…Così parlò lo scarrafone!!!

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… così parlò lo Scarrafone!!!

Nastro Salvatore

…così parlò lo scarafone!!!

due atti folli con finale a sorpresa

ognuno di noi è così necessariamente folle

che, il non esserlo, equivarrebbe ad esserlo

secondo una forma diversa di follia.

(Salvatore Nastro)


PERSONAGGI ED INTERPRETI

(in o.a)

GENUINA                                                    _____________________

MICHELE                                                  ______________________

PASCALINO                                             ______________________

NUNUZZO                                                _______________________

ZIA FLORA                                             _______________________

ZIA ERSILIA                                           _______________________

ORESTE                                                   _______________________

IFIGENIA                                               ________________________

FAUSTINO                                            _________________________

AVV. PELLECCHIA                            __________________________

CAROLINA                                           ___________________________

LA GUARDIA                                       ___________________________

IL CANCELLIERE                               ___________________________

IL GIUDICE                                       _____________________________

ATTO PRIMO

PROLOGO

(a sipario chiuso)

Si sentono in lontanza delle risate convulse e delle pesanti porte che si sbattono. Un ticchettio di macchina da scrivere anticipa le seguenti parole:

VOCE F.C.: (Come se stesse scrivendo una lettera a macchina sillaba le parole) 10 Dicembre 1970. Caro Direttore è il paziente della stanza 204 che vi scrive. Volevo salutarvi prima di lasciare silenziosamente questo manicomio in cui “ingiustamente” sono stato recluso. Vi ringrazio per l’ospitalità e per come avete reso piacevole la mia permanenza in questo posto. (Con una freddezza cinica) Ho ancora i capelli che mi puzzano di bruciato grazie ai vostri scintillanti elettroshokssssssss. (Con finta compassione) Direttore io sono guarito! (Insiste) Sono sano di mente e non come ancora vi ostinate a dire che sono affetto da schizofrenia compulsiva con ossessive manie omicide. (La sua rabbia iniza ad emergere; rabbia contenuta) Le dimosterò che io sono sano e che i veri matti sono fuori da queste squallide mura. (Ride convulsamente) Ve li renderò uno ad uno. Ora devo proprio andare carissimo ed esimio direttore; se vorrete mie notizie: comprate il giornale e nella pagina della Cronaca Nera troverete sempre l’impronta indelebile dello…. Scarrafone! (Ride satanicamente)

Un rumore di vetri seguito da una sirena d’allarme anticipa la musica d’apertura del sipario

Il primo atto è ambientato in un soggiorno di una casa al pianterreno nella Napoli del 1970. E’ pieno dicembre. Vi vive il portiere dello stabile. L’arredamento non è misero  ma non si ostenta neanche benessere. Vi è al centro sul fondale un enorme porta (detta COMUNE) che dà nel cortile del palazzo. A destra vi è una porta chiusa che reca nelle stanze da notte (stanza da letto del portiere, bagni, stanzina degli ospiti).

A sinistra vi è una porta che reca nella cucina.

Un tavolo da soggiorno troneggia a sinistra della scena.

Lo spettacolo inizia a scena in penombra. La comune è chiusa.

Scena 1

Genuina   Michele

GENUINA: (Entra da sinistra, in vestaglia accendendo l’interruttore e dice la battuta rivolgendosi

 alla persona che è ancora dentro) Cos’e pazze!! Io sto dormendo dint’o scuro, dint’o meglio d’o suonno e tu che faie? Appicci tutte e quattro ‘e luci d’o lampadario!! Mi hai accecato!!

MICHELE: (F.C.cioè fuori scena) Per tua informazione… numero uno: alle sette e trenta, uno non sta “dint’o meglio d’o suonno” cumme dici tu! E numero due: si! Se ho acceso tutte le luci è perché non riesco a trovare ‘e vestiti da mettermi per uscire fuori a lavoro in guardiola!! Aggia scupà e lava ‘e scale primma che vene ‘o pustino, chillo della monnezza e non mi trovo così più con la tabella di marcia!

GENUINA: E che faie ‘o camionista!! Ma tu ‘o ssaie che i vestiti te li preparo la sera prima ncopp’a poltrona! Ah!

MIC: (FC) Ma chest so pezze!!!

GEN: E se capisce!!!!...... Te l’ja stirà!!

MIC: (c.s.) Ma comme, mò ‘a matina m’avessa stirà pure ‘e panne!!

GEN: E se capisce!! Che te tengo a fa sul pè magnà e bere!!! Ammo miso ‘o puorco a ngrassà!!! E po’ ti devi imparare…. (facendo il verso a Michele) Una mattina “il colletto non è stirato bene”, un’altra mattina “il bordo della camicia è mal piegato”… e n’ata matina “il polsino è stropicciato”…… Uèèè! Sai che c’è di nuovo… stiratelle tu!! Io nun te stiro cchiù ‘e panne!!! Va ‘a faticà accussì!!!!

MIC: (Entra con gli abiti visibilmente tutti stropicciati, PAUSA) Accussì io dovrei uscire qua fuori? Si esco accussi combinato, saie addò m’a fanno na risata?

GEN: (sfottendo) Addò??

MIC: E pigliala a tarantella tu!! Io sono un portinaio serio! Qui passano centinaia di persone ogni momento minuto e quarto d’ora. Quando passano mi fanno mille ossequi: Michele come state? Michele avete visto che bella giornata! Michele da quando ci state voi in questo palazzo la scala è sempre linda e pinta! Michele di qua, Michele di là… tutti mi cercano tutti mi vogliono….

GENUINA: Mò ce facimmo pur ‘a canzone! Ma famme ‘o piacere! (Adirandosi) Io ‘a dint a stu palazzo me ne voglio ì!

MICHELE: Ma ringrazia Dio che tenimmo na casa e nu lavoro!   Signore mio! Signore mio ma quando la rivedrò di nuovo la luce io?  (Ora a Genuina) A proposito di luce: l’altra mattina per non accendere ‘a luce nun aggio visto che ‘e cazettini ca ma’aggio miso erano di due colori diversi e so ghiuto ccà ffore cu nu cazettino niro e n’ato bordò.

GENUINA: E ringrazia a Ddio! Mò stammatina invece ‘e ttiene tutte ‘e due di colori apparati!

MICHELE: Se!! (Si toglie la scarpa mostrando un enorme buco nei calzini)Ahhh!! Quanno vivevo cu mamma tutte le mattine mi faceva trovare la camicia e i cazettini belli puliti, stirati e apprettati!! (ricordando con nostalgia) Ah!! Quanno me mettevo quelle camicie cu chell’addore ‘e naftalina….

GEN: (Risolutiva, a parte) …..Vummechiavano tutte quante!!!

MIC: Nun sfottere a mamma’e capito! (Ricorda con nostalgia) ‘A signora Palomba Crescenzo figlia unica di padre vedovo pure di fronte alle sofferenze teneva ‘a capa aizata!!

GEN (A parte) E se capisce!! Chlla teneva ‘a scoliosi!!

MIC: Donna di altri tempi!! Ha sfamato il popolo!!

GEN: E grazie tante!! Vendeva ‘e zeppole ‘e panzarotte mmiez ‘a piazza!!

MIC: (Di ripicca) E patete che faceva?? Vendeva ‘o ppere e ‘o muss  vicino ‘o municipio!!!

GENM: Un momento!! E tu…. (con aria di affronto) vulisse mettere chill’addore fresco e pulito ‘e limone cu chillu tanf ‘e uoglie fetente ca mammeta primma ce cuceva ‘e panzarotte e po’ o’ ddeva ‘a patete pe ggrass pe dint’a machina?? Ma famm’o piacere Michè!! Leveta lè!!!

MIC: Ma può essere ca tu ti devi sempre mettere al di sopra ‘e tutte cose? M’ero proprio scurdato tuo nonno che faceva!!!! On Felice Silvano ‘a notte, se faceva tutt’e cantine; una a una!!!!

GEN: (Con italiano canzonato) E tua nonna? Onna Michelella Crescenzo ‘a notte invece se faceva tutt’e cantinieri! ……. Uno a uno!! Mentre ‘a casa ‘o nonno se leggeva ‘o ggiurnale!!

MIC: (incredulo) Madonna!! Guardate un poco questa!! Infama la mia famiglia! Getta del fango purulento sulla mia famiglia….

GEN: Uèèè!! Mò n’accummincià a usà parole difficili!!!

MIC: La mia famiglia era di nobili origini!! Il nonno di mio nonno nel blasone aveva tre palle!!

GEN; Ah… si?? (Da sfrontata e urlando) Invece ‘o mio ‘e palla ne teneva una!!! Ma grossa accussì!!! Ah!!

Scena 2

GENUINA  MICHELE  PASCALINO

PASCALINO: Buongiorno!! (Entra il garzone del bar recando un vassoio con un caffè, una zuccheriera e un quotidiano arrotolato)

GENUINA: E a te chi t’ha chiamato?

PASCALINO: Mi manda il cavaliere Bernardo Scassacavalli del primo piano. Vi offre un buon caffè caldo e ‘o giurnale! (lo poggia sul tavolo) Qua sta il caffè…. Vedete che lo zucchero ve l’ho messo a parte! Grazie! (e non va via)

MICHELE: Ah! Ci voleva proprio! (armeggia con le tazzine, guarda che Pascalino non si muove e lo sorride sonoramente) Va nun te preoccupà delle tazzine; ve le porto io dopo, tanto stiamo di fronte! (Pascalino sorride; a questo punto Michele capisce l’antifona, fa un sorriso di circostanza verso la moglie, dopodiché mette le mani in tasca cacciando una manciata di monete; ravana tra queste e ne prende una molto piccola e la dà a Pascalino con fare altezzoso in segno di sfida verso Genuina) Và… chesta è ‘a toia! (Alza la voce guardando verso la comune quasi a farsi sentire) Manciaaaaa!!!

GENUINA: Me raccumann Pascalì! Cu ‘e soldi che t’ha dato fa na bella spesa ‘a casa, pava ‘e bullette d’o gas, e si t’avanza quacche cosa purtallo a banca!! (Ora risoluta assumando tono di comando va verso la credenza e apre un cassetto estraendo un borsellino portamonete) Pascalì viene ccà! Tiè sono 500 lire…. Tutte pè te!!!

PASCALINO: Uh Grazie!

MICHELE: (Al pubblico) Mò chesta me vo fa fare na brutta figura cu Pascalino! (A Pascalino) Pascalì viene ccà! Te dongo mille lire!!

PASCALINO: Aha, Grazie!! (prende)

GENUINA: Pascalì che ffaie? Viene ccà te dongo duemila lire ‘e mazzetta!

PASCALINO: (Incredulo prende tutto) Oh oh e grazie!!

GENUINA: (molto materna) E mò  a chi vuò cchiu bene?

PASCALINO: A vvuie! Se capisce!

MICHELE: (A Pascalino) Ma tu sei un Giuda Iscariota! Ti sei venduto per trenta denari!

PASCALINO: Ma vuie che vulite! ‘A signora mi ha regalato cchiù assaie! Voi offrite di più?

MICHELE: (Allibito) E che stammo facenno l’asta?! Ecco tremilalire!

PASCALINO (Intasca; poi al pubblico) E addò l’aggio truvato sti fesse stammatina?

GENUINA: Viene ccà bellu mio ca tengo cinche milalire e …. Nu bellu bacio pe tè!

PASCALINO: Quant’è bella ‘a signora!  (Va verso Genuina, prende i soldi e il bacio)

MICHELE: Curnutòne, si vieni addu me te dongo sette milalire…. E nu bacio!

PASCALINO: (risoluto) Facimme diecimilalire  senza ‘o bacio! Me fa schifo!

MICHELE: E va bene! (prende la banconota dalla tasca) Ma vide nu poco ‘o Pataterno! E mò curnutone curnutò dici ‘a verità: A chi vuò bbene cchiu assaie?

PASCALINO: (Pausa lunga poi sbotta) ‘A signora!!! (fugge via per la comune)

SCENA 3

Michele - Genuina

MICHELE: (fa per rincorrerlo) Uh stu figlio ‘e bona femmina! ‘A prossima vota ca passa accà, meno ‘a cera nterra e te faccio spezzà ‘a noce do cuollo! (Genuina ride) Tutto pè colpa toia!

GENUINA: (Diventando seria) Ccà dint’ a sta casa è sempre colpa mia! Oramai sono trent’anni che andiamo avanti così. C’avess vedè Salvatore ‘e c’appiccicà a ogni niente! Eh ma isso nun è cumme ‘e te! Nun ha proprio pigliato dal padre! Mio figlio….

MICHELE: Salvatore quando faceva cose bbone era figlio a tutte e due! Quanno invece purtava ‘e guaie ‘a casa…. era figlio a me!

GENUINA: Mò sta ‘a Germania s’è truvato nu bellu posto e fa na vita tranquilla! Tu neanche questo si state bbuono a ffà! Ogni discorso che facevamo “la dignità”! La dignità, la dignità! Quante volte me l’hai messa avanti questa assurda parola  e intanto non ti accorgevi  che la mia di dignità la stavi calpestando!

MICHELE: (Che era rimasto ad ascoltarla in silenzio) Vabbuò ja Genuì! Pigliammoce ‘o cafè primma che se fa freddo! Nu cucchiaino ‘e zucchero te basta?

GENUINA: A me quattro!

MICHELE: Azzo! Te piace amaro ‘o cafè!

GENUINA: (Triste) ‘A vita già è amara…. Almeno ‘o caffè!!!

MICHELE: Ma quattro so troppi! Poi se perde ‘o gusto do cafè!

GENUINA: A me piace accussi! (s’impunta)

MICHELE: E va bene! (esegue) Facimme tavola quieta! Piglia prima tu!

GENUINA: No, piglia prima tu! A me piace il fondo del caffè… è chiu chino ‘e zucchero!

MICHELE: No, ja! Piglia primma tu! Sinnò nun m’ò gusto!

GENUINA: T’aggio ditto: piglia primma tu!

MICHELE: No, primma tu!

GENUINA: Primma tu!

MICHELE: Mannaggia! Piglia tu!

GENUINA: Va bene! Vossignoria è servita! (beve disgustata) E cumm’è amara ncopp! (porge la tazzina a Michele)

MICHELE: (beve disgustato) Mamma d’o Carmine! E che d’è ‘o miele? Steve tutto sotto ‘o zucchero!

GENUINA: Nun pruvà a dà ‘a colpa a  me!! Te l’avevo detto che era meglio che bevevi primma tu!

MICHELE: (Agitando il giornale in senso di perdita di staffe) Solo una cortesia ti chiedo e me ne vado da vanti alle palle dei tuoi occhi! Me stiri sta cammisa? E’ tardi e stammatina viene pure il giardiniere a pulire le aiuole!

GENUINA: Levate sta cammisa, dammella! (Michele toglie la camicia restando solo con la canottiera di lana e si mette a leggere il giornale; Genuina prende un ferro da stiro lo attacca alla corrente e fa per stirare la camicia e parla tra sé e sè) Maritemo, ah, maritemo, nun è buono manco cumme caso ncopp ‘e maccarune! E per fortuna ca nu poco e stima e rispetto ce sta ancora doppo tant’anne!  Embè quanno ‘o mese passato hanno fatto ‘e lavori ‘e ristrutturazione ‘o balcone d’o primmo piano, una preta sola aveva carè….. e ncapo ‘a maritemo aveva ì ‘a fernì!

MICHELE: E grazie! E meno male ca ce sta ancora stima e rispetto! (apre il giornale e legge) Vedimmo oggi che è succieso nel mondo! Aha! Il Mattino di oggi 10 Dicembre 1970. Sta p’ascì il nuovo 33 giri di Lucio Battisti! (tra sé e sé) Ma stu fascista ‘o fann ancora cantà! Secondo me chisto non farà grande strada: Genuì t’o ddice nu strunz! (gira la pagina) Ancora!!! Mamma mia!  Cu sta legge nova ncopp ‘o divorzio ca se chiamma …. Fortuna - Baslini sta succerenno na spaccatura in tutta Italia! Sti democristiani e ‘o Papa stanno alluccanno malamente!   

GENUINA: (disinteressata sbuffa) Uffa!!! (per non sentire il marito va verso la radio e gira la manopola; la radio manda in onda “Core N’Grato cantata da Beniamino Gigli) (Canta anche lei) Core…. Core ngraaato! T’aie pigliaaaato ‘a vita miiiia…. Tutt’è passaaato! E nun ce pieeeeenze cchiuuuuuu!!

MICHELE: (legge ad alta voce CONTEMPORANEAMENTE al canto di Genuina) Ieri dal manicomio criminale di San Giorgio è evaso il pazzo pericoloso Orazio Limoni meglio conosciuto come Lo Scarrafone! (Arrabbiato, aumenta la voce per sovrastare il canto di Genuina) Wee! Un po’ di rispetto e mamma mia! Me sto leggenno ‘o giurnale! (va a spegnere la radio)

GENUINA: E io sto cantanno!!!Io canto tutte le mattine!

MICHELE: M’ero scurdato l’usignolo! (riprende a leggere) Ieri dal manicomio criminale di San Giorgio è evaso il pazzo criminale… (Genuina con la camicia ben stirata stavolta si avvicina alle spalle del marito e la sbatte dietro la sua nuca quasi a frustarlo; Michele si gira la guarda con aria di sfida: PAUSA LUNGHISSIMA

GENUINA: (sbotta allontanandosi) Cooore Core ngraaaato!! T’aie pigliaaaato ‘a vita miaaaaaa!!

MICHELE: (Risoluto; piega il giornale e fa per mettersi la camicia; canta anche lui) Femmena, tu si na…… mala femmena!!!

GENUINA: (Continuando a rassettare la stanza, cambia canzone) Curre mbraccio addu mamma!! Nun fa ò scemo piccerì… dille tutt’a verità…. Ca mammà te po’ capì!

MICHELE:  …flippo flippo flippo… fiore di primavera… la donna tiene i peli sopra il cuore… Nun ma pigliasse manco pe mugliera nemmeno se me l’ordina il dottore! (intanto appare  dalla comune Nunuzzo il postino che guarda tutta la scena senza essere visto)

GENUINA: (con uno straccio a mò di gonna gli va vicino sfottendolo) Caro bebbè! Che guardi a ffà! Io quann veco a te me sent’e disturbà!!!

 

Scena 4

Michele – Genuina – Nunuzzo -  Zì Flora  - Zì Ersilia

NUNUZZO: Aha! Stammatina ce simme scetate cu ‘a voglia ‘e cantà?

MICHELE: Aeh! Nunù e tu già stai ccà!

NUNUZZO: Già sto ccà? Io aggio quasi finito pure ‘o ggiro!! (con fare diligente estrae un plico di lettere dalla borsa e le pone una a una sul tavolo) Ecco la posta di oggi per il vostro condominio! Questa è la cambiale per il signore Cannavacciolo del terzo piano, quest’altra è la cartolina da Bolzano del figlio di Barzanella che sta facendo là il militare, questa è la bolletta della Sip di Scotognella Gambardella fu Tauraso, fu Greco, fu Gragnano, questa qua è la cambiale per Don Oreste De Riso e quest’altra invece è per il cavaliere Bernardo  Scassacavalli del primo piano interno B scala 4 ed è senza mittente (l’annusa) Dal profumo si direbbe che è stata scritta da una donna giovane (la guarda in trasparenza) ed è pure una lettera d’amore…. Ih quanta cuoricini che stanno disegnati! Ma scusate Michè, il cavaliere non è maritato?

MICHELE: (Strappandogli tutte le lettere da mano) Ma fatt ‘e fatte tuoie Nunù! Facendomi i fatti miei col cavaliere mi sono guadagnato una bella colazione con caffè caldo e giornale tutte le mattine!

GENUINA: Mentre tu ti apprepari e sistieme ‘a posta, vac’io a spazzà ‘e scale! (Via per la comune)

MICHELE: Ah! Che femmina diabolica Nunù! Nun c’ha faccio proprio cchiù!

NUNUZZO: ‘E ccose nun vanno proprio bene, eh Michè?

MICHELE: Se vede?

NUNUZZO: Se vedè?? Dint’a sta casa se respira n’aria pesante, mamma mia! Io pruvasse cu chella cosa ca ne stanno parlanno pè televisione, cu chella legge nova ca sta facenno ncazzà ‘e prievete!

MICHELE: Il divorzio?

NUNUZZO: Bravo! Il mamozio!

MICHELE: Di- vorzio!

NUNUZZO: Vabbuò si, chella cosa llà!

MICHELE: Ma non scherziamo proprio Nunù, nun pozzo fa parla ‘e me dint’o condominio! Qui sta tutta gente rispettabile; dottori, avvocati, cavalieri, gente illustre e illustrata…. E quanno ‘o cavaliere passa pa portineria c’adda dicere?

NUNUZZO: (da banditore)  Po’ passà ‘o cavallo?

MICHELE: Ma nun fa o’ scemo tu!

NUNUZZO: Ma io nun capisco niente! Io saccio sulo ‘e raccomandate, buste, bullette, catene ‘e Sant’Antonio e niente cchiu! (apparendo sulla comune Zì Flora e Zì Ersilia; Flora accarezza un gatto) Ma a proposito io nun saccio cumme ve l’aggia dicere ma io ultimamente sto avendo una crisi gastrica!

MICHELE: Te fa male ‘o stommaco?

NUNUZZO: No no! Una crisi cumme se dice….  religiosa!

MICHELE: Ah! Mistica si dice! E bravo a Nunuzzo! Spiega spiega!!

NUNUZZO:  Vabbè poi ne parlammo… nun saccio cumme v’aggia dicere!

MICHELE: (annusando) Ma che d’è sta puzza!

NUNUZZO: Senza che m’addure! Io m’aggio lavato dummeneca! E oggi è appena giovedi!

FLORA – ERSILIA: Pace a voi e agli uomini di buona volontà!!

MICHELE: (A parte) Ahhhh ecco cos’era sta puzza!

NUNUZZO: (A Michele senza farsi sentire dalle due donne) Chi sono queste due prommoche!!

MICHELE: Sono le due  bizzoche del terzo piano! ‘E chiammano ‘e jattare!!

NUNUZZO: (Alzando la voce) Che cosa? ‘E jattare??

FLORA: Che stai dicenno?

ERSILIA: Parla!

MICHELE: Ma nun aggio ditto niente!

FLORA: Il portiere ci ha chiamato jattare!!

NUNUZZO: E pecchè ve chiammano accussi?

FLORA: Pecche amammo ll’animali

ERSILIA: A maggior ragione ‘e jatte!!

MICHELE: Signore mie ma cumm aggia fa cu vvuie? Sto raccogliendo le lamentele da tutto il

condominio per la puzza che si sente dal vostro appartamento!! Signore mie troppi animali… io poi sò costretto a dire tutto all’amministratore…

ERSILIA: Aeeehh!! Ma che songo, che songo 15 gatti, 7 cani, 2 papere, 24 passarielli, 3 pappavalli, 19 pisci tropicali e ‘na tartaruga ‘e terra?

NUNUZZO: Si nun era pà tartaruga ‘a puzza nun se senteva proprio!

FLORA: On Michele simme venute cca pecchè siccome domani si festeggia la solenne commemorazione del ritrovamento delle reliquie di santu Tischi Tosco…..

ERSILIA: (con le braccia al cielo) Ah! Aiutaci tu! Santu Tischi Tosco patrono d’e pantosche!

FLORA: …E siccome partiamo in pellegrinaggio apostolico vi abbiamo portato il pesone del mese di dicembre (e consegna)

ERSILIA: con l’augurio che il padrone di casa se ne compri tutte bustine per mali di testa! Amen

FLORA: Michele tu visto che hai bisogno di tanta misericordia di Nostro Signore….Ti abbiamo portato un po’ d’acqua santa da Lourdes, un panino benedetto di Sant’Antonio… (estraggono dalla borsetta)

ERSILIA: Na buttigliella ‘e olio ‘e Santa Lucia, ‘nu sacchetto ‘e caramelle d’o monaco….

NUNUZZO: Scusate! Ma l’aperitivo nun l’avite purtato?

FLORA: Quale aperitivo?

NUNUZZO: O’ San…. Bittèr!!! (ride alle loro spalle)

ERSILIA:  (tuona con la voce) Signore mio!! Fa che quest’empio demone venga rispedito all’inferno da cui proviene!!!!

NUNUZZO: (A parte) Puozz passà nu guaio!! (allontanandosi) Io continuo il giro della posta! (Va via per la comune e si scontra con Genuina) Buonagiornata signò!! E facite attenzione ca ll’uocchie sicche pigliano cchiu d’e scuppettate!!!  (Via Nunuzzo)

Scena 5

Michele – Genuina – Zia Flora – Zia Ersilia - Nunuzzo

GENUINA: E che d’è sta puzza cca dinto!

MICHELE: Genuì cca stann ‘e signore d’o terzo piano!

FLORA – ERSILIA: Pace a voi e agli uomini di buona volontà!!

GENUINA: Aha! Parlano assieme pure? Marò e quann so belle! (le circuisce e le sfotte) Signore belle ma cumme maie nu marito nun ve lo siete truvato?

MICHELE: Smettila!

GENUINA: Io si fossi ‘o posto vuosto me muvesse primma ca vicchiaia ve fa cchiu brutte! Adoppo chi ve piglia cchiu?

FLORA: Noi non cerchiamo marito!

GENUINA: Ata verè si nu marito cerca a vvuie?!!!!

ERSILIA: Nuie vivimmo pe nostro Signore Gesù Cristo! E’ lui che ci dà la forza!! Del resto noi preghiamo preghiamo al punto che in casa nostra si respira già aria di paradiso!

MICHELE: E si chella è l’aria d’ò paraviso….. io voglio ì all’inferno, mammà!!!!!

FLORA: La mia povera sorella Ersilia è rimasta da giovane scottata da una delusione d’amore e non ha voluto più toccare un uomo!

ERSILIA: Si! E ancora m’aggia ripiglià! Me purtaie cu isso dint’o fienile d’o padre e lì accumminciaie a me mettere na mana ncopp‘a spalla…..

FLORA: Mammà!!! S’arrizzano ‘e carne sulo addò penzà!

ERSILIA: Po’ me mettette ‘nata mano dint’e capille…

FLORA: Mammà….

ERSILIA: Chell’ata mano ma mettette ncoppa ‘a coscia!!

FLORA: Mammà!

ERSILIA: E cu chell’ata mano me faceva ‘e pizzichilli

GENUINA: Uè Zì Ersì ma stavate facenno ammore cu n’ommo o cu nu purpo!! Ma quanta mane teneva??!!!!!

ERSILIA: E chi s’arricorda cchiu! Comunque chillu lazzarone se permettette e me tirà ‘a catenina ‘a gann cu l’immagine sacra ‘e santu Tischi Tosco fatta a mano ‘a ziteme bonanema??

FLORA: (Fiera della sorella) Ce sunaie accussi nu buffettone  e’ se ne jette

ERSILIA: E ce diciette pure: Va! Ca ‘o bbuono nun l’aie saputo apprezzà! (indica sinuosamente sè stessa)

GENUINA: (A parte) Accorto ‘o mobbile! E’ troppo bello!

MICHELE: ‘A vuò ferni cu sti signore? Fà la gentile!

GENUINA: Ma qua gentile e gentile…. (abbassando la voce per non farsi sentire) Sti prommeche veneno ‘a casa nostra… c’appestano ‘a casa e io avessa fa pur’a gentile??

MICHELE: Statte zitta! Mò accuminciammo?

GENUINA: Sei un sivaiuolo anche tu perciò ce vai d’accordo!(alzando al voce) Io te lavo ‘e mmutande! E ‘o ssaccio io che zuzzuso sì!

MICHELE: Ma c’allucca affà!

GENUINA: Io allucco quann me pare e piace.

FLORA: Non gridate! Che Paolercio si sveglia!!!

MICHELE: Io foss o’ zuzzuso?

FLORA: Non gridate che Paolercio si sveglia!

MICHELE: Embè sai che ti dico? So tant’anne ca me faccio ‘o bidet cu l’asciugamano tuoio d’a faccia…. Ah! Te l’aggio ditto!!

FLORA: Non gridate che Paolercio si sveglia!

GENUINA: Uh stu sanghe ‘e pimmece!!

ERSILIA: V’ha chiammato sangh’e pimmece!

MICHELE: Sanghe ‘e pimmece a mme? Sta zandraglia!

FLORA: Non gridate che Paolercio si sveglia!

GENUINA: Tu!! Tu si na scarda ‘e gabbinetto ‘e capito!

ERSILIA: V’ha chiammato scarda ‘e gabbinetto!!

GENUINA: Vattenne d’a casa mia!

FLORA: Non gridate che si sveglia Paolercio!

MICHELE: No, ‘a casa è ‘a mia!

ERSILIA: (A Michele) Ha ditto che ‘a casa è ‘a soia! Aeh!

MICHELE: (Stufo; a zia Ersilia) Zì Ersì, ah! Ce sento ancora! Aggio capito!!

FLORA: E smettetela ca se sceta Paolercio

GENUINA: Ma che me n’importa a mme ca se sceta ‘o signore d’o piano ammezzato!

ERSILIA: Chi se sceta?!!!

GENUINA: Chillo d’o piano ammezzato!!

ERSILIA: E chi v’ha ditt ‘a vuie?

GENUINA:Vostra sorella!

FLORA: Io? E chi ‘o canosce a chillo d’o piano ammezzato? On Michè ‘o cunuscite vuie?

MICHELE: No! Genuì o’ cunusce tu?

ERSILIA: Sarrà uno nuovo?

MICHELE: E io song ‘o purtiere e nun ‘o ssapevo a chisto?

GENUINA: Ma a chi?

FLORA: Chillu d’o piano ammezzato!

MICHELE: Ma chi cancaro ce sta a stu piano ammezzato?

GENUINA: Paolercio!!  L’ha ditto Zi Flora

MICHELE: Ma nun ce sta nisciuno Paolercio ‘o piano ammezzato! Ce sta sulo ‘o studio d’o

dentista!

ERSILIA: E forse stu signore Paolercio è gghiuto d’o dentista??!!

FLORA: Ma quanno maie? E io purtavo ‘o jatto d’o dentista?

GENUINA: Che c’azzecca ‘o jatto vuosto cu ‘o dentista?

FLORA: Paolercio è il mio gatto!!! E’ chistu ccà! (indica il gatto che dorme tra le sue braccia)

GENUINA: Ih che puzzate passà nu guaie vuie e sti ghiatte! Comunque Michè aggio deciso: voglio divorzià!! (Le due zie a questa parola si meravigliano portandosi le mani alla bocca) (Genuina le guarda) Ch’è succieso?

FLORA: Voi avete detto quella parola malvagia!!!

GENUINA: Io? E ch’aggio ditto Michè?

MICHELE: E che ne saccio…. Hai detto che vuò divorzià! (Le due zie c.s.)

ERSILIA: Non si dice mamma miaaaaaaaa!!!

MICHELE: Ahahah! Cumme song bellelle! (per sfotterle e per metterle alla prova ripete) Divorzià! (Le due zie c.s.) Divorzià!! (Le due zie c.s.) (Si gira dall’altra parte come se il fatto non fosse suo poi si rivolta improvvisamente verso le zie) Divorziàààà!! (Le due zie meccanicamente c.s) Ma pecchè facite accussi?

FLORA: Il matrimonio è un sacramento e quindi è sacro e inviolabile e non può una semplice legge dell’uomo come quella del divorzio scindere ciò che Dio ha unito! Lo diceva anche il nostro beneamato Santu Tischi Tosco…

ERSILIA:…..patrono d’è pantosche!

FLORA: Quindi cari non dovete sognare neanche lontanamente di fare una cosa del genere. Suvvia fatelo per l’anima benedetta del nostro…

MICHELE: (continuando la nenia)…. Tischi tosco patrono d’è pantosche….

FLORA: Bravo! Lui vi guarderà dall’alto e sorveglierà…. Ma vi prego non nominate più quella parola è una bestemmia..

GENUINA: (Fanciullosamente) Quale?

MICHELE: (convinto sbotta)  Tischi tosco!

FLORA: no no!

GENUINA: (A Michele)  E quale?

MICHELE: Che ne saccio?

GENUINA: (A Flora) ‘E pantosche?

MICHELE: Ah si!

FLORA: No no!

ERSILIA: Divorzià! (A questa parola Zia Flora e Genuina si coprono la bocca meravigliata)

MICHELE: (A Genuina) Ma no tu! L’hanna fa lloro! Divorzià! (le due zie c.s.)

ERSILIA: E allora voi due volete… divorzià? (Michele e Genuina fanno come le zie e Ersilia si spaventa) Che è stato?

GENUINA: (A Ersilia) E vuie dicite Divorzià! (Michele e Flora si coprono la bocca) Michè ma che fai?

FLORA: Nun se dice, nun se dice!! E’ peccato!!! Nun se dice Divorzià! (Ersilia Michele e Genuina c.s.)

NUNUZZO: (entrando guarda tutti i presenti che in una posa plastica hanno la mano avanti alla bocca)  Maronna e che è succieso? V’ate miso appaura tutte quante?

FLORA: (Inorridita) Ahhhh!

NUNUZZO: (Spaventandosi mette anche lui la mano avanti la bocca) Ahh! Che ce sta quacche scarrafone? (guarda tutti con la mano avanti la bocca e lui parla con la mano avanti la bocca) Scusate ma pecchè state cu sti mmano annannz ‘a vocca?

FLORA: Ahhhh! Santu Tischi Tosco…

ERSILIA: (Come Flora)… patrono d’e pantosche….

FLORA: Aiutali tu che non sanno quel che dicono e quel che fanno… (si mettono in processione e escono) Dio fà che la misericordia del tuo figliolo ricada sul loro spirito e li distolga dal pensiero del divorzio….

NUNUZZO: (Alle zie) C’hanna fa?

FLORA-ERSILIA: (volgendosi verso il pubblico; sulla comune quasi uscite fuori) Vonno divorzià! (Si guardano negli occhi e sussultano mettendosi la mano sulla bocca) (Via per la comune)

NUNUZZO: (incredulo) Ma che dicono le signore? Voi volete divorziare?

MICHELE-GENUINA: Si! (A questa soluzione i due restano muti quasi non aspettandosi la risposta dell’altro in maniera cosi convinta)

MICHELE: (Timoroso verso Genuina) Veramente dici?

GENUINA: (Fredda e austera ma sillabando la battuta) E tu…. Veramente o’ ppienzi?

MICHELE-GENUINA: (sospirano  e poi dicono a malincuore) Si! (Genuina va in cucina)

NUNUZZO: (A parte) Mamma dà Saletta!! Famme sta zitto sinò oggi abbosco!! Ce vulevo dicere ‘o fatto che aggio cagnato religione!

SCENA 6

Michele –  Oreste – Ifigenia - Nunuzzo

IFIGENIA: (entrando col marito Oreste) Commarella ci state?

ORESTE: Buongiorno!

IFIGENIA: (A Oreste) E che è ‘a cummarella nun ce sta?

MICHELE: Buongiorno cumpà! Cummà muglierema sta dint’a cucina!

IFIGENIA: Allora cumpà si me date ‘o poco ‘e permesso ‘a vaco a salutà, c’aggia parlà  del mio ultimo spettacolo da summana passata!! Io v’aspettavo cumpà al mio spettacolo, c’aggio rimasto molto male!

MICHELE: (evasivo) Aeh, cummà! Ccà stammo facenno cierti spettacoli!!!

IFIGENIA: (andando verso la porta della cucina) …Comunque è stato uno spettacolo straordinario… la gente è rimasta a bocca aperta…. (Via per la cucina)

ORESTE: … e cu ll’uocchie chiuse! Accussi! (imita chi dorme con la bocca aperta russando rumorosamente)

NUNUZZO: Scusate signori vorrei rubarvi solo due minuti del vostro prezioso tempo per parlarvi (fa per estrarre un giornaletto dalla tasca del pantalone)

MICHELE: Nunù ma che vuò?

NUNUZZO: (tuona) La fine del mondo si avvicina!!!

MICHELE: (Al compare) Soprattutto in casa mia! Compare un macello qui in queste quattro mura!

NUNUZZO: Ma me state a ssentì quanno parlo? E’ una cosa importante! Miei cari signori io oltre al mio lavoro di postino sto arrangiando facendo ….

MICHELE: (non degna Nunuzzo di uno sguardo) Compariè non mi dite niente ma sto qua con voi giusto 5 minuti perche ho la guardiola  vuota e l’altra volta aggio avuto il richiamo dall’amministratore: questa poi, è l’ora che arrivano i testimoni di Geova; li dovete vedere comme fanno?! (racconta con enfasi)  Veneno cu ‘e machine, cu ‘e camioncini, parcheggiano aumm aumm  e se sparpagliano pe tutte ‘e scale e pe tutt ‘e piane! Fanno ‘e blitz!! Scenneno ‘a cielo, s’arrampicano pe curniciuni, è chiu facile accirere nu nido ‘e scarrafune che debellare sti testimoni! (Intanto Nunuzzo srotola il giornaletto che aveva facendo vedere che è TORRE DI GUARDIA) Quacche vota ‘e chesto ‘e faccio sagli tutti quanti n’copp ‘a Torre ‘e Guardia e ‘e jett abbascio a tutt quant!!! Ah!  Nunù scusa che stivi dicenno??

NUNUZZO: (Sconcertato si riprende il giornaletto che gli voleva dare) No, niente!! Lasciate stà! (finta risata, acchiappa il quotidiano sotto mano e legge); Panico nella città per via di questo pazzo evaso dal manicomio di San Giorgio. Sentite qua che dice: Orazio Limoni alias “Lo Scarrafone” ha un aspetto di persona calma, ma se la persona che ha avanti gli ispira antipatia, i suoi occhi si iniettano di sangue e si getta sul malcapitato facendone scempio: dapprima lo spella vivo e poi lo tortura fino a morte certa. Se vi capitasse di vederlo, datene avviso alle autorità competenti. Per contatti eccetera eccetera…

ORESTE: E’ vero cumpà, è vero! Per via di questo fatto la gente ha paura di scendere dalle proprie case. Addirittura molti si sono barricati in casa..

NUNUZZO: Vabbuò on Orè allora io vaco nu mumento ‘a casa d’a gnora mia e vaco a spaparanzà ‘e pporte e ‘e feneste!

ORESTE: No Nunù! Ce sta ‘o pazzo in giro!... chillo accire ‘a gente!

NUNUZZO: E fosse ‘a maronna acceresse ‘a gnora mia!!! Ce desse pure na mano!!! (Via per la comune)

ORESTE: (Va verso la comune a vedere se Nunuzzo è andato via, poi si avvicina a Michele) Cumpà io tengo na cosa ncopp ‘o stommaco!

MICHELE: (Distratto) E che v’aggia dicere; pigliatevi na magnesia smisurata!

ORESTE: E c’aggia fa cu ‘a magnesia misurata?

MICHELE: E vuie tenite na cosa n’copp ‘o stommaco!

ORESTE: Ma ch’avite capito cumpà!!! Io tengo na cosa n’copp ‘o stommaco da confessarvi! E vi prego non dovete dire niente a nessuno, manco ‘a cummarella!

MICHELE: E oramai chi ci parla più con mia moglie! E se anche ce parlasse essa nun me sentesse!!

ORESTE: Ah! (Preoccupato) E’ diventata sorda ‘a cummara!

MICHELE: Ma che dicite cumpà! Ah! Mo ve ce mettite pure vuie, ah! Nel senso che oramai non

c’è più un dialogo tra me e lei!

ORESTE: E questo mi dispiace! Comunque ascoltate cumpà!

MICHELE: Aeh! Cumpà poi me lo dite! E’ tardi devo andare in guardiola!

ORESTE: no, no! Sentite! Sentite!

MICHELE: (c.s.) Cumpà devo andare in guardiola!!

ORESTE: (Insistendo) Cumpà! E ascoltate; due minuti e ve ne andate!!

MICHELE: (scocciato e risoluto) E vabbè! E dite!

ORESTE: (Si imposta e canticchia) Ah! L’ammore, l’ammore che fa fa! L’ammore è na bannera, na bannera  che è liggiera ……

MICHELE: Cumpà ve vulite presentà a Sanremo cu Claudio Villa?

ORESTE: E c’aggia fa a Sanremo! Cumpà…. L’auciello o canta p’ammore o p’arraggia! Cumpà ehm… ehm… mi ho innamorato!

MICHELE: Azz! Ma comme all’età vosta facite ancora ‘o don Giovanni. (interessandosi stavolta) E chi è?

ORESTE: Fa la ballerina al San Carlo!

MICHELE: E cumme l’avite conosciuta?

ORESTE: ‘A semmana passata andai a vedere lo spettacolo litrico di mia moglie Ifigenia al San

Carlo “L’anello dei Nibelunghi”.

MICHELE: Era bello cumpà?

ORESTE: Era bello cumpà???? Solo il primo tempo durava cinque ore e mezo! Aviveve vedè a muglierema comme steva bella! Pareva nu bidone d’a munnezza vestito ‘a femmena! Chella già è nu metro e dieci per 140 chili, po’ cu chillu cappiello cu ‘e corne, o’ mantiello e l’armatura di ferro pareva proprio nu cassonetto! All’improvviso accummencia a cantà vicino a nu chiattone cu na barba longa. Adoppo a tre ore ‘e burdello……

MICHELE: Cumpà nun è burdello! E’opera!

ORESTE: Pè mme è burdello, perché quanno cantano nun se capisce niente! Io vaco a vedè sul’ ‘e ffigure! Comunque compare bello, arreto a chill’armadio quattro stagioni ‘e muglierema addivinate

chi esce? Addivinate chi… compare?

MICHELE: (stupito) O’cumpare?!! Stiveve arret ‘a mugliera vosta?

ORESTE: Io? No! Io stevo assettato!

MICHELE: Scusate; voi avete detto che dietro ‘a mugliera vosta ce steva… ‘o cumpare!

ORESTE: O’ vero? E nun c’aggio fatto caso? Ma nun m’arricordo!

MICHELE: (incredulo) Ma ‘o cumpare site vuie? (Oreste annuisce) Embè! E nun v’arricurdate si stiveve arret ‘a cummara?

ORESTE: (Concentrandosi per capire meglio; sbotta) Ma è impossibile!! Io stevo sotto e essa steva ‘ncoppa!

MICHELE: Ma allora nun stiveve arret’a essa, ma ‘a copp?

ORESTE: Compare ma che avete capito? Io dicevo ca stevo “sotto” cioè assettato in platea e essa steva “n’coppa” cioè ncopp ‘o triato! E po’ arreta a muglierema nun ce steva ‘o cumpare ma….. (cambia tono…. Diventa poetico)…. N’angeluzzo! Na guagliuncella bella sul’essa! Cu chillu vestitiello me pareva ‘na bomboniera di Capodimonte! E cumme ballava! Ballava bella! (imita un bislacco ballo)

MICHELE: (Lo guarda stupefatto) Accussì ballava?

ORESTE: Si cumpà! Alla fine dello spettacolo mentre mia moglie si stava spogliando nel camerino, io sono andato subito da lei e le ho fatto mille complimenti. Come sieto bella! Come sieto dolce! E poi ho cominciato a declamare un verso di poesia romantica: « ... Quando Aristodemo giunse al cospetto della sua amata, fermossí, guardolla e disse: (canticchia) Chi t'ha fatto 'sti cuscetelle, figlia bella, figlia bella... C' 'o presutto e c' 'a muzzarella! ... »

MICHELE: (Allibito dopo un attimo di pausa) Bella! Complimenti davvero! Versi molto ricercati!

ORESTE: Il problema però era che essa comunque conosce a muglierema allora c’aggio dato un altro nome: un nome fittizio, finto: Cesare Colapesce! Da quella sera ci siamo visti un paio di volte! Se capisce che nun c’è stato niente! Però ‘a carne è carne!...

MICHELE: E ‘o pesce è pesce!! Ahhh! Cumpà mannaggia ‘a capa vosta!!

ORESTE: E mò sono venuto da voi per un aiuto. Le voglio scrivere una lettera cianciosa e vulesse che voi mi diceste se va bene… insomma se faccio colpo!

MICHELE: Ma non è il momento adesso cumpà! Io tengo ‘a capa ca me fruscia!

ORESTE: Jammo cumpà aiutatemi!!!

MICHELE: Vabbuò! Io vi aiuto ma doppo v’aggia parlà.

ORESTE: (Evasivo) Si, tutto quello che volete! Pigliate na carta e na penna e scriviamo. (Michele si siede al tavolo ed esegue)…. Allora scrivete: “Augusto mio”…

MICHELE: Ah! Se chiamma Augusto? Allora è masculo?

ORESTE: Ma quale masculo…. Scrivete cumpà, ah! “Augusto… mio fior di loto”….

MICHELE: No cumpà se permettete ma è sbagliata la frase! Essendo femmina si dice fior di “lota”!

ORESTE: Giusto, scusate! “Mio fior di lota, da quando ti ho conosciuta…..

MICHELE: Cumpà ma vuie site proprio ignorante!

ORESTE: E v’aggio ditto che non ho mai scritto una lettera d’amore, mai!

MICHELE: Allora si scrive: “Da quan – to ti ho conosciuta” non si dice da quan-do! Mica site negro africano che dicite QUAN – DO!!!

ORESTE: M’ate scusà ma è l’ardore dell’amore… insomma continuammo a scrivere: “da quanto ti ho conosciuta, il mio cuore, ehm… il mio cuore… (non trova il verbo da coniugare e quindi cerca di trovare ispirazione muovendosi scoordinato) il mio cuore…. Il mio cuore!!!!

MICHELE: (alzandosi) Uh cumpà! Maronna ve fa male ‘o core? Che è n’infarto? (cerca di socorrerlo)

ORESTE: (c.s) La respirazione!!! La respirazione!!!

MICHELE: ve manca l’aria???

ORESTE: Ma qua infarto!! Nun me vene  ‘a respirazione!!!

MICHELE: (cerca di soffiargli con le mani) V’aiuto a respirà! State tranquillo!

ORESTE: Ma che facite?

MICHELE: E a voi manca la respirazione! Non ce la fate a respirà, poi il cuore…

ORESTE: Ma che dicite! Mi manca la respirazione di continure la lettera!!

MICHELE: (Ora capisce) Aaaaaaaa!! L’ispirazione!!!! Volevate dire Ispirazione!!!! Quale respirazione????!!!! Aaaaa!

ORESTE: Non mi veniva cosa metterci vicino al “cuore”!. (riflette) Ah ecco!! Scrivete: “Il mio cuore sparpiteja pe’ te!! (si compiace con sé stesso; ora alza la voce quasi declamando) E’ il “quacchero” che ti scrive!

MICHELE: Marò che schifo! Che d’è stu quacchero? (lazzi sul modo di dire “quacchero)

ORESTE: E’ il mio nomignolo

MICHELE: Che schifo ‘o nomignolo! Che d’è na specie ‘e scarafone stu quacchero?

ORESTE: Ma no cumpà! Songh’io!!

MICHELE: ‘O scarrafone? (incredulo)

ORESTE: Eh! O’scarrafone!! Il quacchero è il mio nome in intimità. Comunque cumpà muvimmece a scrivere sta lettera. “E’ il quacchero che ti scrive per dirti… (pensa) quan – DO  ti pensa! Ti aspetto al solito…. Punto!

MICHELE: (continuando a scrivere) “al solito… punto e a capo!

ORESTE: No cumpà! Dovete scrivere “al solito punto”. Non “al solito punto e a capo”

MICHELE: (non ha capito) Ah non devo andare a capo?

ORESTE: (Arrabbiandosi) No cumpà…. Dovete scrivere ”ci vediamo al solito punto… punto!!!”

MICHELE: Quindi due punti?

ORESTE: Nooo!! Alzatevi fatemi sedere a me! (si siede e prende la penna) Lasciate fare  a me. La continuo io. (Scrive) “Ci vediamo al solito punto, mi raccomando la puntualità!

MICHELE: Cumpà ve perdite dint’e cusuture. Nun è galante scrivere ad una femmina così. (riprende la lettera e scrive) “Fai presto se no me ne vado a coricare e chi s’è visto s’è visto! In attesa di una vostra celere risposta porgo i miei…. (guarda il compare) i vostri… migliori distinti saluti e…. baci! (Posa la lettera e la piega)

ORESTE: Che bella lettera cumpà ch’ammo scritto! Mò chiammo a Nunuzzo e ce ‘a faccio purtà! (va alla comune) Nunuzzo viene nu mumento!!

NUNUZZO: (entrando) Dicite On Oreste! Comunque volevo rubarvi solo due minuti….

ORESTE: Famme stu piacere! Vai al San Carlo e porta sta lettera a… (gli dice il nome nell’orecchio)

NUNUZZO: Va bene, vado consegno e torno! (via per la comune a destra)

ORESTE: Mò diciteme pure cumpà ch’è succieso!

MICHELE: Cumpà jammo dint’a guardiola a parlare. (uscendo per la comune a sinistra) In pratica è succieso che muglierema…

Scena 7

Ifigenia – Genuina – Pascalino -  Oreste - Nunuzzo – Faustino

IFIGENIA: (entrando da sinistra, seguita da Genuina) Mi dispiace cummà, ma non capisco perché fa accussi con voi! ma veramente dico? Vuie avite capito il motivo?

GENUINA: Le incomprensioni sono troppe! Ma lui ha deciso! Se vò spartere!  E allora ‘o accuntentammo!  Fanno ‘e leggi perche il mondo cambia e io ne voglio usufruì! Perché anche io voglio cagnà!

IFIGENIA: Comunque sta n’avvocato che ne ho sentito parlare molto bene e  ca ve putess’ aiutà! E’ il dottor  Geremia Pellecchia e si occupa proprio ‘e sti cose!

GENUINA: Cummà ma nun me putess aiutà ‘o cumpare? Isso primma faceva l’avvocato o sbaglio?

IFIGENIA: Maritemo?? Chillu nun è buono manco miez ‘o presutto e ‘a mozzarella!!!! Ha fatto quinnece cause e l’ha perze tutt ‘e quinnece. State a sentì a me, st’avvocato è bravo! Faciteme fa ‘a me!! (prende carta e penna e scrive il nome dell’avvocato) (va verso la comune e chiama) Pascalinooo!! Mò ce ‘a facimmo purtà a Pascalino sta lettera

PASCALINO: (Entrando trafelato) Signora bella ditemi! (protendendo la mano)

GENUINA: ‘A mazzetta già l’aie avuta! (Gli abbassa il braccio) Stamme a sentì Pascalì, piglia sta lettera e purtallo a Pellecchia

PASCALINO: (allibito) Addò l’aggia purtà?

IFIGENIA: Ja purtà ‘a lettera a Pellecchia!

PASCALINO: Sta bene! (fa per andare; si ferma e si volta) Aggia purtà ‘a pellecchia ‘a Lettere?

IFIGENIA: nooo!! Te l’haggio ditto!!!Devi portare la lettera da Pellecchia, l’avvocato che sta con lo studio di fronte al teatro San Carlo!! Il palazzo giallo; terzo piano!

GENUINA: Eh! Chiedi ‘o poco ‘e permesso ‘o masto tuoio che po’ dopo c’ho dico io! (Pascalino porge la mano e Genuina gli mette la lettera; automaticamente porge subito l’altra mano; Genuina allora sposta la lettera nell’altra mano) Ma se po’ sapè c’amma fa cu sti mmane??

PASCALINO: (teatralmente commosso) Signò! Sta mano che vedite tene na disgrazia! E’orfana ‘e mazzetta!!

GENUINA: (Tenta di dargli una scoppola ma Pascalino l’evita) Vattenne fetente e famme stu servizio!

PASCALINO: (correndo verso la comune) Vaco consegno la pellecchia e torno!  (Cosi facendo si scontra con Nunuzzo;  Durante lo scontro cadono a entrambi le lettere, le confondono, le raccolgono e Pascalino va via) Scusate scusate!

GENUINA: Nunù e che ce faie ccà? Sinceramente nun m’arricordo adò aggia purtà sta lettera?

IFIGENIA: Qua lettera? (entra Oreste incuriosito dalla presenza di Nunuzzo)

NUNUZZO: Questa qua! Me l’ha data on Oreste e…. (Oreste zittisce subito di malo modo mettendogli la mano davanti la bocca; Nunuzzo si spaventa) Uh maronna ‘o scarafone m’ha acchiappato!

ORESTE: Statte zitto Nunù! Viene fore cu mme t’o spiego n’ata vota! (Via NUnuzzo sostenuto violentemente da Oreste)

IFIGENIA: Oresteeee!!

ORESTE: (Si blocca sull’uscio; Nunuzzo va via) Ifigeniuccia……

IFIGENIA: E che se tratte sta lettera?

ORESTE: No niente mio piccolo spruoccolo di verza! E’ una lettera di protesta che il compare mi ha aiutato a scrivere per l’amministratore. Stu fatto che ‘o 10 diecembre tenimmo ancora ‘e termosifoni stutati a me nun sta bbene! (Inizia a atteggiarsi) Inta stu condominio nisciuno parla maie; se stanno tutti quanti zitti ma io Oreste De Riso  faccio ll’ommo! L’amministratore l’adda fernì ‘e se piglià ‘a quota do gasolio senza metterlo dint’e termosifoni! Dint’a stu plazzo io songo ll’ommo!

FAUSTINO: (Si fa avanti per la comune alle spalle di Oreste con valigia e beauty case e parla con fare suadente) Mamma ma ih che ommo ca tenimmo!!!

ORESTE: (Voltandosi vede il gay) Aiuto!!! Vaco n’ata vota do cumpare!!!

FAUSTINO: (teatralmente piange) Genuina, Genuina!! (Si avvicina e l’abbraccia) Sono disperata. Tutto il mondo mi è crollato addosso!!!!

GENUINA: Ch’è succieso Faustì? Assettate!  (Faustino estrae un fazzoletto dalla tasca e pulisce la

sedia; si siede) Comme mai stai accussi? Perche chiagni?

IFIGENIA: Ja signurì non piangete! Esponete pure il problema. Tra donne ci capiamo!

FAUSTINO: (La guarda e allibito) Ma perché vuie fusseve femmena?

IFIGENIA: E se capisce!

FAUSTINO: (riprendendo a piangere) Ah!!! Mia mamma mi ha cacciato di casa. Ha scoperto chi sono! Ha scoperto che sono…. (timido non trova le parole) … che sono…. (apre il beauty case e estrae una cipria e con tono civettuolo) Embè vulesse sapè cumme l’ha capito! (si incipria le gote)… mannaggia ‘a maneca ‘e mbrell!

GENUINA: E vabbè! Capirà! Lo sai è una tipa all’antica!

FAUSTINO: Genuì bella ‘a sora mia!Tu mò nun me può caccià da casa toia. Mannaggia ‘o cucuzziello stuorto! M’ja ospità ccà! Almeno un giorno! Nun te preoccupà si vuò te dongo anche na bella mano a fa ‘e servizie! Mi rendo utile ma nun me caccià pure tu! Ti prego!! (pianto teatrale)… è meglio can un chiagne a si nò se squaglia pure ‘o rimmel!

 

IFIGENIA: E nun chiagnere figliola bella!

FAUSTINO: Genuì ‘a sora! Dammi un tetto! Ti prego! Te faccio ‘e servizi per riparare stu danno! Ja verè quanno aggio fatto ‘o militare…

IFIGENIA: ‘A signurina ‘a fatto ‘o militare? Che tempi!!!

FAUSTINO: Quanno aggio fatto ‘o militare a Bolzano, tutti quanti ‘a matina me facevano fa fa a me ‘e brande! “Bella bè” - me dicevano – m’à faie ‘a branda? E io c’aveva fa? Me mettevo ‘o cammesino ca me regalaie Lurenzo ‘a Putenza a Brescia e accuminciavo a fa ‘a branda e me truvavo facenno,  lavavo nterra e livavo ‘a povere!! Che ricordi ca tengo ‘e Bolzano! (A Ifigenia) E signora mia e che vò dico a fa, ma nu cavero nu cavero faceva!

IFIGENIA: Scusate ma a Bolzano nun fa ‘ neve?

FAUSTINO: Aeh! E cu tutti chilli belli masculuni che calore ca faceva!!! Ahh! Genuì ‘a sora, te dongo na bella mano pure in cucina si me tiene nu poco! Io saccio fa na parmigiana ‘e mulignane ca te mietti ‘e mmane dint’e capille! ‘A faccio tanto!! (fa un gesto allusivo) Jà o’ tiemp ca mamma capisce, se ne fa una ragione! Chella ‘a ditto ca si torno a casa  me fa ‘o strascino cu ‘e capille! (Urletto improvviso; trema Ifigenia)

IFIGENIA: Puozz passà niente!

FAUSTINO: Io mò m’aggio fatto ‘ e meches ; diecimila lire addè Nella ‘a zellosa! chelle adopp m’è ruvina! 

GENUINA: e che t’aggia dicere! Te pozzo mai caccià fore? Vatte  a sistemà di là (indicando a destra) ce sta na stanzetta.

FAUSTINO: Genuì, ‘o sapevo che putevo contà su di te! Ti prometto ce nun te dongo fastidio! Anche perchè mammà soffre ‘e diabete e si nun m’accetta nun ce faccio cchiù  l’inzulina. Nun me dicite niente ma me voglio appoggià nu poco sul letto; stanotte aggio fatto molto tardi!(Esce a destra) Tengo ancora nu sacco ‘e cumpagne d’ò militare che vonno essere fatto ‘o lietto ‘a me ‘a sera! Anzi…. (ridendo) ‘o vonno essere sfatto!! Maronna!!!!.... ma però!

GENUINA: Cummà mo si me vulite fa cumpagnia aggia ire ncopp ‘o tetto ‘a tirare i panni! (prende una cesta dalla cucina)

IFIGENIA: Si, si ve faccio cumpagnia! (dimentica la borsetta sul tavolo ed esce con Genuina per la comune a destra)

Scena 8

Michele – Oreste – Ifigenia - Faustino

MICHELE: (entrando con Oreste) E chest’è cumpà!!!

ORESTE: E che v’aggia dicere; cercate ‘e fa pace!

MICHELE: Cumpà se vò spartere! Vuole divorziare! Nun me vò chiù nnanz ‘e pier! Ma nun me ne vaco cu na mano annanza e n’ata arreta! Primma cosa adda essere essa a se ne ire!

ORESTE: E allora voi avete bisogno di uno che vi rappresenta! Un rappresentante legale!

MICHELE: No aggiate pacienza! Dint’a stu palazzo sulo ‘e rappresentante ce mancano! Ccà già è na lotta cu ‘e testimoni ‘e Geova!

ORESTE: Ma che avete capito! Io intendo un avvocato! E l’avvocato sono io! (estrae un bigliettino da visita dalla giacca e lo porge a Michele che lo legge)

MICHELE: (leggendo il biglietto) Una busta di fagioli mille lire; na buatta ‘e nzogna quattro milalire, un litro di latte quattrocento lire, C’aggia fa cu stu cunto d’a salumeria?

ORESTE: (Si accorge dell’errore e scambia i bigliettini con un altro)Ah scusate aggio sbagliato bigliettino!  Io sono il vecchio paglietta Oreste De Riso!! Esperto di multe e contravvenzioni!

MICHELE: Faciveve ‘o viglie urbano?

ORESTE: No, no! Nel senso che ero avvocato quand’ero giovane esperto in ricorsi e multe!

MICHELE: E va benissimo allora cumpà mi potete aiutare voi in questa triste situazione?

ORESTE: Basta che mi aggiorno un poco con le ultime leggi…. Sono anni che non esercito più e nell’ultimo anno stanno nascenno chiu leggi che criaturi!

MICHELE: E comme v’aggia ringrazia?

ORESTE: Mo vaco ‘a biblioteca e me vaco ‘a verè tutti i nuovi decreti e le nuove leggi sul diritto di famiglia, datemi qualche giorno ca me studio tutt’a situazione e poi grazie a me potrete camminare a testa alta nel quartiere. Uscirete vittorioso: casa, mobili, lavoro, grazie a me nessuno vi toccherà niente! Dormite sonni tranquilli! Compare io tolgo il disturbo e vi ringrazio infinitamente! L’avvocato De Riso è a vostra disposizione! (Esce gaio)

MICHELE: (Rimasto solo inizia a spogliarsi restando in canottiera bianca e mutandone di lana; piega tutto sulla spalliera di una sedia) Guarda ccà sti panne ncuollo fanno proprio schifo! Tutti arrepecchiati! Famme livà! Stammatina m’è passata anche voglia di faticà! Embè quanno succereno sti ccose me mettesse dint’o lietto e m’addurmesse! (va a destra in camera da letto)

 IFIGENIA: (Rientrando) Ecco qui la mia borsetta, che spavento pensavo di averla persa! (Si sentono rumori da destra) Che sta succerenno??? (Si nasconde sotto l’uscio della comune brandendo la sua borsetta)

FAUSTINO: (Entra in vestaglia da notte  femminile spaventatissimo urlando per tutta la stanza si toglie la benda nera dagli occhi) Aiutatemi chi si è intrufolato nel letto con me? Aiuto cerca di violentarmi! Uh mannaggia ‘a maneca ‘e mbrello!!

IFIGENIA: Oddio!! Che succede! (a parte)

MICHELE: (rientrando in scena anch’esso spaventato) Ma che fai? Che ci fai nel mio letto?

FAUSTINO: Maschione mi hai toccato!! Mi hai palpato il sedere!! (lotta con Michele)

IFIGENIA: (estraendo dalla borsetta una macchina fotografica) Questa è una notizia eccezionale!

Michele se la fa con la figlia della signora diabetica!!! E qua tengo le prove!!! E le porterò in tribunale!!! (esce per la comune non vista dagli altri presenti)

MICHELE: Ma che ci fai nel mio letto Faustì?

FAUSTINO: Perdonateme on Michè ma ho chiesto a onna Genuina se mi ospitava un po’ visto che mia mamma mi ha cacciato di casa! Mannaggia ‘a nanassa ndruppecosa!

MICHELE: Embè? Te miette dint’o lietto mio e di mia moglie?

FAUSTINO: Scusatemi, scusatemi! Me dispiace mannaggia ‘a uliva senza nuzzolo! Si ve dongo nu bacetto ve passa ‘a sfuriata?

MICHELE: Lascia stà, lascia stà! Viene cu mme te faccio vedere ‘o lettino pè te addo sta! (escono a destra)

Scena 9

Pellecchia – Ifigenia – Genuina

 

PELLECCHIA: (entrando con la lettera in mano e dei giornaletti sotto al braccio; guarda attorno) Allora è da qui che parte sta lettera! Chist’avessa essere ‘o punto!  Mi ha detto ‘o guagliunciello d’o bar  che la signora abita qua! (scartoccia la lettera e legge) “Augusto mio fior di lota…..” Sta signorina adda essere proprio innamorata di me! Chissà addo m’ha visto!  Che bello è proprio un fulmine a ciel sereno! Io lo dicevo a mammina che mi sarei sposato prima o poi! Penso che oramai a 47 anni ho raggiunto l’età giusta di fidanzarmi e di dare il mio primo bacio.

GENUINA: (entrando seguita da Ifigenia) E chi è chisto?

PELLECCHIA: (timido; al pubblico) Azz! Sarà questa la signora della lettera! Ma chi delle due? Penso che sarà la più giovane! (ripone la lettera si alita nella mano per constatare l’alito e si volge) Buongiorno alle splendide signore!

IFIGENIA: Ah! E questo è l’avvocato Pellecchia!

GENUINA: E vuie site ‘a Pellecchia? Sono io la signora che vi ha chiamato

PELLECCHIA: Enchantè! (fa il baciamano)

GENUINA: (A Ifigenia) Che vò chisto? ‘A crema schantillè?? Io nun ‘a saccio fa! Giuvinò io saccio fà ‘a ricotta pe cannuole! Vabbuono ‘o stesso?

PELLECCHIA: (galante) Io sono l’avvocato Geremia Pellecchia fu Alfredo. Sono il quinto e ultimo 

di una lunga stirpe di Pellecchia.

IFIGENIA: Il più piccolo!

GENUINA: A’ pellecchiella!!!

PELLECCHIA: La sua lettera mi ha lasciato semplicemente “à bouche ouverte!

GENUINA: (non avendo capito)  Comme?

PELLECCHIA: A bouche ouverte!   [trad.: a bocca aperta”]

GENUINA: (A Ifigenia) Nun ‘o capisco! Ch’ha ditto?

IFIGENIA: Boh! Ha ditto che tu “ammusci o’vero”!

PELLECCHIA: Le splendide parole della lettera mi hanno lasciato a bocca aperta, mi han fatto girare la testa dall’emozione e sono caduto….. sono caduto…. (emozionato non trova le parole) sono andato a “fais in terre”… [trad.”faccia a terra”]

GENUINA: (Allibita) Uh Gesù! E’ jut a fernì cu ‘a….

IFIGENIA: Fesanterr??

GENUINA: (Ammonisce Ifigenia) Zitta cummà!

IFIGENIA: Ma l’ha detto lui!

PELLECCHIA: L’ho letta e ho fatto: Aaaaaa (espressione di stupore) e … sono caduto fesanterr!!

GENUINA: E v’ate fatto male duttò?

PELLECCHIA: Eh insomma signò!

GENUINA: (A Ifigenia)  Ma che cangaro c’hai scritto dint’a chella lettera!

IFIGENIA: Niente ‘e strano! Venite alla portineria del Palazzo Scannalaquaglia via Sant’antonio 41. Che t’aggia dicere!

GENUINA: Comunque avvocato mi dispiace se siete caduto “fesanterr” come dite voi!..

PELLECCHIA: Si signora! L’emozione mi ha fatto cascare a faccia a terra! Ma non chiamatemi avvocato… (Fa di nuovo il baciamano) Geremia! Chiamatemi Geremia!

GENUINA: Geremì! Qua ‘o fatto è serio!

PELLECCHIA: Avete quindi intenzione di fare le cose sul serio con me? (A parte) Che donna determinata!!!

GENUINA: E se capisce! Di voi me ne hanno parlato bene vi ho mandato a chiamare. Hanno detto che fate le cose con criterio! Io ho deciso Geremì! Grazie a voi m’aggio spartere da mio marito!

PELLECCHIA: (A parte) Azz! La signora è sposata! E se vo spartere pe se mettere cu mme!!Ih che bellu nguacchio! (A Genuina) E io vi posso aiutare! Madame!!! Rien ne va plus! Le jeux sont faits!

IFIGENIA: (non capendo; a Genuina) Te si offesa?

GENUINA: No!

IFIGENIA: V’ate offeso vuie avvocà?

PELLECCHIA: No!

IFIGENIA: E voi avete detto “Niente più, chi s’è offeso”!!!

PELLECCHIA: No, signò! E’ francese, significa che i giochi sono fatti; cioè che il Pellecchia capita proprio a fagiolo!

GENUINA: Si Geremì! A dicere ‘a verità nun tanto me piaciono ‘e fasule cu ‘e pellecchie! Ma mi dovete aiutare lo stesso! Se venite di la in cucina vi spiego meglio tutto….  (vanno via in cucina; la scena è vuota) Venite pure vuie cummà! (li segue anche Ifigenia)

Scena 10

Carolina – Ersilia – Flora – Iifgenia – Michele – Genuina – Pellecchia - Nunuzzo

CAROLINA: (entra con il biglietto leggendo)  “Venite alla portineria del Palazzo Scannalaquaglia via Sant’antonio 41”. Forse avranno letto il mio annuncio che cerco casa e qui in questo palazzo sarà libera una casa. (Passano per la comune le due gattare) Signore scusate?

ERSILIA: (entrando seguita da Flora) Dite signorina! Siete anche voi devota a Santu

Tischi Tosco patrono d’è Pantosche? Se volete possiamo darvi un passaggio nella nostra Mini minor perché andiamo in pellegrinaggio lì!

FLORA: Vi dovrete un po’ stringere perché in macchina non saremo soli… ci saranno anche…

ERSILIA:  15 gatti, 7 cani, 2 papere, 24 passarielli, 3 pappavalli, 19 pisci tropicali e ‘na tartaruga ‘e terra.

FLORA: Staremo fuori tre giorni! Li portiamo con noi! Noi amiamo gli animali!

                                                                                                                            

CAROLINA: Capisco! Ma non sono qui per questo pellegrinaggio. Io cerco qualche appartamento da fittare in questo palazzo.

ERSILIA: Si, c’è qualcosa all’ultimo piano ma… noi qui siamo un condominio serio!

CAROLINA: Senza problemi! Sono una ragazza seria! Posso garantire il pagamento della pigione; io lavoro!

FLORA: (pettegola) E che lavoro fate?

CAROLINA: Faccio la ballerina al San Carlo, vengo dalla provincia e cerco una casetta, anche un monolocale ammobiliato; qualcosa di economico ovviamente!

 ERSILIA: Come è dolce sta ragazza!

MICHELE: (entrando da destra) Dite signorina! Sono il portiere, dite a me!

CAROLINA: Buongiorno  mi è stato recapitato questo biglietto forse è in risposta dell’annuncio che ho messo sul giornale che cerco casa. (gli porge il biglietto)

MICHELE: (cortese legge il biglietto) Si, è questo Palazzo Scannalaquaglia! Effettivamente c’è all’ultimo piano a fianco all’appartamento del mio compare un appartamento sfitto. La proprietaria è una vecchietta di 90 anni si è trasferita a Bergamo dalla figlia. E’ pure ammobiliata. Signorì ma voi… garantite??

FLORA: (a parte a Michele) Ma accertiamoci che la ragazza non trasformi l’appartamentino in una garçonniere….

ERSILIA: (Come Flora) Sa queste ragazze d’oggi hanno la ravanella infuocata!!

MICHELE: Signorina ovviamente chiediamo serietà; sa in questo palazzo c’è gente… (guardando le gattare storcia il naso) perbene!!!

CAROLINA: State tranquillo. Sono una ragazza seria di buona famiglia  e sono qui a Napoli per lavorare,

MICHELE: Allora aspettate che prendo la chiave e saliamo. Vi faccio vedere l’appartamento così vi rendete conto meglio e poi decidete voi!

GENUINA: (entrando seguita dall’avvocato e da Ifigenia) Allora Geremì i fatti sono andati così.

PELLECCHIA: Signora, anzi Genuina non si pentirà di avermi scelto. Un avvocato è per sempre! (fa di nuovo il baciamano)

GENUINA: (Ridendo pettegola) Ahaha! Siete un diamante?

PELLECCHIA: Io sono “fou d’amour pour vous!  [trad. sono pazzo d’amore per voi]

GENUINA: Maronn! (A Ifigenia)  Nun o’ capisco! Geremì chi “ha fat ‘u puppù”?

PELLECCHIA: E io che ne saccio, saccio chi fa ‘a puppù?

GENUINA: Michele hai “fat tu u’ puppù”?

MICHELE: Ma che dici? Forse la puzza song sti ddoie!! (riferendosi a Ersilia e Flora)

ERSILIA: Mò accumminciammo!

GENUINA: Se po sapè chi ha fatto sta puppù avvocà??

PELLECCHIA: E io che ne saccio!

IFIGENIA: Voi avete detto: “Chi ‘a fat ‘u puppù?”

PELLECCHIA: Ma quando mai!! (ora capisce e ride) ahahah, vi riferite al “je suis fou d’amour pour vous”?

GENUINA: Eh!

PELLECCHIA: (guardandosi attorno) Ora c’è troppa gente poi ve lo tradurrò quando saremo tète à tète! Au revoir! A’ la prochaine!

MICHELE: (Minaccioso verso Genuina) Che significa sta cosa della tetta a tetta?

GENUINA: Pecchè si geluso?

MICHELE: (Alterandosi) No, nun songo geluso! Ma nun può purtà dint’a casa MIA….

GENUINA: …. Soia!!...

MICHELE: Si mia! Nun me può purtà qui i tuoi amanti per fare ‘e cose sporche! Nun me fa parlà

che ci sono persone estranee.

IFIGENIA: (A parte) Siente chi parla! Chi se porta ‘e guagliuncelle dint’o lietto!

GENUINA: Io ‘e ccose sporche? Io ‘e cose sporche? (Si avvicina e gli molla un sonoro schiaffo) Pusillanime! (fa per andare poi si volta) Pusillanime ‘e chi tt’è vive!!! Tu ‘ò nonno, ‘e panzarotti, ‘e cammise ‘a stirà, ‘a naftalina….. Ma minete a ciumme nun te voglio cchiu vedè. Aspiettate la lettera dell’avvocato.

IFIGENIA: (Antipatica) Si! E’ la comparizione davanti al giudice! Genuina ha deciso ‘e divorzià!

ERSILIA – FLORA: (solito intercalare)

MICHELE: E tu m’hai dato nu schiaffo a me? Si si femmena me ne devi dare un altro!

GENUINA: (Altro schiaffo)

MICHELE: Ah ma allora non scherzi?

ERSILIA: Si site femmena gliene dovete dare un altro!

MICHELE: Shhhhh! Stateve zitta vuie Faciteve ‘e fatte vuoste !! Chi mi vuole fare da testimone al

processo di quest’ignobile schiaffo che ha gettato fango sul mio nome??

GENUINA: Si proprio nu chiachiello!!! (via a sinistra)

CAROLINA: (intimorita) Io comincio a salire sopra. Vi aspetto. Fate con calma!

IFIGENIA: We Carolina e che ci fai qua?

CAROLINA: Ifigenia non vi avevo riconosciuta senza il vestito di scena… che ci fate voi qui?

IFIGENIA: ma io abito qui, all’ultimo piano!

CAROLINA: All’ultimo piano?  Che coincidenza dovrei fittare l’appartamento sfitto proprio all’ultimo piano… allora mi fate compagnia devo vedere l’appartamento prima di definire!

IFIGENIA: (Strappando le chiavi a Michele la accompagna all’uscita; via tutte e due) Dai qua!

MICHELE:  (sfinito) E voi signore (alle gattare) mi volete fare da testimoni al processo per

divorzià?

FLORA – ERSILIA: (intercalare) (Scappano via)

MICHELE: (Innervosito del loro stupido intercalare) Mamma ‘e tutte ‘e mamme! Mo a cheste c’avveleno tutti ‘e gatti! (esausto) Lasciate stà! Lasciate stà!

NUNUZZO: (comparendo sulla comune; tronfio e contento) On Michele mò ho trovato il coraggio di dirvi una cosa: Vuie nun ce suppurtate come razza ma ve lo devo dire, pure si me vattite v’ò ddico! (Si imposta) On Michè… sono testimone di….

MICHELE: (Si riprende fulmineamente e zittisce Nunuzzo) Ahhhh! Si testimone! Che bello aggio truvato nu testimone!!!

NUNUZZO: Ma comme! Mò ve fa piacere?

MICHELE: E se capisce! Allora Nunù tu me può aiutà! Siente ccà! (lo prende sottobraccio e lo porta via per la comune) Allora tu al giudice devi dire che…..

PARTE UNA MUSICA.

SI CREA UNA PENOMBRA. E’ ILLUMINATA SOLO LA COMUNE

PASSA DALLA COMUNE LO SCARRAFONE. NON è VISIBILE IL SUO VOLTO. SI FERMA E RIDE CONVULSAMENTE.

SI CHIUDE IL SIPARIO.

 

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

L’interno di un tribunale. Al centro c’è la postazione più alta che spetterà al giudice; al lato destro la postazione media spetterà al cancelliere.  Alle spalle della postazione centrale del giudice una tenda elegante porta nello studio del giudice. La porta a destra invece reca all’uscita; la porta a sinistra va negli altri studi. Corrispondente a destra e a sinistra vi sono due balaustrate dove prenderanno posizione i due contendenti. Relative sedie sono a destra e sinistra della scena.

Entra la Guardia, si stiracchia; sistema meglio le sedie poi nota sul banco del giudice un vassoio aperto con dei babà. Si guarda attorno e circospetto ne mangia uno.

Scena 1

Cancelliere – Guardia - Carolina

CANCELLIERE: (Entrando col giornale si rivolge alla guardia) Buongiorno Gennaro!

GUARDIA: (masticando ancora) Cancelliere buongiorno. (Evita di farsi vedere masticare)

CANCELLIERE: Che te stai magnanno?

GUARDIA: No, niente! (inghiottisce il boccone) Verite tengo ‘a vocca vacante! (apre la bocca e fa vedere)

CANCELLIERE: Ja che schifo! (Nota i dolcetti sul banco) Ma te stive magnanno ‘e dolci?

GUARDIA: M’ata scusà cancelliè, aggio visto sta guantiera bella bella; aperta e….

CANCELLIERE: …Te si menato!!! Eh?

GUARDIA: Li avete portati voi?

CANCELLIERE: No, io mò sto venenno!

GUARDIA: Comunque sono buoni; sono tutti babbà col cioccolato!

CANCELLIERE: E mò l’assaggio pur’io!!!

GUARDIA: E io faccio pure ‘o bisss! (Mangiano a soggetto i dolcetti)

CANCELLIERE: Aspita sono proprio buoni; forse  il rhum  se ne sente troppo!!

GUARDIA: (Mangiando ingordo) Mmmh! Si si! Ma sono buoni!

CANCELLIERE: Eh và chiano!  (Si appoggia al banco e spiega il giornale fa per leggere) E a stu pazzo manco l’hanno trovato! Il Mattino dice che ieri mattina  un uomo che corrispondeva alla sua descrizione ha rapinato e picchiato un giovane attore di teatro rubandogli la valigia con tutti i trucchi e i costumi  e poi due anziane signore l’hanno intravisto ieri sera qui nella zona del tribunale poco prima che si avviavano in pellegrinaggio a San Tischi Tosco.

GUARDIA: Ma chi ‘o Scarrafone?

CANCELLIERE: Si, si! Lo Scarrafone! Senti qua la descrizione che fanno: Quest’uomo di nome Orazio Limoni ha un aspetto di persona calma, ma se la persona che ha avanti gli ispira antipatia, i suoi occhi si iniettano di sangue, i suoi muscoli si gonfiano e si getta sul malcapitato facendone scempio:dapprima lo spella vivo e poi lo tortura fino a morte certa. Se vi capitasse di vederlo, datene avviso alle autorità competenti….. (alzando lo sguardo dal giornale)

GUARDIA: Dove andremo a finire!!!

CANCELLIERE: Ma a proposito il giudice è arrivato? Stamattina tenimmo na causa di separazione.

GUARDIA:  Cancelliè a dire la verità è da ieri pomeriggio che non lo vediamo. Lo aspettava il pubblico ministero per una causa di un’eredità ma non si è fatto vivo!

CANCELLIERE: Boh, e che t’aggia dicere! Comunque Gennà io ti vedo nu poco triste, che è succieso?

GUARDIA: Eh beh, si! In effetti ho perso mio nonno l’altro ieri. (Gli fa notare la striscia nera sul braccio)

CANCELLIERE: Ah, e questo mi dispiace. Fatti fare le mie condoglianze!  E com’è successo?

GUARDIA: Come tutte le mattine stava giocando fuori al bar con gli amici a scopa quando all’improvviso s’è sentuto male e s’è accasciato a terra….

CANCELLIERE: Ah! Collasso, collasso?

GUARDIA: Sinceramente nun ‘o saccio…. ‘e carte mmano nun ce l’aggio viste!!!

CAROLINA:  (Entrando da destra) Scusate è qui che…

GUARDIA: Signorina non si può entrare qui in aula….. è vietato! Uscite fuori!!

CANCELLIERE: Eh! Eh! (Ammonendo la Guardia) Gennaro mio un po’ più di modi con la signorina

CAROLINA: Scusate è che mi sono persa…

CANCELLIERE: (facendo il baciamano) Signorina non lo consideri, è un rozzo plebeo! Come posso aiutarla?

CAROLINA: Cercavo l’ufficio per ritirare la copia di un contratto di fitto….

CANCELLIERE: (Gentilissimo) Signorina è al piano ammezzato terza porta  a destra.  Comunque lei ha l’onore di parlare con il dottore…..

GUARDIA: (Sottovoce) Ma che fate, siete sposato; fate il cascamorto e gli date il vostro vero nome?

CANCELLIERE: (Sottovoce anch’esso a parte alla Guardia)Ehm.. si hai ragione! (A Carolina) Signorina lei ha il piacere di parlare con…. Il dottore….. (Alla Guardia)Suggerisci nu nomme!!

GUARDIA: Che ne saccio…. Ehm… Oreste De Riso!

CANCELLIERE:  (A bassa voce alla guardia) Che schifo ‘e nomme!

GUARDIA: O’ primmo nomme c’aggio avuto!

CANCELLIERE: (A Carolina)  Lei ha il piacere di parlare con l’esimio  dottore signor Oreste De Riso; e io…con chi ho l’onore di parlare signorina?

CAROLINA: Sono Carolina De Angelis e sono qui a Napoli per lavoro. Ho avuto un contratto per due anni al Teatro San Carlo….

CANCELLIERE: (Stupidito) Lei è ballerina? Quindi balla balla balla?

CAROLINA: Si, sono ballerina le ho detto!

CANCELLIERE: Signorina…. le piace il babbà?

CAROLINA: Come?!!

CANCELLIERE:  (Porgendo il vassoio con i babà) Ne prenda uno; è squisito! L’ho fatto io con le mie mani!

CAROLINA: Ah, fa il pasticciere lei? (accomoda il babà in bocca)

CANCELLIERE: Sono cancelliere! Mi diletto a far dolci! Del resto io già sono come dire… ehm… una persona molto molto dolce!

GUARDIA: (A parte) Ih che vutaminto ‘e stommaco!

CAROLINA: (mangiando) Davvero ottimo! Complimenti!

CANCELLIERE: E ora signorina non si rovini i suoi stupendi piedini l’accompagno io giù all’ufficio; si adagi a me!

CAROLINA: Come è carino e premuroso la ringrazio! (Via tutti e due a destra)

GUARDIA: Cheste so cos’e pazze! Stu cancelliere tene proprio ‘a capa “vuoto a perdere”. Ma dico io sei sposato, tieni tre figli, nu lavoro tranquillo…. S’adda mettere a fa ‘o farinella cu chella guagliona! Tene ragione il giudice quando dice che il cancelliere Cesare Colapesce tene proprio ‘a capa pè spartere ‘e recchie!

Scena 2

Oreste -  Michele – Guardia –  Nunuzzo

ORESTE:  (entrando seguito da Michele) Allora cumpà oggi è il fatidico giorno!

GUARDIA: Chi sono i signori?

ORESTE: (Guardandosi alle spalle) Noi siamo due!

GUARDIA: Lo vedo! Come vi chiamate?

ORESTE:  Lui è il signor Michele Crescenzo; Michè dagli la mano al capitano (Michele esegue); io

sono il suo avvocato ….

GUARDIA: Non c’è bisogno di stringerci le mani, poi non sono capitano….

ORESTE: Marescià voi avete voluto fare le presentazioni.

GUARDIA: Il signore quindi ha la causa tra poco?

ORESTE: Si!

GUARDIA: Va bene allora potete anche accomodarvi.

ORESTE: Cumpà questo è un giorno speciale…. (avvista i babà) Aeh, c’hanno preparato pure ‘ o buffet! Pigliate! (Si accomoda sia Michele che Oreste ai babà e ne mangiano con sapore) E dicevo che questo sarà un giorno che ricorderete per tutta la vita… potevate vestirvi nu poco meglio sapete quando andrete là avanti ata fa bella figura…..

MICHELE: Cumpà me sto spartenno! Nun sto jenn a nu matrimonio!!!

ORESTE: Compare voi lasciate fare a me, non dovete dire proprio niente. Qualsiasi cosa che il giudice vi chiede senza interpellare me voi dite: “Non sono al corrente dei fatti”, oppure “signor giudice io non c’ero…  e se anche c’ero non ho visto niente!”

MICHELE: Se lo dite voi cumpà! Io m’aggio affidato a vuie mi sono rimesso nelle vostre mani…

ORESTE: Cumpà il favore della lettera nun mo scordo mai.

NUNUZZO:  (entrando da destra) E’ permesso?

GUARDIA: Chi siete?

ORESTE: Ecco il nostro asso nella manica!

NUNUZZO: (Alla guardia) Scusate posso rubarvi due minuti del vostro prezioso tempo per dirvi che….

GUARDIA: Ma chi siete? Presentatevi!!

ORESTE: Ammiraglio sta con noi! Il signore è un testimone a carico nostro Nunziante Formicuzzo  al secolo Nunuzzo.

GUARDIA: E ce vò tanto? (Sbarra il suo nome sulla lista dei presenti)

ORESTE: Nunù in questo processo tu sei il nostro vitello dalle uova d’oro. Nel momento fatidico quando ti chiamo tu ti alzi vai al centro e a voce alta forte e chiara fai il testimone.

NUNUZZO: Ma ‘o pozzo fa allora?

ORESTE: E se capisce Nunù!

NUNUZZO: Ma chillo ‘o cumpare nun è ca tanto ce fa piacere…

MICHELE: Nun è o’vero!  Come dice il detto: Chi fa la spia non è figlio di Maria!

ORESTE: Infatti mammeta nun se chiamma Maria ma Nunziatina.

NUNUZZO: E però dice pure che “….non è figlio di Gesù e quando muore va laggiu!”

ORESTE: E che te ne mporta  a te?? Tu si giovane!!! Fino a tanto può darsi ca cagnano ‘e detti!

NUNUZZO: Vabbuò! Si a voi sta bene!

ORESTE: L’importante è che dici tutto! Tutto quello che sai!

NUNUZZO: On Orè io aggio pure portato ‘e libricini dove sopra sta spiegato tutto pilo a pilo.

MICHELE: I libricini?

NUNUZZO: Eh si! Ne tengo una ventina di copie… mettete che qualcuno ci vuole pensare, ci vuole riflettere, perché alla fine è un fatto di coscienza, siamo testimoni di un fatto che solo poche perzone ne ponno capiì. Dicimmece ‘a verità ccà se parla ‘e cose serie ca fanno cagnà ‘a vita da gente, allora che saccio, o giudice se piglia ‘o libricino e dice: Vabbuò ja Nunù mò leggo ‘a casa cu chiù calma! E cosi leggendo leggendo se fa capace ca chello che dico è vero!

ORESTE: Aspita che idea; una testimonianza stampata e rilegata!

NUNUZZO: Vuie nun ce crerite, aiere matina  ch’era domenica ‘e sette d’a matina m’aggio miso ‘a giacchetta nera, o’ burzello a tracolla e songh’juto ‘a casa ‘e Giacchino ‘o Salumiere: Scusate vi posso rubare due minuti del vostro tempo e bubbù bubbà m’aggio miso a parlà e c’aggio dato ‘o libricino pur a isso!

MICHELE: Hai fatto leggere ‘a testimonianza pur a isso?

NUNUZZO: E se capisce! E mo che ci troviamo v’aggia dicere na cosa on Michè

MICHELE:Ch’è succieso?

NUNUZZO: Lo so stiamo in un luogo sacro… ccà ‘e bugie nun se dicono…

MICHELE: E che stammo dint’a chiesa??

NUNUZZO: On Michè io quanno vuie ‘a matina lavate nterra pe scale e vaco purtanno io ‘a posta po’ palazzo…. Embè cumme v’aggia dicere….. io sti libricini ‘e mette dint’a tutte ‘e buche d’è lettere. M’ata perdunà ma è chiu forte ‘e me, è tipo nu lavaggio del cervello: on Michè ah! ‘A ggente adda sapè!!!

MICHELE: Sta bene! E perché m’avessa arrabbià cu te!  Tu stai spiegando a tutti la verità.

ORESTE: Trionferemo grazie a te Nunù!

NUNUZZO: Trionferemo?! Ma allora site anche voi dei nostri?

ORESTE: E se capisce! Magnate nu babbà pure tu!!!

NUNUZZO: Aha! Ccà ce sta pure ‘o vottanganna!!! (mangia i babà e ne mangiano anche altri Michele e Oreste)

Scena 3

Pellecchia – Genuina – Ifigenia – Michele – Oreste – Nunuzzo – Cancelliere

PELLECCHIA: (Entrando con Ifigenia e Genuina da destra) Prego signore entrate. Ah! Suo marito già è qui.

IFIGENIA: (a parte) L’amante di bambine!!!

PELLECCHIA:  Mi raccomando salutate con molta “nonchalance”….

GENUINA: (non capendo)  Che cosa?

PELLECCHIA: Con molta “nonchalance”!

GENUINA: Mò accummencia a parlà tedesco chistu cca! Che vò dicere?

IFIGENIA: Ata parlà senz’o shampoo!

PELLECCHIA: Salutate, salutate!

GENUINA: Buona giornata Michele,  buona giornata!

MICHELE: Buona giornata a lei!

ORESTE: (Sottovoce a Michele) Fai il gentile! Cosi gli altri vedono che la fetente è lei! Facite na cosa offritegli quacche babbà!

MICHELE: Ch’aggia fa?

ORESTE: (Di forza gli porge il vassoio e lo porta innanzi agli altri) Vaie!

MICHELE: (Suo malgrado) Prego avvocato mangiate!!

PELLECCHIA: (Accetta e ne mangia) Merci beaucoup!

MICHELE: (Non capendo il francesismo)No avvocà song babbà! (scandisce) Ba – bbà!!  !

PELLECCHIA: E che vengo d’a Papuasia  che nun saccio ca chisti ccà song babbà!!!

MICHELE: Signora Ifigenia gradisce?

IFIGENIA: Si, uno lo mangio! (fa per prenderlo) Ma scusate si paga?

MICHELE: No no; offre la casa!

IFIGENIA: Ah! (Sorriso di circostanza) E allora me ne piglio due!

MICHELE: Signora Crescenzo favorisca!

GENUINA: (Sprucida prende il babà e gli porge le spalle) Ancora per poco, ancora per poco sarò signora Crescenzo!

MICHELE: (A Oreste) Ma ‘a verite fa ll’antipatica!! (Alzando la voce) Embè e che vulisse dicere “ancora per poco”? Te facesse schifo tenè ‘o cugnomme mio??

GENUINA: (Alzando la voce anche lei) Accummienci pure ccà! (Ifigenia avvicinandosi per trattenerla le cade il cappello che aveva in mano;  fa per raccoglierlo) Embè tu una vota pè tutte la devi smettere!

PELLECCHIA: (A Genuina)Non raccogliete! (riferendosi alle accuse di Michele; Ifigenia crede che si riferisca al cappello e lascia cosi il copricapo a terra)

MICHELE: (inveendo) Tu quando pronunci il mio cognome t’avissa pulizzà primma ‘a vocca cu ‘o sapone!

 PELLECCHIA: (A Genuina) Non raccogliete! (riferendosi alle accuse di Michele; Ifigenia crede che si riferisca al cappello e lascia il copricapo a terra)

MICHELE: O’ cugnomme tuoio è sempe stato d’è chiochieri, d’è nullafacenti, d’è nullatenenti!!

PELLECCHIA: (A Genuina) Non raccogliete! (riferendosi alle accuse di Michele; Ifigenia crede che si riferisca al cappello e ancora non lo prende da terra)

IFIGENIA: Avvocàààà! Ma mo facite piglià stu cappiello o no?? Ah!

PELLECCHIA: Signò ma che vulite ‘a me?

IFIGENIA: E voi dite “non raccogliete”, “non raccogliete”!! Chillo ‘o cappiello nterra se sporca!

PELLECCHIA: Ma io dico a Genuina di non raccogliere le offese lanciate! (Allontanandosi) Parbleu!

IFIGENIA: (Guardando il cappello che ha raccolto) Pare bleu ma è violetto!

PELLECCHIA: (Con estrema galanteria si avvicina a Michele) Hello, hello!

NUNUZZO: Scusate bellugiò ma comme ve permettite ‘e dicire vicino a on Michele “we lota, we lota”

PELLECCHIA: (ripete) Hello, hello!

NUNUZZO: Insistete? (alzandosi minaccioso)

PELLECCHIA: ma può essere che non capite mai quand’io parlo?!! “Hello” significa buongiorno a voi signor Michele…

NUNUZZO: Azz “Hello” significa tutte sti cose?

PELLECCHIA: Signor Michele con grande spirito sportivo alla De Coubertin….

NUNUZZO: Tenite friddo?

PELLECCHIA: No! Me facite parlà?

NUNUZZO: Voi avete detto che volete na “cupertell”

PELLECCHIA: Capo! Ringraziate a Dio ca songo na Pellecchia! Dicevo con grande spirito alla “De Coubertin” cioè con etico spirito sportivo….. che io vi auguro:  Vinca il migliore. Pronti…

NUNUZZO: Partenza e via!

PELLECCHIA: …Pronti … ad affrontare una situazione del genere vi auguro che come vada vada, vada bene pour moi et pour…. Toi!

MICHELE: C’ha ditto?

ORESTE: Nun aggio capito!

NUNUZZO: Ha detto che comme va va te dà na sacchetta ‘e purtuall!

MICHELE: Embè e muglierema vale na sacchetta ‘e purtuall?? Ma vuie avite sentute? (A Oreste)

ORESTE: Ho sentito ho sentito!

MICHELE: e non dite niente?

ORESTE: Facite fa a me! Stateve zitto. Mo che viene il giudice vediamo!!!

Scena  4

Cancelliere – Guardia – Pellecchia – Oreste – Ifigenia – Genuina – Michele – Nunuzzo – Carolina

CANCELLIERE: (Entrando) Signori ma che è  tutto sto baccano? E tu Gennà pecchè l’aie fatte trasi?

GUARDIA: Cancelliè sono tutti quanti per il processo.

CANCELLIERE: Ah, va buono! Signori  un po’ di attenzione:  Io sono il cancelliere di questo tribunale sono presenti anche i due avvocati?

PELLECCHIA – ORESTE: Si stiamo pure noi!

CANCELLIERE: Va benissimo, allora mi dovete seguire insieme ai vostri clienti un attimo nell’ufficio al piano di sopra amma firmà certi carte. Tu Gennà m’avissa fa nu favore. Ccà te dongo  mille lire e m’ja accattà ‘e sigarette. Ccà te dongo n’ata millelire e m’ja ccattà ‘a gazzetta d’o sport. Va pe piacere primma che accumminciammo ‘a causa. Muovete!

GUARDIA: Questa mille lire è per le sigarette e quest’altra è po’ giurnale! Va bene. Subito faccio (Esce a destra)

CANCELLIERE: Signori venite di qua con me, che tra poco il giudice avess’accummincià! (Guardando l’orologio; tra sè) Si se truvasse stu giudice!

IFIGENIA: Scusate putesse venì pur’io?

CANCELLIERE: No!  Addò v’ammullate? (E Via a sinistra Pellecchia, Oreste, Michele, Genuina e il Cancelliere)

IFIGENIA: (Disgustata) Bruttizze!! (A Nunuzzo) Che gente scostumata cca dinto! Ma chi era quello?

NUNUZZO: Quello è il cancelliere del tribunale: Cesare Colapesce! Maronna sta seggia s’è scassata. Mo veco d’accuncià (armeggia con la sua sedia)

CAROLINA: (entrando da destra) Mi perdo sempre in questo tribunale mamma mia!

IFIGENIA: Carolina bella! E che ci fai qua!

CAROLINA: Ifigenia, vi trovo dappertutto. Sono venuta a ritirare la copia del contratto. Da stasera ufficialmente  abito fianco a fianco con voi.

IFIGENIA: Ah song cuntenta proprio accussi te faccio cunoscere pure a mio marito. Facimmo na bella cena e to presento…E’ una persona squisita, te piaciarrà, te putess essere padre ma te piaciarrà. Ma chillo sta ccà mo che torna to presento sta ‘o piano ‘e coppa! Siamo sposati da tant’anni e mai mai uno screzio, un uomo che mi è stato sempre fedele…

CAROLINA: E a sto punto Ifigenia io pure voglio farti conoscere il mio spasimante.

 IFIGENIA: E brava a Carolina e io lo devo conoscere questo ragazzo!

CAROLINA: Beh… E’ un cavaliere di stirpe alta… non è più tanto giovane, ha qualche anno in più di me ma sapete in questa città dove i lupi ti mangiano l’uomo maturo ti protegge.

IFIGENIA: Bene allora li dobbiamo far conoscere; mio marito e il tuo spasimante!

PELLECCHIA: (Entrando da sinistra trafelato con la giacchetta divelta) Signora Ifigenia venga di sopra i due coniugi se stanno stracciano ‘e pil ‘a capa!!!

IFIGENIA: Uh Gesù! Sto venenno! (Via Ifigenia con Pellecchia a sinistra)

NUNUZZO: (Avvicinandosi a Carolina) Scusate potrei rubarvi due minuti del vostro prezioso tempo….

CAROLINA: Dite dite…. Ma noi ci siamo già visti da qualche parte!!

NUNUZZO: ‘A verità signurì nun m’arricordo; io  veco a nu sacco ‘e ggente d’a matina ‘a sera…. Sono postino; faccio il portalettere….

CAROLINA: Ah si ecco ora mi sono ricordato mi avete portato la lettera al teatro dove lavoravo….

NUNUZZO: Ah si mo m’arricordo!

Scena 5

Oreste – Carolina – Nunuzzo - Ifigenia

ORESTE: (Entrando anch’esso tutto divelto da sinistra) Nunuzzo, Nunuzzo ce serve na mano…. Se stanno chiavanno appriess tutt ‘e codici! Vieni vieni!! (ha visto Carolina) Carolina bella!

CAROLINA: Tesoro!

ORESTE:  Carolina! (La prende fugacemente  per mano baciandogliela e inizia a vagheggiare perdendo completamente il lume della ragione) Carolina  io voglio essere il tuo sole. Tu vuoi essere la mia luna?

CAROLINA: Me facite vergognare! Mi fate arrossire! Cesare!!!

ORESTE: (Ancora innamorato e con tono poetico) Nella notte dei tempi il sole si recò dalla luna che tanto amava e guardandole fissa negli occhi disse: Cara, sei bianca e pura come il latte…. Cara ma come sei pallida!

NUNUZZO: (Al pubblico) E grazie ‘o sciamarro! Strunz! E’ nuttate ‘e faccio io! Ahahahaha! (via Nunuzzo a sinistra)

CAROLINA: Ma lo sai perché sono qui?

ORESTE: Perché amore mio… perché amoruccio… (continua a baciarle il braccio quasi sordo alle parole di Carolina)

CAROLINA: Ho appena concluso il contratto di una casa. Ho preso un appartamento…

ORESTE: (c.s.) Brava amore mio! Che ragazza determinata che sei….

CAROLINA: Tesoro la casa l’ho presa a Via Sant’Antonio  41…

ORESTE: (c.s.) Palazzo Scannalaquaglia… (ancora non si accorge del caso e continua preso e sorridente)

CAROLINA: Si tesoro mio…. Conosci?

ORESTE: (c.s.; sornione) Conosco conosco!! (continua a baciare)

CAROLINA: Scala …

ORESTE: (c.s.) B

CAROLINA: Ultimo piano!

ORESTE: (c.s.) Ultimo piano!! Ahahah (Si blocca all’improvviso; resta di sasso; scandisce la battuta) Ul –ti –mo pia- no????? Via Sant’Antonio 41 Palazzo Scannalaquaglia! Ultimo piano scala B

CAROLINA: (Lei è contentissima) E poi conosco anche la nostra vicina di pianerottolo…. Si chiama Ifi…

ORESTE: (c.s.) Ifigenia?

CAROLINA: Bravo la conosci? Ha detto che una di queste sere ci invita a cenare con suo marito.  Comunque è al piano di sopra e ora torna….Tesorone come fai a conoscerla… vedi che io sono gelosissima!! Ma che hai ti vedo strano….

ORESTE: No, e c’adda essere!  Aucelluzzo!! 

IFIGENIA: (FC) Tesoro dove sei? Abbiamo bisogno d’aiuto!!!

ORESTE: (Credendo sia Carolina) Sto qua vicino a te….. che me lo chiedi a fare?

CAROLINA: Ma io non ho detto niente! La voce proveniva da lì!

ORESTE: (si affaccia) Uh Gesù….. che catastrofe!

CAROLINA: Ma chi è?

ORESTE: Chi è? St’arrivanno nu tornado ncuoll a me!

CAROLINA: Si può sapere che c’è?

ORESTE: E’….. mmmh… si è un’usuraia tremenda…. Nun me pozzo far vedere. M’ha prestato centomila lire mò c’aggia da nu milione!! (si nasconde dietro la postazione del giudice; ma approfitterà della distrazione delle due per scappare a sinistra)

IFIGENIA: We we!

CAROLINA: (A parte) Ifigenia è un’usuraia??? Uh Gesù cu chi mi sto amicando??Ma forse se sbaglia Cesare!

IFIGENIA: (Entrando da sinistra) Carolina hai visto a mio marito?

CAROLINA: Tuo marito qua? E non lo conosco neanche com’è fatto?

IFIGENIA: E pure è ‘o vero!

CAROLINA: Ifigenia però al contrario ti posso presentare il mio fidanzato…

IFIGENIA: Uh Gesù, in queste circostanze, in questa situazione; sto tutta sudata per via ‘e chilli

dduie scieme che s’hanno appiccicati!!

CAROLINA: (Va verso la postazione del giudice; si affaccia sul retro appoggiando la copia del contratto sul banco) Tesooooro!!! Esci fuori vedi chi ti presento?

IFIGENIA: E che d’è nu guagliunciello ca s’annasconde lla dreto?

CAROLINA: We tesoro ma dove sei? (Cerca per tutta la stanza ma si accorge che non c’è più) Cesare!!

IFIGENIA: Comme se chiamma?

CAROLINA: Cesare Colapesce! Bah!  Se n’è fuiuto! E’ un birbante!

IFIGENIA: (Quasi ad assecondare l’amore cieco di Carolina) Un pestifero!! Ahhahah (A parte) E c’adda cagna ‘o primmo dente?

CAROLINA: Comunque Ifigenia io devo andare proprio, tra poco ho le prove a teatro del balletto…

IFIGENIA: Ah si è vero! Oggi provate voi che siete i ballerini. Noi cantanti proviamo domani. Vai pure mia cara…. Ah se ti serve una mano per sistemare casa conta pure su di noi!

CAROLINA: Sempre molto gentile…. Ti voglio proprio bene e sono sicura che i nostri uomini si troveranno bene insieme! (Via a destra)

IFIGENIA: Sicuramente! Si si Oreste e Cesare! Cesare?!! Cesare Colapesce! Uh Gesù ‘o bruttizze!! Maronna! 

Scena 6

Cancelliere – Guardia – Pellecchia – Oreste – Michele – Genuina – Ifigenia – Nunuzzo – Giudice

CANCELLIERE: (Entrando da sinistra seguito dai due avvocati Michele, Genuina e Nunuzzo; Oreste si nasconde dietro Michele per non farsi vedere) Ringraziate Iddio che non è ancora venuto il giudice in tribunale altrimenti questo litigio che avete avuto vi costava una bella querela…. Comunque mò cortesemente prendete posto tutti quanti. Il signore e l’avvocato De Riso a sinistra. La signora e il Pellecchia a destra. (Intanto Nunuzzo prende posto dove siede il giudice e Ifigenia alla sua sinistra dove siede il cancelliere) E vuie che ce facite llà?

NUNUZZO: Vuie avite ditto prendete posto! E m’aggio assittato ccà!

CANCELLIERE: Ata scennere ‘a llancopp! La si siede il giudice! (leggendo su un foglio) Vuie site ‘o testimone da parte di Crescenzo! Pure vuie a sinistra!

NUNUZZO: (Eseguendo a malincuore) Eh scusate! Spiegatevi meglio!  (Al cancelliere) Giuvinò scusate! Ma da ccà nun veco niente, me pozzo assittà n’ata vota lla ncopp veco meglio!

CANCELLIERE: E che v’ata verè ‘o spettacolo? Là s’assette ‘o giudice! (A Ifigenia) Signò pure vuie…. Avita scennere ‘a lla!

IFIGENIA: O’ vero? E perché?

CANCELLIERE: Comme perché? Chillo è ‘o posto mio!

IFIGENIA: O’ vero? Chi va a Roma perde la poltrona!

CANCELLIERE: Ma tu vide nu poco ‘o Pataterno  che me fa verè stammatina. Mo piglio ‘o pazzo che se n’è fuiuto ‘o metto dint’a sta stanza e ve faccio mangià a tutte quante!

IFIGENIA: Eh si, si! Sto scennenno! Mamma mia! (Si avvicina al cancelliere) Bruttizze!!

GENUINA: Cummà venite ccà assittateve vicino a nuie!

GUARDIA: (Entrando da destra ancora coi soldi in mano) Cancelliè!

CANCELLIERE: E tu mò te faie verè?? Ccà è succieso ‘o terremoto! Questo non è un tribunale è un manicomio stamattina! Ma ch’aie fatto nun l’e pigliato ‘o giornale e ‘e sigarette?

GUARDIA: Cancelliè, vuie m’avite dato mille lire po’ giurnale e mille lire p’è sigarette. M’aggio scurdato qual’era ‘a millelire pè sigarette e chella po’ giurnale!!!!

CANCELLIERE: Strunz! (Pausa lunghissima) E tu adoppo a tantu tiemp vulisse ca me ricurdass ‘io? Ah

SUONA UNA CAMPANELLA

CANCELLIERE: ‘A campanella d’o giudice! Allora era arrivato? Se Steva cagnanno?

GUARDIA: (Prende posto alle spalle della postazione del giudice) Signori all’inpiedi. Entra la corte.

Parte una musica grave. Si fanno tutti all’inpiedi. Entra il giudice dalla tenda centrale con l’enorme toga lunga nera e un teatrale parruccone grigio a boccoli stile giudici dell’età elisabettiana . E’ di una serietà agghiacciante. Sale sul suo podio e si siede. Si siedono tutti tranne Nunuzzo

CANCELLIERE: (Alla guardia) Ma questo non è il giudice Nastasi! Non l’ho mai visto in questo tribunale!

GUARDIA: (Al cancelliere) Manc’io! Ma cumme s’è vestuto?

GIUDICE: (Lo guarda e ammonisce) Giovanotto sedetevi (diventa immobile)

NUNUZZO: Me pozzo assittà? Io  stevo aspettanno ca traseva ‘a corta! (fa segno con la mano di una persona bassa e poi si siede)

MICHELE: Cumpà maronna guardate a stu giudice! Fa impressione è immobile! Mette n’ansia ncuollo!

ORESTE: E che d’è? E’ ‘a muort ncopp a noce d’o cuollo? (Guarda meglio il giudice) Uh Gesù cumpà; avite ragione! Nun respira neanche!

MICHELE: E’ muorto?!

ORESTE: E che ce deveno ‘o giudice muorto? Che dicite!

MICHELE: (circospetto)  Ha appena muvuto l’uocchio destro! Muove un occhio alla volta!  Sicondo me tene l’uocchie ‘e vetro! (Il giudice si muove e si consulta con il cancelliere che intanto si è assediato accanto a lui) Nun te movere cumpà! (circospetto)

ORESTE: Ma che d’è?

MICHELE: Nun te movere?

ORESTE: (si impaurisce della circospezione di Michele) Pecchè??

MICHELE: O’ giudice se sta muvenno!

ORESTE: E che è un giocattolo? La smettete cumpà ‘e dicere strunzate cu ‘a vocca?

MICHELE: Secondo me è un marchingegno americano. Hanno creato il giudice androide.

GUARDIA: (Avuto il segno dal giudice declama) Signori l’udienza è aperta!

CANCELLIERE: (leggendo dal foglio)  Nel nome sovrano della Repubblica Italiana, oggi 14 dicembre 1970 il presente Giudice Ernesto Nasocavallo fu Rosamaria presiede in questi locali  la causa di spartizione dei conuigi Crescenzo ovvero tra il marito Michele e la moglie Genuina Silvano .

GIUDICE: Guardia avvicinatevi!

GUARDIA: Ditemi giudice!

GIUDICE: M’avissa fa nu favore, è per la causa di dopo. Vai scendi dabbasso teniamo una macchina sequestrata nel garage coi sigilli. Me serve ‘a targa!  Và! (via la guardia a destra)  Procedete cancelliè!

CANCELLIERE: Prima di cominciare le deposizioni facciamo l’appello. Crescenzio Michele

MICHELE: (alzandosi)Presente! Cancelliere mi chiamo Crescenzo; non Crescenzio

CANCELLIERE: Formicante Nunzio

ORESTE: Non c’è! (A Michele) ma chi è stu Formicante Nunzio?

MICHELE: Vulisseve dicere Nunziante Formicuzzo?

CANCELLIERE: Si! Rispondete per favore!

NUNUZZO: Non c’è!!!

ORESTE: Come non c’è?

NUNUZZO: Non c’è! Nunzio Formicante non c’è! C’è Nunziante Formicuzzo!

CANCELLIERE: Rispondete per favore!

ORESTE: Ja dici presente!

NUNUZZO: No! Adda ricere bene il mio nome aspit’oh! Il suo mestiere è il cancelliere?

ORESTE: Si!

NUNUZZO: Allora adda cancellà ‘o nomme sbagliato e scrivere chillo justo!

ORESTE: Si cancelliere c’è; c’è!

CANCELLIERE: Genuina Silvano! Silvano Genuina!

GENUINA: Presente!

CANCELLIERE: non scherzate per favore! Silvano Genuina!

GENUINA: Sono io!

CANCELLIERE: E vuie site femmena!

GENUINA: Uh Gesù e se capisce! C’aveva essere masculo?

CANCELLIERE: E vuie ve chiammate Silvano?

GENUINA: E’ il cognome cancelliere; è il cognomme!

NUNUZZO: (a parte) Ma stu cancelliere me pare nu miezu stunato!

CANCELLIERE: Ifigenia Ceci in De Riso (Ifigenia è distratta a parlare con Genuina) Ifigenia Ceci in De Riso! Rispondete! Ifigenia Ceci in De Riso! Giudice e qua nun putimm accummincià!

GIUDICE: Perché?

NUNUZZO: (A parte) Mancano ‘e cicere dint’o riso!!!

CANCELLIERE: Manca Ifigenia Ceci in De Riso!

IFIGENIA: Ah eccomi!! Scusate scusate! (si alza distratta e va verso il giudice) Ditemi giudice!

GIUDICE: Che volete? Chi ve conosce?

IFIGENIA: E voi mi avete chiammato…. Giudice e mangiatevi un babbà!

GIUDICE: E che me mangio ‘o babbà io? Come vi permettete??

CANCELLIERE:  (arrabbiandosi) Assettateve assettateve!

IFIGENIA: (allontanandosi) Bruttizze!

GIUDICE: (Zittisce) Shhhhhhhh!

NUNUZZO: Se sta sgunfiann ‘o pallone!

Scena 7

Cancelliere – Guardia – Pellecchia – Oreste – Michele – Genuina – Ifigenia – Nunuzzo – Giudice

GUARDIA: (rientrando) Giudice niente da fare! Non l’ho presa la targa!

GIUDICE: Te si scurdato ‘a penna?

GUARDIA: No! A dicere ‘a verità, m’aggio scurdato ‘o giravite!

GIUDICE:  Si n’animale! Nun fa niente statte ccà! Avanti cancelliè!

CANCELLIERE: L’udienza è aperta! La parola all’avvocato De Riso Oreste difensore del coniuge Crescenzo Michele. Prego avvocato!

ORESTE:  Nunuzzo aiutami! (Nunuzzo gli porge la toga che intanto mette) Ora Nunuzzo: Acqua ‘e surgente! (Nunuzzo gli porge un bicchiere con dell’acqua; ne beve saporitamente facendo gargarismi e giochetti vari)

GIUDICE: (Spazientito) Abbiamo finito? Ve vulite fa pure na mangiata?

ORESTE: Signor Giudice, signori della corte e amati compaesani sapete che diceva mia nonna? Diceva: “L’ammore e ‘o cetrullo vanno paro; doce è ‘a ponta ma ‘o culo è amaro!”

GIUDICE: Avvocà contenetevi cu sti parole! E che stammo ‘o tabarin?

ORESTE: Sua Eminenza….

CANCELLIERE: (Suggerendo Oreste) Vostro onore…

ORESTE: (Guarda il cancelliere e non capendo) L’onore è tutto mio! (Va avanti con l’arringa) L’amore è come il cetriolo: all’inizio è piacevole ma alla fine è amaro e indigesto! Questo volevo dire! Ma ‘a nonna mia usava dicere pure che doppo ‘e cunfiette veneno ‘e difiette!  (Si avvicina a Genuina) Tu, si avisse fatto a n’ato….

NUNUZZO: (Inizia a cantare) …. Chello che aie fatto a mme! St’ommo t’avesse acciso, e vuò sapè

pecchè??...

GIUDICE: (Agitando la campanella) Uè, uè! Ma che stammo ‘o tabarin! (A Nunuzzo) Giuvinò ma che cantate! Avanti! 

ORESTE: Sua maestà…

CANCELLIERE: (c.s.) Vostro onore!

ORESTE: (Guarda il cancelliere) L’onore è tutto mio! Sua maestà, il presente Michele ha amato questa donna con grande spirito di devozione. Ma sapete quest’uomo è un grande esempio di virtù, è un concentrato di virtù… insomma è.. comme diceva ‘a nonna mia è nu sicchitiello ‘e virtù! Questo santo uomo non fa mica la vita di Michelasso. (Pausa; poi rivolgendosi a tutti i presenti) E ccà ‘ò giudice ‘o sape chi è Michelasso, che vi credete!

GIUDICE: (Indisposto) Io saccio chi è Michelasso?!!! Ma che dicite avvocà?

ORESTE: (inveendo contro tutti cerca un’intesa col giudice) Ma signor giustiziere voi avete fatto le scuole alte, l’avisseve sapè; avete studiato tant’anni!

GIUDICE: ma chi ‘o sape a chisto! Avvocà! Non l’ho mai sentito!

CANCELLIERE: Giudice;  Michelasso è quello che mangia beve e va spasso.

ORESTE: signor giustiziere mi avete deluso un po’!  L’avisseve sapè chi era Michelasso! M’ò diceva sempe ‘a nonna mia!

GIUDICE: ‘A nonna soia!!! (Canzonandolo usa il suo stesso tono sfottorio) Avvocà e vuie sapite chi è Scazzetta?

ORESTE: No!

GIUDICE: (c.s.) Scazzetta è chillo ca jetta a piscià e se ne cadette! E mò dicitengello ‘a nonna vosta! Ah! Ma vuie vedite nu poco stammatina cu stu tabarin! Avanti!

ORESTE: Signor  presidente di questa giustizia! Il mio assistito nella sua vita ha sempre lavorato! E’ stato un uomo che ha gestito sapientemente  la sua famiglia, grande esempio di lavoratore…. Indefesso!!Diceva mia nonna…..

GIUDICE: Ma sta nonna vosta nun se steva mai zitta?? Facimmo ampresso avvocà!

IFIGENIA: (Alzandosi  dalla sedia va verso il giudice) Aha mamma mia Orè e cumme ‘a faie longa! Mò v’ò dico io lesto lesto sua Santità!

CANCELLIERE: (corregge)… Vostro onore!

IFIGENIA: Vatte assittà Orè! Signor Giudice qui ho la prova che stu matrimonio adda fernì pè forza! Perché quell’uomo è un deviato e deve essere cacciato da casa…

GIUDICE: Ma chi è ‘a signora?

NUNUZZO: E’ chella d’è cicere dint’o rriso!

GIUDICE: Cancelliere chi è questa donna?

CANCELLIERE: E’ una testimone della signora!

IFIGENIA: Signor ministro ascoltatemi vi prego…. Anzi guardate sta foto!  E’ lei che dice i fatti! (porge una foto al giudice; il giudice guarda, si affaccia anche la guardia e ne ride di gusto)

MICHELE: (preoccupato, a Oreste) Ma che ddè quella foto cumpà?

IFIGENIA: Questa foto l’ho scattata io l’altro giorno! E ho immortalato il momento in cui il qui presente Michele Crescenzo usciva dalla camera di letto con una ragazza in vestaglia seminuda approfittando che la moglie era andata a stendere la colata sul tetto!

GENUINA: (Allarmandosi si alza) Ma vuie che dicite cummà! Chesto nun ‘o sapevo!

IFIGENIA: Perciò  giudice Casocavallo ; quest’uomo che fa le schifezze nel letto matrimoniale deve essere cacciato fuori di casa!

MICHELE: Io? Ma quanno mai ho fatto sti cose? Cumpà ma la sentite ‘a cummara?

IFIGENIA: Nun ‘o ddico io! ‘O dicono ‘e fatti!!

GIUDICE: Signori calmatevi!

GENUINA: M’ha tradito in casa mia! Uh stu piezzo ‘e puzzolente!

MICHELE: Casa tua??

GIUDICE: Signori calmatevi!

GENUINA: Hai portato le sgualdrine in casa mia!

MICHELE: N’ata vota casa tua?

GIUDICE: Signori calmatevi! (Si alza nervosissimo) L’ata fernì!!!! Sinò piglio stu martelluzzo e vo songo ncapo!  E faccio boum boum! E me faccio giustizia da me!

NUNUZZO: A proposito giudice datammello stu martelluzzo, aggia accuncià sta seggia!Tuculeia! E’ rotta!

GIUDICE: Ja verè a isso po’! Io po’ dongo’o martelluzzo mio a isso!! Aaaaaaaa!!!! Avanti, avanti!

NUNUZZO: (Scocciato dell’intercalare del giudice) Avanti, Avanti….. io alla prossima scendo!!! Ah!

CANCELLIERE: Per favore signori sedetevi!

MICHELE: Non per niente ma visto che è stata fatta na fotografia cu mmè dint’ o lietto cu n’ata posso vederla sta foto, vulesse sapè chi è chesta !

GENUINA: No giudice! Fate vedere a me. Voglio vedere io chi era la cummara di mio marito!

GIUDICE: Avvicinatevi signora! (Genuina si avvicina, le viene posta la foto, la guarda e ride) Scusate signò e perché ridete?

GENUINA: (Ridendo) Ma chisto è nu scherzo? (Sempre ridendo va verso Ifigenia) Cummà  ve pozzono mpennere!! Ma chesta nun è na femmena! E’ n’ommo! (A questo punto repentinamente si spostano Oreste e Nunuzzo da Michele lasciandolo isolato)

IFIGENIA: Comme n’ommo? (Allibita)

GIUDICE: (Scioccato e disgustato) Un uomo?

GENUINA: Si! E’ Faustino il figlio della signora del terzo piano! E’ nu tipo nu poco …. comme devo dire… un po’ gaio!

IFIGENIA: Wa e nun me n’ero proprio accorta!

GENUINA: E che avita capè vuie!  Vuie ata piglià stu cervellino e l’ata jttà dint’o cess!

PELLECCHIA: Signor Giudice questa è un’aggravante!  L’uomo rifiuta la moglie per un uomo!

MICHELE: Ma che cancaro state dicenno? Cumpà e dicite quaccosa!!

ORESTE: Signor Giudice Caciocavallo……….. i gusti son gusti!

MICHELE: (Arrabbiandosi) Ma qua gusti son gusti cumpà!!

GENUINA: Io nun ce sto capenno cchiu niente!

GIUDICE: (A Pellecchia) Avvocato parlate ora voi.

PELLECCHIA: (Impostando la voce) Signori della corte…. Diceva mia…

GIUDICE: Avvocà, si tenite pure vuie na nonna can un se faceva ‘e fatti suoi ditelo adesso!

PELLECCHIA: no no signor Giudice! “Ça va sans dire”

GIUDICE: (Non capendo) Chi?

PELLECCHIA: Che cosa?

GIUDICE: Voi avete detto: Se vasa a Dino! Chi è un altro compagno del Crescenzo?

PELLECCHIA: E che ne so giudice!

MICHELE: giudice ma io nun m’aggio vasato a nisciun ommo!!!

PELLECCHIA: (Ora capisce) Ahahah! No giudice  dicevo “ça va sans dire” nel senso che non c’è

bisogno di dire che….. i fatti sono quelli che vado dicendo… Diceva Jacques Prèvert nel suo “Feuilles mortes”…

ORESTE:  (A Nunuzzo)Chi l’ha ditto?

NUNUZZO: Giacomo ‘o prevete ca teneva ‘e figlie morte!

PELLECCHIA: Che ….. ______________________________________________________Ma in tutta sta situazione che si sta creando, in cui stiamo scoprendo un uomo perverso, lurido, noi…. “Cherchons la femme”!

ORESTE: Ch’a ditto?

NUNUZZO: Giggione tene famme!

PELLECCHIA: Noi cerchiamo la donna, la “femme”! Ma non la luciferina donna portatrice di peccato ma una donna casta, linda, pinta, una vera e propria donna “charmante”!

GENUINA: No, scusate Avvocato ma linda,  pinta va pure bene ma…. Sciarmata nun  songo!

PELLECCHIA: Vostro onore, avete visto? (sorridendo) La signora è di una semplicità e di una bontà fuori dal mondo! La signora è Genuina di nome ma anche di fatto! Ha una genuinità favolosa.  La signora si è ritrovata vittima della routine, quasi gettata nell’oubliette ,frustrata da un uomo che….  (fa un chiaro segno che degrada la virilità di Michele)

MICHELE: Signor Giudice che significa cu ‘a mano accussi??

PELLECCHIA: …. E così ha scelto un altro uomo!

GENUINA: (Alzandosi) Ma che state dicenno avvocà!

PELLECCHIA: (Non ascolta e incalza quasi a declamare) Signori della corte! La qui presente

donna si è innamorata di un altro uomo; di un vero uomo!

MICHELE: Ma è ‘o vero Genuì?

PELLECCHIA: E quell’uomo sono io!!!

GENUINA: S’è mbriacato  l’avvocato!

PELLECCHIA: Questa donna ha deciso di vivere emozioni forti e come una  vera “princess”! (estrae un bigliettino dalla giacca) Giudice qui c’è la prova che la signora era innamorata di me. Mi ha scritto un biglietto! (Il giudice scartoccia il bigliettino)

MICHELE: E tu me purtavi l’amante direttamente in casa??

GENUINA: Ma nun è ‘o vero!

PELLECCHIA: signora Genuina non abbia remore ad ammetterlo!

GIUDICE: (Dopo aver letto) Beh!! Il contenuto della lettera è chiaro.

GENUINA: Ma  posso vedere sta lettera giudice? Io non ho mai scritto nessuna lettera a chisto!

GIUDICE: Si avvicini! (Genuina si avvicina, il giudice gli porge la lettera; legge)

GENUINA: (Leggendo) Augusto fior di lota…. (continua a leggere e ride)

GIUDICE: E che rerite a ffà n’ata vota? Chist’oggi me vonno fa ire ‘o manicomio a mme!

GENUINA: Ma chesta nun l’aggio scritta io!

PELLECCHIA: Comme?

GENUINA: Avvocà e che ero scema? Nun verite! Chesta è calligrafia di mio marito! (leggendo) Augusto fior di lota… le “a” accusi è fa sul ‘isso!

MICHELE: Ah sta lettera? Eh si! L’aggio scritta io!

PELLECCHIA: (Estraniato) E perché m’avete scritto na lettera d’amore vuie  a me?? Ma allora vuie fusseve proprio….

IFIGENIA: Perverso!!!

ORESTE: (Tirando la manica della giacca di Michele) no no cumpà nun dicite niente!!

MICHELE: (Si alza e si rivolge a Nunuzzo) Ma ch’aie cumbinato? Mannaggia ‘a capa toia! (Va verso il giudice) Signor Giudice qua c’è un equivoco! (il giudice si allontana da lui credendolo davvero omosessuale) Lasciatevi spiegare tutto!!! (Oreste c.s.) Io non ho scritto nessuna lettera d’amore all’avvocato e né tantomeno sono andato a letto con un uomo…..

Scena 8

Cancelliere – Guardia – Pellecchia – Oreste – Michele – Genuina – Ifigenia – Nunuzzo – Giudice - Carolina

CAROLINA: (entrando da destra) Scusate signori; ho dimenticato un documento sul banco… ah eccolo! (fa per prenderlo)

ORESTE: (sorpreso) Carolina?!!!

CAROLINA: Cesare!

MICHELE: Cesare???

ORESTE: (Come per giustificarsi con Michele) Michele….

MICHELE: Oreste…

CAROLINA: Oreste?

CANCELLIERE: Carolina!

CAROLINA: Oreste!!!

NUNUZZO: Oreste?

GENUINA: Cesare!

IFIGENIA: Carolina!

CAROLINA: Ifigenia!

IFIGENIA: Oreste!!!!!!

ORESTE: Ifigenia!

GIUDICE: A’ fernimmo!!!!!!!!!! Io tengo da fare un processo!!!! Io faccio sgomberare l’aula. O’ pruciesso ‘o faccio sul’io!!! Avanti! E lei cancelliere Cesare Colapesce faccia il suo lavoro!

CAROLINA: Cesare?

CANCELLIERE: Si, Cesare!

CAROLINA: E Oreste?

IFIGENIA: E’ isso!

CAROLINA: Lui è Cesare! Oreste è lui!

GIUDICE: Mò accumminciammo n’ata vota!!!

IFIGENIA: Lui è mio marito Oreste De Riso!

CAROLINA: Tuo marito?

IFIGENIA: Mio marito!!

ORESTE: Suo marito!!

CAROLINA: No aspetta non ci sto capendo niente!  Io sono fidanzata con Cesare Colapesce…

IFIGENIA: (indicando il cancelliere) lo so, ed è lui!

CAROLINA: Lui? Lui è Oreste De Riso!

IFIGENIA: Oreste De Riso è lui ed è mio marito!

CAROLINA: No, lui è Cesare Colapesce!

IFIGENIA: Vuò vedè che nun cunosco ‘o nomme di mio marito?

CAROLINA: Ma è isso il mio fidanzato!!  Cesare Colapesce!

IFIGENIA: (Capisce ora la situazione) Oreste!!!!!!!!!

ORESTE: Ifigenia cara!

CAROLINA: (Arrabbiandosi) Cara?  Ma allora davvero è tua moglie?

IFIGENIA: Uh mamma mia! Dateme ‘o martiello d’o giudice!!! (Tira il martello del giudice ma quest’ultimo se lo trattiene)

GIUDICE: (Alterato) Acchiappate ‘a signora! Se vò accirere!! E lasciate stu martiello!!!!

IFIGENIA: Io me voglio accirere???? Io ce ‘o voglio sunà ncapo!!! O’ voglio sfriggià a stu piezzo ‘e carne affetata!! (Riesce a prendersi il martello e brandendolo lo rincorre, fanno un giro e via a destra)

GIUDICE: Chella s’è pigliata ‘o martiello!!!! Cumme ‘o faccio ‘o giudice mò! Signurì pè piacere assettateve e faciteme j annanze!

CAROLINA: Si scusate giudice!!! (Si assedia al posto di Ifigenia)

MICHELE: Signor giudice FurioCavallo mi dispiace di tutto… ma tutte ste voci sul mio conto sono tutte finte! Io vi posso assicurare che mia moglie era una dittatrice in casa altro che linda pinta e sciarmata!!

PELLECCHIA: Obiezione Vostro onore!

MICHELE: Che vò chisto!!

PELLECCHIA: Il Crescenzo scredita la mia cliente senza dimostrare coi fatti!!

MICHELE: E invece ve li dimostro! Mia moglie mi trattava male, non mi faceva mai parlare….. era manesca anche! Vai Nunù, vai dal giudice e fai il testimone!

NUNUZZO: (Avvicinandosi dal giudice) Allora senti….

GIUDICE: Giuvinò…. E che mangiammo dint’o stesso piatto?

NUNUZZO: No….. a sinò io rimanevo diuno! (si mangia un altro babà)

CANCELLIERE: Formicuzzo!! Smettetela! Siete davanti a un giudice! Fate la testimonianza….

GIUDICE: (Adirato al massimo) …. E jammuncenne ‘a casa!!! Avite pigliato stu tribunale pe nu tabarin stammatina!

MICHELE: Vai Nunù. Fai il testimone! (al pubblico) Mo ce dice o’ fatto d’ò schiaffone c’aggio

avuto e venc’io!!

NUNUZZO: Signor giudice posso rubarle cinque minuti del suo prezioso tempo?

GIUDICE: Avanti!! Avanti! Avanti!!!!!!!!!!! (prendendo a pugni il banco)

 NUNUZZO: (Prende un libricino dalla tasca e declama) Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del cielo…

CANCELLIERE: ma che sta dicenno chisto?

MICHELE: Aspettate cancelliè mò dice il fatto dello schiaffo!

NUNUZZO: …il Signore scruta il giusto ma detesta l’empio e colui che ama la viulenza…

MICHELE: (Si avvicina incuriosito) Ma Nunù, ma quanno vene ‘o fatto d’o schiaffo?

NUNUZZO: Il nostro Signore….. comme? Qua schiaffo?

MICHELE: Scusa tu stai facendo il mio testimone. Il fatto dello schiaffo.

NUNUZZO: Ma io nun saccio ‘e nisciuno schiaffo!

MICHELE: Uh Gesù ma comme nun saie niente?

GIUDICE: ma si chisto nun sape niente che ce fa ccà? Ma che razza ‘e testimone è?

NUNUZZO: Giudice non offendete! A me la sala pè fa ‘o testimone ogne tanto me pava pure! Me fa ‘a spesa, me regalano ‘o ruoto ‘e  mulignane…

GIUDICE: ma lei è un testimone falso???E’ prezzolato!! Questo è un grave reato!

NUNUZZO: ma quale prezzolato! Jate chiano cu sti parole Giudice Caciocavallo!!

GIUDICE: (Inveendo) Lei è un testimone falso!

NUNUZZO: Ma che state azziccann cu sta vocca! Io non sono falso! Io songo testimone ‘e Geova originale!!!!

MICHELE: Uh maronna Testimone di Geova?!!! E ‘e testimonianze stampate?

NUNUZZO: Eccole qua! (Mostra al pubblico la copertina) “Torre Di Guardia!”

MICHELE: (Allibito) Nun ce pozzo credere!  E ‘o schiaffo?

NUNUZZO: Ma che ne saccio io ‘e stu schiaffo?

MICHELE: Sono rovinato!!!

GIUDICE: E vuie me purtate nu testimone ‘e Geova?

NUNUZZO: Scusate giudice se vi rubo due minuti del vostro prezioso tempo… (gli offre il giornaletto)

GIUDICE: (Lo appallottola e glielo mena in faccia) Ma che me ne importa a me?? Voglio ‘a cassa integrazione!!!!! Me ne voglio ire!

NUNUZZO: Giudice il mondo sta per finire!

GIUDICE: E che me ne fotte! Io sono cattolico!

NUNUZZO: Vuie! Cu sta faccia? Io al massimo vi facevo buddista!

GIUDICE: Vavattenne annanze a me!!!! (Batte il martello come un forsennato sul banco)

MICHELE: (Arrabbiato a Genuina)E mo comme faccio a dicere ‘o giudice che tu m’aie dato nu schiaffo??

GENUINA: (Decisa va verso il giudice)  Vostro onore ebbene si! C’aggio dato nu schiaffo na vota!

Ma chisto nun vò capì mai e allora a vvote ‘a capa parte! (Diventa seria e cupa)  Ma nu schiaffo na mamma ‘o dà pure ‘o figlio ca vò bene ma che nun l’è stata a sentì! Ce suoni nu schiaffo e aropp te guardi dint’o specchio, te guardi ‘e mane, chelli mane ca primma hanno vattuto, mo te fanno schifo, allora vai adde isso e ‘o guardi ‘a luntano senza ‘e te ne fa accorgere  e capisci ca ‘o vvuò cchiu bene ‘e primma!E Chesta è viulenza secondo voi? Sono tant’anni che io e isso dividiamo tutto: cose belle e cose brutte! Ammo visto crescere nu figlio…. L’ammo tenuto mbraccio, s’è spusato, se n’è juto! Abbiamo avuto una bella vita movimentata! O’ fatto ‘e chesto nun m’aggio mai ammosciata cu ‘isso… e che vulite giudice nu schiaffo nun ha mai fatto male a nisciuno!

PELLECCHIA: E io?

GENUINA: Io po’ lasciavo a iss pe me mettere cu ‘na pellecchia? Si aggia cagnà peppe pè peppe, me tengo a peppe mio, no?  (Si avvicina a Michele e gli prende la mano)

GIUDICE: E allora stammo perdenno tiempo? (Si sente baccano fuori) Ma che è stu burdello? (Alla guardia) Va a vedè nu mumento! (Esce la guardia a destra; mentre esce entrano da destra Oreste inseguita da Ifigenia)

Scena 9 FINALE

Cancelliere – Guardia – Pellecchia – Oreste – Michele – Genuina – Ifigenia – Nunuzzo – Giudice – Carolina - Faustino

IFIGENIA: Viene accà faccia tosta!! (Oreste si nasconde dietro Michele)

GENUINA: Cummà, stateve ferma! Dateme ‘o martiello! Io e Michele nun ce spartimmo cchiu!

IFIGENIA: (Nervosa) Sta bene me fa piacere!! (Va dal giudice) Giudice me vulesse spartere io mo!Facimmo ampresso ampresso!

GIUDICE: E che vendo ‘e patane!!

IFIGENIA: ‘A dote è ‘a mia, ‘a casa è ‘a mia, ‘a machina è ‘a mia…… pure ‘e mutande che tene songh ‘e mmie!

GUARDIA: (Entrando tenendo con forza Faustino; quest’ultimo è vestito fortemente da drag queen) Ferniscila! Vai direttamente annanz ‘o giudice!

FAUSTINO: Lasseme sta! Ogni scusa è bona pè me tucca ‘o culo!

MICHELE: Ma è Faustino!

GENUINA: E che ce fa ccà?

GIUDICE: Ma che d’è stu casino!!! (Nunuzzo seduto si addormenta)

GUARDIA: Giudice questo qua è stato denunciato da tutto il palazzo per atti osceni in luogo pubblico. Aveva organizzato nu festino cu allati 20 femminielli stammatina nella guardiola di un palazzo. Hanno messo musica ad alto volume e fatti ‘e zuzzusi!!

FAUSTINO: W il 68!!! Fate l’amore, non fate la guerra!!! Peace and love!!!! (Vede i babà) Azz  e nuie facimmo ‘o festino? E vuie c’ata fa ccà cu sti babbà? (Ne mangia uno)

GIUDICE: Chisto stammatina nun è nu tribunale ma nu manicomio!!

CANCELLIERE: Eh sisi giudice, l’ho detto anche io!

MICHELE: (Arrabbiandosi si avvicina) Che hai cumbinato nella guardiola?

FAUSTINO: Uh Michè e che ce fai ccà?

CANCELLIERE: Ma io a stu femme niello ‘o conosco!! (prende la foto dal banco del giudice)

Giudice, giudice! Questo è ‘o femminiello dint’a fotografia! (Carolina si addormenta; lo stesso Oreste sedendosi crolla di sonno su Nunuzzo)

GIUDICE: (A Michele) E allora siete complice anche voi? 

MICHELE: Io? Ma chi li conosce? E’ tutta colpa di mia moglie che l’ha ospitato in casa! Hai visto Genuì che hai cumbinato? Lo dovevi per forza ospitare a questo? (Va verso il giudice) Giudice Saltacavallo per piacere arrestate a lei! Ma che vulite ‘a me!

GENUINA: mò ‘a colpa è n’ata vota ‘a mia??

GIUDICE: (All’apice della follia) Pazzi, pazzi! Qua siete tutti pazzi! Me ne voglio andare in cassa

integrazione! Nun ve voglio vedè cchiu!!! (Il giudice emette dei suoni strani) 

MICHELE: Cumpà, cumpà me voglio spartere n’ata vota! Cumpà che state facenno? Scetateve! We Nunuzzo ma che fai duorme pure tu? (fa uno sbadiglio)

IFIGENIA: Ma che d’è all’improvviso tengo nu male di capa!! (Si siede e si addormenta appoggiandosi su Carolina)

GENUINA: Uh Gesù ‘a mugliera e l’amante se coccano avvicino! Cummà ma che state facenno? (cerca di svegliarla dandole degli scossoni)

MICHELE: E cca se stanno cuccanno tutti quanti?  (Avverte un malore) Ma Genuì all’improvviso mi sta girando assai la testa…. Vedo sta stanza comme si girasse! (tra il dormiveglia) Sarranno stati chilli funghi ch’hai cucinato aiere….(così dicendo cade sulla sedia dormendo un sonno profondo)

GENUINA: (Sta perdendo anche lei le forze) …sarrà chella nzalata ch’hai accattato tu! (Si appoggia a Faustino e sviene)

FAUSTINO: Uh! Genuina che ti succede? (Si inginocchia. Si avvicina la guardia per soccorrerla ma sverranno dopo alcuni secondi. Faustino sverrà in maniera plateale) Mi sento un dardo fiammeggiante che mi penetra nel cuore così profondamente che mi giunge fino alle viscere. (All’apice della fine quasi piangendo) Estasi di Santa Teresa! (Muore)

CANCELLIERE: Ma giudice che sta succedendo? Si stanno sentendo male tutti!

GIUDICE: (Guarda l’orologio che ha sul braccio e conta tre secondi) Uno, due, tre! (A “tre” il cancelliere avverte degli spasmi alla gola)

CALANO LE LUCI DI INTENSITà

CANCELLIERE: Oddio giudice anche io mi sento male!! Mi gira la testa, ho la nausea, mi viene da vomitare! Mi brucia la gola, non riesco a respirare! Fate qualcosa giudice!(Va verso il gruppo di persone che giace a terra; si appoggia a loro carponi; il giudice si alza va alle sue spalle brandendo il martello)

GIUDICE: Certo! (Solleva il martello e con violenza vibra un colpo alle sue spalle; a questo violento colpo anche il cancelliere cade a terra. Va verso il banco posa il martello) E anche questa è fatta! (Si toglie il parruccone e sbottona la sua toga) (Rivolgendosi ai presenti) Ingordi che non siete altro! Anzi! Che non siete stati altro! (Inizia a ridere) Vi sono piaciuti i babbà col cioccolato? Beh vedendo da come dormite profondamente credo proprio che sono stati di vostro gradimento! (Dalla toga esce fuori una finta pancia legata con una cintura; si sveste restando con un goffo pantalone a “zompa fosso” e una camicia a quadroni abbottonata fino al collo) I babà ve li ha offerti la pasticceria di…. Orazio Limoni…. (ride satanicamente poi smette subito) Si. Li ho preparati direttamente io! Dentro c’è farina, uovi, lievito, rhum e tanto tanto olio di ricino idrogenato con sodio fosfato solfosuccinato bibasico a base solforidrica e acido metacrilico combinato (Ride convulsamente). Volevano sapere che fine avesse fatto il giudice vero? Ahahah!! In pellegrinaggio a San Tischi Tosco insieme a due povere vecchie puzzolenti (mentre ride si arrabbia repentinamente) che ho incontrato ieri sera, andavano in pellegrinaggio con l’auto…. Ma puzzavano, puzzavano puzzavano di piscio di gatto e cantavano allegre e contente canzoni di Chiesa…  e allora le ho seguite e quando sono scese per fare benzina ho messo nel cofano della loro Mini minor colore bianco colomba di Dio quello che restava del giudice. (Ride) Hanno portato le reliquie del giudice in processione!!! Ahhahahaha!!! (ride convulso) Sai che risate quando apriranno il cofano e troveranno un braccio al posto del piede e la testa al posto delle mani…. (fa il gesto di stupore – paura tipico delle due sorelle) A questo punto io posso anche andare! (Fa per andare; poi si rivolge al pubblico) Come? Avreste voluto sapere come andava a finire la storia? Volevate sapere se quei due tornavano insieme? Se i due compari si separavano? Volevate sapere se la mamma avrebbe accettato Faustino? (Diventa minaccioso verso il pubblico) E che ve ne frega a voi! Erano matti!  E la storia dei matti non interessa a nessuno! (Ora è serio e triste) Per caso quando avete sentito che Orazio Limoni era chiamato “O’ scarafone” vi siete posti la domanda “perché si chiama così?” “perché è diventato pazzo?” “qual è la sua storia?””la sua povera mamma avrà sofferto con un figlio affetto da schizofrenia convulsa?No!!!!! I matti sono matti punto e basta! E vanno chiusi, non compresi!!!! Questa gente era matta! Erano matti più degli altri, perché si definivano “normali”, sani! Loro sani? Ahhahah!  Allora se loro sono i normali …. (Sputa veleno da bocca; si arrabbia tantissimo) noi siamo i pazzi, i matti, i malati di mente ma in manicomio non ho mai visto tarantelle del genere. Siamo stravaganti, questo si! Ogni tanto volteggiamo nell’aria… dal secondo piano ma… (parla velocemente) ognuno di noi è cosi necessariamente folle che il non esserlo equivarrebbe a esserlo secondo una forma diversa di follia. (plateale allo stile dei vecchi attori prende il cappello da Oreste e lo mette sghimbescio in testa) Mi dispiace mio pubblico se vi ho dato un finale più stravagante di quello che cercavate confidando in più salde e solide certezze, ma….. ognuno ha la sua vena di follia!!!!! (come se scrivesse nell’aria sillaba la seguente battuta) ….  così parlò lo scarafone!!! (Immagina di chiudere un librone e poi va via ballando una stramba danza)

LA MUSICA AUMENTA

LE LUCI CALANO CREANDO UNA PENOMBRA ROSSA SULLO SCEMPIO DEL FOLLE.

FINE

…così parlò lo Scarrafone!!!