Dolce amaro

Stampa questo copione

DOLCE AMARO

DOLCE  AMARO

(Bitter Sweet)

di

Noel Coward

Traduzione di

Maria Teresa Petruzzi

PERSONAGGI :

                              LADY SHAYNE

                              DOLLY CHAMBERLAIN

                              LORD HENRY JEKILL

                              VINCENT HOWARD

                              SARAHH MILLICK

                              CARL LINDEN 

                              Mrs. MILLICK

                              HUGH DEVON

                              VICTORIA

                              HARRIETT

                              GLORIA

                              GLORIA

                              JANE

                              EFFIE

                              LOTTE

                              FREDA

                              HANSI

                              GUSSI

                              MANON (LA CREVETTE)

                              Cap. AUGUST LUTTE

                              Ten. TRANISCH

                              HERR SCHLICK

                              Invitati, Musicisti, ecc.

                             

                             


ATTO PRIMO – SCENA 1

                       PERSONAGGI: LADY S., DOLLY, HENRY JEKYLL, VINCENT HOWARD, NITA, HELEN, JACKIE, FRANK, PARKER, Ospiti, Musicisti ecc.

                       LA SCENA: la casa Lady Shayne, in Grosvenor Square.

                       Anno 1929

                       Durante una piccola festa da ballo. In mezzo, in fondo, ampia porta a due battenti che conduce al salone da pranzo. A sinistra un piccolo complesso Jazz  sta suonando, davanti alla finestra aperta. Una porta più piccola dà nella biblioteca.

                       All’alzarsi del sipario la scena è affollata di ballerini; lo strepitio delle conversazioni, risate unite alla musica devono produrre l’effetto di una gran confusione. Il ballabile termina col solito accordo e gli applausi dei danzatori. Parker spalanca la porta di fondo e annuncia che la cena è servita. Tutti, ridendo, e parlando vanno in sala da pranzo e si vedono prendere posto ai tavoli. La porta viene richiusa e i componenti del complesso escono sul terrazzo a respirare un po’ d’aria fresca, tranne Vincent Howard, che rimane al piano improvvisando in sordina qualcosa di sincopato.

                       Dolly Chamberlain ed Henry Jekyll entrano dalla biblioteca. Dolly è giovane e attraente: sui vent’anni. Henry è di poco maggiore e tende ad essere leggermente presuntuoso.

DOLLY          - Sono andati tutti a cena. Vieni.

HENRY         - Fa un caldo d’inferno.

DOLLY          - Non hai fatto che brontolare, tutta la sera.

HENRY         - Scusami, cara.

DOLLY          - Credi davvero di volermi bene?

HENRY         - Diamine! Non dire sciocchezze.

DOLLY          - Abbastanza?

HENRY         - Abbastanza per cosa?

DOLLY          - Ma, non so… Abbastanza per passare tutta la vita con me, per E       sempio?

HENRY         - E’ un po’ tardi per pensarci adesso… Col matrimonio stabilito per lunedì prossimo.

                              (Vincent batte un accordo con un certo rispetto. Dolly lo guarda – da sopra alla spalla – con occhiata penetrante)

DOLLY          - Hai ragione: fa caldo.

HENRY         - Dov’è Lady Shayne?

DOLLY          - (Indicando la sala da pranzo) Di là, immagino.

HENRY         - Strana signora.

DOLLY          - Vorrei essere come lei quando avrò 70 anni.

HENRY         - Impossibile che ne abbia tanti.

DOLLY          - Oh sì… Andava a scuola con mia nonna.

HENRY         - Dio mio!

DOLLY          - Dev’essere curioso guardarsi indietro dopo tanti anni… Chissà se le dispiace.

HENRY         - Che cosa?

DOLLY          - Di essere così anziana… di aver vissuto una vita così piena di emozioni ed accorgersi a un tratto che non le è rimasto più nulla da desiderare.

HENRY         - Beh, dopo tutto è una vecchia vagabonda abbastanza divertente.

DOLLY          - Henry! (lo guarda  scandalizzata)

HENRY         - Che c’è?

DOLLY          - Che espressione… Vecchia vagabonda!

HENRY         - Non lo è, forse? Non fa che andare in giro, sempre, a tutti i ricevimenti, sempre a dar feste, andare a letto tardi… E’ quasi uno scandalo… Non mi piacerebbe vedere mia nonna andare in giro a quel modo.

DOLLY          - Oh, non c’è pericolo! (ride)

HENRY         - Che vuoi dire?

DOLLY          - Che i tuoi parenti sono troppo riservati e pretenziosi per divertirsi di qualche cosa.

HENRY         - Dolly!

DOLLY          - Ma sì, è così… sono già tutti boccheggianti, non hanno più un barlume di vita, seppure ne hanno mai avuta, cosa di cui dubito… Probabilmente fra qualche anno sarai come loro.

HENRY         - Credi che la vita di Lady Shayne sia stata piena di emozioni, vero? (sorride sdegnoso) Sciocchezze.

DOLLY          - Sì, lo credo, lo credo… E non ci vedo niente di ridicolo.

HENRY         - Senti, Dolly: se tu sapessi sul conto di Lady Shayne certe cose che so io…

DOLLY          - Oh, io ne so più di te… So che ha avuto una ragione di vivere… Che è vissuta per qualche cosa…

HENRY         - E’ stata molto, molto immorale da giovane. Ha avuto degli amanti e si è sempre circondata di gente di basso rango… Poi ha avuto la fortuna di incontrare Shayne che l’ha rimessa a posto.

DOLLY          - Rimessa a posto?

HENRY         - L’ha fatta ritornare fra la gente per bene… nella buona società.

DOLLY          - Oh… Non farmi ridere!

HENRY         - Ma cara Dolly… io…

DOLLY          - (Con improvvisa veemenza) Smettila… Sei stupido e pretenzioso… non lo sopporto.

HENRY         - Dolly!

DOLLY          - (Violenta) Vattene… vattene…

HENRY         - Sei insopportabile. (esce in sala da pranzo, con rabbia)

VINCENT      - Devo smettere di suonare?

DOLLY          - (Con voce soffocata) No… continua.

VINCENT      - Non ne posso più… cara…

DOLLY          - No, Vincent… no…

VINCENT      - Sii buona: vieni a sederti vicino a me.

DOLLY          - Meglio di no…

VINCENT      - Paura?

DOLLY          - Sì. (va a sedere accanto a lui)

VINCENT      - (Sempre suonando) Ti amo tanto.

DOLLY          - Dio! Sono tanto infelice. (si prende la testa fra le braccia)

VINCENT      - Non piangere… Stai per sposare un uomo ricco; hai amici ricchi, una casa lussuosa, ogni ricchezza intorno a te; può darsi anche che un giorno tu sia abbastanza ricca da scritturarmi perché  suoni solo per te. (ride amaramente)

DOLLY          - Come puoi essere tanto crudele?

VINCENT      - Ad ogni modo, vivrai senza preoccupazioni.

DOLLY          - Non m’interessa vivere senza preoccupazioni.

VINCENT      - Allora vieni via con me… Io non ho denaro… non ho nulla da offrirti… se non le mie canzoni in qualche locale di terz’ordine… alberghi economici… e… Certo: dovresti guadagnarti da vivere…

DOLLY          - Sarebbe magnifico!

VINCENT      - Non dire sciocchezze!

DOLLY          - Vincent…

VINCENT      - Maledizione… (smette di suonare e va verso la finestra)

DOLLY          - Dove vai?

VINCENT      - A chiamare i miei compagni… Dobbiamo ancora lavorare.

DOLLY          - Non ti vedrò più fino… fino… fino a dopo il matrimonio.

VINCENT      - Non importa… Prima di tutto, una vita tranquilla…

DOLLY          - Ma che debbo fare?

VINCENT      - Addio, povera piccola… (la prende fra le braccia e la bacia)

                              (Dolly gli getta le braccia al collo e rimangono abbracciati per qualche minuto. Dalla sala da pranzo entra Lady Shayne; li osserva in silenzio per qualche istante. Ha 70 anni ma ha conservato una figura snella e giovanile; ha i capelli bianchi ed è elegantissima)

LADY S.        - Dolly!

                              (Dolly e Vincent si sciolgono)

                       Vengo come messaggera di pace del tuo fidanzato. Chiedo scusa se sono inopportuna.

DOLLY          - Oh, Lady Shayne!

LADY S.        - (A Vincent) Lei è il pianista dell’orchestrina, se non sbaglio?

VINCENT      - Sono il direttore.

LADY S.        - Peccato! Non è un granché, come orchestra…

VINCENT      - Chiedo scusa per quanto è accaduto or ora. È… è stato un caso.

LADY S.        - Come sarebbe a dire… un caso?

VINCENT      - Io… ecco… ci stavamo dicendo addio.

LADY S.        - Il suonatore di tamburo picchia troppo forte; e trovo il sassofonista detestabile.

DOLLY          - Lady Shayne… Vorrei spiegarle…

LADY S.        - Quando un suonatore stona, la spiegazione è una sola: è un cattivo musicista.

DOLLY          - Lady Shayne… Amo Vincent… e Vincent mi ama.

LADY S.        - E’ lui, Vincent?

DOLLY          - Sì…

LADY S.        - E Henry, il tuo futuro sposo è di là… piagnucolando su un’insalata di asparagi.

VINCENT      - Lei… ride di noi.

LADY S.        - Rido quasi di tutto, ormai… Solo da vecchi si capisce che tutto è un gioco.

DOLLY          - Tutto che cosa?

LADY S.        -  La vita e la morte, la felicità e la disperazione - e l’amore. (ride di nuovo)

VINCENT      - Non rida, la prego.

LADY S.        - Dunque, è un musicista… bel giovanotto, sensibile… e fa la corte a questa bambina… O è stata Dolly a fare la corte a lei? In questi ultimi tempi mi pare che tutto sia cambiato.

VINCENT      - E’ stato… noi… cioè… non lo so.

LADY S.        - E’ ammogliato?

VINCENT      - No, no!

LADY S.        - Ehi, non si riscaldi! Ho pensato che potesse essersene dimenticato.    

VINCENT      - Le mie intenzioni sono oneste, anche se troppo ambiziose.

DOLLY          - (A Lady Shayne) E’ in collera?

LADY S.        - Niente affatto, cara. Che cosa intendi fare?

DOLLY          - Non lo so.

LADY S.        - Se fossi in te, cercherei di saperlo. (si volta verso la sala da pranzo)

DOLLY          - Vede? E’ in collera…

LADY S.        - Detesto l’indecisione.

DOLLY          - Non capisco……

                              (Dalla sala da pranzo entrano alcune persone fra cui Nita e Helen)

NITA             - Dolly… Che hai fatto a Henry? È lì mogio mogio…

HELEN          - E’ così triste… Ha contagiato anche me che gli ero vicino…

(Dalla sala da pranzo irrompono Jackie, Frank, e parecchi altri)

JACKIE         - Ma che fa l’orchestra? Oh, signor Howard… suoni qualcosa… qualcosa di romantico! Ho voglia di ballare.

LADY S.        - (Ridendo) Sì… Suoni qualcosa di romantico.

VINCENT      - (Selvaggiamente) Suonerò tutto quello che volete… sono pagato         per questo, no? (va al piano) Eccovi  una cosa romantica… quella        che ci vuole per voi!…

                              (Suona un motivo di jazz vivacissimo. Tutti cominciano a ballare, cantando sul ritmo della musica. Nita fa qualche passo di “charleston” mentre Helen e Jackie l’accompa-gnano cantando e battendo le mani a tempo. Ad un tratto Lady Shayne batte il piede per terra con impazienza)

LADY S.        - Basta, basta… è orribile… non conoscete né desiderate altro che chiasso e velocità… I vostri sogni romantici sono incubi. La vostra concezione della vita è grottesca. Venite vicino a me… vi farò vedere… ascoltate… ascoltate…

FRANK         - (sottovoce) Oh Dio, che vorrà ora quella vecchia carcassa!

DOLLY          - Zitto!

                              (Lady Shayne comincia a cantare. Tutti si accoccolano in terra; qualcuno ridacchia furtivamente. Vincent e Dolly la fissano come irrigiditi)

CANZONE n° 1 – Il richiamo della vita

                       (La luce diminuisce gradatamente; nell’oscurità la voce diventa più robusta e più giovane, finché la luce aumenta di  nuovo e si vede una ragazza di diciassette anni, che in atteggiamento riservato sta in mezzo a un salotto arredato In stile VICTORIAno; un chiaro sole di primavera entra a fiotti dalla finestra è dietro di lei. Accanto a lei, seduto a un pianoforte Erard a coda, c’è un giovane pianista; lui suona, ma i suoi occhi sono fissi sul volto della ragazza; un sorriso lievemente malinconico è sulle sue labbra quando la voce di lei giunge alle ultime parole della canzone.)

ATTO PRIMO – SCENA 2

PERSONAGGI : SARAH MILLICK, CARL LINDEN, LA SIG.RA MILLICK, HUGH DEVON. La casa di Millick, in Belgrave Square.

Anno 1875

                              (Quando Sarah finisce di cantare, Carl lascia cadere le mani dalla tastiera e sempre fissandola, parla)

CARL            - Molto bene, signorina Sarah; sta facendo davvero grandi           progressi.

SARAH         - (Con modestia) Grazie.

CARL            - Scrissi questa canzone per lei quando avevo sedici anni.

SARAH         - E’ impossibile, signor Linden; ci conosciamo da appena un anno!

CARL            - Voglio dire che la scrissi per qualcuno che le somigliava.

SARAH         - (In fretta) Oh!

CARL            - Non era una persona reale… era una figura ideale che avevo in mente… una creatura giovane e bella… che tendeva le braccia in gesto di attesa… Come ha fatto lei ora.

SARAH         - In attesa di che, signor Linden?

CARL            - (Volgendosi altrove senza speranza) Non lo so.

SARAH         - E’ la più bella canzone che abbia mai sentito.

CARL            - (Guardandola di nuovo) Davvero?

SARAH         - (Ricambiando lo sguardo) Sì… certo.

CARL            - Però emette l’acuto finale senza appoggio sufficiente.

SARAH         - Mi dispiace…

CARL            - Non ha importanza.

SARAH         - Oh sì che ne ha.

CARL            - Nulla ha importanza, a parte questi pochi minuti.

SARAH         - Perché, signor Linden?

CARL            - Perché è primavera e… e io…

SARAH         - Ebbene?

CARL            - Ho paura di dire delle sciocchezze.

SARAH         - (Sorridendo) Forse un pochino…

CARL            - Nel mio paese in primavera si fanno dei “festivals”… i giovani e le ragazze ballano, vestite di colori vivaci, che splendono al sole, e i vecchi siedono sotto gli alberi, a guardare e picchiano in terra i loro bastoni e nei loro cuori rivivono i ricordi di quando anche loro erano giovani e innamorati.

SARAH         - Innamorati…

CARL            - Sì… come lei è innamorata del suo bel signor Devon.

SARAH         - Oh… Hugh… sì, sì. Mi parli ancora del suo paese, signor Linden.

CARL            - Veramente c’è poco da dire… mi pare così lontano… l’ho quasi dimenticato.

SARAH         - Però ne ha nostalgia… Si vede.

CARL            - Lei crede?

SARAH         - Forse è colpa del nostro clima.

CARL            - Sì, un po’. (canta)

                      

                                                CANZONE n° 2

SARAH         - Oh, signor Linden…

CARL            - Dica…

SARAH         - Ha l’aria strana, oggi…

CARL            - Mi perdonerà, signorina Sarah, se le dico che non mi sarà possibile suonare al ricevimento per il vostro matrimonio.

SARAH         - (Delusa) Oh!

CARL            - Parto… per Bruxelles.

SARAH         - Bruxelles?

CARL            - (in fretta) Sì, un concerto… devo prendere parte a un concerto… E’ molto importante.

SARAH         - Capisco.

CARL            - Sì?

SARAH         - Sì… ma mi dispiace, molto…

CARL            - Comunque, le sono profondamente grato dell’onore che mi ha fatto chiedendomelo.

SARAH         - (Leggermente, ma volgendosi altrove) Allora questa è l’ultima volta che ci vediamo... per un bel po’.

CARL            - Stasera… suonerò stasera, per farla ballare.

SARAH         - E’ diverso… Ci sarà tanta gente…

CARL            - Questa è proprio l’ultima volta che siamo soli insieme.

SARAH         - (Abbassa gli occhi) Sì.

CARL            - E’ stata una deliziosa allieva; ripenserò sempre con gioia a questi mesi trascorsi.

SARAH         - Con gioia?

CARL            - E anche con tristezza.

SARAH         - Mio Dio.

CARL            - Vedo delle lacrime nei suoi occhi.

SARAH         - Anche io nei suoi.

CARL            - Lo so… Le chiedo scusa per essere così sciocco.

SARAH         - Caro signor Linden… (gli dà la mano che lui bacia con fervore)

CARL            - (Tornando padrone di sé con grande sforzo) Ancora una volta… quel vocalizzo… ancora una volta…

SARAH         - (Quasi piangendo) Sì…

                              (Carl batte un accordo; Sarah vocalizza sulla lettera “A”. Ad un tratto in strada un organetto intona una melodia dolciastra e sentimentale. Sarah persevera nei suoi esercizi; quindi Carl comincia a cantare, accompagnato dall’or-chestra, con l’organetto come base)

                                      CANZONE n° 3

                              (Entra la signora Millick con Hugh Devon. Durante la scena seguente e fino all’uscita di Carl, il tema d’amore continuerà in orchestra in sordina)

S.ra MILLICK - Cara bambina… la tua lezione dovrebbe essere finita da un quarto d’ora. C’è tanto da fare… mi sento impazzire. Hugh mi ha raccontato di sua zia… povera Lady Ettelworth. Ieri sera si è sviluppata una gastrite acuta, il che potrebbe far ritardare il matrimonio; e d’altra parte non si può. Sono sicura che sono stati i piselli che ha mangiato ieri a colazione. Sembravano palle di fucile. Buon giorno, signor Linden.

CARL            - (Inchinandosi) Buon giorno, signora Millick.

HUGH           - Buon giorno.

CARL            - (c.s.) Buon giorno.

HUGH           - Hai l’aria stanca, Sarah.

SARAH         - Infatti lo sono… fa caldo oggi.

S.ra MILLICK - Devo mandarla via, signor Linden… Sarah ha la sarta alle 4    e… e c’è tanto da fare ancora!

CARL            - Capisco benissimo.

S.ra MILLICK - Senza dubbio, Sarah riprenderà le lezioni quando si sarà stabilita nella sua nuova casa.

SARAH         - Mamma… io…

S.ra MILLICK - Sarà un’occupazione… E’ sempre bene che le giovani spose abbiano qualcosa da fare.

CARL            - Credevo che l’essere sposate fosse sufficiente.

S.ra MILLICK - (scandalizzata) Signor Linden…

CARL            - (Amaro) Sua figlia, signora Millick, dovrà studiare con qualcun altro, quando sarà sposata. Io non sarò qui.

S.ra MILLICK - Oh, come mai?…

CARL            - (Fissando Sarah) Sarò lontano, nel mio paese… ma ogni anno, quando tornerà la primavera, mi ricorderò di lei, signorina Sarah e ricorderò che è stata una deliziosa allieva e che, quantunque a volte emettesse le note acute di gola e le note medie appoggian-dole al naso, le note basse le sono sempre venute dal cuore.

S.ra MILLICK - Caro signor Linden!

CARL            - Questo è il mio saluto, signorina Sarah; verrò ancora stasera, ma ci sarà tanta gente… troppa.

                              (Si inchina brusco ed esce. La musica diviene più sonora, facendo sentire il tema “Richiamo della Vita”. Sarah comincia a cantare la canzone con voce rotta. Hugh  avanza verso di lei, ma lei lo respinge e cade piangendo fra le braccia della madre mentre la luce si oscura.)

ATTO PRIMO – SCENA III

PERSONAGGI : SARAH MILLICK, CARL LINDEN, La S.ra MILLICK, HUGH DEVON,        Lady DEVON, Sir ARTHUR FENCHURCH, VICTORIA, HARRIET, GLORIA, NORA, JANE, EFFIE, il MARCHESE DI STEERE, Lord EDGAR JAMES, Lord SORREL, il Sig. BETHEL, il Sig. PROUTIE

                       Quattro lacchè; Invitati, Musicisti, ecc.

                       La scena: il salone da ballo di Casa Millick, in Belgrave Square.

                       Anno  1875

                              Il salone da ballo di casa Millick. In fondo, tre finestre si aprono sul balcone che dà sulla piazza. A sinistra, in angolo, una porta a due battenti che dà sul pianerottolo e va al piano superiore. A destra, una piccola pedana per orchestra diretta da Carl Linden. Dietro a questa, un’altra porta dà nella sala dov’è preparata la cena; sempre a destra, in primo piano, una porta più piccola dà nel salotto. Sul balcone lampioncini colorati che spiccano graziosi. All’alzarsi del sipario, il ballo volge alla fine. Si sta danzando una mazurca; gli abiti delle invitate sono quasi tutti in tinte pastello, eccettuati quelli di qualche “chaperon” – neri, grigi, rosso cupo – sedute su seggiole e divanetti accanto alla pedana dell’orchestra. Alla fine della mazurca, alcune coppie vanno sul balcone, altre nel salone da pranzo, altre nel salotto.

Lady Devon, imponente ed  anziana, si imbatte nella signora Millick che torna dalla sala da pranzo)

L. DEVON     - Molto ben riuscita la festa, Violet; mi rallegro davvero.

S.ra MILLICK - I ragazzi mi sembrano felicissimi.

L. DEVON     - Sarah era raggiante; ma mi è sembrata accaldata, prima, mentre ballava il valzer con Hugh.

S.ra MILLICK – Per tutta la sera… Spero che non abbia la febbre… Sono preoccupata.

L. DEVON     - Non mi pare il caso… Era così allegra poco fa, in sala da pranzo!

S.ra MILLICK - Più che naturale.

L. DEVON     - Diamine: è innamorata! (entra Hugh dalla sala da pranzo)

HUGH           - (Con aria stanca) Ah! Siete qui!

L. DEVON     - (Con tenerezza) Ragazzo felice!

HUGH           - Sono un po’ preoccupato.

S.ra MILLICK - Perché? Cosa è successo?

HUGH           - Sarah si sta comportando in modo strano… Ha rovesciato un bicchiere di chiaretto addosso a Sir Arthur Fenchurch e poi si è messa a ridere.

S.ra MILLICK - (Inorridita) Si è messa a ridere!?

L. DEVON     - Sir Arthur… Dio mio!

                              (Entra Sir Arthur. È un vecchio pmposo. Evidentemente domina a fatica il furore. Il davanti della sua camicia è macchiato di vino; i suoi modi sono glaciali)

Sir ARTHUR - (Si inchina alla signora Millick, furibondo ma educato) Una magnifica serata, signora Millick… La ringrazio infinitamente.

S.ra MILLICK - Ma Sir Arthur… Vuole già lasciarci?

Sir ARTHUR         - Non mi pare il caso di restare… Con tanta gioventù che si diverte così briosamente… mi sento fuori posto.

L. DEVON     - Ma Sir Arthur…

Sir ARTHUR         - (Con fermezza) Buona notte, Lady Devon. Buona notte, signora Millick. (a Hugh) Ragazzo mio… spero sinceramente che il tuo matrimonio sia felice! (esce)

S.ra MILLICK - Ah, beh!

HUGH           - Un altro bell’affare!

L. DEVON     - Che guaio!

                              (Entra Sarah dalla sala da pranzo; è molto graziosa, ma ha un contegno sforzato, quasi di sfida)

SARAH         - Se n’è andato?

S.ra MILLICK - Sarah… Mi vergogno di te!

SARAH         - Mi accarezzava la mano, mamma, e poi i capelli. Io odio essere accarezzata.

HUGH           - E’ uno degli uomini più influenti di Londra.

S.ra MILLICK - E’ tanto buono!

SARAH         - Ma tanto pretenzioso!

L. DEVON     - Sarah!

S.ra MILLICK - Per prima cosa domattina gli scriverai una lettera di scuse. (Va via con Lady Devon)

SARAH         - Fino a domani c’è tempo! (ride)

HUGH           - Non ti capisco, stasera, Sarah.

SARAH         - Non mi capisco neanch’io.

HUGH           - Perché oggi nella sala da musica ti sei messa a piangere?

SARAH         - Sei contento di sposarmi, Hugh?

HUGH           - Perché piangevi?

SARAH         - E sarai sempre buono con me?

HUGH           - Non mi hai risposto.

SARAH         - E mi ami?

HUGH           - (con irritazione) Sarah!

SARAH         - Mi ami?

HUGH           - Certo… ma che hai?

                              (Carl Linden è sulla pedana dell’orchestra; i suoi compo-nenti stanno prendendo dei rinfreschi. Ora comincia a suonare dolcemente sul violino “TI RIVEDRO’”. Sarah sussulta e poi comincia a ridere istericamente)

SARAH         - Non avere quell’aria solenne, Hugh… Sono innamorata!

HUGH           - Bimba cara, questo va bene…

SARAH         - Non è vero?

HUGH           - Ma devi controllarti.

SARAH         - (Quasi sgarbata) Com’è stupida questa canzone, signor Linden… troppo malinconica…

HUGH           - Sarah!

SARAH         - (Perentoria) Suoni qualcosa di allegro, la prego… Subito!

HUGH           - (Piano) Ma che modo di parlare, Sarah… Sei impazzita?

SARAH         - (Con veemenza) Lasciami stare… vattene… lasciami sola!

                              (Hugh, irritato, esce sul balcone. Carl continua a suonare una canzone brillantissima)

                       CANZONE n° 4

                              (Sarah comincia a ballare da sola intorno alla sala; quando passa davanti alla sala da pranzo e al balcone e al salotto, altri si uniscono a lei, finché tutt’intorno alla scena è un cerchio di giovani che ridono e fanno chiasso. Alla fine, l’orchestra suona “God save the Queen”, naturalmente tutti si fermano: il ricevimento è finito. Sarah si mette accanto alla porta con la madre per salutare gli ospiti che escono. I musicisti ripongono i loro strumenti e finalmente se ne vanno, compreso Carl. Hugh rientra dal balcone; Sarah lascia sua madre a fare i convenevoli agli ospiti e corre da lui)

SARAH         - Scusami, Hugh.

HUGH           - (Rigido) Lascia andare!

SARAH         - Sì, sì... Sono stata stupida e sgarbata.

HUGH           - Non importa.

SARAH         - Mi perdoni?

HUGH           - Non c’è niente da perdonare.

SARAH         - Questa tua gentilezza mi farà essere nuovamente cattiva.

HUGH           - Cara Sarah!

SARAH         - (Disperata) Ma sarai sempre così… anche dopo che saremo sposati… sempre così gelido e inflessibile?

HUGH           - Spero che non ti comporterai come stasera.

SARAH         - Dio mio!

HUGH           - Forse non ti rendi conto della posizione elevata che avrai quando sarai mia moglie.

SARAH         - Ma non lo sono ancora.

HUGH           - Anche a me piace l’allegria.

SARAH         - Davvero?

HUGH           - Ma vi è tempo e luogo per ogni cosa.

SARAH         - Allora penso che saremo molto allegri quando saremo soli… quando nessuno ci vedrà… A colazione potrai metterti anche una cravatta ridicola!

HUGH           - Sai che ti voglio molto bene, cara; ma devi ricordarti che sono più vecchio di te.

SARAH         - Non tanto, poi!

HUGH           - E il rispetto delle apparenze fa parte della mia professione.

SARAH         - Per parlare diplomaticamente.

HUGH           - Mi prendi in giro?

SARAH         - No, ma ti guardo… Come se non ti avessi mai visto prima.

                              (Entra Lady Devon)

L. DEVON     - Ma Hugh!

HUGH           - Sì, mamma?

L. DEVON     - Ti aspetto giù… La carrozza è davanti alla porta. Buona notte, Sarah.

SARAH         - Buona notte. Ho chiesto scusa a Hugh per essermi comportata così male.

L. DEVON     - (Sorridendo) Temo che sposi proprio una bambinona, Hugh.

SARAH         - No, no… non lo farò più.

L. DEVON     - Cara piccina. (la bacia) Vieni, Hugh. (si avvia passando davanti alla signora Millick che è accanto alla porta e fermandosi a salutarla)

HUGH           - Buona notte, Sarah.

SARAH         - Buona notte, Hugh.

HUGH           - Vuoi venire con me in carrozza domani pomeriggio a Regent’s Park?

SARAH         - Grazie; con molto piacere.

HUGH           - Allora, a domani… cara. (si guarda attorno, poi la bacia castamente ed esce con Lady Devon)

S.ra MILLICK - Bene, finalmente è finito. Dove sono le ragazze?

SARAH         - Harriet e Gloria?

S.ra MILLICK - Sì.

SARAH         - Saranno sedute su qualche balcone con Lord Edgard e il signor Proutie.

S.ra MILLICK - Jane, Nora e Victoria?

SARAH         - Anche loro.

S.ra MILLICK - Vieni… andiamo a cercarle… Voi ragazze moderne non avete davvero nessun contegno!

                              (La signora Millick esce con Sarah in sala da pranzo, mentre l’orchestra attacca l’introduzione di un pezzo concertato. Harriet e Lord Edgard si affacciano cautamente a guardare dalla porta del salottino; poi avanzano sulla scena in punta di piedi. Gloria e il signor Proutie entrano dal balcone; Effie, Jane, Nora e Victoria, insieme a Lord Sorrel, Bethel, e Lord Steere li raggiungono)

                             

                              CANZONE n° 5

                              (Alla fine del numero, tutti gli uomini, eccetto il signor Proutie, sgattaiolano, lasciando le ragazze sedute in atteg-giamento modesto, sulle sedie dorate, tutto attorno alla scena, a una certa distanza una dall’altra. Il signor Proutie, che mostra molto interesse per Gloria, si nasconde dietro il divano. La signora Millick, un po’ agitata, rientra seguita da Sarah)

S.ra MILLICK - Dove siete state, ragazze?

HARRIET      - In nessun luogo, zia Violetta.

S.ra MILLICK - Dov’è Lord Edgard?

NORA            - E’ andato via da un secolo.

S.ra MILLICK - E Lord Steere, il signor Bethel, Lord Sorrel?

VICTORIA    - (Sospirando) Tutti via.

S.ra MILLICK - E il signor Proutie?

GLORIA        - Era così stanco che se n’è andato prima degli altri.

S.ra MILLICK - Esca da dietro quel divano, signor Proutie.

(Proutie esce, confuso. Le ragazze ridacchiano. È un tipo di cherubino, giovanissimo)

PROUTIE      - Mi... ero addormentato… Chiedo scusa…

S.ra MILLICK - Capisco perfettamente.

PROUTIE      - (Appellandosi a Gloria) Signorina Gloria… io…

S.ra MILLICK - Buona notte, signor Proutie. (severa)

PROUTIE      - Hm… hm… buona notte… grazie mille per… hm… Buona notte. (va via imbarazzatissimo)

S.ra MILLICK - Gloria… Che significa questo?

GLORIA        - Niente, zia Violetta.

S.ra MILLICK - A letto, tutte!

EFFIE            - Oh, non ancora… Altri dieci minuti!

S.ra MILLICK - E’ quasi l’una… Sarete delle belle damigelle d’onore giovedì, se la notte andate a letto così tardi!

HARRIET      - Perché non ci lascia alzate ancora un pochino?

NORA            - Sì, sì, signora Millick… Sia buona!

S.ra MILLICK - No… Sarah è troppo stanca…

SARAH         - Non sono stanca, mamma… So già che non riuscirò a dormire.

GLORIA        - Solo un pochino… per piacere!

                              (La circondano e parlano tutte insieme; finalmente la signora Millick, per liberarsi:)

S.ra MILLICK - Va bene; ma solo altri dieci minuti, non di più. Poi, Sarah, vieni in camera mia a darmi la buona notte.

SARAH         - Sì, mamma.

S.ra MILLICK - Dunque, badate bene: fra dieci minuti dirò a Parker di venire a spegnere i lumi… E non fate troppo chiasso…

HARRIET      - No, no, stia tranquilla.

GLORA         - Buona notte, zia Violetta.

                              (La signora Millick esce fra un coro di “Buona notte”. Appena la porta si è chiusa dietro di lei, le ragazze abbando-nano il loro contegno tranquillo e riservato e si mettono a ballare attorno alla scena. Harriet salta sulla pedana dell’orchestra e comincia a strimpellare il pianoforte. Effie, Nora e Sarah cantano allegramente mentre Victoria e Jane ballano)

NORA            - Come t’invidio Sarah… Ti sposi, vai a Parigi… tante belle cose!

SARAH         - Sì? Mi invidi?

EFFIE            - Come, non sei eccitata al pensiero di tutto questo? Io ne morrei!

SARAH         - Non precisamente… Mi sembra strano…

GLORIA        - Come, strano?

SARAH         - Non so… è difficile spiegare… Forse ho paura.

JANE             - Non è possibile aver paura di Hugh.

VICTORIA    - Quando mi sposerò, voglio un marito come Hugh.

HARRIET      - Io lo vorrei uno più alto… più robusto.

EFFIE            - Come puoi dire una cosa simile, Harriet… Hugh è proprio di misura giusta.

GLORIA        - Io sposerò il signor Proutie.

TUTTE          - Ma che dici, Gloria!

GLORIA        - (Calma) Mi adora!

JANE             - Ti ha chiesta?

GLORIA        - Sicuro!

NORA            - E gli hai detto di sì?

GLORIA        - Gli ho detto di no. Ma non importa. Mi chiederà di nuovo.

EFFIE            - Lo ami?

GLORIA        - Neanche un poco.

NORA            - E allora, come puoi…?

GLORIA        - Mi pare meglio sposare uno di cui non si è innamorata.

TUTTE          - “Gloria”! “Che dici?!” “Che orrore!” “Ma perché?”

GLORIA        - Perché lo si può dominare meglio.

HARRIET      - Io la penso come Gloria.

VICTORIA    - Anch’io.

SARAH         - Io no… Desidero amare…

EFFIE            - (Con un risolino) Anch’io… ma tu ci riuscirai prima di me…

                              (Tutte ridono)

JANE             - Io voglio uno che mi protegga sempre… un uomo forte… che per guardarlo io debba alzare la testa….

HARRIET      - Sciocchezze!

VICTORIA    - Storie!

GLORIA        - Vecchiumi fuori moda!

JANE             - Giochiamo?

SARAH         - A che gioco?

EFFIE            - Sì, sì, un gioco qualunque.

NORA            - Facciamo il gioco del postino?

SARAH         - No, no… Perché bisogna che una di noi esca.

JANE             - Allora, facciamo “come, dove e quando”.

EFFIE            - Sì, sì!

SARAH         - No; facciamo qualche gioco eccitante, rumoroso…

HARRIET      - Ma la zia Violetta sentirà…

SARAH         - No; ci sono due piani di distanza.

GLORIA        - Mosca cieca.

EFFIE            - Sì, sì!

SARAH         - Sì, mi piace…

VICTORIA    - A chi tocca…?

JANE             - Cantiamo… (e accenna le parole di una filastrocca. Toccando ad ogni sillaba una delle compagne, finché l’ultima esce di gioco) (per es.: “Piso, pisello, l’amore è così bello, ecc.)

                       CANZONE n° 6

                              (Ballano attorno a lei toccandola ogni tanto. La porta di destra si apre silenziosamente e Carl Linden entra. Va verso il pianoforte e raccoglie la sua musica; sta per uscire nuo-vamente quando Sarah lo afferra mettendogli un braccio in-torno al collo. Tutte le ragazze ridono. Carl vacilla un mo-mento, lascia cadere la musica: poi, perdendo ogni control-lo, la bacia sulla bocca. Sarah si strappa la benda e lo guarda inorridita. Tutte le altre ragazze guardano inorridite)

SARAH         - (Piano) E’ lei che amo… ora e sempre. (lo bacia; quindi si scosta ed entrambi rimangono a guardarsi dimentichi di tutto)

                              (Effie a un tratto ha piccolo riso, ma si interrompe)

HARRIET      - Sarah…

GLORIA        - Sarah… non fare la stupida… Sarah…

                              (Né Carl né Sarah volgono la testa)

CARL            - Vieni via con me…

SARAH         - Adesso?

CARL            - Sì, adesso… stasera.

SARAH         - Verrò con te… dove vorrai.

CARL            - Ti amo… Ascoltami…. Ti amo da mesi… da anni… Da quando ero bambino sapevo che mi aspettavi in qualche luogo… Vivrò per te… morirò per te!

                       CANZONE n° 7

GLORIA        - Non sapete quello che dite. Avete dimenticato chi siete… Andate via, ve ne prego!

HARRIET      - Dài retta a me, cara – tutto questo è assurdo!

EFFIE            - E’ la cosa più romantica che si possa immaginare!

VICTORIA    - Sta zitta, Effie.

                              (Sarah lo bacia di nuovo sulla bocca. Harriet si precipita a dividerli)

HARRIET      - Sei pazza, Sarah? Signor Linden, se ne vada via subito.

CARL            - (Sorridendo) Come posso andar via?

GLORIA        - Harriet… lascia fare a me...

SARAH         - Basta… non dite altro!

EFFIE            - (Prorompe con impeto) E’ la cosa più emozionante, più meravigliosa che sia mai accaduta al mondo!

HARRIET      - Non essere idiota, Effie.

SARAH         - (Tranquilla) Effie ha ragione, Harriet.

HARRIET      - Vado subito a chiamare zia Violetta.

EFFIE            - (Lottando con lei per trattenerla) No… non andare! Non devi!… Si amano… guardali!… Nora, Victoria, Jane aiutatemi!

                              (Nora, Victoria, Jane le vengono in aiuto)

                       CANZONE n° 9

VICTORIA    - Ssssssssstt! Sta venendo qualcuno… nascondetevi… presto…

                              (Tutti si nascondono dietro ai divani e alle poltrone)

(Entrano quattro lacchè pomposi accompagnati dalla musica)

                       CANZONE n° 10

                             

                              (Spengono tutti i lumi e chiudono le finestre; poi escono chiudendo la porta. Tutte le ragazze escono dai loro nascondigli: ultimi Carl e Sarah. Sarah va da Harriet. Gloria accende due candele)

SARAH         - Harriet… qualunque cosa tu faccia, è inutile… Amo Carl… vado via con lui… non m’importa dove né come… Ma la mia vita è questa, capisci?… Tutta la mia vita… Perciò aiutatemi… tutte quante… vi prego…

HARRIET      - Ma sei impazzita… pensa a Hugh!

SARAH         - Forse sono pazza, ma sono felice… non lo vedi? Sono proprio felice…

HARRIET      - Signor Linden, domando a voi……

GLORIA        - E’ inutile, Harriet!

HARRIET      - Mi pare un sogno…

CARL            - Infatti lo è.

HARRIET      - Che cosa contate di fare… avete denaro?

CARL            - Niente… neanche un soldo… ma guadagnerò abbastanza…

SARAH         - Anch’io… canterò….

VICTORIA    - Sarah…

CARL            - Sì… Sarah canterà ed io suonerò e ci guadagneremo la vita… vieni, Sarah.

SARAH         - Così?

EFFIE            - Presto Jane… la tua camera è la più vicina… il tuo cappello e il mantello.

                              (Jane e Effie volano via dalla sala. L’orchestra suona sottovoce il tema del “Richiamo della Vita”. Sarah corre alle finestre e le spalanca cantando. Carl la raggiunge)

                       CANZONE n° 11

                              (Effie e Jane tornano con cappello e mantello. Glielo fanno indossare; poi Sarah e Carl escono insieme. Quando l’orchestra suona gli accordi finali, tutte si precipitano sul balcone per fare cenni d’addio)

SIPARIO


ATTO SECONDO – SCENA 1

PERSONAGGI : SARI LINDEN, CARL LINDEN, MANON (LA CRAVETTE), LOTTE, FREDA, HANSI,   GUSSI, Cap. AUGUST LUTTE, il Sig. SCHLICK

                       Camerieri, facchini, orchestra, ecc.

                       La scena: il Caffè Schlick, a Vienna.

                       Anno  1880

                              La scena rappresenta l’interno del Caffè Schlick a Vienna. È circa mezzogiorno; camerieri in maniche di camicia puli-scono i tavolini e lucidano gli ottoni. Vi sono anche dei facchini e delle donne che puliscono il pavimento. Carl, in maniche di camicia, prova con l’orchestra sulla pedana che è nel fondo. Lotte, Hansi, Freda, tre cocottine, vestite con molta cura, sono sedute su un tavolino sul davanti a sinistra.

                              (Il coro di apertura è cantato alternativamente da camerieri, facchini, ecc.)

                       MUSICA N. 12

                              (Alla fine, Carl fa tacere per un momento l’orchestra.)

LOTTE          - Mi ha lasciata alle dieci e mezzo e mi ha baciato la mano, figurati! À la grand chevalier, cosa che mi ha fatto ridere, ti dico io!

FRIDA           - E questo è tutto quello che ti ha lasciato… un bacio?

LOTTE          - Non essere volgare, Freda… Ci eravamo messi d’accordo nella sua carrozza… Abbiamo fatto diverse volte il giro del Ring.

HANSI           - Spero che questo non ti abbia fatto girare la testa, mia cara!

LOTTE          - Nessuna di voi capisce che è un “affaire de coeur…” te lo assicuro io!

                              (Fritz, il cameriere, porta a Lotte il conto del caffè: 6 paste che hanno preso.)

LOTTE          - Non tocca a me… Hansi?

HANSI           - Io ho pagato ieri.

LOTTE          - Avanti, Frdeda… non far la distratta.

FRIDA           - Non faccio la distratta… Stavo solo cercando di ricordarmi quante volte ho pagato in questo mese…

HANSI           - Non ti ci vorrà molto a fare il conto!

FRIDA           - (Piuttosto sgarbata) Oh, ecco! (dà il denaro a Fritz)

                              (Il cameriere fa cenno che va bene e va via.)

LOTTE          - Cosa stavo dicendo?

FRIDA           - Eri in carrozza sul Ring e parlavi d’affari.

LOTTE          - Ridete quanto vi pare; ma aspettate e vedrete. Ad ogni modo, sono stanchissima perché mi sono dovuta alzare presto.

HANSI           - Anch’io sono stanca.

                              (Entra Gussi: anche lei vestita con molta cura; pellegrina e manicotto di pelo.)

GUSSI           - Ciao, ragazze.

FRIDA           - Oh, oh, guardate Gussi!

HANSI           - (Accarezzando la mantellina.) Dove l’hai presa?

GUSSI           - Smettila; non hai mai visto un po’ di pelliccia?

HANSI           - Addosso a te, no.

GUSSI           - Beh, allora la vedi adesso.

LOTTE          - Chi te l’ha data?

GUSS             - (Con aria di grande timidezza) Volevo appunto dirvelo; è stata una sorpresa così gradita… Ho passato la notte con la mia vecchia nonna…

HANSI           - Spero che si sia levata gli speroni!

                              (Tutte ridono. Gussi siede al tavolino.)

LOTTE          - Vuoi un caffè?

GUSSI           - No, mi toglierebbe l’appetito.

FRIDA           - Io faccio colazione al Sacher e posso portare un’amica… Vuoi venire tu, Hansi?

HANSI           - No, cara; grazie.

FRIDA           - Lotte?

LOTTE          - Con chi fai colazione, col vecchio struzzo?

FRIDA           - No; è andato a Varsavia con un banchiere; giovanissimo, ma insulso; inutile pensare a passare la sera con lui. Vieni, allora?

LOTTE          - Ne faccio a meno.

HANSI           - Non capisco perché tu, Freda, perda il tuo tempo in cose così poco importanti.

FRIDA           - Un pasto gratis ha sempre una certa importanza per me.

                              (Lotte, Freda e Hansi cantano un trio.)

                       MUSICA N. 13

                              (Quando le cocottes sono uscite, Carl si rivolge all’orchestra sulla pedana)

CARL            - Manca di colore. Più vigore, quando comincia il tema del primo ritornello: bisogna che risalti, che sia vivo e brillante e significhi qualche cosa. Nelle ultime battute ho segnato un rallentando… Ora attaccate…

                              (Alza la bacchetta e l’orchestra intona la canzone di Cravette. Al preludio, Manon entra vivacemente. Natural-mente è vestita da giorno, col cappello, e ascolta per un momento, poi batte i piedi. Carl ferma l’orchestra.)

MANON        - No, Carl… Qui devi affrettare.

CARL            - Ma ieri, quando abbiamo provato, hai detto che qui bisognava rallentare.

MANON        - Sta a sentire… Così: (comincia a cantare)

                       …vivace; staccato; poi …un pochino più lento; non molto, capisci?

CARL            - Benissimo. (fa riattaccare la musica)

MANON        - (Lo interrompe di nuovo) No, no… Ma come sei ostinato!

CARL            - Ostinato?

MANON        - Sì… Sei un musicista, è vero, ma non capisci niente dei cantanti, specialmente quando sono senza voce come me.

CARL            - (Andando verso di lei, sul davanti) Ma hai una bella voce, Manon.

MANON        - (Ridendo, ad un tratto) Ora sei onesto e sincero. Sono tanti anni che non vedo nei tuoi occhi quello sguardo solenne!

CARL            - Non pretenderai che ti faccia dei complimenti, quando cerchi continuamente di litigare con me!

MANON        - Litigare? Io?! Non fare lo sciocco….

CARL            - Sei tu una sciocca….

MANON        - (Toccandogli il braccio, dolce) No, Carl….Io…

CARL            - Che vuoi dire?

MANON        - Dov’è Sarah… la tua inglesina?

CARL            - Sarà qui a momenti.

MANON        - (Canzonatoria) Che emozione!

CARL            - La odi, vero?

MANON        - (Allegramente) Ferocemente… vorrei cavarle gli occhi, graffiarle il naso e torcerle il collo…

CARL            - Manon!

MANON        - Nel modo più amichevole! (ride di nuovo.)

CARL            - Non ridere così!

MANON        - Una volta ti piaceva il mio riso… dicevi che era giocondo e squillante… Se non sbaglio, una volta mi dicesti che ti ricordava il cinguettio di un uccellino; era un grazioso complimento…

CARL            - Vattene ora, ti prego… Devo continuare a provare.

MANON        - Carl…

CARL            - Che vuoi?

MANON        - Ti stuzzico e ti tormento soltanto perché sono gelosa…

CARL            - Ma…

MANON        - (Alzando la mano) No, non protestare e non dire che non ne ho il diritto. Lo so benissimo… La nostra è stata una piccola e stupida avventura, ed è passato tanto tempo… Ma pure ha avuto una sua dolcezza ed ha lasciato un certo profumo…

CARL            - E’ stata colpa tua se è finita.

MANON        - So anche questo… e sono contenta… E’ stata una soddisfazione per me aver troncato così all’improvviso… perché era meglio… Veramente non ero adatta per te… Non ero abbastanza fedele… E poi, era bene che tu restassi sempre libero perché sei un artista. (si volge altrove) E invece ora non sarai mai più libero: e il mio piccolo sacrificio è stato vano… (ride) Torna al tuo lavoro… io mi ripasserò le parole…

CARL            - Manon… io….

MANON        - Va, ti prego… suona la musica della mia canzone… Non ne sono ancora sicura… non sono sicura di nulla.

                              (Carl la guarda un istante senza parlare; poi torna pensieroso alla sua orchestra. Manon chiama Fritz e gli ordina una bibita. Lui gliela porta immediatamente; intanto lei canta quietamente la sua canzone.)

                       MUSICA N. 14.

                              (Ripete il refrain)

                              (Esce dopo la canzone. Carl, alla fine del canto, licenzia l’orchestra, che esce. Scende dalla pedana e sta rimettendo la giacca quando entra Gussi)

GUSSI           - Ciao, Carl.

CARL            - (Distratto) Ciao.

GUSSI           - Bevi qualcosa?

CARL            - No, grazie.

GUSSI           - Fai colazione con qualcuno?

CARL            - Sì, con mia moglie.

GUSSI           - Povero sognatore. (infila il braccio nel suo) Mi farai sapere quando ti deciderai ad essere infedele, eh?

CARL            - (Sorridendo) Sei cattiva, Gussi, proprio cattiva! Va via, va!

GUSSI           - Sta’ a sentire: ti ricordi il mio mantello rosso scuro?

CARL            - Sì.

GUSSI           - Credi che piacerebbe alla tua Sarah? A me hanno regalato questo (agita il manicotto); di quello non ho più bisogno.

CARL            - Sei molto carina, Gussi; molto.

GUSSI           - Avete tutti e due l’aria così a disagio… così depressa… portala a colazione a casa mia.

CARL            - Volentieri.

                              (Entra il Capitano Augusto Lutte: un uomo gentile e imponente)

GUSSI           - Aspetta, ho una novità molto interessante… Venite all’una e mezzo; se non sarò tornata, dì alla Effie di servirvi.

CARL            - Ma Gussi…

GUSSI           - (Decisa) Ciao, caro Carl….

                              (Carl esce ridendo. Gussi si dirige verso il Capitano.)

                       Buon giorno.

CAPITANO   - (S’inchina rigido) Buon giorno.

GUSSI           - Posso esservi utile in qualche cosa?

CAPITANO   - Desidero vedere il signor Schlick.

GUSSI           - (Con una smorfia) Come siete carino.

CAPITANO   - (Brusco) Siete molto graziosa.

GUSSI           - (Indietreggiando) Oh Capitano… i miei sali… i miei sali…

CAPITANO   - Vogliamo prendere appuntamento per la settimana prossima?

GUSSI           - Potrei anche essere morta, fra otto giorni! Perché non adesso?

CAPITANO   - Perché ho altri impegni.

                              (Entra Herr Schlick; untuoso e strisciante)

SCHLICK      - Capitano… la prego di scusarmi… io… (a Gussi) Cosa fate qui?

GUSSI           - Dò da mangiare ai pesci rossi… buon giorno. (va via)

CAPITANO   - Herr Schlick, ho da fare delle rimostranze.

SCHLICK      - Prima ancora che parli, signor capitano, le prometto che farò quanto sta in me…

CAPITANO   - Fra le vostre danzatrici professionali avete avuto il torto di scritturare un ghiacciaio.

SCHLICK      - Dio mio!

CAPITANO   - Un bel ghiacciaio, grazioso ma poco socievole; si chiama Sari.

SCHLICK      - E’ nuova, Capitano; l’abbiamo solo da qualche settimana.

CAPITANO   - Anche poche settimane dovrebbero bastare per ammorbidirla quel tanto che basta per venire a cena con me.

SCHLICK      - E’ inglese, Capitano; bisogna tenere conto di questo.

CAPITANO   - Io non vengo in un caffè di questo genere per tener conto della patria delle ballerine... vengo per divertirmi e pago per questo.

                              (Manon rientra sulla pedana ed è proprio sopra a loro.                                         Cerca Carl; ma sentendo le loro voci si ferma)

SCHLICK      - (Inquieto e agitato) Capitano… l’assicuro… qualunque cosa desidera… Aggiusterò la cosa al più presto possibile.

CAPITANO   - Desidero che questa Sari ceni con me… stasera.

SCHLICK      - Lo farà, signor Capitano, lo farà.

CAPITANO   - Mi farete servire una cena speciale in un séparé tranquillo… Credo che il numero 7 sia il migliore.

SCHLICK      - E non preferireste Lotte… o Hansi…

CAPITANO   - No.

SCHLICK      - Perché vedete… l’inglesina è la moglie del mio direttore d’or-chestra… si dice che si amino molto… Sarà difficile…

CAPITANO   - (Alzandosi) Mi pare di essermi spiegato abbastanza….

SCHLICK      - Ma, signor Capitano…

CAPITANO   - Sistemate tutto come vi ho detto… stasera desidero di non dover dire altro. (si inchina e sta per uscire; si imbatte in Sari che entra)

                              (SARI è diventata più posata e matura durante gli anni  passati con Carl. Sussulta visibilmente vedendo il Capitano; questi batte i tacchi e si inchina.)

CAPITANO   - Buon giorno.

SARI              - Buon giorno.

CAPITANO   - E’ una bellissima giornata.

SARI              - Bellissima.

CAPITANO   - Ma fresca.

SARI              - Fuori fa caldo.

CAPITANO   - Volete farmi l’onore di far colazione con me?

SARI              - Mi dispiace, ma sono già impegnata.

CAPITANO   - Forse potreste venire a fare una passeggiata in carrozza più tardi; potremmo andare verso…..

SARI              - Scusatemi ma oggi è impossibile.

CAPITANO   - Capisco. (si inchina di nuovo) A stasera, signora. (va via)

SCHLICK      - (Furibondo) Credo che vi interesserà sapere che mi fate perdere uno dei migliori clienti… Faremo i conti più tardi. Capitano… un momento, per favore… Capitano… (corre fuori)

                              (SARI lo segue con lo sguardo, pensierosa; quindi sospira. Manon scende dalla pedana.)

MANON        - SARI.

SARI              - Oh!

MANON        - Non siate così smarrita…

SARI              - Sono venuta a cercare Carl. Lo avete visto?

MANON        - Sì; ho provato con lui poco fa.

SARI              - Ah!

MANON        - Dev’essere da queste parti.

SARI              - Lo troverò. (si volta per andare)

MANON        - Desidero parlarvi.

SARI              - (Fredda) Sì? Di che si tratta?

MANON        - Oh, perché mi guardate sempre in quel modo?

SARI              - Come?

MANON        - Con quell’aria di superiorità e di distanza.

SARI              - Non me ne accorgo affatto.

MANON        - Oh, e come! Siete sempre così con me. Ma non importa; ora statemi a sentire. Ho sentito Schlick che combinava per farvi cenare sola col Capitano Augusto in un séparé stasera.

SARI              - Come?!

MANON        - Perciò, state attenta.

SARI              - (Incredula) Avete sentito Schlick che combinava per me…

MANON        - Sì, sì, sì… Ho pensato che fosse meglio avvertirvi.

SARI              - Che orrore!

MANON        - Non tanto. Molte ragazze la riterrebbero una fortuna; ma poiché Carl vi ama e, a quanto pare, anche voi lo amate, ho pensato…

SARI              - (Piuttosto dura) Grazie, Manon.

MANON        - Non c’è di che. (si volta per andare)

SARI              - Manon…

MANON        - Dite…?

SARI              - Scusatemi…

MANON        - Di cosa?

SARI              - Dei miei modi… poco gentili…

MANON        - (Accarezzandogli il braccio) Bene, bene, cara…. Non lo amo più, ve lo assicuro; almeno non credo…. Comunque, non avete ragione di essere gelosa; non avete nulla da temere. Guardatemi e poi guardatevi nello specchio. (la bacia leggermente ed esce canterellando a bocca chiusa il tema della sua canzone di prima.)

                              (Carl entra da sinistra.)

SARI              - Carl!

CARL            - Tesoro! (la bacia con tenerezza) Come hai fatto presto a vestirti! Sono uscito pian piano per non svegliarti.

SARI              - Lo so; ma non devi farlo mai più.

CARL            - Perché?

SARI              - Ho fatto un sogno… terribile. Mi sono svegliata terrorizzata… e sono venuta qui di corsa; senza neanche prendere il caffè… per vedere se eri sano e salvo.

CARL            - Sano e salvo? E perché non dovrei esserlo?

SARI              - Non lo so; ho paura. Odio questo posto… Andiamo via! Preferirei tornare a cantare per le strade… almeno eravamo indipendenti e sempre insieme.

CARL            - Ma siamo sempre insieme, anche adesso.

SARI              - (Selvaggiamente) No, no… qui non lo siamo… siamo separati da tante cose e da tanta gente… Tu sei il direttore d’orchestra ed io sono una danzatrice di sala. Detesto questo… non posso essere allegra e divertirmi come le altre perché ti amo… Non posso sentirmi felice quando gli ufficiali di cavalleria mi mettono le braccia attorno alla vita e ballano e flirtano con me, perché ti amo ed ho paura.

CARL            - Paura di che?

SARI              - Se restiamo qui, accadrà qualcosa di orribile… Lo so, lo sento…

CARL            - Vieni, andiamo a colazione; ti sentirai meglio. Andiamo a casa di Gussi… c’è un regalo per te… quel mantello rosso…

SARI              - Carl, Carl, non mi capisci!…

                              (Carl la prende fra le braccia)

CARL            - Devi aver coraggio, amore mio… Tutti e due dobbiamo soppor-tare adesso per essere tranquilli più tardi… Non più cantare per le strade… Mi spezzava il cuore vederti soffrire la fame… tutto questo è passato… sei stata così brava e coraggiosa; sopporta ancora qualche settimana, finché potremo essere in grado di prendere per conto nostro quel piccolo caffè…

SARI              - (Ride isterica) E allora fammi ridere… fammi ridere di tutto… non farmi più essere così seria. Siamo tutti e due troppo giovani per essere tristi e sentimentali… Fammi dimenticare il presente fa-cendo progetti per l’avvenire…  Dove sarà il nostro caffè? Come lo dirigeremo? Potrò cantare le tue canzoni? Può darsi che un giorno diventino famose. La tua musica mi piace tanto… Voglio che sia conosciuta in tutto il mondo e un giorno lo sarà, ne sono certa… Credi che io potrò contribuire a questo? Lo credi?

                       MUSICA N. 15

ATTO SECONDO – SCENA 2

                              PERSONAGGI : SARI LINDEN, CARL LINDEN,                         MANON (LA CRAVETTE), Cap. AUGUST LUTTE,

                              TENENTE TRANISCH, HERR SCHLICK, LOTTE

                              FREDA, HANSI, GUSSI

                              Sei ballerini speciali

                              Ufficiali, avventori, camerieri, musicanti, ecc.

                              La scena: la stessa del quadro precedente.

                              (L’atmosfera è cambiata; invece della squallida luce diurna, il locale è splendente di lumi a gas. Sono circa le 2 antimeridiane.)

                              (Al levar del sipario si sta danzando un valzer. Carl dirige l’orchestrina. Alcune delle ragazze ballano fra loro. La scena deve apparire il più affollata possibile. Alla fine del valzer di apertura, Carl ferma l’orchestrina e l’orchestra del teatro attacca la musica d’entrata degli ufficiali. Entrano marciando una dozzina circa di eleganti ufficiali, in bassa tenuta. Cantano un “numero” concertato insieme alle “girls”.

                              MUSICA N. 16.

(Alcuni vanno al bar, altri siedono ai tavolini e ordinano del          vino. Sari e Manon entrano e siedono a un tavolino a destra.        Sari è semplicemente vestita di bianco. Manon è molto       allegra, vestita di rosso e ornata di zecchini, alla zingara.)

SARI              - Come sono stanca!

MANON        - Per carità, non ve ne fate accorgere!

SARI              - Sono stufa di fingere.

MANON        - Anch’io: ma è inutile affliggersene. Qui non si può fare altro che fingere. Tutta la vita è una finzione.

SARI              - Quell’antipatico capitano Augusto… mi ha sorriso, al bar… un sorriso odioso…

MANON        - Spero che abbiate ricambiato il suo sorriso.

SARI              - No davvero!

MANON        - Avete fatto malissimo… Non c’è nulla che ecciti maggiormente quel tipo come la castità glaciale.

SARI              - Come fate a dir questo, Manon… (sorride) Mi sento così miserabile, davvero, che è una cattiveria, la vostra, di prendermi in giro!

MANON        - Intanto ora sorridete anche voi!

                              (Dal bar entra il tenente Tranisch; viene verso di loro, si inchina a Manon.)

TRANISCH   - Mademoiselle La Cravette.

MANON        - Dite pure…

TRANISCH   - Non ho mai parlato con voi… ma desidero dirvi che siete una grande artista e cantate come un angelo.

MANON        - (Ridendo molto forte) Siete molto galante, voialtri viennesi! Io canto come una rana!

TRANISCH   - Venite a prendere qualcosa al bar?

MANON        - Cosa sarebbe questo? Il principio di un romanzo? Sono molto lusingata!

TRANISCH   - (Leggermente imbarazzato) Mademoiselle….io…

MANON        - Non ci badate tenente; non mi faccio illusioni… Voi credete che io canti bene; molto carino a dirmelo… Ora ditemi – carte in tavola! A quale di queste attraenti donnine desiderate che io vi presenti?

TRANISCH   - Davvero… non mi avete compreso… io…

MANON        - Via, ditemelo… non sono permalosa…

TRANISCH   - C’è una biondina che sembra una gattina vestita di giallo… vi confesso francamente…che mi piace…

MANON        - Dev’essere Gussi. (si alza) Permettete un momento, Sari.

SARI              - Fate pure.

TRANISCH   - (Battendo i tacchi e inchinandosi a Sari) Fräulein…

MANON        - Venite… Ma vi avverto che Gussi è una collezionista.

TRANISCH   - Collezionista?

MANON        - Sì, di antichità. Ed è soprattutto entusiasta dei vecchi gioielli. Se la vostra conoscenza matura, vi consiglio – quando andate a passeggio – di scegliere le strade più moderne! (guarda Sari sorridendo) Ehi! Se l’amore fosse tutto!

                              (Va nel bar con Tranisch. Entra il Cap. August e va verso il tavolino di Sari; ma Carl lo vede e scende dalla pedana)

AUGUSTO    - (Inchinandosi) Madame…

CARL            - Sari, ho bisogno di parlarti. Ti ricordi il secondo movimento del concerto che stavo componendo ieri? Ho avuto una magnifica idea; invece di usare solo gli strumenti a corda, rinforzerei gli ottoni verso la fine, dove fa… tum, tum, tum, tum… (accenna il motivo)

SARI              - Ho capito… un’idea splendida! (anche lei accenna) Tum, tum, tum, tum, tum…

                              (Accennano insieme; finalmente il Cap. August, vedendo che nessuno bada a lui, volta i tacchi e torna nel bar)

SARI              - (Mezzo ridendo) Oh, Carl… sei stato grande!

CARL            - Stavo attento… Sto sempre attento che non ti capiti niente di male.

SARI              - Lo odio… mi sta sempre intorno… mi dà fastidio.

CARL            - Allegra, cara!

SARI              - Cercherò. (sorride) Se sapessi, Carl, che peso ho sul cuore… L’ho sentito stamane e ora lo sento di nuovo.

CARL            - (Guardandola) Sei strana stasera… Sei stata strana tutto il giorno… Agitata e ansiosa come una bimba spaventata. C’è forse qualcosa, sul serio?

SARI              - Sì… no… non lo so. Mi pare come se il destino fosse troppo forte per noi, come se l’amore che abbiamo uno per l’altro e la nostra felicità destassero la collera degli dei. Mi sento tutt’a un tratto insicura.

CARL            - Allora ce ne andremo… domani.

SARI              - Carl!

CARL            - Abbiamo qualche soldo da parte. Anche io detesto questo tè, Schlick e questo luogo. Stasera è l’ultima. Andremo a Francoforte. Là c’è Henry e ci aiuterà.

SARI              - Stasera è l’ultima…

CARL            - Ti ricordi Henry? Quello con la barba nera… lo burlavi sempre.

SARI              - Sì; era buffo ma mi piaceva.

CARL            - Sei più contenta, adesso?

SARI              - Oh, sì; molto più contenta.

CARL            - Anch’io… Saremo di nuovo liberi… indipendenti… Devo torna-re sulla pedana. Au revoir, amor mio.

SARI              - Au revoir. (gli getta un bacio con la mano ed esce)

                               (Entrano Gussi e Tranisch, seguiti da Hansi e Frida che ridono sotto sotto.)

GUSSI           - Louis Quinze… falso, sì, ma Louis Quinze.

TRANISCH   - Molto interessante.

GUSSI           - Ve lo mostrerò domani… possiamo andarci dopo colazione.

TRANISCH   - Non abbiamo ancora cenato!

GUSSI           - Ora ceneremo… sediamoci qui… Tra poco devo andare a ballare… Fritz… Hans… (siede con Tranisch a un tavolino e chiama i camerieri)

                              (Freda e Hansi siedono al lato opposto della scena, allo stesso tavolino dove erano poco prima Carl e Sarah)

HANSI           - Voglio dirti una cosa… Qualunque oggetto sia quello di cui Gussi sta parlando, certamente non si tratta di pietra falsa.

FRIDA           - Dubito anche che non sia Louis Quinze.

                              (Entra Sari)

HANSI           - Ecco la regina delle nevi.

FRIDA           - Ciao, Sari.

SARI              - Ciao.

HANSI           - Paghi la cena stasera?

FRIDA           - Non la tormentare, Hansi… è innamorata.

SARI              - (Sorridendo) No, non posso.

HANSI           - Vuoi bere?

SARI              - (Annuendo) Grazie….

HANSI           - Fritz… (chiama il cameriere e ordina il vino)

FRIDA           - Carino, quest’abito… è nuovo?

SARI              - Sì, l’ho fatto da me, con un modello di carta.

FRIDA           - Forse qui dietro è un po’… aspetta… Dammi uno spillo, Hansi.

HANSI           - Ti dò questa broche, per ora; ma restituiscimela. Non ha valore ma porta fortuna. (dà una broche a Sarah, spuntandola dal proprio vestito)

                              (Sari si alza un momento; Frida le appunta la spilla. Entra il Cap. August e s’inchina ironicamente a Sari)

Cap. AUGUST - Volete concedermi l’onore di questo ballo?

SARI              - (Con lieve sussulto) Oh, mi dispiace… sono impegnata.

Cap. AUGUST - Temo che non sia vero.

FRIDA           - Se volete, ballerò io con voi.

Cap. AUGUST - Non mi date dello scortese; ma ho proprio desiderio di ballare con Fräulein Sari.

SARI              - Perdonatemi, Capitano… ma è impossibile.

Cap. AUGUST - E’ quello che vedremo. (si inchina bruscamente, attraversa la scena avvicinandosi a Schlick che sta parlando con altri ufficiali. È visibilmente irritatissimo. Parla con Schlick vivacemente e con collera)

SARI              - Lo odio… Non fa che tormentarmi.

FRIDA           - Sei poco saggia, mia cara… E’ sempre meglio mostrare di non dare importanza…

SARI              - Ho tentato… Ho ballato con lui, ma mi stringe troppo e mi mormora cose orribili.

HANSI           - E’ molto ricco e, dicono, anche generoso.

SARI              - Sì; ma questo non mi interessa.

HANSI           - (Pensosamente) Senza dubbio, amore e affari non vanno d’accordo.

                              (Schlick si avvicina al tavolino)

SCHLICK      - Sari…

SARI              - Dica, signor Schlick.

SCHLICK      - Voi siete scritturata e pagata per ballare coi miei clienti, non è vero?

SARI              - Sì, signor Schlick.

SCHLICK      - Ho ricevuto molte lagnanze dal Capitano August Lutte… Dice che rifiutate sistematicamente di ballare con lui.

SARI              - Perché approfitta della mia posizione.

SCHLICK      - Fareste meglio a convincervi una volta per tutte che non avete nessuna posizione… Potete considerare il vostro contratto sciolto, dopo stasera.

SARI              - (Vivamente) Anche adesso… Mio marito ed io partiamo domani per Vienna.

SCHLICK      - Aha… capisco. Va bene. Però vi ricordo che dovete avere entrambi il salario di una settimana; e se non ballate gentilmente e graziosamente col Capitano August o con qualunque altro ufficiale, né voi né vostro marito avrete un centesimo…

SARI              - Questo non è giusto, signor Schlick… Mio marito non c’entra per nulla in quello che faccio io.

SCHLICK      - Basta. Sono stufo di tutte le vostre smorfie e delle vostre arie… Se non vi comportate come si deve stanotte, domani ve ne andrete tutti e due senza un centesimo… o che il diavolo vi porti!

                              (Si allontana, mentre SARI piomba sulla sua sedia, desolata. Hansi e Freda cercano di confortarla e di farle bere un po’ di vino. Schlick avanza in mezzo alla sala e annuncia il “trattenimento”)

                       Signore e signori, richiamo la vostra attenzione sul più meraviglioso trattenimento musicale che Vienna abbia mai offerto.

                              (Applausi.)

                       Grazie. Grazie. Il primo numero sarà costituito dalle mie sei magnifiche danzatrici, che hanno frequentato le più grandi scuole di danza del mondo. Effie, Trude, Frizzi, Toni, Greta ed Elsa.

                              (Sei girls si alzano dai diversi tavolini e si mettono in fila in mezzo alla sala. Applausi. Carl dà l’attacco all’orchestra; le ragazze ballano; finito il numero, tornano alle loro sedie, in mezzo a grida e applausi.)

SCHLICK      - (Torna in mezzo) Signore e signori… richiamo la vostra attenzione sulla mia stella favorita… la vostra favorita, la stella mondiale. (si ritrae)

                              (Manon entra di corsa. È salutata da applausi e vociferazioni. Canta una canzonetta francese, birichina, intersecata da sgambetti e strizzatine d’occhi.)

                              MUSICA N. 17.

                              (Alla fine del numero, Carl attacca un altro valzer e tutti cominciano a ballare. Schlick viene al tavolino di Sari e si ferma dietro di lei. Dopo un momento il Capitano August si avvicina e si inchina.)

Cap. AUGUST - Forse Fräulein Sari ha ora dimenticato l’altro impegno.

SARI              - (Si alza agitata) Io… scusate… io….

SCHLICK      - Avete ragione, Capitano; lo ha dimenticato.

SARI              - Capitano… sono stanchissima… volete perdonarmi per questa volta?

Cap. AUGUST - Un giro solo.

SCHLICK      - Credo che farete bene ad accettare l’invito del Capitano.

SARI              - (Facendo uno sforzo) Senza dubbio, Capitano… sarò molto lieta. (Lancia un’occhiata disperata a Carl che è sulla pedana e che guarda con ansia; quindi si lascia allacciare dal Capi-tano e cominciano a ballare. Carl guarda sempre. Man mano che la danza prosegue, il Capitano diventa visibil-mente più stringente nella sua corte. Carl, evidentemente agitato, affretta il tempo della musica in modo percettibile. Finalmente il Capitano trascina Sari al centro della scena; si ferma improvvisamente, la stringe con ambe le braccia e la bacia appassionatamente sulla bocca, facendola piegare all’indietro. Lei getta un grido; Carl batte forte la bacchetta e la musica si interrompe in mezzo alla sala. Strappa Sari dalle braccia di August, quindi, balzando su di lui, lo per-cuote sul viso. Immediatamente il sussurro agitato che era intorno si spegne in un silenzio mortale)

CARL            - (Con furore) Porco….villano, ubriaco, porcaccione!

SARI              - (In un soffio) Carl!

MANON        - (Precipitandosi) Carl…..per carità!

                              (Il Capitano August ha un riso forzato e trae la spada)

Cap. AUGUST - Tranisch… volete assistere un momento questo pazzo?

TRANISCH   - Non ora… no, no… aspettate….

Cap.AUGUST - Mi dispiace… non posso aspettare.

                              (Tranisch trae la sua spada e la porge a Carl. Manon gli afferra il braccio.)

CARL            - Indietro, Manon… occupati di Sari… ti prego.

                              (Il Capitano lo attacca; è un breve duello in mezzo alla folla che fa circolo. Ad un tratto il Capitano August fa saltare l’arma dalla mano di Carl e va a fondo. Grido generale; tutti si stringono intorno a Carl che è caduto. Sari si fa largo selvaggiamente ma senza parlare e piomba a terra pren-dendo Carl fra le braccia. Tranisch fa indietreggiare la folla. Tutti tacciono, eccetto Manon che piange forte e disperata-mente.)

SARI              - (Piano, senza lacrime) Ti amerò sempre, sempre… Mi senti?

CARL            - (Debolmente) Sari… Sari… amore, amore mio… (la sua testa ricade nel grembo di lei; lei si inginocchia fissando lo sguardo nel vuoto, disperatamente, mentre cade il…)

SIPARIO


ATTO TERZO – SCENA 1

                              PERSONAGGI : la S.ra SARI LINDEN, il MARCHESE DI SHAYNE, Lady JAMES (HARRIET), la S.ra PRUTIE (GLORIA), la S.ra BETHEL (EFFIE), Lady SORREL (NORA), la S.ra SORREL (JANE), la DUCHESSA DI TENTERDEN (VICTORIA), LORD JAMES, il SIGNOR PROUTIE, il SIGNOR BETHEL, LORD SORREL, il SIGNOR VALE, il DUCA DI TENTERDEN, l’Onorevole HUGH DEVON, la Sra DEVON, VERNON CRAFT, CEDRIC BALLANTYNE, BERTRAM SELLICK, LORD HENRI JADE, ACCOMPAGNATORE (per la signora Linden)

                              Maggiordomo, invitati, ecc.

                              LA SCENA: la casa di Lord Shayne, a Londra.

                              Anno  1885.

                              (Il salotto di ricevimento in casa di Lord Shayne. Sono passati 15 anni dal secondo atto. Al levar del sipario, Lord Shayne, vecchio signore molto distinto, è in piedi sulla destra e riceve gli invitati che sono annunciati dal maggiordomo. Vengono annunciati Lady James (HARRIET) e la signora Proutie (GLORIA) coi rispettivi mariti; nello stesso modo la signora Bethel (EFFIE), Lady Sorrel (NORA), la signora Sorrel (JANE) e infine la duchessa di Tenterden (VICTORIA). Tutte sono ora delle eleganti dame mature della buona società. Il loro ingresso e il saluto di Lord Shayne fanno parte del coro d’apertura.)

                              MUSICA N. 18.

HARRIET      - Cosa hai fatto ai capelli, Effie… sono curiosi.

EFFIE            - Niente di speciale.

GLORIA        - Mi pare che tu stia diventando un po’ pedante, Harriet. Devi stare attenta!

NORA            - Dov’è il tuo ex-marito, Victoria?

VICTORIA    - Più in ritardo del solito, cara - Credo sia a Boodles…

JANE             - A chiacchierare.

HARRIET      - E a bere.

VICTORIA    - Non mi fai nessuna impressione dicendomi questo, Harriet. Trovo che l’alcool è uno dei più grandi conforti del matrimonio!

NORA            - Victoria!

VICTORIA    - Intendo dire da parte del marito… La moglie rimane più libera per dedicarsi alla beneficenza.

JANE             - Anche troppo a volte, tesoro.

HARRIET      - Chi è quella donna?

EFFIE            - Quale?

HARRIET      - Quella che dobbiamo conoscere e per cui siamo state invitate.

VICTORIA    - Una cantante ungherese… probabilmente molto scintillante e piuttosto grossa.

NORA            - Non credo… Lord Shayne la insegue da anni ed anni per tutte le capitali d’Europa.

HARRIET      - L’Europa Centrale è molto musicale: questo non si può negare.

JANE             - Ho sentito dire che è bellissima.

                              (Lord Shayne è entrato dalla sala da pranzo senza essere osservato.)

LORD SHAYNE - Infatti….

VICTORIA    - Dio, che salto mi avete fatto fare!

LORD SHAYNE - E’ una delle rare persone veramente belle che io conosco.

HARRIET      - E’ sconcertante!

NORA            - Credete che ci farà piacere conoscerla?

LORD SHAYNE - Sono curioso di vedere l’effetto che vi farà… Voi siete tutte - non so se posso esprimermi così - talmente… rappresentative!

VICTORIA    - Di cosa, caro Lord Shayne?

LORD SHAYNE - Vogliamo dire “fin de siècle”?

HARRIET      - Ero sicura che qualcuno lo avrebbe detto, prima che la serata fosse finita!

                              (Il maggiordomo annuncia l’Onorevole Hugh Devon e la signora Devon. Lord Shayne va incontro a loro per salutarli. Gli anni trascorsi hanno fatto sviluppare Hugh precisamente com’era da aspettarsi; è diventato più pomposo. Più solenne ed ha un modo di fare terribilmente diplomatico. Sua moglie è grassa e insignificante.)

VICTORIA    - Come va, cara Margherita?

S.ra DEVON  - Disfatta, completamente disfatta! Il nostro cocchiere è impazzito. Ha cominciato a dire le cose più strane al suo cavallo; almeno spero che si rivolgesse a lui. Ho finto di non capire: bisogna conservare il proprio prestigio…

LORD SHAYNE - Ho saputo che state per andare a Vienna.

HUGH           - Sì; se Dio vuole, la settimana prossima. Credo che Mullins abbia fatto dei gran pasticci, in tutto questo.

S.ra DEVON  - Come sono contenta! Avevo paura che ci mandassero a Ringo o a Cristiana o in qualche altro brutto posto del genere.

HARRIET      - Di solito, Hugh arriva ad ottenere ciò che vuole.

S.ra DEVON  - Intanto, non so come fare per i bambini. Ho paura che per l’età che ha Eva, Vienna non sia indicata.

LORD SHAYNE - Non c’è età per cui Vienna non sia indicata… E’ una città incantevole…

HUGH           - Mi hanno detto che gli impianti d’acqua sono orribili.

VICTORIA    - Lord Shayne si è nuovamente innamorato… Vero, caro amico?

LORD SHAYNE - Sono sempre innamorato della bellezza.

HARRIET      - Benissimo, Shayne. Sono d’accordo con voi.

JANE             - Siamo tutte sulle spine per la curiosità di vedere la signora Linden… Dovrebbe arrivare a momenti, no?

                              (Il maggiordomo spalanca la porta e annuncia Madame Sari Linden. Sarah entra, squisitamente vestita e di una bellezza radiosa, atteggiata a gravità e importanza; ha dei magnifici gioielli e gli anni le hanno dato un’aria di decisione che si potrebbe chiamare quasi metallica paragonandola alla tremula timidezza della sua gioventù. Lord Shayne le va incontro e le bacia la mano.)

LORD SHAYNE - Mia cara, come sono felice di rivedervi. (si volta con un sorriso) Credo che conosciate tutti.

HARRIET      - Mio Dio, Sarah!

VICTORIA    - (Stupefatta) Sarah!

EFFIE            - Impossibile… impossibile…

                              (Si precipita a baciarla. Vi è una babele di esclamazioni sorprese ed eccitate. Hugh è in piedi, un po’ in disparte, lievemente imbarazzato.)

NORA            - Avevamo sentito dire che eri morta, tanto tempo fa.

SARI              - Infatti, sono morta. Precisamente quindici anni fa. Erano accadute cose per le quali non potevo tornare indietro. E non desideravo tornare; quindi mi parve meglio morire, vagamente e oscuramente. Era l’unica cosa che potessi fare… mi parve la soluzione migliore.

JANE             - Incredibile… Sarah, carissima!

SARI              - Oh, non abbiate tutti l’aria così contenta di vedermi! Mi fate vergognare… Specialmente vedendo Hugh che sta lì così severo. Come state, Hugh?

HUGH           - Sono lieto di rivedervi. Margherita, desidero presentarti a Sarah… Sarah….? (la guarda interrogativo)

SARI              - Linden. Non dite che avete dimenticato Carl Linden, l’uomo col quale fuggii… in certo modo, sotto al vostro naso!

HUGH           - Mi ricordo benissimo… Come sta?

SARI              - Morto… lieta di conoscervi, signora Devon. Spero che Hugh sia un buon marito, e che non sia rimasto troppo amareggiato, allora… lo trattai in modo abominevole, ve lo assicuro!

S.ra DEVON  - E’ così sorprendente… davvero, molto sorprendente… Hugh mi raccontò tutto, quando ebbe notizia della vostra morte a Praga o non so dove. Rimase terribilmente sconvolto: non è vero, Hugh?

HUGH           - Sì, davvero.

SARI              - (Sorridendo e percuotendolo lievemente col ventaglio) Non ci pensate, caro Hugh… Tutto finisce sempre per il meglio, non vi pare? Almeno, quasi tutto.

LORD SHAYNE - Prendete qualcosa, Sari?

NORA            - Sari… E’ molto grazioso, vero? “Sari”.

SARI              - Non prenderò quasi nulla, se volete che canti.

                              (Tutti vanno in sala da pranzo, chiacchierando e ridendo, mentre l’orchestra suona molto piano una ripresa finale della “moscacieca” – I° atto – quando la porta della sala da pranzo si chiude dietro di loro, se ne apre un’altra ed entrano quattro giovinotti vestiti in modo superlativamente ricercato. Nell’occhiello dell’abito hanno tutti un garofano verde. Sono il poeta Vernon Craft, il pittore Cedric Ballantyne, il commediografo Bertram Sellick e l’amatore Lord Henry Jada.)

BERTRAMO         - Tutta colpa di Vernon, se arriviamo con questo spaventoso ritardo.

VERNON      - I miei calzini di seta erano due poemi, stasera; e non si volevano lasciar recitare.

HENRY         - Sarà una cosa terribilmente triste: lo sento.

CEDRIC        - Non dire assurdità, Henry: tutto il tuo fascino consiste proprio nel non sentir nulla.

                       MUSICA N. 19.

                              (Dalla sala da pranzo vengono Sari e Lord Shayne)

LORD SHAYNE - Ho bisogno di parlarvi.

SARI              - Lo so.

LORD SHAYNE - E indovinate cosa vi voglio dire?

SARI              - Credo di sì.

LORD SHAYNE - Vi amo.

SARI              - (Sorridendo) Avete ragione.

LORD SHAYNE - Volete farmi l’onore di diventare mia moglie? Mi avete già rifiutato, se non sbaglio, in tutte le capitali europee; non era rimasta che Londra.

SARI              - E perché Londra dovrebbe essere un’eccezione?

LORD SHAYNE - Perché è il vostro paese.

SARI              - (Sospirando) Sì… così credo.

LORD SHAYNE - Londra ha un fascino… un fascino speciale per tutti coloro che sono stanchi come voi. Si può andare in carrozza al Parco, in primavera e contemplare i crochi.

SARI              - Vi prego, non parlate della primavera.

LORD SHAYNE - Allora, pensate all’autunno, quando le foglie cadono sulle piazze e voi potete star sedute su una scomoda sedia di ferro a guardare i bambini che cercano le castagne d’India.

SARI              - (Con tristezza) I bambini di chi?

LORD SHAYNE - Di chiunque.

SARI              - In novembre comincia la nebbia.

LORD SHAYNE - La nebbia può essere piacevolissima.

SARI              - Credete? (sorride)

LORD SHAYNE - Specialmente quando si sta tranquilli al caldo, davanti a un caminetto acceso, a bere una tazza di thé, mentre gli alberi avvolti nell’atmosfera gialla vi guardano attraverso i vetri come tanti spettri.

SARI              - Non mi piace il thé e neanche gli spettri.

LORD SHAYNE - Siete di gusti difficili.

SARI              - Come sapete che sono stanca?

LORD SHAYNE - Me lo dicono i vostri occhi, la vostra voce…

SARI              - Temo di non amarvi… almeno per ora! Credo che siate buono, gaio, pieno di comprensione; ma, vedete: io ho amato un solo uomo in vita mia. So che è noioso essere così fedele, specialmente a un ricordo; ma è così.

LORD SHAYNE - Penso che forse potrei farvi felice… ad ogni modo, più felice di quello che siete.

SARI              - Volete lasciarmi riflettere un pochino? Vi farò sapere la mia risposta più tardi, con la canzone che canterò….

                              (Si riapre la porta della sala da pranzo e tutti rientrano.)

VICTORIA    - Sarah… canti qualcosa?

NORA            - Ti ricordi le nostre lezioni di canto con Madame Claire, prima che tu conoscessi Carl Linden… cioè… oh Dio…

SARAH         - (Sorridendo) Mi ricordo…Spero che la mia voce sia migliorata, da allora.

LORD SHAYNE - Silenzio, per favore! Madame Sari Linden ci canterà qualcuna delle deliziose canzoni che l’hanno resa così celebre.

                              (Tutti applaudono e si dispongono comodamente.)

SARI              - Dov’è il mio accompagnatore?

                              (Un giovinotto d’aspetto forestiero si stacca dalla folla.)

GIOVINOTTO - Eccomi.

SARI              - Cosa facciamo, prima di tutto?

GIOVINOTTO - La canzone del Fiume?

SARI              - No; è troppo difficile per cominciare.

GIOVINOTTO - Gli “zingari”?

SARI              - Quella andrà bene. Signore e signori, questa canzone ha bisogno di una piccola prefazione. Mio marito la scrisse all’età di 16 anni. Aveva visitato per la prima volta la Germania e aveva disceso il Reno attraverso selve, castelli e accampamenti di zingari; ciò aveva talmente infiammato la sua immaginazione che egli scrisse questa canzone che parla di una principessa tedesca coi capelli biondo-lino, che si innamorò di uno zingaro.

                              (Il giovinotto suona l’introduzione mentre Sari si mette accanto al pianoforte. Lord Shayne le rimane vicino, e la fissa pensoso. Ella canta.)

                              MUSICA N. 20.

                              (Applausi generali che lei fa cessare alzando una mano.)

SARI              - Canto un’altra canzone; è una piccola cosa sentimentale. Spero che non ne riderete: per me ha un gran significato.

                              (Si spunta dal petto un mazzo di viole bianche e le getta a Lord Shayne. Quindi comincia a cantare il refrain di “Vi rivedrò…”)

                              MUSICA N. 21.

                              (Alla fine le luci si abbassano e l’orchestra cessa con un accordo violento. Quando torna la luce, la scena è nuova-mente quella del primo atto, primo quadro; c’è una vecchia signora che canta e attorno a lei, giovani e ragazze accovacciati a terra. Quando lei finisce di cantare, Dolly Chamberlain balza in piedi.)

DOLLY          - E’ la cosa più commovente, più divina, più meravigliosa che io abbia mai udita… Vincent, sono pazza di te…. capisci?…Ti amo! (si getta fra le sue braccia.)

VINCENT      - (Gentilmente e piuttosto distratto si libera) Che melodia…Dio, che melodia!

                              (Va al pianoforte e comincia a suonare “Ti rivedrò…” dolcemente, sincopandola come un fox-trot. Il resto dell’orchestrina e poi l’orchestra si unisce. Tutti cominciano a far coro e a ballare il “charleston”; finalmente, condotti da Dolly, tutti escono ballando dalla porta a due battenti, seguiti da Vincent e dai componenti dell’orchestrina. Lady Shayne è rimasta sola; è immobile e tranquilla. A un tratto comincia a ridere; un riso strano, stridulo, sprezzante; si alza in piedi  a un tratto e  spalancando le braccia, canta:)

                              MUSICA N. 22

SIPARIO

FINE DELLA COMMEDIA