Da giovedì a giovedì

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PRIMO TEMPO

Da Giovedì a giovedì

PRIMO TEMPO

(Un'ampia sala modernamente arredata. Porte a destra e a sinistra. In fondo, a destra, una grande portafinestra che comunica con una terrazza al livello da cui si scende, con una breve scalinata, nel giardino sottostante. Si intravedono, oltre la balaustra della terrazza, gli alberi del giardino. E’ sera. La sala è già immersa nell'oscurità. In un angolo una piccola lampada diffonde un lieve chiarore attenuato dal paralume.  Si odono lei voci di Paolo e di Adriana già prima che essi appaiano sulla terrazza salendo dal giardino).

PAOLO (con malumore) - Al solito! Il cancello aperto! Ho detto mille volte che bisogna chiudere prima di sera!

ADRIANA - Che esagerazione! Non siamo mica in un deserto!

PAOLO - Che c'entra!? Potrebbe entrare un ladro e nascondersi nel giardino.  Ecco... guarda... anche tutto spalancato! Poi ci si meraviglia se svaligiano le case. (Paolo accende la luce del lampadario centrale e si avvicina ad una scrivania su cui é posato un vassoio con la corrispondenza.  Mentre egli l'apre e legge le lettere, Adriana si toglie il cappello, si ravvia con un gesto stanco i capelli guardandosi in uno specchio.  Resta un momento assorta, pensierosa, sognante)

ADRIANA - (d'improvviso, come seguendo il corso di un suo pensiero) - Però la colpa era tutta di Goffredo...

PAOLO (intento a leggere una lettera) - Chi Goffredo?

ADRIANA - Lui... il marito...

PAOLO - Che marito?

ADRIANA - Il marito di Eleonora... quello che ha ammazzato... Lei poveretta in fondo gli aveva voluto sempre bene.  Era colpevole, d'accordo, ma sfido io!... Con un uomo come quello cinico, arido, egoista!... Tu che ne dici?

PAOLO - Ma di chi parli?

ADRIANA - Di quelli del film... di Goffredo e di Eleonora...

PAOLO (alzando le spalle) - Ma che vuoi che me ne importi di Goffredo e di Eleonora?! Ho altro per la testa!

ADRIANA - E' inutile! Con te non si può mai parlare di nulla! Sempre quelle tue maledette cartacce!

PAOLO - Ma abbi pazienza! Mi hai fatto lasciare lo studio alle cinque, con tutto il daffare che ho, per farti accompagnare al cinematografo... Tutto un pomeriggio sprecato! Lascia almeno che recuperi adesso un po' del tempo perduto...

ADRIANA (scontenta) - Ma sì! Ricupera... ricupera... (Gli volge le spalle e gironzola un po' per la stanza con aria annoiata mentre Paolo riprende a leggere le sue lettere.  Ripassandogli vicino lo guarda pensierosa e d'improvviso gli chiede) Tu mi ammazzeresti?

PAOLO (volgendosi sorpreso) - Come?

ADRIANA - Domando se mi ammazzeresti...

PAOLO - Io?!... E perché dovrei ammazzarti?

ADRIANA -  (con un piccolo gesto evasivo) - Niente!...niente!... Domandavo così!... Non ci badare! (Paolo la guarda perplesso e sta per replicare, ma in questo momento entra da destra la cameriera Adele).

ADELE- Buonasera signora... buonasera signor avvocato...

PAOLO (con tono severo) - Oh brava! Giusto te! Quante volte ti devo ripetere che bisogna chiudere il cancello del giardino e la porta della terrazza appena si fa buio?!

ADELE - Stavo appunto per chiudere quando mi ha chiamato la signora...

PAOLO - Che signora...che signora?...

ADELE - La signora Letizia...

ADRIANA - Ah... C'é la mamma? Dov'é?

ADELE - E' giù in cucina... Sta parlando con la cuoca.  Ah... eccola. (Infatti in questo momento entra Letizia.  E' una bella donna dall'aspetto estremamente giovanile, elegantissima, coi capelli di un bel biondo dorato capricciosamente arricciati.  E' vivace, esuberante, cordiale)

ADRIANA - Buonasera mammy... E' molto che aspetti?

LETIZIA - No... appena un quarto d'ora.  Ma non importa! Ne ho approfittato per dare un'occhiata alla casa. (Rivolta a Paolo) Ciao, Paolone!

PAOLO (brontolando fra i denti) - Buonasera.

LETIZIA (ad Adriana) - Ho visto la tua nuova cuoca.  Non mi piace.  Cambiala.  Non é buona a nulla!

ADRIANA (sconcertata) - Ma credi mammy...

LETIZIA (interrompendola con sicurezza) - Per carità! Mi é bastato farle un paio di domande.  Figurati che non sa neppure come si fa la lepre in salmì!

ADRIANA - Ma a noi ci contenta lo stesso...

PAOLO (seccamente) - Non ci piace la lepre in salmi!

LETIZIA- Che c'entra?! Non piace nemmeno a me! Ma una vera cuoca deve saperla fare! A proposito... lo sapete che ho perso altri tre chili?

PAOLO - Perbacco!

LETIZIA - Tre chili in quindici giorni! Meravigliosa quella cura! (Ad Adriana) Perché non la fai anche tu?

PAOLO - Adriana non ha niente da perdere! Sta bene come sta!

LETIZIA - Tu sta zitto che di queste cose non te ne intendi! (Ad Adriana) Quanto pesi?

ADRIANA - Non   so... non ricordo... Credo cinquantacinque o cinquantasei...

LETIZIA - Troppo! Devi calare! Io voglio arrivare a cinquanta (Si passa le mani lungo i fianchi come per marcarne la linea) Ti piace questo tailleur? Me l'ha fatto la Morresi...

ADRIANA - Carino!

LETIZIA -  Ho trovato da lei un modellino che é un amore! Una specie di tunica molto accollata con le maniche a sbuffi e due piegoni a sghembo... (Si interrompe vedendo che Paolo con evidenti segni di malumore, raccoglie le lettere e si avvia per uscire). Te ne vai per colpa mia? Ti annoiano questi discorsi?

PAOLO (con un sorriso agro) - No no... mi divertono. Ma ho da fare di là... (E si avvia ancora per uscire. Ma Letizia lo ferma).

LETIZIA - Aspetta un momento, Paolone... ho bisogno del tuo consiglio...

PAOLO (fermandosi sulla soglia) - Che c’è?

LETIZIA - M'é venuta un'idea! Oh... non dire come al solito che é una sciocchezza! Un'idea bellissima, geniale...

PAOLO - Sentiamo l'idea...

LETIZIA (con la massima serietà e convinzione) - Voi sapete che tante volte capita che all'ultimo momento manca qualcuno per formare un tavolo di canasta o di bridge.. Un guaio, perché non si sa come fare! Beh... Io ho pensato di istituire un ufficio, un'agenzia che procura i giocatori... Manca un quarto? Si telefona all'agenzia.... Pronto... mi occorre un giocatore o una giocatrice in via tale, numero tale... Subito! E l'agenzia provvede.  Ha un elenco di nomi di signori e di signore disponibili... telefona... dà l'indirizzo e il tavolo é completato! Naturalmente per questo servizio l'agenzia prende un compenso, una percentuale... Eh?... Che ne dite?

PAOLO - Dobbiamo ridere?

LETIZIA - (piccata) - Non c’è niente da ridere! Non é mica una spiritosaggine! E' una cosa seria!

ADRIANA - Ma mammy... vuoi scherzare?!

LETIZIA - Non scherzo affatto! Mi sembra una buonissima idea! Se venisse in mente a qualcun altro...

PAOLO - Hai ragione! Non fartela rubare! Brevettala! Il giocatore squillo!

LETIZIA - Ecco... appunto... come le ragazze squillo! Del resto anche quella mi sembra un'utilissima istituzione...

ADRIANA - Ma che dici, mammy?

LETIZIA - Ma certo! Utile, pratica, necessaria! Io non ci trovo proprio niente di scandaloso! E' un servizio di pubblica utilità che dovrebbe essere gestito dall'Ufficio dei Telefoni... come le chiamate dei taxi!

PAOLO - Ecco! Brava.! Anche questa é una brillante trovata! Posso andare o hai qualche altra luminosa idea da comunicarmi?

LETIZIA (alzando le spalle) - No no... per carità! Non voglio rubare il tuo tempo prezioso! (Paolo esce., Letizia trae dalla borsetta un portasigarette).  Ero sicura che non m'avreste presa sul serio! Siete troppo antiquati! Vuoi?... Ah già... tu non fumi! Sei una donna senza vizi! A proposito... hai da prestarmi un po' di soldi?

ADRIANA - Ancora?

LETIZIA - Per forza! M’é andata male! Ieri sera ho perduto altre ventisettemila lire...

ADRIANA - Ventisettemila lire?... A canasta!...

LETIZIA - M'han fatto giocare a una lira al punto! Speravo di rifarmi della perdita dell'altro ieri... Invece... una iella maledetta! Tutti quelli che giocavano con me davano il mazzo!

ADRIANA (traendo dalla borsetta del denaro) - Per ora non ho che questo.  Ti basta?

LETIZIA (cacciando il denaro nella sua borsetta) - Sì sì... Poi ti restituisco tutto in una volta!

ADRIANA - Ma scusa, mamma, non ti annoi a passare tutte le giornate a giocare?

LETIZIA - Tutte le giornate?! Non esageriamo! La mattina non gioco mai! Solo il pomeriggio e la sera... Che vuoi... mi diverto! Il tempo vola.  E poi é anche un'economia!

ADRIANA - Un'economia?

LETIZIA - Si capisce! Prima, quando non c'era la canasta non si sapeva che fare.  Ci si annoiava e per vincere la noia si passavano le giornate dalle sarte e dalle modiste! Invece adesso... I mariti dovrebbero essere grati alla canasta! Sai quanti conti di sarte risparmiati!

ADRIANA - Ah si! Questo é vero!

LETIZIA - E quanti guai di meno! Molto spesso le mogli tradiscono per noia! Ora la noia non c’è più! C'é la canasta! Ma tu non vuoi proprio impararla?

ADRIANA - No, mamma, non ci tengo, non m'interessa....

LETIZIA - Ma si può sapere che cosa fai tutto il santo giorno?

ADRIANA - Tante cose. Leggo, lavoro, vado al cinema...

LETIZIA - Beata te! Io adoro il cinema, ma non ci vado quasi mai! Non ho tempo!

ADRIANA - Oggi abbiamo visto un film emozionantissimo... “Una luce nella notte”.

LETIZIA - Ah si! M'hanno detto che é molto bello Un giallo, é vero?

ADRIANA - No... non si può dire che sia un giallo E' drammatico e avventuroso.  Ci sono delle scene che fanno mancare il respiro.  Specialmente quella di lei che aspetta di notte...

LETIZIA - Chi lei?

ADRIANA - La giovane sposa dell'olandese. C’é tutto un antefatto che racconta la sua vita, il dramma che l'ha separata da lui...

LETIZIA - Dall'olandese?

ADRIANA - No.. l'olandese non conta... l'olandese é il marito! Si tratta dell'altro... dell'aviatore... di quello di cui è stata sempre innamorata e che credeva fosse morto ...

LETIZIA - E che invece é vivo?...

ADRIANA - Sì... ma questo é troppo complicato a spiegarsi.....La situazione drammatica é quando lei sa che é tornato, che l'ama ancora, che vuol vederla...Lei é combattuta fra l'amore e il dovere... Lui aspetta un segnale... una lampada accesa davanti alla finestra... Se vedrà il segnale verrà da lei...E' un momento angoscioso! Quel gesto rappresenta una svolta definitiva nella sua vita... quel piccolo gesto di accendere una lampada e di metterla davanti alla finestra può essere per lei l'amore... la .felicità... Ma lei esita a compierlo.. sa che lui é là che guarda ansioso nella notte... Può chiamarlo e sarà sua...può respingerlo e lo perderà per sempre! Immagina che situazione, mamma... Tu che avresti fatto?!...

LETIZIA - Io?!... Che c'entro io?!...

ADRIANA - Domandavo così... per curiosità! Pensa un po’... se fosse possibile compiere un atto semplice e facile come quello di accendere una lampada per avere l’amore, il vero... il grande amore... quello che vale tutta una vita!

LETIZIA - Oh per carità, figlia mia! Non usa più!

ADRIANA - Come non usa più?!

LETIZIA - Ormai è un'anticaglia fuori moda da mandare in soffitta tra la roba vecchia! Adesso per fortuna l'amore s’è modernizzato, s'é sveltito, s'è liberato di tutte le lamentele e i piagnistei! E' diventato una cosa rapida, pratica, divertente...

ADRIANA - Ma che cosa dici, mamma... se ai tuoi tempi...

LETIZIA (interrompendola infastidita) - Ai miei tempi... ai miei tempi!... E' inutile che tiri fuori sempre i miei tempi come se io fossi una vecchia decrepita! I miei tempi sono questi! Beh... come é finita la storia della lampada? Ce l'ha messa o non ce la messa?

ADRIANA - Sì... ce l'ha messa! Ma invece di arrivare lui...

LETIZIA - E' arrivato l'olandese?

ADRIANA - Sì! Come lo sai?

LETIZIA - C'era da immaginarselo! E le sta bene! Se invece di fare tanti tira e molla con la lampada gli avesse telefonato per un appuntamento, si sarebbero incontrati fuori e sarebbero stati tutti contenti: lei, lui e l'olandese!... Dì un po'... c'era anche tuo marito con te al cinematografo?

ADRIANA - Sì... c'era anche lui...

LETIZIA - E che diceva?

ADRIANA - Niente! Non ha visto niente! Ha dormito tutto il tempo! Lui dorme sempre quando è al cinema... (Sulla porta appare Paolo che si rivolge a Letizia con tono irritato).

PAOLO - M'ha detto Adele che é arrivato un telegramma e che l'hai preso tu...

LETIZIA - Sì!  Non  ti  preoccupare!  Niente  di  grave!

PAOLO - Ma  come?...  l'hai aperto?

LETIZIA - Si capisce che l'ho aperto! I  telegrammi bisogna aprirli subito; non si sa mai... possono annunciare una disgrazia!

PAOLO (sempre più irritato) - Ma posso almeno sapere che cosa c'era scritto?

LETIZIA - Non lo so... non ricordo... Gli ho dato appena un'occhiata... tanto per vedere se era morto qualcuno... Devo averlo lasciato giù in cucina...

PAOLO (scattando infuriato) - Ma questo é il colmo!... Arriva un telegramma... tutti lo aprono, lo leggono, lo perdono...

ADRIANA - Non cominciare adesso a fare una tragedia per il telegramma!... Si troverà...si troverà...

LETIZIA (con un sorriso indulgente) - Tutti così gli uomini! Basta una piccola cosa...

PAOLO (furibondo) - Piccola cosa?!... Ma io mi domando con qual diritto... (S'interrompe perché entra Adele con un telegramma spiegazzato in mano).

ADELE - Eccolo, signor avvocato...

PAOLO - Oh! Finalmente! Dov'era?

ADELE - In cucina. L'ho trovato per miracolo. Cesira l'aveva già buttato nella spazzatura...

PAOLO (aprendo il telegramma e gettando delle occhiate verso Letizia) - Nella spazzatura!... Nella spazzatura!... (Lo scorre e sobbalza vivamente) Oh perbacco! Che ore sono?

ADRIANA (guardandolo preoccupata) - Quasi le nove. Perché? Che c’è?

PAOLO (concitatamentente) - Presto... preparami la valigia... devo partire subito! Arrivo appena in tempo! C'é un rapido alle nove e quaranta...

ADRIANA - Ma che é successo?

PAOLO (eccitatissimo mostrandole il telegramma) Guarda... c’è domattina il Consiglio della Marittima a Genova... Urge tua presenza..

ADRIANA - Mia presenza?...

PAOLO - No... mia... mia!... Ma presto... muoviti! Ho i minuti contati! Basta la valigia piccola... un paio di camicie, i fazzoletti, un pigiama...

ADRIANA - Ma come?... Non mangi?...

PAOLO - Macché mangiare! Chi ha il tempo di mangiare! Prenderò qualche cosa alla stazione...

ADRIANA (avviandosi) - Sempre cosi lui! Se non é là mezz'ora prima della partenza!...

LETIZIA - Tutti uguali gli uomini! Mi ricordo che anche il mio povero marito quando doveva partire...

PAOLO (interrompendola con impazienza) - Ti prego, mamma, lascia andare il tuo povero marito! Se cominciate coi ricordi mi fate perdere il treno! (Adriana é uscita con Adele. Paolo comincia a scegliere delle carte che mette dentro a una cartella di pelle. Ogni tanto consulta nervosamente l'orologio; fra sé, nervosamente) Le nove e cinque! Devo fare anche il biglietto! Speriamo di trovare un posto! Il rapido é sempre affollatissimo!

LETIZIA (dopo un breve silenzio) - Senti, Paolone, mi permetti di darti un consiglio..

PAOLO (a denti stretti) - Sì, mamma, ti permetto tutto quello che vuoi! Ma fammi il piacere... finiscila di chiamarmi Paolone.  Che c'entra Paolone? Non sono mica un gigante!

LETIZIA - Ma caro...é un vezzeggiativo!... Io ho una passione per i vezzeggiativi... Adriana la chiamo Nuccia... il mio povero marito lo chiamavo Bobi, Bicci e Biribì... A te come vuoi che ti chiami? Paolino?

PAOLO (snervato) - Ma no! Non chiamarmi per niente!... Beh... che cos'era questo consiglio?

LETIZIA (a bassa voce misteriosamente) - Quando torni da Genova porta qualche cosa ad Adriana...

PAOLO (sorpreso) Che cosa le devo portare?

LETIZIA - Non so... un regaluccio... un gingillo...

PAOLO (sempre più sorpreso) - E perché devo portarle un gingillo?

LETIZIA - Perché... perché alle donne fanno piacere certe cose... e in certi momenti... Tu mi capisci, e vero?

PAOLO (disorientato) - No... non capisco...

LETIZIA - Adriana ha un'anima delicata e sensibile... Non dice niente... ma una madre le capisce al volo certe sfumature...

PAOLO (preoccupato) - Ma quali sfumature? Che cosa c’è da capire? Che significa questo discorso?

LETIZIA (abbassando ancor più la voce) - Significa che io ho l'impressione che Adriana stia passando uno dei quei momenti in cui una donna ha bisogno di sentirsi circondata da molto affetto... Li ho passati anch'io e ne so qualcosa! Mi ricordo che una volta il mio povero marito mi ha portato da Napoli una collanina di coralli... Era una sciocchezzuola... Ma se sapessi quante cose ha salvato quella collanina di coralli...

PAOLO (allarmato) - Ma che cosa c’è da salvare? Fammi il piacere... spiegati senza far tanti misteri!

LETIZIA (accennando alla porta) - Zitto... zitto... eccola! (Rientra Adriana con un pacchetto in mano, seguita da Adele che porta una valigia, un thermos e una bottiglia di vino)

ADRIANA - Ecco... qui ci sono due uova, un'ala di pollo e una mela...

ADELE - E qui c’è del brodo caldo e una bottiglietta di vino...

PAOLO - E dove la metto tutta questa roba?

ADRIANA - In tasca... ti entra tutto in tasca!

ADELE (facendo l’atto di avviarsi) - Devo chiamare un taxi?

LETIZIA - Non importa. Ho giù la macchina. Lo accompagno io.

PAOLO - Grazie! Ma non voglio che ti disturbi...

LETIZIA - Per carità Nessun disturbo! Che c’è...hai paura? Sta tranquillo! Andrò piano... (Ad Adele che s’é avviata portando la valigia) Aspetta Adele che scendo ad aprire la macchina... Ciao Adriana... Vuoi che venga a farti un po’ di compagnia?

ADRIANA - Magari! Perché non resti a cena?

LETIZIA - No... a cena non posso. Sono già invitata. Ma dopo... Credo che stasera non si combini nulla.  In ogni modo ti telefono più tardi...

ADRIANA - Va bene...

LETIZIA (a Paolo) - Ti aspetto giù... (Letizia e Adele escono dalla porta in fondo.  Paolo chiude la cartella, infila a forza nelle tasche il pacchetto, il thermos e la bottiglia del vino. Abbraccia Adriana).

PAOLO - Allora addio, Adriana...

ADRIANA - Addio Paolo... Buon viaggio!

PAOLO (esitante, perplesso) - Che fai adesso?

ADRIANA - Che vuoi che faccia? Ceno e guardo la televisione.  Se viene la mamma facciamo due chiacchiere.  Se no me ne vado a letto...

PAOLO - Brava! E mi raccomando di far chiudere il cancello!

ADRIANA (accompagnandolo verso il fondo) Perché? Hai paura che mi rubino?

PAOLO - Sì... scherza, scherza! Vorrei vedere che cosa faresti, se ti capitasse davvero di trovare un uomo in casa!

ADRIANA (con una risatina ambigua) - Eh! Chi sa!... Potrebbe essere una piacevole sorpresa!

PAOLO (volgendosi vivamente) - Come?

ADRIANA - Se fosse un simpatico giovanotto!

PAOLO (osservandola un po' preoccupato) - Che vuoi dire?

ADRIANA (Con una limpida risata) - Ma niente! Non vedi che scherzo! Va... va se no davvero perdi il treno...

PAOLO (vagamente sospettoso) - Hai molta fretta di mandarmi via!

ADRIANA (sempre ridendo) - Ma no! Che c'entra! Non dire sciocchezze!

PAOLO (abbracciandola ancora) - Addio, Adriana... (Fa l'atto di uscire ma si ferma ancora come colpito da un'idea improvvisa) Ti piacerebbe una collanina?

ADRIANA (sorpresa) - Una collanina?

PAOLO - Sì... una collanina di coralli...

ADRIANA - Coralli? Per carità! Non li posso soffrire!

PAOLO (sconcertato) - Ah no?!.. (Si ode la voce di Letizia che chiama da fuori).

LETIZIA - Spicciati, Paolone...

PAOLO - Eccomi... eccomi... ciao, Adriana! (E si affretta ad uscire. Adriana, che é uscita anch'ella sulla veranda, guarda in basso verso il giardino... Saluta ancora con la mano.  Si ode il rumore di una auto che si allontana.  Adriana rientra lentamente con passo stanco guardandosi intorno annoiata. Dal fondo entra Adele).

ADELE - Vuol cenare subito, signora?

ADRIANA - No... lascia andare! Ho mangiato dei sandwiches e mi é passato l'appetito! Portami una tazza di tè.

ADELE - Si signora... (Adele esce.  Adriana fa qualche passo per la stanza pigramente.  Aggiusta dei fiori in un vaso, sfoglia distrattamente le pagine di una rivista. Si ode lo squillo del telefono).

ADRIANA (parlando al telefono) - Pronto... pronto... chi è?.. Oh... ciao, Matilde! Telepatia! Stavo proprio per telefonarti!... Si... ci sono andata oggi! Avevi ragione! Bellissimo!... Macché... ero con Paolo... Peccato perché avrei voluto vederlo due volte!... Che ansia!... che emozione mentre lei lo aspetta!... Zitta... zitta... io mi sentivo un brivido nella schiena!... Come?. Ma sì... saranno anticaglie, saranno romanticherie fuori moda, ma commuovono sempre!... Hai ragione... hai ragione! Come?... Non doveva?... Eh già... si fa presto a dirlo!... Mettiti un po’ nei suoi panni... il sogno... il mistero... Quell'uomo era tutto per lei... era l'amore... (Adele rientra portando un vassoio col servizio del tè.  Comincia a prepararlo. Adriana sempre telefonando) Ma no... non era lui che contava... era qualche cosa di più... non so come dirti... eran tutte le sue fantasie... tutti i suoi sogni che in quel momento... sì... ecco... appunto.  Poco latte! .... no... non dicevo a te!... Ma Sì! Andiamoci insieme! Io lo rivedo volentieri! Domani?... Va bene! Telefonami. Io sono sola... Paolo é partito poco fa... sì... un telegramma urgente! Sì... d’accordo! Buonanotte! (Adriana riattacca il ricevitore e si avvicina al tavolino su cui Adele ha preparato il tè) Perché hai preparato due tazze?

ADELE - Ho sentito che forse ritorna la sua mamma... Alla signora Letizia piace molto il tè...

ADRIANA - Hai fatto bene!

ADELE - Ho portato anche dei biscotti... Vuole che lo versi..

ADRIANA - No, non importa. Faccio da me... (Adele si dirige verso la porta, ma prima di uscire si ferma e si volge verso Adriana).

ADELE (esitando imbarazzata) - Mi scusi, signora...lei stava parlando al telefono di un film?

ADRIANA - Sì... perché?

ADELE - Sa... siccome la domenica io e il mio fidanzato andiamo sempre al cinema, volevo domandarle se é bello... se val la pena di vederlo...

ADRIANA - Ah sì... é bellissimo! Merita veramente. E' intitolato “Una luce nella notte”. Lo danno in tre cinema contemporaneamente...

ADELE - Allora non riusciremo a trovare posto. La domenica i cinema sono sempre pieni, specialmente quando i films sono belli. Grazie, signora... e mi scusi se mi sono permessa... (Adele fa l'atto di uscire, ma Adriana la ferma).

ADRIANA - Aspetta, Adele... Vuoi andarci stasera?

ADELE - Stasera? Magari!

ADRIANA - Telefona al tuo fidanzato. Se può accompagnarti ti lascio libera...

ADELE (felice) - Non c’è bisogno che gli telefoni. E' in cucina... é venuto a farmi un salutino...

ADRIANA - Bene! Allora spicciatevi, se no perdete l'ultimo spettacolo. E dì a Cesira che vada pure a letto... che non ho bisogno di nulla.

ADELE (uscendo) - Sì signora... (Adriana fa ancora qualche passo per la stanza con aria distratta, annoiata.  Accende là televisione, di cui non si vede lo schermo, ma si ode il resoconto di una competizione sportiva. Spegne la televisione e gira il bottone della radio. Si ode una musica dolce e sottomessa e una voce che canta. Adriana resta in piedi presso l'apparecchio con lo sguardo fisso nel vuoto mentre un lieve sorriso le fiorisce sulle labbra. Trasalisce vivamente sentendo rientrare Adele che non ha più il grembiulino da cameriera ed ora, col cappellino e la borsetta ha l'aspetto di una elegante signorina. La segue un giovanottone alto e dinoccolato che rigira imbarazzato fra le mani il cappello. Adele riprende) Mi scusi, signora, anche il mio fidanzato vorrebbe ringraziarla...

FIDANZATO - Grazie....grazie tanto signora...

ADRIANA - Andate... andate e divertitevi!

ADELE - Devo chiudere il cancello?

ADRIANA - No, lascialo aperto... Fra poco deve venire mia madre..

ADELE - Buonasera, signora e grazie ancora...

FIDANZATO - Grazie tante...

ADRIANA - Buonasera... buonasera... (Adele e il fidanzato escono dal fondo. Adriana resta ancora un momento assorta ad ascoltare il suono della radio. Poi lentamente si avvicina alla portafinestra, s'appoggia allo stipite e rimane immobile a guardare il cielo notturno limpido e stellato.  Il suono e il canto si spengono. Adriana torna presso l'apparecchio da cui si ode ora il cinguettio dell'intervallo. Gira il bottone per interrompere la trasmissione. Si volge ancora a guardare verso la porta in fondo spalancata nell'oscurità della notte.  Come obbedendo ad un misterioso impulso prende la lampada, che é sul tavolino e va a posarla sul davanzale della veranda. Spegne la luce del lampadario centrale. Tutto l'ambiente rimane in ombra; solo la lampada splende nel riquadro della portafinestra.  Adriana siede sul bracciolo di una poltrona guardando come affascinata quella luce. Trasalisce vivamente udendo lo squillo del telefono. Infastidita protende la mano stacca il ricevitore e parla) Pronto... Chi parla?... Ah... scusa, mamma, non avevo riconosciuto la tua voce... Come?... Ma sì, é aperto... non hai che da spingere... Ma che ore sono?... Già le dieci?... Ecco... appunto... mi sembra che ormai sia un po' tardi!...No...figurati!... Ma é che mi sento stanca e poi ho un gran mal di testa!... Non so... Mi e venuto cosi d'improvviso!... Sì... preferirei andarmene a letto... Scusa, mamma, ma con te non faccio complimenti... Sì... grazie... a domani! Buonanotte!... (Riattacca il ricevitore.  Volge ancora lo sguardo verso la lampada che splende nell'oscurità della notte come un richiamo.  Dolcemente si lascia scivolare nella poltrona, appoggia il capo allo schienale e resta così assorta, sognante con gli occhi socchiusi. Passa qualche istante, poi nell'inquadratura della portafinestra appare Paolo con la valigia in mano e le tasche gonfie per il pacchetto con lo sfilatino, il thermos e la bottiglietta di vino. Guarda sorpreso la lampada posata sul davanzale ed entra. Si ferma sulla soglia vedendo Adriana sdraiata nella poltrona, con gli occhi chiusi, le braccia abbandonate sui braccioli, il volto atteggiato da un sorriso. Dall'espressione di stupore il suo volto passa ad un'espressione preoccupata e sospettosa).

PAOLO - Adriana!... (Adriana sobbalza con un piccolo grido e lo guarda sorpresa e spaurita).

ADRIANA - Ah!.. Sei tu?!...

PAOLO (fissandola cupo) - Si... sono io!...

ADRIANA (balzando in piedi e sforzandosi di sorridere) - Mi hai fatto paura... Ma come? Non sei partito?

PAOLO (posando la valigia e cominciando a liberare le tasche) - No... non sono partito... Hanno cambiato l'orario... non c’è più il rapido delle nove e quaranta... Ma tu che fai, qui?

ADRIANA (con disinvoltura) - Io?... Niente!... Non avevo sonno.... mi sono messa a leggere...

PAOLO - A leggere? Al buio?

ADRIANA - Ma no!... Che buio!... Ho spento adesso perché non entrassero le zanzare...

PAOLO (sospettoso, accennando alla lampada) - Ah!.  Le zanzare?... E quella là, sul davanzale, non le chiama le zanzare?

ADRIANA (pronta) - Ah... quella l'ho messa là perché volevo innaffiare i fiori...

PAOLO - A quest'ora?

ADRIANA (nervosamente) - Ma sì... a quest'ora!...Che c’è di straordinario? Non c’è mica un'ora fissa per innaffiare i fiori!... Adele se n'era dimenticata... (Paolo, evidentemente poco convinto, getta ancora un'occhiata verso la lampada, poi le chiede d'improvviso).

PAOLO - Dov'é il libro?

ADRIANA - Quale libro?

PAOLO - Il libro che stavi leggendo...

ADRIANA (Confondendosi) - Ah... é là... l'ho rimesso a posto... era tanto noioso...

PAOLO - Che libro é?

ADRIANA - E' il coso... il coso... come si chiama? ...Oh che stupida!... Adesso ho dimenticato il titolo ... ma tu, piuttosto, non lo sapevi che avevano cambiato l'orario? ...

PAOLO - No... non lo sapevo... Se l'avessi saputo non avrei perduto il treno!... Perché il cancello era ancora aperto?

ADRIANA - Il cancello... Non so... Ah sì... l'ha lasciato aperto Adele quando é uscita...

PAOLO (stupito) - Adele é uscita?... A quest'ora?... Dov'é andata?

ADRIANA - Mi ha chiesto il permesso di andare al cinema col fidanzato...

PAOLO - E tu gliel'hai permesso?

ADRIANA - Eh si, poveretta! Ci teneva tanto!

PAOLO - Ah!... E Cesira dov'è?

ADRIANA - L’ho mandata a letto... era stanca morta.

PAOLO - E tu te ne stavi qui sola con la porta e il cancello aperti?

ADRIANA - Ma sì! Che male c’è? Io non ho mica paura... (Cosi dicendo va a prendere la lampada sul davanzale e la riporta sul tavolino. Paolo segue con lo sguardo sospettoso tutti i suoi movimenti).

PAOLO - Perché hai tolto la lampada?

ADRIANA (con indifferenza) - Cosi... per niente...Hai ragione! Chiama le zanzare...

PAOLO - Non importa! Rimettila là..

ADRIANA (turbata) - Perché?

PAOLO - Rimettila là, ti dico...

ADRIANA - Ma é una sciocchezza... non capisco...

PAOLO - Sarà una sciocchezza, ma desidero così! (E poiché Adriana esita incerta, prende egli stesso la lampada e va a rimetterla sul parapetto del davanzale). E in quanto alle zanzare lascia che entrino! Accenderemo gli zampironi. (Adriana gli getta un'occhiata piena di sgomento.  Paolo va a sedere in una poltrona, incrocia le braccia e resta così a guardare verso la portafinestra come se attendesse qualcuno.  Un momento di silenzio.  Adriana fa qualche passo per la stanza, poi, con gesto deciso, va a girare la chiavetta della luce, accendendo il grande lampadario centrale.  Paolo, che l'ha osservata attento, si alza, e senza pronunciare parola, va a spegnere la luce)

ADRIANA (con voce soffocata) - Perché hai spento?

PAOLO - Perché mi piace di stare al buio.

ADRIANA - Ma viene la malinconia con questa oscurità...

PAOLO - Niente affatto! Si sta benissimo! Del resto prima non ti piaceva stare al buio?

ADRIANA - (Imbarazzata) - Sì... ma io...

PAOLO - Ecco...e adesso piace a me! A proposito non doveva venire tua madre a farti compagnia?

ADRIANA - Sì... ma poi ha telefonato che non poteva perché aveva la partita...

PAOLO - Ah... capisco... (Si ferma ad osservare il tè preparato sul tavolino) Due tazze da tè... Aspettavi qualcuno?

ADRIANA - Sì... aspettavo la mamma...

PAOLO - Ma se aveva la partita...

ADRIANA - Non lo sapevo ancora... Ha telefonato dopo...

PAOLO - E tu le avevi preparate prima?...

ADRIANA - Ecco... appunto... (Paolo riprende posto nella poltrona nello stesso atteggiamento di attesa. Un altro momento di silenzio quasi angoscioso) Sei strano stasera! Ma si può sapere che cosa fai lì, seduto su quella poltrona?

PAOLO (Cupamente) - Niente! Aspetto...

ADRIANA - Che cosa?

PAOLO - Non lo immagini?

ADRIANA - Io no... no davvero...

PAOLO (lentamente marcando le parole) - Aspetto precisamente quello che aspettavi tu

ADRIANA (con una risata nervosa) - Io aspettavo che mi venisse sonno per andare a dormire!

PAOLO - Bene! E’ appunto quello che aspetto anch’io! (Un altro silenzio. Adriana non può trattenersi dal gettare delle occhiate ansiose verso la lampada che splende sullo sfondo nero della notte).

ADRIANA (scattando irritata) - Fammi il piacere, togli quella lampada!

PAOLO - Perché?

ADRIANA (esasperata) - Perché... perché mi dà ai nervi...

PAOLO - Ma ce l'hai messa tu...

ADRIANA - Si... va bene... ce l'ho messa io... Ma adesso non c’è ragione di lasciarla ancora là... Fa venire il malumore... quest'oscurità... quella porta aperta... tu...

PAOLO - Io?!...

ADRIANA - Sì... tu!... Che cosa ti sei messo in mente?... Che quella lampada là... (Si ferma imbarazzata senza completare la frase).

PAOLO - Avanti... continua... che cosa volevi dire?

ADRIANA (snervata) - Niente... niente!... Non so...non capisco... Si direbbe quasi che tu sospetti che io...

PAOLO - Che tu?...

ADRIANA - Ma si! Credi che non abbia capito?!...Queste tue arie da inquisitore... E poi tutte quelle domande... Sembra che voglia farmi un processo.

PAOLO - Hai paura?

ADRIANA (con una risata nervosa) - Paura io?!... Per carità. Mi fai ridere! E poi paura di che?... Avanti... sentiamo... parla chiaro... Che cosa pensi?... Che cosa credi?...

PAOLO - Non penso nulla... non credo nulla!...

ADRIANA - E allora?

PAOLO - Allora non capisco perché ti agiti tanto! Vedi come sono calmo io!

ADRIANA (alzando le spalle) - Ma io non mi agito affatto! Solo trovo assurdo, ridicolo questo tuo atteggiamento! Che cosa vuoi fare? Hai intenzione passare tutta la notte qui?

PAOLO - Te l'ho detto... non ho sonno!

ADRIANA (volgendosi bruscamente) - E io invece sì! Buonanotte!

PAOLO - Buonanotte!... (Adriana esce da destra. Paolo, dopo averla seguita con lo sguardo, si avvicina all'altra finestra e, scostando appena la tendina, guarda verso il basso.  Poi torna a sedere nella poltrona e resta in attesa con lo sguardo fisso verso la portafinestra su cui splende la lampada accesa. La scena si oscura completamente. Breve intervallo. La scena si illumina vivamente. E' giorno. Il primo sole della mattina rende gaio l'ambiente.  Sul davanzale della veranda é ancora accesa la lampada.  Paolo dorme sdraiato nella poltrona. Entra Adele che si avvicina a Paolo e lo scuote chiamandolo).

ADELE - Signor avvocato... signor avvocato...(Paolo si sveglia di soprassalto: apre gli occhi, sbadiglia, si stira infreddolito e indolenzito guardandosi intorno. D'improvviso ricorda e balza in piedi).

PAOLO - Che ore sono?

ADELE - Le nove e un quarto.

PAOLO (sorpreso e disorientato) - Le nove e un quarto?!... Le nove e un quarto?!... Dov’è la signora?

ADELE - Ancora a letto.  Le ho portato adesso la colazione...

PAOLO - Ah! E ti ha chiesto di me?

ADELE - Sì, signore. Credeva che fosse partito stamattina. Poi quando le ho detto che lei era qui a dormire mi ha mandato a svegliarla...

PAOLO - Ah... ti ha mandato lei?

ADELE - Sì, signore...

PAOLO - E non t'ha detto altro?

ADELE - No... nient'altro.

PAOLO - Bene! Va pure!...

ADELE - Posso spegnere?

PAOLO - Che cosa?

ADELE (indicando la lampada sul davanzale) - Quella lampada là.

PAOLO (nervosamente) - Ma sì! Spegni... spegni... si capisce!... Son domande da farsi?! (Adele va a spegnere la lampada e la posa su un tavolino. Si avvia per uscire. Paolo che l'ha seguita con lo sguardo)  Aspetta... (Adele si ferma guardandolo interrogativamente) Dove sei stata ieri sera?

ADELE - Al cinema col mio fidanzato.

PAOLO - Perché non hai chiuso il cancello?

ADELE - Perché la signora mi ha detto di lasciarlo aperto...

PAOLO - La signora?

ADELE - Sì, signore.  Ha detto che aspettava da un momento all’altro la signora Letizia e le seccava di dover scendere per aprire...

PAOLO - Ah... così ti ha detto?

ADELE - Sì... così... (Paolo fa qualche passo per la stanza accigliato, con le mani incrociate dietro al dorso) Posso andare?

PAOLO (guardandola severamente) - No... aspetta! Lo sai che non mi piace che le donne escano di sera?!

ADELE - Sì signor avvocato, ma è stata la signora...

PAOLO - La signora? Che c'entra la signora?

ADELE - lo non mi sarei azzardata a chiederlo, ma la signora mi ha detto: vuoi andare al cinema stasera? lo le ho risposto: Magari, signora! E allora lei mi ha detto: Telefona al tuo fidanzato.  Se può accompagnarti ti lascio libera!

PAOLO - E tu gli hai telefonato?

ADELE - Non c’è stato bisogno perché il mio fidanzato era già qui!

PAOLO (allibito) - E poi?

ADELE - Poi sono tornata verso mezzanotte... Ho visto dal giardino che qui era ancora illuminato. Allora sono entrata dalla porta di servizio. Nel corridoio ho incontrato la signora che mi ha detto: Non ti  far  vedere dal signore e va a letto!

PAOLO (con voce rauca) - Ah...Cosi ti ha detto?

ADELE - Sì, signore... così... (Si ode squillare un campanello).

PAOLO - Chi é che suona? La signora?

ADELE - No... é il cancello... (Si avvicina alla portafinestra per guardare in basso) Sì... é la madre della signora...

PAOLO (Con malumore) - A quest’ora?!...

ADELE (grida rivolta verso il basso) - S'accomodi signora... E' aperto... basta spingere!...

PAOLO (a denti stretti) - Già! Si capisce! Aperto... sempre aperto!... Basta spingere! (Dopo qualche istante appare sulla veranda Letizia più elegante e più giovanile che mai in un chiaro abito da mattina. Vedendo Paolo ha un moto di sorpresa).

LETIZIA - Ciao Paolone... Ma come? Non sei partito?

PAOLO - No... non sono partito!

LETIZIA - Oh... non dire che é colpa mia! Abbiamo volato! Quando siamo arrivati alla stazione mancavano ancora cinque minuti alla partenza... Come hai fatto a perdere il treno?

PAOLO - Non ho perso niente. Il treno non c'era più. L'hanno soppresso. Pazienza! Non importa! Partirò oggi! Ma tu come mai sei già in circolazione a quest’ora?

LETIZIA - Niente di straordinario! lo mi alzo sempre presto la mattina! Ho già fatto una doccia gelata mezz’ora di ginnastica e mezz'ora di passeggiata E' sveglia Adriana?

PAOLO - Sì... credo... (volgendosi ad Adele) Va ad avvertire la signora... (Adele esce).

LETIZIA - Come sta? Le é passato il mal di testa?

PAOLO - Che mal di testa?

LETIZIA - Ieri sera dovevo venire a passare la serata con lei e invece...

PAOLO - Sì... lo so... hai avuto una partita...

LETIZIA - No! Che  partita?!... Prima di venire le ho telefonato e Adriana mi ha detto che aveva un gran mal di testa e che preferiva andare a dormire...

PAOLO (esterrefatto) - Ah!... Cosi ti ha detto?

LETIZIA - Sì... così! Mi ha scombinato tutta la serata! Ho finito per andarmene al cinematografo!

PAOLO - Anche tu?

LETIZIA - Come anch'io?

PAOLO (evasivamente) - Niente... niente!... (In questo momento entra Adriana. E' ancora in vestaglia. Cerca di nascondere l'ansia sotto un'apparenza disinvolta).

ADRIANA - Ciao mammy!

LETIZIA - Ciao Adriana! Come ti senti adesso? Ti è passato?

ADRIANA - Che cosa?

LETIZIA - Il mal di testa!

ADRIANA (in fretta, nervosamente) - Ma sì... certo che mi è passato!... (Si volge verso Paolo come se solo adesso si accorgesse della sua presenza) Buon giorno, Paolo.

PAOLO (sostenuto) - Buongiorno Adriana!

ADRIANA (dopo una breve esitazione) - Che cosa fai allora?... Non parti più?

PAOLO - Sì partirò più tardi. Prenderò  il  rapido delle tre e mezza... se non avranno soppresso anche quello!...

ADRIANA - Allora fai colazione a casa?

PAOLO - Non so! Può darsi che parta prima! Non ho ancora deciso. Adesso vado a fare un bagno. (Volgendosi a Letizia) Permetti?

LETIZIA - Fa caro... fa tutto il tuo comodo! Se non ti rivedo... ancora buon viaggio!

PAOLO - Grazie! (Paolo esce.  Adriana lo segue con lo sguardo finché è scomparso poi si volge a Letizia con ansiosa impazienza).

ADRIANA - Che t'ha detto? Ti ha chiesto perché non sei venuta ieri sera?

LETIZIA - No... non mi ha chiesto nulla... Gliel'ho detto io...

ADRIANA (ansiosa) - Che cosa gli hai detto?

LETIZIA - Che tu mi hai telefonato di non venire perché avevi mal di testa..

ADRIANA - Oh mio Dio! Non ci mancava che questa!

LETIZIA - Perché? Non è vero?

ADRIANA - Si, è vero... ma io gli ho detto invece...Ma che t’è saltato in mente d'andargli a dire...

LETIZIA - E come potevo immaginare?!... Se mi avessi avvertito...

ADRIANA - Ci ho provato... Ti ho chiamato stamattina presto, ma tu eri già fuori! Con questa tua mania di far la sportiva... di uscire all’alba...

LETIZIA - Ma perché non mi hai avvertito ieri sera quando ti ho telefonato?

ADRIANA - Già... è vero... sarebbe stato meglio!

LETIZIA - Ecco... vedi... E adesso te la prendi con me! Ma benedetta figliola, quando si dice una bugia bisogna saperla dire, bisogna prepararla, organizzarla con cura! E soprattutto bisogna mettersi d'accordo con le persone interessate. Eh... che diamine! Ma tu che gli avevi detto?

ADRIANA - Che non eri venuta perché avevi combinato una partita...

LETIZIA - E va bene! Non ti preoccupare! Te l’aggiusto io!

ADRIANA - (Preoccupata)- Oh!... Si trattasse solo di questo

LETIZIA - Perché? Che è successo?

ADRIANA - Una cosa assurda, ridicola, grottesca...Ti ricordi che ieri sera... (S'interrompe vedendo Paolo. Lo guarda con evidente apprensione).

PAOLO (indicando la borsa di pelle che è rimasta sulla scrivania) - La mia borsa... (Va a prenderla e si guarda intorno cercando con lo sguardo).

ADRIANA (premurosa) - Cerchi qualcosa?

PAOLO - L’elenco del telefono...

ADRIANA (prendendolo sotto un fascio di giornali e porgendoglielo) - Ecco...

PAOLO - Grazie... (Lo apre e comincia a sfogliarlo per cercare un numero)

LETIZIA (per vincere l'imbarazzo del silenzio) - Stavo dicendo ad Adriana che il vostro giardino è un incanto con tutte quelle piante fiorite,

PAOLO (seccamente, continuando a sfogliare l’elenco) - Sì... è bello...

ADRIANA - Adesso hanno cominciato a fiorire anche le gardenie... sono piene di boccioli... Vieni a vedere... (Le fa un rapido segno d'intesa e la trae verso la veranda. Scendono nel giardino. Paolo trova il numero che cercava. Esita un momento incerto, combattuto. Si avvicina alla portafinestra per assicurarsi che Letizia e Adriana non possano udirlo. Poi si avvicina all'apparecchio telefonico e compone il numero. Parla a bassa voce gettando ogni tanto un’occhiata verso la veranda).

PAOLO - Pronto... Chi parla?... Chi personalmente?... Ah... bene! Io sono l'avvocato Guarnieri... avrei bisogno di parlare con lei... sì... un incarico... No no... subito! Sto per partire... Ecco... appunto...il più presto possibile! Va bene! L'aspetto! Se vuol prendere  nota... Via Tommaso d'Aquino diciotto...é un villino... Grazie... a fra poco (Paolo riattacca il microfono ed esce da destra.. Per qualche istante la scena resta vuota. Poi alla veranda riappare Adriana che sporge il capo guardandosi intorno. Si volge per fare cenno a Letizia).

ADRIANA - No... non c'è... vieni... (Letizia la raggiunge. Rientrano e avanzano caute. Adriana si avvicina alla porta di destra, l'apre, ascolta un momento e la richiude) Dev'essere andato a fare il bagno...

LETIZIA (che è rimasta presso la soglia) - Ma dove avevi messo la lampada?

ADRIANA - Là... sul parapetto...

LETIZIA - Accesa?

ADRIANA - Si... accesa... proprio come era nel film...Ho voluto provare...

LETIZIA - Che cosa?

ADRIANA - Non lo so nemmeno io... Un'idea che mi è venuta così... Adesso mi accorgo che era una stupidaggine! Ma ieri sera invece...

LETIZIA - Ieri sera ti pareva un'idea intelligente?

ADRIANA - Ma no... cerca di capirmi, mamma... Ero sola in casa... una notte incantevole... la musica... il ricordo del film... Ho avuto la tentazione di provare il brivido... l'emozione dell'attesa...

LETIZIA - E c'era proprio bisogno d'andare a metter là quella lampada per provare il brivido?!...

ADRIANA - Ho voluto immaginare d'esser io al posto suo... Un capriccio, una fantasia!... Ho messo la lampada, mi sono seduta su quella poltrona e ho aspettato...

LETIZIA - Chi?

ADRIANA - Nessuno! Ma ero commossa, turbata... Pensavo... se adesso dovesse giungere un uomo... un uomo che mi ama... un uomo che attende nella notte quel segnale d'amore... E mi pareva che quell’uomo esistesse veramente, che da un momento all'altro stesse per arrivare...

LETIZIA - E invece è arrivato tuo marito!

ADRIANA - Già! Mio marito! Io mi sono sentita agghiacciare! Sono rimasta come paralizzata... poi ho cominciato a balbettare confusa, smarrita come se fossi veramente colpevole...

LETIZIA - Ma perché? Se non facevi niente di male!

ADRIANA - Sì, è vero... non facevo niente di male... ma mi sentivo in colpa lo stesso! E infatti ero in colpa... sì... perché in quel momento lo tradivo col pensiero...

LETIZIA (con un'alzata di spalle) - Lascia correre! I tradimenti di pensiero non contano.  Ma lui che ha fatto... che ha detto?

ADRIANA - Te lo puoi immaginare! M’ha tempestato di domande... Sospettava, ma non poteva accusarmi di nulla...

LETIZIA - E tu?

ADRIANA - Io cercavo di mostrarmi calma, disinvolta e invece mi confondevo sempre di più...

LETIZIA - Ma insomma come è finita?

ADRIANA - E finita che io me ne sono andata a letto e lui è rimasto tutta la notte qui ad aspettare...

LETIZIA - Aspettare che cosa?

ADRIANA - Il mio amante! Chi gli toglie ormai dalla testa che ieri sera io... (S'interrompe perché si ode lo squillo del campanello) Hanno suonato!

LETIZIA - Sì... mi pare... (Adriana sta per avviarsi verso la veranda. Ma in questo momento entra rapido da destra Paolo.  Indossa ancora l'accappatoio da bagno e si sta asciugando la testa. Parla con tono concitato).

PAOLO (ad Adriana) - Dove vai?

ADRIANA (fermandosi) - Hanno suonato al cancello...Volevo vedere chi è...

PAOLO - E' per me... una visita per me! E' già andata Adele ad aprire. Fatemi il piacere.... andate di là... ho da parlare d'affari... (Adriana e Letizia escono. Pochi istanti dopo appare sulla portafinestra, accompagnato da Adele, Stanislao Trombi. E' un uomo di mezza età, alto, dritto, dall'aria militaresca. Ha i capelli tagliati all'umberto, e dei folti baffi grigi.  Vedendo Paolo fa un rigido inchino). S'accomodi... s’accomodi... Va pure, Adele... (Adele esce. Paolo attende che ella abbia richiuso la porta, poi chiede a Trombi a bassa voce). Scruto e Vedo?

TROMBI - Sì signore... Scruto e Vedo!... E deduco...

PAOLO - Mi scusi se l'accolgo così... Lei è il direttore?...

TROMBI (con un altro inchino) - Per servirla... Stanislao Trombi... Non badi all'apparenza! Questa non è la mia faccia!

PAOLO - Ah no?...

TROMBI (togliendosi un baffo e riapplicandolo) - Una delle mie tante trasformazioni! Devo sembrare un colonnello a riposo... Necessità del mestiere! Parere e non essere! Essere e non parere! Chi sa quante volte le sarà capitato di trovarsi vicino un signore autorevole, un impiegato in pensione, un soldato, un sacerdote, una domestica, un ragazzo... Trombi! Sempre Trombi, nelle sue innumerevoli trasformazioni!... Dunque mi dica... di che si tratta?

PAOLO - Si tratta di un caso piuttosto delicato...

TROMBI - Non si preoccupi! Segretezza e discrezione! E' questo il motto della nostra Agenzia! Posso sedere?

PAOLO - Ma sì... certo... s'accomodi...

TROMBI (sedendo alla scrivania) - Grazie! S'accomodi anche lei! (Gli indica una sedia. Anche Paolo siede mentre Trombi trae di tasca un taccuino per prendere appunti).

PAOLO - Dunque... si tratta...

TROMBI (interrompendolo) - Basta! Non dica nulla! Ho già capito! Lei ha dei sospetti su sua moglie...

PAOLO (sorpreso e sconcertato) - Come lo sa?

TROMBI - Caro signore, questo è l’abbiccì del mestiere! I nostri clienti si dividono in due categorie : quelli che vogliono far sorvegliare una donna prima di sposarla e quelli che voglion farla sorvegliare dopo che l'hanno sposata. La fede che vedo al suo dito mi prova che lei appartiene alla seconda categoria... Stamattina non si è fatta la barba... Nulla sfugge al nostro sguardo indagatore... Lei ha l'aspetto tipico... La facies dell'uomo che sospetta...

PAOLO - Io ho la facies?!... Che facies?!...

TROMBI - Non si preoccupi! Abbia fiducia! Stanislao Trombi è un pesce, è una tomba!... Da quanto tempo la tradisce?

PAOLO (scattando) - Ma non mi tradisce affatto!... Chi le ha detto che mi tradisce?

TROMBI - Ah scusi... credevo... Ho capito! Lei non è ancora sicuro... dubita... vuole avere una prova!... Benissimo! Gliela daremo! Adesso metterò a sua disposizione uno dei nostri migliori segugi... Nulla sfugge al suo fiuto infallibile!... (Così dicendo comincia a comporre un numero al telefono. Paolo vorrebbe parlare, ma Trombi lo ferma con un gesto della mano).

TROMBI (parlando al telefono) - Pronto?... Scruto e Vedo?... Sono io... Chi è all'apparecchio?... Ah...bravo... proprio te cercavo... C'è un incarico importante... Vieni subito qui... Via Tommaso d'Aquino diciotto... Subito... subito... Fa una sveltezza!.. (Riattacca il ricevitore) Ecco fatto!... Centomila lire... per favore...

PAOLO (palpando le tasche dell'accappatoio) - Non ce l'ho... Vado a prenderle!

TROMBI - Non importa! Me le darà poi... Un piccolo acconto sulle spese... è la consuetudine della casa... Intanto mi dica... desidera una sorveglianza di primo, di secondo o di terzo grado?

PAOLO - Come? Non capisco...

TROMBI - Abbiamo tre tipi di sorveglianza naturalmente con tariffe differenti... Di primo grado: limitata a certe ore e a certe località indicate dal cliente. Di secondo grado: dalla mattina alla sera, con documentazioni fotografiche. Di terzo grado: estesa anche alle ore notturne...

PAOLO - Di terzo grado... di terzo grado...

TROMBI - Bene! E' più sicura! Con fotografie?

PAOLO - Sì... con fotografie...

TROMBI - A colori?

PAOLO - A colori...

TROMBI - Sono più belle! Ecco... se vuol firmare qui...

PAOLO - E prenderete nota di tutto?

TROMBI (mostrandogli altre carte) - Ora per  ora...minuto per minuto... Ecco... questi sono i nostri moduli per i rapporti quotidiani... Qui sono indicate le ore... qui le località... qui le persone frequentate... qui la durata dei colloqui e le annotazioni sussidiarie... per esempio baci, scambio di biglietti, sguardi prolungati eccetera...

PAOLO (con un vago malessere) - Interessante...molto interessante. E allora quando potete cominciare?

TROMBI - Subito... Appena arriva il segugio... Non capisco... dovrebbe esser già qui... Ormai non può tardare che pochi minuti...

PAOLO - Beh... lo aspetti lei... io approfitto per andarmi a vestire...

TROMBI - Vada, vada... Io intanto gli dò le istruzioni... Si ricordi delle diecimila lire... (Mentre Paolo sta per uscire si ode lo squillo di un campanello).

PAOLO - Ecco... hanno suonato al cancello. Dev'essere lui. (Paolo esce. Dopo qualche istante appare alla portafinestra Tito Lami, accompagnato da Adele. E’ un giovanotto simpatico e distinto dai modi riservati e cortesi. Adele esce. Tito vede Trombi, non lo riconosce e accenna un inchino. Trombi compiaciuto ricambia l'inchino.  Poi si toglie i baffi).

TROMBI (a bassa voce) - Trombi...

TITO - Ah sei tu?!... Ciao... come va?...

TROMBI - Ciao Tito... Ho bisogno di te... Ce n'è un altro...

TITO - Un altro chi?

TROMBI - Un altro marito che vuol far sorvegliare la moglie.

TITO - Ah no... basta! Tutti a me devono toccare?... Lo sai che non mi piace questo genere d’affari...Ma non puoi occupartene tu?

TROMBI - Come faccio?... Ho l'affare Vendramini, il pedinamento Baretti e la vedova Capulto... Non ho un minuto di tempo... Anche Michele è impegnatissimo... Ma perché non ti piace?

TITO - Perché... perché mi sembra una vigliaccheria sorvegliare le mogli degli altri! Povere disgraziate! Se ne vanno in giro tranquille, serene, sorridenti... E io dietro a spiarle per svelare i loro segreti a dei mariti imbecilli!... No...no... mi ripugna, mi disgusta... (Traendo un taccuino e mostrandolo a Trombi) Questa poveretta qui, per esempio...

TROMBI - Chi é?...

TITO - La signora Adamelli... la moglie di quel veterinario...

TROMBI - Ancora niente?

TITO - Niente!... Guarda...

TROMBI (leggendo gli appunti sul taccuino che gli mostra Tito) - Uscita alle dieci col fratellino... andata dalla sarta... Sei sicuro che fosse veramente la sarta?

TITO - Eh perbacco! C'era il fratellino...

TROMBI (continuando a leggere) - Tornata a casa a mezzogiorno con fratellino... Alle due e mezza è arrivato l'elettricista... s'è fermato fino alle tre e un quarto... Ma sei sicuro che fosse veramente l’elettricista?

TITO - Aveva la borsa degli attrezzi.  E poi c'era in casa il fratellino...

TROMBI - Alle cinque e mezza uscita col fratellino... Ma questo fratellino é sempre con lei?

TITO - Pare di sì...

TROMBI (restituendogli il taccuino) - Quest'affare mi piace poco!

TITO - Perché?

TROMBI (spazientito) - Perché... perché... ti paiono questi rapporti da presentare a un marito?!... Uscita col fratellino... rientrata col fratellino... la sarta... l'elettricista...

TITO - Io ho annotato scrupolosamente quello che ha fatto...

TROMBI - Si... va bene! Ma ci vuole un po’ di fantasia... che diamine! Che figura ci facciamo col veterinario? Mettiti un po' nei suoi panni... Ci ha dato un incarico, spende un sacco di quattrini, crede di scoprire chissà quali pasticci sul conto della moglie... E invece niente!

TITO - Beh, poveraccia, se non fa niente di male...

TROMBI - Che c'entra?! Se non fa niente s'inventa!

TITO - S'inventa?!...

TROMBI - Ma si! Mica delle cose gravi! Qualche piccolezza, qualche sciocchezzuola tanto per dare una soddisfazione a quel pover'uomo...

TITO - E la chiami soddisfazione?!...

TROMBI- Come si vede che non sei psicologo! Mettiti in testa che quando un marito fa sorvegliare la moglie è già convinto d'esser tradito. E se noi non scopriamo niente resta male, è deluso e pensa che gli abbiamo truffato i quattrini... Perché s'é rivolto a noi il veterinario? Per avere la prova di esser becco! E dágliela, questa prova! Fallo contento! Possibile che non ci sia un cane che faccia un po' di corte a quella donna?!

TITO - No... non c’è! Non credi che esistano delle mogli fedeli?

TROMBI - Sì... forse.... Dicono... Qualcuna ce n'è certamente!... Ma che proprio a noi debba esser capitata questa iella... Beh... io vado perché ho un appuntamento con la vedova... Tu fatti dare tutte le indicazioni e l'anticipo... Puoi cominciare subito... Ci vediamo stasera all’ufficio... Ciao...

TITO - Ciao... (Trombi esce. Tito, che ha un'aria scontenta e avvilita, si guarda intorno curiosamente. Dopo un istante entra Paolo. Tito accenna un lieve inchino. Paolo risponde con un altro lieve inchino).

PAOLO - Il signor Trombi?...

TITO - Non ha potuto aspettare... La prega di scusarlo...

PAOLO - Allora... allora è lei il segugio?

TITO - Si... sono io.

PAOLO - Il signor Trombi le ha spiegato di che si tratta?

TITO - Sì... mi ha accennato...

PAOLO (porgendogli una busta) - Ecco... qui c'è l'anticipo per le spese...

TITO (intascando la busta) - Grazie!... Io sono a sua disposizione... Allora, mi dica... Come si chiama?

PAOLO - Chi?... Mia moglie?

TITO - No... lei..

PAOLO - Guarnieri... Paolo Guarnieri...

TITO - Professione?

PAOLO - Avvocato...

TITO - Età.

PAOLO (con impazienza) - Ma che c’entra l’età?!... Lasci prima che le dica...

TITO - Un momento! Andiamo per ordine, la prego... Età?

PAOLO (sbuffando) - Quarantadue...

TITO - Adesso mi dica il nome della signora...

PAOLO - Adriana, nata Morlenghi...

TITO - Età?

PAOLO - Ventisei anni...

TITO - Veri?

PAOLO - Ma   sì... veri... veri...

TITO (dopo aver dato un’occhiata agli appunti) Sedici anni di differenza! Sono un po' troppi!

PAOLO (stringendosi nelle spalle seccato) - Beh... che ci posso fare?!

TITO - No... dicevo così... questo potrebbe spiegare molte cose...

PAOLO (con uno scatto rabbioso) - Che spiegare?! Che spiegare?!... Non spiega niente!... Se non mi lascia parlare...

TITO - Parli... parli... ma mi raccomando... esattezza e precisione...

PAOLO- Dunque... le cose sono andate così... Ieri sera io dovevo partire... Invece ho perduto il treno e sono tornato a casa...

TITO - Ho capito! E' tornato a casa e ha trovato sua moglie in compagnia...

PAOLO - Ma niente affatto! Non ha capito niente! L'ho trovata solissima! Era seduta li... su quella poltrona.

TITO - E che faceva?

PAOLO - Niente! Teneva gli occhi chiusi, come se dormisse...

TITO - Ma allora?... Non capisco...

PAOLO - Aspetti! Non ho finito! La stanza era completamente all'oscuro ma là... sul davanzale della terrazza c'era una lampada accesa...

TITO - Ahi... Ahi!...

PAOLO (irritato) - Che c'entra?!... C'è poco da fare ahi!... lo non posso formulare nessuna accusa contro mia moglie!... Anzi... non posso nemmeno lontanamente sospettarla... Ma quella lampada mi ha dato fastidio...

TITO - Eh sfido! Le par poco? Una lampada accesa sul davanzale... di notte... col marito partito...Caro avvocato, non vorrei allarmarla, ma se fossi in lei non starei affatto tranquillo!

PAOLO - E infatti... per questo ho telefonato...

TITO - Ha fatto bene, ha fatto bene! Può darsi che si tratti di una coincidenza casuale, d'un'apparenza senza importanza... Ma è meglio non illudersi... specialmente quando ci sono sedici anni di differenza di età... Bisogna essere preparati a tutto. Comunque vedremo... indagheremo... Immagino che lei desideri far sorvegliare sua moglie...

PAOLO - Ecco... appunto... Parto fra poco... dovrò assentarmi per qualche giorno... Vorrei sapere tutto quello che farà e tutte le persone che avrà frequentato durante la mia assenza!

TITO - Benissimo!... Se vuoi, farmi vedere l'oggetto...

PAOLO - Che oggetto?

TITO - La signora che devo sorvegliare...

PAOLO - Ah... mia moglie?... Eccola. (E gli porge una fotografia chiusa in una cornice d'argento che è posta sulla scrivania).

TITO (osservandola attentamente) - Bella donna!.. (Piega un po' la fotografia per leggere una dedica). Al mio caro Lollo con infinito affetto... Chi è Lollo?

PAOLO - Sono io! Anche mia moglie ha la mania dei vezzeggiativi... L'ha ereditata sua madre!

TITO (continuando ad osservare la fotografia) Magnifica bocca! E che occhi!... Devono essere bellissimi!

PAOLO (con disagio) - Sì... Non c'è male!... (Togliendogli di mano il ritratto e rimettendolo a posto) Allora può cominciare?...

TITO - Eh no... La fotografia non basta...

PAOLO - Perché non basta?

TITO - Perché vede, caro Lollo, cioè, scusi... volevo dire caro avvocato... una fotografia per quanto somigliante può trarre in inganno... Sarebbe meglio che io potessi vederla di persona...

PAOLO - Ma se mia moglie la vede capisce subito che io...

TITO - Ah no! Non deve vedermi!...  Dov'è  in questo momento?...

PAOLO - Credo che sia ancora in casa... Adesso m’informo... (Va ad aprire la porta di destra e chiama sommessamente) Adele... Adele...

ADELE (apparendo sulla soglia) - Comandi...

PAOLO (a bassa voce) - Dov'è la signora? Che fa?

ADELE - Ha finito di vestirsi.  Credo che stia per uscire.

PAOLO (facendole segno d'andare) - Ah... bene!... (Mentre Adele scompare Paolo torna presso Tito) Adesso esce... Lei si nasconda dietro quella porta, così la vede passare... Ah... un momento! Come fa a riconoscerla? Non è sola... è con sua madre...

TITO - Beh... credo che non ci sia da sbagliare...la più giovane..

PAOLO - Niente affatto! La più giovane è la madre!

TITO - Come?

PAOLO - Non d'età, ma d'aspetto...  Vedrà... sembrano due sorelle...

TITO - Ma ci sarà un modo per distinguerle! Che vestito ha la sua signora?

PAOLO - E chi lo sa!

TITO - Ma com’è?... Bruna? Bionda?

PAOLO - Sono bionde tutte e due!... Ah... ecco!... Io darò un bacio a mia moglie... E’ il modo migliore! Non potrà sbagliarsi! (Trasalisce udendo delle voci) Ah... eccole... eccole... Si nasconda... presto... (Lo spinge verso la porta di sinistra, dietro cui Tito si appiatta, e torna presso la scrivania fingendosi intento a cercare qualcosa nei cassetti. Entrano da destra Letizia e Adriana. Sono tutt'e due belle luminose, eleganti, nei loro chiari abiti primaverili).

ADRIANA (guardandosi intorno) - E' andato via quel signore?

PAOLO - Sì...é andato via.

ADRIANA - Usciamo un momento per fare delle commissioni... Torniamo fra poco...

LETIZIA - Ti ritroviamo, è vero? Non parti mica subito?

PAOLO - No no... partirò nel pomeriggio...

ADRIANA (avviandosi con Letizia) - Hai bisogno di nulla?

PAOLO - No, grazie... (Dopo un attimo d'esitazione) Aspetta, Adriana... (Adriana si volge guardandolo interrogativamente. Paolo le si avvicina e improvvisamente protende il viso verso di lei per baciarla. Adriana sorpresa, spaventata, si ritrae vivamente).

ADRIANA - Ma che c'è? Che vuoi?

PAOLO - Volevo... volevo darti un bacio... (E protendendo ancora il viso verso di lei la bacia su una guancia).

ADRIANA (sbalordita posandosi una mano sulla guancia) - Perché?

PAOLO (con un gesto vago) - Così... per niente!... (Adriana lo guarda con viva sorpresa mentre un sorriso le fiorisce sulle labbra).

ADRIANA (un po' commossa) - Per niente?!... E' carino... molto carino!... Ciao Paolo... a fra poco!... (Raggiunge Letizia che sta uscendo sulla veranda. Rivolge ancora un piccolo grazioso gesto di saluto a Paolo che imbarazzato glielo ricambia. Le due donne scompaiono. Tito esce dal suo nascondiglio e si avvicina a Paolo che è rimasto assorto a guardare la portafinestra da cui è uscita Adriana).

TITO - Perfetto! Adesso ho tutti gli elementi! Posso cominciare?

PAOLO (riscuotendosi) - Sì sì... cominci pure... (Tito trae di tasca il taccuino e comincia ad annotare).

TITO - Giovedì, sedici aprile... ore dieci e trentacinque.... uscita con la madre... Mi scusi signore... devo andare... (Si avvicina alla portafinestra e guarda in basso come seguendo con lo sguardo le due donne che si allontanano. Poi rapidamente esce anche lui).


SECONDO TEMPO

(La stessa scena del primo tempo. Letizia nervosa e preoccupata sta parlando con Adele).

LETIZIA - Ma come?... Non capisco... M’ha telefonato stamattina che non si sentiva bene... che aspettava il medico... E venuto il medico?...

ADELE - No signora... Non è venuto nessuno.

LETIZIA - Ma lei a che ora é uscita?

ADELE - Presto... Non erano ancora le due e mezza... Aveva molta fretta perché alle tre doveva essere dal dentista...

LETIZIA (sbalordita) - Dal dentista?... Alle tre?... E che fa tutto questo tempo dal dentista?!... Sono quasi le sette!... Ma soffriva molto?

ADELE - Chi?... La signora?... No... affatto!... Era allegra... ha mangiato di buon appetito...

LETIZIA - Ma ieri non è rimasta tutto il giorno a letto perché aveva un po’ di febbre?

ADELE - No, signora... è uscita ieri mattina presto ed è tornata dopo cena... Ma non è stata a pranzo da lei?...

LETIZIA - Da me?!... (Riprendendosi) Ah sì... è vero... Che distratta! Dicevo l’altro ieri...

ADELE - L’altro ieri è andata a colazione dalla signora Matilde...

LETIZIA - Ma allora è stata sempre bene in questi giorni?!...

ADELE - Ma sì! Benissimo!... (Udendo squillare il campanello) Ah ecco... hanno suonato... Dev’essere la signora...

LETIZIA (mentre Adele si avvia verso il fondo) - Oh finalmente! E’ lei?

ADELE (guardando in basso verso il cancello) - No... é lui... il signore! E arrivato adesso! (Mentre Adele scende nel giardino Letizia borbotta fra sé preoccupata).

LETIZIA - Non ci mancava che lui adesso!... (Si ode un rumore di voci che si avvicinano e sulla portafinestra appare Paolo seguito da Adele che porta la sua valigia e la borsa di pelle. Letizia gli va incontro con le braccia tese e con un sorriso cordiale) Ciao Paolone!... Ben tornato!... Caro...

PAOLO (subendo l’abbraccio e i baci di Letizia) - Buonasera, mamma... Sono felice di vederti... E Adriana dov’è?

LETIZIA - Dovrebbe essere qui a momenti... E’ andata a fare delle commissioni... Ma tu non l’avevi avvertita del tuo ritorno?

PAOLO - No! Volevo telegrafare, ma poi ho pensato di farle un’improvvisata...

LETIZIA - Bravo... bravo!... Chi sa come sarà contenta!... Si sentiva così sola durante la tua assenza! Proprio oggi mi diceva: Ma quando torna... quando torna?

PAOLO - Ah diceva così?... (Ad Adele) La valigia portala in camera mia... La borsa delle carte lasciala qui... (Adele esce. Paolo si guarda intorno con aria vagamente sospettosa mentre Letizia cerca di nascondere la sua preoccupazione sotto larghi sorrisi) E allora?

LETIZIA - Allora che cosa?

PAOLO - Niente di nuovo durante la mia assenza?

LETIZIA - Macché! Il solito tran tran!... C’è stato un torneo di canasta.  Per un pelo non ho vinto la coppa!

PAOLO - Peccato!... Sei stata spesso con Adriana in questi giorni?

LETIZIA - Spesso?!... Puoi dire sempre! Povera anima! Si sentiva spersa senza di te! Le ho fatto un po’ di compagnia!

PAOLO - Bene... bene!... E la sera è rimasta sempre in casa?

LETIZIA - Ma certo! Dove volevi che andasse?... Alle dieci era già a letto!... Ma tu piuttosto, come mai sei stato fuori tanto tempo? Pareva che dovessi tornare dopo un paio di giorni...

PAOLO - Si... volevo... ma sono stato costretto a trattenermi quasi una settimana... Ma ho scritto ad Adriana che avrei dovuto ritardare... Non te l’ha detto?

LETIZIA - Sì sì... E come no?!... se sapessi come è rimasta male, poverina!... Sperava che tu tornassi subito e invece... Ma lo sai che voleva partire anche lei!

PAOLO - Per andar dove?

LETIZIA - Per venire da te!

PAOLO (lusingato e perplesso) - Ma no!...

LETIZIA - Ma sì! Ti assicuro...

PAOLO -Sarebbe stata una sciocchezza!...

LETIZIA - E’   appunto quello che le ho detto anch’io!... Ma adesso finalmente sei tornato e potrà riabbracciare il suo maritino!... Vedrai che da un momento all’altro sarà qui... Ormai non può più tardare...

PAOLO - Speriamo... (Tendendo la mano a Letizia) Grazie di tutto; mamma... arrivederci...

LETIZIA - Ma io non vado mica via...

PAOLO - Ah no?... Scusa... credevo... Bene... bene! Se permetti vado a rinfrescarmi un poco... Sai, il viaggio...

LETIZIA - Va, caro... va... non far complimenti per me... (Paolo esce. Letizia appare vivamente preoccupata. Si avvicina alla portafinestra per guardare in basso. Vedendo entrare Adele si avvicina ansiosa) Ma non hai idea dove possa esser la signora?

ADELE - Glie l’ho già detto...dal dentista.

LETIZIA - Macché dentista... macché dentista!... A quest’ora avrebbe avuto il tempo di farsi cavare tutti i denti!... Che sia dalla signora Matilde?

ADELE - Non credo perché ha telefonato poco fa per chiedere notizie della signora... Anche lei credeva che fosse malata...

LETIZIA - Anche lei?! Prova a chiamarla potrà dirci... Lo sai il numero?

ADELE - Si...Quaranta quarantatré venti. (Va a staccare il ricevitore del telefono, ma subito riaggancia) E’ occupato.

LETIZIA (sorpresa) - Ma come occupato?! Se non hai nemmeno composto il numero!

ADELE - E’ occupato il nostro telefono. Sta parlando il signore dalla camera da letto.

LETIZIA - Ah! Perché, i due apparecchi sono collegati?

ADELE - Si signora...

LETIZIA - E allora da questo apparecchio si sente tutto quello che dicono dall’altro?

ADELE - Per forza!... (Stacca ancora il ricevitore e subito lo riaggancia) Sta parlando ancora...

LETIZIA - Ma con chi parla?

ADELE - Non lo so.

LETIZIA (avvicinandosi al telefono) - Fa sentire... (Stacca il ricevitore e ascolta.  Subito appare vivamente interessata per quello che ascolta.  Il suo volto assume un’espressione ansiosa e preoccupata. Adele fa l’atto di parlare, ma ella le fa imperiosamente cenno di tacere.  Ascolta ancora un poco attentissima poi riaggancia il ricevitore e resta un momento assorta, pensierosa. Lo squillo del campanello la trasalire vivamente) Chi è che suona?

ADELE - E’ il signore... M’aveva detto di portargli una limonata calda...

LETIZIA - E va bene! Portagliela....Dov’é l’elenco del telefono?...

ADELE -  Deve essere in cucina... l’ha preso Cesira per cercare il numero del droghiere... Vuole che vada a prenderlo?

LETIZIA - No... lascia andare... lo prendo io... Tu pensa alla limonata calda... (Mentre Adele esce da destra, Letizia esce da sinistra. Per un istante la scena rimane vuota. Poi sulla portafinestra in fondo appare Adriana. E’ un po’ affannata come se avesse fatto la strada di corsa e ha il volto acceso. Nell’entrare si toglie il cappello e si ravvia con la mano i capelli. Sta per uscire da destra quando lo squillo del telefono la ferma. Stacca il ricevitore e parla).

ADRIANA - Pronto.... Ah sei tu, Matilde?!... Hai ragione scusami!... Avevo provato a telefonarti a casa, ma tu eri già uscita... (In questo momento entra Letizia con l’elenco del telefono in mano, che si ferma ad ascoltare mentre Adriana che non s’è ancora accorta di lei, continua a parlare) Se sapessi quanto m’é dispiaciuto! Ma che vuoi... la mamma ha voluto per forza che l’accompagnassi a un concerto... Una noia spaventevole! Brutta musica moderna...figurati!... Io volevo andarmene subito, ma la mamma... aspetta ancora un momento... Lo sai com’è la mamma!... n... no... domattina non posso perché devo accompagnare la mamma dalla sarta... Ti telefono io all’ora di colazione... si... non dubitare! Ciao cara e scusami ancora... Ciao ciao... (Adriana riaggancia il ricevitore e nel voltarsi si trova di fronte Letizia. Adriana confusa) Oh, mamma... sei qui?...

LETIZIA (duramente) - Già... sono qui...

ADRIANA (cercando d’apparire disinvolta e parlando in fretta) - Scusami se non son venuta da te ieri... Ho provato a telefonarti, ma tu eri già uscita... Ma lo sai che cosa m’é capitato...ho incontrato Matilde e ha voluto per forza farmi vedere il suo nuovo appartamento!... Io volevo andarmene, ma lei... aspetta ancora un momento... aspetta ancora un momento!... Lo sai com’é Matilde!

LETIZIA -(interrompendola seccamente) - Sì... lo so!... Piantala con Matilde che non c’entra!... Ma che significano tutte queste bugie?

ADRIANA - Bugie?!...

LETIZIA - Ma sì!... Il dentista, la febbre, l’appartamento di Matilde, il mio concerto...

ADRIANA (con aria infastidita) - Oh Dio, mamma, non cominciamo con gli interrogatori!... Sarò padrona, spero, di fare quello che mi pare!... Non sono mica più una bambina!...

LETIZIA - Ma si può sapere che cosa hai fatto tutti questi giorni... dove sei stata?

ADRIANA (evasiva) - In nessun posto... non ho fatto niente... Desideravo restarmene un po‘ sola... Ecco tutto... Per questo ho inventato qualche scusa...

LETIZIA - Qualche scusa?... Un cumulo di menzogne! Una più cretina dell’altra!... Ma almeno...

ADRIANA (interrompendola) - Oh senti, mamma, finiscila!... E’ ridicolo che una donna come me debba rendere sempre conto a tutti di quello che fa... al marito, alla madre, alle amiche...

LETIZIA - Ah si?... Ti sembra ridicolo?!... E allora vuoi sapere la novità? Paolo è tornato!

ADRIANA - Tornato?!...

LETIZIA - Sì!....  E  ti  ha  fatto  sorvegliare durante la sua assenza!

ADRIANA (trasalendo spaventata) - Sorvegliare?...

LETIZIA - Si... l’ho sentito che telefonava alla Agenzia per farsi mandare i rapporti... (Aprendo l’elenco del telefono) Ecco qua... Agenzia Scruto e Vedo!... Indagini, informazioni, pedinamenti. Massima segretezza e discrezione. Mi pare che non ci siano dubbi!... Ti ha fatto pedinare!...

ADRIANA (atterrita ripete con voce spenta) - M’ha fatto pedinare?!...

LETIZIA - Ecco perché volevo sapere.. Capirai... appena l’ho scoperto mi son sentita gelare... Ho pensato... se Dio ne guardi Adriana in questi giorni...Oh...non hai mica fatto niente di male?!...

ADRIANA (agitatissima, con voce convulsa) - No, mamma, te lo giuro... niente di male!... Solo degli appuntamenti innocenti.

LETIZIA (spaventatissima) - Degli appuntamenti?... Che appuntamenti?... Appuntamenti con un uomo?

ADRIANA - Si, mamma... con un uomo...

LETIZIA (fuori di sé) - Oh mio Dio! Che disastro!... Ma quando?... Dove?... Come l’hai conosciuto?...

ADRIANA - Così per caso... M’ha chiesto se poteva rivedermi...

LETIZIA - Dovevi dire di no...

ADRIANA - Gliel’ho detto... ma lui ha insistito...

LETIZIA (ansiosa) - E allora?

ADRIANA - Allora abbiamo fatto delle passeggiate insieme... poi ha cominciato a piovere... e invece di passeggiare ci troviamo ogni giorno in un piccolo caffè vicino alla stazione...

LETIZIA - Un piccolo caffè?... E ti par niente?!... Ma non capisci disgraziata che fra poco tuo marito saprà tutto... sarà informato di tutto!...

ADRIANA - Ma non facevamo niente di male...

LETIZIA - Ma che importa se non facevate niente di male!... Non dovevate farvi vedere! Quel che conta non è quello che si fa, ma quello che si vede!... Ma benedetta figliola... certe cose si devono fare con precauzione... cioè volevo dire... non si devono fare per niente!... Ma se proprio si vogliono fare... eh, che diamine... ci vuole un podi prudenza, di furberia!... Ma si può sapere chi e quest'uomo... come si chiama?...

ADRIANA - Si chiama Fortunio...

LETIZIA - Fortunio?!...

ADRIANA - Non è il suo nome vero... Dice che i nomi non contano... che ognuno deve scegliere il nome che gli piace... Lui ha scelto Fortunio e a me mi chiama Titania...

LETIZIA (levando le braccia al cielo) - Fortunio!... Titania! Ma si può essere più scemi di così?!...

ADRIANA - Perché mamma?... Che male c'è?... E' un uomo fuori del comune... ha un'anima di poeta!...

LETIZIA - Sì!... E con quest'anima di poeta ti sei cacciata in un bel guaio!... Ma che ti è saltato in mente?!... Parola d'onore se io fossi tuo padre dubiterei che tu sia mia figlia!... Ma ora non perdiamo la testa!... Ragioniamo con calma!... Vediamo quel lo che si può fare... Tuo marito è di là... sta prendendo la limonata calda... Fra poco arriva la Scruto e Vedo col racconto dei tuoi incontri con Fortunio...

ADRIANA - E va bene!... Pazienza!... Confesserò...

LETIZIA - Ma neanche per sogno!... Sei matta ?!... Nega... nega tutto!

ADRIANA - Ma se m'han visto...

LETIZIA - Non importa!... Nega lo stesso!... Credi a me... é il miglior sistema!... Confessare non serve a nulla...

ADRIANA - Ma se gli danno le prove!...

LETIZIA - Nega... nega!... Le prove non contano!... Mettiti in testa che i mariti non chiedono di meglio che di poter credere!... Finirai per convincersi che gli agenti che ti hanno pedinato si sono sbagliati... E arrabbiati... aggrediscilo!...

ADRIANA - Aggredirlo?...

LETIZIA - Sì! Mostrati offesa perché ha osato dubitare di te! Finirà per convincersi che il torto è suo e ti domanderà scusa...

ADRIANA - Ma un po' di colpa in fondo io ce l'ho...

LETIZIA - Sì! Brava! Vaglielo a dire! Non te la perdonerebbe più e la tirerebbe fuori ad ogni occa­sione! Eh, cara mia io ne so qualcosa! Quando il mio povero marito s’azzardava a formulare dei sospetti io lo subissavo, lo annientavo, lo polverizzavo... Cosi mi ha adorato sempre, povera anima, che sia benedetta la sua memoria! (Si ode squillare il campanello.  Le due donne trasaliscono vivamente).

ADRIANA (Con voce tremante) - Sarà lui... quello dell'Agenzia...

LETIZIA - Può darsi! Ma non mostrarti agitata!... Sta calma... sorridi...

ADRIANA - Guarda... guarda  che tipo è... (Letizia si avvicina alla portafinestra e guarda in basso).

LETIZIA (sorpresa) - E' una donna... una donna... piuttosto anziana... Sta parlando con Adele...

ADRIANA - Chi può essere?

LETIZIA - Non so... Guarda tu... (Adriana sta per avvicinarsi anche lei alla portafinestra, ma in questo momento appare alla porta di destra Paolo).

PAOLO - Adriana!...

ADP.IANA (ostentando un’eccessiva affettuosità) Oh Paolo! Finalmente! Cominciavo ad essere in pensiero! Ma perché non mi hai avvertito del tuo arrivo? Sarei venuta a prenderti alla Stazione...

PAOLO - Ho deciso di partire all'ultimo momento...

LETIZIA - E ha voluto farti un'improvvisata!

ADRIANA - Sono tanto contenta che tu sia tornato!... Non vedevo l'ora... Sei stato sempre bene?

PAOLO - Sì... benissimo... Abbiamo avuto molto da lavorare in questi giorni per risolvere tutte le questioni che... (S'interrompe vedendo apparire sulla portafinestra in fondo una vecchia distinta signora con una grossa borsa in mano. E' accompagnata da Adele che le indica premurosamente il gradino di ingresso).

ADELE - Signor avvocato, la signora vorrebbe parlare un momento con lei...

PAOLO - Con me?... Prego, signora, s'accomodi... (L'accompagna verso la scrivania e le indica una sedia.  Prima di sedere la vecchia signora gli dice a bassa voce).

TROMBI - Trombi... Sono Trombi della Scruto e Vedo...

PAOLO (frenando un gesto di sorpresa) - Ah sì! Bene! Sono subito da lei, signora... (Si avvicina a Letizia e ad Adriana) Scusatemi un momento... devo parlare con questa mia cliente... (Letizia, Adriana e Adele escono, Paolo chiude la porta dietro di loro e subito si avvicina alla vecchia signora che l’accoglie con un sorriso orgoglioso).

TROMBI (parlando con voce naturale) - Scommetto che non m’aveva riconosciuto! Questo è uno dei miei più felici travestimenti! Ho pensato che fosse prudente date le circostanze...

PAOLO (con evidente impazienza) - Si... ha fatto bene! Allora?

TROMBI (accennando alla grossa borsa che ha sulle ginocchia) - E' tutto qui!

PAOLO (atterrito) - Tanta roba?!...

TROMBI (traendo dalla borsa una busta chiusa) - No... solo questo! Il resto riguarda altri affari... (Posa in terra la grossa borsa e mostra a Paolo la busta chiusa) La prego di notare l'ordine e la precisione con cui noi diamo corso alle nostre pratiche... Ecco... guardi... nessun nome, nessun riferimento a persone per evitare qualsiasi indiscrezione... Ogni pratica è contrassegnata da un numero d'ordine... Lei è il P.Q. quattrocentoventisei.... Questa sigla indica l’agente incaricato... Il colore delle buste si riferisce al genere d'indagini... Ogni indagine ha il suo colore... Verde per quelle finanziarie e commerciali... giallo per quelle politiche... bianche per quelle matrimoniali... rosso per gli adulteri

PAOLO (con nervosa impazienza) - Si... va bene... mi dia... (Trombi gli porge la busta.  Paolo la rigira palpeggiandola come per calcolarne il contenuto) Qui c'è tutto?...

TROMBI - Tutto! (Paolo rigira ancora nervosamente la busta e improvvisamente fa l'atto di aprirla.  Ma Trombi lo ferma prontamente con un gesto della mano) Aspetti per favore... Vorrei pregarla di regolare il suo conto...

PAOLO - Ma sì... Va bene! Si capisce che regolerò il suo conto... Non scappo mica... (E fa ancora l’atto di aprire la busta. Ma Trombi lo ferma ancora). 

TROMBI - No... mi scusi... vorrei pregarlo di regolarlo prima...

PAOLO - Come prima?

TROMBI - Prima d'aprire la busta...

PAOLO (sorpreso) - Perché?... Non capisco...

TROMBI - Non se la prenda a male.. Non è per diffidenza... ma sa... possono capitare delle situazioni incresciose...Per esempio... tre mesi fa... un signore come lei... ha aperto la busta, ha scorso con lo sguardo le prime pagine, poi é andato nella camera vicina e ha sparato sei colpi di pistola contro la moglie... Adesso lui è in galera, la moglie è all’Ospedale e noi non sappiamo come farci regolare il conto... Ecco perché mi sono permesso di chiedere...

PAOLO (cupamente) - Ah sì... sì... capisco... Perché?... Lei crede che quando leggerò quello che c'è qui dentro...

TROMBI - No... non credo nulla... E una regola che usiamo per tutti... Non si sa mai...

PAOLO - Ah sì... giusto... giusto... E va bene! Mi dia questo conto...

TROMBI (porgendogli un foglio) - Ecco...

PAOLO (dopo avergli gettato un’occhiata) - Caspita! Mi sembra piuttosto caro!

TROMBI - No, avvocato... Sette giorni di sorveglianza di terzo grado con tariffa straordinaria per ore notturne.  Da giovedì a giovedì... Poi ci sono le spese... E' tutto elencato!...

PAOLO (traendo di tasca il libretto degli assegni) - Vedo... vedo... (Riempie un assegno e glielo porge) Metta lei il nome e la data...

TROMBI (alzandosi) - Grazie, avvocato... Spero che resti contento... cioè... volevo dire... soddisfatto del modo con cui abbiamo adempiuto  l'incarico...

PAOLO (riprendendo la busta ) - Allora qui c’é proprio tutto?

TROMBI - Tutto!... Lei può seguire ora per ora minuto per minuto quello che la sua signora ha fatto in questi sette giorni... Se ha bisogno di ulteriori indagini siamo a sua disposizione!..

PAOLO (tendendogli la mano) - Bene!... Arrivederci...

TROMBI - I miei rispetti!... Ah... dimenticavo di dirle... Per abbonamenti mensili, trimestrali o semestrali facciamo degli sconti... Grazie ancora... Buonasera...

PAOLO - Buonasera... (Trombi raggiunge la porta in fondo ed esce. Paolo resta presso la scrivania con la busta in mano.  L'osserva, la soppesa, la palpeggia, senza decidersi ad aprirla. La getta sulla scrivania e fa qualche passo per la stanza irrequieto e nervoso. Riprende la busta, la rigira ancora fra le mani esitante e combattuto fra la tentazione e la paura di aprire. Alla fine si decide: afferra un tagliacarte e sta per infilarlo nella piegatura della busta.  Ma si ferma udendo un rumore di passi e getta la busta in un cassetto che subito richiude.  Appaiono sulla porta di destra Adriana e Letizia).

ADRIANA (esitante) - E’ permesso?

PAOLO - Entrate... entrate pure...

ADRIANA (guardandosi intorno) - E' andata via quella vecchia signora?

PAOLO (ostentando un'aria tranquilla e indifferente) - Sì... è andata via. M'ha parlato di un certo affare di successioni... Non so se potrò occuparmene...

ADRIANA (gettando un'occhiata verso Letizia) - E non è venuto nessun altro?

PAOLO - No... nessuno... (Un momento di silenzio imbarazzato.  Letizia e Adriana si scambiano delle occhiate mentre Paolo mette in ordine delle carte sulla scrivania per nascondere il suo nervosismo).

ADRIANA (con voce malsicura) - Ma tu... tu non aspettavi qualcuno?...

PAOLO (Sorpreso per la domanda) - Io? No...nessuno... Perché?..

ADRIANA - Niente... niente... credevo... (Si avvicina a Letizia le parla a bassa voce) Hai sentito?... Non aspetta nessuno! Devi esserti sbagliata...

LETIZIA - Ma no!... Non mi sono sbagliata affatto! Ti dico che sono sicura... Avanti... affrontalo... aggrediscilo...

ADRIANA - Ma come faccio ad aggredirlo?

LETIZIA - Costringilo a parlare... Digli che sai tutto... Avanti!... questo è il momento... prendilo alla sprovvista!... (La spinge verso Paolo).

ADRIANA (con voce malferma) - Paolo... Paolo, so tutto!

PAOLO (volgendosi vivamente) - Come?... Tutto che cosa?...

LETIZIA (intervenendo) - Tutto... tutto!... Avanti... diglielo, Adriana, che cosa sai...

ADRIANA - E'‘ vero che tu mi hai fatto pedinare?

PAOLO (sconcertato) - Io?!...

LETIZIA - Sì... tu... tu... Non cercare di negare perché è inutile!... Basta un nome... Scruto e Vedo...

PAOLO (disorientato) - Scruto e Vedo?!...

LETIZIA - Non ti dicono nulla queste due parole... Indagini... informazioni, pedinamenti... Segretezza e discrezione... Piazza Boccaccio trentanove... Telefono quattrocentoventisei... novecentosessantuno... Vedi che siamo bene informate! E adesso si può sapere che cosa sono riusciti a scoprire le tue spie?!...

PAOLO - Ti prego, mamma, questo è un affare che riguarda solamente me ed Adriana...

LETIZIA - Ah no, caro, ti sbagli! Riguarda anche me! Come madre io ho il diritto e il dovere di difendere la mia figliola...

PAOLO - E io, come marito, ho il diritto di sapere...

LETIZIA - Sapere che cosa?... Avanti... parla... Di quali colpe accusi Adriana?...

PAOLO (con imbarazzo) - Non lo so... non lo so ancora... Niente di preciso... Ma ho dei dubbi... sì...proprio  così...  ho  dei  sospetti...  Può  darsi  che  siano infondati... lo spero... non chiedo di meglio... Ma ho bisogno d'avere una prova, una certezza... Se no non sono tranquillo... Sì... è vero... ormai è inutile che lo nasconda... ho fatto pedinare Adriana durante la mia assenza... ho voluto sapere tutto quello che ha fatto mentre io ero a Genova...

ADRIANA (fremente di sdegno) - Sei un vigliacco!

LETIZIA - Brava!

PAOLO - No, Adriana... non devi prenderla così... cerca di capirmi... C'era qualcosa che mi rodeva dentro...

LETIZIA - Ma che ti rodeva... che ti rodeva?!... Ha ragione Adriana... sei un vigliacco!

PAOLO (irritato) - Ti ripeto che questi sono affari che non ti riguardano!... Fammi il piacere, lasciaci un momento soli!...

ADRIANA - Non te ne andare, mamma...

LETIZIA - Oh... sta tranquilla, figlia mia!  Non me ne vado nemmeno se vengono i carabinieri!...

PAOLO (cercando dì assumere un tono calmo) - E va bene!... Resta pure!... Forse è meglio cosi!... (Apre il cassetto della scrivania, ne trae la busta chiusa e mostrandola ad Adriana le dice con tono grave) Ecco, Adriana, qui dentro c'è un rapporto dettagliato di tutto quello che hai fatto dal giorno della mia partenza al giorno del mio arrivo... Guarda... la busta e ancora chiusa... io non so quello che c'è scritto... Prima di aprirla voglio rivolgermi alla tua lealtà di donna e di moglie... Se hai qualche cosa da rimproverartí preferisco che tu me la confessi francamente piuttosto che io debba leggerla qui.... (Adriana turbatissima scambia una rapida occhiata interrogativa con Letizia che le fa un imperioso cenno di diniego) Dunque?... Che mi rispondi Adriana? E non guardare tua madre!...

ADRIANA (con voce incerta) - Io  non   ho   nulla   da rimproverarmi...

LETIZIA (con forza) - E non ha nulla da confessare!...

PAOLO (con sollievo) -Tanto meglio!... Era appunto quello che speravo!... (Prende il tagliacarte e l'infila nella piegatura della busta per aprirla).

ADRIANA (spaventata) - Ma come?... L'apri lo stesso?

PAOLO.- Eh si capisce che l'apro! Voglio vedere che cosa c'é scritto...

LETIZIA - Ah no!... Questo non è leale!... Tu hai detto ad Adriana di confessarti francamente tutto quello che ha fatto... Adesso devi crederle...

PAOLO - Ma sì... le credo...

LETIZIA - E allora se le credi non devi aprire quella busta!...

ADRIANA - Ha ragione la mamma! lo ti ho detto che non ho fatto niente di male! Devi aver fiducia nella mia parola!

PAOLO (sospettoso) - Ma scusa... se non hai fatto niente di male che t'importa che io legga quello che c'é scritto qui?

ADRIANA - M’importa... m'importa perché è una offesa che mi fai... Vuol dire che tu credi che io ti abbia mentito...

PAOLO (sempre più sospettoso) - Ma no... io non credo niente!... Ma piuttosto perché non vuoi che legga?... Hai paura?...

ADRIANA (Scoppiando in una risata eccessiva) Paura io?... Per carità!... Io sono tranquillissima!

LETIZIA (ridendo anch'ella) - Ci fai proprio ridere! Se sapessi quanto sei buffo con questi tuoi ridicoli sospetti!... Avanti... che cosa aspetti?... Apri... apri che poi ci divertiamo!...

PAOLO (dopo un attimo d'indecisione introducendo di nuovo il tagliacarte nella busta) - E va bene! Ci divertiremo...

LETIZIA (cambiando tono) - Però bada... se tu apri quella busta perdi Adriana per sempre... intendimi bene... per sempre!...

PAOLO (fermandosi sorpreso e perplesso) - Come?!...

LETIZIA - Oggi stesso lascerà questa casa!... La vita coniugale è fatta di stima e di fiducia! Quando manca la fiducia non resta nulla!...

PAOLO - Ma permetti, mamma...

LETIZIA - Non permetto niente!... E' oltraggioso quello che fai!... Se il mio povero marito avesse osato una cosa simile...

PAOLO (scattando irritato) - Per carità! Lascialo in pace il tuo povero marito che qui non c'entra!...Cerchiamo di ragionare con calma...

LETIZIA - Non c’è niente da ragionare!... Scegli... o distruggi quelle carte o perdi Adriana.

ADRIANA - Ha ragione la mamma! Tu devi distruggere subito quell'infame documento...

PAOLO (volgendosi vivamente verso di lei) - Infame?...Perché lo chiami infame?... Allora tu sai quello che c'è scritto...

ADRIANA (confondendosi) - No... io non so niente... ma me lo immagino...

PAOLO (fissandola con sguardo indagatore) - Che casa immagini?

ADRIANA (smarrendosi) - Non lo so... non lo so... Fammi il piacere... gettalo via... distruggilo... Ti giuro che sono tutte menzogne...

PAOLO (cupamente) - Menzogne?!... Quali menzogne?!... dunque tu prevedi quello che c'è scritto qui... E per questo hai paura che io legga...

LETIZIA (minacciosa) - Ricordati che se apri quella busta è finito fra te e Adriana...

PAOLO (risolutamente lacerando la busta) - E va bene!... Non importa!... Accada quello che deve accadere!...

LETIZIA (con un grido) - Bada, Paolo, sei ancora in tempo!... Se leggi la perdi per sempre!

PAOLO (con un'alzata di spalle) - Me ne infischio!... (Paolo comincia a leggere mentre Adriana sgomenta si serra alla madre che ripete con voce tremante d'ira).

LETIZIA - Che vigliacco!... Che vigliacco!... Che vigliacco! (Tutte e due guardano ansiose, trepidanti ogni gesto di Paolo. Letizia a bassa voce) Sta calma... non mostrarti così agitata... Ricordati... nega... nega tutto! (Paolo scorre con impazienza i vari fogli che trae dalla busta. Pian piano che legge il suo volto si spiana ed assume un'espressione sempre più serena. Ogni tanto rivolge uno sguardo e un sorriso verso Adriana e Letizia che appaiono vivamente sorprese).

PAOLO (Posando i fogli sulla scrivania, soddisfatto e sorridente) - Ma qui non c'é niente!...

ADRIANA (sbalordita) - Niente?!...

PAOLO (con la gaiezza di chi si è tolto un grosso peso dal cuore) - Assolutamente niente!... C'è la cronaca scrupolosa di ogni ora delle tue giornate... commissioni... visite... incontri con tua madre e con le tue amiche...

ADRIANA (esterrefatta) - Ma com'è possibile che...

LETIZIA (interrompendola con una gomitata) - Ma si capisce che non c'è niente... Che cosa volevi che ci fosse?

PAOLO (con un sospiro di sollievo) Sono proprio contento!... Se sapeste che brutti momenti ho passato... Ero quasi sicuro che... Beh... adesso è passata! Non voglio pensarci più!... Perdonami, Adriana, d'aver dubitato di te... Sono stato un pazzo, uno sciocco... Ma tu perché eri cosi agitata... perché non volevi che leggessi?

ADRIANA (ancora disorientata) - Io?!...

LETIZIA (intervenendo pronta) - Ma si capisce, povera anima!... Era offesa, umiliata... Ma mettiti un po' nei suoi panni... una povera donna pura, illibata e sentirsi sospettare così...

PAOLO (pentito) - Hai ragione. Adriana: hai ragione! Sono un miserabile! Ma che vuoi... avevo quel coso che mi rodeva... Ti chiedo scusa! Adesso farò un bel fuoco di tutte quelle cartacce! Sì, è vero... avrei dovuto distruggerle prima... credere alla tua parola! Ma ora sono contento di averle lette... mi hanno dato tanta felicità... credimi... tanta, tanta felicità!... (Adriana non risponde; sembra quasi che non l'ascolti; è assorta, assente) Perché non rispondi? Mi serbi rancore? Non vuoi perdonarmi?

LETIZIA (dando una leggera gomitata ad Adriana per richiamarla alla realtà) - Ma si! Via... perdonalo!...

ADRIANA (riscuotendosi) - Come?!... Ah sì... sì... ti perdono... (Paolo l'abbraccia. Mentre egli la stringe al petto ella scambia un'occhiata interrogativa con la madre che le fa un cenno evasivo).

PAOLO (stropicciandosi le mani soddisfattissimo) E ora che tutte le nubi si sono dileguate bisogna festeggiare il ritorno del sereno! Che ne direste di una fetta di panettone?

LETIZIA - Il panettone a quest'ora?!...

PAOLO - L'ora non conta! Me ne hanno regalato uno di due chili a Genova! E poi voglio farvi assaggiare un bicchierino di autentico Porto Sandeman Picador... Roba di contrabbando! Una vera occasione! Ne ho comprato sei bottiglie!... Ti prego, Adriana, prepara i bicchierini... (Paolo esce.  Adriana e Letizia si guardano perplesse).

LETIZIA - Ma tu sei proprio sicura d'aver avuto quegli appuntamenti?

ADRIANA - E come no, mamma?!... Vuoi che me li sia inventati?

LETIZIA - Ma com'è possibile che quello che ti pedinava non se ne sia accorto?!...

ADRIANA - Eppure ci vedevamo tutti i giorni... anzi... due volte al giorno... Tu che dici, mamma?

LETIZIA (stringendosi nelle spalle) - Che vuoi che dica?... Non ci capisco nulla!... Ma adesso non ci preoccupiamo... Meglio cosi!... Dove sono i bicchierini?...

ADRIANA (avviandosi) - Lascia... faccio io... Tu piuttosto fatti dare da Cesira un coltello lungo per tagliare il panettone... (Mentre Adriana esce da destra Letizia esce da sinistra. Un istante di scena deserta. Poi sulla portafinestra in fondo appare Tito Lami accompagnato da Adele).

ADELE - Ma è proprio sicuro di averla dimenticata qui?

TITO - Sicurissimo! M'ha telefonato di venire a prenderla. E' una borsa di pelle chiara piuttosto voluminosa...

ADELE (accennando all'ambiente) - Guardi pure... Se l'ha lasciata ci dev'essere ancora...

TITO (dopo aver girato lo sguardo intorno) - Eccola là! (E va a prendere ai piedi della scrivania la borsa di pelle dimenticata da Trombi e facendo l'atto di avviarsi) Grazie e mi scusi... (In questo momento rientra da destra Adriana portando i bicchierini su un vassoio. Vedendo Tito non può trattenere un piccolo grido)

ADRIANA - Oh!...

ADELE (indicando Tito) - E' venuto a prendere una borsa che era stata dimenticata da quella vecchia signora...

TITO (evidentemente imbarazzato) - Ecco.... appunto...

ADRIANA (cercando di dominarsi) - Ah... Va pure, Adele... (Adele esce da sinistra.  Adriana agitatissima chiude la porta dietro di lei e si volge ansiosa verso Tito) - Fortunio...

TITO - Titania...

ADRIANA (con voce bassa e affannata) Ma che fa qui?... E' pazzo?!... Vada via... vada via, per carità... E' tornato mio marito!...

TITO (fingendosi sorpreso) - Ah... è tornato?...

ADRIANA - Si... ha dei sospetti... mi ha fatto pedinare...

TITO - Davvero?!... E che cosa ha saputo?...

ADRIANA - Niente... Niente per fortuna!... Anzi non riesco a capire... Pensi un po'... c'era uno che mi seguiva, che mi sorvegliava e non s'è accorto di nulla!...

TITO (mostrandosi sbalordito) - Possibile?!... E chi era?

ADRIANA - Chi lo sa!... Un agente segreto... D'ora in poi dobbiamo essere più prudenti! Guai se mio marito scoprisse!

TITO (guardandosi intorno preoccupato) - No... non abbia paura!... Non scoprirà nulla!... Ma adesso... adesso é meglio che me ne vada...

ADRIANA - Sì... è meglio!... E' di là...potrebbe entrare da un momento all'altro... Ma prima mi dica... perché è venuto qui... che cosa voleva?...

TITO - Niente... niente... Volevo... volevo vederla ancora...

ADRIANA (commossa) - E solo per vedermi ha avuto il coraggio di venire qui, in casa di mio marito.. ha osato sfidare...

TITO - Eh sa... io sono un temerario!...

ADRIANA - E' bello... è molto bello questo, Fortunio!... Ma è anche una pazzia!... Non lo faccia più!

TITO (impaziente d'andarsene) - No... non lo farò più... Adesso me ne vado...

ADRIANA - Sì... vada vada... è meglio!... Ci vediamo domani...

TITO - Sì... domani...

ADRIANA - Al solito posto...

TITO - Si... al solito  posto...

ADRIANA - Addio Fortunio...

TITO - Addio Titania... (Tito esce dalla portafinestra.  Subito dopo entra Paolo con una bottiglia in mano).

PAOLO (ad Adriana) - Con chi stavi parlando?

ADRIANA (sforzandosi d’apparire disinvolta) - Con nessuno...

PAOLO (dirigendosi verso la portafinestra) - Ma come con nessuno?!... Ho sentito le voci... (Raggiunge la portafinestra e guarda verso il basso e giovialmente) - Ah... è lei?!... Venga... venga su un momento!... Come?... Ma no... la prego... venga su un momento... (Tito riappare sulla portafinestra confuso e impacciato).

TITO (in fretta, evasivamente) - Mi scusi... ero venuto per prendere questa borsa che aveva dimenticato... Grazie... scusi tanto... Buonasera... (Fa ancora l'atto di uscire, ma Paolo lo trattiene).

PAOLO (allegramente) - No... aspetti un momento!. (Rivolto ad Adriana) Ora che tutto è finito, mia cara, voglio presentarti il tuo pedinatore...

ADRIANA (guarda Tito annientata dallo stupore)

PAOLO (Con tono gioviale) - Il signor Tito Lami... il miglior segugio della Scruto e Vedo... (E volgendosi a Tito) Mia moglie è inutile che gliela presenti perché lei la conosce bene!

TITO (smarrito, avvilito, balbetta inghiottendo saliva) - Sì... sì... certo... (Adriana continua a fissarlo. La sua espressione da stupita diventa sdegnosa e sprezzante)

ADRIANA (con voce dura e tagliente) - Ah lei?! Lei sarebbe il segugio?!

TITO (con un filo di voce) - Signora...

ADRIANA (con mordente sarcasmo) - Bravo!... Rallegramenti!... Mi congratulo!... E' stato d'un'abilità diabolica!

PAOLO (a Tito) - Abbia pazienza! E' un po' risentita... Ha  saputo proprio adesso... (Rivolto ad Adriana) Ti prego, Adriana, non prendertela con lui.  Lui non ha colpa... fa il suo dovere...

ADRIANA (con più aspro sarcasmo) - Ah... il suo dovere?!... Bel dovere! Nobile dovere, non c'è che dire!... e lo adempie con molta disinvoltura, con molta astuzia!... Si potrebbe prenderlo per un gentiluomo invece che per una spia!

PAOLO - Ma Adriana, ti prego...

ADRIANA - Che c'è?... Hai paura che s'offenda se lo chiamo spia?... Perché dovrebbe offendersi? E' il suo mestiere!

TITO (cupamente) - Sì... è vero... la signora ha ragione...è il mio mestiere!

ADRIANA (con crudele accanimento) - E lo fa alla perfezione! Gli hai dato una buona mancia?...

TITO - Una mancia?...

ADRIANA - Sì! Dagliela! Se la merita!

TITO (seccamente) - Grazie signora; il servizio è compreso... (In questo momento entra da sinistra Letizia portando dei piattini e un lungo coltello).

ADRIANA - Oh, mamma, vieni vieni:.. arrivi giusto in tempo per goderti la sorpresa!... Vuoi conoscere Fortunio?... Eccolo qua!

LETIZIA (sbalordita) - Fortunio?!...

ADRIANA - Sì!... proprio lui!... Guarda che bel quadretto formiamo tutt'e due... Fortunio e Titania!

PAOLO (disorientato) - Fortunio?... Titania?... Ma che cos’è questa storia?...

ADRIANA (con esasperata eccitazione) - Ah già... Tu non lo sai... tu non puoi saper niente, poveraccio!... hai pagato per farmi pedinare... hai avuto i resoconti ed ora sei tranquillo... ora sei convinto che io sono una moglie onesta e fedele!... No, caro ti sbagli... la moglie onesta e fedele si incontrava ogni giorno con un uomo...

LETIZIA - Adriana!...

ADRIANA - Lasciami parlare, mamma... Anche lui deve sapere... E' troppo divertente!...

PAOLO - Ma sapere che cosa?... Avanti... parla... spiegati!

ADRIANA - Sì... facevamo delle passeggiate... ci incontravamo in un caffè... Lui mi parlava d'amore e io lo stavo a sentire!... Lui mi chiamava Titania e io lo chiamavo Fortunio!... E quando volevamo divertirci parlavamo di te...

PAOLO - Di me?!...

ADRIANA - Sì... m'ha anche baciato e io mi sono lasciata baciare... Non siamo andati più oltre perché non ne abbiamo avuto il tempo! Ma ci saremmo arrivati... oh... sta tranquillo... ci saremmo arrivati!...

PAOLO (esterrefatto) - Ma Adriana, ti rendi conto di quello che dici?...

ADRIANA - Oh si!... E sono contenta di dirtelo!... Tu non immaginavi tutto questo, è vero? Eh già... come avresti potuto immaginarlo?!... Sui tuoi racconti non c'era nulla!... Ma lo sai perché non c'era nulla?... Perché l'uomo con cui mi incontravo ogni giorno... l'uomo che mi parlava d'amore era lui... la spia che m'avevi messo alle calcagna per pedinarmi...

PAOLO (sbalordito) - Lui?!...

LETIZIA (anch’essa sbalordita) - Lui?!...

ADRIANA (con una risata nervosa) - Sì... proprio lui!... si può immaginare una situazione più buffa, più ridicola?!... Ma perché mi guardi così, povero Paolo?... Non mi credi?... Domandalo a lui!...

PAOLO (annientato dallo stupore si volge verso Tito) - E vero?...

TITO (abbassando il capo) - Si... è vero!...

ADRIANA - Hai sentito?... hai sentito?... Adesso sarai contento!... Hai impiegato bene il tuo denaro?...

PAOLO (scattando infuriato contro Tito) - Ma come?!... Ma questo è il colmo!... Io la pago per pedinare mia moglie e lei invece...

TITO - Si... è cosi! Non tento nemmeno di negare! E' la verità... Se vuole sono pronto a rimborsarle tutto quello che ha speso...

PAOLO (urlando, fuori di sé) - Ma che vuoi rimborsare... che vuol rimborsare?!... Adesso piuttosto dovrà rendermi conto...

TITO (interrompendolo) - Sì, avvocato, le rendo conto di tutto!... E stata una fatalità! Ma la signora non ha nessuna colpa!... L'unico colpevole sono io... anzi no... l'unico colpevole è lei!

PAOLO - Io?!...

TITO - Sì... lei!... Lei è stato la causa di tutto! Ha una moglie che l'ama, che le è fedele e invece di difendere questo suo tesoro con tenerezza, lei chiama un estraneo, un intruso, una spia... sì... me... una spia per sorvegliarla, per pedinarla... la signora non sa, non immagina... non può immaginare!... Vede che c'è un uomo che la segue per la strada, che l'aspetta presso casa sua, che passa le notti sotto le sue finestre... Che può pensare, povera donna?... Come può venirle in mente che sia quel cretino di suo marito...

PAOLO - Ohé, giovanotto, badi come parla!...

TITO - Sì... cretino... cretino... perché in questo modo ha fatto nascere in lei delle fantasie, delle tentazioni, dei cattivi pensieri...

LETIZIA - Ha ragione... ha ragione!

PAOLO (volgendosi inviperito) - Sta zitta, tu!...

TITO (infervorandosi) - E intanto l'uomo che deve sorvegliarla la segue incantato, resta per ore ed ore a guardare la sua ombra che si muove dietro i vetri di una finestra e a poco a poco dimentica di essere quello che è... un povero diavolo avvilito in un triste mestiere... e fantastica, sogna, s'illude... Il caso li fa incontrare... Che cosa può dire quell'uomo?... Che è una spia pagata per sorvegliarla? No... Non può... non deve... E allora si abbandona al gioco con una grande amarezza nel cuore... con una grande pietà per se stesso e per la donna... ma con un profondo disgusto per il marito!...

LETIZIA (con entusiasmo) - Bene! Giusto!... Mi piace quel giovanotto!

PAOLO (furioso) - Basta!... Finiscila!... (Volgendosi minacciosamente verso Tito) E in quanto a lei...

TITO (interrompendolo quasi aggressivo) - Che vuol fare?... Prendermi a schiaffi?... Lo faccia... lo faccia! Che cosa crede di ottenere con questo? Di riguadagnarsi la stima e l'affetto di sua moglie?!...No! Lei non merita niente!... Ha rischiato di perderla per il suo stupido amor proprio... e se non l'ha perduta non ha nessun merito... Ora la storia è finita!... La piccola avventura ha naufragato nel ridicolo!...Lei può essere contento dell'opera sua! E anche per l'avvenire può stare tranquillo! Eh sì... perché se alla sua signora capiterà ancora di essere seguita da qualcuno per la via penserà subito che sia una spia... come me... una spia pagata da lei per farla sorvegliare... E basterà questo pensiero per farle passare ogni fantasia! Sua moglie le sarà fedele per paura, non per amore!...Ma a lei che importa della differenza?!... A lei basta salvare la sua rispettabile dignità di marito!... E in quanto a me è inutile che si rivolga al mio principale per farmi cacciare via... Me ne vado da me... mi licenzio.  Sono stufo di questo lurido mestiere... Mi ripugna... mi fa schifo!... Ma prima d'andarmene voglio far del bene a qualcuno... Permette che mi serva del suo telefono?... (Senza attendere risposta comincia a comporre un numero mentre Paolo, Letizia e Adriana lo guardano sorpresi. Tito parlando al telefono) Pronto... Pronto... parlo con casa Felicetti?... C'è la signora?... Ah, è lei?... Stia attenta, signora, che suo marito la fa sorvegliare... Badi a quello che fa in questi giorni... Sia prudente... non commetta sciocchezze... Non importa chi sono... sono un amico... (Riattacca il ricevitore e subito comincia a comporre un altro numero che ha letto su un suo libriccino d'appunti) Ecco fatto! Tutte le voglio avvertire, povere donne, tutte... tutte... (Parlando al telefono) Pronto... chi parla?... Casa Rovestelli?... E' lei signora?... Lo sa che suo marito la fa pedinare?... Ah... non lo sa?!... Bene... glielo dico io!... Stia attenta... non s'incontri con quella persona!... E' pericoloso!... Stia tranquilla!... Si fidi di me!... Sono un amico!... (Riagganciando il ricevitore) Anche questa è a posto!... Adesso la moglie dell'ingegnere...

PAOLO - Senta... mi faccia il piacere... la finisca con quel telefono...

TITO (componendo un altro numero) - Un momento... un momento solo!... Mi lasci salvare ancora questa... Pronto... pronto... Chi parla?... Ah lei, ingegnere?... Beh... non importa... è lo stesso! Badi che sua moglie sa che lei la fa sorvegliare... è stata informata... Perciò è perfettamente inutile che lei sprechi il suo denaro con l'agenzia!... La pianti che è meglio! Ci fa una brutta figura!... Piuttosto stia attento che sua moglie non venga a sapere quello che lei fa con la serva del piano di sotto. Ma sì... lei mi capisce benissimo, vecchio porco!. (Riaggancia il ricevitore e parla con crescente eccitazione) Alle altre telefonerò più tardi... Oh se potessi salvarle tutte, povere donne ignare, fiduciose che non sanno che nell'ombra c'è qualcuno che le segue, che le spia... tutte, tutte... le innocenti e le colpevoli... specialmente le colpevoli che hanno più bisogno d'aiuto!... Vorrei poter difendere, proteggere tutte le donne... perché sono donne... perché credono nell'amore e anche se tradiscono non sono colpevoli perché obbediscono a questo divino richiamo!... L'amore... l'unica cosa che conta... l'unica cosa che vale!... E' questo che vorrei gridare a tutte le donne vicine e lontane... non rinunciate all'amore... non sacrificate l'amore!... Tradite... tradite i vostri mariti, tradite i vostri amanti... infischiatevene dei legami, dei doveri, di tutto... ma non tradite l'amore!...

LETIZIA (non potendo  trattenere  un  grido) - Bravo! Bravo!...

PAOLO (inferocito) - Macché bravo?!... Bravo un accidente!... (A Tito) Senta... la finisca di fare il tribuno in casa mia!...

TITO - Ma sì! Me ne vado... me ne vado!... (rivolgendosi ad Adriana) Ma prima voglio dirle, signora. Dimentichi questa stupida, brutta avventura!... Ma non dimentichi le parole che le ho detto... Quelle... quelle erano vere!... (Guarda un istante Adriana come volesse parlarle ancora, poi si volge bruscamente agli altri) Buonasera... buonasera!... (Si avvia rapido verso il fondo ed esce. Un attimo di silenzio. Paolo si avvicina alla portafinestra da cui è uscito Tito).

PAOLO (gridando verso il basso) - E chiuda il cancello!

Fine

Questa commedia è stata rappresentata il 29 gennaio 1959 al Ridotto del Teatro Eliseo a Roma. Le parti sono state così distribuite:

Adriana Guarnieri (Grazia Maria Spina);

Letizia Morlenghi (Elisa Cegani);

Adele (Alessandra Lupinacci);

Paolo Guarnieri (Franco Volpi);

Stanislao Trombi (Francesco Mulé)

Tito Lami (Aroldo Tieri)

Regia di Guglielmo Morandi

* Copyright Aldo De Benedetti 1959.