DI MAMMA CE N’E’ UNA SOLA
Monologo
di ALDO NICOLAJ
PERSONAGGI
ELVIRA
Commedia formattata da
ELVIRA
Come madre non posso rimproverarmi nulla e con mia figlia ho sempre avuto un rapporto eccellente. È successo quello che è successo, ma noi siamo sempre state come due sorelle. Ci siamo sempre dette tutto, tra noi non ci sono mai stati segreti e ci trattavamo con grande confidenza e massimo rispetto. C’è sempre stata una vera complicità tra noi, per una sciocchezza ridevamo per delle ore, non finivamo mai di abbracciarci, sempre d’accordo su tutto, mai un litigio, un battibecco, una discussione… Ho sempre saputo starle vicino, condividere la sua vita, non le ho mai fatto sentire il peso della mia autorità, evitando di essere una madre possessiva ed evitando di ossessionarla con stupide proibizioni. Per carità, a mia figlia ho lasciato la più completa ed assoluta libertà e lei ha sempre potuto fare tutto quello che voleva. Ho soltanto preteso di essere informata su tutto, sapere dove andava e con chi e che non mi nascondesse nulla di nulla. E questo solo per poterle dare dei consigli ed evitarle quegli errori che i giovani, proprio per la loro inesperienza, sono portati a fare. Guendalina mi ha sempre detto tutto, dando retta ai miei consigli ed apprezzando il mio modo di aiutarla. Non abbiamo mai avuto contrasti. Mai e poi mai. Le piaceva una cosa e la faceva, tanto sapeva che la mamma non le avrebbe detto di no. E questo fin da piccola. Certo qualche volta, mio malgrado ho dovuto ingegnarmi per farle cambiare idea, come quando s’era messa in testa il ballo. Mi sono guardata berne dal dirle che non mi pareva la carriera giusta per lei, al contrario l’ho incoraggiata: era libera di seguire questa sua passione e poteva iscriversi alla scuola di danza che preferiva… Io non ero d’accordo non perché non ami la danza, anzi, sensibile come sono ad ogni forma d’arte, mi avrebbe fatto anche piacere che la bambina diventasse una grande danzatrice, ma, anche se non lo faccio vedere, sono piuttosto ansiosa, perciò mi terrorizzava che a Guendalina avesse potuto succedere quello che era successo ad una mia cuginetta che proprio quando stava per diventare una étoile aveva dovuto abbandonare le scene a causa di una caduta per cui era andata in una depressione da cui non si era più ripresa… Se fosse successa la stessa cosa alla mia Guendalina sarebbe stata una tragedia ed avrebbe avuto la vita rovinata. Non volevo che la mia bambina corresse questo rischio. Perciò come madre, era mio dovere preservarla da una possibile delusione. Con amore e grande tenerezza sono riuscita a distoglierla da questa sua grande passione, facendole capire che, dato il suo fisico un po’ abbondante e le gambe leggermente storte, non avrebbe mai potuto diventare una star. Mi è spiaciuto perché lei ha sofferto e per mesi e mesi non ha fatto che piangere e disperarsi. Ma poi le è passata completamente questa passione, di danza non ha parlato più, anzi quando mi è capitato d’invitarla a teatro a vedere un balletto mi ha detto che preferiva andare a vedere un film. Ed io ero felice, perché se nella vita si fosse rotta una gamba non avrebbe dovuto interrompere una carriera… Noi madri, con la nostra sensibilità dobbiamo vedere lontano ed io sono orgogliosa di avere evitato a Guendalina un grosso dolore, dolce e remissiva com’è non avrebbe retto alla delusione.
Però ha sempre avuto il suo carattere, è una ragazza coraggiosa ed ha saputo anche prendere decisioni difficili. Anche perché io sapevo imporgliele con dolce fermezza. Come quando a quindici anni voleva fare un provino per la televisione. Io ho lasciato che si preparasse e facesse i suoi corsi senza mai ostacolarla o cercare di dissuaderla. Anche se non approvavo che entrasse in un ambiente dove la gente si scanna l’una con l’altra e in cui l’avrebbero fatta a pezzi, povera bambina. Fortunatamente, è stato il destino ad aiutarmi. La mattina del provino, non so come, mi sono sentita male. Lei era pronta per uscire quando mi ha sentita lamentarmi nel letto ed è accorsa appena in tempo perché sono svenuta tra le sue braccia. Si è presa una paura… una paura… fortunatamente non era niente di grave… Dopo mezz’ora era tutto passato, ma Guendalina non volle lasciarmi sola e rinunciò al provino, povero tesoro. Mi domandò “Mamma, se avessi fatto il provino, lo avrei vinto io?“, io le risposi “Forse, tesoro, se avessero accettato il fascino del tuo leggero strabismo… ” Glielo dissi con tutto il mio affetto, ma lei ci rimase male e si avvilì. E fu inutile che la spingessi a ritentare spiegandole che il suo occhio leggermente storto la rendeva anche più attraente… del resto Venere, che era la dea della bellezza, non era strabica anche lei? Non volle più sentir parlare di provini, povero tesoro. Bisogna riconoscere che i giovani sono volubili, le è passata la passione per la TV come le passò quella della danza… Peccato da un lato, perché anche se non è una gran bellezza, carina è carina, anche se ero molto meglio io quando ero giovane. Il guaio è che lei non è molto alta, ha un occhio un po’ storto… ha un seno un po’ scarno, le gambe non proprio perfette… ma è una bella ragazza. Quando esce dall’estetista, ben truccata e la tinta ai capelli appena fatta, non passa inosservata. Tanto è vero, non so come, si sono innamorati di lei sempre e soltanto bellissimi ragazzi. Cosa che a me, che ero molto meglio di lei, non capitava mai. Di corteggiatori ne ho avuti tanti, ma chissà perché uno più brutto dell’altro. Il mio povero marito aveva un fisico notevole, ma non era certo una bellezza. Gli occhi storti, il naso schiacciato, la faccia butterata… ma abbiamo avuto certe notti d’amore… tanto al buio la faccia non si vedeva… La mia Guendalina l’occhio storto l’ha preso da suo padre, ma mentre lui era proprio guercio e non si capiva mai da che parte guardasse, lo strabismo di Guendalina è un segno di bellezza. Il suo guaio è il naso, che dovrebbe essere più corto. Ma in questo non ho sentito ragione e non ho voluto che se lo facesse rifare perché alle volte viene fuori un naso anche peggiore di prima. E, poi, lei anche con quel naso, l’occhio storto e le gambe un po’ corte piace ed ha avuto un sacco di corteggiatori. Ma guai se non avesse avuto me vicino… è così ingenua… così credulona… bastava che un giovanotto le facesse qualche complimento per innamorarsene e convincersi di avere trovato l’uomo della sua vita. Se non le fossi stata vicino io, non so cosa le sarebbe successo. L’ho sempre giustificata perché alla sua età è comprensibile prendere delle cantonate, ma per lo meno io le ho evitato sciocchezze. La facevo riflettere dimostrandole che è superficialità scambiare per amore una semplice simpatia. E l’ho sempre fatto senza mai prenderla di punta, delicatamente… spiegandole che se il buon dio le aveva dato il libero arbitrio, non potevo certo essere io ad impedirle di prendere le sue decisioni, non le imponevo niente, per carità, la pregavo soltanto di dare retta alla sua mamma che le voleva tanto bene, anche se la pensava diversamente da lei. Non ho mai alzato la voce, mai preteso mi desse ragione. Non ho mai voluto essere una di quelle madri ossessive che vogliono decidere della vita dei figli. Ma volevo che si mettesse bene in testa che non ascoltando i miei consigli mi avrebbe dato un dolore che non meritavo. Non ho mai fatto come certe mamme che per farsi ubbidire dalle figlie le ricattano sentimentalmente. Io, mi sono limitata a farle dire dal nostro medico di famiglia di stare attenta alla mia sensibilità perché quando si ha un cuore debole come il mio anche un dispiacere può essere fatale Forse anche pensando alla mia salute, lei ha sempre ceduto. Ma non quando ha incontrato Massimo, che innamoratissimo di lei voleva sposarla in quattro e quattr’otto. Cotta e mangiata, come se l’avesse messa incinta e fosse necessario un matrimonio riparatore… Figuriamoci se potevo accettare che mia figlia si sposasse così, come una ladra, per andarsene poi a vivere in un altro continente… Mi è spiaciuto non avere il suo entusiasmo anche se devo ammettere che questo Massimo è un gran bel ragazzo e a Guendalina voleva molto bene. Ma sposandola se la sarebbe portata in Brasile, dove aveva un ottimo lavoro, ed io sarei rimasta qui sola ed abbandonata… dopo tutti i sacrifici che avevo fatto per lei… dopo che avevamo vissuto insieme una vita… Non mi pareva giusto. La fatica per convincerla a cambiare idea… con questo Massimo si era veramente intestardita, diceva che senza di lui la vita non aveva senso… piangeva… si disperava ed a me faceva male al cuore vederla in quello stato, ma che vita avrebbe fatto in Brasile lontana dalla sua mamma? Un gran peccato perché lui era dolcissimo ed innamorato follemente di lei. Ma se Massimo l’avesse sposata e se la fosse portata in Brasile, dopo qualche mese di felicità, avrebbe potuto succedere di tutto. Poteva accorgersi che lei in fondo non era una gran bellezza mentre il paese in cui viveva era pieno di ragazze splendide, con corpi statuari… una di quelle mulatte da capogiro avrebbe potuto mettere gli occhi su di lui facendogli vedere la differenza tra lei e Guendalina? E lei, allora, povera figlia mia, cos’avrebbe potuto fare, in un paese come il Brasile, lontana dalla sua mamma, tradita ed abbandonata dall’uomo che amava? Ho cercato di ragionare con lei, ma non c’era verso di toglierle dalla testa questo suo Massimo, pareva che fosse l’unico uomo sulla crosta terrestre. Quante volte ho cercato di farle capire che in Brasile, con tutte quelle donne stupende che ci sono, poco a poco Massimo si sarebbe accorto del suo naso lungo, dell’occhio storto, delle gambe tutt’altro che perfette… Non mi stava nemmeno ad ascoltare, non c’era modo di persuaderla. Allora ho capito che dovevo sacrificarmi io, ad estremo male, estremo rimedio. Sapevo che le avrei dato un grande dolore, ma meglio una sofferenza oggi che una disperazione che dura tutta la vita. E poi perché Guendalina doveva rovinarsi l’esistenza per un uomo che appena giunto in Brasile, forse ancora in piena luna di miele, le preferiva una mulatta che col vudù l’avrebbe legato a lei tutta la vita? Potevo lasciar correre un rischio simile alla mia bambina? Allora, visto che oltretutto questo Massimo era un bel ragazzo, una sera in cui io e lui aspettavamo Guendalina, che aveva telefonato che avrebbe tardato, con la scusa che volevo stirargli i pantaloni glieli ho fatti levare e me lo sono portato a letto. Devo ammettere che come uomo questo Massimo aveva tutto quello che può soddisfare una donna, ma a me le sue prestazioni interessavano soltanto fino ad un certo punto, il mio scopo era quello di far capire a Guendalina che di Massimo non doveva fidarsi perché l’avrebbe tradita con tutte le donne come l’aveva tradita con me. Ma quando Guendalina ci vide a letto insieme, non mi ha lasciato nemmeno parlare… ha preso la sua roba e se n’è andata di casa… Inutile che dicessi che l’avevo fatto per lei… perchè capisse che non si doveva fidare di un uno come Massimo… Mi ha solo gridato in faccia che io da quando è nata le ho sempre e soltanto rovinato la vita… Ha osato dire questo ad una madre come me che è vissuta sempre e soltanto per lei, accettando tutto quello che faceva, senza contrastarla mai… pensando solo a farla contenta… pronta a soddisfare tutti i suoi capricci… Dire una cosa del genere a me, che sono sempre stata per lei più di un’amica… più di una sorella… più di una madre… Se n’è andata lasciandomi sola. Massimo, incosciente come tutti i maschi, se ne è tornato in Brasile dalle sue mulatte… mentre io non posso far altro che disperarmi e piangere e maledire mia figlia per la sua ingratitudine… dopo che avevo rinunciato alla mia vita solo perché lei fosse felice…
FINE