Don Camillo

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doncamillo

Don Camillo

di

G.Guareschi

Adattamento teatrale

di

Valerio Di  Piramo

PERSONAGGI

DON CAMILLO

PEPPONE

BRUSCO

GISELLA

MOGLIE DI PEPPONE

BIONDO

CAMONI

ANGELO

DIAVOLO

CANTANTE

VOCE DEL CRISTO FUORI CAMPO

 

I DUE ATTI DELLA COMMEDIA SI SVOLGONO NELLA CANONICA;

A D. CI SARA' L'ENTRATA CHE VA IN PIAZZA, A S.

L'ENTRATA DELLA CHIESA; SUL FONDO UN GRANDE CAMINO.

QUANDO D.C. PARLERA' COL CRISTO SI RIVOLGERA' VERSO

IL PUBBLICO, SIMBOLEGGIANDO LA CROCE

SOPRA L'ULTIMO SPETTATORE.

            

PRIMO ATTO

SCENA I°

      (Buio completo; musica d'organo, poi tenue luce celeste diffusa;

      inizia a parlare il Cristo, con una voce molto profonda e avvolgente)

 CR.  Siete sorpresi di sentirmi parlare? E perche'? In fondo don Camillo

      mi sente e mi capisce tutti i giorni, e , che io sappia, non e' mai

      stato sorpreso.

      Ah, capisco.

      Forse perche' e' tutto buio, e la gente ha paura del buio. Troppa

      gente ha paura del buio.

      Beh, per fortuna non e' il caso di don Camillo. E' un bravo parroco

      don Camillo, anche se a volte si fa vincere da dei sentimenti che

      hanno ben poco a che fare con la tonaca che indossa... oh, intendiamoci,

      niente di male: qualche scappellotto, quattro sberle, ma tutta roba

      distribuita a fin di bene, senza rancori personali...vedete, don

      Camillo e' convinto che a volte le idee della gente non siano

      sbagliate, ma solo distribuite male nella testa, e che basti una

      robusta sgrollata per risistemare le cose.

      E poi pare che per la gente di questo paese l'unico argomento

      valido siano le mani, e se una discussione non e' condita con qualche

      sberla, che discussione e'?

      Sono anni difficili, questi, anni in cui il ricordo della guerra e'

      ancora vivo in tutti....

      (Musica d'organo e si accendono le luci all'entrata di don Camillo)

 D.C. (Entra quasi di corsa) Gesu', torno ora dal comune... lo sapete chi

      e' stato eletto sindaco?

 CR.  No... non ero presente al consiglio comunale...

 D.C. Allora ve lo dico io: Peppone! Capite? Peppone sindaco!! Non e' certo

      per criticare il vostro operato, ma io non avrei mai permesso che

      Peppone diventasse sindaco in una giunta dove solo due persone

      sanno correttamente leggere e scrivere!

 CR.  La cultura non conta un bel niente, don Camillo... quello che conta

      sono le idee.prima di dare un giudizio, mettiamoli alla prova...

 D.C. Giustissimo... mettiamoli alla prova. Io dicevo questo semplicemente

      perche' se avesse vinto l'altra lista avrei avuta l'assicurazione che

      il campanile della chiesa sarebbe stato rimesso a posto.

      Ad ogni modo, anche se la torre ci crollera' addosso, sorgera' in paese

      una magnifica casa del popolo, con sale da ballo, vendita di liquori,

      bische clandestine,teatri per spettacoli di varieta'....

 CR.  ....e un serraglio per metterci dentro i serpenti velenosi come don Camillo...

 D.C. Voi...voi mi giudicate male. gesu', lo sapete che cos'e' per me un

      sigaro? (Tira fuori un sigaro dalla tonaca) ebbene, questo e' l'ultimo

      sigaro che posseggo, e guardate per amor vostro cosa ne faccio

      (Lo sbriciola, poi tenta di mettersi le briciole in tasca)

 CR.  Bravo don Camillo, accetto la tua penitenza...pero' adesso voglio

      vedere buttar via il tabacco, perche' tu saresti capacissimo di

      mettertelo in tasca e fumarlo dopo nella pipa.

 D.C. (Guardandosi intorno) Ma come...qui, in canonica?

 CR.  Non preoccuparti, don Camillo, butta pure il tabacco nel camino...

 D.C. (Esegue a malincuore)

SCENA II°

      (Entra Peppone dalla parte della piazza; don Camillo lo vede)

 D.C. Buona sera, signor sindaco!

 PEPP.Sentite, se un cristiano ha un dubbio su una cosa che ha fatto e viene

      da voi a raccontarla, se vi accorgete che quello ha commesso degli

      errori, voi glieli fate rilevare o potete anche infischiarvene?

 D.C. Come osi mettere in dubbio la dirittura morale di un sacerdote? Il mio

      primo dovere e' proprio quello di far rilevare chiaramente al

      penitente tutti gli errori che ha commesso.

 PEPP.Bene. Siete pronto a correggere i miei errori?

 D.C. (Segnandosi) Sono pronto. Qualunque errore tu abbia commesso io te lo

      faro' notare.

 PEPP.(Tira fuori di tasca un foglio) Cittadini! Nel mentre salutiamo la vit-

      toria della lista...(Peppone continua a leggere sottovoce, mentre DC

      va dal Cristo)

 D.C. Gesu', io non rispondo piu' delle mie azioni...

 CR.  Ne rispondo io, don Camillo... Peppone ti ha battuto, e tu devi ac-

      cusare il colpo e comportarti rispettando i tuoi impegni.

 D.C. Gesu', ma vi rendete conto che mi fate lavorare per i russi?

 CR.  Tu lavori per la grammatica, la sintassi e l'ortografia, le quali non

      hanno niente di diabolico.

 D.C. Ho capito (Va verso Peppone, il quale conclude la sua lettura a voce alta)

 PEPP.Viva l'Italia, evviva il partito comunista italiano!

 D.C. (Gli strappa il foglio di mano, poi inforca gli occhiali, si siede e

      comincia a correggere; dopo circa un minuto gli rende il foglio)

      Ecco: ripassati le correzioni a penna.

 PEPP.(Legge il foglio ; poi) Bene. L'unica cosa che non capisco e' questa:

      dove io dicevo: e' nostro intendimento far ampliare lo edificio

      scolastico e ricostruire il ponte sul fosso alto voi avete scritto:

      e' nostro intendimento far ampliare l'edificio scolastico, ricostruire

      il ponte sul fosso alto e far riparare il campanile della chiesa... perche'?

 D.C. (Allargando le braccia) E' una questione di sintassi....

 PEPP.Ah, la sintassi... beati voi che avete studiato il latino e capite tutte

      le sfumature della lingua! E cosi' va in fumo anche la possibilita' che

      vi caschi il campanile in testa...

 D.C. Peppone, bisogna inchinarsi alla volonta' del Signore... vieni, ti ac-

      compagno alla porta.(Escono da ds; DC rientra quasi subito, e tenta di

      sgattaiolare verso la chiesa)

 CR.  Bravo don Camillo; ti avevo giudicato male, e mi dispiace che tu abbia

      sbriciolato il tuo ultimo sigaro: e' stata una penitenza che non avresti

      meritato. Pero', siamo sinceri: e' stato un bel villano quel Peppone a

      non offrirti neppure un sigaro, dopo tutta quella fatica!

 D.C. (Rassegnato, tira fuori di tasca un sigaro che aveva sottratto a Peppone

      e fa l'atto di sbriciolarlo) Va bene, ho capito, ho capito...

 CR.  Fermo don Camillo! Tu non lo hai rubato. Nel taschino di Peppone c'erano

      due sigari, e tu, prelevandone uno, non hai fatto altro che prenderti la

      tua parte... in fondo, com'e' che dicano nel suo partito? Quel che e' mio e' tuo...

 D.C. Nessuno meglio di voi sa queste cose! (Si siede e si accende il sigaro)

SCENA III°

      ( Entra il Biondo di chiesa. Ha una pistola in mano, e la punta su DC)

 D.C. Debbo alzare le mani?

 BIO. State calmo... non voglio farvi niente... avevo paura che vedendomi

      all'improvviso vi metteste a gridare.

 D.C. Ah, capisco... e non hai pensato che bussando alla porta avresti evitato

      di correre questo rischio?

 BIO. (Dopo una pausa di riflessione) Don Camillo, quello della casa dell'argi-

      ne l'ho fatto fuori io!

 D.C. Quello dell'argine? Mah! Roba vecchia, roba a sfondo politico, roba che

      rientra nell'amnistia...di che ti preoccupi Biondo? Con la legge sei a posto.

 BIO. Io me ne frego dell'amnistia! Qui la faccenda e' un'altra. Tutte le

      notti, quando spengo la luce, me lo trovo davanti quello la'... non

      riesco a capire cosa sia questa storia.

 D.C. Niente, Biondo, niente... dammi retta: dormi con la luce accesa.

 BIO. Voi... voi dovete andar a prendere in giro quel cretino di Peppone, e non me!

 D.C. In primo luogo Peppone non e' affatto un cretino, e poi per te io non

      posso fare nient'altro.      

 BIO. C'e' da comprare delle candele? Da fare delle offerte? Pago io! Pero'

      voi dovete darmi l'assoluzione! Del resto io con la legge sono a posto.

 D.C. Va bene figliuolo. Il guaio e' che l'amnestia per le coscienze non l'han-

      no ancora inventata, e quindi qui si continua con il vecchio sistema

      di prima... e per essere assolti bisogna pentirsi, poi dimostrare di es-

      sere pentiti, quindi fare in modo di meritare di essere perdonati...

      roba lunga, Biondo, roba lunga...

 BIO. Pentirmi? Pentirmi di aver fatto fuori quello la'? Mi dispiace solo

      di non essere riuscito ad ammazzare anche tutti gli altri!

 D.C. E' un ramo nel quale sono totalmente incompetente.. d'altra parte, se

      la tua coscienza ti dice che hai fatto bene,tu sei a posto... vedi, noi

      abbiamo dei regolamenti ben precisi: quinto, non ammazzare; settimo,

      non rubare...

 BIO. Cosa c'entra questo?

 D.C. Niente, Biondo, non c'entra niente...ma mi pareva di aver sentito dire

      che con la scusa della politica l'avevi fatto fuori per i soldi, quello la'.

 BIO. Non l'ho detto! Non l'ho detto! Ma e' vero, maledizione... e se voi

      avete il coraggio di raccontarlo a qualcuno, io vi fulmino!

 D.C. Non preoccuparti, Biondo, noi queste cose non le diciamo neppure al

      Padreterno...tanto Lui le sa meglio di noi!

 BIO. (Guardando la pistola) Bella testa che mi ritrovo... non mi ero neppure

      accorto di avere la sicura...(La toglie) don Camillo, io sono stufo di

      vedermi apparire quello la' tutte le notti... qui i casi sono due: o

      voi mi date l'assoluzione, o vi sparo!

 D.C. ( Voltandosi verso il Cristo) Gesu', questo e' un cane rabbioso, e

      sparera'...un'assoluzione concessa in condizioni simili non vale niente.

      cosa debbo fare?

 CR.  Se hai paura assolvilo.

 D.C. (Verso il Biondo) No Biondo. Non posso. Non servirebbe a niente.

 BIO. Don Camillo, datemi l'assoluzione o sparo!

 D.C. NO! (Il Biondo spara, ma la pistola fa cilecca;il Biondo guarda prima

      la pistola, poi don Camillo, quindi se ne va in fretta sbattendo la

      porta; DC si scuote) Grazie Gesu'! Grazie di avermi salvato!

 CR.  Non c'e' di che, don Camillo. Piuttosto, non credi che si possa far

      qualcosa per quella povera anima?

 D.C. E dove lo ritrovo? A quest'ora chissa' dove sara'!

 CR.  Don Camillo, tu disponi di due cose bellissime: una gran fede e due

      enormi campane.

 D.C. E Voi...Voi credete...

 CR.  Chissa', don Camillo...chissa'! (DC esce verso la chiesa , cambiano le

      luci ed entra la cantante)

FIUME

Scorre il fiume e va

lentamente verso il mar

e la grande pianura rinasce con lui

scorre il fiume e va

trasportando verso il mar

le paure e i rimpianti che sono in noi

scorre il fiume e va

riscoprendo la realta'

e il coraggio che manca per vivere ancor

dalla notte piu' nera nuova luce nascera'

splendera' sopra il mondo portera' felicita'

scorre il fiume e va

lentamente verso il mar

e una nuova speranza rinasce con lui

      ( Quando e' uscita la cantante, entrano contemporaneamente il Biondo

      e don Camillo, l'uno da ds e l'altro da sn, e si fermano sulla porta)

 BIO. Era...era inutile che suonaste le campane...stavo gia' tornando qui...

 D.C. Dopo quello che hai combinato ho piu' fiducia in un batacchio di una

      campana che in quello che ti ritrovi in codesta zucca... perche' sei  tornato?

 BIO. Perche'...perche' voglio...voglio confessarmi.

 D.C. Finalmente! Vieni in chiesa, Biondo, vieni... vedro' quello che posso

      fare per te...( il Biondo va verso don Camillo, il quale lo abbraccia

      e lo conduce in chiesa).

I°COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO

          Questi due personaggi saranno vestiti come l'angelo e il diavolo

      disegnati dal Guareschi, ed entreranno l'uno dalla chiesa e l'altro

      dalla piazza.)

 D.    E cosi' sei riuscito a salvarne un'altro!

 A.    Non certo per merito tuo...

 D.    Lo puoi ben dire... sulla riva del fiume l'ho fatto perfino inciampare,

       ma e' riuscito ad aggrapparsi ad un ramo...

 A.    Non si e' aggrappato a quel ramo da solo...

 D.    Vuoi dire... vuoi dire che tu l'hai salvato?

 A.    Gli ho solo offerto un appiglio, un'ultima possibilita', un'ultima

       speranza...e lui l'ha afferrata.

 D.    Ma quando la smetterai di farmi i dispetti? Quando tornerai a svolaz-

       zare in cielo suonando la tua dannatissima arpa? Quando mi lascierai

       lavorare in pace?

 A.    Anch'io sto lavorando, e fino a quando don Camillo avra' bisogno di me,

       restero'.

       (Spariscono lentamente dietro le proprie porte).

SCENA IV°

(Entra il Brusco con una pergamena in mano; chiama con voce autoritaria)

 BRU. Don Camillo! Don Camillo!!Puo' il clero degnarsi di ascoltare il popolo?

 D.C. (Entrando dalla chiesa)Brusco,secondo te quanto pesera' quel candelabro

      d'ottone che e' la' in quell'angolo?

 BRU. Ma...non saprei...perche'?

 D.C. Perche' ieri sera quel candelabro li' mi diceva che e' stufo di fare

      il  candelabro:  vorrebbe  cambiare mestiere...pensa,  vorrebbe  fare  la cravatta!

 BRU. Ah si'? Senti senti...

 D.C. Mi diceva appunto che il suo piu' grande desiderio sarebbe quello di

      girare per le strade del paese attorcigliato al collo di un rap-

      presentante del popolo!

 BRU. Ho capito, don Camillo, ho capito...

 D.C. Allora? Cosa vuole il popolo dal clero?

 BRU. (Svolgendo la pergamena e leggendo) La signoria vostra e' invitata

      ad onorare della sua presenza stessa la cerimonia a sfondo sociale che

      si svolgera' questo pomeriggio medesimo alle ore tre in piazza della

      liberta'. Firmato, il segretario della sezione compagno Bottazzi sindaco Giuseppe.

 D.C. Di' al compagno Bottazzi sindaco Peppone che non ho nessunissima intenzio-

      ne di venire a sentire le sue solite stupidaggini contro la reazione e il

      capitalismo...le so gia' tutte a memoria.

 BRU. No, no...niente discorsi politici. Roba di patriottismo, a sfondo socia-

      le. dice il capo che se non venite non capite niente della democrazia.

 D.C. (Allargando le braccia) Se le cose stanno cosi' non parlo piu'.

 BRU. Stanno cosi'. Dice il capo che dovete venire in divisa e con gli arnesi.

 D.C. Gli arnesi?

 BRU. Si',la secchia e il pennello.C'e'da benedire della roba.(Fugge insegui-

      to da un libro scagliato da don Camillo)

 D.C. (Al Cristo) Gesu', e' possibile che non si riesca mai a sapere cosa

      combineranno quelli la'? Non ho mai visto una cosa tanto misteriosa...

      cosa vorranno dire tutti questi preparativi? Tutte quelle fronde che

      stanno piantando attorno al prato vicino alla farmacia? Che razza di

      diavoleria sara'?

 CR.  Don Camillo fosse una diavoleria per prima cosa non la farebbero al-

      l'aperto, e poi non ti chiamerebbero a benedirla. Abbi pazienza fino a oggi!

      (DC annuisce con la testa ed esce da verso la chiesa; si sentono battere

      le tre, le quattro e le cinque; rientra dalla porta della piazza con

      il necessario per benedire; si vede che e' adirato)

 CR.  Don Camillo, che cos'hai? Cos'e' successo?

 D.C. Una cosa orrenda! Banda,bandiera rossa,discorso di Peppone e posa della

      prima pietra della nuova casa del popolo! Ed io...io ho dovuto benedire

      quella pietra! Peppone schiattava di soddisfazione. Quel farabutto mi ha

      anche invitato a dire due parole, cosi' mi e' toccato fare il discorset-

      to di circostanza...perche' e' si' una roba di partito, ma quel mascalzo-

      ne l'ha presentata come un'opera pubblica, per il bene comune! Uno scher-

      zo... (passeggia nervosamente) sale di ritrovo e di lettura, biblioteca

      palestra ambulatorio e teatro...un grattacielo di due piani, con annes-

      so campo sportivo e gioco delle bocce. Il tutto per la miserabile

      cifra di dieci milioni!

 CR.  Non e' caro, visti i prezzi attuali.

 D.C. Gesu', perche' mi avete fatto questo dispetto?

 CR.  Don Camillo, non dire eresie...

 D.C. Non dico eresie, Gesu'...sono sette anni che vi prego in ginocchio di

      farmi trovare un po'di quattrini per impiantare una bibliotechina,

      una sala di ritrovo per i ragazzi,un campo da gioco per i bambini,con

      la giostra, l'altalena e magari una piccola piscina...sono sette anni

      che mi arrabatto facendo complimenti a degli sporcaccioni di proprietari

      terrieri che prenderei a sberle tutte le volte che li incontro...avro'

      combinato duecento lotterie,avro' bussato a duemila porte e non sono

      riuscito a niente. Arriva un pezzo di farabutto scomunicato ed eccoli

      dieci milioni piovergli in tasca dal cielo.

 CR.  Non gli sono piovuti dal cielo: se li e' trovati in terra. Io non

      c'entro don Camillo; e' frutto della sua iniziativa personale.

 D.C. Allora la cosa e' semplice: se lui e' riuscito ed io no significa

      che io sono solo un povero stupido...(Pausa;poi con voce confidenziale)

      Gesu'... non potreste dirmi dove ha trovato i quattrini?

 CR.  Don Camillo, mi prendi forse per un agente investigativo? Perche'

      chiedere a Dio la verita' quando la verita' e' dentro di te? Cercala,

      don Camillo, cercala e la troverai. Intanto, per distrarti un po',

      perche' non vai a fare un giro in citta'?

      (DC prende il cappello ed esce;musica e luci fino a simboleggiare la

      sera;DC rientra dalla parte della piazza)

 D.C. Gesu', e' successa una cosa pazzesca! Ho incontrato un morto, faccia a

      faccia, giu'nella strada...                                        

 CR.  Don Camillo, ragiona. Di solito i morti che si incontrano per la strada sono vivi...

 D.C. NO! Lo escludo...quello e' un morto morto, perche' l'ho portato io

      stesso al cimitero!

 CR.  Se e' cosi non dico piu' nulla... sara' un fantasma!

 D.C. Macche' fantasma! I fantasmi esistono solo nella testa delle donnette stupide!

 CR.  E allora, don Camillo!

 D.C. Gia'...allora? (Passeggia a lungo in canonica, poi e' folgorato da una

      idea; esce e ritorna subito dopo seguito da Peppone e dal Brusco.)

      Venite, venite...mettetevi pure comodi....sapete, vi ho fatto venire

      qui perche' e' tutto il giorni che ripenso alla descrizione della

      vostra casa del popolo.

 PEPP.E che ve ne pare?

 D.C. Magnifica! Magnifica...mi ha fatto decidere a mettere in piedi quel

      localetto che ho in mente da parecchi anni. Faro' la posa della prima

      pietra domenica prossima, e ci terrei molto che venissi anche tu, in

      qualita' di sindaco, si intende....

 PEPP.Volentieri, volentieri. Cortesia per cortesia.

 D.C. Bene. Nel frattempo cerca di restringere un pochino quel tuo progetto

      della nuova casa del popolo: e' troppo grossa per il mio temperamento!

 PEPP.Don Camillo, siete svanito?

 D.C. Non piu' di quella volta che ho fatto una funzione funebre ad una

      cassa da morto che non doveva essere chiusa molto bene, perche' oggi ho

      incontrato il cadavere a spasso per la citta'!

 PEPP.Che cosa...che cosa vorreste insinuare?

 D.C. Niente, niente. Solo, che quella cassa a cui l'inglesi presentarono le

      armi e che io benedii, era piena di roba da te trovata in quella vecchia

      villa dove prima c'era il comando tedesco, e che il morto doveva essere

      giu' in cantina, vivo e vegeto.

 BRU. Ah, ci risiamo con la solita storia! Si tenta ancora di diffamare il

      movimento partigiano!

 D.C. Lascia stare i partigiani, Brusco. A me non mi freghi.

 PEPP.Voi...voi avete poco da insinuare. Era tutta roba rubata ai tedeschi.

      Argenteria, macchine fotografiche, oro ed altra roba. Se non la

      prendevamo noi la prendevano gli inglesi... era l'unici modo per farla

      uscire. A casa ho tutte le ricevute, e poi c'e' anche chi puo' testimo-

      niare: nessuno ha toccato una lira. Dieci milioni sono stati ricavati

      e dieci milioni andranno per il popolo!

 BRU. (Gridando) Quello che ha detto lui e' la pura verita', e se qualcuno

      ha qualcosa da ridire so io come trattarlo!

 D.C. (Molto calmo, staccando il fucile dal chiodo e puntandolo al Brusco) Anch'io.

 PEPP.Don Camillo, non mi pare sia il caso di litigare....

 D.C. Neanche a me. Tanto piu' che sono perfettamente d'accordo con voi....

      dieci milioni di ricavato e dieci milioni andranno per il popolo...

      sette con la vostra casa del popolo e tre con il mio localetto per

      i figli del popolo. Io chiedo solo quello che mi spetta....

 PEPP.Se non aveste quel maledetto arnese fra le mani vi risponderei che

      questo e' il piu' vile ricatto dell'universo!

      (Peppone tira fuori il libretto degli assegni e ne stacca uno per DC;

      quindi Peppone e il Brusco escono verso la piazza; DC riappende il

      fucile al chiodo e va dal Cristo.)

 D.C. Gesu', cosa ne pensate?

 CR.  Sono perfettamente d'accordo con Peppone:se tu non avessi quel maledetto

      affare tra le mani, direi che questo e'il piu' vile ricatto dell'univeso.

 D.C. Ma io tra le mani non ho che l'assegno di tre milioni che mi ha

      consegnato ora Peppone!

 CR.  Appunto, don Camillo, appunto... con questi tre milioni farai troppe

      cose buone e belle perche' io possa maltrattarti.

 D.C. Grazie Gesu'! (Esce dalla parte della chiesa e va a dormire; entra la

      cantante) 

NINNA NANNA

Dormi e sogna dolce don Camillo

la tua gioia e' la verita'

cerca di vivere avvolto per sempre nel candido velo d'amor

prova a cercare negli occhi di un bimbo un candido mondo d'amor

dormi bene dolce don Camillo

noi saremo qui vicino a te

ti narreremo la storia di un Uomo che visse e mori' in umilta'

percorreremo distese di sogni perduti dall'umanita'

al mattino il sole sorgera'

coi suoi raggi tutto scaldera'

il cuore di chi ti vuol bene

trabocca di felicita'

la gente sapra' di freschezza e di carita'

dormi e sogna dolce don Camillo

la tua gioia e' la verita'.

SCENA V°

 D.C. (Entra dalla parte della piazza, infuriato) Signore, e' una cosa che

      grida vendetta al cielo!

 CR.  Che cos'e' che grida vendetta al cielo? E perche' sei cosi' infuriato?

 D.C. Voi vi ricordate quando tempo fa espressi pacatamente la mia opinione

      a Peppone?

 CR.  No, don Camillo...riguardo a che cosa?

 D.C. Riguardo a quel maledetto comizio filo-russo che fu tenuto in piazza...

 CR.  Quelli sono affari tuoi... io non mi occupo di politica.

 D.C. Mentre tornavo in canonica mi hanno preso a tradimento e mi hanno

      spolverato il fondo della schiena con un palo di gaggia... che debbo fare, Gesu'?

 CR.  Spennellati il fondo della schiena con un po d'olio sbattuto e statti

      zitto. Bisogna perdonare chi ci offende...questa e' la regola.

 D.C. Va bene.(Passeggia) Qui pero' non si tratta di offese, ma di legnate!

 CR.  E questo cosa vuol dire, don Camillo? Forse che le offese recate al

      corpo sono piu' dolorose di quelle recate allo spirito?

 D.C. D'accordo Signore... ma voi dovete tener presente che legnando me che

      sono vostro ministro, hanno recato offesa anche a Voi...io lo faccio

      piu' per Voi che per me!

 CR.  Ed io non ero forse piu' ministro di Dio che te? E non ho forse perdonato

      chi mi ha inchiodato sulla croce?

 D.C. Insomma, con Voi non si puo' ragionare...avete sempre ragione Voi.(Pas-

      seggia) Sia fatta la Vostra volonta'... perdoneremo. Pero' ricordatevi

      che se quelli, imbaldanziti dal mio silenzio, mi romperanno la zucca,

      la colpa sara' Vostra. Io potrei citare dei passi del vecchio testamento...

 CR.  Don Camillo, a me vieni a parlare del vecchio testamento? Per quanto

      riguarda il resto, me ne assumo io ogni responsabilita'. Pero', detto

      tra noi, una pestatina ti sta proprio bene, cosi' impari a fare della

      politica in casa mia.

 D.C. Ho capito, Gesu', ho capito... scusatemi, vado a letto.(Si avvia verso

      la chiesa, ma entra Peppone).

 PEPP.Buonasera don Camillo: disturbo?  

 D.C. Dipende dalle tue intenzioni: cosa vuoi?

 PEPP.Sono venuto a confessarmi.

 D.C. Tu? Va bene, sediamoci qui.(Si segna, e pretende altrettanto da Peppone,

      che lo fa in maniera goffa) E' da molto tempo che non ti confessi?

 PEPP.No...dal milleenovecentootto..

 D.C. Benone! Figuriamoci i peccati che hai fatti in questi quarant'anni!

 PEPP.Eh si'...parecchi...

 D.C. Per esempio?

 PEPP.Per esempio...mezz'ora fa vi ho bastonato.

 D.C. (Con ira repressa) E' grave...offendendo un ministro di Dio tu hai offeso Dio!

 PEPP.Me ne sono pentito...e poi io non vi ho bastonato come ministro di Dio,

      ma come avversario politico!

 D.C. Si', ma le legnate sono le solite! E poi? Cos'altro hai combinato?

      (Peppone sussurra nell'orecchio di DC per almeno due minuti; varie

      mimiche di circostanza) Bhè, in fondo non e' roba cosi' grave come pensavo...

 PEPP.(Alzandosi e avviandosi verso l'uscita) Allora reverendo arrivederci e

      grazie di tutto...

 D.C. Peppone! E la penitenza?

 PEPP.Ah, gia'...la penitenza...

 D.C. Inginocchiati qui e di' due avemarie... e quarantasei paternostri!

      (Peppone si inginocchia al centro del palco; DC va dal Cristo)

      Gesu', perdonatemi ma io gli rompo le ossa.

 CR.  Neanche per sogno,don Camillo. Io gli ho perdonato, ed anche  tu  devi       perdonare...

       in fondo e' un brav'uomo.

 D.C. Gesu', non vi fidate dei rossi! Quelli tirano a fregare! Ma guardatelo

      bene: non lo vedete che faccia da barabba che ha?

 CR.  Io vedo una faccia come tutte le altre, don Camillo...tu hai il cuore

      avvelenato dall'odio!

 D.C. Gesu', se fino ad oggi sono stato un vostro servitore fedele, fatemi una

      grazia: lasciate almeno che gli sbatta quel candelotto sulla schiena...

      che cos'e' una candela, Gesu' mio?

 CR.  No,  don  Camillo.  Le  tue  mani sono  fatte  per  benedire,  non  per       percuotere.

      (Don Camillo si guarda le mani, ma si piega un po' troppo, e vede i

      propri piedi che spuntano dalla tonaca)

 D.C. E' vero, Gesu': le mani sono fatte per benedire... ma i piedi no!

 CR.  E anche questo e' vero, don Camillo; pero' mi raccomando: una sola!

      (DC va da Peppone e lo colpisce con una robusta pedata)

 PEPP.Finalmente! Erano dieci minuti che la aspettavo!

 D.C. Anch'io. Ora che hai espiato adeguatamente le tue colpe, puoi anche

      andare. (Si avviano zoppicando ambedue verso porte opposte ed escono

      dopo essersi guardati in cagnesco)

II° COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO

D.    Angelo? Ehi, angelo, si puo' sapere dove ti sei cacciato? hai visto

      cos'ha fatto il tuo don Camillo? ha rifilato una pedata a Peppone...

      ti pare bello?

A.    Non sara' bello, ma a volte e' meglio una pedata che dieci preghiere.

D.    In quanto a questo siamo perfettamente d'accordo: a che serve pregare?

A.    Serve ad evitare di farsi crescere le corna e la coda come hai tu.

D.    Non cominciamo ad offendere, eh, sottospecie di piccione spennacchiato!

      Ora mi sono veramente arrabbiato: andro' subito dal tuo don Camillo e

      lo indurro' a comportarsi male.

A.    Vai, vai pure... ma non credo che ci riuscirai. E ne sono cosi' sicuro

      che questa volta non l'aiutero' minimamente ad uscire dalla tua viscida trappola.

SCENA VI°

 D.C. (Entrando dalla parte della piazza con un foglio in mano) Novita'

      importanti! Domani il nemico fa stampare un manifesto. Il tipografo me

      ne ha portato una copia... sentite che roba, Gesu'...(Legge)

      "Primo e ultimo avviso. Ancora ieri sera una vile mano anonima ha scrit-

      to un'offensivo insulto sul nostro giornale murale. Stia in gamba quella

      mano di un qualche mascalzone che profitta della ombra per svolgere

      azione provocatoria, qualora il quale non la smetta dovra' poi pentirse-

      ne quando tutto sara' ormai irreparabile. Ogni pazienza ha un suo

      limite. il segretario della sezione: Giuseppe Bottazzi."

      che ve ne pare Gesu'? Non e' un capolavoro? Pensate domani che spasso

      quando la gente vedra' questi manifesti appiccicati sui muri! Non e'

      roba da morir da ridere? (Il Cristo non risponde) Gesu'? Non avete

      sentito che stile? Volete che ve lo rilegga?

 CR.  Ho capito, don Camillo, ho capito. Ognuno si esprime come puo'. Non e'

      mica lecito pretendere che uno che ha fatto solo la terza elementare

      badi alle sfumature stilistiche.

 D.C. Gesu'! Voi mi chiamate sfumature uno scombussolio di questo genere?

 CR.  Don Camillo, l'azione piu' misera che si puo' commettere e' quella di

      aggrapparsi agli errori degli avversari...quelli che contano sono gli

      argomenti. Piuttosto, tu dovresti dire che e' bruttissimo quel tono di

      minaccia del manifesto.

 D.C. Si capisce, si capisce... la cosa veramente riprovevole e' il tono

      minaccioso del manifesto. D'altra parte, cosa vi aspettate da questa

      gente? Non capiscono che la violenza!

 CR.  Eppure, nonostante la sua intemperanza, quel Peppone non ha l'aria di

      essere un cattivo soggetto...

 D.C. Signore, ve l'ho detto e ridetto: e' come mettere del vino buono in una

      botte marcia. quando uno entra in certi ambienti e pratica certe idee

      sacrileghe, finisce che si guasta.

 CR.  Si', pero' bisognerebbe vedere se Peppone agisce spinto da naturale

      malanimo o sotto l'impulso di una provocazione... secondo te, con chi  ce l'ha?

 D.C. E chi lo sa?

 CR.  Basterebbe sapere di che genere era l'offesa. Lui parla di un'insulto

      che qualcuno ha scritto ieri sera sul suo giornale murale. Quando tu,

      ieri sera,sei andato dal tabaccaio, non sei per caso passato davanti

      a quel giornale murale?

 D.C. ...Effettivamente...si'...ci sono passato...

 CR.  Bene. E non ti e' capitato di fermarti un momentino a leggere quello che

      c'era scritto?

 D.C. Bhè, leggere veramente no... piu' che altro ho dato una sbirciatina...

      ho fatto male, Gesu'?

 CR.  Neanche per sogno...bisogna sempre tenersi al corrente di cio' che

      scrive e legge il nostro gregge. Te lo chiedevo solamente per sapere

      se hai notato qualche strana scritta, quando ti sei fermato.

 D.C. Vi posso assicurare che quando mi sono fermato non ho notato niente di strano.

 CR.  E quando te ne sei andato, don Camillo?!?

 D.C. Ecco...ripensandoci bene...mi pare che quando me ne sono andato ci fos-

      se scarabocchiato qualcosa a lapis rosso...(Velocemente) con permesso...

      credo ci sia qualcuno in chiesa...(Tenta di andare)

 CR.  DON CAMILLO!!! E allora?

 D.C. E allora... si'... mi e' scappato scritto qualcosa...

 CR.  E che cosa ti e' scappato scritto, don Camillo?

 D.C. Mi e'...mi e' scappato scritto..."Peppone asino..." ma sono sicuro che

      se aveste letto quella circolare, anche Voi...

 CR.  DON CAMILLO!! non neppure quello che fai tu, e pretendi di sapere cio'

      che farebbe il tuo Dio?

 D.C. Scusatemi, ho fatto una fesseria, lo riconosco... d'altra parte ora

      Peppone ne fa un'altra, mettendo fuori il manifesto, cosi' siamo pari...

 CR.  Pari un bel niente! Peppone si e' preso dell'asino da te ieri sera e

      domani si prendera' ancora dell'asino da tutto il paese! Ti pare bello?

 D.C. D'accordo, ma ai fini politici generali...

 CR.  Non mi interessano i fini politici generali!!! Questa storia e' una

      grossa porcheria, e tu ne sei responsabile, don Camillo!

 D.C. (Umile) Signore, ho la testa piena di vento...che posso fare?

 CR.  Non lo so. Non l'ho mica scritto io "Peppone asino." Chi fa il peccato

      faccia la penitenza.(DC cammina nervosamente; entra Peppone come una furia)

 PEPP.Sentite, reverendo, qui la politica non c'entra...qui si tratta di un

      cristiano che si trova nei guai e viene a chiedere consiglio al prete...

      posso essere sicuro che voi...

 D.C. Stai tranquillo, Peppone, so qual'e' il mio dovere... chi hai ammazzato?

 PEPP.Io non ammazzo nessuno, don Camillo...casomai, se qualcuno mi pesta i

      calli, faccio volare qualche sberla. Ad ogni modo questa e' un'altra

      faccenda. Qui in paese c'e' un farabutto, un vigliaccone nero che tutte

      le volte che appiccichiamo un manifesto con la mia firma di segretario

      della sezione, si diverte a scriverci "Peppone asino".

 D.C. Tutto qui? Non mi pare una gran tragedia...

 PEPP.La  tragedia...la  tragedia  scoppiera' quando lo  scopro! E poi mi      

      piacerebbe sapere cosa fareste voi se per dodici settimane di fila

      trovaste scritto sulla tabella delle funzioni: "Don Camillo asino".

 D.C. No, questo paragone non sta' in piedi. Una cosa e' dare dell'asino ad

      un ministro di Dio, un'altra al capo di una banda di matti ...non hai

      proprio idea di chi possa essere stato?

 PEPP.E' meglio che non l'abbia, altrimenti ora quel barabba viaggerebbe con

      due occhi neri come la sua animaccia...che si sappia regolare, perche'

      se lo pizzico gli rompo tutte le ossa una a una. ora faccio stampare

      dei manifesti e li appiccico su tutte le cantonate del paese, in modo

      che li vedano lui e tutta la sua banda.

 D.C. E io che c'entro? Non sono mica una stamperia...rivolgiti al tipografo.

 PEPP.Gia' fatto. Ma siccome non mi piace fare la figura dell'asino, voi

      dovete dare un'occhiata alla bozza prima che il tipografo stampi il manifesto.

 D.C. Ma il tipografo non e' mica un ignorante, e se ci fosse stato  qualcosa

      di difettoso te lo avrebbe detto.

 PEPP.Figuriamoci! Quello e' un pretaccio...voglio dire, quello e' un  reazionario  nero  come  la sua animaccia, e anche se  vedesse  che  ho       scritto cuore con due q invece che una sola non fiaterebbe,pur di farmi

      fare una figuraccia davanti a tutti.

 D.C. Ma hai i tuoi uomini...

 PEPP.Gia'! E io mi abbasso a farmi correggere il compitino dai miei  inferiori!

      E poi bella roba...tra tutti non riescono a mettere insieme mezzo alfabeto!

 D.C. Vediamo la bozza...(Peppone gliela porge; DC legge,poi)

      Bhè! A parte gli strafalcioni mi sembra un po' troppo forte come tono..

 PEPP.Forte? Reverendo non diciamo scemate! Quella e' una canaglia maledetta,

      un farabutto provocatore che per dirgli tutto quello che si merita non

      basterebbero sei vocabolari.

 D.C. (Nel frattempo ha corretto la bozza) Ecco...

 PEPP.(Dandogli una veloce occhiata) E pensare che quel vigliacco del tipogra-

      fo mi aveva assicurato che era tutto a posto! Quanto vi debbo?

 D.C. Sindaco, non diciamo scemate! Vedi piuttosto di tener chiusa la ciabat-

      ta... non ci tengo a far sapere che lavoro per i russi.

 PEPP.Ne terremmo conto nell'ora della riscossa! (Esce)

 D.C. (Al Cristo) Grazie Gesu'...grazie di avergli suggerito di venire qui  da me...

 CR.  Solo un piccolo aiuto che non ti saresti meritato... com'e' andata?

 D.C. Un po' duretta, ma bene...non sospetta nemmeno lontanamente che la

      colpa di tutto e' mia.

 CR.  Invece lo sa perfettamente. Sa benissimo che sei stato tu, tutte e

      dodici le volte. Ti ha anche visto, un paio di sere...don Camillo, stai

      in guardia!Pensaci sette volte prima di scrivere ancora "Peppone asino"!

 D.C. Non vi preoccupate, Gesu'. Quando usciro' lasciero' sempre a casa la

      matita! (Fine primo atto; DC resta a capo chino e mani conserte mentre

      parte la solita musica d'inizio e abbassano le luci; poi sipario.)

FINE I° ATTO

                           SECONDO ATTO

                                                           SCENA VII°

      (Musica d'organo; si apre il sipario; si accendono le luci ed entra

      la Gisella seguita dalla moglie di Peppone, che pero' si ferma sulla

      porta.)

 GIS. Don Camillo! Don Camillo, ma dove siete?

 D.C. (Entrando dalla chiesa) Eccomi, eccomi! Cos'e' successo?

 GIS. C'e' da battezzare della roba...(Alla moglie di Peppone) E tu, vieni

      avanti!(La moglie di Peppone avanza verso il centro della scena; ha un

      bambino avvolto nello scialle in braccio.)

 D.C. (Guardando dentro il fardello) Chi l'ha fatto?

 M.P. Io...

 D.C. Con tuo marito?

 GIS. Si capisce! Con chi vuole che l'abbia fatto, con lei?

 D.C. E che ne so io! Non avevano detto che nel vostro partito e' di moda

      l'amore libero?( Va subito dal Cristo) Avete sentito Gesu'? Gliel'ho

      dato un colpetto a quei senza-Dio!

 CR.  Non dire stupidaggini, don Camillo... se fossero senza Dio non verrebbe-

      ro qui a far battezzare i loro figli! Se la moglie di Peppone ti avesse

      rifilata una sberla, te la saresti guadagnata.

 D.C. Se la moglie di Peppone mi avesse data una sberla, io le avrei prese

      tutte e due per il collo, e....

 CR.  ...E?

 D.C. Niente, niente...si fa per dire...

 CR.  In guardia, don Camillo! (D.C. torna dalle due donne e si mette in mezzo)

 GIS. Allora?

 D.C. Come lo volete chiamare?

 M.P. Lenin, Libero, Antonio!

 GIS. Lenin, Libero, Antonio!

 D.C. Vallo a far battezzare in Russia!(Le due donne escono; DC cerca di

      sgattaiolare verso la chiesa)

 CR.  Don Camillo, hai fatto una gran brutta cosa...vai a richiamare quella

      gente e battezza il bambino.

 D.C. Gesu',Voi dovete mettervi in testa che il battesimo non e' una burletta.

      ..il battesimo e' una cosa seria! il battesimo...

 CR.  Don Camillo, a me vuoi insegnare che cos'e' il battesimo? A me che l'ho

      inventato? Io ti dico che hai fatto una gran stupidaggine, perche' se

      quel bambino muore, la colpa sara' tua se non avra' libero ingresso in  paradiso!     

 D.C. Gesu', non drammatizziamo! Perche' dovrebbe morire? E' bianco e rosso

      come una rosa!

 CR.  Questo non vuol dire niente! Gli puo' cadere una tegola in testa, od

      altro! Tu lo devi battezzare.

 D.C. Gesu', pensateci un momentino...e se quel bambino muore dopo essere

      stato battezzato?Come posso permettere che arrivi da voi con quel brutto

      nome? Io lo faccio per il buon nome del paradiso!

 CR.  Al buon nome del paradiso ci penso io! A me interessa solo che sia un

      galantuomo...e poi, che si chiami Libero o Antonio non mi interessa  niente.

 D.C. E va bene...io ho sempre torto...cerchiamo di rimediare.(Si avvia verso

      la porta della piazza, ma entra Peppone con suo figlio in braccio)

 PEPP.Di qui non esco se mio figlio non e' stato battezzato con il nome che dico io!

 D.C. (Torna dal Cristo) Ecco! Lo vedete che gente? Uno e' pieno delle piu'

      sante intenzioni, e guardate come lo trattano!

 CR.  Mettiti nei suoi panni, don Camillo...non sono sistemi da approvare ma

      si possono comprendere...

 PEPP.Ho detto che di qui non esco se non battezzate mio figlio come voglio io!

 D.C. Signore, io mi rimetto a Voi...se volete che io ceda alle imposizioni

      dei privati, io cedo. ma Voi lo sapete: guai a creare un precedente!

      percio', non meravigliatevi se domani mi porteranno a battezzare un vitello!

 CR.  In questo caso devi cercare di fargli capire...

 D.C. E se quello me le da'?

 CR.  Prendile, don Camillo. Sopporta, soffri come ho fatto io.

 D.C. (China la testa, poi va risoluto verso Peppone) Va bene, Peppone, tuo

      figlio uscira' di qui battezzato, ma non con quel nome blasfemo!

 PEPP.E come vorreste chiamarlo? Libero Arcangelo Gabriele?

 D.C. No Peppone, cosi' non va:cerchiamo di venirci incontro...che ne diresti

      di Libero Camillo Lenin? Tanto quando c'e' un Camillo in mezzo quei

      due non possono piu' far niente!

 PEPP.Amen.(Vanno in chiesa)

III° COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO

A.    Ben fatto, don Camillo, ben fatto!

D.    Ben fatto? Ma ben fatto cosa?!? Stai a vedere che ora la gente perbene

      non puo' piu' battezzare i propri figli col nome che vuole... questo

      e' un sopruso bello e buono! Il battesimo non e' una burletta! Il battesimo...

A.    Diavolo! Proprio a me vuoi insegnare che cos'e' il battesimo? Proprio

      a me che ero presente quando e' stato inventato?

D.    Allora riconoscerai che don camillo ha sbagliato!

A.    Si', questo e' vero: io mi sarei comportato diversamente...

D.    Finalmente! Bravo angelo, cosi' mi piaci!

A.    Aspetta, fammi finire: io mi sarei comportato diversamente perche' quel

      bambino l'avrei chiamato veramente Libero Arcangelo Gabriele!

SCENA II°

 PEPP.(Entra Peppone dalla parte della piazza) Don Camillo, ci siete?(Vede il

      Cristo, e in maniera scherzosa, togliendosi il cappello) Buongiorno compagno!

 CR.  Buongiorno Peppone.(Peppone si guarda intorno sorpreso; entra don Camillo

      dalla chiesa)

 D.C. Hai perso qualcosa?

 PEPP.No, no...vi stavo cercando...ho una notizia che vi fara' senz'altro

      piacere...aspettate un attimo.(Si affaccia dalla porta della piazza e

      fischia;entrano la Gisella e il Brusco con un giornale sotto il braccio.)

 BRU. Buondi' capo. Dica capo.

 PEPP.Hai portato quello che ti ho chiesto?

 BRU. Si' capo. Ecco capo.(Gli porge il giornale)

 GIS. Avete visto don Camillo? Cose straordinarie!

 BRU. Guardate,guardate! (Leggendo) Parroco di Ancona benedice una gallina la

      quale fa' un uovo con il disegno in rilievo di un calice sacro...(Don

      Camillo gli strappa il giornale di mano e legge avidamente la notizia)

 PEPP.Qui c'e' proprio la mano di Dio...questo e' un miracolo bello e buono!

 D.C. Adagio con i miracoli, giovinotti...prima di stabilire se e' un miracolo

      bisogna indagare, accertarsi che non si tratti di un semplice fenomeno naturale.

 PEPP.Si capisce, don Camillo, si capisce. Pero' un uovo cosi' sarebbe stato

      meglio farlo sotto le elezioni...adesso siamo troppo lontani!

 GIS. Come sei ingenuo! E' tutta questione di organizzazione...

      quando si ha una stampa ben organizzata, di uova dipinte se ne possono

      sfornare anche dieci al giorno!

 BRU. Che idea ci siamo lasciati scappare...pensate se l'avessimo avuta prima noi!

 PEPP.Gia' mi figuro i titoli:"gallina si iscrive al partito comunista, e

      dopo tre giorni partorisce un uovo recante in rilievo una falce e  un martello!

 GIS. No, noi non avremmo potuto farlo...loro hanno la faccenda della religio-

      ne che mette tutto a posto; noi non possiamo far miracoli!

 BRU. Che ci vuoi fare...c'e' chi nasce fortunato e chi no!

 D.C. (Visibilmente alterato)FUORI!!(Escono tutti ridendo come pazzi;DC va dal

      Cristo) Gesu', e questa che faccenda e'?

 CR.  Lo sai don Camillo; l'hai letta ora sui giornali.

 D.C. L'ho letta, si', ma non so un accidente di niente...uno sul giornale

      puo' scrivere quello che gli pare. A me sembra impossibile un miracolo cosi'!

 CR.  Don Camillo! Tu non credi che l'Eterno possa fare una cosa simile?

 D.C. No. Figuratevi se l'Eterno perde tempo a fare dei disegnini sulle

      uova delle galline!

 CR.  Don Camillo, tu sei un uomo che non ha fede...

 D.C. No, Gesu', questo non lo potete dire!

 CR.  Lasciami finire, don Camillo!Stavo dicendo che tu sei un uomo che non ha

      fede nelle galline! Piuttosto, hai gia' levato le uova dal pollaio?

 D.C. No. anzi, vado subito...non vorrei che quella scema di gallina rossa

      le rompesse tutte come ieri! (Esce e rientra dopo circa venti secondi

      con un uovo in mano e il volto trasfigurato dall'emozione e dalla

      fede; poi si scuote, va alla porta della piazza e chiama) PEPPONE!!!

      Vieni un po' qua...e porta pure anche gli altri due cretini!

      (Entrano tutti e tre,sorpresi)Avanti, compagni, avanti! Prego, sedetevi.

      (Si siedono tutti e restano muti in attesa) Signori, se io vi giuro

      su quel crocifisso di dire la verita', siete disposti a credermi?

      (Si voltano tutti verso Peppone, poi annuiscono; DC tira fuori l'uovo

      di tasca) Giuro che quest'uovo l'ho raccolto cinque minuti fa nel nido

      della mia gallina rossa, e che nessuno puo' avercelo messo perche' era

      appena scodellato...(Porge l'uovo a Peppone) tieni...fai girare.(Peppone

      prende l'uovo, lo guarda meravigliato e lo passa agli altri)

      Cosa scriverete sul vostro stupidario murale quando avro' mostrato a tut-

      ti quest'uovo che porta sopra il rilievo di un'ostia?Quando avro' fatto

      venire i piu' importanti professori dalla citta' perche' lo analizzino

      e dichiarino che non c'e' trucco? Scriverete che e' un'invenzione dei

      giornalisti, cosi' il giorno dopo le donnette del paese vi salteranno

      addosso trattandovi come sacrileghi?(Alza l'uovo; luci appropriate)

      Dio, che ha fatto il cielo e la terra, e l'universo, e tutto quello che

      c'e' dentro l'universo, compresi voi tre scalzacani, per  dimostrare  la     

      sua onnipotenza non ha bisogno di un uovo! (Dicendo questo lo stri-

      tola) Ed io, per far intendere a tutti la grandezza del Signore, non ho

      bisogno di farmi aiutare da una stupida gallina..rossa! (Dicendo questo

      si avvia deciso verso la porta della chiesa e torna dopo circa venti

      secondi con una gallina rossa a cui ha tirato il collo) ECCO!

      Ecco gallina sacrilega che ti permetti di immischiarti nelle cose sacre

      del culto! (La getta in un angolo, poi si rimbocca le maniche) E ora...

      a noi!!!(Tutti e tre vanno verso la porta)

 PEPP.Un momento, don Camillo...l'uovo non l'ho mica fatto io!(Escono tutti di

      corsa; DC va dal Cristo) Allora Gesu'? Ho fatto bene... o ho fatto male?

 CR.  Hai fatto bene, don Camillo, hai fatto bene. Forse hai esagerato un

      tantino prendendotela anche con quella povera gallina rossa!

 D.C. (Allargando le braccia) Gesu'...eran tre mesi che morivo dal desiderio

      di farmela in pentola!

STORIE

Storie senza fine che non hanno eta'

storie che raccontano di fede e carita'

vieni accanto al fuoco li' ti scalderai

ti raccontero' una storia che non muore mai

e cercherai la strada

che non trovavi piu'

cammineremo insieme

nella semplicita'

e allora vieni corri insieme a noi

scopriremo cose dimenticate perdute dall'umanita'

storie senza fine che non hanno eta'

storie che raccontano di fede e carita'

SCENA IX°

      (Don Camillo fuma tranquillamente in canonica;improvvisamente si apre

      la porta ed entra il pellerossa. E'un uomo sulla quarantina;da una

      occhiata a DC e si rifugia in chiesa correndo;arriva di corsa Peppone e

      fa per seguirlo, ma DC lo blocca.)

 D.C. E allora? Prima corro il rischio di essere travolto da un pellerossa

      sul piede di guerra, poi per poco non mi investe un sindaco infuriato!

      Sono d'accordo con voi che e' carnevale, ma non potreste festeggiarlo

      fuori come fan tutti?!?

 PEPP.Lasciatemi,reverendo! Devo regolare un conto con Dario Camoni!

 D.C. Camoni? Cosa c'entra il Camoni?

 PEPP.Si...il pellerossa...e' lui!

 D.C. Che cosa? LUI?!?

 PEPP.Si...ricordate?

 D.C. Io ricordo solo che al di la'di quella soglia c'e'la chiesa: un limite

      invalicabile per chi, come te, e'animato da sentimenti di odio...

      il fatto poi che il Camoni in gioventu'ti abbia fatto bere un po'd'olio

      di ricino, non mi riguarda piu' di tanto.

 PEPP.Ma riguarda me! E se credete che io vada senza aver saldato il conto

      a quel reazionario nero, vi sbagliate di grosso!

 D.C. (Spingendolo fuori)FUORI! Fuori di qui! Ne riparleremo quando sarai in

      pace con te stesso!(Va dal Cristo) Gesu',illuminatemi Voi, perche' io

      non capisco piu' niente.

 CR.  Posso solo ripetere cio'che hai detto tu a Peppone:ne riparleremo

      quando sarai in pace con te stesso.

 D.C. Vedete Gesu'...se quella volta il Camoni mi avesse dato un sacco di

      legnate sarebbe stato un'altra cosa...sarebbe stato diverso anche se mi

      avesse spaccato la zucca...ma l'olio di ricino no! Un sacerdote lo si

      ammazza, non lo si purga! (Entra il Camoni dalla chiesa)

CAM.Eccomi qua. Sono proprio io in carne ed ossa...e allora?

 D.C. E allora...niente, Camoni, niente...comunque,oggi come oggi sarebbe

      meglio tu fossi davvero un pellerossa invece di Dario Camoni...ma che

      ti e' saltato in testa di tornare?

 CAM. Sono  quasi  sei anni che manco dal paese, e mi  era  venuta  voglia  di   

      rivederlo...allora ho pensato di mascherarmi nel periodo di carnevale.

      Non mi pare che fosse pensata male...

 D.C. E' una ben triste storia quella di un pellerossa nero che per difendersi

      dalle ire di un sindaco rosso viene a rifugiarsi qui, sotto la tonaca di

      un prete...bianco! Ad ogni modo stai tranquillo: qui sei al sicuro.

      (Cambiando tono) Certo, saresti ancora piu' al sicuro se tra te e me

      non ci fosse quel famoso bicchiere d'olio di ricino...

 CAM. Avete ancora in mente quella stupidaggine? Roba di quasi vent'anni fa,

      ragazzate! (Peppone entra  dalla parte della chiesa con una spranga di

      ferro in mano, una bottiglia piena d'olio di ricino e due bicchieri)

 PEPP.Scusate, reverendo, se mi sono permesso di entrare dalla chiesa, ma le

      altre porte erano chiuse...(Il pellerossa e' terrorizzato)

 D.C. Vediamo di non combinare una tragedia: cerchiamo di restare calmi!

 PEPP.Io sono calmissimo, e non ho nessunissima intenzione di combinare una

      tragedia...ho un'incombenza.(Mette la bottiglia e i bicchieri sul

      tavolo) Ecco. Mi ha detto il dottore che hai lo stomaco imbarazzato,

      e mi ha incaricato di farti bere un po d'olio di ricino...(Versa l'olio

      in tutti e due i bicchieri) bevi tutti e due i bicchieri: uno alla mia

      salute e uno a quella del reverendo; e' un'omaggio che gli faccio io...

      spicciati, perche' questa spranga e' tutta unta, e ho una paura maledet-

      ta che ti scivoli sulla zucca...(Il Camoni si addossa al muro) Bevi!!!

 CAM. No.

 PEPP.BEVI!!!

 CAM. NO!!!

 PEPP.E allora berrai per forza!(Lo insegue con la spranga levata,ma il Camoni

      vede il fucile e riesce ad afferrarlo, puntandolo contro Peppone)

 D.C. Non fare il pazzo! E' carico!!

 CAM. Butta la spranga!(Peppone obbedisce)Bravo...e ora...BEVI!!Contero' fino

      a tre...uno...due...(Peppone beve il contenuto di un bicchiere) bravo...

      E ADESSO VATTENE VIA!!!(Peppone esce e il pellerossa si assicura che si

      sia allontanato) Che vengano pure! Io ci rimettero' la pelle, ma non

      andro' all'inferno da solo!

 D.C. Ora basta con le pagliacciate. Rimetti lo schioppo dove l'hai preso e

      togliti dai piedi una volta per tutte!

 CAM. Andatevene voi, piuttosto! Io li aspetto qui.

 D.C. Non ti conviene, pellerossa! A parte il fatto che i visi pallidi non

      verranno, ma poi, come pensi di difenderti con un fucile scarico?

 CAM. E' vecchia! Non mi avrete mica preso per un ragazzino...

 D.C. Guarda, io mi allontano; tu controlla pure.(Il pellerossa controlla; il

      fucile e' scarico) Rimetti a posto lo schioppo, togliti quel ridicolo

      travestimento e poi esci dalla parte dell'orto e prendi per i campi...

      se allunghi il passo arrivi a prendere la corriera per Fontanile....ti

      avverto anche che se non ti sbrighi, mi fai tornare in mente quell'aperi-

      tivo che mi hai gentilmente offerto un pò di tempo fa!

 CAM. (Dopo una pausa) E va bene. Paghiamo i debiti. (Beve tutto il contenuto

      del bicchiere rimasto) Pari?

 D.C. Pari.(Il pellerossa esce dalla parte della chiesa, e DC, visibilmente

      soddisfatto, sta per andarsene, ma lo ferma la voce del Cristo)

 CR.  Don Camillo...

 D.C. Si', Gesu'?

 CR.  Pari? (DC annuisce con la testa) Sicuro?!? (DC capisce, e a malincuore

      va al tavolo; versa pochissimo olio in un bicchiere, ma un colpetto

      di tosse del Cristo  lo induce a riempire il bicchiere; lo beve tutto

      d'un fiato, tappandosi il naso con due dita, quindi esce quasi di corsa)

IV°COLLOQUIO ANGELO-DIAVOLO

D.    (Al pubblico) Signore e signori, un attimo di attenzione, prego...

      abbiamo appena assistito ad un altro sopruso di don Camillo, il quale,

      pur sapendo che il fucile era scarico, ha taciuto, facendo si' con il

      suo comportamento che un'onesto cittadino venisse purgato!

A.    Non date ascolto a questo stupido esemplare di caprone...don Camillo ha

      agito cosi' solo per evitare che peppone spaccasse la zucca al Camoni.

D.    Sono solo belle parole! Intanto l'olio di ricino l'ha bevuto il sindaco!

A.    Cosa vuoi che sia un bicchiere d'olio di ricino al confronto di una

      quindicina di punti sulla zucca?

D.    Zitto,zitto...sento dei passi...vediamo cos'altro accade!

SCENA X°

 D.C. (Entra di corsa dalla parte della piazza tenendo un giornale in mano)

      grosse notizie, Gesu'...grosse notizie! sentite che roba: "Colpo grosso

      in un paesino della bassa Padana. Sono stati vinti dieci milioni al

      totocalcio. La schedina e' anche firmata a nome di Pepito Sbezzeguti,

      ma le ricerche per identificare questo signore sono state vane..."

      sentite, Gesu'... chiunque riceva dalla provvidenza un grosso beneficio

      e lo tenga nascosto, non merita il disprezzo del prossimo?

 CR.  Don Camillo, ammesso e non concesso che la divina provvidenza si occupi

      di totocalcio, pensi davvero che abbia bisogno di pubblicita'? Il fatto

      e' noto in tutti i particolari essenziali: c'e' qualcuno che ha vinto una

      grossa somma al gioco...perche' ti affanni a voler sapere chi sia questo

      uomo fortunato? Interessati piuttosto della gente che non e' favorita

      dalla fortuna! (DC passeggia nervosamente su e giu' guardando il giorna

      le; ad un tratto ha come un'idea, prende un lapis e comincia a scaraboc-

      chiare su di un pezzo di carta;soddisfatto, va fuori e rientra poco

      dopo trascinando Peppone per un braccio.)

 PEPP.Ma...ma vi sembra questo il modo? Ero nella mia officina che stavo per

      finire un lavoro, quando arriva questo corvaccio spiritato che mi trasci-

      na di forza nela sede del suo partito!

 D.C. Peppone,se continui su questo tono ti do uno scapaccione che ti pelo la

      zucca. Innanzi tutto questa non e' la sede del mio partito...l'unico

      "partito",qui dentro, sei tu. Poi, quando ti avro' detto perche' ti ho

      portato qui, mi ringrazierai...capito, compagno... Pepito?!?!

 PEPP.Reverendo...cosa vorreste insinuare?

 D.C. Io non insinuo, affermo.Affermo che anagrammando Pepito Sbezzeguti salta

      fuori qualcosa che somiglia stranamente a Giuseppe Bottazzi...

 PEPP.Bravissimo!Andatelo a raccontare al direttore della settimana enigmistica...(Rumori in chiesa)

 D.C. Ci deve essere qualcuno in chiesa...aspettami un attimo...(Esce)

      (Entra il Brusco seguito dalla Gisella)

 BRU. Capo,i reazionari hanno ripreso in pieno la loro tattica propagandistica

      della calunnia...il paese e' in subbuglio.. Ti accusano di essere tu ad

      aver vinto quei dieci milioni al totocalcio!

 PEPP.Ma com'e' saltata fuori una storia simile?

 GIS. Dalla bottega di quel calunniatore del farmacista...ha appiccicato fuori

      un foglio dove dice che l'anagramma di Pepito Sbezzeguti...

 PEPP.E' Giuseppe Bottazzi, lo so.

 GIS. Bisogna intervenire con energia e inchiodare al muro i diffamatori!

 PEPP.Dire che uno ha vinto dieci milioni al totocalcio non e' diffamazione.

      Si diffama una persona accusandola di aver compiuto un atto disonesto,ma

      vincere al totocalcio non e' una cosa disonesta...

 BRU. Capo, la diffamazione politica avviene anche accusando l'avversario di

      aver commesso un'azione onesta! Quando un'accusa porta del  danno al

      partito,  allora  e'  da considerarsi diffamazione. La  gente  ride  alle       nostre spalle!

 GIS. Ci vuole un manifesto! Un manifesto che parli chiaro!

 PEPP.Va bene, va bene. Domani ci pensiamo...

 GIS. Per non darti fastidio lo abbiamo gia' preparato noi(Tira fuori un mani-

      festo)Se ti va',lo facciamo stampare subito e domani lo facciamo attac-

      care sui muri."Il sottoscritto Giuseppe Bottazzi dichiara di non avere

      niente in comune col Pepito Sbezzeguti vincitore dei dieci milioni al

      totocalcio. E' inutile che i reazionari tentino di identificarmi con il

      neo-milionario. Qui di neo c'e' solo il loro fascismo.

 PEPP.Si',va bene, va bene...pero' fin che non vedo roba stampata non rispondo

      con roba stampata.

 BRU. Capo,mi sembra che sia sciocco aspettare che uno ci dia una schioppetta-

      ta per rispondere con un'altra schioppettata! La regola e' quella di

      sparare un secondo prima degli  altri!

 PEPP.(Urlando) La regola e' quella di sparare una pedata nel sedere a quelli

      che si occupano dei fatti miei personali! Non ho bisogno di difensori!

      Mi so benissimo difendere da me!!!

 GIS. (Allontanandosi) Se la prendi cosi'....

 PEPP.La prendo cosi'! Ognuno per se' e il partito per tutti!!!

 D.C. (Entrando) Bhè? Cosa c'e' qui, una riunione di cellula?

 PEPP.Niente, niente...e voi due, fuori! (Il Brusco e la Gisella escono)

 D.C. Sai, mi dispiace sinceramente che tu non sia quel Pepito che ha vinto i

      dieci milioni!

 PEPP.Dispiace anche a me...se non altro, adesso potrei offrirvene due o tre

      per convincervi a farmi ritornare in officina!

 D.C. Non preoccuparti, Peppone, io i piaceri li faccio gratis...fuori!!!

      (Peppone esce; DC dal Cristo) Buonanotte Gesu'.(Esce verso la chiesa;

      si sentono tre colpi di campana; luce notturna; bussano alla porta della

      piazza;esce don Camillo dalla parte opposta) Eccomi, eccomi!

 PEPP.(Entra come uno spiritato) Spero che non mi abbia visto nessuno... mi

      pare sempre di essere spiato...

 D.C. Non sei diventato matto, per caso?

 PEPP.Ancora no, ma ho paura che lo diventero'.. parlo col prete o con la gaz-

      zetta del paese?

 D.C. Dipende.

 PEPP.Io vengo a parlare col prete!

 D.C. E il prete ti ascolta.

 PEPP.Don Camillo,ho detto una grossa bugia...Pepito Sbezzeguti sono me!

 D.C. Cosa? E perche' non l'hai detto prima?

 PEPP.Io non l'ho detto neppure ora, perche' io sto parlando con il prete.

 D.C. Vergogna! Un compagno,un proletario che vince dieci milioni al toto-     

      calcio! Lasciale fare ai borghesi capitalisti queste porcherie!

 PEPP.Reverendo, non ho voglia di scherzare...

 D.C. Neanch'io scherzo. Affermo e ribadisco che un buon comunista non gioca

      al totocalcio!

 PEPP.Stupidaggini! Giocano tutti!

 D.C. Male!E malissimo nel tuo caso, perche' tu sei un capo, uno di quelli che

      debbono guidare la lotta del proletariato.. Il totocalcio e' una delle

      piu' subdole armi inventate dalla borghesia capitalista per difendersi

      dal proletariato. Un buon comunista non aiuta, ma combatte fieramente il totocalcio!

 PEPP.Reverendo...

 D.C. Tu,favorendo il totocalcio, tradisci la causa del popolo! E poi, siamo

      sinceri: non te lo dovevano fare proprio ora che ti hanno eletto senatore!

 PEPP.Reverendo,piantiamola di buttare sempre le cose in politica!

 D.C. Compagno! E la rivoluzione proletaria?(Peppone pesta i piedi)Ah, capisco

      ...meglio dieci milioni oggi che la rivoluzione proletaria domani!       

      Ebbene? Cosa vuoi da me?

 PEPP.Come...come faccio ad incassarli senza che nessuno sappia niente?

 D.C. Vai direttamente.

 PEPP.Non posso, mi sorvegliano...

 D.C. Manda qualcuno di tua fiducia!

 PEPP.Non mi fido di nessuno..

 D.C. Allora non so che dirti.

 PEPP.(Gli mette in mano una busta) Andate voi, reverendo!(Esce con passo

      deciso;DC si mette il cappello ed esce anche lui; passaggio di musica

      e luci fino alla sera dopo; rientra DC con una valigetta; la posa e

      va dal Cristo) Gesu', qui dentro ci sono dieci pacchi da cento biglietti

      da diecimila lire l'uno. Totale, dieci milioni. Io mi permetto solo di

      farvi notare che quel senza-Dio non meritava una fortuna simile...

 CR.  Vallo a dire a quelli del totocalcio...(Bussano alla porta; e' Peppone,

      in un evidente stato di ansia)

 PEPP.E allora? Dove sono?

 D.C. Qui dentro.

 PEPP.E ci sono tutti?

 D.C. Dieci milioni. Puoi contarli.

 PEPP.No, no...mi fido di voi.

 D.C. (Subdolo) Certo, dieci milioni sono una bella cifra, oggi come oggi...

      ma domani? Che saranno domani? Basta una notizia preoccupante e tu ti

      ritrovi con un mucchio di cartaccia in mano.

 PEPP.Dieci milioni sono un bel capitale..con dieci milioni ci si puo' compra-

      re un discreto podere...

 D.C. La terra ai contadini, dice il comunismo! Ti porteranno via tutto.

      Il mondo va a sinistra, caro compagno!Il comunismo e' destinato a trionfare!

 PEPP.ORO! Si puo' comprare dell'oro! Quello lo si puo' nascondere!

 D.C. E quando l'hai nascosto di che te ne fai? Appena viene il comunismo

      tutto e' ratizzato e statizzato, e tu l'oro non lo puoi toccare.

 PEPP.E portarlo all'estero?

 D.C. Ohibo'! Come un capitalista qualsiasi! E poi bisognerebbe portarlo in

      America, perche' l'Europa e' destinata a diventare tutta comunista...

      e poi anche l'America, rimasta isolata, dovra' capitolare davanti alla Russia!

 PEPP.(Gridando) l'America e' forte! In America non arriveranno mai!

 D.C. (Ridendo) Non si sa', caro compagno, non si sa'! Ora prenditi la tua

      porcheria e vattene...la valigia, pero',rimandamela...quella e' mia!

      (Peppone esce; DC prende la valigia scotendo la testa e va verso la

      chiesa;suonano le tre; colpi alla porta; arriva DC in mutandoni, con

      una coperta addosso; entra Peppone seguito da sua moglie)

 PEPP.Reverendo...cercate di capire...mia moglie...vorrebbe vedere come sono

      fatti dieci milioni...(DC li guarda male,poi va a prendere la valigia

      e la mette sul tavolo, incrociando le braccia; Peppone apre la valigia)

 M.P. Oh Dio! Giuseppe reggimi perche' io svengo! Ma sono proprio dieci milio-

      ni? E sono tutti nostri?

 D.C. Ancora per poco, cara compagna, ancora per poco...appena verra' il

      comunismo...

 PEPP.Reverendo, piantatela con questa storia!

 M.P. Il reverendo ha ragione. Bisogna investirli subito.

 D.C. Via, via, ora andate a dormire...la notte porta consiglio...(Escono; DC

      riprende la valigia e va a dormire;suonano le quattro;colpi alla porta;

      arriva DC; entra Peppone) Bhè? Non e' ancora finito il pellegrinaggio?

 PEPP.Reverendo, sono venuto a prendere la valigia.

 D.C. Adesso? Ma neanche per sogno!Ho sonno e ho freddo...o forse non ti fidi?

 PEPP.Non e'questione di fidarsi...ma mettete il caso che...che vi venga un

      accidente...come faccio a dimostrare che la valigia mi appartiene?

 D.C. Non preoccuparti, la valigia e' sigillata e sopra c'e' scritto il tuo nome.

 PEPP.Capisco, reverendo...comunque e' meglio che i soldi stiano in casa mia.

 D.C. (Cambiando tono) Di che soldi parli?

 PEPP.Come di che...dei miei! Di quelli che avete ritirato per me in citta'!

 D.C. Tu sei pazzo, Peppone...io non ho mai ritirato soldi tuoi!

 PEPP.La schedina era mia! Pepito Sbezzeguti sono me!

 D.C. Ma se c'e' scritto sopra tutti i muri che non sei tu!

 PEPP.Sono io! Pepito Sbezzeguti e' l'anagramma di Giuseppe Bottazzi!

 D.C. NO! Pepito Sbezzeguti e' l'anagramma di Giuseppe Bottezzi! Tu ti chiami

      Bottazzi, non Bottezzi!

 PEPP.Maledizione, ho messo una e al posto di una a...ma cosa vuol  dire?

      Quei soldi sono miei!

 D.C. Non agitarti compagno...quei dieci milioni non li mangero'. Li distri-

      buiro' ai poveretti.

 PEPP.Al diavolo anche i poveretti!

 D.C. Vattene via, e lasciami dormire!

 PEPP.Don Camillo, datemi i miei soldi o vi ammazzo come un cane!

 D.C. E va bene, porco reazionario!(Esce e rientra con la valigia; gliela

      sbatte addosso) Prenditi la tua porcheria e vattene! (Peppone esce)

      Ma perche' farlo vincere? Perche' rovinargli la vita?

 CR.  Prima mi rimproveri perche' quel denaro e' un premio non meritato...

      adesso perche'quel denaro e' una punizione ingiusta...evidentemente non

      ne azzecco piu' una, eh don Camillo?

 D.C. Gesu'! Io non parlavo con Voi...parlavo col totocalcio!

      (DC va a dormire; viene giorno; rientra DC)

SCENA XI°

  D.C. Signore, egli ha esagerato, e io lo distruggero'.

 CR.  Non ha forse esagerato anche chi mi ha messo in croce? Ed io non ho

      forse perdonato?

 D.C. Chi vi ha messo in croce non sapeva quello che stava facendo...Peppone

      invece lo sa perfettamente, e la sua malafede non merita pieta'.

      (Bussano alla porta; DC va ad aprire; entra Peppone)

 PEPP.Non ce la faccio piu'! Cosa posso fare con quei soldi?

 D.C. Mettili in banca.

 PEPP.Scherzate? Un senatore comunista che deposita improvvisamente dieci

      milioni sul suo conto!

 D.C. Cambiali in marenghi d'oro e seppelliscili in giardino.

 PEPP.Non fruttano.

 D.C. Compagno, vediamo di sbrigarci...cos'altro vuoi da me?

 PEPP.Reverendo...quel famoso commendatore che amministra cosi' bene i quat-

      trini che gli affidano...

 D.C. (Brusco) Non lo conosco.

 PEPP.Ma lo dovete conoscere! E' uno che si serve dei preti come intermediari,

      e poi si sdebita regalando chiese, conventi e via dicendo...

 D.C. Si', so chi sia, ma non sono mai stato in contatto con lui.

 PEPP.So di sicuro che il parroco di Torricella e' uno dei suoi agenti.

 D.C. Allora vai dal parroco di Torricella e fatti presentare al commendatore.

 PEPP.Non posso, sono troppo conosciuto...

 D.C. Senti, io non voglio entrarci...pero' so che il parroco di Torricella

      viene tutti i venerdi' a trovare un suo vecchio zio che sta proprio qui

      in paese...oggi e' appunto venerdi'. Se l'aspetti all'inizio del can-

      neto non ti vedra' nessuno...

 PEPP.Grazie, reverendo! Sapevo di poter contare su di voi!(Esce; DC si siede

      e viene sera; rientra Peppone) Reverendo...

 D.C. E allora, compagno? Com'e' andata?

 PEPP.Tutto a posto...sono venuto proprio per ringraziarla.

 D.C. Lascia perdere, tanto piu' che ho deciso di far sghignazzare l'Italia

      alle tue spalle. Raccontero' tutta la tua storia, parola per parola.

 PEPP.Voi...voi non farete una mascalzonata simile! Le bastano tre milioni?

 D.C. Compagno, una proposta simile a me non dovevi mai farla...la pagherai

      a parte. Abbiamo saputo che hai avuto il delicato incarico di selezio-

      nare alcuni compagni fidati che accompagnerai a visitare l'unione

      sovietica. Noi non ti disturberemo nel tuo lavoro di alto concetto...

      la grana scoppiera' quando sarai in russia. L'imbarazzo in cui si

      troveranno i tuoi superiori aumentera' il nostro divertimento. Compagno,

      tu sei liquidato! (Cambia tono) A meno che...

 PEPP.A meno che? (DC gli sussurra qualcosa in un orecchio, e Peppone

      comincia a ridere, seguito subito da DC) Reverendo...ah ah...voi scherzate!

 D.C. (Diventa improvvisamente serio) No! E ti dico: o mangi questa minestra

      o salti dalla finestra.

 PEPP.Voi...voi siete pazzo! Pazzo da legare!

 D.C. Proprio per questo devi pensare bene a cio' che dici...i pazzi, sono pericolosi!

 PEPP.Cristo! E va bene!

 D.C. Bravo compagno. Vedo che hai accettato di tua spontanea volonta', e cio'

      mi riempie di gioia...ora puoi andare.(Peppone esce; DC va dal Cristo)

      Gesu'...che ne pensate?

 CR.  Penso che quattro giorni di digiuno dovrebbero bastare a superare questa crisi.

 D.C. Signore, io parlo sul serio! Alcuni giorni a contatto diretto col fior

      fiore dei comunisti nostrani e con i russi!

 CR.  E se ti scoprono, don Camillo?

 D.C. Non potranno scoprirmi...curero' molto il travestimento. Non parlo dello

      abito,  signore,  ma del travestimento interno!E' il  travestimento  del   

      cervello quello che conta di piu'!

 CR.  E' una pazzia, don Camillo.

 D.C. Lo so, Gesu'.

 CR.  E allora parti pure...io saro' con te.

      (DC resta inginocchiato davanti alla croce mentre cala la luce e resta

      solo la luce del Cristo) Ecco: questa e' la terra della bassa, terra di

      uomini violenti ed imprevedibili...terra dove la gente bestemmia non

      perche' non crede in me, ma solo per farmi dispetto. Ma mi sento

      tranquillo, perche' so che fino a quando esisteranno persone come don

      Camillo e Peppone, il mondo potra' continuare il suo faticoso cammino

      lungo la strada dell'amore.

                                 

DON CAMILLO

La fede trionfa nel mondo di un uomo

trionfa nella verita'

la guerra e' finita ma vive nei cuori

straziati da tanta pieta'

s'intrecciano vite e s'intrecciano storie

si spera nel sogno di un mondo migliore

si vive di quello che ci offre la terra lei sola non ci tradira'

Don Camillo rimani cosi' senza tanti perche'

la tua forza e' la fede e lo sai resta dentro di noi

il lungo cammino segnato dai tempi

risplende dentro gli occhi tuoi

quel Cristo sul muro che ascolta e ti parla

non e' solo dentro di te

cammina nel vento di buona speranza

cammina nel tempo e vieni da noi

da noi che aspettiamo una voce gioiosa

che illumini l'oscurita'

Don Camillo rimani cosi' senza tanti perche'

la tua forza e' la fede e lo sai resta dentro di noi

FINE