Ditegli sempre di si

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 (1932)

Personaggi

Teresa Lo Giudice

Sorella di Michele

Michele Murri

fratello di Teresa

Luigi Strada

Don Giovanni Altamura

Evelina

figlia di don Giovanni

Ettore de Stefani

amico di Luigi

Vincenzo Gallucci

amico di famiglia

Saverio Gallucci

moglie di Vincenzo

Olga

fidanzata di Ettore

Croce

fidanzata di Ettore

Attilio Gallucci

Checchina

cameriera

Nicola

cameriere

fioraio


Atto primo

Soggiorno di casa Lo Giudice. L'arredamento è di pessimo gusto, ma disposto e tenuto in ordine con la mano del cuore. Checchina, la cameriera di casa, sta met­tendo in ordine l'ottomana. Dall'interno giunge la voce di Teresa.

1

Teresa

Checchina! Checchina!

(voce interna")

2

Checchina

Sono qua.

3

Teresa

(è una donna ancora piacente. Il suo abito casalingo, confezionato con una stoffetta da pochi soldi, si direbbe semplice se un fiocchetto di co­lore acceso e qualche pizzo ingiallito, applicati alla scollatura e alle maniche, non ne alterasse la sobrietà. La pettinatura modesta. Alla meccanicità dì certi gesti, la donna aggiunge l'irrequietezza degli oc­chi, i quali guizzano intorno e sugli oggetti senza un motivo giustificabile. L'insieme di Teresa, in so­stanza, non lascia dubbio sul fatto che il suo cervello deve valersi, per funzionare, di diverse rotelle sden­tate. Entra, e, scorgendo la cameriera, chiama ancora una volta)

Checchina!

4

Checchina

Eccomi!

5

Teresa

Sei ancora a questo punto?

È possibile che all'una me­no un quarto non hai ancora messo in ordine il sog­giorno ?

6

Checchina

Ieri sera sono andata a letto che era mezzanotte pas­sata.

7

Teresa

E perché?

8

Checchina

Quando è tornato il signor Luigi, allora mi sono cori­cata.

 Ecco perché ho fatto un poco tardi stamattina.

9

Teresa

Non si può andare avanti cosi... non puoi dormire qua... E non posso nemmeno pretendere che un inquilino modifichi le sue abitudini perché io non tengo il posto per fare dormire la cameriera... Il signor Luigi mi può rispondere : « Voi mi avete affittato la stanza, e io sono padrone di rientrare quando mi pare e piace ».

Campanello d'ingresso.

10

Teresa

Va’, va’ ad aprire.

11

Checchina

Sissignora. (Esce, Entrando di nuovo)

Signora, è ve­nuto il signor Giovanni.

12

Teresa

Oh, meno male. (Rivolta a Giovanni che è entrato)

Accomodatevi.

13

Giovanni

Grazie.

Checchina esce.

14

Teresa

Mi dovete scusare... Non vi avrei incomodato, ma l'in­quilino del secondo piano si lamenta perché il tubo dell'acqua si è rotto e ha bagnato tutto il muro. Venite a vedere.

 (Lo conduce sul balcone e gli mostra l'a­varia), Giovanni l'osserva.

15

Giovanni

Questa è una sciocchezza da niente...

Rientrano dal balcone.

In giornata vi mando l'operaio. Vi serve altro?

Qua­lunque riparazione o miglioramento, potete disporre di me liberamente.

16

Teresa

Grazie, siete troppo buono.

17

Giovanni

È dovere. Abitate in questa mia proprietà da diciotto anni.

Sapete quanta stima avevo per la buon'anima di vostro marito, e quella che ho per voi. Siamo vicini di casa...

Vi ripeto: qualunque cosa, a vostra disposi­zione.

18

Teresa

Grazie, grazie molte

Si sono alzati e vanno verso la comune, quando la porta della stanza di destra si apre e compare Luigi.

19

Luigi

(un giovane sui venticinque anni, vestito con disinvol­tura di abiti comuni agli studenti che posano a bohémiens)

Buongiorno, signora Teresa, Caro don Giovanni...

20

Giovanni

(infastidito da quel tono confidenziale, risponde fred­damente)Buongiorno.

21

Luigi

E vostra figlia?

22

Giovanni

(offensivo)

E vostra madre?

23

Luigi

E che c'entra mia madre?

24

Giovanni

(allusivo)

C'entra... Pensateci bene e vedrete che c'entra!

(Rivol­gendosi a Teresa) Lui conosce il mio pensiero in pro­posito. Non è la prima volta che ci siamo urtati su questo punto, e con una faccia tosta domanda : « E vostra figlia? »

25

Luigi

È stata una domanda innocente... Non mi aggredite.

26

Giovanni

Giovanotto, ve l'ho avvertito un miliardo di volte, que­sta è l'ultima: lasciate stare mia figlia. Non la guar­date nemmeno... « Uomo avvisato è mezzo salvato ».

Internamente squilla il campanello dell'ingresso.

27

Checchina

(entrando) Il dottore.

28

Teresa

(andandogli incontro) Carissimo dottore...

29

Croce

Buongiorno.

30

Teresa

(presentando)

Il mio padrone di casa, il mio inquilino.

31

Giovanni

Altamura.

32

Croce

Croce.

33

Luigi

Strada. Strette di mano.

34

Luigi

E pensare che anch'io ho studiato medicina.

35

Croce

Si?

36

Luigi

Mio padre era medico. Io ho fatto fino al secondo anno di medicina... ma poi il teatro...

37

Croce

Siete medico ?

38

Luigi

Si e no.

Lasciai la medicina per dedicarmi al teatro, ma non fu mai possibile “sfondare”: Recitai da dilet­tante fino a quando era vivo mio padre... ho fatto pure il generico in diverse compagnie di professionisti, ma guadagnavo poco.

Cosi lasciai il teatro per dedi­carmi alla letteratura.

39

Croce

Siete scrittore ?

40

Luigi

Si e no. Voglio dire che non sono riuscito ancora a far pubblicare le mie poesie. Appena sarà in vendita il volume, faccio soldi e mi darò al teatro un'altra volta. La strada mia è quella... sento che devo insistere. So­no convinto che diventerò una celebrità. Sapete che cosa è veramente difficile per un attore? Ridere o piangere sulla scena. Quando un attore riesce a perfe­zionarsi nel pianto e nel riso, può dire di essere diven­tato qualche cosa di buono. Io, per esempio, sentite come rido.

41

Croce

Quando, adesso?

42

Luigi

Cinque minuti soltanto... Voglio darvi un piccolo sag­gio. Ci sono diversi modi di ridere. C'è la risata del­l'uomo tranquillo, beato, ottimista. Colui il quale vede il mondo color di rosa... e ride presso a poco cosi... (ride interpretando il tipo descritto). Poi c'è la risata ironica, la risata di chi prende in giro l'umanità... (ride ironicamente). Poi c'è la .risata amara... (ride con amarezza). La risata dell'idiota... (ride da idiota).

43

Croce

(per niente convinto)

Bravo, veramente bravo.

44

Luigi

E adesso vediamo se riesco a commuovervi con il pianto.

45

Teresa

Ma il dottore non può perdere tempo.

46

Luigi

Un momento solo, vi prego. C'è chi lo fa con la ci­polla.

47

Croce

Con la cipolla?

48

Luigi

Molti attori... attori gigioni, dell'ottocento... nascon­devano la mezza cipolla nel fazzoletto e al momento opportuno provocavano l'arrossamento degli occhi e le lacrime... Io invece piango con le lacrime vere. Ho bisogno solamente di pochi attimi di raccoglimento.

(Si copre il volto con le mani per meglio concentrarsi).

49

Croce

Siccome ho fretta...

50

Luigi

No, per favore... Se parlate rompete l'incanto.

(Si co­pre di nuovo il volto. Dopo poco comincia a singhioz­zare) Eccolo, arriva. Devo pensare a cose tristi.

(Sin­ghiozza di nuovo) Sono un povero infelice... Senza madre... Senza padre... Non ho i soldi per pagare la padrona di casa... La miseria, la guerra... gli ergasto­lani... i poveri negri... (Ora piange disperatamente. Di colpo muta espressione: sorride e chiede soddi­sfatto)

Che ve ne pare?

51

Croce

Bravissimo.

52

Teresa

(per tagliare corto)

La vostra colazione sta in cucina.

53

Luigi

Vado. Capisco... Sono importuno. Dottore, perdona­temi se ho rubato dieci minuti al vostro tempo pre­zioso.

54

Croce

Niente affatto... complimenti.

55

Giovanni

Signora Teresa, vi saluto. Ossequi, dottore. Cenni di saluto.

56

Luigi

(rincorrendo Giovanni che sta per uscire) Signor Giovanni.

57

Giovanni

(aprendo la porta) Che c'è?

58

Luigi

Dite la verità : vi ho commosso?

59

Giovanni

Fate pietà!

60

Luigi

Sono un grande attore.

61

Giovanni

Siete un pazzo!

62

Luigi

Un salutino a vostra figlia Evelina.

63

Giovanni

Non scherzate col fuoco.

64

Luigi

Voi mi volete bene, io lo so.

65

Giovanni

Non v'illudete. (Esce, seguito sollecitamente da Luigi).

66

Croce

(è stato fatto accomodare da Teresa al tavolo presso il balcone, e ha ingaggiato con la signora una conversa­zione intima, delicata. La prima battuta è detta sotto­voce, non appena gli altri due sono usciti dalla stanza, per evitare che possano sentire, di là. Poi, normale) Riceveste il mio biglietto?

67

Teresa

Si.

68

Croce

Vi davo una speranza. Oggi vi do la certezza. Dopo l'ultimo consulto, tutti i medici furono d'accordo che Michele, vostro fratello, è in grado di lasciare il mani­comio.

69

Teresa

È stata una grazia. E quando viene?

70

Croce

Aspetta me. Sta nel caffè all'angolo con un mio colle­ga. Sono salito prima io per avvertirvi di diverse cose. Vostro fratello è guarito, ma intendiamoci : guarito fi­no a un certo punto. La sua non è mai stata una paz­zia sfrenata, ma solo uno squilibrio mentale di natura ereditaria. In dodici mesi, posso dire che si è alquanto calmato: non più scatti come per il passato...

71

Teresa

Non ne parliamo.

72

Croce

Le cure assidue gli hanno fatto bene, lo hanno miglio­rato notevolmente... Ma mai una persona normale vi restituisco... La scienza non può fare miracoli. Voi mi pregaste di interessarmi per farlo tornare a casa e io ci sono riuscito. Pensate però che adesso vostro fratel­lo rimane sotto la vostra completa responsabilità.

73

Teresa

Sono sola, vedova... non devo dare conto a nessuno... Mi dedicherò completamente a lui.

74

Croce

Trattatelo con dolcezza, accontentatelo il più possibile, e vedrete che vivrà tranquillo e senza darvi grattacapi.

75

Teresa

Ma certo.

76

Croce

Allora vado.

77

Teresa

Si.

78

Croce

Tra dieci minuti sarò di ritorno con vostro fratello.

(Si alza e sì avvia, seguendo Teresa che gli fa strada fino alla porta).

79

Teresa

Arrivederci, dottore, e grazie di tutto.

80

Croce

A fra poco.

81

Teresa

Checchina!

82

Checchina

Eccomi, signora.

83

Teresa

Accompagna il dottore, e poi vieni qui. Ho bisogno dì te.

84

Checchina

Benissimo. (Esce assieme al dottore, e rientra subito, sola).

85

Teresa

Vieni, andiamo in camera di mio fratello. Voglio apri­re la finestra... deve entrare l'aria... la luce!

86

Checchina

Là c'è un disordine che non vi potete nemmeno imma­ginare!

87

Teresa

Lo so, ma adesso è finita. Togli tutta la roba del signor Luigi, gliela metti in valigia e la porti fuori. Poi fai una bella pulizia, metti la biancheria pulita... Quella è la camera di mio fratello, che torna oggi da un viaggio che ha fatto e si deve riposare.

88

Checchina

E il signor Luigi dove dorme?

89

Teresa

Dove vuole lui. Se ne va. Quando gli affittai la stanza, questo fu il patto: « Quando torna mio fratello, ve ne dovete andare ». Fai quello che ti ho detto, non perde­re tempo.

90

Checchina

Va bene.

91

Teresa

Vieni, ti do le lenzuola pulite.

92

Luigi

(entrando)

Signora Teresa, invece di uscire, ho pensato di andar­mene in camera mia e di mettermi a scrivere. Mi è ve­nuto l'estro,.. Un'idea magnifica. Appena, ho scritto la poesia, gliela faccio leggere. (Va verso la stanza di destra).

93

Teresa

Signor Luigi, per piacere, datemi la chiave di casa.

94

Luigi

Finalmente vi siete decisa a. farne fare un doppione. Era diventata, una. schiavitù : io la davo alla cameriera, la cameriera la dava a voi, voi. la passavate a me... Anzi, vi consiglio di farne fare tre esemplari, cosi stia­mo tranquilli tutti quanti (Consegna le chiavi a Te­resa).

95

Teresa

Voi mi dovete quindici giorni di pigione arretrata...

96

Luigi

Non ho potuto... Ma appena mi arriva il vaglia dal­l'editore...

97

Teresa

(sorride freddamente)

Certo. Poi, siccome arriva mio fratello Michele...

98

Luigi

Bene. Sono contento per voi.

99

Teresa

... mi pagate i quindici giorni e ve ne andate oggi stes­so, perché la camera serve a lui.

Fa' il piacere, pren­dile tu le lenzuola pulite, Checchina.

100

Checchina

Si, signora. (Esce).

101

Luigi

Signora Teresa, e io dove vado?

102

Teresa

(energica)

Questo fu il patto. Non puntate i piedi perché è inutile. Arriva mio fratello, non arriva un estraneo.

103

Luigi

Signora, siamo tutti fratelli.

104

Teresa

Questa è una battuta più o meno spiritosa... ma la real­tà è un'altra.

105

Luigi

La realtà è che mi avete tenuto in casa fino a che vi ha fatto comodo il mensile di Luigi Strada.

106

Teresa

Pure la casa mia vi ha fatto comodo.

107

Luigi

Più a voi che a me. Perché quando non ho mangiato in casa, non vi ho mai chiesto di detrarre dalla retta il prezzo di un pasto o di una colazione.

108

Checchina

attraversa il soggiorno con le braccia piene di biancheria pulita., ed entra nella camera di destra.

109

Teresa

Quando la spesa è fatta, non si può buttare via il man­giare perché a voi vi è venuto il capriccio di mangiare fuori.

110

Luigi

Signora, in questa casa non si butta mai niente.

Quan­do lo volete sapere : mi sono morto di fame.

111

Teresa

(offesa)

Veramente...

112

Luigi

Mi avete abboffato di scatole di salmone, minestroni e insalate.

113

Teresa

E voi con 350 lire al giorno, volevate i filetti?

114

Luigi

Perché le 350 lire mie dovevano sfamare tutta la fa­miglia.

115

Checchina

(entra con libri e involti che depone accanto a Luigi)

Quella stanza stava sempre chiusa, non riuscivo mai a fare le pulizie come si conviene

116

Teresa

Adesso è finita. Adesso devi aprire le finestre ogni mat­tina per fare entrare l'aria, il sole. Per ora si devono battere i materassi, poi si spostano i mobili e si fa un bel lavaggio con soda e varechina... e una bombola d'insetticida la spruzzi nella rete del letto.

117

Checchina

lascia i libri, ed esce.

118

Luigi

(è stato a sentire, e ora dice, risentilo)

Ma che : ci sta. il coleroso, là dentro ?

119

Teresa

Ci stava, un signore che dormiva di giorno e vegliava di notte.

120

Luigi

Vegliava perché scriveva, componeva.

121

Teresa

 Fumava! Le pareti si sono impregnate di fumo fu­mato.

122

Checchina

rientra nel soggiorno. Porta gli effetti personali di Luigi: valigia, libri, involti. Le due donne collocano il tutto accanto al proprietario.

Questa è roba vostra... Abbiate pazienza, ma. i patti sono patti.

123

Luigi

Be', io vedo se trovo qualche, amico che mi fa il pia­cere di ospitarmi... Vuol dire che la valigia me la ven­go a prendere più tardi... Uno si vede in mezzo alla strada da un momento all'altro... senza fuoco e senza tetto... nella, incertezza di trovare un giaciglio.

(Si commuove e piange).

124

Teresa

Non fate cosi... Vi abbiamo voluto bene come a un figlio.

125

Luigi

(asciugando le lacrime e soffiandosi ripetutamente il naso)

Non è colpa vostra... è il mio destino. È la mia cattiva stella che mi vuole perduto ad ogni costo.

(Appallot­tola il fazzoletto tra le mani nervosamente).

126

Teresa

(materna)

127

Non esagerate.

128

Checchina

Siete giovane...

129

Luigi

(sempre più commosso, e con voce rotta dal pianto)

Non ho nessuno per me. Questo succede quando si perdono I genitori. Sono stato forte, ho sfidato gii eventi avversi... ma si cade affranti di fronte alla ine­luttabilità di un fato crudele. (Sopraffatto da un irre­frenabile scoppio di pianto si accascia sulla sedia, sin­ghiozzando)

Mi manca la vita, mi manca il cuore... Soffoco...

130

Teresa

(allarmatissima, soccorre Luigi assieme a Checchina) Calmatevi.

131

Checchina

Fate piangere pure a me. (Infatti si commuove since­ramente e versa qualche lacrima).

132

Luigi

(continua a piangere dirottamente, fino a trascinare le due donne nella sua stessa disperazione. Quando s'ac­corge che la sua finzione di attore ha raggiunto l'ef­fetto voluto, fulmineamente si illumina di gioia e grida vittoria)

Bene! Avete creduto al mio pianto, invece siete state trascinate in una finzione scenica. È stato l'artista che ha voluto dare un saggio dell'arte sua.

Le due donne rimangono deluse e incuriosite.

133

Oh, Potenza Divina dell'arte del fingere! Oh, invidia­bile forza del dire e del porgere, che affascina e vince le masse! Figuratevi se mi posso preoccupare del fatto che stanotte non ho dove andare a dormire... Ho per­duto la camera? E che me ne importa! L'Artista non deve avere una casa. Ho perduto la camera? E che me ne importa... (Risata grassa) Ah, ah, ah! Stanotte io non so dove andare a dormire? E io rido... (Risata in­differente) Ah, ah!

(E sempre rìdendo esce).

134

Checchina

Ma che tipo.

135

Teresa

Non ci pensiamo più. Si deve preparare qualche altracosa per il pranzo.

136

Checchina

A quest'ora?

137

Teresa

Non sapevo che sarebbe tornato mio fratello. Il brodo lo conserviamo per domani. Gli spaghetti in casa ci sono... Una scatola di pelati ci sta?

138

Checchina

Ce ne stanno due.

139

Teresa

Benissimo. E apri una scatola di salmone.

Vai ad aprire.

Campanello dell'ingresso.

140

Checchina

Signora, il dottore... (esce).

Entrano il dottore e Michele. Questi rimane fermo, inquadrato dal vano della porta. È quasi sbalordito di ritrovarsi, finalmente, in casa sua. Raggiante di gioia, apre le braccia come per mostrarsi tutto intero a sua sorella, sano e vegeto come lo fu nei tempi buoni. Al contrario, malgrado la compostezza meticolosa d'ogni suo gesto, il controllo continuo che esercita sul tono di voce, sono evidenti sul suo volto patito i segni del male che non perdona. Indossa un abito quasi nuovo, che però gli sta largo per via delle sue attuali condizioni fisiche.

141

Michele

(dopo un attimo dì pausa, durante la quale i suoi occhi febbrili si sono fermati in quelli altrettanto dilatati del­la sorella, esclama) Teresi'l

142

Teresa

Miche' !

Si gettano l'uno nelle braccia dell'altro. Si tengono avvinti lungamente.

143

Michele

E piangi? Invece di stare allegra... contenta di avermi rivisto finalmente guarito; sono forte come prima...

144

Croce

È pianto di gioia.

145

Michele

Certamente. (A Teresa)

Pensa a fare gli onori di casa al dottore.

146

Teresa

Si, si...

147

Michele

Non gli offri niente ?

148

Teresa

Si. Una buona tazza di caffè...

(Chiamando Checchi­na) Checchina! Checchina!

149

Croce

No, grazie. Vi lascio, ho tante cose da fare. A ben ri­vederci, signora.

Ciao Michele. Ti auguro di non avere più bisogno di me.

Ricordati tutte le raccomandazioni e non dimenticare di prendere le gocce ogni mattina.

150

Teresa

Non dubitate, dottore: ci penserò io.

151

Michele

Lui, più che un medico, è stato un fratello per come mi ha seguito, curato...

152

Croce

Ho fatto quanto era nelle mie possibilità.

153

Teresa

Ma nemmeno una tazza di caffè... Checchina, Checchina!

154

Croce

L'ho preso adesso al bar... Vi ringrazio.

155

Michele

Uno di questi giorni, magari domenica prossima, il dottore deve venire a pranzo da noi.

156

Teresa

Certamente.

157

Croce

Ci telefoneremo. Se ho tempo ve lo farò sapere. Di nuovo arrivederci.

158

Teresa

Grazie di tutto.

Muovono tutti insieme verso la comune.

159

Croce

State comodi... conosco la strada.

Escono tutti.

160

Teresa e Michele

Di nuovo. (I due fratelli rientrano).

161

Michele

(tiene Teresa sottobraccio)

162

Questa è la vita! Un anno di manicomio... e che si scherza? Addio amicizie... affari, commercio... tutto. Quelle ventate che si abbattono sulle famiglie da un momento all'altro... (Si guarda attorno attentamente)

Tere', ma tu hai cambiato tutta la disposizione della casa... Questa era la camera da letto...

163

Teresa

Ti ricordi ?

164

Michele

Come non mi ricordo. (Indicando l'ottomana) E que­sto divano letto stava in camera mia, quella. (Fa un cenno verso la sua camera).

165

Teresa

Ti ricordi pure qual era la camera tua?

166

Michele

Si capisce che mi ricordo. Quante volte l'ho sospirata questa camera. Ma perché hai fatto questo cambia­mento?

167

Teresa

Per bisogno, Michele mio. Mio marito morto... tu poco bene... La tua camera l'affittai per avere un aiuto sul mensile alla fine del mese... Mi sono arrangiata alla meglio.

168

Michele

Te la sei vista brutta?

169

Teresa

Non ne parliamo.

170

Michele

E già, perché noi stiamo un poco disperati.

Teresa conferma chinando gli occhi e sollevando le sopracciglia in segno di rasse­gnazione.

No. Questo me lo ricordo... Che pure prima... Adesso però ci dobbiamo rifare: comincia una vita nuova.

171

Teresa

Bravo. Siediti e parliamo seriamente.

Seggono.

172

Michele

Parla.

173

Teresa

Adesso io e te siamo tutta la famiglia. Tu sai che di­spiacere fu per me quando, per le stravaganze che fa­cevi, fui costretta a farti ricoverare al manicomio...

174

Michele

(sensibile al ricordo)

No, Tere' : se vogliamo andare d'accordo, non mi devi parlare più del passato. È proprio la parola in se stessa che mi urta il sistema nervoso. Sorvoliamo.

175

Teresa

È giusto. Sorvoliamo. Adesso, fortunatamente, sei gua­rito... Il dottore, prima di venire tu, proprio questo mi ha detto.

176

Michele

Sono guarito perfettamente

177

Teresa

Per tutto il tempo che sei stato... (vorrebbe dire la parola « manicomio », ma non osa).

178

Michele

Non lo nominiamo... sorvoliamo.

179

Teresa

Teresa

 Si, si... per tutto il tempo che sei stato..là...

Io non ho fatto sapere niente a nessuno. Tutti quanti sanno che tu hai viaggiato per affari che riguardano il tuo commercio. La stessa cosa devi dire tu. Sarebbe discredito per te, per il tuo lavoro.

180

Michele

Certamente. E la preoccupazione mia è stata sempre quella dì credere che tu avessi detto in giro la verità. La confidenza a un'amica... Il pettegolezzo... La voce passa e ti saluto. Tu sai la fiducia che godevo nell'am­biente dei gioiellieri... commerciante di brillanti... Che si scherza? Non mi affiderebbero più nemmeno un grammo di merce. E tu non hai detto niente?

181

Teresa

Mai... Ti pare?

182

Michele

Quanto ti devo...

Si scambiano uno sguardo affettuoso, pieno di reciproca comprensione.

Ho intenzione di rimettermi in attività, riprendere gli affari. Ma per la mia vera tranquillità... mi voglio am­mogliare.

183

Teresa

Benissimo

184

Michele

Perché adesso ragiono meglio di prima. Tu ti ricordi come divagavo da un argomento all'altro e come perdevo il filo del discorso?

185

Teresa

come no...

186

Michele

Invece adesso sono di una coerenza straordinaria. Sarà stato l'organismo che ha reagito... mi si è sviluppato un ragionamento eli prim'ordine.

187

Teresa

Veramente?

188

Michele

Seziono il capello. Allora ho pensato bene al mio caso. Teresa, io ho bisogno di una vita ordinata. Se mi sposo, vivo tranquillo e non ci sarà più pericolo di una ricaduta.

189

Teresa

 A questo ci ho pensato io, aspetta. (Si alza).

190

Michele

Dove vai?

191

Teresa

Chiamo Checchina. Checchina! Checchina!

200

Checchina

 (entrando) Signora ?

201

Teresa

Devi andare un momento a fianco a noi...

202

Checchina

Dal padrone di casa?

203

Teresa

Si. Devi chiedere della signorina Evelina, la figlia.

204

Checchina

 Vado subito. (Esce),

205

Teresa

(si avvicina al fratello, il quale si è andato guardando attorno, felice di ritrovarsi a casa propria)Ti stavo dicendo che alla tua sistemazione ci ho pen­sato io. Ti ricordi del nostro padrone di casa?

206

Michele

(pensoso)

Giovanni Altamura

207

Teresa

 Bravo. E la figlia?

208

Michele

(con la stessa prontezza di prima) Evelina!

209

Teresa

Bene. (Soddisfatta di quella prova d'intelligenza im­mediata)

Sei proprio guarito. La ragazza ha sempre domandato di te. Il padre ha una buona posizione fi­nanziaria, è vedovo... non avresti nemmeno la noia di una suocera.

210

Michele

Se vuoi sapere la verità, io proprio di Evelina ti vo­levo parlare. Fra me e lei c'è sempre stata una sim­patia.

211

Teresa

Veramente?

212

Michele

Ci cercavamo... Spesso l'aspettavo giù al portone... l'accompagnavo... E ha sempre domandato di me?

213

Teresa

Sempre.

214

Michele

Mi fa piacere.

215

Teresa

L'ho fatta chiamare, fra poco arriva.

216

Michele

Ci parlo adesso?

217

Teresa

E perché no? La tua sistemazione mi sta molto a cuore.

218

Michele

E tu? Vuoi rimanere vedova? Se io mi ammoglio tu resti sola.

219

Teresa

(pudica)

E che fa...

220

Michele

 C'è stata qualche richiesta?

221

Teresa

 (c. s.)

No... per me la sistemazione è un poco difficile. Ci vorrebbe un uomo di mezza età... una persona seria.

222

Michele

Ma naturale. Un giovane non te lo consiglierei. Ci vorrebbe un uomo fatto, con una posizione ben definita.

223

Teresa

Sul tipo di don Giovanni, il padre di Evelina... Dovrebbe essere pure un uomo gradevole... Allora lo farei volentieri.

(Riflettendo e ammettendo poi) Eh, si: un don Giovanni Altamura.

224

Checchina

 (entrando)

La signorina Evelina.

225

Teresa

 Fai entrare.

226

Checchina

esce.

227

Teresa

(Rivolgendosi al fratello) Vi lascio soli, cosi tu ci parli e vi mettete d'accordo. .Se la ragazza è contenta, parleremo con don Giovanni.

228

Michele

Per prima cosa dobbiamo parlare con lui.

229

Teresa

(non ascolta il fratello: Evelina è entrata, e Teresa le va incontro con le mani tese)

Evelina cara...

230

Evelina

(è una giovane sui vent'anni, moderna, spigliata) Teresa...

231

Teresa

Guarda chi ci sta qua.

232

Michele

Ben trovata, signorina.

233

Evelina

 Finalmente siete tornato.

234

Michele

...tredici al massimo.

235

Teresa

Si, un quarto d'ora. Ti ho mandato a chiamare per che...

(Dopo un attimo di esitazione) Ma forse è meglio che ti spiega tutto mio fratello. Tu poi parli con papà, e mi farai sapere la risposta. Vi lascio soli. Miche', è meglio che ci parli tu.

236

Michele

Allora ci parlo io.

237

Teresa

 È meglio. Permesso. (Ed esce).

238

Michele

Accomodatevi.seggono

Cara Evelina, cercherò di stringere subito l'argomento senza ricorrere a parole inutili e frasi fatte. Ecco qua : Teresa non avrà avuto il coraggio di parlare... Questo è più che concepibile. In breve: mia sorella Teresa vorrebbe sposare vostro padre.

239

Evelina

(cadendo dalle nuvole) Papà?

240

Michele

Si, non credo che troviate delle difficoltà. Mia sorella Teresa è buona come il pane. Voi specialmente trovereste in lei una seconda madre.

241

Evelina

Va bene : ma io che c'entro... Questo è un fatto che riguarda mio padre.

242

Michele

Ho voluto parlare prima con voi... Non voglio creare malumori nella vostra famiglia... Ho pensato: «E se la signorina Evelina non ha piacere che il padre si risposi? » Per delicatezza. Che vi posso dire... Faccia­mo in modo che questo matrimonio avvenga... Povera Teresa... Ha preso una vera « cotta » per vostro padre.

243

Evelina

Veramente? Non me ne sono mai accorta.

244

Michele

Non lo dava a sembrare. Si rodeva dentro. Io sono il fratello maggiore e debbo pensare seriamente a lei. Teresa non è una bambina, all'età sua può essere perico­losa una passione di quel genere. Poco fa piangeva, si disperava: « Sono innamorata... Don Giovanni è l'uomo che amo! » Si voleva gettare dal balcone.

245

Evelina

Dite sul serio?

246

Michele

Ho fatto appena in tempo a fermarla. A voi fa piacere questo matrimonio?

247

Evelina

Da parte mia farò il possibile.

248

Michele

Grazie! (Chiamando) Teresa!

 (Rivolto di nuovo a Evelina) Adesso ce lo diciamo, cosi si calma.

(E chiama ancora) Teresa!

249

Teresa

(entrando)

Eccomi. Allora?

250

Michele

 Siamo d'accordo.

251

Evelina

Ne parlo subito a papà.

252

Teresa

Brava, cerca di convincerlo: perché non vedo l'ora che si concluda questo matrimonio.

253

Evelina

 Sarà una gioia per tutti. Allora vado e più tardi vi porto la risposta.

(Si avvia verso la porta).

254

Teresa

Favorevole... speriamo.

255

Evelina

Ma ci tenete proprio assai?

256

Teresa

Assai, Evelina.

Campanello dell'ingresso.

257

Evelina

A fra poco.

258

Teresa

A fra poco.

259

Ettore

(entrando)

Buongiorno. Cerco un mio amico. Luigi Strada. Mi chiamo Ettore de Stefani

260

Teresa

 Non c'è il vostro amico, ma deve tornare a momenti.

261

Checchina

(entrata assieme a Ettore)

Deve venire a prendersi la valigia.

262

Ettore

Posso aspettarlo?

263

Teresa

 Certamente. (Ed esce assieme ad Evelina per accompagnarla sino alla porta d'entrata).

264

Ettore

 Grazie.

265

Checchina

Permesso...

266

Ettore

 Prego.

Checchina esce

(Gira un po' per il soggiorno, osservando fuggevolmente l’arredamento, i quadri; finalmente scorge Michele, l'osserva incerto per un attimo, poi lo riconosce)

Ma sicuro... Michele Murri?

267

Michele

Caro Ettore! E tu che fai da queste parti?

268

Ettore

Abita qui un amico mio : Luigi Strada. Tiene affittata una camera mobiliata. Questa è la casa della signora Lo Giudice...

269

Michele

Vedova Lo Giudice, ma è mia sorella...

270

Ettore

Ah, è tua sorella... non lo sapevo.

271

Michele

Io si.

272

Ettore

Lo credo. Allora tu conosci Luigi Strada?

273

Michele

No, perché sono arrivato in questo momento.

274

Ettore

Già, perché tu hai viaggiato...

275

Michele

Sono arrivato diciassette o diciotto minuti fa, venti, ecco...

276

Ettore

 Non ci siamo visti per circa un anno...

277

Michele

Un anno preciso. Ma tu, che hai? Ti vedo sconvolto...

Tieni una faccia pallida... Ti è successo qualche cosa?

278

Ettore

 Miche', io ti dico tutto... ma ti raccomando il segreto.

279

Michele

Ti pare!

280

Ettore

(forte)Da un momento all'altro mi arrestano.

281

Michele

E perché?

282

Ettore

Tu sai che io faccio l'agente di assicurazione. Sono innamorato di una ragazza... Si chiama Olga. Povera figlia, non tiene né padre, né madre... »

283

Michele

E chi l'ha fatta?

284

Ettore

Come... «Chi l'ha fatta»?

285

Michele

(cavilloso)

No... mi dispiace caro Ettore... ma la mia domanda è precisa. Sei tu che hai affermato una cosa sbagliata. Qua dobbiamo ragionare... Tu hai detto: « Povera figlia, non tiene né padre, né madre... ». La mia domanda è precisa: « Chi l'ha fatta? »

286

Ettore

Michele... il padre e la madre.

287

Michele

Allora li tiene i genitori.

288

Ettore

Sono morti.

289

Michele

(come per dire « ora ci siamo »)

Benissimo... allora si dice: «È orfana». C'è la parola adatta, perché non la dobbiamo usare? Parliamo con le parole appropriate, se no io m'imbroglio.

290

Ettore

Ah, si, come vuoi : è orfana. Sono io che penso per lei, al suo mantenimento... Devo mandare avanti l'intera baracca della mia famiglia... I tempi non sono favorevoli, cosi, poco per volta, ho cominciato a prendere soldi dalla cassa... e adesso mi trovo con un vuoto di un milione e mezzo... mi sono servito dei depositi dei miei clienti.

291

Michele

{tentenna il capo considerando la tragicità del caso. Fra i due nasce un silenzio angoscioso. Dopo una breve pausa, Michele (domanda) E perché non vai in Questura?

292

Ettore

 (disorientato) In Questura?

293

Michele

Ma caro mio, io non. posso darti nessun consiglio perché non m'intendo di queste cose. In Questura troverai gente pratica. Chissà quanti casi del genere saranno passati per le mani di un funzionario. Tu chiedi. Dici: «Io mi trovo in queste condizioni... come mi devo regolare?»

294

Ettore

E quelli mi arrestano immediatamente.

295

Michele

E già. Ma dicevo in linea amichevole.

296

Ettore

Non lo dire nemmeno per scherzo. L'unica speranza mia è questo Luigi Strada.

297

Michele

È ricco?

298

Ettore

 Non tiene una lira. È un traffichino, tiene molte conoscenze... Può darsi che trovi lui la persona disposta ad anticiparmi la somma... darei delle garanzie, naturalmente...

Campanello d'ingresso.

299

Luigi

(dall'ingresso)

Ah, ah, ah, ah, ah, ah! (Ride a lungo, teatralmente)

300

Michele

(colpito da quel ridere scoppiettante, rimane assorto in un pensiero che lo induce a rivivere e considerare fatti e avvenimenti di un recente passato che lo fanno rabbrividire)

Chi è che ride?

301

Ettore

Deve essere quel mio amico, Luigi Strada,

302

Luigi

(entrando) Ah, ah, ah!

303

Michele

 E perché ride in quel modo?

304

Luigi

 Mi esercito, mi tengo in allenamento.

305

Michele

Ma non lo dovete fare.

306

Luigi

E perché?

307

Michele

Mi dà fastidio... Finalmente abbiamo capito chi si divertiva...

("Rivolgendosi a Ettore)La mattina questa risata rimbombava nel corridoio.

308

Luigi

 Quale corridoio?

309

Michele

E pure nel cortile. Non lo dovete fare.

310

Luigi

E non lo farò, non vi arrabbiate.

(Sottovoce a Ettore) Ma chi è?

311

Ettore

Michele Murri, il fratello della tua padrona, di casa.

312

Luigi

Ah, ecco...

313

Michele

L'amico Ettore ha passato un guaio... Vediamo se lo possiamo aiutare.

314

Luigi

Che è successo?

315

Michele

Ha rubato un milione e mezzo.

316

Ettore

Rubato no... Che c'entra? Mi sono servito dei depositi dei miei clienti.

317

Michele

Ma erano soldi tuoi?

318

Ettore

 No.

319

Michele

Allora li hai rubati. C'è la parola; perché non la dobbiamo usare? Hai rubato.

320

Ettore

È stata una fatalità.

321

Luigi

Immagino la tua preoccupazione.

322

Michele

(a Luigi, con un mezzo sorriso sene invitanti)

Voi siete tanto buono... Prestategli voi questa somma, lui poi ve la restituisce.

323

Luigi

(come per seguitare uno scherzo di gusto discutibile)

Certo... Perché non me lo avete detto subito?

(Mostra la tasca destra dei pantaloni)Teli... qua ci sta un milione...

 (mostrando l'altra tasca) ... e qua ce n'è un al­tro... Se vi servono quattro, cinquecentomila lire spicciole, stanno qua.

(Mostra la tasca vuota della giacca, quella del portafogli).

324

Michele

(felice) Bravo.

Mi è piaciuto il gesto spontaneo. (Con una strizzatina d'occhio invita Ettore ad accettare) Pigliati ì soldi.

325

Ettore

sorride con amarezza, come per dire: « Non è il momento di scherzare ».

Ma perché vuoi fare cerimonie? Se l'amico si è messo a disposizione con tanto slancio, devi essere contento. (A Luigi) Dategli i soldi, se li prende.

326

Luigi

Ma io da dove li prendo?

327

Michele

Come... Adesso non glieli volete dare più?

328

Luigi

Ma non li ho.

329

Michele

Adesso dite che non li avete?

330

Luigi

Ma non li ho mai avuti.

331

Michele

Sentite, non glieli volete dare, non glieli date: ognuno è padrone del proprio danaro. Ma se mi volete negare l'evidenza, no! Voi, in questo momento, avete tirato fuori dalla tasca un pacco di biglietti da mille. Li ho visti io.

332

Luigi

Amico, non scherzate.

333

Michele

 (offeso)

Io non scherzo... Sono una persona seria. Vi ripeto: ognuno è padrone di collocare il proprio danaro come meglio crede, ma non mi dovete negare l'evidenza. Sarei un visionario allora? Voi in questo momento avete tirato fuori dalla tasca un rotolo di biglietti da mille, legato con un nastro rosso. L'ho visto io

334

Luigi

 (messo sull'avviso dall' affermazione di Michele, ha un attimo dì pia speranza che lo induce a passare in rivi­sta le tasche del suo vestito. Dopo aver constatato che esse sono completamente vuote, esclama irritato) Lasciatemi in pace, amico! Io tenevo cinquanta lire e le ho pure perdute!

Campanello d'ingresso.

335

Ettore

Viene qualcuno... Non vorrei farmi vedere.

336

Luigi

Andiamo in camera mia.Si avviano lutti verso la camera di destra.

337

Michele

 (.facendo passare la soglia a Ettore e trattenendo Luigi, dice a quest'ultimo)

L'amicizia è amicizia.

338

Luigi

E che significa?

339

Michele

Quando i soldi non li ha uno li ha un altro.

340

Luigi

Michele lo segue, proprio mentre dalla comune entrano Vincenzo e Giovarmi, scortati da Checchina.

341

Giovanni

(a Checchina)

E la signora?

342

Checchina

 La vado a chiamare.

343

Vincenzo

(è un uomo sui cinquantacinque anni, florido d'aspetto)

Ho avuto piacere d'incontrarvi. E la signorina Evelina?

344

Giovanni

Bene, bene... grazie. Come mai da queste parti ?

345

Vincenzo

Sono venuto per invitare la signora Teresa. Ogni anno, quando io e mia moglie andiamo in villeggiatura, la signora Teresa viene a stare con noi per una ventina di giorni. Mia moglie non ha molte amicizie, ma per donna Teresa ha un'adorazione.

346

Giovanni

Si, le so. E la vostra signora sta bene?

347

Vincenzo

Bene, grazie.

348

Giovanni

(afferma sinceramente)La coppia esemplare.

349

Vincenzo

(compiaciuto)

È stato un matrimonio fortunato.

350

Giovanni

Voglio darvi una notizia bella fresca fresca.

351

Vincenzo

Be' ?

352

Giovanni

Ho deciso di ammogliarmi una seconda volta.

353

Vincenzo

Bravo.

354

Giovanni

Sposo la signora Teresa. È stata lei che ha preso l'ini­ziativa.

355

Vincenzo

Ah!

356

Giovanni

Si è innamorata di me perdutamente. È una donna seria, intelligente.

357

Vincenzo

Gentile e buona.

358

Giovanni

Io sono vedovo...

359

Vincenzo

Sarà una sistemazione per tutti e due. Auguri.

360

Giovanni

Grazie.

Entra  Teresa.

.361

Teresa

Caro don Vincenzo!

Saluti.

Siete rimasti in piedi... Sedete, sedete

362

Vincenzo

 Grazie.Seggono tutti e tre.

363

Giovanni

(rivolgendosi a Teresa, con intenzione)Evelina mi ha parlato.

364

Teresa

Dopo, dopo! Ne parliamo dopo.

365

Giovanni

Voglio dire soltanto che segretamente i due cuori palpitavano all'unisono.

366

Teresa

(riservata)Meglio cosi.

(Rivolta a Vincenzo) Domani compite gli anni. Auguri!

367

Vincenzo

Grazie. E in occasione del mio compleanno, ce ne andiamo per qualche tempo, un po' di mesi, a Torre del Greco. E cosi, come tutù gli anni, dovete venire a passare una quindicina di giorni con noi.

368

Teresa

Con tutto piacere. Tanto più che quest'anno ci sta pure Michele.

369

Vincenzo

Ah, e tornato dal viaggio?

370

Teresa

Si, è tornato.

371

Vincenzo

 Le camere ci sono.

372

Giovanni

È una villa grande?

373

Teresa

Bella, grande, ariosa... Campagna e mare.

374

Vincenzo

Don Giovanni mi ha parlato pure del prossimo matrimonio...

375

Giovanni

La stessa gioia mi ha fatto commettere l'indiscrezione.

376

Teresa

Avete fatto bene.

377

Giovanni

Vi giuro che ho accettato con tutto il cuore.

378

Teresa

E non potete immaginare quanto mi avete fatta felice.

379

Vincenzo

Allora perché non venite anche voi a Torre del Greco, domani? Voi c vostra figlia.

380

Giovanni

A pranzo?

381

Vincenzo

Pure se vi trattenete per un po' di giorni... la villa è grande, ve l'ho detto.

382

Giovanni

A pranzo, verremo a pranzo. A Napoli ho troppe cose da fare. A pranzo soltanto.

383

Michele

(sopraggiunge, seguito da Luigi)Caro don Vincenzo.

384

Vincenzo

 Finalmente sei tornato.

385

Michele

Mezz'ora fa.

386

Vincenzo

Domani vi aspetto a Torre del Greco : le camere sono già pronte.

387

Michele

II solito invito di tutti gli anni.

388

Luigi

(presentandosi)Luigi Strada.

389

Teresa

È un nostro amico.

390

Vincenzo Gallucci.

(E, presentandosi, gli strìnge la mano).

391

Michele

Che gioia rivedere la vostra villa. A Torre del Greco ci vado sempre con piacere.

392

Giovanni

 Sono stato invitato io pure con mia figlia.

393

Michele

Bene.

394

Vincenzo

(rivolto a Luigi)

Se vuol essere dei nostri pure il signore,..

395

Luigi

Domani?

396

Vincenzo

Si, a pranzo.

397

Luigi

Con piacere.

398

Michele

Ci sarà pure vostro fratello Attilio?

399

Vincenzo

Non so. (È palese in lui il sentimento negativo net confronti del fratello, proveniente da vecchi rancori)

Lui non chiede nostre notizie, né io m'interesso a lui. Ormai sono dieci anni che non ci vediamo.

400

Michele

Già, voi siete sempre in urto con vostro fratello.

401

Vincenzo

Ha disonorato un cognome... Giuoco, donne, vita disordinata... Dopo tante stravaganze mi truffò due milioni e se ne andò a Roma. Fa lo scultore.

402

Teresa

E lavora bene ?

403

Vincenzo

Macché, è un improvvisatore. Ma vi pare che uno, ar­rivato a cinquantanni, dice : « Voglio fare lo scultore » e lo fa? Ho saputo che si è ammogliato... e .non parliamo del matrimonio scombinato che ha fatto. Un uomo che non ha mai guardato in faccia l'avvenire. Si è ammogliato, e non. ha casa... Fanno vita d'albergo.

404

Teresa

Si, ho ricevuto una cartolina giorni fa. Stanno all'Hotel Corso.

405

Michele

Veramente lui è stato sempre un poco megalomane.

Voi che avete una testa più quadrata, lo dovreste aiutare. Secondo me ci dovreste fare pace.

406

Vincenzo

Ma nemmeno per idea. Gli occhi miei non li vedrà mai pili. Basta, io me ne vado. Devo fare diverse spese. (Un po' a tutti) Ci vediamo domani.

407

Teresa

Fio promesso a vostra moglie un barattolo di marmel­lata fatta da me.

408

Vincenzo

Glielo porto io.

409

Teresa

Venite, vi faccio assaggiare un bicchierino di rosolio fatto in casa. Venite pure voi, don Giovanni.

410

Giovanni

II rosolio è pure di vostra fabbricazione?

411

Teresa

Si, mi faccio tutto da me.

412

Giovanni

Allora l'accetto con più gioia. (Esce insieme a Teresa e Vincenzo).

413

Luigi

 (apre la porta della camera dì destra)

414

Ettore

Ettore

 se te ne vuoi andare non ti vede nessuno per­ché stanno tutti in cucina.

(comparendo sulla soglia)

Dalla finestra ho visto Olga che entrava nel portone. Vai a vedere se sta salendo le scale per venire qua

Luigi esce di scena

415

Michele

Chi è questa Olga?

416

Ettore

La mia fidanzata.

417

Michele

Perché verrebbe qua?

418

Ettore

È un'amica di tua sorella.

419

Luigi

 (rientrando)

420

Ettore,

puoi scendere: Olga è entrata nell'appartamento a fianco. Andiamo, presto : scendiamo insieme. Conosco una persona facoltosa che forse ti potrà aiutare. Ti potrebbe fare una garanzia... T'accompagno. (Rivolto a Michele)

Quanto mi piacciono queste cose, queste complicazioni con colpi di scena improvvisi che sembrano trovate da teatro, da cinematografo, ma che invece succedono nella vita vera, d'ogni giorno.. Io, che ho fatto l'attore, m'entusiasmo! Lui non si vuol fare vedere dalla fidanzata. La fidanzata arriva im­provvisamente, mi dice : « Vai a vedere se viene qua ». « No, Olga non viene qua ». Sembra proprio il momento saliente di una farsa da teatro. (Rivolto ad Ettore)Andiamo.

421

Michele

(ha seguito con attenzione ciò che ha detto Luigi, ma non ha capito se quelle osservazioni di carattere artistico si riferiscono a fatti veri o a frammenti d'idee esposte alla rinfusa dal cervello di un folle. Ma il folle potrebbe anche essere lui. Nel dubbio, chiede a Luigi)

Fate un'altra volta.

422

Luigi

Ho detto che adoro questi colpi di scena, che sembrano trovate da teatro, da cinematografo. Certe concomitanze volute da un autore di teatro per ottenere un determinato effetto, si verificano veramente nella vita.

 Secondo me, quello che succede nel teatro può succedere nella vita. E viceversa.

Nelle vecchie farse, per esempio, tutti i personaggi si trovano nello stesso ambiente.

Un ristorante, un cinematografo, un albergo. Non so... due amanti si danno appuntamento in un albergo, credendo di stare tranquilli, e invece là sopra capita il marito tradito, la moglie informata... (e cerca di fingere egli stesso, con gesti teatrali, l'ipotetico intreccio di una farsa).

«Vieni, amore! Qui staremo tranquilli ». Arriva il marito tradito.

« Che, mia moglie? » «Mio marito! » «Traditori! »... L'amante scappa, la moglie sviene, il marito tradito spara... Pam, pam. La polizia... « In nome della legge, siete tutti in arresto! »

423

Michele

 (c. s.)

Fate un'altra volta.

424

Luigi

(colpito da quella insistenza)Ma mi state pigliando in giro?

425

Michele

 No.

426

Luigi

Ho detto che la vita è spesso più assurda del teatro, e basta. E se credete di prendermi in giro, avete sbagliato. Andiamo, Ettore.

(Esce offeso).

427

Michele

Ma a me pare che quello non ragiona.

428

Ettore

 È un poco stravagante.

429

Michele

Tu pure.

430

Ettore

Sono stravagante?

431

Michele

Scusa, noi dobbiamo ragionare.

432

Ettore

Certo.

433

Michele

Tu hai detto che questa Olga è la tua fidanzata... è vero ?

434

Ettore

Si.

435

Michele

 E allora perché scappi? Se è la tua fidanzata, ti deve far piacere vederla.

436

Ettore

 Ma non in questo momento. Povera figlia! Non le voglio dare dispiaceri. Miche', la mia situazione è tremenda. Non vedi come sono agitato? Se Olga mi vede, capisce subito che c'è qualche cosa che non va. Il guato è pesante, Michele mio. Per aggiustarlo ci vorrebbe un terno, un terno di tre milioni... Allora si. Allora verrei da te per dirti : « Miche'! Michele mio : sono ricco! Ho vinto un terno di tre milioni! Come prima cosa mi sposo Olga e sistemo la situazione. Guarda, guarda quanti biglietti da mille... Sono miei, sono tutti miei». Questo ci vorrebbe: un terno. Questo si che sarebbe un colpo di scena.

437

Michele

M'ha fatto piacere.

438

Ettore

 si avvia verso la porta,quando questa si apre e compare Olga.

Il giovanotto si nasconde dietro il battente, e non appena la ragazza è venuta avanti nel soggiorno, egli riapre pian piano l'uscio e scivola fuori

439

Olga

 (a Michele)

Scusate, la porta dell'ingresso era aperta... C'è la signora Teresa?

440

Michele

Si, è in casa. Io sono il fratello.

441

Olga

Piacere. Io sono Olga, una sua amica.

442

Michele

Voi siete la signorina Olga... Tenete un fidanzato che si chiama Ettore?

443

Olga

Si.

444

Michele

Brava, ini congratulo con voi. Il fidanzato vostro ha guadagnato il terno. Ha vinto tre milioni.

445

Olga

Voi che dite?

446

Michele

È venuto da me tutto contento. Diceva : « Sono ricco, sono ricco! Ho vinto tre milioni! Guarda quanti soldi... » Aveva le tasche piene... Tutti rotoli di biglietti da mille legati con dei nastri rossi.

447

Olga

Allora è vero... è vero! Che gioia! Ma questo è stato un miracolo... Voi non sapete in quali tristi condizioni ci trovavamo. Non avevamo nemmeno i soldi per affrontare le prime spese per il matrimonio. Invece adesso ci possiamo sposare subito.

448

Michele

Ha pensato subito a voi. Ha detto : adesso sposo subito Olga.

449

Olga

Caro! Amore! Tesoro mio! Ha pensato subito a me!

(Un lieve capogiro la costringe a barcollare)

Aiutatemi, mi gira la testa...

Proveniente dall'anticamera sopraggiunge Teresa, seguita da Vincenzo e Giovanni.

Proveniente dall'anticamera sopraggiunge Teresa, seguita da Vincenzo e Giovanni.

450

Teresa

Cos'è successo ?

451

Olga

Teresa mia cara, il fidanzato mio ha vinto un terno... Ha vinto tre milioni!

452

Teresa

Che gioia!

453

Olga

Scusa, Teresa: non mi sento bene.... L'emozione è stata troppo forte.

454

Teresa

Lo credo.

455

Giovanni

Ma ne siete certa ?

456

Olga

Certissima. E lo deve a me. Io gli ho raccontato il sognoche mi feci la settimana scorsa. Mi venne in sogno una mia zia, morta cinque, sei anni fa... Una zia che mi adorava! Aveva il vestito in fiamme e diceva: « Sono contenta ». « Ma come? — dicevo io, — tu sei avvolta dalle fiamme... » « E sono contenta! Sono contenta! Sono contenta! » e ballava. E lui ha giocato i numeri senza dirmi niente.

457

Teresa, Vincenzo e Giovanni

E quanto avete vinto?

458

Olga

La somma che ci serviva. (Senza volerlo, si rivolge a Michele)Tre milioni.

459

Michele

(come se avesse appreso la notizia in quel momento) Caspita!

460

Teresa

Ma calmati, sei troppo emozionata.

461

Olga

Scusa, Teresa, ma voglio andare da Ettore. Voglio dividere con lui tutta la gioia.

462

Teresa

E tanti auguri.

463

Olga

Grazie. (S'avvia versol’anticamera seguita da Teresa e Giovanni) Povera zia mia! Si chiamava Palmira. « Sono contenta! Sono contenta! » (Esce con i detti),

464

Vincenzo

(a Michele)È stato un bel colpetto: tre milioni! Be', me ne vado io pure, perché è tardi. Ciao, Michele. A domani

465

Michele

Però mi avete dato un dolore.

466

Vincenzo

Io?

467

Michele

Una piccola amarezza, ecco.

468

Vincenzo

Non capisco, Miche'...

469

Michele

Voi sapete quanto vi voglio bene, e quanto stimo la vostra famiglia...

470

Vincenzo

E io pure.

471

Michele

Se vi chiedo un favore, me Io fate?

472

Vincenzo

 Ma tutto quello che vuoi! Parla,

473

Michele

Fate pace con vostro fratello Attilio.

474

Vincenzo

(si turba e afferma tassativamente)

Ah, no! Chiedimi qualunque cosa, ma questo no. Finché avrò la forza di oppormi, farò tutto il possibile per non avere piti rapporti con lui, né formali, né affettivi. Allora avrà la gioia di vedermi, quando gli diranno che sono morto. Solo morto. (Taglia corto) A domani, Miche'. (S'avvia verso la comune, poi ci ripensa, e si volta per esclamare enfaticamente) Miche', solo morto! (Esce).

475

Michele

(dopo un attimo di meditazione, esclama con rammarico)

Quanto mi dispiace! (Chiamando) Chccchina, Checchina!

476

Checchina

 (entrando) Comandate!

477

Michele

Aspetta. (Siede al tavolo e scrive poche righe su di un foglietto).

478

Checchina

Si.

479

Michele

(consegnando il foglietto scritto alla cameriera) Devi fare subito questo telegramma urgente.

480

Checchina

Va bene. (Esce).

481

Michele

 (sinceramente addolorato) Pace all'anima sua!

Cala la tela.


Atto secondo

I! salone da pranzo  soggiorno della residenza estiva dei signori Gallutci, a Torre del Greco. Sul fondo, due grandi archi vetrati danno sul giardino ben cu­rato, dove, sulla ghiaia e sotto gli alberi, sono disposte sedie a sdraio, tavolini di legno, ombrelloni variopinti. Attorno al tavolo da pranzo, riccamente apparecchiato, sono seduti: Vincenzo, Saveria (padroni di casa), Michele,

Luigi, Evelina, Giovanni. Nicola, il cameriere, serve in tavola. I commensali sono allegrissimi.

Il pranzo è arrivato al dolce.

Giovanni

 (rivolto ai padroni di casa) Avete un cuoco formidabile.

Michele

Ho mangiato come un leone.

Giovanni

Che polli!

Luigi

E la frittura di pesce?

Saveria

Ma. che caldo.

Vincenzo

Qua la temperatura, è sempre più fresca : chissà a Napoli...

Giovanni

Dev'essere l'inferno.

Evelina\

 Io, tra un paio d'ore, mi faccio un altro bagno di mare.

Luigi

Vengo anch'io.

Giovanni (ambìguo)

Vi accompagno... Cosi, a mare, vi ci butto io a voi.

Vincenzo

 Ma non fate cerimonie : toglietevi le giacche.

Michele

Non l'ho proposto io per rispetto alla signora Saverio.

Ma, oggi, la giacca è insopportabile.

Saverio

E a chi aspettate?

"Vincenzo

Darò io l'esempio. (S'alza e si toglie la giacca).

Giovanni

E me la tolgo io pure. (Si toglie la giacca, la colloca sulla spalliera della sedia).

Michele

Allora, per imitarvi... (Anch'egli se la toglie e l'adagiasulla spalliera della sua sedia).

Vincenzo

Don Luigi, e voi?

Luigi

No, io preferisco tenerla.

Saverio

Con questo caldo?

Luigi

Non lo avverto,

Vincenzo

E voi crepate.

Saveria

Se lo fate per complimento...

Luigi

Non ne sento il bisogno.

Michele

Ma non vi sentite bene?

Luigi

Don Miche', non insistete. (Traendo in disparte Michele) Non me la posso togliere perché tengo la camicia rotta.

Michele

 E non ve la togliete. A chi dovete dare conto? (Rivolgendosi a tutti gli altri) Non se la può togliere, tiene la camicia rotta.

Luigi

(turbato da quello scherzo di cattiva lega, con un gesto sgarbato si toglie la giacca)

Ecco fatto ! (Mostrando i gomiti) È appena appena consumata ai gomiti, questo è tutto.

Evelina

Dopo ve la rammendo io.

Luigi

(galante)

Diventerà il capo più caro del mio corredo.

Saveria

Be', e lo sciampagne ?

Tutti approvano.

Giovanni

Un brindisi ci vuole.

Michele

Se permettete, apro io la bottiglia. (Raggiunge un punto del salone dove c'è un tavolo di servìzio, e prende la bottiglia di champagne che si trova in un secchio con il ghiaccio).

Luigi

(raggiunge a sua volta Michele, per parlargli in disparte)

Signor Michele, questo è il momento buono.

Michele

Per che cosa?

Luigi

Come? Ve l'ito detto prima di pranzo.

Michele

 Non mi ricordo.

Luigi

Al momento dello sciampagne : « Adesso Luigi ci farà sentire una sua poesia... »

Michele

 Ah, si.

Luigi

C'è la mia fidanzata... Vorrei mettermi un poco in evi­denza.

Michele

Ma è naturale, è umano.

Luigi

Ve ne sarò grato.

Michele

 (riprende il suo posto al tavolo)

Ecco lo sciampagne. È gelato! (E comincia a stappare la bottiglia) Prima di bere però, devo rivolgere una preghiera al poeta : il signor Luigi ci deve regalare unasua poesia.

Luigi

(con falsa modestia)

No, non cominciamo. Di solito non mi faccio pregare, ma oggi non mi sento disposto.

Michele

(contrariato)

Non la volete dire?

Luigi

Francamente e sinceramente: no.

Michele

Come, voi adesso mi avete detto: al momento dello sciampagne, fatemi dire una poesia... voglio mettermi in evidenza.

Luigi

Quando mai? Avete capito male, lo ho detto: non mettete in mezzo il solito argomento delle poesie, perché non sono in vena.

Michele

Come? Me lo avete detto pure prima del pranzo... E io che ne sapevo che voi scrivete poesie?

Luigi

Adesso la dico, perché non voglio fare il diffìcile, ma la cosa non è andata cosi.

Tutti

Sentiamo, sentiamo...

Luigi

 (si alza per raggiungere il centro del salone, dove si concentra un attimo prima di cominciare la sua declamazione)

Qualche cosa ve la farò sentire.

Michele

 (un po' a tutti)

È stato lui, ve l'assicuro...

Qualche cosa dal volume di prossima pubblicazione : Cipressaia. Ho immaginato due distese di cipressi in conversazione notturna. Un lungo viale che conduce al cimitero. La poesia che ascolterete, apre il volume: Ora mistica. Avverto subito l'uditorio che, mentre la tematica delle mie composizioni è un fatto tutto personale, il ritmo, al contrario, si stacca, è vero, dalla formula ermetica, ma si aggancia alla corrente neorealistica e impressionistica, fatta di chiazze opache e dispiragli allucinanti, il cui filone trova larvati riscontri in tutta la letteratura valida, avanguardista degli ultimi vent'anni. Dunque : Ora mìstica...

Buio ne! cimitero.

Gelo di marmo,

 Sagome di tombe,

Loculi disardorni.

Erbetta. Erbette.

 Gira il custode

E non gli sembra vero

Di udire il chiacchierio

 Delle civette.

 Lento e pesante il passo

Del custode : cra, cra

Si sente, e riconosci quello

Michele

(rettificando) Quella.

Luigi

Quella, chi?

Michele

La rana

Luigi

Che c'entra la rana?

Michele

Voi avete detto che si sente :cra,cra.

Luigi

Cra, era, il passo del custode. Lo stridio dei piedi, sui ciottoli dei viali.

Michele

Fino a prova contraria sono state sempre le rane a fare: cra-cra.

Già, ma diversamente, come avrei potuto descrivere il rumore di quei passi? Dunque:

cra, cra

Si sente, e riconosci quello.

Fiero, impettito e con le mani sode

Chiude con due mandate quel cancello.

 Ecco quei cubo grigio :

È la sua casa.

Ora dorme pesante.

Ulula il vento.

Dorme il custode ignaro,

Dorme nella sua tomba di cemento.

Chi è? Chi vedo?

Pallido e disfatto

S'incammina ed avanza Sergio Pròcuio.

Michele

Chi è Sergio Pròculo?

Luigi

(contrariato per quella seconda interruzione)

È un signore che entra nel cimitero.

Michele

Di notte ?

Luigi

Di notte!

 (E riprende la declamazione)

Chi è? Chi vedo?

Michele

 È un proconsole romano?

Luigi

No, è un signore qualunque.

Michele

E perché si chiama Pròculo?

Luigi

(spazientito)

 Io mi chiamo Strada,

 voi Murri...

e questo signore si chiama Pròculo.

Fatemi andare avanti.

 (E riprende)

Chi è? Chi vedo?

Michele

Ma chi è che dice: «Chi è? Chi vedo? »

Luigi

Ma se m'interrompete continuamente non lo saprete mai.

Michele

Ma allora c'è un'altra persona, nel cimitero?

Luigi

Niente affatto, non c'è nessuno. Michele Allora chi è che dice: « Chi è? Chi vedo? »

Luigi

Lo dico io.

Michele

Allora nel cimitero ci siete voi?

Luigi

Ma no. È il poeta che parla.

visioni, allucinazioni che riceve lo scrittore nel momento della creazione.

(E riprende dì nuovi))

Chi è? Chi vedo?

Pallido e tremante

S'incammina ed avanza Sergio Pròculo,

Michele

Scusate, ma il custode è andato a dormire nel cubo di cemento... Va bene?

Luigi

Si.

Michele

E ha chiuso il cancello coti due mandate?

Luigi

Si.

Michele

Come entra Sergio Pròculo?

Non si può entrare col cancello chiuso.

Luigi

Ma non bisogna sofisticare.

Michele

(testardo)

Per me non si può entrare in nessun posto quando si trova un cancello chiuso.

Luigi

(per tagliar corto)

E va bene: era entrato la sera precedente.

Michele

Allora il cancello si chiude una sera si e una sera no? O si chiude tutte le sere o non si chiude mai.

Luigi

(risentito)Se mi volete prendere in giro, è un altro fatto. Io la smetto e non se ne parla più.

Tutti

Ma no... andate avanti.

Michele

Andiamo avanti.

Luigi

Dunque. (Riprende)

S'incammina ed avanza Sergio Pròculo.

 Stanco si ferma,

Geme e di soppiatto

Si china

E poggia il capo su di un loculo.

Michele

Ah, ecco! Abbiamo capito perché si chiama Ser Pròculo.

Luigi

(ride verde)

E già, per la rima.

(E si accinge a riprendere)

Un gufo veglia, ride una civetta.,.

E piove, piove...

Il fiume s'è ingrossato

Tatatatà ! Strombazza

 Una saetta

E uccide. Sergio Pròculo

Chinato.

Ecco l'alba.

Ecco il sole

Ecco il sereno

 Che vedo intorno al loculo?

 Un pezzetto di camicia

Un fazzoletto

Un bottoncino

Una scarpa slacciata

Un pedalino

Una matita rotta

Un portachiavi

Una tessera stinta,

 Non si capisce il nome,

 Età : ventuno,

Altezza : un metro e ottanta,

Colorito : olivastro...

Disoccupato.

(E s'inchina agli ascoltatori, per far capire loro che la dizione è finita).

Tutti

Bravo, bene...

E velina

Complimenti.

Michele

Io non ho capito niente.

Vincenzo

 (a Luigi)

Continuate, continuate a scrivere: siete veramente bravo

Luigi

Grazie.

Fioraio

 (appare sulla soglia d'uno degli archi, e chiede a Nicola che gli passa accanto)

Scusate, Villa Gallucci è questa?

Nicola 

Si, è questa.

Fioraio

Grazie.

Nicola

Cosa desidera?

Fioraio

Devo consegnare... Un momento.

(Esce in giardino, dove sì mette a fare cenno a qualcuno dì avanzare).

Michele

(intanto ha stappato la bottiglia di champagne e versa da bere a tutti. Poi, col bicchiere levato)

Alla salute di Donna Saveria e Vincenzo Gallucci, alla felicità di questa coppia generosa e simpatica, al raggiungimento totale di ogni loro aspirazione : pace, soldi e salute e lunghissima vita!

Tutti

Salute!

Ognuno tocca i! bicchiere dell'altro col proprio. Il fioraio ha raggiunto la soglia, seguito da due uomini che reggono un'imponente corona da morto, con la scritta« A Vincenzo Gallucci, il fratello Attilio ».

Fioraio

 (ai due uomini)

Sistematela qui.

(E indica l'interno dell'arco)

Buona salute a chi resta!

Saveria.

(costernata)

Dio mio... e che è quella corona "e muorto ?

Michele

(dopo aver letto 1"iscrizione')

Don Vince'» è diretta a voi.

Vincenzo

 A me?

Michele

 C'è la scritta : « A Vincenzo Gallucci ».

Vincenzo

Ma sono cose da pazzi.

Saveria

(completando la lettura dell'iscrizione)

« Il fratello Attilio »...

Vincenzo

Attilio? E bravo... ha fatto lo scherzo.

Evelina

E va bene : accettate lo scherzo e non vi amareggiate.

Vincenzo

Ma come, il giorno del mio compleanno mi vedo arrivare una corona di morti... Non devo amareggiarmi?

Saveria

È tutta invidia. Ma tu vedrai la fine di tutti i tuoi nemici. (Rivolta al fioraio) Dite a chi vi ha ordinato questa corona che Vincenzo Gallucci tiene una salute di ferro e che andrà ai funerali di molti jettatori.

Michele

(al fioraio)Ma. l'ordinazione chi l'ha fatta?

Fioraio

Un. signore che non conosco. M'ha dato l'indirizzo, ha pagato e se n'è andato.

Giovanni

E te ne puoi andare pure tu, perché qua c'è tutta gente viva.

Fioraio

Dovete fare subito una smentita sui giornali, perché sapete. : la voce corre.

Saveria

Questi sono affari nostri. Ve ne potete andare.

Fioraio

Mi dispiace che ho perduto mezza giornata per fare un lavoro degno... Be', non mancherà l'occasione per servirvi come meritate.

Vincenzo

 (facendo scongiuri)Per te e tutta la tua famiglia, hai capito?

Michele

 (spingendo il fioraio e i due uomini in giardino)Via, via, non vedete che il signore s'innervosisce peggio? Fuori!

Luigi

(anche lui s'avvicina per aiutare Michele a liberare la comitiva di quelle persone inopportune) Avete sbagliato, scusate. Ma come, vi mettete a dire: « Non mancherà l'occasione per servirvi come meritate? »

Fioraio

No, io intendevo dire per un battesimo, un matrimonio...

Luigi

Vi potevate esprimere meglio.

Fioraio

Scusate, (Ai due uomini) Andiamo.

(A Michele e Luigi) Non dimenticate la smentita sui giornali.

Michele

Sono affari nostri. (E li spinge fuori. Poi toma, con Luigi, dentro il salone da pranzo).

Saveria

Vorrei proprio sapere chi è stato.

Vincenzo

È chiaro, Save' : è stato il mio diletto fratello.

Saveria

Ma tuo fratello sta a Roma.

Vincenzo

Come se ci volesse tanto a dare l'incarico a un amico a Napoli.

Saveria

Non ci pensiamo più, è meglio.

Giovanni

Ma proprio!

Saveria

(si alza e invita gli altri a seguirla)Venite, vi voglio fare vedere il regalo che ho fatto a mio marito.

Vincenzo

Un magnifico taglio dì vestito.

Saverio

Una stoffa autunnale.

Vincenzo

Veramente di gusto. Lo desideravo, un vestito come quello.

Savoia

Venite a vedere.

Giovanni

Con piacere.

Michele

Io vi raggiungo dopo : finisco la sigaretta.

Luigi

E io vi tengo compagnia.

Saveria

 Va bene.

(Rivolta al cameriere, che nel frattempo ha sparecchiato la tavola)

Il caffè lo servi in giardino.

Nicola

 Benissimo, signora.

(Ed esce con le ultime cose tolte dal tavolo da pranzo).

Luigi

(dopo aver fumato in silenzio per un po', a Michele)

Mi date il permesso?

Michele

Ve ne andate?

Luigi

Si, mi è venuta una gran. sete.

Michele

E dove andate a bere?

Luigi

Mah, non lo so: in cucina.

Michele

In cucina non c'è acqua.

Luigi

No ?

Michele

È una casa antica.

Luigi

Nemmeno in giardino, ce n'è?

Michele

Niente, neanche una goccia.

Luigi,

Ma c'è una vegetazione rigogliosa...

Michele

 Perché don Vincenzo non la fa mancare mai d'acqua.Per il giardino viene l'autobotte. Viene la sera e s'innaffia la terra. Per la casa vengono gli asinelli, ognimattina, e portano i barili. Se volete l'acqua corrente, dovete camminare un poco.

Luigi

Si, faccio quattro passi. Dov'è la fontana?

Michele

Uscite dal cancello e girate a destra, dopo cinque minuti di cammino trovate una scalinata rustica, in fondo alla scalinata trovate un viale delimitato da due file di piante di fichi d'india. Camminando camminando, il viale si restringe sempre più, ma non v'impressionate, perché lo spazio per passare c'è sempre. Finito il viale trovate la fontana.

Luigi

Vado subito. Permesso, e grazie.

Michele

Ci vediamo stasera.

Luigi

Ma io vado e torno subito.

Michele

Sono quattordici chilometri.

Luigi

 (spalancando gli occhi) Quattordici chilometri ?

Michele

 Se volete bere acqua corrente. Se no, dovete bere quella che abbiamo bevuto a tavola. Questa, vedete...

(Prende un secchio colmo d'acqua che troverà a portata di mano, dietro uno degli archi, dove è stato posto per innaffiare i vasi che ornano l'esterno degli archi)

Bevete.

Luigi

Ma è pulita?

Michele

È quella che hannoportato gli asinelli stamattina. Sentitela: è gelata. Bevete, bevete...

Luigi

Grazie.

(E beve a quel secchio come meglio può).

Michele

Bevete...

Luigi

Ho bevuto.

Michele

Ce n'è ancora.

Luigi

Lo so, ma non posso bere tutto il secchio d'acqua.

Michele

Ma poi se la bevono gli altri.

Luigi

E che me ne importa?

Michele

(minaccioso)

Bevi!

Luigi

 Ma...

Michele

 (c. si) Bevi!Il povero Luigi beve dì nuovo al secchio. Per sua fortuna, l'attenzione di Michele viene attratta da un uomo anziano, in lutto, che avanza lentamente nel giardino verso la casa. Subito Michele muove verso l'uomo, e Luigi, cogliendo a volo l'occasione, se la squaglia.Attilio caro...

Attilio

(varcando la soglia, ha il viso triste e nella sua voce tremano le lacrime)

Caro Michele...

Michele

Venite direttamente da Roma?

Attilio

Si.

Michele

Questa è veramente una bella sorpresa! Adesso la giornata è completa. Tutti l'hanno detto: il fratello non può mancare.

Attilio

Certo.

Michele

Vostro fratello ha avuto una manifestazione imponente. Sono venute tutte le personalità del paese a rendergli omaggio. Il parroco, il notaio... E quanti fiori! E voi, siete venuto lo stesso, malgrado i rapporti tesi che esistono tra voi e lui...

Attilio

Ma di fronte alla morte cessa-qualunque odio...

Michele

Perché, chi è morto?

Attilio

 (fra i singhiozzi)

Mìo fratello, mio fratello Vincenzo!

Michele

Quando mai. Vostro fratello sta bene, è vivo,

Attilio 

Lo dite per confortarmi.

Michele

Niente affatto.

Attilio

Una bugia pietosa.

Michele

Sarebbe stupido da parte mia. Vostro fratello sta a due passi da noi, vivo, vegeto e in buona salute.

Attilio

Ma allora, questo telegramma?

(Trae di tasca un telegramma e lo mostra).

Michele

(leggendo)« Avvenuto decesso vostro fratello venite subito vederlo ultima volta»... Ma allora la corona l'avete mandata voi, sul serio?

Attilio

Certo. Ma chi si è permesso di mandarmi questo telegramma ?

Michele

 (leggendo in calce al modulo)

È firmato : Michele.

Attilio

L'hai mandato tu?

Michele

Perché, io solo mi chiamo Michele?

Attilio

Già... ma sono cose dell'altro mondo.

Michele

Sentite a me : questa è stata la trovata di qualche amico che ha escogitato questo mezzo per farvi fare pace con vostro fratello.

Attilio

 E ti sembra un. mezzo umano?

Michele

 Ogni mezzo è utile quando il fine è buono. Adesso vi accompagno da vostro fratello, vi stringete la mano... un bel bacione, e finisce tutto.

Attilio

(riluttante)

Grazie, ma non è il caso.

Michele

Non insistete... Venite.

(E lo trascina con violenza verso la porta di sinistra).

Luigi

entra, guardandosi attorno furtivamente. Assicuratosi che non c'è nessuno, esce sulla soglia che dà sul giardino e comincia a fischiare debolmente; a più riprese, come un segnale prestabilito.

Evelina

 (entra dal giardino, guardandosi attorno furtivamente) Parliamo presto. Papà mi tiene d'occhio e può arrivare da un momento all'altro.

Luigi

Scusa, ma credi proprio che sia giustificata l'avversione che tiene tuo padre per ine?

Evelina

Sono figlia unica... Devi capire la sua perplessità di fronte alla scelta di un marito per me.

Luigi

Capisco, ma io non sono l'ultimo venuto.

E velina

Ma chi dice questo!

Luigi

Si è parlato troppo dello scapestrato Luigi Strada, della sua mania per il teatro. Voci, Eveli', pettegolezzi. Ma dentro di me ho sentimenti sani e ti voglio bene. Per te lascio tutto: teatro, letteratura, sogni di grandezza... e mi trovo un impiego. Come lavorano gli altri, lavorerò io pure. E poi, non è detto che ci dobbiamo sposare domani. Quando potrò contare su uno stipendio fisso, e mi sarò guadagnato un posto dignitoso in società... fra sei mesi, un anno, due, allora ci sposiamo.

Evelina

Ma questo lo devi, dire a papà.

Luigi

Parlaci tu.

Evelina

Io no. Papà non è stato mai cattivo con me, e forse per questo motivo non riesco a parlare liberamente con lui.

Luigi

Ma tu, mi vuoi bene?

Evelina

Ma quanto sei scerno! Allora perché stiamo parlando di matrimonio?

Luigi

 Quanto sei bella!

(E prende delicatamente tra le sue mani una mano di lei).

Evelina

Io ho un'idea.

Luigi

Quale ?

Evelina

Papà ha molta stima per la moglie di don Vincenzo.

Luigi

Riuscirebbe a convincere papà?

Evelina

È l'unica persona.

Dall'interno giunge il suono di parecchie persone che battono le mani, e voci che gridano « Bravi, bravi 1 » Allarmati, i due giovani scappano via.

Michele

 (entrando assieme a Vincenzo e Attilio', gli ultimi due si tengono affettuosamente sottobraccio) Molto bene.

Vincenzo

È stato uno scherzo. Non ne parliamo più.

Michele

Uno scherzo che è riuscito a farvi fare pace. Dieci anni in urto per una sciocchezza.

Attilio

Sempre cosi succede. Per un motivo futile, si portano avanti dei .rancori che durano anni e anni.

Vincenzo

 (al fratello)

Ti devo ancora pregare di una sola cosa. Togliti questo vestito nero, perché mi fa un certo effetto

Attilio

Hai ragione.

(Si toglie la giacca e l'adagia sulla spalliera d'una sedia)

 Mi tolgo la giacca, ma il pantalone...

Vincenzo

Vieni in camera mia. Ti metti un vestito mio, un vestito di stoffa fresca, estiva, cosi stai più libero.

Attilio

 Si, ti ringrazio, perché cosi combinato mi sento un poco a disagio.Lo credo.

Attilio

A parte l'impressione che può fare un vestito nero in piena estate... ma mi sento imprigionato. Avete mai fatto caso a quanti bottoni portiamo addosso noi? La quantità, e la varietà... Non hanno ancora, trovato un sistema per eliminare i bottoni, lo, mi dovete credere, odio i bottoni.

Vincenzo

Vieni, Atti*.

Attilio

Vengo.E i due fratelli escono. La considerazione di Attilio ha colpito in pieno la fantasia dì Michele. Egli infatti, dopo un attimo dì meditazione, decide di strappare i bottoni della propria giacca, poi. strappa i bottoni a tutte le giacche che sono nella stanza, appoggiate alle varie sedie. Compiuto l'atto, esce dal salone e si allontana per i viali del giardino.

Saverla

(entra assieme a Evelina e Giovanni, conversando piacevolmente)Fate benissimo. L'uomo non può vìvere solo. E quando vi sposate ?Si seggono tutti.

Giovanni

Non ho ancora avuto il tempo di parlare con la signora Teresa. Ma penso che anche lei ha interesse di concludere al più presto il matrimonio.

Saveria (a Evelina)

Tu sei contenta?

Evelina

Sono contenta. Soprattutto perché si tratta d'una donna che conosciamo da molti anni.

Saveria

E pure perché un giorno o l'altro ti sposi, anche tu e papà resterebbe solo.

Giovanni

Per ora non c'è niente in vista per lei.

Saveria

E invece io voglio parlarvi proprio di qualche cosa del genere che riguarda vostra figlia.

Giovanni (a sua figlia)Sempre da terze persone devo sapere le cose che ti riguardano.

Saverio

Io voglio bene a Evelina come a una figlia.

Giovanni

Lo so e vi ringrazio.

Saverio

Evelina è innamorata di un giovane...

Giovanni

Ah! E chi è?

Saveria

A me sembra un bravo ragazzo. Non ha ancora una posizione adeguata...

Giovanni

Ma chi è?

Evelina

È Luigi Strada, papà.

Giovanni

 ("contrariato)

E io l'avevo capito. Eveli', tu non sei una bambina. i ventun'anni li hai compiuti, e puoi sposarti con chi ti pare e piace, però non puoi pretendere il mio consenso.

Sposati,ma non ti do una lira. E lontani dalla mia casa.

Evelina

Ma non si può nemmeno discutere?

Giovanni

Che vuoi discutere? Quello è un manicomio ambulante.

Saveria

Ma non potete sapere il cambiamento che può fare in vista di un matrimonio.

Giovanni

Non lo so e non lo voglio sapere.

 Signora bella, chiedetemi qualunque cosa, ma questo no. Luigi Strada è uno stravagante, un pazzo.

Piange, ride, vuole fare l'artista... il teatro.

 Il teatro lo va a fare fuori di casa mia.

Evelina

Se era viva mammà, sarebbe stato differente.

Giovanni

Sarebbe stata la stessa cosa, perché la buon'anima avrebbe chiesto consiglio a me.

Evelina

Ma mammà avrebbe trovato altre parole per dissuadermi...

(Scoppia a piangere, ed esce svelta),

Saveria

Povera figlia! Sono queste le maniere per convincere una ragazza?

(Esce chiamando)

Evelina, Evelina, vieni qua, calmati!

Michele

(entra e si avvicina a Giovanni)

Che è stato?

Giovanni

Luigino Strada chiede la mano di mia figlia... Cose dell'altro mondo! Uno scombinato, senza, arte né parte, si permette di avanzare pretese... Piange, ride : credi a me, Miche : quello se ne deve andare al manicomio. Luigi Strada è pazzo.

Saveria,

non avendo potuto trovare Evelina, torna in casa.

(Vedendo Saverta, le va incontro) Cara signora, vi chiedo scusa di come mi sono comportato in casa vostra, ma è stato più forte di me.

Saveria

Con i figli ci vuole più dolcezza.

Giovanni

Ognuno è padrone di regolarsi come meglio crede. Permesso.

Saveria

(sgarbata) Prego.

Giovanni si allontana, mentre Michele si avvicina a Saveria.

Che brutto carattere...

Michele

Chi?

Saveria

Don. Giovanni si è urtato fino a diventare volgare perché la figlia si è innamorata di Luigi Strada.

Michele

E ha .ragione. Voi forse non sapete niente. Luigi Strada è pazzo.

Saverio

. Voi che dite?

Michele

Ma chi l'ha invitato qua? Quello è un essere pericoloso. Badate che se resta lui, me ne vado io.

Saverio

Ma è proprio pazzo?

Michele

Una vera disgrazia. È stato un anno al manicomio.La sua famiglia non ha fatto sapere mai niente per non discreditarlo, sperando nella guarigione...

Saverla

Mamma

Michele

È stato un azzardo quello di farlo venire qua. È un povero irresponsabile... può strangolare una persona come se fosse niente.

(Vede Luigi che avanza verso di loro dal giardino) Eccolo, sta venendo...

Saverla

Mamma mia...

Michele

State attenta. Io me ne vado perché sono un carattere impressionabile... Non lo contraddite, assecondatelo. (Esce).

Luigi

(raggiunge la signora Gallucci, che è terrorizzata)

Signora Saveria, che risposta mi date ? Avete parlato con don Giovanni?

Saveria

(in preda al terrore) Si, si: ho parlato.

Luigi

E che ha detto ?

Saveria

Ah, ecco qua...

Luigi

Ho capito: ha detto di no... Lo sapevo! (Scattando) Sono proprio un disgraziato!

Saveria

 (sollecita)No, no, calmatevi. Ha detto di si... acconsente.

Luigi

( meravigliato)

 Acconsente?

Saveria

si

Luigi

Scusate, Donna Sa ve', spieghiamoci bene: acconsente al matrimonio?

Saverio

Si. Ha detto: «Acconsento con gran piacere».

Luigi

E lui era tanto contrario, mi vedeva come il fumo agli occhi... com'è che ha fatto questo cambiamento?

Saveria

Ha detto : « Mi sono sbagliato : Luigi Strada diventerà un grande poeta, e ha il diritto d'essere preso in con­siderazione ».

Luigi

La poesia che ho detto dopo pranzo ha fatto effetto... Che gioia mi avete dato! Voi mi avete fatto l'uomo pili felice del mondo. Scusate, ma vi debbo baciare la mano.

 (E muove per avvicinarsi alla donna).

Saveria

(decisa)Non vi accostate.

Luigi

Volevo esprimervi la mia riconoscenza.

Saveria

Vi ringrazio, ma è meglio che restiamo voi al vostroposto io al mio.

Luigi

Come volete...

(Intanto muove un passo verso la donna).

Saveria

 (allunga fulmineamente il braccio verso Luigi come per fermarlo)

 Un momento!

E Luigi si ferma.

Mi hanno chiamata.

Luigi

 Non mi sembra.

Saveria

Si, mi hanno chiamata. Permesso.

(E se ne va affrettatamente e scompare dietro il primo uscio che ha potuto avere a portata di mano).

Giovanni

Ah, eccolo. 

(proveniente dal giardino, si rivolge alla figlia che lo segue)Devi stare vicino a me. Ricordati che non ti permetto nemmeno di scambiare una parola con quell'imbecille.(Scorgendo Luigi)

Luigi

(nel vedere Evelina col padre s'illumina, esclama convinto)Caro suocero! Cioè papà... E vi assicuro che un padre sarete per me.

Giovanni

rimane colpito da tanta impudenza.

E voglio, prima di tutto, darvi un bacione. (Abbraccia e bacia Giovanni, che, come un automa, lo lascia fare)

E adesso dovete permettermi di dare il primo bacetto a Evelina.

(Non fa in tempo ad avvicinarsi alla ragazza che Giovanni lo ha già preso per il colletto).

Giovanni

Ma insomma, la vuoi finire?

Mo' basta, mo'.„

(E gli assesta due sonori schiaffoni)

Ogni pazienza ha il suo limite.

Luigi

Tu hai ragione che sei vecchio.

Giovanni

Non importa, posso darti soddisfazione anche fuori di casa Gallucci.

Evelina

(gridando verso le altre stanze)

Aiuto!

Sopraggiungono Saveria, Vincenzo e Attilio.

Saveria

Che succede? Correte...

Evelina

Saveria(

nell'osservare la scena si rende conto dell'accaduto e allora interviene pronta, traendo in disparte Giovanni)

No... no: lasciate stare! (

Raccoglie intorno a sé Evelina, Giovanni, Vincenzo e Attilio per confidare loro il segreto).

Luigi, mezzo intontito, osserva il gruppetto dei cinque personaggi, meravigliandosi soprattutto del fatto che mentre

Saveria parla, gli altri quattro sbarrano gli occhi e cominciano a squadrare lui, dalla testa ai piedi.

 Il malcapitato non si rende bene conto di essere lui stesso l'oggetto di quella misteriosa consultazione, ma capisce che qualche decisione strana stanno prendendo ai suoi danni, special­mente quando quei cinque si schierano serrati di fronte a lui, in atteggiamento di difesa. Segue un silenzio imbarazzante.

 Finalmente prende l'iniziativa Luigi, muovendo di qualche passo verso i cinque, azzardando un timido: Luigi Ma...i cinque scappano in un'altra stanza, chiudendo fulmineamente la porta alle loro spalle.Ma che succede?

Nicola

 (entrando scorge Luigi seduto accanto al tavolo che preme il palmo della mano sull'occhio destro) Vi siete fatto male?

Luigi

Un poco, qui all'occhio. Ci vorrebbe un po' d'acqua corrente...

Nicola

C'è la fontana.

Luigi

Si', ma quattordici chilometri chi se li fa...

Nicola

Nossignore, la fontana sta qua, a due passi.

Luigi

Ma perché, in casa c'è l'acqua?

Nicola

E che, mancava l'acqua? Ci stanno quattro bagni padronali, due di servizio. Il giardiniere tiene a disposi­zione diciotto attacchi per la pompa... Ogni cinquanta metri c'è un attacco per innaffiare le piante.

Luigi

Sul serio ?

Nicola

La fontana sta proprio là. (Si avvia verso il giardino e si ferma sotto uno dei due grandi archi. Indicando un punto del giardino) Là, vedete? Girate a destra e su­bito troverete la fontana.

Luigi

(ripensando a quanto gli ha detto Michele in merito alla mancanza dell'acqua)

Ma sono cose di nuovo genere. Io vado. (Esce in giardino).

Teresa

 (compare, ansante e trafelata, sotto uno degli archi, riconosce Nicola e gli si avvicina)

Nicola, Nicola...

Nicola

 Buongiorno, signora Teresa.

Teresa

Scusa, sai se mio fratello è venuto qua?

Nicola

 Si, è arrivato stamattina. La signora aspettava pure voi.

Teresa

Si, ma non ho potuto. Non dire a nessuno che sono arrivata. Voglio parlare con la signora soltanto. Chiamala, l'aspetto qua.

(E siede, affranta, accanto a un pìccolo tavolo, intorno al quale vi sono divani e poltrone),

Nicola

Vado subito.

(Esce).

Luigi

 (tornando dalla fontana)

 Ma, mi sbaglio? Signora Teresa...

Teresa

Si, sono io.

Luigi

 (premendosi un fazzoletto bagnato sull'occhio destro)

 Ci vedo cosi poco.

Teresa

Vi fa male l'occhio?

Luigi

Non ne parliamo.

Teresa

Un colpo d'aria?

Luigi

Ho preso due schiaffi da quel trappano di GiovanniAltamura, il vostro padrone di casa.

Teresa

 Per il fatto di Evelina?

Luigi

Ma io gli faccio querela. E che? Cosi, impunemente, si schiaffeggia un tizio che ti rivolge una regolare ri­chiesta. di matrimonio? Siamo in mezzo ai zulu! Se si gonfia, l'occhio, gli faccio querela.

Teresa

Ma questa è cosa da niente.

Luigi

Speriamo. A me l'occhio mi fa male.

Saveria

 (dalla porta d'ingresso del salone da pranzo, chiamando)

Teresa!

Teresa

(si alza e va incontro a Saveria)

Cara, cara Saveria! Vi devo parlare di una cosa molto delicata.

Saveria

Si, ma è meglio che ce ne andiamo dentro. Qua c'è quel giovanotto,

(Indica Luigi) È pazzo.

Teresa

Chi?

Saveria

(indicando ancora Luigi)

Quello.

Teresa

E quello è Luigi Strada, l'ex inquilino mio. Chi vi ha dato questa informazione?

Saveria

 Michele.

Teresa

Michele...

 (Avvicinandosi al tavolo accanto al quale siede Luigi)

Signor Luigi, non vi dispiacete di quello che vi dico...

Luigi

Che c'è?

Teresa

Mio fratello ha detto a tutti quanti che voi siete pazzo.

Luigi

Voi che dite? Per quale motivo?

Teresa

(chiamando Saveria)

 Venite, non abbiate paura. Sedetevi tranquillamente...

Saveria

sì avvicina ai due, ma non siede.Il signore qua è stato mio inquilino... lo conosco bene. Un pazzo ci sta, ma non è lui...

(Allude a Luigi)

È proprio mio fratello.

Saveria

Michele ?

Teresa

(con profondo senso di rassegnato dolore)

Eh, si! È inutile mantenere ancora il segreto, tanto sono convinta che Michele non potrà guarire più. È uscito ieri di casa senza dirmi niente. Torno dalla cucina e non lo trovo pili. Stanotte non si è ritirato. Potete immaginare la mia preoccupazione... Quello, ieri mattina è uscito dal manicomio.

Luigi

 E lo fate venire qua?

Teresa

E che ne sapevo? Ho girato mezza Napoli per trovarlo... Perciò ho mancato all'Invito a pranzo.

Luigi

Ma è proprio pazzo?

Teresa

Ve lo sto dicendo. Non ho fatto sapere mai niente, sperando nella sua guarigione.

Saveria

 Quanto mi dispiace! Adesso è necessario informare anche gli altri.

(Rivolta a Teresa)

Vieni, Tere'.

Teresa

(singhiozzando)

Vengo.Le due donne escono.

ì inni!ì> ri tavolo, ma non si sente sicuro. Guarda con evidente terrore in ogni due/zone, Si rende conto che da un attimo all'altro può sbucare il pazzo dal punto pni impensato. Si alza dal suo posto e comincia a perlustrare il salotto e a scrutare il giardino. Il giuoco mimico del personaggio si svilupperà in rapporto alle possibilità consentite dalla scenografia. Mentre Luigi apre e chiude le varie porte del salone, in cerca di Michele, vediamo comparire quest'ultimo sotto uno degli archi, usando tutti gli accorgimenti per non farsi scorgere. 11 pazzo si è servito di una variopinta tovaglia da giardino per farne un turbante indiano, e se l'è messo in testa. Reca un secchio pieno di radici secche, e piante indefinibili. Intanto Luigi, riassicurato, s'è seduto su un divano, di spalle al giardino. Dopo una breve pausa Michele appare alle spalle del divario, rimane un attimo in contemplazione dell'inconsapevole « vittima », poi si porta avanti e siede anche lui occupando il posto libero sul divano. Quando Luigi s'accorge della presenza di Michele, è già troppo tardi per darsela a gambe. D'altra parte non. lo potrebbe nemmeno, in quanto il terrore lo ha letteralmente pietrificato, e gli ha. tolto completamente la voce. Non può, perciò, nemmeno protestare o gridare... Dopo un breve, agghiacciante silenzio, Michele prende l'iniziativa.

Michele

Voi siete Michele Murò?

Luigi conferma con un brevissimo cenno del capo.

Io sono il professore Diomar Niczibei, indiano.

Sono stato incaricato di portarvi nella mia clinica a Bombay, dove troveremo altri scienziati miei colleghi: uno svizzero, un tedesco, un francese e un cinese. Ci riuniamo per discutere insieme sul vostro caso e trarre dalla conclusione del consulto la vera diagnosi e la terapia da seguire. Coraggio, giovanotto, e seguitemi, non c'è tempo da perdere. I colleghi ci stanno aspettando. Venite.

(Prende il braccio di Luigi e, garbatamente, lo invita ad alzarsi e a seguirlo).

Luigi non batte ciglio.

Come affascinato, esegue tutto ciò che il pazzo gli ordina.

(Arrivati sulla soglia d'uno degli archi, Michele si ferma e indica a Luigi una carriola, chiedendogli gentilmente)

Vogliamo prendere l'aereo?

Luigi aderisce all'invito col solito cenno del capo.

Prego

Luigi s'accovaccia nella carriola.

Bravo, cosi.

(Porgendogli il secchio con le radici)

Questo tenetelo voi...

Io debbo pilotare l'apparecchio. Non abbiate paura, perché non sono serpenti velenosi.

(Sistemando il secchio in grembo a Luigi, prende posto tra le due stanghe della carriola, apre le braccia per formare le ali dell'aereo)

Le condizioni atmosferiche sono ottime, state tranquillo: sarà un volo piacevole.Voi non avete avvertito il decollo, non avvertirete nemmeno l'atterraggio.

(Dopo poco afferma)

Siamo arrivati. Scendete.Luigi scende dalla carriola.Ecco la mia clinica.

(Indica un punto del salone)

Venite.

(Dalla carriola tira fuori utensili per il giardinaggio: una roncola, un ferro a punta per la semina, le forbici per la potatura e una pompa a stantuffo per spruzzare l'acqua sui fiori. Tutta questa roba egli la colloca sul tavolo, dov'è ancora stesa la bella tovaglia Manca orlala di pizzo, in funzione di ferri chirurgici

Fatto questo, Michele s'inchina ossequioso a degli ipotetici personaggi)

Illustri colleghi, vi saluto. (.Mostrando Luigi)

Ecco il paziente. Sedetevi, giovanotto.( Luigi siede)

Parlerò brevemente per illustrarvi, colleghi carissimi, il mio punto di vista sullo stato psichico del signor Michele. Non vi allarmate. Voiricercata nell'ostinata presa di posizione dell'umanità, che consiste nel fatto di voler ragionare ad ogni costo, a cavillare su qualunque argomento che riguarda il nostro precario e fuggevole soggiorno sulla terra. In altri termini : se l'umanità la smettesse di ragionare, naturalmente a scapito d'ogni propria libertà spirituale e materiale, voi sareste tra gli uomini un uomo normale. So che in Francia, come in Russia, in Germania, in Inghilterra, in Cina, la scienza ha raggiunto mete confortanti per curare i toccati.

(Si ferma come se fosse stato interrotto da uno dei suoi colleghi e sì mette in ascolto con interesse. Quando « l'altro » ha esaurito il suo intervento, Michele riprende la parola per polemizzare con « lui »)

No, no... In Francia, forse, caro collega... (Interviene il collega inglese per dichiararsi d’accordo con il primo)

Pure in Inghilterra (c.s.)

Pure in Germania? Ma mi permetto di dire... e vedo che il collega cinese non è d'accordocon tutti voi... che sono espedienti superati... Glischiaffoni coi guantoni di pelle imbottita, le doccegelate,l'insulina, eccetera, sono palliativi che non datanti mai la guarigione totale. Noi, in India, sottoponiamoil paziente a un trattamento drastico, è vero, ma eh dà dei risultati sorprendenti. Mi chiederete: in eh cosa consiste questa nuova terapia? È l'uovo di Ce lombo. È questione di sede. La sede del male, qua! è La testa. Possiamo noi asportare il male dalla testa No, non lo possiamo. Qual è dunque il metodo ci: stiamo praticando in India? È quello di isolare il mal nella sua stessa sede, e renderlo cosi inoffensivo ; rimanente del corpo umano : il taglio della testa, passiamo alla dimostrazione pratica della mia affermazione,

(Si avvicina a Luigi e lo costrìnge con delicatezza a piegare il busto in avanti, fino a toccare con t guancia destra il piano della tavola)

Bravo, cosi. Ne abbiate timore, perché non vi farò soffrire.

(Freni la roncola e fa scorrere il pollice della mano sinistrasul taglio, per provarne l'efficienza).

Luigi vorrebbe protestare, ma non se ne sente la forza. Il malcapitato è in preda a un tremito nervoso che gli ha paralizzato le membra in ogni possibilità di difesa istintiva. Michele ha sollevato la roncola all'altezza di quel collo e sta pervibrare il colpo, quando, fuori scena, lo raggiunge il grido di Teresa che  ferma il gesto.

Teresa

 (fuori scena) Michele!

Michele

(a quel richiamo, cambia repentinamente espressioneridiventando Michele, il fratello di Teresa, e s'illuminadi gioia ed e sciama)

Teresa!

(Prende per mano Luigi e, sempre brandendola roncola, raggiunge sua sorella che l"attendefuori oppresso da un incubo di un sogno terrificante.

Teresa

(con tono di voce fermo e vibrante)

Che fai ? Metti via quell'arma. (E gli toglie di la roncola).

Michele

 (lasciando libero Luigi) Quando sei arrivata?

Teresa

In questo momento. Ti sono venuta a prendere perché dobbiamo tornare a casa.

Luigi

 s'è squagliato non appena s'è sentito libero, ed ora si trova a il fatto con tutti gli altri: Evelina,Giovanni, Vincenzo, Saveria, Attilio e Nicola il cameriere, che si trovano fermi sulla soglia della porta di ingresso al salone fin da quando Teresa, dall'arco, ha richiamato a sé il fratello.

Michele

 Hai fatto bene a venire. Qua ci sta un pazzo. Tu capisci che io non posso stare a contatto suo. Mi si risvegliano certi ricordi...

Teresa

Ma è naturale. E perciò ti sono venuta a prendere.

Michele

Ce ne dobbiamo andare immediatamente. Aspettami qua. Saluto gli amici e torno.

(S'avvia e si avvicina al gruppo degli altri che in questo momento si troveranno cosi disposti: schierati come in difesa, addossati alla parete disponibile del salone. Luigi nel vedere sopraggiungere Michele, si è rannicchiato in un angolino. La prima persona che Michele avvicina per salutare è Vincenzo)

Scusatemi se me ne vado cosi, ma è necessario per me. Di nuovo auguri, e ci vediamo a Napoli.

Caro Attilio, dico lo stesso pure a voi. E di nuovo tanti complimenti per la pace che avete fatto con vostro fratello.

Cara Evelina, ci vedremo a Napoli.

Don Giovanni, tante buone cose e a ben rivederci.

Signora Saveria, omaggi devoti e complimenti per il pranzo squisito che ci avete offerto.

(Scorgendo Luigi) Tu stai qua? Vattene al manicomio. Tu sei un pericolo per lasocietà. Tu puoi commettere qualunque sciocchezza perché sei un irresponsabile. La gente ha paura di te, hai capito? Gli amici, i parenti, la famiglia, ti possono compatire, ma poi si rassegnano e ti abbandonano...

(Rivolgendosi a sua sorella che lo ha seguito durante la scena) Andiamo, Teresa.

Teresa

Si, andiamo.

(Accomiatandosi da tutti gli altri)

Di nuovo.

(Prende sottobraccio Michele e s'avvia con lui verso il viale che porta all'uscita).

Vincenzo

 (dopo una pausa di penoso silenzio) Pover'ommo!

Attilio

Sono cose che fanno rabbrividire. Ma chi l'avrebbe pensato mai...

Giovanni

M'è venuto il freddo addosso... (Va verso la sedia dov'è appoggiata la sua giacca e l'indossa) Che pena!

Vincenzo

(anche egli indossando la sua giacca) Misteri della natura...

Attilio e Luigi hanno indossato anche loro le giacche, e tutti insieme I quattro uomini si accorgono che dalle giacche mancano tutti i bottoni. La constatazione lì lascia perplessi e incuriositi...

Cala la tela.