Dietro l’angolo

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Commedia in 2 atti di :


Angelo Scammacca


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 2

PERSONAGGI  :


Mastro ISIDORO SCOCCIAMULI

ANNUNZIATA

DOROTEA

EUGENIO

SARAH

Ragioniere MAZZACANE

Donna CARMELA

FILIPPO


(pittore)

(sua moglie)

(figlia)

(figlio)

(amica di Dorotea)

(vicino di casa)

(infermiera tuttofare)

(nipote di Carmela)


DICITORE


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 3

TRAMA:

Isidoro Scocciamuli artista e maestro di pittura, svolge la propria attività in casa, dipingendo dei quadri di pessimo gusto, che difficilmente trovano estimatori. Attorno a lui si muoveranno la moglie Annunziata e la figlia Dorotea verso le quali avrà sempre da criticare sul loro operato, mentre nei confronti della figlio Eugenio (impiegato presso uno studio legale) avrà sempre il massimo della stima,considerando che quest’ultimo, spesso provvede ad elargire al padre qualche banconota. Frequenterà la casa il rag. Mazzacane, il quale, trovandosi in una posizione economica agiata, accompagnerà sempre il suo ingresso, con degli involti di cibo più che graditi dallo stesso Isidoro.

Inoltre, altra fonte di guadagno, sarà la modesta cifra che donna Carmela infermiera tuttofare, oltre alla sua gratuita prestazione, pagherà affinché il nipote Filippo impari le tecniche di pittura da mastro Isidoro. La vita dello stesso subirà un forte scossone, quando Sarah (compagna di studi di Dorotea) essendo dotata di capacità chiaroveggenti, gli leggerà le carte, facendo riferimento ad inequivocabili fatti del passato, e prevedendo per lo stesso un futuro fortemente traumatico.

SCENA  :

Una stanza all’ingresso di un appartamento ai piani alti di un edificio, con la comune al centro, che lascerà intravedere il corridoio, che andrà da una parte verso le stanze e dall’altra verso l’uscita. Sulla parete di destra, sarà presente una finestra con delle imposte, in modo da evitare che la luce danneggi i colori dei quadri (uno di Isidoro eduno di Filippo) posti su due cavalletti da pittore davanti alla stessa. Dall’altro lato, unaporta che darà sulla cucina. Un tavolo alcune sedie, in particolare una sedia sarà posta quasi al limite del proscenio dove siederà il dicitore, qualche mobile un attacapanni, un portaombrelli e un lume sulla parete di fondo, due tavolozze e sparse quà e là delle tele.


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CARATTERE DEI PERSONAGGI  :

Isidoro : Età 45/55 anni scontroso e sfruttatore, farà vivere la famiglia di stenti,dando alla moglie pochi soldi per la spesa (il suo sarà un reddito bassissimo), ma sarà amante della buona tavola. Avrà sempre da criticare l’operato del figlia, mentre per il figlio avrà una ammirazione sconsiderata. Solo gli eventi ribalteranno tali opinioni

Annunziata : Età intorno ai 40/50, donna di casa, madre di famiglia, amorevole con ifigli e mal tollera il marito. Di carattere un po svanito, una sua colpa sarà quella di non si rendersi pienamente conto della vita che fanno i figli.

Dorotea : Età 21/23 anni, studentessa presso la “Scuola d’arte Sperimentale”,provvederà in maniera autonoma al proprio sostentamento, senza che il padre s’interessi minimamente al suo corso di studi, anzi dovrà subirne le critiche, giorno per giorno. Vestirà in modo trendy (jeans strappati, maglietta di cotone o felpa, anfibi)

Eugenio : Età 25/30 anni, sarà una ragazzo dinamico, provvisto di telefonino, simuoverà sempre velocemente, a dimostrazione della vita frenetica dei giovani d’oggi. Vestirà sempre sportivo ma con giacca e cravatta.

Sarah : Coetanea di Dorotea, studentessa presso la stessa scuola. Di indolebuona e carattere calmo e sereno, sarà dotata dell’involuto potere di leggere le carte con estrema precisione degli eventi. Dovrà dimostrare una forte emotività.

Rag. Mazzacane : Età 55/65 anni. Figura brillante ed invitante alla fiducia, siesprimerà sempre in modo garbato e gentile, il suo aspetto sarà totalmente l’opposto del personaggio che risulterà in ultimo. Sicuro di sé, si presenterà sempre con delle specialità culinarie da offrire alla famiglia. Avrà sempre con sé un borsello a tracolla. Non sarà mai ben chiara la sua attività né la sua fonte di reddito.

D. Carmela : Età 60/65 anni, sarà la donna delle pulizie ed infermiera di casa. Chefra l’altro non riceverà nessun compenso, anzi pagherà lei qualcosa a mastro Isidoro affinché insegni al nipote Filippo.

Filippo : Età indefinita dai 18 ai 25. Dotato di un talento naturale, sicuramentesuperiore a quello dello stesso Isidoro. Educato e rispettoso.

Dicitore : Qualunque età. Nel primo atto si alternerà agli attori, avrà il compito dipresentare i protagonisti, ma al tempo stesso di creare una confusione molto lineare al pubblico, dando l’impressione di voler meglio definire il carattere dei personaggi.


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I° ATTO

Scena Ia

Dicitore

Si apre il sipario e la scena sarà buia, mentre un occhio di bue colpirà il dicitore che sarà seduto in un angolo in prossimità del proscenio.

Dicitore

:  Quando  l’incredulità  diventa

congenita  in  un  uomo,  quando

quest’ultimo dimostra ostilità assoluta, quando in lui si radica lo

scetticismo e la testardaggine, non c’è altro appellativo che gli si può

dare se non “testa di sceccu”. Senza dubbio ognuno ha un suo modo di

vedere le cose, di trarne la propria impressione, ma negare l’evidenza

e dire che il bianco è nero, soprattutto se tale asserzione non è frutto

del proprio sapere, ma della presunzione che si vuol fare prevalere sul

buonsenso, allora ci vuole proprio una bella martellata sulla zucca,

aprire quella bella testolina ed

infilarci  dentro tutto quanto si è

volutamente trascurato, dargli una bella centrifugata come se fosse una

lavatrice, e mescolarne i valori, i sapori, le opinioni e chi più ne ha,

più ne metta, quindi girare l’orecchio come se fosse un interruttore ed

aspettare che dalla bocca, messa in contato con il cervello, fuoriescano

espressioni più corrette, più moderate, e che non diano l’impressione

di un giudizio presuntuoso, ma di comprensione e di consapevolezza.

Questo è quanto devono affrontare giorno dopo giorno, parenti ed

amici del nostro protagonista, il “maestro Isidoro Scocciamuli”; ca

appoi ca è maestru u dici iddu, picchì ‘n maestru avi i so princìpi, la

sua serietà, un maestro insegna, istruisci, correggi, di certu non cangia

pareri ogne cincu minuti; pensa na cosa, ni dici n’autra, e ni fa una

propriu cuntraria, a genti scemunisci, si senti sballuttata comu na

zattira ammenzu o mari, e all’ultimu dici: ma chiddu è na testa di

sceccu!

( V I A )

Viremu chi ni pinsati vuatri.


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Scena IIa

Isidoro

Luci piene


Isidoro


: (entrando dalla comune, depone qualche tubetto di colore, una tela, qualchepennello. Si leva la giacca. Chiama la moglie, si avvicina alla porta che da in


cucina,   ma   non   ottiene    risposta,)         Annunziata,  oh  Annunziata…

sbagghiava chista, nisciu, e quant’è lesta, comu mi viri nesciri,

zacchiti, si tira a porta arreri e spaddi (socchiude un po le imposte della

finestra)  Appoi ca si fissau, e su si fissau ca a teniri st’imposti

sbalancati non c’è versu. Sugnu sicuru ca mu fa apposta, ppò sulu

piaciri di farimi ‘n sgarbu, comu ci l’haja ‘ddiri no sacciu! (come se

stesse parlando con la moglie):“Annunziata viri ca a luci si mangia i

culuri e i quadri venunu senza brillantizza, senza sprissioni, senza

parola”…picchì ppì ‘n’artista da me livatura, ‘n quadru è comu ‘n

essiri viventi ca ti parra, ti discurri (guarda quello che sta elaborando)

veramenti chistu mi pari ‘n pocu mutangulo. E me muggheri fa a

sudda, sti discursi ne senti, di n’aricchia ci trasunu e di l’autra ci

nesciunu. (nel frattempo indossa il camicione che indossano i pittori prende

la tavolozza, comincia a dare qualche colpo di pennello alla tela che è sul

cavalletto) Appoi ppì non parrari di me figghia Dorotea, a comu cipotti sbagghiari nomu ‘nchinu! Dorotea a chiamai, pinsannu: “è na picciridda di oru”, mancu di lanna m’arisuttau! Sapi addumannari sempri soddi, c’iavi aricchi ‘ntuppati e i sacchetti spunnati. Quantu soddi spenni u sapi sulu idda. Di travagghiu ancora non si ni parra! (ripetendo con cantilena le parole della moglie) A picciridda a sturiari. Apagghiola ca è, si diplomau ppì disgrazia, e ora spatti si scrissi a scola de spirimenti…e su mi cririti non sacciu mancu chi cosa fa. Ppì furtuna ca c’è me figghiu Eugeniu, ddocu u nomu ci ‘nzittai ‘nchinu! E’ un “genio” nato! E’ l’onori da me casa. Quantu travagghia poviru figghiu, è vinnutu. Ci’avi ‘n misteri accussì stancanti, trasi nesci, intra fora, carciri, tribunali…e ccù u viri mai. Sbatti comu na tenca. Però si potta avanti…e potta soddi, ca è a cosa cchiù importanti. Chiuttostu quantu vaiu a viriri su Annunziata si pigghiau i soddi ca ci lassai ppì fari a spisa, a st’autra qualunqui cifra ci dugnu ci pari sempri picca, sa fa sempri scaliannumi i sacchetti.

( V I A verso la cucina)


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Scena

IIIa

Eugenio

Eugenio

: (viene dall’interno, avrà

in mano la ventiquattrore, cercherà qualcosa)

Ava avutu a ‘mprissioni di sentiri a vuci di me patri forsi sarà ca

mu’nzunnai. Dunque vediamo dove l’ho lasciata (ripete le stesse mosse

che ha fatto in un tempo precedente) Allora…quando sono entrato, avevo la

valigetta, l’ombrello e la borsa con i vestiti…l’ombrello l’ho messo lì,

eccolo (lo trova in un porta ombrelli) la ventiquattrore ricordo di averla

poggiata sul tavolo, perché ho preso l’agendina degli appuntamenti (si

rovista

in tasca) eccola qua! La borsa devo averla messa  su di una

sedia,

ma dov’è! Qui non c’è (cerca sulle sedie, nei mobili ma non la trova)

ero certo che neanche qui l’avrei trovato. Forse pensandoci bene, non vorrei che l’ho poggiata sul bancone della cartoleria qui vicino, è probabilmente l’avrò lasciata lì! Pazienza in qualche modo farò, troverò un altro rimedio.(impaziente) Caso mai poi chiedo chi l’ha preso, ora intanto devo andare prima che comincino a fare le riprese senza di me. (gli squilla il telefonino, risponde ) Si! Sono io…no adesso non mi è possibile, fra poco ho una ripresa, possiamo fare più tardi, in serata. Va bene chiamo io non appena sarò disponibile. (dalla tascaprende una banconota e la infila nella tasca della giacca appesa nel portamantelli, e sotto di essa trova la borsa del tipo usata dagli atleti). Eccolaper fortuna, adesso vado prima che comnincino le riprese senza di me.

( VIA dalla comune )

Scena  IVa

Dorotea

Dorotea  : (entrando dalla comune, immediatamente dopo l’uscita del fratello, parlacome se stesse parlando con lui. Dimostra il dinamismo e la frettolosità che contraddistinguono i giovani d’oggi) L’ho capito che non c’è nessuno,

va bene ciao. (Avrà in mano l’astuccio di una chitarra o di un violino) L’assillu non c’è (riferendosi al padre, indica il cavalleto) com’è ca mu’nzonnu a notti, u viru di jornu e non mu pozzu scudduriari a sira, sulu quannu ci’addumannu qualche soddu spicciu, o mi vota i spaddi, o mi dici: “ca non voli essiri distrubbatu mentre crea” (da unocchiata al quadro che sta dipingendo il padre) perché lui crea…arrivau u


( V I A verso la comune )

(prende un soprabito un cappello demodè, la borsa ed

(comincia  a  posare

(entrando depone le tovaglie sul tavolo)

al pubblico)

(cerca e trova una monetina, mostrandola

Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 8

frati do patrieternu, crea sti belli purcarii ca chiama quadri…”pittura interpretativa” la chiama lui. Però su non a ‘nterpretati comu a penza iddu, vi dici ca siti bestii e non capiti nenti. Na vota mi mustrau ‘n quadru tuttu jancu, unni si vireva na macchia niura a centru, e m’addumannau: secunnu tia chi è? E jù ci’arrispunnii: chi ‘ssacciu…’ncocciu di ceusu scafazzatu. Cretina! Mi dissi! (assorbendol’epiteto) non è ca jù m’aspittava di megghiu?! Picchì tu sta taliannu a macchia niura averu? Invece il quadro è tutto il contorno bianco, che non è altro che la tonaca di una monaca d’ospedale ca s’assittau supra na sculatura di cafè! (si guarda attorno evede la giacca del padre appesa, nell’andare a rovistare, aprirà involontariamente l’anta della finestra) Accanuoti si scuddau qualche

soddu di carta ‘nta sacchetta?!

mih…10 centesimi, ‘n capitali! E va beni, boni ppì fari

na telefonata a Sarah. Mi pigghiu u strumentu.(prende l’astuccio)

( V I A per la comune)

Scena  Va

Annunziata

Annunziata : (viene dall’interno con della biancheria da porre nei cassetti, e nel corridoioparlerà con la figlia mentre sta uscendo) Dorotea stai niscennu? Non tiritirari tardu u senti, ca staju cu l’amma satata…

Dorotea           : (risposta dall’interno) Poi ne parliamo. Non ti preoccupari, ciau.

Annunziata : E jù ‘nveci mi preoccupu, fatti sentiri, allura stu schifiu di telefoninu picchì tu ‘ccattasti…ah…ppì riceviri?!… viri ca ti lassu

u mangiari prontu…stai attenta!

Sempri fora sta carusa, certu a scola, a musica! Però sempri fora,

vulissi sapiri chi spirimentunu ‘nta sta scola.

qualche tovaglia) Isidoru sarà ca ancora non s’arricugghiutu, picchìa’stura a finestra non era sbalancata; quant’è reticu malanova di iddu sulu, ‘ncoppu a voli chiusa, ‘ncoppu a voli aperta, comu mi l’appa simpurtari stu cataplasma u sacciu jù sula. Ora vò fazzu tannichia di spisa.

esce)


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 9

Scena

VIa

Dicitore

Si attenuano le luci, e si riaccende l’occhio di bue sul dicitore.

Dicitore

: A questo punto, avete conosciuto uno per uno la famiglia di Isidoro

Scocciamuli, testardo a convenienza; però un artista di primo livello,

almeno così si definisce lui, che ne farà di un arte ricca di valori, di

espressioni e di colori, la sua comprovata povertà, sia di spirito, che

economica.  Annunziata,  sua  moglie,  un  po’  distratta  ed  apatica,

apprensiva come madre, ma stanca e pigra nei confronti del marito, il

quale la fa vivere in un mondo di stenti, camuffati da una filosofia del

benessere tutta sua e che vuole imporre anche agli altri. Eugenio…

beh… lui è un giovane d’oggi, frenetico e dinamico come tutti i

giovani,  impegnato  nella  convulsa  attività  lavorativa  dell’ufficio

legale dove lavora, e stimato dal padre perché rappresenta per lui una

fonte di approvvigionamento continuo. Al tempo stesso  distratto e

confusionario, quale caratteristica dei giovani. In ultimo Dorotea, che

darà l’impressione di essere una specie di hippy, una figlia dei fiori,

un ragazza che dice sempre poi, dopo, che applica la teoria del meglio

mai che prima. Non molto stimata dal padre, perché la vorrebbe

impiegata,  e  quindi  redditizia…per  lui.  Ora  proviamo  a  mettere

insieme  tutto  ciò,  come  se  fossero  gli  ingredienti  di  un  piatto

particolare e vediamo la nostra ricetta cosa ci farà gustare. ( V I A )

Scena

VIIa

Isidoro – rag. Mazzacane

Si riacendono le luci

Isidoro

: ( Indossa il camicione dei pittori, intento a pitturare il quadro, e socchiuderà

la finestra)  Sta camurria di finestra sempri sbalancata, appoi i quadri

venunu allampati comu o spiddu di prima sira, macari mi siddiai a

diraccillu, va finisci ca ci chiantu quattru chiova. Picchissu ppì

vinniri ‘n quadru viru i peni, a genti ci parunu sculuruti, senza vita,

mentri jù ci mettu l’anima u cori e macari u prumuni.

Suonano alla porta ed Isidoro va ad aprire

Isidoro

: (rientrando)  S’accumudassi ragiuneri Mazzacani, s’assittassi unni

ci fa comudu. (nota  il  borsello)  Ddu zainettu sempri a tracollu

m’ariccumannu.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 10


Mazzacane


: (avrà un borsello porta oggetti sempre addosso). Su peddu chistu sugnu persu, ca ci sunu tutti i ricevuti de condominii. (gli chiede)Chi è sulu?


Isidoro


: E non ma passu megghiu?! I me figghi sa unni coddunu, e me muggheri ivu a fari a spisa, e su cunsidiramu quantu tempu javi ca è fora, pensu ca st’accattannu tuttu u mercatu.


Mazzacane


: I fimmini sunu piriculusi, ci’anu i manu spunnati, parunu mastru pitittu, zoccu virunu accattunu, e certi voti macari chiddu ca non virunu. Ajeri me muggheri mi dissi: “Petro dammi qualche soddu minuto ppì fari a spisa” e jù babbu babbu, ci desi 250 o forsi 300 euri spicci…


Isidoro


: E cchiù picca di tantu ci voli dari. Almenu so muggheri ci dumannau, antura me muggheri abbuddau a manu e non sacciu quantu s’azzampau. Caro amico, u mangiari costa, non parrannu do pisci ca è cosa di vinnillu ‘nte gioellerii…e a frutta nenti ci pari, tutti primizii sunu, appoi ca oggi vanu di moda sti prodotti di agricoltura psicologica…


Mazzacane


: E a genti nesci pazza ccù tutti sti cosi… però non mi capacitu! Jù ci dissi: Accatta dui feddi di filettu, dui panini, e quattru puma, picchì u sapi, a’mmia ca ci’haju ‘n pocu di culiti, i puma mi tenunu u stomucu. Ebbeni, non turnau ccù debiti?! Ddocu mi sa…ca mi fa u zampillu, a’mmia, ca voddiri ca haja statu l’emblema dill’onestà.


Isidoro


: D’averu mu diciti? E comu mai non ci’abbastanu?


Mazzacane


: Ca u filettu u’ccattau, ma ci ni pigghiau macari dui chila ppì me figghiu u maritatu, na cascia di sbeggi e ‘n panareddu di fraulini picchì a me nora ci piaciunu, dui mirruzzeddi quantu ‘nchilu e menzu e o briosci ppò picciriddu…


Isidoro


: (rapido) Che fattu siccu averu? A’mmia macari, quann’era nicu mi daunu sempri pisci, mi daunu a mangiari angiovi salati, o s’annunca muccu1, chiddu nicu nicu, (simula il gesto mentre Mazzacane lo guardastralunato) u spicchiaunu ci livavunu a resca e u facevun u arrustutu.


Mazzacane : O muccu ci livavunu a resca?! E ‘nta quali rarigghia u rusteunu?


1Pesce neonato


2

3E sugnu n’autra vota ccà.

4

5Annunziata :

Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 11

Isidoro

: Ca me nanna aveva na rarigghia, ccù na magghia stritta stritta,

comu a chidda ppè muschitti, addumava ‘n luminu e u rusteva…

bellu veni! A propositu l’ata ‘ntisu ca Gilormu Moschettu chiddu ca

ci’avi ddu bellu negoziu di mubilia a chiazza…

Mazzacane

: Moschettu u pumperi?

Isidoro

:  Sì,  u  vorricamotti!  Avaja,  chiddu  ca  vinni  mutanni  intimi,

biancheria, quasetti… ca ‘nsacca i soddi cca pala! Ebbeni, sinni và

a chiesa a pigghiarisi u paccu cca spisa ppè puvireddi.

Mazzacane

: D’averu mu diciti?… Ddocu mi sa?!

Isidoro

: Ciù giuru, mu dissi me muggheri, e mu cunfirmau macari donna

Carmela, ca ogne ghiornu veni a fari qualche sirvizzu, dici ca u viri

nesciri sempri di ddà che borsi a manu.

Mazzacane

: Ddocu mi sa ca c’è fetu d’abbruciatu, non po’gghessiri ca ccu tutti

i soddi ca varagna s’arridducivu di sta manera…(allusivo) macari

‘nta certi ambienti esisti sempri u limiti.

Isidoro

: Sì! U limiti do puzzu senza funnu, a’stura ppì sparagnari i soddi de

tassi, si porta i soddi a svizzera, e ccà fa a parti do

puvireddu,

quantu si voli scummettiri ca è scrittu macari ‘nta l’elencu de poviri?!

Scena VIIIa

Isidoro – rag. Mazzacane - Annunziata

(si ritira con una borsettina della spesa, contenente una lattuga, due panini

comunemente chiamati ferro di cavallo) Bongiornu ragiuneri.

Mazzacane : Bongiorno signura Annunziata.

Annunziata : Com’è ca una nesci p’accattari tannicchia di spisa, e s’arricogghi stanca e avviluta.


Isidoro


: Picchì u mangiari pisa, picchì nuatri semu addiccati a mangiari tutti ddi cosi pisanti…custati, tunnina, vasteddi di pani di casa, su anveci mangiassimu cosi cchiù liggeri…


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 12

Mazzacane

: A certu fussi n’autra cosa. Ddocu mi sa…ca ci vulissi t’annichia di

formaggio magro, na fidduzza di sogliola, dui tri coccia e non cchiù

di jammoro….e na cosca di jaccia ppì fari…

Isidoro

: (lesto) U pizza armonicu2 veru?

Annunziata

: No ragiuneri, me maritu si rifirisci a n’autru tipu di mangiari

liggeru,  iddu  vulissi  diri:  fulinii,  vampugghi,  boccate  di  aria

stagionali, e all’ultimu ppà’diggiriri, una bella tazza di acqua caura

ccù na fogghia d’addauru.

Isidoro

: Non ci dati ascutu a me muggheri, ca parra tantu ppì parrari.

Annunziata

: Eh sì! E’ a prissioni ca mi fa sparrari. Ca comu sentu a’ttia

m’aumenta peggiu di na cammarataria.

Mazzacane : (mentre s’avvia verso la comune) Ora scusatimi ma vaja salutari, picchì

è‘nto ricugghirisi me muggheri e voli na manu p’acchianari i borsi da spisa, s’annunca ci stancunu i vrazza.

Isidoro

: E mi pari giustu. Quannu vuliti veniri, siete sempre il benvenuto.

Mazzacane

: Tanti ossequi signora Annunziata

( V I A )

Annunziata

: (mentre lo accompagna all’uscita) U vogghiu cca saluti ragiuneri. (esce

un attimo di scena per chiudere la porta, e rientra dopo che Isidoro avrà

scrutato all’interno della borsa della spesa)

Isidoro

: (dopo avere guardato si rimette a dipingere) Accattasti tuttu cosi?

Annunziata : Jautru, e non c’è mancu bisognu ca mi duni na manu comu fa u ragiuneri, picchì sta borsa a pozzu isari ccù ‘nghiriteddu di quant’è leggia. A so muggheri ci stancunu i vrazza…a ‘mmia ‘nveci mi stanca u ciriveddu, pisannu a comu ci l’haja ‘ffari bastari ddì dui

euri ca mi duni pp’accattari u mangiari.


Isidoro


: Tu spiegu subitu! Accattasti a lattuga?! Benissimu! I pampini di fora i fai ogliuti, ci mittemu na goccia precisa di ogghiu…


Annunziata : Spirannu ca non ni sbagghiamu a manu e ni nni cascunu dui, picchì ni po’ sbuddiri u stomacu.

2pinzimonio


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 13

Isidoro

: Ca spiriamu di nò, s’annunca rasca a gola…(riprendendo il discorso)

quindi i fogghi vugghiuti, ni mangiamu ppì virdura a sira. Mentri

ccà curidda di intra fai na bella ‘nzalatuna a minziornu.

Annunziata : (ripete) Tuna?!… E fina a ccà ci semu, cuntinua.

Isidoro

: (se si ritiene necessario si può prendere un panino e simulare dal vivo)  Ti

fici accattari dui ferri di cavaddu, giustu?

Annunziata

: Sissignuri.

Isidoro

: Picchì ti fici accattari? Picchì? Tu spiegu jù. Ogne ferru di

cavaddu è fattu di quattru iriteddi di pani, in modu ca si ponu

scucchiari  e  facemu  quattru  filuncini,  nuatri  semu  quattru,  ‘n

filuncinu a testa ppò minziornu e unu a testa ppà sira.

Annunziata

: Allura, vistu ca semu quattru, picchì mi facisti accattari dui ova

suli?

Isidoro

: Picchì ppì sta ricetta dui ci’abbastunu!… Ascota : Si prendono due

uova…

Annunziata

: Le uniche!

Isidoro

: Si fanno sodi nella cazzalora, quindi si munnano e si tagghiunu

precisi a mità, facennu attenzioni che la badda resti bedda sana.

Quindi ora ci’hai quattru menzi bianchi ca ni munuzzamu ognunu

‘nta nostra bedda porzioni d’inzalata; quindi abbiamo, proteine,

vitamine e aminoacidi.

Annunziata

: L’acidu mu fai acchianari tu! Abbasta ca ti taliu! E… a badda?

Isidoro

: Chidda servi per la cena serina. I spaccamu a mità, e facemu

menza badda a testa, un pizzico appena appena di sale, senza fari

troppu spadditu, e ppì evitari ca ni putissi allippari ’nto cannarozzu,

avemu ddù bellu broru di lattughi, d’accussì vivemu e ni depuramu.

Annunziata

: E ppì frutta?

Isidoro

: Non è essenziale! Picchì poi aviri u stissu risultatu, taliannu un bel

quadro di natura morta…non ti ‘ngoffi a panza ma t’arricrii l’occhi,

si definisci : ”sazietà del subinconscio”.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 14


Annunziata


: ‘N’primis, tu non fai quadri di natura morta, ma di frutta fracita. Tant’è veru ca l’ultima schifazzata ca facisti u vinnisti quattru soddi.


Isidoro


: I soldi non servono per ripagare un artista!


Annunziata


: Ma servunu ppì sfamari a famigghia dill’artista. Addiri, menu mali ca modda me figghiu Eugeniu…


Isidoro


: (la redarguisce) Me figghiu Eugeniu! Ca menu mali ca ci misi un nome così solare…e ricordatillu: “è l’unico sole autorizzato a circolari ‘nta sta casa….”


Annunziata : Chi veni addiri?


Isidoro


: Ca tu mi lassi apposta l’imposti sempri aperti, e trasi u suli; comu ti l’haja ‘ddiri no sacciu, chi parru turcu: viri ca u suli si mangia i culuri…


Annunziata : Almenu iddu mangia. Comunqui jù finestra non n’haja graputu.

Isidoro

: ‘Ntantu jù a trovu sempri splancata.

Scena

IXa

Isidoro – Annunziata –Dorotea - Sarah

Dorotea

: (entra in compagnia di Sarah)

Entra, entra Sarah.

Sarah

: Buongiorno.

Annunziata

: Ciao, accomodati.

Dorotea

: (mentre si toglie il giubotto e posa lo strumento musicale) Questo è mio

padre, il mio vecchio papy, il vetusto.

Isidoro

: Non sulu ca sugnu papy, ma signu macari vecchiu e vistutu.

Dorotea

: Hai visto, chi t’ava dittu jù? Dicu na cosa e ni capisci n’autra.

(rivolto bonariamente ai genitori, per presentare Sarah) Ragazzi…

Isidoro

: (guarda la moglie) Non ti papariari ca sta parrannu ccu’mmia!

Dorotea

: Ragazzi, lei è Sarah, la mia nuova amica.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

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Sarah

: Molto piacere.

Isidoro

: Sarah? Jù sugnu cunvintu ca ti chiami Rosaria, ma Dorotea,

t’accuzzau u nomu p’arrisparmiari ciatu, accussì ti po’ chiamari dui

voti. E’ tirchia da nascita, non è comu a’mmia ca sugnu sburgiso3,

mi sanu sentiri “manu larga”.

Annunziata

: (al pubblico) P’acchiappari! (a Sarah)…E tu chi fai a stissa scola di

Dorotea?

Sarah

: Si signora, anch’io sono iscritta alla scuola sperimentale, e le dirò

che mi ci trovo benissimo, perché ci viene lasciata ogni libertà di

espressione.

Annunziata

: Sugnu cuntenta ppì’ttia.

Isidoro

: Certu, ci’anu tutta a libertà ca volunu. Sa caliunu, si stricunu comu

e jatti, si mungiunu comu e cunigghi, e prufissuri i chiamunu di tu;

chi cosa spirimintati ‘nta sta scola, ancora non l’haja caputu.

Dorotea

: Papà, ti l’haja dittu milli voti: questa è la scuola del domani. E’

creativa, su una ci’avi idee nuove, proposte strane, di qualunqui

natura artistica…’nta sta scola sei libero di esprimerti.

Isidoro

: Appoi tu?! Ccù tutti sti spremuti ca sai fari?!

Sarah

: Dorotea vuole dire, che questa è una scuola particolare, è la scuola

che c’invita a creare oggi, le cose che apprezzeremo in futuro.

Dorotea

: (al padre) Parrannu propriu di futuru, tu u sai ca Sarah sapi leggiri i

carti.

Annunziata

: Veramenti a’mmia sapiri u futuru m’ha fattu sempri ‘mprissioni. E

appoi a raggia ca mi veni, quannu pensu ca ci sunu tanti lestofanti,

ca ‘cianu sulu u scopo di scipparici soddi, a ddì mischini ca cercunu

t’annicchia di cunfortu, ppè sò problemi.

Sarah

: Ti prego Dorotea, preferirei non parlare di queste cose, tua madre

ha ragione, molti sfruttano e speculano sulla buona fede degli altri.

Comunque signora io non lo faccio né per mestiere, né per soldi, ho

3generoso


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 16

scoperto per caso di avere questa capacità, e non ho mai accettato un soldo da nessuno.


Isidoro


: Non ci’haja criritu mai ‘nta sti cosi, sunu tutti ‘mbrugghiuni. Ca certu ci leggiunu u futuru?! Unu non è ca i po’ smintiri e ci po’ diri su è veru o nò! Non n’anzettunu una! Vulissi viriri ora a’ttia, chi mi sai diri da me vita.


Dorotea


: Cosa ti avevo detto? Ca me patri è miscredente!


Isidoro


: E tu si miscretina! Chi haja vistu fin’ora ca avissa a cririri senza viriri.


Annunziata


: Su ci’hai u curaggiu di sapiri a vintura, fatti leggiri i carti e ti fai diri chi t’aspetta.


Isidoro


: Certu, facili è! “ Lei quanto prima avrà una sopresa economica” Unu chi penza?! Ca vinci o jochilottu, o a schedina e accumincia a ghiucari di paru a paru, appoi ‘nveci da vincita, t’arriva na bulletta da luci ca ti stinnicchia tisu tisu; e ci’à’ristau futtutu dui voti, prima picchì spinniu i soddi, e secunnu picchì ci tagghiunu a luci.


Dorotea


: Allura su tu pensi “giustamenti”, ca u futuru non ti cunvinci picchì ti po’ ‘ddiri ‘n pugnu di munzignarii, fatti leggiri u passatu, almenu di chistu ni sì certu.


Sarah


: Ti prego, se tuo padre non ci crede avrà i suoi motivi, o qualche segreto particolare.


Isidoro


: (punto nell’orgoglio) Segretu jù?? Quali segretu! Forza pigghiamu sti carti e fammi viriri chi sai fari, sintemu stu pugnu di papalati.


Annunziata : (che spera di scoprire qualche novità sul marito, prende un mazzo di carte da

un cassetto) Te ccà! Purtamu a Robbi Spari4a fucilazioni.

Isidoro             : Bestia! Chiddu era Nunzio Scemola.

Dorotea           : (a Sarah) Cara mia ‘nta sta casa i scoli si “fetono”. Forza prendi le

carte.


4Robespierre


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

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Sarah

: (prende le carte ed invita a sedersi, lei al centro, Isidoro da un lato, Annunziata

dall’altro, Dorotea dietro le sue spalle) Allora mastro Isidoro prenda tre

carte dal mazzo.

Isidoro

: (estrarrà dal mazzo le prime tre carte) U re di coppi, il tre di oro, e l’asu

di coppi.

Dorotea

: Allora Sarah chi ven’addiri?

Sarah

: Il re, può rappresentare un gendarme, un ufficiale, insomma una

persona in divisa. Nel tre di oro c’è il giovanotto con la mano in

fianco, come se fosse in segno di sfida. Mentre l’asso di coppe

rappresenta un contenitore di acqua, di olio…di pittura insomma; il

tutto vuole significare, che il ragazzo, rovescia qualcosa all’uomo in

divisa.

Isidoro

: Brava,mi facisti arririri, u sapi tutta a Sicilia ca quann’era a

suddatu, non sumpurtava cchiù a Luiginu Buscarelli…

Annunziata : U figghiu do farmacista, sdisonestu! Ca pur’essennu cumpaesani ti’nni fici di tutti i culuri.


Isidoro


: E difatti, a prima occasioni ca mi capitò, fu quannu mi misunu a tingiri u palu unni si faceva l’alza bannera; mentri era ddà supira annacai a ‘mpalcatura a finta ca stava cascannu, mentri giustu giustu iddu stava passannu di ddà ’ssutta, e ci cafuddai d’incoddu a lanna cca pittura.


Sarah


: Veramente, io non ho mai saputo nulla di questa storia.


Dorotea


: Difatti o farmacista u sanu sentiri “U’mbrattatu”!


Sarah


: A me le carte hanno detto questo, se vuole riprovare?!


Isidoro


: Ca semu ‘nto ballu e abballamu, chi ‘ffà giru tri carti? Però ma’ddiri qualche cosa di cchiù credibili (gira tre carte) Te’ccà servita, sintemu st’autri papalati.


Sarah


: Tre di coppe…(fa vedere la carta) c’è la casa grande, può intendere una scuola, un colleggio…Cinque di spade, il cane con il messaggio in bocca…può significare un amico che porta una comunicazione. Due di spade, il cane piccolo…quel tipo di cane che abbaia e morde con insistenza….bene, queste carte invece, potrebbero significare, che un compagno di scuola, un amico sincero, non so, le ha riferito


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 18

una notizia strana ma vera, e lei invece di ringraziarlo, lo ha ricambiato aggredendolo.

Isidoro             : ‘Ddocu a scafazzasti! Jù muzicava o cani? E chi era ‘n lupu jù?!

Annunziata : Ma chi capisti? Dda carusa ti sta dicennu, comu si tu ricambiasti malamenti ‘n ’amicu bonu.


Sarah


: Ecco, appunto. Questa può essere la versione più corretta.


Dorotea


: (canzonandolo) Papà chi ci cumminasti all’amicu tò? Avanti a nuatri nu pò diri.


Isidoro


: A chi v’haja’ddiri?! Sarà ca i catti mi scangianu ppì qualcunu jautru. Comunqui…u passatu è passatu, ed è troppu facili dicirici a genti, a lei ci successi chistu, na vota ci capitau st’autra. E’ u futuru ca m’interessa, ddocu si viri su sì capaci o no.


Annunziata : (più curiosa del marito, proprio per sentire se sua vita potrebbe avere unrisvolto migliore) E leggiaccillu na vota ppì sempri stu futuru,accanuoti ni cangia sorti a tutta a famigghia.


Dorotea


: Forza Sarah accuntentulu, me patri è n’omu ca non temi u dumani, (al pubblico) basta ca non si senti diri cosi storti. Non ha paura deldomani picchì si scanta oggi.


Sarah


: Sul passato è molto più semplice, perché il protagonista può dire se è vero o no. Mentre per il futuro l’unico giudice sarà il tempo. Se per lei va bene?! Io francamente ho paura di conoscere il futuro. Comunque…prenda tre carte!


Isidoro


: (spavaldo)Acchiappa! Tri catti ccò micciu! Quattru di coppi, quattru di spadi, e dui di oru.


Sarah


: Nel quattro di coppe ci sono i duellanti…una sfida, di sicuro indica il pericolo! Invece il quattro di spade indica del metallo, qualcosa di metallo chiusa…non so una gabbia, una macchina, insomma qualcosa del genere. Infine il due di denari, che potrebbe significare ricchezza…


Sarah


: (sminuendo) Dicevo può significare ricchezza…comunque poca, poca ricchezza. Ma credo che in questo caso, voglia intendere gli


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occhi. Insomma per me, le carte dicono del pericolo che è sempre in

agguato, un pericolo, un mistero legato ad un “grande oggetto

chiuso, di metallo”, probabilmente una macchina, che comunque vi

procurerà un grande dolore.

Isidoro

: Si?? Tutti sti cosi diciunu sti carti?! E non diciunu su si tratta di ‘n

incindenti, su ci sunu feriti, quannu succeri…

Dorotea

: (prontamente) Di cu è a curpa?! Su l’assicurazioni ci pava u dannu a

me patri, quantu voli u carruzzeri?!…Papà??

Annunziata

: Viri, adduniti su na’restunu soddi! (al publico) Almenu mangiamu.

Sarah

: Per favore Dorotea non scherzare, tu sai quanto io tema il futuro.

In tutta sincerità posso dirvi: che non ho visto cose oltremodo

rassicuranti.

Isidoro

: (anche lui confuso vorrebbe delle precisazioni) Ma chi viristi cose…un

po’??

Sarah

: (alzandosi,  seguita  dagli  altri) Ti prego Dorotea andiamo…si sta

facendo tardi.

Isidoro

: Comu tardu?! E mi lassi d’accussì, in soppilo in soppilo?!

Dorotea

: Hai ragione dobbiamo andare, (velocemente  raccattano  gli  zaini,

giubotti, l’astuccio dello strumento) Dai ho preso tutto, possiamo andare.

Ciao papà, ciao mamma.

( V I A dalla comune)

Sarah

: Arrivederci alla prossima.

( V I A )

Scena  Xa

Isidoro – Annunziata - Mazzacane

Isidoro

: (parlandosi addosso) U periculu, a machina, a bestia ca è! Boh! Sa

chi visti sta spustata….(alla moglie) Annunziata, su ‘vveni Filippu, ci

fai pigghiari a tavolozza e i culuri e ci dici di cuntinuari (con

sarcasmo) ddu capolavoru ca sta facennu, jù staju ennu n’attimu di

là, nei miei alloggiamenti…

Annunziata : Alloggiamenti?…Chi fussi u cessu? ‘N metru e menzu ppì ‘n metru e menzu u chiami alloggiamentu.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 20

Isidoro

: Spadduna! Su avissa statu ppì ‘ttia tu avissa fattu na chiazza!

Comu su unu ddà intra sa ‘mmettiri a ballari.

Annunziata

: Ma mancu ca ci’ama trasiri di profilu e ama ‘ffari tuttu cosi

additta.

Isidoro

: L’uomo si distingue dagli animali, perché si chiama “Homo

erectus”.

Annunziata

: (assentendo) L’uomo sì! Inveci su tu ta trovi ‘nta na stadda cù tanti

scecchi, ti cunfunni alla perfezioni, picchì a testa ci ll’hai cchiù dura

do sceccu.

Suonano alla porta

Isidoro

: Sarà dda bestia di tò figghia ca s’appa scurdari qualche cosa, o

grapici ca ora jù vegnu.

( V I A

verso l’interno )

Annunziata

: (va ad aprpre) Ah…lei è, s’accomodi ragiuneri.

Mazzacane

: (si presenta con un comunissimo sacchetto della spesa) Ma scusari sa

vegnu a  distrubbari, ma siccomu mi fici pigghiari do sciddicu, e

pigghiai na pocu di chila di pisci spada, e ci vinni a purtari qualche

chilua a so maritu, ma s’annunca l’ama ‘gghittari.

Annunziata

: Grazii, grazii, si vosi distrubbari, ci’avevu tantu beddu mangiari.

Mazzacane

: Ca chistu ammenzu all’autru. Ah..ma’riccumannu stassi attenta

accanuoti si pungi.

Annunziata : Ccò pisci spada? Picchì chi è vivu e ccù tutta a spada??

Mazzacane

: No ca quali, ‘nta cartata ci fici ammugghiari dui aragusteddi,

quantu setticentu grammi all’unu. Ci’ccattu ogne ghiornu a me

nora…oggi dopu ca ci’ccattai mi dissi ca ci nausianu…ddocu mi

sa?!

Annunziata : Ca chi ci pari, po’gghessiri ca a carusa è ‘n pocu ‘ncinta e ci venunu tutti i stinnicchi. A me maritu ‘nveci non ci ni veni nausea ppì sti cosi.

Mazzacane : Beh, a st’età non è ca po’gghessiri ‘ncintu?!


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 21

Annunziata : Ma cari Diu fussi, u purtaumu a villa. No, a idduci stuffau ca ogne ghiornu mangiamu…prodotti di cacciagione, almenu ccù sta scusa oggi ci fazzu cangiari sapuri.

Mazzacane  : E ddocu misà?! Jù veramenti pinsai: ci dugnu a mastru Isidoru ca ci fa festa, s’annunca ci ll’ava ‘ddari o jattu.

Annunziata : (al pubblico) Ca certu megghiu o lupu. Fici bonu…u jattu si po’ affucari, me maritu ‘nveci è capaci da’ digiriri macari o jattu.

Scena  XIa

Annunziata – Mazzacane - Dorotea

Dorotea

: (entrando) Buongiorno ragioniere.

Mazzacane

: Bongionno Doroteuzzedda

Dorotea

: Chi’ffa ragiuneri ci’abbagna u pani macari lei? Già ca a’mmia

Dorotea mi etta pisanti, ci mancava st’aggiunta di ”uzzedda” ppì

falla completa. Di oggi ‘n’poi mi fazzu chiamari Tea!

Mazzacane

: Ragiuni avi a carusa, (alla madre) Veramenti stu Dorotea non è

‘n‘nomu nustranu. Chi’ssacciu…avissa statu megghiu…Cannalora,

ca è ‘n nomu classicu

Annunziata : Avaja ragiuneri chi è u stissu? Quannu un domani chi’ssacciu…

me figghia si presenta e ci diciunu: allieterà la serata la signurina

Dorotea, certu ca non fa u stissu effettu su dicissunu: “a signurina

Cannalora”


Dorotea


: E’ un nome troppo arcaico, in disusu. U nomu a rapprisintari l’immagini da persona ca t’aspetti d’avanti.


Mazzacani


: Ca veru è! Allura a genti quannu senti: “ora arriva Petru Mazzacani” s’aspetta ca ci’arriva na basula, ‘n cuticchiuni; appoi ci spuntu jù?! A macari Petru m’avunu a mettiri, non ci’abbastava Mazzacani.


(si dirige verso la

chiama allungando il suono)

Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 22

Dorotea

:  Caru  ragiuneri

i  tempi  cangiunu,  il  nome  deve  avere  una

musicalità

quasi artistica, lei chi viri ca ci su cchiù carusi ca si

chiamunu

Calorio

o  s’annunca  Cocimu?  No!  Infatti  inveci  di

Cocimu si chiamunu Cocky, o di Alfonzu “Fonzy”.

Annunziata : Menu mali ca a’mmia mi misunu Annunziata, al massimu m’ana chiamatu Annunziatina, ppì’mmia è bellu com’è, e non c’è bisognu di strammallu.

Mazzacane : Però unu prima ca a chiama a pigghiari na tummata di ciatu (la Annunziatinaaaa. E va beni m’haja fattu

cunvintu! Vodiri ca di dumani in poi non mi chiamu cchiù Petru, bonsì “Sasso” ca è cchiù finu. Mie care signore, a chiacchiara è bella, ma ho delle barattelle da sbrigare, tolgo il disturbo, ma haju urgenza. Mi salutassi a so maritu e non si scuddassi u pisci ddocu a’ssupira, m’arriccumannu, ciù facissi assaggiari a so figghiu, ca quannu u cercu jù si metti sempri a disposizioni.

porta).

Annunziata : Ancora grazii, lo accompagno.

Mazzacane  : (si ferma) A propositu, ‘nta sti jorna pobabilmenti m’arrivunu l’ostrichi originali da francia.

Annunziata : E comu i canusci su sunu appiddaveru francisi?

Mazzacane  : Dal profumo signuruzza, chi voli mettiri u ciauru francisi cu cchidu da nostra munnizza, chiddi fanu ciauru di “Canel”. Comunqui comu m’arrivunu vi ni portu na pocu di chila…e ddocu

mi sa ca a so maritu… arrivederci                ( V I A dalla comune )

Annunziata : (mentre esce) A chiddu mancu a trumma ppì l’alza bannera ci po’! (rientra. Rivolta a Dorotea) Tu stasira mangi a casa?


Dorotea


: Si mamma, però penso che vengo più tardi del solito, pirchì m’haja mettiri d’accordu ppì sunari ‘nta na cerimonia!


Annunziata : Non t’abbituari comu a to frati ca fa tutti i siri sta vita?! Chiddu è vinnutu ccò travagghiu, sempri fora, sempri fora…e non u viremu mai.


Dietro l’angolo:


2 atti di Angelo Scammacca


pag 23


Dorotea


: Mamma è u so travagghiu! Picchì na’ringrazii o Signuri, ca c’iavi tutti sti ‘mpegni.


Annunziata : Ma ogne sira?! Giustamenti di jornu è all’ufficiu legali, appoi a’gghiri all’archiviu, ma a sira? Com’è ca non c’è mai?!


Dorotea


: Mamma, sta discussioni l’ama fattu centu voti. Chi è ‘n picciriddu? Voddiri ca i so impegni u trattenunu. U papà non ci viri nenti di mali ‘nta chiddu ca fa, anzi…


Annunziata : To patri non viri “nenti” a nudda banna. Quantu scinnu dda’ssutta e viru comu mai donna Carmela n’ acchianau cchiù!

( V I A dalla comune )

Scena  XIIa

Dorotea – Isidoro

Isidoro

: (provenendo dall’interno) E tu ccà si?

Dorotea

: Non mi sta virennu?!

Isidoro

: Oggi scola nenti? Chi bella vita ah?!

Dorotea

: Ci vaiu dopu. Fra menz’ura haju appuntamentu ccu Sarah, per un

test in coppia.

Isidoro

: Vata’ddari tistati tuttu rui?!

Dorotea

: Avaja papà ma chi capisci?! Anzi, siccomu ci’avissa telefonari e

non haju soddi ‘nto telefoninu, hai qualche centesimu quantu a

chiamu?!

Isidoro

: ( in modo rude) Chi mi scangiasti ppà cassa di risparmiu! Javi ca non

viru ‘n sanaru; cchiu’tardu comu veni Carmela m’avissa’ddari a

parcella. Su tu non vulevi stu problema, tinni jevi a travagghiari

‘nveci di scriviriti ‘nta sta scola de “manuvali”…

Dorotea

: Istituto sperimentali!


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 24

Isidoro

: Già! A scola spirimintali! Sti ‘ndustriusi, non è ca spirimentunu

comu mangiari senza spenniri soddi, arriversa! Iddi spirimentunu

quantu cchiù soddi s’ana spenniri ppì mangiari cchiù ‘ppicca.

Dorotea

: Si scherzici. La scuola d’avanguardia apre il futuro ai giovani;

musica d’avanguardia, invenzioni d’avanguardia, il domani è in

mano all’avanguardia.

Isidoro

: Ma i soddi i volunu da retroguardia (indica se stesso).

Dorotea

: Avaja papà, ma vulennu cunsiderari chi t’addumannu, e tu quantu

mi duni?

Isidoro

: Chi soddi ti dugnu?? A bella è chista, ma

chi ‘ffa tu scuddasti ca

mancu ‘n minutu fa, m’addumannasti i soddi ppà‘accattariti u

gettoni ppì telefonarici a dda speci di mavara.

Dorotea

: Bih…su mi l’avissa datu ti cunsumavi.

Isidoro

: E di fatti jù, ppì evitari ca t’addicchi ti fici niativa, anzi ti

cunsigghiu di farivi i banneri, e accussì putiti parrari comu e

marinari, ca si fanu i signali de navi, tu e l’amica to!!

Dorotea

: Comunque se ti può interessare, Sarah è una ragazza assennata e

riflessiva, e malgrado sia figlia di un possidente, prima di fare un

passo e di spendere un soldo ci pensa cento volte.


Isidoro             : Idda u passu u fa! E ca

nesciri mancu ca machina chi purtasti?


all’autri ci dici di non fari passi, di non (noterà la borsa lasciata da Mazzacane) e ccà


Dorotea

: Na purtai jù! E’ ‘n pocu di pisci ca

purtau u ragiuneri Mazzacani.

Isidoro

: Un galantomo! Un benefattore dell’umanità! (indica se stesso)

Dorotea

: (allusiva)  E menu  mali  ca ci sunu  tanti benefattori. Ora mi

n’haja’gghiri picchì si sta facennu tardu (prende la giacchetta e lo

strumento e va verso il corridoio)

(

V I A verso la comune )

Isidoro

: (accomagnandola istintivamente) Ciau, e su ‘ncontri a to frati dicci: ca

u papà javi assai ca non ti viri, ca iddu u capisci.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 25

Scena  XIIIa

Isidoro

Isidoro

: (rientrando) Stu poviru carusu va ‘finiri ca diventerà u vastuni da me

vicchiania, e menu mali ca c’è iddu ca è ‘n vastuni, d’accussì pozzu

pigghiari a vastunati a sta maccagnuna; sempri soddi voli, com’è ca po’ caminari sempri ‘n cumpagnia di dda zingara, picchì ppì forza mavara a’gghessiri, di chiddi ca ci fanu nesciri i cartuzzi o pappajaddu. (sedendosi) A cosa strana è com’è ca potti sapiri ca o culleggiu ci sunai a ddù mischinu di Janu, ca pinsannu di farimi ‘n ‘piaciri mi vini a purtari na littra firmata da me zita, unni c’era scrittu di quant’era sudisfatta de vasuni ca s’ava datu cu n’autru, senza sapiri ca “jù mi n’ava addunatu” e ppì ringraziamentu ma pigghiai ccù Janu…(amareggiato del gesto che ha fatto) ci desi dui tumpuluni poviru carusu, ma iddu non ni fici mai parola ccù nuddu, però non mi parrau cchiù ppì tutta a vita. Appoi disgraziatamenti successi d’incendiu de machini ‘nto garagi e ci’appizzau a peddi. A propositu di machina, dda malasuttata ora chi m’ha ‘ffari preoccupari?! “ Un grande pericolo”, una cosa di metallo, (deduzione) ca forsi sarà a machina, nasconde il pericolo che è sempre in agguato. Ma chi ma sta ghittannu, o avi u piaciri ca m’impicu nta ‘n muru. “ Una cosa chiusa di metallo” (riflettendo e trovando la soluzione)… a tò soru ciù procura! Picchì di oggi in poi il qui presente Isidoro Scocciamuli, titolare ed unico proprietario della mia persona, camina a ‘pperi, e cià’mpuppetta e carti e a malanova ca ci’hai di’ncoddu. (fa il gesto dell’ombrello) Teh!

FINE  I° ATTO


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 26

II° ATTO

Scena

Ia

D.Carmela - Filippo

E'  trascorsa  qualche  settimana,  donna

Carmela

è  intenta

a

rassettare, mentre suo nipote Filippo, comincerà ad indosare il

camicione,  in  attesa  di  Mastro  Isidoro.  Si  consiglia  che  i

personaggi del primo atto indossino altri costumi.

D.Carmela

: (indosserà un grembiule, e spolvererà qualcosa) Forza a nonna abbessiti,

ca ora mastru Isidoru sta vinennu.

Filippo

: (mentre indossa il camicione)

Nonna, ca mi

mettu sta

mantillina

u

pozzu capiri, d’accussì non m’alloddu i robbi…ma stu cappiddazzu ridiculu, ca mi pari na brioscia scafazzata, no pozzu sumpurtari! Mi l’haja mettiri ppì’fforza?


D.Carmela


: Senti a nonna, u cappidduzzu ti ll’ha mettiri! Su tu dici mastru Isidoru l’ha scutari. Viri ca è n’artista appiddaveru, e ti sta ‘mparannu u misteri. Mi pari ca l’ha ‘ntisu c’aricchi tò, ca t’ha dittu ca ancora a manu non ci ll’hai ferma ferma.


Filippo


: A’mmia mi dici ca non ci ll’haju ferma, inveci iddu?! Tu u sai ca all’autra vota mi dissi: ora incomincio una nuova opera, la chiamerò “Viaggio in treno”, ppì binari haja tirari dui linii ca ana’gghessiri dui lami di rasolu.


D.Carmela


: A vistu?! Avennu a manu ferma iddu su po’ permettiri.


Flippo


: Difatti! Fici dui linii a zighi zaghi ca parevunu du scussuni.


D.Carmela


: Sarà ca ci fù ‘n coppu di trimulizzu.


Filippo


: U trimulizzu l’havi cungenitu ‘nta l’ossa. Ma iddu non si pessi d’animu, taliau dda schifezza e seraficu mi dissi: non sugnu in vena di viaggiari; e allura ci cangiu nomu a stu quadru, e u chiamu “ U malutempu”, vistu ca i fulmini m’arrinesciunu accussì boni!.


D.Carmela


: Figghiu, iddu po’ fari e sfari picchì è il maestro, tu inveci sì ‘n apprendista e ascutari zoccu ti veni dittu.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 27

Filippo

: Però su mi cunsigghiassi, su mi dassi suggerimenti…allura jù

certu ca ‘mparu, ma mastru Isidoru mi sapi sulu diri: stampa, allatta

ddocu, abbia dui coppa di pinnellu e ti’nni nesci. “Un buon pittore,

deve fare un grande quadro con poco colore. Sparagno è la parola

d’ordine sparagno… sparagno uguale varagno”!

D.Carmela

: Allura qualche cosa t’ansigna?! Ppì cuntu miu ddu picculu mensili

ca ci dugnu ppè lizioni non mi pisa, e sugnu cuntenta ca tu t’impari

‘n misteri nobili.

Scena  IIa

Isidoro – Annunziata – D.Carmela – Filippo

Isidoro

: (proviene dall’interno stiracchiandosi come uno che ha dormito beatamente;

assieme ad Annunziata)  Salutamu donna Carmela, (rivolto con sarcasmo a

Filippo) Prufissuri… forza  annachiti a cumplitari stu capulavoru ca

oggi i scummigghiamu (anche lui distrattamente si mette a dipingere) Mi

pari ca oggi semu ‘nto finiri.

D.Carmela

: Ni scusassi su vinnumu t’annicchia ‘n ritardu e l’ama fattu aspittari,

a’stura ha statu ‘n pinseri.

Isidoro

: Veramenti non v’haja pisatu affattu, haja avutu autru a chì pinsari.

Annunziata

: Eh già, me maritu pensa sulu a na cosa! Si spaciinzia sempri su chi

cosa ama mangiari, ci’avi cori di mangiari pietanzi novi, è peggiu di

na fimmina ‘ncinta. Ata sapiri ca di ‘n amicu so, si fici pristari ‘n libru

di cucina intitolato: “un prodotto e cento ricette” (al pubblico) i cento

modi di cucinari l’ova.

D.Carmela

:  Vena’ddiri  ca  ci  piaci  cangiari  sempri.  Però,  nò  pi’ghessiri

‘mbacciddera, ma su non mi sbagghiu, ‘nta lanna da munnizza attrovu

sempri scocci di ova.

Isidoro

: Perché l’ovo è la sorgente della vita, l’ovo è la fonte dell’esistenza…

avanti…dicitimi vui senza ovu chi nasci

Annunziata

: (al pubblico, anticipando D.Carmela ed indicando il marito) ‘N trunzu

D.Carmela

:  Chi  ven’addiri  chi  nasci?!  Ccù  l’ova  sa  stari  attenti!  Picchì

mangiannu uova, si pò scassari…


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 28

Isidoro

: (immediato) A badda! Ma nuatri ci stamu cchiù ca attenti, e non ni

succeri mai.

D.Carmela

: U ficutu diceva jù! Mangiannu uova continuamenti si scassa u ficutu;

infatti ritardai, picchì passai a pigghiari i gnizioni ‘nta farmacia.

(sminuendo) Ora jù vaiu ddà banna a priparari a punturina ca ci scrissi u

dutturi. Cu pirmissu.

( V I A da una laterale )

Isidoro

: Chissù lesti sti merici! “ Si ci scassa u ficutu” e ‘ntappunu gnizioni di

paru a paru, tantu culu chi è do so?! (toccandosi il sedere) Ora avanti ca

mi fazzu tutta sta cura, s’arridduci peggiu di ‘n sculapasta.

Annunziata : Allura u mericu picchì ti desi sta cura?


Isidoro


: Ca fossi, per evitare il mio pirimento organico. Sarà ca appa sapiri che la mia attività lavorativa mi sta facendo squagliare come un gilato al sole.


Annunziata : Jautru! Si sta virennu comu tà ‘nsiccutu u iriteddu. (mostra il propriomignolo) Su u mericu ni cuntrullassi boni boni a tutti, na ricoverassi ppìna pocu di anni nta ristoranti. Ca voddiri ca a’ffuria di mangiari ova, finiu ca quannu semu a tavula i pusati ne usamu cchiù, picchì pizzuliamu comu e jaddini. Voddiri na vota mi svinturai a ‘gghiri ‘nto parruccheri, e chidda mi dissi: signuruzza chi ci stanu spuntannu i pinni sutta e capiddi?


D.Carmela


: (rientra con un siringone colmo, dove all’interno è stato messo un cartoncinoamaranto o giallo ocra; mentre l’ago di grosse dimensioni, potrà essere fatto con


del silicone) A punturina è pronta, accussì ci damu iniziu a sta curetta.


Isidoro


: (non appena nota quel siringone, ha un attimo di rifiuto) Ohu…unni sta

ghennu ccù dda scimitarra…ma chidda è ‘n ussicanti5 nò na gnizioni?!


Annunziata : Esageratu. Chi’ffà tà voi fari ddà banna?

Isidoro             : Ddà banna o ccà banna u stissu è!

D.Carmela  : (rivolta al nipote) Senti a nanna, tu vattinni ddà banna prima ca t’imprissioni o facci cumpagnia a Eugeniu.

Filippo            : Va beni ci staju jennu, tantu ccà staju finennu.   ( V I A all’interno)

5Punture usate per i cavalli


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 29


D.Carmela


: Jù sugnu pronta, viremu su ci putemu fari sta gniziunedda di rinforzu, forza acchinassi supra a na seggia, ca jù ci’haju a carina e non mi pozzu accalari.


Isidoro


: Ca santa pacienza, idda ci’avi a carina…e jù ci’haju u culu. Anche l’arte ha i suoi martiri. (salirà su di una sedia, abbasserà i pantaloni,ed avràsotto i mutandoni, e seminascosto darà l’impressione di scoprire la natica)


Alleggiu m’ariccumannu, ccù manu liggera e delicata.


Annunziata : Donna Carmela, faciticcilla a uso sottopiddoscia.


D.Carmela


: Quannu siti sturiusu. No ppì vantarimi, ma quannu fazzu i gnizioni, jù duluri non ni sentu. (strofinerà un batuffolo con forte vigoria)


Isidoro


: Alleggiu ca macari l’ossu stati smangiannu.


D.Carmela


: Bih, santu cristianu….(si lancerà con ferocia con al siringa in mano, nellatasca del grembiule dovrà avere un’altra siringa simile vuota, che sostituirà con quella piena)


Isidoro


: (farà un urlo sovrumano) Ahhhiiii! (a soggetto, camminerà zoppo ed altro) Sdisonesta, malasuttata…mortu sugnu.


D.Carmela


: (guarderà stupita Annunziata per chiedere conforto) E chistu chi è u ringraziamentu. Fermu stativi prima ca stuccati a vugghia!


Isidoro


: (sarà in preda al delirio, mentre si riveste) Ddu chiovu di carpinteri mu chiamati vugghia?! Cosa fitusa! Cosa Fitusa!…Una grande cosa di metallo, vi procurerà un grande dolore! (vaneggia estraneandosi) …eccu chi era! “A ‘gnizioni”! Sdisonesta! Ppì ‘fforza chistu sarà: “una grande cosa di metallo (considerazione) e su vulemu cunsiderari, dda vugghia pareva a durlindana di Orlandu…ti procurerà un grande dolore. Macari chistu sapeva stà strolica.


D.Carmela


: (ritenendo che si riferisce a lei) E chi fù ‘mpazziu? E semu a prima ‘gnizioni, cchiù avanti sa chi mi sdirubba. Ora addivintai macari strolica.


Isidoro


: (ripresosi) Non parru ccù vui! N’autra è a strolica, Sarah a mavara! (toccandosi la natica) Ahi…Ahjai taliati comu mi vunchiò, e chi razza divunchiarozzu, quantu mi mettu ‘n movimentu prima ca ristagna, ora nesciu e mi vò’ccattu qualche tila nova e spiriamu ca ‘nto frattempu svunchia, ‘n casu mai comu tornu ci fazzu na cappata di linusa.


(si avvia all’uscita)


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 30

Annunziata

: Chi ci vai cca machina?

Isidoro

: Ca certu! (poi riflettendo) Anzi nò! Nenti! Quali machina, a machina

non è di metallu? Perciò non si po’ sapiri mai. Non sinni usa cchiù

machina! A‘pperi si camina, a’pperi! Si risparmia e si campa! ( V I A)

Annunziata

: Donna Carmela, vui pinzati a ritirari a biancheria, ca jù vaiu ‘n

cucina ppì viriri chi mi servi, e poi nesciu ca vò’ccattu qualcosa ppì

mangiari ppì me maritu. (al pubblico) Ovu ruttu all’acqua, u broru ppì

primu e l’ovu ppì secunnu.

(V I A dalla laterale)

Scena  IIIa

D.Carmela – Eugenio - Filippo

Eugenio

: (proviene dall’interno assieme a Filippo. Pronto per uscire, e sempre con la

borsa d’atleta ) Cammilina u vò viriri ca u’nzettu chi erunu ddi vuci?

D.Carmela

: (che si è affacciata dalla finestra per ritirare dei panni stesi) Ca tò patri è

troppu esageratu.

Eugenio

: Chi’ffù me matri ci’appa addumannari qualche soddu, e a iddu ci

vinni n’attaccu di piricchiusaggini acuta, averu?

D. Carmela

: (completando) A quali, non fu chistu. U mericu ci scrissi na partita

di gniziuneddi ppò ficutu, e oggi ci’accuminciai a cura e ci fici a

prima; ma chi t’haja’ddiri na cosa ‘nsignificanti (sminuendo) tanta

nica nica, ccù na vugghitedda ca pareva ‘n muzzucuni di zanzara.

Filippo

: Nonna, dda zanna di liafanti ma chiami vugghitedda, jù penzu ca

‘astura ci nisciu davanti.

Eugenio

: Ah! Haja caputu. Chistu fu u fattu? Non vi preoccupati (rivolto a

Filippo) jù cridu ca tu hai ragiuni, ma to nanna non avi tortu. Chiddu

è scucchiariatu. Su ci capitassi di travagghiari o circulu equestri, ppì

‘ffari u mangiaturi di spadi, chiddu ca fami ca ci’avi si mangiassi

appiddaveru, e addigirissi macari u manicu. E ora unni sinni ivu?

D.Carmela

: Si ivu ad accattari na tila nova, accussì si faceva na passiata ppì

farisi svunchiari a natica.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 31

Eugenio

: Ma quali, chista da natica fu na scusa ppì nesciri, sarà ca si ivu ad

accattari qualche cosa sapennu unni po’ risprmiari qualche soddu.

D.Carmela

: U senti a nonna! Tu tà ‘ffari diri di iddu unn’è ca accatta i cosi.

Eugenio

: Ca certu babbu, picchì iddu ‘n soddu u spacca ‘n quattru, e spatti

pritenni robba bona a picca prezzu. Forsi ca d’accussì qualche

soddu si non u varagni u sparagni.

Filippo

: Ma a ‘mmia mi piaci dipingiri e basta. Soprattuttu picchì mi

vogghiu ‘mparari i metudi ca ti dununu certi risultati. (sminuendo)

Picchì o liceu artisticu, t’insignunu i proporzioni, i toni di colore, a

prospettiva…

D.Carmela

: Ah si?! E tu chi prospettiva ci’hai?

Eugenio

: Ca su imita a me patri, avi chidda di moriri da fami. S’inveci

segue u so istintu, allura qualche possibilità d’addivintari unu

‘mportanti ci ll’havi. (rivolto a Filippo) Basta ca non tà ‘ssentiri mai

‘nferiori all’autri, e fai prevaleri a tò professionalità. Picchì ricordati

chiddu ca ti dicu: “u pinnellu sarà lo specchio della tua anima”

D.Carmela

: U senti a Eugeniu, perciò mi pari ca cchiù chiaru non tu po’ ‘ddiri.

Filippo

: Comunqui jù ‘n pocu arreri a tò patri ci’haja ‘stari, mi ‘mparu ‘n

‘pocu di misteri e poi mi dugnu versu.

D.Carmela

: Bisogna essiri garzuni e poi mastru. Tu mettici i mezzi ca u

Signuri a’ttia ti pruteggi.

Scena  IVa

Eugenio – D.Carmela – Filippo – Mazzacane

Suonano alla porta

D. Carmela : (va ad aprire) Trasissi ragiuneri.

Mazzacane : (entra e saluta i ragazzi) Bongionnu a gioventù

Eugenio          : (con un impercettibile senso di distacco)Bongiornu ragiuneri.

Filippo            : Bongiorno.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 32


D.Carmela


: Circava a mastru Isidoru?


Mazzacane : Ppì ll’appuntu.


D.Carmela


: Ppò mumentu è fora ca aspetta ca ci svunchia.


Mazzacane


: (stupito perché ha capito tutt’altra cosa) Nentidimenu! E si ll’ha mettiri a voria?… Ci’ava fattu na prumissa, e siccomo io sono una persona tale e quale, (mostra un involto contenente ostriche) ogni prumisa è un debito, ecco qua! E ddocu misà…una cartata di ostriche originali di Parigi di Francia.


D.Carmela


: Bih, appiddaveru mu sta dicennu?! A’mmia m’assumigghiunu a chiddi ca vinnunu a piscaria.


Eugenio


: Già ca u ragiuneri è u tipu d’accattari na cosa ppì n’autra. Non è facili vinnirici patati e ‘mpunirici cipuddi. O mi staiu sbagghiannu?


Mazzacane


: Propriu ’accussì! ‘Nto munnu ci sunu cchiù dilinquenti e ‘mprugghiuni, di quantu stiddi ci sunu ‘n cielu, e siccomu u signuruzzu, mi desi a razia di putiri sentiri u rastu, di cù mi voli beni e cù mi voli mali, allura jù allargu i naschi e cercu di non fari a fiura do cretinu.


D.Carmela


: Jautru! Vui siti na pirsuna spirienti, ata fattu a vostra vita, e di quantu vi n’ana passatu ppè manu, non facilmenti ammuccati. Sti poviri figghi ‘nveci su ancora carusi e…


Eugenio


: Ci’avemu i naschi ‘ntuppati…


Filippo


: No! Jù non ci ll’haju ‘ntuppati, ca u ciauru ca stanu facennu sti ostrichi u sentu u stissu, macari su ci’haju u pinnellu e i culuri sutta o nasu.


Mazzacane : Nasu finu u carusu averu? E ddocu mi sa…


D.carmela


: Tant’è veru ca me niputi, ppì sta passiuni ca ci’avi ppà pittura, comu maestru vosi a mastru Isidoru, e mi pari ca megghiu di iddu?!


Eugenio


: (immediato, con ironia) Mancu o spasciu na’trovunu, è cchiù unicu ca raru, e forsi è tantu raru ca mancu o zoo ci’nnè da stissa razza.


Mazzacane


: E casu mai sinni vanu a circallu ‘nta foresta. Ora pirdunatimi ma v’haja lassari, haja’gghiri a ricogghiri dinari…picchì ddocu mi sa?!


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 33

D.Carmela

: Biatu vui. Su ata ricogghiri, voddiri ca ata siminatu.

Mazzacane

: (dimostrando un visibile disappunto) E ppì’giunta i signori, non si ponu

scugnari u popò da seggia ppì vinirammilli a purtari a’nzina a casa.

D.Carmela

: E chi ci voli fari, fanu finta ca stu pinseri non ci l’hanu, all’ultimu

all’ultimu ci ponu mannari ‘n vaglia.

Eugenio

:  Filippo  mi  fai  cumpagnia  ca haja  purtari  du  pacchi  pisanti

all’ufficiu postali? D’accussì no frattempu t’haja’ddiri na cosa.

Filippo

: Va beni ca n’apprufittu di pigghiarimi ‘ntubettu di culuri (si toglie

velocemente casacca e berretto) Nonna, nuatri stamu vinennu.

D.Carmela

: E su veni mastru Isidoru chi ci dicu?

Eugenio

: (sminuendo) Ca sta turnannu, dui minuti precisi. ( i

ragazzi VIA)

Scena  Va

D.Carmela – Mazzacane – Annunziata - Dorotea

Annunziata

: (proviene dall’esterno seguita da Dorotea, dopo che saranno usciti i ragazzi.

Quindi rivolta alla figlia) Unni ti dissi ca stava jennu tò frati?

Dorotea

: Chi ti pari ca u capii?! Mi dissi ca ci’aveva chi’ffari. (accorgendosi

della presenza saluta Mazzacane) Ragiuneri…

Mazzacane

: Ciau bedda Dorotea. A vogghiu cca saluti signura Annunziata.

Annunziata

: Sa’bbenarica ragiuneri e lei ccà è?

Mazzacane

: (sarcastico) No ancora n’haja ‘rivatu. Ca chi sugnu trasparenti?

D.Carmela

: U ragiuneri purtau sta cartata ccù sti pateddi giappunisi.

Mazzacane

: Sì, cozzuli paturnisi! Ostriche, ostriche originali francisi.

Dorotea

: Ma picchì si disturbau ragiuneri?!


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 34

Mazzacane  : L’ava prumisu, e ogni prumisa è n’debitu! Ed io sono una persona tale e quale. M’arriccumannu però, jtici alleggiu, ca sunu frocisiaci, (allusivo) accura prima ca a so maritu ci’acchiana …a prissioni!

Annunziata : E sulu chidda ci po’ acchianari, ppò restu chiappira sicca! Graziii po’ pinseru.

Mazzacane  : (frettolosamente) Mi ni scappu, mi ni scappu prima ca non trovu cchiù a nuddu. Salutatimi a mastru Isidoru e arricriativi a me saluti. Comunqui m’arrivari na partita di salmoni di chiddu piscatu appiddaveru cca cimeddae ddocu mi sa ca a mastru Isidoru…(si

avvia)

Annunziata : (mentre lo accompagna) Ci resta a cimmedda bedda salvata. Tanti cosi ragiuneri. Vi auguru tanti cosi (quel tipico saluto di augurare tante

cose buone).


Dorotea


: (con un velo di disappunto) Certu ca u ragiuneri non cangia mai, spuntaniu e ginirusu. Comu po’ ‘fari stu cistianu u sapi sulu iddu. E quantu soddi spenni.


D.Carmela


: Voddiri ca varagna assai.


Annunziata : A jaddina ca camina s’arricogghi cca vozza china.

Scena  VIa

D.Carmela – Annunziata – Dorotea

D.Carmela

: A propositu di caminata, sa comu sta so maritu.

Anunziata

: Megghiu di mia! Ca circau na scusa ppì nesciri t’annichia. Però,

ppò scantu nisciu a ‘pperi.

Dorotea

: Iddu dici ca non ci criri, ma qualunqui cosa ci capita, l’associa a

dda jastima ca ci fici Sarah, a st’ura sa quantu ci ni sta mannannu.

D.Carmela

: Ma a cui a dda carusidda ca è sempri ccù’ttia?

Annunziata : Propriu a idda.

D.Carmela  : E picchì povira figghia, è tantu giniusa.


Dietro l’angolo:


2 atti di Angelo Scammacca


pag 35


Dorotea


: (rispondendo a Carmela, con velata fantasia) Picchì fu idda che vi ha “armato la mano che lo ha trafitto”.


D.Carmela


: A’mmia? Ma chi mi sta dannu i nummira? Di quali arma sta parrannu?


Annunziata : Nenti troppu longu è u discursu, lassamu perdiri.

Scena  VIIa

D.Carmela – Annunziata – Dorotea – Filippo

Suonano alla porta, D. Carmela va ad aprire

Filippo

: (entra e saluta) Buongiorno signora, ciao Tea

Dorotea

: Bravo! U viri ca tu’mparasti a chiamarimi Tea. No comu a me

patri, ca non ci trasi mancu a martiddati! Avi a testa cchiù dura di

na cucuzza.

Filippo

: A propositu di cucuzzi, nonna viri ca ccà’ssutta c’è u carrettu ca

frutta e virdura, tu antura dicisti ca t’ava accattari qualcosa, aiutiti

prima ca sinni và!

D.Carmela

: Bih, menu mali ca mu dicisti…mi scusassi signura quantu ci

scinnu ‘n minutu precisu.

( V I A dalla comune )

Annunziata

: (mentre esce D.Carmela) Faciti ccù comudu, non vi preoccupati.

Scena  VIIIa

Annunziata –Dorotea – Filippo

Dorotea

:  Mamma, mentri donna Carmela scinniu ddà sutta, ma duni na

manu ddà banna, ca ci’haiu tanti robi di quann’era cchiù carusa ca

non mi mettu cchiù, d’accussì i priparamu, e donna Carmela ci

potta ppè puvireddi, accussì mi sbarattu l’armadiu.

( V

I

A verso l’interno)

Annunziata

: Ca pacienza, o viremu sti robbi.

( V I

A

a seguire la figlia)


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 36

Scena

IXa

Filippo - Isidoro

Filippo

: ( si riveste, non riuscirà a dare neanche un colpo di pennello)  Viremu su

rinesciu a completari stu quadru, ci volunu dui coppa precisi di

pinnellu e ppì’mmia è finutu, e appoi viremu chi ni penza mastru

Isidoru.

Isidoro

: (rientrando come se fosse stato investito da un trattore, zoppica e parla da

solo, ma darà un’occhiata distratta a Filippo)  Chi manu delicata, ‘n

chiancheri  è  cchiù  finu.  Ma  cu  fu  stu  maestru…’n  boia

appa’gghessiri?!

Filippo

: (crede che parli di lui) Ma ancora mancu ci ll’haju appuggiatu u

pinnellu, e mi dici ca sugnu ‘n chiancheri?

Isidoro

: Non parru ccù ‘ttia, non ti preoccupari ca non parru ccù ‘ttia.

Allura, a finisti sta purcaria?

Filippo

: Pensu di sì. Ci’haja ‘ddari

dui coppa precisi di pinnellu. (completa

il quadro) Certu su non ci piaci non ci pozzu fari nenti, jù u ‘mpegnu

ci ll’haja misu.

Isidoro

: U sulu ‘mpegnu non ci basta! Per fare un quadro, ci voli

immaginazioni, mano sicura, fantasia…Comunque su finisti, fammi

viriri chi stampasti, e dimmi u titulu ca ci dasti, accussì viremu su è

azziccatu o no ccò soggettu.

Filippo

: (mostrerà un bel quadro di natura morta, possibilmente frutta. E dirà)

“Natura morta” << Il profumo della frutta >>.(dopo riporrà il quadro)

Isidoro

: Alt! Errore! Il titolo dev’essere quanto più vicino alla realtà!

Perciò taliannulu bonu stu quadru l’avissa chiamari “Il rasto della

frutta scafazzata”, picchì chistu non è ‘n quadru?! E’ ‘na gabietta di

frutta fracita. Veni ccà, talia talia, quannu si dici ‘n capolavoru.

(mostrerà il suo quadro facendolo vedere al pubblico; sarà di una semplicità

disarmante  ”un muro, con sopra un parapetto, ed il cielo azzurrino”)

Ah?? Chi  ti ‘nni pari? Aristasti senza paroli averu? Aricopigliati e

dimmi chi ti ‘nni pari.

Filippo

: (incredulo, resta imbarazzato, e con trepidazione dirà):

Be…llu…e …

comu s’intutula?


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 37

Isidoro

: (con sicurezza) “Ragazzi che giocano al pallone in terrazza”

Filippo

: (indicandola) Ah…chista è a tirrazza?? Ma u palluni no viru?!

Isidoro

: Certu cascau ddà’ssutta.

Filippo

: Ma…veramenti non viru mancu e carusi?!

Isidoro

: Ca dopu ca u palluni cascau ddà’ssutta, chi auna ristati a’ffari, ca

sinni jenu macari iddi!

Scena  Xa

Isidoro – Filippo – Annunziata – D.Carmela

Annunziata

: (rientra e chiede di Carmela) Ma tò nanna chi fici n’acchianau cchiù?

Filippo

: Ca cca vicchiania è addivintata comu a mastru pitittu, su non

s’accatta menzu carrettu di roba non è cuntenta. Spenni ‘n saccu di

soddi.

Isidoro

: (riponendo il quadro) Ca quannu unu ‘nficca a manu ‘nta sacchetta,

megghiu ca u fa na vota sula. Abbudda, abbudda, abbudda… finisci

ca si spunna a sacchetta.

Annunziata

: Difatti ‘nte to sacchetti, di quantu voti ci’abbuddi a manu ppì

darimi soddi c’è ogne purtusu ca pari ‘n puzzu (al pubblico) asciuttu

però.

Isidoro

: (alla moglie) Senti, mentri c’è stu fruttaiolu, apprufittini p’accattari

qualche cosa.

Anunziata

: (al pubblico) E ccù quali soddi?!…Ma a nuatri non ni servi nenti.

Isidoro

: Picchì ‘nta l’ovu ruttu all’acqua, na pampina di puddisinu non ci

sta bona?!

Anunziata

: (sarcastica) Bih, ragiuni hai, allura quantu mi spicciu, prima ca non

n’attrovu e ristamu diuni. Ci staju scinnennu (V I A dalla comune)

Isidoro

: ( a Filippo) Caru miu, “ci dici u cappillanu alla batissa, senza soddi

non si canta missa” e nuatri spinnemu sempri ‘nsecutu.


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 38

Filippo

: Mastru Isidoro, vistu ca oramai stu quadru u completai, chi fa

mi’nni pozzu iri, accussì mi vò ‘ccattu na tila ppò prossimu quadru?

Isidoro

: E va beni, vattinni. Ma’riccumannu però, cià ‘mettiri cchiù

‘mpegnu, s’annunca è megghiu ca cangi misteri e tinni vai a

cogghiri crastuni.

Filippo

: Stassi tranquillu, ca cià mettu tutta. Dumani ni viremu, bongiornu,

(si sveste, e mentre sta per uscire consegna la lettera) a propositu ma stava

scurdanu ‘nta sacchetta, antura mentri turnava u pustinu mi desi sta

posta. A dumani.

( V I A dalla comune )

Scena

XIa

Isidoro

Isidoro

: (legge e poi legge chi spedisce la lettera) Signor Isidoro Scocciamuli…

mittente, Istituto superiore di scuola sperimentale. Ah! Haja caputu

sarà qualche malanova ca volunu ‘nta sta scola, sa chi cumminau

ddà cosa fitusa di me figghia. (apre la busta) Avanti, viremu chi

camurria volunu : Egregio signor Isidoro Scocciamuli…oggetto:

correttezza versamenti tasse scolastiche. (riflessione)Ah! Soddi

volunu! Ponu stari frischi, ca ora ci dugnu i soddi a iddi, a ccù ci

vistunu! A ddù scema di me figghia ciù dissi chiaru e tunnu: non

ricurriri  mai  ‘nti  mia  ppì  soddi,  picchì  t’assicutu;  a  scola

spirimintali si ivu a scriviri…(continua a leggere) : In considerazione

dell’ottimo  rendimento  scolastico,  dei  brillanti  risultati

conseguiti nel corso degli anni dalla sua figliola Dorotea, e

valutando l’estrema correttezza dei versamenti per le iscrizioni

ed i laboratori, che sono stati ritenuti da noi “Esemplari”, siamo

lieti di comunicarle che, questa direzione, tenendo conto del

diritto di patria podestà

esercitato, ha ritenuto opportuno

riconoscerle una borsa di studio del valore di cinquemila euro.

Assegno che potrà ritirare in qualsiasi momento presso la nostra segreteria. Elogiandola unitamente alla sua figliola, che è stata ritenuta elemento encomiabile, e pertanto segnalata alla direzione artistica della Rai, la quale si è resa disponibile per un contratto di lavoro, porgiamo ns/ cordiali saluti…bla,bla,bla… I tassi?? Ma quali tassi haja pavatu? Ma su jù non ci’haja datu mai ‘n soddu! E ccù l’ha pavatu sti soddi? Jù nò! Annunziata mancu, picchì vitamini ci ‘nni dugnu picca, o cill’ha datu Eugeniu e mi pari difficili, o sa’ddatu versu idda! Ca ppì ‘forza! Allura antura visti giustu, non è ca mi ficiunu l’occhi (come per dire “non mi sonosbagliato”) mi dipiaci ca non a riniscii a pizzicari, ma sugnu sicuru


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 39

ca chidda ca sunava a chitarrina  d’avanti a villa, era idda ccù dda

strafallaria. Idda sunava e Sarah a mavara arricuggheva. Cosa

fitusa, comu m’alluzzau di luntanu, scuppulau, s’arricugghiu a

cuppulidda… e cussi. (farà una riflessione sincera di piena soddisfazione)

Però ci’haja’ddiri brava, brava me figghia appiddaveru, chista non

ma’mmagginava, ccù dda chitarrina, s’accucchiatu i soddi, a pavatu

i tassi ccù precisioni e spatti…ca è a cosa cchiù ‘mpurtanti, mi fici

aviri macari a borsa di studiu, e jù ‘nveci l’haja sempri maltrattatu,

ca pacienza. Brava, brava i cosi giusti. Bellu rialu mi fici me

figghia, voddiri ca  sta’vota ppì ricanuscenza ci’accattu na scheda

telefonica di 10 euri. E unni manca Diu pruvviri (metterà la lettera in

tasca)

Scena  XIIa

Isidoro – Annunziata – D.Carmela

Annunziata

: (proviene dall’esterno ) E a spisa è fatta (mostra un rametto di prezzemolo)

stasira n’addubbamu.

D.Carmela

: Signura, non è ca si siddia ca lassai all’ingressu i borsi cà virdura

ca m’accattai?

Annunziata

: Ma chi ci ‘ncucchiati, non è ca restunu ddà a vita!

Isidoro

: E su piccasu si scodda, c’è cu ci fa festa, chi ffà i facemu

ruvinari?!

D.Carmela

: Ca ccù saluti, su vi servunu aviti vogghia di pigghiaravilli ora

stissu! (rassetterà all’interno)

Isidoro

: (convinto) Forza Annunziata apprufittini.

Annunziata

: Già, ccù tuttu ddù mangiari c’avemu! (quindi si apparta con Isidoro, e

sottovoce lo riprende) Ma chi ssì ‘mbriacu ca mi pigghiu a robba di

donna Carmela?!

Isidoro

: Cara mia, comu si viri ca non canuscisti ad Araziu u pueta, chiddu

ca dissi:“ Crapa Diem”. Tu non cogli mai l’attimu, ca cogghiulu

l’attimu!

Annunziata

: Haja cogghiri macari l’attimu averu?! Picchì non t’abbasta ca

m’arridducii a cogghiri macari l’ogghiu ‘nto maccu!


Dietro l’angolo:


2 atti di Angelo Scammacca


pag 40


Isidoro


: Ho capito! L’unico proficuo ‘nta sta casa sugnu jù! Quantu mi nni

vaiu, ca haja’gghiri a spurugghiari na cosa ‘mportanti. (prende la

giacca e và) Cchiù ‘ttardu ni viremu.             ( V I A dalla comune )


Annunziata : (mentre Isidoro esce) Non turnari prestu u senti!

Scena  XIIIa

Annunziata – D.Carmela - Dorotea

Dorotea

: (provenendo dall’interno con lo strumento) Mamma jù staju niscennu!

Annunziata

: Accussì di primura.

Dorotea

: Ricivii a telefonata di Sarah, e haja ‘gghiri ppì n’audizioni. Vi

salutu.

Annunziata

: Ma sì ‘n spiddu! Voddiri, pari ca ti casca a casa d’incoddu.

Dorotea

: Mamma, non è ca su staju ‘nficcata intra ni fazzu prufittu, mi

dugnu versu ppì varagnari qualcosa.

D.Carmela

: Ebbè non è ca i’avi tutti i torti, chi a’ffari dda carusa; (rivolta a

Dorotea) però a stari attenta figghia, ca a vita è malvaggia e non poi

sapiri cu ti voli beni e cu ti voli mali, viri ca ci su tanti prufittaturi.

Dorotea

: U sacciu! E jù non mi fidu di nuddu.

Annunziata

: Brava! E ccù sta scusa si sempri fora, pp’ aviri u piaciri di parrari

cincu minuti cù’ttia, ci’ama ‘ddumari na cannila a Sant’Aita.

Dorotea

: Va beni. ‘Ntantu mi’nni vaiu ca si fici tardu, appoi parramu. Ciau.

( V I A dalla comune )

Annunziata

: Ciau. E spiriu, e chi sunu fulmini.

D.Carmela

: (prende dalla cesta della biancheria, qualche tovaglia o lenzuolo asciutto)

Addivati figghi! Signura ma duna na manu a piegari sti linzola,

accussì ci levu i pieghi e i stiru, e quannu so maritu si cucca

s’arricria a dormiri.

Annunziata

: (aiutandola) Jautru ca livarici i pieghi, jù do so latu ci mitissi na

pocu di spini di ficurinia.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 41

D.Carmela  : E’ ‘n pocu lagnuseddu averu?

Annunziata : Lagnuseddu?! E’ ‘n picciatoriu cuntinuu! A cunfrontu so, mastrulamentu era mutu!

D.Carmela  : Me maritu mischinu non mi dici mai nenti, s’accuntenta di zoccu fazzu, mi dici: Cammiledda mia, menu mali ca tò matri ti parturiu, almenu na cosa bona ‘nta vita, ppì’mmia a truvai.

Annunziata : Ah…macari me maritu u sapi?! L’unica cosa ca mi sapi diri è: si presupponi ca to matri ti chiamau Annunziata, picch’ appa riceviri l’annunziu ca ava nasciri tu, non è ca prima do fattacciu, affucava a to patri e mi sgavitava di sti pinitenzi?! No! Mi cunnannau a’mmia.

D.Carmela  : Ca chi ci voli fari, i masculi sunu curiusi, iddi si sentunu i patruni do munnu, ma non sanu ca nuatri i giramu e i furriamu comu vulemu. Me matri bonammuzza mi diceva: arrivodditi ca u masculu vali anzina a quannu potta e quannu ammutta, dopu non cunta cchiù!

Annunziata : Santi paroli! Sulu ca me maritu ppì sti doti, ha statu sempri ‘nto scassuliddu.

Scena  XIVa

Annunziata – D.Carmela - Isidoro

Isidoro             : (rientra e sarà turbato in viso, e si metterà a sedere)

Annunziata : E chi è tutta chista fu a nisciuta.

Isidoro             : (scuotendo il capo) Mortu sugnu! ‘Nta vita c’è sempri chi’mparari.

Annunziata : (meravigliata) E’ a prima vota ca ‘nta to vita, ti sentu diri ca macari tu hai qualcosa d’imparari.


Isidoro


: (vaneggiando) Cosa di non cridirici, su non mi ci’attruvava prisenti non ci avissa crirutu mai mai.


Annunziata : Allura, si po’ sapiri chi ti successi?


Dietro l’angolo:


2 atti di Angelo Scammacca


pag 42


Isidoro


: (racconta il fatto) Ava fattu ‘n bellu pezzu di strada apperi, e ava arrivatu quasi ‘nto viali ca spunta ‘nta scola di Dorotea, comu girai l’angulu, do primu negoziu u sapiti a ccu visti nesciri, trascinatu di quattru vaddia e che manetti o pusu… o ragiuneri Mazzacani.


Annunziata : O ragiuneri? Comu o ragiuneri??


D.Carmela


: Ma su è ‘n cristianu acussì bonu. Ci’appa ‘gghessiri sbagghiu?!


Isidoro


: U sbagghiu l’ama fattu nuatri, e jù ppì primu! Ca non haja saputu sentiri u fetu d’abbruciatu.


Annunziata : Ca parra chiaru ca non staju capennu nenti, u putisti sapiri picchì u ‘ttaccanu!


Isidoro


: Voddiri, mentri circava di svincularisi, s’avissuru ‘ntisu chi ci nisciu da vucca, cosi ca non dici mancu ‘n vastasu di portu. Appoi, sarà ca ci’mpinciu o ci tiranu ddu borsello ca si porta sempri d’appressu… e quantu soddi ci cascanu, passi ca si grapiu u spurtellu da cassaforti da banca…miliuni e miliuni.


Annunziata : Ma iddu ha dittu sempri ca c’erunu i bulletti e i ricivuti de condominii.


D.Carmela


: Chistu n’ha ‘ffattu cridiri?! Certu ca p’attaccallu ‘n motivu cia’gghessiri?!


Isidoro


: Jautru ca motivu! Non appena su caricanu ‘nta prima volanti, di cursa su purtanu a centrali, mentri ‘n’autra volanti ristau ddà ppì parrari ccò proprietariu do negoziu, giustu giustu, chiddu ca guidava a machina era u figghiu di ‘n amicu miu, ca ‘nta dui paroli, mi cuntau ca u ragiuneri, sà presentatu sempri comu l’esattori di na famigghia di mafiusi e cià’dumannatu u pizzu a tutti i negozianti. A virità ‘nveci è ca famigghia di mafiusi non ci’nnè, e u veru mafiusu è iddu!


Annunziata : Chi mi tocca sentiri?! Beh, certu ca varagnari dinari facili cià ‘ffattu comudu, pi’cchissu ha fattu na vita accussì dispindiusa.

D.Carmela  : Tantu va a quartara all’acqua ca si rumpi o si ciacca.

Annunziata : Ma ‘ntantu so muggheri, m’ha dittu ca u ragiuneri, ha fattu sempri u cummircialista ppì tanti e tanti negozianti, picculi ‘ndustrii…e jù haja avutu a ‘mprissioni ca ha statu sempri sincera.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 43

D.Carmela  : Vo’ddiri ca iddu si l’ha tinutu sempri ‘nto stomacu, d’altrondi cu ammuccia zoccu fa, e signu ca mali fa!

Annunziata : E ora, cu ciù vò cunta a so muggheri, ca mischina avi na pocu di

jorna ca è ricoverata o spitali.


Isidoro


: (afflitto) Ci vaiu jù! Vistu ca so figghiu è partutu, qualcunu ci’agghiri: Almenu a cuminciu a priparari, prima ca ci spuntunu i vaddia.


Annunziata : Non ciù sdurubbari tuttu ‘nta na vota, cerca di cuntariccillu in modo  menu  dulurusu…chi’ssacciu…dicci  ca  ci’attruvanu  carti

‘mpurugghiati, ccu’nummira cangillati.

Isidoro

: Certu ca vu’mmagginati comu cangia a cosa, quannu veni a sapiri

ca non ci sunu né sbagghi, né famigghi di mafiusi, ma ca l’unicu

mafiusu era so maritu! Pacienza, facemini curaggiu! (si prepara per

uscire)

Annunziata

: Isidoru, viri ca jù mi ‘nni staju jennu ‘nti me matri, ca stanotti

ci’haja’ffari a nuttata.

Isidoro

: U sacciu, u sacciu! Per ora vi salutu.

( V I A dalla comune )

Scena  XVa

Annunziata – D.Carmela – Dorotea - Sarah

Annunziata

: (riflessione) Ma taliati signuri mei chi cosi ca una a sentiri, ma cu

l’ava ‘ddiri, ancora mi veni di non cridirici.

D.Carmela

: Però su fù pigghiatu che manu ‘nto saccu, non avi tanti scusanti.

Annunziata

: Ca certu! U visti chi facci aveva me maritu? Ristau troppu

‘mprissionatu, picchì u fattu u visti ccù l’occhi so. Iddu ca ppì so

natura ha statu sempri criticu, ddocu non eppi chi’diri.

Dorotea

:  (ignara  dell’accaduto  entra  seguita  da  Sarah)  Vieni  entra,  ciau

mamma…Cammiledda, ata vistu ca sugnu n’autra vota ccà!

Sarah

: Buongiorno….

Annunziata

: (assieme a D.Carmela risponde al saluto) Ciau Sarah.


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 44

D.Carmela

: Ciau beddi figghi!

Dorotea

: (alla madre) Sarah non vuleva veniri.

Annunziata

: E picchì?

Dorotea

: Ca si senti a disagiu su’ncontra o papà, avi a ‘mprissioni ca iddu

pensa ca ci fici u malocchiu.

Annunziata

: (a Sarah) Ma chi vai pinsannu?!

Sarah

: Purtroppo, quelle poche volte che mi è capitato d’incontrarlo, ho

avuto la netta sensazione che m’incolpasse di ogni cosa che gli

capiti…soprattutto di quelle brutte.

Annunziata

: Ma a iddu ci capitunu, sulu cosi tinti! Picchì i cosi boni u fujunu.

Jù sula non cià fici a scanzarimmillu.

D.Carmela

: (rivolta a Sarah) Ma tu di chi ti preoccupi?! Non è ca tu sì na

jttatura?! U Signuri ti desi a razia di canusciri l’avveniri da genti…

Sarah

: Per tanti invece è fastidioso, sapere che qualcuno possa leggere

nella loro vita…sia passata, che futura.

Dorotea

:  Ma  intantu  com’è  ca  ci  sunu  ‘n  saccu  di  ‘mbrugghiuni  e

‘mballaccheri, ca non sanu fari mancu a “o” ccò biccheri, ca

liggennu carti e addumannu cannili, s’ana fattu i soddi.

Sarah

: Ma non è il caso mio, io non ho mai chiesto né voluto un soldo da

nessuno.

Annunziata

: (preparandosi prende il paltò e la borsa) E chistu ti ni fa lode. Senti

Tea, viri ca jù mi’nni staju jennu, ca sta notti ci fazzu a nuttata a

nonna, ca dopu l’operazioni, mischina avi bisognu macari idda.

Chi’ffa ni’nni jemu nuatri Cammilina?  (rivolta ai ragazzi) Ciau, vi

salutu.

( V I A dalla comune )

D.Carmela

: (raccatta  la  sua  roba  e  segue  Annunziata)  Si,  si,  pronta  sugnu,

amuninni. Ciau carusi.

( V I A dalla comune )


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 45

Scena  XVIa

Dorotea – Sarah

Dorotea

: Senti non mi diri ca sugnu ‘nsistenti, ma in definitiva si po’ sapiri

na vota ppì sempri, chi viristi ‘nto futuru di me patri?

Sarah

: Quando ho letto le carte, nel passato della vita di tuo padre, ho

visto degli episodi inconufabili, e l’unico a conoscenza della pura

verità è lui. Certo, la prima volta ha tentato di svincolarsi, dicendo

che è un fatto che tutti conoscevano.

Dorotea

: Beh, in effetti, ddu fattu u sapi menzu paisi, anche su sugnu sicura,

ca tu non facisti apposta ricorsu a na storia vecchia.

Sarah

: Ma se io all’epoca non ero ancora nata! Cosa avrei dovuto

ricordarmi?! Però, quando ha voluto sincerarsi maggiormente, e gli

ho riferito l’altro fatto, hai visto come si è tramutato in viso, perché

quella storia la conosceva lui e solo lui; un suo vecchio segreto che

non ha potuto smentire!

Dorotea

: Però, a cosa ca ci fici cchiù ‘mprissioni, fu quannu ci ligisti u

futuru.

Sarah

: Per forza! Perché involontariamente, prima ho demolito la sua

incredulità, ed al tempo stesso ho introdotto il tarlo del dubbio. E si

è radicata in lui la paura sentendo ciò che ho predetto. Solo il tempo

sarà il solo giudice della verità.

Dorotea

: Ma ancora non mi hai detto cosa hai visto nel suo futuro.

Sarah

: (categorica) E non te lo dirò mai! Spero solo di essermi sbagliata.

(passegia nervosamente e si avvicina alla finestra e si accorge di Isidoro che

sta  rientrando)  Tuo  padre  sta  rientrando!  L’ho  visto  mentre

attraversava la strada; ti prego non mi sento dincontrarlo.

Dorotea

: E cosa facciamo? O andiamo di là, o usciamo, e visto che lui

prende sempre l’ascensore, noi scendiamo a piedi.

Sarah

: Sì, dai svelta, facciamo così! Andiamo via! (spengono  le  luci,

lasciando solo qualche lume acceso creando un’atmosfera più tenue)

( E S C O N O dalla comune )


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 46

Scena  XVIIa

Isidoro - Eugenio

Isidoro

: (entrando sarà completamente sconvolto da ciò che gli è successo. Siede

afflitto in una sedia vicino al tavolo e parlerà da solo) Non po’ gghessiri, jù

mi   staju   sbagghiannu!   U   signuri   ma’ddari

a   grazia

d’arrusbigghiarimi e di cunvincirimi ca tutti sti fatti sunu sulu ‘n

sognu e non c’è nenti di veru. (si alza, cammina per casa come uno che è

fuori  di  se,  amareggiato.)  Com’è possibili ca ogne traversa, ogne

angulu c’haja giratu m’ha riservatu na surprisa, e chi razza di

surprisa! ( si guarda allo specchio e indica la sua immagine) Fazzu tantu

schifu, ca u specchiu non rifletti a me facci, ma chidda di ‘n patri e

‘n maritu ca non ha statu capaci di essiri né l’unu né l’autru. Haja

campatu na vita comu ‘n parassita, cunsiderannu a commiserazioni

da genti comu n’attu di doveri ne me cunfronti, e appoi picchì

s’avana sentiri in doveri?! Chi ci’haja fattu jù di bonu! Ora capisciu

chi mi vuleva diri dda mavara ccù dda profezia…”caminannu

a’pperi e nò cca machina avissa vistu tanti e tanti cosi”.

Eugenio

: (entra accende le luci e si accorge del padre, avrà la stessa borsa di quando

è uscito) Papà e tu ccà sì?

Isidoro

: Già ccà sugnu! Picchì a cosa ti pari strana?

Eugenio

: E sì! Picchì ‘ncuntrai a donna Carmela e ‘nta du paroli mi cuntau u

fattu do ragiuneri…(senza crederci molto) mischinu.

Isidoro

: (con acredine) Mischinu averu! Unu ca ha campatu, sfruttannu,

maltrattannu e terrorizzannu a genti onesta e travagghiatura, è

macari mischinu! Sdisonestu iddu e jù! Ca mi ll’haja ‘nficcatu intra,

e m’haja fattu na panza tanta ccù tutti ddì leccornii a scapitu do

suduri e do sangu da genti.

Eugenio

: Papà…a vita è fatta macari di amare soprese, u munnu non è

chiddu ca pensi, o ca tu t’ha ostinatu di non viri. U munnu è

selvaggiu e ppì sopravviviri qualunqui cosa fai è valida.

Isidoro

: E stasira vogghiu propriu viriri si u munnu è chiddu ca haja vistu

jù, o chiddu ca dda carusa, custringennumi a caminari a’pperi, mi

misi ‘n condizioni di viriri. (gli si avvicina, ed inaspettatamente gli

strappa il borsone dalle mani. Si dovrà arrivare ad una scena di pathos)

Eugenio

: (colto alla provvista ) Papà chi ‘ffai? Dammi la borsa!


Dietro l’angolo:   2 atti di Angelo Scammacca

pag 47

Isidoro

: (l’allontana dandogli uno strattone, aprirà la cerniera e tirerà fuori un fusò

vivacisimo,  un  top  estremamente  corto,  stivali,  una  parrucca  di  colore

particolare o rossa o biondo platino, delle video cassette ) Tà staju dannu!

E chista chi è…e chista, e st’autra, e chisti chi ssù…dimmi ca è u

cangiu de robbi ca ti metti o studiu, ca ti metti quannu fai i riunioni,

o sunu i robbi ca ci’avevi misi antura, quannu ti visti acchianari ‘nta

dda machina! (legge i titoli delle video cassette) “Notti pazze di un gay”

“Gay follie e perversioni”…(le butta a terra, disperato) Tuttu puteva

pinsari, ma ca me figghiu faceva sta vita no! Ca era finocchiu no!

No! No! Non è possibili. E jù ci’haja campatu supra comu ‘n

magnacciu. (nella borsa troverà un libriccino contenente appunti di Eugenio

e leggerà) Dati al ragioniere Mazzacane mille euro, ragioniere due

mila euro, mille euro, tre mila,…dui mila. Macari iddu ti sfruttava,

eri macari ‘n manu so, e possibilmenti ti purtava macari i clienti….e

a ‘mmia m’addubbava a panza e m’antuppava l’occhi. E mi ci

sinteva  macari  in  obbligu!  (gridando  con  esaperazione)  Vattinni,

vattinni! Ca non ti vogghiu viriri cchiù! (colpito da una fitta al cuore,

s’inginoccherà con un evidente spasmo di dolore si piegherà su se stesso, e

mentre Eugenio lo soccorre, si accascia).

Eugenio

: Papà! Papà! Papà…perdonami papà! (piange mentre si attenuano le

luci e si chiude il sipario)

FINE DELLA COMMEDIA

Rielab. 09/09/2004

Angelo Scammacca

Via Fra Liberato 19 Catania

Tel. 095/455324


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 48


MATERIALE OCCORRENTE

-Tubetti di colore , pennelli, tela.

-2 tavolozze

-2 quadri

-2 camicioni da pittore

-   1 berretto         “         “

-2 cavalletti

-1 astuccio porta strumento musicale

-porta ombrelli con ombrello

-Borsa tipo atleta

-Banconote

-Biancheria da stirare

-Borsa spesa con lattuga, 2 ferri di cavallo (panini)

-Mazzo di carte

-2 siringoni con ago finto

-lettera scuola sperimentale

-rametto di prezzemolo


Dietro l’angolo:      2 atti di Angelo Scammacca                                                                  pag 49


Scene I° Atto

Ia

Dicitore

IIa

Isidoro

IIIa

Eugenio

IVa

Dorotea

Va

Annunziata

VIa

Dicitore

VIIa

Isidoro – Rag.Mazzacane

VIIIa

Isidoro – Rag.Mazzacane – Annunziata

IXa

Isidoro – Annunziata – Dorotea – Sarah

Xa

Isidoro – Annunziata– Rag.Mazzacane

XIa

Annunziata– Rag.Mazzacane – Dorotea

XIIa

Dorotea – Isidoro

XIIIa

Isidoro

Scene II° Atto

Ia                          D.Carmela - Filippo

IIa                       D.Carmela - Filippo – Isidoro - Annunziata

IIIa                     D.Carmela - Filippo - Eugenio

IVa                     D.Carmela - Filippo - Eugenio – Rag.Mazzacane

Va                       D.Carmela - Rag.Mazzacane – Annunziata - Dorotea

VIa                     D.Carmela - Annunziata - Dorotea

VIIa                  D.Carmela - Annunziata - Dorotea - Filippo

VIIIa                Annunziata - Dorotea - Filippo

IXa                     Isidoro – Filippo

Xa                       Isidoro – Filippo – Annunziata – D.Carmela

XIa                     Isidoro

XIIa                  Isidoro – Annunziata – D.Carmela

XIIIa                Annunziata – D.Carmela – Dorotea

XIVa                Annunziata – D.Carmela – Isidoro

XVa                  Annunziata – D.Carmela –Dorotea– Sarah

XVIa                Dorotea – Sarah

XVIIa             Isidoro - Eugenio