De profundis santo

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                                         DE PROFUNDIS  SANTO

                                       Commedia brillante in un atto

                                                           di

                                              Antonio Sapienza

                     Liberamente tratta dalla novella di L.Pirandello: La patente.

Personaggi:

       De Profundis Santo, presunto iettatore;

       Magistrato;

       Cancelliere;

       Basilico’, usciere.

Sulla scena e’ stato ricostruito lo studio di un magistrato. A destra del palco vi e’ una scrivania con tutti i vari suppellettili; dietro la scrivania c'e’ una poltroncina; sul muro e’ appeso un ritratto di Re. Di fronte e’ stato posto un tavolinetto, con sopra relativa macchina per scrivere, una sedia e alle spalle un piccolo scaffale con pratiche d'ufficio riposte alla rinfusa. Alla sinistra vi e’ la porta d'ingresso con sopra un ritratto di un santo. Un piccolo lampadario pende al centro della scena.

All'apertura del sipario in scena si trova il cancelliere e l'usciere.

Can.- Oggi venerdì diciassette, ( e sconsolato sposta la  paginetta del calendario posto sulla scrivania del magistrato) cosa ti dice questo, Basilicò?-

Usc.- (spolverando i mobili con un piumino)... che la  settimana sta per terminare, finalmente.-

Can.- E nient'altro?-

Usc.- Beh, per i superstiziosi, come te, non sarà un giorno tranquillo...-

Can.- E anche per i non superstizioni, come te, Basilicò, te lo garantisco io...(controlla gli appuntamenti del magistrato)-

Usc.- Sara’, pero’ per me, il venerdì e’ il giorno più bello perché, dopo, immancabilmente, vengono il sabato e la domenica (sospirone) e per due interi giorni non metterò piede in quest'ufficio.-

Can.- Perche’, ti puzza?-

Usc.- No, non puzza, perché faccio io la pulizia e, io (come a sottolineare ) io, il mio lavoro lo faccio benissimo, con coscienza, scienza e competenza…-

Can.- Ma stai parlando della pulizia del locale, vero?-

Usc.- S’intende…-

Can.- No, perché mi sembrava che stessi parlando dei massimi sistemi. Ahò, Basilicò, tu sei nu tintu usceri e non un altissimo magistrato della Cassazione. E quante arie ti dai, da quando ti hanno trasferito qui.-

Usc.- Io qui ci sono venuto per meriti speciali.-

Can.- Certo, scopristi i sovversivi e salvasti la Patria.-

Usc.- Certamente! Salvai la Patria! E che credi che al Comune, dove prima prestavo la mia opera, stavo a dormicchiare…come…come…-

Can.- Come qui? E dillo!-

Usc.- Non volevo dir questo. Però ero sveglio e percepii subito che quel tipo che voleva a tutti i costi parlare col signor Sindaco, era un anarchico con una bomba nella borsa. Attentato sventato, capito?-

Can.- Ma che bomba e bomba, e che attentato d'Egitto, quello nella borsa portava un petardo, magari grosso, ma sempre un petardo era.-

Usc.- E non si entra in un ufficio comunale con una borsa contenente un petardo. Lo ha detto il brigadiere dei carabinieri.-

Can. Buono quello.-

Usc.- Che offendi anche la benemerita?-

Can.- Ma lascia perdere, Basilicò.-

Usc.- Comunque era un’arma impropria.-

Can.- Era un petardo ed eravamo sotto le feste natalizie. E qui a capodanno si sparano i petardi.-

Usc.- Lo difendi a quel anarchico?-

Can.- A quello lo conosco, e lo conosci bene anche tuo. Protesta, protesta, ma non ha mai fatto male ad  anima viva.-

Usc.- E il pet…la bomba?-

Can.- E torna! Senti Basilicò, allora vuol dire che sotto le feste siamo tutti anarchici dinamitardi, portiamo bombe nelle borse, per fare attentati contro i Sindaci, va bene?-

Usc.- E non ti scaldare… anche se quello è un tuo amico…-

Can.- Non insinuare! E' vero è mio amico, ed era anche tuo, se non sbaglio. Comunque quello che sostengo io, lo dicono tutti in paese: è un anarchico innocuo!  va bene?-

Usc.- Basta, va bene, sarà come dici tu. (pausa) Ma a me mi hanno promosso e trasferito qui, in magistratura.-

Can.- Tu sei qui in prestito. Il Comune ti ho ceduto in prestito. Mettitelo bene in testa!-

Usc.- Questo è quello che si dice ufficialmente in giro, per non destare sospetti ... o invidie...Però...-

Can.- Mih, che testa di chiuppiru! Va bene, sei qui in missione segreta e aspetti con ansia il sabato e la domenica.-

Usc.- Per ritemprarmi...( con noncuranza) poi preferisco andare a funghi, io, il sabato, la domenica...-

Can.- Perche’, io, verrei volentieri qui anche nei giorni festivi?-

Usc.- E che ne so io. (ma con la mimica intende dire: certo!)

Can.- Sei un carognone Basilicò (con un sospirone) E si vede che mi conosci bene... dopotutto ci conosciamo da nemmeno trent'anni...(ironico)-

Usc.- Appunto!-

Can.- Basilicò, non mi fare venire i nervi, che non e’ giornata...-

Entra il magistrato, saluti a soggetto.

Can.- Com'è andata stanotte, dottore?-

Mag.- Non me ne parlate. Una notte d'inferno...-

Can.- Certo, col trigemino non si scherza...-

Mag.- A chi lo dite...-

Usc.- A provato con la camomilla?-

Mag.- Ne ho bevuto due litri, almeno. Niente, nessun  beneficio. E mi sento distrutto. Meno male che è

Venerdi’...-

Can.- (tra se) ...diciassette...-

Mag.- ... E mi potrò riposare per due interi giorni.-

Usc.- Ma no dottore, la camomilla va fatta ad impacchi, nella  parte dolente, strofinando, anzi meglio, massaggiando lentamente, dolcemente...-

Can.- Basilico’, qui non si tratta dei tuoi emorroidi. Statti  zitto va.   Dottore, che facciamo? lei ha il trigemino, ed oggi e’ anche venerdi’ diciassette, e per di piu’ guardi la sua agenda:  Audizione per autodenuncia a carico di se stesso, fatta  dal tale De Profundis Santo, ergo: meglio chiudere e starcene tutti a casa,- oggi.-

Mag.- Magari si potesse fare...( quasi soprappensiero) Ma che c'entra la pratica De Profundis col  mio trigemino?-

Can.- Quello, quando c'e’ scalogna c'entra sempre-  sempre! E  oggi sara’ peggio che mai.-

Usc.- Dottore, De Profundis è il nome di Santino il Mavaro, e  il signor Cancelliere e’ superstizioso.-

Can.- Perchè il signor usciere no? Ma se ti ho visto io stesso, con i miei occhi, -questi,-toccarti intanto che  lui passava.-

Usc.- Avevo prurito...-

Mag.- Finiamola, signori, siamo quasi nel duemila. Abbiamo  cose piu’ serie a cui pensare. Per esempio l'inquinamento dell'acquedotto...-

Usc.- ...l'abusivismo...( guardando significativamente il Cancelliere)-

Can.- ...i falsi invalidi... (guardando Basilicò)-

Usc.- E perche guardi me? Io, per tua norma ho perso cinque centimetri di gamba per salvare un essere vivente! Quando, incurante del pericolo mi buttai per salvare quella donna, che era caduta sulle rotaie della ferrovia. Sono un autentico, garantito, con la prova, invalido civile, civilissimo! -

Can.- E tu, invalido civilizzato, perche’ guardavi me? Io per tua norma ho sanato tutto con la sanatoria dell' '85... Poi, quel salvataggio...beh, lasciamo perdere...-

Usc.- Cosa vorresti insinuare? Poi civilizzato a chi? Non offendere, sai.-

Can.- Voglio dire che quella donna l'aiutasti soltanto a togliersi la scarpa che era rimasta impigliata nella rotaia. Poi cadesti e ti rompesti il perone e ci armasti una farsa, che ti fruttò l'impiego di vice usciere aggiunto, allievo, in prova, avventizio a vita...-

Mag.- Signori, signori, calmatevi, iniziamo bene la giornata. Basilicò, vi prego, andate di la’; e voi Cancelliere,  rinfrescatemi la memoria: rileggetemi questa benedetta   pratica De Profundis.-

I due eseguono.

Can.  (leggendo e facendo le corna) ... ehm, ehm, ehm...  dunque: Visto la normativa vigente, il sottoscritto De  Profundis Santo, di anni cinquanta, domiciliato in vico  Civetta 13, sposato, vedovo con due figli, anzi un con un figlio e una figlia, disoccupato per ragioni che  vengo a spiegare...-

Mag.- Ah, si…, si, si, ora ricordo...-

Can.- Non vorrei insistere dottore, ma se si potesse rinviare, magari con una scusa procedurale...-

Mag.- Ma che dite, via!-

Can.- Niente d'eccezionale, ma se trovassimo qualche difetto di merito, qualche cavillo. Insomma, dottore, facciamo passare questo benedetto venerdì diciassette senza De Profundisi in giro per i nostri uffici.-

Mag.- Mi meraviglio di voi. Siete stato sempre ligio al dovere.-

Can.- Qui non si tratta di dovere, ma di jettatura. Comunque, io ci ho provato.-

Entra l'usciere.

Usc.- Dottore, c'e' il signor...De Profundis.-

Mag.-Ecco, cancelliere, lupus in fabula. Fatelo passare.-

Il Cancelliere sistema alcuni oggetti dietro le sue spalle:  sono mazzi d'aglio, ferri di cavallo, grossi corni, nastri rossi, ecc.

Entra De Profundis, alto magrissimo, quasi ossuto; incede come se fosse un Papa, quasi benedicendo; muove l'ombrello con ampi semigiri alla sua sinistra; arrivato al centro della scena, si ferma come se aspettasse l'applauso, ma non arriva ed allora si dirige verso la scrivania del magistrato, si

piazza davanti al personaggio e attende gli omaggi ( o gli scongiuri che gia’ fa il cancelliere). Veste completamente in nero, tranne il colletto della camicia che e’ bianco; porta occhiali piccoli, neri, cappello nero e ombrello pure nero. Nel viso bianco, spiccano due baffetti e un pizzetto sempre

neri. All'entrata i due personaggi in scena sono rimasti attoniti, per opposti motivi. Musica adeguata.

De P.-(Constatando l'effetto della sua entrata e facendo un  largo gesto con la mano) Buongiorno a tutti voi, -  forse.-

Mag.- ( che si siede lentamente, fissandolo intensamente,  incredulo, come se avesse di fronte a se un marziano) Buongiorno, s'accomodi.-

De P.-(guardandosi attorno) Dove?-

Mag.- Basilico’ una sedia, al signore.(Basilico’ esegue)  Allora, signor De Profundis, questa autodenuncia? ( prendendo il foglio che il cancelliere gli passa)-

De P.-(sedendosi dignitosamente) E' mia!-

Mag.- Si, certo.  Dicevo, questa autodenuncia non mi sembra  da istruire.-

De P.-E' gia’ istruita eccellenza.-

Mag.- Non sono eccellenza e questa pratica e’ ancora da istruire.-

De P.-E' istruita Vostro onore.-

Mag.- Non sono Vostro onore e questa pratica, insisto, non e’  ancora istruita!-

De P.- Per me lo e’ da un pezzo, commendatore.-

Can.- E dalle! il dottore è solo signor giudice, e voi....-

De Profundis si gira verso il Cancelliere con uno sguardo di ghiaccio che ammutolisce l'uomo all'istante.

Mag.- Signor De Profundis, questa autodenuncia io l'archivio.-

De P.- ...e non fate il vostro dovere. (con decisione) Signor  pubblico podesta’, voi dovete istruirla, promuoverla, condannarmi e pubblicare la sentenza, immantemente,  senza porre tempo, all'unisono, a lampo e stampo, o per  meglio dire: a tappo!-

Mag.- Non scherzate signor De Profundis, con la giustizia non  si scherza.-

De P.-E chi vuole scherzare, me ne guarderei bene.-

Mag.- Eppure con questo atto, voi volete prendervi gioco delle istituzioni e della magistratura, perbacco.-

De P.- Io, con quell'atto - che voi ufficializzerete - finalmente, otterro’ giustizia e ritornerò; a vivere.-

Mag.- Ma insomma, secondo voi, con quest'autodenuncia io  dovrei condannarvi, ma per qual reato? Non certo per  quelli che voi ipotizzate qui,- sarei ridicolo; o  credete forse per molestie, offese alla pubblica cittadinanza, attentato alla incolumita’ dei cittadini, per atti immorali o per pericolo pubblico, come voi  ipotizzate in alternativa?  Non ci sono gli estremi.  (pausa) Ma forse dovrei condannarvi per offesa alle istituzioni e alla magistratura.  Insomma qui c'e’ di  tutto e di niente!-

De P.-C'e’, c'e’, sssissignore! C'e’ tutto! Basta cercare (indica il foglio), trovare e condannare.-

Mag.- Scusate, ma per che cosa?  (allargando le braccia)-

De P.- Per jella!  per malocchio!  per mavaria!  Perche’  iettatore!  (pausa per prendere respiro) Signor

Magistrato e Giudice, ella mi deve condannare come pubblico iettatore - secondo codesta denunzia del

sottoscritto in carta bollata e ...-

Mag.- ... Ma e’ assurdo, sarebbe calunnia.  Non esiste la iettatura, e io non posso rendermi ridicolo di fronte  alla giurisprudenza tutta, la quale si basa su dati di fatto e non su illazioni o congetture...( intanto che parla, De Profundis guarda fissamente il quadro del Presidente della Repubblica  appeso al muro dietro la scrivania, che si stacca e cade fragorosamente per terra facendo sobbalzare il  magistrato) Perbacco, cos'e’ stato?-

Can.- De Profundisi, dottore.-

Mag.- ( guardando alternativamente il quadro e De Profundis) Ma non dite sciocchezze, quello era stato attaccato  male.-

Usc.- Veramente lo avrei attaccato io, e come in tutte le cose che faccio, li faccio bene. Dunque era attaccato bene.-

Mag.- (insofferente) Va bene, va bene.  Dunque?  ( a De P.)-

De P.-Puo’ darsi, puo’ darsi (guardando di traverso Basilicò, che indietreggia, quindi con aria misteriosa, poi  confidenzialmente al giudice) Monsignore, voi dite  bene, sono tutte calunnie - forse; ma io con queste calunnie ufficializzate ci vivro’; mentre con quelle ufficiose  dei miei concittadini (guarda severamente il  Cancelliere) io ci muoio di fame. ( poi deciso) Con  questa ...nomea, dico nomea, io ho perso il posto di  lavoro, il genero, la casa e la pace.  Eminenza – e  statevi zitto - ( al Cancelliere che lo voleva  correggere) Vedete, con gli ultimi soldi ho comprato la mia divisa ufficiale di iettatore e adesso eccomi qui, in attesa dell'attestato per iniziare la mia attività.-

Mag.- L'attestato? che attestato?-

De P.-L'ho gia’ detto, vostra grazia, l'attestato di iettatore.  E mi meraviglio di voi che non l'abbiate

gia’ capito; voi che siete intelligente, "coltivato",  "prespicato", e avete fatto tanti studi, di filosofia, teologia, diritto, latino, italiano, storia e geografia... Allora, mi  spiego meglio: Vedete ufficializzando il fatto che io volontariamente ed incontestabilmente, - dico: incontestabilmente - porto jella; ed attestandola con una motivazione e con una condanna "magistrale", statale,  notarile, universale!  -io- io con questo ci campero’ –e anche bene.  Come?  ( si alza e mima) Semplice:  Eccellenza ad un pedone e’ vietato sostare sui marciapiedi?  no! vero?  Bene, io allora mi piazzero’, come un corazziere di sua Maestà, davanti alla gioielleria del commendatore Sapone.  E con cio’ voi dite?  Con cio’, fissero’ l'entrata del negozio con questo mio sguardo intenso, magnetico, direi elettrostatico e sfido chiunque -dico chiunque-ad entrare nel mio raggio d'azione.  Sssi, altro che raggio della morte di Guglielmo Marconi!  Cosicche’,  visto la -nomea, nessun mio concittadino osera’ attraversare il mio sguardo -ieratico, stoico e agnostico - perforante  piu’ dei raggi X, per entrare nella premiata gioielleria Sapone e figli.  Risultato? Il commendatore, dopo tre, al massimo quattro giorni, mi offrira’ un compenso per piazzarmi davanti alla gioielleria del Cavaliere Mezzasalma, suo concorrente.  Il quale... ( risedendosi) ma e’ inutile continuare, illustrissimo e chiarissimo magistrato, lei ha gia’  certamente capito.( controscena adeguata degli altri).

Mag.- Ho capito si!  Siete pazzo da legare e questa  puo’ ritenersi estorsione.-

De P.-Pazzo si! ma per disperazione! e questa - sissignore- e’ legittima difesa! Altro che estorsione!-

Mag.- Voi potete difendervi, tramite la legge, denunziando  i suoi calunniatori.  E lo potete fare anche subito!-

De P.-Allora, cara legge, incominciate ad incriminare il  vostro cancelliere, che da quando sono arrivato non fa altro che spostare mazzi d'aglio, ferri di cavallo,  corni, nastri rossi, da un posto all'altro.-

Mag.- Fare cio’ non e’ un reato!-

De P.-E qui e’ il punto! Egli non fa niente di illegale – per  la vostra legge, naturalmente - ma a causa dell'ancestrale atavica inestirpabile credenza popolare della scalogna, ergo, dell'ignoranza e della cattiveria della gente, -  istruita e no- (guarda significativamente il  cancelliere) egli, facendo cio’, mi addita, mi bolla, mi danneggia, mi avvelena l'esistenza! Egli -che si  sappia!-lede la mia dignita’, il mio onore, la mia  reputazione e affini, perbacco!( facendo il verso del  magistrato)-

Mag.- Vi comprendo signor De Profundis, ma cercate di capire,  non si puo’ condannare nessuno perche’, in vostra presenza, sposta ortaggi e chincaglieria.-

De P.-Cercate di capire voi, reverendo signore: (rabbioso, poi con calma contenuta) Non si puo’ condannare nessuno, d'accordo, ma si puo’ permette di distruggere un uomo -  con la nomea, vero? Questo e’ consentito! Bene!  benissimo questa e’ la giustizia! (pausa)  Allora mi difendo a modo mio!

 Dimostratemi subito, qui, in questo momento, codice  alla mano, che accettare denaro in cambio di un

servizio e’ un reato!-

Mag.- Ma certo che non lo e’.-

De P.-Benissimo, ne prendo atto.(pausa teatrale) Da questo momento, mi siate tutti testimoni, mi autonomino prestatore d'opera autonomo e  indipendente, della professione di divulgatore di malocchio genuino e garantito. Poscia mi  iscriverò ai sindacati di categoria, alla Camera di commercio, indi – dico: indi - potrò anche rilasciare la prescritta regolare fattura. Ma, per fare ciò, legalmente, mi serve una pezza d'appoggio ufficiale.

Seguitemi Milord: allora, con l'attestato di jettatore ufficiale io rendero’ al pubblico, - a questa ignominiosa  e schifosa societa’- diciamo pure, dei servizi passivi.( poi con voce truce come se parlasse alla folla, poi quasi con stanchezza, poi con determinazione) Mi hanno distrutto la vita?  bene, ora mi manterranno a vita!  (quindi al magistrato sottovoce) Vedrete, mi pagheranno, mi stipendieranno lautamente, pur di non avermi tra i piedi.(ad alta voce, con tono che non ammette replica ) Vostra  altezza, io con la iella ci campero’!  Punto e basta! -

Mag.- Questo e’ un discorso che non potete fare qui, in questa   sede, e io non posso dichiararla iettatore ufficiale ( quasi tra se) Non e’ serio perbacco!-

De P.-Ah no?  ( alza lo sguardo al cielo e giocherella con le  mani e, intanto, si stacca dal muro il quadro del Santo Patrono appeso sulla porta d'ingresso)-

Mag.- Cosa succede, perbacco? Possibile che tutti i ritratti di questa stanza siano inchiodati male?-

Can.- Dottore... glielo dicevo( implorante, guardando De Profundis)-

Usc.- Ecco, veramente... forse lei ha ragione signor giudice, forse l'avevo attaccato male...(dubbioso e intanto si china e raccoglie il quadro e lo mostra la Magistrato)-

Mag.-( infastidito fa cenno con la mano di portarlo via) Alla buonora! (conciliante) Ma suvvia, sono solo superstizioni! Cancelliere smettetela! (cade  il piccolo lampadario. Il cancelliere è terrorizzato, il magistrato incredulo, l'usciere indifferente)-

Mag.- Co... cos'altro succede?-

Can.- Ha colpito ancora.-

Usc.- (minimizzando) Niente, e’ stata una piccola scossa di  terremoto.-

Mag.- Terremoto o no, Basilico’, spazzate questo ingombro. (turbato)-

Usc.- Subito. Prendo paletta e scopa.( poi piano) Quinto  grado della scala Mercalli, ci scommetto.( Intanto  esce.

Mag.- A noi, signor De profundis...-

 (Poco dopo si sente un urlo, tutti sobbalzano, De  Profundis resta indifferente.  Il cancelliere si alza ed esce per accettarsi dei fatti.)-

De P.- Ehhh... (alza gli occhi al cielo) Chissà cosa è accaduto -là fuori...-

(Rientra subito dopo il cancelliere).

Can.- (indicando De Profundis significativamente) Basilico’ e’ scivolato e si e’ spezzata una caviglia.-

De P.- ...slogata...-

Mag.- (al cancelliere) Non mi direte che e’ stato il suo potere malefico. (intanto si alza e tocca con indifferenza gli agli, poi  si accorge del gesto inconscio) Siamo seri, suvvia, di  questa faccenda sono stufo. (lascia andare gli agli e si pulisce le mani come se volesse nettare la nascente  superstizione da se stesso, quindi deciso) Scrivete, cancelliere: In merito all'autodenuncia del signor De Profundis, circa la nomea di presunto portatore di sfortuna del nominato in oggetto medesimo, questo ufficio ritiene inammissibile la suddetta denuncia per manifesta infondatezza trattandosi di esplicite credenze di superstizioni medioevali...  ( si ode la  sirena dei pompieri) Ci mancava anche questa...( si tura le orecchie, poi, affievolendosi il suono della sirena, continua) Pertanto la nomea di “virgolette”  iettatore, chiuse virgolette...-

De P.- ... togliete le virgolette..-

Mag.- Fatemi la cortesia di stare zitto voi ...- dicevo virgolette ...-

De P.-...  togliete le virgolette...-

Mag.- Ma insomma!-

(Suona il telefono, lo prende il cancelliere, risponde, poi, impallidisce).

Can.- Dottore, sua suocera... a casa sua ... qualcosa brucia... (gli porge il telefono)-

Mag.- Che dite? Nel mio palazzo?  la mia casa? (incredulo, resta basito) a casa mia? Proprio a casa mia?-

De P.- ... i pompieri... (come uno che la sa lunga)-

Can.- Forse, sembrerebbe, sua suocera ...( gli allunga il telefono, ma il magistrato è allibito e non lo prende)-

De P.- Le virgolette...( cantarellando).-

Mag.- (finalmente realizzando) Allora è un incendio! La mia casa, mia moglie, i miei figli! Perbacco, accidenti, corro... che tragedia... che disgrazia... ( corre verso l'uscita, esce, ma poi ci ripensa e rientra, guarda con occhi torvi De Profundis, poi al cancelliere, deciso)  Cancelliere, togliete le virgolette!( esce ).-

Can.- (è imbambolato, sempre col telefono in mano, poi portandoselo di nuovo all'orecchio, allibito da quanto accade, riesce solo a mormorare) Aspetti... niente di grave, signor giudice... torni indietro...(poi si alza, va alla finestra, la apre e chiama il giudice) Dottore, torni indietro, non è la casa che brucia. ( poi piano, tentando si sedersi dignitosamente, ma faticosamente) s'è solo bruciato il pane nel tostapane... sua suocera, quella vecchietta stramba... il fumo... i pompieri non sono per lei...( poi si risiede vinto, e, guardando  timorosamente De Profundis)

De P.- Scampato pericolo... per ora... solo un piccolo avviso, diteglielo a quel incredulo lì.-

Can.- Certo, certo glielo dirò, statene certo, certissimo. Ma voi state calmo, eh?

De P.- Sono calmo, vedete la mia mano è ferma! (mostra la mano tendendola) -

Can.- E anche gli occhi ... calmi, calmi, per favore...-

De P.- Oh, Cancelliere, lo scrivete questo verbale o no?-

Can.- Lo scrivo, lo scrivo. Ma voi restate calmo, eh?-

De P.- Vi dissi che sono calmo calmissimo come l'olio sull'acqua. Allora? ( lo invita a scrivere)-

Can.- (si rimette alla macchina per scrivere e leggendo contemporaneamente ad alta voce) Subito. Eccomi, pronto. Dunque: Pertanto la nomea di  iettatore -senza virgolette, mi spiego?  - e’ legittima  e provata.  ( fa cenno a De P.  come a dire va bene? De P.  fa cenno così così) Con quest'atto si rende noto a chi di competenza e a norma di legge (sottolinea la  parola), della qualifica di iettatore ( pausa per vedere la reazione di De Profundis. Poi sollevato dalla  soddisfazione dell'interessato, continua con tono burocratico) con regolare attestato, rilasciato all'autodenunciante in questione, sig.  De Profundis  Santo,( quindi velocemente) il quale, in virtù di questa sentenza...-

De P.- Inappellabile!-

Can.- Inappellabile – sicuro - è dichiarato mavaro  professionista. -

De P.- E che nessuno sciolga quello che è stato testè legato!-

Can.- Veramente non si potrebbe...-

De P.- (fulminandolo con lo sguardo) Vorrebbe ometterlo? E ometti, ometti, ometti pure...-

Can.- Io non ometto nulla (sottovoce) e chi si arrischia. (poi con voce normale) Come potrei volgere questo concetto di legato, in una forma giuridica?- 

De P.- Metta così: Questo provvedimento è immodificabile vita natural durante.-

Can.- Ho capito, ho capito... dunque: inappellabile e immodificabile...-

De P.- ... vita natural durante, salvo provvedimento divino!-

Can.- ( sudando) Naturalmente... Inappellabile e immodificabile – vi andrebbe bene: secondo la normativa vigente?-

De P.,- Benissimo. Proceda.-

Can.-  Ecco, allora, ... ehm, ehm, secondo la normativa vigente... e basta. Mi pare che abbiamo messo tutto.(scrivendo in fretta)-

DeP.- ... speriamo... per voi.-

Can.- No! E come? No, se non vi sta bene, io riscrivo tutto. Non avete che da dirmelo, signor De Prufindis.-

DeP.- Mavaro a vita, prego. (con compiacenza) Comunque mi sta bene... per adesso.-

Can.- (tranquillizzato) Allora scrivo: Fatto, letto e sottoscritto. ( con un sospiro di sollievo)  Bene ora un po' di timbretti e, non appena ritorna il dottore, una bella firmetta, ed è tutto in regola. E' contento signor Mavaro De Profundis Santo?- 

De Profundis e’ soddisfatto, ma non risponde, annuisce soltanto. Poi si spaparazza nella sedia ridendo nervosamente, quindi, a poco a poco, il riso sembra mutarsi in pianto; mentre il Cancelliere toglie il foglio dalla macchina per scrivere, e gli appone sopra una ventina di bolli. Intanto il sipario si chiude lentamente. Fine.