DEVI STARMI A SENTIRE
monologo in un atto di
Stefano Iatosti
(2003)
Mattino, intorno alle dieci. Saverio, un uomo sui trentacinque, magro, nervoso,
con una maglietta nera, jeans, una collanina d’oro e un piccolo tatuaggio sul
braccio siede al volante di una spider color rosso fiammante. Poggiato sul
sedile, accanto a quello di guida, un fascicolo. Sopra il fascicolo un telefono
cellulare. L’uomo, tenendo sempre d’occhio la strada, prende il telefono,
compone un numero e sistema l’auricolare all’orecchio destro. Breve attesa.
Giulio? Saverio. Sì, tutto bene. E’ pronto. Ce l’ho qui accanto. Tu ce l’hai un
po’ di tempo? Cinque minuti... E dai, falli aspettare! D’accordo. Due minuti.
Promesso. Allora... Siamo a Milano, a fine giugno, di mattina. Il nostro uomo si
chiama Guido, ha trent’anni e lavora in una biblioteca comunale. Un tipo
scrupoloso, riservato. Nessun legame affettivo. Quella mattina sta per entrare
in biblioteca quando una moto si accosta al marciapiede e il tipo seduto dietro
gli punta la pistola contro. Guido se ne accorge, riesce a schivare i colpi.
Proprio in quel momento passa un’auto della polizia. I due sulla moto ripartono
a tutta birra e sfuggono ai poliziotti. Guido viene accompagnato al
commissariato; l’ispettore gli fa un sacco di domande e arriva alla conclusione
che c’è stato uno scambio di persona. Guido però non è tranquillo, tanto più che
quella sera gli telefona una donna, che dice di chiamarsi Barbara e di avere
informazioni su quelli che hanno cercato di farlo fuori. Guido accetta
d’incontrarsi con lei in un locale e così scopre che Barbara è una gran...
insomma una bella donna. Sai, il tipo della dark lady... Lei gli racconta di un
tale “numero nove”, un agente segreto, per capirci e giura che Guido gli
somiglia in modo impressionante, è una specie di sosia. Questo numero nove
sarebbe morto in un incidente d’elicottero mentre indagava su una organizzazione
terroristica, dico “sarebbe” perché il corpo non l’hanno mai ritrovato. Mi
segui? Come, ne riparliamo più tardi? Ma mandali al diavolo! Tanto quelli
chiacchierano e basta, non tirano fuori... Lo so che è il lavoro tuo, ma che
c’entra... Va bene, va bene. Ti richiamo io.
Prende il cellulare e interrompe la comunicazione, quindi lo posa sul sedile, ma
poi ci ripensa e compone un altro numero.
Barbara? Sono io, Guido. Anche tu in macchina? Si sente male... se vuoi chiamo
più tardi. No, non ho fretta. Volevo solo scambiare due parole. A proposito del
film. Ne ho riparlato con Giulio... Come hai detto? Barbara? Ecco, ora ti
sento... Barbara? Di nuovo... va e viene. Ti richiamo? No, forse, se puoi
fermarti in un... Cosa? Non si capisce... Sì, ora ti sento meglio. Ti stavo
dicendo che il film... sì, il personaggio tuo... Rocchi no, lo devo risentire
fra poco, è in riunione con quelli della Omic... sì, i soliti. Ma per noi è
anche meglio, dammi retta. Se portiamo tutto alla Chance, vedrai... Ma no, ho
insistito, la parte è tua. Tranquilla. Senza di te il film nemmeno parte. Sì,
sì. Va bene. Ora ti lascio, devo fare un paio di chiamate urgenti. Ti tengo
informata. Ciao, ciao.
L’auto rallenta, fino a fermarsi. Saverio compone un altro numero.
E andiamo... rispondi... Falsetti? Ah, scusi...
Ricompone il numero con più attenzione.
Falsetti? Ah, non c’è? Quando lo trovo? Gli dica per favore che lo ha cercato
Guido. Va bene. Grazie.
Compone un altro numero.
Donatella? Guido. Meno male che t’ho trovata. Mi hai chiamato? Quando? No,
scusa, non ho proprio avuto il tempo. Sto in mezzo ai casini, lo sai... Ma sì,
con questo cazzo di produzione. Pare che non gli arrivino i soldi, non so che
altro ha combinato, quello... Dovrei mollare tutto. Sarebbe la cosa migliore. Tu
hai qualche idea? Provi a parlarne a Cesari? Sei un amore. Ti giuro che appena
mi libero... lo sai che abbiamo quella cena in sospeso... ma sì, ma sì... Che ti
devo dire, tiro avanti, fra una marchetta e l’altra. Lo fanno tutti... Tu no? Ma
tu sei speciale... Ti richiamo stasera. Magari riusciamo a trovare il modo... Un
bacio. Ciao bella.
Approfittando della sosta, si mette a scartabellare i fogli. Rilegge ad alta
voce.
“Barbara chiede a Guido di “prendere il posto” del numero nove, che, vivo o
morto che sia, ha fatto comunque perdere le sue tracce. E’ chiaro che Guido
agirà sotto copertura, come una specie di esca”.
Squilla il cellulare. Saverio risponde meccanicamente.
Sì? Sono io. Ah Falsetti. Sì, tutto bene. Più o meno. Che mi dice della Francia?
Nicchiano? Ah, sarebbero interessati solo se... La Jolivet? E chi è? Una
cantante rock? Andiamo bene... Ci farebbe vendere il film? Se lo dice lei... Sì,
sì, per me è O.K. Per carità, la Francia è il massimo, ci mettiamo a discutere
la... La troupe? Ma, dico, per me c’è ancora posto? Hanno stima, eh? Quanto non
mi piace, quando dicono così... Falsetti, lei insista. Io sono sempre con lei.
Mi fido ciecamente. A presto. Ci conto, eh...
Sempre più dubbioso, si stiracchia, abbandonandosi all’indietro. Suono di
clacson, all’esterno. Saverio riprende il cellulare, compone un altro numero.
Margherita? Come stai? Io male. In coda, tanto per cambiare. Come te la passi?
Tuo marito rompe? Ah, è partito. Allora perché non ci... ah, sei già... facciamo
domani, se tuo... anche domani... Cos’è, hai un amante? Ma no, mica sono
geloso... Ti pare che potrei essere... quale diritto avrei... No, questo non è
vero. Per me il lavoro è sacro. Dimmi quand’è che mi sono portato a letto una
solo per... allora sei tu, che sei gelosa... ma che c’entra Barbara, adesso. E’
una storia vecchia. La tengo sulla corda solo perché non so come andrà a
finire... ma non in quel senso. Tu capisci tutto a modo tuo... No, senti tu,
invece... Devi starmi a sentire... Margherita? Margherita? Cazzo.
Squilla il cellulare.
Marghe... ah, sei tu. E la riunione? Cinque minuti? Allora riprendo a...
Dov’eravamo rimasti? Barbara propone a Guido di sostituirsi al numero nove.
Guido non si fida, non crede alla storia del sosia... poi però, torna a casa e
trova tutto sottosopra. Sta per chiamare la polizia, ma alla fine ci ripensa e
chiama Barbara. Lei gli ripete di stare tranquillo. Deve solo fare come gli dice
lei. Il giorno dopo s’incontrano alla Stazione Centrale. Lui porterà a termine
il lavoro del numero nove; dovrà solo andare per qualche giorno a Cannes. Perché
proprio Cannes? Perché no? Al resto penserà il servizio segreto. Guido obietta
che non può lasciare il lavoro, così Barbara gli anticipa una bella somma
promettendogli il resto a operazione conclusa. Guido parte per la Costa Azzurra.
Passa qualche giorno tranquillo e a poco a poco si riprende. Ma una sera viene
accostato da due tipi, che lo fanno salire in macchina minacciandolo con la
pistola; Barbara e gli altri agenti stanno aspettando proprio quello e inseguono
l’auto dei rapitori... Guido approfitta di una sbandata e ne disarma uno; quello
al volante perde il controllo, la macchina finisce contro un muro. Tutto si
chiude con una sparatoria. I terroristi vengono uccisi. Guido... Come? Ancora? E
che diamine, però... va bene, chiama tu, quando ti liberi...
Si guarda attorno, osserva gli automobilisti accanto a lui, in coda, i loro
sguardi, le loro espressioni contratte. Riprende il cellulare, compone un
numero.
Margherita, ti prego. Cerca di capire... Se insisto è perché ci tengo. Tu non
sei come le altre. Lo so, è una banalità, ma è vero. Solo le banalità sono vere.
Che cosa? Perché dici così? Che significa? Ma io non posso aspettare che tu...
Io lo so che noi due... devi darmi fiducia. Se non fosse per tuo marito... No,
stammi a sentire tu... Se è questo, che pensi... Stai dicendo solo un mucchio
di... Margherita... Ma va’ a farti fottere... Margherita?
Resta col cellulare nella mano, stordito. Il cellulare squilla subito dopo.
Barbara? Come... aspetta... prendi fiato. Senti, non è proprio il momento. Con
chi hai parlato? Donatella? Ma quella non sa niente. E tu dai retta a... Lo so,
che hai tante richieste. Senti, se i francesi cacciano fuori i soldi, qualche
contentino glielo dobbiamo... Ma non fare la cretina, è chiaro che la tua
parte... Chi? E chi se l’è mai... Lo vedi che quella scema non sa... Che ti
frega se ci vado a letto? Non fa mica l’attrice... Ti giuro che sei fuori
strada. Ho già chiarito tutto... E dai, calmati. Va bene. Ciao. Ciao.
Scuote la testa. Ha un accesso di rabbia per la forzata immobilità, suona il
clacson, impreca. Squilla di nuovo il cellulare.
Ah, meno male. Ho appena discusso con Barbara. Senti: glielo dici tu, in caso,
se la parte... Lo sai com’è fatta... Allora. Dove eravamo? Sì, dopo la
sparatoria, pare tutto finito. Guido decide di restare qualche giorno in Costa
Azzurra, tanto ha un bel po’ di soldi da spendere... Continua a vedersi con
Barbara, sembra che fra i due potrebbe nascere qualcosa. Però lui non è
convinto, comincia ad avere dei sospetti e proprio per il fatto che sia riuscito
a cavarsela tanto bene coi terroristi. E’ davvero un semplice bibliotecario? Un
giorno ha un allucinazione, vede un’ombra che lo segue, minacciosa... Lui
insiste con Barbara, ormai ha dei dubbi sul passato, ma lei è reticente... Che?
Non si capisce più niente... Una chiamata in attesa? Va be’, ciao, ciao.
Aspetta qualche secondo. Squilla il telefono.
Hai fatto presto... Chissà se riusciamo a finire, una buona volta. Allora...
Guido si rende conto che deve uscirne da solo. Cerca di ricostruire i fatti, ma
c’è un vuoto che non riesce a riempire. Allora torna a Milano, in cerca
d’indizi. Va in biblioteca e chiede al direttore quand’è, che è stato assunto;
quello lo guarda in modo strano e gli consiglia un altro periodo di vacanza. Lui
torna a casa, accende la TV e il telegiornale dà la notizia di un incidente
stranamente familiare; un elicottero militare è precipitato sulle montagne, in
mezzo a un bosco, in una zona impervia, quasi inaccessibile. Lui è scosso.
Quando sullo schermo compare l’immagine dello stesso elicottero alla partenza,
Guido ha un flash... Rivede l’incidente, l’elicottero che perde quota e si
schianta contro le cime degli alberi, con le pale che continuano a girare in
mezzo ai rami, il pilota morto, accanto a lui... Poi si vede lui insanguinato
che riesce ad aprire lo sportello e a calarsi giù, e ancora che cammina nel
bosco, arriva a una radura e vede in alto un rifugio, lo raggiunge stremato, un
vecchio lo soccorre, gli fa delle domande e lui non sa più chi è, da dove
viene... L’effetto del trauma, ovviamente... fino a che arrivano gli agenti, lo
caricano sopra un altro elicottero, lui è imbambolato, non si rende conto di
quello che succede... fine del flashback. Guido telefona subito a Barbara e le
racconta tutto; lei conferma che il nome, il lavoro, la casa erano solo una
copertura per proteggerlo, tenendolo nascosto... E’ chiaro che i terroristi
avevano mangiato la foglia. Da come Barbara gli parla, lui intuisce che in
passato, fra loro, c’è stato qualcosa... Mentre ascolta la sua voce ha un altro
flash... lui e lei sulla spiaggia, al tramonto, mentre si baciano... Barbara gli
dà appuntamento per quella sera, anche lei è a Milano, possono incontrarsi nello
stesso locale dove si sono visti subito dopo l'attentato. Lui è in ansia, non
sta più nella pelle, arriva in anticipo, siede al tavolo, sotto la veranda e
aspetta. Finalmente arriva Barbara, pare un’altra donna, è che sono tornati
tutti e due, quelli di una volta... Mentre si guardano come due innamorati, una
moto si accosta alla veranda e una ragazza, seduta dietro, senza casco tira
fuori una pistola dal giubbotto, la punta contro Barbara e spara due volte.
Barbara cade con la testa sul tavolo. La moto schizza via in un attimo. C’è il
panico, ovviamente, urla, gente che scappa. Guido cerca di soccorrere Barbara,
ma è troppo tardi... Arriva un’ambulanza, la portano via, in coma... Finisce...
con lui che esce dall’ospedale, stordito, con lo sguardo nel vuoto e si
allontana a piedi, verso un punto qualsiasi... Proprio così. Dici che il finale
ricorda... ma quella era la moglie... Io avevo anche pensato all’intervento in
extremis di un altro agente. Se vuoi... Però il resto... lo so che va rivisto in
funzione del finale... Che palle, co’ ‘sto lieto fine, ma chi è che te lo
impone... Quelli tanto i soldi... Va be’, mi ci metto subito... per domani è
fatto... giuro. A domani. Ciao.
La fila riprende a muoversi, poi si ferma di colpo. Saverio frena bruscamente.
L’auto dietro la sua inchioda di conseguenza. Imprecazioni. Squilla il
cellulare.
Falsetti? Come andiamo? Ha già parlato con... Ah... Per quest’anno, non se ne
parla... E l’attricetta che mi diceva? Per i prossimi due anni... Così non è
aria... Cosa le devo dire... Va bene, restiamo intesi che se... Certo. Con la
Nova. Mica ci stanno solo i francesi... Mi tenga informato. Ci conto. A presto,
Falsetti. Mi raccomando.
Guarda nel vuoto, esausto. Squilla di nuovo il cellulare.
Chi? Guardi che ha sbagliato numero... No questo è il 674... L’ultima cifra...
Signora, non insista, le ho detto che non è il numero... evidentemente non l’ha
fatto, il 673... prego, prego...
Sbuffa, poi compone un nuovo numero.
Rispondi... Margherita? Sono io... Non riattaccare... Dammi solo un’altra...
Margherita? (più forte) Margherita... Margherita!
Dissolvenza fino al buio.
SIPARIO