Delitto perfetto

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di Frederick  Knott

 

Personaggi ed interpreti in ordine di apparizione:

Margot

Mark

Tony

Swan

Uomo 1

Uomo 2

Poliziotto

Sergente

Ispettore

ATTO PRIMO

Si apre il sipario sul soggiorno di una ricca casa, Margot e Tony si baciano, mentre fanno colazione.

 

BUIO

Il sipario si riapre e Margot ora è tra le braccia di un altro uomo molto più giovane di Tony.

MARGOT: (quasi angosciata) Ti verso da bere Mark!

Si muove verso il piano bar e versa da bere in un bicchiere poi si volta verso Mark che intanto si è seduto sul divano.

MARGOT: Non gli ho detto ancora nulla di noi.

MARK: Non mi sorprende, non è una cosa facile!

MARGOT: Quando mi hai telefonato gli ho detto soltanto che scrivevi romanzi gialli e che ti avevo conosciuto durante il tuo soggiorno in Inghilterra.

MARK: (quasi divertito) Trovata poco convincente, non la utilizzerei mai nei miei libri!

MARGOT: Quando conoscerai Tony, capirai perché ho detto solo così.

MARK: Tesoro capisco benissimo, ma non per questo ti amo di meno.

Margot si avvia verso Mark con il bicchiere in mano.

MARGOT: (afflitta) Non è semplice. Tony è cambiato. (gli porge il bicchiere, Mark ringrazia) è ben diverso da quando te ne parlavo allora.

Margot si siede accanto a Mark, che comincia a sorseggiare il suo drink.

MARK: (curioso) E da quando è cambiato?

MARGOT: Dalla sera in cui ci salutammo. Uscita da casa tua tornai qui, e mi feci un bel pianto, poi mi addormentai… Quando mi svegliai vidi Tony fermo sulla porta, con le valigie e le sue racchette… Aveva deciso di abbandonare il tennis e di trovarsi un’occupazione…

MARK: Tutto a un tratto?

MARGOT: Tutto a un tratto. Inizialmente non gli credetti, ma diceva sul serio. Da allora è stato un marito esemplare.

MARK: Fu per questo che non mi scrivesti più?

Margot non risponde, distoglie lo sguardo da Mark

MARK: (insistente) Margot?

MARGOT: Ricordi le lettere che mi scrivevi? Dopo averle lette le bruciavo… Tutte meno una. Sai di quale parlo!

MARK: Si, credo di si. E che è accaduto?

Margot si alza dal divano.

MARGOT: Mi fu rubata. Io e Tony dovevamo passare un paio di giorni in campagna da alcuni amici. Mentre aspettavamo il treno, mi accorsi di non avere più la mia borsa… Dentro c’era la lettera.

MARK: …E dove è avvenuto?

MARGOT: (immediatamente) Alla stazione Vittoria! Pensai di averla lasciata al ristorante, ma mi sbagliavo.

MARK: (sospettoso) Non l’hai ritrovata?

MARGOT: Ritrovai la borsa un paio di settimane dopo, all’ufficio degli oggetti smarriti, ma la lettera non c’era. E pochi giorni più tardi ne ricevetti una anonima che mi diceva come potevo fare per riaverla.

MARK: (sempre più interessato) Uhm, …continua, avanti!

MARGOT: Mi si chiedeva di andare a ritirare alla banca 50 sterline in biglietti da 5 e poi di cambiarli tutti in biglietti da 1. Se mi fossi rivolta alla polizia o chiunque altro, la mia lettera l’avrebbe ricevuta mio marito.

MARK: L’hai ancora quel biglietto?

Margot si allontana dalla stanza e poco dopo rientra con due biglietti in mano. Mark impaziente prende il primo e lo esamina

MARK: Maiuscole ritagliate. Potrebbe farlo chiunque.

MARGOT: Due giorni dopo ricevetti quest’altro.

MARK: (esaminandolo) Tutti e due imbucati a Bristol. (Leggendo) “Fate un pacco del denaro e speditelo a 23 Newport Street - John King – Bristol, riavrete la lettera a stretto giro di posta…”

MARGOT: (Interrompendo) E’ un localetto che serve alla gente come fermo posta privato.

MARK: Hai spedito il denaro?

MARGOT: (Con vergogna)…Si…

MARK: (Incredulo) Margot…!

MARGOT: Ma la lettera non mi fu restituita, aspettai quindici giorni poi ci andai! Nnon avevano mai sentito nominare il signor King,… il pacco era ancora lì, …non era stato aperto…

MARK: E’ già qualcosa. Posso tenerli?

Mark si infila in tasca i biglietti senza aspettare risposta.

MARGOT: Se vuoi!

MARK: Non capisco perché non me ne avevi parlato?

MARGOT: Sarebbe stato inutile, mi avresti consigliato di chiamare la polizia o di confessare tutto a Tony, e trattandosi di 50 sterline ho pensato di pagare e di farla finita.

MARK: Margot, ho intenzione di dire tutto a Tony, stasera stessa.

MARGOT: (supplicante) No, ti prego, tu non capisci. Tony è cambiato. Ti prego.  

MARK: Avrei dovuto parlargli un anno fa, prima di partire. Stavamo in cucina e io stavo per dirti: chiamo Tony e diciamogli tutto! Allora avresti acconsentito.

Silenzio.

MARK: (seccato) Ah, che serata che ci aspetta, piena di frasi gentili e falsi sorrisi. Ma perché non bruciasti anche quella lettera?

Margot fa per andarsene, come per sfuggire alla domanda, Mark la blocca, si guardano, stanno per baciarsi, ma, sentendo arrivare qualcuno, i due si separano.

Entra Tony.

MARGOT: Finalmente! Pensavamo non venissi più!

TONY: Scusa cara (la bacia). Sono stato trattenuto a lavoro.

MARGOT: Ti presento Mark Halliday!

I due si stringono la mano.

MARK: Lieto!

TONY: Piacere. Mi scusi per il ritardo (si avvicina al bar). Lei è americano, vero? E’ la prima volta che viene in Inghilterra?

MARK: No, sono già venuto un anno fa in vacanza.

TONY: (si versa da bere) Ah già è vero! Margot me lo aveva detto. Lei scrive per la radio?

MARK: No, televisione, purtroppo.

MARGOT: Hai prenotato un tavolo?

TONY: Si, per le sette!

MARGOT: Allora mi vado a preparare.

Margot si avvia verso la sua camera.

TONY: Margot, c’è stato un piccolo cambiamento di programma.

MARGOT: (avvilita) Oh, non dirmi che non puoi venire!

TONY: Purtroppo è così. Il buon vecchio George parte domani e devo consegnargli una relazione.

MARGOT: Non puoi farla dopo, quando torniamo?

TONY: Non credo, mi ci vorrà del tempo.

MARGOT: Allora raggiungici dopo il teatro, ce ne andiamo in qualche posto!

TONY: Fammi una telefonata nell’intervallo, se avrò finito potrò venire.

MARGOT: Spero che verrai!

TONY: Cercherò.

Margot va nella sua stanza, ma prima di uscire

MARGOT: Torno subito, Mark. (esce)

TONY: (a Mark) Ecco i biglietti! ( li estrae dalla tasca )

MARK: Grazie!

TONY: ( sedendosi )  Lei mi giudicherà scortese!

MARK: Nooo, affatto! Mi dispiace molto che lei non possa venire ( quasi ironico).

TONY: Venga a cena una sera!

MARK: Oh grazie, …sicuramente.

TONY: A proposito, cosa fa domani sera?

MARK: Sabato? Niente.

TONY: Vuol venire con me, a un pranzo di scapoli?

MARK: ( divertito ) Scapoli?

TONY: Si, diamo un banchetto d’addio a dei campioni americani che hanno partecipato a tornei di tennis.

MARK: Ma io non gioco a tennis.

TONY: Ah, non importa, lei parlerà di New York.

Margot rientra col cappotto.

TONY: (a Margot) Sai, Mark verrà al banchetto domani sera!

MARGOT: ( contenta ) Ah, bene. Passa prima di qui a prendere un aperitivo.

TONY: E’ una buona idea.

MARK: Va bene.

Mark prende il suo cappotto. Tony apre la porta alla moglie, le sorride, la bacia.

TONY: Divertiti.

MARGOT: Senz’altro. A dopo.

MARK: Buona serata.

TONY: Altrettanto.

Margot e Mark escono e Tony chiude la porta dietro di loro, poi la riapre.

TONY: Ah, Mark? Col rimborso del mio biglietto, prendeteci un whisky!

MARK: (voce fuoricampo) E’ una buona idea. Grazie per il consiglio.

Tony chiude la porta, si guarda attorno pensieroso, poi va alla finestra, chiude le tende, si siede alla scrivania, accende la lampada, controlla un biglietto e compone un numero.

TONY: Salve, vorrei parlare con il capitano Lesgate… sono Fisher… Ah, salve, mi hanno detto che lei ha un’auto da vendere… si, l’ho vista in garage, quanto chiede?... 1100 sterline (dubbioso)… è la macchina che cercavo, ma il prezzo è un po’ salato… possiamo vederci?... Domani? Per me è impossibile domani… eh, no, non vado a Liverpool domenica… speravo, anzi… dica, non potrebbe venire lei da me stasera?... ma io ho preso una brutta storta… 61 A Charringhton Gardens… no, no Charringhton… a sinistra del metrò, sono pochi passi… la ringrazio infinitamente… a proposito! Viene con la macchina?... Beh, non importa!  L’ho vista bene, porti con sè il libretto di circolazione e tutti i documenti… probabilmente potremmo combinare stasera stessa se lei mi viene un po’ incontro con il prezzo… conto sull’aiuto di un paio di bicchierini… ah ah… a presto… (riaggancia)

Tony rimane un po’ a pensare poi si alza e tira fuori da una busta dei guanti che appoggia sul divano.

BUIO

Le luci si riaccendono su Tony che simula la camminata con un bastone da passeggio, sente arrivare qualcuno, si ricompone e va ad aprire la porta.

SWAN: Il signor Fisher?

TONY: Si! Il capitano Lesgate?

SWAN: Si.

TONY: Si accomodi.

SWAN: Grazie (si guarda attorno)

Tony chiude la porta

TONY: Mi dia l’impermeabile!

Swan si toglie l’impermeabile e lo porge a Tony

TONY: Le è stato difficile trovare la strada?

SWAN: No.

TONY: Beve qualcosa?

I due si guardano in faccia.

SWAN: Sa che mi sembra di averla già conosciuta.

TONY: E’ strano che dica questo, anch’io quando ho aperto la porta… Un momento… Lesgate?

Lei non è Lesgate!... Swan… Ciro Swan!... O Carlo?

SWAN: Carlo! Beh, lei ha più memoria di me… Fisher ( dubbioso )… non ricordo!

TONY: Non è stato a Cambridge?

SWAN: Si.

TONY: Sarà stato vent’anni fa, non può ricordarsi. Lei faceva l’ultimo anno.

SWAN: ( divertito ) Che strana coincidenza.

Si stringono la mano come due vecchi amici.

TONY: Dobbiamo festeggiarla! ( avviandosi verso il bar ) Stavo per offrirti un qualunque bicchierino di porto, ma… vediamo cosa c’è qui. ( mostra una bottiglia al suo ospite ) Che ne dici?

SWAN: Ottimo! ( riflettendo ) Tu come sai che la macchina è in vendita?

TONY: Me l’hanno detto in garage. ( prepara i drink )

SWAN: Strano, non mi sembra di averlo detto a qualcuno.

TONY: Mi ero fermato a fare benzina, ho detto che cercavo un’auto americana e mi hanno dato il tuo numero… E’ in vendita vero?

SWAN: Naturalmente!

Tony si avvicina a Swan con i bicchieri

TONY: Però non discuterò il prezzo, prima di aver bevuto almeno tre brandy ( gli porge il bicchiere )

SWAN: ( prendendo il bicchiere ) Ti avverto che non sono malleabile, nemmeno quando ho bevuto!

TONY: Neanche io. ( accenna ad un brindisi )

Si accomodano sul divano.

TONY: Ma dovremmo esserci rivisti dopo i tempi di Cambridge… vai alle gare di tennis? ( beve )

SWAN: Ci sono… Wendice… Tony Wendice… e… allora, che c’entra Fisher?

TONY: E allora che c’entra Lesgate?

Silenzio.

TONY: Fumi un sigaro?

SWAN: No, grazie. Se non ti dispiace, ho la mia pipa.

TONY: Fai pure. Noto che hai cambiato abitudini. Ricordo che all’università fumavi solo sigari di prezzo… Un momento, credo anche di avere una tua fotografia ( si alza e va vicino al muro dell’entrata ). Si, eccola qui (prende una foto dal muro). Un banchetto universitario ( gliela porge, Swan osserva ) Guarda qui che sigaro di imponenti dimensioni!

SWAN: E’ il primo e l’ultimo banchetto universitario al quale intervenni. Ero un po’ buffo.

TONY: Si è vero ( riposiziona la foto sul muro ) Mi ricordo di te per via del ballo universitario, eri il tesoriere, non è vero?

SWAN: Solo onorario… io organizzavo quei maledetti balli.

TONY: Parte dell’incasso dei biglietti fu rubato, ricordo bene?

SWAN: E’ vero! Quasi 100 sterline, le avevo lasciate nella cassetta nella mia stanza… e la mattina

dopo, erano svanite!

TONY: Le rubò l’inserviente, no?

SWAN: Infatti! Povero Alfredo, perdeva sempre alle corse. La cassetta fu ritrovata nel suo giardino.

TONY: Ma non il denaro.

SWAN: ( un po’ seccato ) Mpf… vent’anni fa!

Silenzio.

TONY: Che cosa fai ora?

SWAN: Mi occupo di immobili, non seguo più il tennis. Tu giochi ancora?

TONY: No, ho lasciato il tennis, o il tennis ha lasciato me. Uno deve pur guadagnarsi da vivere. Ma non mi lamento del mio periodo sportivo, ho fatto il giro del mondo tre volte.

SWAN: Di cosa ti occupi?

TONY: Di articoli sportivi. Non c’è da arricchirsi, ma ho molto tempo libero.

SWAN: ( si guarda attorno ) Vedo che hai un appartamento molto elegante ( continua a bere ).

TONY: Mia moglie è abbastanza ricca, altrimenti non potrei investire 1000 sterline nella tua macchina.

SWAN: 1100… La gente ricca non si rende conto della propria fortuna. Io devo accontentarmi di

vivere con ciò che guadagno.

TONY: Ci si può sempre sposare per interesse… Io l’ho fatto.

SWAN: E tua moglie, perché t’ha sposato?

TONY: Ero un campione di tennis!

SWAN: Ma hai rinunciato al tennis, eppure non ti ha lasciato.

TONY: Ma c’è mancato poco. Dopo il matrimonio giocai in vari campionati e Margot venne sempre con me. Non si divertiva molto e quando tornai a casa cercò di farmi abbandonare il tennis, per fare il marito. ( si alza ) Venimmo a un compromesso. Andai da solo in America per le gare e ritornai per il campionato nazionale. Mi accorsi subito che era accaduto qualcosa da quando ero andato via. Che mia moglie non era più innamorata di me. C’erano telefonate interrotte bruscamente quando entravo nella stanza, c’era una vecchia amica che andava a trovare di tantoin tanto. ( si siede accanto a  Swan ) Una volta litigammo. Io dovevo giocare in un torneo e come al solito lei non voleva. Ero di là, suonò il telefono, lei parlò concitatamente, dopo sembrò che desiderasse fortemente che partecipassi al torneo. Misi la mia roba in macchina e me ne andai. Lasciai l’auto poco lontano e tornai indietro. Dieci minuti dopo lei uscì di casa e prese un taxi. Io ne presi un altro.

La compagna di scuola abitava nel quartiere degli artisti, potevo vederli attraverso la finestra della cucina…. ( Swan sembra divertito ) Non parlavano molto, ma avevano un aria,… intima direi… E’ strano come si capisce quando due sono innamorati. Feci due passi. ( si alza ) Mi domandai che cosa sarebbe successo se mi avesse lasciato. Avrei dovuto trovarmi un modo per guadagnarmi da vivere. M’accorsi, a un tratto, quanto mi ero abituato a dipendere da lei. L’abitudine al lusso che avevo preso negli anni facili. E ora il tennis mi lasciava e così anche mia moglie. Non avevo mai avuto tanta paura. Mi fermai in un bar a bere un paio di brandy. Mentre ero lì ,seduto,  pensai a tante cose. A tre modi diversi per uccidere lui, poi pensai anche a uccidere lei. ( sorridendo ) E questa mi sembrava la soluzione migliore. Mentre riflettevo sul come metterla in atto, vidi qualcosa che mi fece cambiare idea. Non andai più al torneo. Quando rientrai, Margot sedeva dove sei tu adesso. Le dissi che avevo deciso di lasciare il tennis per dedicarmi a lei.

SWAN: E poi?

TONY: Poi tutto andò in modo  da non dovermi più preoccupare. Sembrava che quella sera

si fossero detti, teneramente, addio. L’amico era stato richiamato a New York.

SWAN: Ah, era americano?

TONY: ( secco ) Si. Arrivarono delle lettere, di solito il mercoledì, e le bruciò tutte. Meno una. Quella, la passava da una borsetta all’altra, per tenerla sempre con sé. Quella lettera diventò un’ossessione per me! Dovevo sapere cosa c’era scritto! E infine lo seppi. Fu una lettura molto interessante.

SWAN: Vuoi dire che l’hai rubata?

TONY: Si. Le scrissi anche due lettere anonime offrendo di rivendergliela.

SWAN: Perché?

TONY: Speravo di indurla a venirmi a parlare di lui, ma invano. ( Tony tira fuori la lettera contenuta in un porta documenti. La lettera cade a terra e Swan la raccoglie  ) E mi tenni la lettera.

SWAN: ( studiando la lettera incuriosito ) Perché racconti a me tutto questo?

TONY: Perché sei l’unico di cui possa fidarmi.

Si guardano un po’ negli occhi, Swan sembra non capire. Tony gli porge il porta documenti e Swan ci ripone la lettera. Tony  rimette il porta documenti in tasca.

TONY: Ad ogni modo fu utile. Devo averli spaventati a morte e le lettere cessarono. Poi vivemmo felici. E pensare che circa un anno fa ero seduto in quel piccolo bar a sorseggiare il mio brandy e a studiare come ucciderla. E l’avrei fatto! Se non avessi visto qualcosa che mi fece cambiare idea.

SWAN: ( mentre carica la pipa ) Ah si? Cosa vedesti?

TONY: Vidi te!

SWAN: ( si volta lentamente,  incredulo ) E che ho di speciale io?

TONY: Te lo spiego subito. Vedi, pochi giorni prima appresi, da vecchi compagni di università, che in guerra eri stato condannato ad un anno di prigione dalla Corte Marziale. Io lo ignoravo. Certo, all’università eravamo tutti convinti che l’amico Swan sarebbe finito in galera! ( con disappunto ) Quel denaro della cassetta…

SWAN: E questo, che c’entra?

TONY: Eh, amico mio! Tutti sapevamo che lo avevi preso tu. Altro che il povero Alfredo!

SWAN: ( stizzito, beve tutto d’un fiato il drink ) Beh, arrivederci Tony! ( si alza ) Molto interessanti le tue vicende matrimoniali. Immagino che non la vuoi più quella macchina, vero?

TONY: Non vuoi sapere perché ti ho fatto venire qui?

SWAN: ( arrivato ormai sulla porta, si volta ) Sentiamo, perché?

TONY: ( si alza e posa il bastone sul divano, Swan fissa il bastone  non capendo ) Fu quando ti vidi quella sera che decisi. A un tratto, tutto mi divenne chiaro.

Tony prende il  fazzoletto dal taschino e comincia a lustrare ogni cosa che, precedentemente, è stata toccata dai due ( foto, bottiglia, bicchieri…). Lo fa mentre parla e Swan lo segue con lo sguardo senza capire.

TONY: Qualche mese fa, avevamo fatto testamento, Margot ed io. Poche righe, lasciandoci reciprocamente eredi universali. Margot possiede circa novantamila sterline, per lo più in azioni, molto facilmente negoziabili, quindi pericoloso perché avrebbero sospettato me. Mi occorreva un alibi… e solido. E vidi te. ( Swan è sempre più sconcertato ) Mi domandavo spesso cosa avviene alla gente quando esce di prigione! Voglio dire: trova da lavorare? Gli amici gli danno una mano? E se non hanno amici? Mi incuriosii tanto che ti seguii, ti seguii fino a casa, quella sera. Mi passi il tuo bicchiere, per favore?

Swan obbedisce.

TONY: Grazie, grazie tante. ( prende il bicchiere  con il fazzoletto) Poi, ti ho sempre seguito.

SWAN: Perché?

TONY: Speravo di coglierti in fallo ed essere in grado di…

SWAN: … Ricattarmi?!

TONY:  Influenzarti. ( sorride ) Col tempo, conobbi le tue abitudini, e ciò rese le cose più facili.

SWAN: Un lavoro monotono.

TONY: Dal principio si, ma sai come accade? Si comincia per gioco e più si va avanti e più la cosa ti avvince. ( sorridendo ) Tu mi avevi avvinto. Tanto che a volte mi sembrava che mi appartenessi, quasi.

SWAN: ( ironico ) Uuh, un esperienza interessante!

TONY: Andavi alle corse dei cani, il lunedì e il giovedì. Cominciai a frequentarle anch’io, solo per esserti vicino. ( cammina fino alla scrivania e si appoggia ) Avevi cambiato il tuo nome in Adam!

SWAN: ( stizzito) Si, m’ero seccato di Swan, è un delitto?

TONY: Oh no, no! Non c’era niente di veramente illegale nella tua vita, cominciavo a scoraggiarmi. Ma un giorno, sei scomparso dal tuo alloggio. Chiamai la proprietaria e dissi “ Il signor Adam mi deve cinque sterline” Ma c’era ben altro. Adam doveva a lei due mesi d’affitto e cinquantacinque sterline a un suo coinquilino. Il signor Adam pareva una persona così apposto, questo è quello che le scottava di più.

Swan fa un cenno d’assenso e si riavvicina al bar, fa per prendere la bottiglia.

TONY: Senti, amico se devi bere ancora, ( si avvicina al divano e prende i guanti ) infilati questi!

Dov’eravamo? Ah, si, t’avevo perduto, ma ti ritrovai un giorno alle corse, ti seguii allora pazientemente fino al tuo nuovo alloggio ( riposa i guanti sul divano, Swan sembra aver rinunciato al bere) Là il Signor Adam era diventato il signor Wilson e il signor Wilson lasciò il suo nuovo asilo dovendo più di un anno d’affitto, ma più ricco grazie ad un breve incontro con… una certa… Wallace. Uscivi con lei il martedì e la domenica, era proprio innamorata cotta, vero? Forse lei credeva che ti facessi crescere quei graziosi baffetti per lei, povera signorina Wallace.

Tony si siede.

SWAN: Veramente una storia interessante, continua.

TONY: Luglio, agosto, settembre. Appartamento al 127 Carlyle Court, vi abita la signora Van Dorn. Il marito le ha lasciato due alberghi e uno stabile. Che bell’occasione per il capitano Lesgate! Il solo guaio è che le piace essere corteggiata, è una donna che costa piuttosto cara. Forse è per questo che stai cercando di vendere la sua automobile.

SWAN: ( indispettito ) La signora Van Dorn mi ha chiesto di venderla.

TONY: Lo so. L’ho chiamata poco prima che tu venissi qui, ma chiede solo 800 sterline.

Swan sorseggia il suo drink.

SWAN: Dov’è il più vicino commissariato?

TONY: Di fronte alla chiesa, a due passi da qui.

SWAN: Se io ci andassi?

TONY: Che racconteresti?

SWAN: Tutto!

TONY: Tutto? Tutto sul signor Adam o sul  signor Wilson?

SWAN: Dirò semplicemente che volevi ricattarmi perché io…

TONY: Perché tu?

SWAN: Uccida tua moglie!

TONY: ( divertito ) Perché non lo fai? Chissà quanto si divertirebbe, mia moglie, a questa idea.

SWAN: Non dimentichi un particolare?

TONY: Quale?

SWAN: Mi hai detto parecchie cose stasera.

TONY: E allora?

SWAN: Se andassi a raccontare che l’hai seguita al quartiere degli artisti e hai visto la scenetta in

quella cucina, mi presterebbero fede!

TONY: Oh, certamente! Però, penserebbero che sei tu che l’hai seguita?

SWAN: Io? E perché?

TONY: Perché le hai rubato la borsa e perché le hai scritto quelle lettere anonime. Puoi provare che non sei stato  tu e che sono stato io? Si tratta della tua parola contro la mia.

SWAN: E cosa gli diresti?

TONY: Direi semplicemente che sei venuto stasera a casa mia mezzo ubriaco e che volevi un prestito in nome della nostra vecchia amicizia. Quando ho rifiutato, mi hai parlato di una lettera di mia moglie e, da quanto ho potuto capire, volevi vendermela. Ti ho dato quanto avevo in tasca e tu me l’hai consegnata. ( tira fuori dalla giacca la lettera con molta cura ) Ci sono le tue impronte, ricordi? ( sorride, Swan è sbalordito ) Poi, hai detto che, se fossi andato alla polizia, avresti raccontato non so quale storia sulle mie intenzioni di uccidere mia moglie. Ma, prima di continuare, considera il rischio a cui ti esponi. ( Swan si siede mostrando molta attenzione alle parole di Tony ) Certo, verranno pubblicate le nostre foto, oh, per me, poco male, ma per te?... Le varie padrone di casa verrebbero a deporre sulla tua discutibile onorabilità. ( Swan è stupefatto ) Quando andavi con la signora Wallace, cercavi di non farti vedere, ma qualcuno ci sarà che ti avrà visto in qualche posto? ( Tony osserva le sue mani come per vedere se sono ben curate ) So che vi incontravate in locali appartati dove speravi di non essere riconosciuto, come quella saletta da tè in periferia.

SWAN: ( seccato ) L’aveva scelta lei, non io!

TONY: ( alzandosi ) Si, un locale squallido, non certo degno della signora Van Dorn… A proposito, la signora Van Dorn sa di Adam, di Wilson e della Wallace? Intendevi sposarla la signora Van Dorn, no?

SWAN: ( capendo la sua situazione ) Vuoi fare il furbo?

TONY: No! No, davvero! Ho solo avuto il tempo di riflettere, di mettermi al tuo posto, per questo so che accetterai. ( Tony si allontana )

SWAN: Perché sai che accetterò?

TONY: Per lo stesso motivo per cui un asino con una carota davanti e un bastone di dietro, va sempre avanti e mai indietro!

SWAN: ( riflette ) Parlami della carota!

TONY: Mille sterline in contanti.

SWAN: ( esterrefatto ) Per un omicidio?

TONY: Pochi minuti di lavoro, è tutto qui. Senza rischi, lo garantisco. Questo dovrebbe allettarti, ne hai corsi ultimamente.

SWAN: Non capisco cosa vuoi dire!

TONY: Eppure, è chiaro. C’era scritto su tutti i giornali. “Donna trovata morta morta per un’eccessiva dose di non so che. Sembra ne facesse uso da tempo, ma nessuno sa dove la trovasse”… Noi due lo sappiamo vero? ( sorride ) Povera signorina Wallace.

SWAN: ( si alza ) Queste mille sterline dove sono?

TONY: Dentro una valigia in un deposito bagagli.

SWAN: Dove?

TONY: Qui a Londra. Noi non dobbiamo incontrarci mai più. Appena esaurita la faccenda, ti spedirò lo scontrino e la chiave della valigia. ( apre un cassetto della scrivania prende un mazzetto di soldi )  Ecco cento d’anticipo. ( lo lancia sul divano vicino a Swan )

Swan fissa le banconote

SWAN: Bada che se uno di quei biglietti venisse fatto risalire a te, finiremmo tutti e due sulla forca.

TONY: Sta tranquillo, da un anno ho ritirato circa venti sterline in più la settimana, in biglietti da cinque, poi, senza fretta, li ho cambiati in biglietti da uno.

Swan si è avvicinato alla scrivania dove c’è Tony.

SWAN: Fammi vedere il tuo libretto di banca.

TONY: ( lo prende dalla scrivania ) Eccolo.

Swan fa per aprirlo

TONY: Non toccarlo! ( Tony apre il libretto e Swan legge )

SWAN: Fammi vedere quella prima! ( Tony sfoglia ) Mmm, è diminuito di oltre mille sterline quest’anno, se qualcuno ti chiedesse spiegazioni?

TONY: Vado spessissimo alle corse.

SWAN: Chiederanno al tuo allibratore.

TONY: ( seccato ) Io gioco sempre al totalizzatore. Soddisfatto?

SWAN: Quando dovrei agire?

TONY: Domani sera.

SWAN: ( sorpreso, alzando la voce ) Domani? Neanche per idea! ( Tony fa segno di abbassare la voce ) Ma devo pur riflettere!

TONY: Deve essere domani. E’ già tutto preparato.

SWAN: E dove?

TONY: All’incirca dove sei adesso!

Silenzio.

SWAN: Come?

TONY: Domani sera, Halliday, l’amico americano, ed io andiamo ad un banchetto, lei resterà a

casa, andrà a letto presto ed ascolterà la commedia alla radio, lo fa sempre quando esco.

Esattamente alle undici meno tre, entrerai dal portone, troverai la chiave di questa porta ( apre la porta e si intravede uno scorcio delle scale ) sotto la guida. ( la alza )

SWAN: Quinto gradino.

TONY: ( rientra e chiude la porta ) Esatto. ( va verso la finestra ) Vai alla finestra e ti nascondi dietro la tenda. Alle undici precise dirò che vado a telefonare al mio principale e, come se sbagliassi, chiamerò qui. Quando squillerà il telefono, vedrai la luce accendersi sotto la porta della stanza da letto, all’aprirsi della porta un fascio di luce attraverserà la stanza. Non ti muovere finché non avrà risposto al telefono, bada di non far rumore. Quando avrai finito, prendi il microfono e fischia piano, poi riattacca, non parlare per nessuna ragione, io non dirò nulla, quando udirò il fischio riaggancerò e farò un numero, quello giusto questa volta, parlerò con il mio principale come se niente fosse e tornerò al banchetto.

SWAN: E poi che si fa, continua.

TONY: Vedi questa valigia? ( indica una valigia sotto a un mobile, la prende ) Contiene vestiti da portare in lavanderia. ( si avvicina al camino con la borsa ) Aprila e butta i vestiti a terra. ( la  lancia ) Ci metterai quella scatola di sigarette e queste coppe. Richiudi senza far scattare le serrature, lascia la valigia lì come sta adesso.

SWAN: Come se fuggissi in fretta. 

TONY: Proprio così. Ora la finestra. Se è chiusa, aprila e lasciala aperta, poi esci dalla porta da cui sei entrato.

SWAN: ( non capendo e indicandola ) Da questa porta?

TONY: Si. E questa è la cosa più importante: quando esci rimetti la chiave dove l’hai presa.

SWAN: Sotto la guida?!

TONY: Si.

SWAN: Ma quali supposizioni faranno?

TONY: Crederanno che sei entrato dalla finestra, pensando che non ci fosse nessuno, hai preso la

valigia e ti sei messo al lavoro. Lei ha sentito il rumore e ha acceso la luce. Vedendola, tu ti sei nascosto dietro la tenda. Quando è entrata l’hai aggredita prima che potesse urlare e accorgendoti di averla uccisa, preso dal panico, sei fuggito dal giardino lasciando la refurtiva.

SWAN: Un momento! Si deve pensare che io sarei entrato dalla finestra… ma se fosse stata chiusa?

TONY: Non importa? Margot fa spesso un giretto in giardino prima di andare a letto e di solito dimentica di chiudere quando rientra. Io dirò così alla polizia.

SWAN: Ah, si! Ma lei potrebbe dire…

TONY: ( accigliato ) Lei non dirà niente… ( si gira verso Swan ) Non ti pare?    

SWAN: ( accorgendosi dell’errore ) Va bene. Lascio l’appartamento, rimetto la chiave sotto la guida ed esco dal portone. Se il portone è chiuso come faccio ad entrare?

TONY: Il portone è sempre aperto.

SWAN: A che ora tornerai?

TONY: A mezzanotte, porterò Halliday con me per un bicchierino, scopriremo insieme il delitto, e saremo stati sempre insieme da quando l’abbiamo lasciata. Questo è il mio alibi.

Swan da dietro la scrivania si sposta verso la porta, guarda Tony, poi apre la porta, dà un’occhiata e la richiude. Poi si gira con aria furba.

SWAN: Dimentichi qualcosa?

TONY: Quale?

SWAN: Quando tornerai a casa con… quel Halliday, come entrerai in casa?

TONY: Da quella porta.

SWAN: La tua chiave è sotto la guida, ti vedrà quando la prendi, basterà questo per tradirti.

TONY: Non ci sarà la mia chiave sotto la guida, ma quella di Margot. La prenderò dalla sua borsetta e la nasconderò prima di uscire. ( intanto con un fazzoletto pulisce la maniglia della porta ) Lei sta a casa e non se ne accorgerà. Quando tornerò con Halliday, userò la mia chiave ( pulisce la sedia) poi, mentre l’americano ispezionerà il giardino, riprenderò la chiave dal nascondiglio e la rimetterò nella borsa prima dell’arrivo della polizia.

SWAN: Quante chiavi di casa avete?

TONY: Solo la sua e la mia.

Improvvisamente squilla il telefono, i due si guardano, Tony si avvicina lentamente al telefono, risponde.

TONY: Qui Wendice!... Oh, ciao tesoro come va?... Mi dispiace di non essere lì con te…

Swan guarda Tony, si infila i guanti, spegne la luce e si avvia verso la camera da letto

TONY: … non credo ho appena cominciato… oh, tesoro scusami c’è qualcuno alla porta…

( sottovoce rivolto a Swan ) Ehi! Possono vederti dalla finestra! ( Swan torna indietro )

Scusa cara un falso allarme… perché non porti Mark da Jerry?!... Andateci a nome mio… Non so come sia l’orchestra, ma si mangia bene… A proposito! Maureen ha chiamato dopo che sei uscita, ci vuole a cena per mercoledì… Hai segnato qualcosa sull’agenda per mercoledì, ma non riesco a leggere… sembra… Al… Bendon… un altro dei tuo ammiratori?... Ah! Il concerto, è vero! ( Swan intanto sta ispezionando la casa ) Sono felice di non dover andare da Maureen, è una pessima cuoca… va bene… Buon divertimento! ( attacca il telefono )

Swan finisce di ispezionare. Mentre si sfila i guanti si ferma a guardare Tony, poi sposta l’attenzione sui soldi ancora sul divano, si avvicina e li afferra. Li controlla e, fissando Tony, li infila in tasca.

BUIO

Chiusura  sipario

FINE ATTO PRIMO

 

 

ATTO SECONDO

Nella stanza ci sono Mark e Margot seduti sul divano con di fronte il tavolino pieno di ritagli, Tony è davanti al piano bar a preparare i drink.

MARGOT: Non farlo troppo lungo quel Martini! ( cerca tra i ritagli ) Ma dov’è la foto del maraja?

TONY: Margot, quando finirai di attaccare quei ritagli?

MARGOT: Mi deciderò uno di questi giorni. ( prende una foto ) Ah eccolo qui! Questo è il maraja! Non è interessante? ( a Mark )

TONY: Uh! Quello ha cinque Rolls Royce e sei miliardi di diamanti, ma preferisce giocare a tennis!

MARGOT: Poveretto, è così miope che non vedeva la punta della racchetta e di conseguenza nemmeno la palla!

Tony serve Mark, che ringrazia.

MARK: Dovresti scrivere un libro di ricordi.

MARGOT: Oh, perché non vi ci mettete insieme? Un racconto poliziesco nell’ambiente del tennis.

TONY: Si! Che ne pensi Mark, puoi fornirmi il delitto perfetto?

MARK: Lo farei molto volentieri!

TONY: Come si scrive un romanzo poliziesco?

MARK: Beh, trascuri tutto e ti concentri sul delitto, tutto qui! Devi immaginare che devi rubare

qualcosa o uccidere qualcuno.

TONY: ( divertito ) Ah, è così che fai? Interessante.

MARK: Si, di solito mi metto nei panni del mio delinquente e mi domando che farei al suo posto!

MARGOT: Credi davvero al delitto perfetto?

MARK: Certo! Ma nei libri. Penso che sarei capace di idearne uno meglio di chiunque altro, ma

dubito che riuscirei a portarlo a termine.

TONY: ( molto divertito ) Ah, e perché no?

MARK: Nei romanzi, le cose vanno come l’autore vuole che vadano, ma nella vita no… mai!

Tony ride e beve.

MARK: Il mio delitto sarebbe come il mio bridge: farei qualche stupido errore e me ne accorgerei

dagli sguardi degli altri.

TONY: ( a Margot ) Finisci il tuo Martini!

MARGOT: ( a Mark ) Che cosa farai domani?

Margot e Mark si alzano.

MARK: Non ho niente da fare.

MARGOT: Perché non facciamo colazione a Windsor?

TONY: Buona idea! Vieni a prenderci, ma non troppo presto, potrei aver bisogno di smaltire una

sbornia!

MARK: Alle undici?

TONY: Bene.

MARGOT: Si potrebbe fare colazione alla Taverna del Re.

MARK: Dov’è? Proprio a Windsor?

MARGOT: No, poco prima.

TONY: Tesoro, t’ho prestato la mia chiave? Non riesco più a trovarla.

MARGOT: Non lo so! Forse sono tutte e due nella borsa, vado a vedere.

Margot va nell’altra stanza, Mark si mette il cappotto e Tony senza essere visto chiude le tende.

Margot torna.

MARGOT: No, c’è solo la mia! Sei sicurodi non averla in tasca?

TONY: Non ce l’ho! Prestami la tua!

MARGOT: Beh, questo mi contraria un po’!

TONY: Perché?

MARGOT: Potrei voler uscire!

TONY: ( sorpreso ) Stasera?

MARGOT: Si! Avevo pensato di andare al cinematografo.

TONY: Non ascolti alla radio la commedia del sabato?

MARGOT: Oh, no! E’ un giallo. Non mi piacciono i gialli quando sono sola.

TONY: Giusto! ( prende in mano i guanti )

MARGOT: Ad ogni modo sarò a casa prima di voi, e vi aprirò io.

TONY: Torneremo dopo mezzanotte, tu già ti sarai addormentata!

MARK: Perché non mettete la chiave sotto il solito zerbino?

TONY: Non serve! ( tira fuori la chiave dal guanto ) Eccola. Si era cacciata dentro un guanto.

MARGOT: Allora tutto è a  posto! ( si avvicina al tavolino e mette la chiave in borsa )

TONY: A quale cinema vai?

MARGOT: Qui al Classico credo.

TONY: Troverai posto? Di sabato sera?

MARGOT: Posso sempre provare.

TONY: ( contrariato ) Oh! Ma tesoro…

MARGOT: ( interrompendolo ) Non farmi stare a casa. Lo sai che mi annoio senza far niente!

TONY: Far niente? Ci sono cento cose che puoi fare! Hai scritto a Peggy per ringraziarla? E quei

famosi ritagli? Dovresti toglierti il pensiero.

MARGOT: Beh, questa mi piace! Voi andate a divertirvi e io devo rimanere in casa ad incollare

ritagli.

TONY: Vuol dire che non usciremo neanche noi!

MARGOT: Come sarebbe?

TONY: E’ evidente che non vuoi che esca stasera, così non uscirò, resterò qui con te! Che

facciamo? Una partita?

MARGOT: Oh, Tony! Ti prego!

TONY: ( si avvicina al telefono ) Sarà meglio avvertire l’hotel Glendon che non andiamo.

MARGOT: Oh, Tony dai, non facciamo i bambini! ( rassegnata ) E va bene… sistemerò i ritagli

sull’album! ( Tony posa il telefono )

TONY: Nessuno ti obbliga, se non ti va.

MARGOT: Ma si, mi va!

MARK: Vado a vedere se trovo un taxi. (esce)

MARGOT: Abbiamo della colla?

TONY: Dovrebbe essere nella scrivania. Hai le forbici?

MARGOT: Sono nel cesto da lavoro.

Tony raggiunge il cesto da lavoro vicino al camino, lo apre, prende le forbici e le porge alla moglie

che ringrazia.

TONY: ( si muove verso il tavolino dove c’è la borsa della moglie ) Prestami delle monete, mi servono per il taxi  (apre la borsa)

MARGOT: Lascia stare la mia borsa! ( si avvicina per prenderl, ma Tony la nasconde dietro di sé, comincia una specie di lotta, Margot tenta di togliergliela, ma non riesce. Mentre parla Tony apre la borsa e prende il borsellino). Dì a me quanto ti occorre?

TONY: ( continuando a nascondere la borsa dietro di sé ) Beh, vediamo quanto hai!

MARGOT: Ridammela! ( la giocosa lotta fa sembrare i due una coppia felice )

TONY: Tanto mi devi dieci scellini! ( apre il borsello e prende la chiave )

MARGOT: Perché?

TONY: Ho pagato io il pacco di Peggy, è una spesa che riguarda la casa.

MARGOT: E lascia, te li do io! E dammi la borsa! ( Margot afferra la borsa ) Quant’è che ti serve ( cercando )

TONY: Qui ho… ( contando le monete in mano ) tre, cinque… sette scellini, dovrebbero bastare per il taxi!

MARGOT: Prendi qualcos’altro! Quant’è la quota per il banchetto?

TONY: Già pagato, mancia compresa. Se avrò bisogno, chiederò aiuto a Mark.

Tony apre la porta con l’intenzione di mettere la chiave al suo posto, ma c’è Mark di fronte alle scale.

MARK: C’è il taxi.

Tony esita.

MARGOT: Tesoro! Cosa aspetti?

TONY: Oh, niente tesoro! Niente!

MARK: Buonanotte Margot. ( Tony e Mark stanno sulla porta )

MARGOT: Buonanotte Mark. A che ora tornerete? ( parlano sulla porta )

TONY: Verso mezzanotte! Verrò con Mark per un bicchierino, ti troveremo alzata?

MARGOT: Sarò nel mondo dei sogni e non vorrò essere disturbata.

TONY: Saremo silenziosi ( si avviano ) Buonanotte.

MARGOT: Buonanotte ( chiude la porta )

Margot cammina verso i ritagli sul tavolino, poco dopo si sente la voce di Tony fuori la porta.

TONY: Margot?

MARGOT: ( aprendo ) Si? ( parlano sulla porta )

TONY: E’ probabile che il vecchio Burgess ( si appoggia alle scale con una mano ) mi cerchi, dì che mi chiami al Glendon, può essere importante.

MARGOT: Dov’è il numero?

TONY: E’ nell’elenco.

MARGOT: Va bene.

Tony bacia Margot.

TONY: Addio cara! ( va via ) Andiamo Mark? ( voce fuoricampo )

Margot richiude la porta pensierosa.

BUIO   MUSICA

Il soggiorno è buio, tranne che per la luce che proviene fuori dalla finestra. A sinistra poco fuori dal palco è sistemata una cabina telefonica con una lampada spenta.

Dopo poco, la porta d’ingresso si apre. Entra Swan che richiude silenziosamente la porta dietro di sè, solo dopo aver rimesso la chiave sotto la guida. Si guarda attorno, va di fronte al camino, poi torna indietro verso la scrivania dove c’è il telefono. Si ferma a contemplare l’apparecchio, guarda l’ora poi si sistema con una calza in mano dietro le tende.

Passa un po’ di tempo e Swan si riaffaccia da dietro le tende, guarda in giro nella stanza, ricontrolla l’ora, guarda il telefono.

Voci fuoricampo

UOMO 1: Allora, come stavo dicendo, quest’uomo scende dalla macchina…

TONY: Scusate! Sapete dirmi l’ora esatta?

UOMO 2: Io faccio… le ore… undici e sette minuti!

MARK: Il mio fa le undici e due.

TONY: Beh, allora il mio s’è fermato! L’avrò caricato male!

UOMO 1: ( riprendendo il discorso ) … come stavo dicendo quest’uomo…

TONY: ( preoccupato ) Scusami devo chiamare il mio principale…

Intanto un uomo entra nella cabina, accende la luce, compone un numero e comincia a parlare.

Swan che intanto è rimasto dietro le tende, esce allo scoperto, va verso l’uscita, poi si ferma, si volta per guardare il telefono, si mette la calza in tasca.

Tony arriva alla cabina, che è occupata. Aspetta impaziente con le mani in tasca, ricontrolla l’ora. L’uomo finalmente esce, Tony entra, velocemente inserisce le monete e compone il numero. Swan è sulla soglia della porta e sta per uscire quando il telefono squilla.

Si volta verso il telefono, poi verso la stanza di Margot dove si accende la luce.

Swan velocemente ritorna dietro le tende, Margot esce dalla stanza con andamento assonnato, mentre il telefono continua a squillare. Margot alza la cornetta dando le spalle alla finestra.

MARGOT: Pronto?... Pronto?... Pronto?...

Swan esce da dietro le tende con la calza tesa

MARGOT: Pronto?... Pronto?... Pronto?...

Swan è a pochi centimetri dietro di lei e aspetta il momento adatto per colpire.

MARGOT: Pronto?... Pronto! ( non capendo guarda la cornetta, poi lentamente sta per riagganciarla )

Con un veloce gesto Swan le mette la calza al collo, la cornetta casca e pende dalla scrivania, comincia una lotta. Margot riesce a girarsi e a mettersi frontale all’assassino, che non sembra lasciarla, la butta sul  tavolino e cerca di finirla. Lei si dibatte con i piedi e preme con le sue mani il volto di Swan.

Tony intanto sta ascoltando tutto con attenzione, stupito dalla durata della lotta. Swan imprime tutta la sua forza e Margot cerca con la mano di afferrare qualcosa dietro di sè, poco dopo trova e afferra le forbici che conficca prontamente nella schiena di Swan. Questi molla la presa facendo cascare Margot a terra, e si alza con un’orrenda smorfia di dolore. Barcolla per alcuni istanti e subito dopo stramazza a terra. Tony è confuso. Margot ora è a terra, guarda Swan cadere, ma poi si volta per non vedere. Si aggrappa alla scrivania e lentamente si tira su e si mette in ginocchio, è allo stremo delle  forze, prende il microfono.

MARGOT: Chiamate la polizia, presto chiamate la polizia! ( in preda allo shock )

TONY: Margot?

MARGOT: Chi parla? ( in lacrime )

TONY: Tesoro sono io!

MARGOT: … Oh, Tony! Vieni subito!

TONY: Cos’è successo?

MARGOT: Vieni, fa presto!

TONY: Piccola, cerca di calmarti! Cosa c’è?

MARGOT: Un uomo m’ha aggredito! Voleva strangolarmi! ( comincia a piangere )

TONY: E’ fuggito?

MARGOT: No! E’ morto! ( si alza in piedi )

Silenzio.

MARGOT: Tony? Ci sei ancora?

TONY: Margot?

MARGOT: Si!

TONY: Stammi bene a sentire…

MARGOT: Si.

TONY: Non toccare niente, ti raggiungo subito.

MARGOT: No, no. ( delirante )

TONY: Non toccare niente, non parlare con nessuno, finché non vengo io.

MARGOT: No, non toccherò niente!

TONY: Prometti?

MARGOT: Si, prometto! Torna presto…

Margot scoppia in lacrime e riaggancia il telefono, lo fa anche Tony che torna al tavolo. Margot esce fuori dalla finestra, con in mano la calza che aveva intorno al collo, piange fortemente. Poco dopo rientra senza calza, toccandosi il collo, tossisce, guarda Swan disteso a terra supino, e torna nella sua stanza continuando a piangere.

Voci fuoricampo sovrapposta al pianto di Margot.

TONY: Si tratta di Margot. Deve sentirsi poco bene, io torno a casa per vedere cosa succede.

MARK: Oh! Ma vengo anch’io.

TONY: No, no! Non c’è né bisogno.

BUIO  MUSICA

Tony apre la porta di casa, Margot gli corre incontro scioccata.

MARGOT: Tony! Oh, Tony!

I due si abbracciano.

TONY: Sono qui tesoro, sta calma! Cos’è accaduto?

MARGOT: M’ha messo qualcosa attorno alla gola, sembrava una calza. Stavo rispondendo al telefono e lui è sbucato da dietro le tende…

Mentre sono abbracciati, Tony, con le mani dietro le spalle di Margot, stringe in mano e poi mette in tasca la chiave.

MARGOT: … E ha cercato di strangolarmi, stavo per svenire, quando mi sono trovata le forbici in mano…

Intanto Tony, mentre accarezza le spalle di Margot, guarda prima la borsa poi il cadavere di Swan a terra.

MARGOT: … A un tratto m’ha lasciato ed è caduto in terra. ( piange )

Tony si scosta da Margot e va verso Swan fissandolo negli occhi, si china su di lui, lo solleva per vedere la ferita sulla schiena, poi si guarda attorno, gli mette le mani in tasca, anche in quelle interne.

TONY: Non c’è quasi sangue.

Margot sta controllando nella sua borsa.

TONY: Quand’è caduto deve… ( si volta verso Margot )… che cosa fai? ( preoccupato )

MARGOT: Sto cercando la mia… ah eccola qui… la mia aspirina ( si tocca la tempia ) Mi duole talmente la testa!

Margot va nella sua stanza. Tony continua a cercare nelle tasche di Swan, trova la chiave. La lancia in aria e la riprende, la bacia, la mette velocemente nella borsetta di Margot, che torna in quell’istante.

MARGOT: Che c’è?

TONY: ( indicando Swan ) Bisogna coprirlo.

Tony va in camera e prende una coperta che stende su Swan.

MARGOT: ( infreddolita ) Chiudi la finestra!

TONY: No, non tocchiamo niente finché non arriva la polizia.

Tony si avvicina alla finestra

TONY: Sarà entrato da qua! Chissà cosa cercava? Quelle coppe forse?

MARGOT: Quando verrà la polizia?

TONY: ( preoccupato ) Hai già chiamato?

MARGOT: No, m’avevi detto di non fare niente, ma non è meglio chiamarla subito?

TONY: Si.

Tony prende il telefono e compone il numero.

MARGOT: Dov’è Mark?

TONY: Gli ho detto di andare direttamente a casa!... (  parlando al telefono) Signorina, mi dia il

commissariato di Maida Vale…

MARGOT: Gli hai detto?

TONY: Non sapevo cosa fosse accaduto, gli ho detto che non ti sentivi bene…

POLIZIOTTO: ( voce fuoricampo ) Commissariato di polizia!

TONY: Ah… polizia? C’è stato un orribile accidente.

POLIZIOTTO: Mi dica.

TONY: Un uomo è stato ucciso!

POLIZIOTTO: Il suo nome per favore?

TONY: Wendice.

POLIZIOTTO: Finisce con due “s”?

TONY: No! Con I – C – E!

POLIZIOTTO: … C – E! L’indirizzo?

TONY: 61 A Charringhton Gardens, piano terra.

POLIZIOTTO: Un accidente?

TONY: Non lo so.

POLIZIOTTO: Come sarebbe non lo sa? Crede si tratti di assassinio?

TONY: Beh! Non lo so.

POLIZIOTTO: Ha idea di chi può essere stato?

TONY: ( alzando lo sguardo lentamente verso la moglie ) Spiegherò quando verrete. Tra quanto

sarete qui?

POLIZIOTTO: Due minuti.

TONY: Due minuti!

POLIZIOTTO: Non toccate niente mi raccomando!

TONY: No, stia tranquillo. Vi aspetto.

Tony attacca il telefono.

MARGOT: Vado a vestirmi.

TONY: Perché?

MARGOT: Vorranno parlare con me!

TONY: Non devono vederti ( prende le mani di Margot )

MARGOT: Ma vorrano farmi delle domande.

TONY: Aspetteranno domani! Per stasera rispondo io.

Margot fa per andare via, poi si volta.

MARGOT: Tony?

TONY: Si?

MARGOT: Perché mi telefonavi?

TONY: ( preso alla sprovvista ) Che? Scusami tesoro ti spiegherò più tardi… Pensavo a una cosa: hai detto che ha usato una calza?

MARGOT: Mi è sembrata una calza, o una sciarpa! Non è lì?

TONY: No! Ma la ritroveranno! Ora va a letto.

La accompagna, la bacia e chiude la porta. Si guarda attorno come per cercare qualcosa poi esce dalla finestra e poco dopo rientra con una calza in mano; si ferma a riflettere, si avvicina al camino, dalla mensola prende una boccetta di profumo, la versa sopra la calza e la getta nel fuoco. Guarda la calza bruciare poi, dal cesto da lavoro, tira fuori altre calze. Una la porta fuori in giardino e l’altra la infila sotto una cartellina sulla scrivania. Si avvicina a Swan, lo scopre, tira fuori la lettera dalla propria giacca e con molta cura, aiutandosi con un fazzoletto, la sistema nella tasca interna del cadavere e lo ricopre. Controlla il fuoco nel camino. Poi si siede sulla poltrona, accavalla le gambe e si accende una sigaretta.

BUIO  MUSICA

La luce si riaccende e ora nel soggiorno ci sono sei poliziotti, intenti a indagare, uno scatta delle foto, un altro sta misurando, altri controllano le scarpe del cadavere e due escono fuori in giardino. Dalla porta esce Tony con un vassoio.

TONY: Una tazza di tè?

Posa il vassoio sulla scrivania, di modo che la cartellina si sposti lasciando intravedere la calza. Poi va verso la camera da letto con una tazza di tè.

POLIZIOTTO: Sergente?

SERGENTE: Eh?

POLIZIOTTO: Guardi… l’altra calza è qui!

Si chiude il sipario.

FINE ATTO SECONDO

ATTO TERZO

Il sipario si riapre, e c’è Tony che è alla finestra, poi si gira controlla sotto la cartellina, si avvicina al camino, guarda la boccetta di profumo, la prende in mano. Entra Margot.


TONY: Guarda… è finito! Ricordami di comprarlo. Siamo sempre senza quando occorre. Ah! Senti, prima che mi dimentichi, il sergente voleva sapere perché non hai chiamato subito la polizia?

MARGOT: Ma… se stavo parlando con te…

TONY: Lo so, ma…

MARGOT: Mi dicesti di non parlare con nessuno finché non fossi arrivato tu!

TONY: Lo so, ma io gli ho dato una versione un po’ diversa.

MARGOT: Perché?

TONY: Ho detto che non hai chiamato la polizia perché pensavi che l’avrei chiamata io

dall’albergo.

MARGOT: Perché gli hai detto questo?

TONY: Perché è una spiegazione perfettamente logica e mi hanno creduto… Se pensassero che

abbiamo indugiato a chiamarli, si insospettirebbero e comincerebbero a fare un mucchio di domande.

MARGOT: E vuoi che dica la stessa cosa?

TONY: Direi di si cara! Se te lo dovessero chiedere.

Suona il campanello.

TONY: Oh, sarà Mark! Vuoi aprire tu?

Margot va ad aprire la porta e Tony va in camera. Margot apre e alla porta c’è l’ispettore

ISPETTORE: ( levandosi il cappello ) Buongiorno signora.

MARGOT: Oh, buongiorno!

ISPETTORE: La signora Wendice?

MARGOT: Si.

ISPETTORE: Sono l’ispettore di polizia, posso entrare?

MARGOT: Ma certo! ( chiude la porta )

L’ispettore entra e si guarda attorno

MARGOT: Mi scusi, vado a chiamare mio marito.

ISP.: Ah, grazie!

Margot esce, l’ispettore si guarda attorno, posa il suo cappotto su una sedia e il suo cappello sul

portaombrelli, guarda a terra dove c’era il cadavere, poi si avvia verso il telefono, lo guarda e ci poggia la mano sopra, entra Tony.

TONY: Buongiorno!

ISP.: Buongiorno, sono l’ispettore Hubbard, capo della sezione criminale di questa zona. ( dicendo

ciò si va a posizionare di fronte a Tony, entra Margot e si ferma )

TONY: Ho dato al suo collega le informazioni necessarie.

ISP.: Si, ho letto il rapporto, certo. Ma ci sono… ci sono cose però che vorrei sapere direttamente

( tira fuori un blocchetto con una matita ) Il sergente l’ha vista appena per pochi minuti. Vero signora?

MARGOT: Si… io…

TONY: Mia moglie ha avuto una violenta scossa.

ISP.: Si, è stata un’ esperienza molto sgradevole… Vi dispiace se do un’ occhiata?

TONY: Faccia pure. La stanza da letto e il bagno sono da questa parte.

Tony e l’ispettore si avviano verso le stanze, Margot rimane in soggiorno.

ISP.: ( voce fuoricampo ) Dal bagno non è entrato di certo.

Tornano in soggiorno vanno verso la cucina.

TONY: La cucina ha le sbarre alla finestra.

L’ispettore apre e da un’occhiata, poi richiude.

TONY: ( andando alla finestra ) Deve essere entrato da qui!

ISP.: Mi dicono che lei non era in casa, ieri sera.

TONY: No, partecipavo ad un banchetto all’hotel Glendon e per una strana coincidenza stavo

telefonando a mia moglie, quando l’hanno aggredita.

ISP.: Me l’hanno detto. Ricorda esattamente che ora fosse?

TONY: No, esattamente, no! Perché il mio orologio s’era fermato!

L’ispettore si gira verso Margot e le si avvicina

ISP.: Ha idea di che ora fosse?

MARGOT: No, non saprei.

TONY: Vuole accomodarsi, ispettore?

ISP.: Grazie! ( si siede di fronte a Margot )

MARGOT: Avete scoperto chi era?

ISP.: ( soprappensiero e leggendo dal blocco ) Uhm? Ah si, abbiamo saputo dove abitava. Ma non è ancora chiaro quale fosse il suo vero nome.

MARGOT: Come?

ISP.: Sembra ne avesse parecchi.

Tony dalla finestra si sposta  e si avvicina ai due incuriosito dalla conversazione.

ISP.: L’aveva mai visto prima?

MARGOT: Ma no, naturalmente!

L’ispettore mostra una foto a Margot

 

MARGOT: ( guarda la foto ) E’ questo?

ISP.: Si, non lo riconosce?

MARGOT: ( continuando a guardare le foto ) No, non l’ho mai veduto.

ISP.: Non ha visto neanche per un attimo la sua faccia?

MARGOT: No, mi ha aggredita all’improvviso, ed era buio, perciò non ho avuto modo di vederlo.

ISP.: Si, ma prima che io le mostrassi questa, lei ha detto di non averlo mai visto, come può asserirlo se non lo ha guardato in viso stanotte?

MARGOT: Io non la capisco.

TONY: Ispettore, mia moglie vuol dire che per quanto ne sa, lei non lo aveva mai visto prima.

ISP.: E’ questo che intendeva?

MARGOT: Si!

Tony siede accanto a Margot.

ISP.: E lei signor Wendice, l’aveva mai veduto ( porge la foto )

TONY: ( guardando la foto ) No.

L’ispettore ne porge un'altra.

TONY: No!… Però…

ISP.: Cosa?

TONY: Somiglia a un mio compagno di università, ma i baffi cambiano la fisionomia.

ISP.: E come si chiamava?

TONY: Ah, non lo ricordo, saranno venti anni che ho preso la laurea…

ISP.: ( leggendo ) Era… Lesgate?

TONY: No!

ISP.: Wilson?

TONY: ( guarda la foto ) No!

ISP.: Swan?

TONY: No… un momento! Swan? Swan, si è lui.

Tony si alza e prende la foto dal muro, la porge all’ispettore.

TONY: E’ una vecchia fotografia, andavamo alla stessa università. Eccolo qua! Vede? E’

incredibile.

ISP.: Lo conosceva bene?

TONY: No. Non frequentavamo lo stesso corso.

ISP.: L’ha più incontrato da allora?

TONY: No! Però… ora che ci penso, l’ho visto recentemente, ma di sfuggita.

ISP.: Ah, e quand’è stato?

TONY: Circa sei mesi fa, a una stazione, Vittoria mi sembra! Rammento che notai che non era

cambiato.

ISP.: Portava i baffi?

TONY: No.

L’ispettore scrive.

ISP.: Signora Wendice vuol mostrarmi esattamente come è avvenuto il fatto?

Margot abbraccia Tony.

MARGOT: E’ proprio necessario, Tony?

TONY: (prendendole la mano) Temo di si, tesoro.

Margot si alza cerca di ricordare, anche l’ispettore si alza.

MARGOT: Ero a letto, quando squillò il telefono. Mi alzai e venni di qua.

ISP.: Accese questa luce?

MARGOT: No.

ISP.: Mi mostri dove stava precisamente.

Margot va verso il telefono e si mette in posizione.

MARGOT: Stavo qui e presi il microfono.

ISP.: Aspetti un momento! E’ sicura che voltava le spalle alla finestra?

MARGOT: Si!

ISP.: Perché?

MARGOT: Che c’è di strano?

ISP.: No, dico perché girare intorno all’angolo. (va verso il telefono) Io per esempio avrei risposto

da qua! (Mette la mano sul microfono).

MARGOT: Parlo sempre al telefono da qui!

ISP.: Ma perché?

MARGOT: Perché… se devo prendere un appunto posso tenere il microfono con la sinistra.

ISP.: (sorpreso) Si, è vero. Mi scusi, continui.

MARGOT: Presi il ricevitore… doveva essere nascosto dietro la tenda… e m’aggredì, sentii

qualcosa attorno al collo…

ISP.: Mi perdoni, che intende per qualcosa?

MARGOT: Credo che fosse una calza…

ISP.: Capisco! E cosa accadde poi?

Tony si avvicina.

MARGOT: Mi spinse sulla scrivania, ricordo distintamente di aver cercato le forbici…

ISP.: E dove stanno quelle forbici di solito?

MARGOT: In quel cesto da lavoro, avevo dimenticato di riporle.

ISP.: Ora… perché pensa che fosse nascosto dietro la tenda?

MARGOT: Perché dove potrebbe essersi nascosto?

ISP.: Le tende erano tirate, immagino!

MARGOT: Si.

ISP.: Le aveva chiuse lei?

TONY: No ispettore, le avevo chiuse io, prima di uscire.

ISP.: E aveva chiuso anche la finestra?

TONY: Si.

ISP.: Ne è proprio sicuro?

TONY: Oh, sicurissimo! Chiudo sempre quando tiro le tende.

ISP.: E come crede che possa essere entrato?

TONY: Forzando la finestra.

ISP.: Impossibile! Non ci sono tracce di scasso, la finestra è stata ritrovata intatta … Signora

Wendice… perché non ha chiamato immediatamente la polizia dopo il fatto?

Silenzio.

MARGOT: Stavo cercando di chiamare la polizia, ma trovai mio marito in linea. Credetti

naturalmente che avrebbe chiamato lui dall’albergo, prima di venire.

ISP.: E non ha pensato a chiamare un dottore?

MARGOT: No.

ISP.: E perché mai?

MARGOT: (non capendo) Era morto!

ISP.: Come lo sapeva lei?

MARGOT: Ma… era evidente!

ISP.: Gli ha sentito il polso?

MARGOT: No, che cosa dice! Chiunque avrebbe capito che era morto, bastava vedere quegli occhi

spalancati…

ISP.: Ah, e allora lei lo vide in faccia!

MARGOT: (sottopressione) Io vidi gli occhi… non rammento il suo viso!

TONY: Ispettore, è evidente che mia moglie non ha mai visto quell’ uomo e… se non è entrato dalla finestra, come è entrato?

L’ispettore va verso la porta.

ISP.: A dire la verità siamo sicuri che è entrato (apre la porta) da questa porta!

MARGOT: Ma se era chiusa?

TONY: Margot? Hai aperto a qualcuno dopo che siamo usciti?

MARGOT: No.

ISP.: Quante chiavi avete per quella porta?

MARGOT: Solo due. La mia era nella borsa e tu… avevi la tua.

TONY: Si è vero.

ISP.: La donna non ha una chiave?

MARGOT: No.

ISP.: Avete una donna  a mezzo servizio?

MARGOT: Si, ma non ha la chiave. Sono sempre in casa quando viene.

TONY: Da cosa arguite che sia entrato da qui?

ISP.: (con tono da esperto) Dalle scarpe!

TONY: Dalle scarpe?

ISP.: Già! Ieri sera ha piovuto parecchio e se fosse entrato dal giardino avrebbe lasciato fango sul

pavimento. Questo però non è accaduto perché si è pulito le scarpe sullo zerbino che è davanti alla porta!

TONY: Come fa a dirlo?

ISP.: E’ uno zerbino nuovo e qualche fibra gli è rimasta attaccata ai tacchi.

TONY: Oh, non dirà…

ISP.: C’era anche una macchia di catrame sullo zerbino, ne abbiamo trovato traccia sulle suole…

Non c’è nessun dubbio su questo.

TONY: ( a Margot ) Aspetta! Adesso ci sono. Ricordi quando ti mancò la borsa?

MARGOT: Si.

L’ispettore si volta verso loro per ascoltare bene.

TONY: Non c’era dentro anche la chiave?

MARGOT: Si, ma c’era ancora quando la riebbi.

ISP.: (dalla finestra si sposta verso la coppia) Un momento! Vorrei sapere di che si tratta. Quale

borsa?

TONY: Una borsetta che mia moglie perse nel ristorante della stazione.

MARGOT: Ma la ritrovai all’ufficio degli oggetti smarriti, due settimane dopo.

ISP.: Fu restituito tutto?

MARGOT: Mancava il denaro.

ISP.: Nient’altro?

MARGOT: No.

ISP.: Cioè né documenti o lettere?

MARGOT: No.

ISP.: Ne è proprio certa signora?

MARGOT: Si.

ISP.: E la chiave era nella borsa quando la smarrì?

MARGOT: Si, c’era ancora  quando la riebbi.

TONY: Chi ha  rubato il denaro, può aver fatto un doppione della chiave.

ISP.: Dov’è stata ritrovata la borsa?

MARGOT: Alla stazione Vittoria.

ISP.: Non è lì che lei ha detto di aver veduto quel tale?

TONY: ( a Margot ) Quando sparì la borsa? Non fu quella volta che andammo da Peggy Si fu li che lo vidi! Al ristorante alla stazione (si siede).

ISP.: Ed è al ristorante che lei lasciò la borsa.

TONY: Si, infatti e non ti indicai un antico compagno di scuola?

MARGOT: Non ricordo.

ISP.: Prima di andare avanti vorrei sapere… come ha fatto ad entrare dal portone?

TONY: Non lo chiudono mai.

ISP.: Dunque secondo lei il ladro si fece fare una copia delle chiavi e la usò per aprire la porta di

casa… ( pensa e poi con espressione soddisfatta ) Ma non è cosi!

TONY: Perché?

ISP.: Perché in tal caso avremmo dovuto trovargliela addosso, ma nessuna chiave fu ritrovata

quando gli perquisimmo le tasche.

TONY: (maligno) Allora siamo ancora al punto di partenza?

ISP.: (mentre scrive) No, … non proprio!

TONY: Allora come ha fatto ad entrare?

ISP.: E’ meglio fare un rapporto esatto. Vorrei che veniste a deporre ufficialmente prima dell’inchiesta. (si avvia verso la porta) Il commissariato è poco distante e potreste venire subito, se non vi dispiace.

Suona il campanello, l’ispettore apre. E’ Mark.

MARK: Ciao, Tony! (va verso Margot senza vedere l’ispettore) Margot…

TONY: Oh, Mark! (si stringono la mano) L’ispettore Hubbard! Il signor Halliday… era con me ieri sera!

MARK: Molto piacere.

ISP.: Signor Halliday, lei che era con il signor Wendice ieri sera, forse può aiutarci! Si ricorda a che ora il suo amico è andato a telefonare?

MARK: Oh si, si! Erano le undici e due minuti?

ISP.: Come mai lo ricorda così bene?

MARK: Beh! Il suo orologio era fermo e noi gli dicemmo l’ora.

ISP.: La ringrazio. Vede, fu proprio quando la signora venne a rispondere al telefono che fu aggredita.

MARK: Chiamasti Margot o il tuo principale?

MARGOT: Tony questo volevo domandarti (gli prende le mani) perché mi telefonasti ieri sera?

ISP.: (con disappunto) Oh, un momento! Un momento, per favore, sennò io perdo il filo! Dunque; alle undici e due lei lasciò la tavola per andare a telefonare?

TONY: Si, andai al telefono dell’ingresso.

ISP.: E quanto tempo parlò con il suo principale prima di chiamare sua moglie?

TONY: Sta di fatto che non ci parlai. Non riuscivo a ricordare il suo numero di campagna e chiamai Margot perché lo cercasse sulla mia agenda.

MARGOT: E tu mi hai fatto alzare solo per avere quel numero?

TONY: Per forza, cara! Vedi, il mio principale stava partendo per Bruxelles e io dovevo ricordargli una cosa. Era molto importante.

ISP.: Non c’era un elenco telefonico?

TONY: Si, ma non ci avevo trovato il numero di campagna.

ISP.: ( pensando ) E poi non gli ha più telefonato?

TONY: Oh, no! Ovviamente, quando udii cos’era successo, mi passò di mente.

ISP.: Capisco! Senta, signor Halliday, i signori Wendice vengono al commissariato con me per deporre, vuol essere cosi gentile da darmi il suo indirizzo, potrei aver bisogno di lei!

MARK: Certamente!

MARGOT: Vado a prendere il cappotto. (esce)

MARK: Abito all’hotel Carmax.

ISP.: Scriva qui per favore, ci metta anche il numero di telefono (gli da il blocco e la matita).

MARK: ( lo prende ) Subito.

Mark comincia a scrivere, osservato dall’ispettore e,  più in là, anche da Tony.

ISP.: E’già stato in Inghilterra?

MARK: Si, si. Oltre un anno fa. (finisce di scrivere) Ecco ispettore!

ISP.: Grazie. (riprende matita e blocco) Signor Wendice, c’è una gran folla davanti al portone, è meglio uscire dal giardino, C’è un cancello lì in fondo?

TONY: Si.

ISP.: Ho paura che il cancello sia chiuso, vuole dargli un’occhiata?

TONY: Certo. (esce dalla finestra)

Ora Mark e l’ispettore sono soli, l’ispettore si gira verso Mark.

ISP.: Sa di lei e della moglie, il signor Wendice?

MARK: Come ha detto?

ISP.: Lei scrisse una lettera alla signora da New York, questa lettera è stata trovata in tasca al cadavere. Non ne ho parlato perché ignoravo se il signor Wendice ne fosse a conoscenza. Sa come sia finita lì?

MARK: No.


Entra Margot.

MARGOT: Dove è Tony?

MARK: E’ andato un momento in giardino.

ISP.: Signora Wendice, quando lei ha smarrito la borsa, non ha perduto anche una lettera?

MARGOT: No.

MARK: Margot… è stata trovata nella tasca di quell’uomo!

ISP.: Dunque l’aveva persa, no?

MARGOT: Si, l’ho persa.

ISP.: (irritato) Gliel’avevo già chiesto prima!


MARGOT: Si, lo so. Ma vede, mio marito non ne sa nulla.

ISP.: Quel uomo la ricattava non è cosi?

MARK: E’ inutile! Tony verrà a saperlo, devi dire la verità.

MARGOT: No!

MARK: Ispettore, dopo che la signora perse la lettera, ricevette questi due messaggi. ( li tira fuori dalla tasca e li mostra )

ISP.: Ottobre scorso…

Tony si affaccia dalla finestra non visto

ISP.: ( a Margot )Ma quante volte ha visto quell’uomo?

MARGOT: (alzando la voce) Non l’ho mai visto.

ISP.: Signor Halliday, vorrei che venisse con noi!

MARK: Si, certo.

ISP.: Signora… quando farà la sua deposizione saranno presenti altri funzionari. L’avverto finora che qualsiasi cosa dirà sarà messa a verbale e potrà essere usata contro di lei. Dimenticheremo quanto mi ha detto finora. Ma ci dica esattamente quello che sa su quell’uomo e tutto quello che è accaduto la notte scorsa, altrimenti potrebbe trovarsi in una situazione molto pericolosa.

MARK: Ci dica esattamente che cosa intende .

ISP.: Lo farò. Ora lei ammette di aver ucciso quell’uomo, dice di averlo fatto per legittima difesa. Disgraziatamente non ci sono testimoni e abbiamo solo la sua parola.

Tony avanza da dietro la finestra

TONY: Ma io ho sentito, ispettore, ero al telefono.

ISP.: Precisi quello che ha sentito.

TONY: Ho sentito… come delle grida soffocate.

ISP.: Ha sentito nulla che potrebbe far pensare a una lotta?

TONY: Quel che ho sentito ispettore… corrisponde a quanto mi ha detto mia moglie.

ISP.: Insomma, tutto quello che lei sa è quanto le ha detto sua moglie. Esatto? Lei signora sostiene che quell’ uomo sarebbe venuto qui per rubare, ma non ci sono prove in tal senso. Abbiamo prove invece che la ricattava.

TONY: Ricattava?

ISP.: Lei dice che è entrato dalla finestra. Noi abbiamo la certezza che, invece, è entrato da quella porta.

MARGOT: (esasperata) Ma non può essere entrato di là, la porta era chiusa! E ci sono solo due chiavi. Mio marito ha la sua e la mia era nella borsa. Guardi! (la mostra)

ISP.: Può avergli aperto lei!

TONY: (alterato) Vorrebbe dire che è stata mia moglie a farlo entrare?

ISP.: Questa sembra l’unica spiegazione plausibile.

MARGOT: (sempre più esasperata) Ma non crede nemmeno che sono stata aggredita? Ma come pensa che mi siano venuti questi segni?

ISP.: (glaciale) Potrebbe anche esserseli prodotti da sè! Una calza di seta è stata trovata in giardino, erano stati fatti due nodi. Questo le dice nulla?

MARGOT: Immagino  sia la calza che ha usato?

ISP.: Abbiamo trovato l’altra calza nascosta sotto questa cartella. Può spiegare perché l’aggressore l’avrebbe messa li?

MARGOT: No!

ISP.: (incalzante) Le calze sono sue, si o no?

MARGOT: No!

ISP.: Noi sappiamo che sono sue! Su una abbiamo trovato un filo di colore leggermente diverso. C’era un gomitolo di quel filo nel suo cesto da lavoro!

Margot cerca nel cesto

MARGOT: Tony, c’era un paio di calze qui dentro!

TONY: Anche la prova più evidente può essere stata architettata!

Tony va verso il telefono.

MARGOT: Finora c’è stata tanta gente qui. Qualcuno avrà potuto mettere quelle calze dove voleva.

Margot segue Tony

TONY: ( alzando il telefono ) E magari strofinato quelle scarpe sullo zerbino ( compone un numero) )… Ah, pronto Roger? Fortuna che ti trovo. Parla Wendice, senti c’è stato un ladro qui ieri sera e c’è la polizia… eh… non ridere, è stato ucciso e sostengono che sia stata Margot…

ISP.: (indispettito) Non direi questo se fossi in lei!

TONY: … E’ ridicolo, non ti pare? …Ora, Roger potresti venire subito al commissariato. Grazie! (attacca il telefono e poi rivolto alla moglie) Sta tranquilla amore, verrà.

ISP.: (prendendo il cappotto) Signor Wendice, io le consiglierei di…

TONY: (irritato) Il nostro avvocato ci darà i consigli necessari!

L’ispettore, Margot e Mark si avviano ad uscire dal giardino.

MARK: Margot… la tua borsa! (gliela porge, Mark e Margot escono, Tony si ferma)

L’ispettore è fermo sulla porta.

ISP.: E lei non viene?

TONY: …Naturalmente!

ISP.: (uscendo) Ecco, si, insomma… volevo ben dire…!

Tony guarda a terra, vede il tappeto fuori posto e lo rimette bene, si sistema i polsini e poi esce.

BUIO       LUCE

C’è Margot al centro del palco illuminata da sotto, tutto intorno è buio.

Voce fuoricampo

 “Siete accusata di avere, il 26 marzo, deliberatamente ucciso Carlo Swan. Avete nulla da obbiettare a questa accusa?”

Margot scuote la testa terrorizzata.

“Avete mai incontrato prima Carlo Swan?”

Margot scuote la testa.

“Riceveste una lettera dal signor Halliday, questa lettera fu trovata in una tasca dell’ucciso che voi, sostenete di non conoscere?”

“Ritenete l’imputata: Margot Wendice colpevole o innocente?”

“Colpevole”

“Il verdetto di questa corte è che siate ricondotta in prigione e di là al luogo dove avverrà l’esecuzione!”

BUIO    LUCE

Tony rientra a casa, posa la ventiquattrore, si leva la giacca e la posa sulla sedia accanto alla porta, riprende la valigetta e la porta in camera da letto.

Suona il campanello. Tony poco dopo apre. E’ Mark.

TONY: (afflitto) Oh, salve Mark!

MARK: Tony! Io… (entra e chiude la porta) Non hai… nessuna notizia dall’alta corte?

Tony tira fuori un biglietto dalla tasca, lo porge a Mark, che con frenesia lo apre e lo legge.

MARK: (con ira) E’ per domani?

Tony annuisce.

MARK: Io penso che faresti ogni cosa per salvarle la vita!

TONY: Abbiamo tentato tutto!

MARK: (parla concitatamente) No, Tony! Non tutto! Da settimane cerco di concretare un piano per salvarla. E’ la sola possibilità che abbiamo.

TONY: Avanti parla!

MARK: E’ stata condannata perché nessuno ha creduto alla sua versione. L’accusa ha sostenuto che diceva una bugia dopo l’altra e la giuria l’ha creduto. Ma quali sono i capi d’accusa? Tre soltanto! La lettera, le calze e il fatto che Swan, non avendo una chiave, dev’essere stata lei a farlo entrare.

TONY: Ma perché racconti questo a me?

MARK: Un momento, sta a sentire! Qui entri in scena tu. Devi andare alla polizia e raccontare qualcosa. Un qualcosa che li convinca che, malgrado tutto, Margot non mentiva!

TONY: La polizia non mi crederà.

MARK: Sono anni che scrivo romanzi gialli, ho immaginato una versione logica. Esaminiamo ora i capi d’accusa. Margot dice di non averlo fatto entrare. Allora (apre la porta) vediamo. Swan, deve aver aperto in qualche modo. Se tu dicessi alla polizia di aver lasciato la chiave qui fuori, Swan avrebbe potuto usarla per entrare.

TONY: Come sapeva che c’era?

MARK: Gliel’avevi detto tu!

TONY: Ma se non lo vedevo da vent’anni!

MARK: (chiudendo la porta) Tony! Swan è morto, dobbiamo approfittarne. Puoi dire quello che vuoi, non ti smentirà. Puoi dire che vi siete incontrati e che avete architettato tutta quanta la faccenda insieme.

TONY: Ma che dici? Insinueresti che abbia fatto venire io Swan per ricattare Margot?

MARK: No. Per ucciderla!

TONY: Ucciderla?

MARK: Si, ucciderla!

TONY: Perché?

MARK: (sempre più incalzante) Perché lei ha detto così,  “sbucò da quella tenda, come per strangolarmi”. Bene è la verità! Quello che devi fare è sostenere la sua versione. Non capisci? Questa è la mia idea!

TONY: Nessuno uccide la persona che vuole ricattare. Non è logico.

MARK: Si, si lo so. (si siede) Questo è un problema ma… l’ho risolto! Puoi dire che fosti tu a rubare la borsa.

TONY: Perché l’avrei fatto?

MARK: Perché volevi leggere la lettera. E dopo averla letta infuriato decidesti di darle una lezione e scrivesti quei due biglietti anonimi. Nessuno può dire il contrario. Puoi anche dire che non incontrasti Swan alla stazione. Lo inventasti per cercare di spiegare il furto della lettera. Non vedi Tony come tutto si ricollega?

TONY: Ma se fu ritrovata nella sua tasca?

MARK: Ce l’hai messa tu, infatti!

TONY: Quando?

MARK: Prima che venisse la polizia… e nello stesso tempo (si avvicina al telefono) hai messo la calza sotto la cartella.

TONY: Ma dai, chi poteva volere la morte di Margot?

MARK: Lo so, Tony. Noi non possiamo concepirlo perché l’amiamo. Ma occorre trovare un movente. E’ necessario! (prende una pausa) Prendiamo uno dei motivi più banali: aveva fatto testamento?

TONY: (stranito) Si, credo si!

MARK: E chi è il beneficiario?

TONY: Io, immagino!

MARK: Ecco il movente, Tony!

TONY: Ma tanti fanno testamento a favore del coniuge e non per questo vengono uccisi. La polizia non mi crederebbe, è troppo evidente, vedrebbe in me uno che s’affanna per salvare la moglie.

MARK: Mi pare che valga la pena tentare. Non possono condannarti per un delitto che non è avvenuto. Te la caveresti con qualche anno di prigione.

TONY: (con disappunto) Grazie tante!

MARK: Non pagheresti questo prezzo per salvarle la vita?

TONY: (irato e avanzando verso Mark) E proprio tu me lo vieni a dire? La sua vita non sarebbe in pericolo se non fosse per te. E’ a causa dei vostri rapporti che ha perso la simpatia dei giurati. Non mi fraintendere, se ci fosse una minima probabilità di riuscire lo farei. Ma dovrei essere convincente! Per esempio come avrei potuto persuadere Swan a commettere il delitto?

MARK: Offrendogli del denaro!

TONY: Quale denaro se non ne ho!

MARK: Si, avrai quello di Margot?

TONY: Troppo ci vorrà per poterlo avere… e non si commettono omicidi a credito… No, no dovrai trovare qualcosa di meglio. So che lo fai a fin di bene, ma… pensi che qualcuno crederebbe a una storia simile?

MARK: Ne sono sicuro! Se saprai convincerli!

TONY: Non saprei cosa dire, dovresti venire tu con me.

MARK: Questo sarebbe un errore, si sa che tipo di libri scrivo, sarebbe inutile.

Mark si avvicina a Tony.  Suona il campanello, Mark è dietro la porta, Tony apre.

TONY: Buongiorno, ispettore!

Mark corre in camera da letto. L’ispettore entra senza salutare.

TONY: Si tratta di mia moglie?

ISP.: No! Purtroppo no!

TONY: Allora cosa c’è?

ISP.: Sto svolgendo indagini per una rapina che è stata commessa più di tre mesi fa.

TONY: E deve farlo proprio oggi?

ISP.: Creda, mi rendo conto del suo stato d’animo, io vorrei esprimerle tutto il mio rincrescimento, ma…

TONY: (troncando) Si, ispettore! Si! Dica… cosa desidera?

ISP.: Il cassiere di una fabbrica di Helbury Street è stato aggredito nel suo ufficio e due ladri sono fuggiti con varie centinaia di sterline, quasi tutte in biglietti da uno.

TONY: E che c’entro io in questa faccenda?

ISP.: In casi simili tutti i commissariati sono incaricati di sorvegliare chiunque spenda somme considerevoli.

TONY: Vedo!

ISP.: Mi domandavo… mi domandavo se lei ha venduto nulla per realizzare denaro!

TONY: Perché?

ISP.: Il mio sergente svolgeva della indagini al garage Well’s l’altra mattina e sembra che lei abbia liquidato lì un conto di… (legge dal suo blocchetto) di… si! Di più di sessanta sterline!

TONY: Si, mi capitò di avere parecchio denaro in tasca, così pagai in contanti!

ISP.: Ecco! Lei aveva ritirato questo denaro dalla banca?

TONY: E’ già stato alla mia banca, ispettore?

ISP.: Mm, si, si ci sono stato ma non mi hanno detto nulla. Non danno notizie sulle operazioni dei clienti.

TONY: Perché non è venuto direttamente da me?

ISP.:  Oh, non era che un controllo proforma e non volevo disturbarla.

Tony si siede.

ISP.: Da dove viene il denaro?

TONY: Sono affari suoi?

ISP.: Se è denaro, sì che sono affari miei! (tira fuori la pipa) Ah! Permette che fumi?

TONY: Faccia pure! Pensa davvero che io abbia speso denaro rubato?

ISP.: Finché lei non mi dirà dove l’ha preso, non so proprio cosa pensare (quasi divertito). Vede, se l’ha ricevuto da qualcuno che non conosce, questo potrebbe essere l’individuo che cerchiamo.

L’ispettore senza farsi vedere tira fuori una chiave dalla sua tasca, la mette a terra.

ISP.: Ah, toh ! E’ sua questa?

TONY: Che cos’è?

ISP.: E’ una chiave di casa, era qui per terra.

Tony si alza, prende il cappotto dalla sedia e ne estrae una chiave.

TONY: No! La mia è questa! (la mostra all’ispettore)

L’ispettore apre la porta e infila la chiave, ma non entra.

ISP.: No, no, non è la sua. Ma forse è la mia.

L’ispettore prende il suo cappotto, controlla nella tasca, Tony sembra a disagio.

ISP.: Si è la mia! Deve essermi caduta di tasca, c’è un buchetto in fondo! Il guaio di queste chiavi è che sembrano tutte uguali (la guarda e la mette in tasca) Ah, mi scusi… lei diceva?

TONY: Io non dicevo niente, mi pare!

ISP.: Ah si, quel denaro! Le sarei grato se mi spiegasse dove l’ha preso, dopotutto cento sterline sono molte da portare in tasca.

TONY: Ha detto sessanta un momento fa!

ISP.: Ah si? Ma vede il mio sergente volle andare più a fondo prima di compilare il suo rapporto. Dice che lei ha anche pagato un sarto e un punto di vini e liquori!

TONY: Mi spiace che il sergente si sia disturbato tanto, se veniva da me potevo spiegargli tutto. Ho vinto una somma discreta alle corse dei cani.

ISP.: Più di cento sterline? (accende la pipa)

TONY: Si, più di cento sterline. Non è la prima volte che accade.

ISP.: Si, si, ma perché non me l’ha detto subito eh?

TONY: Veramente mi seccava di dover confessare di essere andato alle corse proprio mentre mia moglie…

ISP.: Si, si capisco! Bisogna pur distrarsi in qualche maniera! (sputa il fumo) Allora tutto è spiegato, mi pare. Mi scuso di averla disturbato in un momento simile.

TONY: Ma le pare ispettore.

Tony apre la porta all’ispettore che sta per uscire, ma questi  si ferma e si volta.

ISP.: Ah! Dimenticavo! Lei non possiede una piccola valigia blu?

TONY: Come, l’avete già trovata?

ISP.: Perché, l’ha perduta?

TONY: Si, venivo oggi a denunciarne lo smarrimento. Credo di averla lasciata in taxi!

ISP.: Capisco! Allora (rientra chiudendo la porta) dobbiamo cercare di recuperarla. Dov’è che ha preso il taxi?

TONY: All’angolo di Hyde Park, una mezz’ora fa.

ISP.: C’era roba di valore?

TONY: No, qualche libro e…

ISP.: Denaro?

TONY: Due o tre sterline mi pare!

ISP.: (sorridendo) No due o trecento?

TONY: No, direi di no.

ISP.: Meglio così!

TONY: Mi dica ispettore, come ha saputo della valigetta?

ISP.: Al negozio di vini c’hanno detto che l’aveva quando ha pagato il conto, allora il sergente ha verificato al garage e dal sarto e tutti ricordavano di averla vista quando ha pagato.

TONY: Si, la uso invece della solita busta di cuoio.

ISP.: Generalmente gli autisti di taxi riportano sempre gli oggetti che trovano, la ritroverà senz’altro.

L’ispettore sta per uscire, Tony gli apre la porta e l’ispettore esce. Mark s’affaccia dalla stanza da letto.

MARK: Ispettore prima di andarsene (l’ispettore rientra) credo che il signor Wendice abbia qualcosa da dirle.

ISP.: (voltandosi verso Tony) Ah davvero?

MARK: E io vorrei mostrarle una cosa.

Mark entra con la valigetta aperta piena di banconote e la poggia sul tavolino. L’ispettore ne  studia il contenuto.

ISP.: Saranno più di cinquecento sterline! Dove le ha prese?

Tony non risponde ed ha un sorriso nervoso sulla faccia.

MARK: Io posso dirle perché le ha prese. Questo denaro doveva essere dato a un certo Swan per l’assassinio della signora Wendice, ma, come sa, c’è stato un’accidente per cui non è stato più necessario pagare Swan. Dato che la scoperta di questo denaro avrebbe destato sospetti l’ha speso per vivere. E’ dal ventisette marzo che lo sta usando.

Tony sorride.

ISP.: Dunque signor Wendice?

TONY: Poco fa ispettore, Mark voleva persuadermi a raccontare una delle più fantastiche storie alla polizia. Cioè che io avrei pagato Swan per uccidere mia moglie allo scopo (verso Mark) …correggimi se sbaglio Mark, allo scopo di ereditarne le sostanze. (si siede) E non è tutto. Rammenta la lettera di Halliday? Beh, voleva che dicessi che non fu Swan a rubarla, ma io. Che i biglietti anonimi li scrissi io e che mi tenni la lettera di Halliday per nasconderla nelle tasche del cadavere.

MARK: E la calza che…

TONY: (interrompendolo) Ah si, si la calza! (ironico) Meglio che parli io, sembrerà una confessione. Sostituii… è la parola giusta? (guarda Mark) Si, sostituii con un'altra calza di mia moglie quella che… lei mi segue vero? Che altro Mark?

MARK: Disse a Swan che avrebbe nascosto la chiave qui fuori (apre la porta) forse sulla mostra della porta! E Swan aprì da sé, (chiude la porta) si nascose dietro la tenda e, quando Wendice telefonò dall’albergo per attirarla…

ISP.: Un momento. Se Swan avesse usato la chiave di Wendice, l’avremmo trovata addosso al cadavere e poi, come è rientrato il signor Wendice, quando tornò a casa?

MARK: Gli ha aperto la moglie! E ha ripreso la chiave dalla tasca di Swan prima che arrivasse la polizia.

ISP.: Ma Wendice entrò con la propria chiave. Questo fu provato al processo. Non rammenta?

MARK: Ma… (apre la porta mimando ciò che dice) Swan potrebbe aver preso la chiave, aperto la porta e rimessa quassù la chiave prima di entrare!

ISP.: Va bene signor Halliday è tutto molto interessante, ma non è per questo che sono venuto.

MARK: Ma è una questione di vita o di morte! Che altro importa?

ISP.: Io devo sapere dove il signor Wendice ha preso quei soldi, non voglio sapere altro.

L’ispettore va verso la scrivania, apre il cassetto tira fuori il libretto di assegni, Mark si avvicina e tenta di toglierglielo dalle mani.

ISP.: (infastidito) Un momento la prego!

L’ispettore comincia a sfogliare il libretto degli assegni, ma Mark glielo leva dalle mani, l’ispettore è molto contrariato.

MARK: Ispettore la prego, guardi. L’ultimo assegno è del ventisei marzo, il giorno prima dell’aggressione. Non capisce che da allora vive con questo denaro?

Ora l’ispettore, ha il libro di banca in mano, Mark prova a sfilare anche questo dalle mani dell’ispettore.

MARK: La banca…

ISP.: La prego, lasci! (si siede sbuffando)

MARK: Scusi.

ISP.: (dopo aver bene analizzato) Si, ma non ha mai ritirato forti somme. Mai più di cinquantatre sterline!

MARK: Si, ma guardi qui… tutte le settimane (sfogliando) Trentacinque sterline! Quaranta! Quarantacinque sterline! Cinquanta! Può averle messe da parte!

TONY: (ironico) Certo, è un piano concretato da anni.

MARK: E allora dove l’hai preso?

TONY: Lo vuoi proprio sapere? T’avverto, te ne pentirai!

MARK: Parla pure.

TONY: Bene, l’hai voluto tu! Quando tornai dal banchetto quella sera trovai Margot inginocchiata vicino al cadavere e gli frugava le tasche. (Si alza) Era quasi isterica, perciò non volli che la polizia la interrogasse in quello stato, avrebbe detto un cumulo di bugie. Il mattino dopo mi mostrò il denaro, come lo vedi, tutto in biglietti da uno. Poi disse ‘se m’accadesse qualcosa, fa che non lo trovino’ Beh, dopo che fu arrestata portai la valigia con il denaro al deposito bagagli della stazione di Charing Cross. La ripresi per prelevare un po’ di sterline e la rimisi in un altro deposito. Se aveste trovato quel denaro, Margot sarebbe stata perduta! Evidentemente stava per darlo a Swan, quando invece lo uccise!

MARK: Tu pensi che qualcuno creda a una storia come questa?

TONY: Mah, non saprei! Lei che ne dice ispettore?

ISP.: (soprappensiero e accarezzandosi i baffi) Mmm? Ah, dirò che sospettavo qualcosa di simile.

MARK: Non controllerà neppure se dice la verità? Ma Margot sarà impiccata domani!

ISP.: Senta, da mesi la cosa non è più nelle mie mani, c’è stato un processo e un appello.

MARK: Già non ci farebbe una bella figura lei! Dovrebbe ammettere di aver arrestato un’innocente.

TONY:  ( a Mark ) Faresti meglio ad andartene.

MARK: Sicuro che me ne vado. (cammina verso la porta tenuta aperta da Tony) Però hai fatto un errore. Che accadrà quando Margot saprà tutto questo?

TONY: Negherà senza dubbio.

MARK: E cambierà testamento. Avrai fatto tutto inutilmente Tony (esce)

Tony chiude la porta.

TONY: Se avessi raccontato la sua versione, mi avrebbe creduto?

ISP.: No, no davvero. Prima delle esecuzioni avvengono spesso dei tentativi di salvataggio. Dev’essere stata una dura prova per lei in questo momento!

TONY: Gli permetteranno di vederla? Non vorrei che la sconvolgesse!

ISP.: Ne parli al suo avvocato, lui forse può impedirlo. Se fossi in lei, io metterei il denaro in banca prima che glielo pizzichino.

TONY: Grazie, farò cosi.

ISP.: Spero che Halliday non mi aspetti fuori per parlarmi. Le dispiace dare un’occhiata per vedere se c’è?

Tony esce dal soggiorno e l’ispettore scambia il suo cappotto con quello di Tony, si mette il cappello e immediatamente entra Tony.

TONY: Via libera!

ISP.: Bene! A proposito, dovevo dirle… ci sono degli oggetti della signora Wendice al mio commissariato…

TONY: Quali oggetti?

ISP.: Oh, qualche libro e una borsa mi sembra! Bisognerebbe che lei andasse a rititarli.

TONY: (costernato) Dopo… dopo domani, ovviamente.

ISP.: Si, o anche subito se vuole. Li chieda al sergente di servizio che ne è al corrente. Addio signor Wendice (si stringono la mano) Non credo che ci rivedremo.

TONY: Addio ispettore e grazie tante.

Tony gli apre la porta e l’ispettore esce. Rimane vicino alla porta per ascoltare i passi allontanarsi. Con aria soddisfatta si avvicina al bar e si prepara un drink, lo beve velocemente. Controlla l’ora. Prende un paio di mazzetti di banconote dalla valigetta e li mette in tasca, prende il cappotto e esce.

BUIO   LUCE

Si apre la porta, entra l’ispettore che mette la chiave nella tasca e posa il cappotto sulla sedia, accende la torcia, si dirige verso il telefono, lo alza, compone un numero.

ISP.: Qui l’ispettore capo. Il sergente O’Brien presto… Senti O’Brien, io sono rientrato… dà fuoco alla miccia! (riattacca).

Suona il campanello, l’ispettore sussulta. Poco dopo bussano alla porta con insistenza.

MARK: (voce fuoricampo) Ispettore? Sono io, Halliday!

L’ispettore sbuffa e apre, Mark entra.

ISP.: (spazientito) Che cosa cerca? Che vuole fare? (chiude la porta)

MARK: Ma cosa fa qui?

ISP.: Questo non la riguarda!

MARK: Mi domandavo perché non era uscito!

ISP.: Se ne vada! Presto!

MARK: Senta ispettore…

ISP.: Zitto! Se vuol salvare la signora, stia zitto e lasci fare a me!

MARK: Come potrà mai…

Suono di clacson. L’ispettore va alla finestra, poco dopo torna. Illumina con la torcia la serratura.

Suona il campanello, suona una seconda volta, l’ispettore torna alla finestra. Rientra.

MARK: Che succede ispettore?

ISP.: Si parla tanto male di noi piedipiatti… ma i santi ci proteggano dai poliziotti principianti! (alza le braccia al cielo e apre le tende) Si prepari a una sorpresa signor Halliday!

Mark e l’ispettore guardano fuori dalla finestra. Entra Margot

MARK: Margot?

MARGOT: Sei tu Mark? Dove è Tony?

MARK: (esitando e guardando l’ispettore) Eh,… è… è uscito!

MARGOT: Quando tornerà?

ISP.: Non lo sappiamo. E’ lei che ha suonato il campanello?

MARGOT: Si! Perché non avete aperto?

ISP.: Beh, ha la chiave perché non l’ha usata?

MARGOT: Perché non entrava nella toppa!

ISP.: E lei non ne sa il perché?

MARGOT: No, non lo so. Hanno cambiato la serratura?

ISP.: Vuol darmi la sua borsa?

Margot la porge all’ispettore che la prende, la apre e comincia a cercare, tira fuori la chiave e la mostra.

ISP.: Di chi è questa chiave?

MARGOT: Credevo che fosse la mia! Non capisco!

L’ispettore va in camera, Mark si avvicina a Margot.

MARK: Che storia è questa?

L’ispettore torna con la valigetta ormai vuota.

ISP.: Suo marito ci ha parlato di questa. Lei può dirci tutto ormai.

MARGOT: Che cos’è? Che cosa significa?

ISP.: No, non credo che possa capire. (posa la valigia a terra e rimette la chiave nella borsa) Pearceon? (entra un poliziotto dalla finestra).

PEARCEON: Comandi!

ISP.: Porta questa borsa al commissariato e fai togliere la macchina lì fuori! (gli porge la borsa di Margot)

PEARCEON: Sissignore! (esce con la borsa al braccio)

ISP.: No, dove vai zuccone! (Pearceon rientra) Non puoi andare per la strada in quel modo, ti arresterebbero subito! Tieni, mettila qua (prende una ventiquattrore ed esce con lui).

MARK: Margot, com’è che sei qui?

MARGOT: Non lo so. Circa un’ora fa sono venuti a prendermi dicendomi che mi portavano a casa. E due poliziotti mi hanno condotto qui. Mi dissero di entrare… ma non sono riuscita ad aprire la porta. Dov’è Tony? (l’ispettore rientra) Avrebbe dovuto venire stamattina, ma dice che non ha potuto. Gli è accaduto qualcosa? (l’ispettore chiude le tende).

MARK: No, niente. Ispettore non voglio immischiarmi, ma può dirci quale piano sta mettendo in atto?

ISP.: (togliendosi il cappello) Signora quello che sto per dirle può essere un duro colpo.

MARGOT: Dica.

ISP.: Abbiamo il fondato sospetto che suo marito avesse intenzione di assassinarla!

MARK: Tony indusse Swan a venire qui per ucciderti!

Margot si siede.

MARGOT: Da quando lo sapete?

ISP.: Lei l’aveva sospettato?

MARGOT: No, mai! Ma ora… che mi succede Mark? Mi sembra di non sentire più nulla! Non dovrei avere una crisi? Piangere?

MARK: Ti accadrà più tardi vedrai! Tra un paio di giorni avrai la più meravigliosa delle crisi di lacrime. Quando l’ha scoperto?

ISP.: Beh, il primo indizio lo trovai per caso. Scoprimmo che suo marito aveva cominciato a spendere biglietti da una sterlina a destra e a sinistra. Più di trecento sterline mi pare! E prese a spenderle pressappoco all’epoca del suo arresto. Dovevo sapere dove prendeva il denaro e come. Mi ricordai che quando venimmo a perquisire l’appartamento, avevo visto il suo libretto di banca in quella scrivania. Volevo esaminarlo, così mi recai alla prigione e chiesi di vedere la sua borsa. Dalla quale con destrezza riuscii a prelevare la chiave (ride). Ciò è irregolare, d’accordo, però ero sulla pista. E stamattina quando suo marito se ne è andato io sono venuto qui per vedere il libretto. Purtroppo non sono riuscito ad entrare di lì. E sa perché? Perché, effettivamente, la chiave che avevo preso nella sua borsa non è quella della porta di casa!

Si sentono dei colpi, l’ispettore si affaccia dalla porta.

ISP.: (Sottovoce) Williams? (richiude e va nella stanza da letto, poco dopo rientra e si mette alla scrivania) Siamo alla prima mossa! (prende il telefono e compone un numero)

Pronto! Senti O’Brien, s’è accorto dell’impermeabile, è venuto ma non è potuto entrare, credo che si sia diretto al commissariato. Pearceon t’ha riportato la borsa?... Bene ora senti! Riconsegna al signor Wendice i libri e la borsa della moglie e assicurati che veda la chiave, fagli verificare il contenuto e firma una ricevuta. Se rivuole il suo impermeabile e la chiave… dì che sono partito per il Messico… Tutto chiaro?... Bene… avvertimi quando Wendice lascia il commissariato! (chiude la comunicazione, intanto Mark ha aperto la porta e sta controllando) 

ISP.: Beh, signor Halliday? Ha capito?

MARK: Non mi pare! Dov’è la chiave della signora Wendice?

L’ispettore va verso le scale e, da sotto la guida, tira fuori la chiave.

ISP.: Eccola! Mi ci è voluta mezz’ora per trovarla! (la rimette sotto la guida)

MARK: Ma se era lì, com’è che Tony non l’ha usata poco fa?

ISP.: Perché non s’è ancora reso conto che è lì, crede sempre che sia nella borsa della moglie. Vede lei aveva quasi indovinato. Wendice disse a Swan che avrebbe lasciato la chiave della sua signora, sotto la guida, raccomandandogli di rimetterla allo stesso posto quando se ne fosse andato. Ma poiché Swan fu ucciso pensò che la chiave si trovasse in una delle sue tasche. Questo fu il suo piccolo errore. Perché Swan fece come ha immaginato lei, signor Halliday; egli apri la porta e  mise a posto la chiave, prima di entrare.

MARK: E da allora è rimasta là fuori. Sicchè la chiave che Wendice prese in tasca a Swan e che rimise nella borsa era…

ISP.: La chiave di casa di Swan!

Mark rimane a bocca aperta.

ISP.: Pensi neppure io c’ero arrivato dapprima, è incredibile, non riuscivo a spiegarmi perché nessuna chiave fosse stata ritrovata sul cadavere. Quasi tutti hanno in tasca la chiave di casa. E poi (batte la mani) ebbi un lampo di genio. Portai la chiave che era nella sua borsa signora, all’amica di Swan, madama Van Dorn e ci aprii la porta di casa sua. Allora chiesi di telefonare e chiamai Scotland Yard.

MARGOT: Perché mi ha fatto condurre qui?

ISP.: Perché era l’unica persona, oltre a suo marito, che avrebbe potuto lasciare la chiave lì fuori e io dovevo scoprire se lei sapeva che era li?

MARGOT: E se l’avessi saputo?

ISP.: (sorridendo) Non lo sapeva!

MARGOT: (stravolta) Mark?

MARK: Si, tesoro?

MARGOT: (si siede) Sento che la crisi mi sta per venire! (piange)

Suona il telefono e l’ispettore risponde.

ISP.: …O’Brien …Bene! (riattacca e va verso la porta) Cerchi di resistere ancora un po’! (apre la porta e guarda in alto) Williams, ha lasciato ora il commissariato, appena lo vedi arrivare avvertimi! (chiude)

MARK: Che accadrà ora?

ISP.: Prima o poi tornerà qui dato che gli ho sottratto la chiave, proverà quella che è nella borsa, vedendo che non apre si accorgerà del suo errore, trarrà le conclusioni e cercherà sotto la guida delle scale.

MARK: Ma se non lo facesse, non avremmo nessuna prova contro di lui!

ISP.: Questo è verissimo. Ma se aprirà quella porta sapremo la verità!

MARK: E che farà lei allora?

ISP.: Telefonerò al Presidente dell’Alta Corte, sta aspettando una mia chiamata!

MARK: E la signora Wendice?

ISP.: Non avrà più nulla da temere!

Si sentono dei colpi.

MARK: Va meglio Margot?

MARGOT: Si, va meglio!

ISP.: (sottovoce) State zitti adesso!

Si sente una chiave girare, ma la porta non si apre. L’ispettore va in camera da letto.

MARK: Che cosa fa?

ISP: Si domanda perché quella chiave non apre… Se ne va!... No! S’è fermato! Guarda la borsa adesso… cerca di ricordare quando c’ha messo dentro la chiave… C’ha rinunciato… Temo che non vi sia più speranza, si sta allontanando!... Ecco! S’è fermato di nuovo… si volta… osserva la chiave… Ma certo quella è la chiave di Swan!... C’è arivato… Torna indietro svelto. Si è ricordato!

Dopo poco la porta si apre, entra Tony, posa i libri, chiude la porta e accende la luce, guarda la chiave e si accorge della presenza di Mark, Margot e Hubbard. Li guarda, velocemente riapre la porta, ma c’è Williams di fronte all’uscita, chiude di scatto, si sistema la giacca e si volta.

TONY: (cammina verso il bar) Avevi ragione tu Mark. Nei romanzi va tutto bene, ma… (prende una bottiglia la alza verso l’ispettore) Rallegramenti ispettore! Oh! A proposito… (tira fuori dalla tasca la chiave, la mostra all’ispettore e la poggia sulla scrivania vicino a lui).

Tony prende un bicchiere e si versa da bere.

TONY: Tu vuoi da bere, Margot?

MARGOT: (distrutta) Si, mi farebbe bene!

TONY: Tu Mark?

MARK: Anche a me!

TONY: (all’ispettore che intanto sta componendo un numero al telefono) Lei no perché è qui per servizio vero ispettore!?

L’ispettore Hubbard si mette il microfono all’orecchio e tira fuori dal taschino un pettino con il quale si alliscia i baffetti.

SIPARIO