Cronaca da Gerusalemme

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IL COPIONE

CRONACA DA GERUSALEMME

Paolo Pivetti

Oratorio drammatico sui temi della Via Crucis

Atto unico

I personaggi:

La conduttrice del Telegiornale

L'inviato speciale

Il senatore Faras, esperto di politica mediorientale

Il Prof. Edward Rey, docente di storia d'Israele

Una giornalista

Un uomo davanti alla croce

Una donna tra la gente

Coro a più voci

Copyright Paolo Pivetti

Questo testo è protetto dalla S. I.A. E.

Scena 1

(Il Pubblico entrando in sala vede un indaffararsi di persone attorno alle apparecchiature tecniche:

Si appronta il set del telegiornale. Si provano i microfoni.

Si provano i collegamenti.

Si sistemano le luci, eccetera.

C'è l'eccitazione che precede il collegamento in diretta televisiva).

Azioni e battute a soggetto, tipo:

- Più concentrato quel faro. E tu spostati più a destra. Proviamo con una gelatina blu?

- Pronto prova... uno... due... tre.

- Questo spinotto non va bene. Cercane un altro. E dove vado a prenderlo?

- Se mi siedo qui è giusto?

- Sì. E tu metti a fuoco... allarga... ancora un po'... adesso va bene.

- Dammi più cavo, dammi più cavo. - Quanto manca al collegamento?

- Quattro minuti. Tenetevi pronti.

(Quando tutto è pronto e il Pubblico si è accomodato comincia a scendere lentamente la luce.)

- Attenzione. Stiamo per collegarci. Venti secondi... quindici secondi... dieci... cinque... Buio in sala. Via.

(Sigla Telegiornale).

LA CONDUTTRICE DEL TG

            Buona sera. Le notizie da Gerusalemme si fanno di ora in ora più allarmanti. La città sembra sull'orlo di una rivolta. Le truppe dell'Impero Romano sono pronte ad intervenire. Ci colleghiamo con il nostro Inviato Speciale, che trasmette da una postazione di fortuna. E ci scusiamo sin d'ora con i nostri ascoltatori per la qualità del collegamento.

L'INVIATO SPECIALE

            Vi parlo dalla capitale del Regno di Giuda. Quella Gerusalemme che si adagia su ridenti colli, con il suo tempio solenne, eretto a sfidare i secoli dal famoso re Salomone; con i suoi orti, i suoi giardini, i suoi uliveti. Gerusalemme, città di traffici e nodo politico di tutta la regione.

            La tensione che fino a poche ore fa sembrava minacciare di esplodere da un momento all'altro in gravi disordini sembra essersi attenuata al diffondersi di una notizia. Notizia che ha avuto da pochi momenti una conferma ufficiale.

            Gesù di Nazareth, l'uomo che ha sconvolto le cronache di questi mesi con la sua predicazione e i suoi prodigi, l'uomo che ha osato sfidare la tradizione religiosa dei suoi concittadini proclamando si figlio di Dio: quest'uomo è stato condannato a morte.

            La situazione era andata precipitando già nei giorni precedenti, anche se fino all'ultimo si è sperato in un compromesso che permettesse di scongiurare un esito così drammatico.

            Chi si è maggiormente adoperato perché il compromesso venisse raggiunto è stato proprio il rappresentante dell'Impero Romano, il governatore Ponzio Pilato, che ha tentato con ogni mezzo di mediare tra le opposte fazioni. Tuttavia, quando la situazione è sembrata sfuggirgli di mano, per non essere scavalcato dagli intransigenti del Sinedrio, rappresentanti del più deciso integralismo religioso, si è visto costretto a condannare egli stesso Gesù.

            Avrebbe potuto Pilato muoversi diversamente? Ho raccolto questa testimonianza di un noto esperto di affari mediorientali, il Senatore Faras, che si trova nella zona.

SENATORE FARAS

(Parla con molta calma; con il dominio di sè tipico di un politico navigato.)

            Pilato non poteva fare altro. I Farisei e gli Scribi del Sinedrio, che rappresentano i due principali gruppi di potere locale nella Giudea, erano decisi a tutto per avere la testa di Gesù. La loro è una posizione di principio: quest'uomo si è mosso contro tutta la tradizio-

ne storica d'Israele. Lasciargli ancora spazio, permettere alla sua azione di andare avanti, significherebbe il disfacimento della nazione ebraica.

L'INVIATO SPECIALE

            E questo non potrebbe far comodo ai Romani?

SENATORE F ARAS

            Forse, per un certo aspetto. Ma non per un altro.

È più facile per Roma controllare una nazione ostile sì, ma tenuta unita da un rigoroso ordine interno, piuttosto che un paese che piombasse nel caos e nell'anarchia. Non dimentichiamo che dietro Gesù, che tutto sommato è un personaggio isolato e in certo modo ingenuo e velleitario, ci sono molti movimenti che premono, molto più pericolosi e agguerriti: gli Zelòti, frangia estremista del nazionalismo popolare; i Sadducèi, un movimento intellettuale critico e antitradizionalista; gli Esseni, esponenti del radicalismo religioso. Tutti costoro, per non parlare dei Pubblicani, sono attualmente tagliati fuori dal potere che è saldamente nelle mani del Sinedrio; e certamente non avrebbero nulla da perdere, ma molto da guadagnare, da eventuali sommovimenti.

(Via)

L'INVIATO SPECIALE

            Dunque, decisione inevitabile, sbocco fatale della crisi. Lo stesso Pilato è stato visto compiere il gesto simbolico di lavarsi le mani in presenza di una folla di testimoni, come a significare che la morte di Gesù è un fatto estraneo alla sua volontà, la cui responsabilità va ricercata nelle tensioni che dilaniano la nazione ebraica: la consueta tecnica romana del "dìvide et ìmpera".

(Via)

Scena 2

(Il Coro, presente in sala, prende possesso della scena. Durante questo e i prossimi intermezzi le parole del Coro possono avere un commento in azioni mimiche o anche in immagini sugli schermi. Oppure, scomparsa la trasmissione e rimanendo in ombra tutto il set televisivo, possono risuonare sole sulla scena.)

CORO

Lo hanno incatenato

lo hanno deriso e schiaffeggiato

lo hanno condannato.

VOCE

E tutto questo perché?

Perché tutto ritorni come prima.

Perché chi lavora lavori

e chi comanda comandi.

VOCE

Non c'è spazio per i sogni

nel prodotto nazionale lordo.

E il bilancio del dare e dell'avere

ha bisogno di gente tranquilla.

O vogliamo buttare all'aria tutto,

dare ascolto a chi semina caos?

No. Dio non sarebbe contento.

Lui ci ha dato una legge da seguire.

VOCE

La nazione deve restare unita.

VOCE

Questo arriva e dice: più non vale

l'antico patto stabilito.

Sono io il figlio del Signore.

Pensate. Se proprio così fosse

allora Dio avrebbe rotto un patto

consacrato da secoli e millenni.

E se Dio mancasse alla parola

saremmo noi a metterlo in prigione.

Perché la nostra legge

non si tocca e il Sinedrio è qui per garantirla.

Dovete convincervi, figlioli.

Col Sinedrio e la legge non si scherza.

Scena 3

CONDUTTRICE DEL TELEGIORNALE

            Dovremmo essere di nuovo collegati con Gerusalemme per un aggiornamento della situazione... (pausa). .. Il collegamento non è ancora in atto, passiamo ad altre notizie sulla presentazione delle collezioni autunno/inverno... Un momento ancora... forse possiamo collegarci con Gerusalemme... Sì, Gerusalemme è in onda, a te la linea.

INVIATO SPECIALE

            Di notte a Gerusalemme le strade sono quasi sempre deserte. Ma non in questa vigilia di Pasqua in cui tutto può ancora succedere.

            Un uomo condannato a morte, fermenti in varie parti della città, ieri la grande manifestazione e i disordini di piazza evidentemente manovrati dal Sinedrio, che hanno portato appunto alla precipitosa decisione di Pilato di infliggere al Nazareno la pena capitale.

            Malgrado il coprifuoco, per tutta la notte si sono visti gruppi di non ben definita identità muoversi nelle zone meno battute; riunirsi e dissolversi come per dei misteriosi appuntamenti.

Sembra comunque che i seguaci del Cristo, dopo la condanna del loro leader, si siano dispersi. E a questo puntano le autorità romane, per gettare acqua su] fuoco della sommossa. Pugno di ferro alternato a gesti di clemenza. Eliminazione del capo che pagherà per tutti, e clemenza verso i seguaci che non verranno perseguiti a patto che rinuncino alla militanza attiva.

            È di poche ore fa la notizia che il luogotenente del Cristo, certo Simone detto Pietro, sia stato identificato e immediatamente rilasciato in cambio di una dichiarazione di estraneità che suona praticamente come una abiura.

            Mentre vi parlo qui a Gerusalemme è già mattina.

È venuta ormai l'ora dell'esecuzione capitale. In questo momento viene posta sulle spalle del condannato la croce alla quale sarà inchiodato. Dovrà attraversare,

trascinandone il peso, tutta la città, e poi salire sul monte Calvario che come dice il nome stesso è un'altura brulla in periferia. È quella la collina dei supplizi.

Scena 4

CORO

Vai, cammina non ti fermare.

Cammina, Cristo, con la tua croce addosso.

VOCE

Portala con eleganza, perché il mondo ti guarda.

Gli obbiettivi delle cineprese

sono pronti a scrutare ogni tuo gesto,

in attesa del miracolo promesso.

VOCE

Se sei dio, come raccontavi,

perché non ti metti a volare?

La tua croce potrebbe diventare

un elegante strascico nel cielo

come le code del frak del direttore.

E ci sarebbero angeli a servir ti.

VOCE

E noi sbalorditi ad adorarti.

VOCE

Ma questo non succede. E ci fa pena

il tuo affanno e il dolore che trascini.

Hai troppo osato. Perché ti sei cacciato

in questi guai?

VOCE

Eri uno di noi

simpatico, buono, promettente,

un poco impertinente, il ché non guasta.

Ma il tuo programma mi aveva spaventato.

E adesso tiro il fiato e sto tranquillo.

Dico: allora tutto torna come prima:

gioie, pene, palpiti, dolori

a condire la vita di ogni giorno.

VOCE

La vita è una carretta da tirare,

caro mio, altro che sognare.

Dammi retta. Sei ancora in tempo

a morire ammettendo i tuoi errori.

Mi dispiace per te, ma non c'è posto

per chi mette in pericolo lo Stato.

Scena 5

(In video riappare la Conduttrice del TG ma la voce è quella dell'Inviato Speciale.)

VOCE DELL'INVIATO SPECIALE

            Siete di nuovo collegati col Regno di Giuda per alcune notizie più aggiornate sulla clamorosa vicenda che sta per concludersi con la fine del suo protagonista: il profeta di Nazareth.

CONDUTTRICE DEL TG

            (Interrompendo) Attenzione Gerusalemme. Vi sentiamo perfettamente ma non abbiamo l'immagine; il collegamento video con voi non è possibile. C'è qualche problema. Ma io direi che potete continuare in audio.

VOCE DELL'INVIATO SPECIALE

            Va bene, continuo.

(Possono apparire nel video la foto del corrispondente o immagini di repertorio sostitutive.)

            Un vento piuttosto freddo, insolito in questa stagione primaverile, spazza ogni strada del centro di Gerusalemme da cui vi parlo.

            La mia postazione è in un edificio piuttosto alto, dal quale posso osservare una strada lunga e stretta, che a tre isolati di qui compie una curva a gomito.

            Da quella curva dovrebbe presentarsi il corteo con il condannato, a meno di variazioni dell'ultimo momento dovute a ragioni di ordine pubblico. Dico questo perché siamo già molto in ritardo rispetto ai tempi normalmente impiegati per simili tristi adempimenti.

            Di solito le frustate delle guardie fanno camminare svelto anche il più, riottoso dei condannati.

            Quello che sappiamo è che dopo pochi passi il Cristo è caduto sotto il peso dell'enorme croce che era costretto a trascinare. Dovete capire che qualsiasi aspetto di umanità è bandito da questo tipo di avvenimenti.

            L'incidente, non previsto, ha bloccato il corteo nel quale altri due condannati, due delinquenti comuni, probabilmente ladri, sono condotti al supplizio del Calvario. E tutto ciò ha generato una pericolosa tensione tra la folla, col rischio che qualcuno potesse approfittarne per causare disordini...

            (S'interrompe il collegamento. Rumori di disturbo.)

LA CONDUTTRICE DEL TG

            Ci scusiamo per l'interruzione anche nel collegamento audio. Cercheremo di riprenderlo al più presto.

            Nel frattempo vi do notizia di un episodio particolarmente toccante che si è verificato al margine di questa vicenda umana. Leggo da un'agenzia che mi è appena arrivata.

            (Leggendo un foglio)

            Quasi nascosta tra i curiosi che aspettavano il passaggio del corteo dei condannati, c'era la madre di Gesù. Maria, accompagnata da altre due donne di cui per ora s'ignora l'identità, ha voluto aspettare il passaggio del figlio per dargli l'ultimo saluto.

            La crudeltà del cerimoniale è stata per un attimo elusa quando questa madre coraggiosa, superando improvvisamente i cordoni delle guardie, si è gettata sul figlio, abbracciandolo. C'è stato un attimo di silenzio, e un'intensa commozione ha immobilizzato tutti. Cosa si saranno detti il condannato e sua madre prima che venissero nuovamente separati dalle guardie? Non ci è dato saperlo.

            (Ripone il foglio.)

Scena 6

CORO

VOCE

Tu l'hai visto passare? Era legato

in pesanti catene, come un ladro.

Una folla curiosa lo seguiva

come un fiume tra i sassi di una gola.

E i vecchi del Sinedrio già non sanno

con che mano hanno scritto la condanna.

VOCE

Io l'ho visto passare. Era lo stesso uomo

senza dimora che abitava

nelle nostre città moltiplicando

pani e speranze.

VOCE

Perché ci è sfuggito

quando volemmo di lui fare un vero

re per lo Stato che ci riportasse

alla gloria dei padri?

Questo noi volevamo. Non l'amore

per reprobi e nemici. Questo avrebbe

salvato il profeta e la nazione.

Ma ha seminato dietro sè promesse

senza potere, voce senza forza.

Ha gettato parole

sulle pietre a marcire.

VOCE

Ora è tardi. Tutto è già deciso.

Lasciamo che risponda alla sua sfida

la vendetta del popolo e dei saggi.

Scena 7

(Riappare in collegamento video e audio l'Inviato Speciale')

INVIATO SPECIALE

            Pochi minuti fa, mentre non eravamo in onda ho visto passare il corteo dei condannati. Per un attimo non ho creduto ai miei occhi. L'uomo che portava la croce non era Gesù il Cristo. La croce era portata da un uomo di colore, un colosso in abiti da contadino, che pure mostrava di essere sottoposto ad uno sforzo tremendo.

            Era dunque stata rimandata l'esecuzione? Era stato sostituito all'ultimo momento il condannato con uno dei tanti che aspettano nel braccio della morte?

            Niente di tutto questo. Semplicemente, il capo delle guardie, di fronte all'impossibilità del Cristo, fiaccato dalle torture subìte, a portare la croce, aveva preso una decisione senza precedenti. Scelto a caso un uomo tra la folla, quello apparentemente più robusto, gli aveva ingiunto di caricarsi della croce e collaborare così all'esecuzione. L'uomo, un certo Simone da Cirene, avrebbe forse potuto rifiutarsi, ma non ha voluto esercitare questo suo diritto. Non sappiamo se per ossequio all'autorità, o se per un moto di pietà verso il condannato, che appare ormai totalmente annientato: lui che non più tardi di una settimana fa si trovava sulla cresta dell'onda.

            Ho qui accanto a me il professor Edward Rey, docente di Storia d'Israele, e autore di un popolare saggio: «I figli di Mosè ». Vorrei conoscere la sua opinione su questi avvenimenti.

EDWARD REY

(Parla con molta precisione, cercando le parole.)

            Quello che lascia maggiormente sorpresi anche noi che conosciamo bene questa terra e questa gente, è l'eccessiva facilità con cui il Cristo è stato catturato. La sua arrendevolezza al momento dell'arresto e la sostanziale rinuncia ad ogni difesa lasciano sconcertato qualsiasi osservatore: anche i conoscitori più esperti.

Forse anche per questo il Nazareno, colui che si proclamò figlio di Dio e fondatore di un nuovo regno, quello stesso uomo che il popolo già vedeva come futuroro re d'Israele, è stato abbandonato da tutti. Anche dai suoi seguaci più fedeli. Ed ha bisogno delle spalle di un robusto contadino che lo aiutino a finire prima il suo supplizio.

(Via)

INVIATO SPECIALE

            Grazie, professor Rey.

            Qui la gente, che dopo i torbidi di ieri sera e dopo la piega presa dagli avvenimenti sembrava aver perso qualsiasi interesse, ora mostra di nuovo di partecipare.

Soprattutto le donne. Madri che temono per la sorte dei loro figli, spesso impegnati nella lotta clandestina contro l'impero, oppure giovani donne, affascinate dal magnetismo di una personalità carismatica. E giovani, molti giovani. Nell'ultimo tratto del percorso è stata rinforzata la scorta al condannato dopo uno strano episodio dai contorni confusi.

            Una ragazza non altrimenti nota che come la Veronica, forse proveniente dalla Samaria, è riuscita ad avvicinarsi al condannato, prono nella polvere sotto il peso della croce che non riusciva più a trasportate. La ragazza gli ha deterso il viso sporco e insanguinato con un prezioso fazzoletto di lino. Su questo gesto di pietà finisce la cronaca e incomincia la leggenda, certamente amplificata dal racconto popolare. La gente dice che sul prezioso tessuto sia rimasta impressa, come in una lastra fotografica, l'immagine del volto sofferente del Cristo.

Scena 8

(Una Giornalista presente in sala, confusa tra il pubblico. Si alza dal suo posto interrompendo.)

LA GIORNALISTA

(Al Pubblico, con una certa violenza.)

            Vi meraviglia questo fatto, vero? Prodigi, penserete. Ma il vero prodigio è un altro. È il ruolo che stanno assumendo le donne in questa storia.

            Guardate: da una parte gli uomini: Giuda, Erode, Pilato, Caifa. E poi chi ancora? Pietro, il capo degli apostoli che si è affrettato ad abiurare. E gli altri undici che si sono dileguati come neve al sole.

            E dall'altra parte Maria, la madre di Cristo, e Maria di Magdala, e Maria di Cleofa. E poi questa giovane Veronica di cui non sappiamo niente. Le sole che abbiano osato sfidare i soldati. E voi capite cosa vuoI dire per una donna sfidare dei soldati armati da quelle parti.

            Sono anch'io giornalista, e conosco bene quelle regioni. Il coraggio delle donne in questa storia è davvero una delle cose miracolose. Loro non hanno partecipato alle discussioni sulle grandi questioni di principio, su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Ma le abbiamo viste piegarsi su questo pover'uomo spezzato dalla fatica di morire per fargli sentire qualcuno vicino.

            Lo seguono in silenzio, facendogli sentire il calore della loro presenza.

            Dodici apostoli si sono dispersi, ma queste donne si sono raccolte attorno a lui, ora che non ha più nulla da dare.

(Si risiede.)

Scena 9

(È di nuovo in onda l'Inviato Speciale.)

L'INVIATO SPECIALE

            Siamo ormai arrivati all'epilogo di questa interminabile, penosa, dolorosa vicenda.

            Chi vi parla sente il peso degli avvenimenti che è costretto a raccontare, per dovere professionale, con l'imparzialità del cronista, e che tuttavia non riesce a considerare se non in una luce inquietante.

            Sappiamo che il Cristo è giunto sulla sommità della collina del Cranio, il monte Calvario appunto. Vi è giunto con le proprie forze, ma dopo esser caduto a terra per la terza volta, proprio mentre stava compiendo gli ultimi passi del suo doloroso cammino.

            Qui ora dovrebbe essere preso in consegna dal corpo

speciale, addetto all'esecuzione della condanna capitale.

            Qui verrà spogliato delle sue vesti.

            Qui verrà inchiodato alla croce del suo supplizio. Qui avrà fine la sua vicenda terrena.

            È tutto quello che posso raccontarvi.

            Di fronte a momenti come questo, in cui un uomo paga tutto ciò che è stato con il sacrificio della propria vita, anche il dovere di cronaca lascia il posto al silenzio. Un silenzio fatto di rispetto e di raccoglimento.

            La ragione della sua condanna a morte è nell'essersi proclamato figlio di Dio.

            La cronaca non può chiudersi tuttavia senza registrare un altro luttuoso fatto.

            Giuda Iscariota, l'apostolo che aveva voltato le spalle a Gesù di Nazareth consegnandolo al Sinedrio, è stato trovato morto, probabilmente suicida, alla periferia della città.

            Questo ha scatenato violente polemiche all'interno del Sinedrio stesso. La catena dei pentimenti sembra appena incominciata.

            Cristo sta per morire. Ma la sua storia non finirà qui.

Scena 10

(Dal Coro si stacca l'Uomo davanti alla Croce.)

L'UOMO DA V ANTI ALLA CROCE

Eccomi qui. Ai piedi della croce

davanti all'agonia di questo Cristo.

Ora egli è. Fermo come un diamante

nella roccia. Luminoso e puro

come un laser che taglia in due i millenni.

Cos'è davanti a me, se non un corpo

martoriato in un fascio di lamenti?

"Sono la verità" mi aveva detto.

Si era giocato qui la sua parola.

Ma l'ho visto cadere nella terra

con tutta la sua fatica addosso

e l'ho visto innalzare verso il cielo

con il fiato spezzato in due dai chiodi.

Finché altèra si presentò alle guardie

sbattendo le sue nere ali la morte

mentre l'aria tremava. E poi fu buio.

Ed ecco, raccolte le sue forze,

rende tutto lo spirito e ci lascia

a un mondo di silenzio, ad ascoltare

muti il pianto di Dio.

VOCE

Ecco il corpo è deposto dalla croce

come povera lacera bandiera

ammainata dopo la sconfitta.

VOCE

Ecco il corpo è calato nel sepolcro

come fiaccola spenta abbandonata

dalle serve di casa sotto un moggio.

VOCE

Dov'è ora Dio l'onnipotente

colui che salva, che genera, che vince?

L'UOMO DAVANTI ALLA CROCE

Ecco tutto è finito. Ed ecco il nulla

che superbo trionfa mentre danza

sfrenato Satana a ritmi capovolti

dentro al nostro deserto. Non possiamo

separarci così, piangendo un morto.

VOCE

È sceso fino in fondo nella terra

fino in fondo nella nostra terra.

È lì. Piantato come un seme nuovo.

VOCE

È passato per la porta stretta

ha diviso con noi tutto dell'uomo

e questo l'ho visto. Ma non basta.

L'UOMO DAVANTI ALLA CROCE

Aspettate con me ancora, fratelli

ai piedi della croce dov'è morto.

Cerchiamo le sue tracce nella polvere

calpestata dagli stivali dei carnefici.

La sua promessa non finiva in una fossa.

Scena 11

CONDUTTRICE DEL TELEGIORNALE

            Sono passati tre giorni dalla morte del Nazareno.

Tre giorni di blocco totale delle notizie da Gerusalemme. Le autorità imperiali hanno imposto il black-out dell'informazione e hanno steso un cordone di sicurezza attorno alla città, che rimane isolata dal resto del mondo.

            Noi siamo tuttavia in grado di trasmettervi un servizio registrato con mezzi di fortuna che il nostro inviato speciale è riuscito a farci arrivare attraverso un canale segreto. Eccolo.

INVIATO SPECIALE

            Tornerò a voi, aveva detto. E nessuno aveva capito il senso vero di questa affermazione. Non i suoi discepoli, che non accettavano l'idea di separarsi da lui. Non i suoi nemici, che miravano soltanto a liberarsi definitivamente di lui.

            Eppure lui lo aveva detto: «Tornerò a voi ». All'esecuzione della condanna è seguìto un vero e proprio cataclisma naturale: una tempesta di vento e di pioggia, in pratica un uragano. Ma quello che è sorprendente è che nessuna stazione metereologica l'aveva previsto. Anzi, il tempo si era mantenuto al bello fino alle prime ore del pomeriggio. Proprio in quel momento improvvise, dense nubi, materializzatesi come dal nulla, hanno oscurato il cielo, mentre una forte scossa di terremoto squassava Gerusalemme danneggiando vari edifici.

            C'è chi testimonia che questo sia accaduto nello stesso istante in cui Gesù di Nazareth spirava tra atroci tormenti.

            Da allora a Gerusalemme si è diffusa una sorta di psicosi collettiva. Molti si interrogano sul senso di questi avvenimenti e c'è chi vive nell'attesa di qualche altro fatto prodigioso.

            Anche per questo le autorità hanno disposto il black-out dell'informazione mentre la tomba dove è stato sepolto il giustiziato veniva piantonata giorno e notte.

            Nonostante tutte queste precauzioni sono filtrate alcune voci che io ora sono in grado di riferirvi. Queste voci dicono che il sepolcro del Cristo questa mattina è stato trovato vuoto. Anzi, addirittura alcune donne ...

(Forte scroscio. Immagine e audio scompaiono.)

CONDUTTRICE DEL TG

            La corrispondenza del nostro inviato si interrompe qui. Non sappiamo che cosa l'abbia interrotta, Non sappiamo che cosa stesse per dirci. Non abbiamo da lui notizie dirette. Gerusalemme è ancora completamente isolata. Anche noi, come tutto il mondo, aspettiamo.

(Scompare lentamente l'immagine video.)

UNA DONNA TRA LA GENTE (Molto dolcemente, come in sogno)

Scendeva giù dall'alto monte

attraversando pascoli e foreste.

Raccontava una favola in silenzio.

Ha lasciato dietro di sè le voci

delle guardie, e il sudore della folla

e il tintinnio d'argento di monete

sulla pietra del tempio nella notte.

Ha lasciato dietro di sè due pali

incrociati per sempre nei millenni.

Camminava leggero. Si è fermato.

Mi ha chiamato per nome il mio Signore.

Scena 12

CORO

Al cavallo la biada

alla volpe la sua tana.

Le stelle restano in cielo.

Il nostro cuore aspetta.

Chi sopirà i tuoni da est e da ovest?

Chi consolerà le madri?

Al cavallo la biada

alla madre le sue lacrime.

VOCE

Se anche il tuo cuore non può aspettare

mettiti in fila, fratello

cammina, batti la polvere.

A est e a occidente tuona.

Mettiti in fila, fratello,

lontano, laggiù c'è speranza.

VOCE

C'è un pezzo di pane che è Dio

conchiuso nella sua trasparente

circolare perfezione.

CORO

Lo hanno lievitato le zolle

lo hanno fermentato i prati e le valli

lo hanno bagnato le nubi.

Lo hanno tessuto nel seno di una vergine,

cielo e terra lo hanno partorito.

VOCE

Ed ora è pane definito, nudo

nella sua bianca veste cereale.

Fiore e sostanza, figlio del suo stesso

gesto creatore.

CORO

Al cavallo la biada

alla volpe la sua tana.

Al povero la sua bisaccia

ai nostri giorni l'angoscia.

VOCE

Ma a te, fratello, a me

alla nostra processione di speranza

alla nostra attesa non soddisfatta,

c'è un pezzo di pane che è Dio.