(1893)
Un atto di Sabatino LOPEZ
da 7 COMMEDIE IN UN ATTO
Rizzoli Editore Milano - 1967
PERSONAGGI
LUI
LEI
A Roma. Epoca: fine Ottocento.
Un salotto "nuovo stile'. Tardo pomeriggio.
LEI (ventisette anni. Quando di dentro suona un campanello, si riscuote da un leggero torpore, si guarda allo specchio, si dà un colpettino ai capelli, sospira, risiede) Ci siamo.
LUI (trent'anni. Entra premuroso, sorridente, ma non entusiasta) Fanny?
LEI (si alza) Ben tornato! Come va?
(I due si stringono forte le mani. Sono incerti se baciarsi o no, poi decidono di non farne di nulla.)
Quasi temevo che non veniste più, stasera.
LUI Grazie per il "temevo". Ma sono a Roma da due ore soltanto: il tempo per lavarmi, darmi un colpo di spazzola... e son qui.
LEI Fatevi vedere... - Uhm! state bene. Vi giova, Londra... - E all'Ambasciata... (con amichevole ironia) come faranno senza di voi?
LUI Mah! - Ho lasciato l'Europa abbastanza tranquilla. Se va di peggio, mi avvisano. - Fatevi veder bene anche voi... Sempre bella.
LEI Siii? (con tanti "i"). Invecchiata?
LUI C'è tempo a invecchiare, per voi. Ogni anno che passa, il sole vi regala un raggio di più, non un bagliore di meno.
LEI E allora dite con me... - Direte?
LUI Dirò.
LEI "Noi..." - Ripetete.
LUI "Noi..."
LEI "Ci vogliamo..." . Ripetete.
LUI "Ci vogliamo..." - Ripeto.
LEI "Molto bene".
LUI (deluso, fiacco) "Molto bene".
LEI "Ci troviamo più belli di prima..."
LUI (glaciale) "Vi trovo più bella di prima".
LEI (con un sorriso) Grazie. (Altro tono.) "Però..."
LUI (che comincia a capire) "Però..."
LEI Non ci amiamo più.
LUI Ecco! evviva la sincerità! - Dio mio, ci voleva tanto per dircelo?
LEI A me lo dite? E voi? - D'altronde, se la mia confessione... (ride) vi avesse spinto al suicidio?
LUI (pronto) Ah no, no... non c'è questo pericolo.
LEI (un po' seccata) No? meglio così. Tanto, noi restiamo amici. - Vero?
LUI Amici? altro che amici! amicissimi.
LEI Amici schietti, sinceri, affettuosi, pronti al sacrificio l'uno per l'altra, pronti a tutto... meno che al matrimonio. - Voi non siete più un ragazzetto, un giovanottello senza sale; né io una signorina puntigliosa e permalosa, e non c'è una ragione al mondo che dobbiamo restarci fedeli e sposarci se non ci amiamo. - Perché tu... tu non provi nessun rimpianto a lasciarmi...
LUI (semplice) Io no. E tu?
LEI (come offesa dal semplice sospetto) Ti pare! - Ma dimmi... - permetti che io continui a darti del tu? - ... dimmi, ora che possiamo parlare schietti: di chi ti sei innamorato a Londra?
LUI (indignato, a freddo) Io?!
LEI Eh sì... andiamo, via... Io non son brutta... anzi. - Finché sei stato qui a Roma, mi hai amato, o almeno me l'hai detto... Le lettere che ti ho scritto erano assai graziose e lusingavano il tuo amor proprio... Dunque? Senza una nuova passione che mi spieghi la cosa, io non capisco questo... abbandono. (Amichevole) Di chi ti sei innamorato? sentiamo.
LUI E di chi ti sei innamorata, tu?
LEI Io? Di nessuno.
LUI E allora, io devo ripetere il tuo ragionamento: "Io non sono brutto... anzi"...
LEI (ride) Sì! proprio carino davvero!
LUI (imperturbabile) "Le lettere che ti ho scritto erano assai graziose"...
LEI Eh no, caro: la cosa è diversa! Io son rimasta in paese conosciuto, ho visto i soliti giovanotti... mentre tu, in paese nuovo, hai conosciuto bellezze nuove... che ti hanno preso. - Dunque, di chi, di chi ti sei innamorato?
LUI Non è vero.
LEI "Non è vero" non è un nome, ed io voglio un nome. - Signorina?
LUI Non è vero.
LEI Una signorina no. - Una vedova? (Lui tace.) Amico mio, tu sei eternamente innamorato delle vedove! Questo, almeno, in qualche modo lusinga il mio amor proprio: rimani nella mia categoria. - Come si chiama?
LUI (astuto) Se mi dici il nome del tuo innamorato...
LEI Nessuno!
LUI "Nessuno" non è un nome. - Biondo?
LEI Nessuno.
LUI Nessun biondo. Bruno, allora? - Dimmi il nome del mio successore, e io ti dico quello della tua erede. - Se no, facciamo una cosa: diciamo un po' per uno. - Chi comincia?
LEI Comincia tu.
LUI Io? devo cominciare io? - La contessa...
LEI L'avvocato...
LUI Giuseppina...
LEI Antonio...
LUI e
LEI (insieme) Ducci - Rinaldi.
LUI Mio cugino?!
LEI Mia cugina?!
LUI Meno male che le cose restano in famiglia!
LEI Mia cugina? Già, il torto l'ho avuto io. – Non che me ne importi qualcosa, sai... ma... - Torto, torto marcio nel darti quella lettera di presentazione per lei a Londra. Non dovevo. Dovevo conoscerti, immaginare che ti saresti subito innamorato. Sei uno zolfanello, tu. Appena ti accosti, ti accendi. - Appena l'hai vista, mi immagino: ta, ta - subito cotto!
LUI Chi te lo ha presentato, Antonio? - Che stupido!
LEI Stupido chi?
LUI Io. - Dovevo ben capirlo, dovevo conoscerti: anzi, dovevo conoscervi, te e lui. - E tu, subito, appena l'hai visto, ta ta, gli hai dato la tua parola.
LEI (semplice) Io no; ma mi fa una corte... Spasima, spasima. - Tu, piuttosto, avrai impegnato la tua...
LUI (interrompe) Ah, prego! non ero legato a te, io? non avevamo giurato...?
LEI Eh! tante cose si giurano... - Da parte mia non c'è impegnato che il cuore... E neanche quello. C'è il capriccio nato dalla solitudine. - Guarda però che la Ducci non è mica una bellezza, sai. - Carina, non dico di no, ma poi... Quel nasino ritto, così pretenzioso...
LUI (un po' ferito) A me piace...
LEI E vedrai come ingrassa! Dàlle cinque anni di più, e poi... sì, ti diventa una botte.
LUI A me piace.
LEI Oh, ci credo: si vede che hai perduto il buon gusto!
LUI L'hai acquistato tu. vero, il buon gusto? Bello, quell'avvocato Rinaldi!
LEI Ah! ah! questo non lo devi dire.
LUI E intelligente, poi, intelligente!
LEI Adagio, Biagio. Io non mi sono permessa di discutere... la mia ereditiera.
LUI No?Hai detto che ha il nasino ritto e pretenzioso...
LEI Il nasino è una cosa, e l'intelligenza un'altra.
LUI E va bene: ti vuoi sposare? e tu spòsati! ma io avrei preferito un altro, ecco.
LEI Anch'io avrei preferito un'altra per te. Eppure non mi sono permessa che una piccola osservazione. E se avessi voluto... capirai... la conosco più di te, sai, la Ducci: è mia cugina... e si facevano i bagni insieme ad Alassio. Veste benino, parla benino, ma via, non vale... non vale... (indica se stessa) ecco.
LUI Io non dico che valga... "ecco"; ma è una bella donnina. - Forse le manca quel tuo... (indica con la mano la linea) quella tua... "ecco", ma...
LEI (mostra con molta finezza il piedino) Ti pare?
LUI (guarda) ... e quel tuo piedino così mignon...
LEI E guarda che le scarpe mi stan larghe: ci nuoto dentro!
LUI (dopo un breve silenzio) Ma io non capisco come quel mio cugino, con quella barba ispida...
LEI Non ha più barba: se l'è rasata.
LUI ... e i capelli così ribelli...
LEI Non ha più capelli. Ossia, li ha ancora, ma non sono più ribelli.
LUI E nemmeno più abbondanti, ho capito. Si stempia.
LEI Hai capito male.
LUI Comunque, vuoi mettere con... (indica se stesso) ecco?
LEI Mi pare che il signorino sia tornato vanesio, di laggiù! Lo hanno forse illuso, a Londra?
LUI Illuso? No. (Malinconico) E anche se avessi sognato, laggiù... non trovo qui il risveglio? non trovo che tu... (indignato) anzi, che voi... anzi, che lei mi avete perfettamente dimenticato in un anno?
LEI E lei... anzi, e voi... anzi, e tu non avete dimenticato me?
LUI E poi, per chi?
LEI Quel che dico anch'io: per chi!
LUI Per un uomo...
LEI Per una donna...
LUI Qualsiasi.
LEI Qualsiasi.
LUI Con una barba ispida... anche se adesso l'ha rasata... ce l'aveva.
LEI Con un nasino inopportuno, impertinente, levato al cielo... Anche se adesso l'ha abbassato, non vuol dire: l'aveva. - Insomma, quali meriti speciali vantava per piacerti?
LUI Quali grandi seduzioni per affascinarti?
LEI E farti dimenticare di me?
LUI E farti scordare di me? - Un merito solo: lui restava qui a Roma mentre io andavo lontano, a Londra...
LEI Un merito solo: che lei era a Londra, mentre io me ne stavo qui a Roma...
LUI Ma adesso...
LEI Adesso che sei tornato...
LUI Me lo dài un bacio, Fanny?
(Cala la tela, che è tempo.)
F I N E