Don Giovanna

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TEDAVI ‘98

DON GIOVANNA

di

Alessandro Riccio

autore non iscritto alla S.I.A.E.


PERSONAGGI

Don Giovanna

Gioconda, balia di Don Giovanna

Notaio

Federigo, innamorato di Don Giovanna

Dottore

Mendico

Mendico, testimone di Federigo

Antonio, spasimante di Don Giovanna

Alfio, testimone di Antonio

Carbonaio, spasimante di Don Giovanna

Conte, spasimante di Don Giovanna

Marchese, spasimante di Don Giovanna

Musico, spasimante di Don Giovanna

Giovane piangente, spasimante di Don Giovanna

Diplomatico, spasimante di Don Giovanna

Stalliere, spasimante di Don Giovanna

Armigero, spasimante di Don Giovanna

Fornaio, spasimante di Don Giovanna

Nano, spasimante di Don Giovanna

Chierichetto, spasimante di Don Giovanna

Nunzio, spasimante di Don Giovanna

Filiberto, spasimante di Don Giovanna

Cocchiere

Padre di Federigo

Maschera

Prete


PRIMO QUADRO

E’ l’alba, in una radura.

Federigo, un giovane ragazzo dall’aria candida e semplice,

sta attendendo mentre fa delle prove con un fioretto.

E’ molto agitato. Molla fendenti nervosi all’aria, lanciando ogni tanto qualche grido.

Non è molto capace nell’uso del fioretto.

D’un tratto un uomo arriva di corsa e lo chiama.

MENDICO

Federigo! Federigo! Stanno arrivando!

Il ragazzo smette di dare di scherma.

MENDICO

Arrivano!!

FEDERIGO

E il giudice?

MENDICO

Non è con loro…

Si avvicina a grandi passi un uomo più adulto.

La sua camminata è decisa, aggressiva.

Quando i due sono vicini si guardano con sfida.

MENDICO

Il vostro testimone?

ANTONIO

Sta legando i cavalli.

Federigo e Antonio non si parlano. Si lanciano delle occhiate violente.

Entrambi cominciano a scaldarsi con la spada.

Arriva il secondo testimone che si accorda con il primo testimone.

ALFIO

Il mio padrone è pronto a cercare soddisfazione per l’offesa che gli è stata fatta. Ma, in considerazione della giovane età del ragazzo, è disposto, prima che il duello abbia inizio, a ricevere le dovute scuse sia personalmente che in pubblica sede, di fronte a DON GIOVANNA.

MENDICO

Il mio signore…

FEDERIGO (interrompendo bruscamente Mendico)

Dì pure al tuo padrone che le uniche parole che sentirà saranno le sue grida quando l’avrò scannato come un porco!

Antonio, ha uno scatto e i due cominciano a lottare.

I due testimoni cercano di placare il duello.

Si avvicina una figura mascherata.

GIUDICE

Non è così che si gestisce un duello. Basta!

I due si fermano. La figura è inquietante e li ha colti di sorpresa.

GIUDICE

Se offesa c’è stata che ci sia soddisfazione. Ma con dignità e seguendo le regole. Altrimenti sarò costretto ad invalidare il duello e dichiarare nulla l’offesa.

I due uomini si allontanano.

I rispettivi testimoni si avvicinano ai due combattenti per placarli e prepararli.

Alfio toglie il mantello al suo padrone, Mendico cerca di calmare Federigo.

GIUDICE

I testimoni.

I due uomini si avvicinano al giudice.

GIUDICE

Non saranno accettati colpi in caso che uno dei due combattenti cada a terra. Proibito l’uso di altre armi oltre quelle convenute. Al primo sangue il duello potrà definirsi concluso…

FEDERIGO

Non al primo sangue. No. Io non mi fermerò al primo sangue.

Il giudice guarda Antonio per avere conferma del cambiamento dei patti.

ANTONIO

Se l’è cercata. E sia.

GIUDICE (correggendosi)

Il duello potrà, allora, definirsi concluso solo al momento della morte o al ferimento mortale di uno dei contendenti. Signori, in posizione.

I due testimoni si allontanano.

I due uomini si mettono in posizione e cominciano a duellare.

Il ragazzo è evidentemente in difficoltà.

Antonio fa cadere Federigo a terra e si allontana da lui.

Quando Federigo si rialza, il combattimento riprende.

Ma nuovamente Antonio lo fa cadere mettendolo in difficoltà

ANTONIO

Basta così!

Mendico è subito vicino a Federigo.

FEDERIGO

Vi state ritirando?

ANTONIO

Non voglio combattere con un fanciullo. Sei già carne da macello.

GIUDICE

Vi dichiarate soddisfatto?

ANTONIO

Sì.

FEDERIGO

Siete un vile!

Antonio si blocca.

FEDERIGO

Vile!

ANTONIO

Falla finita!

Antonio si allontana assieme al suo testimone.

GIUDICE

Vi ha dato del vile. Intendete lasciar correre?

ANTONIO

Non sa quello che dice.

GIUDICE

Se vi ritirate potrà vantarsi di avervi vinto…

Antonio vacilla.

ALFIO

Andiamo, signore.

FEDERIGO

Se ve ne andate dovrete promettere che non vi avvicinerete più a DON GIOVANNA, né rivolgerle la parola…

GIUDICE

Il ragazzo vi sta offendendo!

FEDERIGO

E se mai vi dovessi cogliere in sua presenza sarò legittimato a chiamarvi codard…

Antonio, aizzato dal giudice, riprende la spada e si precipita verso il giovanotto.

I due duellano di nuovo.

Nuovamente Antonio è più forte e colpisce il ragazzo con un graffio al braccio.

Federigo grida forte e cade in ginocchio.

I testimoni si avvicinano al ragazzo per guardare il livello della ferita.

Il giudice si avvicina anch’esso.

GIUDICE

E’ mortale?

ALFIO

Un taglio superficiale, ma possiamo ritenerci soddisfatti.

GIUDICE

Era stabilito “all’ultimo sangue”. Volete rimangiarvi la parola?

FEDERIGO (molto sofferente)

No. Voglio continuare.

MENDICO

Ma signore… (rivolgendosi agli altri) dissuadetelo voi…

GIUDICE

Il ragazzo ha detto che vuole continuare.

ALFIO

Può bastare…

GIUDICE

Tacete! Voi due testimoni allontanatevi.

I testimoni si allontanano e Antonio si avvicina, malvolentieri.

Riprende il combattimento.

Antonio cerca di non colpire il ragazzo che è evidentemente ferito e che non riesce

a gestire più la situazione.

ANTONIO

Non ha senso. Basta.

GIUDICE

Vi ritirate dal duello, Antonio?

FEDERIGO

Non osate!

ANTONIO

Ma non hai ancora capito che quella donna lo ha fatto apposta?

FEDERIGO

Silenzio!

ANTONIO

Quella donna si diverte! Io sono pronto a scommettere che mentre noi siamo qua a scannarci, lei è stretta fra le braccia di un altro.

FEDERIGO

Non parlate di Giovanna in questo modo! Ve lo proibisco!

Federigo si lancia su Antonio che schiva il colpo e lo colpisce a morte.

Il ragazzo si accascia. I testimoni sono subito attorno a lui.

Alfio allontana Antonio dal ragazzo ferito. Antonio è scosso.

FEDERIGO (molto sofferente)

Antonio! Diteglielo che l’ho fatto per lei. Che non l’avrei fatto per nessun’altra. E che non mi dimentichi…

Il giudice si toglie la maschera e il mantello e si scopre essere DON GIOVANNA,

la donna per la quale i due stavano combattendo.

DON GIOVANNA

Impossibile dimenticarvi. (poi rivolta ad Antonio) E nemmeno voi. Non dimenticherò chi ha versato sangue per me…

DON GIOVANNA estrae un libretto.

DON GIOVANNA

I vostri nomi?

ANTONIO (indicando il ragazzo)

Sta morendo!

DON GIOVANNA lo guarda, affascinata.

Gli si avvicina, turbata ma allo stesso tempo esaltata.

DON GIOVANNA

Nessuno è morto per me: tutti lo ripetono allo sfinimento ma poi fanno in modo di conservarsi ben in vita. State morendo per davvero. Grazie. Avete dato alla mia vita un valore più alto che alla vostra. È questo l’amore?

Giovanna si rivolge ad Antonio.

DON GIOVANNA

E’ questa sensazione? Non è poi così esaltante. E’ già passata.

La ragazza prende un foulard sporco di sangue che il ragazzo aveva al collo e lo guarda.

DON GIOVANNA

Sappiate che siete il primo a penetrare in me con questa sensazione così sfuggente. Nessuno di quella moltitudine - di cui voi siete il millesimo - mi aveva mai fatta vibrare così…

Indica Antonio.

DON GIOVANNA

…novecentonovantanove…

Indica Federigo a terra.

DON GIOVANNA

…mille.

DON GIOVANNA ride esaltata e si allontana.

Lasciando il ragazzo a terra, accudito dal suo servitore.

DON GIOVANNA

Mille. Mille. Che numero incredibile!! Mille bocche, mille voci, mille maschi. Messi in fila, l’uno dietro l’altro, farebbero davvero un grande effetto. Un battaglione di soldati. Un formicaio di anime.  “Mille e non più mille” si tuona dalla Bibbia! “Mille e una notte” potrei raccontarvi: ma i miei racconti non sarebbero invenzioni di fantasia… mille! Mille! Mille!

DON GIOVANNA sparisce. Ridendo soddisfatta, esaltata dalla millesima conquista.

Federigo è ferito gravemente.

FEDERIGO

Avevate ragione voi. Mi ha catalogato: sono il numero mille. Sono uno zero zero zer…

Il ragazzo muore.

Antonio lascia il ragazzo a terra e si allontana da lui.

E’ arrabbiato, ferito, amareggiato. Grida nella direzione dove la donna è fuggita.

ANTONIO

Non è che un altro trofeo, vero Giovanna? O forse un aneddoto da raccontare in confidenza durante una serata noiosa? Immagino già bocche spalancate al vostro racconto del giovane Federigo, innamorato, puro, innocente, morto per voi. Avete vinto, non è così?

Antonio è sfinito. Guarda il giovane Federigo.

ANTONIO

Perché, Giovanna? (indica il giovane) Questo non si può! Dove è iniziata questa vostra depravazione? Quando? Perché? Rispondete Giovanna! Quando? Perché? Giovanna! Giovanna!!

Antonio continua a gridare il suo nome invano.


SECONDO QUADRO

Alcuni anni prima.

Nella villa del Barone Contorsolo de’ Macchi.

Giovanna è giovane, ha l’aria molto mesta.

E’ vestita in maniera molto semplice.

Sta ricamando, ma è molto nervosa e non riesce a fare bene le cose.

Entra la sua serva, Gioconda che le porta un abito nero con un pesante velo.

Glielo mostra.

GIOCONDA

Ecco, baronessa.

DON GIOVANNA

Lo mettiamo subito?

GIOCONDA

Perché chiudere le finestre quando c’è il sole? Oggi, non verrà nessuno a parte il notaio. Non è necessario che vestiate il lutto anche in casa.

DON GIOVANNA

Era mio marito.

La ragazza se lo mette, la serva glielo leva.

GIOCONDA

Non vi posso vedere con ‘sto corvo morto addosso.

DON GIOVANNA

Lascia, Gioconda. Devo metterlo.

DON GIOVANNA prende il velo e se lo mette in testa.

Gioconda la guarda.

GIOCONDA

Ora dimmi tu, Signore Iddio, se non c’è cosa più strappa cuore d’un faccino d’oro che porta la Morte sul capo. Ma chi l’ha inventate ‘st ‘usanze? Gl’uomini gelosi. Che ai vedovi mica è d’obbligo, il nero!

DON GIOVANNA

A me non importa. E poi non ho da farmi vedere da nessuno. Non voglio ricevere più nessuno.

GIOCONDA

Appena arriva il notaio lo faccio accomodare qua o nello studio del Barone?

DON GIOVANNA

No, no: qua. Che nello studio ho paura.

GIOCONDA

Paura? Ma mia stellina.. E di che?

DON GIOVANNA

Di tutto.

La serva la guarda con tenerezza.

GIOCONDA

Ferma!

Le tocca il viso e le prende un ciglio che le era caduto sul viso.

Giovanna schiva la mano della serva: non le piace essere toccata.

GIOCONDA

Pollice o indice?

DON GIOVANNA

Non è il caso, Gioconda…

GIOCONDA

Avanti, stellina: pollice o indice?

DON GIOVANNA

Indice.

La serva apre le dita e nota con gioia che è sull’indice.

GIOCONDA

Indice!

Gioconda la abbraccia, Giovanna si scansa nuovamente.

GIOCONDA

L’avete espresso bene, il desiderio?

Giovanna annuisce.

GIOCONDA

E gli avete anche detto che è da carogne lasciare un’orfana di sedici anni vedova e sola?

DON GIOVANNA sospira.

GIOCONDA

E che tutto deve andare a voi che il Barone deve…

DON GIOVANNA

Basta Gioconda. Che già non ne posso più. A che ora arriva il notaio?

GIOCONDA

Alle cinque.

DON GIOVANNA

E che ore sono?

GIOCONDA

Mancan’ cinque minuti…

La serva le passa il diario.

GIOCONDA

Scrivete sul vostro diario che avete espresso il desiderio di…

DON GIOVANNA

Non lo dire, sennò non si avvera.

DON GIOVANNA prende il suo diario e lo apre.

La serva prova a farle una carezza sulla testa ma Giovanna si scansa ancora.

La serva esce, dopo averle dato un altro sguardo di compassione.

Comincia a scrivere.

DON GIOVANNA

“Quanto più si desidera ardentemente una cosa tanto più questa sembra sfuggire.” Quando lessi questo pensiero nel libro che il mio signor marito m’aveva comprato a Venezia, mi sembrò tanto smielato da farmelo mettere da parte. Ma l’autore, invece, sapeva più cose di quelle che so io in questo momento…”


TERZO QUADRO

Mentre DON GIOVANNA sta scrivendo sul diario rientra la serva.

GIOCONDA

Baronessa! Baronessa!! Il notaio è arrivato.

Entra un uomo compassato. Dall’aria severa e precisa.

Fa un piccolo inchino alla ragazza.

NOTAIO

Condoglianze, Baronessa.

Il notaio vede il vestito nero appoggiato da una parte.

NOTAIO

Se necessitate di qualche attimo ancora per finire di vestirvi adeguatamente posso attendere…

Le due donne sono imbarazzate.

GIOCONDA (cercando una scusa)

Abbiamo ricevuto appena adesso l’abito dal sarto - c’ha messo un’epoca, che le stoffe nere non gli erano arrivate e poi c’era una macchia sul tessuto…

DON GIOVANNA (interrompendo Gioconda)

Se per voi non è un problema, preferirei rimandare a dopo la vestizione ufficiale...

NOTAIO

Come desiderate, Baronessa. In fondo siamo in famiglia.

La serva gli indica un appoggio sul quale il notaio appoggia la sua grande borsa,

dalla quale comincia a tirare fuori documenti e scartoffie.

NOTAIO

Avete ricevuto il messaggio dal Principe Maestrelli?

DON GIOVANNA

E’ stato davvero gentile…

NOTAIO

Per forza. Ha un sostanzioso debito con il vostro defunto marito. Vuole ingraziarsi la vostra benevolenza.

DON GIOVANNA

Non lo sapevo…

NOTAIO

Ma lo sapevo io. E opererò in modo che nessuno s’approfitti di questa penosa situazione.

DON GIOVANNA

Vi sono davvero grata. Che farei senza di voi…?

Il notaio le fa un piccolo sorriso.

Prende gli occhiali e guarda i fogli.

NOTAIO

Posso cominciare?

DON GIOVANNA annuisce.

Il notaio comincia a leggere il testamento.

NOTAIO

Il documento è questo:

“L’anno del signore mille e settecento… eccetera, eccetera… io sottoscritto Barone Ludovico CarloMaria Contorsoli de’ Macchi Biandella, in pieno delle mie… eccetera, eccetera… in ottemperanza al volere e alla continuazione delle volontà… eccetera… eccetera…” - tralascio questi dettagli per non annoiarvi con le quisquilie burocratiche… - ecco: “fatta esclusione del casale di Pian del Molino con le annesse terre che andranno al fattore Bartolo di Mugnoni per la sua fedeltà alla mia famiglia, e fatta eccezione per la collezione di rubini appartenuti alla Baronessa madre che, come da sua precedente richiesta, andranno alla Contessina Matilde de’ Buttaroni – ecco, ci siamo – ogni mio avere, possedimento, investimento, e qualsiasi diritto acquisito dal baronato in questi anni saranno di esclusiva proprietà della mia giovane e amata consorte Giovanna de’ Mitronato, per il suo devoto amore, per il rispetto pio e la sottomessa umiltà con cui ha sopportato gli anni della mia vecchiaia e – questo ha specificato che ve lo dicessi – per la pazienza nei momenti più intimi e per aver saputo conservare la sua purezza intatta nonostante gli ardori della gioventù…”

GIOCONDA

Mia signora!

Gioconda nuovamente cerca un contatto fisico con Giovanna, che la scansa.

DON GIOVANNA

Grazie. Grazie.

NOTAIO

Tutto ciò è sottoposto ad un’unica imprescindibile condizione: “La mia adorata sposa, non dovrà mai più prendere marito ma dovrà restare legata al nome e alla casata che ha saputo risollevare le sue sorti e quelle della sua famiglia da sicura rovina.”

DON GIOVANNA

Che vuol dire?

NOTAIO

Che se volete l’eredità non dovrete mai più risposarvi.

DON GIOVANNA

E chi si prenderà cura di me?

La ragazza è spaventata, si aggira per la stanza.

L’uomo è immobile e la guarda distaccato.

NOTAIO

Non v’è motivo d’agitarsi così.

DON GIOVANNA

Mi sento come se mi mancassero le gambe…

NOTAIO

Sedetevi e fatevi sorreggere da quelle della sedia.

DON GIOVANNA

Ma io sono sola…

GIOCONDA

Tranquilla, mia signora! Non c’è strappo che non si possa rattoppare: vero, signor notaio?

NOTAIO

La carta canta: in cambio dell’eredità il signor Barone impone che la sua sposa resti la sua sposa.

GIOCONDA:
Ma veram..

NOTAIO:
Non v’è altro da dire!

DON GIOVANNA

Oddio. E che farò? Non sono mai stata sola: qualcuno c’è sempre stato che mi dicesse cosa fare. Prima mio padre, poi il confessore, il barone… e ora..?

La ragazza si sente male e ha un mancamento. Sviene.

GIOCONDA

Mia signora!

NOTAIO

Baronessa!

GIOCONDA

Non fate così che mi fate crepar di paura!

NOTAIO

Corri dal medico, qua di fronte.

GIOCONDA

Ma la signora…

NOTAIO

Ci penso io! Fai in fretta!

La cameriera esce di corsa.


QUARTO QUADRO

Una volta rimasto solo, il notaio si avvicina alla ragazza e la guarda con aria insinuante.

Le tocca i capelli, le carezza la mano, le annusa il collo.

Prova a toccarle i seni e a mettere una mano sotto il vestito quando lei si riprende.

NOTAIO

Così grandi emozioni in un sì piccolo cuore…

DON GIOVANNA

Gioconda…?

NOTAIO

E’ corsa dal medico. Vi porterà un calmante.

DON GIOVANNA

Vogliate perdonarmi, signor notaio, mi vergogno della mia condotta.

NOTAIO

Il Barone ne sarebbe lusingato: per voi lui era dunque un punto di riferimento, oltre che lo sposo, il confidente, il cassiere…

DON GIOVANNA

È stato sempre così cordiale con me. Sempre. Non capisco perché adesso voglia fare di me un’infelice.

NOTAIO

Al contrario, mia cara: vi sta dando la libertà!

DON GIOVANNA

L’ho forse offeso in qualche modo? Gli ho mai mancato di rispetto?

NOTAIO

Temo che abbiate preso la questione dal verso sbagliato, baronessa.

DON GIOVANNA (continuando nel suo pensiero, sempre molto scossa)

Che conosco, io, del mondo? Già mi vedo additata per strada perché ho indossato l’abito sbagliato o perché non ho chiamato col giusto appellativo qualche nobile di passaggio. Lui mi spiegava tutto. E aveva promesso che si sarebbe preso cura di me.

NOTAIO

Nella vita, non tutto deve essere spiegato: ci sono pulsioni innate. Che sbocciano in noi al momento giusto. Camminare, parlare, baciare… E quando accade si resta stupiti di saperlo fare.

Il notaio le si avvicina insinuante.

DON GIOVANNA

Ma io non voglio stare da sola.

NOTAIO

Badate bene: vostro marito non vi forza a non risposarvi. Fatelo ma senza i suoi quattrini.

DON GIOVANNA

E chi potrebbe volere una vedova senza un soldo?

NOTAIO

Ce ne sono già molti, pronti a prendervi così come siete.

DON GIOVANNA

Davvero?

NOTAIO

Siete giovane, illibata, bellissima. Siete merce rara. Molti già vi agognano. Uno anche adesso.

DON GIOVANNA

Ma di chi state parlando…?

Il notaio le salta addosso. Cerca di baciarla.

La ragazza è spaventata e sorpresa.

NOTAIO

Non vi farò mancare nulla. E non sentirete la differenza con lo stile di vita condotto sin d’ora: d’altro canto il Barone ha sempre vissuto in sobrietà. Mai uno spreco. Ricordate come usava dire: “Lo stretto necessario”?

La ragazza si scansa, allontanando il vecchio.

DON GIOVANNA

Ma voi…

NOTAIO

Io. Ora. Vi chiedo in isposa. Chi meglio di me? Vogliatemi. Ci conosciamo già, c’è confidenza, rispetto, e io sono già perso per i vostri occhi.

L’uomo di nuovo le salta addosso. La ragazza è spaventatissima.

DON GIOVANNA

Ma, Santo Cielo, no!

NOTAIO

Non abbiate fretta di rispondere. Vedrete che sono un buon partito.

DON GIOVANNA

Siete un vecchio…

Lei lo scansa con violenza.

NOTAIO

E voi una giovane vedova in disgrazia: mai accoppiata fu più favorevole!

Di nuovo il notaio le piomba addosso. Lei cerca di sfuggirgli ancora.

DON GIOVANNA

No. Mai. Mai! Piuttosto la morte.

NOTAIO

Attenta, bambina: invocar la Nera Signora è sicura promessa di sventura.

DON GIOVANNA

Andate via. Andate via!

Il notaio si calma.

NOTAIO

Quando avrete gli anni miei, comprenderete l’influsso irrefrenabile d’un viso candido e puro. Vogliate perdonare questa mia impudenza. Voglio però pregarvi di non rinunciare ai miei servigi: mai più oserò offendervi come è successo poc’anzi. Sarò il segretario fido e scrupoloso come lo sono stato in questi anni per il compianto Barone.

DON GIOVANNA

Promettete.

Il notaio annuisce.

DON GIOVANNA

Va bene, allora.

NOTAIO

Non abbiate paura del mondo, Giovanna. “Chi pecora si fa, lupo lo mangia”. La biblioteca del primo piano è colma di libri e dentro vi sono racchiuse tutte le regole della vita. Cominciate da uno e vedrete che presto tutto vi sarà svelato. Pensate a chi non ha niente, a chi è davvero in malasorte. Voi siete bella, siete giovane, siete ricca. Queste le tre chiavi da portare sempre appresso.

DON GIOVANNA

Bella? Nessuno me lo ha mai detto.

NOTAIO

Le parole contano poco. Osservate i fatti.

Il notaio scopre uno specchio che era coperto da un velo.

Le si mette dietro e la fa specchiare.

NOTAIO

La vedete la luce? Non c’è ombra su questo viso. Non un cattivo pensiero che v’abbia lasciato macchia. Siete perfetta. Pronta per essere assaggiata.

Il notaio comincia a carezzarla da dietro.

La blocca con le mani dietro la schiena.

La ragazza cerca di divincolarsi. Lui le tappa la bocca.

NOTAIO

Specchiatevi più spesso e confrontate la vostra forma con quella delle altre. Vedrete che non ci saranno rivali e v’accadrà di primeggiare...

Il notaio abusa di lei che si guarda nello specchio mentre lui la deflora.

NOTAIO

E se le forme mancano, lo spirito ci mette la toppa. Studiate il vostro corpo, conoscetelo, approfondite il suo linguaggio. Scovate i segreti dell’animo per sapere come agire in ogni occasione: le regole del mondo non sono poi così difficili da catalogare. E sono meno numerose di quanto si creda.

Il notaio continua ad abusare di lei.

NOTAIO

Intelligenza e bellezza v’apriranno ogni porta. Perché non c’è supplica che sappia spalancare i portoni come un battito di ciglia dato al momento giusto.

Il notaio ha finito di abusare di lei.

NOTAIO

Studiate, Giovanna. Corazzate il vostro cuore e diventatene regina.

Il notaio si ricompone,

fa per andarsene ma si ferma sulla soglia.

NOTAIO

Se siete capace d’infiammare le mie voglie sopite, non riesco ad immaginare cosa farete ai giovani in calore.

La ragazza è sconvolta.

L’uomo se ne va.


QUINTO QUADRO

Giovanna, appena rimasta sola, si toglie di dosso il giacchino.

Cerca dell’acqua per lavarsi.

DON GIOVANNA

Gioconda!

Nessuna risposta.

La ragazza continua ad aggirarsi sconvolta per le stanze.

DON GIOVANNA

Gioconda!

Ancora nessuna risposta. La ragazza corre fuori dalla stanza e cerca la sua cameriera.

Scoppia a piangere. Poi si rialza e si sposta verso la biblioteca.

Entra nella stanza e si guarda intorno. Trova alcuni libri e li guarda stupita.

Si avvicina e ne prende uno in mano. Comincia a leggerlo. Sempre piangendo, triste.

DON GIOVANNA

“…quali doti si addicono ad un principe? Esso ha da desiderare di esser tenuto in grande importanza. E perché sia così deve procedere con prudenza e umanità, temendo che la troppa confidenza non lo faccia incauto e la troppa diffidenza non lo renda intollerabile. Nasce da questo una disputa: è meglio essere amato o temuto? Senza alcun dubbio è molto più sicuro essere temuto…”

La ragazza è colpita dalle parole che ha letto.

Prende un altro libro e lo sfoglia.

DON GIOVANNA

“L’arte della guerra è di vitale importanza per lo Stato.  La condotta della guerra si basa sull’inganno. Offri delle esche per attirare il nemico. Fingi disordine e distruggilo. Se cerca riposo, non dargli tregua, attaccalo dove è impreparato, mostrati dove non se lo aspetta…”

Nuovamente Giovanna è stupita e interessata da cosa ha appena letto.

Cerca ancora altri libri e si mette a leggerli con attenzione sempre crescente.

Ne prende uno con una copertina rossa e con disegni indiani.

DON GIOVANNA

Khamasutra…

Giovanna lo apre e ne resta sconvolta.

Lo chiude, poi lo riapre, poi lo richiude.

Lo comincia a leggere. Ride. Poi nuovamente è disgustata.

Cambia molte volte il suo umore, scossa da cosa sta vedendo.

La ragazza sparisce dietro i libri.


SESTO QUADRO

Di corsa rientrano Gioconda seguita dal dottore e dal giovane assistente Federigo.

Entrano nella camera di Giovanna che è vuota.

Cercano nella stanza.

GIOCONDA

Mia signora? Signor notaio? Giovanna! Giovanna!

DOTTORE

Baronessa?

FEDERIGO

Dottore: qua c’è qualcosa.. una vestaglia!

GIOCONDA

In nome di Dio!

DOTTORE

Dove può essere?

FEDERIGO

Dal palazzo non è uscita: l’avremmo incrociata!

GIOCONDA

Aiutatemi a cercarla!

I tre cominciano a cercare la ragazza in giro.

Quando Giovanna esce dalla biblioteca e si trova di fronte Federigo.

La ragazza ha ancora in mano il Kamasutra.

DON GIOVANNA

Chi siete?

Federigo, non conoscendo la baronessa, e vedendo la ragazza

vestita semplicemente e così giovane, la scambia per un'altra persona.

FEDERIGO

Ehm… ehhm… sto cercando la baronessa.

DON GIOVANNA fa per rispondere che è lei, ma poi, conscia degli insegnamenti,

appena avuti dai libri letti, si fa evasiva. Si copre il corpo con le mani.

FEDERIGO

Nella sua camera non c’è. Pare fosse svenuta. La sua serva ha chiesto il mio aiuto.

DON GIOVANNA

E che aiuto potete darle, voi?

Federigo si toglie la sua giacca e la da alla ragazza per rivestirla.

Lei non la accetta. Sfugge.

FEDERIGO

Ridestarla.

DON GIOVANNA

Sta così male?

FEDERIGO

Pare di sì. La morte del marito l’avrà molto scossa…

DON GIOVANNA

Il Barone c’ha provato a metterla in ginocchio...

FEDERIGO (mostrandole la borsa che ha con sé)

Con i nostri rimedi si rimetterà: le miscele del mio maestro sono miracolose.

Federigo si avvicina alla ragazza come ha fatto il notaio e lei lo allontana spaventata.

DON GIOVANNA

Potete andare adesso.

FEDERIGO

Ma voi state tremando: lasciate che vi aiuti!

DON GIOVANNA

No.

FEDERIGO (delicatissimo)

Siete bellissima…

DON GIOVANNA (molto aggressiva e spaventata)

Andatevene!

Il ragazzo se ne va e Giovanna torna nella sua stanza.

E’ arrabbiata. E’ stizzita di essere oggetto delle attenzioni degli uomini.

Arriva Gioconda che la tocca e cerca di abbracciarla.

La ragazza si scansa e la allontana, stavolta con più insofferenza.

GIOCONDA

Mia signora! Siete in piedi! Dottore!

Il dottore si precipita nella stanza.

GIOCONDA

Sedete qua. Presto, dottore, sentitele il polso!

Il dottore le prende la mano e vede il libro.

Lei prima ha paura, poi decide di passare al contrattacco.

GIOCONDA

Ascoltatele i polmoni! Ha forse la febbre? Non sarà contagioso? Si dice che c’è il colera, in città…

Il dottore guarda la ragazza in maniera interessata.

DOTTORE

Che vi sentite…?

DON GIOVANNA

Sento qualcosa qui…

E si indica il petto. Il dottore deglutisce.

Il dottore fa per toccarle una parte del petto.

Lei gli da una botta sulla mano.

DON GIOVANNA

Non qua. (prendendogli con forza la mano e mettendola su un’altra parte) Qua.

Il dottore è impietrito. Adesso non è più aggressivo.

GIOCONDA

Non perdete tempo: visitatela!

DOTTORE (in confusione)

Ho bisogno della mia borsa. Era qua… deve averla Federigo.

Il dottore fa per andare a cercare il ragazzo, ma la serva lo blocca.

GIOCONDA

Non fate un passo: vado io a cercarlo! E voi, mia stella, rasserenatevi. Adesso siete in buone mani.

La cameriera esce. I due restano soli.

DOTTORE

Dove avete detto che vi duole, baronessa…?

DON GIOVANNA

Qui. Ma forse anche più giù. Ma forse è qua. Oppure è qua. Davvero non riesco a capire. E’ una strana sensazione: non l’avevo mai sentita prima…

Adesso è Giovanna che conduce il gioco. Gli fa guardare più punti del suo corpo.

Lui è in totale sua balia e le gira intorno.

DOTTORE

Potete indicarmi dove…?

DON GIOVANNA (guarda nel libro di sfuggita senza farsi accorgere dal dottore)

Qua nella jahagana…

DOTTORE

Come dite?

DON GIOVANNA

Non è così che si chiama la zona fra l’ombelico e le cosce…?

DOTTORE

In quale lingua…?

DON GIOVANNA

Anche la lingua ha uno strano colore, non vi pare?

Lei tira fuori la lingua e il dottore comincia a essere molto eccitato.

La ragazza chiude gli occhi.

DOTTORE

Avete capogiri?

DON GIOVANNA

Vedo delle strane forme davanti a me…

DOTTORE

Dite, vi prego!

DON GIOVANNA

Un serpente… un’antilope… ho paura, dottore. Non abbandonatemi.

DOTTORE

Io sono qua per voi, baronessa.

DON GIOVANNA

E mi aiuterete?

DOTTORE

Farò ciò che sarà necessario!

DON GIOVANNA

E nulla più?

DOTTORE

Tutto! Tutto ciò che mi chiederete…

DON GIOVANNA

Ah! Si! Che terribile dolore! La caviglia è in fiamme!

DOTTORE

Lasciate che la massaggi!

Il dottore è ai suoi piedi.

DON GIOVANNA si diverte e prova piacere in questa nuova posizione di dominio.

 

DON GIOVANNA

Più veloce! Più forte!

Il dottore massaggia vigorosamente e con fatica la caviglia della ragazza.

DOTTORE

Va un po’ meglio?

DON GIOVANNA

No. Più veloce!

DOTTORE

Mi fanno male le dita…

DON GIOVANNA

Allora non è vero che avreste fatto tutto per me…

La ragazza si slaccia un po’ la camicia.

DON GIOVANNA

Soffoco. Mi manca il respiro…

DOTTORE

State calma, ci sono qua io…

Il dottore si mette a sventolarla.

DON GIOVANNA

Adesso ho freddo.

Il dottore la abbraccia.

DON GIOVANNA

Datemi la vostra giacca…

Il dottore esita.

DON GIOVANNA

Che brividi… muoio…

Il dottore si leva la giacca e la da’ alla ragazza.

DON GIOVANNA

La parrucca!

Il dottore si toglie anche quella e gliela porge.

DON GIOVANNA

Le scarpe, il foulard, le vostre coulotte!

DOTTORE

Tutto purché tornate a sorridere come prima...

DON GIOVANNA

Presto, che muoio di freddo…

DOTTORE

Ecco. Anche la pelle mi toglierei, per voi!

Prende un fermacarte dal tavolo e glielo porge.

DON GIOVANNA

E allora datemela!

Lui è immobile, confuso.

Lei prende i suoi abiti e lo guarda con disprezzo.

Si mette addosso i suoi abiti.

DON GIOVANNA

Sì ! Questo torpore mi risana!

L’uomo esegue, come ipnotizzato dalla bellezza della ragazza.

Resta in calzamaglia.

La ragazza si prende tutto. Fa un lungo sospiro.

DON GIOVANNA

Ora sì che sto meglio. Sto benissimo. Voi mi avete ridato la vita, dottore. Non so come potervi ringraziare. Vi sarò debitrice per sempre.

La ragazza esce di scena con tutti gli abiti del dottore in mano.

Rimasto solo, il dottore, dopo un attimo di stordimento e di piacere, si rende conto

di essere mezzo spogliato, in casa d’altri.

Si ode la voce di Federigo. Il ragazzo entra con Gioconda.

FEDERIGO

Maestro?

Il dottore fugge imbarazzatissimo.


SETTIMO QUADRO

DON GIOVANNA, sola in un’altra stanza del palazzo, ride di gusto.

E’ una risata crudele e liberatoria.

Ha in mano un diario e sta scrivendo con una voluminosa penna di struzzo.

DON GIOVANNA

…è davvero incredibile la quantità di parole senza senso che un uomo è capace di farfugliare quando è preda del desiderio. Perde la grammatica, ripete a sfinimento le stesse frasi, emette dei grugniti che è quasi impossibile restare seri. Non t’aspetteresti mai, libretto mio adorato, che il giovane soldato di guardia sappia miagolare come un gattino appena nato…

Spunta in un angolo il soldato, in una uniforme rossa severissima

che miagola, in maniera ridicola e infantile.

DON GIOVANNA

…e il rude carbonaio alla mia richiesta: “vestiti come una pulzella!” non esiti un istante indossando freneticamente il mio corpetto chiedendomi poi, con il candore d’una educanda…

CARBONAIO

Come mi sta?

DON GIOVANNA

Siete da baci!

CARBONAIO

Uh!

DON GIOVANNA

E mai, in mille e mille anni, avrei immaginato che gli uomini potessero essere disposti a fare regali d’ogni tipo…

Appare il Conte con un fiore.

CONTE

Solo per voi, mia primavera…

DON GIOVANNA

Uno solo?

Il Conte, imbarazzato, sparisce.

DON GIOVANNA

A esporsi a fatiche estenuanti…

Appare un corpulento Marchese che la guarda inebetito e affascinato.

MARCHESE (sorpreso dalla richiesta della ragazza)

Due giri del palazzo?

Lei lo allontana con il piede.

DON GIOVANNA (innocentissima)

Che, forse, vi sembrano tanti?

MARCHESE

Ma per voi ne farei cento!

DON GIOVANNA

E sia, allora: cento! Pronti, attenti, via!

Il Marchese comincia a correre all’impazzata, con grande fatica

mentre Giovanna continua a scrivere e a descrivere le follie degli uomini.

DON GIOVANNA

…e più chiedi loro, più sembrano felici di accontentare ogni minimo insulso capriccio…

Appare di nuovo il conte con un mazzo di fiori più grande.

CONTE

Ho depredato un intero podere per voi, mia luce.

DON GIOVANNA

Ma siamo in piena primavera! Non è possibile che vi siano così pochi boccioli…

Il Conte è nuovamente imbarazzato e sparisce.

Il Marchese, da lontano e con il fiatone, parla.

MARCHESE

A quanto stiamo, mio cuore?

DON GIOVANNA

Ne mancano ancora sessantanove…

MARCHESE

Sessantanove…?

Il Marchese, eccitato dal sottinteso che la ragazza ha detto,

riprende a correre con maggior vigore.

DON GIOVANNA

…e umiliarli è facile e terribilmente divertente. A te posso confidarlo, amato mio libretto: è diventato il mio passatempo preferito…

Appare il giovane musico con un violino in mano.

Lui cerca di toccarla, lei lo picchia sulle mani, violentemente.

MUSICO

…ed ecco mia Giovanna, ditemi sinceramente cosa ne pensate di questo mio componimento. Ho pensato che..

DON GIOVANNA

Ci sono troppo diesis.

MUSICO

Dite davvero?

DON GIOVANNA

Assolutamente. Non avete sentito come non v’è armonia?

MUSICO

Ma essendo in Mi maggiore si devono alterare...

DON GIOVANNA (giocando con i doppi sensi)

L’artista siete voi, certo. Deve essere il mio orecchio che non è avvezzo ad esser penetrato da delle composizioni musicali…

MUSICO

Forse…

DON GIOVANNA

Il fallo è mio: dovrei essere istruita a lungo su come sentire una melodia…

MUSICO (eccitatissimo e completamente in balia della ragazza)

Sì…

DON GIOVANNA

…me… lo… dia…

MUSICO

Sì…

DON GIOVANNA

Per apprezzare a modo i vostri sforzi per me…

MUSICO

…Giovanna…

DON GIOVANNA (staccandosi da lui improvvisamente)

Perciò andate adesso: devo correre dal mio vecchio maestro di musica che mi insegnerà tutto il necessario…

MUSICO

No...!

DON GIOVANNA

Avanti, andate!

MUSICO

Avete ragione: troppi diesis! Ma chi è la bestia che ha composto questo strazio?

DON GIOVANNA

Un animale!

MUSICO

Un cane sordo!!!

DON GIOVANNA

Un cinghiale sfiatato!

Il musico distrugge il suo sparito con disprezzo.

Mentre riappare il Conte con una massa voluminosissima di piante e fiori.

CONTE

L’Amazzonia intera per la mia guerriera!

Il Marchese ha finito il giro e si trova di nuovo vicino alla ragazza.

MARCHESE (senza fiato)

…cento…

DON GIOVANNA

…e tutto ciò per una sola carezza…

La ragazza fa per carezzare i tre uomini quando si blocca.

DON GIOVANNA

…che il più delle volte ho il piacere di negargli, proprio al momento in cui la mano sta per sfiorare la loro guancia.

I tre uomini spariscono con un gemito soffocato.

DON GIOVANNA

Ed è in quell’istante che provo un profondo piacere.

DON GIOVANNA prende uno specchio e si guarda.

DON GIOVANNA

Dio, come mi amo! Questo volto, queste forme armoniose dalle quali non riesco a staccare gli occhi; e mi nasce una voglia insensata di sdoppiarmi, sì: sdoppiarmi! Per toccare quella stessa mia carne in un amplesso fatto sì di due corpi ma di una sola anima. Ma di Giovanna ce n’è una sola, purtroppo. Che sia la stessa frustrazione che provano i miei spasimanti quando gli nego il piacere di un bacio, d’una carezza, o anche solo d’una parola dolce…?

Appare un giovane piangente.

GIOVANE PIANGENTE

Ditemi che mi amate.

DON GIOVANNA tace.

GIOVANE PIANGENTE

Allora non mi amate?

DON GIOVANNA tace.

GIOVANE PIANGENTE

Pronunciate il mio nome…

DON GIOVANNA tace.

GIOVANE PIANGENTE

Mi basterà.

DON GIOVANNA tace.

GIOVANE PIANGENTE

Solo una volta e poi sparirò per sempre.

DON GIOVANNA tace.

GIOVANE PIANGENTE

Vi prego…

DON GIOVANNA

Claudio.

Il giovane chiude gli occhi.

DON GIOVANNA

Siete felice, adesso?

GIOVANE PIANGENTE

Il mio nome è Pietro…

Il giovane sparisce.

DON GIOVANNA

…e la facilità con cui dimentico ogni particolare del loro volto, del loro modo di parlare, dei loro abiti  dopo pochi minuti che mi hanno lasciato, mi ha spinto a chiedere a Mastro Bettino di costruirmi uno strumento che permetta di non disperdere tutte queste fruttuose esperienze. Poco importa il nome, il rango, l’età: ciò che conta è la forma. Ognuno è riconducibile ad una forma.

DON GIOVANNA guarda il fallometro.

DON GIOVANNA

Numero ventisette: nessuno potrebbe mai supporre che il distinto diplomatico, numero ventisette, sotto le sua aria pacifica sia armato di una Sciabola, ahimè molto poco affilata…

Appare il diplomatico che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

… e che lìaitante stalliere, numero 35, abbia un fungo!

Appare lo stalliere che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

…e che il duro armigero, numero trentacinque, maschio tutto d’un pezzo, sia poi provvisto di un Gigno…

Appare l’armigero che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

…che il massiccio fornaio, numero sessantaquattro, sia provvisto di un sottile e friabile Grissino…

Appare il fornaio che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

…che una vera e propria Torretta faccia da decorazione al piccolo nano…

Appare il Nano che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

E che perfino il giovane chierichetto, sulle prime restio poi interessato, mi abbia alla fine mostrato il suo Sventrapapere…

Appare il prete che le da la forma che corrisponde a quel nome,

e che lei mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

E come Pitagora consigliava di archiviare, sperimentare e approfondire, io, da giovane apprendista affamata di conoscenza, ho intenzione di cercare, d’esaminare, di vagliare ogni terreno fino a scovare colui che nasconde la forma capace di regalare il piacere mai immaginato e sempre agognato: il Perfetto.

DON GIOVANNA estrae un’altra forma e, dopo averla guardata con ammirazione,

la mette sul fallometro.

DON GIOVANNA

Ma la ricerca è ardua. E molti fanno solo perder tempo… Intelligenza e bellezza aprono ogni porta!

Entra la serva mentre DON GIOVANNA continua a scrivere e a parlare al suo diario.

Gioconda porta un abito a Giovanna e la aiuta a cambiarsi d’abito.


OTTAVO QUADRO

Giovanna si spoglia di fronte alla finestra. E lancia alcuni indumenti di sotto.

Ride divertita. E’ molto frivola.

Guarda gli abiti che le vengono portati ma lei li guarda con sufficienza e li butta via.

Oltre la finestra. Si odono le voci e le grida degli uomini

 che sono sotto che si contendono gli abiti di Giovanna come veri e propri cimeli.

Gioconda la guarda con disapprovazione.

GIOCONDA

Sarà meglio chiudere le finestre…

DON GIOVANNA

Non fa freddo.

GIOCONDA

Ma può fare troppo caldo.

DON GIOVANNA

Lascia che anche il vento m’accarezzi…

GIOCONDA

Almeno chiudiamo le tende...

DON GIOVANNA

Che la folla guardi!

Giovanna mostra le cosce alla finestra. Gioconda la sposta dalla finestra.

Giovanna nuovamente sfugge dalle mani della serva.

GIOCONDA

Ho saputo che un giovane ha preso in affitto una stanza, proprio di fronte alla finestra della vostra camera da letto, pagandola tre volte il suo prezzo. È il giovane che venne qua assieme al dottore, ricordate? Non credo però che l’assistente d’un dottorucolo possa permettersi questi capricci.

DON GIOVANNA

Gli piacerà il quartiere…

GIOCONDA

Mi ha messo in mano un sacchetto di monete perché vi facessi recapitare questa lettera.

DON GIOVANNA

E tu naturalmente non l’hai accettate…

Gioconda gliela porge. Giovanna la strappa senza leggerla.

GIOCONDA

Noooo che peccato!! Il Duca vi ha mandato la carrozza. E’ appena arrivata.

DON GIOVANNA

Non ho nessuna voglia di andarci.

GIOCONDA

Ogni anno fate lo stesso discorso. E ogni anno poi ci andate.

DON GIOVANNA

Ormai il barone si sarà disfatto nella tomba; perché ricordarlo ogni anno?

GIOCONDA

Perché, anche se non lo amavate…

DON GIOVANNA

...per favore…

GIOCONDA

…anche se non lo amavate, questo paradiso in terra lo dovete a lui.

DON GIOVANNA

Ho già tenuto il lutto per il tempo necessario. Sono legata al suo testamento e mi immolo alla solitudine…

La serva prende il diario della ragazza.

GIOCONDA

E si vede!! Abbiamo superato ampiamente le ottocento pagine…

DON GIOVANNA

Non vorrai dedicare almeno una paginetta ad ogni sciagurato che mi desidera?

GIOCONDA

Ma qualcuno che v’abbia toccato il cuore lo avrete trovato!

DON GIOVANNA

Ne ho di tutte le forme e di tutte le misure…

GIOCONDA

Dovremo far aggiungerne di nuovi da Mastro Bettino…

DON GIOVANNA

Non ci crederai ma rientrano sempre in qualcuna delle classificazioni che ho già definito.

GIOCONDA

E del Perfetto?

DON GIOVANNA

Nemmeno l’ombra.

Le due donne sospirano.

GIOCONDA

Avanti, su che si fa tardi…

DON GIOVANNA

Non voglio andarci, ho detto: voglio andarmene. Via. Con qualcuno dei miei spasimanti: con un Perfetto. E allora mi ritirerei volentieri dalla corsa…

GIOCONDA (riferendosi al ragazzo, guardando i pezzi di lettera che la ragazza ha strappato)

Non trovate che sia grazioso?

DON GIOVANNA (fingendo di non capire e riferendosi al vestito)

Mi è già venuto a noia: adesso ne voglio uno rosso in seta. Fai chiamare il sarto!

GIOCONDA

Sarebbe di compagnia. E vi gioverebbe più della gentucola che vi si struscia addosso.

DON GIOVANNA

Un uomo solo non potrebbe mai soddisfare la sete che ho.

GIOCONDA

Dipende dal tipo di bevanda che vi offre…

DON GIOVANNA

La mia è una sete insaziabile.

GIOCONDA

Ma è un Fungo? Cigno? Fa che non sia un Grissino...!

DON GIOVANNA

Non s’è fatto ancora testare. Sfugge! E se crede che lo rincorra...

GIOCONDA

Ma gli altri non valgono il suo faccino.  Come fate a circondarvi di gente così meschina? La maggior parte di loro è brutta e antipatica come la pioggia d’agosto.

DON GIOVANNA

Ci sono già io ad essere bella. E’ più che sufficiente.

Giovanna si affaccia alla finestra e il ragazzo la saluta con la mano.

GIOCONDA

Guardatelo. Sembra un piccolo angelo.

DON GIOVANNA

Gli angeli non hanno sesso.

GIOCONDA

Invitatelo. Fatelo per me.

DON GIOVANNA

E’ già stato qua. Un secondo appuntamento è un privilegio che non è mai stato concesso.


NONO QUADRO

Dalle finestre accanto a quella dalla quale è affacciato Federigo

Si affaccia un altro uomo. Gioconda esce dalla camera di Giovanna.

NUNZIO

Bellissima! Creatura! Siete il sole! Nessun calore riscalda come lo stare racchiuso fra le vostre braccia. Amatemi, Giovanna!

GIOCONDA

Chiudo la finestra, adesso.

DON GIOVANNA

Non ci provare.

GIOCONDA

Ma quello è un deficiente!

Giovanna allontana Gioconda con lo sguardo.

NUNZIO

Datemi ancora il piacere della vostra compagnia. Lo prometto: farò tutto ciò che vorrete! Vi porterò ovunque vogliate, mia luce!

DON GIOVANNA

Preparatemi il vestito…

GIOCONDA

Voi finirete…

DON GIOVANNA

…vedova e sola. Perciò preparatemi il vestito, forza!

NUNZIO

Ditemi di sì. Un cenno e sarò da voi in un attimo.

Un’altra finestra accanto a quella in cui c’è lo spasimante

 si apre e c’è un altro uomo che stravede per Giovanna.

FILIBERTO

Giovanna! Finalmente vi rivedo! Ho uno splendido regalo per voi!

NUNZIO

Crepa, imbecille! DON GIOVANNA sta parlando con me!

FILIBERTO

Non mi pare che abbia aperto bocca.

FEDERIGO (salutandola in maniera infantile con la mano)

Giovanna...

FILIBERTO

E tu chi saresti, piattola?

FEDERIGO

Giovanna!

FILIBERTO

Ma insomma, cacciateli! Fate cessare questo patetico spettacolo! Mandateli via!

NUNZIO

Taci e sparisci. Giovanna, cacciateli!

FILIBERTO

Giovanna! Avete ricevuto il mio biglietto?

NUNZIO

Ho in serbo tante poesie da farvi ascoltare…

FILIBERTO

Io ho un gioco che viene dalle lontane Indie! Mi dicono che sia stato inventato alla corte del maharaja di…

NUNZIO

Chiudi il becco, mentecatto! Giovanna ho un profumo che ho preso…

FILIBERTO

Ma come ti permetti, ignorante, capra!

NUNZIO

Serra la finestra e sparisci dalla mia vista!

FEDERIGO

Date tregua a questi due galantuomini! Se non hanno speranza siate sincera! Perché perdete il vostro tempo in questo modo? Meritate di meglio!

NUNZIO

E chi sarebbe questo meglio?

FILIBERTO

Tu, ranocchietta?

FEDERIGO

Forse non sarò io ma in nome di Dio, date un prezzo più alto al vostro tempo…

FILIBERTO

Ignorante! Idiota!

NUNZIO

Come osi?

FILIBERTO

Ti farò chiudere quella bocca insolente, appena ti vedrò!

NUNZIO

Giovanna! Una parola e falli sparire! Tu sai chi ti è devoto!

FILIBERTO

Ricordati la tua promessa!

NUNZIO

Quale promessa?

FEDERIGO

A che vi serve tutto questo?

FILIBERTO

A quella promessa io sono legato!

NUNZIO

Nessuna promessa non si può sciogliere! Se mai avessi tu giurato…

FILIBERTO

Io sono pronto anche ora…

FEDERIGO

Non c’è bellezza nel creare discordia!

FILIBERTO

… a darti tutto me stesso. Tutto quello che ho ti appartiene. Mai, ti giuro sull’anima mia, avrei pensato di poter dire delle parole come queste a qualsiasi donna. Ma tu…

Da dietro Filiberto appare Nunzio che, entrato nella sua stanza,

gli salta al collo e i due lottano. Giovanna ride.

FEDERIGO

Non c’è niente da ridere, Giovanna.

Giovanna continua a ridere.

I due tipi si picchiano sempre di più.

FEDERIGO

Smettete di ridere!

Giovanna continua a ridere.

FEDERIGO

Smettete! Non si ride del dolore! Smettete! Siete brutta, Giovanna! Meschina e brutta!

Giovanna continua a ridere.

Federigo chiude di colpo la finestra.

Giovanna smette di colpo di ridere.


DECIMO QUADRO

Giovanna è rimasta impietrita.

Corre allo specchio a guardarsi e si guarda con attenzione.

Entra Gioconda con alcuni abiti in mano.

GIOCONDA

Vi aspettano al ricevimento.

DON GIOVANNA (riferendosi a Federigo)

Mi ha gridato contro che sono brutta.

GIOCONDA

Perché soffre.

DON GIOVANNA

Non soffriamo tutti?

GIOCONDA

Ma lui patisce d’amore…

DON GIOVANNA

E che vuol dire? Non è sofferenza come tutte le altre?

GIOCONDA

E’ innamorato. E poi è così giovane…

DON GIOVANNA

Non più di me.

GIOCONDA

Ma voi siete diversa…

DON GIOVANNA

Appunto. Non sono come le altre donne. Né come gli altri uomini. E non capisco perché tutti cerchino continuamente d’etichettarmi come se fossi una nuova specie di pianta che genera imbarazzo nelle aule universitarie perché sfugge ad una precisa archiviazione.

GIOCONDA

Ciò che è raro affascina. Vi ricordate del pappagallo che il Visconte Bassanti portò al settantaquattresimo compleanno del Barone? E’ stato l’argomento di conversazione per l’intera serata. E la penna che perse mentre si spulciava se la bisticciarono in tre…

DON GIOVANNA

Che si prendano pure le mie piume… ma stiano lontani dal resto.

GIOCONDA

Il ragazzo non s’accontenterà delle piume. Vuole conoscervi. Fatevi conoscere. Toglietevi quella maschera di dosso e sorridetegli.

GIOCONDA

Dietro tutte queste moine…

DON GIOVANNA

...c’è qualcosa che tu nemmeno immagini. Brutta. Non mi interessa quello che si crede. Che mi veda pure brutta: io rendo conto solo a me stessa. E a quell’infame del mio Barone che m’ha vestita in questo ruolo di vedova. Sono un pasto cucinato da chi è maestro nell’arte culinaria lasciato a marcire sul tavolo perché nessuno lo mangia. Ma prima d’ammuffire che si facciano entrare gl’affamati, che sapranno saziarsi senza lasciarne una briciola.

GIOCONDA

Lo manderò a chiamare. Federigo, ha pure un bel nome.

DON GIOVANNA

Io esco. Ha osato dire che sono brutta! Che ne sa lui di me?

GIOCONDA

Allora conoscetelo! Un saluto veloce prima di andare via…

DON GIOVANNA

No.

GIOCONDA

E’ l’unico che non si sia calato le braghe al primo sospiro o che v’abbia imitato il verso del cinghiale selvatico non appena glielo avete chiesto. L’unico che non abbia promesso ciò che non poteva darvi…

DON GIOVANNA

Perché non ha nulla.

GIOCONDA

Ha se stesso.

DON GIOVANNA

E che me ne faccio di lui?

GIOCONDA

Ma stellina mia..

Gioconda prova a carezzarla amorevolemente.

Giovanna si rigira e la picchia con forza.

DON GIOVANNA

Non mi toccare! Ricordati chi sono. Una baronessa non prende ordini dalla sua serva. Non osare mai più mettermi le mani addosso. Apri un’altra volta quella bocca per darmi un consiglio e sentiti libera di cercare un altro impiego. D’ora in poi Donna Giovanna mi dovrai chiamare. Anzi Don Giovanna. Che adesso io comando la mia vita. Non ho marito né potrò averlo. Perciò sono il padrone di me stessa. E il padrone di tutti gli animi stolti che mi s’affidano alla cieca.

Prende il suo libretto e si mette in un angolo.

Gioconda è molto turbata. Rimette a posto lentamente le cose che Giovanna,

nel suo sfogo, ha fatto cadere in giro.

DON GIOVANNA

Il cocchiere sta aspettando in carrozza?

GIOCONDA

Si, Don Giovanna.

DON GIOVANNA

Fallo salire.

GIOCONDA

Ma siete att…

DON GIOVANNA fulmina con lo sguardo Gioconda.

La donna esce mesta.

La ragazza prende il suo diario. E vi scrive sopra qualche pensiero.

DON GIOVANNA

Tre anni sono passati sopra di me. Oltre a novecentocinquantuno uomini. Tempo e vizio m’hanno resa così diversa che quando mi fisso allo specchio mi par di vedere un’estranea.

La ragazza si alza aggirandosi per la stanza,

fino ad arrivare davanti al ritratto del suo defunto marito.

DON GIOVANNA

Mi consola d’esser mutata in meglio. Ora so badare a me stessa più di chi pensava, dalla tomba, di farlo per me. E, riveritissimo Barone, stasera, nel giorno del terzo anniversario della vostra dipartita,  per ringraziarvi dell’attenzione che m’avete portato, vi faccio una solenne promessa: se entro l’alba di domani  non avrò raggiunto la soglia dei mille uomini sedotti da questo sguardo, se non saranno mille coloro che m’ avranno giurato il loro amore, sarò pronta a lasciare questo palazzo e a finire i miei giorni in convento lontana da occhio umano. Perché se questo gioco l’avete iniziato voi, riverito Barone, sappiate che sono pronta a concluderlo io.

Entra il cocchiere.

E’ un ometto piccolo e mesto.

COCCHIERE
Baronessa? La carrozza è pronta.

DON GIOVANNA

Oh, finalmente! Non immaginate quanto ho aspettato questo momento…?

COCCHIERE

Ma io…

DON GIOVANNA

Tacete

COCCHIERE
Ma unn’ho detto nulla io..

DON GIOVANNA
…e lasciamo parlare i corpi in un linguaggio che andrà oltre ogni possibile comprensione umana.

COCCHIERE

Eh?

DON GIOVANNA

Non aspettiamo oltre e sguinzagliamo gli istinti più bassi e violenti del nostro essere...

COCCHIERE

Ma poi mi dovete spiegare icchè vol dire sguizagliamo...

DON GIOVANNA

Fammi tua, bestia!

La donna lo prende con sé.


UNDICESIMO QUADRO

DON GIOVANNA appare alla festa in tutto il suo splendore.

Gli ospiti ne sono rapiti.

Lei, uno dopo l’altro, li seduce tutti.

Li seduce con disprezzo, con cattiveria, con distacco.

Finge amore.

Si distrae, fa fare loro cose brutte, volgari e ridicole (l’ha già fatto)

Deve approfondire la crudeltà e il piacere del potere

Si sentono i suoni e le urla tipiche di un rapporto

Con più uomini, tra le risa di DON GIOVANNA,

mentre vestiti volano da ogni parte.


DODICESIMO QUADRO

Giovanna esce dall’orgia.

Si trova di fronte a Federigo che ha visto tutto.

FEDERIGO (con disapprovazione)

Che fate?

DON GIOVANNA

Mi diverto .

FEDERIGO

E questo vi diverte?

DON GIOVANNA

Le donne brutte si divertono così.

FEDERIGO

Ma voi non siete brutta.

DON GIOVANNA

Questo io lo so. Siete voi a non avere le idee chiare.

FEDERIGO

E’ vero: però sto cercando la soluzione del vostro enigma.

DON GIOVANNA

“Enigma”: mi piace.

FEDERIGO

Non è una bella parola, invece.

DON GIOVANNA

E’ affascinante. Sfuggente. Intoccabile. Come una Sfinge.

FEDERIGO

Ma è anche sola. Ed è un peccato.

DON GIOVANNA

Peccato per chi non mi ha, non certo per me: io sono sempre in mia compagnia…

FEDERIGO

E allora perché vi cercate allo specchio continuamente?

Giovanna è stupita e colta di sorpresa.

FEDERIGO

Non per sistemarvi i capelli o il vestito; perché, ammettetelo: un’ acconciatura perfetta che incornicia un volto sgraziato non ha alcuna ragione di esistere. Tantomeno la seta preziosa su un corpo scomposto..

Giovanna si allontana dal ragazzo.

FEDERIGO

Voi cercate altro... Voi cercate quel difetto, quel minuscolo difetto che vi ha trasformato in questa creatura incapace di provare emozioni.

Giovanna sfugge. Lui la ferma con le parole.

FEDERIGO

Però io lo troverò, quel difetto. E correrò da voi a urlarvelo, ve lo prometto. Correrò con tutto il fiato che ho in corpo e vi porterò la chiave di quel maledetto lucchetto che vi hanno attaccato al cuore.

Il ragazzo le porge un involucro.

Giovanna è divisa: non sa se credere e cedere al ragazzo o fuggire.

FEDERIGO
Giovanna, fidatevi.

Entra Antonio, uno degli spasimanti della serata,  e vede i due.

Infastidito dalla presenza del giovane, gli si avvicina arrogante.

ANTONIO

Chi saresti?

FEDERIGO

DON GIOVANNA mi conosce.

ANTONIO

Questo non giustifica la tua presenza qua.

FEDERIGO

Lasciatemi stare. Non sarò di nessun disturbo.

ANTONIO

Più che disturbo sei di fastidio.

FEDERIGO

Vi faccio così paura da dovermi scacciare?

ANTONIO

Vai.

FEDERIGO

Solo se me lo imporrà Donna Giovanna.

Don Giovanna lo guarda senza dire una parola.

ANTONIO

Donna Giovanna non può essere disturbata per ogni pezzente che richieda la sua attenzione.

I due si allontanano.

FEDERIGO

Aspetterò fuori: ho bisogno di riprendere fiato. Qui c’è qualcosa che puzza di marcio.

Antonio lo schiaffeggia con un guanto: è un gesto di sfida.

ANTONIO

Mi darete soddisfazione. All’alba di domani. Fuori della porta di Santa Croce.

Antonio esce furibondo. Federigo esce mesto. Giovanna è turbata. Si volta di schiena.


TREDICESIMO QUADRO

Giovanna si volta nuovamente verso il pubblico.

Ha in mano la maschera con cui ha fatto il giudice e il foulard insanguinato

che ha tolto a Federigo morente alla fine del duello.

Si ode la voce di Antonio che continua a gridare il suo nome.

ANTONIO (fuori scena)

Giovanna! Giovanna! Perché, Giovanna? (indica il giovane) Questo non si può! Dove è iniziata questa depravazione? Quando? Perché? Rispondete Giovanna! Quando? Perché? Giovanna! Giovanna!!

La ragazza guarda il foulard e nuovamente ride.

DON GIOVANNA

Mille. Mille. Mille bocche, mille voci, mille maschi. Messi in fila, l’uno dietro l’altro, farebbero davvero un grande effetto. Un battaglione di soldati. Un formicaio di anime.  “Mille e non più mille” si tuona dalla Bibbia! “Mille e una notte” potrei raccontarvi: ma i miei racconti non sarebbero invenzioni di fantasia… mille! Mille! Mille!

Tiene il foulard vicino a sé. Lo stringe forte.

Dalla sua gioia e soddisfazione si sprigiona una grande tristezza.

La ragazza cambia d’umore e guarda il foulard insanguinato che tiene tra le mani.

Fa cadere il foulard a terra e si nasconde il viso.

La serva entra. Lei nasconde la sua tristezza.

GIOCONDA

Don Giovanna, volete riposare?

DON GIOVANNA

Solo qualche ora, poi mangerò fuori. Ho voglia di uscire.

La serva vede il foulard insanguinato a terra e si spaventa.

GIOCONDA

Siete ferita?

DON GIOVANNA

Lascialo.

GIOCONDA

In nome di Dio che cosa è successo?

DON GIOVANNA

Riponilo nel mio cassetto.

GIOCONDA

 Ma è sporco.

DON GIOVANNA

Non lavarlo. E’ un dono. Di Federigo. Si è battuto fino allo stremo. La sua fierezza era ammirevole. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso quando duellava. Deve essere quella la passione.

La serva la aiuta a spogliarla.

DON GIOVANNA resta vestita con un’altra sottoveste più cupa e inquietante.

GIOCONDA

Verrà qualcuno a prendervi?

DON GIOVANNA

Sì, ma non ricordo chi.

Si sente bussare alla porta.

GIOCONDA

Eccolo.

DON GIOVANNA

Ditegli che è troppo presto.

PADRE

Baronessa!

DON GIOVANNA

Mandalo via!

Una voce fuori campo di un uomo tuona severa.

PADRE

Non potete sottrarvi a ciò che ho da dirvi, Baronessa.

Un uomo anziano, vestito sobriamente entra nella stanza.

PADRE

E non mi farò cacciare fin quando non avrò svuotato ai vostri piedi il peso che stamani all’alba mi è piombato sull’anima...

DON GIOVANNA

Vi conosco, signore?

PADRE

Mi siete stata descritta in così tanti modi, lodando ogni minuscola parte di voi. Movenze delicate, lo sguardo profondo. Ma nessuno v’ha mai vista davvero.

DON GIOVANNA

Provate voi, allora, a descrivermi.

PADRE

La natura della donna è sfuggente, imprevedibile e falsa. E mai nessuna fu più falsa di voi.

DON GIOVANNA

Quante donne avete conosciuto?

PADRE

Poche, per mia fortuna.

DON GIOVANNA

Non mi scacciate... (scoppiando in un pianto). Siete crudele…

PADRE

Ecco le lacrime, impareggiabile strumento di ricatto femminile.

DON GIOVANNA (Smette immediatamente di piagere)

E va bene. Noi donne siamo bugiarde, inaffidabili, ricattatrici, prive di qualsivoglia principio, incapaci di attenersi alle regole, insopportabili, petulanti, permalose. Ma una cosa non siamo: inferiori. State pur certo d’una cosa: non vincerete con me.

PADRE

Avete già vinto.

DON GIOVANNA

Allora mi amate…

PADRE

Non io. Federigo. Il mio bambino che ora giace freddo su un tavolaccio sporco. Il suo futuro avete ucciso, con tutti i suoi sogni. Perché in voi aveva rimesso la speranza della sua felicità.

DON GIOVANNA

E cosa c’entro io in tutto questo?

PADRE

Lo avete condotto alla follia di gettarsi in un duello. Lui aborriva le armi.

DON GIOVANNA

Non gli ho chiesto di battersi per me.

PADRE

Ma non gli avete impedito di farlo.

DON GIOVANNA

E voi? Dove eravate, voi? Non siete forse suo padre? A cosa serve un padre se non a salvaguardare il futuro della propria creatura? Dovevate essere il punto di riferimento, siete da biasimare, caro il mio padre, se adesso qua ci abita la morte. Ha fatto di questo luogo la sua casa, perché voi noi ci siete stato. Perché avete abbandonato la vostra creatura a se stessa. Nelle braccia di qualcuno che nemmeno conosceva.

L’uomo tace.

PADRE

Fra le tante doti che il mio Federigo aveva, c’era anche quella di saper leggere oltre la maschera…

Lui le lascia un disegno che la ritrae,

poi esce dalla stanza.

DON GIOVANNA

Ma quale maschera? Quale maschera?

Lei si volta ma non vede più l’uomo.

Lei prende il disegno e lo guarda.

Lei fissa il disegno poi si accascia su una poltrona e chiude gli occhi.


QUATTORDICESIMO QUADRO

Dall’ombra spunta un uomo con una maschera.

Giovanna si spaventa.

MASCHERA

Non era mia intenzione spaventarvi. Permettetemi di stare qua in silenzio. Di seguirvi ovunque voi andiate. Non aprirò bocca. Non vi chiederò niente. Ma vi starò vicino come nessun altro ha mai fatto.

DON GIOVANNA

La vostra voce non mi è familiare.

MASCHERA

Lo diventerà se ogni tanto avrete voglia di conversare con me.

DON GIOVANNA

E se non aprissi bocca?

MASCHERA

Parlerà il silenzio.

DON GIOVANNA

Perché la maschera…?

MASCHERA

È più facile così. Sarebbe troppo rischioso per voi sapere chi sono…

DON GIOVANNA

Io lo amo, il rischio…

MASCHERA

Accettate, per una volta, delle regole che non siano quelle dettate da voi. Così, per capriccio. Per il resto siete voi che conducete il gioco.

DON GIOVANNA

A me piace giocare, soprattutto se la posta è alta.

MASCHERA

Molto più di quando immaginiate, Giovanna.


QUINDICESIMO QUADRO

La serva irrompe nella stanza e la maschera sparisce.

GIOCONDA (affannata e molto preoccupata)

Don Giovanna! Il giudice… dice che vi hanno… denunciata…

DON GIOVANNA

Che dici?

GIOCONDA

Marino ha sentito dire che è giunta una denuncia!

DON GIOVANNA

Di cosa mi si accusa?

GIOCONDA

Non lo so: ma ha visto lui stesso il giudice firmare un atto di cattura nei vostri confronti!

Entra il vecchio notaio con la sua voluminosa borsa.

NOTAIO

Baronessa!

DON GIOVANNA

E’ vero? Sono stata denunciata? Chi è stato? Qual è l’accusa?

NOTAIO

La situazione è grave, baronessa. Ma avete in me un alfiere pronto a scendere in battaglia.

DON GIOVANNA

Di cosa mi si accusa? Parlate, dunque!

NOTAIO

Duellare è proibito dalla legge e chiunque vi sia coinvolto è perseguibile. Voi poi vi siete spacciata per un giudice..

GIOCONDA

La mia signora potrebbe andare in prigione?

NOTAIO

Peggio.

DON GIOVANNA

La condanna a morte?

NOTAIO

Peggio.

GIOCONDA

C’è qualcosa di peggio della morte?

NOTAIO

Essere diseredata. Vivere per strada dopo aver succhiato il nettare della vita comoda. Sono convinto che sia da preferire la morte al cadere in disgrazia, non siete d’accordo?

GIOCONDA

Partiamo. Ora.

NOTAIO

Non servirebbe.

DON GIOVANNA

Avete ragione. Gioconda: manda a chiamare il giudice!

NOTAIO

No, non è necessario: la denuncia può essere facilmente arginata e, oliando bene i giusti ingranaggi, anche vinta.

DON GIOVANNA

E allora?

NOTAIO

Il testamento del Barone. C’è una postilla all’articolo quattro che dichiara: “in caso la baronessa fosse oggetto d’una qualsiasi denuncia legata al suo comportamento e fosse posta sotto inchiesta, ogni bene a lei ceduto in seguito alla mia morte le sarà immediatamente confiscato, indipendentemente da quale sia il verdetto finale…”

GIOCONDA

Signore Iddio!

DON GIOVANNA

Non avete mai fatto menzione a questo appunto…

NOTAIO

Mai avrei immaginato che si sarebbe verificata una circostanza tanto disdicevole…

DON GIOVANNA

Farabutto! Uscite da questa casa. Fuori! Fuori!

Lo donna lo spinge violentemente.

NOTAIO

Come preferite, Baronessa… anzi Giovanna. Comincia ad abituarti a questo nuovo appellativo.

GIOCONDA

Aspettate, signor notaio. Non potete lasciarla così.

DON GIOVANNA

L’avete fatto apposta! Era questo il vostro obiettivo: avete piantato voi il seme in questa stessa stanza, tre anni fa. Le vostre parole mi sono entrate dentro e m’hanno forgiata in questa armatura: siete stato voi a crearmi come sono adesso. M’avete fornito su un piatto d’argento le nuove regole del gioco. E io, non solo le ho apprese alla lettera, ma non ne ho sbagliata nemmeno una. Ne sono diventata maestra. E ora volete rifarvi su di me per quel “no” che vi dissi allora, vecchio becchino ributtante, e che vi ripeterei ancora mille e mille volte fino a finire il fiato?

NOTAIO

Ne siete così sicura? Allora eravate una bambina. Era logico per voi dire “no”. Avevate qualcosa che adesso avete irrimediabilmente perso. Ora siete Don Giovanna. Di quello che prima vi ripugnava ne siete adesso così golosa da cercarlo senza sosta! In questi tre anni avete assaggiato pasti ben più indigesti di questo boccone amaro che vi si chiede di mandare giù…

DON GIOVANNA

Farabutto, cane! Fuori di qua!

NOTAIO

No! Sono io a dire: fuori di qua. Nel testamento il beneficiario di tutto il patrimonio del barone, in caso di attuazione della postilla dell’articolo quattro, ha un nome: volete leggerlo…?

Il notaio le mostra il testamento.

Giovanna legge e ha un mancamento.

NOTAIO

Sono o non sono degno di stare al vostro fianco?

Giovanna lo fissa senza dire una parola.

NOTAIO

Come allora vi rinnovo la mia proposta: venite in chiesa, chiamatemi marito e niente del vostro stile di vita cambierà. Sarete sempre la più ricca, la più bella, la più corteggiata. Avrete i vostri spazi e i vostri amanti, purché sappiate soddisfare gli obblighi matrimoniali che saranno richiesti a seconda dell’umore e della disponibilità d’animo.

Il notaio fa per uscire poi si ferma.

NOTAIO

Santa Maria degli Angeli. A mezzogiorno. (Poi rivolto a Gioconda) Vestitemela di bianco.


SEDICESIMO QUADRO

Giovanna e Gioconda restano sole.

GIOCONDA

Siamo prese all’amo, stavolta. A me quel ferro da calza non m’è mai andato giù. L’abbiamo goduto il nostro tempo. C’è di che consolarsi, però: abbiamo avuto una fortuna che molti se la sognano!

DON GIOVANNA

Devo accettare questa sottomissione?

GIOCONDA

Mica vorrete finire disgraziata? Ve lo dice una che se l’è vista brutta: passar tutto il giorno a pensare come riempire la pancia è un passatempo che t’ammazza. Dentro e fuori.

DON GIOVANNA

Non voglio.

GIOCONDA

Magari si potesse sempre avere tutto quello che ci piace… Vi sarà negata la libertà ma la bellezza, la gioventù, saranno sempre dalla vostra: due su tre ci possiamo stare.

Giovanna va allo scrittoio e comincia a scrivere freneticamente,

mentre la serva continua a parlare. E va a prendere un abito bianco.

GIOCONDA

Vi sareste immaginata, quando vi consegnarono al Barone, che sareste diventata quella che siete oggi? Pioveva. Tremavate come un pulcino nel mantello di lana che m’aveva fatto cucire apposta vostra madre. Rosso con i risolti di velluto nero. Sembravate una fragolina di bosco. Quanto siete diversa da allora?

DON GIOVANNA

Quel vecchio schifoso non m’ avrà. Crede che non potrei trovare di meglio?

DON GIOVANNA butta a terra l’abito bianco che Gioconda le mostra

 e le consegna delle lettere alla serva.

DON GIOVANNA

Dalle al valletto! Che corra come non ha mai fatto in tutta la sua vita!

GIOCONDA

Ma…

DON GIOVANNA

Va!

La serva esce.


DICIASSETTESIMO QUADRO

Giovanna è al suo scrittoio e cerca delle carte.

Appare la maschera.

MASCHERA

Credete davvero che basti fuggire?

DON GIOVANNA

Troverò qualcuno che mi aiuterà!

MASCHERA

Ci sono qua io.

DON GIOVANNA

Ma se avete paura perfino a mostrare il volto?

MASCHERA

Siete voi che non riuscite a vederlo.

La maschera scompare e appare da un’altra parte.

Giovanna è confusa. Non riesce a capire. E’ molto agitata.

DON GIOVANNA

Qua è in gioco la mia vita.

MASCHERA

Per questo dovreste fermarvi e ascoltare con più attenzione.

DON GIOVANNA

Avevate detto che non avreste aperto bocca se non interpellato.

MASCHERA

Non dovete ascoltare me.

La maschera scompare.

DON GIOVANNA

Basta con questi indovinelli. Andatevene. Non ho…

Giovanna si rende conto che la maschera non c’è più.

Nuovamente si rimette a preparare le sue cose.

Fa per uscire dalla stanza ma la maschera le appare di fronte.

MASCHERA

Non c’è via d’uscita se non cambierete qualcosa.

DON GIOVANNA

E se io non volessi cambiare?

GIOCONDA

Tutto cambia. Continuamente. Ogni parte del nostro corpo si rinnova in un circolo costante. Perché anche noi non dovremmo fare altrettanto?

Guarda il vestito da sposa.

DON GIOVANNA

Non può finire così…

MASCHERA

Seguitemi: non fallirete. Ve lo prometto.

DON GIOVANNA

Siete un’ombra! Un fantoccio! Non mi fido.

MASCHERA

E’ questo il punto, Giovanna.

DON GIOVANNA

Via! Via! Via!

La maschera scompare.

DON GIOVANNA

Ho detto via!

Giovanna resta sola in silenzio.

Prende l’abito bianco e lo guarda abbattuta.

E’ sfinita.

Prende un velo e lo guarda.

Si volta verso le scale e le sale, sparendo dalla vista.


DICIOTTESIMO QUADRO

Di fronte all’altare matrimoniale appare il notaio fremente.

Il prete è vicino a lui.

Dall’altra parte appare Giovanna, completamente coperta da un voluminoso velo.

La donna attraversa tutta la navata e va, con passo mesto,

fino all’altare.

Il prete solleva un anello con un grosso diamante.

PRETE

In quest’anello si racchiude il simbolo della vostra unione che nessun uomo in terra potrà mai sciogliere.

Il prete da l’anello al notaio.

Il notaio prende la mano di Giovanna e le infila l’anello.

L’anello non entra nella mano. Il notaio fa molta fatica ad infilarlo.

PRETE

In nome della santa chiesa e davanti a nostro signore io vi dichiaro marito e moglie: potete baciare la sposa.

Si sente la risata di Giovanna.

Il notaio fa per sollevare il velo e scopre Gioconda al posto di Giovanna.

La ragazza spunta fuori dalla gonna della serva. Ride come una forsennata.

Scappa nella navata della chiesa mentre il notaio resta immobile.

Arrivata dall’altra parte, Giovanna si volta verso il vecchio e gli grida contro.

DON GIOVANNA

E come potrete sposarmi, ora, che siete già maritato?

DON GIOVANNA continua a ridere.

Il notaio è infuriato.

Scappa via gridando come un pazzo.


DICIANNOVESIMO QUADRO

Giovanna è felice. Continua a ridere.

Gioconda è anche lei contenta.

Gioconda è vicina all’altare, Giovanna è lontana da lei.

GIOCONDA

Mia signora! L’abbiamo scampata! Dovessi campare mill’anni non scorderò il muso di quando m’ha vista! (Gridando nella direzione nella quale è fuggito il notaio) Brutto siete! Peggio d’un rospo!

DON GIOVANNA

Non parlare così di tuo marito!

GIOCONDA (continuando a ridere)

Aahahahah! La rabbia se lo mangiava vivo…

Gioconda fa per spogliarsi. Non le riesce di togliersi il vestito molto ingombrante.

Giovanna non la aiuta: è evasiva.

DON GIOVANNA

Troverai il modo di calmarlo.

GIOCONDA (ammiccante)

Avete ricevuto risposta da qualche pretendente, eh?! Il Marchese Baldinotti? Il viscontino? Mica sarà il mercante? Su! A chi devo mandare la vostra roba?

Giovanna sta mettendo via le sue cose.

DON GIOVANNA

Lo farà il garzone. Puoi andare adesso.

GIOCONDA

Ma che dite?

DON GIOVANNA

Se fosse per me ti terrei fino alla tomba, ma tuo marito ti vorrà tutta per sé. Questa casa poi, t’appartiene. Posso portare via con me almeno lo specchio?

GIOCONDA

Basta, mia signora.

DON GIOVANNA

Puoi chiamarmi Giovanna, adesso. Sarò felice di riceverti non appena mi sarò sistemata. Ti manderò un biglietto con l’indirizzo.

GIOCONDA

Ma non è mica valido, il matrimonio!

DON GIOVANNA

Porti il suo anello!

GIOCONDA

Era per voi.

DON GIOVANNA

Ma ce l’hai tu.

 

Gioconda cerca di levarsi l’anello che non le esce dal dito.

GIOCONDA

Non lo voglio.

DON GIOVANNA (citando con rancore le parole che Gioconda le aveva detto)

Magari si potesse sempre avere tutto quello che ci piace… Nessuno può separare quello che Dio ha unito. Nemmeno io.

GIOCONDA

M’abbandonate così?

DON GIOVANNA

La vita è un continuo alternarsi d’abbandoni: basta saper trattenere il fiato fra l’uno e l’altro.

La serva, spaventata e umiliata, si allontana dalla sua padrona.


VENTESIMO QUADRO

Giovanna si rimette a scrivere sul suo diario.

Dietro di lei appare la maschera. Lei lo vede.

DON GIOVANNA

Non sarò mai di nessuno.

La maschera non risponde. Lei continua a scrivere.

DON GIOVANNA

Ci son cose che sono fatte per stare in coppia: le scarpe, i guanti, gli orecchini.  Che quando li vedi spaiati ti fanno tristezza al cuore. E ci sono cose che due sono troppe…

La maschera non risponde.

DON GIOVANNA

Io, sola, mi basto. Il contatto con l’altro mi ripugna. Ma mi abituerò. Ora poi che mi appresto ad un lungo fidanzamento per salvare la mia reputazione…

La maschera non risponde.

DON GIOVANNA

Non so con chi, sia chiaro. Il primo che risponderà alla mia lettera: tutte uguali -  nemmeno la briga di scrivere il nome - ho cominciato ciascuna lettera con “mio devoto”. Il primo che si sarà gettato sulla carta rispondendomi, sarà il prescelto.

La maschera non risponde.

DON GIOVANNA

Sparite.

La maschera non risponde.

DON GIOVANNA

Via! Non vi voglio più vedere né sentire. Avanti.

La maschera non risponde.

DON GIOVANNA

Via questa maschera!

Giovanna si scaglia contro la maschera che in realtà è un mantello vuoto.

Non c’è nessuno dentro. La ragazza lo guarda spaventata.

Appare Federigo.

Le si avvicina.

DON GIOVANNA
Chi siete?

FEDERIGO
Perdonatemi sto cercando la baronessa. Pare che fosse svenuta ma in camera sua non c’è così la sua serva ha chiesto il mio aiuto.

DON GIOVANNA
E che aiuto potete darle voi?

FEDERIGO
Beh, ridestarla.

DON GIOVANNA
Sta così male?

FEDERIGO
Sì. O Meglio, così pare. Sapete com’è, la morte del marito l’avrà scossa molto.

DON GIOVANNA
Il barone ci ha provato a metterla in ginocchio.

FEDERIGO
Non vi dovete preoccupare. Con i nostri rimedi si rimetterà. Sapete, le cure del mio maestro sono miracolose…

Lui le si avvicina,

lei lo allontana

DON GIOVANNA
Potete andare adesso

FEDERIGO
Ma voi state male, vi posso aiutare?

Lui le apre le braccia e le fa cenno di avvicinarsi.

Lei lentamente gli si avvicina.

DON GIOVANNA
Sì… Sto tremando…

Lui si posa la sua giacca intorno alle spalle e lentamente la abbraccia,

mentre lei si lascia abbracciare.

VENTUNESIMO QUADRO

Entra Gioconda. La donna è ben vestita.

Ha una valigia. Ne estrae diversi gioielli e li guarda,

divertita e compiaciuta.

Nota poi che sulla poltrona, coperta da una pesante coperta c’è Giovanna.

La scopre e la ragazza ancora sta dormendo.

Gioconda, prende la borsa e la sbatte forte per risvegliare la ragazza.

Giovanna si alza di botto.

DON GIOVANNA

Sarò fuori in un attimo…

GIOCONDA

Queste lettere erano pronte per te. Hanno risposto tutti. Non avrai che l’imbarazzo della scelta…

Giovanna raccoglie alcune cose, le mette in una grande borsa.

E fa per andare via. Poi si blocca.

DON GIOVANNA

Gioconda. Scusami. Se tu volessi…

GIOCONDA

Cosa?

DON GIOVANNA

Perdonami. Io sono una bambina che non sa cosa vuole. Perché questa bambina non ce l’ha avuto il tempo di essere bambina. Non si fa sposare una bimba ad un vecchio, non la si allontana da casa prima che si sia colmato il suo cuore di carezze. Gli sbagli che ho fatto non li posso rimediare. Ma sono pronta, se me lo chiedi, a essere io adesso a prendermi cura di te. Niente più signora Baronessa… invertiamo i ruoli. Giochiamo a questo, stavolta, fino a quando non ci andrà più.

Gioconda non risponde.

DON GIOVANNA

Ti prometto, solennemente su tutti i Cigni, i Funghi e i Grissini che ho visto (e tu sai quanti sono) che mai più ti tratterò male.

Gioconda non risponde.

DON GIOVANNA

Ti prego non mi tenere il muso. Abbia pietà di questa giovane orfana. Perché è questo che sono: orfana di una carezza.

GIOCONDA

Hai ancora il tuo velo da lutto?

Giovanna annuisce.

GIOCONDA

Prendilo.

La ragazza esegue.

Poi se lo mette in testa.

GIOCONDA

Non è per te.

Gioconda lo prende e lo indossa.

GIOCONDA

M’è morto fra le braccia. O meglio, fra le gambe. Non ha fatto in tempo a finire il primo giro che il cuore gl’è schiantato. Se era brutto da vivo ti giuro che da morto faceva rigirare le pietre. E stamani l’ho seppellito. Al cimitero ho pianto come una fontana. Ero inconsolabile. Mi facevo paura da quanto ero brava. Poi ho aperto la sua cassaforte e mi sono rincuorata. Perché a tutto quel ben di Dio va aggiunto anche questo.

Gioconda bacia Giovanna sulla fronte.

GIOCONDA

E credo che per due donne sole e libere possa bastare.

Giovanna appoggia la testa tra le braccia di Gioconda,

che la accarezza dolcemente.

GIOCONDA

Che gran peccato però che non l’abbia sposato tu, il notaio…

DON GIOVANNA

Ma che dici?

GIOCONDA

Mai, mai mi sarei aspettata che quel sughero d’uomo portasse in mezzo alle gambe…

DON GIOVANNA

Giura!

GIOCONDA

…il Perfetto!

Gioconda solleva il prototipo del fallo Perfetto.

Le due donne esplodono in una fortissima e liberatoria risata.

Buio.