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Le musiche sono del maestro Daniele Andriola
Sergio Ciulli
“ ...Di lettere, consulti e ditirambi del signor redi francesco medico in toscana e cantore di viniferi colli “.
(...Sala buia ove han da tempo preso posto gli spettatori.
Fioca luce di candela a intravedere la scena...
Musica d’un solo strumento che esegue il tema di redi
“ Egli era magrissimo...” cui aggiungisi al tempo una
voce dal fuori...)
“ Egli era magrissimo, smunto, misuratissimo nel vivere...Sapiente per molte virtù e medico granducale,
trascorreva assai tempo nelle medicee ville doviziosi di viniferi colli...Molte delle virtù dell’acqua conosceva e scarsissimamente col vino adopravasi...”
(...e sul concludere d’un brontolar di tuono si fa luce d’altre fonti in scena mentre continua la musica del tema di redi, variando suono.
Si vede ora il Redi in uno spazio della scena che diremo esser dov’egli fa da Basso. S’aggira con una candela nella mano e poi siede ad un tavolo, con carta e penna d’oca.
Ha intorno cose mediche ma anche fiaschi, botticelle, nappi alla rinfusa...E’ egli intento allo scriver di una lettera che con alta voce dice...)
...Questa sera che è la sera di carnovale io mi ritruovo fuor di Fiorenza, in villa del Serenissimo Granduca mio signore, ed in cambio di andare gironzando alle veglie, ai festini ed ai bagordi, io me ne stò ritirato in cameruccia per poter scrivere a Vossignoria e satisfare ogni cristiana curiosità. Vedete se questo è amore daddovero...
(...e va qui a finire la musica fuggendo lieve mentre il Redi argomenta...)
Vennemi, dunque, la lettera di Vossignoria con le mille domande...Letto ho la puntualissima e diligentissima relazione de’ mali che Ella dice di possedere : debolezza di stomaco, flussioni catarrali, febbri, giallezza di sputo, difficultà di pigliar sonno, urine acide e ruggiti e borbottamenti flautosi nel ventre inferiore...
(...e qui forte, come chiamato, risponde in battere il Tuono !...)
...Mi chiede Ella di volerla io servire del mio sentimento attorno a coteste tribolazioni...Ma mi raccomanda di questo fare...
(...e da ora alcune volte il Redi dirà alla maniera d’essere altro che non se medesimo, un “ altro “ che molto grossolanamente emette suono e pieno parlar tòsco...)
“ ...Non come poeta ditirambico che va predicando che si beva vino a bigonce pe’ sanare ogni male, no...ma come medico che ha pe’ ogni male i’ su’ medicamento,
eh !...”
(...e quì ancora altro Tuono batterà forte ad assentire...)
...Ma non ha già da tempo, Vossignoria, messo in opera senza giovamento veruno tante e tante sorte di medica-
menti che sarebbeno stati abili o di guarire, o d’ammaz-
zare, tutti quanti quei languenti che giacciono nello Spedale ? !...E ancora ne vuole ? !...No, no...M’atterrò
io piuttosto ad esser medico e poeta insieme e, se non sempre, non dovessi riuscire a tener ben distinte le due cose, eh, compatisca...
(...e qui, mentre di musica si fa udibile suono vivo, prologo di danza a festa col tema de La dolce porpora, il Redi abbandona la sedia e
si porta bene in piedi in altro spazio della scena che non è da scrivano e che diremo esser dov’egli fa da Soprano. ..)
...Perch’io son, al tempo istesso, galantuomo e cortigia-
no. Che egli è come dire : fare a un tempo da basso e da soprano...
(...e al giusto tempo musicale prosegue...)
...Se dell’uve il sangue amabile
non rinfranca ognor le vene.
Questa vita è troppo labile,
troppo breve e sempre in pene.
Sì bel sangue è un raggio acceso
di quel sol che in ciel vedete ;
e rimane avvinto e preso
di più grappoli alla rete.
Su, su dunque in questo sangue
rinnoviam l’arterie e i muscoli ;
e per chi s’invecchia e langue
prepariam vetri maiuscoli ;
ed in festa baldanzosa
tra gli scherzi e tra le risa
lasciam pur, lasciam passare
Lui, che in numeri e misure
si ravvolge, e si consuma,
e quaggiù Tempo si chiama ;
e bevendo e ribevendo
i pensier mandiamo in bando !
(...e mentre la Musica va a concludere continua il Redi alla maniera d’esser altro, tornando allo scrivere nel luogo ove farà da Basso e converserà con l’altro...)
“ ...O allora, che io ho dunque di fare pe’ vivere sano,
Reduccio ? !...”
...Che cosa dunque ha da fare per vivere sano, illustris-
simo ? Eh, quesito grande...e ragguardevole...e dottis-
simo...In primo luogo...in primo luogo dee passar la vita...in tranquillità e allegria d’animo, mandando in bando i cattivi pensieri e non spaventando mai per quei mali che Ella pensa di avere ad incontrare, perché così non gli incontrerà al certo !...Che ha capito ? !...E in secondo luogo non ragioni mai di volersi medicare...
particolarmente con quei medicamenti fatti di granchi di rane e rinfrancati con quel benedetto tartaro vitriolato !
(...e nuovamente rimbomba il Tuono e da questo pare trar forza il Redi nell’argomentare...)
...E lasci un poco stare gli acciai, e tutte le cose acciaia-
te...e il continuo cavar sangue !...
(...e l’altrui di subito anch’egli argomenta...)
“...Eh, ma, ma, ma io ho febbre...in forma di terzana...
e ho da cavar sangue pe’ rinnovà l’arterie...”
(...e grande, grandissimo precipita a commento il Tuono !... Molto se ne rannuvola il Redi che con pazienza insiste...)
...E allora caviamolo questo sangue ma con giudizio e servendosi, per la bisogna, di sanguisughe applicate alle emorroidali vene...Che è contento ?
“ Si, si, ma di poi, di poi...non s’ha da fare medicamento veruno, eh ?...”
...Ella m’insiste...Signor si, signor si, tranquillizzatevi...
( Cominciasi a farsi sentire nel sostenere le cose che il Redi dice come a prescrivere medicamento, musica che ha suono che sale e e dilaga pian piano e detto tema chiamasi del China China o anche
dell’Oro potabile...)
...Il suo medicamento sia il pigliare la polvere di China China la quale tanto più si potrà francamente adoperare,
quanto che il corpo, a giorni intermittenti, si sarà potuto gentilmente evacuare mandando giù dal sopra della Cassia rinfrescante...E tenga bene a mente che la polve-
re di China China ha da esser presa o nell’acqua di Pisa rinvigorita con qualche piccola porzioncella di vino o, meglio, nell’oro di un vino bianco puretto e semplice...
(...E torna il Redi all’altro spazio soprano ove, ben ritto, quasi canta ditirambi e molto si rallegra...)
...Egli è il vero oro potabile
che mandar suole in esilio
ogni male irrimediabile...
...Che fa stare il mondo allegro,
da i pensieri
foschi e neri
sempre sciolto e sempre esente !
(...e quì si perde piano la musica mentre prosegue il parlare del Redi...)
...Han giudizio e non son gonzi
quei toscani bevitori
che tracannano gli umori
della vaga e della bionda
Malvagia di Montegonzi ;
allor che per le fauci e per l’esofago
ella gorgoglia e mormora,
mi fa nascere nel petto
un indistinto e incognito diletto
che si può ben sentire
ma non si può ridire...
Ma frattanto qui sull’Arno
io, di Pescia, di Buriano,
il Trebbiano, il Colombano
mi tracanno a piena mano...
(....e alta, grande, nasce musica quasi da rito chiamata Vino, mio nume, su cui s’esalta il Redi...)
...Questo vasto bellicone
io ne verso entro ‘l mio petto ;
e di quel che sì puretto
si vendemmia in Artimino,
vo’ trincarne più d’un tino :
Ed in sì dolce e nobile lavacro.
Mentre il polmone mio tutto s’abbevera,
Vino, mio nume, a te consacro
il tino, il fiasco, il botticin, la pevera !...
(...e con gran ridere il Redi scaccia la musica e torna nel luogo basso allo scrivere, intimando deciso come vero medico ma anche maliziosamente divertito...)
...Poco !...poco, poco, poco, poco vino !...bene innacquato...anzi, largamente innacquato, ecco com’ha da bevere Vossignoria !...e lavacri interni, molti e nobili, sian buona regola...Alla mattina, a buon’ora, beva acqua pura...o cedrata...o di viole mammole, o d’uve passule...tanta !...
(.Di nuovo brontola il Tuono a commentare mente sempre meno scriverà il Redi e sempre più dirà come di un conversar con l’ombra...)
...A mezzodì, poi, faccia conto d’esser diventato frate : minestre brodose, brodosissime e dentro vi sia sempre bollita o della lattuga...o della zucca...o della indivia o della borrana o della cicerbita...
(...brontola, brontola il Tuono e ancora il Redi dice ...)
...E se il ventre ruggisce o borbotta per questo tratta-
mento, lo lasci bene in pace borbottare e ruggire, non gli dia orecchio...
(...e lieve assai si farà sotto le parole il tema musicale detto l’Acqua Musicata accompagnando il salir dello sfogo del Redi che molto s’appassiona...)
...Non se ne dee aver pauroso timore e perpetua inquie-
tudine, né precipitarsi ad ingozzare tutti quanti quei guazzabugli di medicamenti che i medici sogliono, per vera ciurmeria, ordinare agli altri ma per se medesimi non gl’ingozzano mai !...Or che vuol Ella ? !... Gli ardo-
ri dell’urina di Vostra Signoria hanno un solo medica-
mento : toglier salumi e aromati di tavola e alzar di letto con la buon’acqua di pozzo...
(...e corre il Redi allo spazio Soprano del cantare negando se medesimo mentre cresce l’Acqua Musicata quale diluvio...)
...No, no e no !
Chi l’acqua beve
mai non riceve
grazia da me !
Sia pur l’acqua bianca o fresca
e ne’ tonfani sia bruna :
nel suo amor me non invesca
questa sciocca ed importuna.
Questa sciocca che sovente
fatta altiera e capricciosa,
riottosa e insolente
con furor perfido e ladro
terra e ciel mette a soqquadro...
E se a sorte alcun de’ miei
fosse mai cotanto ardito
che bevessene un sol dito,
di mia man lo strozzerei !
(...e come scacciata va a cessare il suono d’acqua...)
Oh quanto errando, oh quanto va
nel cercar la verità
chi dal Vin lungi si sta !
Vadan pur, vadano a svellare
la cicoria e i raperonzoli
certi magri mediconzoli
che con l’acqua ogni mal pensan di
... espellere :
io di lor non mi fido,
né con essi mi affanno,
anzi di lor canto e rido...
(...e vien ad accoglier le parole il tema musicale detto dell’Acqua Cedrata prima o anche Da mia masnada...E recita cantando il Redi...)
...Da mia msnada
lungi sen vada
ogni bigoncia
che d’acqua acconcia
colma si sta.
L’acqua cedrata
di limoncello
sia sbandieggiata
dal nostro ostello...
...Vino, vino a ciascun bever bisogna,
se fuggir vuole ogni danno...
...Or questo, che stillò dall’uve brune
di vigne sassosissime toscane
bevi Reduccio e tien da lui lontane
le chiomazzurre Najadi importune :
(...e va a finire ogni musica mentre il Redi conclude...)
Che saria
gran follia
e bruttissimo peccato
bevere il Carmignan quando è
innacquato !...
(...e con queste parole torna egli a far da Basso, al poco scrivere e a l’usato parlare con l’altro che non v’è...)
...E bruttissimo peccato sarebbe ancor il troppo rigida-
mente portarsi nel cercare la sanazione, come a me pare
invece abbia nel condursi Vossignoria Reverendissima...
Nel querulo favellare di tanti mali che dice di possedere Ella sostiene che nel cibarsi...
“ ...Eh, bah, sia vera virtude astenersi da quel che piace, se quel che piace, offende ! “
...Questo, nel dirsi, è dottissimo e giusto ; ma nel farsi ? Nel farsi io rispondo che “ chi va a letto senza cena tut-
ta notte si dimena “...Meglio, molto meglio osservar buona regola ricordando che quel che comunamente suole offendere si è la quantità, non la qualità...
(...e ancora viene il tema musicale l ‘ acqua cedrata nella versione
seconda...e il Redi canticchia...)
...Oh quanto errando, oh quanto van
oh nel cercare la verità
chi nel vin troppo sen va...
(...e al subitaneo concludersi del tema l’altro ribatte...)
“...O, o di’ vino ora che v’entra ? !...eh ?... “...
(e il Redi , con pazienza commenta e poi va a spiegare...)
...già mi pare di sentirla maravigliare...Si lasci servi-
re : v’entra, v’entra...Non il bere ma il ribere procura lo sconcerto e dunque
Imbottiam senza paura
ma con regola e misura :
quando il vino è gentilissimo
digeriscisi prestissimo
e per lui mai non molesta
la spranghetta nella testa...
...Che ha inteso, Vossignoria ?...
“ Si, si...ho inteso...Ma se ancora accadesse, eh ? che una tantumme e s’infievolisse lo stomaco e vi fusse gravezza di testa perché saltata s’abbia la regula ?...
...E se ancora accadesse non dia a disperarsi...
..E non par mica vergogna
nei bicchieri impazzir,
cinque o sei volte l’anno...
“..Si, si, ma qualora, eh,ricurresse i’ caso e... “
(...e prima con voce di gran reprimenda, puoi di subito quasi chiudendosi la bocca , rimbecca il Redi...)
...E ricorrendo il caso !...e ricorrendo il caso eviti l’im-
bottarsi di tutti que’ rimedi con cui usa da mane a sera : solutivi, infusioni, tartari vitriolati, la terra sigil-
lata, la pietra di Bezoar, il corno di cervo...e gli occhi de’ granchi...e la polvere viperina...e i vini acciaiati e le misture di cacao torrefatto e caffè !...
(...e qui abbandona la sedia e corre il Redi allo spazio soprano, per argomentare...)
...Vossignoria, mi ascolti...
...Con un sorso
di buon Còrso
o di pretto, antico Ispano
a quel mal porga soccorso
che non è da Cerretano :
non fia già che il cioccolatte
v’adoprassi, ovvero il tè,
medicine così fatte
non saran giammai per te :
beverai prima un veleno
che un bicchier che fosse pieno
dell’amaro e reo caffè...
“ ,,,Ah, ah..eh ..ah...eh...eccovi, eccovi finalmente arrivato a i’ parlar del cioccolatte e del caffè e di quel vostro ditirambo di cui ho copia presso di me e che di-
molto m’ingarbuglia.. o reduccio !...O allora ? ! “
“ ...Allora, allora ha ragione, Reverendissimo, e ancor maggior ne ha nel domandarmi di chiarire se io appro-
vi o condanni la bevanda del caffè dal momento che,
nel poetare, sembra che l’abbia a biasimare...Ha ragione ma osservi però bene attento e vedrà ch’io ho biasimato più l’uso del bicchiere che il caffè medesimo
perché tutti sanno che il caffè s’ha da pigliare nella chicchera di porcellana, come i galantuomini han costume ; e, parimenti, ho biasimato “ l’amaro “ del caffè che lo fa “ reo “ e non già il caffè indolcito...
Beva dunque tranquillo il suo caffè, Vossignoria,...
(...e lieve sale il suono come di danza del tema musicale che ha per nome Al suon del cembalo mentre il Redi s’appresta a dar comandi d’allegria ...)
...e consideri che ancora una volta, essendo io galantuomo e cortigiano, ho cantato e danzato al suon del Cembalo, facendo a un tempo da basso e da soprano...
(...e recitar cantando va il Redi con le mille diversità di suoni...)
...Al suon del cambalo,
al suon del crotalo,
... su su mescetemi
di quella porpora
che in Monterappoli
dai neri grappoli
si bella spremesi...
si bella spremesi...
...In di allo strepito
di flauti e nacchere
trescando intonino
strambotti e frottole...
strambotti e frottole...
...e dai poggi vicini accordi e suoni
talaballacchi, tamburacci e corni
e cornamuse, e pifferi e sveglioni
strimpellando il dabbuddà
cantino e ballino il bombabadà...
...e se cantandolo
arciballandolo
avvien che stanchinsi
e per grand’avida
sete trafelinsi...
...sempremai tornino
di nuovo a bevere
l’altera porpora
e la maritino
col dolce Mammolo...
...e il mio labbro
si purifichi, s’immerga,
si sommerga
dentro un pecchero indorato
colmo in giro di quel vino
che fiammeggia in Sansavino...
...quindi
s’abbeveri del leggiadretto,
del sì divino
grazioso sangue di Montalcino...
...e quindi ancora
d’un Canajuolo molto maturo
spremasi mosto talmente puro,
empia que’ vetri,
zampilli e salti,
spumeggi...
(...e quì tronca improvvisa la musica...)
...e brilli !
Mescete, su mescete :
tutti affoghiam la sete
in qualche vin polputo...
E lodato,
celebrato,
coronato,
sia l’eroe che nelle vigne
di Petraia e di Castello
piantò primo il Moscadello...
(...e riprende qui altro tema musicale detto Ma interdetto, maledetto...)
...Ma interdetto,
maledetto,
se vi è alcuno a cui non piaccia
la Vernaccia
vendemmiata in Pietrafitta...
...Fugga via dal mio cospetto
e per pena sempre ingozzi
vin di Brozzi,
di Quaracchi, di Peretola,
e per onta e per ischerno
coronato sia di bietola !...
(...e su un gran ridere che fa il Redi va a cessare la musica mentr’egli torna allo spazio ove fa da basso argomentando...)
...E non solo di bietola avete a coronarvi se insisterete, soverchiamente impaurito, a ingozzare ogni mattina quegli ostichi beveronacci de’ medici vostri amici...
D’alloro, d’alloro avete a inghirlandarvi, siccome il pauroso Tiberio faceva, per credulo riparo allo stra-
volgimento del sangue quando sentiva tonare...
(...e assentisce il brontolar del Tuono...)
...E non pago, si ficcava in cantina ! E che al più pre-
sto Vossignoria Illustrissima in cantina abbia a scen-
dere, dubbio non v’è !...Spilli di poi a una botte qual-
che tazza della più generosa Vernaccia, che ben cono-
sco Ella possedere...
“ ...Io ? !...No, noe...No, Reduccio , no che nun ne possiedo, noe !,,,”
...Si, si che Ella ben ne possiede e molto di questo abbia a rallegrarsene !...E allora, di questo spiritoso rimedio ben ne avrà riscaldato il cuore e il paracuore, allontanando al contempo ogni timore e restituendo brillantezza di colore alla figura, tal quale...
(...e sospende repentinamente il Redi d’ogni dire udendo e incantando del tema in musica Una tavola del Buffalmacco... per poi proseguire ponendo sovra essa musica le parole e usando in esse sempre più del suono della lingua tòsca per narrare a guisa di novella...)
...tal quale una tavola del Maestro Buffalmacco,
dall’odor di tanto vino impregnata...
(...e quasi a fingere d’esser in più d’uno a dire, come è del novellare...)
...Oh che colore...
...Oh che robusto, che vitale odore !...
...Non v’è nessun timore
di trovare un odore
sì delicato e fino
che sia più grato dell’odor di vino...
(...e nel mentre sempre più viene a farsi la musica come ricordo di cosa stellata parrà il Redi, nel suo dire, far véglia..)
...e se mai a Vossignoria fosse dato il benefizio d’annu-
sar da presso un dipinto del Buffalmacco sappia, come narravano le monache di Faenza ( lingue sacciute che avevano il lor convento dove è oggi in Fiorenza la Fortezza da Basso...), sappia ch’egli fu colui che trovò quella nobile e lodata invenzione di stemperare i colori non con acqua di pozzo, ma bensì con la più brillante
Vernaccia de’ nostri colli...E da quando questo gran Maestrone cominciò ad usare vino tra i suoi colori...
...Ei dipingeva i santi nelle mura
con certi visi tutto sangue e latte !
...ed eran tutti condotti di buona maniera..
...giovaloni...
allegrocci...
...pastricciani...
...che se ne diceva fino alle porte di Parigi...
...e di Arezzo !...
...maravigliandosi..
...Oh il bel colore di fragola matura...
...Che il viso alletta...
...si, e cotanto diletta !..
..Ma in avanti che il pittore trovasse questa vinosa invenzione, fate conto...fate conto che le sue pitture rassomigliassero al vostro viso...Cioè a dire :
...Scolorite !
...Pallidacce !...
...Muffate !...
...ritratti perfetti d’ogni ipocondriaco bevitor di sol’acque...
(...e se ne va lenta la musica e torna il Redi a dire all’usata
maniera...)
...E ora, or che ho voluto io dire, Illustrissimo, narran- dovi a guisa di monaca sacciuta questa filastrocca ?
Ho soltanto voluto inferirvi che se istempererete i colo-
ri della vostra paura, qualche volta, con una poca di
Vernaccia o d’altro prezioso vino è certo che andrete
riacquistando più facilmente la vostra, antica, buona cera...E dunque...
(...e nuovamente si porta il Redi allo spazio soprano...)
...Torniam noi trattanto a bere...
Ma con qual nuovo ristoro
coronar potrò il bicchiere
per un brindisi canoro ?...
Lingua mia, cervello scaltro,
gusta un po’, gusta quest’altro
vin robusto, che si vanta
d’esser nato in mezzo al Chianti
e tra’ sassi
lo produce
per le genti più bevose
vite bassa e non broncone...
(...e odesi il suono largo, disteso, armonico del tema musicale Questo nappo che accoglie le parole del Redi...)
...Questo nappo, che sembra
una pozzanghera,
colmo è d’un vin sì forte e sì
possente
che per ischerzo, baldanzosamente
sbarbica i denti e le mascelle
sganghera...
Quasi ben gonfio e rapido torrente
urta il palato e il gorguzzole inonda,
e precipita in giù tanto fremente
ch’appena il cape l’una e l’altra
sponda...
E dilava,
sgravando
ogni pensiero !...
.(...rotola via la musica quasi fosse tuono che s’annida nel parlare con cui ora seguita a dire il Redi, sempre più facendosi egli come irato, in guisa di temporale...)
...Ma se intendete anco voi dilavare le viscere per l’interno senza urtare il palato e senza precipitare, bisognerà che l’inondazione avvenga dal di sotto...
Se, come implora, il bisogno la strigne, si faccia ciò per via de’ soli cristieri co’ quali si ripulisce ottima-
mente la stalla e non si sconcerta né si mette a soqqua-
dro la cucina...Ma sieno cristieri piacevoli, gentili, non di quella maledetta razza grata agli speziali !...Oh il bel lavoro che fanno nelle budella quelle decocionacce
imbrogliate con le mille miscele, con quelle benedette lassative, con que’ Diacattoliconi, con quei Diafiniconi,
Diatriontonpiperoni, e altri nomi da far spiritare i cani ! !...
(...e continuando a dire in tempesta si porta al luogo ove fa da basso
sedendo e lentamente rabbonendo...)
...Brodo d’acqua d’orzo, olio di casa e un pizzico di sale...questo usi per ripulire !!...E non abbia paura dell’innacquare...Si digerisce, haimè, più facilmente l’acqua che il vino e anche il vino, che di calore è ap-
portatore, non disdegna, talvolta, di mescolarsi col gelo...
...Purchè gelato sia e sia puretto
a inghirlandar le tazze or m’apparecchio
col Topazio pigiato in Lamporecchio.
Gelato, quale alla stagion del gelo...
(...e viene fischiando vento a render muto il Redi che resta come sospeso per poi continuare a dire con umore di uom che si raggela...)
...il più freddo Aquilon fischia pel cielo .
...e pel cielo va fischiando ancor stasera mentr’io me
ne sto quasi rabbrividendo di un tremore che molto ispaventerebbe Vossignoria...E allo strepito di tegole e comignoli percossi mischiasi i suoni che in altre stanze fanno i musici che rallegrano il Carnovale...
...come dal vento portato giunge lieve suono che vien da altre stanze, suono di danza del tema musicale Stagion del gelo, dirompetolo...
e sale ad accompagnar l’andar stanco del R edi allo spazio ove fa da soprano seguitando a dire...)
...Malgrado l’ora già tarda io non prendo sonno e nello scrivervi vedo, dalla mia finestruccia, le più alte cime di questi doviziosi colli imbrillantate dal lucor del gelo...
(...e ora è piena la musica e il Redi si forza al canto...)
...Dirompetelo,
sgretolatelo,
infrangetelo,
stritolatelo,
perché tutto si possa risolvere
in minuta freddissima polvere
che mi renda il ber più fresco
per rinfresco del palato...
Senza frottole e riboboli
su del ghiaccio mi portate
dalla grotta del Monte di Boboli...
Su del ghiaccio mi portate
dalla grotta del Monte di Boboli...
(...e come risucchiata se ne va la musica e la segue di poi il Redi nel tornare, con modo flebile, allo spazio ove fa da basso...)
...Ma io mi ritrovo fuor da quella grotta e fuor da Fiorenza da più e più giorni e ho assai timore che n’abbiano a passare ancora di giornate prima ch’io possa rientrarvi...Non ch’io mi lamenti : ho con me le cose cui m’accompagno e la cantina del mio Signore è ben fornita...Ma per queste stanze il gelo è forte...La mia sciatica alza la voce e questo è segno sicuro di maggiore incrudelir del tempo...Non possedendo più per età grande calore interno bisognerà che torni ad insaccarmi di vin caldo e robusto...
...Bella Arianna, con bianca mano,
versa la manna del Montepulciano,
colmane il tòfano e porgilo a me...
(...e come rispondendo s’ode il tema musicale Manna di Montepulciano che par render vitali le stanche ossa del Redi
che quasi balza nello spazio soprano per dire...)
...E mentre ch’io lo succio, e che l’ingozzo,
o per dir meglio, il mastico e lo’ gollo,
fatevi conto, i’ ne berrei un pozzo,
ma vorrei, come un cigno avere il collo...
...E pronunzio sentenzia per mia fè :
Montepulciano dì ogni vino è il Re !
(...e genuflette il Redi nel salir della musica che trionfa, per poi portarsi allo spazio oveè egli basso...Seduto dirà, come uom che brividi sente che non di solo freddo sono...
...E bevendo, ribevendo,
sì facendo,
del nevoso cielo
non temo il gelo...
...M’imbacucco, di poi, nel zamberlucco e, al par dell’animal camaleonte ch’Ella alleva e di cui sempre m’invia notizie, mi raccolgo accanto alla stufa con le mie uova rallegrandomi di esser vivo...Ah, mi favorisca avvisarmi cosa Vossignoria gli dia da mangiare e bevere, oltre le mosche e i moscherini che egli si busca con la lingua...com’io, con la mia, busco adoperando-
mi con consulti, lettere e ditirambi...E in proposito :
troppo, troppo onore mi vuole esser fatto da quel suo amico nel volerne stampare...No, no...Le mie cose non sono cose da tenerne troppo conto e poi altri sonetti miei, come mi si richiede, non posso presentemente farne poiché...
(...e qui va a rialzarsi con fatica il Redi per portarsi allo spazio ove
si vuole soprano mentre continua a dire con incerta voce... )
...Dei ben strani capogiri
d’improvviso mi fan guerra.
Parmi proprio che la terra
sotto i piè mi si raggiri...
(...Ora qui comincia a farsi quel suono che di poi sarà il tema musical
della Tempesta, ad imitazione di acqua e vento in furia nel mare...E il Redi molto si agiterà in essa musica, ora fingendosi egli stesso un di questi elementi naturali, ora mostrandosi marinaio che lotta e manovra nel mare del vino... )
...Ma se la terra comincia a tremare
lascio la terra, mi salvo nel mare
del vino...
...Su voghiamo.
navighiamo,
navighiamo infino a...Brindisi !
Arianna, brindisi, brindisi...
(...e la musica si fa ora di grandissimo suono quale nera tempesta e il Redi pare ad assa intonare ogni sillaba del suo dire fingendo farsi udire tra sibili di venti e urlio di marosi...)
...Or qual nera, con fremiti orribili,
scatenossi tempesta fierissima,
che de’ tuoni, fra gli orridi sibili,
sbuffa nembi di grandine asprissima...
(...e pare ora uom che voga il Redi nell’intonarsi al ritmo della musica...)
...Passa vo...
Passa vo...
Passa voga, arranca arranca
che la ciurma non si stanca ;
anzi lieta si rinfranca
quando arranca
quando arranca inverso Brindisi !...
(...e sulla musica che quasi dilegua sino a farsi sottile il Redi pare veder terra e avvisarne una ciurma di molti se stesso...)
...Terra...Terra !...
(...e sul risalir dei suoni che vanno a percuotere ogni dove, la ciurma
grida messaggi e del vino tracanna in un diluvio da sopra e da sotto...)
...Che vino è quel colà
ch’ha quel color dorè ?
...La Malvagia sarà
ch’al Trebbio onor già diè !
...Ell’è da vero, ell’è :
accostala un po’ in qua
e colmane per me
quella gran coppa là...
... E’ buona per mia fè,
e molto a grè mi va...
...Io bevo in sanità
Toscano Vin di te !...
(...e al termine dell’ultimo dire incolla al fiasco il Redi la bocca sua e beve in gran tremore di membra e di suono sino a ché un colpo come
di mille tuoni non lo schianta quale uom che quasi muore ponendolo nella sedia ove è solito far da basso...Di poi, nel silenzio che viene a farsi, con grande fatica e affanno va a dire...)
...Oh voi mi stimate ben gonzo e ben melenso se credete ch’io mi pensi in sanità e che non mi sia per ancora accorto di quegli accidenti che mi molestano da più di un anno in qua...
...Che io non me ne accorgessi le prime volte lo confes-
so...Ma ora, eh, ora ? !...Questi freddi mi hanno accon-
cio per il dì delle feste...Vo’ girando intorno al fuoco come uno dei camaleonti di Vossignoria e mi accorgo benissimo, nel non trovare mai calore, che ho avuto il travaglio e l’accidente...
....Son magro, secco, allampanato e strutto...Son come dite voi...Sono una mummia !
...Ma che volete ch’io faccia, eh ? !...Sto’ al riguardo, resto nella mia camera, e a ben purgarmi d’antiche licenze m’esercito a comporre un ditirambo a Arianna inferma dove fornisco lavacri da sopra e da sotto e lodo l’acqua senza far più da basso e da soprano ma, haimè, solo da medico...
(...e qui scrive il Redi come a prescrivere medicamento mentra s’ode il tema musicale Acqua renella accompagnare il suo dire...)
...L’acqua è buona alla febbre e al color colico,
guarisce la renella e il mal di petto,
fa diventare allegro il malinconico,
l’appigionasi applica al cataletto
ed in ozio fa star tutti i becchini,
ma non bisogna berla a centellini :
e quel che importa, il medico l’approva
e in centomila casi stravaganti
ha fatto ancor di sua virtù la prova
celebrandola più del vin di Chianti...
(..e sul cessare della musica conclude il Redi di malagrazia...)
...Oh allora, veduto che si sia che d’acqua canto, uso e trinco, che si desidera ch’io faccia per la mia sanità ?..
Vorreste voi ch’io mi medicassi con tutti quei diavoli vostri di solutivi, infusioni, polveri e baie simili inven-
tate da coloro che, o per ignoranza, o per misteriosa malizia, affollano i poveri malati con bigonce di medi-
camenti, privandoli dell’intelligenza del desiderio ?...
No, no !...io fo’ regola di vita la più aggiustata ma del
“ del dòtto e del giusto “ non abuso...E questo è, e sa-
rà, il mio primo medicamento : e per secondo piglierò del buono umore...
...allegrezza, allegrezza : io già rimiro,
per apportar salute al legno infermo,
sull’antenna da prua muoversi in giro...
(...e avviene come per incantamento che ad interrompere il Redi s’oda
musica del tema Stelle di SantErmo, che ogni ardore pare sospendere. Come infantilmente maravigliandosi a più bassa voce prosegue...)
...l’0ricrinite stelle di Santermo...
(...per poi seguitare come uom che vede più di ciò che dice...)
...Sappia Vossignoria Reverendissima che le monache di Faenza, quelle lingue sacciute di cui poc’anzi dissi, nar-
rano che nelle più spaventose fortune di mare suole, so-
ventemente, verso ‘l fine di esse, apparire una certa luce, o splendore, che si posa sopra gli alberi, o sopra l’antenne e le vele...Ed essa luce chiamasi appunto di
“ SantElmo “ e inganna alla vista come stella...
(...E qui subitamente cambia modo il Redi e come irridendo va allo spazio ove si fa soprano e dice, mentre va a cessare la musica...)
...Ah no, no, non son stelle
Ariannuccia, no...
Son due belle fiasche
gravide di buoni vini...
...se di questi tu berrai
camperai più di Nestorre
ed avrai Reduccio
sodo e ritto il pensier come una torre !
(...e grande suona la risata del Redi e di poi egli prosegue nel dire con voce camuffata in altra cupa e profonda che ammonisce...)
...” Oh, messere Francesco, tu così adoprandoti morirai ...”
...sento io rimbrottarmi dalla profonda voce di basso che alberga nelle mie viscere !...Ma subitamente ecco che l’altra mia voce, quella che ha timbro soprano e che dimora tra testa e cuore, ribatte :
“ ...Eh, e che hanno fatto gli altri che non si sono così adoprati, se non questo ?...Morire è cosa che tocca ai vivi...”
...fan coro il gentiluomo e il cortigiano...
“ ...sia ciascun d’esso malato oppure sano ! “
...E così faranno ancor quelli che verranno dopo di noi, Illustrissimo...Quindi, quando la mia morte verrà io procurerò di avere santa pazienza, quella pazienza che Voi tanto predicate...Di sicuro non mi farà trop-
pa paura perché sono certo, più che certo, che lo aver paura non è cagione che la morte si ritiri. Quando
verrà l’ora...
(....e ancora viene la stellata musica di SantErmo in una sua variante detta Verrà l’ora e a questa il Redi si attiene tornando a dire come uom che vede il suo finire...)
...Io gir men voglio
per mio gentil diporto
purchè sia carca
di brindisevol merce
questa mia barca...
...Non iscandalizzatevi, Illustrissimo...
...E’ bello andar
per barca in mare
verso...
verso la sera...
...E io non ho altra ragion di scusa che il saper da tempo, da tanto tempo, di dover navigare...
...Su, su voga mio Reduccio,
corri incontro ad...
Ariannuccia
come il sai...
Che saria
gran follia
e peccato ben parecchio
dare il vino innacquato a uom
che è vecchio !
(...e vanisce la musica sul parlar del Redi alla Vigna gentile, con amore da lei commiatandosi...)
....Manna del ciel sulle tue trecce piova
vigna gentil, che questa ambrosia infondi...
Ogni tua vite in ogni tempo muova
nuovi fior, nuovi frutti e nuove frondi...
Un rio di latte in dolce foggia nuova
i sassi tuoi placidamente inondi...
Né pigro gel, né tempestosa piova
ti perturbi giammai, né mai ti sfrondi...
(...e qui torna leggera la musica del Verrà l’ora...)
...E ‘l tuo Signor nell’età sua più vecchia
possa del vino tuo ber colla secchia !...
(...e soffia sulla candela che ha in mano il Redi mandando al buio la scena e la sua finta vita. Resta, malinconica e serena, la musica che
sale, sale e va a cercar le stelle...
(...fatto al Riposo dei Vescovi in San Domenico di Fiesole nell’Agosto 1991.
Detto in
mille posti negli anni a seguire e rifatto a Strada in Chianti in
Agosto 1998 )
Note dell’autore
“ ...accaddemi che stando nel tempo dell’estate io in villa a san domenico di fiesole in compagnia di amici cani e di una turba di
gatti, mi dilettassi di un libruccio che niuna importanza parea pos-
sedere tanto egli appariva di minuscolo carattere e senza nobiltà di forma esteriore, Ma più ch’io lo sfogliava, più mi si rivelava posse-
der tesori di umori sapidi e molta intelligenzia...Composto di mano
di tale redi francesco, uomo vissuto cento e cento e ancor più cento
anni prima dei nostri, trattava di lettere e consulti del suo autore che
essendo medico molto sapeva ma anche molto ignorava...Di acque e
vini dimostravasi epperò gran conoscitore e in appendice alle senten-
zie metteva parole per entrambi i due...Tanto che mi ci appassionai e
di una notte di luna grande io feci alba nel leggere e rileggere... “
Dedica dell’autore
“ ...un omaggio affettuoso e irriverente al mio omeopata “
Avvertenza agli eruditi
“ ...questo testo, nato come materiale per uso teatrale, asemblea e
liberamente rielabora le opere Lettere e Consulti, Bacco di Toscana,
Arianna Inferma tra loro commisti e integrati drammaturgicamente
con scritti dell’autore e regista svolti alla maniera di... “
Locandina dello Spettacolo
“...di lettere, consulti e ditirambi del signor redi francesco medico in toscana e cantore di viniferi colli “
di e con sergio ciulli
Monologo con musica per un attore
musiche
Daniele Andriola
costume
Patrizia Menichelli
assistenza
Mario Nicosia
impianto tecnico
Omicron Firenze
Concertazione Spettacolo
Sergio Ciulli
Prima Nazionale
Fattoria di Vistarenni
in terra di Chianti
19 ottobre 1991
Festival
I suoni della Vendemmia
Bibliografia
La prima versione del testo è stata edita
dal Centro di Studi Storici Chiantigiani
a cura di Renato Stopani
Radda in Chianti 1991