Dente perdente

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Denti perdenti- storie di dentiere e affini

Laura Salvoro

Pos. Siae n.228715

lsalvoro.autrice@gmail.com

Dente perdente

storie di dentiere e affini

di

Laura Salvoro

Quattro atti unici comici, legati da un unico filo (interdentale?) conduttore.

Personaggi: da un minimo di 5 a un massimo di 17

Non c’è due senza tre- (2D-1U)

Impara l’arte e mettila da parte- (1D-3U)

A caval donato non si guarda in bocca- (2D-3U)

Chi fa da sé, fa per tre?- (2D-3U)

La scena si presenta composta, per tutti e quattro i quadri, da due uscite, una alla destra e una alla sinistra del pubblico.

Ogni storia ha degli oggetti di scena differenti, per permettere al pubblico di entrare appieno nell’ambientazione specifica.

2017


Non c’è due senza tre!

PERSONAGGI:

Cecilia, la giovane sposina

Vittoria, l’amica single

Gianni, il marito

Musica d’apertura.

SCENA PRIMA:CECILIA- VITTORIA

La scena si apre su un salotto di una casa: un divano al centro e un mobiletto con scaffale.

Entra la protagonista e sistema sopra il ripiano, con entusiasmo, una grande foto che ritrae una coppia davanti a un monumento.

Suonano alla porta.

Cecilia apre. Entra la sua amica Vittoria.

CECILIA: Ah, Vittoria! Ti stavo aspettando!

VITTORIA: Carissima Cecilia!

Si abbracciano.

Vittoria avanza con fare spavaldo in casa, togliendosi borsa e foulard e sistemandoli sul divano, come fosse casa sua.

VITTORIA: Allora, come sta la giovane sposina? Voglio sapere tutto tutto tutto! E (maliziosa) non tralasciare le parti più interessanti! (Guardandosi intorno) Intanto vedo che vi siete sistemati bene… il maritino ti ha accontentata su tutto (Si siede sul divano). Comodo!

CECILIA: (In piedi, emozionata, con aria sognante) Eh sì, sono davvero felicissima! Guarda, è stato tutto perfetto… (In crescendo) l’organizzazione, la cerimonia, il pranzo, la casa nuova, il viaggio di nozze…

VITTORIA: (Battendo le mani) E qui ti volevo! Finalmente un argomento interessante… la luna di miele… (molto incuriosita) quindi?

CECILIA: Beh, (avvicinandosi con fare confidenziale) Speravo me l’avresti chiesto! Non ho mai visto niente di più grande!

VITTORIA: (Scomponendosi) Cosa? Mi pare difficile a credersi…

CECILIA: Ti assicuro! Enorme, imponente, la sola vista mi ha fatto scorrere un brivido giù per la schiena…

VITTORIA: (Prendendo in mano la foto della coppia) Ma guardandolo così non si direbbe proprio…

CECILIA: (Esaltata) Una vera meraviglia della natura… non hai idea delle emozioni che ho provato… sensazioni uniche!

VITTORIA: (Estraendo un paio di occhiali da vista e guardando meglio la foto) Ma davvero? Non gli avrei dato mezzo centesimo, credimi!

CECILIA: Ma come! È risaputo, lo conoscono tutti e le voci girano… poi è vero che vedendolo di persona l’impatto è ancora più grandioso: se ti capita l’occasione… te lo consiglio!

VITTORIA: (Seria, alzandosi di scatto e togliendosi gli occhiali) Cecilia! Sei sposata da appena tre settimane!?

CECILIA: (Perplessa) Ma cosa c’entra?

VITTORIA: (Imbarazzata) Come cosa c’entra!?Non stavamo forse parlando di… tuo marito?

CECILIA: Gianni? (Realizzando e scoppiando a ridere) Ma no! Io mi riferivo al Grand Canyon! (Indicando la foto) Il viaggio di nozze! In Arizona!

VITTORIA: (Lasciandosi cadere sul divano) Per la miseria! Cecilia! Devi specificare meglio il soggetto quando parli! Mi hai fatto fare un mezzo colpo…

CECILIA: (Ridendo) Certo che anche tu non cambi mai! Sempre a pensare alle solite cose!

VITTORIA: E a che altro devo pensare? Si parla di matrimonio, viaggio di nozze… mamma mia… (si sventola con una mano).

CECILIA: (Avvicinandosi e sedendosi) Comunque, anche da quel punto di vista, tutto molto bene. E non aggiungerò altro. Hai già immaginato fin troppo!

VITTORIA: Fin troppo senza dubbio! (Ride e posa la foto).

CECILIA:Sei sempre la stessa, l’amica del cuore che mi fa ridere come una matta… come mi dispiace che anche tu non riesca a… (si ferma imbarazzata).

VITTORIA:Che anch’io non riesca a… cosa?

CECILIA: Sì insomma, a sistemarti, a trovare un buon partito, un marito, un compagno di vita, uno sposo, un coniuge, un consorte…

VITTORIA: Ehi ehi ehi, non ho bisogno di un dizionario dei sinonimi per capire che non ho un uomo, lo so da me… e se devo essere sincera, la cosa non mi dispiace per niente!

CECILIA: Ah no?

VITTORIA: Certo che no… anzi! Ormai posso dire che sia una mia scelta… consapevole!

CECILIA: Addirittura una scelta? Tu hai scelto di restare (in crescendo) ragazza, signorina, nubile, single… zitella??!!

VITTORIA: (Ironica, alzandosi in piedi) E insomma!Ho sempre apprezzato il tuo modo di far notare le cose con estrema sensibilità, ma (severa) scegli un sinonimo e usa quello, grazie! (Con l’indice alzato) Uno! Uno solo basta e avanza!

CECILIA: (Sorpresa, si alza a sua volta) Ma allora la tua idea della singolarità è proprio una fissa generale!

VITTORIA: (Sbuffando) Mmmmmh… io mi riferivo al termine! La parola single andrà benissimo.

CECILIA: Come vuoi… ma perché questa risolutezza?

VITTORIA: Beh, per tutelarmi, no?

CECILIA: Ma da cosa?

VITTORIA: Dalle inevitabili conseguenze (e si picchietta la testa con i due indici, uno a destra e uno a sinistra).

CECILIA: I mal di testa? Certo a volte Gianni è un po’ pesante, però da questo a dire che mi provochi delle emicranie che mi impediscono di vivere serenamente, questo no…

VITTORIA: Ma che mal di testa… dalle… ( e si segna ancora la testa).

CECILIA: (Innervosendosi) Senti, io userò anche troppi sinonimi, ma tu esageri, non puoi sostituire tutte le parole chiave con dei gesti e per lo più incomprensibili, il dialogo diventa quasi impossibile… cosa vuol dire? (Si segna anche lei la testa).

VITTORIA: Oh santo cielo, mai sentito parlare di quelle sporgenze o punte comunemente chiamate corna? (Ripetendo il gesto) Le corna Cecilia, le corna!

CECILIA: Corna? Oh santa protettrice della casa coniugale, cosa stai dicendo?

VITTORIA: Sto dicendo che prima o poi, soprattutto dopo il grande passo, è inevitabile… si incappa nella questione corna!

CECILIA: Per la miseria! Quindi mi stai dicendo che anche il mio Gianni… il mio “piciù piciù”…

VITTORIA: (Perplessa) In effetti, pensando a “Piciù piciù” è difficile da immaginare… già è fortunato ad averne trovata una…

CECILIA: (Spaventata, afferrando Vittoria per le mani) Oddio, ne ha già una!?

VITTORIA: Certo, (staccandosi con risolutezza) sei tu!

CECILIA: Ah, già!! Vittoria, mi stai mettendo una gran confusione!

VITTORIA: Eh no, semmai il contrario! Amica mia, tu sei troppo ingenua… io ti sto semplicemente chiarendo le idee!

CECILIA: Mi stai spaventando per lo più…

VITTORIA: Non ti devi spaventare, devi solo stare un po’ più… attenta, guardinga, difendere il territorio! Devi essere come… ah, ecco, come un cane da caccia che tiene d’occhio la sua preda, per non farsela chiavare…  Auuuuuu (Ulula).

CECILIA: (Decisamente dubbiosa, scandendo) A-uu?

VITTORIA: Esatto, ma con più grinta!

CECILIA: Ma “Au” è un verso da lupo, non da cane…

VITTORIA: Non soffermarti troppo sui dettagli, sei noiosa! Le cose importanti sono ben altre! Il tuo matrimonio sopra ogni cosa! Forza, ripeti con me! Auuuuuuuuuu!

CECILIA: (Poco convinta, ma con enfasi) Auuuuuuuuuuuu!

Le due ululano insieme, con più slancio.

VITTORIA: Brava! E ricordati le tre regole d’oro: (contandole con le dita della mano) osserva, annusa, cerca!

CECILIA: Annusa?

VITTORIA: Osserva, annusa e cerca! Ripetile e non scordartele più!

CECILIA: (Frastornata, contandole con le dita della mano) Osserva, annusa e cerca… ma…

VITTORIA: Niente ma! Hai voluto sposarti?

CECILIA: Certo!

VITTORIA: Bene! Adesso goditi pure il tuo matrimonio, ma con un po’ di consapevolezza in più!

CECILIA: Alla faccia della consapevolezza! In pochi minuti sono passata dalle gioie della luna di miele… alla caccia agli orsi!

VITTORIA: Infatti! Ricordati che gli orsi… (spaventandola) si mangiano il miele!

CECILIA: Che brutto balzo nella realtà…

VITTORIA: E quindi, adesso converrai con me che la mia scelta di vita non è poi così stupida: molto meno stress! (Dolce) Ma suvvia, sii felice, vedrai che andrà tutto bene… (brusca) a patto che tu tenga a mente le mie indicazioni!

CECILIA: Ululare come un lupo anche se devo essere un cane…

VITTORIA: (Interrompendola) Da caccia!

CECILIA: E osservare, annusare e cercare.

VITTORIA: Ottimo! (Guardando l’orologio) Oh, come si è fatto tardi! Quando ci si diverte a chiacchierare con le proprie amiche il tempo vola, veramente! Cecilia, devo scappare, è stato proprio un piacere venire a trovarti… di nuovo complimenti e tanta tanta felicità!

Vittoria abbraccia Cecilia che rimane ferma come un baccalà.

VITTORIA: Baci e baci e saluta il maritino, ciao!

Vittoria prende la borsa e in tutta fretta esce dalla porta di casa, dimenticando il foulard.

Cecilia sempre ferma in piedi la saluta a fatica con la mano, senza dire nulla.

SCENA SECONDA:CECILIA- GIANNI- VITTORIA

CECILIA: Che confusione, che ondata di negatività, povera me! (Sospira e riprende coraggio). Ma che dico! Povera Vittoria! È lei che si sbaglia di grosso! (Guardando verso il divano) Guarda, si è scordata anche il foulard… Comunque io non ho assolutamente nulla di cui preoccuparmi. Amo Gianni, lo conosco bene, non mi farebbe mai… (si picchietta la testa con gli indici) cornuta! (Ricadendo nel dubbio e nello sconforto) Oh che brutta parola, come suona male! Calma, devo stare calma, in fondo non è successo nulla. Devo stare tranquilla e… perché no, magari un po’ attenta. Già! Starò con gli occhi aperti senza farne una malattia. Devo ricordarmi le tre regole d’oro: (le conta con la mano) osservare, annusare, cercare! (Concentrandosi) Cane da caccia, cane da caccia! (Si ridesta come se avesse sentito un rumore) Ecco, questo è Gianni che sta salendo in casa, mamma mia!

Cecilia non sa che posizione assumere: si siede sul divano, accavalla le gambe, si rialza, si sistema il vestito, si sposta e si appoggia al mobiletto e assume una posizione sensuale.

GIANNI: (Fuori scena) Amore, sono a casa!

Apre la porta ed entra. Ha con sé una valigetta ventiquattrore. La appoggia sul pavimento vicino all’ingresso, in modo che sia in vista.

CECILIA: Auuuuuuuuuuuuu.

GIANNI: (Preoccupato) Tesoro, ti senti male?

CECILIA: (Imbarazzata) No, no… sto benissimo… non vedi? Eccomi qui, tutta (toccandosi la testa) liscia! Perfetta! Mai stata meglio!

GIANNI: Bene, e perché stavi ululando?

CECILIA: No no no, non stavo ululando! Era il richiamo del cane…

GIANNI: (Felice) Abbiamo un cane? (Guardandosi in giro e facendo le feste) Bello, bello, vieni qui, dove sei!

CECILIA: (Avvicinandosi) No, Gianni, non c’è un cane in casa! Mi stavo esercitando io a fare il verso del cane da caccia…

GIANNI: (La guarda perplesso) E perché ti eserciti a fare il verso del cane da caccia?

CECILIA: Ma, così, sembra vada di moda tra le coppie sposate…

GIANNI: Ah sì ? Ho sentito parlare di altri animali, come pecore e maiali, ma cani mai… ad ogni modo me la spieghi dopo. Adesso ho una cosa importantissima da dirti…

CECILIA: Oh cielo…

GIANNI: (Serio) Volevo chiederti come mai… (dolce, abbracciandola) non mi hai ancora dato un bacio del bentornato!

La bacia.

CECILIA: Oh… Piciù piciù… scusami… sono ancora un po’ frastornata, sai è passata Vittoria oggi!

GIANNI: Ah! Allora sei giustificata! Quella stordirebbe anche una pietra! L’amica logorroica zitella!

Nel frattempo si siede sul divano e inizia a togliersi le scarpe.

CECILIA: Il termine che preferisce è single. Dice di usare quello.

Cecilia, in piedi inizia ad osservare Gianni con insistenza, socchiudendo gli occhi e scrutandolo.

GIANNI: Una parola vale l’altra e non cambia la realtà. È insopportabile, prolissa e nessuno la vuole! E questo è quanto.

Gianni si accorge che Cecilia lo sta scrutando. A sua volta lui osserva lei, allo stesso modo.

GIANNI: Cecilia, cosa stai facendo?

CECILIA: (Concentrata, contando uno con la mano) Osservo!

GIANNI: Osservi cosa? (Guardandosi la camicia e alzandosi in piedi) Mi sono macchiato con l’aceto balsamico?

Cecilia si ridesta.

CECILIA: Oh, scusami! No, nessuna macchia, sei perfetto, impeccabile! (Mentre parla gli controlla la camicia, il colletto, i pantaloni) Tutto al posto giusto!

GIANNI: (Giustificandosi, inizia a sbottonarsi la camicia) Meno male, sai a volte, la mensa dell’ufficio… si fa presto a sporcarsi!

Nel frattempo Cecilia inizia ad annusare.

Gianni si immobilizza perplesso e sta a guardare. Cecilia lo annusa girandogli intorno.

GIANNI: Che stai facendo ora?

CECILIA: (Mostrando il numero due con la mano) Annuso!

Gianni alza una gamba e Cecilia annusa il piede.

CECILIA: Oddio. (Tossisce).

Gianni alza un braccio e Cecilia si ritrova ad annusargli l’ascella.

CECILIA: (Schifata, allontanandosi) Questo odore è tuo, solo tuo, non c’è dubbio!

GIANNI: (Divertito) Scusami tesoro, (finisce di sbottonarsi la camicia e raccoglie le scarpe da terra) oggi è stata una giornata impegnativa, sai, la riunione con il cliente nuovo… e questo (rialza l’ascella) è il risultato!

CECILIA: Mamma mia, Gianni! Vai, vai subito a lavarti e butta questa camicia in lavatrice! Anzi no, buttala e basta!

GIANNI: (Ridendo) Che esagerata! Vado a farmi una doccia veloce e sono subito da te! Aspettami! Ti amo! (Esce).

CECILIA: Ti amo anch’io! (Si siede felice e sollevata sul divano) Ah, che sciocca che sono a dar sempre retta a quella pazza di Vittoria! Mio marito non ha proprio nulla da nascondere. È un gran lavoratore che non vede l’ora di tornare a casa, da me! Osserva, annusa… aaah, che baggianate. (Si alza in piedi e gira per la stanza) E qual era (parafrasando) “la terza regola d’oro”? Ah già! Cerca! E cosa mai dovrei cercare? E dove soprattutto? (Mentre dice la frase lo sguardo di Cecilia cade sulla valigetta di Gianni).

Cecilia si guarda intorno e poi si avvicina alla valigetta a passi lenti. Si sistema in piedi di fianco, senza guardarla. Si schiarisce la gola.

CECILIA: No, questo mi sembra troppo. È esagerato. Cecilia non farlo. (Guarda la valigetta ed esita) Beh, anche se dò una sbirciatina, che male c’è? Sono la moglie… però forse è troppo, qui si entra nel penale, violazione della privacy… è un reato! (Guarda verso l’uscita di scena di Gianni) È pur vero che lui è in bagno, mica se ne accorge… (riguarda la valigetta e prende coraggio). Suvvia, qui la faccenda è seria, si tratta del mio matrimonio e della mia felicità e non si può venir meno alla terza regola d’oro! È una regola!

Cecilia prende la valigetta, la porta davanti al divano e si siede.

CECILIA: Lo faccio perché deve essere fatto! (Indicando il numero tre con la mano) Cercare! Auuuuuuuuuuuu! (Apre la valigetta e inizia a guardare dentro). Ecco, visto? Non c’è nulla di strano! Documenti, appunti, biglietti da visita di clienti, penne, matite, un pacchetto di caramelle… ah… amore mio! Tutto normale! Come mi sento in colpa! Rimane questa tasca chiusa con la cerniera che non nasconde altro che… (balzando in piedi) oh mio dio!

Cecilia è in preda allo shock.

CECILIA: E questi due? Come si spiegano? Cosa se ne fa? A cosa gli servono?

Cecilia con patos estrae lentamente dalla valigetta due spazzolini da denti, di due colori differenti.

(Si può pensare di utilizzare due grandi spazzolini finti, in genere in uso agli igienisti dentali quando spiegano come ci si lava denti, oppure due spazzolini normali).

CECILIA: Cosa se ne fa Gianni di due spazzolini da denti? Due? E di colore diverso? (Cecilia ricade sconsolata sul divano, con gli spazzolini in mano).

Suonano alla porta.

CECILIA: Oh cielo! (Cecilia chiude di colpo la valigetta, la sistema sul divano, si alza e va ad aprire).

Entra con la solita irruenza Vittoria, dritta verso il divano, senza guardare Cecilia.

VITTORIA: Scusami cara, chissà dove ho lasciato la testa, ho scordato qui il mio foulard! Eccolo! Mi è indispensabile per la serata. (Mentre lo indossa si accorge di Cecilia in piedi, attonita, con in mano i due spazzolini da denti). Oh, (divertita) ho interrotto qualcosa di intimo?

CECILIA: (Sotto shock) Può darsi…

VITTORIA: L’igiene della bocca è importante, ma due spazzolini sono una esagerazione! Scappo!

CECILIA: Aspetta Vittoria, mi sa che avevi ragione!

VITTORIA: Riguardo a cosa?

CECILIA: A Gianni! Questi due spazzolini… li ho trovati nella sua ventiquattrore!

VITTORIA: (In preda allo stupore) Oh cielo! (Si avvicina a Cecilia) Due spazzolini! Di colore diverso!! Perché mai uno dovrebbe portarsi appresso due spazzolini diversi?!La faccenda mi sembra quantomeno strana…

CECILIA: (Sull’orlo delle lacrime) Lo credi anche tu?

VITTORIA: (Seria) Non lo credo… ne sono certa! (Guardandosi intorno) Ma lui è qui? In casa?

CECILIA: (Disperata) Si sta facendo la doccia!

VITTORIA: Cecilia, devi pensare bene a cosa fare adesso! Agire con prontezza!

CECILIA: Ma come? Aiutami Vittoria!

VITTORIA: Affrontalo a muso duro! Ora hai tu lo spazzolino dalla parte del manico!

CECILIA: Gli spazzolini… due! Loro sono una coppia… guardali, guarda come stanno bene insieme! Chissà cosa hanno visto, chissà cosa racconterebbero se potessero parlare…

VITTORIA: Cecilia, stai vaneggiando! Riprenditi e cerca di chiarire. Queste sono questioni vostre, io non mi posso trattenere oltre, quindi tanti saluti e domani telefonami, ci conto!

CECILIA: (Con sguardo fisso, verso l’entrata da cui deve arrivare Gianni) Ha finito, sta arrivando! Rimani qui, ti prego!

VITTORIA: Assolutamente no!

CECILIA: Per favore! (Cecilia si aggrappa a Vittoria)

Nel frattempo entra Gianni.

SCENA TERZA:CECILIA- VITTORIA- GIANNI

Entra in scena Gianni, in maglietta e pantaloni, con un asciugamano piccolo si sta asciugando la testa.

CECILIA: Eccolo! (Nasconde i due spazzolini dietro la schiena).

Vittoria si butta a terra davanti al divano. Gianni non la vede. Si ferma dietro al divano.

GIANNI: Ah, ci voleva! Ora sono tutto tuo! Vieni qui che ti bacio!

CECILIA: Oh mamma! (Cecilia si ritrae).

Gianni insegue Cecilia che, sempre tenendo gli spazzolini dietro la schiena, si sposta davanti al divano, mentre Vittoria gattona dietro. I due sono davanti al divano e Vittoria sbuca da dietro con lo sguardo scocciato.

GIANNI: Che fai? Mi scappi?

Si ripete la scena. Cecilia fa il giro del divano in retromarcia con gli spazzolini nascosti, Gianni la insegue e Vittoria, a carponi li precede. La coppia si ferma un attimo dietro il divano e Vittoria davanti.

GIANNI: Ma, tesoro, vieni qui!

Il trio riparte e la coppia si ritrova di nuovo davanti al divano, mentre dietro sta Vittoria che sporge mezza acciaccata, sbuffando, per poi ributtarsi giù.

GIANNI: Che c’è? Sei un po’ strana stasera…

CECILIA: Strana? No, non mi pare…

Vittoria, da dietro il divano, sporge leggermente e fa cenno a Cecilia di parlare. Gianni non la vede

CECILIA: (Dopo aver ricevuto il messaggio di Vittoria) Beh, cosa ne pensi dell’igiene dentale?

GIANNI: Eh?

Vittoria si batte una mano sulla fronte e si nasconde di nuovo.

CECILIA: (Angosciata) Sì, insomma, tu, che rapporto hai con i tuoi denti? Li curi? Sei attento? Ci tieni molto?

GIANNI: (Annusandosi il fiato con le mani a conchetta) Cecilia, se questo è un modo per avvisarmi che soffro di alitosi, dimmelo pure chiaramente, non c’è bisogno di girarci attorno. (E segna divertito il giro del divano).

CECILIA: Oh no no, il tuo alito va benissimo! Davvero, mi piace molto! Però…

GIANNI:Però?

Vittoria di nuovo le fa cenno di parlare.

CECILIA: Gianni! (Disperata) Nella tua valigetta ho trovato…. Questi!

Cecilia mostra a Gianni i due spazzolini. Lui, colto di sorpresa si siede sul divano, attonito, con le mani sulla testa, sospirando.

Vittoria sbircia e poi si alza dietro di lui, a braccia incrociate. Scuote il capo pensando che sia colpevole, sempre senza farsi vedere.

GIANNI: Mi spiace moltissimo, credimi…

CECILIA: Oh Gianni, da te non me lo sarei mai aspettata…

GIANNI: Ti posso spiegare! Però stai attenta, non sporcarmeli per favore…

CECILIA: Cosa?? (Vittoria fa cenno a Cecilia di essere grintosa) Come hai potuto farmi una cosa del genere?

Da dietro Vittoria ha una espressione schifata, e mima un paio di ceffoni da dare a Gianni.

GIANNI: Volevo parlartene prima del matrimonio, ma non ne ho avuto il coraggio!

CECILIA: (Sorpresa) La faccenda va avanti da quando eravamo fidanzati?

Vittoria è sempre più sconvolta.

GIANNI:Oh no… (rassicurante) da molto molto prima…

CECILIA:Ma come hai potuto? (Si accascia anche lei sul divano).

GIANNI: Vedi, per me è una ossessione, una passione radicata nell’anima, non posso farne a meno, fa parte della mia vita… da sempre!

CECILIA: Come da sempre?

GIANNI: Avrò avuto sì e no 6 anni quando ho iniziato… (si alza in piedi).

Vittoria stupita e sorpresa, si nasconde di nuovo dietro al divano.

CECILIA: Gianni… questo è un incubo! Ho sposato un mostro pervertito!!

GIANNI: Beh, vacci piano con le parole! Certo la cosa non è proprio normale, ma da questo a chiamarmi mostro pervertito mi sembra una esagerazione!

Vittoria e Cecilia si alzano in piedi all’unisono.

VITTORIA/CECILIA: Esagerazione?!

Gianni fa un balzo indietro per lo stupore.

GIANNI: (A Cecilia) E lei da dove sbuca?

VITTORIA: Da dietro al divano!

Vittoria avanza a passo spedito, prende uno spazzolino e lo usa come minaccia contro Gianni.

VITTORIA: Ma non ti vergogni?!

GIANNI: (Riferito allo spazzolino) Piano eh, non scuoterlo troppo…

CECILIA: (A sua volta brandendo lo spazzolino come arma) Come hai potuto nascondermi le tue abitudini immorali, i tuoi continui… tradimenti?!

GIANNI: (Sulla difensiva, realizzando) Ehi, un attimo… tradimenti? Ma di cosa state parlando?

VITTORIA: Ecco che cerca di difendersi, l’uomo che (parafrasando) ha una passione radicata nell’anima, che non può farne a meno, da quando era addirittura bambino…

GIANNI: Qui c’è di sicuro un grosso equivoco!

VITTORIA: Nessun equivoco carino, tu sei solo un vile fedifrago che dopo aver consumato, si lava i denti con la sua amante!

Vittoria afferra anche lo spazzolino di Cecilia e li porta davanti alla faccia di Gianni con impeto.

GIANNI: Eh?? (Scostandoli) Con questi? Ma che schifo! Mai e poi mai mi laverei i denti con questi! Passione sì, ma fino a un certo punto!

VITTORIA: (Ritirando a sé gli spazzolini e guardandoli) E perché no?

GIANNI: Perché non sono miei! Li ho rubati nel bagno dell’ufficio!

CECILIA: Come rubati?

GIANNI:Cecilia… so che avrei dovuto dirtelo prima, ti chiedo perdono…

CECILIA: Non capisco…

GIANNI:Io ho una perversione per… gli spazzolini da denti!

VITTORIA/CECILIA:Che cosa?

GIANNI: Quando vedo uno spazzolino da denti, non resisto! Io lo devo prendere, portare con me. Io amo gli spazzolini, tutti! Quelli semplici, quelli elettrici, con lo zinco sbiancante, con la gommina che pulisce le gengive, morbidi, medi e duri! Tutti rigorosamente usati!

VITTORIA: (Buttando gli spazzolini sul divano, schifata)Oddio, la situazione è ancora più grave di quel che pensavo…

GIANNI: Attenta, sono preziosi!(Recupera gli spazzolini)Mi piacciono, li adoro… ne ho raccolti più di tremila negli ultimi anni… la maggior parte li tengo in soffitta, dai miei, ma adesso che vivo qui, ho iniziato a nasconderli di là, nel ripostiglio! Li volete vedere?

VITTORIA: Ragazzi, io ho già visto e sentito fin troppo… Cecilia cara… a quanto pare ti è andata bene! Invece delle corna ti sei trovata a gestire un ossessivo compulsivo, non è da tutti, che fortuna!

CECILIA: (Felice) È decisamente un gran sollievo!

VITTORIA: Tante congratulazioni! (Vittoria stringe la mano a Cecilia) Quanto a te (rivolta a Gianni), la cosa devo dire non mi stupisce più di tanto, devo dar retta più spesso al mio sesto senso. Divertiti e… attento alle carie! Bye bye piccioncini!

Vittoria esce.

CECILIA: Gianni, come sono felice di sapere che sei solo un maniaco feticista!

GIANNI: E io che avevo così paura di dirtelo!

CECILIA: Ti prego, non mentirmi più, siamo una coppia e dobbiamo condividere tutto… e se tu ami gli spazzolini degli altri, beh… allora li amerò anch’io, con te! Forza, vieni di là, andiamo nel ripostiglio a guardarli insieme…

GIANNI: Quanto ti amo Cecilia!

CECILIA: Ti amo anch’io! Andiamooooo. Cecilia esce.

GIANNI: Ti raggiungo in un baleno!

Gianni recupera la valigetta, si siede sul divano e ripone i due spazzolini all’interno.

GIANNI: È stata decisamente dura, ma per fortuna tutto si è concluso per il meglio. Mamma mia che sudata però…

Gianni sopra pensiero estrae dalla valigetta una specie di fazzoletto rosso, si asciuga la fronte. Improvvisamente realizza, lo apre davanti al pubblico ed è un perizoma femminile.

CECILIA: (Voce fuori scena) Tesorooooo.

GIANNI: (Trafelato) Ops… (Gianni infila il perizoma nella valigetta e la nasconde sotto il divano, guardandosi intorno) Arrivo, mio unico amore!

Esce di scena di corsa.

Musica chiusura.

Impara l’arte e mettila da parte!

PERSONAGGI:

Ada, la madre

Dario, il figlio quarantenne

Celerino, il nonno

Dott. Ciriaci, il datore di lavoro

Musica d’apertura.

SCENA PRIMA:ADA- DARIO- CELERINO

La scena si apre su un salotto di una casa: un divano a destra e un mobiletto con scaffale, nel centro/sinistra un tavolo con 4 sedie.

Entrano dalla porta d’ingresso Ada (la madre) e Dario (il figlio quarantenne). Sono pieni di pacchi avvolti da carta stagnola e, trafelati, li sistemano sul tavolo.

ADA: (Scocciata) Dario, non riesco proprio a capire il perché di questa tua presa di posizione. Non lo so, non ti fidi più di tua madre? Credi che io non sia in grado?

DARIO: (Sbuffando) Oh insomma! Te l’ho già spiegato almeno dieci volte! Tu cucini benissimo, però sei troppo tradizionale!

ADA:Ah! In pratica mi stai dando della vecchia!

DARIO:Ma no! Perché prendi tutto sul personale? Tradizionale non è sinonimo di vecchio… ma di… noioso!

ADA:Di male in peggio! Quindi sono una vecchia noiosa!

DARIO:Mamma, per favore…

ADA:Se tua madre è così noiosa, visto che hai quarant’anni suonati, puoi anche andartene fuori a cercarti una casa tua!

DARIO: Mammina… lo sai perfettamente che per me sei insuperabile e insostituibile…

ADA:Ruffiano…

DARIO:Sono solo teso per la serata…

ADA:Secondo me stai un po’ esagerando, in fondo hai invitato a cena il tuo capo, mica Silvio Berlusconi!

DARIO:Che razza di paragone è? Io lavoro per il dott. Ciriaci, non per Berlusconi!

ADA:Lo so benissimo… altrimenti non saresti di certo qui con tua madre!

DARIO: Insomma… io sto cercando di fare del mio meglio! La carriera lavorativa, almeno quella, sta decollando e ho bisogno di fare bella figura stasera, ne va del mio ruolo!

ADA:E faremo come vuoi, però non capisco perché abbiamo dovuto spendere più di 400 euro in una rosticceria, quando potevo cucinare io!

DARIO:Togliti dalla testa la rosticceria e i 400 euro…

ADA:Più che dalla testa, li ho tolti dal portafoglio!

DARIO:E te li restituirò, promesso! Ora, ascoltami. Punto primo: non si tratta di una banale rosticceria, ma di un luogo che rappresenta uno stile di vita…

ADA:Uno stile di vita caro…

DARIO:Sì, forse, ma noi non abbiamo comprato cibo, ma arte pura mescolata alla scienza. In questi pacchetti abbiamo alcuni dei piatti più prelibati della innovativa “cucina emozionale”!

ADA: (Sollevando la stagnola) La che?

DARIO: (Sostenuto) Mai letto il “Manifesto della cucina molecolare italiana”?

ADA:No! E tu?

DARIO: Nemmeno io! Però il mio capo sì! Lui va pazzo per questo tipo di piatti e soprattutto… punto secondo: ricordati che gli ho detto che li avresti cucinati tu!

ADA: Ma mi vergogno, sono vassoi di palline colorate che non hanno nulla a che fare con la mia lasagna al forno!

DARIO:I piatti li hai cucinati tu e stop! È stato l’unico modo che ho trovato per poterlo invitare a cena… gli ho detto che hai studiato con il famoso cuoco Achille Spada, il re della cucina modernistica!

ADA:Ma io non so neanche che faccia abbia questo Achille Trota!

DARIO:Spada mamma, Spada!

ADA:Spada, Trota… mi sento un pesce fuor d’acqua!

DARIO:Non devi preoccuparti, (Dario tira fuori dalla tasca un lungo foglietto scritto) ti ho preparato un biglietto con scritto tutto quello che devi sapere. Ti prego, studialo e memorizzalo.

ADA: (Tenendo il foglietto un po’ distante dagli occhi per leggere meglio) Oh santo cielo! È dalla seconda elementare che non studio più niente a memoria. Spero di non fare troppa confusione, in che pasticcio mi hai messo…

DARIO:Mamma, nessun pasticcio: cucina molecolare! E ora forza, portiamo i pacchi di là e facciamo sparire questi contenitori!

Iniziano a raccogliere i pacchi.

ADA: E non dimentichiamo il dolce, che se tuo nonno lo vede, rischiamo che se lo mangi prima che arrivi l’ospite! Ah, se almeno si ricordasse ogni tanto che ha il diabete!

Entra in scena il nonno Celerino. Avanza in maniera furtiva e si guarda attorno.

DARIO: Mio nonno si ricorda solo ciò che gli fa comodo, credi a me! Eccolo…  Buongiorno nonno!

ADA: (A Celerino) Un attimo e sono subito da te!

Celerino fa ai due un cenno del capo.

Dario e Ada, con i pacchetti, escono.

CELERINO: (Ridacchiando) Eh eh eh… sarò anche smemorato, ma ci sento ancora bene… In questa stanza si stava parlando di un dolce e io non ho nessuna intenzione di farmelo mangiare sotto il naso! Quei due vogliono sbaffarselo da soli… siamo in tempo di guerra, il cibo scarseggia, e io da bravo comunista esigo che sia diviso in parti uguali tra tutti! Non permetterò prepotenze fasciste in casa mia! (Si guarda intorno) Ma questa, è casa mia?

Entra in scena Ada.

ADA: Allora, come stai oggi?

CELERINO:Dice a me?

ADA:Eccolo che mi dà del lei… papà, sono io, Ada!

CELERINO:Chi? Ada? È impossibile! Mia figlia non è così vecchia!

ADA:E due! Ma allora ce l’avete tutti con me oggi!

CELERINO: (Guardandosi attorno) Con chi stai parlando Ada?

ADA:Adesso mi riconosci?

CELERINO: (Sbuffando) E chi se la dimentica una figlia così brontolona!

ADA:Tra te e le trovate di mio figlio, diventerò pazza a breve, se già non lo sono! Papà, stasera abbiamo un ospite importante…

CELERINO:Chi è?

ADA:Il dott. Ciriaci, il capo di tuo nipote!

CELERINO:Un dottore? Bene! Così mi faccio misurare la pressione, perché oggi mi sento un po’ fiacco!

ADA:No no no! Non è un medico, è un imprenditore! Dottore è solo il titolo!

CELERINO:Il titolo? E che cos’è, un libro?

ADA: Papà!

CELERINO:Se è imprenditore, perché si fa chiamare dottore? Io questi tempi moderni non li capisco. Uno è carne e si fa chiamare pesce… figlia! Pane al pane e vino al vino!

ADA:In questo momento, sembra assurdo, ma sono d’accordo con te! La cena di stasera non ha nulla della… cena! Sembrerà di giocare a biglie, è tutto a forma di palline colorate.

CELERINO:Mi piace giocare a biglie… sarà una serata interessante! C’è un torneo? Dovresti provare anche tu, è rilassante! Ad ogni modo, la cosa importante è che saprò finalmente se ho la minima alta oppure no! Adesso mi devo sbrigare, dove ci si iscrive?

ADA: A cosa?

CELERINO: Al torneo di biglie! Questa mia figlia a volte mi sembra un po’ rimbambita poverina… vado di là!

ADA: Vai, vai!

Celerino esce verso le altre stanze della casa.

ADA: Speriamo che stasera non se ne esca con qualche assurdità! Vediamo un po’ questo biglietto… (Ada tira fuori il foglietto che le ha dato prima Dario e simula un colloquio con l’ospite) “Signora Ada, questa biglia gialla è squisita, cos’è?” “Ma come, forse non ha riconosciuto le mie famose Rotelline di Cagliata d’Uovo? Facilissime! Si preparano con 4 uova e alcol a 95 gradi! Non un grado in più e non uno in meno. E aspetti di arrivare al mio buonissimo Gelato Estemporaneo all’Azoto Liquido con cialda croccante…” oh Signore mio, dammi la forza di ricordarmi queste assurdità e di sembrare credibile!  

Entra in scena Dario soddisfatto.

DARIO: Bene, tutto pronto! Sarà un successone!

ADA: Beato te che sei ottimista!

DARIO: Dobbiamo solo apparecchiare e ricevere il nostro ospite. Mamma, carica, sarai uno spettacolo!

ADA: Sì, una tragedia! Dov’ è tuo nonno?

DARIO: L’ho lasciato di là, ma è innocuo… sta parlando di due fascisti che gli hanno nascosto non so cosa! Chissà dov’è con la testa!

ADA: Poveri noi!

SCENA SECONDA: ADA- DARIO- CELERINO- DOTT. CIRIACI

DARIO:Mamma non ti agitare, stai tranquilla! Tieni solo a mente che da questaserata dipende solo il mio futuro!

ADA: Bel modo per tranquillizzarmi eh! Comunque i fattori di rischio non sono pochi… tuo nonno in primis!

DARIO: Il nonno è innocuo, basta non dargli troppa corda e mandarlo a dormire presto, con la scusa del coprifuoco!

Entra in scena Celerino con andatura incerta, visibilmente preoccupato.

ADA: Papà, va tutto bene?

Celerino muove la testa per dire sì, senza parlare.

ADA: (Sospettosa) Stai male?

Celerino scuote la testa per dire no, senza parlare.

ADA: E perché ho il sospetto che invece ci sia qualcosa che non va?

Celerino fa spallucce e si siede sul divano.

DARIO: Nonno… hai combinato qualcosa di là? No perché se hai toccato i vassoi con la cena, questa volta la testa la perdo io! (Dario esce agitato verso la cucina).

Celerino sbuffa e gesticolando fa capire che Dario è esagerato.

DARIO: (Voce fuori scena) Qui è tutto in ordine. (Rientra) Di là è tutto a posto, nessun danno. Mamma mia che colpo.

ADA: (A Celerino) E quindi?

Celerino si alza in piedi, prende un bel respiro e parla.

CELERINO: (Parlando come se non avesse i denti) Ho perso la dentiera!

ADA/DARIO: Cosa?

CELERINO: La dentiera! Non ho più la dentiera!

ADA: E dove l’hai persa, due minuti fa ce l’avevi!

CELERINO: (Rivolto a Dario) Chi è questo giovanotto?

DARIO: Ecco l’amnesia. Nonno, sono Dario! Dove hai messo la dentiera?

CELERINO: Che dentiera?

DARIO: Mamma, cerchiamola! Non sia mai che arrivi il dott. Ciriaci e si ritrovi da qualche parte la dentiera del nonno…

ADA: Per la miseria, mancava solo questa! Papà, per caso ti ricordi se ti sei tolto la dentiera da qualche parte?

CELERINO: La situazione è molto grave… non solo manca il cibo, ma adesso non ci sono più nemmeno i denti. Brutta cosa la guerra!

Celerino si siede sconsolato sul divano, scotendo il capo.

DARIO: Io vado a cercarla di là, nel bagno e in camera, tu mamma cerca in cucina… da qualche parte l’avrà messa!

ADA: Sì sì, va bene, di sicuro la troviamo, questa casa non è una reggia e abbiamo ancora… oddio, solo dieci minuti prima che arrivi l’ospite e c’è anche il tavolo da apparecchiare, oh cavolo!

DARIO: Spuma di cavolo, all’azoto liquido!

I due escono di scena trafelati.

CELERINO: Buono il dolce! Un po’ duretto però… mi si è attaccato ai denti… (si tasta la bocca) o forse sono i denti che si sono attaccati al dolce… (Realizzando) Ah, ecco dov’è finita la mia dentiera! Nel dolce! Vado a recuperarla!

Celerino si alza in piedi, fa due passi verso l’uscita ma si blocca di colpo.

CELERINO: Cos’è che devo fare?

Rientra in scena Ada.

ADA: Papà, ti sei ricordato qualcosa?

CELERINO: Ada, quanto tempo! Dove sei stata figlia mia? (Apre le braccia per abbracciarla).

ADA: (Sbuffando, prende la tovaglia e le posaterie dallo scaffale) Dobbiamo apparecchiare il tavolo che è tardi. La dentiera non salta fuori e io non sono riuscita a studiare bene le istruzioni sul menu! (Inizia ad apparecchiare il tavolo).

CELERINO: Ti aiuto!

ADA: No no, grazie, stai pure tranquillo che ci penso io!

Suonano alla porta.

CELERINO: Allora apro la porta!

ADA: Sarà il nostro ospite!

Celerino si avvia verso la porta d’ingresso e va ad aprire.

Entra in scena il dott. Ciriaci.

DOTT. CIRIACI: (Voce alta e chiara) Buonasera!

CELERINO: E lei chi è?

Nel frattempo entra in scena anche Dario, imprecando.

DARIO: Che stramaledetta scarogna! Niente di niente. (Si accorge di Ciriaci e smorza i toni, cambiando subito registro). Oh, Dottor Ciriaci! Che piacere, ben arrivato! Mi scusi, non avevo sentito il campanello.

DOTT. CIRIACI: (Dando la mano al subordinato) Carissimo Dario… va tutto bene?

DARIO: Magnificamente! Ma prego, avanti, le presento mia madre, Adelaide!

ADA: (Perplessa, un po’ titubante) Molto piacere… (Rivolta a Dario) Ma io mi chiamo Ada!

DARIO: (Sottovoce) Adelaide suona meglio!

CELERINO: (Guardandosi intorno) Dov’è questa Adelaide?

DOTT. CIRIACI: Non sa che onore conoscerla signora! Suo figlio mi ha parlato moltissimo di lei e delle sue gran qualità culinarie…

ADA: (Imbarazzata) Beh, i figli esagerano sempre…

DOTT. CIRIACI: In questo caso non credo, la cucina molecolare non è da tutti, bisogna essere specialisti nell’arte delle preparazioni!

ADA: Eh già… e io ho studiato con il grande grandissimo… Ulisse Spada!

DOTT. CIRIACI: Ulisse? Forse voleva dire Achille!

DARIO: Achille certo, con il fratello Ulisse, entrambi bravissimi e con i genitori evidentemente appassionati di epica!

DOTT. CIRIACI: Non sapevo che ci fosse anche un fratello, si scoprono sempre cose nuove!

DARIO: Già, così è la vita! E lui è mio nonno, Celerino!

DOTT. CIRIACI: Molto piacere, un nome singolare il suo.

CELERINO: E certo, il plurale sarebbe stato più impegnativo da portare… (A voce alta, fingendo di chiamare qualcuno) Celerini!

DOTT. CIRIACI: (Ridendo) Che grande senso dell’umorismo, complimenti.

CELERINO: Ma su, non perdiamo tempo. (Si alza la manica del braccio) Mi deve misurare la pressione!

DARIO: (Prendendo il nonno e accompagnandolo verso il divano, con fare perentorio) Nonno, vieni, sei stanco, siediti un po’ sul divano! (A Celerino) E cerca di farti venire in mente dov’è la dentiera!

ADA: Dott. Ciriaci, posso offrirle un aperitivo?

DOTT. CIRIACI: No, la ringrazio. Sono invece molto curioso di iniziare la cena, piuttosto! Perdoni l’impazienza, ma per me si tratta di una vera e propria passione… cosa prevede il menu?

CELERINO: Biglie!

DARIO: Eh gli anziani, fanno fatica a comprendere! Mamma, perché non ci accomodiamo e iniziamo?

ADA: Oh, certo! Allora tutti a tavola! Vado a prendere la cena!

I tre si siedono a tavola, fronte pubblico. Ada rientra in scena con un carrellino con sopra dei vassoi coperti, con dentro la cena.

CELERINO: (Fa tintinnare la posata sul bicchiere, poi si alza in piedi) In questo giorno così importante, vi ringrazio tutti per la vostra partecipazione… signori, viva gli sposi! (Applaude).

Dario lo tira giù sulla sedia e il dott. Ciriaci applaude un po’ imbarazzato.

ADA: Che la cena abbia inizio!

SCENA TERZA: ADA- DARIO- CELERINO- DOTT. CIRIACI

Ada prende il primo vassoio e lo apre.

DOTT. CIRIACI: (Prendendo in mano il vassoio e osservandolo e annusandolo)Ma che meraviglia! Signora Adelaide, queste rotelline di cagliata d’uovo sono bellissime, complimenti!

CELERINO: (A Dario) Ma chi è questa Adelaide?

Dario gli fa cenno di tacere.

DOTT. CIRIACI: E che armoniosa questa spuma al tabacco!

CELERINO: Tabacco? (Nostalgico) A me è stato vietato tanti anni fa!

DOTT. CIRIACI: Signora, un ottimo uso degli idrocolloidi, insuperabile!

CELERINO: (A Ada) Gli idro che?

ADA: Beh, gli idro… carburi! Dal profumo inebriante!

DOTT. CIRIACI: Idrocolloidi voleva dire… gli amidi, per addensare le schiume!

ADA: Ma certo, ovviamente!

CELERINO: Visto che io non ho i denti, la schiuma di tabacco con gli idrocarburi la prendo io… (annusa) Mhmmm, se non posso avere il fumo, almeno mi aspiro il pro-fumo! Celerino si prende il vassoio per sé.

DARIO: Nonno, non fare il maleducato!

DOTT. CIRIACI: (Bonario) Lasciate, lasciate stare, non preoccupatevi, che mangi pure lui. A volte mi basta anche solo il vedere l’impiattamento, la preparazione accurata, il colore, il profumo, che già mi sento sazio. È la sazietà dell’anima, la presa di coscienza dello spirito di fronte alla bellezza della perfezione… capite?

ADA/DARIO: (Poco convinti) Sì sì, certamente.

CELERINO: (Mangiando) Lei è proprio l’ospite ideale da invitare a cena!

DOTT. CIRIACI: (Ridendo) Mi lusinga… ma scusi se mi permetto. I suoi denti?

DARIO:Ce lo stiamo chiedendo anche noi.

CELERINO: (Serio, si alza in piedi, con fare solenne) Perduti. In guerra!

Dario si dà una manata sulla fronte.

DOTT. CIRIACI:Per la miseria. Onore al valore! Non sapevo che lei fosse un reduce… deve essere stato terribile! E come è successo?

CELERINO: Durante un attacco. (Simula un morso con ringhio).

ADA: (A disagio) Sì, è stato terribile davvero. Ma piuttosto, dott. Ciriaci, oltre allo spirito bisogna nutrire anche il resto no, proseguiamo con la cena, che dite?

Celerino si siede e ricomincia a mangiare.

DOTT. CIRIACI:Signora Adelaide, con vero piacere!

CELERINO: (Interrompendosi di colpo e alzando la tesa dal vassoio) Ancora con questa Adelaide… (a Dario) ma chi è?

DARIO:Beh, mamma, allora! Raccontaci il secondo piatto…

ADA: Il secondo piatto (tra sé) e chi se lo ricorda? Lascio indovinare al nostro ospite. (Apre il vassoio, titubante) Che cos’è?

DOTT. CIRIACI: Oh, che sorpresa, il mio preferito! Ma come faceva a saperlo? Veramente qui non mi accontenterò solo di guardare! Non vedo l’ora di mangiarlo! Ma mi dica… come lo ha preparato?

ADA: (In forte difficoltà) E come l’ho preparato… Dario, vuoi dirlo tu come l’ho preparato?

DARIO: E perché mai mamma, la cuoca sei tu, ti ho vista così concentrata, la parola a te!

ADA: (Cercando di improvvisare) Certo, lo racconto io… la preparazione è stata… complicata, lo stile di realizzazione è stato a guizzo di fantasia condito con uno spruzzo di azoto e con cottura media in…

CELERINO: (Finendo di mangiare e alzando il vassoio verso il pubblico) Lavastoviglie!

DOTT. CIRIACI:Eccezionale! Lei ha utilizzato la famosa cottura in lavastoviglie?

Celerino si alza ed esce verso la cucina con il vassoio.

ADA/DARIO: Cottura in lavastoviglie?

ADA: Ma certo! È un ottimo metodo per servire pietanze… pulite, sgrassate! (Alzando le mani con fare positivo) Il grasso fa male!

DOTT. CIRIACI: (Iniziando a mangiare) Qui siamo andati oltre la bravura! Ma lo sa che se si mettesse a vendere questa sua arte da tavolo, farebbe una fortuna?

ADA:Lo immagino bene!

DOTT. CIRIACI:Per un pranzo del genere si potrebbero spendere addirittura 400 euro!

ADA:Giusti giusti al centesimo! Si vede che se ne intende!

DOTT. CIRIACI:E la cosa strabiliante è che in realtà si paga la preparazione, perché il costo delle materie prime è di per sé irrilevante!

ADA: (Imbufalita) Dario!? Hai sentito?

DARIO:Certo. Si paga l’artista! E noi ce l’abbiamo in casa… che fortuna, no?

DOTT. CIRIACI: E adesso che ne conosco le qualità, mi sa che mi prenderò la libertà di autoinvitarmi spesso… sempre che non le crei disturbo, cara Adelaide!

ADA: Come no!

Rientra in scena Celerino senza vassoio.

CELERINO: Sempre con questa Adelaide. Mi sento escluso dalla conversazione. Si può sapere una volta per tutte chi è?

DARIO: (Cercando di salvare la situazione, rivolto a Ciriaci) Il povero nonno, sa, la demenza senile!

CELERINO: Sarò anche demente, ma non sono sordo caro mio! E potrei dimostrartelo raccontando tante cose interessanti che fingo di non capire!

ADA: Ma che ne dite di passare al dolce?

CELERINO: Non vedo l’ora! Sono talmente curioso di assaggiarlo che mi pare quasi di averlo sotto i denti!

DARIO: Se solo sapessimo dove sono!

DOTT. CIRIACI: (Drammatico) La guerra è inferno. Si dice che ogni soldato deve avere anche un occhio sulla schiena!

CELERINO: Sarà per quello che ho perso i denti e salvato il culo!

ADA: (Interrompendolo) Papà! Non essere volgare! E tornando al dolce, ti ricordo che per te sarebbe meglio passare oltre…

CELERINO: Tiè! (Facendo le corna).

DARIO: Ti sta dicendo che è meglio se non lo mangi… che ne dici di salutarci e andare a fare un sonnellino?

DOTT. CIRIACI: Suvvia, che fretta c’è! Il signor Celerino è di compagnia, non disturba nessuno. E un pezzetto di dolce non gli farà poi così male.

CELERINO: E se lo dice il dottore, la cosa è fatta! Figlia, a me il dolce!

DOTT. CIRIACI: Ma prima, un brindisi. (Alzando il bicchiere) Un grazie a tutti voi per questa splendida serata, a lei, incantevole Adelaide e alle sue grandi doti culinarie…

ADA: Troppo gentile.

DOTT. CIRIACI: E a Dario, un uomo retto, trasparente, onesto, che oltre ad avermi fatto questo meraviglioso regalo (indicando la tavola), credo che abbia davanti a sé un brillante futuro nella mia azienda!

Tutti alzano in alto il bicchiere.

TUTTI: Cin cin!

ADA:Ed ecco il dolce!

Ada apre il coperchio dell’ultimo vassoio e si scopre una torta con attaccata una grande dentiera.

Tutti balzano all’indietro per lo stupore.

TUTTI:Oh mio dio!

CELERINO:Non c’è dubbio! È proprio lei!

DARIO: (Cercando di interromperlo) Nonno, no…

CELERINO: Ma sì, la riconosco!

Dario si accascia sulla sedia con le mani sul viso, in preda alla disperazione.

CELERINO: (A voce alta, solenne) È la tipica torta al dente!

Tutti rimangono fermi un istante in silenzio, poi parte l’applauso di Ciriaci.

DOTT. CIRIACI: Che capolavoro! (Applaude)

Dario è stupito. E tutti si mettono ad applaudire.

ADA: (Tra lo schifato e lo stupito) Beh, allora assaggiamola.

DOTT. CIRIACI: Non vedo l’ora!

CELERINO: (Si avvicina al vassoio e si prende la dentiera, mettendola su un piatto) Scusate, ma questa parte è mia!Dottore, è stato un piacere. Io mi ritiro, c’è il coprifuoco!

Celerino esce di scena col suo piatto con dentiera.

DOTT. CIRIACI:Buonanotte, è stato un vero piacere! Un gran personaggio, un eroe d’altri tempi e se mi permettete una battuta… finalmente anche lui ha i suoi denti!

Dario e Ada ridono della battuta in maniera imbarazzata.

DARIO: (Ridendo della battuta) Ahahah.. che gran spirito il suo!

I due si danno delle pacche sulle spalle. Tutti ridono felici, mentre Ada fa la parti della torta.

DOTT. CIRIACI: (Assaggiandola esaltato) Un gusto straordinariamente incisivo!

Musica finale.

Sipario

Si consiglia una pausa di fine primo atto

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A caval donato non si guarda in bocca!

PERSONAGGI:

Dott. Freschetti, il dentista

Alvise, un paziente

Donato, il marito malato

Maria, la moglie di Donato

Lucilla, una paziente

Musica d’apertura.

La scena si apre su una sala d’aspetto di uno studio medico. Ci sono due file da tre sedie l’una, posizionate una verso la parte destra del palco, l’altra sulla sinistra, leggermente oblique.

SCENA PRIMA: DOTT. FRESCHETTI- ALVISE-DONATO-MARIA-LUCILLA

Seduto su una delle sedie c’è il signor Alvise. Entra in scena il dott. Freschetti, medico dentista, sta parlando al cellulare.

DOTT. FRESCHETTI:Sì, certamente, studio dentistico Freschetti, in via 25 aprile numero 4, (con enfasi) via 25 aprile numero 4! La aspetto, arrivederla tra una settimana! (Spegne il telefono). Oh, signor Alvise, puntuale come sempre. Allora, è pronto per il suo primo impianto senza rimpianto? (Ride contento).

ALVISE: Prontissimo, anche se ho un po’ di agitazione.

DOTT. FRESCHETTI: Stia tranquillo! L’unico disturbo, se così si può chiamare, è che dovrà stare venti minuti senza parlare, con i denti serrati stretti stretti, così! (Il dottore mostra i denti chiusi in maniera appariscente).

ALVISE: Non sarò scomodo?

DOTT. FRESCHETTI: Suvvia, sono solo venti minuti! È decisamente più scomodo non avere i denti e non riuscire a mangiare!

ALVISE: Ha ragione. Non vedo l’ora di avere una dentatura solida e forte.

DOTT. FRESCHETTI: Tutto chiaro?

ALVISE: (Tenendo i denti serrati) Chiarissimo!

DOTT. FRESCHETTI: E allora procediamo! Prego, nello studio!

Alvise e il dott. Freschetti escono verso la destra del pubblico. Nel mentre, non visti, da sinistra, entrano in scena Donato e Maria.

DONATO: Eccoci, lo studio medico è questo.

I due si guardano intorno.

MARIA: Sei sicuro Donato che sia il posto giusto?

DONATO: Sì, sono sicuro. Sull’ingresso c’è scritto dott. Freschetti o no?

MARIA: Beh, sì…

DONATO: E allora è il posto giusto! Dott. Freschetti, via 4 novembre n.25.

MARIA: Va bene, ma qui ci sono un sacco di foto e dépliant di gente che sorride con i denti bianchissimi.

DONATO: Perché, ti sembrerebbe normale una pubblicità con la gente triste e con i denti sporchi? Dai, sediamoci.

MARIA: E sediamoci.

I due si accomodano su due sedie vicine, alla destra del pubblico.

MARIA: A che ora l’appuntamento?

DONATO: Tra quarantacinque minuti.

MARIA: Che cosa? Ma mi hai detto che eravamo in ritardo!

DONATO: (Agitato) E’ l’ansia…

MARIA: Oh cielo. (Secca) Io quarantacinque minuti non so se li reggo qui con te. Per fortuna che mi sono portata il mio libro. (Tira fuori un libro dalla borsa).

DONATO: Ma perché voi donne siete sempre così previdenti? (Risentito) E va bene, leggiti pure il tuo libro. Io starò qui, in silenzio, ad aspettare che il tempo scorra.

MARIA: Bravo. (Inizia a leggere il suo libro).

Donato non riesce a stare fermo con le gambe, è visibilmente agitato.

DONATO:(Alzandosi in piedi di scatto) No, Maria, non ce la faccio!

MARIA: (Interrompendo la lettura di un libro) Ti prego Donato, non farti riconoscere anche qui.

DONATO: Eh, fai presto a parlare, non sei mica tu quella che deve entrare (con enfasi) là dentro!

MARIA: (Sbuffando) Oh, quanto la fai tragica!

DONATO: Non è che la faccio tragica, lo è!

Donato inizia a camminare avanti e indietro agitato.

MARIA: Per favore calmati… gli attacchi di panico in luogo pubblico, anche no! Lo sai che quando ti agiti ti viene…

DONATO: Lo so! Mi viene il singhiozzo, e quindi?

MARIA: Beh, non è un singhiozzo tanto normale. Ti prego cerca di stare tranquillo. Vedi altre persone intorno a te che si stanno comportando come un martire al patibolo?

DONATO: (Guardandosi intorno) No…

MARIA: Ecco!

DONATO: Ma è solo perché non c’è nessun altro!

MARIA: La prossima volta chiederò a tua madre di accompagnarti, io non ti sopporto più!

DONATO: Grazie… ti ricordo comunque che quel giorno, tu hai risposto sì!

MARIA: Che giorno?

DONATO: Vuoi prendere quest’uomo in salute e in malattia? (Sottolineandolo) In salute e in malattia…

MARIA: Ma tu non sei né malato… né tanto sano, a dir la verità. Non rientri in nessuna delle due casistiche!

DONATO: Me ne ricorderò quando toccherà a te.

MARIA: (Alzandosi in piedi a sua volta) Io di certo non avrò bisogno dell’accompagnatore… ti ricordo che ho dovuto partorire da sola, perché tu sei svenuto al semplice suono della parola “sala parto”…

DONATO: Oddio… (Si siede sentendosi mancare, poi si riprende e si rialza) Ma che c’entra? Non è stata colpa mia. Un calo di pressione, troppo caldo là dentro, lo sai che non sopporto il caldo…

MARIA: Sì, come no…

DONATO: Se la temperatura fosse stata più freschetta, sarei stato lì, a sostenerti tutto il tempo necessario…

MARIA: E invece hai trascorso dieci ore a riprenderti, bevendo the caldo coccolato dalle infermiere!

DONATO:E non è stato facile aspettarti tutte quelle ore, cosa credi?

MARIA: Forse è meglio chiudere qui la conversazione, sai, sto valutando la via di fuga…

DONATO: Che via di fuga?

MARIA: Il divorzio! (Si siede e riprende la lettura del libro).

DONATO: Maria! Non sei spiritosa…

MARIA: Non sono mai stata così seria!

Donato si siede di nuovo vicino a Maria.

DONATO: Ah… ma insomma, cerca di essere un po’ empatica. Dovrò subire qualcosa di estremamente invasivo, è una faccenda delicata, mi devo mettere nelle mani di un medico, non è semplice…

MARIA: Donato, devi fare una visita oculistica.

DONATO: (Alzandosi di scatto in piedi, tappandosi le orecchie) Ssssh! Non lo nominare!

MARIA: Chi?

DONATO: (Sottovoce) L’oculista… solo ad udire il suo nome mi viene una forte emicrania e mi si appannano gli occhi…

MARIA: Forse perché i tuoi occhi sono annebbiati da un bel po’! Hai fatto di tutto per ritardare l’appuntamento e adesso la faccenda si sarà complicata!

DONATO: (Tastandosi le palpebre) Oh signore, sono grave!

MARIA: Non sei grave, hai solo dei problemi di vista! Comunque ti guarderà e basta, non ti farà nulla!

DONATO: Chi?

MARIA: L’oculista!

DONATO: (Tappandosi di nuovo le orecchie) Sssssh! Ti ho detto di non nominarlo!

MARIA: Ma me l’hai chiesto tu!

DONATO: Usa uno pseudonimo.

MARIA: (Sbuffando) Ma quale pseudonimo…

DONATO: Inventane uno, non posso suggerirti tutto, sono già in crisi per conto mio!

MARIA: Ok, come vuoi… lo chiameremo proprio… Pseudonimo.

DONATO: Che fantasia! (Si risiede) Potevi scegliere un nome più adatto, tipo Signore del Male, oppure Re del Terrore, o che ne so…

MARIA: Pseudonimo andrà benissimo.

Entra in scena una anziana signora, che si siede vicino alla coppia.

MARIA: (A Donato) E adesso cerca di trattenerti.

SCENA SECONDA: DONATO-MARIA-LUCILLA- DOTT. FRESCHETTI- ALVISE

LUCILLA: (Bonaria) Buongiorno.

MARIA/DONATO: Buongiorno.

LUCILLA: State aspettando anche voi il…

DONATO: (Interrompendola brusco, rigido con la schiena dritta e incrociando le mani in grembo) Sì!Noi siamo in attesa!

LUCILLA: Oh, davvero? Congratulazioni! Che cari…

DONATO: Congratulazioni per cosa?

LUCILLA: Per l’attesa! È un maschietto o una femminuccia?

MARIA: No guardi signora, c’è un equivoco…

LUCILLA: Ah, mi ricordo anch’io quando aspettavo il mio Ubaldo, allora non si sapeva se era un maschietto o una femminuccia, altro che equivoco, una vera e propria incognita!

DONATO: No signora, noi…

LUCILLA: Lucilla, chiamatemi pure Lucilla.

MARIA: Bene, signora Lucilla, noi non…

LUCILLA: (Interrompendola) Sono proprio queste belle notizie che mi danno la forza di andare avanti, con tutti i mali che ho… per fortuna incontro ogni tanto persone felici, come voi, grazie. Che gioia!

MARIA: (Rassegnandosi) Eh beh, si figuri! Se la rende felice… e pensi che è il secondo!

DONATO: (Incredulo, a Maria) Cosa? Aspettiamo il secondo?

MARIA: Sì, e ho prenotato il parto in Alaska!

DONATO: (Asciugandosi la fronte, colto dal caldo) Per la miseria, ci vedo così male che non me n’ero neanche accorto…

MARIA: Pensa che problema serio devi avere…

DONATO: (Tastandosi ancora le palpebre, terrorizzato e guardando Maria strizzando gli occhi per vedere meglio) Oh mamma mia…

MARIA: (A Lucilla) Mi scusi signora, a che ora ha lei appuntamento?

LUCILLA: Oh, Lucilla, mi chiami Lucilla. Tra dieci minuti. Sono arrivata un po’ in anticipo…

MARIA: Mai quanto mio marito.

LUCILLA: (A Donato) Ah, è lei che deve entrare dal…

DONATO: (Interrompendola) Sì. Devo entrare io dallo Pseudonimo.

Maria alza lo sguardo scocciata e si rimette a leggere il libro.

LUCILLA: Oh, non sapevo ci fosse anche questo tipo di medico… come mi dispiace poverino.

DONATO: Non lo dica a me.

LUCILLA:. È una cosa grave?

MARIA: Grave e in continuo peggioramento.

LUCILLA: Coraggio, si faccia forza, sta per diventare di nuovo padre.

Donato si alza in piedi di nuovo.

DONATO: Mi sto agitando.

MARIA: (Serafica) Non si direbbe. Ricordati di controllarti, altrimenti ti viene quel singhiozzo…

DONATO: (Facendosi aria con la mano) Parliamo, parliamo d’altro.

LUCILLA: Se vuole la distraggo io. Io sono qui invece per il dott. Freschetti.

MARIA: Oh davvero? E com’è?

DONATO: Maria!

LUCILLA: Una persona veramente a modo… se vi capitasse di averne bisogno, non esitate.

DONATO: Non mancherò!

Maria riprende a leggere il suo libro.

LUCILLA: (Confidenziale a Donato) E poi è delicatissimo con l’anestesia, sa?

DONATO: Anestesia?

LUCILLA: Certo! Infila l’ago e non sento mai nulla.

DONATO: L’ago? (Si tasta le tempie) Forse si è fatta fare qualche intervento particolare?

LUCILLA: No no, anche per le questioni banali. Un po’ di anestesia non si nega a nessuno!

DONATO: Maria… hai sentito? Fa l’anestesia a tutti! Con l’ago!

MARIA: (Sempre leggendo il suo libro, distratta) E che sarà?

LUCILLA: Trovo più fastidioso quando deve trapanare… sa, se c’è da scavare in profondità, per vedere meglio!

DONATO: Oddio… Maria! Scava in profondità col trapano!

LUCILLA: Non è poi neanche così fastidioso… la cosa peggiore è quando ti devono fissare i perni per quelli nuovi…

DONATO: Come quelli nuovi?

LUCILLA: A me, con l’età, sono caduti e ho dovuto farmene impiantare due nuovi!

DONATO: Ma come?

LUCILLA: Con i perni in titanio…

DONATO: (Inizia ad avere il singhiozzo, seguito da un colpo di schiarimento di voce, che sembra un nitrito di un cavallo) Ihih brrrrr…

MARIA: Donato! Eh no!

LUCILLA: Poverino, che brutta malattia!

DONATO: Ihih brrrrr…

Maria si alza e gli dà una pacca sulla schiena. Donato si blocca.

LUCILLA: È per questo che deve andare dallo Pseudonimo?

DONATO: No, questo è solo un semplice singhiozzo che mi viene quando mi agito…

MARIA: Sì, continuiamo a chiamarlo semplice!

LUCILLA: Sembra il nitrito di un cavallo… me lo fa risentire?

DONATO: Le sembro un giullare forse?

LUCILLA: Mi scusi, non volevo offenderla, anzi! Le riusciva particolarmente bene!

Improvvisamente entrano in scena il dott. Freschetti con Alvise.

DOTT. FRESCHETTI: Eccoci qui, si accomodi signor Alvise e mi raccomando!

Alvise, con i denti stretti mugugna un sì e si siede. Donato fissa il dott. Freschetti in preda al terrore.

DOTT. FRESCHETTI: Chi è il prossimo?

DONATO: Ihih brrrrr…

Donato nitrisce per la paura. Maria gli dà un colpo sulla schiena e lo tira giù mettendolo a sedere sulla sedia.

LUCILLA: Tocca a me! Grazie, mi avete fatto tanta compagnia.

DOTT. FRESCHETTI: Bene! Signora Lucilla, prego.

Il dott. Freschetti, perplesso, esce di scena con Lucilla.

Alvise fissa i due tenendo sempre i denti serrati, con espressioni sbigottite.

MARIA: Donato cerca di contenerti. Non è agitandosi in questo modo la maniera giusta di affrontare una visita!

DONATO: Ma hai sentito cosa ha detto quella signora? A lei sono caduti gli occhi e gliene ha messi due nuovi con dei perni in titanio!

MARIA: Non essere ridicolo!

DONATO: E poi ti trapana le tempie e ti riempie di anestesia, sono tecniche da macellaio medievale!

MARIA: Nel medioevo non esisteva l’anestesia… quindi siamo di sicuro più avanti!

DONATO: Non ne sono così certo, povero me… (Accorgendosi di Alvise) E lei, perché mi sta fissando?

Alvise mugugnando fa spallucce.

DONATO: Perché non mi risponde?

Alvise mugugna più forte.

DONATO: (A Maria) Questo signore mi sta dando sui nervi, è di certo un attacca brighe! Maria trattienimi!

MARIA: Donato! Non mi sembra per nulla un attaccabrighe, piuttosto mi pare che abbia difficoltà a parlare.

Alvise fa cenno di sì con la testa, facendo capire che Maria ha indovinato.

DONATO: (Clamandosi) Ah, mi scusi. Sa, sono così agitato che vedo problemi ovunque, anche dove non ce ne sono… cioè, lei ha di sicuro dei problemi, evidenti pure, ma non riguardano me…

MARIA: Donato!

DONATO: E che ho detto!

MARIA: Sei un insensibile!

DONATO: (Ad Alvise) Se l’ho offesa le chiedo scusa.

Alvise mugugna con fare bonario.

DONATO: Ma lei è così dalla nascita, oppure è un problema recente?

MARIA: Non posso credere di averti sposato! (Sprofonda dietro il suo libro).

Alvise, mugugnando e gesticolando, indica lo studio del dott. Freschetti.

DONATO: (Allarmandosi) Mi sta dicendo che è così per colpa del dott. Freschetti?

Alvise annuisce.

DONATO: (Strattonando Maria) Maria, Maria… il signor Alvise è ridotto così per colpa dello Pseudonimo! (Ad Alvise) Ma come è successo?

Alvise mima con la mano il trapano e ne riproduce il suono, sempre tenendo i denti serrati.

DONATO: (Balzando in piedi in preda al terrore) Il trapano, è stato il trapano!

MARIA: Ma insomma, non riesco a finire la pagina del libro, fai troppo rumore!

DONATO: Non è colpa mia! È colpa del trapano!

MARIA: Ma quale trapano?!

DONATO: Maria, quel medico è un pazzo! Io non voglio entrare, io non mi farò visitare, non voglio anestesie, sostituzioni di bulbi oculari e né trapanamento di tempie!

Anche Alvise si alza in piedi mugugnando, cercando di rasserenare Donato.

SCENA TERZA: MARIA- DONATO- ALVISE- DOTT. FRESCHETTI- LUCILLA

MARIA: (Buttando il libro e alzandosi in piedi) Calmiamoci tutti!

I due si bloccano e rimangono in silenzio.

DONATO: Io sono calmissimo! Ihih brrrrr…

MARIA: Senti Donato, siamo qui semplicemente perché hai un piccolo problemino, che può essere tranquillamente risolto da questo dott. Freschetti, che credo sia una persona competente, non è vero? (Ad Alvise).

Alvise mugugna un sì.

MARIA: Ecco, quindi adesso Donato rilassati, e cerca di convincerti che questo è il posto giusto, un ottimo studio oculistico!

Alvise, dal fare affermativo passa repentinamente al fare sorpreso e allarmato, agitando le braccia.

DONATO: (Ad Alvise) Che ha?

MARIA: La ringrazio gentile signore per il suo aiuto, non è necessario che tenti di dirci altro.

Alvise cerca di attirare l’attenzione indicando lo studio e i suoi denti, in maniera ripetuta.

MARIA: Certo, certo, abbiamo capito che non può parlare, ci dispiace molto. Donato, mettiti seduto!

Alvise alza le braccia al cielo e Donato e Maria si siedono.

Entra in scena il dott. Freschetti con Lucilla. Alvise cerca di avvisare a versi e moti il medico.

DOTT. FRESCHETTI: Eccoci… signor Alvise ancora un attimino di pazienza, non è ancora il momento!

Alvise si arrabbia e si siede in disparte, mandando tutti al diavolo.

LUCILLA: Come sempre, dottore, lei è bravissimo.

DOTT. FRESCHETTI: La ringrazio. (A Maria e Donato) Scusatemi, avete appuntamento con me?

LUCILLA: No, no. Loro hanno appuntamento con lo Pseudonimo!

DOTT. FRESCHETTI: Chi?

LUCILLA: Lo Pseudonimo. Poveretti. Una coppia deliziosa! Lei aspetta il secondo bambino, e lui nitrisce.

DONATO: Ihih brrrrr…

LUCILLA: (Con entusiasmo) Ha sentito? È bravissimo.

MARIA: Veramente avremmo bisogno di vedere lei, dott. Freschetti. O meglio, mio marito...

LUCILLA: Davvero?

DONATO: (Alzandosi in piedi) Ihih brrrrr…

MARIA: Sa, si sta trascinando un problemino da un po’…

DONATO: Brrrrrrr. (Mezzo nitrito).

DOTT. FRESCHETTI: Beh, non credo sia di mia competenza! Io non sono veterinario!

MARIA: Oh no, nitrisce perché è agitatissimo.

DONATO: Io non nitrisco, ho il singhiozzo!

DOTT. FRESCHETTI: Beh un po’ di agitazione è normale, suvvia, singhiozzo o nitrito che sia, non facciamone un dramma! Se viene di là procediamo con la visita!

Alvise si alza e cerca di mimare qualcosa al dott. Freschetti, indicando Donato.

DOTT. FRESCHETTI: Signor Alvise, sia paziente! Faccio presto, visito il signore e poi sono di nuovo da lei!

Alvise si agita sempre di più, iniziando a mimare la frase da dire.

Gli altri gli si mettono di fronte in piedi e cercano di indovinare. Alvise si indica la bocca.

DONATO: Faccia?

Alvise fa cenno di no con la testa ad ogni affermazione sbagliata.

MARIA: Labbra?

LUCILLA: Rossetto?

DOTT. FRESCHETTI: Mandibola?

Alvise sembra frustrato. Indica Donato.

DONATO: Questa è facile, sono io! Donato!

Alvise annuisce. Poi fa un vistoso no con la mano…

MARIA: No…

Alvise indica di nuovo la bocca.

DOTT. FRESCHETTI: Insomma! Non ho mai sopportato il gioco dei mimi. Signor Alvise, (con fare profetico) parli!

ALVISE: Oh, grazie a dio!

DONATO: Incredibile! Dottore, lei è miracoloso, l’ha fatto parlare!

MARIA: E tu che hai paura a farti visitare!

ALVISE: Dottore, lei non può visitare quest’uomo!

LUCILLA: Perché no?

DONATO: (Risentito) Scusi, lei ha riacquistato la parola per mettermi i bastoni tra le ruote?

MARIA: Donato, non ti agitare…

DONATO: Finalmente mi calmo, vedo che questo dott. Freschetti è bravo, rende felici i suoi pazienti, fa improvvisamente parlare il muto… e questo se ne esce dicendo “lei non può visitare quest’uomo”! Perché?

LUCILLA: Già, perché?

MARIA: Sì, perché?

DOTT. FRESCHETTI: A questo punto me lo chiedo anch’io… perché?

ALVISE: Perché il dott. Freschetti non è il medico che fa al caso vostro!

DOTT. FRESCHETTI: E che competenze ha lei, Alvise, per affermare che non sono all’altezza di seguire questo signore? Eh?

ALVISE: Oh, insomma! Loro sono qui per fare una visita oculistica!

MARIA: E quindi?

DONATO: Che razza di motivazione è?

LUCILLA: Mamma mia… dott. Freschetti, mi sa che Alvise ha ragione, non lo può visitare lei!

DOTT. FRESCHETTI: In effetti no! Io sono un dentista!

DONATO/MARIA: Un dentista?

LUCILLA: E tra i più bravi.

DONATO: Ma come! Io ho telefonato, ho preso appuntamento! Ho letto l’indirizzo su un depliant, dott. Freschetti, medico oculista, via 4 novembre n.25!

DOTT. FRESCHETTI: Ah! Posso confermare che i problemi di vista ci sono!

ALVISE: Questo è lo studio del dott. Freschetti in via 25 aprile n. 4!

LUCILLA: Avete sbagliato periodo storico! È facile confondersi con la storia…

MARIA: Oh cielo…

DOTT. FRESCHETTI: L’oculista è mio cugino, bravissimo, ottima scelta.

DONATO: Quindi… tutti quei discorsi sui trapani, l’anestesia, i perni…

LUCILLA: Erano riferiti ai denti!

DONATO: Mamma mia, tutta quella angoscia per niente...

ALVISE: D’altra parte, se non vede bene, è facile prendere un abbaglio!

DONATO: La preferivo muto…

LUCILLA: Scusate se mi permetto di essere impicciona… ma almeno con lo Pseudonimo, è andata bene?

DONATO: Maria, portami via da qui, non mi sento bene.

MARIA: Donato, ti rendi conto che abbiamo aspettato un’ora per niente e che ti ho pure dovuto sopportare?

DONATO: È stato davvero un terribile equivoco. Però almeno non tutto il male vien per nuocere. Erano tutte fantasie, compresa la tua gravidanza.

MARIA: No, quella no.

DONATO: Sei incinta sul serio?

LUCILLA: È il secondo!

DONATO: Ihih brrrrr…

DOTT. FRESCHETTI: Che bella notizia! E perché non coronarla, visto che è qui, anche con una bella visita dentistica? Facciamo un bel controllino e si toglie il dubbio di avere qualche problemino nascosto… via il dente via il dolore!.

DONATO: Questo è di sicuro un incubo. Un altro parto? Visita dentistica? Estrazione? No, no, non ce la posso fare, io non voglio né partorire di nuovo né farmi vedere da un dentista: trapani, anestesie, perni in acciaio e titanio… oddio, mi sento male! Ihih brrrrr… Ihih brrrrr… (Donato sviene).

TUTTI: Oh no!

Tutti in piedi osservano Donato svenuto a terra, ammutoliti.

DOTT. FRESCHETTI: Ma allora è proprio vero ciò che si dice: “A caval Donato, non si guarda in bocca!”.

Maria, si tiene la fronte sconcertata, Alvise e Lucilla annuiscono contenti.

Musica di chiusura.

Chi fa da sé, fa per tre?

PERSONAGGI:

Luciano, stagista lecchino

Ettore, stagista volgare

Luisa, stagista insicura

Sig. Uberti, il titolare

Dott.ssa Merletti, la cliente importante

Musica d’apertura.

SCENA PRIMA: LUCIANO- ETTORE- LUISA- SIG. UBERTI

La scena si apre su una sala riunioni di una azienda pubblicitaria. Alcune sedie, un tavolo con sopra un bicchiere.

Seduti, al lavoro, tre stagisti, ognuno con un blocco appunti e una penna. Entra il scena il direttore, il sig. Uberti.

I tre stagisti si alzano in piedi.

LUCIANO: (Con enfasi) Buon giorno signor direttore!

ETTORE: Buongiorno!

LUISA: Buongiorno!

SIG. UBERTI: Ragazzi, eccoci qui!

LUCIANO: Sig. direttore, stimatissimo, vorrei farle notare che io l’ho salutata per primo. Prima di tutti!

ETTORE: Che lecchino di merda!

LUISA: Ettore, per carità, non essere volgare!

ETTORE: (Indicando Luciano) Quello lì mi manda fuori di testa…

LUCIANO: Quello lì, come dici tu, è una persona civile ed educata, che non ha bisogno di mettere parolacce in tutte le sue frasi…

ETTORE: Io non metto parolacce in tutte le mie frasi, stronzo!

SIG. UBERTI: Eh insomma, ragazzi! Non guastiamo così l’atmosfera dell’ultimo giorno di lavoro qui…

LUISA: Li scusi sig. Uberti, Ettore e Luciano sono un tantino nervosi, sa. Non sono abituati a concludere uno stage e vedersi lasciati a casa. (Contenta) Per me è diverso, questo è il mio sedicesimo stage non retribuito. E anche stavolta non c’è prospettiva di assunzione! Alcune certezze generano stabilità. (Respira profondamente e sorride a tutti).

ETTORE: Beata te che sei contenta di lavorare sempre gratis…

LUCIANO: (Sarcastico) Oh, una frase pulita, bravo!

ETTORE: Non ho finito… dicevo: beata te che sei contenta di lavorare sempre gratis… l’unica donna che si fa fottere 16 volte senza volere mai nulla in cambio!

LUISA: (Scandalizzata) Oh! Sei veramente indifendibile. Rozzo, volgare e maschilista!

SIG. UBERTI: (Imbarazzato) Bene, scusatemi se mi permetto di intervenire in questa piacevole conversazione… volevo informarvi che forse stavolta le cose andranno diversamente… (tutti prestano molta attenzione) c’è una opportunità di assunzione!

LUCIANO: Che cosa?

LUISA: Davvero?

ETTORE: Minchia!

LUCIANO: Mamma mia come mi sudano le mani…

Ettore guarda Luciano schifato.

LUISA: (Agitata) Ma come, cosa vuol dire, non è possibile, insomma, questo era uno stage senza finalità di assunzione, ora non può cambiare le carte così, all’ultimo giorno…

ETTORE: (Interrompendola) E certo che può, cazzo! Lasciamolo parlare no? Direttore, ci spieghi!

LUCIANO: Siamo prontissimi ad ascoltare tutto ciò che ci dirà! Soprattutto io!

Ettore fulmina con lo sguardo Luciano.

SIG. UBERTI: Bene! Come azienda…

LUCIANO: (Puntualizzando) Una grandissima azienda…

SIG. UBERTI: Sì, per l’appunto… (con fare impostato) la nostra Berryberry srl, leader nella ideazione di pubblicità per prodotti di mercato, ha bisogno di assumere un nuovo autore di testi pubblicitari, un copywriter insomma e ha deciso di sceglierlo tra uno di voi tre!

LUISA: Mi sento mancare! (Si sventola)

ETTORE: Ottimo, così rimaniamo in due!

LUISA: Sei una bestia!

LUCIANO: Ma perché tutta questa agitazione… la scelta non può essere che lapalissiana!

ETTORE: Lapa che?

LUCIANO: Chiara, evidente!

LUISA: E cioè?

LUCIANO: Sig. Uberti, mi scusi se mi permetto di semplificarle il lavoro… ragazzi, diciamolo… Ettore sei troppo volgare, poco diplomatico, un po’ rude…

ETTORE: Ma vaffanculo!

LUCIANO: Mentre la cara Luisa è una persona fragile, non è pronta per la dura competizione lavorativa!

LUISA: Stai dicendo che dovrei fare un altro stage? Il diciassettesimo? (Smarrita) Sì, forse hai ragione.

LUCIANO: E quindi chi rimane? (Indicando se stesso) Eccola qui la persona giusta!

SIG. UBERTI: Veramente non è esattamente quello che volevo dire.

LUCIANO: (Agli altri) Sentito? (Realizzando, angosciato, al direttore) Come no?

ETTORE: E prenditela in quel posto, tiè!

LUCIANO: Sig. Uberti, non me ne capacito… ha scelto uno di loro?

SIG. UBERTI: In realtà non ho ancora deciso… ho qualcosa da proporvi!

LUCIANO: Ah!

ETTORE: E sentiamo…

SIG. UBERTI: Vi ho osservati in questo lungo periodo di stage e devo dire che ognuno di voi ha delle qualità.

LUCIANO: Che sensibilità, che delicatezza!

SIG. UBERTI: Se dovessi fare una scelta ora, non saprei proprio chi preferire.

LUISA: Davvero? Sta parlando anche di me?

SIG. UBERTI: Certamente! Sedici stage non sono pochi, qualcosa avrà imparato, senza dubbio!

LUISA: (Sventolandosi con le mani per farsi aria) Oh grazie, grazie!

ETTORE: E quindi? Arrivi al dunque!

SIG. UBERTI: E quindi… vi lancio una sfida! Alla nostra azienda è stato chiesto di trovare uno slogan pubblicitario per un prodotto innovativo…

LUCIANO: Interessante!

SIG. UBERTI: Vi propongo di mettervi in gioco e di realizzare il vostro migliore spot pubblicitario. Quello dei tre che mi stupirà con il suo lavoro, vincerà non solo il lancio dello spot a livello nazionale, ma un contratto a tempo indeterminato qui, alla Berryberry srl!

LUISA: (Fuori di sé per la gioia) Oddio che cosa esaltante! Uno spot, lanciato a livello nazionale… e un lavoro a tempo indeterminato! Questa è la proposta più incredibile che io abbia mai ricevuto! Siiiiiiiì!

ETTORE: E probabilmente anche l’ultima! Ad ogni modo concordo, questa proposta è una figata! Ci sto!

LUCIANO: (Amareggiato) Ah, quindi è proprio vero, non sono stato scelto io. Capisco. Va bene, anche in questa competizione, darò prova della mia superiorità! Non si preoccupi sig. Uberti, vincerò io! Non potrei mai permetterle di ritrovarsi come dipendenti uno di questi due!

ETTORE: Ma chiudi quella bocca… piuttosto, capo… che cosa dobbiamo pubblicizzare?

SIG. UBERTI: Oh, senza dubbio un prodotto di gran qualità. La posta in gioco è alta, le aspettative pure, si tratta di un marchio prestigioso…

LUISA: Oh, ditemi che è un profumo! Adoro le pubblicità dei profumi. (Imitando la pubblicità, facendosi sexy e strusciandosi le mani sui fianchi) J’ador, te ador…

LUCIANO: Io preferirei un prodotto innovativo per la casa!

ETTORE: (Facendo segno che rompe) Sì, lo sbattiuova!

LUCIANO: (Ironico) Che battuta di gran classe, complimenti!

ETTORE: Ma per favore… profumi, elettrodomestici… non prendiamoci in giro! Non c’è niente di meglio di uno spot pubblicitario sui motori. Belle donne e una moto che ti romba nelle orecchie, praticamente il paradiso!

LUCIANO: Banale e assolutamente sorpassato!

LUISA: E ripeto e confermo: maschilista!

SIG. UBERTI: No, mi spiace ma non è nulla di ciò che avete nominato. Di là ho la responsabile dell’azienda che ci ha commissionato il lavoro, la faccio entrare e il prodotto ve lo presenterà lei! Con permesso.

Uberti esce.

LUISA: Oh, come sono curiosa!

LUCIANO: Vabbè, qualunque cosa sia, per me sarà un gioco da ragazzi...

ETTORE: (Minaccioso, a Luciano) Ricorda che quando il gioco si fa duro, sono i duri (indicando se stesso) che cominciano a giocare.

LUISA: E allora, se la mettete così, fra i due litiganti, (indicando se stessa) il terzo gode!

ETTORE/LUCIANO: Improbabile!

Luciano ed Ettore si guardano stupiti e si voltano di scatto a guardare da un’altra parte, imbarazzati.

SCENA SECONDA: LUCIANO- ETTORE- LUISA- SIG. UBERTI- DOTT.SSA MERLETTI

Entrano in scena il sig. Uberti con la dott.ssa Merletti, la quale, con mani giunte e sguardo arcigno scruta i tre stagisti.

DOTT.SSA MERLETTI: (A Uberti) Sarebbero questi i tre collaboratori di cui mi ha parlato?

I tre la osservano in silenzio, un po’ intimoriti.

SIG. UBERTI: (Con fare sottomesso) Si dott.ssa Merletti, sono proprio loro. A vederli così non sembrano sto granché, ma le assicuro che hanno del grande potenziale.

DOTT.SSA MERLETTI: (Poco convinta) Se lo dice lei. Le ripeto che il piatto è ricco, ma voglio uno spot con i contro fiocchi, altrimenti lei sa benissimo che recederò dal contratto e ovviamente ha ben presente cosa significherebbe questo per la sua azienda.

SIG. UBERTI: Sì sì, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi, siamo sereni e non vediamo l’ora di tuffarci in questa meravigliosa opportunità!

LUCIANO: (Presentandosi) Se mi permette, dottoressa, Luciano Magli. Sono a sua completa disposizione e saprò stupirla, non ne dubiti. Intanto mi permetta di complimentarmi con lei per la sua raffinata eleganza.

La dott.ssa Merletti fa una espressione scocciata.

LUISA: Beh, immagino debba presentarmi anch’io… oh cielo, che ansia. Luisa, com’è il cognome, mi sfugge, mi scusi, ma sono troppo agitata…

ETTORE: (Scostando Luisa, con fare da marpione) Anch’io mi sento un po’ tutto agitato dentro. E non è certo colpa dei gas intestinali. (Fa l’occhiolino alla Merletti) Ettore Sondri, a sua completa disposizione.

La dott.ssa Merletti è alquanto infastidita.

DOTT.SSA MERLETTI: Uberti! Lei mi sta proponendo per questo lavoro un lecchino, una sfigata e un rozzo volgarotto… se ne rende conto?

LUISA: (Allarmata, agli altri due stagisti) Sono io la sfigata?

SIG. UBERTI: Le assicuro che sono meglio di quel che sembrano.

DOTT.SSA MERLETTI: Non mi rimane che crederle. Bene, signori, avete pochissimo tempo per trovare fuori il vostro miglior slogan per il nostro prodotto d’eccellenza. La mia azienda, leder nel settore sta lanciando questa novità sul mercato e abbiamo bisogno di un supporto di marketing vincente.

LUCIANO: Sembra una cosa importante.

ETTORE: Finalmente un lavoro stimolante!

LUISA: (Depressa) Sfigata ha detto…

DOTT.SSA MERLETTI: Bene, aguzzate l’ingegno e datevi da fare perché tutti, dopo aver visto il vostro slogan, corrano a comprare questo! (Tira fuori dalla sua borsa un bottiglione di liquido verde).

LUISA/ETTORE/LUCIANO: E che cos’è?

ETTORE: È un liquido antigelo!

LUCIANO: Un lava e profuma pavimenti forse…

LUISA: Una bibita biologica dimagrante?

SIG. UBERTI: (Imbarazzato) Ma no, ragazzi, cosa state dicendo? Non lo vedete?

DOTT.SSA MERLETTI: (Con fare da slogan) È un meraviglioso e nuovissimo collutorio al gusto di fresco!

ETTORE: Un collutorio? E che roba è?

LUCIANO: Ma tu l’igiene personale non sai proprio cosa sia!

LUISA: E che gusto sarebbe il “fresco”?

DOTT.SSA MERLETTI: Il fresco è la sensazione che si proverà dopo averlo usato. Una sciacquata o due al giorno e il vostro alito profumerà di prati di montagna!

ETTORE: Se mi permette, la sua non è proprio una immagine che rende il messaggio corretto…

DOTT.SSA MERLETTI: Che cosa intende dire?

ETTORE: Io in bocca, il profumo dei prati di montagna, pieni di vacche che cagano, preferirei non averlo!

DOTT.SSA MERLETTI: Oh cielo. Uberti, io me ne vado. Tornerò a breve e desidero che il lavoro sia stato fatto. A questo punto non mi interessa da chi e come, l’importante è che sia fatto bene. Vi lascio qui un campione del collutorio, così potete studiarlo… si chiama “Alit-on”.

La dott.ssa Merletti appoggia sul tavolo il bottiglione.

ETTORE: Ecco, ha anche il nome di merda. Aliton da capron!

DOTT.SSA MERLETTI: Non reggo oltre. Uberti, non mi aggiorni, non voglio sapere nulla di come lavorano questi qui, verrò solo a consegna conclusa. Signori, arrivederci!

La dott.ssa Merletti esce.

ETTORE: (Guardandola con fare lascivo) Che donna!

SIG. UBERTI: (Su di giri) Una donna da cui dipende di certo il vostro futuro. E non posso dire che l’impressione sia stata positiva. Ora vi prego, mettetevi a lavorare e smettetela di fare i cretini! Dott.ssa Merletti, aspetti un attimo!

Uberti esce agitato.

LUISA: Cretini? In cinque minuti mi sono presa della sfigata e della cretina dalle persone da cui dipende il mio futuro. Che desolazione.

LUCIANO: Beh, se vuoi puoi metterti a piangere in un angolo buio, mentre io inizio subito a studiare il prodotto.

Luciano va a prendere il bottiglione del collutorio.

LUISA: Eh no, lo voglio vedere anch’io! (Si avvicina a Luciano).

Ettore a sua volta arriva e toglie dalle mani il bottiglione a Luciano.

ETTORE: Dà qua, questo è un lavoro per veri uomini! (Esamina la bottiglia insieme agli altri due). È senza dubbio plastica, etichetta di carta adesiva, colore che balza agli occhi il verde brillante!

LUCIANO: Hai proprio delle grandi capacità di osservazione!

LUISA: Aprilo, voglio sentire il profumo di fresco.

Ettore apre il bottiglione, lo annusa, si allontana e lo passa a Luciano.

ETTORE: È proprio profumo di prato di montagna.

LUCIANO: (Allontanando il naso) Decisamente l’odore non è il suo punto forte… sa da… (illuminandosi) sa da Ettore! (Passa il bottiglione a Luisa).

LUISA: Beh, io non lo trovo invece così sgradevole... certo, dovremmo provarlo. Qualcuno vuole provare per primo?

ETTORE: Prima le signore. E poi non dite che non sono un gentiluomo.

LUCIANO: Solo perché non hai il coraggio di provarlo prima tu!

ETTORE: Ah no? E dammi qua!

Ettore prende il bottiglione dalle mani di Luisa e ne beve un bel sorso. Poi si asciuga la bocca con il braccio.

Gli altri due lo guardano allibiti.

ETTORE: Gusto deciso, un po’ fortino, mi sento bruciare dalla gola all’esofago, però non è male.

LUISA: Ma te lo sei bevuto!?

ETTORE: E certo!

LUCIANO: Il collutorio non si beve! Serve per risciacquarsi i denti e poi va sputato.

ETTORE: Ah sì? (Schiarendosi la gola) Ed è grave?

LUISA: È un po’ come bere del sapone, credo…

ETTORE: (Facendosi scappare un paio di conati di vomito e passando il bottiglione a Luisa) Cazzo!

Ettore esce di corsa, dalla stessa parte dalla quale sono usciti il direttore e la dottoressa.

LUISA: Poveretto, ha il rigetto da sapone.

LUCIANO: D’altra parte, una persona così volgare non può certo sopportare di sciacquarsi la bocca!

LUISA: (Senza scomporsi troppo) Questa battuta non era male.

LUCIANO: Ovvio! Ad ogni modo, io ho tutta l’intenzione di non farmi sfuggire questo lavoro, quindi dammi qua (prende il collutorio a Luisa e ne beve un sorso. Dopo un tentativo di risciacquo si guarda in giro per sputarlo e trova un bicchiere sopra il tavolo. Sputa dentro). Oh mamma mia. Nemmeno il gusto è il suo punto forte. Sarà più difficile del previsto.

LUISA: A questo punto io passo, mi fido dei vostri tentativi e lascio spazio alla mia fantasia, così non potrò dire di essere stata bugiarda e la mia coscienza sarà a posto. Lavorerò sull’immagine. (Chiude gli occhi e tenendosi le tempie, visualizza) Mi concentrerò sul colore verde della montagna. Un verde in cui non ci siano pascoli, ovviamente. Vedo anche un ruscello di acqua che scorre e che dà l’idea del pulito e i sassi, come una serie di denti, vengono accarezzati dall’acqua, che in realtà è il collutorio, e si ritrovano levigati e lucenti. “Alit-on, il tuo sorriso alpestre”. (Apre gli occhi). Mi piace, me la scrivo, me la scrivo! (Cerca il suo blocco per scrivere).

LUCIANO: (Battendo le mani con poca convinzione) Sorriso alpestre. Bellissimo. Già sentita, già vista. Bisogna puntare a qualcosa di più innovativo, di più adatto a questo periodo e all’utenza di oggi. La gente non va più in montagna. Sono tutti chiusi in casa, sui social! Io sono più per “Alit-on, per un selfie a prova di like!”.

LUISA: Bah. Convinto tu!

Rientra in scena Ettore.

LUCIANO: Eccolo. Chissà cosa proporrà il re del bon ton!

SCENA TERZA:LUCIANO- ETTORE- LUISA- SIG. UBERTI- DOTT.SSA MERLETTI

LUISA: Tutto bene?

ETTORE: Per niente! La situazione è gravissima!

LUCIANO: Oh quanto la fai lunga per un po’ di collutorio… l’uomo duro, tzè!

ETTORE: Non sto scherzando, ragazzi, ce lo vogliono mettere nel culo!

LUISA: Ma di cosa sta parlando?

ETTORE: Eh…

LUCIANO: Sai spiegarti in italiano?

ETTORE: Sono corso di là, per andare a sboccare nel bagno…

LUCIANO: Oh santo cielo…

ETTORE: E ho intravisto la Merletti che discuteva con Uberti. Erano talmente impegnati a sbraitare tra loro nell’atrio, che non si sono accorti che sono entrato in bagno. Lì per lì mi sono detto “e chi se ne fotte se quei due litigano!”, però poi…

LUISA: Poi?

LUCIANO: Che è successo?

ETTORE: Ho abbracciato il water e gli ho fatto rivedere il menu settimanale… porca troia che vomitata!

LUCIANO: Grazie per averci resi partecipi.

ETTORE: Ma la parte interessante è arrivata subito dopo. Mi sono seduto sulla tazza, per vedere se riuscivo a liberarmi anche di altro, ed è entrato Uberti.

LUISA: E cosa ti ha detto?

ETTORE: Niente di niente! Non mi sono fatto sentire. Mi imbarazza l’idea di scoreggiare in pubblico!

LUCIANO: Questa è da non credere!

ETTORE: E quindi, sono rimasto lì, fermo fermo, sperando che se ne sarebbe andato subito.

LUCIANO: E adesso non raccontarci, ti prego, le performance di Uberti in bagno!

ETTORE: Ha fatto una telefonata. Non so a chi. Ma ha parlato di noi e dell’affare Alit-on!

LUISA: E cosa hai sentito?

ETTORE: Abbastanza per capire che è un bastardo figlio di puttana!

LUCIANO: Cosa stai dicendo?

ETTORE: Vi spiego tutto, ma dobbiamo spostarci da qui. Ci vorrà parlare. La Merletti vuole gli spot entro sera, cazzo!

LUISA: Ma manca pochissimo!

LUCIANO: Questo è puro sfruttamento!

ETTORE: Forza, forza, muovete il vostro culo e spostiamoci in un altro ufficio!

I tre escono di scena. Luciano si porta dietro il collutorio.

Entra Uberti.

SIG. UBERTI: Ragazzi, vi devo parlare. Ma dove si saranno cacciati? Povero me, il mio destino è in mano a quei tre derelitti. Non assumerei uno di loro, nemmeno se fossero le ultime persone qualificate sulla faccia della terra. (Suona il suo telefono cellulare) Pronto, sì, sì, li sto cercando. Lo so, devono trovare degli slogan entro breve, altrimenti perderemo anche questo ultimo contratto. L’azienda è sull’orlo del fallimento, nessuno dei miei dipendenti vuole più lavorare e solo perché non li pago da qualche mese… quanti? Otto o nove, e che sarà! Mi sono rimasti solo gli stagisti, speriamo che tirino fuori qualcosa da quelle zucche vuote. Una volta consegnato il lavoro, ritireremo il compenso e ce ne andremo e tanti saluti. Adesso ti devo lasciare, quella vipera della Merletti tornerà a breve, mi sa che si sta immaginando qualcosa. Ciao. Baci. (Spegne il cellulare si guarda in giro). Ma dove diavolo saranno andati?

Entra in scena la Merletti.

DOTT.SSA MERLETTI: Uberti, eccomi qui!

SIG. UBERTI: Oh, ma come? Così presto?

DOTT.SSA MERLETTI: Ho pensato che non voglio perdere altro tempo. La sua agenzia non mi ispira la ben che minima fiducia e io non voglio rimanere senza spot per il mio prodotto. Credo di aver sbagliato ad affidare il lavoro a lei…

SIG. UBERTI: Ma no, ma non dica così! Le dò la mia parola che stiamo lavorando per accontentarla…

DOTT.SSA MERLETTI: È proprio della sua parola che non mi fido.

SIG. UBERTI: Ho la gola secca… troppo caldo oggi…. (Si avvicina al tavolo e prende il bicchiere con lo sputo di Luciano e lo avvicina alla bocca).

DOTT.SSA MERLETTI: Invece di perdere tempo, mi chiami i suoi collaboratori!

SIG. UBERTI: (Allontana il bicchiere dalla bocca, senza bere) Sissignora!

Entrano in scena i tre stagisti, con il collutorio.

Luisa, Luciano e Ettore notano il bicchiere in mano a Uberti.

LUISA: (Ai due stagisti) Oh, quello è il bicchiere dove Luciano ha sputato il collutorio!

DOTT.SSA MERLETTI: Eccoli qui, molto bene.

SIG. UBERTI: Ragazzi, ottimo! (Agitato) Allora, avete qualcosa di pronto?

LUISA: Ma di già? Pensavamo di avere più tempo…

SIG. UBERTI: Ho decisamente bisogno di bere… (Riprende in mano il bicchiere).

LUISA: (Protendendosi verso Uberti) Oh mamma mia… sig. Uberti!

LUCIANO: Luisa, lascialo in pace!

Uberti beve dal bicchiere. Ettore ha un conato di vomito.

SIG. UBERTI: Non male! Adesso ragioniamo. Dunque. La dott.ssa Merletti è qui e ha bisogno di sentire le vostre idee.

LUCIANO: Sig. Uberti, io naturalmente sono preparatissimo!

LUISA: Anche noi. Sì, abbiamo tre idee che la colpiranno di certo.

SIG. UBERTI: Ha sentito? Che meraviglia, tre idee già pronte e in pochissimo tempo. E lei che dubitava…

DOTT.SSA MERLETTI: Beh, sentiamoli prima.

SIG. UBERTI: Forza, avanti, presentate il lavoro! (Uberti beve un altro sorso dal bicchiere, poi lo posa).

Ettore ha un altro conato di vomito.

LUCIANO: Se permettete, inizio io! (Prende in mano il collutorio). E sono sicuro di non deluderla!

SIG. UBERTI: Lo spero! (Alla Merletti) Senta, senta!

LUCIANO: Bene! (Con estremo pathos) Immaginatevi la scena: una dentatura in primo piano, su sfondo nero… dovrebbe essere luminosa e invece no! I denti appaiono opachi, giallognoli, la musica di sottofondo è angosciante, stile marcia funebre… quando improvvisamente arriva un’ondata di freschezza, il nostro collutorio! I denti tornano al loro antico splendore e appare la scritta: Alit-on, elimina dai denti il tuo giallon!

SIG. UBERTI: (Sbiancando) Oh mio dio!

DOTT.SSA MERLETTI: Mai sentita una schifezza peggiore! Questa è una offesa alla mia intelligenza!

ETTORE: (A Luciano) Hai visto pivello? Stavolta non hai fatto centro. Belli, sentite qua! (Anche lui con pathos) Primo appuntamento. Lui deve far colpo su di lei, però non ha grandi carte da giocare (indicandosi le parti intime), così, preoccupato, entra in bagno e si fa un risciacquo con Alit-on e una voce suadente dirà: “Se non puoi puntare su particolari doti fisiche, passa ad Alit-on: almeno il bacio sarà indimenticabile!”.

SIG. UBERTI: (Sgomento e incredulo) Sono rovinato!

DOTT.SSA MERLETTI: Uberti, non voglio sentire una parola di più da questi imbecilli.

ETTORE: Che donna!

LUISA: Ma rimango io…

DOTT.SSA MERLETTI: La sfigata non la voglio nemmeno prendere in considerazione, perciò ritenga annullata la mia proposta di collaborazione, non ho nessuna intenzione di continuare con questa pagliacciata!

SIG. UBERTI: (Ai tre, con rabbia) Siete tre relitti umani, incapaci e assolutamente nulli. Io vi detesto dal primo giorno che vi ho presi a lavorare qui. Non vi voglio mai più rivedere! Avete rovinato la mia possibilità di guadagno e non solo vi dico che io non vi assumerò, ma vi assicuro che nessuno mai vorrà assumere gentaglia come voi. Mi fate schifo.

LUCIANO: Le faremo anche schifo, (indicando il bicchiere) però il mio sputo al collutorio le è piaciuto!

Ettore ha un conato di vomito.

SIG. UBERTI: Che cosa?

LUISA: Si è bevuto tutto lo sputo di Luciano!

SIG. UBERTI: (Mettendosi una mano sulla bocca) Che schifo. Che schifo! Andatevene tutti a quel paese.

Esce di corsa.

La Merletti li guarda allibiti.

LUISA: Se permette, dott.ssa Merletti, anche se sono una sfigata, vorrei dirle che con Uberti abbiamo messo su un teatrino…

DOTT.SSA MERLETTI: Che intende dire?

LUCIANO: Lo spot l’abbiamo pensato realmente, però tutti insieme, noi tre! Quelli di prima erano solo degli spunti fasulli per allontanare Uberti.

DOTT.SSA MERLETTI: Non capisco.

ETTORE: Le spiegheremo più tardi, ora si sieda e ascolti.

DOTT.SSA MERLETTI: Se questa è un’altra delle vostre orribili…

LUISA: Ci ascolti, non se ne pentirà.

La dott.ssa Merletti si siede.

ETTORE: Si immagini alcune scene prese dalla vita quotidiana, in cui i protagonisti, per riuscire meglio in quello che stanno facendo, si fanno aiutare da colleghi, amici, familiari…

LUISA: (Con pathos) Si dice che chi fa da sé fa per tre… ma è proprio vero? Spesso non è così! Abbiamo sempre bisogno del sostegno di chi ci sta accanto, per riuscire al meglio in ciò che si sta facendo!

LUCIANO: (Con pathos) Anche nell’igiene orale il lavoro di uno spazzolino non basta… c’è bisogno dell’aiuto di alcuni alleati, come il filo interdentale e un ottimo collutorio… Regala alla tua bocca la sensazione di fresco che si merita, Alit-on, il prezioso alleato per un sorriso che incanta!

DOTT.SSA MERLETTI: (Applaude, commossa) Ma questo è proprio quello che stavo cercando. Mi avete commosso. (I tre esultano). E gli autori quindi?

LUISA: Tutti e tre!

LUCIANO: Io un po’ più degli altri!

ETTORE: (Dandogli una pacca sulla testa) Non dire stronzate!

DOTT.SSA MERLETTI: (Alzandosi in piedi) Non mi è ancora ben chiaro cosa sia successo, però voglio comprare questa idea. E visto che Uberti vi ha praticamente allontanati dalla sua azienda, immagino che dovrò trattare direttamente con voi.

LUISA: Oddio che emozione, il mio primo compenso.

ETTORE: (Marpione) E io non vedo l’ora di trattare con lei…

DOTT.SSA MERLETTI: Allora avanti! Usciamo da questo posto e andiamo a discutere del vostro contratto nella mia azienda!

LUCIANO: Io voglio firmare per primo!

DOTT.SSA MERLETTI: Seguitemi, la mia auto è qui davanti.

La Merletti esce.

ETTORE: Ragazzi, voglio dirvi solo un’ultima cosa…

LUCIANO: Che c’è adesso?

ETTORE: Quella donna presto o tardi, mi bacerà… e quando lo farà… pregate che non si sia risciacquata la bocca con Alit-on, altrimenti… (conato di vomito) rischia grosso!

Luisa si dà una manata sulla fronte, in segno di disapprovazione, Luciano scuote la testa e i due spingono fuori a forza Ettore.

Musica di chiusura.

Sipario.

Laura Salvoro

Pos. SIAE n. 228715

Dicembre 2017

Se desideri mettere in scena un mio testo, fammelo sapere: ne sarò felice!

lsalvoro.autrice@gmail.com