Deiezione massima

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DEIEZIONE MASSIMA

di

Giuseppe De Francesco



PERSONAGGI: 
UN UOMO
UNA RAGAZZA


Nell’antibagno della toilette di un’ anonima trattoria, ai giorni nostri. 
Una porta d’ingresso, a destra. Un lavandino con specchio sul fondale, in centro. 
A sinistra, una porta che conduce alla ritirata.
Un uomo elegantissimo entra, si specchia per accomodarsi la cravatta e si avvia, con passo sicuro, alla ritirata. Apre la porta ma si arresta di colpo, inorridito. Boccheggiante, la richiude, contorcendosi in una smorfia di ribrezzo senza pari.

UOMO Mamma mia! Mamma mia e che è successo? Chi ci è venuto, qui? un rinoceronte? Porcaccia la miseria zozza, e adesso come faccio, io? Ma tu... ma tu guarda... mio Dio, che roba! (Breve pausa) E adesso? Questo è l’unico gabinetto... Ma come si fa? Ma come si fa? dico io? Tu guarda che lavori! Che lavoroni! Che cavolo gli hanno dato da mangiare, a questo? cani morti? Mannaggia... e io non resisto più... mi scappa! (Brevissima pausa) Niente. Niente, anche con la porta chiusa, senti che roba! Che schifo! Diossina concentrata. Non è possibile, e io dove la faccio, adesso? Devo andare fuori, per forza. Fuori... (Fa per uscire, ma, giunto alla porta, guarda fuori e indietreggia di scatto) No! Sta venendo qui! Com’è possibile? No! No! sta proprio venendo qui... Scappa anche a lei! Eppure credevo se ne fosse andata via da un pezzo... e ora che faccio? O mamma! Dio aiutami! Penserà che sono stato io... (Chiude veloce la porta di destra e dà un giro di chiave) No! No! No! E dire che avevo ormai perso ogni speranza di rivederla! Durante il pranzo i nostri sguardi s’incrociavano così languidi, ed ora... ora sono rovinato... Ho sperato in un colpo di fulmine, ma qui il colpo verrà a lei... apoplettico! Madonna mia! non ce la faccio più! me la sto facendo addosso! ma la sto facendo addosso! (Prova ad aprire leggermente la porta della ritirata, ma la richiude di scatto) Neanche a provarci. Ci vorrebbe uno stomaco di ferro! Ma tu guarda che situazione orrenda... e io ancora non ho fatto niente! 

Bussano alla porta di destra. 

UOMO (verso l’esterno) Eh! Un momento! E’ un’urgenza! (Tra sé) Porca miseria, che cavolo di situazione! E come faccio adesso? Vietato pisciare. Vietato uscire. Vorrei essere in Alaska!

Bussano ripetutamente alla porta di destra.

UOMO (verso l’esterno) Si... si è incastrata la chiave nella serratura! Non si apre! Solo un minuto, per cortesia! (Tra sé) Non ce la faccio... non mi posso trattenere di più... devo pisciare... devo... (si dirige verso il lavandino) ma sì, chi se ne frega! (Di spalle al pubblico, vi orina) Oh! Ah! Bèh... ah! Almeno adesso si ragiona. (Finge di parlare ad un interlocutore immaginario) Signorina, non si può accedere alla ritirata perché c’è un morto! Sì, sì... un morto. Un morto in avanzato stato di putrefazione. Mi dispiace, ma non si può entrare... (Termina di orinare, si ricompone e continua nel soliloquio) Anzi, no. Meglio: signorina, venga con me, avvertiamo la polizia perché qualcuno si è fottuto la tazza del cesso. Brutti ladroni! Capirà, era un Richard Ginori... 

Bussano con molta insistenza. L’uomo si precipita ad aprire. All’apparire di una bella ragazza, si liscia in fretta i capelli e le fa un sorrisone.

UOMO Ehi, salve! Come va? (Cerca di piazzarsi in modo da impedirle ogni ulteriore avanzamento) Che caldo, no? (Estrae da una tasca un grande fazzoletto, vuole farsi aria, ma finisce col sventolarlo sotto al naso della ragazza) Caldo! Caldo! Uh, che caldo! Non si respira, vero? Ecco, le faccio un poco d’aria... così, un po’ d’aria... è quello che ci vuole! non crede? Anzi, forse è meglio che usciamo a respirare qui fuori... (tenta di trascinarla via).

RAGAZZA Mi lasci stare, sto benissimo. (Indicando la ritirata) Sa se è libero?

UOMO No! (Accompagna la negazione con ampi cenni della testa)

RAGAZZA (con un certo imbarazzo) Vorrà dire che attenderò il mio turno...

UOMO Attendere? Non le conviene, sa?

RAGAZZA In che senso, scusi?

UOMO Nel senso che le conviene cercare un’altra toilette.

RAGAZZA L’avrà notato anche lei che non ci sono altre toilettes in questa trattoria. Questa è l’unica. Ed io devo entrarci assolutamente, quindi aspetto.

UOMO Le ripeto, non è affatto una buona idea.

RAGAZZA Per che motivo, scusi?

UOMO Dentro c’è un uomo che sta male, malissimo direi, ed io stavo giusto uscendo per chiamare un’ambulanza...

RAGAZZA Sono un medico. (Breve pausa) Forse posso aiutarlo. Si scansi, per cortesia, e mi faccia passare.

UOMO (la blocca) Signorina, si fermi... può essere contagioso! Non precipitiamo le cose. Ah! Così lei è un medico... chi l’avrebbe detto... (verso la ritirata, dando le spalle alla ragazza) Senta, lei, signore: non si preoccupi! Qui con me c’è anche un medico e adesso tutti e due usciremo per andare a chiamare il Centodiciotto e quanto prima le arriverà una barella. Mi raccomando: non si muova di lì! E stia calmo, vedrà che tutto si risolverà al più presto. (Tentando di fare il ventriloquo) “Grazie, grazie... andate pure, io resto qui, non c’è problema!”

RAGAZZA (risoluta) Ma per piacere, si scansi! Mi faccia andare da quell’uomo.

UOMO No! No! Che fa? E’ pazza? Si fermi! In verità, le volevo dire... sinceramente, non vorrei che pensasse...

La ragazza, con piglio sicuro, apre la porta della ritirata e per un attimo rimane interdetta.

RAGAZZA Ma qui non c’è nessuno! (Fa spallucce e si chiude all’interno).

UOMO (Da solo) Che figura! No... no... no... E quando viene fuori, che cosa le dico? Che bestia! Che idiota! Meglio sparire, sì... mi volatilizzo... anzi, no. Anzi, ora l’aspetto qui e con molta dignità le confesso che sono... un cagone! Sì, è l’unica cosa da fare. Lei ora esce e con molta fermezza le dico: “Ti sarai accorta che in tutta questa storia c’è qualcosa che non quadra.” Oppure: “Dì la verità, certi effetti speciali non li hai mai visti neppure nei film di Dario Argento!” (Brevissima pausa) Che scemenza, no... E’ un medico, meglio affrontarla da un punto di vista scientifico: “Ehi, bella pupa! Per il momento ho un problema con delle flebo di Guttalax, che un tuo collega mi ha dovuto prescrivere. Ma aspetta che mi rimetta in sesto e ti giuro che ti farò stare bene!” (Breve pausa) Però, che stomaco! Come fa a resistere tanto tempo... (Bussando) Signorina! Signorina, va tutto bene? Mi scusi, signorina...

La ragazza esce con un anello in mano.

RAGAZZA Temevo che dopo di me fosse entrato qualcun’altro e che senza volere me l’avesse fatto finire giù per la turca. O peggio, me l’avesse rubato!

UOMO Non capisco...

RAGAZZA Questo anello con diamante è preziosissimo per me. E’ un vero portafortuna, oltre che a un caro ricordo. Me l’ha regalato la mia cara nonna prima di morire. Avevo paura di non trovarlo più. (Fa per avviarsi ma si ferma) Ah! Può andare, se vuole. E’ libero.

UOMO (immobile, verso il pubblico, intona il ritornello di una nota canzone di Fabrizio De Andrè) “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior! Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior... “

Buio a sfumare.