Don Milani film’s

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COMMEDIA IN TRE ATTI DI

Giuseppe Fazio

PERSONAGGI

BISAZZA-

Padrone di casa 50 anni circa, sottomesso alla moglie, credulone, ed anche un po imbranato in certe circostanze. Veste normalmente.

ASSUNTA-

Donna tutta d’un pezzo, decisa e autoritaria. In casa è lei che porta i pantaloni.

GIULIO-

Giovane di 30 anni circa, occhio furbo, capace di sapersela cavare in tutte le occasioni, veste in modo appariscente, per accentuare la sua professione di manager dello spettacolo. Cerca di parlare romano.

REGISTA-

Giovane di 30 anni circa, si attiene ai consigli di Giulio, fuma sempre un sigaro puzzolente, anch’egli veste stranamente. Cerca di parlare inglese, inventando parole a caso.

CAMERAMAN-

Giovane di 30 anni, balbetta in modo evidente, ed si accoda con i suoi complici, Giulio ed il regista.

CULATRU-

Uomo sui 60, veste da pastore, con bettole sulle spalle, coppola nera, e bastone tipico, tossisce frequentemente.

PAZZO-

Circa 40 anni, entra in mutande, ma con giacca, cravatta e cappello molto eleganti. Nel terzo cambia abito, in modo da non farsi riconoscere.

MARIA-

Circa 60 anni, veste alla buona. Sparla della comare Rosa. Canta la canzone“U iadduzzu”(o la racconta)

ROSA-

(Cs) Canta la canzone “Comu si li cuggheru i bedi pira” (o la racconta)

CARMELA-

(Cs)  Madre di Concettina, cerca disperatamente di maritarsi la figlia.

CONCETTINA-

Zitella, veste da contadina, con copricapo e falce sulla spalla. Canta la canzone “Mi vogghiu fari zita”

PEPPINA-

Donna sui 50, veste alla buona, con copricapo. Vende uova, galline, conigli, etc. É sorda.

DON TANO-

Mafioso, veste con un abito bianco, cappello e bastone elegante e fuma un grosso sigaro. Parla sempre con “mafiosità” Quando s’innervosisce, gli viene un tic alla mano, come se volesse prendere la pistola, che ha nascosta nei pantaloni.

 SCALPELLO

Ambosessi, qualsiasi età, assicuratore, veste elegantemente.

ROCCU-

Tipico siciliano, anch’egli sui 60, vestito a lutto, con coppola, ed una cravatta nera lunghissima. Suona la fisarmonica e canta la canzone “Sciccareddu”

 La scena, unica per tutti gli atti, si svolge nel salotto di casa Bisazza, in un paese della Sicilia ai giorni nostri. A destra dello spettatore porta che da all’esterno, mentre a sinistra quella che da  nelle altre camere. Al centro vi  sarà un divano e due poltrone , con tavolinetto. A sinistra un mobile con tv, quadri alle pareti, un orologio da muro e altri oggetti, attinenti al luogo,  potranno arredare la scena.  

TRAMA: Giulio, regista e cameraman, sono tre compari che vivono tramando imbrogli. Fingendosi manager, registi insomma gente dello spettacolo, facendo dei finti provini, promettono di tutto di più ai malcapitati. Come se non bastasse,  fanno firmare un’assicurazione vita, all’ ignaro Bisazza. Come al solito, il mafioso del posto, ne vorrebbe un tornaconto, ma i tre smascherati, scapperanno di corsa.

 

ATTO I

Bisazza  sonnecchia sul divano , all’improvviso viene svegliato dal suono del telefono.

BISAZZA-

Ah, cu è? Ah, u telefunu è. (Va al telefono) Prontu si iò sugnu, lei chi è, ah unu da tv, e voli parrare cu mia, e picchì ? Ah si tratta di un affari, e parrassi puru, ah voli parrari di prisenza, ma si lei mi dici di chi si tratta ci rispundu subitu, va beni parramu di facci e facci a prestu, cumu a prestu,  prontu,  prontu, ma no mi dissi mancu quandu vinia.(Va per sedersi di nuovo e suonano alla porta) E cu è ast’ura?

GIULIO-(Fuori scena)

Buongiorno, sono quello che ha telefonato prima.

BISAZZA-

E chi avia l’aereu to culu, pregu s’accomodi.

GIULIO-(Entrando, con una valigetta 24 h)

La nostra associazione non bada a  spese, abbiamo anche l’aereo, piacere so Giulio, Cesare Giulio.

BISAZZA-

Piaciri Bisazza, Carmelo Bisazza.

GIULIO-

S’accomodi prego, faccia come a casa sua.

BISAZZA-(Accomodandosi)

Grazie grazie.

GIULIO-(accomodandosi)

Non c’è di chè. Allora come avrà capito dall’accento  so dè Roma, e faccio parte de un’ associazione cimenatografica, che se chiama Don Milani Distribuzions Films, ora siccome l’associazione (Ripete il nome) vuole fa un filme con volti nuovi, siamo venuti a fare dei provini, dico siamo, perché con me verrà un regista americano N°1, si perché i provini mica li faccio io, il regista ha girato i più famosi filme americani come, Vai col lento, Il padrino, Titanic, eccetera etc.

BISAZZA-

Si, ma non capisciu chi voli da me.

GIULIO-

Allora me spiego subito, l’associazione (Ripete il nome) è a livello mondiale, e quindi se si viene a sapere che c’è qui questo regista si creerà er caos totale giusto? Quindi se faremo i provini in luogo pubblico, lei pensi quanta confusione si creasse.

BISAZZA-

Certu.

GIULIU-

Ora noi vorremmo fare una cosa un po’ privata, così facendo cercheremo noi le persone per i provini.

BISAZZA-

Certu, e allura?

GIULIO-

Siccome lei abita un po’ fuori mano allora ho pensato , sempre che lei sia d’accordo, di fare i provini qui a casa sua, pagando naturalmente.

BISAZZA-

No, no di parrassi, no io, no posso, mi dispiaci ma non po’ iessiri.

GIULIO-(Alzandosi)

Quando è così, non mi resta che cercare altrove. (Fa suonare il suo cellulare, e fingendo)

Pronto, si  ciao Sofia avariu, ok ok che faccio, stò in Sicilia per fa dei provini, anzi ancora sto a cercà il posto giusto. Si, dimmi, abbiamo incassato due milioni di euri, ma, ma, m’aspettavo dè più. Allora se vedemo per il prossimo filme. Si lo trovo il posto. Adesso vado da qualche altro, che magari ne sa approfittare. Va bene te saluto, ciao bai bai , ciao bella ciao. (Rivolto a Bisazza) Era Sofia, allora la saluto e mi scusi tanto arrivederci.(Va per andare)

BISAZZA-

E così, tantu pi sapiri quantu è chi pagati?

GIULIO-

500,00 €

BISAZZA-

No, no pozzu.

GIULIO-

Al giorno.

BISAZZA-

Ah, e poi non haiu tantu laggu intra.

GIULIO-

A noi basta anche il suo salotto. (Pausa) Facciamo 700,00 €

BISAZZA-

Al giorno?

GIULIO-

Certo, al giorno.

BISAZZA-

Ma, d’avissi parrari cu mia mogli.

GIULIO-

Facciamo 1000,00 € e così la moglie sarà d’accordo. (Gli dà la mano)

BISAZZA-

Pensu di si.

GIULIO-(Accomodandosi sulla poltrona non usata prima)

D’accordo allora firmiamo il contratto. (Prende delle carte dalla valigetta, che in realtà è la polizza)

BISAZZA-

Ma picchì ci voli puru u cuntrattu?

GIULIO-

Certo, io allora come faccio a farla pagare dalla produzione, la produzione se non ci sono carte firmate non paga, e neanch’io vengo pagato. Mi dia un documento di identità.

BISAZZA-

A tessera non è bona?

GIULIO-

Si, la tessera va benissimo. Quindi abbiamo detto 1000,00 €, beneficiario sua moglie.

BISAZZA-

Chi centra me muggheri?

GIULIO-

Facciamo corna, lei muore. I soldi non vengono persi, li diamo a sua moglie. Ha capito?

BISAZZA-

Si, si ora si. Pinzati a tutti cosi ah?

GIULIO-

Certo. Con noi ci sono un sacco di garanzie, sia in vita, sia in morte.

BISAZZA-

Meghiu in vita.

GIULIO- (dopo aver compilato il contratto)

Firmiamo, una qua una qua, e tre qua, mi raccomando, nessuno deve sapere che noi siamo a casa sua, acqua in bocca.

BISAZZA-(Mentre firma)

E cu parra.

GIULIO-

Questa è per lei, la conservi bene. (Gli dà il contratto dopo averlo sigillato in una busta) Se dovesse venire qualcuno, lei ha questo ed è assicurato. Va bene allora ci vediamo domani mattina?

BISAZZA-

Subitu subitu dumani viniti, e si me muggheri non voli?

GIULIO-

Perché in Sicilia, comandano le mogli?

BISAZZA-

Noo.

GIULIO-

E forza roma.

BISAZZA-(Confuso)

E fozza.

GIULIO-(Sorpreso)

Anche lei è del Roma?

BISAZZA-

No, io de qua sogno.

GIULIO-

No, dico è tifoso?

BISAZZA-

No, ringraziandu a Diu non l’ha pigghiatu u tifu.

GIULIO-

Dico tifoso di qualche squadra?

BISAZZA-

No, no non sugnu tifusu.

GIULIO-(come se facesse il tifo)

Io si sono del Roma, Roma, forza roma , io roma c’è l’hò nel cuore, c’è l’ho nel sangue, io il sangue non c’è l’hò rosso, ma giallo rosso, roma roma  se vedemo. (Esce)

BISAZZA-(Si va a sedere sul divano)

Di videmu di videmu.E si vanta chi avi u sangu giallu e russu,  iò dicu chi avi na malatia, non iabba e non maravigghia. Spiramu inveci chi da tedesca di me muggheri si cunvinci.1000,00 € o iunno. Si stannu 10  ionna, sunnu 10.000,00 €, e si fussiru 20 ionna, fussiru 20.000, €, a chiddi chi sunnu va.

ASSUNTA-(Entrando con una borsa della spesa)

E comu va si addritta!! (Va in cucina)

BISAZZA-

Picchi, chi vulissi diri, chi sugnu sempri sittatu?

ASSUNTA-(Rientrando, e guardando le poltrone)

Noo, cu vinni ca?

BISAZZA-

A tia non ti pozzu mucciari nenti.

ASSUNTA-

Picchi, chi m’avissi mucciari?

BISAZZA-

No nenti, vinni unu chi fa parti du cimina, da telivisioni.

ASSUNTA-

E l’autru, cu era?

BISAZZA-

L’autru cu’

ASSUNTA-

O non mi brugghiari chi buschi sa.

BISAZZA-

Ma chi ta brugghiari, si era sulu.

ASSUNTA-

Vidi chi sti poltroni, furu usati tutti dui, u to postu è chissu, pecciò.

BISAZZA-

Ah si, picchi prima, era sittatu docu, poi si di stava andandu, e poi si sittò cà.

ASSUNTA-

Semu sicuri?

BISAZZA-

Sicurissimu.

ASSUNTA-

E chi vulia chissu?

BISAZZA-

Chi vulia, allura, chistu è romanu, tant’è veru chi avi puru u sangu romanu.

ASSUNTA-

Picchi, comu l’hannu u sangu i romani?

BISAZZA-

Giallu e russu l’hannu.

ASSUNTA-

Ah giallu e russo l’hannu?

BISAZZA-

U dissi iddu. Dissi ci pigghiò u tifu da Roma, e ristò tifusu. E stu tifu ci fici veniri u sangu giallu. Iò penzu chi sappa fracidiri u sangu.

ASSUNTA-

O Santu Diu quantu d’ha sentiri cu tia?

BISAZZA-

O ma su tifu ci fici fracidiri u sangu, chi cuppa haiu io?

ASUNTA-

No a cuppa è ame chi scutu a tia. 

BISAZZA-

Cumunqui, comu ti stava dicendu, chistu è romanu.

ASSUNTA-(Interrompendolo)

E chissu u capemmu, ma chi vulia?

BISAZZA-

Ora, fammi spiegari no, stu romanu, faci patti di una associazioni cimenatografica mondiali, chi si ghiama Don Milanu Film, ora st’associazioni ava fari un cinima, e pecciò hanna fari i provolini.

ASSUNTA-

I pruvuluni comu a tia hanna fari, provini si dici.

BISAZZA-

Provini, provini, ora sti provini, non è chi faci iddu, i faci un regista miricanu famusu, c’ha fattu cinima, comu via con lento, il parrino...

ASSUNTA-(Interrompendolo)

U siristanu, u campanaru: ma chi film su, fossi vo diri il padrino, e via col vento.

BISAZZA-

O cu ventu, o senza ventu, sempri famosu è. Iddu dici, chi si si veni a sapiri chi c’è ca stu regista, tutti si vulissunu fari pruvari, e allura voli fari i cosi a mucciuni, e mi dumandò si ci facia fari cà.

ASSUNTA-

E tu chi ci dicisti si?

BISAZZA-

Assolutamenti no ci dissi, io ne haio a parrare con mia muggheri ci dissi, poi gli telefono, e ci faccio sapiri.

ASSUNTA-

Ci putivi diri no, non c’era bisognu mi mi dumandavi.

BISAZZA-

Si ma iddu mi offriu (pensandoci furbamente) 800,00 € o ionnu.

ASSUNTA-

Chiddu atrova chi ti vulia finucchiari.

BISAZZA-

No no, a cosa seria è, avia fimmari u cuntrattu si accettava (Pausa) chi fazzu ci telefunu e ci dicu..

ASSUNTA-(Con sguardo minaccioso, mentre va in cucina)

Chi ci vò diri?

BISAZZA-(Fa segni di disperazione)

No, e basta, quantu ci telefunu. Oppuru si nsisti, ci dicu mi provunu ta na sula iunnata, ah chi dici?

ASSUNTA-(Rientrando)

Ti dissi no, e moviti e telefonici.

BISAZZA-(c.s fa  il numero lunghissimo)

ASSUNTA-(sistema le poltrone, e si accorge che il marito fa il numero a memoria)

E chi u sa a menti su numuru?

BISAZZA-(Facendo finta di non capire)

Ah?

ASSUNTA-

Dicu iò, u numuru comu mai u sa a menti?

BISAZZA-

Comu mai, e comu mai..

ASSUNTA-

Comu mai. Chi non ti ricoddi mancu chiddu da to casa?

BISAZZA-

Ma picchi è un numuru facili no. 3, 3 e 7, 4.

ASSUNTA-

Un numuru di telefunu cu 4  numira mi pari stranu!

BISAZZA-(approfittando della distrazione si va a sedere)

Cu dissi chi i numira su 4? Sunnu 3, 3 e 7, 4. pecciò sunnu 10, no.

ASSUNTA-

Chi sta facendu?

BISAZZA-

Nenti.

ASSUNTA-

Cià telefonari a chissu?

BISAZZA-

A già. Mi avia cadutu da menti.(fa il numero e aspetta un po) occupatu è.

ASSUNTA-

Tonna prova.

BISAZZA-(facendo gesti prova nuovamente)

Sempri occupatu è.

ASSUNTA-

Leviti di docu chi u fazzzu iosu numuru. (Va  verso il telefono)

BISAZZA-

Si libirò si libirò. (Fa finta di parlare con Giulio) Pronto signor Giuliu, io sugnu Bisazza, sintissi ho parrato con mia moglie, e abbiamo deciso che non po’ essiri. No no insistissi non è possibili, nenti non po’ essiri. A è dispostu a pagari puru 1000,00 € o ionnu? (Guardando la moglie annuisce, ma lei scuote il capo) Nenti non po essiri, non po essiri. (Mettendo la mano davanti alla cornetta) Mi comu ‘nsisti, eni propiu dispiratu. Mi pari puru pena mi ci dicu no.

ASSUNTA-(Andando verso il telefono)

Dammi su telefunu chi ciù dicu io.

BISAZZA-(Rimettendo il telefono all’orecchio)

Nenti no po essiri, e non ci rumpissi i scatuli. Oh. (Chiude il telefono)

ASSUNTA-

A mangiari fazzu iò. (Va in cucina)

BISAZZA-(Parlando sottovoce, disperato)

Comu fazzu  ora, chiddu dumani matina spunta cà. Fimmà puru u cuntrattu, runiatu sugnu, com’è fari? Ora ci telefunu all’avvocatu. (Telefona) Prontu avvocatu Candela, Bisazza Cammelu sugnu, ci vulia dumandari na cosa. Bonu bonu non c’è mali. Ci vulia dumandari na cosa. No è chi  pigghià un coppu di friscu. Vulia sapiri.  Si bona bona è, a spisa sta facendu. Ci vulia spiari na cosa. Si si ba salutu. Avvocatu pi fauri non mi faciti parrari assa chi mi doluni i cannarozza.

Vulia sapiri io, si unu fimma un cuntrattu pi fittari na stanza, e poi non cià poti chiù fittari chi succedi? La risarciri du 50%, va va, va beni grazi avvocatu, scusassi e bonasira. Mamma bedda mortu sugnu.Supra 1000,00 € sunnu 500,00 € o ionnu. Runiatu sugnu.

ASSUNTA-(Entrando, lo vede vicino al telefono)

A cu cià telefonari?

BISAZZA-

A nuddu.

ASSUNTA-

E chi fa cu su telefunu te mani?

BISAZZA-

Chi fazzu? Sintia uci e pinzava chi era ancora u romanu chi parrava, povirazzu, ammenu pi dumani matina ci putiumu diri si.

ASSUNTA-

Ah picchi già era prontu pi dumani matina?

BISAZZA-

Si, ti dissi chi è na cosa seria, chi fazzu u ghiamu ci dicu..

ASSUNTA-

Chi ci dici?

BISAZZA-

Magara pi dumani matina ci dicu si poi…

ASSUNTA-

Poi non tu levi chiù di coddu cretinu.

BISAZZA-(Gesticolando)

Ha ragiuni, e comu mu levu di coddu?

ASSUNTA-

A mangiari è quasi pronta.

BISAZZA-

Iò fami pari chi non d’aiu.

ASSUNTA-

Si non ta mangi ora ta mangi dumani, picchì io pi na para di ionna non vegnu a mangiari a menzionnu, picchì u diritturi mi mandò o negoziu di Missina, pecciò chi fazzu avanti e arredi.

BISAZZA-

E quandu veni allura?

ASSUNTA-

A sira no, all’otto, ottu e menza.

BISAZZA-(Con soddisfazione)

Bonu bonu.

ASSUNTA-

Comu bonu bonu?

BISAZZA-(Riprendendosi)

No, dicu bonu bonu, u priparu iò a mangiari.

ASSUNTA-

Si non sa fari mancu un ovu bugghiutu.

BISAZZA-

Ora tu, a mangiamu chi haiu na fami.

ASSUNTA-

Ma si prima dicisti chi non d’avivi fami.

BISAZZA-(Vanno in cucina, dopo un po suonano alla porta)

Di dicu tanti fissarii. (Bisazza rientra e parla con la bocca piena) E cu po essiri? (Va ad aprire)

GIULIO-

Bonasera, so venuto a portà l’attrezzi pè domà.

BISAZZA-(Al vederlo si affoga con il cibo)

Silenziu.

GIULIO-

Che, già stanno a dormì?

BISAZZA-

Si si c’è mia moglie che dommi, non si senti bona.

GIULIO-

Allora? Ha parlato con sua moglie?

BISAZZA-

Si come no.

GIULIO-

Ha detto si, te pareva vista la cifra.

BISAZZA-

Certo ieni contentissima.

GIULIO-

Che gli avevo detto, va bè, so venuto a portà la macchina da presa e gli altri attrezzi, do li metto?

BISAZZA-

No no, iò no vogghiu responsabilità, l’attrezzi i puttati dumani quandu viniti.

GIULIO-

No, che responsabilità ,non se deve preoccupà de niente.

BISAZZA-

No, è megghiu chi si cosi i puttati dumani.

GIULIO-

E’ per guadagnar  tempo.

BISAZZA-

No, e poi me muggheri non si senti  bona megghiu di no.

GIULIO-

Ma noi non la disturbiamo sua moglie.

BISAZZA-

Ma idda havi u sonnu leggeru.

ASSUNTA-(Dalla cucina)

Cammelu cu è?

BISAZZA-(Spingendolo fuori)

Vidistu chi si sbigghiò, dumani si di parra bonanotti, bonanotti.

GIULIO-(Uscendo mentre Bisazza fa gesti di imprecazione)

Bonanotte, e forza roma.

ASSUNTA-(Entrando)

Ma cu era?

BISAZZA-(Confusamente)

E cu era, cosu , u frati du figghiu, du maritu di cosaa…

ASSUNTA-

Cosa cu?

BISAZZA-

Cosaa, Santuzza.

ASSUNTA-

Ma cu so frati Giacuminu?

BISAZZA-

Si,iddu iddu.

ASSUNTA-

E c’era bisognu mi facivi tuttu u giru di parenti?

BISAZZA-

Si non mi vinia u nomi.

ASSUNTA -

E chi dicia fozza Roma?

BISAZZA-

No, dicia, a morti a Roma.

ASSUNTA-

E cu muriu a Roma.

BISAZZA-

Nuddu, siccomu ci mandaru  u cosu a, a, malatia no, e ci mandaru chiù picca di quantu ci tuccava, e iddu ci mandava malanovi a chiddi di roma.

ASSUNTA-

E vinni cà mu tu cunta a tia.

BISAZZA-

E iò chi ci dissi, e chi mi cunti a mia, chi t’ha fari iò, a mangiamu va chi si rufridda. (Escono)

FINE I ATTO

II ATTO

(Mattina presto, penombra. Assunta esce per il lavoro, dopo un  po suona il campanello)

BISAZZA-(Esce in mutande ancora addormentato)

Cu è a matinata?

GIULIO-

So  io Giulio.

BISAZZA-

E cu è chistu? Giulio cu?

GIULIO-

Giulio Cesare, quello della tv.

BISAZZA-(va ad aprire)

Ah chiddu da televisioni e.Così prestu?

GIULIO-(Entra con uno scatolo)

Gliel’ho detto  che dovevamo montare gli strumenti, li posso fa accomodà ?

BISAZZA-

Si si, to frattempu iò mi vestu. (Esce per la comune)

GIULIO-

Coming  coming doctor (Non entra nessuno) trasiti trasiti, (Entrano il regista ed il cameraman) boni cuminciamu. Coming voli diri trasiti, tu avissi  a parrari glisi,  si u reggista miricanu o no? A propositu comu ta ghiamari, sempri Alen De Lon?

REGISTA-

Chissu è francisi, iò sugnu miricanu.

GIULIO-

Ah veru, allura Jhon Vein?

REGISTA-

Chissu è l’attori, e iè mottu.

GIULIO-

Allura Bill Clinton?

REGISTA-

Chissu era u presidenti d’America, e è vivu.

GIULIO-

Chiddu no picchì è mottu, chistu no picchì è vivu, si po sapiri comu ti vo ghiamari?

REGISTA-

Hav’a essiri un nomi chi colpisci, comu, Ford, Ford Harrison.

GIULIO-

Va beni, (rivolto al cameraman che sistema la roba) tu inveci comu ti ghiami?

CAMERAMAN-

Scuuurfia Saabbaturi.

GIULIO-

No u to nomi, comu vo essiri ghiamatu?

CAMERAMAN-

A si, ga ga ga.

GIULIO-

Gabrieli?

CAMERAMAN-

No no, ga ga ga.

GIULIO-

Gaspare?

CAMERAMAN-

No, Gaaaribaldi Giuseppe.

GIULIO-

Abbiamo capito, tu non parri picchì si soddomutu,  di nascita e di criscita, va beni, d’ora in poi tu na diri chiù mancu na parola, mancu si ti torturunu, va beni?

CAMERAMAN-

Va va beni.

GIULIO-

Na parrari chiù capisti? (Il cameraman gli fa si con la testa) Cuminciamu a muntari va.

BISAZZA-(Entrando)

E semu cà.

GIULIO-

C’è na messo de tempo, gliè presento il regista Ford, Ford Harrison, il signor Bisazza.

BISAZZA-(Si stringono la mano)

Piacere, Bisazza Carmelo.

REGISTA-(Parla in inglese a piacere)

My name is Ford, what your name? J’m from America where are you from? How are you? What time is it? Ok very good, very good, beautifoul.

BISAZZA-(Rimasto senza parole)

Chi dissi?

GIULIO-(Confuso)

Che ha detto? Ha detto che è molto contento di essere qua.

REGISTA-

Beautifoul here.

BISAZZA-

Puru iddu vadda Biutiful?

GIULIO-

No, dice che Beautifoul l’ha fatto lui.

BISAZZA-

Mizzica, puru biutiful fici, allura piddaveru famusu è.

GIULIO-

Che cosa gli avevo detto, gliè presento il nostro cameraman, coso, er Romolo Remolo.

BISAZZA-

Piacere Bisazza Carmelo. (Il cameraman lo saluta muovendo la testa)

GIULIO-

A l’avevo dimenticato di dirglielo, Romolo è sordomuto.

BISAZZA-

E comu faci a fari stu misteri?

GIULIO-

Lui c’è nato con la cinepresa in mano, forza allora prepariamo tutto.

BISAZZA-(Guardando intorno)

Mi, ma cà c’è cosi di lussu.

GIULIO-

C’ha detto?

BISAZZA-

Dicu, c’è robba di lussu.

GIULIO-

Noi non badiamo a spese, a proposito di spese, i soldi li vuole, ogni sera, o tutto alla fine?

BISAZZA-

No megghiu….

GIULIO-(Interrompendolo)

Ok, facciamo tutto alla fine. Come dice il proverbio, meglio la gallina domani che l’uovo oggi.

BISAZZA-

Veramenti cà si dici, megghiu l’ovu avoi chi a iaddina dumani.

GIULIO-

Davvero? Paese che vai galline che trovi. (Taglia la discussione, e continua a sistemare)

BISAZZA-

Va beni continuati puru  ora vegnu. (Esce)

REGISTA-

Spiramu mi venunu cacchi du cristiani.

GIULIO-

Passasti ca machina e l’altoparlanti? (Il cameraman non risponde) Oh, senti o no? Passasti ca machina e l’altoparlanti? (Non risponde) Oh, rispundi o no?

CAMERAMAN-

Ma ma, si su su soddomutu.

GIULIO-

Soddomutu quandu ci su cristiani.

REGISTA-

Picchì, niautri chi semu animali?

GIULIO-

Cristiani strani, chi non di canusciunu cretinu. Bandiasti pedi pedi?

CAMERAMAN-

Qua qua qua.

REGISTA-

E chi su papiri?

CAMERAMAN-

Quaatruvoti passa.

GIULIO-

U dicisti u paisi, u postu, chi è ta via canali N°1?

CAMERAMAN-

Co co co co…

REGISTA-(Imitando la gallina)

Co co dè, piruzzi piruzzi.

GIULIO-(Giulio fa smettere il regista, lo butta a terra)

E finiscila ora.

CAMERAMAN-

Comu no. (Entra Bisazza, e vede il regista per terra)

BISAZZA-

E chi succidiu, si fici mali? (Lo aiuta ad alzarsi)

REGISTA-

Ok ok baby.

BISAZZA-

E comu fù?

GIULIO-

Eh, il regista mi sta facendo vede, come si fanno le cascate.

BISAZZA-

I cascati?

GIULIO-

Mi dà delle lezioni di cadute, (Il regista gli dà un pugnu allo stomaco) di pugni.

BISAZZA-

Si fici mali?

GIULIO-(Con smorfia di dolore)

Ma che!! Questa  è finzione cimenatografica, sembrava un pugno vero, (campanello) ...inveci era veru.

BISAZZA-

Vegnu. (Va ad aprire)

REGISTA-

Menu mali cà c’è u primu.

GIULIO-(Gli da uno schiaffo al regista)

E chistu è u secundu.

BISAZZA-

Avanti avanti s’accomodi.

CULATRU-(Restando sulla porta)

Iò ci vulia spiari…

BISAZZA-

Si si u sacciu, cà i fannu i provini.

CULATRU-(Ogni tanto tossisce fortemente)

Si, e iò fazzu u fummaggiu, iò bi vulia dumandari,chista chi via è?

BISAZZA-

Ma vui vuliti fari u provinu ta telivisioni?

CULATRU-

Ca fari i provali ‘ntà televisioni?

BISAZZA-

No i provli, i provini.

CULATRU-

E chi su ssi cosi?

BISAZZA-

Bi ripighiunu ca cinepresa (La indica) e poi bi viditi ‘ntà televisioni.

CULATRU-

No, no.

GIULIO-(Avvicinandosi con il regista, fa degli apprezzamenti)

Peccato, perché voi avete un fisico, una faccia proprio da attore nato.

BISAZZA-

Ma allura picchì vinistu cà?

CULATRU-

Si mi rispunditi, bu spiegu, chista chi via è?

BISAZZA-

Via canali.

CULATRU-

Buttana da scecca, mancu chista è.

BISAZZA-

Picchì chi via ciccati?

CULATRU-

Iò ceccu a via anale, siccomu visti a tabella na picca sculuruta, pi sicurizza bi vosi dumandari.

GIULIO-(C.s.)

Siete proprio sicuro di non voler fare un provino?

CULATRU-

Noo.

BISAZZA-

Ma scusati a cu ciccati ta sa via anale?

CULATRU-

A nuddu.

BISAZZA-

E allura picchì a ciccati?

CULATRU-

Siccomu andà a fammacia, e u fammacista mi desi speci di pinnuli tanti, (Fa il gesto) ci dissi  iò to schezzu,< e comu mi l’ha pigghiari sti cosi >,iddu mi dissi <per via rettale> ma, dissi iò, capaci chi ora i midicinali si pigghiunu ogni d’unu ta so via, picchì iò midicinali avi chiù di 30 anni chi non di pigghiu, di quandu ci fici u vaccinu e pecuri.

BISAZZA-

Picchì, bi facistu u vaccinu di pecuri?

CULATRU-

E chi era babbu chi non mu facia, u vaccinu u pagava u cumuni, e u veterinariu unu chiù e menu non ci custava nenti, bi stava dicendu,u fammacista mi dissi ta via rettali,  cuminciu a ciccari sta via, du voti firrià u paisi e na potti truvari, tonna vaiu un du fammacista e ci dissi,<scusati dutturi, non capi bonu ta chi via mi l’ha pigghiari> <per via anale> mi rispundiu iddu.

BISAZZA-

Allura non aviu sintutu bonu?

CULATRU-

Cettu, avogghia mi ciccava, allura tonna pattu cu tutti i pecuri, e ceccu sta via anale, i cristiani chi mi vidunu cu sti pecuri chi firriu paisi paisi chi ponnu pinzari,  chistu è pacciu, ora visti a tabella menza sculuruta e sugnu cà.

BISAZZA-

Ma, no sacciu  di quant’avi chi staiu cà sempri via canale s’ha ghiamatu, ma scusati, ma si b’ha pigghiati cà u fammacista non è chi bi vidi?

CULATRU-

E si poi non mi passa, mi cattati vui l’autri pinnuli?

BISAZZA-

Ma vui chi aviti?

CULATRU-(Tossisce)

Avi chiù di du misi chi haiu stu catarru.

GIULIO-(meravigliato)

Suonate pure la chitarra, peccato che non volete fare il provino.

CULATRU-

Ma chi è ntonturu chistu?

BISAZZA-(Tirandolo in disparte)

Ma chi diciti, chissu è da telivisioni, e l’autru, chiddu sittatu  u viditi, chiddu è un regista miricanu, chi sacciu quantu film ha fattu.

CULATRU-

Piddaveru?

BISAZZA-

Allura comu pi schezzu, non viditi da c’è a cinepresa.

GIULIO-

Voi avete la faccia proprio da attore nato, non tutti hanno la fortuna di avere la vostra faccia, e visto che siete il primo vi facciamo pagare la metà.

CULATRU-

Picchì si paga puru?

BISAZZA-

Cettu chisti su professionisti, a na capiti chi venunu di Roma e chiddu d’America.

CULATRU-

Non di parramu di pagari..

GIULIO-

Voi state voltando le spalle alla fortuna, che sono in fondo 50,00 € .

CULATRU-

50.,00 € si paga?

GIULIO-

No 50,00 € per voi che siete il primo.

CULATRU-(Ancora non convinto fa no con la testa)

Nenti nenti.

GIULIO-

E dire che con 50,00 € si potessero guadagnare anche 1000,00 € al giorno.

CULATRU-

Ma c’havissi a fari?

GIULIO-

Qualsiasi cosa, quello che sapete fare, recitare una poesia, raccontare una barzelletta, e poi con quella faccia da, da, che avete, farete l’attore.

CULATRU-

Va beni si diciti chi si guadagna bonu, ca c’è 50,00 € (Da i soldi a Giulio)

GIULIO-(Rivolto al cameraman, che mette le cuffie)

Pronti con la macchina, prova 1,2, 3, prova, prova,  1,2,3, prova, me senti, prova, me senti?

(Il cameraman le toglie subito perché il volume è alto. Fa segno di si)

BISAZZA-

Ma scusati si è soddomutu, comu senti?

GIULIO-

Comi?

BISAZZA-

Dicu,comu fa a sentiri?

GIULIO-(Si trova in difficoltà)

E come fa fa ,fa.

REGISTA-(Parlando inglese fa capire a Giulio che il cameraman vede il segnale audio)

GIULIO-(Dapprima non capisce)

Ah si, si, lui vede il segnale audio nella telecamera, mica sente. (Rivolto al cameraman) Pronti?

(Il cameraman fa ok con la mano, mentre il regista fa segni per dire sbrighiamoci)

GIULIO-( Lo porta davanti al microfono, e poi facendo una finta ricevuta)

Mettetevi  qua al microfono. Allora nome.

CULATRU-

Sapuppo.

GIULIO-

Questo è il nome?

CULATRU-

No u cugnomi.

GIULIO-

Appunto, il nome ora.

CULATRU-

Turuzzu.

GIULIO-

Nato.

CULATRU-

Si.

GIULIO-

Come si.

CULATRU-

Mi dumandò si nascì, e ci dissi si .

GIULIO-

Dov’è nato?

CULATRU-

A casa.

GIULIO-

Si, ma dove, in che paese.

CULATRU-

Alle rocche di marro, dabbanda ciumi.

GIULIO-

Via?

CULATRU-(Si ricordi sempre di tossire durante la scena)

Rocche di marro.

GIULIO-

Quando è nato?

CULATRU-

62 anni arreti.

GIULIO-

Si ma il giorno, il mese.

CULATRU-

Comu dicia me mama era u mercoledì da simana Santa.

GIULIO-(Meravigliato)

Allora?

CULATRU-

Puru l’ura? Agli 9:00 in punto.

BISAZZA-

Di sira o di matina?

GIULIO-

Non ha importanza. Andiamo avanti.(Il culatro prende il microfono e va in avanti) Dove va? Stia fermo. Non tocchi niente.

CULATRU-

Avia caputu mi vinia avanti

GIULIO-

Residente in via?

CULATRU-

Rocche di marro.

GIULIO-

Il numero non importa, che mestiere fa?

CULATRU-

U culatru.

GIULIO-

E lo dice così senza paura, senza vergogna?

CULATRU-

Picchì, u travagghiu chi è viggogna?

GIULIO-

No. Ma il suo è un lavoro sporco.

CULATRU-

U sacciu, ma iò l’haiu ‘nto sangu. Me nunnau era culatru, me nonnu era culatru, m patri era culatru, e iò sugnu culatru, chi facia niscia fora razza?

GIULIO-

Ma la sua è una generazione di ladri?

CULATRU-(alzando il bastone)

Comu si permetti?

GIULIO-

A fare che?

CULATRU-

Comu, mi dicistu chi sugnu latru!!!

GIULIO-

Ma se l’ho ha detto lei prima?

BISAZZA-

No, guardasse che ha capito male signor Giulio, culatru voli diri il picuraro.

GIULIO-

E che mestiere è?

BISAZZA-

Chiddu chi vadda le pecuri va.

GIULIO-

Ah pastore, ho capito ho capito, mi scusi, avevo frainteso.

CULATRU-

E sa controllassi a ‘ntisa.

GIULIO-

Non ho capito mi scusi.

CULATRU-

Dicu, se la facesse controllare la ‘ntisa se non sente.

GIULIO-

Va bene, lasciamo perdere, andiamo avanti. (Bisazza fa segno al culatru di venire avanti, ed egli esegue) Ma che fa? Di nuovo? Ma chi gli ha detto di venire avanti?

CULATRU-(Indica Bisazza, che girato dall’altra parte fischietta)

Iddu.

GIULIO-(Facendo la scena)

Pastore prima, ciak motore azione.

CULATRU-( senza parlare, guarda la cinepresa attentamente)

REGISTA-( alterato, si alza e va verso di lui)

Stop stop.  (Parla in inglese facendo capire di ricominciare)

CULATRU-

Chi succidiu? Vuliti vidiri chi stavota avia ghiri avanti?

GIULIO-                                                                                                 

Potete cominciare.

CULATRU-

A fari chi?

GIULIO-(Disperato)

Che so, quello che vi pare.Quando io faccio ciak parte il provino, e potete fare o dire ciò che volete.

CULATRU-

Aspittati, quantu mi sistemu prima. (Si sputa nelle mani, si sistema i capelli, e si toglie le bettole dalle spalle) Fozza putemu cuminciare.

GIULIO-

Pastore seconda, motore, azione via.

(Il culatro stà fermo e zitto come prima. Giulio ed il regista si guardano sbalorditi)

REGISTA-(C.s.)

Stop stop. (Parla in inglese arrabbiatissimo)

CULATRU-(Con innocenza)

Ma chi havi, chissu chi sbramia sempri?

GIULIO-

Ma se vi ho detto che dopo il ciak dovete cominciare, cosa aspettate?

CULATRU-

Ma si ciak no dissi. Chi voli di mia? Lei dissi muturi azioni via. (Rivolto a Bisazza) Veru chi no dissi?

BISAZZA-

Veru è signor Giulio, no dissi ciak. Ragiuni havi.

GIULIO-(Rassegnato)

E va bene.Ora lo dirò. Pastore terza, azione motore ciak.

CULATRU-

Allura iò mi ghiamu Sapuppu Turuzzu, e fazzu u culatru, anzi il  picularo, spero che mi pigghiano comu atturi. A me vita è sempri un viaggiari, di quand’era carusu iò avia ta testa chi vulia girari, e apposta vosi fari u pucularu; iò un ionnu sugnu a gunnia, te livari di don Ernestu,  un ionnu sugnu ta costa buazzu, te limunari du spinnaiaddini, na vota sugnu o pantanu, anzi o pantanu non ci vaiu chiù, picchì ruammu e mani cu mangiaiatti, mi dissi chi ta so robba non cià  passari chiù, e ora vidi inveci, chi non passandu chiù iò chi pecuri, i ruetta ci chianunu supra di l’albiri, inveci i me pecuri non fannu crisciri nenti, mancu terra, a propositu di pecuri, ora vi conto una barzelletta (Racconta la barzelletta) Ma voialtri l’atu vidutu mai na pecura? Una pecora fimmini havi, 4 iambi, una cuda, la virina. I muntuni, cioè le pecori maschi inveci, hannu, 4 iambi, la cuda, i corna, picchì i masculi hannu sempri i corna, e a postu della virina hannu, i,i, così (facendo il gesto) no sacciu si si pò diri, hannu i.......

REGISTA-(Interrompendolo da la mano al culatru)

Stop stop ok. Very good

GIULIO-

Va bene, basta così.

CULATRU-

Comu basta? Ancora havia diri tanti cosi. Comu fannu i muntuni a pigghiari i pecuri, comu nasciunu i gneddi, comu si tundi.

GIULIO-

E purtroppo il tempo corre, comunque siete stato bravissimo, ecco qua la ricevuta, poi le manderemo la cassetta a casa e in bocca al lupo.

CULATRU-

No, cà undi niautri non ci di sunnu lupi.

GIULIO-

 Ah si, meno male.

CULATRU-(Riprendendosi bastone e bettole)

Ca ci sunnu i uppi, ma iò ci dugnu a santa, mi di vaiu, quantu videmu si pozzu truari sta via anale.

GIULIO-(Ridendo)

Ah per quanto riguarda la via anale, le supposte se le deve mettere nel...nel....nell’ano!

CULATRU-

E chi è nautra via ancora?

GIULIO-

No, li deve mettere, nel, nel culo.

CULATRU-(Arrabbiato)

Bastasi e maliducatu, a mia mi dici si cosi, chi cu corpu di bastuni ti rumpu i costi. (Fa il gesto) A vidiri stu maliducatu e iò chi ci desi puru i soddi. (Esce)

GIULIO-

Ma c’ho detto di male?

BISAZZA-

Che volete, du poviru picularu ci paria chi parrava seriu lei. (Giulio e il regista si guardano) Ma picchì chi parrava seriu?

GIULIO-

No. (Tutti ridono,ma Giulio guarda il cameraman con rimprovero perché anch’egli ride)

BISAZZA-

Pimmititi. (Esce)

GIULIO-(Rivolto al cameraman)

Chi cavulu ci ridi?

CAMERAMAN-

E tu tu picchì ridi?

GIULIO-

Ma io chi su soddomutu?

REGISTA-

Picchi i soddomuti non ridunu?

GIULIO-

Si, ma ridunu senza uci.

REGISTA-

Comu?

GIULIO-

Così.  (Fa il verso)

CAMERAMAN-

Va va va beni.

GIULIO-

Si ti fa canusciri, cu pugnu ti fazzu divintari soddomutu.

CAMERAMAN-

Ma, ma,  già non su, su, so, so, soddomutu?

GIULIO-

No, tu si rimbambinutu. (Suona il campanello)

GIULIO-

Vado io signor Bisazza?

BISAZZA-(Entrando)

Vadi vadi pure,  facci.

GIULIO-(Va ad aprire)

Prego si accomodi. (Il pazzo entra in giacca e cravatta, ma senza pantaloni) Scusi ma lei è quà per il provino?

PAZZO-(come se tenesse qualcuno a braccetto)

Si, siamo quà per il provino.

GIULIO-

Aspetti un attimo non so se è possibile. (Va per recarsi dal regista)

PAZZO-

Ma che fà, non vede che c’è mia moglie?

GIULIO-(Va fuori e chiama)

Oh, mi scusi  non me ne sono accorto, signora, dov’è?

PAZZO-

Ma che fa lo spiritoso?

GIULIO-

Non mi permetterei mai, ma dov’è sua moglie?

PAZZO-

Bella questa, prima ci scaccia il piede, e ora non la vede, ti sei fatta male cara?(Si abbasa come se massaggiasse il piede della moglie, mentre Bisazza con gesti fa capire che si tratta di un pazzo) Porco del manicopio ha visto che ha struppiato a mia moglie, l’ultimo che l’ha fatto ci ho dato un suttamusso, che l’ho fatto sbattere contro un aereo che passava di li per caso, e ancora quello non si è ridduciutu a terra, chissa in quale pianeta andò a finiri, non è che lei vuole fare la stessa fine?

GIULIO-

No no, ci mancherebbe altro, non l’ho fatto apposta mi scusi signora.

PAZZO-

Ma chi avi l’occhi stotti, mia moglie è quà e lei vadda pi dà.Mia moglie vuole fare il provino.

GIULIO-

Mi dispiace ma per oggi abbiamo finito.

PAZZO- 

Quanto c’è da pagare?

GIULIO-

100,00 €

PAZZO-(Prendendo  2 banane dalla tasca)

Ecco, 100 e 100 e sono 200.

GIULIO-

E queste sarebbero 200,00 €?

PAZZO-(Prende una banana e la cambia)

A mi scusi mi sono sbagliato, ecco quà.

GIULIO-(Prendendo la banana)

E poi non so se il regista se la sente, jacson chi fam?

REGISTA-

Oh, no no, stop stop.

PAZZO-

Basta, ora ho chiuso con le buone maniere, o gli fate il provino o vi faccio saltare le cirivella in aria, (Gli punta contro la banana) e quando vi punto la pistola, siete pregati di alzare le mani.

BISAZZA-(Alzando una mano)

Iò viramenti avissi da fari.(Esce)

PAZZO-

Si non poti fari a menu andassi, fozza cominciamo il provino, anzi i soddi datimmilli, chi si rinesci pagamu, se non rinesci non pagamu.(Gli riprende le banane)

GIULIO-

Faccia mettere sua moglie  al microfono.

PAZZO-(Esegue, poi si va a sedere)

Vieni cara.

                  GIULIO-

                   Mi dia nome e cognome.

                   PAZZO-

                   Commendatore Pancrazio.

 GIULIO-

Non suo, di sua moglie.

PAZZO-(Guardando  verso il microfono)

Cara, digli come ti chiami, (Pausa) ha sentito, o lo deve ripetere.

GIULIO-

No. E’ stata chiara. Allora moglie del Commendatore Pancrazio prima, ciak motore, azione.

PAZZO-(Guarda  attentamente. Intanto i 3 fanno scena)

Brava, brava, (Ride e batte le mani) ma come, non vi fa ridere la barzelletta?

GIULIO-

Si, come no, aspettavamo che ne raccontasse un'altra per ridere in una volta. Moglie del Commendatore Pancrazio, seconda, ciak, motore, azione.

PAZZO-(Seriamente)

Brava, bravissima. (Giulio comincia a ridere) Ma cosa ride, ma lei è pazzo.Una poesia così triste ci ride, mi sembra che lei mi vuole prendere in giro, l’ultimo che mi ha preso in giro...

GIULIO-

Ci scommetto che l’ha fatto volare sulla luna.

PAZZO-

No era già sulla luna , e mi niscia a lingua cosi,  (Fa il gesto) e iò ci ho dato un sottomusso che ci rumpi na iamba. (Sobbalza, perchè gli vibra il telefono) Ogni vota stu cazzu di vibratori mi fa saltare in aria. (Prende una banana in tasca) Pronto, pronto,(Alza la mano per fare d’antenna, poi sale su una poltrona) Sti cazzi di telefoni quando servono non funzionano mai, era sicuramente mia moglie, che sarà pronto il pranzo.

GIULIO-

Ma sua moglie non è accanto a lei?

PAZZO-

Lei oltre ad essere pazzo ha pure le visioni. Quindi lei quà vede mia moglie, che oltretutto nemmeno conosce. Alto le mani, (Giulio alza le mani) ed è pure cieco, gli ho fatto alzare le mani con il telefonino, andiamo cara, che quà siamo capitati male. (Sta per uscire)

GIULIO-

Ma per il pagamento?

PAZZO-(Fa la mossa e gli scappa la banana. Giulio lo rincorre ma lui esce di corsa)

Tiè.

REGISTA-

Vo vidiri chi e na pistola pi daveru.

GIULIO-

Si, travistuta di banana. Puru chi pacci aviri a chi fari?

CAMERAMAN-

V ..v . videmu, (La prende e la guarda attentamente) io ma ma mangiu. (La mangia)

REGISTA-

Bona è?

GIULIO-

A scummissa chi a vò puru tu a  banana?

REGISTA-

Cà si c’è, picchì no?

GIULIO-(Rivolto al cameraman)

Daccindi un ciu, chi ci nesci l’alma. (Accorgendosi che l’ha già finita) A facci tò. Ta finisti già?

(annuisce e battendosi la pancia scoreggia, poi nasconde la buccia sotto una poltrona)

REGISTA-

Vidisti, chi c’era un coppu ta pistola.

GIULIO-(Si tappa il naso per la puzza)

Si, e si non muremu da botta muremu da puzza. Ma chi ha na fugnatura ‘ntò stomucu?

REGISTA-

A fatti fari na lavanda va. (Entra Bisazza)

BISAZZA-

Comu finiu cu pacciu?

GIULIO-

Apposto, ce ne siamo sbarazzati velocememnte.

BISAZZA-

Chi puzza, ma chi nacastu u pedi da ficara?

GIULIO-

Comi?

BISAZZA-

Dicu, ittastu cacchi pitutu?

GIULIO-

No, noi non abbiamo buttato niente.

BISAZZA-

Allura si scassò a fugnatura fora. Ci vulia diri iò, pi quantu riguada i soddi .....

GIULIO-

Scusi un attimo, (Prende il telefonino in tasca)  mi da  un fastidio in tasca, che certe volte lo buttasse dalla finistra. Stava dicendo?

BISAZZA-

Dicia iò pi quantu riguarda i soddi,  preferissi ogni. 

GIULIO-( fa squillare il cellulare, e fingendo)

Pronto, si a ciao Raffaella che fai, a si, bene bene. No me dispiace non ci posso esse, devo fini dei provini, si si magari alla prossima, senti, dimmi una cosa, ma quanto ha vinto quello che ci ha dato la casa l’ultima volta, ah 50.000,00 €, carramba che culo, ah, è stato sorteggiato con l’assegno finale. Cioè voglio dire, i soldi se li è presi alla fine con un assegno, certo che poi è stato sorteggiato, ok si si, Raffa te saluto, che il lavoro me chiama. Devettiti alla festa, sarà per la prossima volta,  e forza roma, ciao ciao, bella ciao. Allora signor Bisazza diceva che i soldi li vuole ogni sera?

BISAZZA-

No, no dico i soldi li voglio all’ultimo giorno, con l’assegnu magara.

GIULIO-

Certamente, così parteciperà anche all’estrazione finale del premio pecuniario.

BISAZZA-

E chi centra u picularu?

GIULIO-

Come che centra?

BISAZZA-(Un po offeso)

Non cominciamu ora.A casa pi provini ba desi io, no u picularu.

GIULIO-

Mi scusi non capisco. Lei vuole patecipare al premio finale o no?

BISAZZA-

Certu. Ma no assemi o culatru?

GIULIO-

E cosa centra il culatro con il premio?

BISAZZA-

Lei u dissi. Il premio con il picularo.

GIULIO-

Io ho detto premio pecuniario. Che vuol dire soldi, quattrini. Dal latino pecunias, pecunius, peculas, peculorum etc etc..

BISAZZA-

O pecura o peculorum. Basta chi all’ultimu mi faciti l’assegnu.

GIULIO-

Stia tranquillo. Come dice un vecchio detto date a Cesare quel che è di Cesare.

BISAZZA-

 A  mia no mi interessa si ciata dari soddi a Cesari, basta mi mi dti a mia.

ROSA-(Entra senza aspettare)

Pozzu trasiri, pemmessu?

GIULIO-

Prego prego, avanti signora, buongiorno.

ROSA-

A potta era apetta, bongionnu.

GIULIO-

Non fa niente, si metta quà al microfono, lei vuole fare il provino?

ROSA-

No, vulissi cantari na canzunedda chi vintà iò, supra un fattu chi mi capitò.

                   GIULIO-

                   Si ma sempre di provino si tratta, allora come si chiama?

ROSA-

Palermo Rosa.

GIULIO-

Nata a?

ROSA-

Fiumecaldo.

GIULIO-

Residente via?

ROSA-

Via stretto  Palermo N°8.

GIULIO-(Rivolto a Bisazza)

Ma lo stretto non era di Messina?

BISAZZA-

Iò puru così sapia.

ROSA-

Ta tabella così c’è scrittu.

GIULIO-(Eseguendo)

Va be, canti nel microfono, azione, motore via.

ROSA-

Iò prima di cantari, vulia diri u fattu comu fù.

BISAZZA-

U fattu fù di notti e sapiri non si potti.

ROSA-

E vui chi di sapiti chi fù di notti?

BISAZZA-

No, chistu è un proverbiu.

REGISTA-(Arrabbiato fa segno di fare silenzio)

Stop stop.

GIULIO-

Signor Bisazza, per  favore, qua stiamo lavorando.

BISAZZA-

Scusati, non parru chiù.

GIULIO-

Rosa 2° motore, azione ciak, via.

ROSA-

Stava dicendu, iò staiu to strittu Palemmu, e  pi me sfuttuna, nda staci puru me cummari, chi iò na vulissi vicinu mancu o campusantu. Iò arredi a casa haiu un ciu di ortu, e da intra ghiantu tutti cosi, minestra, lattuga, faciola, e haiu un pedi di pirara di chiddi coscia, e un pedi di girasara di chiddi i maiulini. 3 quatti si mangiunu i caccarazzi, malanova mi hannu puru iddi, l’autru quattu iavi du anni chi si cogghi da seppi di me cummari. Ci misi a riti a firriari, e sempri si cogghi, i rumundà chiù auti, e sempri è u stissu.

BISAZZA-

Ma, cu bu dici chi è  vostra cummari? (Il regista vorrebbe rimproverlo, ma Giulio lo ferma)

ROSA-

E cu pò essiri, livandu di idda  non trasi nuddu to strittu, idda d’arredi, teni i iaddini, iò non l’ha bandiatu picchì c’è u Sangiuvanni to menzu, e non è giustu.

GIULIO-

E chi è questo San Giovanni?

BISAZZA-

Sangiuvanni voli diri chi sono cummari.

ROSA-

Precisamenti, semu cummari, si ma iò un regaleddu ciù fici, e si na smetti daiu prontu nautru, e cummari e cumpari fina ta cubba poi non cumpari chiù. Ma sa viditi comu faci da facci di nuccenti, chi si dispiaci, facci di vilenu. Chi poi faci così viatu, comu un furettu, non mi duna mancu u tempu di facciari, chi idda già è intra cu faddali ghinu, facci di badduni. Davanti tutta rosi e ciuri, cummari di cà cummari di dà aviti bisognu cosa, pari chi si vulissi scippari u cori pi mia, inveci d’arreti mi sceppa i pira e i girasi.Mai sava fidari dill’apparenza. Chistu è u fattu, e iò fici na canzuna, cà ceni a musica.(Gli dà la base, e canta)

GIULIO-(Alla fine della canzone)

                   Complimenti, brava davvero. Potreste fare la cantautora. Ecco quà la ricevuta 100,00 €, grazie.

ROSA-

Canta chi?

GIULIO-

Cantautora! Cioè che si scrive da sola le canzoni da cantare.

ROSA-

E poi ci voli unu chi mi l’hava sunari?

BISAZZA-

Pi chissu avogghia quanto si ‘ndi trova!

ROSA-(Gli dà i soldi)

Cà. Ci su i soddi.

MARIA-(Da fuori)

Si può?

GIULIO-

Un attimo. Signor Bisazza vuole far attendere la signora fuori, grazie (Bisazza esce) arrivederci signora, e speriamo bene per le pere.

ROSA-

Spiramu mi si rumpi un brazzu si  tonna sceppa, arrivedecci. (Va per uscire)

MARIA-(Entra assieme a Bisazza)

Buongionnu, cummari Rosa e vui cà?

ROSA-

Eh, vosi vidiri di chi si trattava, e vui comu mai cà?

MARIA-

E, a curiosità.

ROSA-

Bi salutu, chi ancora ma fari i subbizza.(Esce)

MARIA-

Andati andati.  (Tutti salutano)

GIULIO-

Prego signora, (La porta al microfono, ma lei va verso la porta) signora dove và?

MARIA-

No, volevo vedere se mia commare se ne era iuta.

GIULIO-

Ah,  è vostra comare?

MARIA-

E che bedda, malanova mi havi idda sula. Havi i ricchi peggiu du cani di caccia, senti parrari puru e muschi. E chi non sapi, i mura da so casa sunnu taccati cu 3 casi, e idda staci a iunnati sani ca ricchi picciata te mura, pi sentiri chiddu chi diciunu, figuratibi quant’è nimulara. Ma u fattu chiù rossu mi cumminò a mia, e iò pi non dari spittaculu a genti non cià dittu nenti, però ora mi vogghiu sfugari cà, apposta vinni, mi cuntu chiddu chi mi cumminò.

GIULIO-

Signora intanto mi dia il nome.

MARIA-

Messina Maria.

GIULIO-

Apposta non andate d’accordo, Palermo e Messina, residente via?

MARIA-

Stretto Palermo N° 10

GIULIO-(eseguendo)

Pronta, motore,  via.

MARIA-

Via stretto Palermo 10.

GIULIO-

Di nuovo?

MARIA-(Alzando la voce)

Via stretto Palermo n° 10. (Intanto Giulio scuote la testa per la disperazione)

BISAZZA-

Signura po’ pattiri.

MARIA-

Undi a ghiri?

BISAZZA-

E chi di sacciu io. Basta mi pattiti.(esce)

GIULIO-

Signora può partire con il provino. Dopo il  segnale ok. Maria seconda motore azione ciak via.

MARIA-

Allura, comu stava dicendu, mi ‘ndi cumminò una rossa, e ta du paroli ora bu cuntu. Iò, darredi a casa haiu un iaddinaru, cu novi iaddini e un iaddu, anzi avia un iaddu ora non l’aiu chiù. Picchi da assassina di me cummari su pigghiò e su mangiò.Disgraziata mi ci calava vilenu, ma si vidiu chera rossu, pisava 5/6 chili, avia un coddu tantu, (Fa i gesti) na crista tanta, e di pinni lucidi, quandu cantava pariunu 10 iaddi misi assemi, e da disgraziata iappi u curaggiu mu su mangia. Puu fimmina senza cori, chi mali ci avia fattu du poviru iaddu.Era vidiusa picchi era u chiù beddu iaddu du paisi, figuratibi chi i cristiani mi ciccaunu l’ova pigghiati di stu iaddu, e da vipira su mangiò, ma sabba a pezza pi quandu veni u puttusu, ora iò fici na canzunedda supra o me iaddu, povirazzu, ca c’è a musica. (Gli dà la base e canta, prima che la canzone finisca, entra Rosa  che ascolta senza farsi vedere)

ROSA-(Dopo che Maria abbia finito, con malizia)

Brava a me cummari.

MARIA-(sorpresa)

A vui docu eru?

ROSA-

Vinni mi ci spiava na cosa a stu signori, però si malidizioni non si mandunu.

MARIA-

E vui picchì vi risintiti, chi aviti u cabbuni bagnatu?

ROSA-

Io u cabbuni bagnatu? Ma chi diciti cummari, si malidizioni mancu savissunu a pinzari.

MARIA-

Io non sulu i pensu, ma puru i dicu, sava rumpiri u coddu cu si mangiò u me iaddu.

ROSA-

E iò chi avissi a diri mi ci pigghia un coppu a cu si cogghi i me pira?

MARIA-

E ora pi du pira e du girasi, faciti moriri un cristianu.

ROSA-

Ah, vui pun iaddu duru comu i petri, i malidiciti i cristiani.

MARIA-

E vui comu u sapiti chi era duru?

ROSA-

E a vui cu bu dissi chi mi cugghieru puru i girasi?

MARIA-

Ma chi vulissu diri chi mi cugghì iò?

ROSA-

E vui chi vulissu diri chi mu mangià iò?

MARIA-

Spatti chiù cu sa facci bu nigati, chi truvà puru i pinni to catu da spazzatura.

ROSA-

Ancora u sapiti quantu mi d’avissi a mangiari, pi rivari a tutti i pira e girasi chi batu futtutu.

MARIA-

E spatti u diciti, ma iò bi sceppu u coddu cumu o iaddu, disgraziata.  (Si azzuffano e tirandosi  dei cuscini rompono l’orologio da muro. Giulio cerca di dividerle, intervengono anche il regista ed il cameraman, il quale si prende un calcio in mezzo alle gambe.) Bonu bonu mi putiti lassari, mi calmà, (Giulio la lascia) disgraziata, (Cerca di scappare di nuovo, ma Giulio la trattiene) mancu quandu sugnu motta, ti vogghiu pi vicina, chi pi sentiri i discussioni di cristiani si fici i buca te mura.

ROSA-(Trattenuta dal regista)

Senti cu parra, a pricchia du paisi, chi di quant’è pricchia  non si lava mancu i robbi pi non spaddari l’aqua, i stendi quandu ghiovi, mi si lavuni suli.

MARIA-

Zittiti zittiti, bucca di rinali.

ROSA-

Bucca di vilenu.

GIULIO-

Basta ora, basta, oh,  e che comari siete, adesso vi date la mano e fate pace.

MARIA-

Cu, iò ci dugnu a mani a idda, a mani chi mazzò u me iaddu?

ROSA-

E iò, ciavissi dari a mani, a chidda chi si cugghiu i me pira?

GIULIO-

E basta ora, o fate la pace da vere comari, o il provino non lo porto avanti.(Dopo un pò si abbracciano) O finalmente, e senza rancori va bene. Andate a casa e buona giornata. (Il regista gli fa capire per il pagamento) Ah, signora Maria, la ricevuta.

MARIA-

A ricevuta di chi?

GIULIO-

Come di chi, del provino.

MARIA-

Ma pi du minuti suli, bè dari puru i soddi

GIULIO-

Allora la signora Rosa ha ragione che è tirchia.

MARIA-

Ca ci sù 50,00 € u restu mangia.

GIULIO-

Che mangia, il provino costa 100,00 €

MARIA-(Rivolta a rosa)

Cummari, ma vui puru 100,00 € pagastu?

ROSA-

Cettu, e chi sù 100,00 €

MARIA-

Già chi sù. (Gli dà i soldi)

GIULIO-

Grazie, e auguri per la vostra riconciliazione arrivederci. (Le comari salutano ed escono, appena fuori si bisticciano di nuovo) Puru u rilogiu ci rumperu.

CAMERAMAN-

A mia mi rumperu i pa pa pa pa…

REGISTA-

Mucciulu prima mi veni iddu.

GIULIO-(Lo raccoglie)

E undi u mettu?

BISAZZA-(Entra e si accorge dell’orologio)

E cu rumpiu u rilogiu?

GIULIO-

Niente, un piccolo incidente.

BISAZZA-(Prendendolo in mano. Quasi piangendo)

Piccolo sugnu ruinatu, ora cu ci l’avi a diri a me muggheri, chidda mi mazza, ci l’avia regalatu so nonna, runiatu sugnu.

GIULIO-

Non si preoccupi, la nostra associazione pagherà i danni, perciò tutto ok, anzi mettiamolo subito a verbale, adesso chiamo l’interessato. (Fa finta di chiamare) Pronto dottoressa  Ferraro, si sono io Giulio, le volevo dire di mettere a verbale un danno che abbiamo causato involontariantamente. Quindi, si tratta di un orologio d’epoca che può valere circa 500,00 €  (Bisazza resta di stucco)  1000,00 € ? Va bè facciamo 2000,00 € d’accordo? Intestato al signor Bisazza Carmelo, mi raccomando, l’assegno non trasferibile ok, la ringrazio arrivedergliela. (Chiude il telefono) Ok tutto sistemato.

BISAZZA-

Ammenu ciangemu cun’occhi.

GIULIO-

Signor Bisazza, guardi che con coi non ci perde, ma ce guadagna.

BISAZZA-

Va beni pi stasira finemmu no?

GIULIO-

No, ancora ne potrebbero arrivare.

BISAZZA-(Guardando l’orologio che ha in mano)

No difficili, ast’ura.

GIULIO-

Aspettiamo un altra mezzoretta, e poi chiudiamo.

BISAZZA-

No fra un quattu d’ura arriva me muggheri.

GIULIO-

E che c’è di male?

BISAZZA-

Nenti, ma siccomu ama fare una visita, allora iò mi devo fare trovari prontu, capiti.

GIULIO-

Va bene, visto che ha un impegno staccheremo prima. (Lo dice al regista) Ok allora ci vediamo domani.

BISAZZA-

E sti cosi mi lassati cà?

GIULIO-

Certo.

BISAZZA-

Noo, megghiu mi bi puttati, non mi si robbunu.

GIULIO-

Ma no.

BISAZZA-

Ma si, ca u sapiti quantu latri ci sunnu pedi pedi, e iò non vogghiu responsabilità, puttatibbilli così semu sicuri.

GIULIO-

Ok c’è li portiamo, (Si prendono tutto ed escono ) buonanotte, ci vediamo domani mattina.

BISAZZA-(Comincia a sistemare la stanza, e nasconde l’orologio)

Boni cosi. Taddu è, undè arriva me muggheri.

ASSUNTA-(Entrando)

Ciau.

BISAZZA-

A già rivasti?

ASSUNTA-

Picchi c’ura è? (Va per guardare l’orologio, ma Bisazza la ferma)

BISAZZA-

Femma, (Gli batte le mani vicino la faccia) un zappagghiuni, undera ti muzzicava.

ASSUNTA-

Undera mi nurbavi inveci, ma c’è na puzza di fumu.

BISAZZA-

Io non sentu nenti.

ASSUNTA-

Vidi chi ca intra caccadunu fumò.

BISAZZA-

Ah si, vinni unu ora ora.

ASSUNTA-

E cu era?

BISAZZA-(Confuso)

Cu era, cu era.Unu chi vidia, vindia libri. Libri vindia.

ASSUNTA-

Allura iddu appa essiri, chi undera mi bistia cu da machina cun faru sulu.

BISAZZA-

Si ora ora si  dandò.

ASSUNTA-

E sa poltrona ca spostò?

BISAZZA-

Iò, vulia vidiri comu stava dà.

ASSUNTA-

Senza mi fa spirimenti. Chiù tostu mi priparavi a tavula no, chi già sunnu. (Cerca di guardare l’orologio ma Bisazza gli nasconde la visuale)

BISAZZA-

Taddu taddu è, a mangiamu. (La porta in cucina)

FINE  II ATTO

 

III  ATTO

(In scena i tre compari)

GIULIO-

E chi è, avoi nuddu si vidi?

REGISTA-

A propositu di vidiri, assira visti a chiddu chi di fittò a cinepresa e sti cosi, mi dissi chi voli i soddi, se no veni cà e si pigghia tutti cosi.

GIULIO-

E tu non ci putivi diri chi fra na para di ionna u pagamu?

REGISTA-

Io ci dissi mi parra cu tia, pecciò a cecculu non mi chiddu spunta cà.

GIULIO-

A tutti cosi cià pinzari iò, ora comu fazzu, e si venunu cristiani ca?

REGISTA-

Bonu da ranciamu niautri.

GIULIO-

Cettu, tu si miricanu, chissu è soddomutu.

CAMERAMAN-

Cu cu cu è soddomutu?

GIULIO-

Tu.

CAMERAMAN-

Pi pi pi, pi picciu na picca, ma se se sempri ma spu sputugghiu.

GIULIO-

Certu, fin’aeri, eri soddomutu. Oggi a Madonna ti fici u miraculu e ti stà facendu sta grazia di  parrari a picca a picca. Picchì chiossa pari chiù dannu fa.

REGSTA-

Picchi non po’ essiri chi a Madonna ci fici u miraculu?

GIULIO-(Disperato)

U miraculu a Madonna mi l’hava fari a mia, mi bi leva davanti a tutti i dui.

REGISTA-

Diccillu a Bisazza mi di duna na mani.

GIULIO-

E mi pari chi non c’è iautra soluzioni. Signor Bisazza.

BISAZZA-(Dall’interno)

Si arrivu. (Entra)

GIULIO-

Senta, non è che mi può dare una mano per dieci minuti?

BISAZZA-

Ci mancasse altro, certamenti.

GIULIO-

Siccome mi devo recare in banca, per fare delle operazioni, anche per lei.

BISAZZA-

Bonu è.

GIULIO-

Lei mi dovrebbe fare la cortesia di sostituirmi. Si tratta in pratica di prendere i nominativi, via e tutto il resto, e quando sono pronti lei  alza questo e dice motore, ciak azione e abbassa la leva. (Esegue) Semplice no?

BISAZZA-

E chi ci voli?

GIULIO-

La faccio entrare nel lavoro televisivo, ah mi raccomando alla fine del provino non dimentichi i soldi, come si dice, senza soldi non si canta messa.

BISAZZA-

E mancu u mottu si potta alla fossa.

GIULIO-

Allora io vado. Facile motore, azione, via. Ok ci vediamo più tardi. (Esce)

BISAZZA-

Ok a poi Giulio.Appostu semu ora, chiddu e glisi, e non capisci, stautru è soddomutu, iò non sacciu parrari ne glisi nè soddomutu, e semu a tri tuba. (Si guardano con dei sorrisi, poi rivolto al regista) Lei si trova beni in Italy?

REGISTA-

Yes of course. (Parla per un pò a piacere, dicendo per 4 volte beautiful)

BISAZZA-

E si si u capi chi fici biutiful. Ma chi centra cu chiddu chi ci dumandà no saccu. Iò ci dumandu ciciri e iddu mi rispundi favi. Megghiu mi lassu peddiri, pruamu cu stautru, (Rivolto al cameraman, parlando lentamente, e gesticolando) se parro piano, lei mi capisci vaddando i miei labbra, punto interrogativo?

CAMERAMAN-(Fa segno di si)

BISAZZA-

Fra italiani di capemu sempri. E  ci piace il so travagghio punto interrogativo?

CAMERAMAN-(Stà per dire una sillaba, ma il regista se ne accorge e gli fa gesti per zittirlo, ma Bisazza si gira,  allora lui fa finta di stirarsi. Il cameraman comincia a tossire, ed il regista gli va a dare delle pacche abbastanza forti sulle spalle)

BISAZZA-

A leggio che gli rompe il cutruzzo.

REGISTA- (Continuando con le pacche)

Ok, ok, non problem no problem. Beautifoul.

BISAZZA-

E ci seghita cu stu biutiful. Ho capito ho capito. Quantu videmu comu funziona sta cosa ca.

(Prende la targhetta) azione motore,  ai ai, (Si incastra un dito) undera  u idutu mi stava casandu. Quasi quasi mu facissi  puru iò un pruvinu, così ammenu mi resta u ricoddu, e c’ha fari? Iò no sacciu cantari, ah ora mi fazzu ripigghiari cu regista famosu, si ma prima mu ciù fazzu capiri a iddi passa mezzura, meghiu mi lassu peddiri, cusà veni cacchi d’unu.(Si guardano tutti e fanno dei sorrisini).

(Suona il campanello)

BISAZZA-(Va ad aprire)

Avanti avanti buongiorno, è venuta per il provino?

CONCETTINA-(Entrando)

Si.

BISAZZA-(La trascina al microfono, poi va a scriverea)

Si mittissi ca, undi u microfunu. Comu si ghiama?

CONCETTINA-

Cuncittina.

BISAZZA-

Chi voli fari?

CONCETTINA-

Vogghiu cantari.

BISAZZA-

Avanti, Cuncittina muturi, azioni.via. A via a scriviri, ‘nta chi via stati?

CUNCITTINA-

Via tre giacche.

BISAZZA-(Eseguendo)

Avanti motore azione, via. -(Concettina gli da la cassetta) Chi è?

CONCETTINA

A musica da canzuna.

BISAZZA-

E c’ha fari? (Il regista prende la cassetta, e mette la musica)

CONCETTINA-(Canta, non appena finisce entra la madre di corsa)

CARMELA-

Chi fa ca disgraziata? Iavi di quandu pattisti da casa chi ti sicutu, pigghia pa casa, di cussa.

CONCETTINA-(piagnucolosa)

O ma.

CARMELA-

Nenti ma, pigghiamu pa casa chi ora rivu io.(Concettina esce) Ora io vulissi sapiri, chi facia me figghia ca cu 3 masculi? (Rivolta al cameraman, il quale non batte ciglio) Ah, non parri?

BISAZZA-

Signora è soddomutu.

CARMELA-

E parrassi lei allura.

BISAZZA-

E chi cia diri?

CARMELA-

Chi facia me figghia ca cu 3 masculi?

BISAZZA-

So figghia vosi fattu u provinu.

CARMELA-(Segnandosi)

Gesù Giuseppi e Maria, chi figghia disonorata. Ma chi è su provinu?

BISAZZA-

U provinu è, comu cià diri, u sapi chi è a televisioni?

CARMELA-

Cettu cu sacciu, è na scatula chi cristiani da intra.

BISAZZA-

Dicemu di si, ora sti du cristiani sunnu, unu miricanu, chi è u regista famosissimu, e l’autru è romanu, chi è soddomutu.

CARMELA-

E chissu già mi l’aviu dittu.

BISAZZA-

Ora chisti, ceccunu cristiani chi sannu cantari, chi sannu cuntari bazzilletti, cristiani chi vonnu fari a telivisioni, e so figghia vosi cantari na canzuna, eccu chiddu chi facia so figghia cà.

CARMELA-

E poi si vidi ta telivisioni?

BISAZZA-

Certu a vidunu miliardi di cristiani, miliardi? Miliuni!!

CARMELA-

Bi figghioli, allura chista è a vota bona chi si marita.

BISAZZA-

Ah, s’è schetta, cettu chi si marita, comu a vidunu a cuminciunu a ciccari.

CARMELA-

Allura vogghiu diri du paroli puru iò ta  telivisioni.

BISAZZA-

Va beni, parrati da to microfunu.

CARMELA-(Va verso il microfono)

Undi cà?

BISAZZA-

Si si, allura dicitimi nomi cugnomi e via undi stati.

CARMELA-

U me o di me figghia?

BISAZZA-

U vostru, chiddu di so figghia u scrissi già.

CARMELA-

Mi ghiamu Carmela Spampinato, e staiu ta via 3 giacche.

BISAZZA-

Spampinato?

CARMELA-

Si su fimmina pozzu essiri spampinato? Spampinata sugnu.

BISAZZA-

Va beni, Carmela Spampanata.Pronta, quandu dicu via poti parrari.

CARMELA-

Ma scusati com’è parrari?

BISAZZA-

Comu voli parrari, ca bucca.

CARMELA-

Vogghiu diri, vistu chi mi vidunu tanti cristiani, e megghiu mi parru ‘ntalianu?

BISAZZA-

Cettu si lo sape parrare megghio fosse. Allora, Spampanata Carmela, motori, azioni, ciak via.

CARMELA-

Allura, iò sugno la mamma di Concettina, chidda chi ha cantato prima, da bella ragazza, tutta zuccarata; mia figlia vorrebbi incontrari il suo principi azzurru, ma i principi sbagghiano sempri strada, me figghia è cà e i principi pigghiano pi dà, vonnu essiri ciccati ora sti principi, ma puru a ciccarli non si di trova, sunno chiù rari dei corva bianchi. Io mi rivolgo a chiddi chi vaddano la televisioni, che chista, è na carusa da non farsila scappari, sape fare tutto chiddu chi c’è da fari a casa, sape fare a pasta ca salsa, a pasta a forno al legna, e non parramo di secondo quanto cose sape fare, potrebbi stare cà na iunnata a parrare, ma andiamo oltre al mangiare: mia figlia è tutta casa e chiesa e chiesa e casa, è un amore di carusa. Romantica duci, tennira comu l’acqua, lei ave 37 anni ma ne dimostra molte, di meno, pare una carusa. E  non parramu poi del rispetto che ave.Se incontra un cane nella strada lei lo saluta. No no, è troppo educata, e chè pulita, e sempre che pulizia. Nella  stadda dei nimali, terra si pote mangiare di quant’è pulito; figurativi a casa come la manteni, uno specchio, al  pubbirazzo non ci duna il tempo mi quaglia, che lo piglia ta l’aria. Io quasi quasi non ma leverei di dentro, ma la natura dice che l’uomo e mia figlia si devono accoppiare e moltiplicare e quindi si deve formari una famigghia. E chi ci manca, nenti ci manca, chillo chi ha dumandato ha avuto. Volle il ficiglione nuovo, e ciù cattammo, volle a carriola di plastica pi carriare l’ebba e cia cattammo, volea a machina e ci cattammo a carriola con le rotelli. Sempri l’abbiamo contintato, di una maniera o di l’altra, non ci manca nenti. Il  corredo per il matrimonio ave 18 anni chi l’have pronto, e tutti cosi di prima qualità, robba, cioè tirreno dave oltre 10 tummina, con olivari e limunari, già con il contratto a faccia sua. Pecciò   cari mascoli questo è un partito di matrimonio chi non si devi fare scappare, pecciò io vi dico di telefonari telefonari, perchè chi si pigghia a mia figlia non piglia nè una, nè due, ma tre fimmine, sissignori, perchè mia figlia fa per tre, modestamenti ha pigliato da me. Ma la cosa più importante, su quale c’è la garanzia , soddisfatti o rimborsati, è, che mia figlia è una rosa che non è stata ancora cogliuta da nessuno, ma che dico cogliuta, manco ciauriata. Avete capito bene, manco ciauriata, pecciò dove la trovate un altra così? E allora telefonate telefonate, perchè telefonando, non avete nullo impegno, se vi piace ve la prendete, se no, non dovete pagare niente, anzi vi dugno puro i soddi della telefonata, e per il primo chi telefona c’è un altro regalo a sorpresa, pecciò pigghiate carta e penna e scrivetebe il numero, il numero.(Il regista fa segno a Bisazza di stringere)

BISAZZA-

Signora ha finito picchi sta finendu u nastru.

CARMELA-

Si il numiru è 0992587853, telefonate telefonate telefonate,vi spettu.

BISAZZA-

Ma cettu chi lei putissi fari piddaveru i televenditi.

CARMELA-

E chi sù si cosi?

BISAZZA-

Nenti lassamu peddiri.

CARMELA-

Allura è sicuru chi si vidi ta telivisioni?

BISAZZA-

Sicurissimu.

CARMELA-

E quandu?

BISAZZA-

Chissu non ciù sacciu diri, si sape parrare puro l’ingrisi se lo face dire dal  regista.

CARMELA-(Si rivolge al regista, gesticolando)

Sentesse, quando si vid ta television?

REGISTA-

What?

CARMELA-

Ah ionnu otto, e a qual or?

REGISTA-

What?

CARMELA-

All’ottu, va beni.(Rivolta a Bisazza) Si si marita, haiu nautra figghia piccitta , e tonna fazzu u stissu.

BISAZZA-

E qunt’anni avi?

CARMELA-

Ancora idda davi 34 anni.

BISAZZA-

Cettu, ancora carusa è.

CARMELA-(Va per andarsene)

Arrivedecci va.(Il regista  fa segno a Bisazza per i soldi)

BISAZZA-

Signura ca sava pagari.

CARMELA-

Senti che bella, iò fici u spettaculu ‘nta telivisioni e spatti a pagari, ma chi diciti?

BISAZZA-

Signura si non pagati u regista non bi metti ta telivisioni, e vostra figghia bi faci a muffa intra.

CARMELA-

E qunt’è va?

BISAZZA-

Ata pagari puru chiddu di vostra figghia e veni 200,00 €

CARMELA-

Minchiuni, così autu bi ittastu?

BISAZZA

Signura i prezzi iddi i fannu, no iò.

CARMELA-(Cerca i soldi nel seno)

Vadda che bella chista , che bella stautra,  ne truvu chiù i soddi?

BISAZZA-

E mi pari chi vostra figghia mancu u principi trova.

CARMELA-

Ah, cà  sutta si daviunu scindutu, (Appre il fazzoletto, e gli dà i soldi) tiniti cà, si no vidu ta telivisioni ionnu ottu  vegnu ca, e di di vegnu vegnu du mulinu, vi salutu. (Esce)

BISAZZA-

Arrivedecci, (Il regista va a prendersi i soldi) l’italianu no canusci, ma i soddi si.

ROCCU-(Da fuori piangendo)

Di ‘ndi vinni sta pitraaata?

BISAZZA-(Saltando in aria, va verso la porta)

Chi succidiu?

ROCCU-(Entrando)

Di ‘ndi vinni sta pitraaata?

BISAZZA-

Cu fu chi bi tirò ssa pitrata?

ROCCU-

Chi fu fotti sta pitraaata?

BISAZZA-

Ma undi bi capitaru? (Fa segno al cuore) Ma fu cacchi carusu? (Roccu fa segno di no) Unu randi?

ROCCU- (A stento)

U me sceccu.

BISAZZA-

U sceccu bi tirò na pitrata?(Roccu scuote la testa) Ah, capi u sceccu bi ittò ‘nterra e biscastu cu pettu supra na petra. E picchi non mazzati e bu mangiati?

ROCCU-(Ancora più forte)

Di ‘ndi vinni sta pitraaata?

BISAZZA-

Ma vui puru, bi doli u pettu e iti caminandu cu sa cosa supra i spaddi. Ma siti in luttu?(Roccu annuisce) Pacenzia, chi sava fari, tinemundi fotti. Vuliti fari u provino?

ROCCU-

Sissignuri, iò vogghiu cantari sta storia di morti.

BISAZZA-

Va beni.(Lo porta al microfono e poi va per scrivere) Poviru cristianu.(Roccu comincia a suonare) No, femmu, un mumentu, prima mata diri comu vi ghiamati.

ROCCU-

Ommai u me nomi non cunta chiù, dopu a peddita du me. (Si commuove)

BISAZZA-(Dopo una pausa)

Ai ai, ma era parenti strittu?

ROCCU-(Sempre commosso)

Era chiù da me vita.

BISAZZA-

Avanti pacenzia, su cosi chi capitunu, purtroppu semu di passaggiu supra sta terra, datimi u nomi, chi cà l’associazioni b’ava fari a ricivuta.

ROCCU-

Roccu Panzitta.

BISAZZA-

Via, (Roccu comincia a suonare) femmu femmu, vulia diri a via undi stati.

ROCCU-

E ora chi cunta chiù a via, u megghiu chi stava dà muriu. (Si commuove)

BISAZZA-

E bonu, chi ci putiti fari ommai, comu si dici, u mottu è mottu pinzamu o vivu, chi via è?

ROCCU-

Via triulu.

BISAZZA-

Mizzica staci propiu a pinneddu sa via, u numiru?

ROCCU-

E chi cunta chiù u numiru..

BISAZZA-

E tonna, u capemmu va, cuminciati sa storia, muturi azioni via.

ROCCU-(Comincia a cantare alla fine esce piangendo e senza pagare)

REGISTA-(Fa segni disperati a Bisazza per il pagamento)

BISAZZA-(Un po’ commosso)

Ma non viditi com’è dispiratu du puviru omu. Ci muriu un parenti strittu, ci muriu u sceccu, na pitrata ‘nto pettu pigghiò! Poviru disgraziatu. Ma non dannu propia compassioni sti cuntinintali, non sunnu comu a niautri siciliani, chi si mazzunu unu pi nautru.(Pausa) Eppuru iò vulissi andari America, a mamma di pumadoru, astura cosu, comu si ghiamava, Cristofulu Garibaldi si non facia u viaggiu erumu senza pumadoru, e a sassa comu a faciumu.(Si rivolge al regista) Lei chi dici?(Gli parla in inglese, rimproverandolo per prima) Comu fussi chi non dissi nenti.(Pausa, fa scena) Eppuru bonu fussi un travagghieddu di chistu, sittatu intra, quasi quasi ci fazzu un pinzierinu, e mi mettu a socia cu signor Giuliu. Non è difficili comu pinzava, azioni muturi via.(Il regista ed il cameraman fanno scena) Menu mali chi tra iddi si capisciunu.

GIULIO-(Entrando)

Eccomi quà, come è andata? Tutto ok?

REGISTA-(Gli fa cenno di soldi, parlando in inglese e addita Bisazza, ma egli non capisce)

BISAZZA-

Chi dissi?

GIULIO-

Ha detto. Ha detto.(Regista c.s.) Che avete fatto un buon lavoro, complimenti.

BISAZZA-

Grazi, fici chiddu chi potti.

GIULIO-

Se avete da fare potete andare ora ci penso io.

BISAZZA-

Va beni, (Va per uscire) i pigghiastu i soddi?

GIULIO-

Quali soldi?

BISAZZA-

Non andastu o bancu?

GIULIO-

Ah si, lasciatemi stare ho fatto la fila, e quando era il mio turno si sono bloccati i computers, ho aspettato un po, ma non si sono sbloccati, andrò domani.

BISAZZA-

Pacenzia. (Esce)

GIULIO-

Ma chi ha chi fa signali?

REGISTA-

Vinni unu, ma Bisazza non si fici pagari, picchì chiddu ciangia e ci passi pena.

GIULIO-

E vuiautri non ciù putiu fari capiri chi si avia fari pagari?

REGISTA-

E io ciù fici u signali ciù fici. Chi avia fari ci avia pigghiari u pottafigghiu?

CAMERAMAN-(Discolpandosi)

Io io io non ci potti di di diri nenti. Sugnu so so soddomutu.

REGISTA-

Si soddomutu! Und’era si non era pi mia ti mittivi a parrari cu Bisazza.

GIULIO-

Ma comu non vi mazzu a tutti i dui. Ma chi siti i figghi di Giufà?

REGISTA-

Comu finiu cu chiddu?

GIULIO-

A schifiu,  voli i soddi, e si non ci dugnu subitu si veni a pigghia sti cosi.

CAMERAMAN-

Ie ie ie picchì non ci duni?

GIULIO-(Facendogli la ripassata)

Ie ie ie picch’ non l’haiu!!

REGISTA

E comu facemu?

GIULIO-

Comu facemu, 3 semu assà e i soddi sunnu picca, cà i soluzioni sunnu 2, unu di niautri si d’avi a ghiri.(Pausa,si guardano come per chiedersi chi)

CAMERAMAN-

Ie ie l’autra?

GIULIO-

Chi ti da ghiri tu.

CAMERAMAN-

Io?

GIULIO-

Purtroppu si, picchì si mi di vaiu iò, chiddu è miricanu, tu si soddomutu, e comu faciti? Iddu non si di pò ghiri chi è u regista miricanu, pecciò?

CAMERAMAN-

Allura da da datimi i me so so soddi.

GIULIO-

Comu ti dugnu i soddi, prima ama fari tutti i cunti.

REGISTA-

Cettu, sanna livari i spisi, poi facemu u cuntu di ionna e di spattemu.

CAMERAMAN-

No, io i vo vo vogghiu ora.

GIULIO-

Chistu voli diri chi non ha fiducia.

REGISTA-

Stu comportamentu di tia non du spittaumu, bell’amicu.

GIULIO-

Non ti scantari chi comu finemu, u pinzeri mi ti ciccamu è u nostru, sicuru.

REGISTA-(Vedendolo titubante)

Tranquillu ci po calari a pasta. (Gli dà la mano)

CAMERAMAN-

Ammenu da da datimi ‘naaanticipu.

GIULIO-

Bonu va, alluru si duru di testa? Dobbiamo fari le conti prima!!

REGISTA-(A cantilena)

Le conti ama fari!!

CAMERAMAN-

Ie ie va va beni, iò spettu a vuautri.

GIULIO-

Tranquillu, poi tu ammenu si sicuru chi cacchi cosa a guadagnasti, niautri si non veni chiù nuddu, non si sapi comu di finisci.

CAMERAMAN-

Mi mi di vaiu ora?

GIULIO-

Cettu, se no pizzi puru sta iunnata.

REGISTA-

Quasi quasi ti vidiu.

CAMERAMAN-(Uscendo)

Bi bi salutu, di videmu allura ah.Settu a vuiautri. (Esce, e gli altri lo salutano)

REGISTA-

Mi pari chi sta vota nira è.

GIULIO-

Nira è? Chiù scuru di mezzanotti non pò fari, e poi a cu ci vinni sta pinzata, a tia.

REGISTA-

Ah, l’autri voti chi tuttu avia funzionatu, a pinzata era a to. (Entra Bisazza)

BISAZZA-

Apposto?

GIULIO-

Siamo quà.

BISAZZA-

E u soddumutu undi è?

GIULIO-

Purtroppo è dovuto partire per Roma, doveva girare un altro film con coso la, con, Viddone.

BISAZZA-(Va alla cinepresa)

Allura mi mettu io ca?

GIULIO-

No no per favore non la tocchi. Questa non è facile da usare

BISAZZA-

Allura lei usa chista e iò fazzu u muturi.(Va a prendere il ciak)

GIULIO-

No, no grazie, ce la caveremo da soli.

BISAZZA-

Senza complimenti, si aviti di bisogno io sono disponibilissimo. Un frisco e vegnu subitu.(Esce)

GIULIO-

Ci piaciu u passatempu.

REGISTA-

Peggiu di na zicca chistu ora è.

PAZZO-(Entra, ben vestito)

Permesso, buongiorno.

GIULIO-

Di nuova quà lei? (Il pazzo si guarda intorno) Si, si sto parlando con lei.

PAZZO-(Cs)

Ma, parla con me?

GIULIO-

Si propio con lei.

PAZZO-

Ma se parla con lei non parla con me.

GIULIO-

Senta non ho tempo da perdere, parlo con lei, anzi se si offende gli dò del voi. Stò parlando con voi.

PAZZO-

Ma io sono solo.

GIULIO-

Lo vedo che è solo.

PAZZO-

Allora perchè dice voi?

GIULIO-

Senta, lei non è quello che è venuto prima con sua moglie, e se ne andato anche senza pagare?

PAZZO-

Ma lei sta parlando cu mia?

GIULIO-

Si. Si parlo con lei.

PAZZO-

Lei sta prendendo un granchio, che dalle nostre parti si dice iambiru.

GIULIO-(Irritato)

No, io la sto prendendo a calci in culo.

PAZZO-(Saltando in aria)

Comu dissi, ma lei u sapi cu sugnu io?

GIULIO-

Si, lei è il pazzo di prima.

PAZZO-

Caru signori, io sugnu Don Calogiru dittu u fitusu, e si lei è cà ancora vivu, dopu chiddu chi mi dissi, si deve ritenere fottunato, molto fottunato.

GIULIO-

Lei mi vuole prendere in giro?

PAZZO-(Gli si avvicina)

No, io si lei voli a pozzu pigghiari ca taula o pettu e ci fazzu vidiri cu sugnu.

GIULIO-

Ma lei ha la stessa faccia del pazzo di prima, che era il Commendatore Pancrazio mi sembra.

PAZZO-

Io non sugnu  commendaturi, ma si vuliti mi putiti ghiamari cavaleri, e capi puru di cu stati parrandu, e pi sta vota fazzu finta di nenti.

GIULIO-

Mi scusi, ma siete due goccie d’acqua.

PAZZO-(Autorevole)

Bonu ora, acqua passata, la peddono pe stavota.

GIULIO-

Mi scusi. Allora lei è venuto per il provino no?

PAZZO-(Comincia a cercare per la stanza)

No io sono venuto a vedere se tutto era in regola.

GIULIO-(Si guarda con il regista)

Certo che è tutto in regola, può stare tranquillo.

PAZZO-

Tranquillu 30 anni.

GIULIO-

No, quà non si scherza.

PAZZO-(Continua a cercare senza farsi notare)

Picchì io ci sembro uno chi scherza?

GIULIO-

Non ho detto questo.

PAZZO-

Ah, mi sembrava. Che voleva alludevare questo.

GIULIO-

Non mi permetteri mai.

PAZZO-

Sicuro che c’è tutto in regola? (Prende una banana dalla giacca)

GIULIO-(Si guarda con il regista come se l’avesse riconosciuto)

Ma per caso il commendatore Pancrazio è vostro parente?

PAZZO-

E ci tonna cu Pancraziu. Avete da accendere? (Giulio si fa dare l’accendino dal regista e glielo porge.Si accende la banana, e subito tossisce) U dutturi mu dissi, ma iò a testa l’aiu dura, mi dissi <inveci mi bi fumati si soddi, mangiatibilli> (Si sbuccia la banana e la mangia) non è che per caso avete trovato un telefonino a forma di banana? (Giulio e il regista si avvicinano piano piano, e il pazzo va verso la porta) Non l’avete trovato pacenzia.

GIULIO-(Cerca di afferrarlo ma il pazzo esce)

Disgraziato! Lei è quello di prima, grandissimu brugghiuni!

REGISTA-

Pacciu è, ma sapri brugghiari megghiu di niautri.

GIULIO-

Avvidiri, puru i pacci di pigghiunu pi fissa.

REGISTA-

A tia pigghiò pi fissa, a mia mi pigghiò l’accendino.

GIULIO-

A picchi tu non eri cà?

REGISTA-

Si ma tu parravi cu iddu.

DON TANU-(Da fuori)

E’ pimmissu?

GIULIO-

Avanti, s’accomodi, buongiorno.

DON TANU-(Entrando)

Pi lei, pi mia non tantu.

GIULIO-

Scusi, non ho capito.

DON TANU-

Non cuminciamu a fari l’indiani.

GIULIO-

Che indiani, non capisco.

DON TANU-

Dicu io, lei mi dissi bongionnu?

GIULIO-

Si.

DON TANU-

E io ci rispundì, pi lei, pi mia non tantu.

GIULIO-

Vediamo se possiamo farlo diventare buono anche per lei.

DON TANU-

Difficili mi pari, a cosa fu pigghiata stotta.

GIULIO-(Sorridendo)

Allora, è venuto per il provino?

DON TANU-

No, io ho venuto per mettere tuttu in regola.

GIULIO-(Guardando il regista)

Ho capito, lei è parente di quell’altro che è venuto prima.

DON TANU-(Saltando in aria)

Picchì cu vinni prima?

GIULIO-

Niente, uno che non era tanto sano di mente, era venuto per vedere se tutto era in regola.

DON TANU-

No, io ho vinutu non pi vidiri, ma pi mettiri tuttu in regola.

GIULIO-

Senta, se lei vuole fare il provino bene, altrimenti se ne vada perché noi non possiamo perdere tempo.

DON TANU-(Trattenendosi dall’ira)

Ma lei u sapi cu sugnu io? Don Tanu, capiu, don Tanu.

GIULIO-

Si, don dan e din don, e che sono le campane di Pasqua.

DON TANU-(Cerca di trattenere la mano destra, che vorrebbe prendere la pistola)

Ma lei sta schizzandu cu focu?

GIULIO-

Senta, oggi è stata una giornata molto impegnata, quindi sono stanco, e mi fa male pure la testa.

DON TANU-

Io a testa cia fazzu sautari, a lei e puru a chiddu. (Indica il regista) Chi già sulu mi ci vidu u sucaru comu o me mi desi fastidiu.

GIULIO-

Ma lei sa chi è lui?E’ un regista americano, famosissimo in America.

DON TANO-

E iò sugnu Don Tanu, e sugnu famosissimu cà.

GIULIO-

Va bene lei è famoso qua lui in America. Allora vuole fare il provino si o no?

DON TANU-

Allura non ci abbiamo capito? Dobbiamo mettiri in regola chi pagamenti.

GIULIO-

Ah, di nuovo, ma lei è cocciuto.

DON TANU-(Fa la solita scena, parla con la mano)

Sta, bona, bona, sta manza.

GIULIO-

Senta se non se ne va, chiamo il padrone di casa e la faccio buttare fuori.

DON TANU-(Cs)

A cuccia ti dissi, u ghiamassi, u ghiamassi o patruni.

GIULIO-

Signor Bisazza.

BISAZZA-(Da fuori)

Arrivu. (Entra, e va subito alla telecamera) Aviti bisognu?

GIULIO-

Lasci la cinepresa. Il signore che mi sta facendo perdere tempo, e non vuole uscire, ci vuole pensare lei?

BISAZZA-(va verso, don Tano che è di spalle, ma gli sembra di conoscerlo, e con un filo di voce)

Senta lei.

DON TANU-(Si gira, e gli porge la mano)

BISAZZA-(Al vederlo impallidisce, e gli bacia la mano, tremante)

Don Tanu, lei ccà?

DON TANU-

Io ccà,  vistu chi nuddu m’ha ciccatu pi regolarizzari, (Fa segno dei soldi) vinni io di presenza ccà.

GIULIO-

Ma scusi lei chè è, dell’ufficio del lavoro, ispettore dell’iva, chi è?

DON TANU-(Marcando)

Io sugnu don Tanu, (Rivolto a Bisazza) diciticcillu a l’amici  vostri cu sugnu io.

BISAZZA-

Iddu è, è, don Tanu.

GIULIO-

E allora?

DON TANU-(Nervoso)

E allura ta stu paisi non si movi nenti senza u me pimmissu, mancu i fogghi dill’abbiri si ponnu moviri. (Fa vedere la pistola) Di capemmu?                    

GIULIO-(Spaventato, il regista si alza e si nasconde dietro le sue spalle)

Si, si, certamente.

DON TANU-

Certamenti na fungia, mi pari chi voialtri pi fari sti chiastri, u me pemmessu non dumandastu.(Scena della mano) Lassa docu ti dissi, lassa.

GIULIO-

Ma noi siamo forestieri, non sappiamo le vostre abitudini.

DON TANU-

Sempri a solita litania, io non su di ccà, no sapia, non fici apposta. Don Cammelu, vui u sapiti comu si usa ccà, chi è bi sfuiu u me nomi?

BISAZZA-(Tremante)

No, don Tanu, chi diciti, siccomu eni na cosa di nenti.

DON TANU-

C’è giru di soddi?

BISAZZA-

Si ma …….

DON TANU-(Interrompendolo)

Allura ci voli u me pemmessu.

BISAZZA-

Ma su fissarii, apposta non bi vosi disturbari.

DON TANU-

Mali facistu, quandu si tratta di fissarii, (Fa segno dei soldi) mi dovete disturbari, si non vuliti essiri disturbati.Comunqui, pi stavota a comu fù fù, (Rivolgendosi a Giulio) ora si siti accomodi regolarizzamu, va beni?

GIULIO-

Si si certo.

DON TANU-

Ora cuminciamu a ragiunari.(Si siede sulla poltrona ma prima mette un fazzoleto sopra, per non sporcarsi) Dicu ma capistu chi dobbiamu regolarizzari.

GIULIO-

Si, si, abbiamo capito.

DON TANU-

E allura a cu spittamu?

GIULIO-

Ah, dobbiamo farlo ora?

DON TANU-

No ora. Subitu.

GIULIO-

Ma ora siamo a corto di liquidi, se ci può dare un paio di giorni.

DON TANO-(Irritato)

Don Cammelu, bi risulta chi io dugnu ionna di tempu ?

BISAZZA-(Confuso)

Si…

DON TANU-

A mia non mi risulta.

BISAZZA-

Si, dicu, non mi risulta.(Rivolto a giulio) No, non di duna tempu.

GIULIO-

Per favore sia clemente.

DON TANU-

Quali clemente, io sugnu don Tanu, ancora non l’hatu caputu?

GIULIO-(Baciandogli la mano, ed il regista i piedi. Ma don tanu li scansa e si pulisce)

La prego, tra due giorni saremo in regola.

BISAZZA-

Don Tanu, bi putiti fidari.

DON TANU-(Alzandosi)

Va beni, responsabili vui.(Bisazza gli tremano le gambe) Si fra du ionna non sunnu in regola, a sciogghiu. (Riferendosi alla mano) E si non pagunu iddi, pagati vui, bi salutu. (Prende la pistola, tutti si buttano a terra, e spara verso il divano bucando un cuscino. Poi esce)

BISAZZA-(Quasi piangendo)

Mottu sugnu, ma cu mi potta ‘nta sti lani, sta vota si non mi mazza me muggheri mi mazza iddu.

GIULIO-

Questo non scherza!

BISAZZA-

Ah non capistu chi chiddu è don Tanu? Chiù tostu truvati si soddi, se no di fa fari a fini du surici.

GIULIO-

Tra due giorni sarà tutto a posto.

BISAZZA-

No sarà, ava essiri, io vaiu a ceccu a n’amicu, mi metti na bona parola. (Esce)

GIULIO-

Puru chista ci mancava.

REGISTA-(Senza voce)

Stavota a peddi di fannu.

GIULIO-

A peddi ti l’avissi fari a tia chi mi metti ‘nta sti ‘mbrogghi. Ma chi è sa iacqua ‘nterra?

REGISTA-

Acchi tubu chi peddi.

GIULIO-

Ta facisti di coddu?

REGISTA-

U scantu è scantu.

GIULIO-

Spiramu mi sistimamu puru cu chistu.

REGISTA-(Prende il cuscino bucato)

Spiramu.                                                                     

PEPPINA-(Da fuori a voce alta)

Mastru Cammelu, o mastru Cammelu.                                                                              

GIULIO-

Avanti avanti, si accomodi.(Entra con un cesto) Buongiorno è venuta per il provino?

PEPPINA-

No non di vindu vinu, vindu ova, iaddini, cunigghia.

GIULIO-

Ho capito, ma siete venuta per il provino?

PEPPINA-

 No no, non di vindu vinu, e chi siti suddu?

GIULIO-(Si mette le mani nei capelli, intanto il regista ride sotto i baffi)

Ma perchè siete quà?

PEPPINA-

No, cà sulu l’ova haiu, i iaddini e i cunigghia si voli ci vaiu a pigghiu a casa.

GIULIO-

No grazie, non vi disturbate.

PEPPINA-

Cettu, si lei voli ci dugnu mazzati, e scucciati, però u prezzu aumenta.

GIULIO-(Rivolto al regista)

Ma chista è sudda campana.

PEPPINA-

E na para di ova ne voli?

GIULIO-

Mi fanno male, non ne posso mangiare.

PEPPINA-

Cettu chi si po fari a sucari, su frischi frischi.

GIULIO-(Urla)

No ne voglio.

PEPPINA-

E chi sbramia oh, na ricchi mi studdiu, ma don Cammelu undi è?

GIULIO-

E’ uscito un momento.

PEPPINA-

Ah andò o rifonnimentu, e a binzina non si po cattari chiù, fazzu bonu iò chi caminu a pedi.

GIULIO-

Fa bene.

PEPPINA-

Cettu chi fa beni, caminari a pedi fa beni a circolazioni, ma piddia tempu don Cammelu?

GIULIO-

Signora che ne sò, è uscito poco fà.

PEPPINA-(Si siede)

Allura spettu si unde è cà. Ma vuiautri cu siti, chi iò non bi canusciu, siti furisteri? (Giulio annuisce) U dissi iò, e chi faciti cà?

GIULIO-

E’ una storia troppo lunga , lasciamo stare.

PEPPINA-

Ah, ata travagghiari, e chi travagghiu faciti?

GIULIO-

Facciamo provini.

PEPPINA-

Ah, buttighiati u vinu, apposta mi dumandastu si vindia u vinu?

GIULIO-

Madonna du Camminu, comu a fari cu chista?

PEPPINA-

E bonu non bi dispirati, ora bu mandu io a unu chi vindi vinu.

GIULIO-(Arrabiato)

Non ne voglio vino. E ora se dovete aspettare il signor Bisazza,  per favore lo aspettate fuori, è meglio.

PEPPINA-

Vadda che bella, ma lei chi è u patruni di casa, chi mi ietta fora?

GIULIO-

Signora io devo lavorare.

PEPPINA-

E travagghiassi, io nenti ci fazzu. (Giulio si dispera) Ma chi su sti cosi? (Indica i microfoni)

GIULIO-

Sono microfoni.

PEPPINA-

Ma ci pari chi non l’ha vistu mai i grammofuni?

GIULIO-(Urla)

Ho detto microfoni, microfoni, che ci servono per il nostro lavoro.

PEPPINA-

Ma si vuiautri buttigghiatiu vinu, chi centrunu sti cosi?

GIULIO-

Noi lavoriamo nella televisione.

PEPPINA-

Io mai ba vistu ‘nta deligazioni.

GIULIO-

Basta, io mi di vaiu chi mi staiu irritandu.

PEPPINA-

Andassi andassi si è in ritaddu.

GIULIO-

Ma perchè non si fa visitare da un otorino?

PEPPINA-

Quali motorinu, ci dissi prima chi iò caminu a pedi.

GIULIO-(C.s.)

Dico perchè non si fa curare l’udito?

PEPPINA-(Si mette il dito nell’orecchio)

Cettu, si lei parra così fotti, pi fozza ma mettiri u idutu ta ricchi, madonna chi vuci, ma chi ci pari chi semu o miccatu.(Rivolta al regista che se la ride sotto i baffi) Ciù dicissi puru lei  mi non sbramia, se no i ricchi ‘ndi scassa.

GIULIO-

Lui non parla l’italiano.E’ americano.

PEPPINA-

Ma l’africani non su niri?

GIULIO-(Va per uscire, ed entra Bisazza)

Basta io mi di vaiu.Oh, meno male che è arrivato, c’è una che l’aspetta.

BISAZZA-

Ah, a signura Pippina, (Rivolto a Peppina, con voce alta) signura Pippina.

PEPPINA-

Ah rivastu? A  quali rifonnimentu andastu?

BISAZZA-

Picchi pari chi era o rifunnimentu iò?

PEPPINA-

Stu cristianu mu dissi.

GIULIO-

Io le ho detto che era uscito un momento.

BISAZZA-

Va beni, avoi nenti vogghiu.

PEPPINA-

Mancu du ova?

BISAZZA-

No non di vogghiu.

PEPPINA-

E pigghiatibilli, sunnu frischi frischi.

BISAZZA-

Bonu va, bi dicu no.

GIULIO-(Per sbarazzarsene)

Va bene lasciatemeli a me.

PEPPINA-

Ma si prima non di vulistu?

GIULIO-

E ora li voglio comprare.

PEPPINA-

Ah, si l’ava regalari allura si dava pigghiari sei.(Gli dà le uova ed aspetta per essere pagata. Ma Giulio fa segno a Bisazza di sbarazzarsene )

BISAZZA-(Portandola verso l’uscita)

Ora nisciti chi chisti anna travagghiari.(Peppina gli fa segno per isoldi) Dopu si di parra, bi salutu.

PEPPINA-(Rivolta a Giulio)

Arrivedecci, a chiddu chi vindi u vinu chi fazzu bu mandu cà?

GIULIO-

Non vi scomodate.

PEPPINA-

No i patati bi vindu iò.

BISAZZA-(Spingendola fuori)

Non di voli patati, bi salutu.(Dopo che sia usita) Scusati si avistu disturbu ma, a signura Pippina di na ricchi non senti. Io parrà cu n’amicu chi ci metti a bona parola cu don Tanu. Vuiautri non bi faciti spittari però, se no c’è a zotta.

GIULIO-

Non si preoccupi.

BISAZZA-

Io sugnu da banda, chi du scantu mi tramutò u stomicu.(Esce)

REGISTA-

Di na ricchi non senti, e dill’autra mancu.

GIULIO-

Pacci, mafiusi, suddi, e chi ‘ndava capitari chiù. Pi  fauri niscemu na picca, quantu mi sbiu a testa.

REGISTA-(Si alza e si scuote i pantaloni)

Si andamu o bar, offru iò.

GIULIO-

Si offri tu e pagu iò. Signor Bisazza, noi facciamo un break, andiamo a prendere qualcosa al bar, se viene qualcuno lo faccia aspettare.

BISAZZA-(Da fuori)

Signor Giulio chiudissi a potta, chi per ora staiu facendo un subbizzo.

GIULIO-

Scusi che sta facendo?

BISAZZA-(C.s.)

Sto facendo il subbizzo va, sono nella toletta.

REGISTA-

Undi è supra a suletta?

GIULIO-

No supra di canali è. Va bene chiudo la porta. (Escono, dopo poco Suona il campanello)

BISAZZA-(Uscendo si abbottona i pantaloni e va ad aprire)

E chi sapiunu u mumento? Vegnu. Prego avanti.

CARMELA-(Entrando decisa)

Undi su ‘ndi cristiani?

BISAZZA-

Ora venunu, andaru mi si pigghiunu un brek o bar.

CARMELA-

Io vogghiu i me soddi arreti.

BISAZZA-

E picchi signura?

CARMELA-

Picchi iddu mi dissi chi ionnu 8 si vidia ta telivisioni. Avoi ‘ndavemu 9 e iò non visti nenti.

BISAZZA-

E undè iddi venunu, ora parrati cu iddi.Sittatibi. Fossi a spostunu di cacchi ionnu?

CARMELA-

Si e me figghia quandu si marita?

BISAZZA-

Signura, so figghia havi 40 anni chi spetta, si spetta du ionna di chiù non mori nuddu.

CARMELA-

Quali 40 anni e 50 anni. Me figghia 37 anni havi ancora.

CULATRU-(Da fuori)

Patruni i casa, c’è pemmessu?

BISAZZA-

Avanti c’è postu.

CULATRU-(Entra)

Salutamu.

BISAZZA-

A vui siti?

CULATRU-

E l’amici vostri undi sù?

BISAZZA-

Cu su l’amici me?

CULATRU-

Chiddi da telivisioni.

BISAZZA-

Ah, a iddi ciccati, ora venunu.

CULATRU-

Sissignuri, e vogghiu i soddi arreti.

BISAZZA-

Puru vui, e picchì?

CULATRU-

Io, comu vui sapiti, sugnu unu chi gira sempri, cu travagghiu chi fazzu, e sinti diri pedi pedi chi chissi sunnu robbasoddi.

BISAZZA-

Noo, bi sbagghiati, ma chi diciti. Chista è na società seria.Si va beni va, cà non si schezza, spittati puru vui chi ora venunu iddi.

MARIA-(Entrando di corsa)

Undi su, disgraziati undi su?

BISAZZA-

A cu ciccati?

MARIA-

L’amici vostri.

BISAZZA-

Ca davi nautra.

MARIA-

Chiddi da telivisioni, chiddi su tri brugghiuni, autru chi romani e miricani, sunnu di Petrunutaru, e di ficiunu buccari tutti di palli.

BISAZZA-

Viditi chi vi sbagghiati.

CULATRU-

Di Petrunutaru?Allura io l’autru ionnu giustu visti?

BISAZZA-

Chi vidistu?

CULATRU-

L’autru ionnu, era to ciumi di Petrunutaru chi pecuri. O ‘ncettu puntu, vidu spuntari na dicina di vacchi, e chiddu chi vaddava, mi paria unu chi iò canuscia, ma non mi ricuddava undi l’avia vistu, e ora mi staiu ricuddandu. Era chiddu chi tirava u cinima, chi vaddava da intra.

BISAZZA-(Comincia ad avere dei dubbi)

Possibili. Chiddu pattiu pi Roma pi fari un cinima.

ROSA-(Entrando)

A quantu pari non su sula, e undi su?

BISAZZA-

Cu l’amici me?

ROSA-

Si si undi su?

BISAZZA-

Ora venunu. Andaru a brek mi si pigghiunu u  bar.

ROSA-

U vuliti sapiri chiddi di undi su?

MARIA-

Di Petrunutaru.

ROSA-(Risentita)

E u sapiti chiddu chi hannu cumminatu pedi pedi?

BISAZZA-(Con un filo di voce)

C’hannu cumminatu?

ROSA-

Hannu fattu un mari di iautri brogghi, puru ta iautri paisi, e quantu genti chi hannu frigatu.

CULATRU-

Si ma a mia non mi futtunu, si non mi dununu i soddi, ogni corpu di bastuni ci rumpu du costi.

MARIA-

Si ci venunu chiù cà?

CARMELA-

E non s’hanna pigghiari sti cosi? (Entra il pazzo e si assicura che non ci sia ne Giulio ne il regista)

BISAZZA-(Cercando di sdrammadizzare)

Non ci dè brogghi, c’è puru u cuntrattu fattu.

PAZZO-(Dopo aver guardato un pò in giro)

Scusati, ma cacchi dunu ha vistu un telefoninu a forma di banana? (Bisazza fa capire che è  pazzo, di lasciarlo stare. Si mette a cercare per terra)

ROSA-

Mi pari chi chisti non ci venunu chiù. Sinteru ciauru di bruscu.

CULATRU-

Picchi, io ne vaiu a ceccu fina a Petrunutaru.

MARIA-

E io cu vui vegnu.

CARMELA-

Si si puru io, facemu n’associazioni.

BISAZZA-

Si associazioni a delinquiri, ma chi bi dastu l’appuntamentu chi spuntastu tutti tu coppu?

ROSA-

U coppu bu dignu ‘nta testa puru a vui.

BISAZZA-

E iò chi centru?

ROSA-

Cintrati, picchì ci facistu u cumpari.

BISAZZA-

Ma quali cumpari e cummari. Bi dissi chi chiddi sunnu professionisti seri.

CARMELA-

Si sunnu professionisti pi fari brogghi.

MARIA-(Riferendosi al pazzo)

Ma chi cecca chiddu?

BISAZZA-

Lassatulu stari, chiddu è pacciu.

PAZZO-(Trova la buccia e la alza in aria)

Ca ca è. Oh disgraziati, mu rubbaru, mi lassaru a custodia. (Esce quasi piangendo)

MARIA-

Cama fari, i emu a ciccamu a chisti?

(Tutti sono d’accordo, ma ognuno dice la sua e si crea una gran confusione. Intanto entra Assunta e vedendo tutta quella gente resta sbalordita)

BISAZZA-(Al vederla resta di stucco, e con voce tremante)

E tu ca?

ASSUNTA-

E tutti chisti cu su?

BISAZZA-

Amici, amici.

ASSUNTA-

E chi vonnu?

BISAZZA-

Nenti nenti.

ASSUNTA-(Notando la cinepresa)

E sti cosi chi su, non mi diri chi facisti veniri a chiddi da telivisioni?

MARIA-

Quali telivisioni, chiddi latri sunnu.

BISAZZA-

Quali latri, haiu u cuntrattu fimmatu.  Pecciò i putemu denunciari, sempri si ci  fussi bisognu.

ASSUNTA-

Disonesto, t’avia dittu chi cà non l’avivi fari veniri, e sempri facisti di testa to, non ti scantari chi da sabbata  na mangiata cu ligghini e cu logghini.

CULATRU-(Alzando il bastone)

E ca missa cantata.

CARMELA-

Pigghiati su cuntrattu, videmu a cu ama denunziari.

(Bisazza va a prendere la busta, nel frattempo suona il campanello, ed Assunta va ad aprire)

SCALPELLO-(Entra con delle carte in mano)

Permesso, scusate, c’è riunione di famiglia?

ASSUNTA-

E lei cu è?

SCALPELLO-

Sono il signor Scalpello, della Proto assicurazioni.

ASSUNTA-

Vaddassi che ora non è il momento, ho altri problemi arrivedecci.

SCALPELLO-

No, guardi che c’è un malinteso, io sono quà per riscuotere la polizza.

ASSUNTA-

Si sta sbagliando, io non ho nessuna polizza.

SCALPELLO-

Scusi non abita qui il signor Bisazza Carmelo?

BISAZZA-

Si io sugnu.

SCALPELLO-

Infatti, è lei l’assicurato.

BISAZZA-

Ma lei sbagghia cristianu.

SCALPELLO-

No quà ho la copia del contratto, con la via, il numero e la sua firma, (Lo fa vedere) riconosce la sua firma?

BISAZZA-

E comu vinni a finiri docu?

ASSUNTA-

Dammi sa busta, (Gli prende la busta la apre e legge) disgraziatu, chi fimmasti cà, orbu.

BISAZZA-

Comu chi fimmà, u cuntrattu chi mi pagaunu l’affittu di 1000,00 € o ionnu.

ASSUNTA-

Rimbambinutu, fimmasti u cuntrattu dill’assicurazioni vita, chi ha pagari tu 1000,00 € all’annu pi 20 anni, bestia tu e iò chi mi marità cu tia. (Si dispera)

PEPPINA-(Entrando)

Don cammelu, e chi c’è cà, fistinu? Comu finiu cu l’ova cu mi l’avi a pagari, vui o chiddi?

(Entrano Giulio ed il regista, che restano un po sorpresi di trovare tutti la)

CULATRU-

Ca ci sù l’amici, ora videmu com’è u fattu.

GIULIO-

Come mai tutti qua?

MARIA-

E picchì girunu uci, chi non di piaciunu.

CULATRU-(Facendo roteare il bastone)

E pecciò vulemu spiegazioni.

GIULIO-(Rivolto al regista)

Va bene, penso che ora glielo possiamo dire. (Il regista non capisce) Ecco siete stati vittima di uno scherzo televisivo. Guardate tutti la telecamera, siete su scherzi in tv.(Tutti si girano per guardare la telecamera, mentre Giulio ecse corsa)

REGISTA-

E cu si viti chiù.(Anch’egli esce correndo)

BISAZZA-(Disperato)

Signor Giulio, ma undi andati, non schizzati, viniti cà. (Esce per inseguirli)

SCALPELLO-

Signor Bisazza la polizza.

ASSUNTA-

Sintissi, ma già valida è l’assicurazioni?

SCALPELLO-

Certo che è valida.

ASSUNTA-

Si pi casu me maritu mori, i soddi chi pigghia?

SCALPELLO-

Lei chi è la moglie?

ASSUNTA-

Si.

SCALPELLO-

Allora li prende lei.

ASSUNTA-

A si. Ora vegnu  allura. (Va verso la porta)

SCALPELLO-

Ma signora chi mi paga?

ASSUNTA-

Ora, quantu u mazzu e vegnu.(Esce)

CULATRU-

Ma dicitimi na cosa. Non è chi cacchi d’unu di vuiautri mi sapi diri undi si trova a via anali?

FINE