Dallo psicologo

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DALLO PSICOLOGO

DALLO PSICOLOGO

Roberto D’Aniello

Personaggi:

A:        Il ragazzo che va dal dottore.

B:        Segretaria

C:        Signora che aspetta

D:        Ragazza che aspetta

E:        Altra signora che aspetta

F:         Dottore

G:        Voce fuori campo

A:        (arrivato fuori alla porta, bussa) Toc toc.

G:        E questa è una bussata di porta?

A:        (rivolto all’uscita) Nun c’assumiglia nu poco?

G:        Per niente ci assomiglia, devi bussare il campanello, no!

A:        (sempre rivolto all’uscita) Vabbuò ma è pe finta, a gente capisce ca sto bussan!

G:        Fa comme vuò tu!

A:        E c’aggia fa?! Bussiamo il campanello, Dlin dlon.

G:        Bravo già va meglio.

A:        Grazie eh!

B:        Chi è? Avanti.

A:        Chest’ata dice prima chi è e poi avanti! Io sono…

B:        (a voce alta) Buongiorno.

A:        Eh buongiorno, scusate ma…

B:        (a voce un po’ più alta) Buongiorno.

A:        Si ho capito buongiorn…

B:        (urlando) Buongiorno!

A:        (urla) Si aggia capito! Buongiorno

B:        E c’alluccat’a ffà? Io vi avevo solamente salutato.

A:        Tre vote?

B:        Per educazione.

A:        Ok. Io sono…

B:        Siete malato di testa?

A:        Eh si, cioè..

B:        Allora state calmo è!

A:        Scusate, ma chist è ‘o manicomio?

B:        Questo è lo studio del dott. Ugo Mentesana.

A:        E si a tene sana comm’e vuie, stammappost!

B:        Io sono la segretaria.

A:        No vuie sit na meza scema. Posso parlare con il dottore? Diciteme sulo si o no!

B:        Si, però…

A:        Però checcos?

B:        No niente, c’è qualche persona prima di voi, e il dottore stà per arrivare.

A:        Vabbè aspetto

B:        Accomodatevi nella sala di attesa, dove stanno le altre persone.

A:        Buongiorno (sta per sedersi ma si accorge che nessuno risponde). Ie l’aggia itt buongiorno… mo’ o dico n’atavota, può darsi che non hanno sentito. Buongiorno (si siede, ma nemmeno stavolta rispondono)… chellallà ma salutato tre vote, m’alluccat’ int’a recchia. Ca nun risponne nisciuno. Ma chist so sciem? Quanno po’ m’hanna ritt co scemo ero io e dovevo venire dallo psi…psico…psicologo. (rivolto alla donna affianco) Aggio itt bbuono signò?

C:        (urla improvvisamente) ooh specchio…

A:        (impaurito) Bell’e buono ce vene a chesta?

C:        Specchio, specchio…

A:        Ma chest addò o vere ‘o specchio?

C:        Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

A:        Tu no sicuramente!

C:        Mi ha risposto. Lo specchio mi ha risposto. Sono dieci anni che gli faccio questa domanda e non mi ha mai risposto.

A:        E se ver’ ca nun t’ha mai vist bbuono ‘nfaccia.

C:        Devo correre a dirglielo a mio marito (esce).

A:        Tene pur ‘o marito chella!?

D:        (urla improvvisamente) Basta.

A:        Mammamia bella… Si na bella figliola, ma tiene nu poco l’alito pesante eh!

D:        Baciami.

A:        A chi?

D:        A me!

A:        Ma vattenn!

D:        Io sono la più bella del mondo

A:        Si ma tien’ ‘o bidone ra munnezz ‘ncuorp a so’. Magnete tre quattro litri e Last a limone.

D:        Cafone! E’ meglio che me ne vado. Si me ne vado perché altrimenti… (esce)

A:        Pecché altrimenti se ne car’ ‘o palazzo cu stu ciato ca tiene. E pure chest’ata se ne gliuta. Mo ne rimasta solo una, speriamo che almeno questa è un po’ più normale. Chist’atu scemo do duttore ancor’adda venì… (rivolto alla signora) Salve signora. Avete visto quelle di prima… Questo è uno studio… Signora mi sentite?

E:        (a bassa voce) Si vi sento.

A:        Ma che è? E’ muorto qualcuno?

E:        No.

A:        E vuie parlate a bassa voce.

E:        Io non posso urlare, ho la voce scesa

A:        E’ meglio accussì, pecché già le altre due mi hanno stonato.

E:        Voi siete scemo?

A:        No ie so Pascale…

E:        Vabbuò site scemo aggia capito.

A:        No ma quanno maie.

E:        Scusate, ma io vi domando se siete scemo e vuie mi rispunnite ca site Pascale?

A:        E si, cioè no. Volevo dire che io sò Pascale…

E:        Piacere Concetta.

A:        Tanto piacere…e sono un po’ confuso su alcune cose e sono venuto qui. Voi perché siete qui?

E:        Allora, io ho la casa.

A:        Avete la casa?

E:        Si ho la casa.

A:        No pecché, io mo mi credevo che dormivate in mezzo alla strada!

E:        No, ho la casa e dormo a casa ed è questo il problema!

A:        Volete dormire in mezzo alla strada?

E:        No, voglio dormire a casa, ma non riesco a dormire la notte.

A:        E provate di giorno.

E:        E’ la stessa cosa.

A:        Forse è colpa del matarazzo, è capitato anche a me…

E:        A casa mia ci sono gli spettri!

A:        Cambiate matara… comm’ita itt? Scusate?

E:        Credo che la mia casa sia infestata dai fantasmi.

A:        Ah! E scusate che siete venuta a fare qui. Cambiate casa no!

E:        Avete ragione. Bravo, bravo adesso cambio casa (esce)

A:        E’! E’ tanto semplice.

F:         (arriva a passo veloce) Buongiorno buongiorno buongiorno. Dove sono i miei pazienti? Chi è l’ultimo chi è il primo? E lei?

A:        Buongiorno, io..

F:         Buongiorno buongiorno buongiorno. Dove sono i miei pazienti? Chi è l’ultimo chi è il primo? E lei?

A:        Se dico un’altra volta buongiorno lei…

F:         Buongiorno buongiorno buongiorno. Dove sono i miei pazienti? Chi è l’ultimo chi è il primo? E lei?

A:        Vabbuò chist è cchiù scem e chill’ati llà!

F:         Avanti il prossimo! Prego si accomodi.

A:        Gia sono accomodato.

F:         Allora si scomodi.

A:        Mo ve rong nu par’ ‘e schiaffe.

F:         Cosa ha detto?

A:        No dicevo, lei è il dottore?

F:         Si, sono il dottore.

A:        Ed è normale?

F:         Giovanotto, come si permette?

A:        No, ma cosa ha capito? Stavo dicendo: è normale che lei è il dottore. Ha il camice

F:         Si ok. Allora…bu!

A:        Ma chi me l’ha fatt fa e venì ccà stammatina!?!

F:         Ma come non si è impaurito?

A:        No

F:         Allora lei non è sano di mente.

A:        Ah io non sarei…

F:         Scusi di solito, una persona normale s’impaurisce quando io dico…bu!

A:        AAAAA! Mammamia che paura dottò. Voi non le dovete fare queste cose bell’e bbuono.

F:         Ma come? Prima non ha detto niente?

A:        Forse stavo distratto, non ho capito bene.

F:         Ah capisco, capisco, capisco.

A:        Capisce?

F:         Capisco, capisco,capisco.

A:        Si ho capito capito capito.

F:         Capisco, capisco, capisco.

A:        Quanno fernesce sta strunzata?

F:         Allora lei è sano di mente?!?

A:        Ah davvero? (si alza e saluta) Grazie dottore. Arrivederci e a presto.

F:         A presto

A:        A presto? Se, se e chi ce vene cchiù (esce).

F:         Cos’ ‘e pazze! Ah fammi andare al bagno che mi scappa! (esce)