angelì, ci sta don Vincenzo Castellano?

VINCENZO            (STIZZITO, INCROCIA LE BRACCIA IN ATTEGGIAMENTO DI PAZIENZA, POI ALTERANDO LA VOCE) Questo è un casinò, signora.

MARTA                 (GUARDANDO CON CURIOSITA’ VINCENZO) E io nel casinò tengo appuntamento con lui. Aggio ‘ntiso pure ‘o richiamo!

VINCENZO            (TRA SE) ‘O richiamo d’à ciucciuvettola. (A MARTA) A quest’ora è chiuso. Tornate a giocare domani.

MARTA                 E chi deve giocare? Io debbo fare la prova generale in costume. (SI SCROLLA) Madonna stu busto!

VINVENZO           La prova generale della messa?

MARTA                 (RIVOLTA AD ANGELINA) Quant’è spiritoso stu signore Turco!

VINCENZO            E allora la prova generale di che?

MARTA                 E già, lo vengo a dire proprio a voi. Tsè (SI SCROLLA) Ci è stata raccomandata la massima segretezza. E’ vero Angelì?

VINCENZO            Quindi è un’azione illecita.

MARTA                 Sentite, io non parlo, va bene? State facendo e dicendo tutto voi.

VINCENZO            (TOGLIENDOSI IL COPRICAPO E CON VOCE NORMALE) Sapete che facciamo donna Marta? Leviamo mano e ce ne torniamo a Napoli.

MARTA                 Gesù, siete voi?

VINCENZO            Eh, sono io! Vi ho raccomandato la massima segretezza e se insistevo un altro poco facevate la telecronaca del colpo ad uno sconosciuto. Donna Marta, potevo essere un guardiano travestito da Turco! E voi così volete delinquere?

MARTA                 Aggiate pacienza, don Vincè....

VINCENZO            Fino a domani mi dovete chiamare eccellenza!

MARTA                 Aggiate pacienza, eccellenza. È colpa della respirazione. Il busto è troppo stretto. Lo debbo portare per forza? Non basta che debbo fare la contessa russa?

VINCENZA            Lo dovete portare per forza, sissignore! Perchè quando avrete il malore previsto dal piano e vi porteranno all’infermeria del casinò, il medico e i soccorritori debbono impiegare almeno quindici minuti per slacciarvelo. E sono quei minuti che servono a noi per squagliarcela.

MARTA                 Me lo posso almeno rallentare?

VINCENZO            Nossignore. Mò facciamo la prova generale e vi dovete comportare con naturalezza.

MARTA                 Ahè, naturalezza! Per respirare debbo tirare aria pure dalle orecchie. Mi posso almeno sdraiare sul divano finchè comincia la prova?

VINCENZO            E sdraiatevi. Vi siete messi addosso tutti i gioielli dello Zar?

MARTA                 (SDRAIANDOSI) Quelli che mi sono potuta permettere. Ventimila lire su una bancarella. Don Vincè, vi trovate uno stimolatore della respirazione? I bronchi non mi aiutano.

VINCENZO            Donna Marta, i bronchi non vi aiutano perchè con tutte queste “mosse” sprecate troppo ossigeno. Fate la respirazione leggera leggera, meh! Anzi, non respirate proprio.

MARTA                 Proprio?

VINCENZO            Non proprio. State quattro o cinque minuti senza respirare e poi fate una bella boccata profonda. E non picciate! Questo colpo vi frutta cinquecento milioni pronti contanti.

MARTA                 Il Signore vede e provvede. Io ho già firmato il compromesso per il bivani alla Torretta. Duecento milioni. Che ve ne pare?

VINCENZO            Un affare.

MARTA                 Con il resto prenoto una nicchia al camposanto per quando sarà il momento, un milione a mia cognata che deve fare le tonsille al nipotino, un milione agli orfanelli che li tengo promessi per voto se il colpo va bene e il resto in banca in attesa di qualche investimento. (TIRA RUMOROSAMENTE IL FIATO) Ahhhhhh!

VINCENZO            Brava, trattenete il fiato intanto che faccio il segnale al ragioniere Padula. (VA ALLA PORTA FINESTRA) Allah ism Allah!... Allah ism Allah!...(NON COMPARE NESSUNO) Neh, Angelì, ma ci stà?

ANGELINA           E come no!

VINCENZO            Allah ism Allah!.... (VIENE INTERROTTO DALL’INGRESSO DI LEONARDO PADULA, IN COMPLETO SCURO E ARIA AFFRANTA)

LEONARDO          (MESTO) Buonasera alla bella compagnia.

VINCENZO            Che è, ragioniè!

LEONARDO          Che deve essere? Arrivo con la morte nel cuore.

ANGELINA           Avete perduto qualche parente?

LEONARDO          (ANGOSCIATO) Chi? (ABBRACCIA FULMINEAMENTE ANGELINA) Chi ho perduto? Chi?

ANGELINA           (SI LIBERA BRUSCAMENTE) Ohè, ohè, don Vincè, questo comincia subito ad allungare le mani.

LEONARDO          Angelì, hai detto che ho perduto un parente e io mi sono rifugiato da te per farmi consolare. Chi mi è morto?

ANGELINA           Io ho fatto una domanda, Leonà. Tu sei entrato dicendo che hai la morte nel cuore.

LEONARDO          E non dovrei? Don Vincè, acquattato tra gli alberi, sono stato assalito da uno dei miei pensieri angosciosi.

VINCENZO            Uhhh! Voi e i pensieri angosciosi! E fatevi vedere da un medico, ragioniè. Sti pensieri vostri non sono naturali. Jammo, che avete pensato stavolta?

LEONARDO          (ANGOSCIATO) Il capretto!

VINCENZO            Il capretto?

LEONARDO          Il capretto. ‘O piecoro!

VINCENZO            Quale capretto, ragioniè?

LEONARDO          In generale. Avete mai meditato sulla sorte del capretto?

VINCENZO            No!

LEONARDO          Ma come, ‘o piecoro nasce curnuto e more scannato. Ci pensate mai a un destino così crudele?

VINCENZO            A verità, no!

LEONARDO          E pecchè?

VINCENZO            (GRIDANDO) Pecchè tengo che ffà! Scusate, ma a voi che ve ne importa comme nasce e more ‘o piecoro!

LEONARDO          Mettiamo che voi ed io nascevamo capretti. (VINCENZO SI TRATTIENE PER NON TRASCENDERE) Vedete che pensiero angoscioso? Si nasce piecori o cristiani per puro caso, don Vincè. Ora, io e voi invece di starcene in un casinò, in mezzo al lusso e alla ricchezza, ce ne potevamo stare in campagna a brucare l’erba e a domandarci: MADONNA, A CHI TOCCA? Tra due mesi è Pasqua. Capite l’angoscia?

VINCENZO            Ma insomma dobbiamo fare giorno parlando d’ò piecoro? Siete capretto voi? No, e allora, che vi angosciate a fare?

LEONARDO          E’ più forte di me. Del resto per questo i miei pensieri sono angosciosi, perchè non hanno una spiegazione logica.

VINCENZO            E fatevi visitare. Voi siete un caso clinico.

(ANGELINA CHE SI TROVA VICINO A LEONARDO, LANCIA UN GRIDO. SI PORTA UNA MANO AL SEDERE E MOLLA UNO SCHIAFFO ALL’ANGOSCIATO)

LEONARDO          Ahio! Ch’è stato?

ANGELINA           Statti fermo con le mani.

LEONARDO          Angelì, ma ti pare che con il pensiero del piecoro tengo a capa a pazzià.

ANGELINA           Don Vincè, io ‘o scamazzo e faccio arrevuta’!

VINCENZO            (CON PAZIENZA) Ragioniè, noi stiamo qua a delinquere perchè spinti dalla  necessità. Voi siete benestante....

LEONARDO          Benestante mò! Tengo un impiego di fame al comune e per fare il colpo mi sono messo in malattia. Vi prego di credermi, Angelina avrà urtato contro qualche spigolo.

ANGELINA           E fatemi vedere quale spigolo è stato.

LEONARDO          (DOPO AVERE CONSTATATO CHE NELLE VICINANZE NON CI SONO SPIGOLI)       Che ne sò, si sarà mosso il tavolo...

VINCENZO            Ragioniè, per stasera dimenticatevi i pensieri angosciosi, gli spigoli e la mano morta. Fatelo per chi ha caldeggiato la vostra partecipazione.

LEONARDO          Don Vincè...

VINCENZO            E chiamatemi Eccellenza!

LEONARDO          (SINCERAMENTE INCURIOSITO) Vi hanno fatto sottosegretario?

VINCENZO            (RASSEGNATO) Ma io che parlo a fare? Che studio a fare? Ih che banda! E chiamiamo a quell’altro mostro di intelligenza di Marcantonio. (NELL’AVVIARSI ALLA FINESTRA VEDE MARTA VISIBILMENTE CONGESTIONATA) Donna Marta, potete respirare.

MARTA                 (ASPIRANDO AVIDAMENTE ARIA) Aaaaah! Grazie.

VINCENZO            (ALLA PORTA FINESTRA) Allah ism Allah... Allah ism Allah... (ENTRA MARCANTONIO, TIPO PESO MASSIMO, PELATO, VILLOSO)

MARCANTONIO  Tutto okay! (SI ARRESTA ALLA VISTA DI VINCENZO. A LEONARDO) ....Stu turco chi è mò?

VINCENZO            Secondo te chi posso essere?

MARCANTONIO  (SUSSULTANDO) Ha parlato!

VINCENZO            Ho parlato. Il guaio è che io parlo e tu chi sa a che pensi....

MARCANTONIO  Don Vincenzo! Mannaggia ‘a capa vosta. (STUPITO) Gesù Gesù, parite nù sceicco!

VINCENZO            (CON PAZIENZA) E io nù sceicco debbo parere, Marcantò. Ne stiamo parlando da tre mesi. (MARCANTONIO EMETTE LA SUA RISATA INESPRESSIVA E GORGOGLIANTE) Che è?

MARCANTONIO  Mi fate ridere.

VINCENZO            E si capisce. Da tre mesi stiamo provando una commedia comica e io faccio il pagliaccio per il signor Marcantonio.

MARCANTONIO  Per carità, non è la vostra persona. Mi fate ridere perché siete spiritoso.

VINCENZO            Ma perché, che ho detto?

MARCANTONIO  (SERIO) Quando?

VINCENZO            Mò mò!

MARCANTONIO  Niente, ma io basto che vi vedo e mi metto a ridere. Siete un comico nato. Don Vincè, siete okay assai! (AGLI ALTRI) ‘e ovè?

VINCENZO            Senti, Marcantonio, fatti prestare un pensiero dal ragioniere, così te ne stai angosciato per un paio d’ore.

MARCANTONIO  Ma perchè, se rido fa differenza?

VINCENZO            Si, fa differenza, perchè se ridi ti distrai, mi distraggo io, si distraggono tutti quanti e il colpo lo andiamo a fare nel carcere locale. Quindi, amici miei, per quarantotto ore scordatevi risate, pensieri angosciosi e busti stretti. Qua o siamo professionisti o figli spirituali di Emilio Buttafuoco. Mò prestatemi attenzione e ripassiamoci il piano. Il luogo è questo, l’ora le ventitrè di domani. Noi cinque, qui riuniti, siamo un congegno ad orologeria. Se rispettiamo i tempi, se concateniamo le azioni, a Dio piacendo, domani sera mettiamo mano su tre miliardi, di cui uno a me quale ideatore e organizzatore e cinquecento milioni a testa a ciascuno di voi.

MARTA                 Don Vincè, scusate, qua si tratta di cinquecento milioni, non è peccato mortale?

VINCENZO            Donna Marta, se vi pigliate un secchio d’acqua in mezzo al golfo di Napoli, fate peccato?

MARTA                 Ma non è la stessa cosa.

VINCENZO            E perchè non è la stessa cosa? I soldi che stanno in un casinò, sono acqua di mare, soggetti al capriccio del vento e delle correnti.

MARTA                 Ma i soldi di qualcuno devono pur essere

VINCENZO            Di nessuno, perchè mentre uno vince l’altro perde. Sono soldi in movimento, senza padrone, come pesci in mezzo al mare. Noi ci limitiamo a buttare la rete.

MARCANTONIO  (ESTASIATO) Ma quanto siete okay!

MARTA                 Se è come voi dite, perchè se ci scoprono ci mandano in galera?

LEONARDO          Avete detto galera? La degna persona che mi ha raccomandato, non mi ha prospettato lo spettro della galera.

VINCENZO            Conoscendo Don Vincenzo Castellano, sapeva in quali mani vi mettavate. Io non sono Emilio Buttafuoco.

LEONARDO          No, io ve lo dico subito: se si tratta di vivere una serata avventurosa per lo sfizio di intascare pronti contanti cinquecento milioni, io ci sto. Ma se incominciamo con le scocciature di commissariati, tribunali, avvocati, io levo mano.

VINCENZO            Premesso che il piano presenta un margine minimo di rischio, qual minimo lo volete correre per lo sfizio, come dite voi, di intascare cinquecento milioni?

LEONARDO          Si, ma deve essere minimo. Quanto ci danno se ci pizzicano?

VINCENZO            Cinque anni.

LEONARDO          Salute! E io mi sciroppo cinque anni di galera per la bella faccia vostra?

VINCENZO            Perchè, è scritto che ve li dovete fare?

LEONARDO          Se non mi volete vedere angosciato, mettetemi per iscritto che il colpo è sicuro.

VINCENZO            Io per iscritto vi metto che se ci pigliano, invece di cinque anni ve ne faccio avere sette. Dico che in qualità di ragioniere siete stato voi la mente matematica che ha organizzato il colpo, va bene?

LEONARDO          Insomma dobbiamo stare alla vostra parola....

VINCENZO            Sentite, ragioniere, se non avete fiducia, quella è la finestra. Tornate a lavorare con Emilio Buttafuoco. Il fascinoso lo faccio fare a Marcantonio.

MARCANTONIO  Okay!

LEONARDO          Don Vincè, fascinosi si nasce, non si diventa in mezza giornata.... e va bene, lavoriamo pure senza garanzie!

VINCENZO            Ragioniè, per quanto vi stimo, non sabotate. Sento il dovere di farvi un discorsetto. Noi siamo pezzenti, ragioniè, e un pezzente non può essere onesto. Per fare le persone oneste bisogna avere i soldi. Ne volete la prova? Trovatemi un italiano con i soldi, dico uno, che sta in galera. In galera ci stanno solo i pezzenti, prova che non sono riusciti a essere onesti. Quindi, noi facciamo i delinquenti per trovare i soldi e in tal modo diventare persone oneste.

MARCANTONIO  Bravo!

VINCENZO            Grazie.... quindi, dimenticate di aver mosso i primi passi con Emilio Buttafuoco, abbiate fede nell’avvenire e seguite in religioso silenzio le modalità dell’azione delittuosa. Incominciamo la prova. Donna Marta, sotto le mentite spoglie di una contessa russa, prende posto al tavolo che si trova di faccia a questa porta. (APRE E CHIUDE LA PORTA DI SINISTRA)

MARTA                 Una domanda, scusate: la gente come fa a capire che sono una contessa russa?

VINCENZO            Dall’accento. Tanto per cominciare la “E” la dovete pronunciare “IE”... “Esce”, ad esempio, lo pronunciate “iesce”. Se dovete dire:” Chi sa se esce il 23...”

MARTA                 Dico: “Chi sa si iesce ‘o vintitrè niro”

VINCENZO            Così vi pigliano per una contessa di Benevento. “Iesce” Donna Marta, solamente “Iesce”

MARTA                 E come ho detto?

VINCENZO            ‘O vintitrè niro.

MARTA                 Avete ragione, mi sono distratta. (CONCENTRANDOSI) “Chi sa si iesce ‘o vintitrè niero!” va buò?

VINCENZO            Donna Marta, facciamo una cosa: parlate il meno possibile.

MARTA                 dico solo : iesce, nun iesce.

VINCENZO            Facciamo un’altra cosa, meglio ancora: non parlate proprio. Pensate solamente. Siete una contessa russa muta. (UN TEMPO) Dopo che donna Marta si è seduta e si è fatta la folla intorno per ammirare la befana russa... dico la contessa russa, il ragioniere entra da questa porta. (INDICA LA PORTA DI SINISTRA)

LEONARDO          (CON UN SOFFIO) col pensiero del capretto...

VINCENZO            Entrate come vi pare ma entrate. Vi qualificate per un commerciante di passaggio e chiedete di cambiare un assegno di conto corrente. Siccome il ragioniere non è conosciuto, la segretaria farà difficoltà. A questo punto, lui ricorrerà alla sua abilità di zezo, farinello, fascinoso. Ragioniè, col pensiero del capretto o senza, alla segretaria vi dovete presentare con aria appassionata e sguardo vellutato.

LEONARDO          Com’è la segretaria?

VINCENZO            Che ve ne importa?

LEONARDO          Se quella non mi ispira, non posso sfoggiare.

VINCENZO            E’ una bella ragazza.

LEONARDO          Allora sfoggio facile.

VINCENZO            La vostra parte si limita a dare chiacchiera alla segretaria, mi sono spiegato? Le mani le tenete in tasca. Mentre sfoggiate il vostro fascino di sciupafemmine, Angelina ed io entriamo per cambiare la valuta. Il direttore ci viene incontro: Eccellenza qua, Eccellenza là, e io dico: “Ana ciuf badi small Casino’. Interpret.!” (MARCANTONIO RIDE)

ANGELINA           Sua Eccellenza lo sceicco Maometto Decimo dice che questo è un bel Casinò.

VINCENZO            Intanto che il direttore consulta il listino delle valute, io premo la peretta che tengo in tasca e sprigiono il narcotico che lo fa cadere nel sonno insieme alla segretaria, risparmiando noi tre che portiamo nel naso batuffoli imbevuti di sostanza neutralizzante. Sfiliamo la chiave dalla tasca del direttore, apriamo la cassaforte, mettiamo i soldi nella borsa di Angelina e siamo pronti ad uscire.

MARCANTONIO  Ma voi sentite quanto è okay?

VINCENZO            Facciamo un passo indietro. Esattamente dieci minuti dopo che Angelina ed io siamo entrati qua, a voi, donna Marta, v’adda venì ’na violenta colica renale.

MARTA                 E vuje avita passà nù guaio niro! Sciò, sciò, ih che bel piano che avete fatto!

VINCENZO            Donna Marta, sono tre mesi che vi sto dicendo che vi viene un malore, si o no?

MARTA                 E deve essere per forza una colica renale? Quelle sono peggio di un parto!

VINCENZO            Che proponete?

MARTA                 Che ne so, un mal di denti, anche lancinante.

VINCENZO            E per un mal di denti, anche lancinante, succede il casino nel casinò? Vi portano in infermeria e vi slacciano il busto? Donna Marta, mi servono quindici minuti di trambusto per uscire inosservato.

MARTA                 La colica renale no, la tengo per malaugurio.

VINCENZO            Ma se è finta, che ve ne importa?

MARTA                 Don Vincè, troviamoci a metà strada. Facciamo un arresto di digestione. Io allucco: “Arriesto di digiestione, arriesto di digiestione!”

VINCENZO            E così vi portano ‘o bicarbonato ‘e soda! Donna Marta, vi debbono slacciare il busto e vi debbono mettere una supposta di Buscopan.

MARTA                 Pure la supposta? Ohè, che ve siete miso ‘ncapa? E chi me l’avessa mettere?

VINCENZO            ‘O miereco!!!

MARTA                 E io mi lascio mettere una supposta da un medico sconosciuto?

VINCENZO            Prima vi scambiate i biglietti da visita, va bene? Donna Marta, dobbiamo levare mano?

MARTA                 No, no, percarità. Vuol dire che per cinquecento milioni, sia fatta ‘a vuluntà ‘e Dio, mi lascio mettere la supposta.

VINCENZO            Grazie per la concessione.

MARTA                 Ma ci sta una difficoltà: se io sono una contessa russa muta, come spiego quello che tengo?

VINCENZO            Vi fate capire a gesti.

MARTA                 Pure dove mi devono mettere la supposta?

VINCENZO            Il dolore vi fa riacquistare la favella. Alluccate: La cuolica rienale! E fate quanta chiù ammuina possibile.

MARCANTONIO  Io intanto chi atterro?

VINCENZO            Marcantò, tu devi solo fare il mastino, e come tutti i mastini non pensi, ma ubbidisci agli ordini del padrone, okay?

MARCANTONIO  Okay!

VINCENZO            Gli ordini sono questi: tu passeggi con aria svagata tra il tavolo della contessa e la porta della direzione. Se vedi che mi affaccio e ti chiamo, entri pronto a fare forza dirompente. Se invece mi vedi uscire con Angelina e il ragioniere...

MARCANTONIO  ... Atterro i l ragioniere.

VINCENZO            Atterri chi t’è vivo! Ci copri le spalle ed esci appresso a noi. Una volta fuori ci separiamo alla spicciolata e ci rivediamo a Napoli. E’ chiaro? (TUTTI ANNUISCONO) E adesso proviamo assieme il momento cruciale... (APRE LA PORTA DI SINISTRA) Il salone è sfolgorante di luci e brulica di giocatori. Donna Marta, per la prova, favorite prendere posto qui sulla soglia, mentre Marcantonio passeggia con aria svagata. (MENTRE MARTA, SCROLLANDOSI, RAGGIUNGE LA SOGLIA, MARCANTONIO VA AVANTI E DIETRO PRODUCENDOSI IN UNA SORTA DI “PASSO DELL’OCA”.) Neh, Marcantò, che fai?

MARCANTONIO  Passeggio, no?

VINCENZO            L’aria svagata, animale! Devi fare la faccia da fesso. La faccia tua di ogni giorno! Vieni qua, vieni. Questa sera fai la parte della segretaria.

MARCANTONIO  E cioè?

VINCENZO            Ti siedi dietro questa scriviania... (LO CONDUCE ALLA PIÙ PICCOLA) e dici no al ragioniere Padula finchè lui non ti convince. (MARCANTONIO SI SIEDE) Azione! Il gioco è in pieno fervore... la sala brulica... la pallina gira... rien ne va plus! Donna Marta, la vostra battuta....

MARTA                 (SCORLLANDOSI) Iesce... nun iesce... iesce....

VINCENZO            Il ragioniere entra e si avvicina alla segretaria.... (LEONARDO SI PARTE DALLA PORTA A SINISTRA E PUNTA VERSO MARCANTONIO)

LEONARDO          (LEZIOSO) Ma che bella bambina! (MARCANTONIO LO GUARDA CON SOSPETTO) Vorrei cambiare un assegno di conto corrente....

MARCANTONIO  NO!

VINCENZO            (INFERVORENDOSI) Rien ne va plus!

MARTA                 Iesce...nun iesce...

LEONARDO          (A MARCANTONIO) Perchè no, bambola? Sono un agiato commerciante...

VINCENZO            (DIRIGE LA SCENA SALTELLANDO DA UN POSTO ALL’ALTRO) Immaginazione, fervore, fascino! Angelina, mettiti fuori dalla porta, pronta a fare la tua entrata con me... (ANGELINA ESCE A SINISTRA)

LEONARDO          (A MARCANTONIO) Posso fornire referenze e curriculum...

MARCANTONIO  (CON UN GESTO DI DINIEGO CON LA TESTA) Tst! Non siet okay!

VINCENZO            (A LEONARDO, INFERVORATO) Più passione!

LEONARDO          Ma questo non mi ispira il commercio carnale. Non trovo le parole.

VINCENZO            E sfurzateve nu poco!  (SALTELLANDO) Iammo, movimento, fascino, rien ne va plus!

MARTA                 Iesce... nun iesce... Maronna, stu busto! (SI SCROLLA)

LEONARDO          (A MARCANTONIO CON LA FACCIA APPASSIONATA) duecento undici, ventisei, bambina bella.

MARCANTONIO  (NEGANDO CON LA TESTA) NO!

VINCENZO            (A LEONARDO) più fuoco... sguardo fecondatore!

LEONARDO          Tre sessantasei ventuno

MARCANTONIO  Tst! Non siete conosciuto...

MARTA                 Iesce.... nun iesce....

LEONARDO          Quaranta, due ventitrè...

MARCANTONIO  No! Non ve lo cambio!

LEONARDO          (IMPLORANTE) Sessantasei...

MARCANTONIO  No!

MARTA                 Il vientitriè non iesce, (A VINCENZO) perchè nun iesce?....

LEONARDO          dodici... trecentoventisette.... milleseicenonove... (ACCAREZZANDO IL VOLTO DI MARCANTONIO)... ventimila....

MARCANTONIO  Ohè, levame ‘a mano a faccia! (GLI SCOSTA VIOLENTEMENTE IL BRACCIO)

       (DA SINISTRA RIENTRA CON PROCEDERE SOLENNE VINCENZO CON

ANGELINA)

VINCENZO            Ana badi ciuf small casinò...

ANGELINA           Sua Eccellenza Maometto Decimo..... (SI INTERROMPE DAL SUBITANEO E VIOLENTO LEVARSI IN PIEDI DI MARCANTONIO CHE, AL TENTATIVO DI LEONARDO DI BACIARLO, AFFERRA IL RAGIONIERE PER IL BAVERO)

MARCANTONIO  Guè, ricchiò, ma pè chi m’he pigliato? Io te scasso ‘a faccia!

LEONARDO          (ATTERRITO, LANCIA UN URLO DI TERRORE, AL CHE, MARTA, CONTAGIATA, LANCIA A SUA VOLTA UN GRIDO)

MARTA                 Aaaah!!! La cuolica rienale!!!!

VINCENZO            (DISGUSTATO, PORTANDOSI LE MANI ALLA TESTA) Ih che schifezza ‘e banda! Che schifezza ‘e casinò!

(CIO DICENDO, VINCENZO ESCE DELUSO DALLA PORTA FINESTRA E PIANO PIANO TUTTI LO SEGUONO. ULTIMO MARCANTONIO CHE SPEGNE LA LUCE.. SI RIACCENDE DOPO QUALCHE ISTANTE. – E’ LA SERA SEGUENTE. IL DIRETTORE ENTRANDO E SEGUITO DA MARILENA E’ DIRETTO ALLA SUA SCRIVANIA, CON IL NEBULIZZATORE A PORTATA DI MANO. LO STESSO FA MARILENA, INTERROMPENDOSI A TRATTI PER SOFFOCARE UN SINGHIOZZO NEL FAZZOLETTO)

DIRETTORE          Abbiate fede, Marilè. Vedrete che Angela ci ripensa e ritorna da Alessandro…

MARILENA           Non si tratta di questo, direttò, ma della malazione. Quella ha dopo essere scappata ora è sparita nel nulla, e così il povero Alessandro è caduto in depressione.

DIRETTORE          Ci stanno mali peggiori di questo Marilè. Pigliate l’asma... Jammo, Alessandro tra poco lo vedrete riprendersi.

MARILENA           Eh, mò! Questi mi fanno spantecare per altre centinaia di puntate (SI APRE LA PORTA DI SINISTRA ED ENTRA L’ISPETTORE DI SALA)

ISPETTORE           Il pu-pu... il pu-pu...

DIRETTORE          E qua la volete fare ?

ISPETTORE           Il pu-pu-punto della si-si-situazi-zi-zione.

DIRETTORE          Parodi, fate il punto controllando i nervi.

ISPETTORE           Al du-du..

DIRETTORE          E’ tornato Dudù il marsigliese?

ISPETTORE           Al du-due l’andaaaaa-me-mento è re-re-regolare....

DIRETTORE          Sentite, Parodi, datemi una vista d’assieme. Se andiamo tavolo per tavolo facciamo giorno. Siamo in vincita o in perdita?

ISPETTORE           Pa-pa...pa-pa...

DIRETTORE          Mi fa piacere che è venuto a trovarvi vostro padre, ma non mi interessa in questo momento.

ISPETTORE           Pa-parità.... siamo in parità.

DIRETTORE          Male! Come si presenta la sala?

ISPETTORE           Bru-bru...

DIRETTORE          Brutta?

ISPETTORE           (FACENDO NO CON LA TESTA) bru-bru....

DIRETTORE          brucia? (ALLARMATO) E chiamate i pompieri!

ISPETTORE           Bru- brulica

DIRETTORE          (SNERVATO NEBULIZZANDOSI) Parodi voi mi farete venire un’infarto. E parlate ‘a gesti, che fate prima! Ci sono facce nuove?

ISPETTORE           Una co-co-contessa ru-russa e uno sce-sce....sceicco arabo.

DIRETTORE          Bene! Sti sceicchi sono i clienti ideali: arrivano con barili di petrodollari e non badano a milione più, milione meno. Ha già preso posto?

ISPETTORE           Deve ancora ca-ca...

DIRETTORE          E accompagnatelo voi! Lo dobbiamo far sentire coccolato e a proprio agio.

ISPETTORE           Ca-ca-cambiare la valuta.

DIRETTORE          Ah! E la contessa?

ISPETTORE           Ah azz-azzeccato quattro numeri di se-seguito.

DIRETTORE          Male! Tenete d’occhio la contessa e fate sedere lo sceicco al tavolo sei, è il più favorevole al casinò.

ISPETTORE           Sa-sà...sa-sà... (STIZZITO) uffà! (ED ESCE INDISPETTITO)

MARILENA           (TRADUCENDO) sarà fatto!

DIRETTORE          Quello si sta aggravando.

(DA SINISTRA ENTRA LEONARDO ESIBENDO UNO SMAGLIANTE SORRISO)

LEONARDO          Compermesso...

DIRETTORE          Avanti!

LEONARDO          Grazie. (CAMMINA IMPOSTATO. A MARILENA) che bella bambina. Buonasera.

MARILENA           Buonasera. (E LO SCRUTA COME PER RICORDARE DOVE LO HA VISTO)

LEONARDO          (LEZIOSO) Mi trovo così per dire, in imbarazzo. Al tavolo da gioco ho dato fondo a tutto il danaro liquido: sei milioni, vero! Una bazzecola. Così vorrei trasformare in liquido un assegno.

DIRETTORE          Assegno circolare?

LEONARDO          No, di conto corrente.

DIRETTORE          In questo caso, non siamo....

LEONARDO          Il conto è coperto, naturalmente. Posso esibire i documenti che attestano la mia identità. Sono un agente import-export napoletano.

MARILENA           (SCRUTANDOLO CON CURIOSITÀ) Di quale quartiere di Napoli?

LEONARDO          Posillipo, naturalmente.

MARILENA           Allora non può essere.

LEONARDO          Non cambiate assegni agli abitanti del quartiere Posillipo?

MARILENA           No, mi stavo domandando se non vi conosco.

LEONARDO          Napoletana anche la signorina?

MARILENA           Si, ma della Vicaria.

LEONARDO          Che fortunata coincidenza! Io abito a Posillipo, ma sono originario della Vicaria.

MARILENA           E come fate di cognome?

LEONARDO          Padula!

MARILENA           Ma certo: Leonardo Padula! (LEONARDO È SBIGOTTITO) non mi riconosci? Marilena Lieto!

LEONARDO          Marilena! Tu? E che ci fai qua?

MARILENA           Ci lavoro. Direttore, Leonardo è un caro compagno d’infanzia. (PRESENTANDOLI) Leonardo Padula, cavaliere Ciro D’Amato. (I DUE SI STRINGONO LA MANO) pure il direttore è napoletano.

LEONARDO          Vicaria?

DIRETTORE          Oriundo di San Carlo alle Mortelle.

LEONARDO          Ma voi vedete la combinazione!

MARILENA           Leonardo...Leonarduccio... (SI ABBRACCIANO E SI BACIANO RIDENDO, DANDOSI BUFFETTI, ACCAREZZANDOSI I CAPELLI, MENTRE DALLA SINISTRA ENTRANO VINCENZO , SOLENNE SCEICCO E ANGELINA)

ANGELINA           Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo.... (RESTANO INTERDETTI ALLA VISTA DELLA SCENA ED ESCONO RINCULANDO E CHIUDENDO LA PORTA)

MARILENA           Da quanti anni non ci vediamo?

LEONARDO          Diciotto... venti...

MARILENA           E Mario, che fa? Mario Pesce, quello che perse un occhio giocando a guardie e ladri...

LEONARDO          Ha perso l’altro occhio in un regolamento di conti

MARILENA           Uh, quanto mi dispiace! E Maria Teresa?

LEONARDO          Ah, quella si era sistemata bene. Sposò un marittimo tunisino...

MARILENA           Però....

LEONARDO          ...è finita in galera assieme al marittimo per contrabbando.

MARILENA           Ma voi vedete....

LEONARDO          A Lella Mastella è andata peggio, povera figlia. Ha avuto un incidente di macchina ed è rimasta paralizzata.

MARILENA           (SCOPPIANDO A PIANGERE) Lella... povera Lelluccia mia... (E RIVERSA IN LACRIME SI STRINGE AL PETTO DI LEONARDO CHE LE ACCAREZZA IL CAPO. DA SINISTRA ENTRANO VINCENZO E ANGELINA)

ANGELINA           Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo... (ANCORA UNA VOLTA SI INTERROMPE E FA MARCIA INDIETRO INSIEME A VINCENZO, CHIUDENDO LA PORTA)

MARILENA           Povera Lelluccia, povero Mario, povera Maria Teresa...

LEONARDO          Che siamo, mio Dio!

DIRETTORE          (NEBULIZZANDOSI) Che siamo, che siamo!

MARILENA           Ma non pensiamo alle cose tristi. Io già sto col cuore a lutto per Alessandro che è stato lasciato da Angela.

LEONARDO          Alessandro? Chi è un parente? Il tuo fidanzato?

MARILENA           L’architetto. (Mostrandogli la rivista di TV) eccolo qua.

LEONARDO          Bel giovane.

MARILENA           Bello e onesto, Leonà. Un professionista affermato. Questa è Angela. Guarda, pare una Madonna. Rimasta delusa da precedenti amori ha incominciato frequentare Alessandro, anche lui proveniente da molte delusioni, si amano decidono di sposarsi, ma al momento del sì lei scappa.

LEONARDO          Tu che dici! E perchè?

MARILENA           Perchè prima del dolce si, un certo Franco Boschi, suo ex fidanzato, un poco di buono, va fuori la chiesa se la carica in moto in abito da sposa e se la porta via.

LEONARDO          Carognone schifoso....

MARILENA           Lo sa pure il direttore. (QUESTI ANNUISCE E SI NEBULIZZA).

LEONARDO          Embè, non ci sta nessuno che può intervenire nella questione.

DIRETTORE          Si, ci sarebbe il fratello di Alessandro, Alberto, ma su di lui non ci si può contare perché avendo avuto anche lui una storia con Angela, sotto sotto ci fa piacere che il matrimonio non si è fatto.

MARILENA           Anzi, Alberto approfittando di questo fatto ha licenziato il padre di Angela.

LEONARDO          Ma allora pure questo Alberto è nu carugnone.

DIRETTORE          Sicuro, ancora più carognone di Franco Boschi che poi è intimo amico di Michele.

LEONARDO          Sposato felicemente.

DIRETTORE          Quando mai, separato, perché aveva scoperto dopo un mese di matrimonio che la moglie Silvia era incinta di un figlio non suo.

MARILENA           Si però avuto in un rapporto con Luciano, prima di fidanzarsi con Michele e non glielo aveva detto per paura di perderlo.

LEONARDO          Uh, Madonna! Marilè, mi piglia l’angoscia. Te la ricordi l’angoscia mia?

MARILENA           Come no!?

LEONARDO          Ma come, tu, Franco Boschi, piezz’è carogna... (CON IMPROVVISA DECISIONE) Dove sta mò Franco boschi?

MARILENA           Nessuno lo sa, ma da indiscrezioni pare che stanno smaltendo la fuga a Vulcano nelle isole Eolie. (DA SINISTRA ENTRANO VINCENZO E ANGELINA)

ANGELINA           Sua eccellenza Maometto Decimo....

LEONARDO          (A MARILENA) Embè, io vado a Vulcano! (A VINCENZO E ANGELINA) Quant’è vero Iddio me ne vado a Vulcano, abboffo ‘a faccia ‘e pacchere a Franco Boschi carico su un aereo Angela e la riporto ad Alessandro.

DIRETTORE          Attento, caro signore, voi state meditando un reato, chillo ve pò fa arrestà!

LEONARDO          (SCUOTENDO VINCENZO PER LE SPALLE) Quello, Alessandro, niente niente si avvelena....

VINCENZO            (INTERDETTO) Bisciaraff attine Kibbeya....

LEONARDO          Ma come, tu Franco boschi, sai che quella si sta sposando, tutto preparato, ricevimento, bomboniere, casa e………ti metti a fare questa ‘nfamità? (AFFERRA VINCENZO PER I RISVOLTI DELLA GIACCA E LO SCUOTE VIOLENTEMENTE) Io te metto cù ‘a capa int’à nù cato ‘e acquaragia! Io te dò nà morte lenta e dolorosa!

VINCENZO            (GRIDANDO) Ana badi ciuf small casinò! Casinòòòòò!!!

ANGELINA           Sua eccellenza lo sceicco Maometto decimo....

DIRETTORE          Caro signore, è uno sceicco... mollatelo... (DA SINISTRA ENTRA L’ISPETTORE, LEONARDO GLI PUNTA UN DITO CONTRO)

LEONARDO          Voi qua state? (L’ISPETTORE SI GUARDA ALLE SPALLE) Alberto Palladini!!! (AFFERRA L’ISPETTORE E LO SCUOTE VIOLENTEMENTE, MENTRE VINCENZO CADE A SEDERE E SI PREME IL PETTO RESPIRANDO AFFANNOSAMENTE) Voi state a fare la bella vita al casinò, mentre quei due se ne stanno beati in un’isola deserta con quell’essere innocente di vostro fratello che soffre. Di qui non uscite vivo se prima non aggiustiamo questo fatto. (IL DIRETTORE SI NEBULIZZA. VINCENZO GLI STRAPPA IL NEBULIZZATORE DI MANO E SI NEBULIZZA A SUA VOLTA)

MARILENA           Leonardo, ma questo non è Alberto Palladini!

LEONARDO          No? (all’ispettore) Documenti!

ISPETTORE           (BOCCHEGGIANDO TERRORIZZATO) Ma... ma...

LEONARDO          Documenti!

DIRETTORE          Parodi, fate vedere i documeti al signore. Amici miei, in presenza di uno sceicco! Parodi, i documenti...(SI NEBULIZZA)

ISPETTORE           Non ve-ve-vedo...

DIRETTORE          Ve lo chiedo per piacere.... (VINCENZO SI È ALZATO)

ISPETTORE           No!

VINCENZO            (ALL’ISPETTORE CON UN BRACCIO SULLE SUE SPALLE) Fat veder document, Parod..

DIRETTORE          Fate contento lo sceicco.... (PARODI TIRA FUORI UNA TESSERA E LA MOSTRA A LEONARDO)

LEONARDO          (LEGGENDO) Ettore Parodi. (UN TEMPO) Ma siete tale e quale a Palladini. (GLI RIDÀ LA TESSERA) siete parente?

ISPETTORE           N-no! (E SDEGNATO ESCE A SINISTRA)

DIRETTORE          (INCHINANDOSI) Vogliate scusare, eccellenza.... il giovanotto è meridionale... della Vicaria. (A LEONARDO) Abbiate bontà, non ci facciamo conoscere per quello che siamo da uno sceicco...

VINCENZO            Disgraziat!

DIRETTORE          (A MARILENA) Iammo, accompagnatelo a cambiare l’assegno.

MARILENA           Leonà, vieni a cambiare l’assegno.

LEONARDO          L’assegno? (REALIZZANDO) Ma come, me lo cambiate? (UN TEMPO) sei milioni...

DIRETTORE          (PUR DI LIBERARSENE) Anche sette, otto... (A VINCENZO) Un minuto di pazienza, eccellenza....

MARILENA           Insomma, lo vuoi cambiare o no?

LEONARDO          E’ meglio di no! (A VINCENZO A FIOR DI LABBRA) Questa ed io siamo compagni d’infanzia.

VINCENZO            (c.s.) Dop famm i cont disgraziat!

MARILENA           (TRASCINANDO LEONARDO) Vieni, vieni a cambiare. (ESCONO DA SINISTRA)

LEONARDO          (USCENDO) Ne cambio uno da sessantamila lire, và!

DIRETTORE          Ancora le mie scuse, eccellenza. Intemperanza italiana per l’alto costo della benzina.... in che cosa posso essere utile a sua eccellenza?

VINCENZO            Bisciaraf attine kibbeya flus arabìe. Interpret!

ANGELINA           Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo dice che vuol cambiare la valuta del suo paese. ( E METTE SULLA SCRIVANIA DEL DIRETTORE IL PACCO DI BANCONOTE)

DIRETTORE          Sua eccellenza non ha portato dollari?

ANGELINA           No! Solo piastre.

DIRETTORE          Come si chiama il suo paese?

ANGELINA           Kuraviri.

DIRETTORE          Kuraviri. Debbo guardare nel listino delle valute. Faccio un salto in amministrazione.

VINCENZO            Bon, bon administraziòn!

DIRETTORE          Accomodatevi. (APRE LA PORTA A DESTRA) E’ un salottino per gli ospiti di riguardo... sono a voi tra pochi minuti... con permesso. (ESCE A SINISTRA. VINCENZO SI METTE A SEDERE)

VINCENZO            Io debbo perdere la vista degli occhi se non lo mando all’ospedale.... (LA PORTA A SINISTRA SI APRE E FA CAPOLINO MARCANTONIO)

MARCANTONIO  Don Vincè...

VINCENZO            Che è? (MARCANTONIO RIDE) E’ entrato uno sceicco arabo.

VINCENZO            Un’altro?

MARCANTONIO  E’ tale e quale a voi e si sta dirigendo qua. Che faccio, l’atterro? (VINCENZO SCATTA IN PIEDI)

VINCENZO            No, no. Ci andiamo a chiudere nel salottino. Non dare nell’occhio, Marcantò. Passeggia con l’aria svagata.

MARCANTONIO  Okay. (FA PER USCIRE, COL PASSO DELL’OCA)

VINCENZO            La faccia da fesso, capito?

MARCANTONIO  Okay! (ESCE E CHIUDE. VINCENZO E ANGELINA ESCONO DALLA PORTA A DESTRA. QUALCHE ISTANTE DOPO SI APRE LA PORTA DI SINISTRA ED ENTRA LILIANA, UNA RAGAZZA VESTITA ALLO STESSO MODO DI ANGELINA)

LILIANA                (ANNUNCIANDO) Sua eccellenza lo sceicco Maometto decimo! (ENTRA UN UOMO CHE HA LO STESSO ABIGLIAMENTO E LO STESSO PORTAMENTO DI VINCENZO)

SCEICCO               Salam aleiky! (I DUE SI GUARDANO INTORNO. DA SINISTRA ENTRA IL DIRETTORE)

DIRETTORE          Eccomi, eccellenza. Il contabile sta consultando il listino delle valute.

SCEICCO               Bisciaraf attine kibbeya flus arabìe. Interpret!

LILIANA                Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo vorrebbe cambiare la valuta del suo paese. (E POSA SULLA SCRIVANIA DEL DIRETTORE UN PACCO DI BANCONOTE SIMILE A QUELLO DI VINCENZO)

DIRETTORE          Un altro pacco... eccellenza, debbo fare un altro viaggio in amministrazione....

SCEICCO               bon, bon administrazion... (IL DIRETTORE ESCE DA SINISTRA. LA PORTA DI DESTRA SI APRE ED ENTRA VINCENZO, VOLGENDO LE SPALLE AI NUOVI VENUTI. NON HA PIÙ NE COPRICAPO NE BARBA, MA UN MONOCOLO INCASTRATO NELL’ORBITA)

VINCENZO            (VERSO L’INTERNO CON ACCENTO TEDESCO) Io torna subito ja? (CHIUSE LA PORTA E SI VOLTA. ALLA VISTA DELLO SCEICCO, FA UN SORRISO DI CIRCOSTANZA, SI IRRIGIDISCE SULL’ATTENTI E SI PRESENTA CON UN SECCO MOVIMENTO DEL CAPO) Barone Vincenz von Castellan!

SCEICCO               Salam aleiki!

VINCENZO            Io incocciato serata nera ja! Io perde molto. Signor sceicco gioca, si?

SCEICCO               Salam aleiki.

VINCENZO            Io consiglia herr sceicco non gioca in questo casinò. Roulette truccate da italiani no boni.

SCEICCO               Salam aleiki.

VINCENZO            (A VOCE BASSA) Si è inceppato ‘o sceicco! (DA SINISTRA ENTRA DISINVOLTAMENTE UNA GIOVANE DONNA, BELLA E VESTITA IN MODO DA LASCIAR INTRAVEDERE QUANTO PIÙ È POSSIBILE. SI CHIAMA LUCIANA. ALLA VISTA DELLO SCEICCO, LANCIA UN GRIDOLINO GHIOTTO)

LUCIANA              Oh, uno sceicco! Quale piacevole sorpresa. Eccellenza mi chiamo Luciana Lepre e sono redattrice del mensile “Idrocarburi” e sto preparando un articolo sul petrolio in Medio Oriente. Mi domando se non possiamo fare un piacevole tete-a-tete sull’argomento....

SCEICCO               Salam aleiki:

LUCIANA              (A LILIANA) Come si chiama lo sceicco?

LILIANA                Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo.

LUCIANA              Eh, famosissimo! Non sono stata fortunata alla roulette e preferisco tornarmene in albergo. Posso sperare di incontrare più tardi sua eccellenza?

SCEICCO               Ana badi bon bon tete-a-tete.

LILIANA                Sua eccellenza dice che ne sarà felicissimo.

LUCIANA              Grazie, grazie. (NOTANDO VINCENZO) anche il signore è nel petrolio?

VINCENZO            Io cannoni, fuzili mitragliatrizi ja! (BATTENDO I TACCHI) Barone Vincenz von Castellan. Tedesco ti Cermania

LUCIANA              (CIVETTUOLA) Che strano tedesco: capelli ondulati, baffi neri, quel bel colorito moro...

VINCENZO            Io tetesco meridionale ja!

LUCIANO              Allora si spiega. Barone, c’è di là un corteggiatore asfissiante e vorrei andarmene senza incontrarlo... vorrei uscire dalla finestra.

VINCENZO            Molta prudenzaja! Il parco è buio e signorina può scassare coscia... molto peccato!

LUCIANA              Starò attenta! (CIVETTUOLA) Scappo come Cenerentola, ma debbo stare attenta a non perdere una scarpa... (Allo Sceicco) a più tardi... bye bye! (ED ESCE DALLA PORTA FINESTRA. VINCENZO SORRIDE IMBARAZZATO ALLO SCEICCO E PASSEGGIA CON PASSO CADENZATO)

VINCENZO            (PER ROMPERE IL GHIACCIO) Sua eccellenza sceicco di dove?

SCEICCO               Salam aleiki. Kuraviri. Ana badi ciuf small casinò. Interpret!

LILIANA                Sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo dice che questo è un bel casinò. (VINCENZO SI IMMOBILIZZA PRESO DA UN SOSPETTO)

SCEICCO               Bisciaraf attine kibbeya flus arabìe. Interpret!

LILIANA                Sua eccellenza lo sceicco.... (MA PRIMA CHE LILIANA RIESCA A PROSEGUIRE, VINCENZO PORTA UNA MANO ALLA BARBA DELLO SCEICCO E GLIELA TIRA GIÙ)

VINCENZO            Don Emilio Buttafuoco!!

BUTTAFUOCO     (IMPACCIATO) Don Vincenzo Catellano carissimo!

VINCENZO            Eh no, don Emilio mio! Non potete fare eternamente la sanguetta appiccicata a me! E questo che è: dovunque vado debbo trovare voi?

BUTTAFUOCO     Pur’io aggia campà, don Vincè....

VINCENZO            Si, ma non a spese mie. Fatevi venire idee vostre!

BUTTAFUOCO     Non mi vengono, don Vincè. Io sono la vostra ombra perchè vi considero un maestro del ramo. Dopo che a Napoli avete parlato con quel marinaio, l’ho avvicinato ed ho ricostruito il piano. L’unico torto è quello di essere capitato nello stesso casinò vostro.

VINCENZO            E’ nà nuvità! E mò, don Emì, ve ne andate in un altro casinò.

BUTTAFUOCO     Ma scusate, ma al mondo ci sta uno sceicco solo?

VINCENZO            No, ma non si può sperare troppo nella fessaggine del direttore. Quello oltretutto è napoletano. Don Emì, ripassate tra otto giorni travestito da giapponese.

BUTTAFUOCO     Dal momento che mi trovo, fatemi entrare nella combinazione.

VINCENZO            Ehhh! Io già dispongo del fior fiore... che vi faccio fare?

BUTTAFUOCO     Che sò, il vice sceicco.

VINCENZO            O che! Quello il Kuraviri è appena segnato con un puntino sulla carta. Il vice! E poi, don Emì, ve lo sto dicendo da anni, voi siete maldestro.

BUTTAFUOCO     Jammo, pè nà vota che è andata male...

VINCENZO            Una volta? Don Emì, cito alla spicciolata. Unico e solo in italia, voi avete tentato uno scippo in bicicletta....

BUTTAFUOCO     ...e lo sapete che io la moto non la so portare....

VINCENZO            Secondo: adottate il sistema del buco per entrare in una gioielleria e irrompete nella sagrestia della chiesa parrocchiale. Terzo, e qui mi fermo per carità di patria, ..................... Voi invece di concepire piani grandiosi, seguite il consiglio che vi sto dando da anni: andate a lavorare.

BUTTAFUOCO     A verità, don Vincè, che lavoro mi metto a fare, io non so fare niente.

VINCENZO            A verità verità, don Emì? Voi fate quasi schifo.

BUTTAFUOCO     Quasto no, io non ho mai fatto quasi schifo a nessuno.

VINCENZO            Agli altri non so, ma a me mi fate schifo.

BUTTAFUOCO     Quasi. Prima avete detto quasi....

VINCENZO            Senza quasi. Proprio schifo.

BUTTAFUOCO     E allora datemi la possibilità di riabilitarmi ai vostri occhi. Napoletano siete voi e napoletano sono io. Dopo....... io nun tengo ne arte e ne parte. La famiglia pesa. La dote a mia nipote Liliana come gliela faccio?

LILIANA                Michele mio va trovando il corredo a trentasei.

VINCENZO            Sentite, facciamo una bella cosa. Voi ve ne uscite belli belli e quando l’opera è fatta vi offro un fiore: il corredo per vostra nipote.

LILIANA                Grazie, don Vincè.

BUTTAFUOCO     Almeno un milione e trecentomila lire. Ci stanno le spese di viaggio e di abbigliamento.

VINCENZO            Don Emì, il fiore lo arrotondo a un milione e mezzo, basta che ve ne andate.

BUTTAFUOCO     Don Vincè, dovete campare cent’anni! (LA PORTA DI SINISTRA SI APRE E IL DIRETTORE PARLA VERSO IL SALONE VOLGENDO LA SCHIENA AI PRESENTI)

DIRETTORE          Parodi, più movimento... non mi fate languire la serata. Controllate il cambio dei croupiers .... (FULMINEAMENTE, VINCENZO HA FATTO ENTRARE BUTTAFUOCO E LILIANA NEL SALOTTINO E RESTA SOLO A RICEVERE IL DIRETTORE CHE RESTA INTERDETTO ALLA SUA VISTA)

VINCENZO            (BATTENDO I TACCHI) Barone Vincenz von Castellan. Io è il director della compagnia di petrolio di sua eccellenza lo sceicco Maometto Decimo ja!

DIRETTORE          Piacere, barone. E sua eccellenza?

VINCENZO            E’ di là. Lei vuole io chiama lui ja?

DIRETTORE          Si, grazie. Per definire il cambio della valuta.

VINCENZO            Io chiama subito sua eccellenza. (ESCE A DESTRA. IL DIRETTORE ASPIRA AVIDAMENTE)

DIRETTORE          E te pareva. Se sta mettenno ‘a scirocco! (VA ALLA PORTA FINESTRA E SI NEBULIZZA. DA DESTRA RIENTRA VINCENZO, CON BARBA E COPRICAPO IN COMPAGNIA DI ANGELINA)

VINCENZO            Salam aleiki!

DIRETTORE          (VOLTANDOSI) Scusate, eccellenza. Lo scirocco mi distrugge. La testa mi rimbomba come se avessi bevuto due litri di vino. (LA PORTA A DESTRA SI APRE ANCORA ED ENTRANO BUTTAFUOCO E LILIANA. IL DIRETTORE SI PORTA UNA MANO ALLA FRONTE) Uh, Maronna....

VINCENZO            (REALIZZANDO, PORGE FULMINEAMENTE LA MANO A BUTTAFUOCO) Bacia man... (BUTTAFUOCO GLI BACIA LA MANO)

ANGELINA           (PRESENTANDO) Il grande eunuco di Maometto Decimo.

DIRETTORE          Ah, è l’eunuco.... (INCHINANDOSI) signor eunuco...

VINCENZO            (A BUTTAFUOCO) Nun te mov e nun parlà!

BUTTAFUOCO     E chi se mov!

DIRETTORE          (A VINCENZO) Eccellenza, la valuta non è quotata nel bollettino, ma ad occhio e croce potrei calcolare la parità con il dollaro. Diciamo ventimila.

BUTTAFUOCO     (A VINCENZO) Buon io l’aggio pavat tremila lir!

DIRETTORE          Ventimila dollari è il massimo che vi posso dare.

VINCENZO            Ventimila Dollar?

DIRETTORE          Si, ventimila dollari.

BUTTAFUOCO     (SI PRECIPITA E PRENDE UN’ALTRO FASCIO DI BANCONOTE DALLA BORSA DI LILIANA CHE POI DEPONE PER TERRE) Io fa scont. Capisc scont? No vet, no quindic, no diec... io do per cinquemil dollar...

DIRETTORE          (A VINCENZO) Ma come, il vostro eunuco ci vuole rimettere?

VINCENZO            (DANDO UN CALCIO A BUTTAFUOCO) Quello rimess tutt. No test, no cervel, no nient. (MENTRE IL DIRETTORE CONTA IL DENARO VINCENZO FA SEGNO A BUTTAFUOCO DI FILARSELA) Vattenn...

BUTTAFUOCO     Do una man...

VINCENZO            Vattenn o tu eunuc...

BUTTAFUOCO     Primma da anticip... (VINCENZO GLI MOLLA DUE BANCONOTE) Ventimil lir?

VINCENZO            Il rest appress...

BUTTAFUOCO     I’ aspett for... (AL DIRETTORE) Eunuc vadi jocar roulette!

DIRETTORE          (CON UN INCHINO) Con suo comodo.

BUTTAFUOCO     Salam. (ESCE CON LILIANA CHE È SENZA BORSA)

VINCENZO            (AD ANGELINA, INDICANDO LA PORTA FINESTRA) Chiud fenestr o spray fa fetecch!

ANGELINA           Sua eccellenza vorrebbe far chiudere la finestra. Viene da cinquanta gradi all’ombra e sente freddo.

DIRETTORE          Sua eccellenza vuole scherzare? Se chiudo la finestra mi si schiattano i bronchi.

VINCENZO            Cink minut

DIRETTORE          E in cinque minuti me ne vado all’altro mondo.

VINCENZO            Non può star. (SI AVVICINA ALLA FINESTRA E FA PER CHIUDERLA MA IL DIRETTORE LO FERMA)

DIRETTORE          No, eccellenza, per carità!

VINCENZO            (DOPO UN APRI E CHIUDI DA PARTE DI VINCENZO E DEL DIRETTORE DELLA FINESTRA, CHIAMA) Marcanton! (SI APRE LA PORTA ED ENTRA MARCANTONIO)

MARCANTONIO  Vi serve la forza dirompente?

VINCENZO            Chiud finestr!

MARCANTONIO  Okay! (FA PER CHIUDERE LA FINESTRA)

DIRETTORE          Ohè, ma voi chi siete? (PIOMBA ADDOSSO A MARCANTONIO PER RIAPRIRE LA FINESTRA. NE NASCE UNA COLLUTTAZIONE NELLA QUALE INTERVIENE ANCHE VINCENZO)

MARCANTONIO  Io l’atterro! (NELL’ABBASSARE IL BRACCIO, INCONTRA LA TESTA DI VINCENZO INTENTO A COLLUTTARE CON IL DIRETTORE. VINCENZO STRAMAZZA STRORDITO)

VINCENZO            Mamma d’ò Carmene!

DIRETTORE          Chi ha parlato? Chi ha detto Mamma d’ò Carmene?

VINCENZO            (GRIDANDO) Marcantò, ha chiure sta cacchia ‘e fenesta?

MARCANTONIO  Questo non mi lascia!

DIRETTORE          Neh, ma in che lingua parla Maometto?

VINCENZO            Atterra, atterra! (MARCANTONIO COLPISCE IL DIRETTORE, CHE STRAMAZZA SU UNA POLTRONA) Mannaggia! Questo è un trauma cranico.

MARCANTONIO  Ma perchè vi muovete tanto? Ringraziate Dio che vi ho preso di striscio.

VINCENZO            ‘O turbante aggia ringrazià. Ah! ‘a capa mia! (BARCOLLA PER LA STANZA) Iammo, che il più è fatto. Dove sta la cassaforte?

ANGELINA           Don Vincè, la cassaforte è alle vostre spalle.

VINCENZO            La forza bruta mi ha rovinato... vedo tutto rovesciato. Angelì, piglia le chiavi. (ANGELINA PRENDE LE CHIAVI DA UNA TASCA DEL DIRETTORE E LE DA A VINCENZO. QUESTI APRE LA CASSAFORTE) Eh!? Fisiologicamente.... doce doce.... (PRENDE I PACCHI DI BANCONOTE E LI RIPONE NELLA BORSA DI ANGELINA CHE SI SEGNA DEVORAMENTE)

MARCANTONIO  Io con la parte mia apro una palestra di judò. (LA PORTA A SINISTRA SI APRE ED IRROMPE DONNA MARTA)

MARTA                 Embè, don Vincè, a che gioco giochiamo?

VINCENZO            E voi che ci fate qui? Tra poco vi viene la colica!

MARTA                 Non fate l’indiano, don Vincè. Vi siete venuto a mettere dietro di me e di nascosto vi siete impadronito di metà della mia vincita: sette milioni e mezzo.

VINCENZO            Io?

MARTA                 Perchè, quanti sceicchi ci stanno?

VINCENZO            (REALIZZANDO) Due. Marcantò, va in sala, trova lo sceicco e portalo qua.

MARCANTONIO  Okay. (ESCE DA SINISTRA)

VINCENZO            Donna Marta, tornate al vostro posto e fra cinque minuti fatevi afferrare dalla colica. I soldi ve li recupero io.

MARTA                 Va bene, io ho fiducia in voi. (FA PER ANDARE)

VINCENZO            Un momento, scusate. Se ho ben capito voi state vincendo quindici milioni?

MARTA                 Eh!

VINCENZO            E come avete fatto?

MARTA                 Col ventitrè nero, come avete comandato voi.

VINCENZO            Ma il 23 usciva?

MARTA                 Saccio sti fatti! Quello mi dava i gettoni e io me li prendevo. Don Vincè, io ho fiducia. (ESCE A SINISTRA)

VINCENZO            (SOVRAPPENSIERO) Angelì, ho capito bene? Il ventitrè nero....

ANGELINA           Così ho sentito pure io. (DA SINISTRA ENTRA MARCANTONIO TRASCINANDO BUTTAFUOCO)

VINCENZO            Don Emì, Voi siete la schifezza della schifezza di tutte le schifezze. Mò ci dobbiamo fregare pure tra di noi? Voi avete sottratto i soldi a un membro della mia organizzazione, donna Marta Cannavacciuolo.

BUTTAFUOCO     Gesù, era persona vostra? E io che ne sapevo! E mò come si fa?

VINCENZO            Si fa che portate indietro i sette milioni e mezzo che vi siete preso.

BUTTAFUOCO     Non è possibile, li ho dati a mia nipote che ha cambiato i gettoni ed è corsa alla stazione ad aspettarmi.

VINCENZO            (MOLTO PACATO) Marcantò, atterra ‘a stu fetente!

MARCANTONIO  (SI GETTA ADDOSSO A BUTTAFUOCO. COLLUTTANO. MARCANTONIO ALZA UN BRACCIO E NELLA FOGA E NELLA CONFUSIONE LO ABBASSA SULLA TESTA DI VINCENZO CHE STRAMAZZA CON UN GRIDO. BUTTAFUOCO SCAPPA A SINISTRA. VINCENZO SI ALZA AIUTATO DA ANGELINA E, CALMISSIMO SI TOGLIE IL COPRICAPO E LA BARBA)

MARCANTONIO  Voi vi agitate troppo... quando io sono in azione vi dovete stare quieto. (VINCENZO ESTRAE LA BOMBOLA DI TASCA)

VINCENZO            Marcantò, vieni qua... senti che bell’odore... respira, respira... (E MENTRE MARCANTONIO RESPIRA PROFONDO GLI SPRUZZA LA BOMBOLETTA DI NARCOTICO SOTTO IL NASO. QUESTI CON UN SORRISO DA EBETE, BARCOLLA E SCOMPARE DALLA PORTA DI DESTRA)

DIRETTORE          (RINVENENDO) Che è stato, che è successo?

VINCENZO            (INCASTRANDOSI IL MONOCOLO CON ACCENTO TEDESCO) Uno piccolo attacco d’asma ja!

DIRETTORE          Datemi il nebulizzatore.

VINCENZO            Quella schifezzen no bona per vostri bronchi ja. Io ha portato da cermania grande rimedio contro asma. (METTE MANO ALLA BOMBOLETTA) Io spruzza ja? Direttore, apre bocca e respira. (IL DIRETTORE APRE LA BOCCA E VINCENZO GLI SPRUZZA IL NARCOTICO. IL DIRETTORE SI ADDORMENTA DOLCEMENTE MENTRE VINCENZO LO CULLA E GLI CANTA UNA NINNA NANNA)   “ nonna nonna nunnarella, ‘o lupo s’ha mangiato ‘a pecurella.... (Il Direttore Si Addormenta Sorridente) Angelì, quanti minuti sono passati?

ANGELINA           Una decina.

VINCENZO            (RIMETTENDOSI BARBA E COPRICAPO) e quella quando si fa pigliare dalla colica? (SI APRE LA PORTA DI SINISTRA ED ENTRA L’ISPETTORE)

ISPETTORE           Di-di...di-di....

VINCENZO            (ASUMENDO UNA POSA SOLENNE) Dic, dic... (L’ISPETTORE PUNTA UN DITO SUL DIRETTORE)

ANGELINA           Il direttore si è sentito poco bene

ISPETTORE           Gli è arri-ri arri-ri arri-rivata la no-no tizia del fu-furto? Tre collane... du-due ane-nelli e pu-pu-re una spilla di di-di-diamanti... (VIA DI CORSA DA SINISTRA. VINCENZO SI AFFACCIA A SINISTRA)

VINCENZO            (GRIDANDO) ‘A colica!!! (ENTRANO MARILENA E LEONARDO. LEI CORRE VERSO IL DIRETTORE)

MARILENA           Don Ciro!

VINCENZO            (A LEONARDO) Che avete fatto?

LEONARDO          Ho cambiato l’assegno, no?

VINCENZO            Lasciando nome e indirizzo, vero? Ragioniè, io vi faccio avere sette anni più sette.

MARILENA           Direttore! Don Ciro!

LEONARDO          (ACCORRENDO A SUA VOLTA) Ma che è successo? Don Ciro, don Ciro!

VINCENZO            E’ uscito a parente pure con il direttore.

MARILENA           La cassaforte è aperta... (VA ALLA CASSAFORTE, MA GIÀ VINCENZO GLI HA SPRUZZATO IL NARCOTICO TUTTO INTORNO. LEONARDO E MARILENA CADONO ADDORMENTATI)

VINCENZO            (CANTANDO) Nonna nonna nunnarella – ‘o lupo s’ha mangiato ‘a pecurella....

MARTA                 (FUORI DI SCENA) Aaah! La cuolica renale! La cuolica renale!!

VINCENZO            Lassa fa Dioo! (GRIDANDO VERSO IL SALONE) In infermeria. Mettitece nà supposta!! (SI SENTE UN VOCIARE DAL SALONE, VINCENZO SORRIDE MALGRADO IL SUO DOLORE AL CAPO) Senti, Angelì... mò si che è un bel casinò.... (MA SUL VOCIARE SI SOVRAPPONE ADESSO IL SUONO DI UNA SIRENA. VINCENZO SI IMMOBILIZZA) La polizia!

ANGELINA           Madonna mia, questo non era previsto. Che facciamo, don Vincenzo?

VINCENZO            (CON FULMINEA DECISIONE) Nel parco. Ci arrampichiamo su un albero. (PROCEDE CON ANGELINA VERSO IL FONDO COMPRIMENDOSI IL CAPO) Ih che brutto casinò... ih che brutto casinò!.... (MENTRE LA SIRENA È IN AVVICINAMENTO, ESCE DALLA PORTA FINESTRA INSIEME AD ANGELINA, CHE SORREGGE LA BORSA CON IL BOTTINO).

FINE I° ATTO

ATTO SECONDO

E’ TRASCORSA QUALCHE ORA.

LA CASSAFORTE E’ SEMIAPERTA. PER TERRA C’E’ LA BORSA DIMENTICATA DA LILIANA, SULLA SCRIVANIA PICCOLA LA BORSETTA DI MARILENA. DA SINISTRA ENTRA IL DIRETTORE AFFRANTO CON IL SUO INSEPARABILE NEBULIZZATORE. LO SEGUE LEONARDO

DIRETTORE          (CON IL TONO LAMENTOSO CHE USERÀ PER TUTTA LA SCENA) Ne uccide più la sfortuna che l’asma! (INDICANDO TUTT’INTORNO) Ecco qua, questa è la tomba mia....

LEONARDO          Beato voi che non provate angosce.

DIRETTORE          Abbiate pazienza, figlio mio, vi pare carità cristiana che dopo quello che è successo, vi appiccicate a me come una sanguetta? Io già sto angosciato per conto mio, in aggiunta all’asma, debbo rendere conto di centinaia di milioni.

LEONARDO          E non pensate solo alle cose materiali, questo che è! Mettetevi nei miei panni.

DIRETTORE          No, mettetevi voi nei miei. Ragioniè, prima che schiara giorno debbo assolutamente trovare don Vincenzo Castellano. Se non raggiungiamo una transazione, mi debbo solo sparare.

LEONARDO          Io vi aiuto a trovare don Vincenzo, a patto che mi date una mano a scacciare i miei pensieri angosciosi. Voi grondate saggezza, cavaliè. Meno male che ci siamo incontrati.

DIRETTORE          Non lo dite! Mannaggia il momento! Ma come, proprio in questo casinò dovevate venire a fare il colpo? Non potete immaginare come e quanto mi avete inguaiato. E in tutto questo, l’ottimo don Vincenzo Castellano è sparito nel nulla. Nella stazione non ci sta.... la macchina che tenevate pronta per la fuga è al posto suo... neh, ma dove si è andato a nascondere?

LEONARDO          Cavaliè, mi sta venendo un pensiero...

DIRETTORE          Uuuhhh!!!

LEONARDO          No, questo è un pensiero comune, terra terra. Perchè non avete raccontato tutto alla polizia?

DIRETTORE          Ve l’ho detto, me la debbo vedere direttamente con il vostro principale. Il perchè ve lo spiego strada facendo.

LEONARDO          Dove dobbiamo andare?

DIRETTORE          Passiamo al setaccio gli alberghi. E muoviamoci, figlio mio, che tra poco è giorno. (ESCONO A SINISTRA)

(LA SCENA RESTA VUOTA PER QUALCHE ISTANTE. DAL FONDO SI AFFACCIA ANGELINA CON ESTREMA CIRCOSPEZIONE, SI GUARDA INTORNO E FA UN CENNO VERSO L’ESTERNO)

ANGELINA           Non ci sta nessuno, don Vincè. (ENTRA CON LA BORSA A TRACOLLA SEGUITA DA DON VINCENZO CHE SI È LIBERATO DI BARBA E COPRICAPO)

VINCENZO            (COMPRIMENDOSI LA TESTA) ‘A capa mia! Mamma d’ò Carmene, ‘a capa mia!... (SIEDE SUL DIVANO) Prima cosa appena arrestato, la radiografia al cranio.

ANGELINA           Don Vincè, ma qui non ci siamo venuti a mettere nelle fauci del leone?

VINCENZO            Non possiamo passare il resto della notte appollaiati su un albero. E poi, siccome nessuno viene a sorvegliare una cassaforte vuota, questo per mò è il posto più sicuro. Senti che silenzio. Mi pare di stare già in galera.

ANGELINA           Perchè non tentiamo una sortita disperata?

VINCENZO            E da dove? I cancelli saranno sorvegliati.

ANGELINA           Dal mio ramo non ho visto nessuno.

VINCENZO            Quelli stanno appostati al buio. ‘A capa mia! Ma dove sta la forza bruta della natura? E questo perchè mi ha preso di striscio. (SCONSOLATO) Un anno di studio per mettere insieme nù zezo, nù peso massimo fesso e nà contessa di Benevento! Mò che a Napoli sanno i particolari non mi posso più far vedere in giro per la vergogna...Ah, ‘a capa mia... trovami un’aspirina....

ANGELINA           Voi vi disperate forse senza motivo, don Vince’. Può darsi che la polizia è venuta soltanto per il furto di gioielli.

VINCENZO            Sia pure, ma una volta che la polizia sta qua, il direttore non raccontava ‘o quarantotto ‘e Maometto?

ANGELINA           E con questo? Gli sceicchi erano due e voi avete ripreso il vostro aspetto naturale. Può darsi che pizzicano don Emilio Buttafuoco.

VINCENZO            E secondo te quanti minuti regge a un interrogatorio quel fetente?

ANGELINA           Però il modo di scappare ci deve essere. Pensateci don Vincè, voi avete un cervello vulcanico.

VINCENZO            E’ inutile, Angelina, non ci facciamo illusioni. L’unica speranza mia, dopo le botte in testa è che mi riconoscano la seminfermità mentale. (PRENDENDO LA BORSA DI ANGELINA) Fammi consolare un pò, và.... (APRE LA BORSA E SI BEA ALLA VISTA DELLE BANCONOTE) Manzoni... Michelangelo... Galileo... Colombo... Verdi... Viva l’Italia! Vi dovevamo trasformare in bivani, nicchie al camposanto, scuole notturne di educazione sessuale... sogni, sogni ad occhi aperti. Mi debbo accontentare di odorarvi.... (ANNUSA VOLUTTUOSAMENTE LE BANCONOTE) (UN TEMPO) ... ecco qua: tre miliardi in contanti e mi debbo accontentare di sentire l’odore. Ma data la premessa, non poteva che essere così! Speriamo almeno che gli altri riescano a farcela.... (PROVENIENTE DAL SALOTTINO SI ODE UNO SBADIGLIO CHE SEMBRA IL GRIDO DI TARZAN. VINCENZO SI ALZA E ANGELINA GLI SI ACCOSTA SPAVENTATA)

VINCENZO            (VERSO LA PORTA) Ci arrendiamo maresciallo.... siamo disarmati. (LA PORTA SI APRE E NE VIENE FUORI MARCANTONIO, A BRACCIA LARGHE, EMETTENDO UN’ALTRO SBADIGLIO) Tu stai qua? (MARCANTONIO LO GUARDA PER UN ISTANTE E SI PREDISPONE A RIDERE) Marcantò, fatti una risata e io ti rimodello la faccia! Che ci facevi là dentro?

MARCANTONIO  Là dentro? (CI PENSA) Gesù, ma voi vedete... stavo dormendo.

VINCENZO            Gesù, ma voi vedete....

MARCANTONIO  Però, mò che mi ricordo, mi avete spruzzato quella schifezza in faccia.

VINCENZO            E per una spruzzata ti fai una dormita di quattro ore?

MARCANTONIO  Don Vincè, io quando piglio sonno, manco le cannonate. E voi che ci fate qua?

VINCENZO            (SARCASTICO) Sono venuto a portarti la tua parte.

MARCANTONIO  Uh, vi siete voluto disturbare... quanto siete amabile... (FA PER FRUGARE NELLA BORSA, MA VINCENZO GLI BATTE SULLE MANI)

VINCENZO            Senti, Marcantò, qua siamo in una via senza uscita, hai capito? Se non la finisci di fare il fesso io ti piglio come ostaggio e.... (SI INTERROMPE COME FULMINATO DA UN’IDEA) Eh! Questa è la via d’uscita! Gli ostaggi! Marcantò, tu puoi ancora raddrizzare la barca.

MARCANTONIO  Dite, dite.

VINCENZO            Te ne esci quatto quatto... (MARCANTONIO RIDE E VINCENZO LO SCHIAFFEGGIA)

MARCANTONIO  E voi dite quatto quatto....

VINCENZO            Senza dare nell’occhio ‘e capì? Senza dare nell’occhio salti il muro di cinta e vai alla ricerca di qualche ostaggio.

MARCANTONIO  Ah! (LO OSSERVA FISSO: NON HA CAPITO)

VINCENZO            Ostaggi, hai capito?

MARCANTONIO  Ho capito. Quanti?

VINCENZO            Due, tre quelli che trovi. Li afferri e li porti qua.

MARCANTONIO  Di che razza devono essere?

VINCENZO            Giapponesi, Turchi Messicani! E ti metti a scegliere? Quelli che trovi porti.

MARCANTONIO  Okay!

VINCENZO            (Lo Spinge Verso La Porta Finestra) Iammo, iammo... e non fare rumore, mi raccomando... (Marcantonio, Fuori Di Scena Lancia Un Grido Di Dolore) ch’è stato?

MARCANTONIO  Un albero!

VINCENZO            Striscia sul terreno, fa il serpente a sonagli.... (SOFFREGANDOSI LE MANI) Angelì, può essere che ce la facciamo. Gli ostaggi li chiudiamo nel salottino. Se le cose si mettono male, li tiriamo fuori e ce ne serviamo come merce di scambio.

ANGELINA           Lo dicevo che avete un cervello vulcanico!

VINCENZO            (TASTANDOSI LA TESTA) E stu vulcano sta fumanno.... non ce la faccio più... ‘a capa mia....

ANGELINA           (DISTRATTAMENTE VA A GUARDARE NELLA CASSAFORTE) Don vincè, ma che sono questi orologi?

VINCENZO            Orologi? E che ne sò! Fammi vedere. (LI OSSERVA) e sono pure d’oro…..

ANGELINA           (GUARDANDO NELLA CASSAFORTE) Ci stanno pure tre anelli con smeraldo, due accendini d’oro, un portafoglio due borsette femminili, tre collane di perle, un diadema con brillanti. (Assieme agli orologi mette tutto nella borsa) (LI TIRA FUORI E LI METTE SULLA SCRIVANIA)

VINCENZO            E non hai trovato pure un tubetto di aspirine?

ANGELINA           Non ci sta più niente. Ma com’è che nella cassaforte di un casinò ci stava tutta questa roba?

VINCENZO            Sarà roba lasciata in pegno da giocatori perdenti. Angelì, mò veramente non ce la faccio più. Vai subito in infermeria e trovami qualcosa per il mal di testa.

ANGELINA           E se incontro qualcuno?

VINCENZO            Non incontri nessuno, Angelì. Stanno tutti quanti a fare ammuina ‘ngoppo ‘o commissariato.

ANGELINA           Speriamo bene. (DEPONE LA BORSA PERTERRA, LONTANA DA QUELLA DIMENTICATA DA LILIANA EDEESCE A SINISTRA. CON UNA SMORFIA DI DOLORE, VINCENZO SI SDRAIA SUL DIVANO, SI PORTA UNA MANO ALLA FRONTE E CHIUDE GLI OCCHI. DOPO POCHI ISTANTI, DA SINISTRA ENTRA L’ISPETTORE DI SALA CON SOPRABITO E CAPPELLO E, SENZA SCORGERE VINCENZO, VA ALLA SCRIVANIA DOVE C’È IL TELEFONO E FORMA UN NUMERO)

ISPETTORE           (FORTE) Ma-ma… (VINCENZO SUSSULTA, APRE GLI OCCHI, SCORGE PARODI E SI RANNICCHIA TUTTO SU SE STESSO) Ma-ma… (L’ISPETTORE, STIZZITO, BATTE UN PIEDE PER TERRA) Ma-ma…

VINCENZO            (TIMIDAMENTE, FALSANDO LA VOCE) Cantate!

ISPETTORE           (AL TELEFONO) Come?

VINCENZO            (FALSANDO LA VOCE) Quello che dovete dire a mammà, ditelo cantando.

ISPETTORE           (CANTA) Ma io….. non debbo parlare con mammà….

VINCENZO            (CANTANDO LO STESSO MOTIVO) Non fa niente… se voi cantate, è molto meglio…

ISPETTORE           Ah, sì? Davvero? (SEMPRE CANTANDO) E’ vero… è vero… è vero… miracolo , è vero, io non balbetto più!

VINCENZO            (PARLANDO) Avete visto come si vince la balbuzie?

DIRETTORE          (SEMPRE CANTANDO) Grazie… grazie… graaaaaaaazieeeee!

VINCENZO            (CANTANDO) Prego… prego…. Preeeeeegoooo!

DIRETTORE          (AL TELEFONO CANTANDO)

                               Maria, mia cara

                               Vengo tra mezz’ora

                               E, mi raccomando

                               Pronti i maccheron!

                               Perché canto?

                               Perché son felice.

                               Maria son tanto felice

                               Perché non balbetto più.

                               Questa canzone ti dice

                               che sto venendo da te.

VINCENZO            (SULLO STESSO MOTIVO)

                               Adesso vi dovete sbrigare

                               Pecchè nuie tenimmo che ffà….

ISPETTORE           Addio, cara Maria……..

                               Volo daaaaaa teeeeeeee|

VINCENZO            Zan! Zan!

ISPETTORE           (SI AVVIA PER USCIRE, MA SI ACCORGE DI VINCENZO, CHE NEL FRATTEMPO SI E’ ALZATO DAL DIVANO)       Ma… ma…

VINCENZO            Mò accumminciammo n’ata vota co’ mammà? Documenti!

ISPETTORE           No… no… non so-sono…

VINCENZO            Cantate e cacciate i documenti!

ISPETTORE           (CANTA) No…. Non sono manusardi…

VINCENZO            (IDEM) LO….dobbiamo accertare…

VINCENZO            (IDEM) Lei chi è?…

VINCENZO            (IDEM) Io son la Polizia….

ISPETTORE           (IDEM) E perché…perché si trova qui?..

VINCENZO            (IDEM) Dove?… dove dovrei stare?..

ISPETTORE           (IDEM) Alla caccia… del ladro di gioielli…

VINCENZO            (IDEM) Dei gioielli? Io tengo male ‘e capa…

ISPETTORE           (IDEM) E per questo… (CHIUSURA) Stava sdraiato qui!

VINCENZO            (PARLANDO) Eh, stavo sdraiato qui peccgè tenevo male ‘e capa. Perché, un agente di polizia non può avere mal di testa?

ISPETTORE           (LIRICO) Certo… certo… ceeeeertoooo!

VINCENZO            Neh, amico, io vi ho suggerito di cantare, ma non è che mi dovete fare sentire tutta la Traviata. Documenti! (L’ISPETTORE GLI PORGE UNA TESSERA) Ettore parodi.

ISPETTORE           (LIRICO) Sissignore.

VINCENZO            Abitate in via Papinio stanzio, 43.

ISPETTORE           (IDEM) Sissignore.

VINCENZO            E allora, Parodi, mò ve ne andate a casa e restate a disposizione della Polizia., consegnato a domicilio fino a nuovo ordine.

ISPETTORE           (IDEM) Sissignore.

                               (SUL TEMA “GRAZIE DEI FIOR”)

                               Grazie di cuor

                               Che bel suggerimento che ho avuto

                               Così potrò parlare senza freni

                               E balbettare ancora non potro!

VINCENZO            Zan! Zan! Mò Jatevenne

ISPETTORE           (IDEM) Grazie… grazie… grazie…..!

                               (DA SINISTRA ENTRA ANGELINA CON UN BICCHIERE D’ACQUA ED UNA SUPPOSTA IN MANO)

ANGELINA           Don Vincè, ho trovato solo questo…..

VINCENZO            (PRENDENDO DISTRATTAMENTE IL MEDICINALE) Grazie Angelì. Poco fa è entrato l’ispettore di sala, mi ha visto, mi ha fatto sentire mezza traviata e mezzo festival di sanremo e se n’è andato come se niente fosse successo. Io debbo capire. (MANDA Giù IL MEDICINALE CON UN SORSO D’ACQUA)

ANGELINA           Ma come, vi siete bevuta la supposta di Buscopan?

VINCENZO            (SPUTANDO IL SORSO D’ACQUA RESIDUO) E tu mi lasci bere una supposta?

ANGELINA           E voi non mi date il tempo di spiegare…

VINCENZO            E fermami la mano, sangue del diavolo!

MARILENA           (ENTRANDO DA SINISTRA A PRECIPIZIO) Scusate, con tutto quel trambusto ho dimenticato la borsetta. (PRENDE LA BORSETTA DALLA SCRIVANIA PICCOLA E NEL GIRARSI SI ACCORGE DEI DUE) I signori?

VINCENZO            (DOPO UNA LIEVE TITUBANZA) La signorina Marilena, immagino…

MARILENA           Si, e voi?

VINCENZO            Sono latore di una buona notizia. Alessandro Paladini si è ripreso dalla depressione e ha deciso di perdonare Angela e Franco Boschi. Siete contenta?

MARILENA           Da un lato sì, ma gli altri come l’hanno presa?

VINCENZO            Tutti ne sono stati contenti, compreso quella carogna di Alberto Palladini. E per l’occasione sono ritornati assieme anche Michele e Silvia.

MARILENA           Ma voi come lo sapete?

VINCENZO            Sono il Conte Enzino de Castellanis grande amico di famiglia Palladini. Appena saputa la notizia ho noleggiato un aereo privato e mi sono precipitato qui assieme alla hostess a portarvi di persona la lieta novella.

MARILENA           Oh, signor conte, come dimostrarvi la mia riconoscenza?

VINCENZO            Andandovene subito a Posillipo dove la coppia arriverà direttamente da Vulcano e saluteranno con un rinfresco parenti amici e simpatizzanti.

MARILENA           (ESTASIATA) Parto subito per Posillipo! Che felicità! (ESCE DAL FONDO)

ANGELINA           Don Vincè, e questo perché avete subito un trauma cranico…

VINCENZO            Io debbo ancora capire. Qua dentro sono spariti tre miliardi e la gente va e viene come se niente fosse. ( DALLA PORTA-FINESTRA ENTRA MARTA)

MARTA                 Don Vincè, io sto qua.

VINCENZO            Bentornata.

MARTA                 Bentrovato. Mi posso finalmente sollevare?

VINCENZO            (GUARDANDO IN ALTO) E dove volete andare?

MARTA                 Mi vorrei levare il busto per sentire sollevo…

VINCENZO            Dovete sentire “sollievo”, donna marta. Sollievo…

MARTA                 Ma “sollievo” non è russo?

VINCENZO            Nonsignore, è italiano. (HA UN RIPENSAMENTO) ma come siete entrata?

MARTA                 Dal cancello.

VINCENZO            Dal cancello?… E dove siete stata?

MARTA                 Mi hanno portata in ospedale, E là hanno ‘ncasato ‘a mano: mi hanno messo una seconda supposta.

VINCENZO            Poi siete uscita dall’ospedale e siete venuta dritta dritta qui…

MARTA                 Ma perché, non mi tocca la mia parte?

VINCENZO            Donna Marta, se ci riconoscono le attenuanti, a me la seminfermità mentale e a voi la tortura del busto, ci toccano cinque anni di galera.

MARTA                 Gesù, e perché?

VINCENZO            Perché il direttore a quest’ora avrà denunciato il fatto.

MARTA                 No. Quando mai? Io ero presente quando è arrivata la polizia. Il direttore ha detto che era svenuto per un attacco d’asma. E quando la segretaria gli ha fatto notare che la cassaforte era vuota, ha spiegato che i soldi erano serviti a pagare le vincite dei giocatori.

VINCENZO            Quindi non ha denunciato il furto… (MARTA FA UN GESTO DI DINIEGO) … E’ uscito pazzo il direttore.

ANGELINA           Forse lo hanno stonato le botte di Marcantonio.

VINCENZO            Angelì, le botte di marcantonio me le sono pigliate tutte io… Io ancora debbo capire… (CON IMPROVVISA DECISIONE VA AL TELEFONO E FORMA UN NUMERO) Appuriamo subito stu fatto… (AL TELEFONO CON ACCENTO AMERICANO) Hallò, Italian police? I am Vincent Castle, giornalista americano della rivista PLAY-GANGSTER. Well, essendo saputo che questa sera essere stato commesso grande furto in un casinò, io vulesse sapè qualche little particolare. Okay? Yes, yes, thank’ you. Hello? Yes, yes.. All right! Molto beno, grazie, thank’ you very much… Good bye, paisà… good bye! (RIAGGANCIA) Erano venuti solo per il furto dei gioielli: normale amministrazione. (PAUSA) Sentite, non so come e perché, ma il colpo è riuscito.

ANGELINA           Ma com’è che il direttore non ha denunciato il  furto?

VINCENZO            Fino a mò non l’ha fatto ed è quello che a noi ci importa. Intanto i soldi stanno qua e sono nostri. Me voglio ‘mbruscenà cu Alessandro Manzoni…(APRE LE BANCONOTE E SI STROFINA LA FACCIA CON LE BANCONOTE)

MARTA                 (IMITANDOLO) ‘O bivani e accessori… le tonsille di Gaetano….

ANGELINA           Luigino mio, prepara il letto stile impero…

VINCENZO            Mò, però ragioniamo. Il direttore ci può ripensare e quindi si tratta di ingaggiare una gara con il tempo. Dove sta la macchina per la fuga?

ANGELINA           Lo sa Leonardo.

VINCENZO            E dove si trova il fascinoso?

MARTA                 L’ho lasciato in ospedale che parlava fitto fitto con il direttore.

VINCENZO            Senza la macchina non ce ne possiamo andare… Ma, aspettate! Io divento il barone Vincent von Castellan, venuto al congresso sul petrolio, salgo sul pullman dei congressisti ed esco dalla città con i soldi. Alla prima fermata me ne scendo e prendo il treno per Napoli:

MARTA                 Me ne scendo pure io, facendo la congressista russa.

ANGELINA           E io l’interprete.

VINCENZO            Con quell’ammuina nessuno si accorge che ci sono tre persone in più.

ANGELINA           E Leonardo?

VINCENZO            Non trovandoci, se ne torna a casa in macchina. Niente porta addosso e di niente lo possono accusare.

ANGELINA           E mò che torna Marcantonio con gli ostaggi?

VINCENZO            Li rilasciamo con tante scuse. Quello, ‘o guaglione, tene ‘a faccia che tene e gli ostaggi compatiranno. Il piano è perfetto.

MARTA                 Oh, allora visto e considerato, è il momento mio. Come avete detto che si dice ‘sollevo’ in italiano?

VINCENZO            Sollievo

MARTA                 Quindi mi posso sollevare. (COMINCIA A SFILARSI IL VESTITO)

VINCENZO            Che dovete fare?

MARTA                 Mi tolgo il busto.

VINCENZO            Non è il momento. Il direttore ci può ripensare e da un momento all’altro chi sa chi entra da quella porta.

MARTA                 Chi entra entra, mi trova sollevata. E poi, è questione di un momento. (FINISCE DI SFILARSI IL VESTITI E POI SI MOSTRA IN UN MONUMENTALE BUSTO DI FOGGIA OTTOCENTESCA, CON STECCHE, STRINGHE, DAMASCHI E CAPRICCIOSI MOTIVI ORNAMENTALI)

VINCENZO            (STUPITO) Mamma d’’o Carmene! E questo v’è l’hanno modellato alla facoltà di architettura? Stu busto me pare ‘na copia dell’altare della patria.

MARTA                 E’ un cimelio di famiglia, Don Vincè: la mia trisnonna buonanima faceva la stiratrice a Palazzo reale e lo ebbe in lascito testamentario da una dama della corte borbonica.

VINCENZO            E lo avete indossato da sola o vi siete fatta aiutare al centro Traumatologico?

MARTA                 Ci ho impiegato una mattinata sana. Ma è più facile uscire: si fa in un momento. Basta che mi date una mano.

VINCENZO            Serve qualche ferro?

MARTA                 No, incominciate a sciogliere il nodo. (VINCENZO SI COLLOCA DIETRO DI LEI ED ARMEGGIA) Avete fatto?

VINCENZO            Il nodo è sciolto.

MARTA                 Mò afferrate saldamente i due capi del laccio.

VINCENZO            Ho afferrato.

MARTA                 Allora tirate. (VINCENZO STRINGE VIGOROSAMENTE I DUE CAPI. MARTA SI SOLLEVA SULLA PUNTA DEI PIEDI, CON GLI OCCHI STRABUZZATI E BOCCHEGGIANTE. CON UN DITO INDICA LA BOCCA E LA MUOVE COME UN PESCE IN AGONIA)

ANGELINA           Don Vincè, mollate!

VINCENZO            (LASCIANDO I LACCI) Che è stato? (MARTA E’ LEGGERMENTE CHINA IN AVANTI E RESPIRA AFFANNOSAMENTE) Donna Marta, che è stato?

MARTA                 Cos’’e niente…..stevo murenno…..(PAUSA) Don Vincè, perché avete stretto?

VINCENZO            Me l’avete ordinato voi.

MARTA                 Nonsignore. Io vi ho pregato di tirare, non di stringere. Angelì, dacci una mano tu che sei donna e quindi sei più pratica di queste cose. Tu piglia il laccio destro e quello sinistro lascialo a don Vincenzo.

ANGELINA           Ecco fatto.

MARTA                 Mò deve tirare solo Don Vincenzo e tu ti devi stare ferma, senza mollare il tuo laccio. E’ chiaro?

ANGELINA           E’ chiaro.

MARTA                 Don Vincè, potete tirare. (VINCENZO TIRA CON FORZA. ANGELINA SI PUNTELLA CON I TACCHI MENTRE MARTA SI SOLLEVA DI NUOVO SULLA PUNTA DEI PIEDI, STRABUZZANDO GLI OCCHI)

ANGELINA           Don Vincè, mollate!

VINCENZO            (MOLLANDO IL LACCIO) E mò che è, donna Marta?

MARTA                 E che deve essere? ‘O stesso ‘e primma: stevo murenno n’ata vota…….

VINCENZO            Neh, ma sta trisavola vosta non vi ha tramandato il libretto con le istruzioni per l’uso?

MARTA                 Ho capito, il busto me lo tengo.

VINCENZO            E no! Ne faccio una questione di principio. Ma come, io apro le casseforti e non riesco a sfilare un busto? Donna Marta sedetevi a cavalcioni! (PRENDE UNA SEDIA)

MARTA                 Per quanto vi prego, Don Vincè: voglio morire di morte naturale….

VINCENZO            Sedetevi a cavalcioni e statevi zitta! (MARTA SI SIEDE DOLCEMENTE FACENDO IL SEGNO DELLA CROCE VINCENZO PRENDE UN LACCIO E LO TIRA DOLCEMENTE) Angelì, mo tu piglia l’altro laccio e incrocialo con questo. (ANGELINA ESEGUE) Tira… Tira… piano… piano… così… Mò, tenetelo sempre tirato, fallo passare davanti a donna marta e dammelo, che lo fermo qua. (ESEGUE) Oh, mò sì (A MARTA) Vi sentite soffocare?

MARTA                 No…(VINCENZO APPARE SODDISFATTO) Ma non posso muovere le braccia. (VINCENZO OSSERVA E SI TORMENTA LA FACCIA)

VINCENZO            Sangue del diavolo! (GIUSTIFICANDOSI) Ma questo è un oggetto di antiquariato storico… qua ci vorrebbe il sovrintendente di belle arti. Mò… Donna Marta, chinatevi leggermente in avanti. (MARTA SI CHINA) Angelì, mettici una mano sotto la gola e l’altra sulla nuca.

ANGELINA           (ESEGUENDO) Così?

VINCENZO            Brava. Quando mò io tiro indietro, tu stringi e tiri in avanti.

MARTA                 Fatemi capire: debbo morire strangolata?

VINCENZO            (IRRITATO) Voglio vedè a chi tene ‘a capa chiù tosta, si ‘o busto o io! Jammo, Angelì, tieniti pronta al “tre”. Uno, due…tre! (VINCENZO TIRA ALL’INDIETRO, IL MENTO DI MARTA SFUGGE DALLE MANI DI ANGELINA E LA DONNA ROVINA A TERRA, DOVE RESTA IMMOBILE. VINCENZO LANCIA UN URLO E SALTELLA, SUCCHIANDOSI IL DITO) Mannaggia ‘a morte! Se n’è venuto nu dito! Io rischio il tetano e stà schiarando pure giorno… Stu busto fa proprio schifo!

MARTA                 (RIALZANDOSI TIMIDAMENTE) Nun diamo retta, Don Vincè; ‘ste sofferenze io le offro come un fioretto.

VINCENZO            (PACATO) Ho capito, meh: la forza di gravità. Donna Marta, assumete la posizione del loto.

MARTA                 E che è?

VINCENZO            Ginnastica Yoga; vi dovete mettere con la testa sul pavimento e le cosce in aria.

MARTA                 Overo? Ma vuie site pazzo!

VINCENZO            Donna marta, venitemi incontro: per me è diventata una questione di principio.

MARTA                 E per me una questione di pelle, abbiate pazienza.

VINCENZO            E allora facciamo una via di mezzo: mettetevi carponi.

MARTA                 E dove li piglio?

VINCENZO            Non dovete pigliare niente. Vi dovete mettere solo carponi.

MARTA                 E dove li prendo sti scarponi che mi debbo mettere.

VINCENZO            Qua scarponi, vi dovete mettere carponi, a quattro zampe.

MARTA                 Gesù, Giuseppe e Maria! Ma insomma, è possibile che ‘stu busto nun se po’ sfilà senza fare porcherie?

VINCENZO            Stà schiarando giorno! Mettetevi carponi o vi ci metto io.

MARTA                 Va bene, va bene; basta che non vi pigliate collera. (METTENDOSI CARPONI) Madonna, me ne costano umiliazioni e fatica ‘sti cinquecento milioni… che scuorno! Dovesse entrare qualcuno….

VINCENZO            Procediamo scientificamente. A un mio segnale, Cacciate fuori tutta l’aria che avete in corpo. Così, essendo sgonfia, date al busto la possibilità di scorrere, senza incontrare eccessiva resistenza. Jammo, cacciate l’aria.

MARTA                 Da dove esce…esce?

VINCENZO            Possibilmente solo dalla bocca, Donna Marta. Jammo, espirate profondamente…..

LUCIANA              (DA DENTRO) Eccellenza…siete ancora qui? Vedo delle luci… (VINCENZO SI INCASTRA RAPIDAMENTE IL MONOCOLO, MENTRE LUCIANA ENTRA, CHE RESTA STUPEFATTA)

VINCENZO            (A MARTA, CON ACCENTO TEDESCO) Ein… Zwein…!…uno…due! Voi esegue esercizio ginnico, signora contessa… Piegamento su braccia:ein, zwein! (MARTA ESEGUE FATICOSAMENTE, BIASCICANDO MINACCE E LANCIANDO SGUARDI TRUCI A VINCENZO)

LUCIANA              Ma è la serata degli incontri…..caro barone!

VINCENZO            Oh, signorina Cenerentola… (LE BACIA LA MANO. POI A MARTA) Voi continua piegamenti…Ein…Zwein! Vostro popò più in alto e con vostra menta tocca terra… Ein…Zwein! (A LUCIANA) Contessa russa fa ginnastica per sua respiraziona yà.

LUCIANA              Vedo, vedo.

VINCENZO            La palestra essere chiusa e io ha detto: adesso insegno ginnastica nel Casinò. Come mai anche voi è qui?

LUCIANA              E’ una disdetta, barone: sono in giro da due ore, ma non riesco a trovare lo sceicco. E così sfuma il nostro tète-a-tète di lavoro.

VINCENZO            Voi allora fa tète-a-tète con me, ja? (A MARTA, CHE MORMORA MINACCE) Voi continua piegamenta…(A LUCIANA) Io tedesco meridionale, molto fervoroso in tète-a-tète di lavoro e…di altro.

LUCIANA              Non lo metto in dubbio, ma purtroppo sono di partenza. Dobbiamo essere a Livorno in mattinata.

VINCENZO            Allora noi fa tète-a-tète a Livorno, ja?

LUCIANA              (AD OCCHI BASSI PUDIBONDA) Barone…..

MARTA                 (CON ACCENTO RUSSO) Barione, io hia fatto trientadue piegamenti. A trientacinque io schiatto in corpo.

VINCENZO            Fa ancora, contessa. Piegamenti rassoda vostre carni. (A LUCIANA) Voi partite con pullman dei congressisti?

LUCIANA              Sì, dormiremo un po’ in viaggio.

VINCENZO            (AD ANGELINA) Io ha altra grandiosa idea in mia testa vulcanica. (A LUCIANA) Io vuole chiedere voi piccolo piacere.

LUCIANA              Dite pure.

VINCENZO            (RACCOGLIE E LE PORGE UNA DELLE DUE BORSE CHE SONO SUL PAVIMENTO) Voi porta a Livorno questa mia valigio?

ANGELINA           Don Vi…..Barone! (MARTA CADE CON UN TONFO A TERRA)

VINCENZO            (AD ANGELINA) Idea grandiosa in mia testa. (A MARTA) La CONTESSA RUSSA DORME?

MARTA                 (GRIDANDO) Ma vuir che canchero state facennO? Madonna, me sta venendo ‘na mossa!

VINCENZO            (A LUCIANA) La contessa ogni notte sogna la rivoluzione di ottobre e grida in suo dialetto del Caucaso. Allora, voi fa a me il piccolo favore?

LUCIANA              Gliela porto volentieri, purchè non contenga oggetti di valore.

VINCENZO            No, solo pubblicazioni d’arte: Manzoni, Michelangelo, verdi.

LUCIANA              E perché non la porta lei?

VINCENZO            Non capisce voi? (GALANTE) Perché io così è sicuro di rivedere voi a Livorno e fare tète-a-tète.

LUCIANA              Oh, barone….

VINCENZO            Io domani cerca lei a Livorno in albergo di congressisti. Come è vostro nome?

LUCIANA              Luciana Lepre.

VINCENZO            Ma non corre troppo, signorina Lepre, se no rompe coscia. Molto peccato. (RIDE DIVERTITO, ACCOMPAGNANDOLA ALLA PORTA DI FONDO, DALLA QUALE LUCIANA ESCE CON LA BORSA)

MARTA                 (ALZANDOSI E RIVESTENDOSI) Don Vincè, e pe’ na tettatetta voi mettete a repentaglio il nostro piano?

VINCENZO            Ma quale repentaglio? Io ho messo al sicuro il nostro avvenire, piuttosto. Astuzia! Mettete che il direttore ci ripensa e parla, mettete che ci pigliano…… Di che cosa ci possono accusare? Dove stanno i soldi?

MARTA                 Per adesso stanno in mano alla lepre.

VINCENZO            Ih, donna marta, quella tiene ‘a capa al petrolio! (DA SINISTRA ENTRA A PRECIPIZIO LEONARDO IN GRANDE AGITAZIONE E GRIDA ALLE SPALLE DI VINCENZO)

LEONARDO          Don Vincè, i capezzoli! (VINCENZO CROLLA IN GINOCCHIO AFFERRANDOSI AD UNA SEDIA E SCOSSO TUTTO DA UN TREMITO) Avete visto? Finalmente sono riuscito a farvi angosciare. I capezzoli!

VINCENZO            (SENZA SMETTERE DI TREMARE) ‘A morte mia… Chist’è ‘a morte mia… (FA PER ALZARSI, SENZA RIUSCIRVI) Datemi una mano… (LO SOLLEVANO IN TRE, MA LUI RESTA CON LE GAMBE PIEGATE A MEZZ’ARIA)

LEONARDO          Avete visto? L’angoscia l’ha fatto arrogare.

MARTA                 Don Vincè, allungate ‘e cosce. Voi pesate.

VINCENZO            Non ce la faccio.

MARTA                 Siete rimasto paralizzato?

VINCENZO            ‘O ‘ssape ‘a Madonna.

ANGELINA           Facciamolo sedere. (LO DEPONGONO SUL DIVANO, DOVE VINCENZO RESTA CON LE GAMBE PIEGATE E LE GINOCCHIA CHE TOCCANO QUASI IL MENTO)

VINCENZO            (A LEONARDO) Mò siete contento, sì? Io domani mi presento a Livorno in questo stato…in posizione fetale.

LEONARDO          Ma perché, è uno stato duraturo? Don Vincè, telefoniamo all’ospedale e chiediamo un consulto.

MARTA                 Ma quale ospedale, ci penso io. Don Vincè mettetevi…. Come si dice… carponi, così uno tira le braccia, uno tira le gambe, io mi siedo sopra e così lo stendiamo.

VINCENZO            Ma jatevenne, ja’! (VINCENZO LENTAMENTE ALLUNGA LA GAMBA DESTRA)

MARTA                 A me però, carponi ma fatto mettere. Ecco bravo, mò allungate l’altra gamba. (VINCENZO ALLUNGA LA SINISTRA, MENTRE LA DESTRA SI RATTRAPPISCE)

ANGELINA           Dovete battere il piede per terra. (LO SOLLEVANO. VINCENZO RESTA IN PIEDI COME UN TRAMPOLIERE SU UNA GAMBA SOLA). E mo battete il piede.

MARTA                 Sentite a me, mettetevi carponi. (VINCENZO SALTELLA SUL PIEDE SINISTRO E VIA VIA LA GAMBA SI RADDRIZZA. ANGELINA LO SORREGGE, SENZA NOTARE CHE LEONARDO LE SI E’ AVVICINATO PERICOLOSAMENTE E ADESSO LE TOCCA IL SEDERE. ANGELINA MOLLA VINCENZO, SI VOLTA DI SCATTO E SCHIAFFEGGIA LEONARDO)

ANGELINA           Non mi devi toccare, hai capito? Io ti scamazzo! (INTANTO VINCENZO, PRIVO DI SOSTEGNO E’ INTENTO A CERCARE L’EQUILIBRIO)

VINCENZO            Io vado a terra…. Io vado a terra… (E SALTELLANDO PIOMBA COL PIEDE SUL PIEDE DI MARTA, CHE LANCIA UN URLO E CROLLA SUL DIVANO, TIRANDOSI ADDOSSO VINCENZO CHE SI E’ AGGRAPPATO A LEI)

ANGELINA           (A LEONARDO) E quando torniamo a Napoli io a Luigino mio ce lo racconto per filo e per segno. E ci dico che non è ommo si nun te cagna ‘e connotati!

VINCENZO            (CHE E’ IMMOBILE SU MARTA, IMMOBILE ANCH’ESSA) E ce lo dico pure io.

LEONARDO          Ma che ho fatto? In questo casinò i tavoli si muovono per conto loro e la gente se la pignia con me.

ANGELINA           Una volta per tutte, Leonà: approcci sessuali io ne accetto solo da Luigino mio!

LEONARDO          Approcci sessuali perché una zanzara notturna ti ha sfiorato ‘nu braccio. Che dovrei dire io, allora, vedendo come stanno combinati don Vincenzo e Donna Marta?

VINCENZO            (SEMPRE IMMOBILE) Perché come stiamo combinati?

LEONARDO          ‘Ngoppa ‘o divano… La femmina sotto ed il maschio sopra… In presenza di una ragazza nubile e di un impiegato del parastato. Don Vincè, voi state rischiando l’arresto per atti osceni in luogo pubblico. (DONNA MARTA SCOSTA VINCENZO, SI ALZA E SI RIMBOCCA LE MANICHE)

MARTA                 Neeeeh, mio signore… (E SI AVVICINA MINACCIOSAMENTE  A LEONARDO, IL QUALE SI NASCONDE DIETRO UNA POLTRONA)

LEONARDO          Ma scusate, è possibile che ogni volta che Angelina si sente toccare se la deve prendere con me? E che faccio, ‘o toccatore di professione? (AD ANGELINA) Non ti poteva toccare Don Vincenzo?

VINCENZO            (CHE E’ INTENTO A RIALZARSI) Ragioniè, io stavo facendo il trampoliere…

LEONARDO          Donna Marta allora.

MARTA                 Io? Io, vedova illibata, mi metto a toccare una femmina?

LEONARDO          E che ne sappiamo se avete delle tendenze incoffessabili?

MARTA                 (RIMBOCCANDOSI ANCORA LE MANICHE) Neeeeh, mio signore…

VINCENZO            Mò basta! Zitti! Fermi! E che vi credete, di essere a Napoli? Qua stiamo all’estero, sangue del diavolo! Non ci facciamo conoscere. Basta! Zitti! (SILENZIO. VINCENZO LI GUARDA SDEGNATO, SI ASCIUGA IL SUDORE) I capezzoli… (PAUSA. A LEONARDO) Tutta st’ammuina perché siete entrato gridando: “I capezzoli!”. Avanti, spiegatevi.

LEONARDO          Voi i capezzoli li avete?

VINCENZO            (CONTROLLA CON LE DITA) Si, perché?

LEONARDO          Allora rispondete senza portarmi per i vicoli: avendo i capezzoli, siete abilitato ad allattare?

VINCENZO            Io no. Perché voi si?

LEONARDO          Qui vi volevo: allora i capezzoli che li teniamo a fare?

VINCENZO            Io saccio ‘sti fatti! La natura così ha voluto.

LEONARDO          No, non siete convincente. Jammo, angosciatevi pure voi, Don Vincè. Se voi ed io li teniamo, a qualche cosa debbono pure servire.

VINCENZO            Non è vero! Voi, oltre ai capezzoli, tenete pure il cervello che non serve. Siete tutto inservibile. E che cosa vi ha spinto qua, il pensiero angoscioso dei capezzoli?

LEONARDO          No, mi ha spinto il violino. Mannaggia il violino!

VINCENZO            (PACATO) Sentite ragioniè, se appresso al violino ve ne venite pure con Palladini, io vi lesiono gravemente!

LEONARDO          Io arrivo con il cavaliere Ciro D’Amato, il quale è venuto ad implorare la vostra benevolenza.

VINCENZO            E chi è stu’ cavaliere Ciro D’Amato?

LEONARDO          Il direttore del Casinò. Vi abbiamo cercato per mari e per monti finchè, visto donna Marta, l’abbiamo seguita sperando che ci conducesse da voi. Clemenza, Don Vincenzo, clemenza. (VERSO SINISTA) Cavaliere, entrate, entrate, favorite. (NESSUNA RISPOSTA) Don Vincè, incoraggiatelo.

VINCENZO            Avanti, don ciro. Non mordiamo. (ENTRA IL DIRETTORE, LO SGUARDO A TERRA ED IL NEBULIZZATORE IN UNA MANO)

DIRETTORE          Egregio don Vincenzo, permettete che vi stringa la mano, anche se non ne sono degno. (VINCENZO, SORPRESO, GLI STRINGE LA MANO. POI IL DIRETTORE TENDE LA MANO A MARTA) Permettete contessa? Ciro D’Amato.

MARTA                 Marta Cannavacciuolo, vedova de Biase. Piacere.

DIRETTORE          (AD ANGELINA) Ciro D’Amato.

ANGELINA           Angelina Nocerino.

DIRETTORE          Dei Nocerino di Nocera?

ANGELINA           No, dei Nocerino di Secondigliano. Ramo cadetto.

DIRETTORE          Siete parente a don Nicodemo Nocerino?

ANGELINA           Era papà mio.

DIRETTORE          Era?.. Uh, povero Nicodemo! E come fu?

ANGELINA           Epatite.

DIRETTORE          Ma voi vedete! L’epatite a don Nicodemo e l’asma a me! E l’ottimo Don Vincenzo che vi è?

ANGELINA           Il mio principale.

DIRETTORE          Avrei giurato che vi era parente. Mi ricorda Don Nicodemo e poi tiene una faccia gialla che non mi piace… (A VINCENZO) Non è che tenete l’epatite pure voi?

VINCENZO            Neh, direttò, abbiate pazienza! Voi già state in una posizione poco chiara e venite pure a diffondere il virus dell’epatite…ù

LEONARDO          La sua posizione è chiara… Don Ciro si è confidato con me, mannaggia ‘o viulino!

VINCENZO            Sentite, il tempo stringe e io ho un appuntamento a Livorno. Lo vogliamo sfoderare ‘stu viulino?

DIRETTORE          (SI NEBULIZZA) Voi vi domanderete che com’è che invece di stare alla polizia, me ne sto qui a raccontarvi i fatti miei… Don Vincè, io parlo all’artista. L’ottimo ragioniere qui presente mi ha detto che in gioventù siete stato suonatore di tromba.

VINCENZO            (ALLARGANDO LE BRACCIA) Spinto dal bisogno, ho fatto pure il suonatore di tromba, sissignore. E con ciò?

DIRETTORE          E io per dieci annido fatto il principiante di violino.

Vincenzo                 Lassa fa’ a Dio, siamo arrivati al violino. (REALIZZANDO) Avete detto dieci anni? (IL DIRETTORE ANNUISCE) Sempre principiante?

DIRETTORE          Sempre. Al Massimo sono arrivato alle scale semitonate. Papà mio suonava il contrabbasso, ma siccome ero di debole costituzione decise che non mi potevo caricare uno strumento così pesante e optò per il violino. (MESTAMENTE) Ma io non ci ero portato… non ci ero portato…

LEONARDO          Mannaggia ‘o viulino!

VINCENZO            Don Ciro, facciamo una cosa: il nebulizzatore lo tengo io e voi raccontate; così, quand’è il momento,  vi servo io senza che vi disturbate ogni volta. (PRENDE IL NEBULIZZATORE)

DIRETTORE          Grazie. Vi dicevo dunque che, facendo il praticante di violino per dieci anni, non progredii nel campo dell’arte, ma le dita… le dita della mano sinistra sono diventate agilissime… guardate che agilità… (PRENDE UN ANELLO DALLA TASCA E LO DA AD ANGELINA)

ANGELINA           Il mio anello di fidanzamento! (IL DIRETTORE DA’ IL PORTAFOGLIO A VINCENZO, CHE LO GUARDA ALLIBITO)

DIRETTORE          Ve ne siete accorto?

VINCENZO            Alla faccia!… (IL DIRETTORE DA UNA SPILLA A DONNA MARTA)

DIRETTORE          E questo è per l’ottima donna Marta.

MARTA                 Gesù!

DIRETTORE          Non ve ne siete accorti. (UN TEMPO) e neanche io me ne accorgo. Lo faccio meccanicamente, capite?

VINCENZO            Principiante? Voi avete atterrato a Paganini.

DIRETTORE          E così amici miei, con questa debolezza alle dita, io divento direttore di questo casinò, con centinaia di milioni che ogni sera mi sfilano sotto gli occhi. Mi potete credere, don Vincè, non ero io: erano le dita che si muovevano per conto loro. In dieci anni avrò fattto centinaia di concerti.

VINCENZO            Vi pagavano bene?

DIRETTORE          Milioni.

VINCENZO            Sicchè vi siete fatto un patrimonio artistico di centinaia di milioni.

DIRETTORE          Patrimonio mò. (BOCCHEGGIA)

VINCENZO            (NEBULIZZANDOLO) La vecchia in cielo…

DIRETTORE          Tutto per la famiglia: mò mio cognato si è voluto aprire il negozio, mia sorella si è fatta togliere i calcoli alla cistifellea, i nipoti che dopo la laurea si sono dovuti aprire chi lo studio e chi l’ambulatorio. E zio ciro da lontano……

VINCENZO            Fa i concerti e provvede.

DIRETTORE          La sera mi facevo un giretto per la sala e me ne tornavo qua con due orecchini, un portafoglio, una collana…Mi sono organizzato con questa cassaforte col doppio fondo. Ma tutto per la famiglia, ve lo ripeto, per me aspettavo l’età della pensione per farmi il gruzzoletto e andarmene a tripoli dove il clima asciutto mi si confà per l’asma. Di mio, veramente mio, tengo una cappelletta nel camposanto di Napoli.

VINCENZO            In quale viale?

DIRETTORE          Il trentasei.

VINCENZO            Allora siamo vicini.

DIRETTORE          Ne ho piacere. Quando è il momento arrivo e trovo una faccia conosciuta.

VINCENZO            Perché devo morire prima io?

DIRETTORE          Dico per dire.

VINCENZO            E non dite. Voi siete asmatico, semmai sono io che vi trovo quando arrivo. Ma mo arrivate al punto, don Ciro.

DIRETTORE          Arrivo al punto e concludo. La nostra contabilità è giornaliera, sicchè in questi dieci anni, con un po’ di fortuna, sono riuscito a truccare i registri. Ma se mo denuncio il furto, quelli fanno un controllo generale, scoprono il fatto e vado a finire in galera. Ecco perché sono venuto a mettermi nelle vostre mani, voi mi ridate i soldi, io li sistemo nella cassaforte…

VINCENZO            E riprendete i concerti di violino. Don Ciro, ognuno di noi è entrato in questa combinazione perché ci ha visto la possibilità di sistemarsi per la vita. Voi per dieci anni avete campato e fatto campare sorelle, nipoti, cognati, e avete campato pure voi, mentre noi la vita l’abbiamo strappata a morsi. Io non ho conosciuto un giorno di requie, uno, neanche dopo che hanno rinnovato la cassa per il mezzogiorno e hanno emanato la legge speciale per il sud. Forse il primo giorno lo conosco domani a Livorno. Quindi, passatevi una mano sulla coscienza, denunciate il furto e fatevi in grazia di Dio ‘sti diciotto o diciannove anni di galera. I soldi non ve li posso dare. Non posso deludere questi poveri disgraziati e buttare via un anno di studio per attuare il piano.

DIRETTORE          Dite bene, Don Vincenzo, ma dal momento che avete nominato la democrazia, vi rispondo che la democrazia offre alternative, e l’alternativa, in questo caso è chiara. O mi ridate i soldi e io non faccio la denuncia, o non me li date e sono costretto a farla e andiamo in galera tutti quanti.

VINCENZO            Don Ciro, mo state ragionando da carognone, con rispetto parlando.

DIRETTORE          Sto ragionando da uomo onesto, don vincè, non foste napoletani, non sarei nemmeno venuto a farvi il discorso… Siamo tutti sulla stessa barca: o tutti a galla o tutti in fondo al mare.

LEONARDO          Don Ciro non dice male. Perché dobbiamo andare in galera in sei persone quando tutti e sei possiamo continuare a respirare l’aria della libertà?

VINCENZO            Ragioniè nun parlate. Voi siete benestante. (UN TEMPO) E dovrei buttare via un anno di studio?

DIRETTORE          Io ho buttato dieci anni con il maestro schiavone e si è visto il risultato.

VINCENZO            Embè, ognuno nella vita…… Il maestro Schiavone avete detto? Salvatore?

DIRETTORE          Che Dio l’abbia in gloria.

VINCENZO            Io ho fatto con lui due anni di solfeggio. Quindi siamo condiscepoli.

MARTA                 Scusate, il maestro Schiavone era quello che stava a Cariati, quello con la paresi al lato sinistro, salute a noi?

VINCENZO            Proprio lui. La svergognata della moglie se ne scappò con un’arpista bulgaro e a lui per il dispiacere gli si tirò tutto il lato sinistro.

MARTA                 (SOSPIRANDO) Eh, come non lo so, dopo la fuga della moglie, lui prese in casa sua una mia cugina carnale, Emilia Morace, in qualità di governante. Governante mò. Però, la verità, appena l’arpista bulgaro e la moglie finirono in quella sciagura aerea, lui regolarizzò la posizione.

LEONARDO          (A MARTA) Ho sentito bene? Voi siete cugina di donna Emilia Morace in Schiavone? Quella mi è zia, sorella di mammà. Allora dovete conoscere pure Linuccia, Mariangela e Peppino.

MARTA                 Li conosco? Si può dire che me li sono cresciuti io.

VINCENZO            Peppino? Io gli sono zio. Quello ha sposato Filomena Di Matteo, la maestra, mia nipote.

ANGELINA           Uh, Di Matteo è cugino di mammà, tiene la rosticceria a Montesanto.

VINCENZO            Proprio così, vicino al bancolotto.

ANGELINA           Ma voi vedete. Luigino, il mio fidanzato, è stato battezzato dal fratello di zio Mario.

VINCENZO            Il canonico che cantava da baritono?

ANGELINA           Proprio lui, lo chiamavano don rigoletto.

DIRETTORE          Ma allora Mario Di Matteo deve essere cugino pure di vostro padre buonanima don Nicodemo.

ANGELINA           Eh!

DIRETTORE          Fatevi una risata. Quello mi è cognato. Ha sposato mia sorella Erminia alla quale ho aperto la merceria alla Torretta.

VINCENZO            Ma vedete quand’è piccolo il mondo. Erminia è zia di Tullio Castellano, il mio primo nipote, in quanto ha sposato il secondo dei Di Matteo, Massimo.

ANGELINA           Quello che fa il consulente tributario.

VINCENZO            Prima faceva l’ambulante abusivo. (PERDUTO DIETRO AI RICORDI) Erminia, e chi se la scorda? Quella volta, al battesimo di Pinuccia si prese l’avvelenamento da bignè avariati.

LEONARDO          Me la ricordo pure io, in quanto fu zio Ermanno che la portò all’ospedale con la macchina. Io stavo affacciato al finestrino con il fazzoletto in mano. (AL NOME ERMANNO, MARTA SI FA ATTENTA)

MARTA                 Ermanno chi?

LEONARDO          Ermanno schiavone, il fratello del maestro.

VINCENZO            E perche lo chiamate zio.

LEONARDO          Gesù, quello ha sposato la sorella di papà mio, zia Clelia.

MARTA                 Leonardo, avete detto Ermanno, Ermanno Schiavone?

LEONARDO          Eh!

MARTA                 E voi sareste il nipote di Ermanno? (LEONARDO ANNUISCE) Perché allora fate Padula di cognome?

LEONARDO          Perché fui adottato dal secondo marito di mammà buonanima.

MARTA                 (CON UN GRIDO) Non è vero! Non è vero! Quella non vi era mamma. Era la donna alla quale mamma vostra vi affidò per nascondere un errore giovanile.

LEONARDO          Voi che dite? E chi è? La conoscete?

MARTA                 La conosco! Sono io la mamma tua. Figlio mio!!!

LEONARDO          Voi? Mammà!!! (SI ABBRACCIANO)

VINCENZO            Ecco perché il ragioniere stava sempre angosciato. Non conosceva mamma sua. (AL DIRETTORE) Quindi noi siamo cugini… (SI ABBRACCIANO) Ciretiè…

DIRETTORE          Vincenzì…..

VINCENZO            (AD ANGELINA) E tu mi sei nipote.

ANGELINA           (L’ABBRACCIA) Zio Vincenzino….

VINCENZO            Quindi tutti quanti, attraverso il maestro Schiavone, siamo legati da vincoli di parentela…

MARTA                 (COCCOLANDO LEONARDO) Chi l’avrebbe detto, figlio mio, che ti avrei ritrovato in un casinò.

LEONARDO          Qualsiasi posto è buono, mammà… qualsiasi posto, mammarella mia…

VINCENZO            Amici miei… Anzi, parenti miei, qua siamo una famiglia sola con un problema da risolvere. (AL DIRETTORE) Ciretiè, rinunciare a tre miliardi fa male assai…

DIRETTORE          A me ne basterebbero cento per andarmene a Tripoli a respirare aria asciutta…

VINCENZO            E allora ve ne faccio andare, và!

DIRETTORE          La madonna ve ne renda merito. I soldi dove stanno?

VINCENZO            A Livorno. Li ho affidati a una congressista e siamo rimasti che domani passo a ritirarli.

DIRETTORE          E’ persona fidata? Sapete, con la delinquenza che ci sta in giro…

VINCENZO            E’ persona fidatissima, pensa solo al petrolio. Una certa Luciana…

ANGELINA           Luciana Lepre, zio Vincenzino.

VINCENZO            (AL DIRETTORE) Luciana Lepre. (IL DIRETTORE E’ GIA’ VITTIMA DI UN MANCAMENTO E BOCCHEGGIA) Ciretiè, che vi prende? La vecchia in cielo…

DIRETTORE          Luciana Lepre… una giovane, con un decolté… (VINCENZO ANNUISCE FACENDO ROTEARE UN BRACCIO IN ARIA) …Caapelli rossicci…

VINCENZO            L’avete pittata. E’ bona solo lei.

DIRETTORE          Vincenzì, nebulizzatemi. (VINCENZO LO NEBULIZZA) E nebulizzatevi pure voi.

VINCENZO            Io non tengo l’asma.

DIRETTORE          Mo vi viene. Nebulizzatevi.

VINCENZO            Se è per farvi piacere….

DIRETTORE          Quando le avete dato i soldi?

VINCENZO            Una mezz’ora fa.

DIRETTORE          E allora scordatevi i soldi. Avite date ‘e solde in mano ad una ladra di professione. Quella è conosciuta da tutti i casinò ed ha sempre la polizia addosso.

VINCENZO            Mamma d’o Carmene!

DIRETTORE          (SI ODE, IN LONTANANZA, IL SUONO DELLA SIRENA).

                               Infatti ecco la polizia che tramite lei è già qua.

LEONARDO          Lo dicevo io che non c’erano garanzie.

VINCENZO            (PUNTANDOGLI UN DITO CONTRO) La colpa è vostra. Siete pure iettatore. Angosciato e iettatore!

MARTA                 Figlio mio, ti ho appena ritrovato e già la galera ci deve separare?

VINCENZO            Vi fate assegnare una cella uso famiglia.

MARCANTONIO  (FUORI DI SCENA) Don Vincè, sto arrivando carico.

VINCENZO            (IMMOBILIZZANDOSI) Chi è, marcantonio?

ANGELINA           La voce è la sua.

MARCANTONIO  (FUORI DI SCENA) Vi ho servito a puntino, Pure Marcantonio è okay.

VINCENZO            Arriva Marcantonio con gli ostaggi. (DALLA PORTA–FINESTRA ENTRA MARCANTONIO CON UN SACCHETTO DI PLASTICA).

MARCANTONIO  Quanto sono okay, don vincenzo. Ecco gli ortaggi che avete ordinato. (ROVESCIA DAL SACCHETTO SULLA SCRIVANIA) Patate, cipolle, ravanelli e odori assortiti. (SILENZIO GLACIALE)

VINCENZO            Ortaggi…

MARCANTONIO  Di prima scelta. Ho atterrato un camionista che li portava al mercato e vi ho servito. (CADONO TUTTI A SEDERE)

VINCENZO            (PACATO, CON RASSEGNAZIONE) Razza sfortunata… Io l’avvertimento lo ebbi a bolzano dove andai a fare il servizio militare. Avete presente bolzano? Quando l’inverno è mite ci stanno trenta gradi sotto zero. Si congela la divisa, si congelano i sergenti, si congela il tricolore. Solo il cervello riesce a funzionare. E io dicevo: quando torno a Napoli, faccio questo, faccio quest’altro. Progetti, piani, programmi…(UN TEMPO) E arrivò l’avvertimento… A Bolzano, in un mese di gennaio, io, Vincenzo Castellano, mi prese un colpo di sole. Il colonnello, oggi generale in pensione, si sta facendo ancora le croci. (DALLA PORTA-FINESTRA ENTRA L’ISPETTORE BERTOLINI, SORREGGENDO LA BORSA CHE VINCENZO AVEVA DATO A LUCIANA. NESSUNO OSA GUARDARLO).

BERTOLINI           Bene, bene. (GUARDANDOLI VIA VIA CHE LI NOMINA) Vincenzo castellano… (VINCENZO SI ALZA DI POCO E ACCENNA UN INCHINO RISPETTOSO) Marta Cannavacciuolo… Leonardo Padula…

LEONARDO          Con chi ho il piacere?

BERTOLINI           (SENZA BADARGLI) Angelina Nocerino… Marcantonio Di Pace…

MARCANTONIO  (CON IL SUO RISO EBETE) Eh, eh, eh…(LUCIANA LO GUARDA INDURENDO LA MASCELLA, MENTRE VINCENZO GLI PESTA UN PIEDE) E quella ha detto Di pace… Io di cognome faccio Cacace… (BERTOLINI VA ALLA SCRIVANIA, VI DEPONE LA BORSA E FA SCORRERE LA CHIUSURA LAMPO. VINCENZO, CHE GUARDA SEMPRE PER TERRA, COMINCIA A GIOCHERELLARE CON UN PIEDE CON LA BORSA CHE SI TROVA SUL PAVIMENTO).

BERTOLINI           (AL DIRETTORE) Favorisca avvicinarsi… Nella sua deposizione lei ha detto che nella cassaforte non manca niente.

DIRETTORE          E lo confermo. E’ stata una serata disastrosa per il casinò. Hanno vinto tutto.

BERTOLINI           Capita.  Abbiamo fermato una donna che veniva da questo casinò e aveva questa borsa. (TIRANDO FUORI DELLE BANCONOTE) Mi sapete spiegare questo cos’è?

DIRETTORE          (CON NONCURANZA) Niente. Valuta del Kuraviri. (VINCENZO LANCIA UNA FULMINEA OCCHIATA ALLE BANCONOTE, POI ALLA BORSA CHE E’ SULLA SCRIVANIA E INFINE A QUELLA CHE SI TROVA SUL PAVIMENTO E FISSA LO SGUARDO NEL VUOTO CON GLI OCCHI FUORI DALLE ORBITE)

BERTOLINI           Che valore hanno?

MARTA                 Tremila lire al chilo.

ANGELINA           Si e no un bicchiere di petrolio.

BERTOLINI           E infatti corrisponde a ciò che abbiamo appurato al comando. Allora che significa questa messinscena per una borsa che contiene valuta priva di valore? (A VINCENZO CON SARCASMO) Forse ce lo può spiegare il barone. (VINCENZO NON VEDE E NON SENTE) Barone…..

MARTA                 (COMPITAMENTE) Barone tedesco…

VINCENZO            Eh?

MARTA                 Vi vuole l’ispettore.

VINCENZO            Vuole me?

BERTOLINI           Forse c’è qualche altro barone?

VINCENZO            Barone mo… E’ carnevale, signor….

BERTOLINI           Ispettore prego.

VINCENZO            Un innocente svago di carnevale, ispettore (A MARTA) E’ carnevale, no? (A BERTOLINI) Ne abbiamo approfittato per fare una gita e dimenticare i guai.

                               (DA UNO SGUARDO ALLA BORSA CHE E’ PER TERRA. DEGLUTISCE, SI ASCIUGA IL SUDORE, SULL’ORLO DELLO STATO CONFUSIONALE, INDICANDO MARTA) Questa povera disgraziata patisce di restringimenti bronchiali e figuratevi che per la carnevalata della contessa russa si è fatta fondere su misura un busto di ghisa. (INDICANDO LEONARDO) Quell’infelice vive angosciato dal pensiero di capretti cornuti e capezzoli che non servono. (INDICANDO ANGELINA)    Questa è una povera zitella il cui fidanzato non riesce a trovare un letto per sposarsi. Ispettò, i giovani d’oggi! Sono buoni solo a chiacchierare: ‘a contestazione, il sessantotto, il rifiuto della società dei consumi. O che! Il fidanzato di questa qua va trovando un letto stile Impero originale d’epoca, altrimenti non la sposa, perché sui letti moderni non trova l’ispirazione. (INDICANDO MARCANTONIO) Questo… E che ne parliamo a fare? Basta guardarlo, è un ritratto parlante. E’ stato rimpatriato dall’Australia con foglio di via obbligatorio. (A BERTOLINI) Aveva messo un allevamento di canguri e li voleva ammaestrare per venderli come borsa per la spesa. Ci siamo detti: è carnevale, per una volta l’anno scordiamoci chi siamo e come siamo e facciamoci una gita in altitalia a trovare zio Ciro D’Amato che si è fatto una posizione quale direttore di casinò. (MOSTRANDO GLI ORTAGGI) Ci siamo portati un po’ di merenda.

BERTOLINI           Quindi sareste tutti parenti in visita a zio Ciro.

VINCENZO            SignorsÌ, una famiglia sola con capostipite il maestro Schiavone.

BERTOLINI           Lei conferma direttore?

DIRETTORE          Certo, certo, parenti della bassa.

BERTOLINI           E questa valuta chi l’ha portata?

VINCENZO            Uno sceicco. Un certo maometto decimo. Ma quello deve essere fuori razza: invece che nel petrolio, si è messo nel ramo galline.

BERTOLINI           E chi ha cambiato la valuta?

VINCENZO            Io l’ho pagata trentamilalire.

DIRETTORE          E’ vero, ero presente.

BERTOLINI           Bene, mi sembra tutto in regola, a parte il tempo che mi avete costretta a sottrarre alla caccia del ladro di gioielli. Ora che vi siete divertiti in altitalia, tornate nella bassa. Questo non è posto per voi.

VINCENZO            Partiamo con il primo treno.

BERTOLINI           Bene. (INDICANDO LA BORSA CHE è SULLA SCRIVANIA) In tutta questa storia c’è qualche cosa che non mi convince, ma dal momento che c’è la testimonianza del direttore… Buonanotte. (ESCE DAL FONDO. VINCENZO SI ALZA E FA CENNO AGLI ALTRI DI NON PARLARE. POI PRENDE LA BORSA DI SOTTO LA SCIVANIA E LA COLLOCA SUL RIPIANO, MENTRE INCOMINCIA A RIDERE DI UN RISO SOMMESSO)

MARTA                 (SUSSURRATO) Don Vincenzì, vedo una seconda borsa o che?

VINCENZO            (SEMPRE RIDENDO) E’ la nostra. Quella che ha portato l’ispettore appartiene alla nipote di Emilio Buttafuoco che se l’è scordata qua dentro. E io quella ho dato da portare a Livorno. La Mariola Luciana si era portata la borsa sbagliata.

MARTA                 Ma allora qua dentro…

VINCENZO            Ci stanno i soldi nostri. (LENTAMENTE, AMMUTOLITI, CONVERGONO TUTTI VERSO LA BORSA, VINCENZO NE ROVESCIA IL CONTENUTO SULLA SCRIVANIA) E pure orologi, accendini d’oro, anelli… I trofei delle cacce di don Ciro… (IN SILENZIO, TRATTENENDO IL RESPIRO, INCOMINCIANO ORDINATAMENTE A RIEMPIRSI TASCHE E BORSE DI BANCONOTE, INFILANO ANELLI ALLE DITA E OROLOGI AI POLSI. MARTA SI SISTEMA IL DIADEMA IN TESTA).

MARTA                 (SOMMESSA) E’ finita la pezzenteria.

MARCANTONIO  Don Vincè.

TUTTI                    Sssst!

MARCANTONIO  (SUSSURRANDO) Don Vincè, quando siete okay!

ANGELINA           Luigino mio, prepara il letto.

DIRETTORE          (CANTANDO) Tripoli bel suol d’amore. (CONTINUANDO A DIVIDERSI IL BOTTINO)

VINCENZO            Parenti miei, il colpo è riuscito e la strada è libera.

MARTA                 Ma non ci sarà un seguito don Vincè?

VINCENZO            Per noi si, e sarà un seguito piacevole.

MARTA                 Un momento: e se fanno un controllo contabile?

DIRETTORE          Tutto regolare. Io ho dichiarato che i soldi sono serviti per pagare le vincite. E chi va a controllare, tra centinaia di giocatori chi ha vinto e chi ha perduto? Questi soldi, quindi tecnicamente non sono di nessuno.

VINCENZO            I soldi di un casinò sono pesci in mezzo al mare, appartengono a chi prima o meglio sa gettare le reti. Mo che abbiamo i soldi ce ne possiamo tornare a Napoli a fare le persone oneste. Jammuncenne

TUTTI                    Andiamo. (SI AVVIANO TUTTI, MENO VINCENZO, VERSO LA PORTA-FINESTRA).

VINCENZO            Alt! (TUTTI SI ARRESTANO) Allora non mi sono spiegato, o non avete capito il senzo di tutta l’operazione. Che cosa vi ho detto ieri sera? Che per fare le persone oneste bisogna avere i soldi. E che noi dovevamo fare i delinquenti per trovare i soldi ed in tal modo diventare persone oneste. I soldi li abbiamo trovati….perciò siamo delle persone oneste, quindi a fronte alta e a cuor sereno… possiamo entrare ed uscire dalla porta principale. (INDICA LA PORTA DI SINISTRA, TUTTI SI AVVIANO PER USCIRE)

DIRETTORE          Alt! (TUTTI SI ARRESTANO)

TUTTI                    Uffaaaaaaaaaaaaah!

DIRETTORE          Ma non vi sembra che vi siete dimenticati di qualcosa?…. Vi stavate per dimenticare la cosa più importante e cioè quella di salutare questo rispettabile pubblico.

SIPARIO