(1932)
Personaggi
Teresa Lo Giudice |
Sorella di Michele |
Michele Murri |
fratello di Teresa |
Luigi Strada |
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Don Giovanni Altamura |
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Evelina |
figlia di don Giovanni |
Ettore de Stefani |
amico di Luigi |
Vincenzo Gallucci |
amico di famiglia |
Saverio Gallucci |
moglie di Vincenzo |
Olga |
fidanzata di Ettore |
Croce |
fidanzata di Ettore |
Attilio Gallucci |
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Checchina |
cameriera |
Nicola |
cameriere |
fioraio |
Atto primo
Soggiorno di casa Lo Giudice. L'arredamento è di pessimo gusto, ma disposto e tenuto in ordine con la mano del cuore. Checchina, la cameriera di casa, sta mettendo in ordine l'ottomana. Dall'interno giunge la voce di Teresa.
1 |
Teresa |
Checchina! Checchina! |
(voce interna") |
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2 |
Checchina |
Sono qua. |
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3 |
Teresa |
(è una donna ancora piacente. Il suo abito casalingo, confezionato con una stoffetta da pochi soldi, si direbbe semplice se un fiocchetto di colore acceso e qualche pizzo ingiallito, applicati alla scollatura e alle maniche, non ne alterasse la sobrietà. La pettinatura modesta. Alla meccanicità dì certi gesti, la donna aggiunge l'irrequietezza degli occhi, i quali guizzano intorno e sugli oggetti senza un motivo giustificabile. L'insieme di Teresa, in sostanza, non lascia dubbio sul fatto che il suo cervello deve valersi, per funzionare, di diverse rotelle sdentate. Entra, e, scorgendo la cameriera, chiama ancora una volta) Checchina! |
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4 |
Checchina |
Eccomi! |
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5 |
Teresa |
Sei ancora a questo punto? È possibile che all'una meno un quarto non hai ancora messo in ordine il soggiorno ? |
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6 |
Checchina |
Ieri sera sono andata a letto che era mezzanotte passata. |
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7 |
Teresa |
E perché? |
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8 |
Checchina |
Quando è tornato il signor Luigi, allora mi sono coricata. Ecco perché ho fatto un poco tardi stamattina. |
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9 |
Teresa |
Non si può andare avanti cosi... non puoi dormire qua... E non posso nemmeno pretendere che un inquilino modifichi le sue abitudini perché io non tengo il posto per fare dormire la cameriera... Il signor Luigi mi può rispondere : « Voi mi avete affittato la stanza, e io sono padrone di rientrare quando mi pare e piace ». |
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Campanello d'ingresso. |
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10 |
Teresa |
Va’, va’ ad aprire. |
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11 |
Checchina |
Sissignora. (Esce, Entrando di nuovo) Signora, è venuto il signor Giovanni. |
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12 |
Teresa |
Oh, meno male. (Rivolta a Giovanni che è entrato) Accomodatevi. |
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13 |
Giovanni |
Grazie. |
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Checchina esce. |
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14 |
Teresa |
Mi dovete scusare... Non vi avrei incomodato, ma l'inquilino del secondo piano si lamenta perché il tubo dell'acqua si è rotto e ha bagnato tutto il muro. Venite a vedere. (Lo conduce sul balcone e gli mostra l'avaria), Giovanni l'osserva. |
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15 |
Giovanni |
Questa è una sciocchezza da niente... Rientrano dal balcone. In giornata vi mando l'operaio. Vi serve altro? Qualunque riparazione o miglioramento, potete disporre di me liberamente. |
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16 |
Teresa |
Grazie, siete troppo buono. |
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17 |
Giovanni |
È dovere. Abitate in questa mia proprietà da diciotto anni. Sapete quanta stima avevo per la buon'anima di vostro marito, e quella che ho per voi. Siamo vicini di casa... Vi ripeto: qualunque cosa, a vostra disposizione. |
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18 |
Teresa |
Grazie, grazie molte Si sono alzati e vanno verso la comune, quando la porta della stanza di destra si apre e compare Luigi. |
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19 |
Luigi |
(un giovane sui venticinque anni, vestito con disinvoltura di abiti comuni agli studenti che posano a bohémiens) Buongiorno, signora Teresa, Caro don Giovanni... |
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20 |
Giovanni |
(infastidito da quel tono confidenziale, risponde freddamente)Buongiorno. |
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21 |
Luigi |
E vostra figlia? |
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22 |
Giovanni |
(offensivo) E vostra madre? |
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23 |
Luigi |
E che c'entra mia madre? |
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24 |
Giovanni |
(allusivo) C'entra... Pensateci bene e vedrete che c'entra! (Rivolgendosi a Teresa) Lui conosce il mio pensiero in proposito. Non è la prima volta che ci siamo urtati su questo punto, e con una faccia tosta domanda : « E vostra figlia? » |
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25 |
Luigi |
È stata una domanda innocente... Non mi aggredite. |
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26 |
Giovanni |
Giovanotto, ve l'ho avvertito un miliardo di volte, questa è l'ultima: lasciate stare mia figlia. Non la guardate nemmeno... « Uomo avvisato è mezzo salvato ». |
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Internamente squilla il campanello dell'ingresso. |
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27 |
Checchina |
(entrando) Il dottore. |
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28 |
Teresa |
(andandogli incontro) Carissimo dottore... |
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29 |
Croce |
Buongiorno. |
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30 |
Teresa |
(presentando) Il mio padrone di casa, il mio inquilino. |
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31 |
Giovanni |
Altamura. |
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32 |
Croce |
Croce. |
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33 |
Luigi |
Strada. Strette di mano. |
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34 |
Luigi |
E pensare che anch'io ho studiato medicina. |
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35 |
Croce |
Si? |
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36 |
Luigi |
Mio padre era medico. Io ho fatto fino al secondo anno di medicina... ma poi il teatro... |
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37 |
Croce |
Siete medico ? |
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38 |
Luigi |
Si e no. Lasciai la medicina per dedicarmi al teatro, ma non fu mai possibile “sfondare”: Recitai da dilettante fino a quando era vivo mio padre... ho fatto pure il generico in diverse compagnie di professionisti, ma guadagnavo poco. Cosi lasciai il teatro per dedicarmi alla letteratura. |
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39 |
Croce |
Siete scrittore ? |
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40 |
Luigi |
Si e no. Voglio dire che non sono riuscito ancora a far pubblicare le mie poesie. Appena sarà in vendita il volume, faccio soldi e mi darò al teatro un'altra volta. La strada mia è quella... sento che devo insistere. Sono convinto che diventerò una celebrità. Sapete che cosa è veramente difficile per un attore? Ridere o piangere sulla scena. Quando un attore riesce a perfezionarsi nel pianto e nel riso, può dire di essere diventato qualche cosa di buono. Io, per esempio, sentite come rido. |
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41 |
Croce |
Quando, adesso? |
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42 |
Luigi |
Cinque minuti soltanto... Voglio darvi un piccolo saggio. Ci sono diversi modi di ridere. C'è la risata dell'uomo tranquillo, beato, ottimista. Colui il quale vede il mondo color di rosa... e ride presso a poco cosi... (ride interpretando il tipo descritto). Poi c'è la risata ironica, la risata di chi prende in giro l'umanità... (ride ironicamente). Poi c'è la .risata amara... (ride con amarezza). La risata dell'idiota... (ride da idiota). |
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43 |
Croce |
(per niente convinto) Bravo, veramente bravo. |
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44 |
Luigi |
E adesso vediamo se riesco a commuovervi con il pianto. |
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45 |
Teresa |
Ma il dottore non può perdere tempo. |
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46 |
Luigi |
Un momento solo, vi prego. C'è chi lo fa con la cipolla. |
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47 |
Croce |
Con la cipolla? |
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48 |
Luigi |
Molti attori... attori gigioni, dell'ottocento... nascondevano la mezza cipolla nel fazzoletto e al momento opportuno provocavano l'arrossamento degli occhi e le lacrime... Io invece piango con le lacrime vere. Ho bisogno solamente di pochi attimi di raccoglimento. (Si copre il volto con le mani per meglio concentrarsi). |
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49 |
Croce |
Siccome ho fretta... |
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50 |
Luigi |
No, per favore... Se parlate rompete l'incanto. (Si copre di nuovo il volto. Dopo poco comincia a singhiozzare) Eccolo, arriva. Devo pensare a cose tristi. (Singhiozza di nuovo) Sono un povero infelice... Senza madre... Senza padre... Non ho i soldi per pagare la padrona di casa... La miseria, la guerra... gli ergastolani... i poveri negri... (Ora piange disperatamente. Di colpo muta espressione: sorride e chiede soddisfatto) Che ve ne pare? |
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51 |
Croce |
Bravissimo. |
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52 |
Teresa |
(per tagliare corto) La vostra colazione sta in cucina. |
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53 |
Luigi |
Vado. Capisco... Sono importuno. Dottore, perdonatemi se ho rubato dieci minuti al vostro tempo prezioso. |
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54 |
Croce |
Niente affatto... complimenti. |
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55 |
Giovanni |
Signora Teresa, vi saluto. Ossequi, dottore. Cenni di saluto. |
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56 |
Luigi |
(rincorrendo Giovanni che sta per uscire) Signor Giovanni. |
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57 |
Giovanni |
(aprendo la porta) Che c'è? |
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58 |
Luigi |
Dite la verità : vi ho commosso? |
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Giovanni |
Fate pietà! |
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Luigi |
Sono un grande attore. |
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Giovanni |
Siete un pazzo! |
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Luigi |
Un salutino a vostra figlia Evelina. |
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63 |
Giovanni |
Non scherzate col fuoco. |
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64 |
Luigi |
Voi mi volete bene, io lo so. |
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65 |
Giovanni |
Non v'illudete. (Esce, seguito sollecitamente da Luigi). |
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66 |
Croce |
(è stato fatto accomodare da Teresa al tavolo presso il balcone, e ha ingaggiato con la signora una conversazione intima, delicata. La prima battuta è detta sottovoce, non appena gli altri due sono usciti dalla stanza, per evitare che possano sentire, di là. Poi, normale) Riceveste il mio biglietto? |
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67 |
Teresa |
Si. |
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68 |
Croce |
Vi davo una speranza. Oggi vi do la certezza. Dopo l'ultimo consulto, tutti i medici furono d'accordo che Michele, vostro fratello, è in grado di lasciare il manicomio. |
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69 |
Teresa |
È stata una grazia. E quando viene? |
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70 |
Croce |
Aspetta me. Sta nel caffè all'angolo con un mio collega. Sono salito prima io per avvertirvi di diverse cose. Vostro fratello è guarito, ma intendiamoci : guarito fino a un certo punto. La sua non è mai stata una pazzia sfrenata, ma solo uno squilibrio mentale di natura ereditaria. In dodici mesi, posso dire che si è alquanto calmato: non più scatti come per il passato... |
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71 |
Teresa |
Non ne parliamo. |
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72 |
Croce |
Le cure assidue gli hanno fatto bene, lo hanno migliorato notevolmente... Ma mai una persona normale vi restituisco... La scienza non può fare miracoli. Voi mi pregaste di interessarmi per farlo tornare a casa e io ci sono riuscito. Pensate però che adesso vostro fratello rimane sotto la vostra completa responsabilità. |
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73 |
Teresa |
Sono sola, vedova... non devo dare conto a nessuno... Mi dedicherò completamente a lui. |
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74 |
Croce |
Trattatelo con dolcezza, accontentatelo il più possibile, e vedrete che vivrà tranquillo e senza darvi grattacapi. |
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75 |
Teresa |
Ma certo. |
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76 |
Croce |
Allora vado. |
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77 |
Teresa |
Si. |
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78 |
Croce |
Tra dieci minuti sarò di ritorno con vostro fratello. (Si alza e sì avvia, seguendo Teresa che gli fa strada fino alla porta). |
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79 |
Teresa |
Arrivederci, dottore, e grazie di tutto. |
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80 |
Croce |
A fra poco. |
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81 |
Teresa |
Checchina! |
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82 |
Checchina |
Eccomi, signora. |
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83 |
Teresa |
Accompagna il dottore, e poi vieni qui. Ho bisogno dì te. |
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84 |
Checchina |
Benissimo. (Esce assieme al dottore, e rientra subito, sola). |
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85 |
Teresa |
Vieni, andiamo in camera di mio fratello. Voglio aprire la finestra... deve entrare l'aria... la luce! |
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86 |
Checchina |
Là c'è un disordine che non vi potete nemmeno immaginare! |
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87 |
Teresa |
Lo so, ma adesso è finita. Togli tutta la roba del signor Luigi, gliela metti in valigia e la porti fuori. Poi fai una bella pulizia, metti la biancheria pulita... Quella è la camera di mio fratello, che torna oggi da un viaggio che ha fatto e si deve riposare. |
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88 |
Checchina |
E il signor Luigi dove dorme? |
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89 |
Teresa |
Dove vuole lui. Se ne va. Quando gli affittai la stanza, questo fu il patto: « Quando torna mio fratello, ve ne dovete andare ». Fai quello che ti ho detto, non perdere tempo. |
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Checchina |
Va bene. |
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91 |
Teresa |
Vieni, ti do le lenzuola pulite. |
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92 |
Luigi |
(entrando) Signora Teresa, invece di uscire, ho pensato di andarmene in camera mia e di mettermi a scrivere. Mi è venuto l'estro,.. Un'idea magnifica. Appena, ho scritto la poesia, gliela faccio leggere. (Va verso la stanza di destra). |
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93 |
Teresa |
Signor Luigi, per piacere, datemi la chiave di casa. |
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94 |
Luigi |
Finalmente vi siete decisa a. farne fare un doppione. Era diventata, una. schiavitù : io la davo alla cameriera, la cameriera la dava a voi, voi. la passavate a me... Anzi, vi consiglio di farne fare tre esemplari, cosi stiamo tranquilli tutti quanti (Consegna le chiavi a Teresa). |
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95 |
Teresa |
Voi mi dovete quindici giorni di pigione arretrata... |
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96 |
Luigi |
Non ho potuto... Ma appena mi arriva il vaglia dall'editore... |
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97 |
Teresa |
(sorride freddamente) Certo. Poi, siccome arriva mio fratello Michele... |
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98 |
Luigi |
Bene. Sono contento per voi. |
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99 |
Teresa |
... mi pagate i quindici giorni e ve ne andate oggi stesso, perché la camera serve a lui. Fa' il piacere, prendile tu le lenzuola pulite, Checchina. |
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100 |
Checchina |
Si, signora. (Esce). |
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101 |
Luigi |
Signora Teresa, e io dove vado? |
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102 |
Teresa |
(energica) Questo fu il patto. Non puntate i piedi perché è inutile. Arriva mio fratello, non arriva un estraneo. |
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103 |
Luigi |
Signora, siamo tutti fratelli. |
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104 |
Teresa |
Questa è una battuta più o meno spiritosa... ma la realtà è un'altra. |
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105 |
Luigi |
La realtà è che mi avete tenuto in casa fino a che vi ha fatto comodo il mensile di Luigi Strada. |
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106 |
Teresa |
Pure la casa mia vi ha fatto comodo. |
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107 |
Luigi |
Più a voi che a me. Perché quando non ho mangiato in casa, non vi ho mai chiesto di detrarre dalla retta il prezzo di un pasto o di una colazione. |
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108 |
Checchina |
attraversa il soggiorno con le braccia piene di biancheria pulita., ed entra nella camera di destra. |
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109 |
Teresa |
Quando la spesa è fatta, non si può buttare via il mangiare perché a voi vi è venuto il capriccio di mangiare fuori. |
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110 |
Luigi |
Signora, in questa casa non si butta mai niente. Quando lo volete sapere : mi sono morto di fame. |
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111 |
Teresa |
(offesa) Veramente... |
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112 |
Luigi |
Mi avete abboffato di scatole di salmone, minestroni e insalate. |
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113 |
Teresa |
E voi con 350 lire al giorno, volevate i filetti? |
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114 |
Luigi |
Perché le 350 lire mie dovevano sfamare tutta la famiglia. |
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115 |
Checchina |
(entra con libri e involti che depone accanto a Luigi) Quella stanza stava sempre chiusa, non riuscivo mai a fare le pulizie come si conviene |
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116 |
Teresa |
Adesso è finita. Adesso devi aprire le finestre ogni mattina per fare entrare l'aria, il sole. Per ora si devono battere i materassi, poi si spostano i mobili e si fa un bel lavaggio con soda e varechina... e una bombola d'insetticida la spruzzi nella rete del letto. |
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117 |
Checchina |
lascia i libri, ed esce. |
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118 |
Luigi |
(è stato a sentire, e ora dice, risentilo) Ma che : ci sta. il coleroso, là dentro ? |
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119 |
Teresa |
Ci stava, un signore che dormiva di giorno e vegliava di notte. |
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120 |
Luigi |
Vegliava perché scriveva, componeva. |
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121 |
Teresa |
Fumava! Le pareti si sono impregnate di fumo fumato. |
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122 |
Checchina |
rientra nel soggiorno. Porta gli effetti personali di Luigi: valigia, libri, involti. Le due donne collocano il tutto accanto al proprietario. Questa è roba vostra... Abbiate pazienza, ma. i patti sono patti. |
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123 |
Luigi |
Be', io vedo se trovo qualche, amico che mi fa il piacere di ospitarmi... Vuol dire che la valigia me la vengo a prendere più tardi... Uno si vede in mezzo alla strada da un momento all'altro... senza fuoco e senza tetto... nella, incertezza di trovare un giaciglio. (Si commuove e piange). |
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124 |
Teresa |
Non fate cosi... Vi abbiamo voluto bene come a un figlio. |
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125 |
Luigi |
(asciugando le lacrime e soffiandosi ripetutamente il naso) Non è colpa vostra... è il mio destino. È la mia cattiva stella che mi vuole perduto ad ogni costo. (Appallottola il fazzoletto tra le mani nervosamente). |
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126 |
Teresa |
(materna) |
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127 |
Non esagerate. |
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128 |
Checchina |
Siete giovane... |
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129 |
Luigi |
(sempre più commosso, e con voce rotta dal pianto) Non ho nessuno per me. Questo succede quando si perdono I genitori. Sono stato forte, ho sfidato gii eventi avversi... ma si cade affranti di fronte alla ineluttabilità di un fato crudele. (Sopraffatto da un irrefrenabile scoppio di pianto si accascia sulla sedia, singhiozzando) Mi manca la vita, mi manca il cuore... Soffoco... |
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130 |
Teresa |
(allarmatissima, soccorre Luigi assieme a Checchina) Calmatevi. |
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131 |
Checchina |
Fate piangere pure a me. (Infatti si commuove sinceramente e versa qualche lacrima). |
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132 |
Luigi |
(continua a piangere dirottamente, fino a trascinare le due donne nella sua stessa disperazione. Quando s'accorge che la sua finzione di attore ha raggiunto l'effetto voluto, fulmineamente si illumina di gioia e grida vittoria) Bene! Avete creduto al mio pianto, invece siete state trascinate in una finzione scenica. È stato l'artista che ha voluto dare un saggio dell'arte sua. Le due donne rimangono deluse e incuriosite. |
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133 |
Oh, Potenza Divina dell'arte del fingere! Oh, invidiabile forza del dire e del porgere, che affascina e vince le masse! Figuratevi se mi posso preoccupare del fatto che stanotte non ho dove andare a dormire... Ho perduto la camera? E che me ne importa! L'Artista non deve avere una casa. Ho perduto la camera? E che me ne importa... (Risata grassa) Ah, ah, ah! Stanotte io non so dove andare a dormire? E io rido... (Risata indifferente) Ah, ah! (E sempre rìdendo esce). |
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134 |
Checchina |
Ma che tipo. |
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135 |
Teresa |
Non ci pensiamo più. Si deve preparare qualche altracosa per il pranzo. |
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136 |
Checchina |
A quest'ora? |
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137 |
Teresa |
Non sapevo che sarebbe tornato mio fratello. Il brodo lo conserviamo per domani. Gli spaghetti in casa ci sono... Una scatola di pelati ci sta? |
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138 |
Checchina |
Ce ne stanno due. |
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139 |
Teresa |
Benissimo. E apri una scatola di salmone. Vai ad aprire. |
Campanello dell'ingresso. |
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140 |
Checchina |
Signora, il dottore... (esce). |
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Entrano il dottore e Michele. Questi rimane fermo, inquadrato dal vano della porta. È quasi sbalordito di ritrovarsi, finalmente, in casa sua. Raggiante di gioia, apre le braccia come per mostrarsi tutto intero a sua sorella, sano e vegeto come lo fu nei tempi buoni. Al contrario, malgrado la compostezza meticolosa d'ogni suo gesto, il controllo continuo che esercita sul tono di voce, sono evidenti sul suo volto patito i segni del male che non perdona. Indossa un abito quasi nuovo, che però gli sta largo per via delle sue attuali condizioni fisiche. |
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141 |
Michele |
(dopo un attimo dì pausa, durante la quale i suoi occhi febbrili si sono fermati in quelli altrettanto dilatati della sorella, esclama) Teresi'l |
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142 |
Teresa |
Miche' ! Si gettano l'uno nelle braccia dell'altro. Si tengono avvinti lungamente. |
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143 |
Michele |
E piangi? Invece di stare allegra... contenta di avermi rivisto finalmente guarito; sono forte come prima... |
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144 |
Croce |
È pianto di gioia. |
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145 |
Michele |
Certamente. (A Teresa) Pensa a fare gli onori di casa al dottore. |
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146 |
Teresa |
Si, si... |
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147 |
Michele |
Non gli offri niente ? |
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148 |
Teresa |
Si. Una buona tazza di caffè... (Chiamando Checchina) Checchina! Checchina! |
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149 |
Croce |
No, grazie. Vi lascio, ho tante cose da fare. A ben rivederci, signora. Ciao Michele. Ti auguro di non avere più bisogno di me. Ricordati tutte le raccomandazioni e non dimenticare di prendere le gocce ogni mattina. |
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150 |
Teresa |
Non dubitate, dottore: ci penserò io. |
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151 |
Michele |
Lui, più che un medico, è stato un fratello per come mi ha seguito, curato... |
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152 |
Croce |
Ho fatto quanto era nelle mie possibilità. |
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153 |
Teresa |
Ma nemmeno una tazza di caffè... Checchina, Checchina! |
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154 |
Croce |
L'ho preso adesso al bar... Vi ringrazio. |
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155 |
Michele |
Uno di questi giorni, magari domenica prossima, il dottore deve venire a pranzo da noi. |
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156 |
Teresa |
Certamente. |
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157 |
Croce |
Ci telefoneremo. Se ho tempo ve lo farò sapere. Di nuovo arrivederci. |
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158 |
Teresa |
Grazie di tutto. Muovono tutti insieme verso la comune. |
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159 |
Croce |
State comodi... conosco la strada. Escono tutti. |
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160 |
Teresa e Michele |
Di nuovo. (I due fratelli rientrano). |
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161 |
Michele |
(tiene Teresa sottobraccio) |
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162 |
Questa è la vita! Un anno di manicomio... e che si scherza? Addio amicizie... affari, commercio... tutto. Quelle ventate che si abbattono sulle famiglie da un momento all'altro... (Si guarda attorno attentamente) Tere', ma tu hai cambiato tutta la disposizione della casa... Questa era la camera da letto... |
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163 |
Teresa |
Ti ricordi ? |
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164 |
Michele |
Come non mi ricordo. (Indicando l'ottomana) E questo divano letto stava in camera mia, quella. (Fa un cenno verso la sua camera). |
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165 |
Teresa |
Ti ricordi pure qual era la camera tua? |
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166 |
Michele |
Si capisce che mi ricordo. Quante volte l'ho sospirata questa camera. Ma perché hai fatto questo cambiamento? |
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167 |
Teresa |
Per bisogno, Michele mio. Mio marito morto... tu poco bene... La tua camera l'affittai per avere un aiuto sul mensile alla fine del mese... Mi sono arrangiata alla meglio. |
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168 |
Michele |
Te la sei vista brutta? |
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169 |
Teresa |
Non ne parliamo. |
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170 |
Michele |
E già, perché noi stiamo un poco disperati. Teresa conferma chinando gli occhi e sollevando le sopracciglia in segno di rassegnazione. |
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No. Questo me lo ricordo... Che pure prima... Adesso però ci dobbiamo rifare: comincia una vita nuova. |
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171 |
Teresa |
Bravo. Siediti e parliamo seriamente. Seggono. |
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172 |
Michele |
Parla. |
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173 |
Teresa |
Adesso io e te siamo tutta la famiglia. Tu sai che dispiacere fu per me quando, per le stravaganze che facevi, fui costretta a farti ricoverare al manicomio... |
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174 |
Michele |
(sensibile al ricordo) No, Tere' : se vogliamo andare d'accordo, non mi devi parlare più del passato. È proprio la parola in se stessa che mi urta il sistema nervoso. Sorvoliamo. |
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175 |
Teresa |
È giusto. Sorvoliamo. Adesso, fortunatamente, sei guarito... Il dottore, prima di venire tu, proprio questo mi ha detto. |
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176 |
Michele |
Sono guarito perfettamente |
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177 |
Teresa |
Per tutto il tempo che sei stato... (vorrebbe dire la parola « manicomio », ma non osa). |
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178 |
Michele |
Non lo nominiamo... sorvoliamo. |
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179 |
Teresa Teresa |
Si, si... per tutto il tempo che sei stato..là... |
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Io non ho fatto sapere niente a nessuno. Tutti quanti sanno che tu hai viaggiato per affari che riguardano il tuo commercio. La stessa cosa devi dire tu. Sarebbe discredito per te, per il tuo lavoro. |
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180 |
Michele |
Certamente. E la preoccupazione mia è stata sempre quella dì credere che tu avessi detto in giro la verità. La confidenza a un'amica... Il pettegolezzo... La voce passa e ti saluto. Tu sai la fiducia che godevo nell'ambiente dei gioiellieri... commerciante di brillanti... Che si scherza? Non mi affiderebbero più nemmeno un grammo di merce. E tu non hai detto niente? |
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181 |
Teresa |
Mai... Ti pare? |
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182 |
Michele |
Quanto ti devo... Si scambiano uno sguardo affettuoso, pieno di reciproca comprensione. |
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Ho intenzione di rimettermi in attività, riprendere gli affari. Ma per la mia vera tranquillità... mi voglio ammogliare. |
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183 |
Teresa |
Benissimo |
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184 |
Michele |
Perché adesso ragiono meglio di prima. Tu ti ricordi come divagavo da un argomento all'altro e come perdevo il filo del discorso? |
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185 |
Teresa |
come no... |
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186 |
Michele |
Invece adesso sono di una coerenza straordinaria. Sarà stato l'organismo che ha reagito... mi si è sviluppato un ragionamento eli prim'ordine. |
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187 |
Teresa |
Veramente? |
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188 |
Michele |
Seziono il capello. Allora ho pensato bene al mio caso. Teresa, io ho bisogno di una vita ordinata. Se mi sposo, vivo tranquillo e non ci sarà più pericolo di una ricaduta. |
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189 |
Teresa |
A questo ci ho pensato io, aspetta. (Si alza). |
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190 |
Michele |
Dove vai? |
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191 |
Teresa |
Chiamo Checchina. Checchina! Checchina! |
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200 |
Checchina |
(entrando) Signora ? |
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201 |
Teresa |
Devi andare un momento a fianco a noi... |
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202 |
Checchina |
Dal padrone di casa? |
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203 |
Teresa |
Si. Devi chiedere della signorina Evelina, la figlia. |
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204 |
Checchina |
Vado subito. (Esce), |
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205 |
Teresa |
(si avvicina al fratello, il quale si è andato guardando attorno, felice di ritrovarsi a casa propria)Ti stavo dicendo che alla tua sistemazione ci ho pensato io. Ti ricordi del nostro padrone di casa? |
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206 |
Michele |
(pensoso) Giovanni Altamura |
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207 |
Teresa |
Bravo. E la figlia? |
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208 |
Michele |
(con la stessa prontezza di prima) Evelina! |
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209 |
Teresa |
Bene. (Soddisfatta di quella prova d'intelligenza immediata) Sei proprio guarito. La ragazza ha sempre domandato di te. Il padre ha una buona posizione finanziaria, è vedovo... non avresti nemmeno la noia di una suocera. |
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210 |
Michele |
Se vuoi sapere la verità, io proprio di Evelina ti volevo parlare. Fra me e lei c'è sempre stata una simpatia. |
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211 |
Teresa |
Veramente? |
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212 |
Michele |
Ci cercavamo... Spesso l'aspettavo giù al portone... l'accompagnavo... E ha sempre domandato di me? |
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213 |
Teresa |
Sempre. |
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214 |
Michele |
Mi fa piacere. |
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215 |
Teresa |
L'ho fatta chiamare, fra poco arriva. |
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216 |
Michele |
Ci parlo adesso? |
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217 |
Teresa |
E perché no? La tua sistemazione mi sta molto a cuore. |
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218 |
Michele |
E tu? Vuoi rimanere vedova? Se io mi ammoglio tu resti sola. |
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219 |
Teresa |
(pudica) E che fa... |
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220 |
Michele |
C'è stata qualche richiesta? |
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221 |
Teresa |
(c. s.) No... per me la sistemazione è un poco difficile. Ci vorrebbe un uomo di mezza età... una persona seria. |
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222 |
Michele |
Ma naturale. Un giovane non te lo consiglierei. Ci vorrebbe un uomo fatto, con una posizione ben definita. |
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223 |
Teresa |
Sul tipo di don Giovanni, il padre di Evelina... Dovrebbe essere pure un uomo gradevole... Allora lo farei volentieri. (Riflettendo e ammettendo poi) Eh, si: un don Giovanni Altamura. |
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224 |
Checchina |
(entrando) La signorina Evelina. |
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225 |
Teresa |
Fai entrare. |
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226 |
Checchina |
esce. |
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227 |
Teresa |
(Rivolgendosi al fratello) Vi lascio soli, cosi tu ci parli e vi mettete d'accordo. .Se la ragazza è contenta, parleremo con don Giovanni. |
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228 |
Michele |
Per prima cosa dobbiamo parlare con lui. |
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229 |
Teresa |
(non ascolta il fratello: Evelina è entrata, e Teresa le va incontro con le mani tese) Evelina cara... |
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230 |
Evelina |
(è una giovane sui vent'anni, moderna, spigliata) Teresa... |
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231 |
Teresa |
Guarda chi ci sta qua. |
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232 |
Michele |
Ben trovata, signorina. |
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233 |
Evelina |
Finalmente siete tornato. |
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234 |
Michele |
...tredici al massimo. |
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235 |
Teresa |
Si, un quarto d'ora. Ti ho mandato a chiamare per che... (Dopo un attimo di esitazione) Ma forse è meglio che ti spiega tutto mio fratello. Tu poi parli con papà, e mi farai sapere la risposta. Vi lascio soli. Miche', è meglio che ci parli tu. |
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236 |
Michele |
Allora ci parlo io. |
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237 |
Teresa |
È meglio. Permesso. (Ed esce). |
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238 |
Michele |
Accomodatevi.seggono |
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Cara Evelina, cercherò di stringere subito l'argomento senza ricorrere a parole inutili e frasi fatte. Ecco qua : Teresa non avrà avuto il coraggio di parlare... Questo è più che concepibile. In breve: mia sorella Teresa vorrebbe sposare vostro padre. |
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239 |
Evelina |
(cadendo dalle nuvole) Papà? |
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240 |
Michele |
Si, non credo che troviate delle difficoltà. Mia sorella Teresa è buona come il pane. Voi specialmente trovereste in lei una seconda madre. |
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241 |
Evelina |
Va bene : ma io che c'entro... Questo è un fatto che riguarda mio padre. |
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242 |
Michele |
Ho voluto parlare prima con voi... Non voglio creare malumori nella vostra famiglia... Ho pensato: «E se la signorina Evelina non ha piacere che il padre si risposi? » Per delicatezza. Che vi posso dire... Facciamo in modo che questo matrimonio avvenga... Povera Teresa... Ha preso una vera « cotta » per vostro padre. |
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243 |
Evelina |
Veramente? Non me ne sono mai accorta. |
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244 |
Michele |
Non lo dava a sembrare. Si rodeva dentro. Io sono il fratello maggiore e debbo pensare seriamente a lei. Teresa non è una bambina, all'età sua può essere pericolosa una passione di quel genere. Poco fa piangeva, si disperava: « Sono innamorata... Don Giovanni è l'uomo che amo! » Si voleva gettare dal balcone. |
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245 |
Evelina |
Dite sul serio? |
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246 |
Michele |
Ho fatto appena in tempo a fermarla. A voi fa piacere questo matrimonio? |
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247 |
Evelina |
Da parte mia farò il possibile. |
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248 |
Michele |
Grazie! (Chiamando) Teresa! (Rivolto di nuovo a Evelina) Adesso ce lo diciamo, cosi si calma. (E chiama ancora) Teresa! |
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249 |
Teresa |
(entrando) Eccomi. Allora? |
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250 |
Michele |
Siamo d'accordo. |
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251 |
Evelina |
Ne parlo subito a papà. |
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252 |
Teresa |
Brava, cerca di convincerlo: perché non vedo l'ora che si concluda questo matrimonio. |
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253 |
Evelina |
Sarà una gioia per tutti. Allora vado e più tardi vi porto la risposta. (Si avvia verso la porta). |
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254 |
Teresa |
Favorevole... speriamo. |
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255 |
Evelina |
Ma ci tenete proprio assai? |
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256 |
Teresa |
Assai, Evelina. |
Campanello dell'ingresso. |
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257 |
Evelina |
A fra poco. |
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258 |
Teresa |
A fra poco. |
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259 |
Ettore |
(entrando) Buongiorno. Cerco un mio amico. Luigi Strada. Mi chiamo Ettore de Stefani |
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260 |
Teresa |
Non c'è il vostro amico, ma deve tornare a momenti. |
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261 |
Checchina |
(entrata assieme a Ettore) Deve venire a prendersi la valigia. |
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262 |
Ettore |
Posso aspettarlo? |
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263 |
Teresa |
Certamente. (Ed esce assieme ad Evelina per accompagnarla sino alla porta d'entrata). |
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264 |
Ettore |
Grazie. |
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265 |
Checchina |
Permesso... |
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266 |
Ettore |
Prego. |
Checchina esce |
||
(Gira un po' per il soggiorno, osservando fuggevolmente l’arredamento, i quadri; finalmente scorge Michele, l'osserva incerto per un attimo, poi lo riconosce) Ma sicuro... Michele Murri? |
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267 |
Michele |
Caro Ettore! E tu che fai da queste parti? |
|||
268 |
Ettore |
Abita qui un amico mio : Luigi Strada. Tiene affittata una camera mobiliata. Questa è la casa della signora Lo Giudice... |
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269 |
Michele |
Vedova Lo Giudice, ma è mia sorella... |
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270 |
Ettore |
Ah, è tua sorella... non lo sapevo. |
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271 |
Michele |
Io si. |
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272 |
Ettore |
Lo credo. Allora tu conosci Luigi Strada? |
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273 |
Michele |
No, perché sono arrivato in questo momento. |
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274 |
Ettore |
Già, perché tu hai viaggiato... |
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275 |
Michele |
Sono arrivato diciassette o diciotto minuti fa, venti, ecco... |
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276 |
Ettore |
Non ci siamo visti per circa un anno... |
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277 |
Michele |
Un anno preciso. Ma tu, che hai? Ti vedo sconvolto... |
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Tieni una faccia pallida... Ti è successo qualche cosa? |
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278 |
Ettore |
Miche', io ti dico tutto... ma ti raccomando il segreto. |
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279 |
Michele |
Ti pare! |
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280 |
Ettore |
(forte)Da un momento all'altro mi arrestano. |
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281 |
Michele |
E perché? |
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282 |
Ettore |
Tu sai che io faccio l'agente di assicurazione. Sono innamorato di una ragazza... Si chiama Olga. Povera figlia, non tiene né padre, né madre... » |
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283 |
Michele |
E chi l'ha fatta? |
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284 |
Ettore |
Come... «Chi l'ha fatta»? |
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285 |
Michele |
(cavilloso) No... mi dispiace caro Ettore... ma la mia domanda è precisa. Sei tu che hai affermato una cosa sbagliata. Qua dobbiamo ragionare... Tu hai detto: « Povera figlia, non tiene né padre, né madre... ». La mia domanda è precisa: « Chi l'ha fatta? » |
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286 |
Ettore |
Michele... il padre e la madre. |
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287 |
Michele |
Allora li tiene i genitori. |
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288 |
Ettore |
Sono morti. |
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289 |
Michele |
(come per dire « ora ci siamo ») Benissimo... allora si dice: «È orfana». C'è la parola adatta, perché non la dobbiamo usare? Parliamo con le parole appropriate, se no io m'imbroglio. |
|||
290 |
Ettore |
Ah, si, come vuoi : è orfana. Sono io che penso per lei, al suo mantenimento... Devo mandare avanti l'intera baracca della mia famiglia... I tempi non sono favorevoli, cosi, poco per volta, ho cominciato a prendere soldi dalla cassa... e adesso mi trovo con un vuoto di un milione e mezzo... mi sono servito dei depositi dei miei clienti. |
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291 |
Michele |
{tentenna il capo considerando la tragicità del caso. Fra i due nasce un silenzio angoscioso. Dopo una breve pausa, Michele (domanda) E perché non vai in Questura? |
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292 |
Ettore |
(disorientato) In Questura? |
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293 |
Michele |
Ma caro mio, io non. posso darti nessun consiglio perché non m'intendo di queste cose. In Questura troverai gente pratica. Chissà quanti casi del genere saranno passati per le mani di un funzionario. Tu chiedi. Dici: «Io mi trovo in queste condizioni... come mi devo regolare?» |
|||
294 |
Ettore |
E quelli mi arrestano immediatamente. |
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295 |
Michele |
E già. Ma dicevo in linea amichevole. |
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296 |
Ettore |
Non lo dire nemmeno per scherzo. L'unica speranza mia è questo Luigi Strada. |
|||
297 |
Michele |
È ricco? |
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298 |
Ettore |
Non tiene una lira. È un traffichino, tiene molte conoscenze... Può darsi che trovi lui la persona disposta ad anticiparmi la somma... darei delle garanzie, naturalmente... |
Campanello d'ingresso. |
||
299 |
Luigi |
(dall'ingresso) Ah, ah, ah, ah, ah, ah! (Ride a lungo, teatralmente) |
|||
300 |
Michele |
(colpito da quel ridere scoppiettante, rimane assorto in un pensiero che lo induce a rivivere e considerare fatti e avvenimenti di un recente passato che lo fanno rabbrividire) Chi è che ride? |
|||
301 |
Ettore |
Deve essere quel mio amico, Luigi Strada, |
|||
302 |
Luigi |
(entrando) Ah, ah, ah! |
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303 |
Michele |
E perché ride in quel modo? |
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304 |
Luigi |
Mi esercito, mi tengo in allenamento. |
|||
305 |
Michele |
Ma non lo dovete fare. |
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306 |
Luigi |
E perché? |
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307 |
Michele |
Mi dà fastidio... Finalmente abbiamo capito chi si divertiva... ("Rivolgendosi a Ettore)La mattina questa risata rimbombava nel corridoio. |
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308 |
Luigi |
Quale corridoio? |
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309 |
Michele |
E pure nel cortile. Non lo dovete fare. |
|||
310 |
Luigi |
E non lo farò, non vi arrabbiate. (Sottovoce a Ettore) Ma chi è? |
|||
311 |
Ettore |
Michele Murri, il fratello della tua padrona, di casa. |
|||
312 |
Luigi |
Ah, ecco... |
|||
313 |
Michele |
L'amico Ettore ha passato un guaio... Vediamo se lo possiamo aiutare. |
|||
314 |
Luigi |
Che è successo? |
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315 |
Michele |
Ha rubato un milione e mezzo. |
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316 |
Ettore |
Rubato no... Che c'entra? Mi sono servito dei depositi dei miei clienti. |
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317 |
Michele |
Ma erano soldi tuoi? |
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318 |
Ettore |
No. |
|||
319 |
Michele |
Allora li hai rubati. C'è la parola; perché non la dobbiamo usare? Hai rubato. |
|||
320 |
Ettore |
È stata una fatalità. |
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321 |
Luigi |
Immagino la tua preoccupazione. |
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322 |
Michele |
(a Luigi, con un mezzo sorriso sene invitanti) Voi siete tanto buono... Prestategli voi questa somma, lui poi ve la restituisce. |
|||
323 |
Luigi |
(come per seguitare uno scherzo di gusto discutibile) Certo... Perché non me lo avete detto subito? (Mostra la tasca destra dei pantaloni)Teli... qua ci sta un milione... (mostrando l'altra tasca) ... e qua ce n'è un altro... Se vi servono quattro, cinquecentomila lire spicciole, stanno qua. (Mostra la tasca vuota della giacca, quella del portafogli). |
|||
324 |
Michele |
(felice) Bravo. |
|||
Mi è piaciuto il gesto spontaneo. (Con una strizzatina d'occhio invita Ettore ad accettare) Pigliati ì soldi. |
|||||
325 |
Ettore |
sorride con amarezza, come per dire: « Non è il momento di scherzare ». Ma perché vuoi fare cerimonie? Se l'amico si è messo a disposizione con tanto slancio, devi essere contento. (A Luigi) Dategli i soldi, se li prende. |
|||
326 |
Luigi |
Ma io da dove li prendo? |
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327 |
Michele |
Come... Adesso non glieli volete dare più? |
|||
328 |
Luigi |
Ma non li ho. |
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329 |
Michele |
Adesso dite che non li avete? |
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330 |
Luigi |
Ma non li ho mai avuti. |
|||
331 |
Michele |
Sentite, non glieli volete dare, non glieli date: ognuno è padrone del proprio danaro. Ma se mi volete negare l'evidenza, no! Voi, in questo momento, avete tirato fuori dalla tasca un pacco di biglietti da mille. Li ho visti io. |
|||
332 |
Luigi |
Amico, non scherzate. |
|||
333 |
Michele |
(offeso) Io non scherzo... Sono una persona seria. Vi ripeto: ognuno è padrone di collocare il proprio danaro come meglio crede, ma non mi dovete negare l'evidenza. Sarei un visionario allora? Voi in questo momento avete tirato fuori dalla tasca un rotolo di biglietti da mille, legato con un nastro rosso. L'ho visto io |
|||
334 |
Luigi |
(messo sull'avviso dall' affermazione di Michele, ha un attimo dì pia speranza che lo induce a passare in rivista le tasche del suo vestito. Dopo aver constatato che esse sono completamente vuote, esclama irritato) Lasciatemi in pace, amico! Io tenevo cinquanta lire e le ho pure perdute! |
Campanello d'ingresso. |
||
335 |
Ettore |
Viene qualcuno... Non vorrei farmi vedere. |
|||
336 |
Luigi |
Andiamo in camera mia.Si avviano lutti verso la camera di destra. |
|||
337 |
Michele |
(.facendo passare la soglia a Ettore e trattenendo Luigi, dice a quest'ultimo) L'amicizia è amicizia. |
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338 |
Luigi |
E che significa? |
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339 |
Michele |
Quando i soldi non li ha uno li ha un altro. |
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340 |
Luigi |
Michele lo segue, proprio mentre dalla comune entrano Vincenzo e Giovarmi, scortati da Checchina. |
|||
341 |
Giovanni |
(a Checchina) E la signora? |
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342 |
Checchina |
La vado a chiamare. |
|||
343 |
Vincenzo |
(è un uomo sui cinquantacinque anni, florido d'aspetto) Ho avuto piacere d'incontrarvi. E la signorina Evelina? |
|||
344 |
Giovanni |
Bene, bene... grazie. Come mai da queste parti ? |
|||
345 |
Vincenzo |
Sono venuto per invitare la signora Teresa. Ogni anno, quando io e mia moglie andiamo in villeggiatura, la signora Teresa viene a stare con noi per una ventina di giorni. Mia moglie non ha molte amicizie, ma per donna Teresa ha un'adorazione. |
|||
346 |
Giovanni |
Si, le so. E la vostra signora sta bene? |
|||
347 |
Vincenzo |
Bene, grazie. |
|||
348 |
Giovanni |
(afferma sinceramente)La coppia esemplare. |
|||
349 |
Vincenzo |
(compiaciuto) È stato un matrimonio fortunato. |
|||
350 |
Giovanni |
Voglio darvi una notizia bella fresca fresca. |
|||
351 |
Vincenzo |
Be' ? |
|||
352 |
Giovanni |
Ho deciso di ammogliarmi una seconda volta. |
|||
353 |
Vincenzo |
Bravo. |
|||
354 |
Giovanni |
Sposo la signora Teresa. È stata lei che ha preso l'iniziativa. |
|||
355 |
Vincenzo |
Ah! |
|||
356 |
Giovanni |
Si è innamorata di me perdutamente. È una donna seria, intelligente. |
|||
357 |
Vincenzo |
Gentile e buona. |
|||
358 |
Giovanni |
Io sono vedovo... |
|||
359 |
Vincenzo |
Sarà una sistemazione per tutti e due. Auguri. |
|||
360 |
Giovanni |
Grazie. |
Entra Teresa. |
||
.361 |
Teresa |
Caro don Vincenzo! Saluti. Siete rimasti in piedi... Sedete, sedete |
|||
362 |
Vincenzo |
Grazie.Seggono tutti e tre. |
|||
363 |
Giovanni |
(rivolgendosi a Teresa, con intenzione)Evelina mi ha parlato. |
|||
364 |
Teresa |
Dopo, dopo! Ne parliamo dopo. |
|||
365 |
Giovanni |
Voglio dire soltanto che segretamente i due cuori palpitavano all'unisono. |
|||
366 |
Teresa |
(riservata)Meglio cosi. (Rivolta a Vincenzo) Domani compite gli anni. Auguri! |
|||
367 |
Vincenzo |
Grazie. E in occasione del mio compleanno, ce ne andiamo per qualche tempo, un po' di mesi, a Torre del Greco. E cosi, come tutù gli anni, dovete venire a passare una quindicina di giorni con noi. |
|||
368 |
Teresa |
Con tutto piacere. Tanto più che quest'anno ci sta pure Michele. |
|||
369 |
Vincenzo |
Ah, e tornato dal viaggio? |
|||
370 |
Teresa |
Si, è tornato. |
|||
371 |
Vincenzo |
Le camere ci sono. |
|||
372 |
Giovanni |
È una villa grande? |
|||
373 |
Teresa |
Bella, grande, ariosa... Campagna e mare. |
|||
374 |
Vincenzo |
Don Giovanni mi ha parlato pure del prossimo matrimonio... |
|||
375 |
Giovanni |
La stessa gioia mi ha fatto commettere l'indiscrezione. |
|||
376 |
Teresa |
Avete fatto bene. |
|||
377 |
Giovanni |
Vi giuro che ho accettato con tutto il cuore. |
|||
378 |
Teresa |
E non potete immaginare quanto mi avete fatta felice. |
|||
379 |
Vincenzo |
Allora perché non venite anche voi a Torre del Greco, domani? Voi c vostra figlia. |
|||
380 |
Giovanni |
A pranzo? |
|||
381 |
Vincenzo |
Pure se vi trattenete per un po' di giorni... la villa è grande, ve l'ho detto. |
|||
382 |
Giovanni |
A pranzo, verremo a pranzo. A Napoli ho troppe cose da fare. A pranzo soltanto. |
|||
383 |
Michele |
(sopraggiunge, seguito da Luigi)Caro don Vincenzo. |
|||
384 |
Vincenzo |
Finalmente sei tornato. |
|||
385 |
Michele |
Mezz'ora fa. |
|||
386 |
Vincenzo |
Domani vi aspetto a Torre del Greco : le camere sono già pronte. |
|||
387 |
Michele |
II solito invito di tutti gli anni. |
|||
388 |
Luigi |
(presentandosi)Luigi Strada. |
|||
389 |
Teresa |
È un nostro amico. |
|||
390 |
Vincenzo Gallucci. |
(E, presentandosi, gli strìnge la mano). |
|||
391 |
Michele |
Che gioia rivedere la vostra villa. A Torre del Greco ci vado sempre con piacere. |
|||
392 |
Giovanni |
Sono stato invitato io pure con mia figlia. |
|||
393 |
Michele |
Bene. |
|||
394 |
Vincenzo |
(rivolto a Luigi) Se vuol essere dei nostri pure il signore,.. |
|||
395 |
Luigi |
Domani? |
|||
396 |
Vincenzo |
Si, a pranzo. |
|||
397 |
Luigi |
Con piacere. |
|||
398 |
Michele |
Ci sarà pure vostro fratello Attilio? |
|||
399 |
Vincenzo |
Non so. (È palese in lui il sentimento negativo net confronti del fratello, proveniente da vecchi rancori) Lui non chiede nostre notizie, né io m'interesso a lui. Ormai sono dieci anni che non ci vediamo. |
|||
400 |
Michele |
Già, voi siete sempre in urto con vostro fratello. |
|||
401 |
Vincenzo |
Ha disonorato un cognome... Giuoco, donne, vita disordinata... Dopo tante stravaganze mi truffò due milioni e se ne andò a Roma. Fa lo scultore. |
|||
402 |
Teresa |
E lavora bene ? |
|||
403 |
Vincenzo |
Macché, è un improvvisatore. Ma vi pare che uno, arrivato a cinquantanni, dice : « Voglio fare lo scultore » e lo fa? Ho saputo che si è ammogliato... e .non parliamo del matrimonio scombinato che ha fatto. Un uomo che non ha mai guardato in faccia l'avvenire. Si è ammogliato, e non. ha casa... Fanno vita d'albergo. |
|||
404 |
Teresa |
Si, ho ricevuto una cartolina giorni fa. Stanno all'Hotel Corso. |
|||
405 |
Michele |
Veramente lui è stato sempre un poco megalomane. Voi che avete una testa più quadrata, lo dovreste aiutare. Secondo me ci dovreste fare pace. |
|||
406 |
Vincenzo |
Ma nemmeno per idea. Gli occhi miei non li vedrà mai pili. Basta, io me ne vado. Devo fare diverse spese. (Un po' a tutti) Ci vediamo domani. |
|||
407 |
Teresa |
Fio promesso a vostra moglie un barattolo di marmellata fatta da me. |
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408 |
Vincenzo |
Glielo porto io. |
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409 |
Teresa |
Venite, vi faccio assaggiare un bicchierino di rosolio fatto in casa. Venite pure voi, don Giovanni. |
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410 |
Giovanni |
II rosolio è pure di vostra fabbricazione? |
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411 |
Teresa |
Si, mi faccio tutto da me. |
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412 |
Giovanni |
Allora l'accetto con più gioia. (Esce insieme a Teresa e Vincenzo). |
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413 |
Luigi |
(apre la porta della camera dì destra) |
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414 |
Ettore Ettore |
se te ne vuoi andare non ti vede nessuno perché stanno tutti in cucina. |
(comparendo sulla soglia) |
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Dalla finestra ho visto Olga che entrava nel portone. Vai a vedere se sta salendo le scale per venire qua |
Luigi esce di scena |
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415 |
Michele |
Chi è questa Olga? |
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416 |
Ettore |
La mia fidanzata. |
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417 |
Michele |
Perché verrebbe qua? |
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418 |
Ettore |
È un'amica di tua sorella. |
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419 |
Luigi |
(rientrando) |
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420 |
Ettore, |
puoi scendere: Olga è entrata nell'appartamento a fianco. Andiamo, presto : scendiamo insieme. Conosco una persona facoltosa che forse ti potrà aiutare. Ti potrebbe fare una garanzia... T'accompagno. (Rivolto a Michele) Quanto mi piacciono queste cose, queste complicazioni con colpi di scena improvvisi che sembrano trovate da teatro, da cinematografo, ma che invece succedono nella vita vera, d'ogni giorno.. Io, che ho fatto l'attore, m'entusiasmo! Lui non si vuol fare vedere dalla fidanzata. La fidanzata arriva improvvisamente, mi dice : « Vai a vedere se viene qua ». « No, Olga non viene qua ». Sembra proprio il momento saliente di una farsa da teatro. (Rivolto ad Ettore)Andiamo. |
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421 |
Michele |
(ha seguito con attenzione ciò che ha detto Luigi, ma non ha capito se quelle osservazioni di carattere artistico si riferiscono a fatti veri o a frammenti d'idee esposte alla rinfusa dal cervello di un folle. Ma il folle potrebbe anche essere lui. Nel dubbio, chiede a Luigi) Fate un'altra volta. |
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422 |
Luigi |
Ho detto che adoro questi colpi di scena, che sembrano trovate da teatro, da cinematografo. Certe concomitanze volute da un autore di teatro per ottenere un determinato effetto, si verificano veramente nella vita. Secondo me, quello che succede nel teatro può succedere nella vita. E viceversa. Nelle vecchie farse, per esempio, tutti i personaggi si trovano nello stesso ambiente. Un ristorante, un cinematografo, un albergo. Non so... due amanti si danno appuntamento in un albergo, credendo di stare tranquilli, e invece là sopra capita il marito tradito, la moglie informata... (e cerca di fingere egli stesso, con gesti teatrali, l'ipotetico intreccio di una farsa). «Vieni, amore! Qui staremo tranquilli ». Arriva il marito tradito. « Che, mia moglie? » «Mio marito! » «Traditori! »... L'amante scappa, la moglie sviene, il marito tradito spara... Pam, pam. La polizia... « In nome della legge, siete tutti in arresto! » |
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423 |
Michele |
(c. s.) Fate un'altra volta. |
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424 |
Luigi |
(colpito da quella insistenza)Ma mi state pigliando in giro? |
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425 |
Michele |
No. |
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426 |
Luigi |
Ho detto che la vita è spesso più assurda del teatro, e basta. E se credete di prendermi in giro, avete sbagliato. Andiamo, Ettore. (Esce offeso). |
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427 |
Michele |
Ma a me pare che quello non ragiona. |
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428 |
Ettore |
È un poco stravagante. |
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429 |
Michele |
Tu pure. |
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430 |
Ettore |
Sono stravagante? |
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431 |
Michele |
Scusa, noi dobbiamo ragionare. |
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432 |
Ettore |
Certo. |
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433 |
Michele |
Tu hai detto che questa Olga è la tua fidanzata... è vero ? |
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434 |
Ettore |
Si. |
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435 |
Michele |
E allora perché scappi? Se è la tua fidanzata, ti deve far piacere vederla. |
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436 |
Ettore |
Ma non in questo momento. Povera figlia! Non le voglio dare dispiaceri. Miche', la mia situazione è tremenda. Non vedi come sono agitato? Se Olga mi vede, capisce subito che c'è qualche cosa che non va. Il guato è pesante, Michele mio. Per aggiustarlo ci vorrebbe un terno, un terno di tre milioni... Allora si. Allora verrei da te per dirti : « Miche'! Michele mio : sono ricco! Ho vinto un terno di tre milioni! Come prima cosa mi sposo Olga e sistemo la situazione. Guarda, guarda quanti biglietti da mille... Sono miei, sono tutti miei». Questo ci vorrebbe: un terno. Questo si che sarebbe un colpo di scena. |
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437 |
Michele |
M'ha fatto piacere. |
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438 |
Ettore |
si avvia verso la porta,quando questa si apre e compare Olga. Il giovanotto si nasconde dietro il battente, e non appena la ragazza è venuta avanti nel soggiorno, egli riapre pian piano l'uscio e scivola fuori |
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439 |
Olga |
(a Michele) Scusate, la porta dell'ingresso era aperta... C'è la signora Teresa? |
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440 |
Michele |
Si, è in casa. Io sono il fratello. |
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441 |
Olga |
Piacere. Io sono Olga, una sua amica. |
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442 |
Michele |
Voi siete la signorina Olga... Tenete un fidanzato che si chiama Ettore? |
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443 |
Olga |
Si. |
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444 |
Michele |
Brava, ini congratulo con voi. Il fidanzato vostro ha guadagnato il terno. Ha vinto tre milioni. |
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445 |
Olga |
Voi che dite? |
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446 |
Michele |
È venuto da me tutto contento. Diceva : « Sono ricco, sono ricco! Ho vinto tre milioni! Guarda quanti soldi... » Aveva le tasche piene... Tutti rotoli di biglietti da mille legati con dei nastri rossi. |
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447 |
Olga |
Allora è vero... è vero! Che gioia! Ma questo è stato un miracolo... Voi non sapete in quali tristi condizioni ci trovavamo. Non avevamo nemmeno i soldi per affrontare le prime spese per il matrimonio. Invece adesso ci possiamo sposare subito. |
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448 |
Michele |
Ha pensato subito a voi. Ha detto : adesso sposo subito Olga. |
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449 |
Olga |
Caro! Amore! Tesoro mio! Ha pensato subito a me! (Un lieve capogiro la costringe a barcollare) Aiutatemi, mi gira la testa... Proveniente dall'anticamera sopraggiunge Teresa, seguita da Vincenzo e Giovanni. |
Proveniente dall'anticamera sopraggiunge Teresa, seguita da Vincenzo e Giovanni. |
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450 |
Teresa |
Cos'è successo ? |
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451 |
Olga |
Teresa mia cara, il fidanzato mio ha vinto un terno... Ha vinto tre milioni! |
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452 |
Teresa |
Che gioia! |
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453 |
Olga |
Scusa, Teresa: non mi sento bene.... L'emozione è stata troppo forte. |
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454 |
Teresa |
Lo credo. |
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455 |
Giovanni |
Ma ne siete certa ? |
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456 |
Olga |
Certissima. E lo deve a me. Io gli ho raccontato il sognoche mi feci la settimana scorsa. Mi venne in sogno una mia zia, morta cinque, sei anni fa... Una zia che mi adorava! Aveva il vestito in fiamme e diceva: « Sono contenta ». « Ma come? — dicevo io, — tu sei avvolta dalle fiamme... » « E sono contenta! Sono contenta! Sono contenta! » e ballava. E lui ha giocato i numeri senza dirmi niente. |
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457 |
Teresa, Vincenzo e Giovanni |
E quanto avete vinto? |
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458 |
Olga |
La somma che ci serviva. (Senza volerlo, si rivolge a Michele)Tre milioni. |
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459 |
Michele |
(come se avesse appreso la notizia in quel momento) Caspita! |
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460 |
Teresa |
Ma calmati, sei troppo emozionata. |
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461 |
Olga |
Scusa, Teresa, ma voglio andare da Ettore. Voglio dividere con lui tutta la gioia. |
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462 |
Teresa |
E tanti auguri. |
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463 |
Olga |
Grazie. (S'avvia versol’anticamera seguita da Teresa e Giovanni) Povera zia mia! Si chiamava Palmira. « Sono contenta! Sono contenta! » (Esce con i detti), |
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464 |
Vincenzo |
(a Michele)È stato un bel colpetto: tre milioni! Be', me ne vado io pure, perché è tardi. Ciao, Michele. A domani |
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465 |
Michele |
Però mi avete dato un dolore. |
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466 |
Vincenzo |
Io? |
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467 |
Michele |
Una piccola amarezza, ecco. |
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468 |
Vincenzo |
Non capisco, Miche'... |
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469 |
Michele |
Voi sapete quanto vi voglio bene, e quanto stimo la vostra famiglia... |
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470 |
Vincenzo |
E io pure. |
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471 |
Michele |
Se vi chiedo un favore, me Io fate? |
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472 |
Vincenzo |
Ma tutto quello che vuoi! Parla, |
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473 |
Michele |
Fate pace con vostro fratello Attilio. |
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474 |
Vincenzo |
(si turba e afferma tassativamente) Ah, no! Chiedimi qualunque cosa, ma questo no. Finché avrò la forza di oppormi, farò tutto il possibile per non avere piti rapporti con lui, né formali, né affettivi. Allora avrà la gioia di vedermi, quando gli diranno che sono morto. Solo morto. (Taglia corto) A domani, Miche'. (S'avvia verso la comune, poi ci ripensa, e si volta per esclamare enfaticamente) Miche', solo morto! (Esce). |
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475 |
Michele |
(dopo un attimo di meditazione, esclama con rammarico) Quanto mi dispiace! (Chiamando) Chccchina, Checchina! |
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476 |
Checchina |
(entrando) Comandate! |
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477 |
Michele |
Aspetta. (Siede al tavolo e scrive poche righe su di un foglietto). |
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478 |
Checchina |
Si. |
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479 |
Michele |
(consegnando il foglietto scritto alla cameriera) Devi fare subito questo telegramma urgente. |
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480 |
Checchina |
Va bene. (Esce). |
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481 |
Michele |
(sinceramente addolorato) Pace all'anima sua! |
Cala la tela.
Atto secondo
I! salone da pranzo soggiorno della residenza estiva dei signori Gallutci, a Torre del Greco. Sul fondo, due grandi archi vetrati danno sul giardino ben curato, dove, sulla ghiaia e sotto gli alberi, sono disposte sedie a sdraio, tavolini di legno, ombrelloni variopinti. Attorno al tavolo da pranzo, riccamente apparecchiato, sono seduti: Vincenzo, Saveria (padroni di casa), Michele,
Luigi, Evelina, Giovanni. Nicola, il cameriere, serve in tavola. I commensali sono allegrissimi.
Il pranzo è arrivato al dolce.
Giovanni |
(rivolto ai padroni di casa) Avete un cuoco formidabile. |
Michele |
Ho mangiato come un leone. |
Giovanni |
Che polli! |
Luigi |
E la frittura di pesce? |
Saveria |
Ma. che caldo. |
Vincenzo |
Qua la temperatura, è sempre più fresca : chissà a Napoli... |
Giovanni |
Dev'essere l'inferno. |
Evelina\ |
Io, tra un paio d'ore, mi faccio un altro bagno di mare. |
Luigi |
Vengo anch'io. |
Giovanni (ambìguo) |
Vi accompagno... Cosi, a mare, vi ci butto io a voi. |
Vincenzo |
Ma non fate cerimonie : toglietevi le giacche. |
Michele |
Non l'ho proposto io per rispetto alla signora Saverio. Ma, oggi, la giacca è insopportabile. |
Saverio |
E a chi aspettate? |
"Vincenzo |
Darò io l'esempio. (S'alza e si toglie la giacca). |
Giovanni |
E me la tolgo io pure. (Si toglie la giacca, la colloca sulla spalliera della sedia). |
Michele |
Allora, per imitarvi... (Anch'egli se la toglie e l'adagiasulla spalliera della sua sedia). |
Vincenzo |
Don Luigi, e voi? |
Luigi |
No, io preferisco tenerla. |
Saverio |
Con questo caldo? |
Luigi |
Non lo avverto, |
Vincenzo |
E voi crepate. |
Saveria |
Se lo fate per complimento... |
Luigi |
Non ne sento il bisogno. |
Michele |
Ma non vi sentite bene? |
Luigi |
Don Miche', non insistete. (Traendo in disparte Michele) Non me la posso togliere perché tengo la camicia rotta. |
Michele |
E non ve la togliete. A chi dovete dare conto? (Rivolgendosi a tutti gli altri) Non se la può togliere, tiene la camicia rotta. |
Luigi |
(turbato da quello scherzo di cattiva lega, con un gesto sgarbato si toglie la giacca) Ecco fatto ! (Mostrando i gomiti) È appena appena consumata ai gomiti, questo è tutto. |
Evelina |
Dopo ve la rammendo io. |
Luigi |
(galante) Diventerà il capo più caro del mio corredo. |
Saveria |
Be', e lo sciampagne ? |
Tutti approvano. |
|
Giovanni |
Un brindisi ci vuole. |
Michele |
Se permettete, apro io la bottiglia. (Raggiunge un punto del salone dove c'è un tavolo di servìzio, e prende la bottiglia di champagne che si trova in un secchio con il ghiaccio). |
Luigi |
(raggiunge a sua volta Michele, per parlargli in disparte) Signor Michele, questo è il momento buono. |
Michele |
Per che cosa? |
Luigi |
Come? Ve l'ito detto prima di pranzo. |
Michele |
Non mi ricordo. |
Luigi |
Al momento dello sciampagne : « Adesso Luigi ci farà sentire una sua poesia... » |
Michele |
Ah, si. |
Luigi |
C'è la mia fidanzata... Vorrei mettermi un poco in evidenza. |
Michele |
Ma è naturale, è umano. |
Luigi |
Ve ne sarò grato. |
Michele |
(riprende il suo posto al tavolo) Ecco lo sciampagne. È gelato! (E comincia a stappare la bottiglia) Prima di bere però, devo rivolgere una preghiera al poeta : il signor Luigi ci deve regalare unasua poesia. |
Luigi |
(con falsa modestia) No, non cominciamo. Di solito non mi faccio pregare, ma oggi non mi sento disposto. |
Michele |
(contrariato) Non la volete dire? |
Luigi |
Francamente e sinceramente: no. |
Michele |
Come, voi adesso mi avete detto: al momento dello sciampagne, fatemi dire una poesia... voglio mettermi in evidenza. |
Luigi |
Quando mai? Avete capito male, lo ho detto: non mettete in mezzo il solito argomento delle poesie, perché non sono in vena. |
Michele |
Come? Me lo avete detto pure prima del pranzo... E io che ne sapevo che voi scrivete poesie? |
Luigi |
Adesso la dico, perché non voglio fare il diffìcile, ma la cosa non è andata cosi. |
Tutti |
Sentiamo, sentiamo... |
Luigi |
(si alza per raggiungere il centro del salone, dove si concentra un attimo prima di cominciare la sua declamazione) Qualche cosa ve la farò sentire. |
Michele |
(un po' a tutti) È stato lui, ve l'assicuro... Qualche cosa dal volume di prossima pubblicazione : Cipressaia. Ho immaginato due distese di cipressi in conversazione notturna. Un lungo viale che conduce al cimitero. La poesia che ascolterete, apre il volume: Ora mistica. Avverto subito l'uditorio che, mentre la tematica delle mie composizioni è un fatto tutto personale, il ritmo, al contrario, si stacca, è vero, dalla formula ermetica, ma si aggancia alla corrente neorealistica e impressionistica, fatta di chiazze opache e dispiragli allucinanti, il cui filone trova larvati riscontri in tutta la letteratura valida, avanguardista degli ultimi vent'anni. Dunque : Ora mìstica... Buio ne! cimitero. Gelo di marmo, Sagome di tombe, Loculi disardorni. Erbetta. Erbette. Gira il custode E non gli sembra vero Di udire il chiacchierio Delle civette. Lento e pesante il passo Del custode : cra, cra Si sente, e riconosci quello |
Michele |
(rettificando) Quella. |
Luigi |
Quella, chi? |
Michele |
La rana |
Luigi |
Che c'entra la rana? |
Michele |
Voi avete detto che si sente :cra,cra. |
Luigi |
Cra, era, il passo del custode. Lo stridio dei piedi, sui ciottoli dei viali. |
Michele |
Fino a prova contraria sono state sempre le rane a fare: cra-cra. |
Già, ma diversamente, come avrei potuto descrivere il rumore di quei passi? Dunque: cra, cra Si sente, e riconosci quello. Fiero, impettito e con le mani sode Chiude con due mandate quel cancello. Ecco quei cubo grigio : È la sua casa. Ora dorme pesante. Ulula il vento. Dorme il custode ignaro, Dorme nella sua tomba di cemento. Chi è? Chi vedo? Pallido e disfatto S'incammina ed avanza Sergio Pròcuio. |
|
Michele |
Chi è Sergio Pròculo? |
Luigi |
(contrariato per quella seconda interruzione) È un signore che entra nel cimitero. |
Michele |
Di notte ? |
Luigi |
Di notte! (E riprende la declamazione) Chi è? Chi vedo? |
Michele |
È un proconsole romano? |
Luigi |
No, è un signore qualunque. |
Michele |
E perché si chiama Pròculo? |
Luigi |
(spazientito) Io mi chiamo Strada, voi Murri... e questo signore si chiama Pròculo. Fatemi andare avanti. (E riprende) Chi è? Chi vedo? |
Michele |
Ma chi è che dice: «Chi è? Chi vedo? » |
Luigi |
Ma se m'interrompete continuamente non lo saprete mai. |
Michele |
Ma allora c'è un'altra persona, nel cimitero? |
Luigi |
Niente affatto, non c'è nessuno. Michele Allora chi è che dice: « Chi è? Chi vedo? » |
Luigi |
Lo dico io. |
Michele |
Allora nel cimitero ci siete voi? |
Luigi |
Ma no. È il poeta che parla. visioni, allucinazioni che riceve lo scrittore nel momento della creazione. (E riprende dì nuovi)) Chi è? Chi vedo? Pallido e tremante S'incammina ed avanza Sergio Pròculo, |
Michele |
Scusate, ma il custode è andato a dormire nel cubo di cemento... Va bene? |
Luigi |
Si. |
Michele |
E ha chiuso il cancello coti due mandate? |
Luigi |
Si. |
Michele |
Come entra Sergio Pròculo? Non si può entrare col cancello chiuso. |
Luigi |
Ma non bisogna sofisticare. |
Michele |
(testardo) Per me non si può entrare in nessun posto quando si trova un cancello chiuso. |
Luigi |
(per tagliar corto) E va bene: era entrato la sera precedente. |
Michele |
Allora il cancello si chiude una sera si e una sera no? O si chiude tutte le sere o non si chiude mai. |
Luigi |
(risentito)Se mi volete prendere in giro, è un altro fatto. Io la smetto e non se ne parla più. |
Tutti |
Ma no... andate avanti. |
Michele |
Andiamo avanti. |
Luigi |
Dunque. (Riprende) S'incammina ed avanza Sergio Pròculo. Stanco si ferma, Geme e di soppiatto Si china E poggia il capo su di un loculo. |
Michele |
Ah, ecco! Abbiamo capito perché si chiama Ser Pròculo. |
Luigi |
(ride verde) E già, per la rima. (E si accinge a riprendere) Un gufo veglia, ride una civetta.,. E piove, piove... Il fiume s'è ingrossato Tatatatà ! Strombazza Una saetta E uccide. Sergio Pròculo Chinato. Ecco l'alba. Ecco il sole Ecco il sereno Che vedo intorno al loculo? Un pezzetto di camicia Un fazzoletto Un bottoncino Una scarpa slacciata Un pedalino Una matita rotta Un portachiavi Una tessera stinta, Non si capisce il nome, Età : ventuno, Altezza : un metro e ottanta, Colorito : olivastro... Disoccupato. (E s'inchina agli ascoltatori, per far capire loro che la dizione è finita). |
Tutti |
Bravo, bene... |
E velina |
Complimenti. |
Michele |
Io non ho capito niente. |
Vincenzo |
(a Luigi) Continuate, continuate a scrivere: siete veramente bravo |
Luigi |
Grazie. |
Fioraio |
(appare sulla soglia d'uno degli archi, e chiede a Nicola che gli passa accanto) Scusate, Villa Gallucci è questa? |
Nicola |
Si, è questa. |
Fioraio |
Grazie. |
Nicola |
Cosa desidera? |
Fioraio |
Devo consegnare... Un momento. (Esce in giardino, dove sì mette a fare cenno a qualcuno dì avanzare). |
Michele |
(intanto ha stappato la bottiglia di champagne e versa da bere a tutti. Poi, col bicchiere levato) Alla salute di Donna Saveria e Vincenzo Gallucci, alla felicità di questa coppia generosa e simpatica, al raggiungimento totale di ogni loro aspirazione : pace, soldi e salute e lunghissima vita! |
Tutti |
Salute! |
Ognuno tocca i! bicchiere dell'altro col proprio. Il fioraio ha raggiunto la soglia, seguito da due uomini che reggono un'imponente corona da morto, con la scritta« A Vincenzo Gallucci, il fratello Attilio ». |
|
Fioraio |
(ai due uomini) Sistematela qui. (E indica l'interno dell'arco) Buona salute a chi resta! |
Saveria. |
(costernata) Dio mio... e che è quella corona "e muorto ? |
Michele |
(dopo aver letto 1"iscrizione') Don Vince'» è diretta a voi. |
Vincenzo |
A me? |
Michele |
C'è la scritta : « A Vincenzo Gallucci ». |
Vincenzo |
Ma sono cose da pazzi. |
Saveria |
(completando la lettura dell'iscrizione) « Il fratello Attilio »... |
Vincenzo |
Attilio? E bravo... ha fatto lo scherzo. |
Evelina |
E va bene : accettate lo scherzo e non vi amareggiate. |
Vincenzo |
Ma come, il giorno del mio compleanno mi vedo arrivare una corona di morti... Non devo amareggiarmi? |
Saveria |
È tutta invidia. Ma tu vedrai la fine di tutti i tuoi nemici. (Rivolta al fioraio) Dite a chi vi ha ordinato questa corona che Vincenzo Gallucci tiene una salute di ferro e che andrà ai funerali di molti jettatori. |
Michele |
(al fioraio)Ma. l'ordinazione chi l'ha fatta? |
Fioraio |
Un. signore che non conosco. M'ha dato l'indirizzo, ha pagato e se n'è andato. |
Giovanni |
E te ne puoi andare pure tu, perché qua c'è tutta gente viva. |
Fioraio |
Dovete fare subito una smentita sui giornali, perché sapete. : la voce corre. |
Saveria |
Questi sono affari nostri. Ve ne potete andare. |
Fioraio |
Mi dispiace che ho perduto mezza giornata per fare un lavoro degno... Be', non mancherà l'occasione per servirvi come meritate. |
Vincenzo |
(facendo scongiuri)Per te e tutta la tua famiglia, hai capito? |
Michele |
(spingendo il fioraio e i due uomini in giardino)Via, via, non vedete che il signore s'innervosisce peggio? Fuori! |
Luigi |
(anche lui s'avvicina per aiutare Michele a liberare la comitiva di quelle persone inopportune) Avete sbagliato, scusate. Ma come, vi mettete a dire: « Non mancherà l'occasione per servirvi come meritate? » |
Fioraio |
No, io intendevo dire per un battesimo, un matrimonio... |
Luigi |
Vi potevate esprimere meglio. |
Fioraio |
Scusate, (Ai due uomini) Andiamo. (A Michele e Luigi) Non dimenticate la smentita sui giornali. |
Michele |
Sono affari nostri. (E li spinge fuori. Poi toma, con Luigi, dentro il salone da pranzo). |
Saveria |
Vorrei proprio sapere chi è stato. |
Vincenzo |
È chiaro, Save' : è stato il mio diletto fratello. |
Saveria |
Ma tuo fratello sta a Roma. |
Vincenzo |
Come se ci volesse tanto a dare l'incarico a un amico a Napoli. |
Saveria |
Non ci pensiamo più, è meglio. |
Giovanni |
Ma proprio! |
Saveria |
(si alza e invita gli altri a seguirla)Venite, vi voglio fare vedere il regalo che ho fatto a mio marito. |
Vincenzo |
Un magnifico taglio dì vestito. |
Saverio |
Una stoffa autunnale. |
Vincenzo |
Veramente di gusto. Lo desideravo, un vestito come quello. |
Savoia |
Venite a vedere. |
Giovanni |
Con piacere. |
Michele |
Io vi raggiungo dopo : finisco la sigaretta. |
Luigi |
E io vi tengo compagnia. |
Saveria |
Va bene. (Rivolta al cameriere, che nel frattempo ha sparecchiato la tavola) Il caffè lo servi in giardino. |
Nicola |
Benissimo, signora. (Ed esce con le ultime cose tolte dal tavolo da pranzo). |
Luigi |
(dopo aver fumato in silenzio per un po', a Michele) Mi date il permesso? |
Michele |
Ve ne andate? |
Luigi |
Si, mi è venuta una gran. sete. |
Michele |
E dove andate a bere? |
Luigi |
Mah, non lo so: in cucina. |
Michele |
In cucina non c'è acqua. |
Luigi |
No ? |
Michele |
È una casa antica. |
Luigi |
Nemmeno in giardino, ce n'è? |
Michele |
Niente, neanche una goccia. |
Luigi, |
Ma c'è una vegetazione rigogliosa... |
Michele |
Perché don Vincenzo non la fa mancare mai d'acqua.Per il giardino viene l'autobotte. Viene la sera e s'innaffia la terra. Per la casa vengono gli asinelli, ognimattina, e portano i barili. Se volete l'acqua corrente, dovete camminare un poco. |
Luigi |
Si, faccio quattro passi. Dov'è la fontana? |
Michele |
Uscite dal cancello e girate a destra, dopo cinque minuti di cammino trovate una scalinata rustica, in fondo alla scalinata trovate un viale delimitato da due file di piante di fichi d'india. Camminando camminando, il viale si restringe sempre più, ma non v'impressionate, perché lo spazio per passare c'è sempre. Finito il viale trovate la fontana. |
Luigi |
Vado subito. Permesso, e grazie. |
Michele |
Ci vediamo stasera. |
Luigi |
Ma io vado e torno subito. |
Michele |
Sono quattordici chilometri. |
Luigi |
(spalancando gli occhi) Quattordici chilometri ? |
Michele |
Se volete bere acqua corrente. Se no, dovete bere quella che abbiamo bevuto a tavola. Questa, vedete... (Prende un secchio colmo d'acqua che troverà a portata di mano, dietro uno degli archi, dove è stato posto per innaffiare i vasi che ornano l'esterno degli archi) Bevete. |
Luigi |
Ma è pulita? |
Michele |
È quella che hannoportato gli asinelli stamattina. Sentitela: è gelata. Bevete, bevete... |
Luigi |
Grazie. (E beve a quel secchio come meglio può). |
Michele |
Bevete... |
Luigi |
Ho bevuto. |
Michele |
Ce n'è ancora. |
Luigi |
Lo so, ma non posso bere tutto il secchio d'acqua. |
Michele |
Ma poi se la bevono gli altri. |
Luigi |
E che me ne importa? |
Michele |
(minaccioso) Bevi! |
Luigi |
Ma... |
Michele |
(c. si) Bevi!Il povero Luigi beve dì nuovo al secchio. Per sua fortuna, l'attenzione di Michele viene attratta da un uomo anziano, in lutto, che avanza lentamente nel giardino verso la casa. Subito Michele muove verso l'uomo, e Luigi, cogliendo a volo l'occasione, se la squaglia.Attilio caro... |
Attilio |
(varcando la soglia, ha il viso triste e nella sua voce tremano le lacrime) Caro Michele... |
Michele |
Venite direttamente da Roma? |
Attilio |
Si. |
Michele |
Questa è veramente una bella sorpresa! Adesso la giornata è completa. Tutti l'hanno detto: il fratello non può mancare. |
Attilio |
Certo. |
Michele |
Vostro fratello ha avuto una manifestazione imponente. Sono venute tutte le personalità del paese a rendergli omaggio. Il parroco, il notaio... E quanti fiori! E voi, siete venuto lo stesso, malgrado i rapporti tesi che esistono tra voi e lui... |
Attilio |
Ma di fronte alla morte cessa-qualunque odio... |
Michele |
Perché, chi è morto? |
Attilio |
(fra i singhiozzi) Mìo fratello, mio fratello Vincenzo! |
Michele |
Quando mai. Vostro fratello sta bene, è vivo, |
Attilio |
Lo dite per confortarmi. |
Michele |
Niente affatto. |
Attilio |
Una bugia pietosa. |
Michele |
Sarebbe stupido da parte mia. Vostro fratello sta a due passi da noi, vivo, vegeto e in buona salute. |
Attilio |
Ma allora, questo telegramma? (Trae di tasca un telegramma e lo mostra). |
Michele |
(leggendo)« Avvenuto decesso vostro fratello venite subito vederlo ultima volta»... Ma allora la corona l'avete mandata voi, sul serio? |
Attilio |
Certo. Ma chi si è permesso di mandarmi questo telegramma ? |
Michele |
(leggendo in calce al modulo) È firmato : Michele. |
Attilio |
L'hai mandato tu? |
Michele |
Perché, io solo mi chiamo Michele? |
Attilio |
Già... ma sono cose dell'altro mondo. |
Michele |
Sentite a me : questa è stata la trovata di qualche amico che ha escogitato questo mezzo per farvi fare pace con vostro fratello. |
Attilio |
E ti sembra un. mezzo umano? |
Michele |
Ogni mezzo è utile quando il fine è buono. Adesso vi accompagno da vostro fratello, vi stringete la mano... un bel bacione, e finisce tutto. |
Attilio |
(riluttante) Grazie, ma non è il caso. |
Michele |
Non insistete... Venite. (E lo trascina con violenza verso la porta di sinistra). |
Luigi |
entra, guardandosi attorno furtivamente. Assicuratosi che non c'è nessuno, esce sulla soglia che dà sul giardino e comincia a fischiare debolmente; a più riprese, come un segnale prestabilito. |
Evelina |
(entra dal giardino, guardandosi attorno furtivamente) Parliamo presto. Papà mi tiene d'occhio e può arrivare da un momento all'altro. |
Luigi |
Scusa, ma credi proprio che sia giustificata l'avversione che tiene tuo padre per ine? |
Evelina |
Sono figlia unica... Devi capire la sua perplessità di fronte alla scelta di un marito per me. |
Luigi |
Capisco, ma io non sono l'ultimo venuto. |
E velina |
Ma chi dice questo! |
Luigi |
Si è parlato troppo dello scapestrato Luigi Strada, della sua mania per il teatro. Voci, Eveli', pettegolezzi. Ma dentro di me ho sentimenti sani e ti voglio bene. Per te lascio tutto: teatro, letteratura, sogni di grandezza... e mi trovo un impiego. Come lavorano gli altri, lavorerò io pure. E poi, non è detto che ci dobbiamo sposare domani. Quando potrò contare su uno stipendio fisso, e mi sarò guadagnato un posto dignitoso in società... fra sei mesi, un anno, due, allora ci sposiamo. |
Evelina |
Ma questo lo devi, dire a papà. |
Luigi |
Parlaci tu. |
Evelina |
Io no. Papà non è stato mai cattivo con me, e forse per questo motivo non riesco a parlare liberamente con lui. |
Luigi |
Ma tu, mi vuoi bene? |
Evelina |
Ma quanto sei scerno! Allora perché stiamo parlando di matrimonio? |
Luigi |
Quanto sei bella! (E prende delicatamente tra le sue mani una mano di lei). |
Evelina |
Io ho un'idea. |
Luigi |
Quale ? |
Evelina |
Papà ha molta stima per la moglie di don Vincenzo. |
Luigi |
Riuscirebbe a convincere papà? |
Evelina |
È l'unica persona. |
Dall'interno giunge il suono di parecchie persone che battono le mani, e voci che gridano « Bravi, bravi 1 » Allarmati, i due giovani scappano via. |
|
Michele |
(entrando assieme a Vincenzo e Attilio', gli ultimi due si tengono affettuosamente sottobraccio) Molto bene. |
Vincenzo |
È stato uno scherzo. Non ne parliamo più. |
Michele |
Uno scherzo che è riuscito a farvi fare pace. Dieci anni in urto per una sciocchezza. |
Attilio |
Sempre cosi succede. Per un motivo futile, si portano avanti dei .rancori che durano anni e anni. |
Vincenzo |
(al fratello) Ti devo ancora pregare di una sola cosa. Togliti questo vestito nero, perché mi fa un certo effetto |
Attilio |
Hai ragione. (Si toglie la giacca e l'adagia sulla spalliera d'una sedia) Mi tolgo la giacca, ma il pantalone... |
Vincenzo |
Vieni in camera mia. Ti metti un vestito mio, un vestito di stoffa fresca, estiva, cosi stai più libero. |
Attilio |
Si, ti ringrazio, perché cosi combinato mi sento un poco a disagio.Lo credo. |
Attilio |
A parte l'impressione che può fare un vestito nero in piena estate... ma mi sento imprigionato. Avete mai fatto caso a quanti bottoni portiamo addosso noi? La quantità, e la varietà... Non hanno ancora, trovato un sistema per eliminare i bottoni, lo, mi dovete credere, odio i bottoni. |
Vincenzo |
Vieni, Atti*. |
Attilio |
Vengo.E i due fratelli escono. La considerazione di Attilio ha colpito in pieno la fantasia dì Michele. Egli infatti, dopo un attimo dì meditazione, decide di strappare i bottoni della propria giacca, poi. strappa i bottoni a tutte le giacche che sono nella stanza, appoggiate alle varie sedie. Compiuto l'atto, esce dal salone e si allontana per i viali del giardino. |
Saverla |
(entra assieme a Evelina e Giovanni, conversando piacevolmente)Fate benissimo. L'uomo non può vìvere solo. E quando vi sposate ?Si seggono tutti. |
Giovanni |
Non ho ancora avuto il tempo di parlare con la signora Teresa. Ma penso che anche lei ha interesse di concludere al più presto il matrimonio. Saveria (a Evelina) Tu sei contenta? |
Evelina |
Sono contenta. Soprattutto perché si tratta d'una donna che conosciamo da molti anni. |
Saveria |
E pure perché un giorno o l'altro ti sposi, anche tu e papà resterebbe solo. |
Giovanni |
Per ora non c'è niente in vista per lei. |
Saveria |
E invece io voglio parlarvi proprio di qualche cosa del genere che riguarda vostra figlia. Giovanni (a sua figlia)Sempre da terze persone devo sapere le cose che ti riguardano. |
Saverio |
Io voglio bene a Evelina come a una figlia. |
Giovanni |
Lo so e vi ringrazio. |
Saverio |
Evelina è innamorata di un giovane... |
Giovanni |
Ah! E chi è? |
Saveria |
A me sembra un bravo ragazzo. Non ha ancora una posizione adeguata... |
Giovanni |
Ma chi è? |
Evelina |
È Luigi Strada, papà. |
Giovanni |
("contrariato) E io l'avevo capito. Eveli', tu non sei una bambina. i ventun'anni li hai compiuti, e puoi sposarti con chi ti pare e piace, però non puoi pretendere il mio consenso. Sposati,ma non ti do una lira. E lontani dalla mia casa. |
Evelina |
Ma non si può nemmeno discutere? |
Giovanni |
Che vuoi discutere? Quello è un manicomio ambulante. |
Saveria |
Ma non potete sapere il cambiamento che può fare in vista di un matrimonio. |
Giovanni |
Non lo so e non lo voglio sapere. Signora bella, chiedetemi qualunque cosa, ma questo no. Luigi Strada è uno stravagante, un pazzo. Piange, ride, vuole fare l'artista... il teatro. Il teatro lo va a fare fuori di casa mia. |
Evelina |
Se era viva mammà, sarebbe stato differente. |
Giovanni |
Sarebbe stata la stessa cosa, perché la buon'anima avrebbe chiesto consiglio a me. |
Evelina |
Ma mammà avrebbe trovato altre parole per dissuadermi... (Scoppia a piangere, ed esce svelta), |
Saveria |
Povera figlia! Sono queste le maniere per convincere una ragazza? (Esce chiamando) Evelina, Evelina, vieni qua, calmati! |
Michele |
(entra e si avvicina a Giovanni) Che è stato? |
Giovanni |
Luigino Strada chiede la mano di mia figlia... Cose dell'altro mondo! Uno scombinato, senza, arte né parte, si permette di avanzare pretese... Piange, ride : credi a me, Miche : quello se ne deve andare al manicomio. Luigi Strada è pazzo. |
Saveria, |
non avendo potuto trovare Evelina, torna in casa. |
(Vedendo Saverta, le va incontro) Cara signora, vi chiedo scusa di come mi sono comportato in casa vostra, ma è stato più forte di me. |
|
Saveria |
Con i figli ci vuole più dolcezza. |
Giovanni |
Ognuno è padrone di regolarsi come meglio crede. Permesso. |
Saveria |
(sgarbata) Prego. |
Giovanni si allontana, mentre Michele si avvicina a Saveria. Che brutto carattere... |
|
Michele |
Chi? |
Saveria |
Don. Giovanni si è urtato fino a diventare volgare perché la figlia si è innamorata di Luigi Strada. |
Michele |
E ha .ragione. Voi forse non sapete niente. Luigi Strada è pazzo. |
Saverio |
. Voi che dite? |
Michele |
Ma chi l'ha invitato qua? Quello è un essere pericoloso. Badate che se resta lui, me ne vado io. |
Saverio |
Ma è proprio pazzo? |
Michele |
Una vera disgrazia. È stato un anno al manicomio.La sua famiglia non ha fatto sapere mai niente per non discreditarlo, sperando nella guarigione... |
Saverla |
Mamma |
Michele |
È stato un azzardo quello di farlo venire qua. È un povero irresponsabile... può strangolare una persona come se fosse niente. (Vede Luigi che avanza verso di loro dal giardino) Eccolo, sta venendo... |
Saverla |
Mamma mia... |
Michele |
State attenta. Io me ne vado perché sono un carattere impressionabile... Non lo contraddite, assecondatelo. (Esce). |
Luigi |
(raggiunge la signora Gallucci, che è terrorizzata) Signora Saveria, che risposta mi date ? Avete parlato con don Giovanni? |
Saveria |
(in preda al terrore) Si, si: ho parlato. |
Luigi |
E che ha detto ? |
Saveria |
Ah, ecco qua... |
Luigi |
Ho capito: ha detto di no... Lo sapevo! (Scattando) Sono proprio un disgraziato! |
Saveria |
(sollecita)No, no, calmatevi. Ha detto di si... acconsente. |
Luigi |
( meravigliato) Acconsente? |
Saveria |
si |
Luigi |
Scusate, Donna Sa ve', spieghiamoci bene: acconsente al matrimonio? |
Saverio |
Si. Ha detto: «Acconsento con gran piacere». |
Luigi |
E lui era tanto contrario, mi vedeva come il fumo agli occhi... com'è che ha fatto questo cambiamento? |
Saveria |
Ha detto : « Mi sono sbagliato : Luigi Strada diventerà un grande poeta, e ha il diritto d'essere preso in considerazione ». |
Luigi |
La poesia che ho detto dopo pranzo ha fatto effetto... Che gioia mi avete dato! Voi mi avete fatto l'uomo pili felice del mondo. Scusate, ma vi debbo baciare la mano. (E muove per avvicinarsi alla donna). |
Saveria |
(decisa)Non vi accostate. |
Luigi |
Volevo esprimervi la mia riconoscenza. |
Saveria |
Vi ringrazio, ma è meglio che restiamo voi al vostroposto io al mio. |
Luigi |
Come volete... (Intanto muove un passo verso la donna). |
Saveria |
(allunga fulmineamente il braccio verso Luigi come per fermarlo) Un momento! E Luigi si ferma. Mi hanno chiamata. |
Luigi |
Non mi sembra. |
Saveria |
Si, mi hanno chiamata. Permesso. (E se ne va affrettatamente e scompare dietro il primo uscio che ha potuto avere a portata di mano). |
Giovanni |
Ah, eccolo. (proveniente dal giardino, si rivolge alla figlia che lo segue)Devi stare vicino a me. Ricordati che non ti permetto nemmeno di scambiare una parola con quell'imbecille.(Scorgendo Luigi) |
Luigi |
(nel vedere Evelina col padre s'illumina, esclama convinto)Caro suocero! Cioè papà... E vi assicuro che un padre sarete per me. |
Giovanni |
rimane colpito da tanta impudenza. E voglio, prima di tutto, darvi un bacione. (Abbraccia e bacia Giovanni, che, come un automa, lo lascia fare) E adesso dovete permettermi di dare il primo bacetto a Evelina. (Non fa in tempo ad avvicinarsi alla ragazza che Giovanni lo ha già preso per il colletto). |
Giovanni |
Ma insomma, la vuoi finire? Mo' basta, mo'.„ (E gli assesta due sonori schiaffoni) Ogni pazienza ha il suo limite. |
Luigi |
Tu hai ragione che sei vecchio. |
Giovanni |
Non importa, posso darti soddisfazione anche fuori di casa Gallucci. |
Evelina |
(gridando verso le altre stanze) Aiuto! |
Sopraggiungono Saveria, Vincenzo e Attilio. |
|
Saveria |
Che succede? Correte... |
Evelina |
Saveria( nell'osservare la scena si rende conto dell'accaduto e allora interviene pronta, traendo in disparte Giovanni) No... no: lasciate stare! ( Raccoglie intorno a sé Evelina, Giovanni, Vincenzo e Attilio per confidare loro il segreto). Luigi, mezzo intontito, osserva il gruppetto dei cinque personaggi, meravigliandosi soprattutto del fatto che mentre Saveria parla, gli altri quattro sbarrano gli occhi e cominciano a squadrare lui, dalla testa ai piedi. Il malcapitato non si rende bene conto di essere lui stesso l'oggetto di quella misteriosa consultazione, ma capisce che qualche decisione strana stanno prendendo ai suoi danni, specialmente quando quei cinque si schierano serrati di fronte a lui, in atteggiamento di difesa. Segue un silenzio imbarazzante. Finalmente prende l'iniziativa Luigi, muovendo di qualche passo verso i cinque, azzardando un timido: Luigi Ma...i cinque scappano in un'altra stanza, chiudendo fulmineamente la porta alle loro spalle.Ma che succede? |
Nicola |
(entrando scorge Luigi seduto accanto al tavolo che preme il palmo della mano sull'occhio destro) Vi siete fatto male? |
Luigi |
Un poco, qui all'occhio. Ci vorrebbe un po' d'acqua corrente... |
Nicola |
C'è la fontana. |
Luigi |
Si', ma quattordici chilometri chi se li fa... |
Nicola |
Nossignore, la fontana sta qua, a due passi. |
Luigi |
Ma perché, in casa c'è l'acqua? |
Nicola |
E che, mancava l'acqua? Ci stanno quattro bagni padronali, due di servizio. Il giardiniere tiene a disposizione diciotto attacchi per la pompa... Ogni cinquanta metri c'è un attacco per innaffiare le piante. |
Luigi |
Sul serio ? |
Nicola |
La fontana sta proprio là. (Si avvia verso il giardino e si ferma sotto uno dei due grandi archi. Indicando un punto del giardino) Là, vedete? Girate a destra e subito troverete la fontana. |
Luigi |
(ripensando a quanto gli ha detto Michele in merito alla mancanza dell'acqua) Ma sono cose di nuovo genere. Io vado. (Esce in giardino). |
Teresa |
(compare, ansante e trafelata, sotto uno degli archi, riconosce Nicola e gli si avvicina) Nicola, Nicola... |
Nicola |
Buongiorno, signora Teresa. |
Teresa |
Scusa, sai se mio fratello è venuto qua? |
Nicola |
Si, è arrivato stamattina. La signora aspettava pure voi. |
Teresa |
Si, ma non ho potuto. Non dire a nessuno che sono arrivata. Voglio parlare con la signora soltanto. Chiamala, l'aspetto qua. (E siede, affranta, accanto a un pìccolo tavolo, intorno al quale vi sono divani e poltrone), |
Nicola |
Vado subito. (Esce). |
Luigi |
(tornando dalla fontana) Ma, mi sbaglio? Signora Teresa... |
Teresa |
Si, sono io. |
Luigi |
(premendosi un fazzoletto bagnato sull'occhio destro) Ci vedo cosi poco. |
Teresa |
Vi fa male l'occhio? |
Luigi |
Non ne parliamo. |
Teresa |
Un colpo d'aria? |
Luigi |
Ho preso due schiaffi da quel trappano di GiovanniAltamura, il vostro padrone di casa. |
Teresa |
Per il fatto di Evelina? |
Luigi |
Ma io gli faccio querela. E che? Cosi, impunemente, si schiaffeggia un tizio che ti rivolge una regolare richiesta. di matrimonio? Siamo in mezzo ai zulu! Se si gonfia, l'occhio, gli faccio querela. |
Teresa |
Ma questa è cosa da niente. |
Luigi |
Speriamo. A me l'occhio mi fa male. |
Saveria |
(dalla porta d'ingresso del salone da pranzo, chiamando) Teresa! |
Teresa |
(si alza e va incontro a Saveria) Cara, cara Saveria! Vi devo parlare di una cosa molto delicata. |
Saveria |
Si, ma è meglio che ce ne andiamo dentro. Qua c'è quel giovanotto, (Indica Luigi) È pazzo. |
Teresa |
Chi? |
Saveria |
(indicando ancora Luigi) Quello. |
Teresa |
E quello è Luigi Strada, l'ex inquilino mio. Chi vi ha dato questa informazione? |
Saveria |
Michele. |
Teresa |
Michele... (Avvicinandosi al tavolo accanto al quale siede Luigi) Signor Luigi, non vi dispiacete di quello che vi dico... |
Luigi |
Che c'è? |
Teresa |
Mio fratello ha detto a tutti quanti che voi siete pazzo. |
Luigi |
Voi che dite? Per quale motivo? |
Teresa |
(chiamando Saveria) Venite, non abbiate paura. Sedetevi tranquillamente... |
Saveria |
sì avvicina ai due, ma non siede.Il signore qua è stato mio inquilino... lo conosco bene. Un pazzo ci sta, ma non è lui... (Allude a Luigi) È proprio mio fratello. |
Saveria |
Michele ? |
Teresa |
(con profondo senso di rassegnato dolore) Eh, si! È inutile mantenere ancora il segreto, tanto sono convinta che Michele non potrà guarire più. È uscito ieri di casa senza dirmi niente. Torno dalla cucina e non lo trovo pili. Stanotte non si è ritirato. Potete immaginare la mia preoccupazione... Quello, ieri mattina è uscito dal manicomio. |
Luigi |
E lo fate venire qua? |
Teresa |
E che ne sapevo? Ho girato mezza Napoli per trovarlo... Perciò ho mancato all'Invito a pranzo. |
Luigi |
Ma è proprio pazzo? |
Teresa |
Ve lo sto dicendo. Non ho fatto sapere mai niente, sperando nella sua guarigione. |
Saveria |
Quanto mi dispiace! Adesso è necessario informare anche gli altri. (Rivolta a Teresa) Vieni, Tere'. |
Teresa |
(singhiozzando) Vengo.Le due donne escono. |
ì inni!ì> ri tavolo, ma non si sente sicuro. Guarda con evidente terrore in ogni due/zone, Si rende conto che da un attimo all'altro può sbucare il pazzo dal punto pni impensato. Si alza dal suo posto e comincia a perlustrare il salotto e a scrutare il giardino. Il giuoco mimico del personaggio si svilupperà in rapporto alle possibilità consentite dalla scenografia. Mentre Luigi apre e chiude le varie porte del salone, in cerca di Michele, vediamo comparire quest'ultimo sotto uno degli archi, usando tutti gli accorgimenti per non farsi scorgere. 11 pazzo si è servito di una variopinta tovaglia da giardino per farne un turbante indiano, e se l'è messo in testa. Reca un secchio pieno di radici secche, e piante indefinibili. Intanto Luigi, riassicurato, s'è seduto su un divano, di spalle al giardino. Dopo una breve pausa Michele appare alle spalle del divario, rimane un attimo in contemplazione dell'inconsapevole « vittima », poi si porta avanti e siede anche lui occupando il posto libero sul divano. Quando Luigi s'accorge della presenza di Michele, è già troppo tardi per darsela a gambe. D'altra parte non. lo potrebbe nemmeno, in quanto il terrore lo ha letteralmente pietrificato, e gli ha. tolto completamente la voce. Non può, perciò, nemmeno protestare o gridare... Dopo un breve, agghiacciante silenzio, Michele prende l'iniziativa. |
|
Michele |
Voi siete Michele Murò? |
Luigi conferma con un brevissimo cenno del capo. Io sono il professore Diomar Niczibei, indiano. Sono stato incaricato di portarvi nella mia clinica a Bombay, dove troveremo altri scienziati miei colleghi: uno svizzero, un tedesco, un francese e un cinese. Ci riuniamo per discutere insieme sul vostro caso e trarre dalla conclusione del consulto la vera diagnosi e la terapia da seguire. Coraggio, giovanotto, e seguitemi, non c'è tempo da perdere. I colleghi ci stanno aspettando. Venite. (Prende il braccio di Luigi e, garbatamente, lo invita ad alzarsi e a seguirlo). Luigi non batte ciglio. Come affascinato, esegue tutto ciò che il pazzo gli ordina. (Arrivati sulla soglia d'uno degli archi, Michele si ferma e indica a Luigi una carriola, chiedendogli gentilmente) Vogliamo prendere l'aereo? Luigi aderisce all'invito col solito cenno del capo. Prego Luigi s'accovaccia nella carriola. Bravo, cosi. (Porgendogli il secchio con le radici) Questo tenetelo voi... Io debbo pilotare l'apparecchio. Non abbiate paura, perché non sono serpenti velenosi. (Sistemando il secchio in grembo a Luigi, prende posto tra le due stanghe della carriola, apre le braccia per formare le ali dell'aereo) Le condizioni atmosferiche sono ottime, state tranquillo: sarà un volo piacevole.Voi non avete avvertito il decollo, non avvertirete nemmeno l'atterraggio. (Dopo poco afferma) Siamo arrivati. Scendete.Luigi scende dalla carriola.Ecco la mia clinica. (Indica un punto del salone) Venite. (Dalla carriola tira fuori utensili per il giardinaggio: una roncola, un ferro a punta per la semina, le forbici per la potatura e una pompa a stantuffo per spruzzare l'acqua sui fiori. Tutta questa roba egli la colloca sul tavolo, dov'è ancora stesa la bella tovaglia Manca orlala di pizzo, in funzione di ferri chirurgici Fatto questo, Michele s'inchina ossequioso a degli ipotetici personaggi) Illustri colleghi, vi saluto. (.Mostrando Luigi) Ecco il paziente. Sedetevi, giovanotto.( Luigi siede) Parlerò brevemente per illustrarvi, colleghi carissimi, il mio punto di vista sullo stato psichico del signor Michele. Non vi allarmate. Voiricercata nell'ostinata presa di posizione dell'umanità, che consiste nel fatto di voler ragionare ad ogni costo, a cavillare su qualunque argomento che riguarda il nostro precario e fuggevole soggiorno sulla terra. In altri termini : se l'umanità la smettesse di ragionare, naturalmente a scapito d'ogni propria libertà spirituale e materiale, voi sareste tra gli uomini un uomo normale. So che in Francia, come in Russia, in Germania, in Inghilterra, in Cina, la scienza ha raggiunto mete confortanti per curare i toccati. (Si ferma come se fosse stato interrotto da uno dei suoi colleghi e sì mette in ascolto con interesse. Quando « l'altro » ha esaurito il suo intervento, Michele riprende la parola per polemizzare con « lui ») No, no... In Francia, forse, caro collega... (Interviene il collega inglese per dichiararsi d’accordo con il primo) Pure in Inghilterra (c.s.) Pure in Germania? Ma mi permetto di dire... e vedo che il collega cinese non è d'accordocon tutti voi... che sono espedienti superati... Glischiaffoni coi guantoni di pelle imbottita, le doccegelate,l'insulina, eccetera, sono palliativi che non datanti mai la guarigione totale. Noi, in India, sottoponiamoil paziente a un trattamento drastico, è vero, ma eh dà dei risultati sorprendenti. Mi chiederete: in eh cosa consiste questa nuova terapia? È l'uovo di Ce lombo. È questione di sede. La sede del male, qua! è La testa. Possiamo noi asportare il male dalla testa No, non lo possiamo. Qual è dunque il metodo ci: stiamo praticando in India? È quello di isolare il mal nella sua stessa sede, e renderlo cosi inoffensivo ; rimanente del corpo umano : il taglio della testa, passiamo alla dimostrazione pratica della mia affermazione, (Si avvicina a Luigi e lo costrìnge con delicatezza a piegare il busto in avanti, fino a toccare con t guancia destra il piano della tavola) Bravo, cosi. Ne abbiate timore, perché non vi farò soffrire. (Freni la roncola e fa scorrere il pollice della mano sinistrasul taglio, per provarne l'efficienza). Luigi vorrebbe protestare, ma non se ne sente la forza. Il malcapitato è in preda a un tremito nervoso che gli ha paralizzato le membra in ogni possibilità di difesa istintiva. Michele ha sollevato la roncola all'altezza di quel collo e sta pervibrare il colpo, quando, fuori scena, lo raggiunge il grido di Teresa che ferma il gesto. |
|
Teresa |
(fuori scena) Michele! |
Michele |
(a quel richiamo, cambia repentinamente espressioneridiventando Michele, il fratello di Teresa, e s'illuminadi gioia ed e sciama) |
Teresa! |
(Prende per mano Luigi e, sempre brandendola roncola, raggiunge sua sorella che l"attendefuori oppresso da un incubo di un sogno terrificante. |
Teresa |
(con tono di voce fermo e vibrante) Che fai ? Metti via quell'arma. (E gli toglie di la roncola). |
Michele |
(lasciando libero Luigi) Quando sei arrivata? |
Teresa |
In questo momento. Ti sono venuta a prendere perché dobbiamo tornare a casa. |
Luigi |
s'è squagliato non appena s'è sentito libero, ed ora si trova a il fatto con tutti gli altri: Evelina,Giovanni, Vincenzo, Saveria, Attilio e Nicola il cameriere, che si trovano fermi sulla soglia della porta di ingresso al salone fin da quando Teresa, dall'arco, ha richiamato a sé il fratello. |
Michele |
Hai fatto bene a venire. Qua ci sta un pazzo. Tu capisci che io non posso stare a contatto suo. Mi si risvegliano certi ricordi... |
Teresa |
Ma è naturale. E perciò ti sono venuta a prendere. |
Michele |
Ce ne dobbiamo andare immediatamente. Aspettami qua. Saluto gli amici e torno. (S'avvia e si avvicina al gruppo degli altri che in questo momento si troveranno cosi disposti: schierati come in difesa, addossati alla parete disponibile del salone. Luigi nel vedere sopraggiungere Michele, si è rannicchiato in un angolino. La prima persona che Michele avvicina per salutare è Vincenzo) Scusatemi se me ne vado cosi, ma è necessario per me. Di nuovo auguri, e ci vediamo a Napoli. Caro Attilio, dico lo stesso pure a voi. E di nuovo tanti complimenti per la pace che avete fatto con vostro fratello. Cara Evelina, ci vedremo a Napoli. Don Giovanni, tante buone cose e a ben rivederci. Signora Saveria, omaggi devoti e complimenti per il pranzo squisito che ci avete offerto. (Scorgendo Luigi) Tu stai qua? Vattene al manicomio. Tu sei un pericolo per lasocietà. Tu puoi commettere qualunque sciocchezza perché sei un irresponsabile. La gente ha paura di te, hai capito? Gli amici, i parenti, la famiglia, ti possono compatire, ma poi si rassegnano e ti abbandonano... (Rivolgendosi a sua sorella che lo ha seguito durante la scena) Andiamo, Teresa. |
Teresa |
Si, andiamo. (Accomiatandosi da tutti gli altri) Di nuovo. (Prende sottobraccio Michele e s'avvia con lui verso il viale che porta all'uscita). |
Vincenzo |
(dopo una pausa di penoso silenzio) Pover'ommo! |
Attilio |
Sono cose che fanno rabbrividire. Ma chi l'avrebbe pensato mai... |
Giovanni |
M'è venuto il freddo addosso... (Va verso la sedia dov'è appoggiata la sua giacca e l'indossa) Che pena! |
Vincenzo |
(anche egli indossando la sua giacca) Misteri della natura... Attilio e Luigi hanno indossato anche loro le giacche, e tutti insieme I quattro uomini si accorgono che dalle giacche mancano tutti i bottoni. La constatazione lì lascia perplessi e incuriositi... |
Cala la tela.