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DENISE

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Titolo

DENISE

Autore ed aventi diritto

Giuliano Angeletti 

poetangeletti@gmail.com

tel. 3317115597

Data pubblicazione

07.09.2011

Anno di stesura

2011

Genere

Commedia Brillante

Atti

1 o 2 (a discrezione della regia)

Durata (min)

70

Lingua

italiano

Personaggi maschili

1

Personaggi femminili

6

Minimo attori maschili

1

Minimo attrici femminili

5

Premi e riconoscimenti

Depositato S.i.a.e.

 Sezione DOR numero posizione SIAE 198563

Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto

Da effettuarsi dalla SIAE

100%

100%

DENISE

Commedia Brillante

Di

Giuliano Angeletti

Uno o due atti a discrezione della regia

Personaggi:  6 donne  1 uomo

ILARIA
DARIA
DENISE
IL CONTE   FILIPPO  FILIPPETTI
LA  CONTESSA  ANASTASIA  ALIBRANDI                                                                                                                                 LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’
SUOR MATILDE ( finta suora)

(la drammaturgia è stata ambientata  nel 1980, ma  non è vincolante:  la confusione e il differente  modo di esprimersi delle  tre  ladre , Ilaria , Daria Denise  è data dall’impaccio  di trovarsi a contatto con  un mondo non loro)

SCENA 1
( DARIA – ILARIA )

Daria e Ilaria: entrano in scena di corsa  di corsa entrambe sono euforiche

DARIA: tira fuori i soldi Ilaria

( Ilaria tira fuori i soldi dalla borsa, e cominciano la spartizione )

ILARIA: ecco uno a te … e uno a me
Ecco uno a me … e uno a me

DARIA: no così … non va bene, o Ilaria: … non mi giocare scherzi da prete!

ILARIA: fidati di me io sono una ladra  di sguardi,  io lo confondo (ride) è stato un gioco da ragazzi , e gli abbiamo portato via il borsello

DARIA: (risentita) Io gli ho portato via il borsello

ILARIA: ma sono io che gli ho sorriso, lui guardava me, e hai visto come mi guardava, aveva due occhi da pesce lesso

DARIA:  come vuoi che ti guardava … dammi  quello che mi spetta

ILARIA: (guarda il  borsello) aspetta guardiamo di chi è il borsello, è pieno!

DARIA: dammi la mia parte  e alla svelta,

ILARIA: il portafogli  era di ….

DARIA: non me ne importa niente di chi era il borsello

ILARIA: neppure se era del Conte Orsini

DARIA: ma io non l’ho rubato a quel nobile da operetta

ILARIA:  e allora chi era quel tipo …

DARIA: dai Ilaria:! Sbrigati… se ci prendono andiamo in gattabuia

ILARIA: allora Daria visto che lo hai rubato tu … qua dentro ci sono due pacchetti uno grande e uno piccolo, tu quale vuoi … a te la scelta

DARIA: quello grande

ILARIA: va bene … però io mi prendo anche il borsello

DARIA: dai e alla svelta

ILARIA:
( passa il malloppo a Daria, Ilaria si tiene il borsello con il resto)

DARIA:  ( apre il pacchetto e delusa)
ma questi  sono santini ! I santini per la festa della parrocchia! No a me non  sta bene … io voglio i soldi

ILARIA: ma Daria sei tu che hai voluto scegliere! A me i soldini e a te i santini

(Ilaria: si prende la borsa e i soldi e lascia i santini nelle mani di Daria: … Ilaria: scappa correndo in tondo Daria, la insegue alterata)

DARIA:  (ferma e con il fiatone)
Fermati Ilaria: … tanto lo sai che prima o poi ti prendo(girano in tondo tanto che non riescono a sapere chi è l’inseguito e chi l’inseguitore)

ILARIA: tanto lo sai che prima o poi ti prendo, è inutile che scappa                                                                     DARIA: sono io che devo prendere te! Ma che cavolo dici!

ILARIA: no! Sei tu che scappi ed io ti rincorro!

DARIA:  ( sempre fermo e con il fiatone )no! Tu mi hai fregato … ed io voglio menarti perciò sei tu che devi scappare

ILARIA: fregarti !  Ma cosa vuoi che siano 1000 Lire al cospetto di 500 santini

DARIA:  (furiosa)
io ti ammazzo
( e riprende l’inseguimento)

ILARIA: ( in fuga )
ma pensa che opportunità ti ho dato: basta che vai  davanti alla porta della  chiesa  e sai quanti soldi fai ( e ride )

(escono di scena correndo )

(da fuori scena )

ILARIA: dai che ormai mi prendi!

DARIA: Io ti mando alla berlina ladra !

ILARIA: ladra a me,  questa poi . Sei stata tu che hai rubato! Io ho solo il borsello del  Conte Orsini con le sue iniziali ricamate …

( musica )


SCENA 2
(DARIA  – ILARIA)

(carceri )

(Ilaria è dietro le sbarre  incarcerata)

DARIA: ti hanno messo dentro, Ilaria … come stai

ILARIA: male non si sta!  sei stata tu a denunciarmi

DARIA: no non ti ho denunciato … non ho fatto il tuo nome …. Ho solo detto che …. Insomma non si può andare al bar  e pagare  l’aperitivo  a tutte le amiche con un borsello rosso porpora con su il ricamo … le iniziali e lo stemma nobiliare del Conte  Orsini.

ILARIA: e tu saresti un amica … a pensare che ti ho lasciato anche i santini

DARIA: con i santini che ho venduto a San Giovanni ho guadagnato 20000 mila Lire

ILARIA: allora …. Facciamo a mezzo

DARIA:( fa un gestaccio)
di questo facciamo a mezzo

ILARIA: sei proprio permalosa , cosa mi hai portato

DARIA: ti ho potato una CocaCola

ILARIA: (beve avidamente) ma è calda

DARIA: si è calda, e fuori è caldo : come ti invidio beata a te che sei al fresco

ILARIA: (beve la bibita) adesso levati di torno, cosa sei venuta a fare

DARIA:  sei proprio un’ingrata, a pensare che sono venuta a prenderti

lo sai che esci ?

ILARIA: esco?

DARIA: esci dal carcere tra due ore ed  io sono venuta a prenderti

ILARIA: che giorno è oggi!

DARIA: il 27 luglio

ILARIA: allora esco, mi ero proprio dimenticata

DARIA: allora ci stavi bene dentro

ILARIA: (delusa) cosa vuoi, si beve … si mangia , si dorme

(si aprono le sbarre e Ilaria si siede con Daria su una panchina)

DARIA:  via questa malinconia, adesso sei fuori e il mondo ti sorride

ILARIA: mi sorride,  cerca di finirla di fare dell’ironia, si sta meglio dentro

DARIA: ironia io, proprio non mi conosci

ILARIA: allora  voglio sapere il perché sei venuta a prendermi all’ uscita del carcere

DARIA: ti sono venuta a prendere per amicizia

ILARIA: amicizia! Questa poi tu non fai niente per niente

DARIA: (si alza) allora me ne vado

ILARIA: (la ferma) aspetta scherzavo

DARIA: a pensare che io volevo proporti un colpo sicuro

ILARIA:  ma mi ero sbagliata: tu Daria non sei in grado, vado a cercarmi un ‘altra partner

DARIA: chi?

ILARIA: Loretta

DARIA: quella deficiente, con lei torni dentro sicuro

ILARIA: ma è quello che voglio

DARIA:  fidati, tanto in galera ci puoi tornare quando vuoi

ILARIA: va bene mi voglio fidare ma acqua in bocca

(le due donne confabulando escono di scena)

SCENA 3
(DARIA  – ILARIA - DENISE)

(buio si vede solo la luce delle torce a pila, le due ladre sono vestite  di nero e con abiti maschili  ed entrano nella villa)

(Ilaria inciampa)

DARIA: Ilaria smettila, cerca di fare attenzione

ILARIA: queste  torce illuminano poco, non si vede  niente

DARIA:  ma noi siamo delle ladre e le ladre devono operare nell’ombra

ILARIA: operare ma sei scema (ride)  non siamo chirurghe, e poi se qui non c’è luce, non c’è neppure l’ombra

DARIA: ma io dicevo all’ombra delle torce

ILARIA: a si le torce … sono quasi scariche

DARIA: allora anche l’ombra è scarica

ILARIA: l’ombra è scarica, bella battuta

DARIA: ma cosa mi fai dire scema

( Ilaria fruga dentro un armadio )

DARIA: cosa cerchi

ILARIA: cerco di rubare qualcosa

DARIA: (ride) ma se non vedi niente

ILARIA: fai silenzio e tieni il sacco

DARIA: (tenendo il sacco) ma stai buttando tutto dentro alla rinfusa e senza sapere cosa rubi?

ILARIA: silenzio che ci sentono

DARIA: ma chi vuoi che ci senta! Non c’è nessuno: la villa è disabitata

ILARIA: non sembra disabitata! non vedi che è troppo in ordine

DARIA: in ogni caso … non c’è nessuno

(accende la luce)

ILARIA: (alterata) ma cosa fai ! (spegne la luce)

DARIA: (accende la luce) tanto non c’è nessuno

ILARIA: (spegne la luce) ma i vicini … il metronotte ( grida)

Un vicino può chiamare le guardie

DARIA: ma sei fissata : guarda lì ( indica il frigorifero)

ILARIA: magari è pieno, sono due giorni che non mangiamo

(le due ladre abbandonano il bottino e si gettano sul cibo e mangiano)

(dopo aver mangiato le due donne  aprono un armadio si gettano sui vestiti e li indossano)

DARIA: ( indossando una gonna) guarda che bella è proprio della mia taglia

ILARIA: (indossando  un vestito ) che bello, io non ho mai avuto un capo così!

DARIA: chissà di chi à questa roba

ILARIA: di chi è non importa

DARIA: ora è nostra

(entrambe ridono di gusto)

(sentono dei passi le donne sono in allarme)

ILARIA: (timorosa) hai sentito

DARIA: si

ILARIA: e adesso

DARIA: spegniamo la luce (spegne)

ILARIA: brutta scema non dovevi neppure accenderla

DARIA: (alterata) sempre colpa mia

ILARIA: spegni la luce

DARIA: si (spegne la luce)

(si sentono dei passi)

DARIA: chi sarà ?

ILARIA: sarà il padrone

DARIA: sarà il guardiano

ILARIA: sarà il metronotte

DARIA: sarà il fantasma della villa

ILARIA: sarà armato

(silenzio)

DARIA: forse ci siamo sbagliate

ILARIA: sarà stato un topo

DARIA: no un topo no!

ILARIA: ho detto forse

DARIA: forse il vento

(silenzio) (Ilaria accende la luce)

ILARIA: non era niente

DARIA: meno male

( si sentono dei passi)

ILARIA: spegni la luce

DARIA: si (spegne la luce)

(breve pausa)

(la luce si riaccende)

ILARIA: Daria ti ho detto  di spegnere quella luce

DARIA: si (spegne la luce)

(la luce si riaccende)

ILARIA: la luce ti ho detto

(Daria spegne la luce che subito si riaccende, si apre la porta e vedono una ragazzina)

(breve pausa)

( i due rimangono immobili e stupiti)

DENISE:  (euforica) zia  cosa ci fai  nella villa: perché sei venuta senza avvisare?

(le due ladre si guardano stupite)

DARIA: ( coglie l’occasione) passavamo …

DENISE: ma zia non potevi entrare dalla porta d’ingresso

ILARIA: (rivolta a Daria) chi è quella!

DARIA: quella è

DENISE: ma io sono tua nipote Denise, non mi riconosci

ILARIA: e io chi sono?

DENISE: (ride) ma tu sei mia zia la Baronessa  Luisella Altomare

ILARIA:  si

DENISE: e quella donna che è con te chi è?

ILARIA: questa è la Contessa  Daria  Ranieri

DENISE: di che casata!

ILARIA: ( perplessa) la casata del cantante

DENISE: è un’artista all’ora! Chissà mia madre come sarà contenta appena torna …

ILARIA: canta benissimo, ha la voce di un usignolo

DENISE:  canti qualcosa contessa

DARIA: e cosa devo cantare

ILARIA: accontenta la signorina, canta

DARIA: così su due piedi

DENISE:  perché lei  canta con un piede solo

DARIA: no

DENISE: ma cosa ha bisogno dell’ orchestra

ILARIA: canta … ho detto

DENISE: io preferisco darti del tu … tanto siamo tutte di sangue blu

DARIA: di sangue blu?

ILARIA: ma il mio sangue non è blu

DENISE: ma si dice blu

ILARIA: si diamoci tutti del tu, siamo  o non siamo nobili

DARIA: no mobili, no!  A me i mobili non servono

DENISE: ma io volevo dire nobili come … conti … principesse …

(breve pausa)

DARIA:  (ho capito ) sono nobile … nobile io sono la Contessa Ranieri

DENISE: allora canta

DARIA: senza orchestra no

DENISE: volevo sentire la tua voce

ILARIA: allora canta …

DENISE: allora

DARIA: ( canta) la donna è mobile

DENISE: (canta) qual piume al vento

ILARIA: brava nipotina

DENISE: (ride ) ma per chi mi avete preso

ILARIA: come, non capisco!

DARIA: lei  non capisce

DENISE: capisco io

DARIA: capisco io

ILARIA: cosa vuoi dire

DENISE: dico che (alza la voce)

Daria e Ilaria ( in unisono) che!

DENISE:  (canzonatoria e indicando le due donne) tu non sei mia zia, perché quel vestito che indossi è di mia madre, e tu non sei la contessa Ranieri, perché la contessa Ranieri non esiste più … (ride) i Ranieri hanno venduto la casata e quindi sono estinti ( ride) voi siete due ladre ( ride) si siete due ladre

ILARIA: bene bene denunciami, così torno in galera

DARIA: no noi ladre no!

DENISE: e allora chi siete!

DARIA e ILARIA: (assieme) noi

DENISE: fatemi vedere cosa avete rubato

(apre il sacco)  biancheria, (ride) argenteria, (ride) e poi!

(vede il frigorifero aperto) averte mangiato (grida) adesso vi denuncio!

DARIA: no per favore

ILARIA:  si denunciami così torno in galera, e ti assicuro che si sta meglio dentro che fuori

DARIA: stai zitta scema

DENISE: (si avvicina al telefono) allora cosa faccio

ILARIA: denunciami

DARIA: non denunciarmi

DENISE: decidetevi, ma adesso mettete tutto a posto, intanto decido

(le due ladre mettono a posto l’argenteria e levano i resti del banchetto, dopo fanno l’atto di togliersi i vestiti )

DENISE: no quelli potete tenerli

ILARIA:  grazie

DENISE: silenzio, fatemi pensare

ILARIA: ma allora

DARIA: silenzio ( rivolta a Daria) appena  ci capita l’occasione la immobilizziamo

DENISE:  (ad alta voce) brave! Così oltre a furto con scasso vi danno anche il sequestro di persona

ILARIA: si io voglio anche il sequestro di persona

DARIA: finiscila scema (rivolta a Ilaria) allora non facciamo proprio niente

DARIA: allora cosa facciamo

(fanno l’atto di andarsene)

DENISE:  non credete di andarvene via così

ILARIA:  e allora! Si può sapere che cosa stiamo a fare, chiama la polizia

DARIA: ma sei proprio scema

DENISE: voi rimanete qua (impugna una pistola)

(le due donne alzano le mani)

ILARIA: piano potrebbe essere carica

DENISE: adesso sedete

DARIA:  va bene, amici come prima adesso andiamo

DENISE: sedete e silenzio

( le due si siedono)

ILARIA: possiamo abbassare le mani

DENISE: abbassatele

(mette via la pistola)

Ma lo sai che ti assomigli tantissimo a ….

(bussano alla porta)

ILARIA: chi è ( presa dal panico)

DARIA: scappiamo

(girano frenetiche per la scena  Denise rimane impassibile)

DENISE: ( cerca di calmarle) cercate  di mantenere la calma, la colpa è vostra, con tutto il fracasso che avete fatto

ILARIA: ci nascondiamo, e dove ci nascondiamo!

DARIA:  si ci nascondiamo

(girano frenetiche)

(bussano di nuovo)

DENISE: (calma) non preoccupatevi ci penso io !

( va ad aprire) voi rimanete calme e sedete

(apre)

SCENA 4
(DARIA  – ILARIA – DENISE – IL  CONTE  FIORILLO FILIPPETTI)

( Denise va ad aprire)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI : buon giorno signorina

DENISE: ( porta semichiusa) buon giorno, desiderate

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: (sbircia dentro la porta semichiusa)

io vorrei …

DENISE: se posso esserle utile

IL  CONTE FIORILLO FILIPPETTI: capisco l’ora tarda, ma io vorrei conferire con la Baronessa Quinzia Quintavalle

DENISE: purtroppo la Baronessa sta riposando e non vuole

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  (a bassa voce) ma se l’ho vista, sbirciando dalla porta ( a bassa voce) signorina a che gioco giochiamo ( passa dei soldi a Denise) aiutatemi  ne va della mia dignità

(Denise intasca i soldi)

DENISE: (perplessa) ma io non posso ( a bassa voce) capite bene

IL CONTE FIORILLO  FILIPPETTI:  (da altri soldi a Denise) ne va del mio onore

( Denise intasca i soldi)

(il conte da un colpo alla porta ed entra)

( le due ladre vedendo entrare l’uomo con impeto prese da  timore hanno un sussulto si alzano ed arretrano, ma l’uomo si inginocchia davanti a Daria che rimane perplessa)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: Baronessa Quinzia Quintavalle, il mio cuore come la mia anima si prostra ai vostri piedi e vi ringrazia perché voi avete salvato il mio onore

ILARIA: (perplessa e profondamente a disagio) il mio onore

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: ( sempre in ginocchio) no il mio onore … mia adorata

ILARIA: mia adorata!

( Denise rimane ai bordi della scena e fa cenno ad Ilaria di sedersi)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: oh mia adorata …

( Ilaria fa segno al conte di alzarsi e sedersi, il nobile si siede)

DARIA: sedete!

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: grazie mia nobile amica, allora mi accettate al vostro cospetto

ILARIA: si ma non fare così

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: oh … mia adorata, voi mi date del tu e mi accettate, oh cara avete al fin fine cancellato i vostri rancori

ILARIA: rancori ! (ride) ma quali rancori

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: il mio cuore palpita onestà ora che finalmente posso pagare il mio debito

DARIA: (grida) il suo debito

ILARIA: i debiti sono …. Sono

DENISE: pegni signor conte e i pegni vanno pagati

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: ma per chi mi avete preso, io non sono uno sbruffone come il conte De Carolis o un pagliaccio Millatenuoso come  il marchese Felicino Parodi, (ad alta voce) che voi Baronessa avete in simpatia. ( altezzoso) io sono un uomo di parola

DENISE: mi scusi signor conte ma  millatenuoso cosa vuole dire, io non conosco questa terminologia

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: si vede chiaramente che lei non comprende le nuove terminologie

DENISE: terminologie o no… millatenuoso

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  esiste perché questo termine l’ho inventato io , noi nobili possiamo inventare (ride)

DARIA: (ride)

(ridono tutti)

DENISE: a cosa dobbiamo la vostra visita

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  guardi signorina che io mi sono rivolto a una mia pari. La  mia domanda è rivolta alla baronessa

DARIA: baronessa rispondi

DENISE: baronessa rispondi

ILARIA: baronessa rispondi

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  si baronessa rispondi

ILARIA:  chi io

(tutte le donne in unisono … si tu)

ILARIA: io? (ride)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:   carissima  si io … e le ho portato i denari e il mio pegno

(tutte  le donne  meno Ilaria in unisono … i denari)

DENISE: e a quanto ammonterebbero i denari?

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  a tutti quelli che mi avete dato, compreso gli interessi

(tutte le donne meno Ilaria in unisono… compreso gli interessi)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  tutti ( apre la borsa e stende i soldi sul tavolo ) se vuole le conti

ILARIA: le conto!

DARIA:  no ci fidiamo li prendo io! ( prende i soldi fa l’atto di contarli)

DENISE: ( strappa i soldi dalle mani di Daria)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  sono 20.000 Lire, non si fida!

DENISE: si  mi fido ( mette i soldi nella borsa)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: e adesso! Baronessa

ILARIA: (ride) si!

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: io sono stato di parola mia nobile amica,  vi ho restituito tutto il prestito e con il fior fiore di interessi,

( alterato) adesso uscite tutte, voglio parlare in privato con la mia baronessa

ILARIA: (eccitata) andate tutte via, il Conte vuole parlare con me! E poi dammi del tu

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: si voglio parlare con te … adesso andate, ho altri soldi da dare

DARIA: io non me ne vado ( fa il segno dei soldi)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: e io non vi do neppure una lira

DARIA: (si alza) allora ne vado, ma solo per pochi minuti

( tra se e se) appena il pollo scuce la grana, io torno

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI:  cosa hai detto

DARIA: niente … niente, parlavo tra me e me

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: lasciateci soli, vi prego

DARIA: io allora vado

DENISE: e vai! (accompagna Daria alla porta, entrambe escono)

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: Finalmente solo, mia adorata Quinzia

ILARIA: mia adorata Quinzia, mi ha chiamato: mia adorata Quinzia

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: si mia adorata salvatrice, finalmente soli

(entra Denise)

DENISE:  buona sera signor conte

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: e questa è sempre tra i piedi

ILARIA: Denise, vai lasciaci soli queste sono cose per grandi

DENISE: ma io sono piccola che male posso fare

ILARIA: ma che male può fare?

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: non so ma a me da noia, io devo dirvi cose private (pausa) cose che riguardano il nostro futuro

DENISE: il vostro futuro, signor conte come è romantico

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: Denise, fai la brava : se ci lasci soli ti do una caramella

DENISE: una sola, e poi le caramelle non vanno più di moda

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: un pacchetto

DENISE: ma è  pochino

ILARIA: dalle il pacchetto

(il conte da il pacchetto di caramelle a Denise e la ragazza  fa il segno dei soldi il conte da diecimila lire ed esce di scena)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  certo che le ragazze d’oggi

( il conte e Ilaria rimasti soli)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( in ginocchio fa il baciamano a  Quinzia)  sei cambiata Quinzia, sei ancora più bella, e adesso che ti restituisco i soldi finalmente potremo di nuovo frequentarci

ILARIA: si frequentarci! Frequentarci ( tra se e se) nessuno mi ha mai parlato così

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI : io sono profondamente innamorato di voi contessa anche se

ILARIA: anche se!

(entra di corsa Denise)

DENISE: la dote … avete portato la dote

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: la dote!

DENISE: e riguardo ai soldi ne mancano, non sono 20.000 Lire

IL CONTE: volevo dirlo

ILARIA: i debiti vanno pagati

(entra Daria alterata)

DARIA: i conti devono essere in ordine

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (scusandosi) volevo dire!

ILARIA: e no, scuse non ne accetto

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (tira fuori il resto) ecco i soldi che mancano: a me non è rimasto proprio niente!

DENISE: i soldi non fanno la felicità

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma aiutano

DARIA: non essere venale

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: comunque, il mio cuore è ai tuoi piedi

ILARIA: adulatore

(Denise prende i soldi e li conta)

DENISE: adesso ci sono quasi tutti (li mette via)

ILARIA: (vede mettere via i soldi) e a me!

DENISE:  dopo, dopo!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: porto il resto  dopo!

DENISE: si! ora vai

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ora dunque mi congedi

(entra Daria)

DARIA: si ebbene adesso vai,  la baronessa vuole rimanere sola

( Denise e Daria accompagnano il conte alla porta)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma non puoi … io ti amo

ILARIA: si

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: allora dimmi qualcosa!

ILARIA: qualcosa!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: io torno!

ILARIA: torna

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: torno

( il conte è spinto fuori dalla porta da Denise e Daria , Denise esce di scena)

SCENA 5
(DARIA  – ILARIA )

ILARIA:  (ride) io sono nobile

DARIA:  no noi non siamo nobili, ma

ILARIA: ma!

DARIA: noi due bisogna cambiarci d’abito

ILARIA: cambiarci d’abito!

DARIA: si ti cambi tu!

ILARIA: io mi sono cambiata prima

DARIA: ma io volevo dire lavarsi

ILARIA: io mi lavo sempre

DARIA: spogliarsi

ILARIA: no! Io non mi spoglio, c’è il pubblico

DARIA: io volevo dire, cambiare pelle

ILARIA:  io non ci voglio andare da un chirurgo estetico

DARIA: io non sto parlando di un chirurgo estetico, ma di un’altra cosa: hai capito?

ILARIA: no!

DARIA: insomma tu chi sei adesso!

ILARIA:  Ilaria Ricchiuti

DARIA: no

ILARIA: e allora chi sono?

DARIA: chi sono io? Guardami bene …

(Ilaria guada fissa Daria)

Non vedi niente di nuovo

ILARIA: no!

DARIA: guarda bene

ILARIA: sto guardando bene

DARIA: chi sono io?

ILARIA: Daria Canessa

DARIA: no io non sono Daria Canessa, guarda bene

ILARIA: ma cosa mi prendi per scema

DARIA: no e tu chi sei

ILARIA: come chi sono

DARIA: tu sei nobile … tu sei una contessa

ILARIA: io una contessa, davvero

DARIA: si una contessa

ILARIA: e tu

DARIA: ed io una nobildonna, noi due dobbiamo essere così!

ILARIA: così come?

DARIA: lasciamo perdere

ILARIA: ma io chi sono?

(entra  Denise)

SCENA 6
(DARIA  – ILARIA - DENISE)

DARIA: meno male, ormai non ne potevo più

ILARIA: io non ne posso fare a meno

DARIA: stai zitta scema

DENISE:  finalmente sole

DARIA: tira fuori i soldi che dividiamo

(Dense tira fuori i soldi e li mette sul tavolo, le altre donne si sfregano le mani dalla contentezza)

DENISE: ( divide il malloppo) uno a me , uno a te, uno a te

(finisce di distribuire e le donne fanno l’atto di intascare)

(Denise ci ripensa e si riprende i soldi, le due donne rimangono esterrefatte)

DARIA: Denise cosa fai?

ILARIA: perché riprendi i soldi che ci siamo onestamente guadagnante con il sudore della fronte

DENISE: (ride) con il sudore della fronte! Ma scherzate, avete gabbato quel povero scemo! Ma che ladre siete

DARIA: come sarebbe, abbiamo lavorato bene e ora dividiamo

ILARIA: (in estasi) Filippo, Filippo …. Torna … torna …

DENISE: come dividiamo, voi entrate in casa mia, vi mettete  i migliori  vestiti dell’armadio … e vestiti che non sono da quattro soldi, e pretendete anche dei soldi

DARIA: vogliamo la nostra parte

DENISE: se vogliamo proprio stare a speculare, quel vestito che hai rubato, vale molto di più dei soldi del conte

DARIA: questo non vuole dire niente, abbiamo diritto anche noi di una  parte  del bottino

DENISE: mettiamola ai voti

DARIA: Ilaria dimmi qualcosa

ILARIA: Filippo … dove sei Filippo …

DENISE: bene, a voi i vestiti : che valgono molto di più … e a me questi spiccioli

DARIA: ma non è giusto!

DENISE: giusto allora, rimetti la borsetta di coccodrillo nell’armadio

DARIA: no … allora va bene così

DENISE:  non ringraziarmi …

DARIA: ma il conte è andato via senza prendere la ricevuta

DENISE: e perché! Ci volevi lasciare anche la ricevuta

ILARIA: Filippo per favore amore  mio torna a prendere la ricevuta

DARIA: levatemi di torno questa scema

DENISE: questa è buona solo ad andare sotto i ferri

ILARIA: (euforica) sotto i ferri! io sono buona lo sai  a fare la calza, in paese sono anche l’unica rimasta a fare  l’uncinetto … so fare il punto croce

DARIA: ci metti noi in croce

ILARIA: il punto incatenato

DENISE: sotto i ferri è un gergo della mala che significa che stai bene solo in galera

ILARIA:  ma i sto bene in galera, almeno lì … mangio, dormo, lavoro se ne ho voglia e  vedo la televisione

DARIA: ma che socia mi sono presa

DENISE: oltretutto anche teledipendente

ILARIA: ( euforica) si a me piacciono i triller … le grandi rapine ,  le grandi evasioni … anche se …

DENISE:  vincono sempre i buoni

ILARIA: no! Non è vero … Arsene Lupen vince sempre

DENISE: ma è un caso raro, nelle fiction vincono sempre i poliziotti

DARIA: ma questa non è una fiction e qui vinciamo noi

DENISE: perché vi faccio vincere, ricordatevi che questa è casa mia

DARIA: si però se non ci siamo noi

ILARIA: (nel suo mondo) ma Filippo ritornerà a prendere la ricevuta

DENISE: si che ritornerà … ritornerà! Questo lo ha capito anche il pubblico

DARIA: (ride) ma hai visto … non mi è mai capitato; la gente arriva e ti da dei soldi (ride) questo poi

DENISE:  io non ci trovo niente di strano

DARIA: ma che mestiere fa tua zia

DENISE: la nobile

ILARIA: no, a me non servono mobili

DARIA: ha detto nobile non mobile

ILARIA: ma che mobile io ora sono seduta, e non ho voglia di alzarmi

DENISE: (rivolta a Daria) certo che ti sei scelto proprio una bella socia

ILARIA: (si specchia con uno specchietto che ha tolto dalla borsetta) certo che sono proprio bella

DENISE:  bella come il culo di una padella

ILARIA: ( si alza di scatto) dove sono le padelle! Ricordatemi che devo rubare una padella, la mia si è rotta ( ride) mi è rimasto in mano il manico!

DARIA: si vede che ti manca!

DENISE: più tardi te la regalo io una padella

ILARIA: no, preferisco rubarla: è più eccitante

DARIA: ma guarda chi mi sono preso come socia

DENISE: ma questa è proprio imbranata

ILARIA: Filippo … Filippo …

DARIA: ma basta, con questo Filippo

DENISE: ( si avvicina al frigorifero, lo apre) ma ! Avete svuotato il frigo

DARIA: sai… siamo entrate ed avevamo voglia di mangiare qualcosa, ma non per fame, ma più per altro per sfizio

ILARIA: no! Avevamo fame

DARIA: no io non avevo fame

ILARIA: io si!  Ed ho mangiato tutto quello che ho trovato

DENISE: anche i gelati’

ILARIA: tutto!

DENISE: (alterata) a me non interessa: io metto in conto (esamina il frigo) come minimo c’erano 200 mila Lire di roba: voi due siete due donne senza fondo ( scrive su un foglietto 200 mila Lire e mette il foglietto in tasca)

Questo io lo tolgo dall’utile!

DARIA: sai cosa sei tu

DENISE: e cosa sarei

DARIA: un’usuraia, e tu Ilaria di qualcosa

ILARIA: Filippo … Filippo ….

DARIA: poverina , guarda come è ridotta

DENISE: si vede che non ha mai avuto corteggiatori

DARIA: ma chi la vuole questa befana

DENISE: solo Filippetti, può cercare una donna simile

( bussano alla porta)

DENISE: chi sarà

DARIA: chi può essere

DENISE: tutti sanno che non doveva esserci nessuno in casa

DARIA: però hanno bussato

DENISE:  cerchiamo di sapere chi è

DARIA: forse se ne sono andati

DENISE: si se ne sono andati

DARIA: ma chi poteva essere

DENISE: ormai non c’è più nessuno

( bussano alla porta)

DARIA: di nuovo

DENISE: vai a vedere chi è

DARIA: io ! Ma scherzi, non sono io la padrona di casa

DENISE: Ilaria vai ad aprire

ILARIA: chissà dov’è il mio Filippo

DARIA: vai tu, sei o non sei la padrona della villa

DENISE: va bene … vado io, però se fosse  qualche malintenzionato, no ho cambiato idea vai tu ad aprire che sei più grande

DARIA: no devi andare tu … io mi metto qui dietro con questa scopa

DENISE: sei pronta …. Io vado ad aprire

DARIA: si che sono pronta

DENISE: facciamo una prova, io apro e tu

(Daria agita la scopa)

DARIA: io colpisco cosi

(si alza Ilaria e prende la bastonata)

DARIA: Ilaria ma tu sei sempre in mezzo

(Ilaria si lamenta)

ILARIA: (si tocca la testa) ahi ! Ahi ! Ahi che dolore che dolore

DENISE: fai silenzio e lamentati sottovoce

DARIA: per una piccola botta, sei proprio una donna di pastafrolla

( si sente bussare)

DENISE: chi è!

(dall’altro lato della porta)

Apritemi

DENISE: (rivolta a Daria) io apro tieniti pronta, potrebbero essere dei ladri

ILARIA: Aiuto … aiuto  i ladri!

DARIA: smettila e fai silenzio, siamo noi le ladre

ILARIA: allora se siamo noi ci hanno scoperto scappiamo

DARIA: no che non scappiamo

ILARIA: io non capisco, ma se noi siamo le ladre, dobbiamo scappare

DENISE: fai silenzio Ilaria, queste sono cose serie

DARIA: ma non bussano più

DENISE: meno male

ILARIA: io mi devo ricordare la padella

DENISE: silenzio (si avvicina di nuovo alla porta)

(origlia) niente … (rivolta alle due donne) dove eravamo rimaste

(bussano)

DENISE: (allarmata) silenzio ognuno ai propri posti

( Daria prende la scopa e si mette al suo posto)

Io allora dico chi è … e quando apro tu dai la bastonata, allora pronti

Chi è …

(dall’altro lato della porta)

Sorpresa … apri

 

DENISE: allora apro ( rivolta a Daria)  pronta

DARIA: si

(Denise apre la porta)

(aperto la porta entra il Conte Filippo Filippetti con un mazzo di fiori , Daria gli da con la scopa un colpo in testa)

SCENA 6
(DARIA  – DENISE – IL  CONTE  FIORILLO FILIPPETTI)

IL  CONTE  FIORILLO FILIPPETTI: ( si tiene la testa e i fiori cadono per terra) ahi ! Ahi … la mia testa … che dolore … vedo le stelle

DENISE: Signor conte, solo a te poteva fare una cosa simile

DARIA: signor conte vergognati, un uomo di così alto lignaggio comportarsi come un adolescente 

DENISE: appena lo saprà mia zia, chissà che risate si faranno alle tue spalle nell’alta società

IL  CONTE  FIORILLO FILIPPETTI: no !  Denise ti prego non dire nulla, e fai in modo che nessuno sappia nulla …. Nessuno deve sapere nulla, neppure la baronessa Quinzia, io sono tornato per lei: ma in questo momento dov’è?

DARIA: la baronessa! Ma quale baronessa?

IL CONTE FIORILLO FILIPPETTI: ma la baronessa Quinzia , la divina

DENISE: divina quella cozza !

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (alterato) Denise ringrazia che sei solo una donna, perché io  non permetto a nessuno di offendere quella divina creatura di Quinzia

DARIA: questa poi !

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: Questa poi; cosa !  Io sono venuto per la Baronessa e le ho portato anche i fiori

DENISE: anche i fiori

DARIA: nessuno ha mai regalato i fiori ad Ilaria

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: chi è questa Ilaria

DARIA: Ilaria è

DENISE:  la Baronessa Quinzia Ilaria Quintavalle, Ilaria è il suo secondo nome

DARIA: si Ilaria è il suo secondo nome

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  ditemi dov’è la mia amata contessa

DENISE: è andata a cercare una padella

DARIA: si una padella

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma cosa voleva fare con una padella,  una frittata?

DARIA: una padellata di fatti tuoi te la devi fare tu signor conte

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  Baronessa … baronessa dove sei baronessa

DENISE: adesso non c’è appena arriva le diremo

DARIA: che sei è passato a trovarla … ma adesso vai … vai

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: vado ma dille che sono passato e che le ho portato dei fiori

DENISE: si ma adesso vada

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (tenendosi la testa) vado … vado ma tornerò!

(il conte esce di scena)

DENISE: meno male, ormai non ne potevo più

DARIA: come rompe questo conte

SCENA 6
(DARIA  – DENISE – ILARIA)

(entra Ilaria con due padelle)

ILARIA: ma che belle padelle ( le fa vedere) mi servivano proprio, ma hai visto Daria che manico  e come si impugnano bene

DARIA: se pensassi più ai manici che alle padelle andrebbe meglio

DENISE: sono le mie, ma oggi voglio essere brava. Te le regalo

ILARIA: allora non le voglio , e non le accetto per principio

DARIA: se te le regala prendile e non ci stare a pensare due volte

ILARIA: ma non posso, io sono una ladra e le cose che mi interessano devo rubarle

DENISE: va bene, allora mi giro e le rubi

(Denise si gira e Ilaria ruba le padelle)

ILARIA: (rivolta a Daria) Daria ho rubato due padelle che sono due gioielli

DARIA: adesso basta cerchiamo di ricomporci e cominciamo a fare man bassa dell’argenteria

ILARIA: va bene, ma questi cosa sono ( vede i fiori e li raccoglie)

DARIA: fiori

DENISE: fiori

ILARIA: e per chi sono?

(Daria e Denise in unisono)

Per noi no!

ILARIA: allora sono per me!

(Daria e Denise in unisono)

Si !

ILARIA: e chi le ha portate

(Daria e Denise in unisono)

Il conte Filippo Filippetti !

ILARIA: oh! Il mio conte adorato ( annusa i fiori ed esce di scena) allora è tornato … ed è tornato per me e ora dov’è ?

DENISE: se ti affacci alla finestra puoi ancora vederlo

ILARIA: allora vado … conticino … conticino dove sei

(esce di scena)

SCENA 7
(DARIA  – DENISE )

DENISE: (ride)

DARIA: ma cos’hai da ridere

DENISE: certo che voi due siete proprio una bella copia di ladre

DARIA: (alterata) non ti permetto di fare dell’ironia, noi due siamo delle gran ladrone, noi abbiamo fatto tantissimi colpi

DENISE: quanti

DARIA: (conta con le dita) venti

DENISE:  ne hai fatti venti , ed hai anche buona memoria  se li ricordi tutti

DARIA: si però non sono mai stata presa

DENISE: mai

DARIA: hanno sempre arrestato Ilaria

DENISE: e il bottino

DARIA: il bottino e quello … le guardie lo hanno sempre recuperato

DENISE: ( ride) siete in gamba voi due!

( voce fuori campo )

ILARIA: Denise dov’è il bagno

DENISE: in fondo al corridoio, a destra

ILARIA: quale corridoio

DENISE: quello di sinistra, no forse al centro

DARIA: (ironica) come Denise,  non conosci neppure le porte di casa tua

DENISE: (ride) sai com’è, è una casa talmente grande

(si sente il rumore dello sciacquone)

DENISE: e poi vedi,  lo ha trovato da sola

DARIA: adesso dimmi dov’è la cassaforte

DENISE: ma pensi solo al denaro tu

DARIA: e a cosa dovrei pensare: sono o non sono una ladra

DENISE: ma ci sono, ladre e ladre

DARIA:  proprio non capisco

DENISE: non serve capire

(bussano alla porta)

DENISE: bussano

DARIA e DENISE: ( in unisono) bussano alla porta

DENISE: sarà quello scemotto del conte

DARIA: a l’amor non si comanda

(bussano alla porta)

DARIA: (rivolta a Denise) ma si può sapere tu chi sei

DENISE: ma io sono la padrona di casa

DARIA: secondo me nascondi qualcosa

DENISE: e cosa dovrei nascondere: Villa Altaluna è mia, no anzi è di mia zia

DARIA: ne parliamo dopo con calma, adesso andiamo ad aprire

( bussano alla porta)

DENISE: vado io

(apre la porta)

SCENA 8
(DARIA  – DENISE – LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’ )

(appena aperta la porta entra  la contessa  euforica ed esuberante)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (euforica e sorridente rivolta a Denise) ma che bella ragazzina, e tu chi sei (ride) dai fammi indovinare, tu sei : no tu sei ( ridendo) tu sei la figlia della contessa di Altamura, sai tu non ti ricordi di me …. Eri piccolina ed io ti tenevo sulle braccia, come eri carina … ti chiami : ma lo sai che non mi ricordo più … dammi pure del tu

DENISE:  il mio nome è Denise

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: che bel nome che hai Denise, ma posso entrare

DARIA: ma siede già entrata signora

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  io sono la contessa Cesarina Lopedò ma lei  chi è

DARIA:  chi io

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma non sarete per caso

DENISE: Daria di Alberobello

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: mai sentita nominare

DENISE:  Daria contessa di Alberobello

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ne so meno di prima

DENISE: insomma la regina del trullo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma la regina del trullo non era una nobile, ma anzi diciamo: una “ donnina dai facili costumi”

DARIA: no sicuramente ti sbagli

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: no… non mi sbaglio, ma dammi del tu anche tu

DENISE: (cerca di rimediare)  ti ho detto che ti sbagli, lei è Daria   Anglisani la contessa  del trullo, non la regina del trullo  … quella no!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: se è per questo io mi inchino a tale nobiltà

DENISE: ma contessa, sei venuta sola

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: si, sono sola

DENISE: e la servitù?

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: le ho dato un giorno di libertà, sono venuta sola, oggi non voglio cortigiani ( sussurra ) ho portato i soldi che mi ha prestato vostra zia

DARIA: cosa avete voi due da confabulare

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: niente duchessa  ( si siede)

Ma quanto tempo è passato, quanti ricordi che ho di questo palazzo, e quante cose sono successe in queste stanze

DENISE: allora hai portato i soldi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: si, ma volevo fermarmi un po’

DARIA: i soldi: che soldi!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma i soldi che devo dare alla nobile  madre della giovanissima Denise

DARIA: prima i soldi e poi si ferma

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  lo sapete, io sono vedova (ride) e dopo tanti anni di matrimonio… che bella vita … sapete Daria , posso chiamarvi Daria (ride) mi permettete

DARIA: per me … insomma io permetto

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: grazie … grazie … Daria … grazie. Dimmi Darietta ma tu come sei: sposata e chissà con che nobile e chissà quanti nobiletti arai fatto

DARIA: mobiletti: ma scherziamo io non ho mai fatto mobiletti e di falegnami in famiglia non ce ne sono

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma io facevo così per dire, lei è sposata

DARIA: no signorina

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: meglio sono sempre convinta che si sta meglio sole

DENISE: il proverbio dice

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: meglio sole che male accompagnate

DENISE:  Daria è talmente brutta che non l’ha mai cercata nessuno

DARIA: (si alza alterata) non sono proprio brutta

DENISE: neppure bella

DARIA: guardati te smorfiosa

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: be avrà una dote

DENISE: niente dote

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: niente … niente

DARIA: quasi niente

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: qualcosa ha! Ma i nobili non sono mai contenti

DENISE: niente, lei non ha niente

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma se indossa dei vestiti che valgono un fior fiore di quattrini

DARIA: (si alza di nuovo) sono belli, guarda … e come mi stanno bene, sono proprio della mia misura

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: e costano un capitale

DENISE: basta aprire l’armadio

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: che armadio?

DARIA: quello ( lo indica)

DENISE: niente, Daria voleva dire : l’ armadio della boutique

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: capisco! Capisco …

DARIA: l’armadio della boutique , ma Denise! Quale boutique

DENISE:  lasciamo perdere, è solo un modo di dire

DARIA: intanto … contessa potrebbe tirare fuori i soldi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: i soldi … i soldi … Daria posso darti del tu  visto che siamo pari

DARIA: si

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: tu più che una duchessa mi sembri una avida e petulante plebea

DARIA: plebea … plebea adesso veniamo anche alle offese

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: io non volevo offendere nessuno e tantomeno una nobildonna del tuo rango

DARIA: io ti perdono Cesarina, ma i soldi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: i soldi non fanno la felicità

DARIA: ma aiutano

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: dopo … dopo ma adesso avrei l’intenzione di fermarmi a cena con voi

( Daria e Denise in unisono) A cena con noi!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma mi accontento di uno stuzzichino … non bramo una cena luculliana, vero Darietta (ride)

DARIA: (alterata)  vorrei sapere cosa ti interessa, guardati il tuo di sedere (lo mostra al pubblico) il mio è grosso e allora, guardati il tuo che è ridicolo come te Cesarina o meglio Cesarona

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (alterata) ma cosa dici … ma non c’è neppure un termine di paragone

DENISE: (grida) basta cercate di finirla

( Daria e Denise in unisono) chi di noi due è la più bella

DENISE: la più bella di voi due è?

DARIA: io

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: io

DENISE: ma se sembrate due galline spennacchiate

DARIA: la colpa è sua, ha cominciato lei (la indica  col dito)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  calmati Daria, calmati  e se vuoi che io vado , vado e torno quando c’è tua madre , e i soldi li do a lei

(si avvicina alla porta, la due donne cercano di trattenerla)

( Daria e Denise in unisono) no ! No ! siediti, scherzavamo … scherzavamo … siediti che adesso ceniamo

DENISE: siedi Cesarina, siedi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: che modi,  io mi fermo solo perché andando via recerei offesa a quella santa donna di tua madre Denise

DENISE: scusami Cesarina, adesso siediti

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: chiamate la servitù e portatemi il menù

DARIA: ( a Denise e sottovoce) ma noi non abbiamo servitù?

DENISE: ( rivolta a Daria e sottovoce) ma abbiamo Ilaria di la

DARIA: (rivolta a Denise e sottovoce) ma Ilaria, non sa fare niente neppure un uovo al tegamino e poi il frigo è vuoto

DENISE: ci arrangeremo, adesso vai  da Ilaria

DARIA: e cosa devo fare

DENISE: trasformala in cameriera

DARIA: io vado

DENISE: (spingendola fuori dalla porta) vai … vai 

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: cosa avete da confabulare

DENISE: niente, parlavamo della nostra servitù

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: la servitù, certo pretende ma non dà …. Ah la servitù …

(entra Ilaria )

SCENA 8
(DARIA  – DENISE – LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’ - ILARIA)

(entra Ilaria  molto caricaturale vestita da cameriera canticchiando prepara la tavola)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ma non avete una tovaglia più pulita e poi (la solleva e fa notare al pubblico che è tutta bucata)

DARIA:  io ho cercato le tovaglie … ma

DENISE: questa va più che bene, è una tovaglia storica

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: storica

DENISE:  questo era un dono alla mia famiglia della Baronessa Ortensia Ricchiuti

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ma è morta sessant’anni fa

DENISE: infatti questa tovaglia la teniamo per le grandi occasioni

DARIA: e oggi … è una grande occasione

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  va bene  ti ringrazio per l’onore che mi avete riservato: ma  (solleva il piatto) ma i piatti non mi sembra siano troppo puliti

DENISE: anche loro sono storici

DARIA: quelli sono stati usati per una cena data in onore della Contessa di  Martinafranca

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:   da quel momento però vedo che non sono mai più stati lavati

DENISE: no

DARIA: no

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (annusa il piatto) che cosa aveva mangiato orecchiette e rapini

DENISE: penso

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: penso che potremmo mangiare qualcosa anche senza piatti

DENISE: Ilaria togli i piatti

(Ilaria sempre canticchiando toglie i piatti )

DARIA: Ilaria porta gli stuzzichini

ILARIA: va bene, ma piano nel dare gli ordini

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ma che razza di servitù avete

DENISE: è Barese,  non si sente dall’accento

DARIA: si è proprio barese

ILARIA: (grida) forza Bari … torneremo in serie A

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  oltretutto questa è anche un’ ultra

DENISE: silenzio adesso vai a prendere gli stuzzichini

ILARIA: vado … vado ma questa di che squadra è

DARIA: non preoccuparti vai …

ILARIA: vado .. vado

DENISE: perdonatela … è fatta a modo suo , ma non è cattiva

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  fatela anche cattiva

ILARIA: mi sembra di avere sentito qualcosa

DARIA: niente

DENISE: gli stuzzichini … gli stuzzichini

ILARIA: vado … vado ma fate silenzio

(Ilaria esce di scena ballando e canticchiando)

(Ilaria entra in scena con il pane di Altamura e lo mette al centro della tavola)

(la contessa prende il pane e lo assaggia)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ma è raffermo

DARIA: questo pane è sempre fragrante

DENISE: anche per dieci giorni

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ma questo sembra che abbia più di due mesi (lo assaggia) basta togliere la muffa, ma non è malaccio.

Si sente  che è un ottimo pane

(lo offre alle altre due donne)

Servitevi anche voi

DENISE: fai pure come se fossi a casa tua

ILARIA: la fame è fame!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  come vi permettete , che cosa è questa confidenza, io sono nobile: e voi contessa  fate tacere questa serva

DARIA: silenzio Ilaria

ILARIA: io non ho detto niente

DENISE: Cesarina cerca di capire in questa casa la nobiltà è molto aperta con la servitù

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  troppo aperta, la servitù bisogna trattarla con distacco perché se a loro dai un dito loro ti prendono il braccio

ILARIA: loro ti mangiano il braccio visto la fame che avete Contessa

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  la fame ! Un nobile non ha mai fame

ILARIA: a me non sembra

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  Denise! Licenziate questa donna

DENISE: io non ho il potere di licenziare nessuno

DARIA: Ilaria andate e portate degli stuzzichini alla contessa

ILARIA: vado… vado: ma questa contessa non è mai contenta

( Ilaria esce di scena)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ( sgranocchiando il pane raffermo) davvero voi non  favorite, non sapete cosa vi perdete (sorridendo) a me il pane piace così

(entra Ilaria con le olive)

ILARIA: (ripete ironica) a me piace cosi! Ecco le olive

(le mette in malo modo sulla tavola)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (prendendo un’oliva) ma sono acide

( in ogni caso le mangia)

DENISE: anche quelle

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:   capisco … sono datate, però per me è un onore mangiare cose che aveva mangiato anni fa la Baronessa : ma voi proprio non volete favorire

(tutte in unisono) Noooo!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  io allora farò onore alla tavola

(mangia avidamente) ma da bere

DENISE: da bere abbiamo della pura acqua di fonte

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  datata

DENISE: no fresca … di pozzo … Ilaria

ILARIA: vado … vado

(Ilaria esce di scena)

(entra Ilaria con una brocca d’acqua, la mette in tavola)

( Cesarina versa l’acqua)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (sorseggia) quest’acqua è veramente buona si vede e si sente , ma ha uno strano odore

ILARIA: il pozzo non è pulito e adesso me ne vado …

(Ilaria esce di scena)

DENISE: comunque è ottima, era la solita acqua

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  capisco è un’acqua storica, comunque avete una servitù che non fa onore alla villa

DENISE: onore o non onore Ilaria costa poco, ma  tu ora che hai  fatto onore alla nostra mensa

DARIA: Cesarina dai  alla baronessa quello che devi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (si alza e guarda i suppellettili) non avrete per caso fretta

DENISE: no!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  allora,  non esiste il problema ( gira per la scena, indica delle posate) e queste sono d’argento

DARIA: finissimo

DENISE: di prima qualità

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ( prende in mano le posate) ne avete altre

DENISE: nel cassetto

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  ( apre il cassetto  e le prende in mano) belle … belle e tutte hanno l’insegna araldica … belle … belle

DENISE : (prende le posate dalle mani di Cesarina) queste non si toccano

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  va bene ma che modi: ma per chi mi hai preso

DENISE: (rimette le posate nel cassetto) ma sei pazza Cesarina, ma lo sai che mia madre appena arriva a casa le conta

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  e fa bene,  perché sicuramente ha paura che la servitù le rubi, perché sa che  i servi hanno tutti le mani lunghe: è furba la baronessa!

( si siede)

Non bisogna mai fidarsi della servitù ( chiamando Denise) per esempio quella cameriera cosa aspettate a licenziarla

DENISE: io non posso licenziare nessuno

DARIA: appena torna la baronessa provvederemo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  bene … bene  adesso (prende la borsa e la mette sul tavolo ) adesso

(Denise e Daria in unisono) adesso

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  adesso lasciatemi sola, voglio scrivere alla baronessa due righe di commiato per ringraziarla della  gentilezza e della cordialità che mi è stata riservata

DENISE: perché vuoi rimanere sola

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  perché vorrei scrivere due righe e se c’è qualcuno (ride) sono timida e non mi vengono : datemi carta e penna

(Daria da carta e penna a Cesarina)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  grazie mia cara

DARIA: prego, allora io vado

DENISE: io vorrei restare

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  vai ragazzina lasciami sola con la mia ispirazione : a me bastano pochi minuti

DENISE: ma un minuto è l’eternità

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  lasciatemi sola, lasciatemi sola ( spinge le due donne fuori scena)

(Denise e Daria escono di scena)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (rimasta sola scrive due parole sul foglio dopo si alza e cercando di non farsi notare apre il cassetto , apre la borsa e ruba le posate d’argento)

(Denise  voce fuori scena)

DENISE: possiamo venire, Cesarina sei pronta

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: lascia ancora qualche secondo al mio divino poetare

(Daria  fuori scena)

DARIA: un secondo solo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  va bene se volete entrare entrate e vi omaggerò del mio divino verso

( entrano Denise e Daria)

DARIA: hai finito

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  siete entrate troppo presto, però la mia creatività è talmente illuminante che è più veloce del tempo

DENISE: posso leggete

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  leggi a voce alta, e fai in modo che tutti sentano

DENISE: ( prende il foglietto e legge) Grazie ( delusa) tutto qua

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (alterata) ma cosa pretendi , mi hai dato solo pochi secondi

(si alza) adesso io vado: purtroppo ho un impegno che non posso rimandare

DARIA: (si ferma davanti alla porta impedendo alla donna di uscire) Cesarina ti dimentichi qualcosa

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  dunque:  la borsa l’ho presa , il cappello l’ho preso, i guanti : no grazie non mi manca niente

DENISE: i soldi da dare a mia madre

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  (ride) giusto, come sono sbadata (ride) come sono sbadata ( apre la borsetta) ecco: sono duemila  Lire (ride) che sbadata

(Denise prende i soldi,  li conta e li mette nella sua borsetta)

DARIA: ( si getta su Denise che la evita) a me i soldi… i soldi

DENISE: dopo … dopo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  lasciatemi una ricevuta

DENISE: tra noi  nobildonne basta la parola

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:   va bene  dopo parlo con tua madre

DENISE: si parla con mia madre

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  io allora vado

(nell’uscire si vedono i manici delle posate uscire dalla borsa)

DENISE: (a Cesarina) fermati: cosa nascondi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  niente

DENISE: fammi federe ( apre la borsa di Cesarina e vede le posate) cosa ci fanno quelle nella borsa

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  che borsa

DENISE: la tua

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  la mia?

DARIA: brutta ladra consegna la refurtiva

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: la refurtiva ma siete matte. Adesso me ne vado (si dirige verso la porta)

( Cesarina viene bloccata da Daria)

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (divincolandosi) lasciami stare, e tu togliti dalla porta

DARIA: io non mi tolgo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: e io allora non esco

DENISE: lascia l’argenteria e dopo se vuoi andare vai

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’:  e poi in quanto all’argenteria mi sono solo ripreso quello che era mio

DENISE: come quella è l’argenteria di mia madre, anzi mia

DARIA: si tua

DENISE: mia

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: tua! (ride) mia

DENISE: no!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (apre la borsa e fa vedere lo stemma araldico ) lo vedete questo stemma araldico

(tutte si avvicinano e vedono) vedete la differenza

DARIA: a me sembrano uguali

DENISE: sono uguali

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma guardate bene e leggete bene l’araldica

DARIA: cosa dobbiamo leggere

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: Contessa hai sempre voglia di scherzare … leggi

DARIA: ma non c’è scritto niente

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (ride) ma non vedi

DARIA: ma cosa dovrei vedere

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma lo spaccato

DARIA: sarà io a spaccare la testa a te se non metti la roba che hai rubato al suo posto

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (grida) rubato! Ho sentito rubato: qualcuno di voi ha detto rubato

DENISE: si io ho sentito rubato

DARIA: rubato

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (grida) la contessa Cesarina è onesta: perché ricordate che la contessa Cesarina non ruba neppure una gallina

DENISE: per forza non ci sono galline nella villa

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma è solo un modo di dire, allora io mi prendo la mia roba e me ne vado

DENISE: vai pure dove vuoi, ma l’argenteria no!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: l’argenteria viene con me

DENISE: leggiamola bene

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: quella con lo spaccato è mia

DENISE: ma se era in questa casa era di mia madre

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: e tua madre dove l’ha presa

DENISE: sarà stato un regalo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: no nessun regalo

DENISE: mettiamoci d’accordo

DARIA: non ti fare mettere in mezzo da questa ladra

DENISE: lasciaci sole Daria

DARIA: non ti fare convincere

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: esci Daria che dobbiamo parlare

DENISE: esci … un attimo solo

DARIA: va bene esco, ma mi raccomando

( Daria esce di scena)

(Denise e la Contessa, rimaste sole)

( girano per la scena cercando di non farsi sentire)

DENISE: ma contessa: perché!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: come perché!

DENISE: ma l’argenteria

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: la prendo e la porto via

DENISE: cerchiamo di metterci d’accordo

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: d’accordo! Questa è buona

DENISE: hai soldi in tasca

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: si!

DENISE: se mi lasci qualcosa, ti lascio portare via una parte dell’argenteria

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ti lascio diecimila Lire

DENISE: venti

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: quindici

DENISE: affare fatto

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: va bene, ma se io pago

DENISE: ci guadagni ugualmente ed in più nessuno saprà niente al circolo della nobiltà

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: questo è la cosa più importante anche se il circolo non è più quello di una volta. La nobiltà ormai sta decadendo, le masserie e i poderi ormai sono degli arricchiti, mentre per noi ormai …

DENISE: capisco … capisco: ma se siete in momentanea crisi finanziaria, perché hai portato i soldi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: l’onore prima di tutto e poi devo recuperare i pezzi dell’argenteria, un antiquario me la paga il doppio se è completa

DENISE: il doppio … interessante

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: aiutami, rimane un nostro segreto

DENISE: va bene prenditi la tua, ma la mia quanto vale

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: la tua molto di più

DENISE: e allora perché non l’hai rubata

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: non l’ho presa perché ho recuperato la mia e quindi non ne avevo bisogno: e poi … rubata! Che parola grossa ( ride) se prendevo qualcosina la prendevo solo in prestito: la portavo al banco dei pegni e con i soldi ( sussurra all’orecchio di Denise) ho avuto una soffiata da un amico riguardo alla corsa dei cavalli di domani, il giorno dopo la ricompravo e la restituivo

DENISE: che cavallo se posso

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: sei troppo piccola per giocare ai cavalli, e poi è un segreto

DENISE: ma la soffiata chi te l’ha fatta, tanto per sapere

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: una persona fidata

DENISE: chi!

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: è un segreto ma mi voglio fidare

DENISE: fidati

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: il Conte Filippo Filippetti

DENISE: (ride) ti ha fatto scommettere su Vitaliano

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: si Vitaliano

DENISE: ma se lo danno uno a venti

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma il conte mi ha assicurato che è …. vincente

DENISE: (ride) ma quello lì non vince neppure a spinta

(da a Cesarina un candelabro d’argento )

Tieni giocami questo su Manrica

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: ma Manrica è una cavalla che …

DENISE: giocami questo candelabro d’argento, dopo se vinco mi fai avere i soldi

LA CONTESSA CESARINA LOPEDO’: (ride) io ti gioco quello che vuoi ma se giochi Manrica è come buttare i soldi dalla finestra

(prende il candelabro)

Adesso vado … (esce dalla scena ridendo)

DENISE: (rivolta a Cesarina) Cesarina, fammi la giocata mi raccomando

( Cesarina da fuori scena)  si! fidati …

( Denise rimasta sola)

DENISE:  si giochiamo ai cavalli, che  bella idea, tanto la colpa ricade su quelle due

(ride e getta l’argenteria dalla finestra,  dopo esce di scena)

SCENA 9
( ILARIA – IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

Entra Ilaria canticchiando

(bussano alla porta)

ILARIA: chi sarà mai e poi a quest’ora?

(corre verso la porta)

Con la pioggia e con il vento chi bussa al mio convento

(apre la porta e colta di sorpresa vede il conte Filippo)

(grida) Filippo

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( da una rosa rossa a Ilaria) Quinzia mia adorata, questa rosa è per te

ILARIA: chiamami Ilaria

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: come Ilaria? Ma tu non ti chiami Quinzia

ILARIA: (ride) ma Ilaria è il mio secondo nome (ride di nuovo) e poi mi piace di più

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  per me va bene , se vuoi che ti chiamo Ilaria … ti voglio bene Ilaria Quinzia

ILARIA: (ride) Ilaria Quinzia, si mi piace … mi piace … mi piace

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (sempre con la rosa in mano) amore mio ti ho portato questa rosa come pegno per il mio amore

ILARIA: (grida) al banco dei pegni! Ma cosa dici, quanto vuoi che mi danno se porto questa rosa al banco dei pegni

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: no mia cara sono io il tuo pegno

ILARIA: ma si, ti porto la ( grida) ma quanto puoi valere … io se vuoi ti posso portare al banco dei pegni … ma poi (ride)  anche se ti portassi non ti vogliono, perché li vogliono solo cose di valore (ride)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: il mio cuore è il mio pegno

ILARIA: figuriamoci se vogliono il cuore, il banco dei pegni non è un ospedale

( Il Conte abbraccia  Ilaria ma lei si divincola)

ILARIA: lasciami stare, io non sono una di quelle tue amichette con cui ti sollazzi di solito

(Ilaria esce di scena)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( tra se e se) mi respinge , mi respinge: ma sono sicuro che  mi ama

(Ilaria rientra in scena)

ILARIA: (euforica) Filippo, Filippo … davvero mi vuoi bene

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: più bene che a me stesso

ILARIA: ma bene .. bene

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: fammi un cenno ed io ti seguirò

ILARIA: e no! Adesso devo andare in bagno

(esce di scena)

(il conte gira nervosamente per la scena)

SCENA 10
( DENISE – IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

(il conte preoccupato si accascia sulla sedia, entra Denise)

DENISE: (sorridente)  mio bel conticino, come mai sei così triste

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  dire triste … è troppo poco, io sono disperato

DENISE: C onte tu sei innamorato

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: cosa vuoi, le pene d’amore mi hanno ghermito il cuore

DENISE: ti sei  innamorato di  Ilaria

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  ormai non si può più nascondere niente

DENISE:  (a voce alta)  lo ha capito anche il pubblico !

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  meno male che  il mio amore doveva essere segreto

DENISE: segreto! Questa poi, ma è così bello

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma come posso fare, aiutami tu che conosci bene la mia Quinzia

DENISE: chi Ilaria?

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: si Quinzia Ilaria …

DENISE: vedremo di metterci d’accordo

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: aiutami ti prego

DENISE: per quello che posso fare, conta su di me

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: grazie ragazzina, grazie se tutto va a buon fine ti compro una montagna di caramelle

DENISE: no! Sarà meglio che mi dai i soldi ,  che mi gestisco io

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma sei un’affarista

DENISE: sono stata educata così

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: allora ci conto

DENISE: contaci … ma!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma … cosa

DENISE: ti interessa Ilaria oppure cerchi una donna nobile per aumentare la tua dote

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (sorride) diciamo tutte e due

DENISE: allora … affare fatto

(i due battono cinque)

DENISE: adesso esci, che ci penso io

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: guarda che ci conto

DENISE: fidati

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: io allora vado

(confabulano tra di loro, arriva Daria e i due smettono di parlare)

DENISE: ciao Conte

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ciao Denise

( il conte esce di scena)

SCENA 11
( DENISE – DARIA)

DARIA: cosa avevate da confabulare tu e il conte, cosa avete dei segreti

DENISE: segreti

DARIA: guarda che io mi mantengo vigile, io non sono la tipa che si fa fregare

DENISE: noi siamo socie,  tra noi due ci deve essere fiducia

DARIA: dobbiamo ancora dividere il bottino

DENISE: sei monotona pensi solo ai soldi

DARIA: io vivo per i soldi

DENISE: finiscila altrimenti non ti dico quello che mi ha detto il conte

DARIA: dimmelo!

DENISE: no ! Non te lo dico più, perché non hai avuto fiducia

DARIA: (infantile) e dai  dimmelo… dimmelo

DENISE: no! (si volta dall’altra parte)

DARIA: (infantile)  dimmelo

DENISE: ma ce la fai a mantenere un segreto

DARIA: si giuro, ma dimmelo

DENISE: non posso ho promesso

DARIA: dai, siamo socie

DENISE: ma ho dato la mia parola

DARIA: dai ! Dai! Dimmelo

DENISE: cosa mi dai

DARIA:  1000 Lire

DENISE: 2000 Lire

DARIA: ma è strozzinaggio

DENISE: allora me ne vado

(si dirige verso la porta)

DARIA: (cerca di trattenerla) no fermati ( tira fuori i soldi)

(Denise intasca i soldi)

DENISE: (si guarda intorno per non farsi sentire) devi sapere che il Conte Filippo Filippetti

DARIA: è innamorato di Ilaria,  e questo lo sanno tutti

DENISE:  il Conte è carico di soldi

DARIA: ma non abbastanza

DENISE:  il Conte non è proprio innamorato  di Ilaria

DARIA: non è innamorato di Ilaria: ma allora

DENISE:  ( circoscritta) il conte mi ha chiesto un consiglio

DARIA: e ha chiesto un consiglio a te!

DENISE: si a me… e allora

DARIA: e allora, cosa ti ha chiesto di tanto importante

DENISE: mi ha detto cosa ne pensavo di te e di Ilaria, perché si vuole sposate

DARIA: io sono contro al matrimonio

DENISE: ma sei matta. È carico di soldi

DARIA: ricchissimo non lo è

DENISE: ma quando muore lo zio d’America

DARIA: lo zio d’America?

DENISE: erediterà un mare di dollari, ma solo dopo il matrimonio

DARIA: (grida) non sono più contro il matrimonio!

DENISE: dovresti ringraziarmi

DARIA: perché?

DENISE: perché sono un’amica

DARIA: un’amica tu!

DENISE: si un’amica, perché mi sono comportata bene con te

DARIA: e cosa avresti fatto per me!

DENISE: gli ho detto

DARIA: cosa gli hai detto

DENISE: che tu sei più bella e più intelligente di Ilaria

DARIA: davvero, e lui cosa ha detto

DENISE: ha detto che!

DARIA: non mi lasciare sulle spine

(Denise con la mano fa il segno dei soldi)

(Daria da mille Lire a Denise, ma lei fa ancora il segno dei soldi: allora Daria tira fuori duemila Lire  che la ragazza avidamente intasca)

DARIA: allora cosa ha detto il Conte

DENISE:  ha detto che  ama tue Daria, ma tu non fai niente per incoraggiarlo

DARIA: davvero!

DENISE: giuro

DARIA: io contessa … Filippo , Filippuccio  …  amore mio dove sei!

(Daria esce di scena)

DENISE: (rimasta sola in scena e  rivolta verso il pubblico) ma l’amore è proprio strano

SCENA 12
( ILARIA – DARIA - IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

(entra in scena Ilaria)

ILARIA:  (canticchia) Filippo … Filippo … dove sei Filippo

(entra il conte Filippo Filippetti)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: sono qua Quinzia amore  mio

ILARIA: (sorpresa) chi è Quinzia ? Cosa fai mi tradisci

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: no! Io no non mi permetterei mai, un nobile non tradisce il proprio amore

ILARIA:  (confusa) ma mi hai chiamato Quinzia! Chi è questa Quinzia

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma sei tu Quinzia amore mio

ILARIA: chi io!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ma non ti chiami Quinzia Ilaria contessa Quintavalle

ILARIA: (meravigliata) si giusto sono io Quinzia Ilaria, ma Quinzia che brutto nome, chiamami Ilaria

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ti chiamo come vuoi tu tesoro

(cerca di abbracciarla, ma Ilaria si divincola)

ILARIA: cerca di tenere le mani a posto, io devo opporre un minimo di resistenza

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: allora mi fuggi

ILARIA: no devo compiacermi di te a poco a poco

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: a poco a poco ti scalderò, anzi il mio amore ti scalderà

(entra Daria)

DARIA: ( risponde a tono) Filippo se vuoi scaldare Ilaria devi metterla nel forno

ILARIA: (risponde a Daria) tu ormai non sei neppure  più buona al forno, ormai sei carne da brodo

DAERIA: (alterata) e tu sei scema tronca

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: calmatevi ragazze, calmatevi

ILARIA: Conticino, manda via questa, altrimenti me ne vado via io

( Daria mette da la borsetta a Ilaria)

DARIA: (porta la borsetta ad Ilaria)  tieni Ilaria se vuoi andare adesso puoi, ti ho portato anche la borsetta

ILARIA: ma io non la voglio la borsetta

DARIA: ( riprende la borsetta) bene, allora puoi andare via senza

ILARIA: no io rimango!

DARIA: Filippo, manda subito via questa zoticona e io ti faccio … diciamo … un lavoretto …

ILARIA: (ironica) ma che lavoretto … quella lì non è capace di fare un o con un bicchiere

DARIA: (ride) ma so fare dell’altro!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: Daria, Ilaria cercate di darvi un contegno: noi siamo nobili

ILARIA: e ci risiamo di nuovo con questi mobili

DARIA: sei sorda Ilaria,  Filippino ha detto nobili con la n

ILARIA: e allora, brutta scema cosa ho detto: ho detto mobili con la m maiuscola

DARIA: Ilaria oltre ad essere sorda sei anche rincitrullita

ILARIA: certo che devono costare tanto questi mobili, con la m maiuscola, visto che ne parlate così tanto

DARIA: lasciamo perdere

ILARIA: riguardo alla rincitrullita: io sono sorda da un orecchio solo, mentre tu sei una povera demente

SCENA 13
( ILARIA – DARIA - IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI - DENISE)

( entra Denise)

DENISE: ma cosa avete da gridare, voi non avete nessun rispetto

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  Denise perdonale e cerca di avere pazienza : e poi mi raccomando, non dire niente di questo fatto increscioso tra queste nobildonne a tua madre: se lo sapessero al circolo della nobiltà : carpisci che scandalo.

DENISE: certo:  Quinzia e Daria diventerebbero due caricature dell’alta società, e in più

(Daria e Ilaria in unisono) e in più!

DENISE: non troverebbero neppure più marito

(Daria e Ilaria in unisono) no questo no !

ILARIA: ( a Daria) ma non eri contraria al matrimonio?

DARIA: una volta,  forse ma adesso ho cambiato idea

DENISE: certo Filippo,  che sei proprio un gran dongiovanni

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: non faccio per vantarmi, ma

DENISE:  sei uno sciupafemmine Filippo

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: cosa dici, ma sei più che una ragazzina

DENISE: ma quando divento grande

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( si mette  il cappello )

Va bene, però : ragazze adesso devo andare, perché ho un impegno urgente: però tornerò … tornerò

(manda i baci ed esce, ma viene trattenuto da Denise)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: cosa vuoi ragazzina, quando ritorno ti porto un bel regalo

DENISE: ( fa segno alle due donne di andare)

(Daria e Ilaria escono di scena)

DARIA e ILARIA: (alterate e in unisono) ma cosa avete voi due i segreti?

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ragazze lasciateci soli, dai … dai …

(accompagna le due donne alla porta)

( Ilaria e Daria manifestando disappunto escono di scena)

SCENA 14
( IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI - DENISE)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: che cos’hai da dirmi di tanto importante

DENISE: ( circoscritta) siamo soli!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (guardandosi attorno) si siamo soli!

DENISE: (circoscritta) ma siamo sicuri!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (guardandosi attorno) sicurissimi

DENISE: allora posso parlare

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (euforico) dimmi tutto: hai saputo qualcosa?

DENISE: si … e qualcosa di molto importante

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: dimmi, non sto sulla pelle

DENISE: io ti dico tutto, ma capisci

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ho capito, ho capito ( tira fuori una banconota)

DENISE: (prende la banconota) ma sono cose importanti ( e fa il segno dei soldi)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( si riprende la banconota)

DENISE:  (si riprende la banconota) penso che questi possono bastare

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: va bene, ma adesso parla

DENISE: con calma

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (alterato) guarda piccoletta che io non sono più disposto a farmi prendere in giro

DENISE: io prenderti in giro, ma non mi permetterei mai di farmi gioco di un giovane fior fiore della nobiltà

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (altezzoso) si sono nobile e me ne vanto, il mio casato è illustre ( grida) un mio avo ha fatto la disfida di Barletta

DENISE: ( ironica)  si  nel 1999 giocava terzino nel derby Bari – Barletta  quello vinto dal Bari 3 a 0

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: si però il Barletta ha dominato

DENISE: per i primi quindici minuti

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (grida) basta adesso dimmi quello che è successo!

DENISE: ma sono cose delicate

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: ( alterato) non vorrei che queste cose delicate, arrivassero alla voce di tua madre quando ritorna

DENISE: ( con un sobbalzo) no ! Questo no ! Conte non sarai per caso un uomo così infame

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (compiacendosi) questo non si sa!

DENISE: ma dove è finito il patto d’onore onore della nobiltà

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: onore, ma quale onore: i tempi sono cambiati!

DENISE: ma guarda un po’ questo qua!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (canticchia) ma guarda questo qua , ma guarda quello la! Cerca piuttosto di dirmi la verità!

DENISE: giuro!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: parla ragazzina

DENISE: ( circoscritta) la contessa Quinzia Ilaria: mia zia

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: cosa hai da dire sulla contessa Quinzia Ilaria … dimmi!

DENISE: la contessa Quinzia  Ilaria (ride) è innamorata di te conte

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: davvero!

DENISE: verissimo

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: sono dunque riuscito a strapparle il cuore, anche se a dire il vero è lei con il suo nobile sguardo a strappare il cuore a me ( si accascia sulla sedia) no … no …che dici piccola Denise

DENISE: fidati conte, basta poco per farla innamorare, molto poco

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: poco quanto

DENISE: un altro paio di bigliettoni

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: alla fine se tutto andrà a buon fine

DENISE: (alterata) ma allora non ti fidi

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: No! Adesso devo andare, ma tornerò

( il conte esce di scena)

SCENA 15
( ILARIA – DARIA – SUOR MATILDE - DENISE)

(entra in scena Daria)

DARIA: mio bel conticino dove sei

ILARIA: Filippo, caro Filippo

DENISE: calmatevi ragazze Filippo è andato via

DARIA E ILARIA: (in unisono) è andato via!

DENISE: ma tornerà presto

ILARIA: meno male!

(bussano alla porta)

(tutte in unisono) chi sarà!

DENISE: basta andare ad aprire

ILARIA: vado io potrebbe essere Filippo

DARIA: vado io ad aprire al mio Filippo

DENISE: no è meglio che vado io!

( Denise va ad aprire)

(apre la porta ed entra una suora molto esuberante)

(la suora entra di corsa)

SUOR MATILDE: (la suora ha una cesta di vimini) sorella, apri la porta del tuo cuore

DARIA: ma lei chi è!

SUOR MATILDE: sorella, io sono suor Matilde del sacro cuore incornato

ILARIA:  di che ordine e grado!

SUOR MATILDE: (impacciata) ordine … ordine

DARIA: ordine …

SUOR MATILDE: in questa casa c’è bisogno d’ordine

DENISE: ma il suo di ordine!

SUOR MATILDE: io non ho ordinato niente, perché lei ha ordinato qualcosa

DARIA: io no

ILARIA: io non ho bisogno di niente

SUOR MATILDE: e allora, cosa volete da me!

DENISE: niente

SUOR MATILDE: io sono suor Matilde del sacro cuore incoronato

DENISE: del convento di?

SUOR MATILDE: fuori non c’è nessun alito di vento,  c’è un afa tremenda

DARIA: ma io volevo dire sorella

SUOR MATILDE: noi non siamo sorelle, a meno che mio padre

ILARIA: dall’alto dei cieli

SUOR MATILDE: grattacieli ! ma scherziamo, siamo ai primi del novecento … ma dove sono da noi i grattacieli!

DARIA: io dicevo  tanto per rompere il ghiaccio

SUOR MATILDE: avete del ghiaccio qui?

DENISE: non so!

SUOR MATILDE:  come non sai, io ho sentito  dire ghiaccio

DARIA: ghiaccio … si

SUOR MATILDE: allora preparate un bicchiere di limonata con tanto ghiaccio per questa serva del signore

ILARIA: questa è una nuova assunta

DENISE: questa non fa parte della servitù, ma di un’altra servitù ( e fa cenno al cielo)

DARIA: in alto

ILARIA: più in alto

SUOR MATILDE : io servo un signore più grande e più in alto

ILARIA: ho capito! Tu sei la serva del conte Altomare di Ostuni (ride) più in alto di così!

DENISE: no questa signora serve un signore ancora più potente

ILARIA: il conte di Altomare impotente, no non può essere vero, è sempre pieno di donnine: no non può essere vero!

DARIA: ma Ilaria, finiscila pensi sempre al sesso

ILARIA: però il conte

DENISE:  sorella, io volevo sapere

DARIA: del convento

SUOR MATILDE: perché c’è un convento in zona

DENISE: no

SUOR MATILDE: e allora perché cerchi un convento

DENISE: il tuo convento

SUOR MATILDE: (ironica) il mio convento ma scherziamo, e dove sarebbe il mio convento

DENISE: voglio il nome della badessa

SUOR MATILDE: avete bisogno di una badante?

DENISE: ma sorella cosa è venuta a fare

SUOR MATILDE: per prendere le offerte per il convento

ILARIA: io sono la baronessa Quinzia Ilaria Quintavalle, posso fare un umile dono per il convento

DARIA: questa si permette anche di donare adesso

ILARIA: (entrando bene nella parte) silenzio il mio grado e i miei averi sono superiori a lei

DARIA: come sarebbe

ILARIA: silenzio … ho deciso di fare un umile dono al convento

(passa dell’argenteria alla suora che mette tutto dentro ad un sacco)

SUOR MATILDE: grazie baronessa in nome delle sorelle del sacro cuore

DARIA: (fa l’atto di riprendere l’argenteria) no non posso permetterlo, io riprendo tutto

( la suora si oppone)

SUOR MATILDE: non si può riprendere ciò che si è donato al signore

ILARIA: un dono è un dono ed un dono fatto da una donna del mio rango  vale  un tesoro

SUOR MATILDE: e lei giovinetta non dona niente del superfluo

DENISE: no anzi ora me ne vado

(esce di scena)

SCENA 16
( ILARIA – DARIA – SUOR MATILDE )

DARIA: ma insomma, sorella cosa vuole da noi

SUOR MATILDE: le giovani sorelle del sacro cuore hanno bisogno di tutto

DARIA: si! hanno bisogno di tutto e allora lei ha pensato di venire qua?

SUOR MATILDE: il signore mi ha portato qua

(intanto prende qualsiasi cosa e la mette dentro il sacco)

ILARIA: prenda pure buona donna, prenda pure

DARIA: ma Ilaria stai regalando cose non tue, anzi nostre

ILARIA: baronessa Quinzia, prego e poi i soldi non hanno nessun valore

DARIA: ma sei pazza

ILARIA: siamo nobili o no!

DARIA: si ma … anzi no!

SUOR MATILDE: i soldi sono i figli del peccato: ma ditemi ma il conte Filippo si è visto?

ILARIA e Daria: ( in unisono) cosa  volete dal conte Filippo

SUOR MATILDE: viene spesso nel nostro convento quel buon giovane timorato di dio

DARIA: ( nota che la suora ha i tacchi a spillo) ma che divisa ha il vostro ordine

(la suora si apre la tonaca e si vede in minigonna e calze a rete)

ILARIA: ma che ordine è questo

SUOR MATILDE: (ridendo) capite: noi siamo suore moderne

DARIA: suore moderne: ma a che gioco giochiamo?

SUOR MATILDE: (maliziosa) perché vuoi fare qualche giochetto

DARIA: se ne vada altrimenti chiamo le guardie

SUOR MATILDE: (circoscritta) le guardie ! le guardie: oddio che spavento (a voce alta) forse le guardie le chiamerò io

DARIA: (vistasi scoperta) le guardie, no … cerchiamo di arrivare ad un compromesso: vuoi queste posate d’argento

(da le posate alla suora)

(la suora prende le posate e le mette nel sacco)

ILARIA: spero sorella che nelle sue preghiere si ricordi di me

(Ilaria sbadata non nota l’abbigliamento succinto della suora)

Ma dove va lei. Suor Matilde lei non è una suora!

DARIA: si che è una suora

ILARIA: non può essere una suora,  ha un abbigliamento strano sembra

SCENA 17
(ILARIA – DARIA – SUOR MATILDE -  IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

(entra il conte di corsa)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  è una suora : Matilde è una suora

ILARIA: ma!

DARIA: è una suora, si vede benissimo

ILARIA: ma le suore

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  le suore moderne sono così, vicino alla gente

SUOR MATILDE: si noi siamo vicini alla gente (abbraccia Filippo)

ILARIA: un po’ troppo vicino

DARIA: è il nuovo metodo di fare religione

ILARIA: dove si trova il suo convento

SUOR MATILDE: il mio convento è

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  (abbracciando Matilde) dillo Mati, dillo

SUOR MATILDE: il mio convento è  a Bari

ILARIA: Maria del Sacro Cuore Appeso

SUOR MATILDE: No! È  “ il cuore della passione”

ILARIA: ma è una casa d’appuntamento

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  la era ma ora

DARIA: sono tutte suore

ILARIA: tutte!

SUOR MATILDE: una decina

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  e sono tutte tanto care

SUOR MATILDE: no … visto le prestazioni che fanno

ILARIA: io non capisco

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  fanno di quelle conversioni

SUOR MATILDE:  di quelle conversioni

ILARIA: conversioni

DARIA: si conversioni

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  dimmi Mati: quale buon vento ti ha spinto da me

SUOR MATILDE: (fa il segno dei soldi) diciamo che tu amore mio hai dei conti in sospeso

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  non preoccuparti vedrò di liquidare tutto

SUOR MATILDE: sappiamo che con te non ci sono problemi

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  (abbracciandola) si potrebbe avere un anticipo

SUOR MATILDE: no tesoro

ILARIA: (infuriata si scaraventa sulla suora) disgraziata levati di torno e lascia stare il mio fidanzato

SUOR MATILDE: (stupita molla Filippo) che modi !

(rivolta a Filippo) Fili, e questa pazza chi è?

ILARIA: te lo do io chi sono ( aggredisce Matilde che fugge)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  (rivolto a Matilde indica Ilaria) lei è la mia fidanzata

SUOR MATILDE: (rivolta a Filippo sempre inseguita da Ilaria) potevi cercartene una più bella

ILARIA: te la do io la più bella, brutta befana

SUOR MATILDE: (sempre fuggendo) a me puoi dire tutto , ma brutta befana no

(Suor Matilde e Ilaria escono di scena, Daria rimane in scena inebetita)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI:  (euforico ) Ilaria è innamorata di me; la contessa Ilaria Quinzia Quintavalle è innamorata di me

(esce di scena)

DARIA: ma l’amore è proprio cieco!

SCENA 18
(ILARIA – DARIA – DENISE )

(entra Denise)

DENISE:  che cosa è successo !

DARIA: cosa vuoi che sia successo, è entrata una suora

DENISE: falsa e tua amica

DARIA: amica , amica no!

DENISE: complice

DARIA: una volta tanto tempo fa

DENISE: lasciamo perdere, andiamo avanti: naturalmente si sarà portata via qualche pezzo di argenteria… presumo

DARIA: ma poca roba!

DENISE:  quello lo vedremo in seguito

(entra Ilaria sconvolta)

ILARIA: (concitata si siede sulla sedia e tutte le altre la attorniano)

Disgraziata! Disgraziata … se ti prendo

DARIA: calmati

DENISE: (ironica) dai  racconta

ILARIA: se ti prendo Matilde … se ti prendo

DENISE: cosa ti ha fatto suor Matilde

ILARIA: è venuta per portarmi via il mio Filippo e a gettare ombre sul suo passato, ma con me non ha attaccato

DARIA: capisco!

DENISE: dai … la vita va avanti: e poi ricordate che deve venire una gran nobildonna  a portarci un sacco di quattrini

(Ilaria e Daria in unisono) un sacco di quattrini

DARIA: ma tu come fai a saperlo

DENISE: (tira fuori un’agenda) visto è tutto scritto qui

(tutte leggono ) 

DARIA: ma non c’è scritto nessun nome

DENISE: si sono solo le iniziali

ILARIA: l’importante è che porti i soldi a me la contessa Ilaria Quinzia Quintavalle

DENISE: basta che li porti

( e tutte in unisono cantano) soldi … soldi .. soldi …

DARIA: dopo però dovremmo fare i conti

DENISE: non preoccuparti, dopo dividiamo: ma adesso datevi una ritoccata presto la nobildonna arriverà

( le due donne si pettinano e si specchiano)

(bussano alla porta)

DENISE: eccola, mi raccomando contegno e parole misurate

DARIA: non preoccuparti

ILARIA: sono o non sono una contessa!

DENISE: adesso vado ad aprire

(Denise va ad aprire, appena aperto la ragazza rimane  sorpresa e con sgomento fa cenno all’ ospite di entrare, Daria capisce subito al volo e confusamente e si da alla fuga, Ilaria non capisce e rimane al suo posto recitando il ruolo di contessa: la nobildonna Anastasia Alibrandi sorpresa anch’essa entra e finge di stare al gioco)

SCENA 19
(ILARIA – DARIA – DENISE – LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI)

DENISE: (impacciata) prego signora contessa, nessuno si aspettava il suo arrivo

(la contessa Anastasia Alibrandi rimane sulla porta)

DENISE: (si inchina) la prego entri

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (alterata) grazie se si può dire grazie

(rimane sulla porta)

Vedo con piacere che c’è stato un rinnovo della servitù, e tutto durante la mia assenza

DENISE: (riverente) prego si accomodi, anzi faccia come se …

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (alterata) fossi a casa mia, vero

DENISE: giusto, io volevo dire così

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: mi annunci prego

DENISE: (a voce alta) la contessa  Anastasia Alibrandi

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: brava ragazzina

(la contessa entra)

( Denise sconvolta trova una scusa per uscire di scena)

DENISE: (inchinandosi) signora contessa chiedo il permesso di ritirarmi in cucina

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: permesso accordato, con lei : parleremo dopo

DENISE: ai suoi ordini contessa

(esce di scena)

DARIA: (capisce tutto) chiedo licenza di ritirarmi in cucina anch’io signora contessa

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: lei chi è?

DARIA: io sono Daria la sua nuova

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: capisco, adesso vada : con lei parlerò dopo adesso  sono troppo stanca

(rimane in scena Ilaria)

(la contessa si siede)

ILARIA: buona sera lei è la signora A.A.

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: io sono la contessa Anastasia Alibrandi

ILARIA: e io sono la contessa Ilaria Quinzia Quintavalle

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (con falsa cortesia) con infinito piacere

( Ilaria fa l’atto di stringere la mano ad Anastasia ma lei rifiuta)

ILARIA: capisco che lei si senta in imbarazzo al mio cospetto, (si atteggia) una nobile … di grande casata  che addirittura democraticamente rinuncia al privilegio di darle e pretendere da lei plebea … il voi

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (con falsa cortesia) ringrazio vostra grazia per la benevola concessione ( fa l’inchino)

ILARIA: adesso gentilmente vuole dirmi, lo scopo di questa visita

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (con falsa cortesia) io insomma passavo, allora … (pausa)

ILARIA: ho capito, lei è venuta per pagare (ride) ed ha fatto bene

(si alza e va a cercare il quaderno, ma non lo trova) non capisco dove sia, però … scriva su quel foglio i soldi che mi deve, dopo ci penseranno i miei servitori a verbalizzare tutto

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (con falsa cortesia) si ci penseranno loro a verbalizzare tutto

ILARIA: adesso tiri fuori la grana, e poi vada via, capisce io non ho tempo

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (con falsa cortesia) la grana, ma che terminologia usa

ILARIA: il mio modo di esprimermi non la deve preoccupare

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (tira fuori i soldi)

ILARIA: adesso li metta sul tavolo e mi dica il suo nome

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (mette i soldi sul tavolo, Ilaria avidamente li conta) e adesso!

ILARIA: mi dica il suo nome

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (autoritaria) io sono la Contessa Anastasia Alibrandi, la padrona di casa

ILARIA: (si alza di scatto e cerca di fuggire ma la contessa la ferma con forza) mi lasci … mi lasci

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (autoritaria) si segga … e adesso mi racconti tutto

ILARIA: ma io!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: io voglio sapere, come è entrata o meglio chi l’ha fatta entrare!

ILARIA: dal retro, sono entrata dal retro

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: quella porta, sempre aperta!

ILARIA:  ma dentro siamo

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: siamo allora lei non era sola

ILARIA: no! Daria era con me!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: e chi è questa Daria, un’altra manigolda immagino

ILARIA: Daria è stata lei che ha progettato tutto

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: ma come faceva a sapere che la servitù era in ferie

ILARIA: non lo sapeva, è stato un caso: chiami i Carabinieri, così mi arrestano

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (ironica) così mi arrestano, ma lei mi sembra contenta di andare in galera

ILARIA: io ci sto bene, io dentro ho tante amiche

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: finisca di raccontare

ILARIA: in casa siamo stati accolti bene

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: bene da chi se non c’era nessuno

ILARIA: ma da sua figlia!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: mia figlia ma scherziamo! Ditemi cosa avete rubato, oltre agli stracci che avete indossato

ILARIA: (si guarda il vestito) stracci

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: si stracci, quello che ha indossato era destinato alla Caritas

ILARIA: alla Caritas!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: allora cosa avete rubato

ILARIA: purtroppo niente, l’argenteria l’ha presa sua figlia Denise

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: come! Denise era qua… ma non doveva essere a Londra

ILARIA: era qua! Chiami i Carabinieri confesso tutto

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: impossibile, ieri sera era ancora a Londra … non poteva essere qui! Me la descriva

ILARIA: insomma Denise è una ragazza, ma poi ha il ritratto appeso alle sue spalle, ed è lei che ha preso tutta l’argenteria e gli oggetti di valore, quindi noi non abbiamo rubato niente

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: ( si gira e prende il ritratto fotografico) e questa chi è …  lei non è mia figlia! Chi è questa ragazza, mia figlia si chiama Denise

ILARIA: si quella sua figlia Denise, ci sono ritratti in tutta la casa

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: non è mia figlia! Non è mia figlia! Mia figlia si chiama Denise

ILARIA: se non lo sa lei chi è sua figlia, figuriamoci se lo devo sapere io

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: mia figlia Denise è alta e bionda, e questa è piccola e mora, lo saprò chi è mia figlia! Si o no

ILARIA: magari uno si può anche sbagliare, con tutte le Denise che ci sono in giro

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: no non si può sbagliare, questa si chiama Denise, ed io ho una figlia che si chiama Denise

ILARIA: lei dovrebbe andare in analisi

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: in analisi ci vada lei: e non solo io le faccio pagare tutto quello che è stato rubato e  la farò marcire in galera

ILARIA: in galera si! Ma pagare tutto no, io non ho rubato niente e poi! Io non ho una Lira

(entra il Conte Filippo Filippetti)

SCENA 20
(ILARIA – LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI – IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: e no! In galera  Ilaria no ! pago tutto io!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: ci mancava anche questo tamburo

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (euforico) pago tutto io! E non solo mi voglio anche sposare la contessa Ilaria

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI:  Filippo con cosa paghi che non hai mai avuto una Lira

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: è morto lo zio d’America e mi ha lasciato tutta l’eredità

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: quale quello che abitava i Texas

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: Siii! Allora mi sposo la contessa Ilaria

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: non è contessa!

ILARIA: non sono contessa

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: non sei contessa

ILARIA: No!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: questa energumena è una ladra …

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: allora no!

ILARIA: sapete cosa vi dico! Questa nobiltà mi fa schifo e visto che i carabinieri non li volete chiamare, vado a rubare al  macellaio , mi faccio arrestare per  fare ferragosto in carcere

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: in galera!

ILARIA: si perché le carcerate hanno più dignità di voi due

(ignorata dai due nobili esce di scena )

SCENA 21
(LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI – IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI)

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: allora ci sposiamo noi due, uniamo i nostri due patrimoni

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: davvero uniamo i patrimoni

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: si ma solo a parole, io mi tengo tutto il mio e tre quarti del tuo e a te il prestigio del mio cognome, perché prendi il mio cognome non io il tuo perché io sono una Alibrandi … va bene così!

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: (perplesso) si insomma… ma

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (autoritaria) va bene così!

IL CONTE FILIPPO FLIPPETTI: ma tua figlia sarà contenta

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: chi Denise, lei si accontenta di poco! Gli lasci qualche pozzo di petrolio che hai ereditato e lei è contenta così

IL CONTE FILIPPO FILIPPETTI: meno male!

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: adesso baciami!

(i due si abbracciano e baciano ed escono di scena)

(rientra in scena la Contessa Anastasia Alibrandi)

IL CONTE FILIPPO PILIPPETTI: (fuori scena) vieni cara

LA CONTESSA ANASTASIA ALIBRANDI: (al pubblico)  figuriamoci se io mi confondo con questo stupido, mi faccio lasciare tutto il patrimonio e poi lo spedisco come un pacco postale

SIPARIO