Sergio Ciulli
“ Dello stare a bottega col pittor che le allegorie faceva, tal martinelli giovanni da Montevarchi uscito… “
o vero
Dell’ascoltare il dire sul far figure con colui che le pitture fece
( Al nascer della luce odesi brontolio del cielo e vento forte , indi s’alza Musica ad introdurre chiacchiera del Pittore che, ragionando con se, ad altri dice nel mentre in veste acconcia tratta la tela su cui ha da dipingere Rivolgesi pur al dipinto suo detto il Ritratto del Giudice o del Prelato che sta a lui nei pressi. Tiene a portata di mano qualche libro , un poco di bere e mangiare. A semina vivono nella stanza cose d’uso :arnesi del mestiere quali appoggi , colori, pennelli ma paranco ampolle e recipienti con farina ,olio di noce e di lino , biacca, colla dolce. E di poi chiodini, martelletti e quant’altro all’uso di fabbricar del detto servir possa. Nel corso dell’azione avran comparsa immagini diverse di tele fatte del pittore visibili ad occupar tutto il fondo, Così accadranno per il ritratto del Giudice o Prelato compreso. Ad iniziare una v’è n’è ch’esser potrebbe Natura morta con fiori ).
Il Pittore così inzia quel che dire saprà :
…Questa sera, che è una delle ultime sere che terrò aperta bottega a ora tarda, s’agita fora – e anco ben dentro – un rovinio ventoso che annuncia gelo e aperte cateratte. L’animo se ne impaura e di far convito a discacciare uggia, chiede. E allor questo si faccia e che convito sia ! ( fa cenno indirizzato a color che seduti fuor dal palco lo mirano ) Anco se io, a dirla schietta, avrei sola volontà di quieto starmene al riparo dalle umane ambascie, imbozzolato tra le già fatte cosucce mie mentre altre mi preparo a farne; ( fa cenno e motto indirizzato ad immagine del ritratto del Giudice o Prelato che al modo detto compare )
Sempre che far ciò piaccia a’ signori e a’ preti che su me paternamente vigilano, nevvero Emminenza ? li quali son coloro che più me ne chiedono … E me ne chiedono, si, ma sempre con pretesa di poca spesa loro e indi di minor mio guadagno, che questa è da sempre la mala regola, haimè, di chi fa arte e di chi l’arte compra, mondo rubaldo !
( vanisce lento il suono musicale )
( d’ impeto motto rivolge ai convenuti ) Oh, gente brava, mica sarete anco voi qui convenuti con tal frullio pel capo ?! Che già bastano e avanzano cotesti, cotali e tutto il gran certame di color che con obbligo impongonti di presto fare a consegnare l’opra e di poco chiedere ! Volesse il cielo mandare a costoro un malo grande che tutto di fistole gli avesse a sfare la pelle e il sotto e tutto il… ( Si fa udir tuono duro e veder lampo breve .che frena il dire del Pittore ) Psss ! ! Frenati lingua, che il Ciel si risente ! E tu bocca statti chiusa, che già n’ha il Martinelli di giudizi in sospeso… Eh, a giorni m ‘aspettano sentenze e già troppo son ‘io battezzato d’ esser poco aggraziato e litigioso. Cavalieri, merciai, orafi, setaioli, frati pur anco… Un’ esercito v’è che mi fa guerra e di tutto m’addebita ! E magari di costoro ve n’è pur tra i quì convenuti… Hum, miglior cosa usar di buon viso, chè costoro mirano, ascoltano e magari poi a riferire vanno all’Emminenza!…( Botta di Tuono sordo ) Giusto vuol piovere , eh !…( vanisce ritratto e torna la morta natura )
( ai convenuti sforzando moti cortesi )… Nulla, gente, nulla gli avesse a sfare …Nissune fistole, illustrissimi ! Sono li miei accidenti tirati per facezia, non per verità !…Si, si, è a voi, è a voi qui convenuti che ben rivolgo motto !…Bene trovati e più bene venuti a bottega, bravi ! Se non vi fan disturbo i densi odori dei miei oli di noce, o di lino, o delle cento e mille altre diavolerie che servono a far mestica onde inventar figure, ponetevi in tutto comodo…Non v’è spesa a guardare… Mentr’io, finito d’ingessar la tavola, tela preparo con pasta di farina, colla dolcissima e quant’altro bisogna, potete voi satisfare curiosità , se ne avete… L’avete ?……Ma si, si che l’avete, eh, al certo !… E’ la pittura arte che li occhi prende e in più, afferma l’aretin Vasari, di poesia ragiona e molto s’arrabatta a far bellezza di figure !… Così è, si, s’arrabatta assai e assai di cose abbisogna per dar di sé presenza ma per questo poter fare al meglio, vedete voi la stranezza, le occorre un nulla, ma un nulla eh, un nulla proprio… Un pocolino d’olio ! Daddovero ! Come nel far cucina, donne mie; o non lo sapevate che artiste anco voi siete ?…eh eh ( accenna riso ) …Fò facezia, eh, ma , se la vogliam dir seria, ebben si sappia che gli antichi pastricciavan con l’ova per temperar colore…Si ! E vi tritavano entro anco ramo tenero di fico acciò che quel latte, con quel dell’ovo, meglio facesse tempera ! Fantasticate voi l’impiastro attorno… I puzzi, poi !…Un disastro ! Finché un bel dì venne alla mente all’omo di ciò fare con l’olio ! . Oh, fu invenzione bellissima che fece uno nomato , udite udite, Giovanni al par di me! …Sò ogni cosa; or ve ne faccio istoria, che tempo abbiamo da restare insieme. ( si fa suono di Musica atta al narrare a veglia - A chiamata appaiono i nominati e i luoghi di cui dice )
Al dunque : Era costui di paese estraneo, di Fiandra, tale Giovanni di Bruggia o come dicon loro: Brugges, suono difficile a favellare per noi di lingua tòsca… Vogliam noi mettere dar suono a Montevarchi…Eh !…Vien da solo !… Questo fare con olio condusse a noi quaggiù l’ Antonello nativo di Messina, un pittorone che gran cumolo d’ anni , dicesi, stanziò in quelle terre pien d’acque e poco grate all’ossa. Tal chè al fin gli venne noia di tanto umido e nel tornarsi di qua da monti agli amici in Venezia portò la bona nova…Oh, fate voi caso: Venezia, eh , anch’essa terra d’acqua ! Sarà che l’olio sull’acqua resta a galla e bene vi si trova … Ma datosi che ben galleggia anco sul vino, da un di questi amici d’ Antonello condottosi in Firenze a pitturare e a buono bere , l’apprese, a volta sua, l’ Andrein degli impiccati. / rivolto ad un dei convenuti )Si , brav’ uomo, preciso, così è : vo’ dire di quell’ Andrea del Castagno, uom montanaro e ,alle corte, lo sciaurato assai che dopo il battagliar d’Anghiari dipigneva gli appesi sulle facciate dei palazzi, no ? Eh, gente mia, così è, non abbiatene in schifo ! Quasi mai per campare polesi fare quel che far si vorrebbe…Ditelo a me che pinto ho più madonne che fantesche !… Ma torniam noi a chiacchierar dell’olio e lasciam stare d’ Anghiari il battagliare, chè di battaglia ce ne fu assai poca e le croniche son frutto di invenzioni…( risponde ad altro convenuto )O bono omo. a che mi fate interruzione, che avete a borbottare sempre voi ?… Al certo che così è !… Men che voi, lo san tutti che più che battaglia vi fu zuffa . Lunga. ma zuffa ! Eh, non vi morì che un omo!… E non di ferite, nè d'altro virtuoso colpo d’arma, ma caduto, caduto da cavallo mentre impazzavan tutti ! Che aveva a fare una volta caduto ?! calpesto, spirò !… Uno, un morto e tutti a casa…Ma dato che chi si contenta gode, di poi, tutti eh ?, tutti di poi fecero gara nel dirne battaglia grande… E chi comanda, nel farne committenza a li pittori, la volle di figure colma; tante, che a spese poco bada chi gabelle può mettere…E i fiorentini, si sa, nel far gabelle e non badare a spese van per la maggiore… Non come questa razza a voi e a me natia , che pur di poca mano mettere alla borsa al tutto s’ingegnano ” Meno figure, meno figure, Giovannino… “ sempre sono dietro a dirti e se, al caso che l’istoria l’esiga, dipingi tu uno di zoppo piè , l’hai a udire : “ Questa figura non avvi a entrar nel conto. Eh, manca uno tratto intero, figlio…” Hai voglia tu di fare replica e a lui dire ( al ritratto ) : Glielo miracolo subito, Emminenza ! Due pennellate e torna sano… “che quello monta , si rannuvola e sbuffa : “ Chi se’ tu, omo, per far miracolo ?! pentiti e risparmia l’olio… “ E intende, vedete il caso, proprio quell’olio per macinar colori che nel tempo , dipingi e fai, fai e dipingi, eh, divenne di poi modo e arte di tutti… E anco mia , quando da qui mi mossi per andare a bottega in Firenze dal Ligozzi ! ( vanisce il suono di musica) Oh, mirate, mirate che accension di colori , mondo bravo, apporta l’olio ! i colori si mesciono e si uniscono l’un con l’altro, facili, facili… Accade che, ( mostra un libro ) come insegna l’aretino Vasari, “ all’artefice ne altro bisogna che diligenza ed amore per far bene le figure, le quali, grazie all’olio, acquistano di maggior rilievo e quasi paiono uscire dalla tavola…”!… Or dunque se lo dice un che par che nulla ignori del fare immagine , lo avremo a dir pur noi…E voi per primi, se no a che venuti a far siete nella bottega mia ? Non certamente a isperar di far crapula…O gente , qui Inviti grandi non poss’io farvene… Son magri i tempi e non si mette al desco né cappon né fagiano… Giusto un bicchiere di vermiglio, se m’avanza… ( controlla il fiasco ) Si, qualcosin ce n’è ( si versa da bere ) Pocolino, Martinelli, bevine pocolino, che a desinar non siamo… ( fa augurio ai convenuti ) A cuore aperto, gente, e a vostra prò ! ! ( beve un sorso di vino ) Ah, bonino se’ tu che tutto mi rinfranchi dal fondaccio che qui dreco acqua spande e m’addiaccia assai l’ossa… Se poeta fossi t’avrei a cantare ma son pittore e il vin dipinto, ahimè, non tien sapore…( facendosi aria in ragione d’odor forte ) Ma profumo ignorante, si !…Troppo, sin troppo , vero mie donne ?! Eh, ma io immantinente l’ebbi a dirvelo; stiamo a bottega e gli odori son forti… Smovete aria intorno e pazientate che abbiamo a ripigliare l’interrotta via che menare vi può a conoscenza.. Vuolsi così colà ove si puote , vero Emminenza ?… (odesi tuono e lampo ) Vero, eh ! si, si…E più io non dimando, e proseguo col dire che pria ancor del colore le opere hanno ad essere continovate di disegno bono, altrimenti non c’è olio che basti ! Regula vuole che buono pittore sia colui che il tratto padroneggia e a migliorar condisce con olio fino. Un far c’ha simiglianza coll’abbrustolir pane per farne di poi gran fetta unta, golosità gagliarda!… Ma all’erta, eh, non fia mai che per questo fare v’abbiate a confonder con olio atto a pittura !… Pel pane vuolsi olio diverso, tal qual’è quello di’ Poggio qua sopra… Si, brava donna, si, di cotesto che dite intendo… Quello detto del Bracciolini,…Un olio atto a far fette unte da resuscitar Lazzari e convertir Maddalene… Vista la mia ? ( fa comparsa immagine Maddalena in meditazione )
Ne mangiava di fette, oh se ne mangiava mentre la ritraevo ! E rideva anco, la bella bocca tutta un gorgoglio… Hum, se m’andava a sangue quel suo rider sottile !…Prometteva peccato ma di quel dolce, a ragion d’omo…Però, nel farla io in tela, convenia fusse pensierosa… E casta, anche se nuda… A coprir le vergogne giusto una poca di stoffa , di colore ben atta a catturar la luce e riverbarne le carni. . Ma gli occhi verso terra, eh, penitenti ! ( sorride al ricordo ) Gli occhi, i suoi begl’occhi, uhm, già… ( torna all’usato discorso ) Penitenti, si ,glieli feci, chè è notorio che le maddalene quando son penitenti, acquistano significazion maggiore, si fanno allegoria !…( a far spiega ) Allegoria, intesi ?… Parola colma, che possiede suono … Come la vai tu a dire caschi ritto ! Pur il Vasari se ne compiace assai e illustra: … ( sfogliaunlibricino ) : “ Usasi nomare allegoria una fatta immagine che occulta significazione diversa da quel che pare ! “ Oh, son parole erudite, di chi sa. Pensate voi che pur’ anco l’Alighieri n’ebbe a far uso dell’occulta significazione. E sin dal primo canto, quel d’ inferno, prestamente verseggia : ( facendo interpretazione ) “ Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggiera e presta molto, che di pel macolato era coverta… “ Lonza ? No, no, altro che Lonza ! Allegoria !…E di che ?!…Di sventura, se ben ci ragioniamo ! …Oh, il Dante c’ha già un momento difficile di suo , stà nella selva oscura del peccato ( al ritratto ) , vero, Emminenza ? e ben per ciò linci, lupe, leoni, un ben d’ Iddio di fiere gli si paran davanti . Allegorie ! allegorie le son, valenza dei peccati universali…E lui, i’ Dante peccatore, tentenna, ma alla men peggio va avanti datosi che ha da tornar a riveder le stelle … e Beatrice, già che v’è ! Vedete voi quanto anco donna pol’esser allegoria, eh ?! Ora, a giusto caso, poniamo noi di voler fare allegoria di cosa gentile e nobile. Eh ? Diciamo allegoria dell’arte del far figure, allegoria della pittura … Prenderemo noi una lonza ?! No invero, chè non v’è per quel che abbiam da fare miglior cosa di carne di femmina, in specie se bene in vista, nevvero? …Si, si , così ha ad essere. …( inizia un suono di musica che sollecita il ricordare e accompagna ,a tratti, le parole mentre appare a sostituzione altra immagine detta Allegoria della Pittura )
Io, per intendersi, per un dipinto che fosse allegoria della Pittura , farei che mi venisse a far posa donna bene in carne… Fate conto come la Menica del Bigi, si, proprio quella con la quale ogni tanto m’ingaglioffavo… Eh, lo sapevan tutti, meno il Bigi ! eh eh ( ride) Bella adunque , che avesse volto corniciato da capelli negri, ecco… Sparsi . ritorti in maniere diverse e adornati da qualche ciondolo atto a catturare luce e a far contrasto…Perché la luce è quell ’in più che fa carezza agli occhi e con l’ombra ricrea !… Poscia, a significare che la pittura non abbisogna di parole ma di colore, le farei bocca di rosso piena ma ben serrata in un mezzo sorriso che a essere c’è ma che non vi potria anco essere … Sfuggente ha da mostrarsi quanto esser può la pittura al primo sguardo, la qual bisogna mirare e rimirare se la si vuol ben vedere !… Sino a noia me lo diceva a bottega il Ligozzi : Giovannino, mira e rimira prima di ritener bello o brutto anco un tratto d’un sol pel di pennello ! E questo io vo’ ripetendo a’ garzon miei ora ch’è mio turno tener altri a bottega… Ma si, hai tu voglia !…Al dì di oggi prima spennellano e poi mirano… O gente, uno ne ho avuto che impiastrava tutto quel che toccava ! Facea dei gesù bambini che parean bestemmiati !… ( appare immagine di Bambinello Madonna del Rosario a sostituir quella che v’era ) Lo messi a sbozzar panni, a far ritocchi indi… Figliol d’un cane, mentr’io faceo notte a sciemare il bambinello che quel tanghero avea fatto in talo modo che apparia più nano che creatura , ci credereste ? siccome ai giudici si sa che non son io gradito, non mi portò egli in giudizio accusandomi di non farlo ben progredire !… Avete voi compreso ?!… …Ma stavolta mal gliene venne al buacciuolo ch’è bastò ch’io mostrassi quel che malo faceva per ottener ragione, al meno in parte. Gli resi soldo, si, per i colori spesi ma la retta spettante me la tenni per intero, che le son spese parecchie a tenere bottega… Cartoni, tele,gessi, olio, tempera, pennelli, colori, e poi mille e mille altre diavolerie che non basta la bocca ! Gli allievi poi, i garzoni… Gente balda, giovane, che ha ganasce da tritar di tutto e spesso vuole anco alloggio ! E pinge sanza manco saper quello che pinge… Gente mia, è nobile esercizio la pittura, non puotesi essa fare senza applicar dell’intelletto… L’allegorie più d’altre opere ne hanno necessità grande… ( Vanisce Madonna del Rosario.Torna l’immagine Allegoriache ebbe ad esser avanti ) Per questo ribadire allora io, magari sulla fronte, porvi pure potrei la scritta: imitazione… No, meglio no !… Già mi par dì udirli gli accademici : ma che s’è messo in testa quel tanghero della valle dell’arno ?! Vuol fare filosofia ?! …No, no , niente scritta… Ma ben all’uopo starebbovi i tratti della mia Maddalena, chè molto ha madonna Pittura a sopportare ! … Spalle larghe al dunque , ben tornite e scoperte, d’un bianco denso e trasparente che gola faccia … Seno forte e poi, poi lo sguardo… Dritto a mirare chi a sua volta mira ! E le ciglia inarcate, che mostrino pensieri fantastichi mentre pinge…Pennello in destra mano, nell’altra tavola dei colori…E addosso ?… Hum, poco, tanto non la avrei io fare intera … Qualcosa di celeste polvere e di giallo dorato a contrasto, giusto quel tanto e non di più… Carne che illumina, ecco c’hanno a vedere i cristiani, altro che vesti !…Mirate, cristiani, mirate !…( Vanisce l’immagine Allegoria della Pittura e lenta vanisce anco la Musica in nel mentre e si fa botta di tuono udire ) Mirate, prima che venga a piovere…
( rivolto al ritratto ) E li cristiani mirano, Emminenza, uh, se mirano ! E anco voi che pur tra li cristiani eccellenti eccelso siete, l’occhio ce lo gettate …Oh, non v’è sventurata atta a star a seno nudo sui cantoni che, in guisa di pittura, alloggio non abbia trovato in cenacoli , chiostri o stanze vostre… Un padre, siete ! Chè questo di Voi il popolo minuto va dicendo: Gli è un babbo ! Si, e con di molti figli… fan giunta le comari. Tra li quali in devozione m’annovero, Emminenza, per fornir gloria all’altari ed a Vossignoria sempre… E questo vo’ io fare anco col dipignere in muro, fusse che v’avesse a pigliar fretta d’aver l’opra compiuta in qualche vostra Certosa, che tante ce ne avete. O per palazzi, anco…Che pur di questi n’avete, alla grazia di Dio che sempre v’accompagni !…I E. per tutto ciò adornare, convien moversi lesti indi lasciamo stare gli olii e andiam con terre e bianco di travertino ben cotto. ( ai convenuti ) E anco voi, eh, gente ordinaria , dal ch’io vi dipignessi in muro potreste trarre frutto. Vi va a marito figlia e in casa restavi stanza cui fare abbellimento? A muro, a muro !.…In muro si fa in un dì quel che ne li altri modi più tempo abbisognaci ! Ma per questo ben fare ha a esser condizione che la calce mantenga sua frescura fin quanto si vuol lavorare e non abbia a far crostarella… E quinci, giù secchiate ! ( rivolgesi a una convenuta ) Si, si, acqua, acqua semplice, leggiadra donna, che con continuità bagnato vuolsi il muro nel farci sopra quel che da farsi c’è , eh !…Disagio grande per casa sarebbovi, voi dite ? No, ma che … A cosa fatta basta all’intorno passar di cencio e straccio, dar ben di gomito. così stanza non soffre…E al fin dell’opra gode la padrona ! ( odesi botta sorda di tuono. Al ritratto ) Nello spirito, Emminenza, ben s’intende, nello spirito… E anco nella vista gode di poi, al certo, si, si, ma … Eh,a voler trovar pelo un ma v’è… O allora ?! Un “ma “ non manca mai nelle cose dell’omo…Dice giustappunto l’omo Vasari - sempre lui - che: ne il lavorare in fresco bisogna giuochi più nel pittore il giudizio che il disegno e che egli abbia grandissima pratica… Dee posseder destra mano, risoluta e veloce e – udite, udite o voi – aver ben chiaro ciò che fare vuole ! Inteso, brava gente ?! hanno i pittori a ficcare bene in testa chementre che il muro è molle i colori mostrano una cosa in un modo che poi, secco il muro, non più quella rimane, mondo reo ! E quei colori, al ritocco, hanno ad essere privi di colla di carnicci, o gomma o draganti o rosso d’uovo, ovvia , essendo tali cose che chiarezza a lor tolgono , ne appannan la presenza e in poco le conducono al nero! Lavorino a fresco d’opra e non ritocchino a secco, ha da essere…. Regola questa che più lunga vita rende alla pittura in genere. E similmente lunga vita rende pur al pittore che la fece, posto che questi non di sole acque sia bevitore e col vino intrattenga consuetudine . Questo ha da farsi a fresco, a tavola imbandita e non a secco di mensa !…( mostra un libercolo ) Ecco, sta qui ben scritto: “ Inter prandendum sit saepe parumque bibendum … “ E poco, e spesso tu berrai nel pranzo…” dirsi si vuole. E niente ritocchino al di fora, udite udite: “ Ma nulla poi berrai da pranzo a cena !” ( al ritratto ) Si Emminenza, si…al certo ! Regola sanitaria salernitana è questa… V’ho colto di sorpresa, eh, Emminenza ?! Un tanghero par mio che s’accompagna a tale scritto è miracolo grande assai , di tanto in più di quello della mula… ( appare immagine Miracolo della Mula)
Eh, l’omo è bestia più bestia della bestia, lo si sa… Pure , talvolta, accade che nel far arte s’inginocchi al sacro a guisa della mula e l’opra sua riveli d’ogni bello… Al pittore è concesso dipignere miracoli, vi par poco ?… Quello della mula è tale che il pittore che lo vuol dipinto ha da ben… ( ai convenuti ) Come hai tu detto, omo ?!…( irato ) Il Cigoli, hai tu detto il Cigoli, l’ho ben udito !… ( sforzando calma ) Solita istoria…Si, se’ tu bravo omo, in vero il Cigoli ha pitturato mula , si , e poco avanti che ciò facessi anco io ! ( sarcastico ) Ma sai che hai tu a conoscere ? Che anco il Beccafumi ebbe a ritrar la mula, e in avanti del Cigoli !… E in avanti ancor del Beccafumi , il sommo Donatello piglia la mula e rilievo ne fa all’altare del Santo, in quel di Padua…E qui m’arresto, che n’avrei da citartene, omo, scorrendo gli anni… E non solo movendo a capo in giù, ch’ è di ieri che anco il genovese detto il Sordo , il Badarucco , se n’è fatta una… Eh, è’ appetita la mula, più di donna pubblica , così io pur l’ho messa in tela, omo, per contentar le monache agostiniane. Si, omo, si, quelle che han la madonna che fa ingravidar le putte che la pregano…Se capitasseti mai d’accompagnarvi figlia che, pur menando, stenta, mirala la mia mula, e compatisci se non è del Cigoli…Ho del mio meglio fatto e ancor oggi mi garba…( a tutti i convenuti ) Eh, lì ce n’ho messe figure, tante ! Oh, a sostener le spese v’eran color che stanno nella confraternita del latte, non le monache; gente laica, fornita ! indi niente zoppi ma figure sane, intere, e ben dipresso a chi mira onde fornir quinta alla scena… E ricche vesti poi.. E oggetti alti… E metalli e il baldacchino anco, il santo e il suo apparato, la mula ginocchione… Quel che bisognava pingere per narrare la storia l’ho io pinto. E ancor di più , chè per ben traguardare il fondo e favorir di prospetto. ho messo pure, su colonne, giovani rampicati … E a mano manca , sul davanti, mezza ginocchioni, una putta che sorregge un fanciullo..,No, no per contentar le monache, Emminenza, che a quelle bastano i vostri… Ho ciò fatto per aver migliore scena, dar forma naturale, infonder vita …( da quel che dice preso ) Che questa è l’arte nostra: far si che essa espenga quel che si è nella mente immaginato per poi, mostrarlo ad altri… E sanza far risparmio di colore, di luce, d’arricchimento ! Occorre far sì che duratura impressione ne consegua in chi mira e ne riporti a chiacchiera l’accaduto illustrato, ne avvalli il detto… A dirla tutta, gente, a dirla tutta… ( abbassa tono e si fa circospetto ) O voi, fatevi presso, che non abbia ad udire l’Emminenza, che a modo malo la potrebbe intendere… A dirla tutta, conviene sempre ai Maggiori che chi guarda abbia a prender per vero quel che vero non è…Ma, psss, d’altro si parli… ( torna a parlar giusto al ritratto ) Vostra grazia, visto bell’ostensorio gl’ho messo in mano al Santo ? Par opera di orafo…E che gialli, che rossi…E poi, quella chiesa sul fondo, pare vera… Non vien voglia d’entrarvi ?!… Eh, ma a voi lo vengo io a dire ?! Compatite, Emminenza, atto son solo a dar pennellate e a dir facezie…O ad ascoltarne a veglia…Toh, giusto in mente una me ne torna la quale, non son molti dì, ebbi a sentire …(accenna riso ) Mah, è un tal strulleria che giusto a noi minori rende gusto, non certo a vostra grazia… La dico sol per loro, per far trascorre tempo..( ai convenuti ) O rustici, prestatemi l’orecchie che v’ ho narrarvi quel che altri diceva. ( al ritratto ) Non io, Emminenza , non io… ( ai convenuti ) Allora, udite : ( fa teatro con la voce mentre s’ode Musica festosa ad intrattenimento ) ” M’è morta gatta “ lamenta donna al prete. Il prete fa consolo, e poi gli fa: Così ha voluto il cielo…Vanne in pace e fa limosina. Molta… “ La donna fa limosina ma non parte. Il prete , brusco, chiede: “ Che altro hai da rimanermi presso ? “ “ M’è morta strana… “ aggiugne donna “. In breve, dimmene ” pazienta il prete. La donna segna croce e fa voce : “ …ginocchione, m’è morta ginocchione sulle zampe davanti… “ Subito prete rizza orecchio e dimanda :“ E che facevi tu durante questo ? “ “ Ero in faccende…Spolveravo i’ Cristo che tengo a capo letto… “ biascica donna. Il prete , all’udir ciò, pria si fa scuro , indi tutto si schiara e poscia sbercia: “ Miracolo ! Fu Miracolo !…Della gatta, miracolo … “ e scampana a raccolta il mondo tutto cui narra come qualmente la gatta, avendo da natura appreso che fusse ad aver fine il tempo suo, genuflessa all’immagine sacra si era per aver perdonanza ( variazione : d’aver topimangiato ildì di magro ) de’ li peccati sua.. “ E ciò ti serva omo “ conclude il tonacone “ a rammentarti di far limosina sempre allo tuo prete, onde mondarti in tempo pria di ritrovarti ginocchion a buco torto.. “ ( al ritratto ) Ridono, Emminenza. Ridono!…Visto ? Non v’è di che temere… ( ai convenuti )Bravi, ridete, ridete della gatta… Mao com’è ordunque che non ridete voi della mula in ginocchione anco ?! …Eh ?!… Fusse che sia che avvenimenti e fatti nella mente s’abbarbicano parimenti a com’un te le racconta ? Mah, v’è da ragionarvi…Almen mi pare !… ( vanisce immagine Miracolo della Mula e vanisce anco la musica )
E ancor nel far pittura molto da ragionare v’è essendo che il disegno, ricorda a noi l’aretin Vasari, il disegno è “ padre delle tre arti nostre “ , tre femmine: “architettura, scultura “ e , eccoci all’olio, “ la pittura “ ! E il loro babbo, il disegno, insiste a noi dire il Vasari “ cava di molte cose un giudizio universale, simile a una forma , o vero idea, di tutte le cose della natura. “ …intesi ? Or, se io vi ragiono, questo affermare a me par abbia ad intendersi , alla breve, col far col pennello quel che la natura da par suo già fece, nevvero Maestro caro ? “ ( Si fa lampo . borbottio di tuono e nuova luce in scena e compare immagine autoritratto del Vasarida cui viene suono di medesima voce che fa colloquio con il Pittore )
“ Eh già, dichi tu bene Giovannino, ma fatti attento a non credere che basti a chi pinge imitare e far le giovani con aria dolce e bella e i vecchi gravi sempre d’aspetto, come natura fa. Bigna si che la istoria raffigurata sia piena di cose variate e differenti l’una da l’altra come in natura è , ma bigna anco che il tutto sia a proposito sempre di quello che si fa. “ Ah, volete voi dunque dire che v’ha da esser un pensiero nella mente che guidi ben la mano, a modo che ogni cosa corrisponda ad un tutto dell’opera, nevvero messer Giorgio ? “ “ Daddovero ! Così è, bravo Giovannino ! “ E che ho io a fare per ben far di questo ? “Facile ! Fa tu in maniera che quando la pittura si guarda rappresenti la intenzione del pittore e non le cose che ei non pensava. Hai tu bene afferrato ? “ Al certo, maestro, al certo. “ E allor smorzami i’ lume che l’ora è tarda anche pel trapassato…Notte bona, Martinelli, notte bona… “ A voi Iddio la dia, Maestro, a voi, e vi sia lieve terra. ( vanisceimmagine Vasari e suo suono. Cambia luce in scena . Il pittore ai convenuti dice ) Compreso, gente ?! E’ egli come dire“ Vas condimenti praeponi debet edenti “ , no Emminenza ?… ( agli altri) O vero “ Fa che nella tua mensa il sal vi sia “ com’afferman color che scienza hanno di buono cibo… Ma, affermo io, per cosa d’ingegno non di quel da cucina a noi ne occorre ma di quel d’ intelletto, saledel ragionare, che da ciò gusto viene a tutta l’opera … V’ è chiaro adesso ? Oh, ve l’ho detta in latino e in volgare . Potrei quasi pormi indosso toga e addottorarmi, via ! ( fa picciolo riso ) L’età, l’età l’avrei per apparire cotale, no ? Mancherebbe sol pelo per rafforzar figura…( a se contrario ) Hum, no, Martinelli, no, non solo pelo ti manca… Mancati cerebro ! Sei caposcarico, hai tu animo facile all’accendersi, t’imbrighi , rosòli e troppo ami far di modi tui…E col tempo ingaglioffi malamente, chè l’ore e i giorni correre tu fai a danno tuo e de l’opere ch’hai da consegnare… E da ciò che ricavi ?! scontri… minacce… tribunali ! Ove, qual Baldassarre a convito, vieni tu computato, misuratoe diviso…” Mene, Tekel, Peres “ , o via ! ( ai convenuti ) Si, si, più tardi, più tardi vi fo spiega, chè ci torniamo al Convito, ci torniamo……Ma è istoria lunga, eh ?… Chiedetene al Dei Ridolfo , il committente… ( divertito ) Sa Iddio il penare, il fiele che se ne ebbe pria che glielo finissi… Oh, di anni ebbe a passarne una dozzina , se non di più, per averne consegna… E se non era pel tribunal dell’Accademia che me l’ingiunse , più ci mettevo ! ( torna ad esser serio e con acceso fervore ) E a ragion ne avrei io tempo più messo chè l’artista, mentre che fa, sente diverso a l’omo che sol guarda… Chi pinge vede luce, non soltanto colori, e d’ ogni ombra che al color consegue poscia sente quel che essa nasconde e allor, allora ne va in cerca…! Tempo. tempo occorre alla cerca, o benedetti, che non sempre si trova al primo morso il sapor giusto ! Ecco, si, morso… Morso parmi parola atta, che allor che fo’ pittura nascemi dentro a le fauci un acqueo salivare, m’urge appetito ecco !. Ma ho voglia a far figure ! … Millanta delle meglio fatte non mi dan nutrimento se non v’ho colto pensiero ! Mondo reo, che vale aver abile mano per dar cibo alla bocca se quel che ingolli poi non ti satisfa ? E io ho bocca difficile e in più ventre capace! Vedete se voi se non ho io necessità di molti morsi per satisfar mia fame, mondo reo !… Ma si, vai tu a spiegarlo ai committenti. Solita istoria, Martinelli, hai voglia tu di mirare in avanti; loro mirano addietro… ( al ritratto) Come dite, Emminenza ?… Loro caccian danaro e in avanti proprio ?!… Eh, ma l’anticipo è consuetudine, Emminenza… E poi ci son le spese di bottega, l’affitto della stessa, voi ben lo sapete… (odesi botta di tuono. Tacendosi al subito, tra se ) Mondo rubaldo, che m’è ito fora ! ( al ritratto,cercando il divagare ). L’affitto, Eminenza, l’affitto ! giusto di ciò stavo io a dirvi… Aspetto a giorni una rimessa da quei di forivia , poscia d’ogni aver vostro vi saldo. Pazientate , Emminenza, pazientate ancora un pocolino… Nell’attesa, a compensarvi, vi vo’ far dono d’uno mio schizzo, si, si … No no… ci tengo ! Magari a lapis rosso, eh, che è pietra venuta di Alemagna, tenera tanto…O me lo preferite a pietra nera, quella franciosa ? ( rovistando tra carte e cartoni ) Ecco, ne ho trovo uno a inchiostro bruno anco…No, no, è troppo picciolo, e poi Sansone e Dalila è soggetto abusato… ( trova quel che cerca e appare immagine Santo Francesco che riceve stigmate )
Questo ! si, si questo, al certo si, , questo va ben per voi che ne siete devoto: Santo Francesco che riceve stigmate , ch ‘è poi uno mio primo pensiero per quel lacoro fatto per la collegiata in Sarteano, rammentate ? quella pala che nel pingere ho poi modificata, si, quella… C’ho messo meno roba ma il santo riman quello, eh… Che vi garba, Emminenza ?… Ah, si.. si… si lo so, il Francesco l’è un po’ strapazzato, l’è lì lì pe’ cadere in svenimento… Oh, d'altronde le stigmate fan male ! ( ai convenuti ) E l’omo è l’omo, no ? ! …Hai ben tu voglia d’essere santo ma se dal cielo ti piovono carezze di siffatta specie, o gesù bono che vo’ tu che faccia il povero francesco … (odesi Botta di tuono e luce assai di lampo.Silenzio. In umiltà al cielo e al ritratto ) MI taccio ! Non lo fo’ più… Lo giuro !… ( fa gesto di giuramentoinfantile e sulle dita pone labbra ) Pcciù ! Bacino e tutti pari… Chiedo venia, Emminenza. Compatite e intercedete al Cielo per l’uom che sono… Il Martinelli, voi ben lo sapete, quando dipigne fa bona predica ma a chiacchiera la fa for di cornice. E poi for di misura s’accavalla in più cose, vien fora quel che è : roba minore ch’ ebbe natali oltre le mura e tiene modi poco rimpulizziti… Ho da stare in bottega e non per via… E da solo, si, da solo, così freno mia lingua !… (subitamente ai convenuti, complice ) No, fermi. fermi , restate, non lo istò a dir per voi. Ci mancherebbe… ( indica il ritratto ) Parlo per lui…( indi riflessivo ) E anco un pò per me… Eh , bignerà proprio ch’io prenda decisione di far salasso onde purgar il celabro e la mente, chè ben m’accorgo quanto m’eccede umore…E pur malinconia m’abbonda e ho incomodi del ventre, e rutti acidi e acquosi, e i sogni son di piombo …E per nulla farmi io mancare flemma m’incombe, eh, e ogni giorno che ho in più e l’ossa tiran l’umido! ( prova dolenza ) ohi, ohi, gente mia, “ quant’è bella giovinezza “ eh ?” che si fugge tuttavia “ , mondo ladro ! ( si assesta , rivolto al cielo )Concordo, concordo, messer il Magnifico, e anco concordo nel sapermi “ d’anni pieno “. Meglio indi farecome il vostro Sileno lo quale “ se non può star ritto, ride e gode tuttavia almeno ! “ ( abbozza riso ) Al dunque: “ Chi vuol esser lieto, sia…”, tanto “ Di doman non v’è certezza…” , no ?!… ( a festa, con vigor nuovo, sgombra tela e apparecchia tavola in allegria per convivio mentre si fa udireMusica conviviale ) E se così è facciam convito allora gente, forza, uniti stiamo per trovar sanità…Tavola s’apparecchi , chè m’han promesso i miei sodali far desco insieme per ingannar la noia !…Li vo’ io attendere nei consueti modi di brigata, ricercando umor bono ! ( versandosi bere ) Su, diamoci del migliore che “ Quanto è miglior il vin che bevi, tanto migliori in te genera umori “, sentenzian gliscolastici ! . E aggiugno io : ( a dirrime, sollevando il calice ) , “ E far ciò sia cosa che alla morte pesti un piè ! E dolore ed insanìa fuggan da bottega mia…O Segnor, per cortesia mandame l’allegria !… “ Chè non ho io sete del martirio, ma sol di questo nettare ! Nè ho sprezzo del corpo, qual fussi frate in umbra terra che invoca a se febbre quartana, la continua e la terzana e la doppia cotidiana… E a rincalzino, pur chiede mal de denti, mal de capo e mal de ventre !… No, Emminenza, no, con tutta osservanza, allo frate penitenza, al pittore la valenza ! E per quest’ultima cosa possedere serve si animo scevro ma anco corpo sano . E ben nutrito… Eminenza clarissima, voi lo insegnate: è l’omo opra del sublime architetto… Lui l’ha messo per ritto e per tenercelo gli ci ha ficcato entro un ballin d’ossa; almeno dugento e diciannove, afferman gli scolastici…Hai tu voglia d’impiegar calcina per tener su tutto ! E qual miglior calcina v’è per chi da Iddio ha avuto messi in bocca denti trenta e due che non sia il chiaropane, la rosata carne, il vin vermiglio e l’oro giallo d’un buon brodo grasso ?!…E non sto a dir del fico verde e dell’ambrata uva !…Che tavolozza, gente, eh, che festa di colori ove intingner la bocca a mo’ di spatola e dar unione a tanta discordanza spalmandone lo ventre… Con osservanza, certo, come si fa per tela; accordando l’un a l’altro colore secondo la figura, attenti a non recar offesa all’insieme, chè quando i colori sian messi in opera sin troppo accesamente , eh, allora il disegno ne viene offeso. S’accozzagliano le figure, pinte più dal colore che dal pennello. Se troppo è del colore carico, il corpo soffre, perde rilievo e forza, abbisogna di spurgo ! Regula prima: “ Tu nunquam comedas, stomachum nisi noveris esse purgatum !“ …Mai non mangiar, se da mal nati umori prima non hai lo stomaco purgato , eh !…Con bona pace delle orecchie pudiche, sarebbe come a dire : Di quel che troppo hai, i fiati mai dei trattener nel ventre… ( si ode sulla musica un brontolar di tuono. Ai convenuti ) Avete udito ? Lo fa anche il cielo, non lo vogliam far noi ?!…E a maggior ragione l’ha a saper far con l’opre sue chi fa profession d’arte e invita a lauta cena pur gli occhi vostri… Su, lustrateli, comodateli meglio i vostri lumi, che or li porto al desco…E’ giunta l’ora di far convito… ( aumenta ilrombardel tuono , sale la musica ) … Ecco, mirate, viene Baldassarre ! ( appare immagine del Convito di Baldassarre – uffizi – La musica conviviale dissolve su lampo e un rotolar di forte tuono. A commento di ciò il pittore fa motto ma con cessata baldanza, mentre continuasi ad udir tempo inclemente misto a suoni di singolo strumento che fa musica )
… Hum, eccoci all’acqua all’or di notte… E tuono e lampo or mi flagellan bottega tal quale avvenne al Convito in Babilonia ! ( a narrar cosa di paura ) …Andò così : Dentro v’era baldanza , v’era crapula, ma fora il cielo s’era fatto pece e ne venia lume sghimbescio a sciabolar la vasta, granda sala. Mirate o voi, in alto della tela, quella poca luce svelar la curva absidale entro la tenebra. E altra luce anco traversar le genti, mirate, che rade le fattezze e rende dramma alla scena…O voi, v’era musica si per rallegrar ma a tender l’orecchia s’udia gemere vento, far scompiglio natura, presagi mali al mal peggiore il quale avvenne e fu quando la mano tracciò le parole e… ( al ritratto, come per interruzione subita ) Come dite, Emminenza ?… Ah, se anch’io v’era, eh, ?… No, al certo no, ma , compatite, a me par che per narrar bona istoria occorra starvi entro e, al caso, lavorar d’invenzione ! Ma se questo è peccato, subito n’esco, schizzo fora ! …Mica vo’ fare la fin del Baldassarre io, no, no !… Miratelo, miratelo, pover’omo ! Par di sasso, impetrito dal terrore , la mano manca inabbandono e il corpo a punta culo sulla sedia ! Hai voglia tu a vestirlo arancio ed oro; per contrasto par sgomento assai più e non v’è luce che non gli faccia ombra… ( ai convenuti ) Si, bona donna, l’ombra di’ peccato, avete colto a punto, brava ! …Che lo notiate mi conforta a buono, … Eh, si, vuol dir che m’è venuto pennellato bene… Sin nei calzari, no ? Che dite dei calzari , o bona gente ? Vi vanno a genio ?……Vedete, è buffa cosa ma ai calzari ci tengo … Sarà che assai son ito a piè nudo quando fui putto…O anco che tanti n’ho pinti per il Ligozzi al tempo dell’apprendere …( ridacchia ) “ Giovannino “ diceva, quand’era a conclusione di qualche opra sua “ calzami ben quello in fondo, fammici ornato. E mettici passione , eh, che l’anima alberga anco nel piede !…Io di questo suo dire ne ho fatto puntofermo, sempre ! In tal Convito d’ogni figura ho cercato il moto interno e chè da ciò derivasse sua postura. Mirate bene : chi più da presso sta alla terribil mano apparsa a far scrittura, pencola all’opposto, se ne ritrae, ch’è è questo che fa l’animo quando importuna giunge mala sorte. I convenuti altri, i più accosti al meschino ben calzato, stanno impetriti, ghiacciati, fermi di gesti e l’un nell’altro van cercando confidenza e riparo…E a spartire gli uni e l’altri ho messo femmine due .acchinate e stranite. Ve l’ho collocate per fornir perno e far qulibrio . atteso che , vero messer Vasari ? atteso che : “.. la collocazione non è altro, nella pittura, che l’ aver spartito, in quel loco dove si fa narrazione, spazi concordi al giudizio dell’occhio e non difformi allo spirito dell’opera “ . Che è come dir, a dirla stria stria: guarda bene, o pittore, che l’opera sia un grovigliar di pieni e voti in equilibrio con quel che dir si voglia ma che, al contempo, abbia di verità invenzione !E quest’ultima cosa ottenere si pole nel ritrar figure di naturale vive, incontrate per via, o alla taverna, o alla chiesa… O averci fatto pratiche ! ( s’accende e indica il quadro ) O voi, lì ve n’è più d’ una con la qual ebbi a conoscere quel che conviene di saper conoscere per far bene gli ignudi !…La Menica di’ Bigi, v’è di sicuro… E pure i’ Bigi v’è , con barba e peso d’anni, ma pelato, quale in verità non fu mai ma così l’ho io quì inventato per far posto…( a far riso, facendo gesto di corna ) al suo portar gli orpelli, eh ?!… Al dunque, di quanti ne contate, molti può capitarvi d’incontrarne fuor dalla tela. Magari avete ora, seduto a voi di presso, l’armigero che inquadro ritto sta e dimora alle spalle del suo Re ! / ad un dei convenuti ) No, no, vossignoria non si faccia confuso, resti comodo, era colui non di qua, era d’altro paese…( a tutti ) Ma avete voi veduto ? Tutti eh, tutti a mirarsi intorno…È umano istinto quel del ravvisare. E’ ben per ciò che colui che pinge dee saper far anco da sconciaossa, accorciando o innalzando, mutando tratto d’origine in altro similare… Che se ciò non facesse, sai le quistioni e l’urla ! in special modo di mariti e suorine… Eh, tutto , tutto si può mutare col pennello, render diverso, nascondere…Si, tutto…Tutto… Ma non lo sguardo ! L’anima in quello s’affaccia e hai tu voglia di purgar la pupilla con colore diverso ! Quel che v’è dentro torna fora, sempre…( mutando umore in rammentar sottile) Come incoleial cui bel fianco colonna fare per molto m’è piaciuto… Dentro a se ella avea di suo meglio ! Assai, assai di più di quanto lasciasseti mirare l’armoniosa sua carne Avea di più, di più d’ogn’altra, e mai m’accade di veder, per dirla a madrigale, che l’aere tutto nero ne macchiassi il candor del bel sembiante !…
( si fa suono di musica madrigale con voce femminile che canta frammento dal Ballo delle Ingrate accompagnandone immagine che torna di Allegoria della pittura ) …Femmina era e tali luci avea nel guardo che potea suggerir d’esser o far da poesia e, al contempo, apparir musica, allegoria divenir d’ogn’arte o disciplina, rustica o nobile in uguale misura . A ciò bastava concedesse il volto… E sol per me posava ad esser questo !…Per far d’altro di tutti era e tutti l’hanno avuta… ( fa gesto riferito a pagamento ) Ne bastavan pochi per innalzarla alle glorie degli altari …( al ritratto ) Oh, Emminenza, anco voi, eh ? qualche santa in cappella, di quelle un po’ di sbieco, ha la sua carne bassa…( Botta tuono forte. Al cielo) Eh, cosi è !…( ai convenuti ) A chi imbrattava tela non risparmiava carne ma il volto suo, gli accesi occhi, l’ho goduti sol io quando, compiuto amore e illanguidito il ciglio, ne facevo tronca figura con nelle man strumenti atti a far arte o a suggerir pensiero e, udite udite, pur’anco suggerir… ( divertito) moralità e virtù. Me n’era grata assai di così reinventarla, ne traeva lusinga e m’abbassava il costo…Si, v’era storia tra noi, ma il lavoro è lavoro e l’amor non ha ad entrarvi… ( si dissolve piano la Musica, vanisce immagine Allegoria e torna immagine del Convito ) …
Così, quando esso abbia termine e divergon le strade, siam tutti pari e nullo v’è d’avanzo… Mene, Tekel, Peres … Computato, misurato, diviso, come scrive la mano sovra quel muro nel Convito. Ma la scritta è celata a gli occhi nostri ed è femmina che a noi vi richiama attenzione, mirate ? Par che voglia dir… . ( di subito, come ad aver uditocommento ) No, gente, no, non cadete in errore, non è ella la mia, non quella…Ma pare a voi ch’abbia sguardo da suscitare voglie ?!…Manca pur di sorriso !…La mia v’è, si, si v’è …Sta in questo acceso panno ch’è la sol cosa che di lei trattengo… ( solleva da se accanto panno rosso, vi gioca appena ) Mirate: tiene torta la testa e volge spalle al mondo, com’oggi è di sua sorte… E In sua vece doviam tenerci l’altra col puntato dito ad indicarci che presto presto avran termine i giochi. E nel ciò fare a noi severo tiene il volto, comanda e appella a far la parte nostra, ci garbi o non ci garbi poneci entro la scena…Chè noi tutti là stiamo, in un convito che , haimè, o prima o poi, ha da farsi interrotto. Stiamo di là di già, con nera donna accanto, assieme a lei fissando, muti, quel mal doman che magari è già l’oggi. ( tuono e lampo ) Udite ? batte l’ora … Eh, il tempo scorre e dal suono che manda parrebbe un gran tempaccio. Stateci accorti. Tra poco avete a sortir fora e sarà buona cosa intabarrarvi…Vo’ farlo anch’ io, che oramai non conviene sperar che dei sodali miei qualcun vivo si faccia. ( a seguire inizia una vestizione con mantello , cappello, sciarpa alla guisa del suopresunto autoritratto ) Lume avete con voi ? Che sò, una torcia per frugar l’oscuro…Se ve ne serve chiedete, chè io sempre ne tengo. ( mostra torce ) E ben largo cappello anco ponetevi a riparar la testa, confortant cerebrum, omo …Da noi il vento tramontano batte. Non è quello divino del Convivio ma pela… Date retta, acconciatevi, fate come io faccio, ch’è brutta bestia il reuma…( colpo di tosse ) E se divien catarro porta bronco alle fauci ed alle nari coriza …Coprirsi, coprirsi, chè non m’è mai garbato di far morte nature ! Me n’è bastata una …Coprisi e a protezion maggiore farsi anco un goccio…( si versa da bere ) E’ il vino spiritoso rimedio che riscalda cuore, paracuore e allontana al contempo ogni timore , restituendo brillantezza di colore alla figura tal quale… tal quale…( entra suono di Musica evocativa, favoleggiante, su cui s’adagiano,sino al loro termine, leparole e unaimmagine in lenta formazione che va a supplire l’altra)
Eh, eh .tal quale vedesi nelle tavole del Maestro Buffalmacco, dall’odor di tanto vino impregnate... Al certo io dico che se mai a Vossignorie fosse dato il benefizio d’annusar da presso un dipinto del Buffalmacco sappiate - come narravano le lingue sacciute delle monache agostiniane - . sappiate ch’egli fu colui che trovò quella nobile e lodata invenzione di stemperare i colori, ancor prima dell’olio, non con acqua di pozzo, ma bensì con la più brillante Vernaccia de’ nostri colli...E da quando questo gran Maestrone cominciò ad usare vino tra i suoi colori i santi che dipingeva nelle mura eran tutti condotti di buona maniera: .giovaloni, allegrocci .pastricciani, che se ne diceva fino alle porte di Parigi e di Arezzo, maravigliandosi ! ...Ma in avanti che il pittore trovasse questa vinosa invenzione, fate voi conto che le sue pitture fossero scolorite...pallidacce !...muffate !... ritratti perfetti d’ogni ipocondriaco bevitor di sol acqua… E a questo evitare, se posso, ancor ‘oggi m’attengo usando bene l’olio per la tela e versandomi vino quanto basta a profumare opere e pensieri e alleggerir le ansie !… ( al ritratto ) E anche voi, Emminenza, se istempererete i colori della vostra paura, qualche volta, con un poco di bere vin prezioso è certo che andrete più facilmente riacquistando buona cera e assai migliore spirito …( ai convenuti ) Che per gustare l’arte, con garbo e a tempo, l’animo ha da esser lieto e il corpo sano. Di questo vi dà parola e con questo prende da voi licenza Giovanni, di Lorenzo di Giovanni , comparso all’iniziar del mille seicento nel libro dei battezzati della Prioria di Montevarchi e noto al mondo come il Martinelli …
E qui e il Pittore conclude quel che dire ha saputo . Salela musica sull’ immagine del presunto suo autoritratto e lentamente va a farsi scuro in scena onde avvenir la fine di quel che si fa
Fatto nel febbraio e marzo 2011 in quel di Montemarciano in Valle d’arno Riferimenti bibliografici : La città degli Uffizi – Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi – maschietto editore – Per ogni uso del testo rivolgersi a sergio ciulli – ragazzociulli@alice.it - 333.2752448
Giovanni da Brugges Antonello da Messina Andrea del Castagno Rubens Vasari Giorgione Giorgione