Dietro le quinte

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DIETRO LE QUINTE

DIETRO  LE  QUINTE

Interludio con Musica

di

N O E L   C O W A R D

(Versione Italiana di MAURA CHINAZZI)


P E R S O N A G G I:

GEORGE PEPPER

LILY  PEPPER

 BERT BENTLEY

SIG. EDWARDS

MABEL GRACE

       

ALF

                                    L’interludio si svolge nel Teatro di Varietà Palace, in una cittadina della provincia inglese, di sabato sera.


                                    GEORGE e LILY PEPPER stanno cantando e ballando il loro numero. Sono sulla trentina, sposati da vari anni e fanno gli attori dall’infanzia. Il loro numero consiste in uno sketch intitolato “I due gagà della città”, per il quale indossano soffici parrucche rosse, frack, cilindro e bastone; e uno sketch intitolato “Marinai”, per il quale portano parrucche rosse ricciolute, abiti da marinai con pantaloni esageratamente attillati, e hanno in mano dei telescopi.

                                    Hanno appena finito di recitare una scenetta in una strada.

GEORGE:      Se concedete a mia moglie e a me, il tempo di cambiarci, eseguiremo per voi il nostro famoso numero marinaro. (al direttore d’orchestra) Grazie, Bert. (esce di corsa da destra)

                                    (L’orchestra suona fragorosamente il ritornello del numero dei “Marinai” e quando ha finito, entrano GEORGE e LILY, nei panni di marinai, portando sotto il braccio i telescopi. A metà numero eseguono la scenetta, che consiste in un fuoco di fila di battute, poi ricantano una strofa e ripetono il ritornello, un motivetto allegro, ed escono, eseguendo il finale, durante il quale a LILY sfugge il telescopio)

NUMERO DEI “MARINAI”:

Strofa I:

GEORGE e LILY:      Noi siam due marinai,

                                   Sperduti e senza nave, ahimé!

                                   In questo gran via-vai

                                   noi non sappiamo più che far.

                                   Bevuto abbiamo, è naturale,

                                   ma il passo è ancor normale,

                                   eppure il porto non troviamo più.

Ritornello:

                                   Chi tra voi ci può indicare

dov’è la nave nostra

ce lo segnali subito,

per ringraziarlo gli offrirem da bere al bar.

GEORGE e LILY:      Si chiama “Lampo” la nostra corazzata,

                                   chissà dove sarà ancorata?

                                   Ma purtroppo invan cerchiamo

                                   l’equipaggio e il capitano

                                   e se non sono qui

                                   tutti in mare finiremo.

                                    (Ad lib. dall’orchestra)

LILY:               Ehi, George! Chi è quella signora con la quale passeggiavi l‘altra mattina?

GEORGE:      Non è una signora. E’ mia moglie!

LILY:               Questa è buona! Vi è piaciuta?

GEORGE:      Per strada ti ho visto con un cane. E’ tuo?

LILY:               Sì.

GEORGE:      Come si chiama?

LILY:               Pericolo Giallo.

GEORGE:      Perché ha un nome così strano?

LILY:               Chiedilo a lui… è un pechinese.

GEORGE:      Questa è buona! Vi è piaciuta? (al violinista) Se continui a strimpellare, rovini tutto. (a LILY) Perché hai lasciato la scuola?

LILY:               Per un’appendicite.

GEORGE:      Una… cosa?

LILY:               Te l’ho detto.

GEORGE:      Come mai un’appendicite?

LILY:               Non posso spiegartelo.

GEORGE:      Avevo sentito dire che si trattava di adenoidi.

LILY:               Adenoidi…?

GEORGE:      Certo.

LILY:               Ma va!

GEORGE:      Che c’è di strano?

LILY:               Ti sembro tipo da adenoidi, io?

GEORGE:      La-la-la-la… e chi lo sa!

GEORGE:      Giorni fa ho visto una scenetta stranissima.

LILY:               Quale?

GEORGE:      Dodici uomini che stavano sotto lo stesso ombrello senza bagnarsi.

LILY:               Com’è possibile?

GEORGE:      Non pioveva!

LILY:               Sai cos’è uno scheletro?

GEORGE:      Uno scheletro?

LILY:               Sì. lo sai?

GEORGE:      Un mucchio d’ossa dal quale è stata raschiata via la gente.

LILY:               Questa è buona! Vi è piaciuta? Dove sei stato ieri sera?

GEORGE:      Al cimitero.

LILY:               Ti è morto qualcuno?

GEORGE:      Tutti!

                                    (L’orchestra riattacca la canzone dei “Marinai”)

Strofa 2.

GEORGE e LILY:      La libertà scaduta è già,

                                   èèfinita un’ora fa.

                                   La rotta abbiam perduta,

                                   non sappiamo dove andar.

                                   C’è il ponte da lucidare,

                                   poi la stiva da vuotare,

                                   l’ammiraglio che ispeziona…

Ritornello

                                   Chi tra voi ci può indicare

dov’è la nave nostra

ce lo segnali subito,

per ringraziarlo gli offrirem da bere al bar.

                                   Si chiama “Lampo” la nostra corazzata,

                                   chissà dove sarà ancorata?

                                   Ma purtroppo invan  cerchiamo

GEORGE e LILY:      L’equipaggio e il capitano

                                   e se non sono qui

                                   tutti in mare finiremo,

                                   noi siamo spacciati,

                                   finiremo dritti in mare!

                       

(Escono sgambettando insieme, uno dietro all’altra, con i telescopi sotto il braccio. Disgraziatamente, durante questo finale indiavolato, a LILY – che è dietro a GEORGE – sfugge il telescopio. Lo riafferra in fretta, rovinando tutto l’effetto. GEORGE le lancia un’occhiata di fuoco e le mormora qualcosa a fior di labbra).

Prima che cali il SIPARIO, ringraziano il pubblico, col fiato corto e sorridenti, ma dietro al loro sorriso si nasconde come un presentimento.

Il SIPARIO si alza sull’interno del camerino dei PEPPER. E’ una stanza alquanto squallida, perché, sebbene essi siano piuttosto noti in provincia, non hanno mai conosciuto la dignità dei camerini dei grandi attori né l’orgoglio di vedere il proprio nome impresso a caratteri cubitali sulle locandine. La stanza è quadrata, con tre pareti. Sulla destra, in basso, una porta conduce al corridoio . sul centro, in fondo, a destra, c’è un lavabo e a sinistra degli attaccapanni in legno per i vestiti. La toilette di GIORGIO è a destra e quella di LILY a sinistra.

Mentre si alza il SIPARIO su questa scena, entrambi  entrano in silenzio, ma con aria torva. Sono ancora senza fiato e accaldatissimi. GEORGE si dirige verso la propria toilette e altrettanto fa LILY. Si tolgono le parrucche e le posano, poi, sempre in silenzio, incominciano a togliersi i costumi da marinai, che sono forniti di chiusure lampo per facilitare la rapidità dei cambiamenti. LILY rimane in reggiseno e pantaloncini: GEORGE in camicia e mutande. Entrambi portano sciarpe nere con fiocchi, calze nere e reggicalze.

GEORGE       (Da destra) Che bella figura! (siede)

LILY:               Come sarebbe a dire?

GEORGE:      (Sprezzante) Hai il coraggio di chiedermelo?

LILY:               Non so di cosa parli. (siede)

GEORGE:      Ah, no, eh?

LILY:               No, perciò sta zitto!

GEORGE:      Allora non ti sei resa conto di aver rovinato il finale?

LILY:               Non è stata colpa mia.

GEORGE:      Di chi… di Mussolini?

LILI:                (Con sarcasmo) Come sei spiritoso!

GEORGE:      (Senza mordente) A quanto pare non ti è caduto il telescopio e non ti sei chinata, piantandomi in asso a sgambettare da solo!

LILY:               Che c’entra… Il finale era troppo veloce.

GEORGE:      E’ sempre stato così!

LILY:               Tutto il numero è troppo veloce, da più di una settimana.

GEORGE:      Bert mantiene sempre lo stesso tempo.

LILY:               Il tuo Bert! Lo giudichi infallibile solo perché ti offre i crostini di formaggio all’Imperiale.

GEORGE:      Bert Bentley è il migliore direttore d’orchestra di tutta l’Inghilterra settentrionale, non c’è dubbio!

LILY:               Direttore dei miei stivali! Scommetto che si diverte un mondo nel vederci sguinzagliati da un capo all’altro del palcoscenico, come dei cani da caccia.

GEORGE:      Cane lo sarai tu. Io sembro Fred Astaire.

LILY:               Ma sì!… Fred Astaire con un pizzico di Pavlova, per soprammercato… Sei meraviglioso, sei… non ti manca nulla; solo l’educazione.

GEORGE:      Ah!… e così, proprio tu vorresti darmi lezioni di educazione!… Questa è nuova!

LILY:               Smettila! Mi scocciata.

GEORGE:      Scocciata, eh? Allora sarei stato io a rovinare il finale… e a lasciar cadere il telescopio?

                       

                                    (LILY, accalorata, si alza e va verso il centro)

LILY:               Stammi bene a sentire, George Pepper…

                                    (GEORGE si alza e va al centro)

GEORGE:      E’ ora di smetterla… Quando hai torto, perché non lo ammetti? Hai rovinato il finale… proprio tu!

LILY:               E con questo? E’ stata una disgrazia. Non l’ho mica fatto apposta!

GEORGE:      Come e perché lo hai fato non c’entra. L’importante è che sei stata tu!

LILY:               (Gridando) E va bene, sono stata io!

                                    (Bussano alla porta)

                        Chi è?

ALF:               (Da fuori) Sono io, Alf.

LILY:               Va bene, entra.

(Entra Alf, il buttafuori. E’ un ragazzo che porta un mucchio di abiti da sera dei PEPPER, cilindri e bastoni. Li lascia cadere)

ALF:               Ecco qua.

GEORGE:      Grazie. (tira fuori di tasca del denaro) Prendi e dì a Fred di portarmi venti sigarette e un bel sigaro.

LILY:               (Prendendo i propri abiti) Non fumare prima dei pasti.

GEORGE:      Pensa agli affari tuoi.

ALF:               Bisogna aspettare che Mabel Grace abbia finito.

LILY:               (Prendendo gli abiti di George)Per quel che mi risulta, ha finito da anni.

GEORGE:      Cosa c’è in Mabel che non va?

LILY:               Chiedilo al pubblico, caro. Chiedilo al pubblico!

ALF:               (Sul punto di andarsene) Tutto come al solito, eh?

GEORGE:      Sì, ma mi raccomando di non dimenticare il sale, come ieri sera.

ALF:               D’accordo. (esce)

(LILI incomincia a riporre vari oggetti in un grande cesto, che reca una scritta in nero, a grossi caratteri: “I PEPPER”

GEORGE:      Perché hai sparlato di Mabel davanti al ragazzo?

LILY:               (Con sussiego) Ho solo espresso la mia opinione.

GEORGE:      D’ora in avanti, sei pregata di tenere per te le tue opinioni, senza sciorinarle davanti agli estranei.

LILY:               (Brontolando) Se Mabel ti piace tanto, valle a chiedere un autografo… impazzirà di gioia! (si avvicina al lavabo per lavarsi)

GEORGE:      Non dimenticare che Mabel è un’artista… Sarà anche un po’ vecchiotta, ma è un’attrice molto migliore di te.

                       

                                    (LILY va a sinistra a prendere un asciugamano)

LILY:               Sei sempre pronto all’adulazione solo per farti notare. Mi fai schifo!

                                    (GEORGE si sta lavando davanti al lavabo del centro)

GEORGE:      Chi vuol farsi notare?

LILY:               Tu… come Irene Baker!

GEORGE:      Che c’entra Irene Baker?

LILY:               L’ultima volta che si è voluta far notare, è caduta ubriaca fradicia in pieno teatro.

GEORGE:      (Avvicinandosi a LILY) Questa è una sporca bugia; Irene non beve mai quando lavora, lo sai benissimo.

LILY:               (Con disprezzo) La chiami per nome, adesso! Prima le dicevi sempre: “Miss Baker qui e Miss Baker là”.

GEORGE:      Te lo credi tu. (va dietro al cesto)

LILY:               Cerchi di farmela passare per una tua conquista, eh? Sarebbe una fortuna!

GEORGE:      Smettila di brontolare!

LILY:               (A fior di labbra) Irene…!

GEORGE:      Se riuscirai a modulare le tue risate come fa lei, ti faccio un regalo.

LILY:               Modulare le risate! Questa poi…! Me ne faccio parecchie di risate quando scrivi le tue battute!

GEORGE:      (Con dignità) Se i testi non ti soddisfano, sai come fare. (s’infila la vestaglia)

LILY:               So quello che vorrei fare.

GEORGE:      Non riesci neppure a uscire di scena senza inciamparti.

LILY:               Oh! Ricominciamo…?

GEORGE:      (Al centro) Sì, certo. E con questo?

LILY:               (Avvicinandosi a George) Ascoltami bene – solo un minuto…

GEORGE:      Ti ho ascoltata per quindici anni, perciò minuto più o minuto meno…

LILY:               Ne ho abbastanza di tutta questa storia. Sono stufa di te e dello sketch, che, poi è una boiata!

GEORGE:      Questo sketch andava bene per i miei genitori; perciò deve andar bene anche per te.

LILY:               (Con sarcasmo) Ho la vaga impressione che il mondo sia un po’ cambiato dall’epoca dei tuoi genitori. Adesso c’è la luce elettrica, il telefono e una piccola invenzione chiamata cinematografo. Nessuno ha voglia di vedere i Pepper per tre scellini quando può vedersi la Garbo per nove pence! (siede, spazzolando il cilindro)

GEORGE:      Qui casca l’asino! Noi siamo in carne ed ossa e il pubblico preferisce vedere degli esseri viventi, invece di quelle fotografie stereotipate. Metti la Garbo in un locale di Devonport il sabato sera e vedrai cosa le capita!

LILY:               Infatti, basta guardare quello che è capitato a noi!

GEORGE:      Non eravamo a Devonport, ma a Southsea.

LILY:               Dovunque fossimo, c’era anche la Flotta e ce ne siamo accorti!

GEORGE:      Se il numero ti sembra così brutto, perché non lo cambi?

LILY:               Hai mai provato ad entrare in una chiesa e a proporre di cambiare la Bibbia?

GEORGE:      Spiritosa! Molto spiritosa! Sei sprecata per questo lavoro; dovresti dedicarti all’umorismo.

LILY:               Almeno riuscirei a mettere insieme delle battute migliori delle tue. “Non è una signora, è mia moglie!” “Perché hai lasciato la scuola?” “Per un’appendicite”… Vecchie stupidaggini già superate all’epoca in cui tua nonna faceva il salto della morte.

GEORGE:      Cosa c’entra mia nonna?

LILY:               Lo faceva malissimo.

                                    (GEORGE si alza e si avvicina a LILY, arrabbiatissimo)

GEORGE:      Chiudi il becco e smettila d’insultare la mia famiglia. Chi eri tu, quando ti ho sposata? Una delle Sei Ragazze Lunari – deliziose per cantare e ballare, ma zero in recitazione! (va a destra, davanti al cesto)

LILY:               (Con calore) Non appena cominciammo a recitare, andammo nelle grandi città, cosa che ai tuoi genitori non era mai capitata!

GEORGE:      Chi se ne frega delle grandi città! Non puoi conservare un pubblico per un intero anno, come lo facevano i miei, eseguendo la danza dei parasoli all’Ippodromo di Manchester.

LILY:               Le Ragazze Lunari recitavano bene almeno quanto i Pepper ed erano molto più raffinate.

GEORGE:      Ben detto! Tanto raffinate che facevano venire una barba da morire… (siede a destra)

LILY:               Un po’ di raffinatezza non ti farebbe male…

GEORGE:      Che ne diresti se, invece del nostro numero, facessimo un “Intermezzo Musicale” in cui suono il flauto e tu siedi sotto con il riflettore con il violoncello?…

                                   

(Bussano alla porta)

LILY:               Chi c’è?

BERT:            (Da fuori) Sono io… Bert Bentley.

GEORGE:      Entra, amico mio.

LILY:               (Fra sé) Amico!…

(Entra BERT BENTLEY, il direttore d’orchestra. E’ un ometto petulante, che indossa il frack e un gilet bianco non troppo pulito)

BERT:            (Allegramente) Come va? Siamo in forma?

GEORGE:      Non ci si lagna.

BERT:            Chi ha una sigaretta?

GEORGE:      Eccola qua.

BERT:            (Prendendone una) E’ l’ultima.

GEORGE:      Ho mandato Fred a prenderne delle altre. Fiammifero?

BERT:            D’accordo… Zan!

GEORGE:      E’ finito lo spettacolo?

BERT:            Sì; quella vecchia strega si sta squartando.

GEORGE:      Strano che faccia un numero simile… L’ho sentita mercoledì al primo spettacolo.

BERT:            In quello successivo a momenti la fischiavano.

LILY:               E’ troppo raffinato per il nostro genere.

                                    (BERT va a sedersi sul cesto).

BERT:            S’innervosiscono tutti quando si pugnala… ci mette un sacco di tempo… diventa un dramma… Un paio di mesi fa venne qui Robert Haver… Che truccatura! Era tutto appiccicato con la carta dei francobolli… Il famoso attore drammatico con la sua compagnia… Avresti dovuto vedere che razza di compagnia! Un paio di vecchi straccioni che fungevano da paggi, mentre lui recitava la scena dell’agonia… Poi, finalmente, è morto.

GEORGE:      Ha reso?

BERT:            Altroché…! Tre sterline e otto penny sonanti, oltre a una bottiglia di cocacola.

LILY:               Poveretto, che pena!

BERT:            Colpa sua, ha voluto farlo! E’ un genere che non va. Sono tutti uguali… dopo un paio di stagioni in un buon teatro di Londra, credono di essere arrivati.

LILY:               Quel povero vecchio fischiato da una massa di zotici!

BERT:            (Con una punta di acrimonia) Stasera non mi pare il caso di fare commenti!

LILY:               Si può recitare meglio.

GEORGE:      Oh, smettila, brontolona! (a BERT) Mi spiace di non poterti offrire da bere, mio caro, ma Fred non è ancora tornato.

BERT:            Non importa… berremo insieme nell’intervallo. A proposito, il tuo finale non ti sembra un mortorio?

LILY:               (Esplodendo) Un mortorio!

GEORGE:      Lily lo trova troppo veloce.

BERT:            Dite pure, non mi tocca.

GEORGE:      Forse potresti metterci più slancio. (a LILY)

LILY:               Sarebbe meglio eseguire tutto il numero sui pattini!

GEORGE:      (Conciliante, a LILY) Bert ha ragione.

LILY:               A me non risulta.

BERT:            Ma sì… ma sì… non è il caso di arrabbiarsi!

GEORGE:      Non darle retta; non sa quel che dice.

LILY:               (Con arrendevolezza eccessiva) Mio marito ha ragione, signor Bentley; ha sempre ragione. Non badi a me, io non conto… sono solo una comparsa.

GEORGE:      Oh, piantala!

LILY:               (Continuando, si alza e mette con cura la sedia dietro il tavolo) Se posso prendermi una simile libertà, signor Bentley, vorrei dirle solo una cosa. E cioè, che se nel secondo spettacolo lei mantiene il finale così veloce, io non lascerò cadere il telescopio – oh, no… glielo scaraventerò sul muso!

BERT:            (Si alza) Come osa parlarmi con questo tono?

LILY:               Al diavolo lei e la sua orchestra… se ha il coraggio di chiamarla un’orchestra! Sembra un organetto sfiatato!

BERT:            Cosa c’è che non va nella mia orchestra?

LILY:               Niente, eccetto gli strumenti e i suonatori.

BERT:            Il mio complesso ha sempre accompagnato i migliori artisti.

                                    (LILY si avvicina al mucchio dei propri abiti).

LILY:               Sì, ma non prima che fossero troppo vecchi per darci importanza.

BERT:            Non sono venuto sin qui per essere insultato da degli attorucoli da quattro soldi.

GEORGE:      (Irritato) Bada come parli!

BERT:            Lo dico e lo ripeto. Avete avuto una bella fortuna ad ottenere una scrittura da noi!

                                    (LILY va di nuovo a sinistra).

GEORGE:      Fortuna! Figuriamoci! E’ un riempitivo – nient’altro… un semplice riempitivo!

BERT:            Perché sono venuti in questo teatro dei grandi attori come Nervo, Knox, Lily Morris e gli altri?

LILY:               Può darsi che abbiano degli amici nelle vicinanze.

BERT:            (Facendo l’atto di andarsene) Prima d’insultarmi, date un’occhiata al programma.

GEORGE:      Siamo quasi in fondo.

BERT:            Solo perché gli acrobati non potevano cambiare.

LILY:               L’abbiamo per contratto… dopo l’intervallo, per contratto.

BERT:            Allora impugnatelo.

GEORGE:      Levati dai piedi, sporco individuo… E’ una fortuna per te che dobbiamo eseguire un altro numero.

BERT:            Non proprio una fortuna – voglio starci attento.

LILY:               Sarà la prima volta, e speriamo di avere il tempo giusto, tanto per cambiare.

BERT:            Il tempo è quello che avete scelto voi lunedì mattina. Non è stato più variato.

LILY:               Questo lo dice lei, ma non dimentichi che lunedì  non era ubriaco.

BERT:            Sta insinuando che bevo durante gli spettacoli…?

LILY:               Insinuando… non mi faccia ridere! Non è un’insinuazione, ma un dato di fatto. Se ne sente l’odore a chilometri di distanza! (si avvicina ai suoi vestiti)

BERT:            Che gran dama! E che grande attrice, anche… non c’è dubbio!

GEORGE:      (Avvicinandosi a Bert) Cambia tono con mia moglie!

LILY:               George, chiama il direttore.

BERT:            Vado io a chiamare il signor Edwards.

GEORGE:      Togliti dai piedi, prima che ti rompa…

                                    (ALF bussa alla porta)

LILY:               Avanti!

(ALF apre la porta con una pedata ed entra portando n vassoio sul quale sono posati due piatti – coperti per mantenersi al caldo – , che contengono bistecche e patate fritte, un barattolo di mostarda e tre bottiglie di birra)

ALF:               E’ ora di andare, signor Bentley. Hanno quasi finito.

BERT:            (Torvo, ai PEPPER) Ci vediamo più tardi. (esce)

LILY:               (Ad ALF) Posa tutto sul cesto.

ALF:               (Eseguendo) Le sigarette le ho in tasca.

LILY:               (Prendendole) Va bene.

GEORGE:      Torna più tardi per il vassoio.

ALF:               Okay. (esce)

GEORGE:      Voglio parlare con il signor Edwards… ho parecchie cose da dirgli.

LILY:               Una bella fortuna ottenere una scrittura qui, eh? Staremo a vedere.

GEORGE:      Avevi ragione tu.

LILY:               Per quello che dicevo di… di quel tipo?

GEORGE:      Sì – è uno sporco individuo.

LILY:               (Mettendo due sedie davanti al vassoio) Che vuoi farci, tutti sbagliamo ogni tanto… Apri la birra…

GEORGE:      E’ piccolo: questo è il guaio. Non bisogna fidarsi degli uomini con le gambe corte. Hanno il cervello troppo vicino ai piedi.

LILY:               Vieniti a sedere.

GEORGE:      (Aprendo una bottiglia di birra) Figlio di un…

LILY:               Il finale era troppo veloce.

GEORGE:      E’ vero… è vero…

                                    (Entrambi siedono ed incominciano a mangiare)

                        Hanno dimenticato di nuovo il sale…

LILY:               No, è fasciato in questo pezzetto di carta…

GEORGE:      Meno male…

                                    (Le luci si dissolvono)

(Quando si riaccendono, GEORGE e LILY sono seduti davanti alle toilettes e si stanno truccando. Tutti e due hanno un bicchiere di birra a portata di mano ed indossano le stesse vestaglie spiegazzate che si erano infilate durante la scena precedente. Il vassoio, con gli avanzi del pasto, è posato sul pavimento, accanto al cesto)

.

                                   (GEORGE si alza, apre la porta e rimane in ascolto).

LILY:               A che punto siamo?

GEORGE:      Ai Cinque Fratellini.

LILY:               La fine della prima parte. Dobbiamo prepararci…

GEORGE:      (Tornando al suo posto) Che idea di mettere un pezzo simile alla fine della prima parte! Potevano fare una distribuzione migliore. Non ti pare?

LILY:               In un buco simile non sanno neppure cos’è una distribuzione!

GEORGE:      E’ sempre un pessimo teatro, come al solito.

(GEORGE s’infila la camicia, il colletto e la cravatta, che sono tutti uniti da una chiusura lampo posteriore. LILY fa lo stesso, all’altro lato della stanza. Per evitare che il trucco sporchi le cravatte, mettono delle carte detergenti tra il collo e il colletto).

                                    (Bussano alla porta).

LILY:               Chi è?

EDWARDS:   (Da fuori) Il signor Edwards.

LILY:               (Infilandosi i pantaloni) Un momento…

GEORGE:      (Sottovoce) Attenta… Bert è passato da lui.

LILY:               So quel che debbo dire.

GEORGE:      Lascia fare a me… parlo io.

LILY:               Come vuoi… Avanti!

(Il signor EDWARDS entra. E’ l’amministratore del teatro, tutto tirato a lucido. Fuma un grosso sigaro)

.

                                    (GEORGE si alza e gli offre una sedia)

GEORGE:      Buona sera, signor Edwards.

EDWARDS:   (Sdegnoso) Sera.

LILY:               (Amabilmente) Come va la sala?

EDWARDS:   Come al solito – è gremita.

GEORGE:      Benone!

LILY:               Si accomodi, signor Edwards! Abbiamo fatto uno spuntino.

EDWARDS:   (Torvo) Durante il primo spettacolo, ho assistito al vostro numero.

GEORGE:      (Allegramente) Vedi, Lily. Cosa ti avevo detto? (ad Edwards) Sentivo che c’era anche lei… “Scommetto che c’è il signor Edwards”, così ho dichiarato a mia moglie… Che vuole, ormai abbiamo quasi un sesto senso…

LILY:               E’ riuscito bene, vero?

EDWARDS:   Ho visto di meglio.

GEORGE:      Noi veniamo dopo Betley Delavine, che canta canzoni popolari, e troviamo sempre l'ambiente surriscaldato.

LILY:               Scommetto che neppure Delavine riuscirebbe a far meglio se avesse il nostro posto nel programma… Sono pronta a scommetterlo…

EDWARDS:   Mi pare che il programma vada benissimo.

GEORGE:      Ecco, vorrei farle una proposta… Metta i Cinque Fratellini prima di noi e sposti Betley Delavine alla fine della prima parte. Vedrà che risultato!

LILY:               Usi la sua autorità; quelli devono star zitti!

EDWARDS:   Non sono qui per imparare a dirigere il mio teatro.

GEORGE:      Ma certo… scusi.

EDWARDS:   Il vostro finale ha rovinato tutto lo spettacolo.

GEORGE:      Un piccolo incidente… A chiunque può cadere un telescopio…

LILY:               Persino a un marinaio.

EDWARDS:   E’ stato un disastro.

GEORGE:      La canzone era suonata fuori tempo.

EDWARDS:   Non me ne sono accorto.

GEORGE:      Può darsi, ma noi conosciamo bene il nostro numero.

EDWARDS:   A guardarvi non si direbbe.

GEORGE:      Non ci ha mai dato fastidi… Quel finale ha riscosso dappertutto un grande successo.

LILY:               Il direttore d’orchestra può rovinare uno spettacolo – è risaputo.

EDWARDS:   Il signor Bentley è uno dei migliori direttori del mondo.

LILY:               Nel nostro caso ha rovinato tutto. Non dico altro!

GEORGE:      (Cauto) Lily!

LILY:               Se è così bravo, perché non dirige la Filarmonica di Londra?

EDWARDS:   A quanto ho capito, vi siete lamentati col signor Bentley.

GEORGE:      Certo! E ci lamenteremo sempre, se fa degli errori.

EDWARDS:   A quanto ho capito, lo accusate di bere durante lo spettacolo.

LILY:               Com’è intelligente, signor Edwards!

GEORGE:      Taci; Lily; lascia fare a me.

EDWARDS:   Lo avete accusato, sì o no?

GEORGE:      Senta un po’, chi crede di essere… per permettersi di parlarci con questo tono?

EDWARDS:   Avete o non avete incolpato il signor Bentley di bere durante lo spettacolo?

LILY:               (Sovraeccitata) Ma sì, certo! E’ la pura verità.

EDWARDS:   E’ grave, sapete… è diffamazione.

LILY:               Sia quel che sia, è vero!

EDWARDS:   Senta, signora Pepper, ho il dovere di avvertirla…

LILY:               (Alzandosi) E io ho il dovere di avvertire lei che se in questo teatro non scrittura del personale migliore e un’orchestra e un direttore come si deve, in capo a sei mesi ci faranno un cinema.

EDWARDS:   Se perde le staffe, ha poco da guadagnare.

GEORGE:      Neanche lei guadagna molto nel venire a ficcare il naso dietro le quinte… Il suo posto è al botteghino… “Il mio teatro qui, il mio teatro là”… Non mi faccia ridere! Lei qui è uno stipendiato come noi; anzi, un po’ meno importante, se lo ricordi…

EDWARDS:   (Perdendo la calma) Non sopporto una parola di più…

LILY:               Vada al diavolo!

EDWARDS:   Vi garantisco una cosa sola: che non otterrete più una scrittura, finché ci sarò io in carica…

GEORGE:      Quale carica? Quella dei Lanceri?

LILY:               “Non otterrete più una scrittura”… a sentirlo, si direbbe che stia parlando del Covent Garden…

GEORGE:      Attento, signor Edwards… Uno scandalo simile non può farle piacere…

EDWARDS:   A cosa allude?

GEORGE:      Al modo di amministrare questo teatro.

EDWARDS:   (Agitandosi) Occupatevi degli affari vostri!

LILY:               Più di uno spettacolo è stato rovinato dall’orchestra… Lo sanno tutti…

EDWARDS:   Ah, davvero?

GEORGE:      Regna il caos – non c’è disciplina.

LILY:               Cosa si può pretendere, se chi comanda è un ubriacone?

EDWARDS:   (Alzando la voce) Senta – se non la smette di parlare in questo modo, se ne pentirà.

GEORGE:      Va fuori tempo e non ha prestigio sui suonatori…

LILY:               Questa scrittura per noi è solo un riempitivo…

GEORGE:      Si rivolga ai nostri agenti.

EDWARDS:   Riferirò questo colloquio.

LILY:               Può riferirlo anche al sindaco… se non ha bevuto troppo e riesce a ricordarselo. (va verso il fondo)

GEORGE:      Sta zitta, Lily.

EDWARDS:   Non vale la pena star qui a discutere…

GEORGE:      Certo, ha ragione, non le conviene…

EDWARDS:   (Battendo George sulle spalle) L’ultima volta che avete recitato qui è stato un fiasco, come lo è adesso… Ne ho abbastanza…

LILY:               (Gridando, batte sulla spalla di EDWARDS) Che significa un fiasco? Badi come parla!  Siamo la maggiore attrazione del programma…

                                    (Bussano alla porta)

GEORGE:      (A voce alta) Avanti…

(Entra MABEL GRACE. E’ un’attrice avvizzita, che una volta recitava nei migliori locali di Londra. Indossa una vestaglia complicata e ha un asciugamano intorno alla testa, per tenere a posto i capelli)

MABEL:         (Acida) Buona sera… Mi dispiace interferire, ma state facendo un tale baccano, che non riesco a riposare…

EDWARDS:   Sono mortificato, miss Mabel…

MABEL:         Per conto mio, trovo già abbastanza stancante sostenere una scena altamente drammatica per ben due volte nello stesso giorno…

LILY:               Ah, si tratta di una scena drammatica? Non capivo cosa fosse…

MABEL:         Non sono abituata a sentirmi rivolgere la parola con un tono simile, signora Vatte-La-Pesca…

LILY:               Il mio nome è Pepper – Pepper – P E P P E R… come il pepe…

MABEL:         (Freddamente) Molto interessante.

EDWARDS:   Le presento le mie scuse, miss Mabel.

MABEL:         (Con dignità) La ringrazio, signor Edwards.

GEORGE:      (Con voce affettata, a MABEL) Chissà come ci giudicherà volgari… Ne siamo mortificati, davvero… Proprio lei che ha del sangue bleu nelle vene…

LILY:               Altro che bleu!

MABEL:         Non sono abituata alle chiassate nei camerini. Mi raccomando a lei, per non sentire altri rumori…

LILY:               Sentirà solo i fischi alla fine del suo numero – perché quelli sfuggono anche al controllo dell’Infallibile Signor Edwards…

MABEL:         Rallegramenti! Vedo che anche nella vita privata siete volgari come lo siete in palcoscenico.

LILY:               (A voce altissima) Volgari, noi! (si avvicina a MABEL) Voglio farle una domanda. Se si sente così elegante, perché ha abbandonato i teatri di Londra?

GEORGE:      Troverai la risposta sulla Gazzetta della Domenica.

LILY:               Grazie, George.

                                    (GEORGE e LILY si stringono la mano)

EDWARDS:   Insomma, ne ho abbastanza di voi due…

GEORGE:      Se ne ha abbastanza lui, figuriamoci noi…

                                    (Il dialogo diventa simultaneo)

LILY:               Com’è buffo con quel suo grosso sigaro, il gilet bianco e i bottoni da mutande! Volere e non potere…

GEORGE:      Fuori di qui, brutto ciccione, prima che la cacci a pedate…!

MABEL:         La ringrazio della sua cortesia, signor Edwards…

EDWARDS:   Farò il possibile per annullare il vostro contratto e non farvi scritturare mai più...

LILY:               Chi se ne infischia…! A novembre avremo una parte importante…

                                    (Nel bel mezzo della confusione, ALF fa capolino dalla porta.)

ALF:               (Strillando) Tocca a voi, Pepper… fra tre minuti…

GEORGE:      Porca miseria! Non siamo pronti…

LILY:               (Con impeto) Fuori di qui… fuori tutti…

(GEORGE afferra EDWARDS per le spalle e lo sospinge fuori dalla stanza. MABEL, sforzandosi di ridere, lo segue)

(LILY e GEORGE si mettono le parrucche, si incipriano il volto, raddrizzano le cravatte, afferrano cappelli e bastoni, poi, imprecando a fior di labbra, si riassettano gli abiti e le parrucche da marinai, prendono i telescopi, e si precipitano fuori della stanza, mentre si spengono le luci).

(Quando le luci si riaccendono, illuminano il SIPARIO, mentre l’orchestra suona l’intermezzo. Il SIPARIO si alza nuovamente sulla scena della strada. LILY e GEORGE fanno il loro ingresso per il numero dei “Due gagà della città”)

NUMERO DE “I DUE GAGA’ DELLA CITTA’”

                        Strofa:

GEORGE e LILY:      Noi siam due fusti, siamo robusti,

                                   e dalle pupe ci facciamo  notare.

                                   A cenare le invitiamo,

                                   A ballare le portiamo,

                                   ammaliando tutte quante.

                                   Noi facciam conquiste

                                   alle riviste

                                   e al cinemà,

                                   siamo i gagà della città.

                                   E le bimbe in fior,

                                   ci regalano il cuor,

                                   all’amor non resistiamo.

                        Ritornello:

                                   Passeggiando per Picca-picca-piccadilly su e giù,

ogni pupa con noi

                                   abbracciata stretta stretta a tu per tu.

                                   Se diciamo a Rosa, a Mary oppure a Lilly tutto il

                                                                              nostro amor,

                                   gli altri fusti sconsolati non speran più,

                                   perché siamo i due gagà della città.

(GEORGE e LILY eseguono un complicato passo di danza, durante il quale BERT BENTLEY affretta talmente il tempo che LILY urta contro  GEORGE, sospingendolo verso la ribalta. LILY grida: “Sipario!” e il SIPARIO cala alle loro spalle. Entrambi escono passando attraverso il centro del telone).