Ditegli sempre di si

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ATTO PRIMO

Gracias-.


Atto primo

In casa della vedova Lo Giudice. Mobilia semplice, un salottino della media borghesianapoletana; un gran balcone ad angolo della scena a sinistra. Dal centro pende un vaso grezzo di terracotta con una pianta da camera. Nel mezzo in fondo vi sarà un divano letto. In fondo a destra una porta, e un'altra a sinistra. All'alzarsi del sipario il divano letto ha funzionato da letto ed è in disordine;accanto ad esso, una sedia con sopra cuscini in seta di colori diversi. Alle pareti qualche quadro, qualche fotografia, nel mentreChecchina, la cameriera, sta rifacendo il letto.

Teresa

(DA DIETRO LE QUINTE) Checchina!(ENTRA E SCORGENDOLA, CHIAMA ANCORA UNA VOLTA) Checchina!

Checchina

Sono qua.

Teresa

Checchina!

Checchina

Eccomi!

Teresa

Sei ancora a questo punto? È possibile che all'una meno un quarto non hai ancora messo in ordine il soggiorno?

Checchina

Signò, ieri sera sono andata a letto che era mezzanotte passata.

Teresa

E perché?

Checchina

Quando è tornato il signor Luigi, allora mi sono coricata. Ecco perché ho fatto un poco tardi stamattina.

Teresa

Non si può andare avanti cosi... non puoi dormire qua... E non posso nemmeno pretendere che un inquilino modifichi le sue abitudini, perché io non tengo il posto per far dormire la cameriera... Il signor Luigi mi può rispondere: «Voi mi avete affittato la stanza, e io sono padrone di rientrare quando mi pare e piace».

Campanello d'ingresso.

Teresa

Va, va ad aprire.

Checchina

Sissignora.(ESCE PER APRIRE LA PORTA E RIENTRANDO SEGUITO DA DON GIOVANNI) Signora, è venuto il signor Giovanni.

Don Giovanni

Buongiorno Signora Teresa.

Teresa

Oh, meno male.(RIVOLTA A DON GIOVANNI) Accomodatevi.

Don Giovanni

Grazie. (CHECCHINA ESCE)

Teresa

Mi dovete scusare... Non vi avrei incomodato, ma l'inquilino del secondo piano si lamenta perché il tubo dell'acqua si è rotto e ha bagnato tutto il muro. Venite a vedere. (LO CONDUCE AL BALCONE E GLI MOSTRA L’AVARIA)

Don Giovanni

Questa è una sciocchezza da niente... (RIENTRANDO DAL BALCONE). In giornata vi mando l'operaio. Vi serve altro? Qualunque riparazione o miglioramento, potete disporre di me liberamente.

Teresa

Grazie, siete troppo buono.

Don Giovanni

È dovere, (SORRIDENDO) abitate in questa mia proprietà da diciotto anni. Sapete quanta stima avevo per la buon'anima di vostro marito, e quella che ho per voi. Siamo vicini di casa... vi ripeto, qualunque cosa, a vostra disposizione.

Teresa

Grazie, grazie molte… (VANNO VERSO LA COMUNE, QUANDO LA PORTA DELLA STANZA DI DESTRA SI APRE, ESCE LUIGI)


Luigi

Buongiorno, Signora Teresa, caro Don Giovanni...

Don Giovanni

(INFASTIDITO DA QUEL TONO CONFIDENZIALE, RISPONDE FREDDAMENTE) Buongiorno, buongiorno.



Luigi

E vostra figlia?

Don Giovanni

(OFFENSIVO) E vostra madre?

Luigi

E che c’entra mia madre?

Don Giovanni

(ALLUSIVO) C'entra... Pensateci bene e vedrete che c'entra!(RIVOLGENDOSI A TERESA)  Lui conosce il mio pensiero in proposito. Non è la prima volta che ci siamo urtati su questo punto, e con una faccia tosta domanda: «E vostra figlia?»

Luigi

È stata una domanda innocente... Non mi aggredite.

Don Giovanni

Giovanotto, vi ho avvertito un miliardo di volte, que­sta è l'ultima: lasciate stare mia figlia. Non la guardate nemmeno... «Uomo avvisato, mezzo salvato».

Campanello d'ingresso.

Checchina

(ENTRANDO SEGUITO DALLADOTTORESSASSA CROCE) Ladottoressa.

Teresa

(ANDANDOGLI INCONTRO) Carissimadottoressa...

Croce

Buongiorno.

Teresa

Buongiorno dottoressa... (PRESENTANDOGLI DON GIOVANNI ALTAMURA) Il mio padrone di casa, il mio inquilino.

Don Giovanni

Altamura.

Croce

Croce.

Luigi

Strada. (PAUSA) Il poeta Strada,e pensare che anch’io ho studiato medicina.

Croce

Si?

Luigi

Mio padre era medico. Io ho fatto fino al secondo anno di medicina... ma poi il teatro...

Croce

Siete attore?

Luigi

Si e no. Lasciai la medicina per dedicarmi al teatro, ma non fu mai possibile “sfondare”. Recitai da dilettante fino a quando era vivo mio padre... ho fatto pure il generico in diverse compagnie di professionisti, ma guadagnavo poco. Cosi lasciai il teatro per dedicarmi alla letteratura…

Croce

Siete scrittore?

Luigi

Si e no (SEGUITO DA DON GIOVANNIE TERESACON FARE IRONICO). Voglio dire che non sono riuscito ancora a far pubblicare le mie poesie. Appena sarà in vendita il volume, faccio soldi e mi darò al teatro un'altra volta. La strada mia è quella... sento che devo insistere.

Croce

Ah si?

Luigi

Sapete che cosa è veramente difficile per un attore?

Croce

Veramente no...

Luigi

Ridere o piangere sulla scena. Quando un attore riesce a perfezionarsi nel pianto e nel riso, può dire di essere diventato qualche cosa di buono. Io, per esempio, sentite come rido…

Croce

Quando, adesso?

Luigi

Cinque minuti soltanto... voglio darvi un piccolo saggio. Eh, quando si dice, si ride…Ci sono diversi modi di ridere. C'è la risata dell'uomo tranquillo, beato, ottimista.  Colui, il quale vede il mondo color di rosa... e ride presso a poco così…ma prego dottoressa accomodatevi!(SIEDENO AL TAVOLO)…

Croce

Ma io veramente non ho tempo…


Luigi

Un minuto soltanto dottoressa...




Teresa

Abbiate pazienza dottorè…

Croce

Se si tratta di pochissimi minuti... (SIEDE)


Luigi

Cosa vi costa,è solo per un piccolissimo giudizio… (PAUSA) Dunque, la risata dell’uomo ottimista, (RIDE INTERPRETANDO LA RISATA OTTIMISTA).  Poi c'è la risata ironica, si, la risata di chi prende in giro l'umanità... (RIDE IRONICAMENTE GUARDANDO DON GIOVANNI). La risata amara... la risata di colui, il quale si macera dentro (RIDE CON AMAREZZA). La risata dell'idiota... (RIDE DA IDIOTA).

Don Giovanni

A risata sua…

Luigi

(CONTINUA A RIDERE DA IDIOTA)

Croce

(PER NIENTE CONVINTO) Bravo, veramente bravo.

Luigi

E adesso vediamo se riesco a commuovervi con il pianto.

Teresa

Maladottoressa non può perdere tempo.

Luigi

Un momento solo, vi prego Signora. Ladottoressa è una persona molto intelligente. Io ci tengo al suo giudizio. Dunquedottoressa, c'è chi lo fa con la cipolla…

Croce

Con la cipolla?

Luigi

Molti attori... attori gigioni dell'ottocento... nascondevano la mezza cipolla nel fazzoletto e al momento opportuno provocavano l'arrossamento degli occhi e le lacrime... erano mezzucci dottorè, invece io piango con le lacrime vere.

Croce

Ah veramente?

Luigi

Ho bisogno solamente di qualche attimo di raccoglimento (INVITA AL SILENZIO E SI COPRE IL VOLTO CON LE MANI PER CONCENTRARSI).

Croce

(UN TEMPO) Siccome ho fretta...

Luigi

No, per favore... Se parlate rompete l'incanto.(PROVA A CONCENTRARSI, MA SENZA SUCCESSO) E io, faccio uno sforzo... (PAUSA) Non so che cos’è, ma oggi non mi viene…

Don Giovanni

Se non vi viene se ne parla un’altra volta.

Luigi

Devo pensare a cose tristi. Si… dunque…Sono un povero infelice... senza madre... senza padre... non ho i soldi per pagare la padrona di casa...

Teresa

E no! A me mi dovete pagare. Don Luigi non mettiamo questo discorso in mezzo.

Luigi

Vi pago, si signora, vi pago, ma ora lasciatemi fare per favore…Scusate ma se m’interrompete… Allora…Non ho i soldi per pagare la padrona di casa…

Teresa

Un’altra volta…

Luigi

Ma io veramente non ce l’ho… (TEMPO), la miseria, la guerra... gli ospedali (INIZIA A PIANGERE, POI RIVOLTO ALLADOTTORESSA) Arriva, arriva dottorè… (SI RACCOGLIE DI NUOVO IN SE) gli ergastolani... i poveri neri... (ORA PIANGE DISPERATAMENTE, DI COLPO MUTA ESPRESSIONE E SORRIDENDO CHIEDE SODDISFATTO) Che ve ne pare?

Croce

Bravo, bravissimo, veramente bravo (FA PER ALZARSI).

Teresa

Don Luigi, la colazione vostra sta dentro la cucina.

Luigi

Vado. Capisco... Sono importuno. Dottoressa, perdona­temi se ho rubato dieci minuti al vostro tempo prezioso.

Croce

Niente affatto... complimenti.

Don Giovanni

Signora Teresa, vi saluto. Ossequi, dottoressa.

Luigi

(RICONCORRENDO DON GIOVANNI CHE STA PER USCIRE) Signor Giovanni.

Don Giovanni

(APRENDO LA PORTA) Che c'è?

Luigi

Dite la verità: vi ho commosso?


Don Giovanni

Fate pietà!



Luigi

Sono un grande attore.


Don Giovanni

Siete un pazzo!

Luigi

Un salutino a vostra figlia Evelina.

Don Giovanni

Non scherzate col fuoco.

Luigi

Voi mi volete bene, io lo so (MANDA UN BACIO).

Don Giovanni

Non v'illudete. (ESCE, SEGUITO SOLLECITAMENTE DA LUIGI).

Croce

(E’ STATA FATTA ACCOMODARE DA TERESA AL TAVOLO PRESSO IL BALCONE ED HA INGAGGIATO CON LA STESSA UNA CONVERSAZIONE INTIMA. LA PRIMA BATTUTA E’ DETTA SOTTOVOCE, NON APPENA GLI ALTRI DUE SONO USCITI DALLA STANZA, PER EVITARE CHE POSSANO SENTIRE, POI CONTINUA CON TONO NORMALE)Riceveste il mio biglietto?

Teresa

Si dottoressa.

Croce

Vi davo una speranza. Oggi vi do la certezza. Dopo l'ultimo consulto, tutti i medici furono d'accordo che Michele, vostro fratello, è in grado di lasciare il mani­comio.

Teresa

È stata una grazia. E quando viene?

Croce

Aspetta me. Sta nel caffè all'angolo con un mio colle­ga. Sono salita prima io per avvertirvi di diverse cose. Vostro fratello è guarito, ma intendiamoci...guarito fino a un certo punto.

La sua non è mai stata una pazzia sfrenata, ma solo uno squilibrio mentale di natura ereditaria. In dodici mesi, posso dire che si è alquanto calmato... non più scatti come per il passato...

Teresa

Non ne parliamo dottoressa, non ne parliamo!

Croce

Le cure assidue gli hanno fatto bene, lo hanno migliorato notevolmente... Ma mai una persona normale vi restituisco... La scienza non può fare miracoli. Voi mi pregaste di interessarmi per farlo tornare a casa e io ci sono riuscita. Pensate però che adesso vostro fratello rimane sotto la vostra completa responsabilità.

Teresa

Sono sola, vedova... non devo dare conto a nessuno... Mi dedicherò completamente a lui.

Croce

Trattatelo con dolcezza, accontentatelo il più possibile, e vedrete che vivrà tranquillo e senza darvi grattacapi.

Teresa

Ma certo.

Croce

Allora vado.

Teresa

Si.

Croce

Tra dieci minuti sarò di ritorno con vostro fratello (SI ALZA E SI AVVIA ALLA PORTA, SEGUENDO TERESA CHE GLI FA STRADA).

Teresa

Arrivedercidottoressa, e grazie di tutto.

Croce

A fra poco.

Teresa

(AGITATA) Checchina!

Checchina

Eccomi, signora. (RIENTRANDO)

Teresa

Vieni, andiamo in camera di mio fratello. Voglio apri­re la finestra... deve entrare l'aria... la luce!

Checchina

Là c'è un disordine che non potete immaginare!

Teresa

Lo so, ma adesso è finita. Togli tutta la roba del signor Luigi, gliela metti in valigia e la porti fuori, poi fai una bella pulizia, metti la biancheria pulita... Quella è la camera di mio fratello, che torna oggi da un viaggio che ha fatto, e si deve riposare.

Checchina

E il signor Luigi dove dorme?

Teresa

Dove vuole lui. Se ne va. Quando gli affittai la stanza, questo fu il patto: «Quando torna mio fratello, ve ne dovete andare». Fai quello che ti ho detto, non perdere tempo.

Checchina

Va bene.



Teresa

Vieni, ti do le lenzuola pulite.


Luigi

(ENTRANDO) Signora Teresa, invece di uscire, ho pensato di andarmene in camera mia e di mettermi a scrivere. Mi è venuto l'estro... Un'idea magnifica. Appena, ho scritto la poesia, gliela faccio leggere (FA PER ANDARE VERSO LA SUA CAMERA).


Teresa

Signor Luigi, per piacere, datemi la chiave di casa.

Luigi

Ah, finalmente vi sietedecisa a farne fare un doppione. Era diventata, una schiavitù: io la davo alla cameriera, la cameriera la dava a voi, voi la passavate a me... Anzi, vi consiglio di farne fare tre esemplari, cosi stiamo tranquilli tutti quanti (CONSEGNA LE CHIAVI A TERESA).

Teresa

Voi mi dovete quindici giorni di pigione arretrata...

Luigi

Non ho potuto... Ma appena mi arriva il vaglia dall'editore...

Teresa

(SORRIDENDO, LO INTERROMPE) Certo, certo, poi siccome arriva mio fratello Michele...

Luigi

Ah bene, arriva vostro fratello. Sono contento per voi.

Teresa

Mi pagate i quindici giorni di pigione e ve ne andate oggi stesso, perché la camera serve a lui.(RIVOLTA A CHECCHINA) Fa il piacere, prendile tu le lenzuola pulite.

Checchina

Si, signora. (ESCE).

Luigi

Signora Teresa, e io dove vado?

Teresa

(ENERGICA) Questo fu il patto! Non puntate i piedi perché è inutile! Arriva mio fratello, non arriva un estraneo.

Luigi

Signora, siamo tutti fratelli.

Teresa

Questa è una battuta più o meno spiritosa... ma la realtà è un'altra.

Luigi

La realtà è che mi avete tenuto in casa fino a che vi ha fatto comodo il mensile di Luigi Strada.

Teresa

Pure la casa mia vi ha fatto comodo!

Luigi

Più a voi che a me. Perché quando non ho mangiato in casa, non vi ho mai chiesto di detrarre dalla retta il prezzo di un pasto o di una colazione. (NEL MENTRE, CHECCHINA ATTRAVERSA IL SOGGIORNO CON LE BRACCIA PIENE DI BIANCHERIA PULITA ED ENTRA NELLA CAMERA)

Teresa

Quando la spesa è fatta, non si può buttare via il man­giare, perché a voi vi è venuto il capriccio di mangiare fuori.

Luigi

Signora, in questa casa non si butta mai niente.  Quan­do lo volete sapere: mi sono morto di fame.

Teresa

(OFFESA) Veramente...

Luigi

Si... Mi avete abboffato di scatole di salmone, minestroni e insalate.

Teresa

E voi con 350 lire al giorno, volevate i filetti?

Luigi

Perché le 350 lire mie dovevano sfamare tutta la fa­miglia.

Checchina

(ENTRA CON I LIBRI E INVOLTI CHE DEPONE ACCANTO A LUIGI) Quella stanza stava sempre chiusa, non riuscivo mai a fare le pulizie come si conviene.

Teresa

Adesso è finita. Adesso devi aprire le finestre ogni mat­tina per fare entrare l'aria, il sole. Per ora si devono battere i materassi, poi si spostano i mobili e si fa un bel lavaggio con soda e varechina... e una bombola d'insetticida... quella bella grande, gigante... la spruzzi sulla rete del letto. (CHECCHINA LASCIA I LIBRI E ESCE)

Luigi

(RISENTITO DELLA DISCUSSIONE) Signora, ma che gigante... che insetticida... Ma che ci stava il coleroso là dentro?

Teresa

Ci stava, un signore che dormiva di giorno e vegliava di notte.



Luigi

Vegliava perché scriveva, componeva...



Teresa

Fumava! Le pareti si sono impregnate di fumo fumato.

Checchina

(RIENTRANDO NEL SOGGIORNO, PORTA GLI EFFETTI PERSONALI DI LUIGI E LA VALIGIA, COLLOCANDO OGNI COSA ACCANTO AL PROPRIETARIO) Questa è roba vostra... abbiate pazienza, ma i patti sono patti.

Luigi

Be', io vedo se trovo qualche amico che mi fa il piacere di ospitarmi... Vuol dire che la valigia me la vengo a prendere più tardi... Uno si vede in mezzo alla strada da un momento all'altro... senza fuoco e senza tetto... nell'incertezza di trovare un giaciglio. (SI COMMUOVE E INIZIA QUASI A PIANGERE).

Checchina

Non fate cosi... vi abbiamo voluto bene come a un figlio.

Luigi

(ASCIUGANDOSI LE LACRIME E SOFFIANDOSI RIPETUTAMENTE IL NASO) Non è colpa vostra... è il mio destino, è la mia cattiva stella che mi vuole perduto ad ogni costo. (APPALLOTOLA IL FAZZOLETTO TRA LE MANI NERVOSAMENTE)

Teresa

(CON TONO MATERNO) Non esagerate.

Checchina

Siete giovane...

Luigi

(SEMPRE PIU’ COMMOSSO E CON VOCE ROTTA DAL PIANTO) Non ho nessuno per me. Questo succede quando si perdonoi genitori. Sono stato forte, ho sfidato gli eventi avversi... ma si cade affranti di fronte alla ine­luttabilità di un fato così crudele.(SOPRAFFATTO DA UN IRREFRENABILE SCOPPIO DI PIANTO SI ACCASCIA SULLA SEDIA, SINGHIOZZANDO) Mi manca la vita, mi mancal'aria... Soffoco...

Teresa

(SOCCORRENDO LUIGI ASSIEME A CHECCHINA) Calmatevi.

Checchina

Fate piangere pure a me. (SI COMMUOVE SINCERAMENTE, VERSANDO QUALCHE LACRIMA).

Luigi

(CONTINUA A PIANGERE DIROTTAMENTE, FINO A TRASCINARE LE DUE DONNE NELLA STESSA DISPERAZIONE. QUANDO SI ACCORGE CHE LA SUA FINZIONE DI ATTORE HA RAGGIUNTO L’EFFETTO DESIDERATO, FULMINEAMENTE SI ILLUMINA DI GIOIA E GRIDA VITTORIA) Bene! Avete creduto al mio pianto, invece siete state trascinate in una finzione scenica. È stato l'artista che ha voluto dare un saggio dell'arte sua. (LE DUE DONNE RIMANGONO DELUSE E INCURIOSITE) Oh, potenza divina dell'arte del fingere! Oh, invidia­bile forza del dire e del porgere, che affascina e vince le masse! Figuratevi se mi posso preoccupare del fatto che stanotte non ho dove andare a dormire... ho per­duto la camera? E che me ne importa! L'artista non deve avere una casa. Stanotte non ho dove andare a dormire? Io rido, risata grassa, ah, ah, ah! (RISATA GRASSA) Non so dove andare a dormire? E che me ne importa, io rido... risata indifferente, Ah, ah, ah (RISATA INDIFFERENTE) Ah, ah! (RIDENDO ESCE DI SCENA)

Checchina

Ma che tipo questo Luigi Strada.

Teresa

Non ci pensiamo più. Si deve preparare qualche altracosa per il pranzo.

Checchina

A quest'ora?

Teresa

Non sapevo che sarebbe tornato mio fratello. Il brodo lo conserviamo per domani, gli spaghetti in casa ci sono... Una scatola di pelati ci sta?

Checchina

Ce ne stanno due.

Teresa

Benissimo. E apri pure una scatola di salmone. 

Campanello d'ingresso.

Checchina

Il campanello, vado ad aprire… (FA PER ANDARE)


Teresa

Vado io, tu comincia a preparare…(VIA AD APRIRE LA PORTA)



Michele

(ENTRANO LADOTTORESSA E MICHELE, QUEST'ULTIMO RIMANE FERMO, SBALORDITO DI RITROVARSI, FINALMENTE A CASA. RAGGIANTE DI GIOIA, APRE LE BRACCIA COME PER MOSTRARSI TUTTO INTERO A SUA SORELLA. AL CONTRARIODEL CONTROLLO CONTINUO CHE ESERCITA SUL TONO DI VOCE, SONO EVIDENTI SUL SUO VOLTO PATITO, I SEGNI DEL MALE CHE NON PERDONA. INDOSSA UN ABITO QUASI NUOVO, CHE PERO’ GLI STA UN TANTINO LARGO, DOPO UN ATTIMO DI PAUSA, DURANTE LA QUALE I SUOI OCCHI FEBBRILI SI SONO FERMATI IN QUELLI ALTRETTANDO DILATATI DELLA SORELLA, ESCLAMA)Teresì, Teresì.

Teresa

Michè! (SI GETTANO UNO NELL’ABBRACCIO DELL’ALTRO)

Michele

(TERESA SI LASCIA ALLA COMMOZIONE) Teresì e tu piangi? Invece di stare allegra... contenta di avermi rivisto finalmente guarito, sano, forte come prima...

Croce

È pianto di gioia.

Michele

Certamente. Fa gli onori di casa và...

Teresa

Si, si...

Michele

Un'altro abbraccio và, che piacere, che piacere...

Teresa

Michè...

Michele

Non le offri niente alladottoressa? Falla sedere, che so...

Teresa

Si. Una buona tazza di caffè... Checchina! Checchina!

Croce

No, grazie. Vi lascio, ho tante cose da fare. Arrivederci, signora. Ciao Michele. Ti auguro di non avere più bisogno di me. Ricordati tutte le raccomandazioni e non dimenticare di prendere le gocce ogni mattina.

Teresa

Non dubitate, dottoressa: ci penserò io.

Michele

Non vi preoccupate dottorè, ci sta mia sorella... (A TERESA) Lei più che unadottoressa, è stataunsorella per come mi ha seguito, curato...

Croce

Ho fatto quanto era nelle mie possibilità.

Teresa

Ma nemmeno una tazza di caffè... Checchina,Checchina!

Croce

L'ho preso adesso al bar... vi ringrazio.

Michele

Si si, lo ha preso, ho visto io, lo ha preso. Però… uno di questi giorni, magari domenica prossima, ladottoressa deve venire a pranzo da noi.

Teresa

Certamente.

Croce

Ci telefoneremo. Se ho tempo, ve lo farò sapere.

Michele

Ci telefoneremo. Se avete tempo ci farete sapere.

Croce

Di nuovo, arrivederci. Ciao Michele.

Teresa

Grazie di tutto. (MUOVONO TUTTI INSIEME VERSO LA COMUNE)

Michele

Accompagna ladottoressa.

Croce

State comodi... conosco la strada. (FA PER ANDARSENE SEGUITO DA I DUE)

Teresa/Michele

Di nuovo.

Michele

(TENENDO MICHELE SOTTO AL BRACCIO, VANNO IN GIRO PER LA CASA) Questa è la vita! Eh, che ci vuoi fare. Tutto preciso, uguale, che bella cosa. Un anno di manicomio... e che si scherza? Addio amicizie... affari, commercio... divertimento, famiglia, tutto. Quelle ventate che da un momento all'altro si abbattono sulle famiglie... (SI GUARDA INTORNO ATTENTAMENTE MENTRE TERESA ALLE SUE SPALLE CONTINUA A GIRARE PER LA STANZA) Teresì... Teresina!

Teresa

Michè?! (ALLE SPALLE DI MICHELE)


Michele

Eh, tu giravi. (CON FARE DIVERTITO)



Teresa

Mi gira un pò la testa.

Michele

Eh non ti ho visto più. No... io guardavo intorno... Ma tu hai cambiato tutta la disposizione della casa... Questa era la camera da letto.

Teresa

Ti ricordi? (TENERAMENTE CHIEDE)

Michele

Come non mi ricordo? Questo il balcone. Era la tua camera da letto, con tuo marito, la buon'anima.

Teresa

Buon'anima.

Michele

E questo divano letto stava in camera mia, e qualche volta si faceva letto per quando veniva qualcuno. La stessa stoffa... La camera mia, quella. (FA UN CENNO VERSO LA SUA CAMERA).

Teresa

Ti ricordi pure qual era la camera tua?

Michele

Si capisce che mi ricordo. Tutto... mi ricordo tutto! Quante volte l'ho sospirata questa camera.Ma perché hai fatto questo cambiamento?

Teresa

Per bisogno, Michele mio. Mio marito morto... tu poco bene... La tua camera l'affittai per avere un aiuto sul mensile alla fine del mese... Mi sono arrangiata alla meglio.

Michele

Te la sei vista brutta?

Teresa

Non ne parliamo.

Michele

E già, perché noi stiamo un poco disperati. (TERESA CONFERMA CHINANDO GLI OCCHI IN SEGNO DI RASSEGNAZIONE) No. Questo me lo ricordo... pure prima... mi ricordo. Ma ora è finita eh! Adesso, però ci dobbiamo rifare: riprendo gli affari, ricomincio ad ingranare, riprendo io le redini e ci vai bene anche tu!

Teresa

Bravo. Siediti e parliamo seriamente. (SIEDONO)

Michele

Bene. Anche io ti devo parlare.

Teresa

Adesso parliamo eh... Dunque, adesso io e te siamo tutta la famiglia.

Michele

Sono morti tutti quanti... (CON FARE QUASI DIVERTITO MA MALINCONICO)

Teresa

Tu sai che dispiacere fu per me quando, per le stravaganze che facevi, fui costretta a farti ricoverare al manicomio...

Michele

(SENSIBILE AL RICORDO) No, Teresì, se vogliamo andare d'accordo, non mi devi parlare più del passato. Quello è un luogo di pene. Per carità... è proprio la parola in se stessa che mi urta il sistema nervoso. Non lo nominiamo, sorvoliamo. (NOMINA MANICOMIO SONORAMENTE SEGUITO POI DA TERESA AD IMITARLO)

Teresa

È giusto. Sorvoliamo. Adesso, fortunatamente, sei guarito... ladottoressa, prima di venire tu, proprio questo mi ha detto.

Michele

Si... l'ha detto.

Teresa

Si, l'ha detto.

Michele

Sono guarito perfettamente (PRECISANDOLO).

Teresa

Per tutto il tempo che sei stato... (VORREBBE DIRE «MANICOMIO», MA NON OSA).

Michele

Non lo nominiamo... sorvoliamo...

Teresa

Si, si... per tutto il tempo che sei stato… al...

Michele

(LA INTERROMPE MUGUGNANDO) mhuhuh…

Teresa

(RICALCANDO IL MUGUGNIO DEL FRATELLO) Io non ho fatto sapere niente a nessuno. Tutti quanti sanno che tu hai viaggiato per affari che riguardano il tuo commercio. La stessa cosa devi dire tu. Sarebbe pregiudizievole per te, per il tuo lavoro.




Michele

Certamente. Vuoi sapere la verità? La preoccupazione mia è stata sempre quella di credere che tu avessi detto qualcosa. Bastava la confidenza a un'amica... Il pettegolezzo... La voce passa e ti saluto. Tu sai la fiducia che godevo nell'ambiente dei gioiellieri... commerciante di brillanti... Che si scherza? Non mi affiderebbero più nemmeno un grammo di merce. E tu non hai detto niente?

Teresa

Mai... Ti pare?

Michele

Quanto ti devo... (SI SCAMBIANO UNO SGUARDO AFFETTUOSO PIENO DI RECIPROCA COMPRENSIONE) Ho intenzione di rimettermi in attività, riprendere gli affari. Mo scriviamo una bella lettera circolare, faccio una carta intestata, la mando a tutti i clienti. Eh, ci dobbiamo dare da fare... Ma per la mia vera tranquillità... mi voglio ammogliare.

Teresa

Benissimo! (DIVERTITA)

Michele

Perché vedi... io ho pensato bene sul mio caso. Perché adesso ragiono meglio di prima. Tu ti ricordi come divagavo da un argomento all'altro e come perdevo il filo del discorso?

Teresa

Come no...

Michele

Invece adesso sono di una coerenza straordinaria. Sarà stato l'organismo che ha reagito... mi si è sviluppato un ragionamento... Terè, io seziono il capello.

Teresa

Veramente?

Michele

Ragiono proprio bene, sono guarito completamente, mi sento bene... Allora ho pensato bene al mio caso. Teresa, io ho bisogno di una vita ordinata, serena... Se mi sposo, vivo tranquillo e non ci sarà più pericolo di una ricaduta.

Teresa

A questo ci ho pensato io, aspetta. (SI ALZA)

Michele

Dove vai?

Teresa

Checchina?Checchina! Checchina!

Checchina

(ENTRANDO) Signora?

Teresa

Devi andare un momento a fianco...

Checchina

Dal padrone di casa?

Teresa

Si. Devi chiedere della signorina Evelina, la figlia.

Checchina

Vado subito. (ESCE)

Teresa

(RIAVVICINANDOSI AL FRATELLO) Ti stavo dicendo che alla tua sistemazione ci ho pensato io. Ti ricordi del nostro padrone di casa?

Michele

(PENSIEROSO) Don Giovanni Altamura.

Teresa

Bravo. E la figlia?

Michele

(CON LA STESSA PRONTEZZA DI PRIMA) Evelina!

Teresa

Bene.(SODDISFATTA DI QUELLA PROVA D’INTELLIGENZA IMMEDIATA) Sei proprio guarito. La ragazza ha sempre domandato di te. Il padre ha una buona posizione finanziaria, è vedovo... non avresti nemmeno la noia di una suocera.

Michele

Ma guarda come si coincidono le idee alle volte, se vuoi sapere la verità, io proprio di Evelina ti volevo parlare. Fra me e lei c'è sempre stata una simpatia.

Teresa

Veramente?

Michele

Ci cercavamo... Spesso l'aspettavo giù al portone... l'accompagnavo a fare la spesa... E ha sempre domandato di me?

Teresa

Sempre.

Michele

Mi fa piacere.


Teresa

L'ho fatta chiamare, fra poco arriva.

Michele

E ci vuoi parlare adesso?


Teresa

E perché no? La tua sistemazione mi sta molto a cuore.



Michele

Eh le cose tue svelte, svelte… brava, brava, mi fa piacere, mi fa piacere. E tu?

Teresa

Cosa?

Michele

Dico… vuoi rimanere vedova? No perchè, guarda come fila il ragionamento... Se io mi ammoglio tu resti sola...

Teresa

(PUDICA) E che fa...

Michele

Durante questo periodo che sono stato lontano, c'è stata qualche richiesta?... (SCHERZOSO) Un pretendente?

Teresa

(C.S.) No... per me la sistemazione è un poco difficile. Ci vorrebbe un uomo di mezza età... una persona seria.

Michele

Ma naturale! Un giovane non te lo consiglierei. Ci vorrebbe un uomo fatto, con una posizione ben definita.

Teresa

Sul tipo di Don Giovanni, il padre di Evelina... dovrebbe essere pure un uomo gradevole... Allora lo farei volentieri. (RIFLETTENDO E AMMETTENDO POI) Eh, si... un Don Giovanni Altamura.

Checchina

(ENTRANDO) La signorina Evelina.

Teresa

Fai entrare. (CHECCHINA VA VIA, TERESA SI RIVOLGE AL FRATELLO) Vi lascio soli, così tu ci parli e vi mettete d'accordo... Se la ragazza è contenta, parleremo con Don Giovanni. 

Michele

Per prima cosa dobbiamo parlare con lui.

Teresa

(NEL MENTRE E’ ENTRATA EVELINA E TERESA LE VA INCONTRO CON LE MANI TESE) Evelina cara...

Evelina

Signora Teresa...

Teresa

Guarda chi ci sta qua!?

Michele

Ben trovata, signorina.

Evelina

Finalmente siete tornato.

Michele

…dieci, dodici minuti fa.

Teresa

Si, un quarto d'ora.

Michele

Bhè, diciassette minuti, diciotto!

Evelina

Vabhè da poco...

Teresa

Ti ho mandato a chiamare perché... (UN ATTIMO DI ESITAZIONE) ma forse è meglio che ti spiega tutto mio fratello Michele, tu poi parli con papà, e mi farai sapere la risposta. Vi lascio soli, Michè è meglio che ci parli tu.

Michele

Allora ci parlo io.

Teresa

È meglio… permesso, io vado di là (ESCE).

Michele

Accomodatevi signorina, è casa vostra (SEGGONO). Cara Evelina, cercherò di stringere subito l'argomento senza ricorrere a parole inutili e frasi fatte. Ecco qua, Teresa non avrà avuto il coraggio di parlare... questo è più che concepibile. In breve, mia sorella Teresa vorrebbe sposare vostro padre.

Evelina

(CADENDO DALLE NUVOLE) Papà?

Michele

Si, non credo che troviate delle difficoltà. Mia sorella Teresa è buona come il pane. Voi specialmente trovereste in lei una seconda madre.

Evelina

Va bene, ma io che c'entro... Questo è un fatto che riguarda mio padre. Lo dite a me?



Michele

Ci dovete parlare voi… Non voglio creare malumori nella vostra famiglia... Ho voluto parlare prima con voi... Vedete come fila il ragionamento? Ho pensato: «E se la signorina Evelina non ha piacere che il padre si risposi?»


Evelina

Ho capito... per delicatezza.


Michele

Che vi posso dire... ci dobbiamo mettere d'accordo io e voi... facciamo in modo che questo matrimonio avvenga... Povera Teresa... Ha preso una vera «cotta» per vostro padre.

Evelina

Veramente? Non me ne sono mai accorta.

Michele

Non lo dava a sembrare. Si rodeva dentro. Io sono il fratello maggiore e debbo pensare seriamente a lei. Teresa non è una bambina, all'età sua può essere pericolosa una passione di quel genere. Poco fa ha messo sotto sopra una casa, una crisi... piangeva, si disperava...

Evelina

La signora Teresa?

Michele

Non facciamoci sentire (SI GUARDA ALLE SPALLE)... diceva: «Sono innamorata... Sono innamorata, Don Giovanni è l'amore mio, è l’uomo che amo!» Non vidico, si strappava i capelli... Si voleva gettare dal balcone.

Evelina

Dite sul serio?

Michele

E voi non avete sentito niente?

Evelina

No... niente!

Michele

Ho fatto appena in tempo a fermarla. Si è affacciata al balcone, urlava… La gente in strada che guardava... le auto che si sono fermate. A voi fa piacere questo matrimonio?

Evelina

Da parte mia farò il possibile.

Michele

Grazie! Ecco... io questo volevo sentire da voi... proprio questa risposta! (CHIAMANDO) Teresa! (RIVOLTO DI NUOVO A EVELINA) Adesso glielo diciamo, cosi si calma.(E CHIAMA ANCORA) Teresa!

Teresa

(ENTRANDO) Eccomi. Allora?

Michele

Siamo d’accordo.

Evelina

Ne parlo subito a papà va bene.

Teresa

Brava, cerca di convincerlo... perché non vedo l'ora che si concluda questo matrimonio.

Evelina

Sarà una gioia per tutti. Allora vado e più tardi vi porto la risposta. (SI AVVIA VERSO LA PORTA).

Teresa

Favorevole... speriamo.

Evelina

Ma ci tenete proprio assai?

Teresa

Assai, Evelina. Assai.

Evelina

A fra poco.

Teresa

A fra poco.

Campanello d'ingresso.

Ettore

(ENTRANDO) Buongiorno. Cerco un mio amico, Luigi Strada, mi chiamo Ettore De Stefani.

Teresa

Non c'è il vostro amico, ma deve tornare a momenti.

Checchina

(ENTRATA ASSIEME A ETTORE) Deve venire a prendersi la valigia.

Ettore

Posso aspettarlo?

Teresa

Certamente. (ED ESCE ASSIEME AD EVELINA PER ACCOMPAGNARLA SINO ALLA PORTA D'ENTRATA).

Ettore

Grazie.



Checchina

Con permesso...


Ettore

Prego. (CHECCHINA ESCE,  MENTRE ETTORE GIRA UN PO' PER IL SOGGIORNO, OSSERVANDO L’ARREDAMENTO, I QUADRI,  FINALMENTE SCORGE MICHELE, L'OSSERVA INCERTO PER UN ATTIMO, POI LO RICONOSCE) Ma sicuro... Michele Murri?


Michele

(SOSPETTOSO, POI ESCLAMA) Caro Ettore. Che piacere, mi fa piacere, mi fa piacere.

Ettore

Eh anche a me!


Michele

E tu che fai da queste parti?

Ettore

Abita qui un amico mio: Luigi Strada. Tiene affittata una camera mobiliata. Questa è la casa della signora Lo Giudice...

Michele

Vedova Lo Giudice, è mia sorella...

Ettore

Ah, è tua sorella... non lo sapevo.

Michele

Io si.

Ettore

E lo credo, allora tu conosci Luigi Strada?

Michele

No, perché sono arrivato in questo momento.

Ettore

Già, perché tu hai viaggiato...

Michele

Sono stato al mhemhmhm (NON VOLENDO NOMINARE IL «MANICOMIO»)

Ettore

Come non ho capito…

Michele

Non lo nominiamo…sorvoliamo…

Ettore

Non ci siamo visti per circa un anno...

Michele

Un anno preciso. Ma tu, che hai? Ti vedo sconvolto... Tieni una faccia pallida... Ti è successo qualche cosa?

Ettore

Michè, io ti dico tutto... ma ti raccomando il segreto.

Michele

Ti pare!

Ettore

(FORTE) Da un momento all'altro mi arrestano. (RIPETE) Hai capito Michè?... Da un momento all'altro mi arrestano!

Michele

E perché t'arrestano?

Ettore

Tu sai che io faccio l'agente di assicurazione. Sono innamorato di una ragazza... Si chiama Olga. Povera figlia, non tiene né padre, né madre... 

Michele

No…e chi l'ha fatta?

Ettore

Come... «Chi l'ha fatta»?

Michele

(CAVILLOSO) No... mi dispiace caro Ettore... ma la mia domanda è precisa. Sei tu che hai affermato una cosa sbagliata. Qua dobbiamo ragionare... Tu hai detto: «Povera figlia, non tiene né padre, né madre...». La mia domanda è precisa: «Chi l'ha fatta?»

Ettore

Michele... il padre e la madre.

Michele

Allora li tiene i genitori.

Ettore

Li teneva!

Michele

Allora sono morti.

Ettore

Sono morti.

Michele

(COME PER DIRE «ORA CI SIAMO») Benissimo... allora si dice: «È orfana». C'è la parola adatta, perché non la dobbiamo usare? Parliamo con le parole appropriate, se no io m'imbroglio.

Ettore

Ah, si, come vuoi: è orfana. Sono io che penso per lei, al suo mantenimento... Devo mandare avanti l'intera baracca della mia famiglia... I tempi non sono favorevoli, cosi, poco per volta, ho cominciato a prendere soldi dalla cassa... e adesso mi trovo con un vuoto di un milione e mezzo... mi sono servito dei depositi dei miei clienti.



Michele

(TENTENNA IL CAPO CONSIDERANDO LA TRAGICITA’ DEL CASO. FRA I DUE NASCE UN SILENZIO ANGOSCIOSO, POI UNA PAUSA) E perché non vai in Questura?

Ettore

(DISORIENTATO) In Questura?


Michele

Ma caro mio, io non posso darti nessun consiglio perché non m'intendo di queste cose. In questura troverai gente pratica. Chissà quanti casi del genere saranno passati per le mani di un funzionario. Tu chiedi. Dici: «Io mi trovo in queste condizioni... come mi devo regolare?»

Ettore

E quelli mi arrestano immediatamente.


Michele

E già. Ma dicevo in linea amichevole.

Ettore

Non lo dire nemmeno per scherzo, l’unica speranza mia è questo Luigi Strada.

Michele

È ricco?

Ettore

Macchè, non tiene una lira. È un traffichino, tiene molte conoscenze...Può darsi che trovi lui la persona disposta ad anticiparmi la somma... darei delle garanzie, naturalmente...

Campanello d'ingresso.

Luigi

(DALL'INGRESSO) Ah, ah, ah, ah, ah, ah! (RIDE A LUNGO, TEATRALMENTE)

Michele

(COLPITO DA QUEL RIDERE SCOPPIETTANTE, RIMANE ASSORTO IN UN PENSIERO CHE LO INDUCE A RIVIVERE E CONSIDERARE FATTI E AVVENIMENTI DI UN RECENTE PASSATO CHE LO FANNO RABBRIVIDIRE) Chi è che ride?

Ettore

Deve essere quel mio amico, Luigi Strada.

Luigi

(ENTRANDO) Ah, ah, ah!

Michele

Perché fate ahahahah?

Luigi

Mi esercito, mi tengo in allenamento.

Michele

Nient’affatto, non lo dovete fare.

Luigi

E perché?

Michele

Finalmente abbiamo capito chi è che si divertiva la mattina... (RIVOLGENDOSI A ETTORE) rimbombava nel corridoio non si poteva dormire…

Luigi

Quale corridoio?

Michele

E pure nel cortile, ladottoressa ha detto che non lo dovete fare.

Luigi

E non lo farò, non vi arrabbiate.

Michele

Mi da ai nervi, non lo dovete fare…

Luigi

(SOTTOVOCE A ETTORE) Ma chi è?

Ettore

MicheleMurri, il fratello della tua padrona di casa.

Luigi

Ah, ecco...

Michele

Voi ridete, l'amico Ettore ha passato un guaio... Vediamo se lo possiamo aiutare.

Luigi

Che è successo?

Michele

Ha rubato un milione e mezzo.

Ettore

Rubato no... Che c’entra? Mi sono servito dei depositi dei miei clienti.

Michele

Ma erano soldi tuoi?

Ettore

No.

Michele

Allora li hai rubati. C'è la parola, perché non la dobbiamo usare? Io m’imbroglio.

Ettore

Michè, ma è stata una fatalità.


Luigi

Immagino la tua preoccupazione.




Michele

Non ne parliamo, sta più morto che vivo. (A LUIGI, CON UN MEZZO SORRISO) Vedete se glieli potete prestare voi, voi siete tanto buono... Prestategli questa somma, lui è ovvio vi fa una garanzia, ve la faccio io, comunque poi ve la restituisce.


Luigi

(COME PER SEGUITARE UNO SCHERZO DI GUSTO DISCUTIBILE) Eh certo... Perché non me lo avete detto subito?

Michele

Hai capito?... Ti da il milione e mezzo...

Luigi

(MOSTRA LA TASCA DESTRA DEI PANTALONI) Tieni... qua ci sta un milione... (MOSTRANDO L'ALTRA TASCA)... e qua ce n’è un altro... Se vi servono quattro, cinquecentomila lire spicciole, stanno qua.


Michele

(FELICE) Bravo, ci dobbiamo aiutare vicendevolmente. Mi è piaciuto il gesto spontaneo.(CON UNA STRIZZATINA D'OCCHIO INVITA ETTORE AD ACCETTARE) Pigliati i soldi.

Ettore

(MENTRE ETTORE SORRIDE CON AMAREZZA) Michè non è il momento di scherzare…

Michele

Ma perché vuoi fare cerimonie? Se l'amico si è messo a disposizione con tanto slancio, devi essere contento. Prenditeli che sennò si offende. (A LUIGI) Dategli i soldi, se li prende.

Luigi

Ma io da dove li prendo?

Michele

Come... Adesso non glieli volete dare più?

Luigi

Ma non li ho.

Michele

Adesso dite che non li avete?

Luigi

Ma non li ho mai avuti.

Michele

Sentite, non glieli volete dare, non glieli date: ognuno è padrone del proprio danaro. Ma se mi volete negare l'evidenza, no! Voi, in questo momento, avete tirato fuori dalla tasca un pacco di biglietti da mille. Li ho visti io.

Luigi

Amico, non scherzate.

Michele

(OFFESO E INNERVOSITO DELL'ALLUSIONE) Io non scherzo... Sono una persona seria. Mica sono un buffone. Vi ripeto: ognuno è padrone di collocare il proprio danaro come meglio crede, ma non mi dovete negare l'evidenza. (PRENDENDOSI A SCHIAFFI) Voi in questo momento avete tirato fuori dalla tasca un rotolo di biglietti da mille, legato con un nastro rosso. L'ho visto io, proprio legato stretto, stretto…

Luigi

(MESSO SULL'AVVISO DALL'AFFERMAZIONE DI MICHELE, HA UN ATTIMO DI PIA SPERANZA CHE LO INDUCE A PASSARE IN RIVISTA LE TASCHE DEL SUO VESTITO. DOPO AVER CONSTATATO CHE ESSE SONO COMPLETAMENTE VUOTE, ESCLAMA IRRITATO)Lasciatemi in pace, amico! Io tenevo cinquanta lire e le ho pure perdute!

Campanello d'ingresso.

Ettore

Viene qualcuno!... Michè non voglio farmi vedere... Nascondimi ti prego.

Luigi

Andiamo in camera mia. (SI AVVIANO TUTTI VERSO LA CAMERA)

Michele

(FACENDO PASSARE LA SOGLIA A ETTORE E TRATTENENDO LUIGI, DICE A QUEST'ULTIMO) Non si fa così, in amicizia chi tiene caccia…

Luigi

(MICHELE LO SEGUE, PROPRIO MENTRE DALLA COMUNE ENTRANO VINCENZO E GIOVANNI, SCORTATI DA CHECCHINA) Ma cosa devo cacciare…Chi tiene niente!

Don Giovanni

(A CHECCHINA) Buongiorno cara, e la signora? (SI SISTEMA LA CRAVATTA)

Checchina

La vado a chiamare.

Vincenzo

Ho avuto piacere d'incontrarvi. E la signorina Evelina?


Don Giovanni

Bene, bene... grazie. Come mai da queste parti?



Vincenzo

Sono venuto per invitare la signora Teresa. Ogni anno, quando io e mia moglie andiamo in villeggiatura, la signora Teresa viene a stare con noi per una quindicina di giorni. Mia moglie non ha molte amicizie, ma per donna Teresa ha un'adorazione.

Don Giovanni

Si, lo so. E la vostra signora sta bene?


Vincenzo

Bene, grazie.

Don Giovanni

(AFFERMA SINCERAMENTE) Una coppia esemplare.

Vincenzo

(COMPIACIUTO) È stato un matrimonio fortunato.

Don Giovanni

Voglio darvi una notizia bella fresca fresca, una primizia…

Vincenzo

Be' sarebbe?


Don Giovanni

Ho deciso di ammogliarmi una seconda volta.


Vincenzo

Bravo.

Don Giovanni

Sposo la signora Teresa. È stata lei che ha preso l'iniziativa.

Vincenzo

Ah!

Don Giovanni

Si è innamorata di me perdutamente. È una donna seria, per bene, intelligente.

Vincenzo

Gentile e buona.

Don Giovanni

Io sono vedovo...

Vincenzo

Sarà una sistemazione per tutti e due. Auguri Don Giovanni.

Don Giovanni

Grazie. (ENTRATERESA)

Teresa

Caro Don Vincenzo! Saluti. Siete rimasti in piedi... Sedete, sedete.

Vincenzo

Grazie. (SEGGONO TUTTI E TRE)

Don Giovanni

(RIVOLGENDOSI A TERESA, CON INTENZIONE) Evelina mi ha parlato.

Teresa

Dopo, dopo! Ne parliamo dopo.

Don Giovanni

Voglio dire soltanto che segretamente i due cuori palpitavano all'unisono.

Teresa

(RISERVATA) Meglio cosi.(RIVOLTA A VINCENZO) Domani compite gli anni. Auguri!

Vincenzo

Grazie. E in occasione del mio compleanno, ce ne andiamo per qualche tempo, un po' di mesi, a Torre del Greco. E cosi, come tutti gli anni, dovete venire a passare una quindicina di giorni con noi.

Teresa

Con tutto il piacere. Tanto più che quest'anno ci sta pure Michele.

Vincenzo

Ah, e tornato dal viaggio?

Teresa

Si, è tornato.

Don Giovanni

Ho saputo.

Vincenzo

Le camere ci sono.

Don Giovanni

È una villa grande?

Teresa

Bella, grande, ariosa... Campagna e mare. (DON GIOVANNI LE BACIA LA MANO)

Vincenzo

Don Giovanni mi ha parlato pure del prossimo matrimonio...

Don Giovanni

La stessa gioia mi ha fatto commettere l'indiscrezione.

Teresa

Avete fatto bene.

Don Giovanni

Vi giuro che ho accettato con tutto il cuore.

Teresa

E non potete immaginare quanto mi avete fatta felice.

Vincenzo

Allora perché non venite anche voi a Torre del Greco, domani? Voi con vostra figlia.

Don Giovanni

A pranzo?

Vincenzo

Pure se vi trattenete per un po' di giorni... la villa è grande, ve l'ho detto.

Don Giovanni

A pranzo, verremo a pranzo. A Napoli ho troppe cose da fare. A pranzo soltanto.

Michele

(ENTRA SEGUITO DA LUIGI) Caro Don Vincenzo.


Vincenzo

Michele!

Michele

Il nostro caro Don Vincenzo, che piacere, che piacere.

Vincenzo

Don Giovanni (FA COME PER FAR NOTARE LA PRESENZA DELL'ALTRO UOMO)


Michele

Il nostro padrone di casa, caro Don Giovanni. Accomodatevi.

Vincenzo

Finalmente sei tornato.

Michele

Eh si, saranno venti minuti, venticinque...

Vincenzo

Domani vi aspetto a Torre del Greco: le camere sono già pronte.

Michele

Ventisei minuti, ventisette non di più.

Vincenzo

É poco che sei tornato...

Michele

II solito invito di tutti gli anni.


Luigi

(PRESENTANDOSI) Luigi Strada.

Teresa

È un nostro amico.

Vincenzo

Gallucci.

Luigi

Piacere. (AVVICINANDO UNA SEDIA SI ACCOMODA CON GLI ALTRI)

Michele

Che piacere, che piacere. Che gioia rivedere la vostra villa. Quella villa di campagna… una villa meravigliosa… Io poi a Torre del Greco ci vado sempre con piacere.

Don Giovanni

Sono stato invitato io pure con mia figlia.

Michele

Bene.

Vincenzo

(RIVOLTO A LUIGI) Se vuol essere dei nostri pure il signore...

Luigi

Domani?

Vincenzo

Si, a pranzo.

Luigi

Con piacere.

Michele

Non per dire, ma i pranzi di casa Gallucci, sono memorabili…

Vincenzo

Addirittura…

Michele

Eh… una casa patriarcale, non è vero Teresina (CHIEDENDO IL SOSTEGNO DI QUEST’ULTIMA, LA QUALE ANNUISCE CON LO STESSO FARE DEL FRATELLO). Modesto... pochi amici...

Vincenzo

I più intimi.

Michele

E chi siamo?... Fra di noi?

Vincenzo

E Saveria, naturalmente

Michele

La signora...simpatica donna. Ci sarà pure vostro fratello Attilio?

Vincenzo

No, no, no. (È PALESE IN LUI IL SENTIMENTO NEGATIVO NET CONFRONTI DEL FRATELLO, PROVENIENTE DA VECCHI RANCORI). Lui non chiede nostre notizie, né io m'interesso a lui. Ormai sono dieci anni che non ci vediamo.

Michele

Già, voi siete sempre in urto con vostro fratello.

Vincenzo

Quel mascalzone. Ha disonorato un cognome... Giuoco, donne, vita disordinata... Dopo tante stravaganze mi truffò due milioni e se ne andò a Roma. Fa lo scultore.

Teresa

E lavora bene?

Vincenzo

Macché, è un improvvisatore, non sa fare nemmeno i pastori per il presepe. Ma vi pare che uno,arrivato a cinquant’anni, dice: «Voglio fare lo scultore» e lo fa? Ho saputo che si è ammogliato... e non parliamo del matrimonio scombinato che ha fatto. Un uomo che non ha mai guardato in faccia l'avvenire. Si è ammogliato, e non ha casa... Fanno vita d'albergo.

Teresa

Si, ho ricevuto una cartolina giorni fa. Stanno a Roma all'Hotel Corso.


Vincenzo

Ah. All'hotel Corso.



Michele

Veramente lui è stato sempre un poco megalomane. Ha sempre speso di più di quello che guadagnava, vedi come fila il ragionamento... (A DON VINCENZO) Ecco perché voi che avete una testa più quadrata, voi che siete più saggio, lo dovreste aiutare. Sennò quello si rovina.


Vincenzo

Peggio per lui.

Michele

Secondo me ci dovreste fare pace.

Vincenzo

Ma nemmeno per idea. Gli occhi miei non li vedrà mai più. Basta, io me ne vado. Devo fare diverse spese.(UN PO' A TUTTI) Ci vediamo domani.

Teresa

Ho promesso a vostra moglie un barattolo di marmellata fatta da me.

Vincenzo

Glielo porto io stesso.

Teresa

Venite, vi faccio assaggiare un bicchierino di rosolio fatto in casa. Venite pure voi, Don Giovanni.


Don Giovanni

II rosolio è pure di vostra fabbricazione?

Teresa

Si, mi faccio tutto da me.

Don Giovanni

Allora l’accetto con più gioia. (ESCE INSIEME A TERESA E VINCENZO).

Luigi

(APRE LA PORTA DELLA CAMERA) Se te ne vuoi andare, non ti vede nessuno perché stanno tutti in cucina.

Ettore

Dalla finestra ho visto Olga che entrava nel portone. Vai a vedere se sta salendo le scale per venire qua (LUIGI ESCE DI SCENA).

Michele

Chi è questa Olga? (CHE INTANTO E’ RIMASTO IN CASA)

Ettore

E’ la mia fidanzata.

Michele

Perché verrebbe qua?

Ettore

È un’amica di tua sorella. Si conoscono...

Luigi

(LUIGIRIENTRA) Puoi scendere. Olga è entrata nell'appartamento a fianco. Andiamo, presto, scendiamo insieme. Conosco una persona facoltosa che forse ti potrà aiutare. Ti potrebbe fare una garanzia... ti accompagno.(RIVOLTO A MICHELE) Quanto mi piacciono queste cose, queste complicazioni con colpi di scena improvvisi che sembrano trovate da teatro, da cinematografo, ma che invece succedono nella vita vera, d'ogni giorno.. Io, che ho fatto l'attore, m'entusiasmo! Per esempio: Lui non si vuol fare vedere dalla fidanzata. La fidanzata arriva improvvisamente, mi dice: «Vai a vedere se viene qua». «No, Olga non viene qua». Sembra proprio il momento saliente di una farsa da teatro.(RIVOLTO AD ETTORE) Andiamo.

Michele

(HA SEGUITO CON ATTENZIONE, MA NON HA CAPITO SE QUELLE OSSERVAZIONI SI RIFERISCONO A FATTI VERI O A IDEE ESPOSTE ALLA RINFUSA. NEL DUBBIO, CHIEDE)Fate un'altra volta.

Luigi

Che cosa?

Michele

Questa scenetta!

Luigi

Ho detto che adoro questi colpi di scena, che sembrano trovate da teatro, da cinematografo. Certe concomitanze volute da un autore di teatro per ottenere un determinato effetto, si verificano veramente nella vita. Secondo me, quello che succede nel teatro può succedere nella vita e viceversa. Nelle vecchie farse, per esempio, tutti i personaggi si trovano nello stesso ambiente. Un ristorante, un cinematografo, un albergo. Non so... due amanti si danno appuntamento in un albergo, credendo di stare tranquilli, e invece là sopra capita il marito tradito, la moglie informata... (E CERCA DI FINGERE EGLI STESSO, CON GESTI TEATRALI, L'IPOTETICO INTRECCIO DI UNA FARSA).«Vieni, amore! Qui staremo tranquilli». Arriva il marito tradito. «Che, mia moglie? » «Mio marito!» «Traditori!»... L'amante scappa, la moglie sviene, il marito tradito spara... Pam, pam. La polizia... «In nome della legge, siete tutti in arresto!»

Michele

(C.S.) Fate un'altra volta.

Luigi

(COLPITO DA QUELLA INSISTENZA) Ma mi state pigliando in giro?


Michele

No.

Luigi

Ho detto che la vita è spesso più assurda del teatro, e basta. E se credete di prendermi in giro, avete sbagliato. Andiamo, Ettore. (ESCE OFFESO).

Michele

Ma a me pare che quello non ragiona.

Ettore

È un poco stravagante.

Michele

Io me ne vado o mhmhmh (NON VOLENDO DIRE «MANICOMIO») un’altra volta, qua si deve ragionare, e pure tu…

Ettore

Io sono stravagante?

Michele

Scusa, tu hai detto che questa Olga è la tua fidanzata... è vero?


Ettore

Si.

Michele

E allora perché scappi? Se è la tua fidanzata, ti deve far piacere vederla. Lo vedi come fila, il discorso…

Ettore

Tu hai ragione, io la voglio vedere, ma non in questo momento. Povera figlia! Non le voglio dare dispiaceri. Michè, la mia situazione è tremenda. Non vedi come sono agitato? Se Olga mi vede, capisce subito che c'è qualche cosa che non va.

Michele

Ah… (CAPENDO) Perché se la vedi sei costretto a dirle il fatto del milione e mezzo. Mo si, mo fila, mo fila...

Ettore

Il guaio è pesante, Michele mio. Per aggiustarlo ci vorrebbe un terno, un terno di tre milioni... Allora si. Allora verrei da te per dirti: «Miché! Michele mio: sono ricco! Ho vinto un terno di tre milioni! Come prima cosa mi sposo Olga e sistemo la situazione. Guarda, guarda quanti biglietti da mille... Sono miei, sono tutti miei». Questo ci vorrebbe... un terno. Questo si che sarebbe un colpo di scena. (ESCE DI SCENA)

Michele

M’ha fatto piacere. (COMPIACIUTO)

Olga

(A MICHELE) Scusate, la porta dell'ingresso era aperta... C'è la signora Teresa?

Michele

Si, è in casa, io sono il fratello.

Olga

Piacere, io sono Olga, una sua amica.

Michele

Voi siete la signorina Olga... Ah, tenete un fidanzato che si chiama Ettore?

Olga

Si.

Michele

E’ uscito in questo momento non lo avete visto?

Olga

No, non l'ho incontrato.

Michele

Si, proprio adesso, adesso, mi congratulo con voi. Il fidanzato vostro ha vinto un terno. Ha vinto tre milioni.

Olga

Voi che dite?

Michele

Come non sapete niente?

Olga

Io no, non so niente.

Michele

E, vi pare che io voglio qualche cosa da voi… ma veramente non sapete niente?

Olga

No, non so nulla… Non l'ho incontrato, no...


Michele

Bhè, allora sono felice di darvi io per primo questa novella… È venuto da me tutto contento. Diceva Michè:«Sono ricco, sono ricco! Ho vinto tre milioni! Guarda quanti soldi…» Aveva le tasche piene… Tutti rotoli di biglietti da mille, potevano essere legati con dei nastri rossi.


Olga

Allora è vero... è vero! Che gioia!Ma questo è stato un miracolo... Voi non sapete in quali tristi condizioni ci trovavamo. Non avevamo nemmeno i soldi per affrontare le prime spese per il matrimonio. Invece adesso ci possiamo sposare subito! Subito! E' un miracolo!

Michele

Ha pensato subito a voi. Ha detto: «adesso sposo subito Olga».


Olga

Caro! Amore! Tesoro mio! Ha pensato subito a me! (UN LIEVE CAPOGIRO LA COSTRINGE A BARCOLLARE) Aiutatemi, mi gira la testa... (SOPRAGGIUNGE TERESA, SEGUITA DA VINCENZO E DON GIOVANNI)

Teresa

Cos'è successo?

Michele

(QUASI SPAVENTATO) Ma chi è questa?

Olga

Teresa mia cara, il fidanzato mio ha vinto un terno... Ha vinto tre milioni!

Teresa

Che gioia!

Olga

Scusa Teresa, non mi sento bene.... L'emozione è stata troppo forte.

Teresa

Lo credo.

Don Giovanni

Ma ne siete certa?


Olga

Certissima. E lo deve a me. Io gli ho raccontato il sogno che mi feci la settimana scorsa. Mi venne in sogno una mia zia, morta cinque, sei anni fa... Una zia che mi adorava! Aveva il vestito in fiamme e diceva: «Sono contenta». «Ma come? - dicevo io, - tu sei avvolta dalle fiamme...» «E sono contenta! Sono contenta! Sono contenta!» e ballava. E lui ha giocato i numeri senza dirmi niente.

Vincenzo

E quanto avete vinto?

Olga

La somma che ci serviva.(SENZA VOLERLO, SI RIVOLGE A MICHELE) Tre milioni.

Michele

(COME SE AVESSE APPRESO LA NOTIZIA IN QUEL MOMENTO) Caspita!

Teresa

Ma calmati, sei troppo emozionata.

Olga

Scusa Teresa, ma voglio andare da Ettore. Voglio dividere con lui tutta la gioia.

Teresa

E tanti auguri.

Olga

Grazie. (S'AVVIA VERSO L’USCITA SEGUITA DA TERESA E DON GIOVANNI) Povera zia mia! Si chiamava Palmira. «Sono contenta! Sono contenta!» (ESCE CON I DETTI).

Vincenzo

(A MICHELE) È stato un bel colpetto: tre milioni!... Bhè! E' una gioia poter dire: «Ho vinto tre milioni!»...

Michele

Pure voi?... Bravo!

Vincenzo

E' una gioia poter dire: «Ho vinto tre milioni!», io non ho vinto niente.

Michele

Ah!... Credevo avevate giocato lo stesso biglietto.

Vincenzo

Ciao Michè, io me ne vado... Ti aspetto domani. (SALUTA MICHELE PORGENDOGLI LA MANO)

Michele

(TRATTENENDO LA MANO DI VINCENZO STRETTA, PER NON FARLO ANDARE VIA) Mi ha fatto piacere pure a me, perchè povero giovane, ha passato tanti guai, quello mo si aggiusta tutti i fatti suoi. (CONTINUANDO A TENERE STRETTA LA MANO)

Vincenzo

Michè e mi vuoi far perdere tempo?

Michele

Però mi avete dato un dispiacere. (TRATTENENDOGLI LA MANO)

Vincenzo

Io?

Michele

Una piccola amarezza, ecco.

Vincenzo

Non capisco,Michè...

Michele

Voi sapete quanto vi voglio bene, e quanto stimo la vostra famiglia...

Vincenzo

E io pure. (PAUSA) Che c’è?

Michele

Se vi chiedo un favore, me Io fate?

Vincenzo

Ma tutto quello che vuoi, parla!

Michele

Fate pace con vostro fratello Attilio.



Vincenzo

(SI TURBA E AFFERMA TASSATIVAMENTE) Ah, no! Chiedimi qualunque cosa, ma questo no. Finché avrò la forza di oppormi, farò tutto il possibile per non avere più rapporti con lui, né formali, né affettivi. Allora avrà la gioia di vedermi, quando gli diranno che sono morto. Sono morto. (TAGLIA CORTO) A domani, Michè. (S'AVVIA VERSO LA COMUNE, POI CI RIPENSA, E SI VOLTA PER ESCLAMARE ENFATICAMENTE)Michè, sono morto! (ESCE).

Michele

(DOPO UN ATTIMO DI MEDITAZIONE, ESCLAMA CON RAMMARICO) Quanto mi dispiace!(SIEDE AL TAVOLO E COMINCIA A SCRIVERE...DOPO POCO CHIAMA)Checchina, Checchina!

Checchina

(ENTRANDO) Comandate Signò!

Michele

Aspetta.(CONTINUANDO A SCRIVERE). Tieni soldi?

Checchina

Si.

Michele

(CONSEGNANDO IL FOGLIETTO SCRITTO ALLA CAMERIERA) Devi fare subito questo telegramma urgente.

Checchina

Va bene. (ESCE)

Michele

(SINCERAMENTE ADDOLORATO) Pace all'anima sua!

FINE PRIMO ATTO


Atto secondo

Il salone da pranzo soggiorno della residenza estiva dei signori Gallucci, a Torre del Greco. Sul fondo, due grandi archi vetrati danno sul giardino ben curato, dove, sulla ghiaia e sotto gli alberi, sono disposte sedie a sdraio, tavolini di legno, ombrelloni variopinti. Attorno al tavolo da pranzo, riccamente apparecchiato, sono seduti: Vincenzo, Saveria (padroni di casa), Michele, Luigi, Evelina, Giovanni. Nicoletta e Antonio, i camerieri, servono in tavola. I commensali sono allegrissimi. Il pranzo è arrivato al dolce.

Don Giovanni

(RIVOLTO AI PADRONI DI CASA) Avete un cuoco formidabile.

Michele

Eh, io l'ho detto, i pranzi in casa Gallucci sono memorabili. Ho mangiato come un leone.

Don Giovanni

Che polli!

Luigi

E la frittura di pesce?

Saveria

Ma che caldo.

Vincenzo

Qua la temperatura, è sempre più fresca: chissà a Napoli...

Don Giovanni

Dev'essere l'inferno.

Evelina

Io, tra un paio d'ore, mi faccio un altro bagno di mare.

Luigi

Vengo anch'io, ci bagneremo insieme.

Don Giovanni

Vi accompagno... Cosi, a mare, vi ci butto io a voi. (AMBIGUO)

Vincenzo

Ma non fate cerimonie: toglietevi le giacche.

Michele

Non l'ho proposto io per rispetto alla signora Saveria. Ma, oggi, la giacca è insopportabile.

Saveria

E a chi aspettate?

Vincenzo

Darò io l'esempio. (SI ALZA E SI TOGLIE LA GIACCA).

Don Giovanni

E allora, me la tolgo pure io. (SI TOGLIE LA GIACCA, LA COLLOCA SULLA SPALLIERA DELLA SEDIA).

Michele

Allora, per imitarvi... (ANCH'EGLI SE LA TOGLIE E L'ADAGIA SULLA SPALLIERA DELLA SUA SEDIA).

Vincenzo

Don Luigi, e voi?

Luigi

No, io preferisco tenerla.

Saveria

Con questo caldo?

Luigi

Non lo avverto, Signora.

Vincenzo

E voi crepate.

Saveria

Se lo fate per complimento...

Luigi

Non ne sento il bisogno.

Michele

Ma non vi sentite bene? Avete freddo?

Luigi

Don Michè, non insistete.(TRAENDO IN DISPARTE MICHELE) Non me la posso togliere perché tengo la camicia rotta.

Michele

E non ve la togliete. A chi dovete dare conto?(RIVOLGENDOSI A TUTTI GLI ALTRI) Non se la può togliere, tiene la camicia rotta.

Luigi

(TURBATO DA QUELLO SCHERZO DI CATTIVA LEGA, CON UN GESTO SGARBATO SI TOGLIE LA GIACCA) Ecco fatto! Ora la tolgo, così siete più contento, va bene?.. Ecco fatto...

Michele

Ha la camicia sfrangiata!

Luigi

(MOSTRANDO I GOMITI) È appena, appena consumata ai gomiti, questo è tutto.

Evelina

Dopo ve la rammendo io.


Luigi

(GALANTE) Diventerà il capo più caro del mio corredo.

Saveria

Be', e lo champagne?


Don Giovanni

Un brindisi ci vuole.

Michele

Se permettete, apro io la bottiglia. (RAGGIUNGE UN PUNTO DEL SALONE DOVE C'È UN TAVOLO DI SERVIZIO, E PRENDE LA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE CHE SI TROVA IN UN SECCHIO CON IL GHIACCIO).

Luigi

(RAGGIUNGE A SUA VOLTA MICHELE, PER PARLARGLI IN DISPARTE) Signor Michele, questo è il momento buono.

Michele

Per che cosa?

Luigi

Come non ricordate? Ve l'ho detto prima di pranzo.

Michele

Non mi ricordo veramente.

Luigi

Al momento dello champagne: «Adesso Luigi ci farà sentire una sua poesia...»

Michele

Ah, si.

Luigi

Sapete, c'è la mia fidanzata...Vorrei mettermi un poco in evidenza.

Michele

Chi è quella là? (FACENDO CENNO VERSO EVELINA)

Luigi

Eh si, si.

Michele

Bella ragazza. Ora vi preparo io il terreno.

Luigi

Ve ne sarò grato, grazie, grazie. (SI RIMETTE SEDUTO AL TAVOLO SEGUITO DA MICHELE)

Michele

(RIPRENDE IL SUO POSTO AL TAVOLO) Ecco lo champagne. È gelato! (SI SIEDE)

Saveria

Sono molto dispiaciuta che la signora Teresa non è venuta.

Michele

E vedete, quella ha avuto tanto da fare. Dovendo lasciare la casa per una quindicina di giorni, ha dovuto mettere un pò a posto le cose, la biancheria, insomma varie cose di casa... Ma l'ha detto, ha detto per domani io sarò là. Mi ha mandato, ha detto vai tu... io poi stasera, massimo domani mattina vengo. (SI ALZA E FA PER APRIRE LA BOTTIGLIA)

Luigi

Adesso. (SILENZIOSAMENTE SUGGERISCE A MICHELE DI PORGERGLI LA PAROLA PER LA POESIA)

Michele

Prima di bere però, devo rivolgere una preghiera al poeta: il signor Luigi, nostro grande poeta ci farà sentire una sua poesia.

Luigi

(CON FALSA MODESTIA) No, non cominciamo. Di solito non mi faccio pregare, sono sempre disposto, ma oggi non sono proprio in vena, ecco. Non mi sento...

Michele

(CONTRARIATO) Non la volete dire?

Luigi

Francamente e sinceramente: no!

Michele

Come, voi adesso mi avete detto: al momento dello champagne, mettete il discorso in mezzo, fatemi dire una poesia....

Luigi

Ma quando mai...quando mai. Avete capito male. (RIVOLGENDOSI A TUTTI) Ha capito male.

Michele

Come, voi... in quel posto là.

Luigi

Quando mai? Avete capito male, io ho detto: non mettete in mezzo il solito argomento delle poesie, perché non sono in vena.

Michele

Niente affatto, che cosa...come, io capisco male? (CON FARE NERVOSO)... Voi avete detto anche prima del pranzo... voi mi avete chiamato in disparte dicendomi: Io la voglio dire una poesia, mettete il discorso in mezzo che c'è la mia fidanzata. (SI ACCENDONO GLI ANIMI PER IL 'FIDANZAMENTO' NASCOTO A DON GIOVANNI). Si, parlava di lei (INDICANDO EVELINA). E io che ne sapevo che voi scrivete poesie?

Luigi

E vabhè, vabhè. Adesso la dico, perché non voglio fare il difficile, ma la cosa non è andata cosi, non è andata così (FACENDO CENNO A MICHELE).

Tutti

Sentiamo, sentiamo...


Luigi

(SI ALZA PER RAGGIUNGERE IL CENTRO DEL SALONE, DOVE SI CONCENTRA UN ATTIMO PRIMA DI COMINCIARE LA SUA DECLAMAZIONE) Qualche cosa ve la farò sentire, dunque vediamo un pò.


Michele

(UN PO' A TUTTI) È stato lui, ve l'assicuro... Lui mi ha chiamato in disparte e me lo ha detto... io che ne sapevo!

Luigi

Qualche cosa dal volume di prossima pubblicazione: Cipressata. Ho immaginato due distese di cipressi in conversazione notturna. Un lungo viale che conduce al cimitero. La poesia che ascolterete, apre il volume: Ora mistica.

Michele

O' che?

Luigi

Ora mistica. (SCANDENDO E PRECISANDO)

Michele

Ora mi-sti-ca (RIPETENDOLA CON PRECISIONE). Parlate chiaro (CON FARE DIVERTITO).

Luigi

Avverto subito l'uditorio che, mentre la tematica delle mie composizioni è un fatto del tutto personale, il ritmo, al contrario, si stacca, è vero da quelle che sono le formule ermetiche, ma si aggancia alla corrente neorealistica e impressionistica, fatta di chiazze opache e di spiragli allucinanti, il cui filone... Il cui filone trova larvati riscontri in tutta la letteratura valida, avanguardista degli ultimi vent'anni.

Michele

(APPLAUDENDO E DIVERTITO) Bravo, bravo. E' finita!

Vincenzo

Michè, no e ancora deve cominciare...

Luigi

Dunque:

Ora mìstica...

Buio nel cimitero.

Gelo di marmo,

sagome di tombe,

loculidisardorni.

Erbetta. Erbette.

Gira il custode,

e non gli sembra vero

di udire il chiacchierio

delle civette.

Lento e pesante,

il passo del custode,

si sente: cra, cra

e riconosci quello.

Fiero...

Michele

(RETTIFICANDO ) Quella.

Luigi

Quella chi?

Michele

Eh, quella.

Luigi

Ma quella chi?

Michele

La rana.

Luigi

Che c'entra la rana?

Michele

E voi l'avete detta...

Saveria

No, non l'ha nominata.

Michele

Si, si la rana... cra,cra, si sente, e riconosci «quello» ha detto, devi dire «quella»... la rana.

Luigi

(AVENDO CAPITO IL MALINTESO, SPECIFICA) Cra, era, il passo del custode. Lo stridìo dei piedi, sui ciottoli dei viali... (SI RICOMPONE PER RIPRENDE) Dunque...

Michele

Fino a prova contraria sono state sempre le rane a fare: cra-cra.

Luigi

È vero... già, già.

Michele

Non è che ho sbagliato io. Il ragionamento è questo, la rana fa cracra.


Luigi

Ma diversamente, come avrei potuto descrivere quel rumore di passi? (SPAZIENTITO)

Michele

E lo vuole sapere da me? (A TUTTI). È lui che scrive, con lo scrivere deve dare l'impressione e l'immagine di quello che scrive, giusto? (CERCANDO APPROVAZIONE)


Luigi

Eh si...

Dunque:

cra, cra

si sente, e riconosci quello.

Michele

(RIBADISCE COME PER RICORDARE IL CONCETTO) La rana, la rana.

Luigi

(NON BADA E CONTINUA)

Fiero, impettito e con le mani sode

Chiude con due mandate quel cancello.

Ecco quel cubo grigio:

è la sua casa.

Ora dorme pesante.

Uuuuu-lula il vento.

Michele

Che fa?

Luigi

Ulula!

Uuuuu-lula il vento.

Dorme il custode ignaro,

Dorme nella sua tomba di cemento.

Chi è? Chi vedo?

Pallido e disfatto,

s'incammina ed avanza SergioPròculo.

Michele

Chi è Sergio Pròculo?

Luigi

(CONTRARIATO PER QUELLA SECONDA INTERRUZIONE) È un signore che entra nel cimitero.

Michele

Ah! Un antico romano?

Luigi

Che antico romano, niente affatto... E' un signore qualunque che entra nel cimitero

(SPAZIENTITO).

Michele

E si chiama Sergio Pròculo?

Luigi

Sentite (INNERVOSITO), Io mi chiamo Strada, voiMurri... E questo signore si chiama Pròculo. Fatemi andare avanti, per favore.

Michele

Ma ci deve essere un motivo se si chiama Pròculo...

Luigi

Ma non c'è nessun motivo, si chiama Pròculo. E' un nome così...

Michele

Ma scusate, è un nome particolare. Mica è un nome facile da dire, Murri è facile, Strada è

facile, uno mette Pròculo... ci deve essere una ragione (CON FARE INTERROGATIVO, MA

LASCIA CORRERE).

Luigi

Dunque:

Chi è? Chi vedo?

Pallido e disfatto,

s'incammina ed avanza SergioPròculo.

Michele

Scusate... Chi è che dice... (SCUSANDOSI CON I COMMENSALI) Scusatemi eh?... chi è che dice: «Chi è? Chi vedo?»

Luigi

Ma se m'interrompete continuamente non lo saprete mai chi è che dice: «Chi è? Chi vedo?» (INNERVOSITO)

Michele

Ma allora c'è un'altra persona, nel cimitero?

Luigi

Niente affatto, non c'è nessuno.

Michele

E chi è che dice: «Chi è? Chi vedo?»


Luigi

Lo dico io, vabhè? Basta....

Michele

Allora voi state nel cimitero?

Luigi

Ma niente affatto. Io sto a casa mia, che sto al cimitero?


Michele

Ma allora voi da casa vostra (SI ALZA) dite: «Chi è? Chi vedo?» No scusate, qui bisogna ragionare...

Luigi

Ma no. È il poeta che parla. (UN PO' INNERVOSITO PER LE INTERRUZIONI CONTINUE).

È il poeta (PUNTUALIZZANDO).

Michele

È il poeta (CONTINUANDO A NON CAPIRE).

Luigi

Si, sono visioni, allucinazioni che riceve lo scrittore nel momento della composizione, della creazione. (E RIPRENDE DI NUOVO)

Saveria

Eh... hai capito... (COME PER CALMARE LA COSA E LASCIAR CONTINUARE LUIGI)

Michele

È il poeta, e dice: «Chi è? Chi vedo?»

Luigi

Si. dice«Chi è? Chi vedo?» (RIPRENDE LA SUA POESIA)

Chi è? Chi vedo?

Pallido e tremante

s'incammina ed avanza Sergio Pròculo.

Michele

Avanza?

Luigi

Avanza si...

Michele

Nel cimitero...

Luigi

Nel cimitero... (CONTINUA) Stanco, si ferma...

Michele

Scusate... Perchè qua si deve ragionare... Voi avete detto che il custode è andato a dormire dentro al cubo di cemento, è vero? (CERCANDO CONFERMA)

Luigi

Si.

Michele

E ha chiuso il cancello a doppia mandata!

Luigi

Si.

Michele

Come entra Sergio Pròculo? (SI ALZA INDISPETTITO)

Luigi

Eh vabhè, non bisogna sofisticare. E' sempre una poesia...

Michele

Ma non si può entrare nel cimitero. Di notte poi specialmente. Scusa se quello ha chiuso, che fa allora, scavalca?

Luigi

No ma che scavalca, non entra va bene? E' entrato la sera precedente, va bene?... Basta!

Michele

È entrato la sera precedente! (ACCETTA LA RISPOSTA E SI METTE A SEDERE)

Luigi

È entrato la sera precedente! (CONTINUA) Stanco si ferma, geme...

Michele

E' entrato la sera precedente.(RIFLETTE) Allora il cancello si chiude una sera si e una sera no? O si chiude tutte le sere o non si chiude mai.

Luigi

(RISENTITO) Se mi volete prendere in giro, è un altro fatto. Io la smetto e non se ne parla più.

Michele

Ma ora vuoi vedere che... (SI ALZA INNERVOSITO E PRENDE LA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE E FA COME PER AGGREDIRLO)

Tutti

Ma no... andate avanti. (SAVERIA E VINCENZO SI ALZANO PER FERMARLO)

Michele

(RIVOLTO INNERVOSITO AI DUE CHE VOGLIONO FERMARLO) Ma non si può entrare nel cimitero, ma che vogliamo scherzare? Come se fosse un luogo qualunque, quello è un luogo sacro!... E' una parola! Non si entra, no... (CALMATOSI, SI SIEDE)... Il cancello è chiuso, dipende dal Comune (TUTTI LO ASSECONDANO PER CALMARLO), lì non si tocca niente, si entra, si esce, ma come...

Luigi

(SOVRASTA MICHELE E CONTINUA CON LA SUA POESIA) Dunque... Stanco si ferma...

Michele

No, no... A me non piace (CONTRARIATO DELLA POESIA)


Luigi

Geme...

e di soppiatto,

si china

e poggia il capo su di un loculo.

Michele

Ah! Ecco perchè si chiama Pròculo, per fare la rima.


Luigi

(RIDE VERDE) E già, per la rima, avete visto? (E SI ACCINGE A RIPRENDERE)

Michele

Ma è meschino, uno per fare la rima lo chiama Pròculo.

Luigi

(RIPRENDE) Eh vabhè...

Un gufo veglia, ride una civetta...

E piove,piove...

Il fiume s'è ingrossato.

Tatatatà!

Strombazza una saetta,

e uccide Sergio Pròculo,

chinato.

Ecco l'alba,

ecco il sole,

ecco il sereno.

Che vedo intorno al loculo?

Un pezzetto di camicia,

un fazzoletto,

un bottoncino,

una scarpa slacciata,

un pedalino,

una matita rotta,

un portachiavi,

una tessera stinta.

Non si capisce il nome...

Michele

Sergio Pròculo... (SUGGERISCE)

Luigi

Come?

Michele

Sergio Pròculo... lo avete detto voi...

Luigi

Nossignore, non si capisce il nome, la tessera è stinta!...ha piovuto... l'acqua.

Michele

E che bisogno c'è se sappiamo che si chiama Sergio Pròculo...

Luigi

E la tessera è stinta, non si capisce il nome.

Michele

Non si capisce niente!...

Luigi

Età: ventuno,

altezza: un metro e ottanta,

colorito: olivastro...

Disoccupato. (E S'INCHINA AGLI ASCOLTATORI, PER FAR CAPIRE LORO CHE LA DIZIONE È FINITA) E' finita...

Tutti

E’ finita? Ah… Bravo, bene...

Evelina

Complimenti.

Michele

Io non ho capito niente. (TRA SE' E SE')

Luigi

Adesso vi vorrei far sentire...

Michele

No, no, adesso basta... Statevi seduto (ALZANDOSI VA A PRENDERLO E LO ACCOMPAGNA A SEDERE MENTRE TUTTI VOCIFERANO AL TAVOLO E PENSANO A VOLER BRINDARE).

Vincenzo

(A LUIGI) Continuate, continuate a scrivere: siete veramente bravo.


Luigi

Grazie, grazie.

Michele

Voi permettete? (CON IN MANO LA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE E RIVOLGENDOSI A VINCENZO, FA PER APRIRLA) Non ci ha fatto mancare niente (RIVOLGENDOSI AI COMMENSALI). E' gelato!... Mi dovete credere.


Fioraio1

Stai attento, vieni avanti (RIVOLGENDOSI ALL'AIUTANTE)

Fioraio2

Aspettate, non vedo niente!

Fioraio1

(APPAIONO SULLA SOGLIA D'UNO DEGLI ARCHI, E CHIEDE A NICOLETTA CHE GLI PASSA ACCANTO) Scusate, Villa Gallucci è questa?

Nicoletta

Si, è questa.

Fioraio1

Grazie.

Nicoletta

Cosa desiderate?

Fioraio2

Dobbiamo consegnare questi fiori...

Michele

(INTANTO HA STAPPATO LA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE E VERSA DA BERE A TUTTI. POI, COL BICCHIERE LEVATO)Alla salute di Donna Saveria e Vincenzo Gallucci, alla felicità di questa coppia generosa e simpatica, al raggiungimento totale di ogni loro aspirazione: pace, soldi e salute e lunghissima vita!

Tutti

Salute!

Fioraio1

(ALL'AIUTANTE) Sistemiamola qui. (E INDICA L'INTERNO DELL'ARCO) Buona salute a chi resta!

Saveria

(COSTERNATA) Dio mio... e che è quella corona da morto?

Michele

(DOPO AVER LETTO L'“ISCRIZIONE DEDICATA”) Don Vince' è diretta a voi.

Vincenzo

A me?

Michele

C'è la scritta: «A Vincenzo Gallucci».

Vincenzo

Ma sono cose da pazzi.

Saveria

(COMPLETANDO LA LETTURA DELL'ISCRIZIONE) «Il fratello Attilio»...

Vincenzo

Cose da pazzi, Attilio? E bravo... ha fatto lo scherzo.

Evelina

E va bene: accettate lo scherzo e non vi amareggiate.

Vincenzo

Ma come, il giorno del mio compleanno mi vedo arrivare una corona di morti... Non devo amareggiarmi?

Saveria

È tutta invidia. Ma tu vedrai la fine di tutti i tuoi nemici. (RIVOLTA AI FIORAI) Dite a chi vi ha ordinato questa corona che Vincenzo Gallucci tiene una salute di ferro e che andrà ai funerali di molti jettatori.

Michele

(AL FIORAIO) Ma l'ordinazione chi l'ha fatta?

Fioraio1

Un signore che non conosco. M'ha dato l'indirizzo, ha pagato e se n'è andato.

Don Giovanni

E ve ne potete andare pure voi, perché qua c'è tutta gente viva.

Fioraio2

E noi che colpe abbiamo?

Fioraio1

Dovete fare subito una smentita sui giornali, perché sapete: la voce corre.

Saveria

Questi sono affari nostri. Ve ne potete andare.

Tutti

Andate via, camminate...

Fioraio1

Mi dispiace che ho perduto mezza giornata per fare un lavoro degno... Be', non mancherà l'occasione per servirvi come meritate.

Vincenzo

(FACENDO SCONGIURI) Per te e tutta la tua famiglia, hai capito?

Saveria

Eh ancora?... Và va, và via jettatore!

Michele

(SPINGENDO IL FIORAIO E L'AIUTANTE IN GIARDINO) Via, via, non vedete che il signore s'innervosisce peggio? Fuori!

Luigi

(ANCHE LUI S'AVVICINA PER AIUTARE MICHELE A LIBERARE LA COMITIVA DI QUELLE PERSONE INOPPORTUNE) Avete sbagliato, scusate. Ma come, vi mettete a dire: «Non mancherà l'occasione per servirvi come meritate?»

Fioraio1

No, io intendevo dire per un battesimo, un matrimonio...


Luigi

Vi potevate esprimere meglio.


Fioraio1

Scusate, (ALL'AIUTANTE) Andiamo. (A MICHELE E LUIGI) Non dimenticate la smentita sui giornali.

Michele

Sono affari nostri. (E LI SPINGE FUORI. POI TORNA, CON LUIGI, DENTRO IL SALONE DA PRANZO).

Saveria

Vorrei proprio sapere chi è stato.

Vincenzo

È chiaro, Savè: è stato il mio diletto fratello.

Saveria

Ma tuo fratello sta a Roma.

Vincenzo

Come se ci volesse tanto a dare l'incarico a un amico a Napoli.

Saveria

Non ci pensiamo più, è meglio.

Don Giovanni

Si, è meglio!

Saveria

(SI ALZA E INVITA GLI ALTRI A SEGUIRLA) Venite, vi voglio fare vedere il regalo che ho fatto a mio marito.

Vincenzo

Un magnifico taglio di vestito.

Saveria

Una stoffa autunnale.

Vincenzo

Veramente di gusto. Lo desideravo, un vestito come quello.

Saveria

Venite a vedere.

Don Giovanni

Con piacere.

Michele

Io vi raggiungo dopo: finisco la sigaretta.

Luigi

E io vi tengo compagnia.

Saveria

Va bene. (RIVOLTA AL CAMERIERE, CHE NEL FRATTEMPO CON NICOLETTA SPARECCHIA LA TAVOLA) Il caffè lo servi in giardino.

Nicoletta

Benissimo, signora. (ED ESCE CON LE ULTIME COSE TOLTE DAL TAVOLO DA PRANZO).

Luigi

(DOPO AVER FUMATO IN SILENZIO PER UN PO', A MICHELE) Mi date il permesso?

Michele

Ve ne andate?

Luigi

Si, mi è venuta una gran sete.

Michele

E dove andate a bere?

Luigi

Mah, non lo so: in cucina.

Michele

In cucina non c'è acqua.

Luigi

No?

Michele

È una casa antica!

Luigi

Nemmeno in giardino, ce n'è?

Michele

Niente, neanche una goccia, magari ci fosse... questa casa avrebbe un valore inestimabile.

Luigi,

Ma c'è una vegetazione rigogliosa...

Michele

Perché Don Vincenzo non la fa mancare mai d'acqua. Per il giardino viene l'autobotte. Viene la sera e s'innaffia la terra. Per la casa vengono gli asinelli, ogni mattina, e portano i barili. Se volete l'acqua corrente, dovete camminare un poco.

Luigi

Si, faccio quattro passi. Dov'è la fontana?

Michele

Uscite dal cancello e girate a destra, dopo cinque minuti di cammino trovate una scalinata rustica, in fondo alla scalinata trovate un viale delimitato da due file di piante di fichi d'india. Camminando, camminando il viale si restringe sempre più, ma non v'impressionate, perché lo spazio per passare c'è sempre. Finito il viale, trovate la fontana, ma che dico fontana, una cascata d'acqua!

Luigi

Vado subito. Permesso, e grazie.

Michele

Ci vediamo stasera.

Luigi

Ma io vado e torno subito.


Michele

Sono quattordici chilometri.


Luigi

(SPALANCANDO GLI OCCHI) Quattordici chilometri?

Michele

Ad andare e quattordici a tornare… sono ventotto!

Luigi

Ventotto chilometri?

Michele

Sono tanti? (ESITA E CERCA DI TROVARE UNA SOLUZIONE DIVERSA) Sennò dovete arrangiare. Dovete bere quella che abbiamo bevuto a tavola. Questa, vedete... (PRENDE UN SECCHIO COLMO D'ACQUA CHE TROVERÀ A PORTATA DI MANO, DIETRO UNO DEGLI ARCHI, DOVE È STATO POSTO PER INNAFFIARE I VASI CHE ORNANO L'ESTERNO DEGLI ARCHI) Bevete.

Luigi

Ma è pulita?

Michele

È quella che hanno portato gli asinelli stamattina. Sentitela: è gelata. Bevete, bevete...

Luigi

Grazie. (E BEVE A QUEL SECCHIO COME MEGLIO PUÒ).

Michele

Bevete...

Luigi

Ho bevuto.

Michele

Ce n'è ancora.

Luigi

Lo so, ma non posso bere tutto il secchio d'acqua.

Michele

Ma poi se la bevono gli altri.

Luigi

E che me ne importa?

Michele

(MINACCIOSO) Bevi!

Luigi

Ma...

Michele

(C.S.) Bevi! (IL POVERO LUIGI BEVE DI NUOVO DAL SECCHIO. PER SUA FORTUNA, L'ATTENZIONE DI MICHELE VIENE ATTRATTA DA UN UOMO ANZIANO, IN LUTTO, CHE AVANZA LENTAMENTE NEL GIARDINO VERSO LA CASA. SUBITO MICHELE MUOVE VERSO L'UOMO, E LUIGI, COGLIENDO A VOLO L'OCCASIONE, SE LA SQUAGLIA). Attilio caro...

Attilio

(VARCANDO LA SOGLIA, HA IL VISO TRISTE E NELLA SUA VOCE TREMANO LE LACRIME) Caro Michele...

Michele

Chi si vede! Che piacere! Venite direttamente da Roma?

Attilio

Si.

Michele

Questa è veramente una bella sorpresa! Adesso la giornata è completa. Tutti l'hanno detto: il fratello non può mancare!

Attilio

Certo.

Michele

Vostro fratello ha avuto una manifestazione imponente. Sono venute tutte le personalità del paese a rendergli omaggio. Il parroco, il notaio, il sindaco ha mandato gli auguri...E quanti fiori! Poi stasera lo portiamo fuori al giardino...

Attilio

Al fresco?

Michele

Si, si.. con i fuochi artificiali, e pure una bella tarantella che i paesani gli hanno organizzato! (SI FERMA E PENSA) E voi, siete venuto lo stesso, malgrado i rapporti tesi che esistono tra voi e lui...

Attilio

Ma di fronte alla morte cessa qualunque odio... (PIANGE)

Michele

Perché, chi è morto?

Attilio

(FRA I SINGHIOZZI) Mio fratello, mio fratello Vincenzo!

Michele

Quando mai. Vostro fratello sta bene, è vivo.

Attilio

Lo dite per confortarmi.

Michele

Niente affatto.

Attilio

Una bugia pietosa.

Michele

Sarebbe stupido da parte mia. Vostro fratello sta a due passi da noi, vivo, vegeto e in buona salute. Abbiamo mangiato adesso, qui a tavola. Era vivo, allegro...



Attilio

Maè mai possibile, è la verità? Allora, questo telegramma? (TRAE DI TASCA UN TELEGRAMMA E LO MOSTRA). Leggi!

Michele

(LEGGENDO) «Avvenuto decesso vostro fratello venite subito per vederlo ultima volta»... Ma allora la corona l'avete mandata voi, sul serio?

Attilio

Certo. Ma chi si è permesso di mandarmi questo telegramma?

Michele

(LEGGENDO IN CALCE AL MODULO) È firmato: Michele.

Attilio

L'hai mandato tu?

Michele

Perché, io solo mi chiamo Michele?

Attilio

Già... ma sono cose dell'altro mondo.

Michele

Sentite a me: questa è stata la trovata di qualche buon amico che ha escogitato questo mezzo per farvi fare pace con vostro fratello.

Attilio

E ti sembra un mezzo umano?

Michele

Ogni mezzo è utile quando il fine è buono. Adesso vi accompagno da vostro fratello, vi stringete la mano... un bel bacione, e finisce tutto.

Attilio

(RILUTTANTE) Grazie, ma non è il caso.

Michele

Non insistete... Venite. (E LO TRASCINA CON VIOLENZA VERSO LA PORTA DI SINISTRA).Ma guardate un pò... Fratello e fratello, stesso sangue... devono stare litigati. Muovetevi. Entrate!

Attilio

(IMPAURITO) Si si, sto entrando!

Evelina

(ENTRA DAL GIARDINO, GUARDANDOSI ATTORNO FURTIVAMENTE) Parliamo presto. Papà mi tiene d'occhio e può arrivare da un momento all'altro.

Luigi

(ANCH'EGLI ENTRA GUARDANDOSI ATTORNO FURTIVAMENTE. ASSICURATOSI CHE NON C'È NESSUNO, ESCE SULLA SOGLIA CHE DÀ SUL GIARDINO E COMINCIA A FISCHIARE DEBOLMENTE; A PIÙ RIPRESE, COME UN SEGNALE PRESTABILITO).Scusa, ma credi proprio che sia giustificata l'avversione che tiene tuo padre per me?

Evelina

Sono figlia unica... Devi capire la sua perplessità di fronte alla scelta di un marito per me.

Luigi

Capisco, ma io non sono l'ultimo venuto.

Evelina

Ma chi dice questo!

Luigi

Si è parlato troppo dello scapestrato Luigi Strada, della sua mania per il teatro. Voci, Evelì, pettegolezzi. Ma dentro di me ho sentimenti sani e ti voglio bene. Per te lascio tutto: teatro, letteratura, sogni di grandezza... e mi trovo un impiego. Come lavorano gli altri, lavorerò anche io. E poi, non è detto che ci dobbiamo sposare domani. Quando potrò contare su uno stipendio fisso, e mi sarò guadagnato un posto dignitoso in società, fra sei mesi, un anno, due, allora ci sposiamo.

Evelina

Ma questo lo devi dire a papà.

Luigi

Parlaci tu.

Evelina

Io? No! Papà non è stato mai cattivo con me, e forse per questo motivo non riesco a parlare liberamente con lui.

Luigi

Ma tu, mi vuoi bene?

Evelina

Ma quanto sei scemo! Allora perché stiamo parlando di matrimonio?

Luigi

Quanto sei bella! (E PRENDE DELICATAMENTE TRA LE SUE MANI UNA MANO DI LEI).

Evelina

Io ho un'idea.

Luigi

Quale?

Evelina

Papà ha molta stima per la signora Saveria, la moglie di Don Vincenzo.

Luigi

Riuscirebbe a convincere papà?

Evelina

È l'unica persona.



Michele

(ENTRANDO ASSIEME A VINCENZO E ATTILIO, GLI ULTIMI DUE SI TENGONO AFFETTUOSAMENTE SOTTOBRACCIO) Molto bene.

Vincenzo

È stato uno scherzo. Non ne parliamo più.

Michele

Uno scherzo che è riuscito a farvi fare pace. Dieci anni in urto per una sciocchezza. Dai, dai... abbracciatevi ancora!... Che bei fratelli!

Attilio

Sempre cosi succede. Per un motivo futile, si portano avanti dei rancori che durano anni e anni.

Michele

Dieci anni.

Attilio

Per una cosa futile poi. Ma sciocchezze!

Michele

Futile... (DUBITA E SI RIVOLGE A VINCENZO) voi me lo diceste... Vi aveva truffato per due milioni.

Vincenzo

Ancora con la storia della truffa? Ma quale truffato!

Attilio

Vincenzo ancora non ti sei tolto questa idea dalla testa? (FA PER ARRABBIARSI)

Vincenzo

(AL FRATELLO) No, no. Non è niente. Basta, abbiamo fatto pace. Ora basta! Non voglio saperne più nulla di questa storia. Ti devo ancora pregare di una sola cosa. Togliti questo vestito nero, perché mi fa un certo effetto.

Michele

Da notare però, che subito si è vestito di nero!

Attilio

Hai ragione. (SI TOGLIE LA GIACCA E L'ADAGIA SULLA SPALLIERA D'UNA SEDIA) Mi tolgo la giacca, ma il pantalone...

Vincenzo

Vieni in camera mia. Ti metti un vestito mio, un vestito di stoffa fresca, estiva, cosi stai più libero.

Attilio

Si, ti ringrazio, perché cosi combinato mi sento un poco a disagio.

Michele

Lo credo.

Attilio

A parte l'impressione che può fare un vestito nero in piena estate... ma mi sento imprigionato. Avete mai fatto caso a quanti bottoni portiamo addosso noi? La quantità, e la varietà... Non hanno ancora, trovato un sistema per eliminare i bottoni, io, mi dovete credere, odio i bottoni.

Vincenzo

Vieni, Attilio.

Attilio

Vengo.(I DUE FRATELLI ESCONO. LA CONSIDERAZIONE DI ATTILIO HA COLPITO IN PIENO LA FANTASIA DI MICHELE. EGLI INFATTI, DOPO UN ATTIMO DI MEDITAZIONE, DECIDE DI STRAPPARE I BOTTONI DELLA PROPRIA GIACCA, POI STRAPPA I BOTTONI A TUTTE LE GIACCHE CHE SONO NELLA STANZA, APPOGGIATE ALLE VARIE SEDIE. COMPIUTO L'ATTO, ESCE DAL SALONE E SI ALLONTANA PER I VIALI DEL GIARDINO)

Saveria

(ENTRA ASSIEME A EVELINA E DON GIOVANNI, CONVERSANDO PIACEVOLMENTE) Fate benissimo. L'uomo non può vivere solo. E quando vi sposate? (SI SEGGONO TUTTI)

Don Giovanni

Non ho ancora avuto il tempo di parlare con la signora Teresa. Ma penso che anche lei ha interesse di concludere al più presto il matrimonio.

Saveria

(A EVELINA) Tu sei contenta?

Evelina

Sono contenta. Soprattutto perché si tratta d'una donna che conosciamo da molti anni.

Saveria

E pure perché un giorno o l'altro ti sposi anche tu, e papà resterebbe solo.

Don Giovanni

Per ora non c'è niente in vista per lei.

Saveria

E invece io voglio parlarvi proprio di qualche cosa del genere che riguarda vostra figlia.

Don Giovanni

(A SUA FIGLIA) Sempre da terze persone devo sapere le cose che ti riguardano.

Saveria

Io voglio bene ad Evelina come a una figlia.

Don Giovanni

Lo so e vi ringrazio.

Saveria

Evelina è innamorata di un giovane...

Don Giovanni

Ah! E chi è?

Saveria

A me sembra un bravo ragazzo. Non ha ancora una posizione adeguata...



Don Giovanni

Ma chi è?

Evelina

È Luigi Strada, papà.

Don Giovanni

(CONTRARIATO) E io l'avevo capito. Evelì, tu non sei una bambina. I ventun'anni li hai compiuti, e puoi sposarti con chi ti pare e piace, però non puoi pretendere il mio consenso. Sposati,ma non ti do una lira. E lontani dalla mia casa.

Evelina

Ma non si può nemmeno discutere?

Don Giovanni

Che vuoi discutere? Quello è un manicomio ambulante.

Saveria

Ma non potete sapere il cambiamento che può fare in vista di un matrimonio.

Don Giovanni

Non lo so e non lo voglio sapere. Signora bella, chiedetemi qualunque cosa, ma questo no. Luigi Strada è uno stravagante, un pazzo. Piange, ride, vuole fare l'artista... il teatro. Il teatro lo va a fare fuori di casa mia.

Evelina

Se era viva mammà, sarebbe stato differente.

Don Giovanni

Sarebbe stata la stessa cosa, perché la buon'anima avrebbe chiesto consiglio a me.

Evelina

Ma mammà avrebbe trovato altre parole per dissuadermi... (SCOPPIA A PIANGERE, ED ESCE SVELTA),

Saveria

Povera figlia! Sono queste le maniere per convincere una ragazza? (ESCE CHIAMANDO) Evelina, Evelina vieni qua, calmati!

Michele

(ENTRA E SI AVVICINA A DON GIOVANNI FACENDOLO IMPAURIRE) Che è stato?

Don Giovanni

Chi è?... Ah Michè!... Eh... che è stato? Luigi Strada chiede la mano di mia figlia... Cose dell'altro mondo! Uno scombinato, senza, arte né parte, si permette di avanzare pretese... Piange, ride: credi a me, Michè quello se ne deve andare al manicomio. Luigi Strada è pazzo.(NEL FRATTEMPO SAVERIO NON ESSENDO RIUSCITA A TROVARE EVELINA RIENTRA; DON GIOVANNI VEDENDO SAVERIA, LE VA INCONTRO) Cara signora, vi chiedo scusa di come mi sono comportato in casa vostra, ma è stato più forte di me.

Saveria

Con i figli ci vuole più dolcezza.

Don Giovanni

Ognuno è padrone di regolarsi come meglio crede. Permesso.

Saveria

(SGARBATA) Prego. (DON GIOVANNI SI ALLONTANA, MENTRE MICHELE SI AVVICINA A SAVERIA) Che brutto carattere...

Michele

Chi?

Saveria

Don Giovanni si è urtato fino a diventare volgare perché la figlia si è innamorata di Luigi Strada.

Michele

E ha ragione. Voi forse non sapete niente. Luigi Strada è pazzo!

Saveria

Voi che dite?

Michele

Ma veramente non lo sapevate? Io mi sono meravigliato nel vederlo qua in casa, a tavola con noi. Ma chi l'ha invitato qua? Quello è un essere pericoloso.

Saveria

Ma è proprio pazzo?

Michele

Una vera disgrazia. È stato un anno al manicomio. La sua famiglia non ha fatto sapere mai niente per non discreditarlo, sperando nella guarigione...Ma per carità, quello sta peggio di prima. Badate che se resta qua, me ne vado io..

Saveria

Mamma! E avete ragione!

Michele

È stato un azzardo quello di farlo venire qua. È un povero irresponsabile... può strangolare una persona come se fosse niente. (VEDE LUIGI CHE AVANZA VERSO DI LORO DAL GIARDINO) Eccolo, sta venendo.

Saveria

Mamma mia...

Michele

State attenta. Io me ne vado perché sono un carattere impressionabile... Non lo contraddite, assecondatelo (ESCE).



Luigi

(RAGGIUNGE LA SIGNORA GALLUCCI, CHE È TERRORIZZATA) Signora Saveria, che risposta mi date? Avete parlato con Don Giovanni?

Saveria

(IN PREDA AL TERRORE) Si, si, ho parlato.

Luigi

E che ha detto?

Saveria

Ah, ecco qua... (CERCANDO PAROLE IMMAGINARIE PER NON INNERVOSIRLO)

Luigi

Ho capito: ha detto di no... Lo sapevo! (SCATTANDO) Sono proprio un disgraziato!

Saveria

(SOLLECITA) No, no, calmatevi. Ha detto di si... acconsente.

Luigi

(MERAVIGLIATO) Acconsente?

Saveria

Si.

Luigi

Scusate, Donna Savé, spieghiamoci bene: acconsente al matrimonio?

Saveria

Si. Ha detto: «Acconsento con gran piacere».

Luigi

E lui era tanto contrario, mi vedeva come il fumo agli occhi... com'è che ha fatto questo cambiamento?

Saveria

Ha detto: «Mi sono sbagliato: Luigi Strada diventerà un grande poeta, e ha il diritto d'essere preso in considerazione».

Luigi

La poesia che ho detto dopo pranzo ha fatto effetto... Che gioia mi avete dato! Voi mi avete fatto l'uomo più felice del mondo. Scusate, ma vi debbo baciare la mano. (E MUOVE PER AVVICINARSI ALLA DONNA).

Saveria

(DECISA) Non vi accostate.

Luigi

Volevo esprimervi la mia riconoscenza.

Saveria

Vi ringrazio, ma è meglio che restiamo voi al vostroposto eio al mio.

Luigi

Come volete... (INTANTO MUOVE UN PASSO VERSO LA DONNA).

Saveria

(ALLUNGA FULMINEAMENTE IL BRACCIO VERSO LUIGI COME PER FERMARLO) Un momento! Mi hanno chiamata.

Luigi

Non mi sembra.

Saveria

Si, mi hanno chiamata. Permesso. (E SE NE VA AFFRETTATAMENTE E SCOMPARE DIETRO IL PRIMO USCIO CHE HA A PORTATA DI MANO).

Don Giovanni

(PROVENIENTE DAL GIARDINO, SI RIVOLGE ALLA FIGLIA CHE LO SEGUE) Devi stare vicino a me. Ricordati che non ti permetto nemmeno di scambiare una parola con quell'imbecille. (SCORGENDO LUIGI) Ah, eccolo.

Luigi

(NEL VEDERE EVELINA COL PADRE S'ILLUMINA, ESCLAMA CONVINTO) Caro suocero! Cioè papà... Perchè vi assicuro che un padre sarete per me. E voglio, prima di tutto, darvi un bel bacione. (ABBRACCIA E BACIA DON GIOVANNI, CHE, COME UN AUTOMA, LO LASCIA FARE). E adesso dovete permettermi di dare un bacetto ad Evelina. (NON FA IN TEMPO AD AVVICINARSI ALLA RAGAZZA CHE DON GIOVANNI LO HA GIÀ PRESO PER IL COLLETTO).

Don Giovanni

Ma insomma, la vuoi finire? Mò basta, mò. (E GLI ASSESTA DUE SONORI SCHIAFFONI) Ogni pazienza ha il suo limite.

Luigi

Tu hai ragione che sei vecchio.

Don Giovanni

Ma come sono vecchio! Io posso darti soddisfazione qua, e fuori di casa Gallucci. (INNERVOSITO COMINCIA A SCHIAFFEGGIARLO).

Evelina

(GRIDANDO VERSO LE ALTRE STANZE) Aiuto!Correte, aiuto! (SOPRAGGIUNGE SAVERIA, SEGUITA POI DA VINCENZO E ATTILIO)

Saveria

Che succede? Correte...


Evelina

Signora Saveria!(NELL'OSSERVARE LA SCENA SI RENDE CONTO DELL'ACCADUTO E ALLORA INTERVIENE PRONTA, TRAENDO IN DISPARTE DON GIOVANNI) No... no: lasciate stare! (RACCOGLIE INTORNO A SÉ EVELINA, DON GIOVANNI, VINCENZO E ATTILIO PER CONFIDARE LORO IL SEGRETO, LUIGI, MEZZO INTONTITO, OSSERVA IL GRUPPETTO DEI CINQUE PERSONAGGI, MERAVIGLIANDOSI SOPRATTUTTO DEL FATTO CHE MENTRE SAVERIA PARLA, GLI ALTRI QUATTRO SBARRANO GLI OCCHI E COMINCIANO A SQUADRARE LUI, DALLA TESTA AI PIEDI. IL MALCAPITATO NON SI RENDE BENE CONTO DI ESSERE LUI STESSO L'OGGETTO DI QUELLA MISTERIOSA CONSULTAZIONE, MA CAPISCE CHE QUALCHE DECISIONE STRANA STANNO PRENDENDO AI SUOI DANNI, SPECIALMENTE QUANDO QUEI CINQUE SI SCHIERANO SERRATI DI FRONTE A LUI, IN ATTEGGIAMENTO DI DIFESA. SEGUE UN SILENZIO IMBARAZZANTE. FINALMENTE PRENDE L'INIZIATIVA LUIGI, MUOVENDO DI QUALCHE PASSO VERSO I CINQUE, AZZARDANDO UN TIMIDO) Luigi Ma... (I CINQUE SCAPPANO IN UN'ALTRA STANZA, CHIUDENDO FULMINEAMENTE LA PORTA ALLE LORO SPALLE).Ma che succede?

Nicoletta

(ENTRANDO INSIEME AD ANTONIO SCORGE LUIGI SEDUTO ACCANTO AL TAVOLO CHE PREME IL PALMO DELLA MANO SULL'OCCHIO DESTRO) Vi siete fatto male?

Luigi

Un poco, qui all'occhio.

Nicoletta

E non mettete la mano che è sporca, fate peggio...

Luigi

Ci vorrebbe un po’ d'acqua corrente...

Antonio

C'è la fontana.

Luigi

Si, ma quattordici chilometri chi se li fa...

Antonio

Nossignore, la fontana sta qua, a due passi.

Luigi

Ma perché, in casa c'è l'acqua?

Nicoletta

E che, mancava l'acqua? Ci stanno quattro bagni padronali, due di servizio. Il giardiniere tiene a disposizione diciotto attacchi per la pompa... Ogni cinquanta metri c'è un attacco per innaffiare le piante.

Luigi

Sul serio?

Nicoletta

La fontana sta proprio là, seguitemi che ve la mostro (SI AVVIA VERSO IL GIARDINO E SI FERMA SOTTO UNO DEI DUE GRANDI ARCHI, INDICA UN PUNTO DEL GIARDINO). Là, vedete? Girate a destra e subito troverete la fontana.

Luigi

(RIPENSANDO A QUANTO GLI HA DETTO MICHELE IN MERITO ALLA MANCANZA DELL'ACQUA) Ma sono cose assurde! Quello è stato capace di far venire la carenza dell'acqua! Grazie, vado subito.(ESCE IN GIARDINO) Ma chi glielo fa fare a quello spiritoso tutto questo. Chi?

Teresa

(COMPARE, ANSANTE E TRAFELATA, SOTTO UNO DEGLI ARCHI, RICONOSCE NICOLETTA E GLI SI AVVICINA) Nicoletta, Nicoletta...

Antonio

Buongiorno, signora Teresa.

Teresa

Scusa, sai se mio fratello è venuto qua?

Nicoletta

Si, è arrivato stamattina. La signora aspettava pure voi.

Teresa

Si, ma non ho potuto. Non dite a nessuno che sono arrivata. Voglio parlare con la signora soltanto. Chiamatela, l'aspetto qua. (E SIEDE, AFFRANTA, ACCANTO A UN PICCOLO TAVOLO, INTORNO AL QUALE VI SONO DIVANI E POLTRONE),

Nicoletta

Andiamo subito (ESCE INSIEME AD ANTONIO).

Luigi

(TORNANDO DALLA FONTANA) Ma, mi sbaglio? Signora Teresa...

Teresa

Si, sono io.

Luigi

(PREMENDOSI UN FAZZOLETTO BAGNATO SULL'OCCHIO DESTRO) Ci vedo cosi poco.

Teresa

Vi fa male l'occhio?

Luigi

Non ne parliamo.


Teresa

Un colpo d'aria?

Luigi

Ho preso due schiaffi da quel trappano di Don Giovanni Altamura, il vostro padrone di casa.

Teresa

Per il fatto di Evelina? (COME PER DIRE «PRIMA O POI C'ERA DA ASPETTARSELO»)

Luigi

Ma io gli faccio querela. E che? Cosi, impunemente, si schiaffeggia un tizio che ti rivolge una regolare richiesta di matrimonio? Siamo in mezzo agli zulù! Se si gonfia, l'occhio, gli faccio querela.

Teresa

Ma questa è cosa da niente (GUARDANDO L'OCCHIO DI LUIGI)

Luigi

Speriamo. A me l'occhio mi fa male.

Saveria

(DALLA PORTA D'INGRESSO DEL SALONE DA PRANZO, CHIAMANDO) Teresa!

Teresa

(SI ALZA E VA INCONTRO A SAVERIA) Cara, cara Saveria! Vi devo parlare di una cosa molto delicata.

Saveria

Si, ma è meglio che ce ne andiamo dentro. Qua c'è quel giovanotto, (INDICA LUIGI) è pazzo.

Teresa

Chi?

Saveria

(INDICANDO ANCORA LUIGI) Quello.

Teresa

E quello è Luigi Strada, l'ex inquilino mio. Chi vi ha dato questa informazione?

Saveria

Michele.

Teresa

Michele... (AVVICINANDOSI AL TAVOLO ACCANTO AL QUALE SIEDE LUIGI). Signor Luigi, non vi dispiacete di quello che vi dico...

Luigi

Che c'è?

Teresa

Mio fratello ha detto a tutti quanti che voi siete pazzo.

Luigi

Voi che dite? Per quale motivo?

Teresa

(CHIAMANDO SAVERIA)Venite, non abbiate paura. Sedetevi tranquillamente...

(SI AVVICINA AI DUE, MA NON SIEDE) Il signore qua è stato mio inquilino... lo conosco bene. Un pazzo ci sta, ma non è lui... (ALLUDE A LUIGI) È proprio mio fratello.

Saveria

Michele?

Teresa

(CON PROFONDO SENSO DI RASSEGNATO DOLORE) Eh, si! È inutile mantenere ancora il segreto, tanto sono convinta che Michele non potrà guarire più. È uscito ieri di casa senza dirmi niente. Torno dalla cucina e non lo trovo più. Stanotte non si è ritirato. Potete immaginare la mia preoccupazione... Quello, ieri mattina è uscito dal manicomio.

Luigi

E lo fate venire qua?

Teresa

E che ne sapevo? Ho girato mezza Napoli per trovarlo... Perciò ho mancato all'invito a pranzo.

Luigi

(TRA SE E SE) Perciò bevi, bevi. (RIVOLTO A TERESA) Ma è proprio pazzo?

Teresa

Ve lo sto dicendo. Non ho fatto sapere mai niente, sperando nella sua guarigione.Ma oramai ne sono convinta, Michele non potrà mai guarire più.

Saveria

Quanto mi dispiace! Adesso è necessario informare anche gli altri.(RIVOLTA A TERESA) Vieni, Teresa.

Teresa

(SINGHIOZZANDO) Vengo. (LE DUE DONNE ESCONO).



Michele

(LUIGI SI GUARDA INTORNO, E NON SI SENTE SICURO. GUARDA CON EVIDENTE TERRORE IN OGNI ZONA, SI RENDE CONTO CHE DA UN MOMENTO ALL'ALTRO PUÒ SBUCARE IL PAZZO. SI ALZA DAL SUO POSTO E COMINCIA A PERLUSTRARE IL SALOTTO, A SCRUTARE IL GIARDINO, GUARDA IN OGNI DOVE. MICHELE COMPARE SOTTO UNO DEGLI ARCHI, USANDO TUTTI GLI ACCORGIMENTI PER NON FARSI SCORGERE E SERVITOSI DI UNA VARIOPINTA TOVAGLIA DA GIARDINO PER FARNE UN TURBANTE INDIANO, SE L'È MESSO IN TESTA. RECA UN SECCHIO PIENO DI RADICI SECCHE, E PIANTE INDEFINIBILI. INTANTO LUIGI, RIASSICURATO, S'È SEDUTO SU UN DIVANO, DI SPALLE AL GIARDINO. DOPO UNA BREVE PAUSA MICHELE APPARE ALLE SPALLE DEL DIVARIO, RIMANE UN ATTIMO IN CONTEMPLAZIONE DELL'INCONSAPEVOLE «VITTIMA», POI SI PORTA AVANTI E SIEDE ANCHE LUI OCCUPANDO IL POSTO LIBERO SUL DIVANO. QUANDO LUIGI S'ACCORGE DELLA PRESENZA DI MICHELE, È GIÀ TROPPO TARDI PER DARSELA A GAMBE. D'ALTRA PARTE NON. LO POTREBBE NEMMENO, IN QUANTO IL TERRORE LO HA LETTERALMENTE PIETRIFICATO, E GLI HA. TOLTO COMPLETAMENTE LA VOCE. NON PUÒ, PERCIÒ, NEMMENO PROTESTARE O GRIDARE... DOPO UN BREVE, AGGHIACCIANTE SILENZIO, MICHELE PRENDE L'INIZIATIVA)Voi siete Michele Murri?(LUIGI CONFERMA CON UN BREVISSIMO CENNO DEL CAPO) Io sono il professore DiomarNiczibei, indiano Sono stato incaricato di portarvi nella mia clinica a Bombay, dove troveremo altri scienziati miei colleghi: uno svizzero, un tedesco, un francese e un cinese. Ci riuniamo per discutere insieme sul vostro caso psichico e trarre dalla conclusione del consulto la vera diagnosi e la terapia da seguire. Coraggio, giovanotto, seguitemi (MOSTRANDO LA RONCOLA), non c'è tempo da perdere. I colleghi ci stanno aspettando. Venite. (PRENDE IL BRACCIO DI LUIGI E, GARBATAMENTE, LO INVITA AD ALZARSI E A SEGUIRLO, LUIGI NON BATTE CIGLIO E IMPAURITO, ESEGUE TUTTO CIÒ CHE IL PAZZO GLI ORDINA, ARRIVATI SULLA SOGLIA D'UNO DEGLI ARCHI, MICHELE SI FERMA E INDICA A LUIGI UNA CARRIOLA, CHIEDENDOGLI GENTILMENTE)Vogliamo prendere l'aereo?

(LUIGI ADERISCE ALL'INVITO COL SOLITO CENNO DEL CAPO)Prego(LUIGI S'ACCOVACCIA NELLA CARRIOLA).Bravo, cosi. (PORGENDOGLI IL SECCHIO CON LE RADICI) Questo tenetelo voi... Io debbo pilotare l'apparecchio. Non abbiate paura, perché sono serpenti, ma non velenosi. (SISTEMANDO IL SECCHIO IN GREMBO A LUIGI, PRENDE POSTO TRA LE DUE STANGHE DELLA CARRIOLA, APRE LE BRACCIA PER FORMARE LE ALI DELL'AEREO ED EMETTE IL RUOMORE DEL MOTORE). Le condizioni atmosferiche sono ottime, state tranquillo: sarà un volo piacevole, una buona traversata. Come non avete avvertito il decollo, non avvertirete nemmeno l'atterraggio. (CONTINUANDO COL RUMORE, CAMBIA IN UNO DI 'ATTERRAGGIO' E DOPO POCO AFFERMA)Siamo arrivati. Scendete(LUIGI SCENDE DALLA CARRIOLA). Ecco la mia clinica. (INDICA UN PUNTO DEL SALONE) Venite.(DALLA CARRIOLA TIRA FUORI UTENSILI PER IL GIARDINAGGIO: UNA RONCOLA, UN FERRO A PUNTA PER LA SEMINA, LE FORBICI PER LA POTATURA E UNA POMPA A STANTUFFO PER SPRUZZARE L'ACQUA SUI FIORI. TUTTA QUESTA ROBA EGLI LA COLLOCA SUL TAVOLO, DOV'È ANCORA STESA LA BELLA TOVAGLIA MANCA A CUI MANCA L'ORLO DI PIZZO, IN FUNZIONE DI FERRI CHIRURGICI, FATTO QUESTO, MICHELE S'INCHINA OSSEQUIOSO A DEGLI IPOTETICI PERSONAGGI). Illustri colleghi, vi saluto. (MOSTRANDO LUIGI). Ecco ilpaziente, è lui. Sedetevi, giovanotto (LUIGI SIEDE). Non abbiate paura giovanotto, voi non siete pazzo, la vostra malattia va ricercata nell'ostinata presa di posizione dell'umanità, che consiste nel fatto di voler ragionare ad ogni costo, in altri termini: se l'umanità la smettesse di ragionare, naturalmente a scapito d'ogni propria libertà spirituale e materiale, voi sareste tra gli uomini un uomo normale.(RIVOLGENDOSI AI COLLEGHI) E' vero colleghi? So che in Francia, in Inghilterra e come in America... (MOMENTO DI SILENZIO) Come? (SIFERMA COME SE FOSSE STATO INTERROTTO DA UNO DEI SUOI COLLEGHI E SÌ METTE IN ASCOLTO CON INTERESSE. QUANDO «L'ALTRO» HA ESAURITO IL SUO INTERVENTO,

MICHELE RIPRENDE LA PAROLA PER POLEMIZZARE CON «LUI) Anche in Germania? Ah si, si... Anche in Austria? (ASCOLTA COSA HANNO DA DIRE SUI LORO METODI DI TRATTAMENTO) Ma mi permetto di dire, cari colleghi, che sono tutti paliativi, tutti mezzucci... e vedo che il collega cinese non è d'accordo con tutti voi... sono espedienti superati... Noi, in India, sottoponiamo il paziente a un trattamento drastico, è vero, ma eh dà dei risultati sorprendenti. Mi chiederete: in che cosa consiste questa nuova terapia? È l'uovo di Colombo. È questione di sede. La sede del male, qua!è La testa. Possiamo noi asportare il male dalla testa? No, non lo possiamo. Qual è dunque il metodo che stiamo praticando in India? È quello di isolare il mal nella sua stessa sede, e renderlo cosi inoffensivo; rimanente del corpo umano: il taglio della testa, passiamo alla dimostrazione pratica della mia affermazione. Volete giovanotto mettere la testa qui sopra (SI AVVICINA A LUIGI E LO COSTRÌNGE CON DELICATEZZA A PIEGARE IL BUSTO IN AVANTI, FINO A TOCCARE CON TUTTA LA GUANCIA DESTRA IL PIANO DELLA TAVOLA) Bravo, cosi. Ne abbiate timore, perché non vi farò soffrire, io taglio piano piano.

(LUIGI VORREBBE PROTESTARE, MA NON SE NE SENTE LA FORZA. IL MALCAPITATO È IN PREDA A UN TREMITO NERVOSO CHE GLI HA PARALIZZATO LE MEMBRA IN OGNI POSSIBILITÀ DI DIFESA ISTINTIVA. MICHELE HA SOLLEVATO LA RONCOLA ALL'ALTEZZA DI QUEL COLLO E STA PER VIBRARE IL COLPO, QUANDO, FUORI SCENA, LO RAGGIUNGE IL GRIDO DI TERESA CHEFERMA IL GESTO).

Teresa

(FUORI SCENA) Michele!

Michele

(A QUEL RICHIAMO, CAMBIA REPENTINAMENTE ESPRESSIONE RIDIVENTANDO MICHELE, IL FRATELLO DI TERESA, E S'ILLUMINA DI GIOIA ED E SCLAMA) Ehi Teresina!... Teresa bella!... E che ci fai qui? (LIBERANDO MICHELE, SI AVVICINA ALLA SORELLA)

Teresa

Eh! Io sono arrivata inquesto momento, ti sono venuta a prendere, perchè dobbiamo tornare subito a casa. (CON TONO DI VOCE FERMO E VIBRANTE) Ma che fai? Metti via quell'arma (E GLI TOGLIE DI MANO LA RONCOLA).

Michele

(LUIGI SCAPPA VIA NON APPENA SI SENTE LIBERO, ED ORA SI TROVA A IL FATTO CON TUTTI GLI ALTRI: EVELINA, DON GIOVANNI, VINCENZO, SAVERIA, ATTILIO E NICOLETTA LA CAMERIERA, CHE SI TROVANO FERMI SULLA SOGLIA DELLA PORTA DI INGRESSO AL SALONE FIN DA QUANDO TERESA, DALL'ARCO, HA RICHIAMATO A SÉ IL FRATELLO) Niente, un regalo!

Teresa

Ah! (COME PER ASSECONDARLO)

Michele

Hai fatto bene a venire. Noi ce ne dobbiamo andare subito via di qua. Ci sta un pazzo. Tu capisci che io non posso stare a contatto suo, mi fa impressione. Mi si risvegliano certi ricordi...

Teresa

Ma è naturale. E perciò ti sono venuta a prendere. Ora andiamo via.

Michele

Eh hai fatto bene. Aspettami qua. Saluto gli amici e andiamo subito via.

(S'AVVIA E SI AVVICINA AL GRUPPO DEGLI ALTRI CHE IN QUESTO MOMENTO SI TROVERANNO COSI DISPOSTI: SCHIERATI COME IN DIFESA, ADDOSSATI ALLA PARETE DISPONIBILE DEL SALONE. LUIGI NEL VEDERE SOPRAGGIUNGERE MICHELE, SI È RANNICCHIATO IN UN ANGOLINO. LA PRIMA PERSONA CHE MICHELE AVVICINA PER SALUTARE È VINCENZO).Scusatemi se me ne vado cosi, pensavamo di passare insieme tutta la serata ma vedete, mia sorella è venuta a prendermi da un momento all'altro. Lei sa perchè, conosce la ragione ma io non posso rimanere. (TENENDOGLI LA MANO) Di nuovo auguri, e ci vediamo a Napoli. (SALUTA ATTILIO) Caro Attilio, dico lo stesso pure a voi. E di nuovo tanti complimenti per la pace che avete fatto con vostro fratello. (SI AD EVELINA CHE LO GUARDA ESTEREFATTA) Cara Evelina, ci vedremo a Napoli (SI RIVOLGE A DON GIOVANNI) Ehhh Don Giovanni Altamura, voi qua state? Bravo, siete venuto anche voi per il pranzo o solo per stasera? Vabhè tante buone cose, ci vediamo a Napoli.(SI RIVOLGE A SAVERIA) Signora Saveria, omaggi devoti e complimenti per il pranzo squisito che ci avete offerto.

(SCORGE LUIGI CHE, ANCORA IMPAURITO E SCONVOLTO, CERCA NASCONDIGLIO) Tu stai ancora qua? Vattene al manicomio, hai capito? Tu sei un pericolo per la società. Non puoi stare libero. Tu puoi commettere qualunque sciocchezza perché sei un irresponsabile. La gente ha paura di te, hai capito? Gli amici, i parenti, la famiglia, ti possono compatire per un poco, ma poi si rassegnano e ti abbandonano...sei troppo pericoloso, senti a me, fatti tagliare la testa che guarisci, quello il male dove sta? Nella testa?Bhèquale è allora il problema, si toglie la testa e si risolve il male. Guarisci!

(RITORNA A GUARDARE SAVERIA)Tante buone cose Donna Saveria, e ancora auguri per vostro marito. (RITORNA SU LUIGI INTIMORENDOLO) Vattene al manicomio tu!

(RIVOLGENDOSI A SUA SORELLA CHE LO HA SEGUITO DURANTE LA SCENA) Andiamo, Teresa.

Teresa

Si, andiamo. (LO GUARDA) E che fai ancora con questo coso in testa, perchè non lo togli? Fa caldo! Pure questo mantello! (PRENDENDOLO CON DOLCEZZA, ACCOMIATANDOSI DA TUTTI GLI ALTRI)Di nuovo. (PRENDE SOTTOBRACCIO MICHELE E S'AVVIA CON LUI VERSO IL VIALE CHE PORTA ALL'USCITA).

Vincenzo

(DOPO UNA PAUSA DI PENOSO SILENZIO) Pover uomo!

Attilio

Sono cose che fanno rabbrividire. Ma chi l'avrebbe pensato mai...

Don Giovanni

M'è venuto il freddo addosso... (VA VERSO LA SEDIA DOV'È APPOGGIATA LA SUA GIACCA E L'INDOSSA) Che pena!

Vincenzo

(ANCHE EGLI INDOSSANDO LA SUA GIACCA) Misteri della natura...

(ATTILIO E LUIGI HANNO INDOSSATO ANCHE LORO LE GIACCHE, E TUTTI INSIEME I QUATTRO UOMINI SI ACCORGONO CHE DALLE GIACCHE MANCANO TUTTI I BOTTONI. LA CONSTATAZIONE LI LASCIA PERPLESSI E INCURIOSITI)... Ma dovevamo capirlo dal fatto della poesia... (CONFABULANO E CERCANO DI CAPIRE CHI AVESSE PRESO I BOTTONI DI CHI E DOVE FOSSERO)

FINE