Desiderio. L’uomo onesto.

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                                                                       DESIDERIO

                                                                   L’UOMO ONESTO

                                                     Commedia- vaudeville in due atti

                                                                       Dei signori

                                                       E.  SCRIBE E MICHELE MASSON

                                                       Libera traduzione dell’artista

                                                                      G.  MARTINI

                                                                        

                                                                PERSONAGGI

                                     DESIDERIO                                 armatore

                                      MONTMORIN                           notaio

                                      CARLO DAUBRAY                      capitano di corvella

                                      CARLOTTO CANICOU                 al sevizio di Desiderio

                                       BIANCA                                      figlia di Desiderio

                                                                 ATTO   PRIMO

                                                        

L’AZIONE SUCCEDE A CHERBOURG

Salone in casa di Desiderio. Porta nel fondo e laterali.

                                                           

                                                                   SCENA PRIMA

                                                     Bianca, Montmorin e Desiderio

(Desiderio è seduto ad una tavola a destra dello spettatore che scrive, Bianca è seduta a sinistra leggendo un giornale; Montmorin, che tiene una sedia in mano, va a sedere vicino a bianca).

                                                                                     1

Mon. (a Desiderio) Continuate pure i vostri calcoli, mio caro Desiderio, m’ascolterete allora che avrete finito…..il tempo che voi impiegate a conteggiare, io lo consumo facendo la mia corte a madamigella Bianca vostra amabile figlia….(a Bianca che ritrae indietro la sua sedia e pone il giornale sulla tavola) Non vi spaventate, un notaio non è pericoloso…e poi non vengo a parlarvi per me…è per mio figlio che…se però non vi disturbo..poichè voi leggete.

Bia.     Leggo le novelle marittime.

Mon.   Sono però persuaso che avranno per voi meno importanza dell’articolo, mode di Parigi.

BIA       Voi v’ingannate, o signore: non v’è cosa al mondo che m’interessi più di questa; l’oceano, dopo mio padre, è il più fedele amico… non vi sorprendete, perché io gli debbo della riconoscenza; coronando i nostri sforzi, e accontentando i miei voti, gli si confida una speranza, ed ei ci porta i suoi tesori

Des (scrivendo) E qualche volta se ne ritiene la sua porzione

Mon (segnando Desiderio) Ah! Ei ci ascolta malgrado le sue addizioni…in tutti i casi…non sta a lui il lagnarsi; tutto favorisce questo caro amico! Venti case cadono intorno a lui, e la sua è così ferma sulla sua solida base, come il mio studio di notaio!

Bia (a mezza voce) E tutto per la sua attività e lealtà! In Cherbourg lo chiamano Desiderio l’onest’uomo…e quando mio padre ha data la sua parola…

Mon      E’ come un istrumento redatto dalla mano di tutti i notiai del mondo. (abbassando la voce) Ciò che mi sorprende è, che con una probità estremamente eccessiva, abbia potuto fare una sì grande fortuna.

Bia (sorpresa)  Che volete dire signor Montmorin?

Mon        Voglio dire che ella è una cosa straordinaria, ai nostri giorni! E non sono io il solo che faccia questa riflessione.

Bia  (sempre a mezza voce) Ve ne spiegherò io l’enigma. E’ che da vent’anni, in casa sua, egli è il primo ad alzarsi e l’ultimo a coricarsi; è che fa tutto da sé, che non perde un momento, che mai consuma il suo tempo inutilemente; eccovi scoperto il segreto per arricchire; in sua casa il lusso è bandito…e se spende, non lo fa che per assistere il suo simile infelice, e per regalare la sua figlia.

Mon  Ed è questo l’uso che fa delle sue ricchezze?

Bia     Sì, o signore, i disgraziati ed io siamo gli unici oggetti delle sue superflue spese.

Mon  Un uomo dell’età dell’oro…un cuore ed una cassa d’oro. (da se) Essere legati con uomini di questo metallo, è una vera fortuna.

                           

                                                                              2

                                                                      SCENA    II

                                                                  Canigott   e    detti

Can (comparendo alla porta di fondo)  Domando scusa, signor Desiderio, vorrei parlarvi…senza incomodarvi… ma se vi disturbo…

Des (con impazienza) Buon Dio, lo vedi bene!

Can   Allora, aspetterò (viene a situarsi vicino a Desiderio)

Mon (a Bianca) Chi è costui?

Bia      Carlotto Canigou…un originale che ha un’idea fissa.

Mon     E quale?

Bia       D’arricchire senza far nulla; mio padre lo ha preso in casa, senz’averne di bisogno, per la sola ragione ch’era figlio di un giardiniere d’uno de’suoi amici; non voleva null’altro, diceva egli, che il bisognevole, il puro bisognevole…e più gli si dà, più domanda, e non è mai contento.

Mon     Desiderio è troppo buono!

Bia (sorridendo) Lo si è impiegato di volta in volta come giardiniere, come domestico, come garzone di casa, ma ei non stima che il suo onorario…e pel resto…non fa nulla! E preferisce passare la giornata, ecco, come in questo momento, colle braccia incrocicchiate…è la sua posizione abituale.

CON. (che durante il dialogo precedente è sempre rimasto in piedi vicino a Desiderio che scrive) Vi dà forse noia che io sia qui…e se ciò vi disturba?...

Des       Sì, senza dubbio; termino un rendiconto di cassa…egli è per me della più grande importanza: e tu vedi che anche il signor Montmorin, mio amico, mio notaro, aspetta che abbia finito.

Can        E’ che avrei bisoigno di parlarvi.

Des        Ed anch’egli, e devo ascoltare prima lui di te.

Can       Ah, capisco…perché è ricco, perché è il primo notaro di Chergoug, perché guadagna delle migliaia…e delle migliaia…ecco tutto quello che lo fa essere superiore a me!

Mon     Come sarebbe a dire’

Des       Vuoi tu tacere, ed uscire?

Ca         Eh, gIà, i ricchi si sostengono tra di loro, e noi poveri….

Des       T’ho detto d’uscire

                                                                           

                                                                                  

                                                                                  3

Can        Eh, vado, vado…tornerò quando sarà partito. (a Montmorin) cercate di sbrigarvi presto…se però non v’accomoda…(vedendo che Desiderio fa un gesto d’impazienza) sta bene…sta bebe…ritornerò…al più presto possibile.   (esce dal fondo)

Des  (a Montmorin) Allora, mio carro, parlate subiro, dite presto ciò che volete, per non far aspettare Canigon…già, ho quasi finito.

Bia ( che in questo frattempo ha ripreso il suo giornale) Che veggo! E’ egli possibile?

Mon (che si diregiva da Desiderio, arrestandosi) Che è dunque?

Bia            In rada il San Nazaro proveniente da San Giovanni d’Ulloa!

Mon          Se v’era stato, bisognava bene che ritornasse.

Bia            Ma il San Nazaro…è il vascello dello Stato che m’ha ricondotta da Nuova York, ove ero andata a trovare mia zia, or sono tre anni…che piacere di saperlo presso di noi…voi comprendereste tutto ciò Signor Montmorin, se come me, aveste navigato due mesi! (ella resta pensierosa cogli occhi fissi sul giornale; in questo tempo Montmorin e Desiderio hanno incominciato a parlare fra loro)

Mon  (a Desiderio) Ebben! Sì, bisogna finire…e quindi fissare il giorno per la redazione del contratto.

Bia (da sé a sinistra) Ah, mio Dio!

Des         Ciò è impossibile

Bia  (come sopra)  Respiro!

Mon        E perché?

Des        Noi siamo in una crisi commerciale si forte, che ogni giorno tremo all’arrivar del corriere; e chi ieri si credeva ricco, colpito da disastro impreveduto, apprende oggi la sua rovina…quindi non potendo di nulla disporre, al momento non potri fissare la dote di mia figlia.

Mon.     Qualunque ella sia, sia mio figlio che me, l’accettiamo.

Des         Ed io non voglio promettere, che ciò che so di poter mantenere.

Bia (vivamente)  Mio padre ha ragione, la crisi commerciale…

Mon        Non ci spaventa! Il signor Desiderio è un uomo onesto.

Des       Eh, mio Dio!… miei cari è facile l’essere onesto quando ci arride la fortuna!...per meritare realmente questo titolo, bisogna avere conosciuto i tristi giorni, avere lottato contro la disgrazia e i suoi cattivi consigli; contro le tentazioni della miseria; ed è solo allorquando avete percorso senza macchia il cammino dell’avversità che potete dire: io sono un onest’uomo.

Bia       Ma voi, padre mio?

Des      Io? Sono come tutti gli uomini, mia cara figlia: quando Dio m’avrà posto a questa dura prova, che avrò lottato contro i colpi dell’avversa fortuna, allora solo potrò essere certo della mia forza e della mia virtù; senza aver combattuto, come si può dire, io sono coraggioso, sono invincibile? (veduto Canigou che compare a sinistra) Ancora tu?...Che v’è di nuovo?

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                                                                           SCENA   III

                                                                      Conigou e detti

Con        Delle persone che v’aspettano nel vostro gabinetto.

Mon       Vi lascio, mio caro Desiderio, capisco che non è questo il momento di parlare del nostro affare…ma questa sera noi verremo a pranzo da voi…

Des       E parleremo del nostro affare.

Mon  (stendendogli la mano)  Siamo intesi…a questa sera!

Des  (a Montmorin che esce) A questa sera! A Canigou) Il corriere delle nove è arrivato’

Can     No, Signore.

Des    (con impazienza) Non ancora!...(a Bianca) Aspetto una lettera da Marsiglia.

Bia      Una lettera del signor Raimondi?

Des     Il mio più vecchio e migliore amico…non è possibile che oggi non riceva una risposta…(a Canigou) Dici che vi sono delle persone nel mio gabinetto?

Can     Due negozianti di Cherbourg! (Seguendo Desiderio che fa qualche passo per uscire) Vengono a domandarvi del denaro…ne sono sicuro…ma io, non vi domando che un consiglio…è una cosa tanto lieve…eppoi ho un diritto prima di loro.

Des      Spicciati dunque. Che vuoi’

Can      Signore, voi sapete che non sono ambizioso…non domando che il puro necessario.

Des      Ti avevo fissato lo stipendio di seicento franchi…che non ti bastavano, ed io v’aggiunsi che sarai alloggiato, nutrito…

Can      Nutrito!...Voi non potete dire che ciò dia del superfluo.

Des     Di più…vestito!

Can     Non v’è ancora nulla di superfluo!...non fosse che per la decenza!...ma ciò  che è indispensabile, è che sia felice…quindi, solo m’annoio bisogna che mi mariti.

Des      Ebbene io non te lo impedisco…scegli una donna e lasciami tranquillo.

Can     Ne ho scelte due!

Bia (ridendo) oh, davvero Canigou?

Can       Sì, madamigella!...ed ecco il terribile della mia posizione! Fra i due partiti estremi che posso dare o togliere la mia mano, se gli avvantaggi sono i medesimi, il fisico è molto differente; per cui il mio imbarazzo è grandissimo! In fatto di donna, né la vorrei troppo magra, né troppo paffuta…ma una ha molto più del superfluo e l’altra ha neppure il necessario; suppongo dunque che mi deciderò per la prima.

                                                                             

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Bia     Bisogna vedere se il carattere…

Can     E mille franchi di dote…la difficoltà…è ch’ella vuole che lo sposo n’abbia altrettanti.

Des     Ebbene! Cinquecento franchi gli hai figgi ad interesse presso di me…poiché egli che si lagna tutti in giorni ha dei risparmi…ha un capitale di cinquecento franchi.

Can    Presso di voi, che come tanti altri ne hanno mille volte di più!...ecco dove il cielo è ingiusto!

Des (con impazienza) Ebbebe?

Bia     Ebbene, padre mio, non avete ancora indovinato’ Canigou vuole che gli regaliate i cinquecento franchi che gli mancano, e che gli sono necessari.

Can      Non dico di n! Questi formeranno la somma di mille e cinquecento…poiché ne ho già mille.

Des (con collera) Tu gli hai?

Can      Sì, signore

Des       E cosa vieni a domandare’

Can       Ve lo dissi, Signore, un buon consiglio: ecco dovo voglio arrivare prestamente col mio discorso.

Des        Puoi vantarti di aver preso la strada più lunga.

Can       Eppure le strade lunghe sono buone per me…ed è propriamente ritornando a casa pel gran passeggio…che vidi…questo piccolo portafogli verde che null’altro conteneva che un pezzo di carta della banca, e siccome quando lo trovai ero solo, vengo a domandarvi se in buona coscienza posso tenerlo.

Des         E virresti tenere ciò che appartiene ad altri?

 Can        Non ha più proprietario…gliene abbisogna uno…che sia io, o un altro, fa lo stesso!...A meno che ciò non mi procuri del dispiacere, ecco perché vengo a consultarvi.

Des        Ed è soltanto questo che ti spaventa?...E potresti privare un povero diavolo di tutto il suo avere forse, senza provare dispiacere, senz’altro dei rimorsi?

Can (un po’ turbato) Sì veramente…ne avrò… e per cinquecento franchi soltanto!...ma ve ne sono di quelli che hanno ritenuto ben di più, eppure sono felici?

Des          La somma non implica! Un milione o cinquecento franchi che si sono rubati, pesano egualmente sulla coscienza! Una cattiva azione non può portare felicità, tu te lo rimprovererai senza posa, tu sarai infelice, e pel tuo interesse medesimo, credi a me, rimasi uomo onesto.

Can     Se ne avessi, non vorrei di meglio che essere onesto!...Ma quel denaro è necessario pel mio matrimonio.

Des  (che in questo tempo ha preso una cassetta e preso un biglietto di banca) Tieni dunque, eccoti del denaro.

Can        E’ egli possibile?

Des       Conserva quello senza rimorsi. ( togliendogli di mano il portafogli) In quanto all’altro…scriverò…mi concerterò con Montmorin per scoprire il proprietario.

                                                                             6                                                                      

Can         Grazie Signore, non ho più niente da desiderare.

Bia          Sei ben fortunato!

Des (guardando l’orologio) Nove ore. Il corriere deve essere arrivato, e quei signori che m’aspettano nel mio gabinetto… Vado da loro…(a canino) Porterai le lettere nel mio gabinetto.

Can          Sì, signore, (esce dal fondo, e Desiderio per la sinistra)

Bia          O mio buon padre! Non gli basta essere onesto, che paga del suo perché ancor gli altri lo siano!...E’ una bell’azione, e per ricompensarlo…subito che siano finiti i suoi affari…lo pregherò di fare con me una passeggiata nella lancia fino alla rada per far visita al San Nazaro…Da tre anni in qua, senza dubbio, vi saranno dei cangia menti nell’equipaggio…Chi sa?...Forse vi troverò ancora qualche conoscenza.

                                                                      SCENA     IV

                                                                     Daubray  e   d’ ella

Dau  (sulla porta) Se il signor Desiderio non è visibile, non lo disturbate, lo aspetterò.

Bia            Oh cielo! …Questa voce? Il signor Daubray!...

Dau            Madamigella Bianca!

Bia             Quel giovine luogotenente!...

Dau            Capitano, madamigella, capitano di corvetta.

Bia             Non vi ricordate più il il mio nome?

Dau            E’ una cosa semplice…ma voi, madamigella, avermi riconosciuto!

Bia             Subito. E siete capitano?

Dau            Come tanti altri.

Bia             Ma tutti sono capitani alla vostra età…e comandante?

Dau             Il San Nazaro.

Bia              Meglio ancora!...Ed io avevo fissato d’andar oggi stesso, a vedere la vecchia nostra nave,

Dau   (con emozione)  La nostra dite voi?...dopo tre ann, non l’avete dunque dimenticata?

Bia            Io?...pensate, che questo viaggio è la grande’istoria della mia vita…due mesi di navigazione!...ecco ciò che mi eleva al di sopra delle altre ragazze della città che non hanno veduto il mare che dalla loro finestra, oppure passeggiando alla riva della rada…ma io ho attraversato l’oceano…so che cos’è una burrasca, e non ho dimenticato la paura che ebbi…voi lo sapete; ma vi prego di non dir nulla ad alcuno, poiché qui mi credono coraggiosissima!

Dau    Sarò discreto; il segreto lo conserverò per me solo.

Bia      I miei timori…

                                                                                     7

Dau        E la mia felicità!...

Bia         Parmi ancor essere seduta presso a quell’albero, a malgrado la proibizione del capitano

Dau        Voi volevate vedere un uragano…e quello la era sì bello!

Bia          Cime spaventose!...l’onda veniva sul ponte…i lampi rischiaravano il cielo che si scioglieva in acqua…ed io eralà coperta dal vostro mantello. E tenendomi strettamente afferrata al vostro braccio a ciascuna scossa del vascello, che sembrava dovesse ad ogni istante sfasciarsi.

Dau            Sì!...quasi moriente per lo spavento…ma ostinandovi a restare!

Bia             Dite però la verità; voi non m’istigavate punto a discendere nella camera…ed io, egoista che ero…non m’accorgevo che voi, per servirmi di riparo, vi bagnavate tutto.

Dau           Ah! Vorrei pure che fosse ancora quel giorno!

Bia         Eppure quello spettacolo non avea per voi, signor capitano, il merito della novità.

Dau (con calore) Non importa! N’andasse del mio grado, della mia vita ancora, vorrei essere oggi a quel momento!

Bia         Eh, mio Dio! Con che fuoco lo dite.

Dau       Colla franchezza d’un buon marinaio! Pel corso di due mesi, madamigella, mi sono trovato vicino a voi, fra cielo e acqua, a bordo di quella nave che era il nostro orizzonte, il nostro mondo, e tutto il nostro universo infine. La necessità d’incontrarsi ogni giorno in quel piccolo spazio, fa si che diveniamo indispensabilmente necessari l’un l’altro; ella stabilisce un’intimità, non disgiunta dal rispetto, ma che diventa, oserei dire amicizia! Grazie a quella vita comune sì uniforme, e che non è monotona, si giunge in pochi giorni a meglio conoscersi e stimarsi, che non si fa nel periodo di molti anni in saloni del gran mondo! Noi abbiamo navigato assieme da Nuova york a cherbourg, non vi sorprendete dunque, ao madamigella, se vi amo.

Bia (con gioia) Che dite?

Dau       Posso diventare vice-ammiraglio, me l’hanno predetto, e lo spero, così con franchezza e lealtà, lo dico a voi come lo dirò a vostro padre, al primo grado che mi daranno, e che niuna fatica mi costerà il meritarlo, prometto di correre a darvi la mia mano: promettete voi pure di aspettare?

Bia      Che mi domandate, o signore?

Dau     Una tale confessione vi ha sorpresa….

Bia       Non tanto quanto voi pensate…ma perché avete aspettato tanto a parlare?

Bau       Io…allora semplice luogotenente di marina…che non avevo nulla e non osava sperare un si rapido avanzamento! E adesso ancora che mi sono battuto a San Giovanni d’Ulloa, che ebbi la sorte d’essere ferito al fianco del nostro giovine principe, che ho l’onore di essere capitano! Sembrami s’essere troppo ardito se oso innalzare i miei occhi su di voi, il cui padre è sì onorato, stimato e soprattutto sì ricco!

Bia (con dispiacere) Anche di troppo!...E mio padre che mai mancò alla sua parola, mi ha promessa al figlio d’un suo amico.

Dau  (da se) Oh cielo! (forte) E voi l’amate?

 

                                                                                 8

Bia     Non dico questo! …E quantunque nulla vi sia da sindacare in lui…poiché le convenienze di stato, di posizione, di fortuna…infine tutto s’accorda per compiere questo malaugurato matrimonio!

Dau  (vivamente)  Voi dunque?

Bia       Silenzio! Viene alcuno! E’ mio padre senza dubbio…

Dau      Ed io che volevo dirvi…ma ritornerò.

Bia       Oh, no, signore!

Dau      Devo scontare una tratta…

Bia       Allora la cosa è differente…poiché non riguarda me.

Dau  Addio, madamigella, addio! (esce un momento dopo entrato Desiderio)

                                                                     SCENA     V

                                  DESIDERIO CHE ENTRA PENSIEROSO, E DETTA.

Bia     Basta che mio padre non l’abbia veduto…(guardandolo) No…ei non vede nulla! Non s’è neppur accorto di me! …(a mezza voce) Padre  mio….

Des       Ah! Sei tu? (la serra vivamente contro il suo cuore)

Bia        Che avete? Perché mi abbracciate così?

Des       Mio vero bene….mio tesoro! Mia amata figlia!

Bia        Che è dunque accaduto?...Qualche disgrazia forse?

Des      No, tu lo vedi, sono tranquillo…e e non pertanto, non ho novelle di Raimondi…un compagno d’infanzia…un fratello! Sono vieppiù sorpreso del suo silenzio, perché gli avevo chiesto un piacere.

Bia          E non v’ha risposto?

Des (vivamente)  Egli è ammalato o assente…ne sono più che certo!...Senza ciò egli avrebbe tutto abbandonato per correre da me…ma ecco mia figlia…Oh, non ho altro bene al mondo che te.

Bia         No, senza dubbio.

Des        Bisogna che ti confidi tutto, che ti faccia conoscere la nostra situazione, e per meglio fartela comprendere, lascia che io ti dica il perché sono in diritto di contare sull’aiuto di Raimondi. Lui ed io, siamo usciti dal nostro villaggio cola bisaccia sulle spalle, e in zoccoli, e non avendo altra fortuna che l’amicizia e il lavoro, arrivammo assieme a Marsiglia; egli si collocò presso un fornitore, ed io in casa d’un bravo negoziante che, dopo dieci anni, m’associò al suo commercio che avevo fatto prosperare, e mi diede sua figlia in consorte. In quanto a Raimondi, ei pure diventò ricchissimo, ma meno fortunato, non s’era ammogliato, e non aveva come me, una moglie ed una figlia…gli angeli guardiani della casa! In contraccambio egli aveva gl’intrighi e i dispiaceri ai quali si

                                                                              9

condanna un vecchio scapolo…mi raccontò le sue pene…quelle che ebbe il coraggio di confessarmi..le altre le indovinai! Egli a Marsiglia, io a Cherbourg, non abbiamo mai cessato d’amarci, poiché l’amicizia ravvicinava le distanze…

Bia       Terminate, padre mio, terminate di grazia.

Des      Vivente tua madre, ed anche dopo la sua morte, tu sai che la nostra casa ha sempre prosperato, e che la fortuna non cessò mai di sorriderci…ma tutto ha un fine. Or son due anni Raimondi aveva provato delle perdite, e, mercè una somma considerevole che gli prestai, potè ristabilire la sua fortuna…ma da qualche tempo in qua l’avversità ha incominciato a farsi sentire a me pure…L’anno passato è stato più fatale ancora , dei fallimenti successivi e numerosi m’hanno dato una non lieve scossa…ho resistito…ma quest’anno, e soprattutto da due mesi in qua, delle disgrazie che l’umana prudenza non può prevedere…tre vascelli naufragati, dei ricchi carichi inghiottiti dal mare, e le case le più solide, rovinando intorno a me…Che ti dirò! Obbligato in questa settimana a far pagamenti ai quali non posso dar passo…ho mandato un grido d’affanno e d’amicizia…Raimondi, Raimondi, vieni in mio soccorso.

Bia  (in tono di rimprovero) E non ha risposto?

Des        Intanto le tratte e le lettere di cambio arrivano da tutte le parti; ieri, questa notte e questa mattina ancora, io e il mio casssiere abbiamo fatto lo stato del nostro avere, de’nostri pagamenti; è tutto ben calcolato, mi necessitano ancora cento cinquantamila  franchi.

Bia        Cento cinquantamila franchi!

Des       Non ti spaventare! Li troverò! Centomila scudi che mi deve la casa  Dordrecht e compagno…ho il loro biglietto in cassa…di più duecentomila franchi in fondi…(con emozione)La tua dote, il tuo patrimonio, figlia mia.

Bia   (vivamente)  Che importa!

Des (stringendole la mano) Bene! (con calore) Noi venderemo tutto!

Bia (con calore)  Sì, padre mio!

Des  (c.s) E pagheremo tutto!

Bia   (c.s) Si, padre mio

Des       Non avremo più nulla!... Ma potremo camminare colla fronte alta, e senza arrossire.

Bia         E diranno sempre: Desiderio l’uomo onesto,

Des        Hai ragione!...(vedendo che Bianca si toglie la collana dal collo) Che fai?

Bia          Incomincio…questa collana, gli anelli e i diamantidi mia madre non mi appartengono più.

Des        Cara fanciulla, essa rinuncia…

Bia   (vivamente) Senza dispiacere, (con inquietudine e tenerezza9 basta che non siate infelice…

Des        Io!...no… davvero, non lo sono più!...Non so se in questa lotta contro la fortuna, nella sod-

                                                                                    10

-disfazione d’uscirne vittorioso…non v’entri un tantino di vanità e orgoglio.

Bia           E’ un nobile orgoglio, padre mio!

Des        Davvero, io non sono più felice!...Non l’ero che per te…ma ti veggo così coraggiosa e forte!...

Bia            Lo sarò, ve lo giuro!

Des            La tua fisonomia è sì tranquilla e gioconda…

Bia              Me ne date voi l’esempio…e infatti, a che ci serve una casa sì opulenta, e il lusso che ne circonda, se voi tant’è tanto non ne godete mai!... Non era che per me…ed io vi rinuncio…i vostri affari v’allontannano da me per tutta la giornata! Ora non mi lascerete più…vedete dunque che bel vantaggio ne ricaviamo!

Des            Quasi mi forzeresti a benedire la mia rovina…ma v’è un dispiacere di cui nulla al mondo mi consolerà…tu non hai più dote, e non ti mariterai più!

Bia (sorridendo)  Non dubitate, padre mio…ho pensiero che la mancanza di dote, non impedirà che mi mariti.

Des           Tu lo credi’

Bia             Forse ho anch’io, come voi, dell’orgoglio.

Des           Un orgoglio giustificato

Bia (gaiamente)  Ed ho ben ragione d’averne! Poiché se ora mi sposeranno, non sarà più per la mia ricca dote. (Vivamente, ma d’un tono più grave) Ora bisogna scrivere al signor Montmorin che il mio matrimonio con suo figlio, non può aver effetto.

Des          E’ il tuo volere?

Bia           Non sarebbe onorevole, dopo d’aver tutto perduto…

Des        Hai ragione!... or ora gli scriverò…

Bia  (guidando suo padre alla tavola)  Subito, subito…e dopo…

Des         Che faremo noi?

Bia          Andremo aMarsi glia, in casa del nostro amico Raimondi; non v’ha egli detto cento volte: Desiderio, se l’avversa sorte ti colpisce ricordati che la mia fortuna sarà tua: il mio letto sarà sempre pronto per raccoglierti?

Des        Sì, ho fede che la sua porta non mi sarà chiusa in faccia.  (Si pone al tavolo e scrive)

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                                                                          SCENA     VI

                Desiderio scrivendo, Bianca in mezzo della scena, Canigou entrando dal fondo

Can      Signore,…Signore…il corriere delle tre è arrivato…il vostro cassiere vi cerca con somma premura per un affare di grande importanza!

Des        Va bene!... mi lascerai ben finire questa lettera?

Can        Ma no…spiccciatevi…perché nello studio corrono delle voci sinistre…i commessi sono melanconici…dicono colle lagrime agli occhi, che voi sarete costretto di sospendere i pagamenti1

Des         Ah!...Sono brave persone…lo sapevo bene…e tu pure Canigou, hai una fisonomia dolorosa.

Can           E’ naturale!

Des          L’amore che mi porti!

Can         Sì, sì!...Ma più di tutto penso ai fondi che ho depositati presso di voi!

Des  (ridendo) Questo si che si può chiamare essere sensibile alle disgrazie altrui.

Can         Per buona sorte, il vostro sorriso mi rassicura.

Des         Non ti disperare che nulla perderai. (dandogli la lettera) Porta questo biglietto a Montmorin. (Canigou parte) Volo in soccorso del mio cassiere: coraggio quando succede disgrazie, i creditori sono i migliori amici, perché essi non fuggono come coloro che vi professano amore e attaccamento prima della sventura: corriamo dunque a ricevere i creditori e dimentichiamo gli amici. Coraggio mia figlia, e speranza!         (parte per la destra)

                                                                 SCENA       VII

                                                            Bianca, poi  Daubray

Bia          Del coraggio ha detto!... (Scorgendo Daubray che si presenta dalla porta di fondo) Il signor Daubray, (da se) oh sì, sì, ne avrò!

 Dau         Perdono, madamigella, se quasi a vostro malgrado, oso di nuovo presentarmi a voi.

 Bia          Se è per affari di commercio…non ho nulla a dirvi…

Dau         No! E’ per vedervi ancora una volta…e per darvi il mio ultimo addio!

Bia           Signore, io non ho né la volontà, né il diritto di impedirvi di partire…voi siete libero…ma l’interesse…l’affezione che dimostrata mi avete…

Dau        Dite l’amore più sincero!

                                                                                     12

Bia       Il nome non conta nulla…tutto mi impone il dovere…di confidarvi un segreto a nessun altro al mondo oserei palesare.

Dau    E sarebbe possibile…questo segreto dunque?

Bia      Consiste in due parole che voi conserverete gelosamente nel vostro cuore.

Dau     E quali sono’… Parlate…

Bia (lentamente e a metà voce)  Mio padre è rovinato!

Dau  (mandando un grido)  Ah! Io resto!...

Bia  (stendendogli la mano)  N’ero sicura!

Dau     Oh, quanto sono felice!

Bia       Come, signore!

Dau  (reprimendosi)   No, sono desolato che un uomo sì buono…sì onesto…non posso spiegarvi ciò ch’io provo.

Bia     Oh, capisco…siete nel mio caso!

Dau    Ma questa tratta ch’io venivo per portarle…non la presenterò! La lacererò!...

Bia     Oh, non lo fate, o signore! Sarebbe un insulto troppo forte pel povero padre mio, grazie a Dio possiamo pagar tutto.

    

                                                                         SCENA      VIII

                                  Desiderio entrando vivamente per la porta a desta , e detti

Des  (pallido e in disordine)  Figlia mia! Figlia mia!

Bia   (andando a lui) Il vostro pallore: quel disordine…che vi è di nuovo?

Des  (con disperazione)  Che v’è di nuovo?...(Scorgendo daubray e sforzandosi di riprendere la sua aria tranquilla) Chi è questo signore?

Bia   E’ il signor Daubray, il capitano del San Nazaro…di quella corvetta sulla quale feci il viaggio dagli stati.Uniti fin qui. (Desiderio saluta Daubray senza parlare, e sostenendosi appena)

Bia   (guardando sempre suo padre con inquietudine) Venne per riscuotere una tratta di si mila franchi…voi trasalite, padre mio!...

Des   Io! No…(segnando a Daubray la porta a sinistra) Lo studio e la cassa sono da quella parte…andate subito, signore.

Dau…   E perché? Non c’è premura

Des  (appoggiando forte sulla parla) Non perdete tempo, andate subito…ve ne prego.

                                                                                       13

Dau    V’obbedisco, signore  (guardando Desiderio che cade su una sedia a braccioli e nasconde la testa nelle mani) Pover’uomo!...(piano a Bianca) Ah! Se l’osassi, mi getterei ai suoi piedi per domandargli la vostra mano.

Bia      Partite, ve ne prego.  (Daubray esce. Bianca andando da suo padre che è seduto) E per quale ragione pressasti tanto quel signore, acciò andasse a riscuotere la sua cambiale?

Des     Perché tutto è perduto!... La casa Dordrech non paga.

Bia       Oh cielo!...

Des      Ella fallisce…ed io…figlia mia…io che credevo di soddisfar tutti…ecco centolima scudi che non posso realizzare….La miseria non è nulla e non mi spaventa, ma il disonore.

Bia         Coraggio padre mio!...Chi sa…non perdete la speranza…

Des         Non ne ho più!... Vi sono dei giorni così terribili, in cui tutte le disgrazie s’uniscono per piombare sulla testa d’un sol uomo…ah, il colpo il più crudele m’ha trafitto il cuore.

Bia           Oh mio Dio! E che di peggio dunque?

Des          Il solo colpo al quale non ero preparato, e contro il quale mi trovo disarmato e senza forza…l’ho detto che se mio fratello, il mio amico Raimondi non mi rispondeva…

Bia          Era segno che sarebbe ammalato.

Des         Raimondi è morto!

Bia   (mandando un grido)  Ah!

Des (con una voce soffocata)  Ecco…tieni la lettera che ricevo dal suo primo commesso Antonio (dà la lettera alla figlia, appoggia i gomiti sulla tavola e nasconde il viso fra le mani)

Bia  (con una voce soffocata) “Signore, da qualche giorno, il mio onorato principale era in preda ad un’agitazione febbrile che ci spaventava: il martedì 19 corrente, il signor Raimondi fu assalito da un colpo apoplettico…lo si fece subito salassare…i soccorsi dell’arte lo rianimarono ma la nottata fu cattiva. L’indomani peggiorò, e fu ordinato di lasciarlo tranquillo…ad onta però del suo male, volle scrivere al suo amico Desiderio…

Des        A me...Povero amico!

Bia  (continuando) “ Per dargli il suo ultimo addio. Ebbe appena il tempo di terminare e suggellare la lettera, imperocche il male crebbe e lo tolse di vita… (Ella s’arresta, si asciuga una lagrima senza che suo padre la veda) “Se la mia presenza non fosse necessaria agli affari della casa, sarei venuto in persona a darvi una sì triste notizia, e a consegnarvi la di lui lettera che tanto mi ha raccomandata… Mio fratello, che ho incaricato di questa commissione, e che è partito questa mattina, vi darà a viva voce tutti i dettagli, ecc, ecc.”

Des (ch’è seduto sempre vicino nella tavola è nel più grande abbattimento) L’ultimo suo pensiero è stato per me…ed è morto credendomi felice e stimato…e non saprà che il disonore era riserbato a’miei ultimi giorni!

                                                                                   14

Bia   Che dite padre mio?

Des  (alzandosi)  La verità!...sì, la verità…I popolani, i marinai, gli operai che aveano tanta fiducia in me, quanta se ne può avere in Dio, che hanno confidato in me i loro risparmi…l’avvenire dei loro figli…dovrò dunque dirgli: quello che avete confidato al mio onore…non posso più restituirvelo!

Bia     Quando sapranno la nostra disgrazia…

Des    E se non vi credessero…se pensassero che io pure, come tutti gli altri, volessi arricchire a spese della loro perdita!...

Bia       Oh, quale idea!

Des      Canigou lo crederà!...e dovrò arrossire dinanzi a lui. Quando passerò per la strada, tutti mi segnerannoa dito, e si diranno l’un l’altro all’orecchio: guarda là quel Desiderio che noi chiamavano l’uomo onesto,  ha defraudato anch’egli il povero…Ah!...è meglio uccidersi!

Bia        Che osate voi di dire?

Des       Perdono, mia figlia…perdono…vi sono dei momenti in cui, il cuore il più puro, può avere un cattivo pensiero…ho bestemmiato!... ho accusato il cielo…che mi ha lasciato mia figlia…il cielo…il cielo infine che oggi mi ha mandato l’avversità…come se io non dovessi, come tutti gli altri uomini, avere la mia parte di male, e non avessi diritto che al bene…perdono mio Dio! Voi volete provarmi?...Ebbene, datemi almeno la forza di poter lottare e combattere…non vi domando altra grazia.

Bia         E ve l’accorderà. (Montmorin entra per la porta di fondo)  Signor Montomorin, vi lascio con lui..padre mio, bisogna dirgli tutto. (saluta Montmori; da se) Mio povero padre! (esce per ladestra)

                                                                       SCENA        IX

                                                               Montmorin     e    detto

Mon     Eccoci soli: spiegatemi un po’ che cosa significa la lettera che mi portò Canigou?

Des       Ah, l’avete ricevuta?

Mon       Sì, per bacco…e acccorsi subito per parlare con voi! Vi sono delle persone, ne sono sicuro, che grideranno: Montmorin, il notaio è un uomo avido; che non cerca che d’arricchire, senza badare se la via sia retta o torla…sì,sì, l’ho udito anch’io le mille volte! Sicuro! Amo il danaro…perché è utile a tante cose…ma sono mancatore di parola…e quando voi parlate di rompere un matrimonio…

Des    Che dite?

Mon    Sono atterato…sono furioso, e dico: ciò non sarà: sono fatto così io.

Des      Quando vi scrissi quella lettera, ero rovinato

                                                                                  15

Mon  (vivamente)   Che importa!

Des       Lasciatemi finire!  Ora è ancora peggio! Ho meno del nulla!...Sono debitore di centomila scudi!…

Mon       Vi dico che non fa nulla!

Des        Infine, signore, è necessario che vi confessi il tutto…l’unica speranza che mi rimaneva, era riposta nel mio amico Raimondi…ed egli è morto: ne ricevetti pochi momenti solo la triste notizia.

Mon       Possibile!  (La nuova era vera!) Un uomo così buono, che voi ed io conoscevamo da più di vent’anni…è stato testimonio del mio matrimonio…testimonio della parte di madama mia moglie…, un vero amico…un uomo che vi amava e stimava più di quello che potete pensare…e poiché due anni dopo che gli rendeste quel tale servigio…venuto a Cherbourg per intendersi intorno a quei capitali che sì generosamente voi gli avevate prestati….stette più di due ore nel mio studio…

Des        Non mi disse nulla; e voi neppure.

Mon       M’aveva raccomandato il silenzio… e il primo dovere d’un notaro è la segretezza: “Mio caro Montmorin, mi disse, colla franchezza e la bonarietà che gli erano proprie, io, vecchio scapolo, ho passato la mia vita in mezzo all’inganno e alla perfidia femminile: ho avuto un bel cambiare!  Ma ho trovato sempre lo stesso : le donne del popolo, le cittadine, le gran dame, tutte mi hanno ingannato: rinuncio all’amore, per non credere che all’amicizia: non v’è che un suo uomo al mondo sul quale possa contare, e questi è il nmio amico Desiderio; e siccome io non conosco il codice civile  così, abbiate la bontà d’accomodare le cose in modo che tutto ciò che posseggo e possa possedere al momento della mia morte sia tutto suo”

Des        Che dite voi?

Mon      Che io ho accomodate le cose come egli desiderava, e mediante un buon testamento in piena regola ch’egli sottoscrisse prima della sua partenza, voi siete già da due anni legatario universale di due milioni ch’ei possedeva allora.

Des  (alzando gli occhi e le mani al cielo)  Raimondi! Raimondi, mio benefattore! 

                                                                           SCENA    X

                                                                    Bianca     e    detti

Bia (timidamente nascondendo una lettera) Padre mio, il cassiere dice che non ha più nulla!...Nulla!... E che giungono continuamente persone per essere pagate!

Mon (a mezza voce)  Oh, se non è che questo!...ho presso di me cinquecentomila franchi che Raimondi destinava per la compera d’una terra in questo paese, ve li mando subito…

                                                                                  17

Des  (forte)  Per ora bastano centomila scudi.

Mon          Gli farò rimettere al momento al vostro cassiere.

Bia (sorpresa)  Che vuol dir ciò?

Des            Saprai tutto.

Bia  (con emozione) Eppoi?

Des             Che c’è?

Bia              E’ arrivato in questo momento…

Des            Da marsiglia?

Bia             Stanco dalla fatica…ha viaggiato notte e giorno…e l’ho ricevuto il meglio che mi fu possibile… l’ho pregato a volersi riposare…e m’ha dato per voi…

Des ( prendendo la lettera che ella gli presenta)  La lettera di Raimondi…lasciami figlia…(a montmorin) lasciatemi amico, voglio…ho bisogno d’esser solo.

Bia             V’obbedisco                                                                                                            (parte)

Mon      Corro a casa e rimetto al vostro cassiere la somma. Allegro, mio buon amico, la provvidenza v’è per tutti.  (Questa ricchezza non mi sfugge più)                                    (parte)

Des              Sì, per leggere questa lettera con quel raccoglimento che si deve a una cosa santa…bisogna esser solo! O Raimondi, la tua amicizia, compagna della mia vita, non m’ha mancato mai, e ella ti sopravvive ancora!...Dal fondo della tua tomba, tu mi stendi la mano per aiutarmi e strapparmi dal disonore!...(guardando la lettera) “A l mio migliore amico…a Desiderio, per lui solo” E’ il suo carattere” (aprendo la lettera, poi siede)  “ Desiderio, in tutta la mia vita, dopo te, non ebbi che una sola affezione…amai una sola giovine donna…m’hanno giurato ch’ella mi tradiva…ed io non volli più vedere né lei né suo figlio, che pure era il mio. Oggi, ma troppo tardi…ho dei dubbi…tutto mi sforza a credere che dei parenti lontani…dei parenti avidi…avessero interesse ad ingannarmi…se ricupero la salute…se ritrovo la madre di mio figlio…riparerò ai miei torti…ma fino a quel momento…ho dei rimorsi…sono tormentato…sul testamento che confidai a Montmorin ho istituito te, o mio amico, mio erede universale; ho tutto lasciato a te che sei molto più ricco di me…Più tardi, poiché ora mi sento mancare la forza…ti darò tutti gl’indizi necessari, e se non ho la forza di rifare il testamento, m’affido al tuo onore!...E t’incarico di rimettere le mie ricchezze a mio figlio che fure è mio figlioccio”  Oh cielo…e quel denaro che Montmorin deve mandarmi!...Io…disporre di ciò che non m’appartiene…ah! Corriamo!

 

                                                                              SCENA    XI

                                                                          Canigou  e  detto

                                                                                    18

Can   (allegro con un biglietto di banco in mano) Signore, tutti sono pagati ed io pure!...

Des        Ha! Troppo tardi!    (Cade appresso sur una sedia a braccioli)

                                                             FINE DELL’ATTO PRIMO

                                                            ATTO  SECONDO

                                   La stessa scena dell’atto primo

                                                                      

                                                                        SCENA   PRIMA

                                                                           Daubray    solo

            Anche qui non trovo alcuno…e difatti il vuoto e la solitudine, sono le conseguenze della disgrazia: ella scaccia gl’indifferenti, ma riconduce i veri amici, e per questo titolo il mio posto è qui: madamigella Bianca aveva ragione! Nel primo istante della disgrazia non poteva chiedere a suo padre la di lui mano…la mia sorte pure era troppo incerta…ma ora! Quello con cui ho combattuto a San Giovanni d’Ulloa, il nostro giovine principe, che pochi momenti sono mi riconobbe, m’offerse il posto di suo ufficiale d’oedinanza! Una simile posizione!...E’ una vera fortuna che mi cade dalle nuvole!...Oggi tutto mi va a seconda.

                                                                            SCENA   II

                                                                        Canigou e detto    

Can  (sulla quinta)  Va bene! Va bene!...Se ciò vi disturba

Dau       Ecco alcuno della casa…il signor Desiderio?

Can        Non è possibile di vederlo, e molto meno di parlargli.

Dau         Non riceve?

Can          Sì…ricevette me…ma malissimo…m’ha mandato al diavolo, e si che sono della casa…giudicate ora voi, ove manderà uno sconosciuto!

Dau        S’ei sapesse qual interesse mi guida a lui!

Can        Interesse?...Ah capisco…Il signor è un creditore…ma rassicuratevi…(a mezza voce) Sarete pagato…sono stato pagatoanch’io…egli ha dei fondi in abbondanza…abbiamo fatto una successione! E fu una sorte per me e per le mie saccoccie…ha dei milioni!

                                                                                      19    

Dau    (Oh cielo)   Dei milioni dite voi?

Can   (ridendo)  Sì, dei milioni!...Provo un immenso piacere a ripetere questa parola…ella mi porta all’anima una tale consolazione…pare che a voi non faccia lo stesso effetto…oh, che faccia tetra che avete fatto!

Dau    Il signor Desiderio è ricco…(con emozione) allora non ho più nulla a dirgli

Can        Sta bene! Perché sarebbe una fortuna la vostra, se arrivaste a farvi ascoltare…ha un’aria pensierosa e preoccupata…parla con nessuno…neppure con sua figlia!

Dau       Davvero?

Can        Ha un cattivissimo carattere, il padrone, quando eredita! Sembra che i milioni facciano in lui lo stesso effetto che in voi…tutto ciò lo fa incollerire.

Dau………Non è possibile!

Can        Sarà una mezz’ora appena che ha avuto il primo acconto…centomila scudi!...Se li avessi avuti io, sarei diventato amabile e grazioso…

Dau       Ebbene?

Can       Ebbene, egli ch’è sempre stato il migliore dei padroni, è diventato insopportabile, burbero, collerico…si acciglia…cammina borbottando…colla testa bassa…eccovi un tratto che vi farà giudicare di lui e del suo presente carattere…non sono un avido…e non domando mai che il puro necessario…m’occorrono indispensabilmente cinque mila franchi per assicurare il mio avvenire…con questi avrei una bottega di mercerie che vale il doppio…credendo che il momento fosse favorevole, azzardai la mia domanda…sapete ciò che mi rispose?

Dau  (senz’ascoltarlo)  No

Can         Ecco madamigella.

                                                                                SCENA   III

                                                                             BIANCA E DETTI

Bia (alzandogli occhi vede Daubray e fa un atto di gioia, poi vedendo Canigou gli dice) Che fai tu là?

Can        Se vi occorre qualche cosa…

Bia         Vattene.

Can         Ma pure, vorrei…

Bia (con collera)  Vattene, e non m’annoiare.

Can        Eh, vado,vado. (Anche lei è rabbiosa! Ho capito! In questa casa i milioni hanno l’effetto della disgrazia.)                                                                   (parte)

                                                                                     20

Bia          Ah, signor Daubrey, se sapeste?

Dau          So tutto!...Conosco la ragione che ne separa di nuovo…ah, il mio sogno non fu di lunga durata!...Vi giuro però tutta la mia riconoscenza, poiché non ha dipeso da voi il renderlo una realtò.

Bia           E pure ora, se potessi…

Dau          Oh cielo!

Bia           Ma è impossibile…Sappiate che nell’istesso momento in cui noi eravamo rovinati, il signor Montmorin venne a reclamare la promessa…e oggi che siamo ricchi ancora…come sciogliere questo matrimonio?...Mio padre che non ha mai mancato alla sua parola, neppur ora vorrà disonorarsi col ritrattarla…come deciderlo?...Come osare di proporgli…

Dau           Avete ragione, è impossibile!

Bia           Ho tentato nonostante.

Dau          Voi?

Bia           Sì, io!...Non so perché ve lo dico…dovrei forse tacere con voi…ma alla fine…

Dau          Teminate!...Terminate, ve ne prego.

Bia           Due volte tentai di parlargli…ma il mio imbarzzo…eppoi la sua fisonomia tetra e seveera…che forse non aveva, e ch’io credetti scorgere…tutto infine ritenne sulle mie labbra la confessione che stavo per fargli…ho avuto paura…allora pensai che sarebbe stato meglio scrivergli…e posi sulla sua scrivania…quasi sotto la di lui mano…una lettera…di cui non mi rammento bene le frasi…ma so che in essa gli dicevo,  “Che ad onta della data parola, io lo supplicavo di trovare qualche mezzo per disimpegnarsi…perché, quantunque io non sprezzassi il mio fidanzato…pure credevo di non amarlo…e che ero certa d’amarne un altro…”

Dau        Oh felicità!

Bia (vivamente)  Non è a voi che dico queste cose, signore, è a mio padre1

Dau       E così!

Bia        In quel momento entrò nel suo gabinetto pensoso e cogli occhi bassi…io me ne uscii senza parlare…sulla punta de’piedi, e all’istante in cui chiudeva la porta…egli, senza avermi veduta, si sedeva vicino al tavolo, proprio in faccia al mio biglietto.

Dau        Di maniera che voi non sapete ancora nulla.

Bia        Oh, mio Dio! Sì…temo di sapere…m’ero allontanata, ma l’inquietudine mi ricondusse vicina alla porta…ove stetti col cuore palpitante pel timore, e coll’orecchio teso; ascoltai lunga pezza senza udir nulla…poi mi sembrò che mio padre passeggiasse a gran passi…poi la sua agitazione crebbe al punto che pronunciò ad alta voce delle parole tronche…che non giungevano tutte al mio orecchio…ma pure mi provavano ad evidenza che nel cuore del mio povero padre s’era innalzata una terribile lotta…Io esitare? Diceva egli…esitare…osare soltanto fermarmi su di questo pensiero…no, giammai! Dopo qualche istante di silenzio, e cangiando tono, ha detto: Ah! Non è per me, è per mia figlia, per la mia povera figlia…perché infine!...Dopo tutto…poi mandò un grido: ah è una indegnità!...E con voce forte, s’è detto: No! Non cederò mai!...Non cederò mai!

                                                                                     21

Dau      Ed ha ragione…un onest’uomo come lui non deve mancare alla data parola. Madamigella…    (saluta)

Bia       Voi mi lasciate’

Dau      Mantenga pure vostro padre la parola che ha data ai suoi amici; ma io, io a cui tolgono la felicità, nulla ho promesso…e…so ciò che mi resta da fare.                 (parte)

                                                                       

                                                                           SCENA     IV    

                                                                    Desiderio   e    detta    

Bia (guardando dietro a lui9 Oh, cielo! E ove va egli ora?  (scorgendo suo padre che entra per la sinistra) Mio padre com’è pallido e agitato! (Desiderio entra pensieroso e senza vedere sua figlia; si dirige verso la porta di fon do, come volesse uscire, poi cambia pensiero, e va a sedersi vicino ala tavola sulla quale appoggia i gomiti, e tiene la fronte posata sulle mani. Tutto ad un tratto alza risoluto la testa, prende una penna e scrive)

Des         Vediamo, vediamo dunque!...Poichè il male poi, non è sì grande,  come io me lo figuro…e col lavoro…colle mie sole risorse, posso…Io dicevo dunque cento cinque mille…sì, quarantanove mille…quarantanove, più centoquarantasei mille, tutto ciò fa?...(cerca di sommare le cifre che ha scritte)  Ebbene! Tutto ciò fa?...(durante questo tempo, Bianca che ha seguito con interesse tutti i movimenti di suo padre, è venuta esitando a chinarsi sulla sedia a braccioli su cui sta Desiderio)

Bia (timidamente)  Trecento mille franchi:

Des (alza la testa), e rimane un momento sorpreso guardando Bianca9  Che fati tu qui’ Avevo detto che voleva esser solo.

Bia  (segnando a destra) Sì, là lontano…nel vostro gabinetto.

Des        Ah! E’ vero! Credevo esservi ancora! 8Alzandosi e camminando con agitazione9 Sono venuto qui senz’avvedermene…Oh, mio Dio1 Non so più ora se cammini, o stia fermo!... E’ orribile!

Bia  (accostandosele con timidezza)  Voi siete in collera con me!

Des        Io?...Con te…Oh, no1

Bia        Oh sì, lo veggo bene…e non volete dirmi nulla…guardate che differenza!...Questa mattina eravamo ruinati, ed ora felice…allora noi ci intendavamo sì bene…e questa sera che siamo ricchi più di quello che non lo siamo mai stati, io soffro…e voi non mi dite nulla!...Ebbene, fosse anco per sgridarmi, ma parlatemi, padre mio!

Des (che appena gli ha posto l’orecchio) Io?...

                                                                                    22

Bia      Oh, lo leggo bene, voi siete meco in collera per quel biglietto che vi scrissi poco fa.

Des      Che biglietto?

Bia       Quello che era sul vostro scrittoio!

Des  ( indicando la lettera che tiene ancora in mano)  Hai ragione!...Ma non l’ho letta.

Des      Non ancora1….Lasciami solo!

Bia       Che significa ciò? (vedendo il gesto di impazienza di Desiderio) Non v’inquietate! Poiché non volete abbracciarmi, partirò!

Des      No, non volgio…(Non lo posso)

Bia     Ricusare d’abbracciarmi!                                                                         (parte)

Des  (solo, gettando sulla tavola la lettera che teneva spiegazzata in mano)  Mio Dio!...Ed è dunque vero che allorquando l’uomo ha fisso la mente su di una pessima idea abbia a durare tanta fatica per scacciarla?....Ma io sarò più forte di questo cattivo pensiero! Fregandosi la fronte) Vattene!...Vattene!,,,Oh, ti forzerò ben io a lasciarmi tranquillo!...Occupiamoci di qualche altra cosa…occupiamoci dei nostri affari…quella somma che io devo…non preme a chi? ….E’ necessario che la restituisca…se Raimondi vivesse…sarebbe venuto egli stesso a portarmela…m’avrebbe anche forzato a riceverla…ma egli ha un erede…un figlio…è tutt’altra cosa! (Con espansione)  Perché non è egli a me dinanzi, che gli direi…ecco l’eredità di vostro padre…prendetela…credendomene il padrone ho disposto di cento mila scudi…acordatemi un po’ di tempo e vi salderò…non potrebbe ricusarsi…ora si tratta di scoprire questo figlio o figlioccio…che mi s’incarica di ritrovare…impiegherò tutte le mie cure per trovarlo…ma ora…in questo momento in cui i miei affari sturbano…non posso certo cercarlo.

                                                                        SCENA     V

                                                                 Canigou     e     detto

Can         Non vi disturbate, sono io!

Des         Eccone uno!...Non so il perché, ma costui giunge sempre nei momenti in cui sono arrabbiato!

Can         Egli è perché tutte le volte che mi presento, voi montate sulle furie…Ora però non vengo io già a per parlarvi di una meschinità di qualche migliaio di franchi…quantunque a voi a nulla servino, e che per me sono utilissimi…

Des         E di nuovo!

 Can        Seppi, or son pochi momenti, da madamigella vostra figlia, che la persona da cui voi ereditaste or son tre quarti d’ora, era quel buon signor Raimondi di Marsiglia.

Des  (con mal umore)  E a te che ne deve premere?

Can        Sebastiano Canigou mio padre, non era forse il suo giardiniere?... Non è forse per questo che mi prendeste al vostro servigio?

                                                                              23

Des          Ebbene?

Can          Ebbene, quantunque mi debba costar qualche cosa, vengo a domandarvi se debbo portare il lutto? L’abito nero?

Des         Tu?

Can         E’ ben vero che codesto vestito potrà servire anche pel mio matrimonio.

Des         Il lutto tu?...E per qual ragione?

Can         Perché il signor Raimondi era mio padrino.

Des  (sorpreso)   Tuo padrino! 8prendendolo per mano) Ma sei tu certo di ciò che dici’

Can         Certissimo!

Des         Tu sei il figlioccio di Raimondi?

Can          E da molto tempo! (a mezza voce) Ha disposto qualche cosa in mio favore?

Des          E quali prove ne hai?

Can          Il nome che mi diede…null’altro che il suo nome. (a mezza voce) Quant’è la somma?

Des          Tu ti chiami Carlo?

Can           Carlo Canigou, soprannominato Carlotto…ma sulla fede di battesimo v’è Carlo, lo vedrete.

Des           Ma allora tua madre era…

Can           La sua giardiniera, Giacomina, la bella giardiniera, come la chiamavano allora; era la più bella donna de’suoi tempi, perché ora (a mezza voce) v’è forse qualche  cosa anche per lei?... Sarebbe giusto!....Perchè ebbe de’gran torti verso di lei.

Des             Dei torti?

Can             Io me ne ricordo, io…io che sono venuto al mondo in sua casa!...E che vi sono stato allevato fino all’età di tre anni. Il mio padrino ci amava molto…io e mamma, la bella Giacomina!...In quanto a papà Canigou, non poteva vederlo; e un giorno, senza saperne il perché, ci pose tutti alla portaa…non è stata una bella azione…ma se si pente, se oggi ripara a tutto…e a che somma ammonta il suo pentimento’

Des (con emozione)  Te lo dirò; va a prendere l’atto battesimale!

Can          L’ho nella mia camera col libretto, e le altre carte…Tutto quello che domando è, e non credo essere troppo esigente, che la somma ascenda a cinque mila franchi…voi ne sapete il perché’

Des  (c.s.)     Se tu sei quello che io credo, avrai molto di più!

Can         Quindici’

Des        Sta tranquillo.

Can        O trentamila, lo che sarebbe meglio!

                                                                        24

Des (impazientito)    Come vorrai.

Can             Allora ne vorrei sessanta…sento che l’amerei di più!

Des  (c.s.)    Non curarti di ciò…quello che ti dissi deve bastarti.

Can             No davvero!...Perchè capirete bene, che se si potesse portare la somma a cento mille franchi, sarebbe meglio…il conto tondo!

Des (con collera) Non ti dico di no…Vammi a cercare ciò che ti domandai…e poi vedremo.

Can   (fuor di se)  Vado…torno in un attimo!... Cento mille franchi!....Ah, finalmente avrò il necessario!...(A Montimorin che entra)

                                                                         SCENA    VI

                                                                     Montmorin e detti

Can        Giungete a proposito1…Voi che siete notaio, m’aiuterete ad impiegare i miei fondi…

Mon       I tuoi fondi?

Can         Sì, Signore!

Mon        E qual fondi?

Can         Quelli che mi vengono destinati dal testamento di…ah, finalmente sarò ricco anch’io ed insolente come tanti altri…avrò dei scudi…potrò darmi buon tempo…oh, che caro, che benedetto testamento!...Ora non posso più sposare la merciaia…voglio qualcosa di meglio…vado a prendere le carte e torno subito.  (Parte come fuori di sé)

Mon  (guardando dietro a Canigou)  Cosa diavolo dice?  Che va egli sognandosi di testamento?...Il testamento è qui…eccolo, ve l’ho voluto portare io stesso…e la Dio mercè l’ho ben studiato!...Son io che l’ha fatto e che l’ha scritto sotto la dettatura di Raimondi, e voi vedrete che non è parlato né di Canigou, né della sua famiglia.

Des     Davvero?

Mon     E perché si doveva ricompensare degli ingrati, dei poltroni che hanno tutto consumato, tutto rovinato; ed anche costui, assicuratevi, farebbe un cattivissimo uso della sua fortuna.

Des       E voi lo credete?

Mon      E Raimondi che li conosceva, era deciso a non lasciargli nulla…era sua precisa intenzione.

Des   (vivamente)  Ve lo disse?

Des  (con un movimento di gioia)  Ah!....(raffrenandosi) Eppure mi sembra,,,ch’ei non poteva esimersi dal fare qualche cosa per lui…non fosse per altro, che a cagione…

Mon      Di che?

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Des           Del suo titolo!...Non è figlioccio di Raimondi?

Mon          Che bella ragione! Non è già il solo.

Des  (vivamente)  Ne conoscete degli altri?

Mon           Certamente!

Des            E quali?

Mon          Mio figlio intanto!

Des           Vostro figlio?...Egli?

Mon          Ma sì!...Ma sì!

Des            Ho sempre creduto che si chiamasse Stefano… come voi!

Mon           Carlo-Stefano, se vi piace?

Des             Carlo?

Mon            Come suo padrino, di cui ero l’amico e il compatriotta. Raimondi era stato testimonio del mio matrimonio, e mia moglie, volle che fosse il padrino a Marsiglia, era l’amico di casa, o meglio, il padrone…eppoi fu egli che mi prestò i fondi necessari per comperarmi la carica che occupo qui a Cherbourg…se non fosse stato pel mio impiego, non ci saremmo mai separati.

Des   (turbato guardando Montmorin)  E questa sarebbe?

Mon            La pura verità: e vi dirò che tanto mia moglie che io, restammo sorpresi nel vedere che nulla lasciava a nostro figlio che amava tanto: a nostro figlio che in tutte le di lui lettere chiamava il suo amato figlio, il suo più caro fanciullo!

Des  (la di  cui emozione va sempre di più aumentandosi, esclama)  Ebbene, egli è d’uopo confessarvi…

Mon            Che cosa…ma che avete voi ora?

Des  (correggendosi)  Nulla! Nulla!

Mon             E che volete confessarmi?

Des   (cercando di nascondere il di lui turbamento)  Che avrei piacere di vedere e leggere queste lettere così affettuose del mio amico Raimondi…e se poteste darle a me…confidarmele…

Mon            Oh, per bacco!...oggi stesso! … Andando alla camera ddei notai ho voluto venire prima da voi per comunicarvi il testamento…oggi vi sono delle elezioni…Oh non temete, non perderò molto tempo, ne avrò ancora per andar a casa mia a prendere le lettere, e ve le porterò venendo a pranzo da voi.

Des                Va bene! Va bene!  (gli stringe la mano e Montmorin parte) Che stavo per fare!...Perchè è lui! Non ne dubito punto; questo figlioccio…questo figlio…è Carlo di Montmorin…e  stava per confessar tutto a lui che si crede suo padre! E lo posso io forse? Ne ho il diritto? Quando felice e confidente crede alla fedeltà di sua moglie…farò io cadere il velo che tiene sugli occhi…gli proverò io ch’egli è tradito…gli strapperò dal cuore l’amore ch’ei nutre per colui  che crede suo figlio…e perché?...Per aggiungere alle sue ricchezze…egli

                                                                                 26

è tanto ricco! Dovrò fargli comperare a prezzo del suo onore una fortuna che non posso e che non devo rendergli.  (Alzandosi con collera, dice a se stesso)  No! No! Di’ piuttosto la verità…di’ che vuoi usurparla!... Non cercare di svisare il vero, e confessa che tuti questi ragionamenti di cui ti compiaci, che tutte queste vane sottigliezze alle quali credi punto, sono tante armi che vuoi dirizzare contro la tua coscienza che indignita s’innalza contro di te…(con forza e convinzione). Ebbene, se fosse pure anche l’uomo più onesto del mondo, non si può già impedire che un cattivo pensiero si formi nella mente…ma lo si respinge, si lotta, si combatte…e si trionfa!...(cade come spossato sulla poltrona che sta dinanzi alla tavola e trova il portafogli verde che Canigou gli ha rimesso nell’atto primo, e lo solleva lentamente) Quando questa mattina dicevo che  che una cattiva azione è un fardello pesantissimo a portare…ecco, appena un’ora che ricevetti quest’eredità, e in un’ora ho provati più tormenti ed angosce , che non in tutto il corso della mia vita passata….divenni crudele e cattivo!...E scacciai mia figlia, perché la di lei presenza mi faceva arrossire…eppure non ero colpevole che del solo pensiero…Che sarebbe dunque, mio Dio! Se lo divenissi anche col fatto?...(alzandosi con calma e fermezza)  Sì, la mia risoluzione è presa. Decadere dalla sua posizione e confessarlo in faccia a tutti, essere debitore di centomila scudi e non poterli pagare, perdere infine tutte le speranze d’avvenirre e di felicità è senza dubbio orribile cosa, ma perdere la stima di sé stesso, dover ad ogni ora arrossire agli occhi propri, è più orribile ancora, e la disgrazia più grande che possa colpirci, è quella di diventare un uomo disonesto!...Che il mio disegmo mi sia o no funesto, l’nore mi dice: la tua vita è quella! E tu devi francamente percorrerla, e Dio avrà cura del resto.

                                                                          SCENA   VII

                                                                  DAUBRAY    E   DETTO

Dau        Perdonate, o signore, se…

Des  (naturalmente)  Chi siete voi, o signore, che volete?

Dau        Sono quello che si presentò questa mattina per riscuotere quella tratta di sei mille franchi…

Des  (con bontà)  Ah! E’ giusto…ora vi riconosco, siete il compagno di viaggio di mia figlia?...Ma questa tratta? Ve l’hanno pagata.

Dau        Non è già un reclamo che vengo a fare, ma si bene un piacere che vengo a chiedervi.

Des         Un piacere?...Parlate, signore, parlate.

Dau       Io vi parlerò francamente, come se foste mio padre: fra pochi istanti devo battermi…un affare d’onore…

Des          Un duello?

Dau          Sì…trattasi d’una persona che io amo…me contrastano…sono un marinaio…provocai il mio rivale…egli mi aspetta.

Des          E che posso fare per voi?

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Dau         Ricevere in deposito la somma che mi pagaste questa mattina.

Des  (con gioia) Ed è a me che volete confidare

Dau          Questo piccolo capitale che è tutta la mia fortuna, e che ho destinato ad uso sacrosanto; così ritengo come un favore impagabile il poterlo porre sotto la salvaguardia della vostra proibità. Se avessi potuto  trovare un uomo più onesto di voi, non sarei certo venuto a importunarvi.

Des (sempre più commosso)   Voi…importuno?...No, non lo siete; accetto il vostro deposito, e vi ringrazio della confidenza che avete in me riposta.

Dau       Eccovi i sei mila franchi: se la sorte m’è favorevole, ciò che io non ddesidero, verrò a riprenderli: e se soccomberò, vi compiacerete rimetterli a questo indirizzo che è quello di mia madre!...

Des        Avete una madre, e volete battervi?  E non ci sarebbe mezzo di accomodare la cosa all’amichevole?

Dau      No, signore. Il sentimento che v’inspiro fa l’elogio del vostro cuore; ma non ho che una parola a dirvi. Signore, ci va dell’onore, l’onore di cui voi ne siete il modello! E siccome ogni uomo apprezza il suo, così voi che sapete sì bene custodire il vostro, lasciate che io difenda il mio

Des        Non ho più nulla a dire: ora vi farò la debita ricevuta.

Dau        Una ricevuta?...Da voi?....Signore, da voi…Desiderio l’uomo onesto…Oh, crederei farvi un’ingiuria se l’accettassi…non la voglio, signore.

Des         Ma, signore…

Dau         No, no, non l’accetto, la vostra parola vale ben più d’una ricevuta. Addio, signore (parte)

Des  (con gioia) La mia parola vale più di una ricevuta, disse egli! Che! Si avrebbe una tale e tanta considerazione di me…tanta confidenza…(alzando gli occhi al cielo Ah! La ricompensa non si è fatta aspettare lungo tempo…Grazie, mio Dio!...Ah, ecco mia figlia!

                                                                         SCENA    VIII

                                                                      Bianca     e   detto

Des          Ah! Vieni, figlia mia,vieni vicino a me.

Bia  (guardando sorpresa)  Lode al cielo veggo ancora sul vostro volto la gioia ed il contento!...Ma poco fa…

Des  (sorridendo)  Ti ho cacciata, n’è vero?

Bia          Ed ora mi richiamate?

Des         Sì, ho bisogno di vederti…se sapesti quanto ho sofferto da un’ora a questa parte!

Bia          Oh!  L’ho ben veduto…ma tacqui, perché ne sapevo la ragione.

Des         Tu!...Gran Dio!

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Bia         Eravate in collera con me…a causa di quella lettera che vi scrissi.

Des (vivamente)  Tu lo dicesti! Ero in collera appunto per la lettera.

Bia          Ma ora non siete più adirato con me’

Des (con tenerezza)  No, fanciulla mia.

Bia          E quello che vi chiedevo per la mia felicità?...

Des  (c.s.)  Te l’accordo…

Bia          Voi acconsentite’

Des          A tutto quello che vorrai…purchè m’abbracci.

Bia  (correndo nelle di lui braccia)  Ah! Ora non mi respingete più! Avete dunque accomodato tutto? Ah, buon papà! Capisco anch’io che ciò avrà dovuto costarvi molto. (da sé) La mia lettera era così tenera che non ha potuto resistere…n’ero certa.

Des  (che in questo frattempo s’è accostato alla tavola volgendo il dorso a Bianca) Leggiamo questa lettera, e vediamo ciò che d’essa contiene.(la disuggella senza essere veduto da Bianca)

                                                                  SCENA         IX

                                                                 Canigou    e   detti

Can (indirizzandosi a Desiderio che legge la lettera di sua figlia)  Ah! Non fu senza fatica che…ebbi una paura…avevo un bel cercare…non potevo trovare questo maledetto straccio di carta…credevo averlo perduto!

Des (percorrendo la lettera)  Ah, mio Dio!

Can        E’ quello che dissi. Ah, mio Dio!...Ma alla fine la ritrovai…e poi tardai ancora a venire, perché corsi dalla merciaia…

Bia       La tua fidanzata?

Can      Per dirle francamente…

Bia       Che la sposi?

Can      Al contrario: per dirle che non mi conviene più, perché m’occorre una moglie ricca, ora che ho centomila franchi.

Bia        Egli!

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                                                                     SCENA       X

            Montmorin che è entrato nel  mentre che Canigou diceva le ultime parole e detti

 Mon  (ridendo)     E vi pensa ancora?

 Can  (con insistenza)  Se vi penso!...Non sono già di troppo per un uomo solo centomila franchi…è il puro necessario!...Per due poi sono anche pochi.

Des  (volgendosi)  Davvero!

Can          Non posso dunque sposare che una persona, che ne abbia altrettanti…per lo meno.

Des  (con forza)  Sono dunque duecentomila franchi che ti abbisognino ora?

Can          Sicuro!

Des          T’inganni…non sarebbero bastanti.

Can          Può essere anche questo! E se voi aveste di meglio…

Des    (segnando il testamento che sta sulla tavola) Eccoli dunque due milioni.

Tutti          Due milioni!

Mon          Per lui?

Des            Per lui…o per voi!

Mon  (sorpreso)  Come!

Des            Il mio amico Raimondi m’aveva nominato suo legatario universale, e voi tutti lo sapete…(traendo di tasca una lettera) ma questa lettera indirizzata a me solo, soltanto da me conosciuta, mi prega di cercare, di scoprire qualcuno che gli appartenga molto da vicino…e di rimettere tutte le sue sostanze a questa persona che  è ad un tempo suo figlioccio e suo figlio…

Mon e can (avanzandosi nello stesso tempo)  Suo figlioccio!

Des         E suo figlio!

Mon e Can  (retrocedendo)  Suo figlio!

Des  (con calore)  Prendete ed aggiustatevi fra voi: di più, centomila scudi che vi devo…lavorerò, vi pagherò!...Ma intanto, prendete questa eredità che non m’appartiene, io l’abbandono nelle vostre mani…ora le mie sono pure!

Bia           Questo tratto è degno di voi, padre mio! Oh sì, che voi siete Desiderio l’uomo onesto.

Des  (sì…sì…ora! (Can in fondo con Bianca: Canigou e Montmorin sono rimasti immobili per la sorpresa)

Can  (dopo un istante di silenzio) Come…sarebbe possibile!

Mon           E sarà vero?

                                                                                  30

Can            Ed io che non vi avea mai pensato!

Mon           Ed io che non l’aveva mai sospettato!

Can             La cosa però è evidente!

Mon            Ora io vedo chiaro.

Can              E’ certissimo…. sono io!

Mon  (vivamente)  Che ne sapete voi, Signore?

Can              E’ una indegnità!...

Mon            E’ un’infamia…peer sua madre!...

Can              Per sua moglie!

Des  (che in questo momento ha riletto la lettera di Raimondi che aveva sempre in mano) Un momento, signori!...Calmatevi1…(avanzandosi)  Più rileggo questa lettera, e più mi sembra che ciò che ambite con tanto ardore; non appartenga né all’uno, né all’altro!

Mon (vivamente)  Che osate dire?

Can (con dispiacere)  Vorrei un po’ vedere…

Des  (legge) “Se riacquisto la salute”, mi scrive Raimondi, “ e se ritrovo la madre di mio figlio la sposerò!...”

Can e Mon        E’ egli possibile1

Des (battendo) sulla lettera)  Ciò è scritto.(a Caniggou) Ora, ei non poteva avere  l’idea di sposare tua madre, ch’è maritata, (a Montmorin) né vostra moglie, perché voi siete suo marito!

Mon  (a mezza voce, e con gran dispiacere) E’ vero!

Des        Dunque, bisogna che ve ne sia qualcun altro?

Can         Uno solo che è morto in guerra!   Il figlio di quella Maria…

Mon        La sua ultima amica? Maria la genovese!...Un intrigante!...

                                                                         SCENA    ULTIMA

                                                Daubray che ha udito queste parole, e detti

Dau (avanzandosi e con forza)  Chi ardisce insultare mia madre?

Tutti              Sua madre?

                                                                                   31

Des  (corre alla tavola e prende la lettera che ebbe da Daubray e ne legge l’indirizzo)  Sì…Maria Daubray a Genova…(a Daubray)  Signore, eccovi il deposito che mi avete affidato…ed ecco ciò che vi appartiene, l’eredità di Carlo Raimondi, vostro padre!

Dau (alzando gli occhi al cielo, e con emozione)  A me!...Oh, madre mia! (guardando Montmorin) Indovino l’oltraggio che gli si voleva fare…(accostandosi a Montmorin) Signore, vengo dall’essermi battuto con vostro figlio!

Mon      Il mio Carlo!...(correggendosi) No, il mio Stefano!

Dau       Rassicuratevi! Egli vive!...Posso assicurarvi che è un giovine d’onore, poiché dopo il combattimento, volontariamente mi cedette ciò che prima l’onore gli vietava di cedere. (a Desiderio) Signor  Desiderio, io sono senza famiglia…non ho altri parenti che mia madre…ma sono ufficiale di marina e sono ricco, dite voi…vi domando adunque la mano di vostra figlia.

Des (sorpreso)  Voi , Signore?...Una domanda così inattesa e subitanea..,

Bia   (a suo padre)  Non tanto!...Era di lui che parlava nella mia lettera.

Des (sorridendo)   Allora è un’altra cosa!...(a Daubray) Vedo,  signore che eravate il ben accetto già da lungo tempo.

Can          Tutto va bene!...Ma a me che resta dunque?

Des           I mille franchi che mi domandasti questa mattina per essere felice!

Can  (con disperazione)  Che disgrazia!...(con collera) Ecco un’ingiustizia della sorte!...Essere stato padrone di due milioni, ed ora non avere più nulla!...Neppure il necessario!

Des          Un cuore puro ed una coscienza tranquilla,  è il più gran tesoro che possa possedere un uomo onesto.

                                                                               FINE