Don Milani film’s

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COMMEDIA IN TRE ATTI DI

Giuseppe Fazio

 

ATTO I

Bisaccia sonnecchia sul divano, all’improvviso viene svegliato dal suono del telefono.

BISACCIA-Ah, si, chi è? Ah, il telefono.Pronto, si, sono io, lei chi è? Uno della tv? E vuole parlare con me? Si tratta di un affare. Mi dica pure. Vuole parlarne di persona? Mi dica di cosa si tratta. Va bene parliamo di persona, a presto. Pronto, pronto, come a presto, non mi ha detto neanche quando sarebbe venuto.(Va per sedersi e suonano alla porta)E chi è a quest’ora?(va ad aprire)

GIULIO. (F.s.)Buongiorno, sono quello che ha telefonato prima.

BISACCIA. Ammazza, cos’ha l’aereo nel culo. Prego, s’accomodi.

GIULIO.(Entrando, con una valigetta 24 h) La nostra associazione non bada a spese, abbiamo anche l’aereo, piacere so Giulio, Cesare Giulio.

BISACCIA. Piacere Bisaccia, Carmelo Bisaccia.

GIULIO. S’accomodi prego, faccia come a casa sua.

BISACCIA. (sedendosi)Grazie.

GIULIO.(accomodandosi)Non c’è di che. Allora come avrà capito dall’accento so de Roma, e faccio parte de un’associazione cimenatografica, che se chiama Don Milani Distribuzions Films, ora siccome l’associazione (Ripete il nome)vuole fa un filme con volti nuovi, siamo venuti a fare dei provini, dico siamo, perché con me verrà un regista americano famosissimo, che ha girato i più famosi film americani, Via col vento, L’uomo che sussurrava ai cavalli, La maschera di ferro, eccetera etc.

BISACCIA. Si, ma non capisco cosa centro io.

GIULIO. Allora, mi spiego subito, l’associazione (Ripete il nome)è a livello mondiale, e quindi se si viene a sapere che c’è questo regista, si creerà er caos totale, giusto? Quindi, se faressimo i provini in luogo pubblico, lei pensi quanta confusione si creasse.

BISACCIA. Certo.

GIULIO. Noi vorremmo fare una cosa un po’ privata, così cercheremo noi le persone per i provini.

BISACCIA. Certo, e allora?

GIULIO. Siccome lei abita un po’ fuori mano, allora ho pensato, sempre se lei è d’accordo, di fare i provini qui a casa sua, pagando naturalmente.

BISACCIA. No, non se ne parla nemmeno, io non posso, mi dispiace, ma non si può.

GIULIO.(alzandosi)Quando è così, non mi resta che cercare altrove. (Fa suonare il suo cellulare, e fingendo)Pronto, si, ciao Sabrina avariu, ok ok, che faccio? Sto in Sicilia per fa dei provini, anzi ancora sto a cercà il posto giusto. Si, dimmi, abbiamo incassato due milioni di euri, mah, m’aspettavo de più. Allora se vedemo per il prossimo filme. Si, lo troverò il posto. Adesso vado da qualche altro, che

magari ne sa approfittare. Va bene te saluto, ciao, bai bai , ciao bella ciao. (a Bisaccia)Era la Ferilli, allora la saluto e mi scusi tanto, arrivederci.(Va per andare)

BISACCIA. Così, tanto per sapere, quanto paghereste?

GIULIO.500,00 €

BISACCIA. No, non posso.

GIULIO. Al giorno.

BISACCIA. Ah!…. e poi non ho tanto spazio in casa.

GIULIO. A noi basta anche il suo salotto…..Facciamo 700,00 €

BISACCIA. Al giorno?

GIULIO. Certo, al giorno.

BISACCIA. Ma, dovrei parlarne con mia moglie.

GIULIO. Facciamo 1000,00 € e così la moglie sarà d’accordo. (Gli dà la mano)

BISACCIA.  Penso di si.

GIULIO-(Accomodandosi sulla poltrona non usata prima, prende delle carte dalla valigetta, che in realtà è la polizza sulla vita)D’accordo allora firmiamo il contratto.

BISACCIA. Perché, ce bisogno del contratto?

GIULIO. Certo, io allora come faccio a farla pagare dalla produzione, la produzione, senza carte firmate non paga, e neanch’io vengo pagato. Mi dia un documento.

BISACCIA. La carta d’identità va bene?(va a prenderla)

GIULIO. Si, va benissimo. Quindi, abbiamo detto 1000,00 €, beneficiario sua moglie.

BISACCIA. Che centra mia moglie?

GIULIO. Facciamo corna, lei muore. I soldi non vengono persi, li diamo a sua moglie. Ha capito?

BISACCIA. Ma quanto tempo dovete restare a fare i provini?

GIULIO. Non so, dipende dalle persone che verranno, una, massimo due settimane.

BISACCIA. E in due settimane io dovrei morire?

GIULIO. E chi lo sa. Intanto mettiamoci al sicuro. Guardi che con noi ci sono un sacco di garanzie, sia in vita che in morte.

BISACCIA. Meglio in vita.

GIULIO.(dopo aver compilato il contratto)Firmiamo, una qua, una qua, e tre qua, mi raccomando, nessuno deve sapere che noi siamo a casa sua, acqua in bocca.

BISACCIA.(mentre firma)E chi parla.

GIULIO. Questa è per lei, la conservi bene. (Gli dà il contratto dopo averlo sigillato in una busta)Se dovesse venire qualcuno, lei ha questo, ed è assicurato. Va bene, allora ci vediamo domani mattina.

BISACCIA. Perché, venite già domani? E se mia moglie non è d’accordo?

GIULIO. Perché, in Sicilia, comandano le mogli?

BISACCIA. No!

GIULIO.E forza Roma.

BISACCIA.(Confuso)E forza.

GIULIO.(Sorpreso)Anche lei è del Roma?

BISACCIA. No, io di qua sono.

GIULIO. No, dico è tifoso?

BISACCIA. No, ringraziando Dio non c’è l’ho.

GIULIO. Cosa?

BISACCIA. La malattia.

GIULIO. Che malattia?

BISACCIA. Il tifo!

GIULIO. Ma mica è una malattia.

BISACCIA. E come!

GIULIO. E allora io c’è l’ho. Io sono della Roma, Roma, forza Roma, io Roma c’è l’ho nel cuore, c’è         l’ho nel sangue, io il sangue non c’è l’ho rosso, ma giallo rosso, Roma, Roma, se vedemo. (Esce)

BISACCIA. Mah! Si vanta di avere il tifo. Sono proprio strani quelli della tv. Speriamo che non muoia lui invece, visto che è tifoso. Ha il sangue giallo e rosso, santo Dio, sarà marcio dentro. Speriamo che mia moglie non faccia storie. 1000,00 € al giorno.(sedendosi) Se restano una settimana sono 7000,00€, e se restano due. Mamma mia, un vero affare mi è capitato oggi.

ASSUNTA.(Entrando con una borsa della spesa)E come mai sei sveglio!! (Va in cucina)

BISACCIA. Perché, vorresti dir forse che dormo sempre?

ASSUNTA.(Rientrando, e guardando le poltrone)No! Chi è venuto?

BISACCIA. A te non posso nascondere niente.

ASSUNTA. Perché cosa vorresti nascondermi?

BISACCIA. Niente, dicevo così per dire. È venuto uno.

ASSUNTA. E l’altro, chi era?

BISACCIA. L’altro chi, era da solo!

ASSUNTA. Oh, non mentire che li prendi sai!

BISACCIA. Ma chi mente. Ti dico che era da solo.

ASSUNTA. Le poltrone sono state usate tutte e due. Il tuo posto è quello quindi?

BISACCIA. Ah, si, perché prima era seduto lì, poi siccome si era alzato per andarsene si è seduto qui.

ASSUNTA. Sei sicuro?

BISACCIA. Sicurissimo.

ASSUNTA. E cosa voleva?

BISACCIA. Adesso ti spiego. Lui è romano. Poveretto, è malato però, ha il tifo. Mi ha fatto una pena.

ASSUNTA. Il tifo? Ma cosa stai dicendo.

BISACCIA. Si, l’ha detto lui. Ha detto anche che ha il sangue giallo e rosso.

ASSUNTA. Ah, giallo e rosso?

BISACCIA. Si. Vuol dire che ai tifosi il sangue diventa giallo rosso.

ASSUNTA. A me diventerà giallo rosso.

BISACCIA. Perché, sei tifosa?

ASSUNTA. No, ma stare appresso a te mi verrà il sangue giallo. 

BISACCIA. Comunque, ti dicevo, che era un romano.

ASSUNTA.(Interrompendolo)E questo l’ho capito, ma cosa voleva?

BISACCIA. Fammi spiegare. Questo romano, fa parte di un’associazione cimenatografica mondiale, che si chiama, Don Milano Film. L’associazione, deve fare un cinema, e quindi devono fare i provolini.

ASSUNTA. I provoloni, come te devono fare. Provini semmai.

BISACCIA. Provini, giusto, provini. Questi provini, non li fa lui, ma un regista americano, famosissimo, che ha fatto film come, l’uomo che russava coi cavalli, la maschera di farro, vai col lento.

ASSUNTA(Interrompendolo) Ma che stai dicendo.

BISACCIA. Lo so, tu non conosci questi film. Per forza, tu in tv guardi solo la prova del cuoco.

ASSUNTA. Stringi, cosa voleva?

BISACCIA. Niente, mi ha chiesto se era possibile fare i provini qui a casa nostra.

ASSUNTA. E tu cosa gli hai risposto?

BISACCIA. Assolutamente no, io ne devo parlare con mia moglie prima, poi le farò sapere.

ASSUNTA. Potevi già dirgli che non è possibile.

BISACCIA. Mi ha offerto….800,00 € al giorno.

ASSUNTA. Si, chissà cosa c’era dietro.

BISACCIA. Dietro di chi?

ASSUNTA. Dietro di lui.

BISACCIA. Non c’era nessuno. Ti ho già detto che era solo.

ASSUNTA. Dietro, in senso di sotto.

BISACCIA. Sotto dove?

ASSUNTA. Sotto l’imbecille che sei.

BISACCIA. Sotto c’era il contratto, se avessi accettato…. Che faccio lo chiamo e gli dico….

ASSUNTA(interrompendolo truce, mentre va in cucina)Cosa vorresti dirgli? (esce)

BISACCIA.(disperandosi)No, e basta. Ora gli telefono. Oppure, se insiste, gli dico di fare tutto in un giorno…eh….che dici?

ASSUNTA. (Rientrando)Ti ho detto no, e muoviti a telefonare.(sistema le poltrone, mentre Bisaccia fa il numero lunghissimo)E come mai sai il numero a memoria?

BISACCIA.(Facendo finta di non capire)Eh?

ASSUNTA. Dico, come mai sai il numero a memoria?

BISACCIA. Come mai, come mai..

ASSUNTA. Come mai? Se non ricordi neanche quello di casa?

BISACCIA. Ma perché è un numero facile, 3, 3 e 7, 4.

ASSUNTA. Strano, un numero di telefono di quattro cifre!

BISACCIA.(approfittando della distrazione va per sedersi)Chi l’ha detto che sono quattro cifre. Io ho detto 3, 3, e 4, 7, quindi i numeri sono 10, no?

ASSUNTA. Che stai facendo?

BISACCIA. (si siede ma si rialza immediatamente) Niente.

ASSUNTA. Devi telefonare, l’hai dimenticato?

BISACCIA. Ah, già. Mi era passato di mente.(fa il numero e aspetta un po’) Occupato.

ASSUNTA. Riprova no!

BISACCIA.(gesticolando contro la moglie prova nuovamente) È sempre occupato.

ASSUNTA. Dammi il numero, lo faccio io. (Va verso il telefono)

BISACCIA. Libero, libero. (fingendo di parlare con Giulio)Pronto signor Giulio, sono io, Bisaccia, senta ho parlato con mia moglie, e abbiamo deciso che non si può fare niente. No, non insista, non si può. Ah, è disposto a pagare anche 1000,00 € al giorno?(Guarda la moglie, che annuisce)Niente, non si può. Non si può. (mettendo la mano davanti alla cornetta)Mamma mia come insiste, è proprio disperato, mi fa pena dirgli no. Per giunta ha pure il tifo.

ASSUNTA. Dammi quel telefono che glielo dico io.

BISACCIA.(Rimettendo il telefono all’orecchio) La saluto, non è possibile e basta. Oh.

ASSUNTA. Vado a far da mangiare. (esce)

BISACCIA.(Parlando sottovoce, disperato)Come faccio adesso. Domattina quello verrà qui, ho già firmato il contratto, sono rovinato, come devo fare….adesso chiamo l’avvocato vediamo che si può fare…(Telefona, guardingo per la moglie) Pronto, avvocato Candela, sono Carmelo Bisaccia, gli volevo chiedere una cosa. Bene non c’è male. Gli volevo chiedere….No, è che ho mal di gola….volevo sapere….si, sta bene, sta cucinando, volevo…..si, si la saluterò. Avvocato non mi faccia parlare troppo perché ho la gola infiammata. Volevo sapere, se uno firma un contratto per affittare una stanza e poi non può più affittarla, cosa succede? Ah, devo risarcire del 50%. Va, va, va bene, grazie avvocato, arrivederci. Mamma mia sono rovinato. Su 1000,00 € al giorno devo pagare 500,00 €. Mi sento morire.

ASSUNTA.(Entrando, lo vede vicino al telefono)A chi devi telefonare?

BISACCIA. A nessuno.

ASSUNTA. E perché hai il telefono in mano?

BISACCIA. Perché? Sentivo parlare, e pensavo che fosse il romano di prima. Poverino, almeno per domani potevamo dirgli di si.

ASSUNTA. Perché era pronto già per domani?

BISACCIA. Si, mi ha assicurato che è una cosa seria….lo chiamo e gli dico….

ASSUNTA.(interrompendolo) Che cosa vorresti dirgli?

BISACCIA. Magari gli dico di venire solo domani.

ASSUNTA.(c.s.) No. Argomento chiuso.

BISACCIA.Sissignore.

ASSUNTA. La cena è quasi pronta.

BISACCIA. Io non ho tanta fame.

ASSUNTA. Te la mangerai domani a pranzo. Io per qualche settimana devo andare a lavorare nel negozio di Messina, quindi non vengo a pranzo.

BISACCIA. E quando vieni allora?

ASSUNTA. Dopo la chiusura no, alle 21:30 più o meno.

BISACCIA.(soddisfatto) A si? Niente male!

ASSUNTA. Come niente male?

BISACCIA.(riprendendosi)No, dico, male che vada preparo io il pranzo.

ASSUNTA. Ma se non sai cucinare neanche un uovo!

BISACCIA. Adesso esageri, andiamo che ho una fame!

ASSUNTA. Ma se hai appena detto che non avevi fame!

BISACCIA. Ma ne dico tante fesserie.(Vanno in cucina, poi suonano alla porta, Bisaccia entra parlando con la bocca piena)E chi è a quest’ora? (Va ad aprire)

GIULIO. Buonasera, so venuto a portare gli attrezzi per domani.

BISACCIA.(Al vederlo si affoga con il cibo) Scsc…zitto.

GIULIO. Che, già stanno a dormì?

BISACCIA. Si, c’è mia moglie che dorme, non si sente bene.

GIULIO. Allora? Ha parlato con sua moglie?

BISACCIA. Si, certo.

GIULIO. Ha detto si, ti pareva vista la cifra.

BISACCIA. Certo è contentissima.

GIULIO. Che gli avevo detto? So venuto a portare la macchina da presa e gli altri attrezzi, do li metto?

BISACCIA. No, no, io non voglio responsabilità, gli attrezzi li portate domani quando venite.

GIULIO. No, che responsabilità, non si deve preoccupare de niente.

BISACCIA. No, è meglio che li portiate domani!

GIULIO. È per guadagnar tempo.

BISACCIA. No, e poi mia moglie non sta bene.

GIULIO. Ma non la disturbiamo sua moglie.

BISACCIA. Si, ma lei ha il sonno leggero.

ASSUNTA.(f.c.) Carmelo chi è?

BISACCIA.(Spingendolo fuori)Visto? Si è svegliata. Domani ci vediamo, domani, buonanotte.

GIULIO.(Uscendo, mentre Bisaccia fa gesti di imprecazione)Buonanotte, e forza Roma.

ASSUNTA.(Entrando)Ma chi era?

BISACCIA.(Confusamente)E chi era… coso… il fratello….del figlio…. del marito….di….cosa…

ASSUNTA. Cosa chi?

BISACCIA. Cosa, Susanna.

ASSUNTA. Ma chi suo fratello Carlo?

BISACCIA. Si, Carlo, Carlo.

ASSUNTA. E c’era bisogno di fare tutto il giro dei parenti?

BISACCIA. Se non mi veniva il nome?(cerca di riportarla in cucina, per chiudere la discussione)

ASSUNTA. E cosa diceva forza Roma?

BISACCIA. (c.s.)No, diceva…. morte a Roma.

ASSUNTA. E chi è morto a Roma?

BISACCIA.(c.s.)Chi è morto?

ASSUNTA. Chi è morto?

BISACCIA. Ma, non saprei!

ASSUNTA. Chi è morto a Roma?

BISACCIA. Ma che ne so chi è morto a Roma?

ASSUNTA. Hai detto che Carlo ti ha detto che è morto qualcuno a Roma?

BISACCIA. Ah, si, no, non è morto nessuno.

ASSUNTA. E allora?

BISACCIA. No, siccome…ha fatto…la cosa no….la…gli è arrivata….la…la…multa no,….e

ASSUNTA. Che multa?

BISACCIA. Una multa che gli hanno fatto, e gli è arrivata direttamente da Roma, e lui diceva, a morte Roma, dovrebbero morire tutti a Roma, la pena di morte a Roma.

ASSUNTA. E venuto qua per dirtelo a te?

BISACCIA. Infatti. Quello che gli ho detto io. Che ti posso fare io, a me bastano i miei problemi. Andiamo che si raffredda la cena.  (Escono)

FINE I ATTO

II  ATTO

(Mattina presto, penombra. Assunta esce per il lavoro, dopo un po’ suona il campanello)

BISACCIA.(entra in mutande, ancora addormentato)Chi è?

GIULIO. (f.c.)So io, Giulio.

BISACCIA. Giulio chi?

GIULIO. Giulio Cesare, quello della tv.

BISACCIA.(va ad aprire)Ah, si, ma come mai così presto, è ancora l’alba.

GIULIO.(Entra con una scatola)Gliel’ho detto che dovevamo montare gli strumenti, li posso fare entrare?

BISACCIA. Chi?

GIULIO. Il regista e il cameraman.

BISACCIA. Si, certo, nel frattempo io mi vesto.(Esce per la comune)

GIULIO. Coming,  coming. (Non entra nessuno)Entrate, entrate. (Entrano il regista ed il cameraman)Cominciamo bene, coming vuol dire entrare, tu dovresti parlare inglese, sei o no il regista americano? A proposito, come ti chiami sempre Alain De Lon?

REGISTA. Lui è francese, io sono americano!

GIULIO. Ah, vero, allora Jhon Wine?

REGISTA. Lui è morto da un pezzo.

GIULIO. Allora, Harrison Ford?

REGISTA. No, questo è il nome della macchina.

GIULIO. Vuoi decidere come chiamarti?

REGISTA. Deve essere un nome che colpisce. Non so, tipo Leonardo…

GIULIO. (interrompendolo) Da Vinci?

REGISTA. No, Di Capro.

GIULIO. Si, di pecora, Leonardo Di Caprio. Va bene, (al cameraman) tu invece, come ti chiami?

CAMERAMAN. Sca…sca…Scarto Gio…gio…Giovanni.

GIULIO. So qual è il tuo nome. Come vuoi essere chiamato qui?

CAMERAMAN. Si, mama… mama...

GIULIO. Massimo

CAMERAMAN. No, mama…. mama….

GIULIO. Marco

CAMERAMAN. No, Mazzini Giuseppe.

GIULIO. Abbiamo capito, tu non parli, perché sei sordomuto, di nascita e di crescita. Va bene? D’ora in poi tu non devi dire nemmeno mezza parola, neanche se ti torturano, capito?

CAMERAMAN. Va… va.. ..bene.

GIULIO. Non devi parlare, zitto, muto, capito? (Il cameraman annuisce) Montiamo gli attrezzi.

BISACCIA. (Entrando) Buongiorno.

GIULIO. Signor Bisaccia, gli presento il regista, Di Caprio Leonardo.

BISACCIA.(Si stringono la mano)Piacere, Bisaccia Carmelo.

REGISTA.(Parla in un inglese suo)My name is Ford, what your name? I’m from America where are you from? How are you? What time is it? Ok very good, very good, beautifoul.

BISACCIA.(Rimasto senza parole, a Giulio)Che ha detto?

GIULIO.(Confuso)Che ha detto? Ha detto, che è molto contento di essere qui.

REGISTA. Beautiful here.

BISACCIA. Anche lui guarda Beautiful?

GIULIO. No, dice che Beautiful l’ha fatto lui.

BISACCIA. Ha fatto anche Beautiful? Allora è davvero famoso.

GIULIO. Cosa gli avevo detto? Gli presento il nostro cameraman, coso, ehm… Romolo Remolo.

BISACCIA. Piacere Bisaccia Carmelo. (Il cameraman, zitto, da la mano e muove la testa)

GIULIO. Ah, avevo dimenticato di dirglielo, Romolo è sordomuto.

BISACCIA. E come fa questo lavoro?

GIULIO. Lui c’è nato con la cinepresa in mano, forza allora prepariamo tutto.

BISACCIA-(Guardando intorno) Certo che ce ne vogliono quattrini per comprare questi strumenti.

GIULIO. Noi non badiamo a spese, a proposito di spese, i soldi li vuole, ogni sera, o alla fine?

BISACCIA. No meglio….

GIULIO.(Interrompendolo)Ok, facciamo tutto alla fine. Come dice il proverbio, meglio la gallina domani che l’uovo oggi.

BISACCIA. Veramente qui si dice, meglio l’uovo oggi che la gallina domani.

GIULIO. Davvero? Paese che vai galline che trovi. (Taglia la discussione, e continua a sistemare)

BISACCIA. Va bene, continuate pure. Con permesso. (Esce)

REGISTA. Speriamo che venga gente.

GIULIO. Hai fatto il giro con il megafono? (Il cameraman non risponde)Oh, dico a te. Sei andato in giro con il megafono? (Non risponde)Oh, rispondi?

CAMERAMAN. Mama….mama… se sono soso….sordomuto?

GIULIO. Sordomuto quando c’è gente! Hai fatto il giro?

CAMERAMAN. Quaqua… quaqua….

REGISTA. Ci stanno le papere?

CAMERAMAN. Quattro volte soso…sono papa…passato.

GIULIO. L’hai detta la via, via canale N°1?

CAMERAMAN. Coco… coco…

REGISTA.(Imitando la gallina)Cocco de, cocco de. Adesso abbiamo le galline.

GIULIO.(fa smettere il regista, buttandolo a terra)E finiscila ora.

CAMERAMAN. Come no?

BISACCIA-(Entra, e vede il regista per terra)E cos’è successo? Si è fatto male? (Lo aiuta ad alzarsi)

REGISTA. Ok, ok baby.

BISACCIA. Ma, com’è stato?

GIULIO. (indeciso)Ehm, il regista mi sta facendo… vedere…. come si fanno le cascate.

BISACCIA. Le cascate?

GIULIO. Si, mi da delle lezioni di cadute, (Il regista gli dà un pugno allo stomaco)di pugni.

BISACCIA. Le ha fatto male?

GIULIO.(Con smorfia di dolore)Ma che!! Questa  è finzione cinematografica, sembrava un pugno vero, (Suona il campanello) ...invece, era vero.

BISACCIA. Vengo. (Va ad aprire)

REGISTA. Meno male, ecco il primo.

GIULIO.(da uno schiaffo al regista)E questo è il secondo.

BISACCIA. Avanti, avanti s’accomodi.

PASTORE.(Restando sulla porta)Io le volevo chiedere….

BISACCIA. Si, si, qua li fanno i provini.

PASTORE.(Ogni tanto tossisce fortemente)Si, e io i formaggini, volevo sapere, questa che via è?

BISACCIA. Ma, lei vuol fare il provino per la televisione?

PASTORE. Le provoline in televisione?

BISACCIA. No, che provole e provoloni, provini, provini.

PASTORE. E cosa sono?

BISACCIA. Vi riprendono con la cinepresa e dopo vi vedrete in televisione.

PASTORE. No, no.

GIULIO.(Avvicinandosi con il regista, fa degli apprezzamenti)Peccato, perché voi avete un fisico, una faccia, proprio da attore nato.

BISACCIA. Ma allora perché è venuto qua?

PASTORE. Se lei mi risponde glielo spiego, questa che via è?

BISACCIA. Via canale.

PASTORE. Porcaccia della miseriaccia, dove cavolo si trova questa via?

BISACCIA. Che via cerca?

PASTORE. La via anale. Siccome la tabella è un po’ sbiadita, sono entrato per assicurarmi.

GIULIO. (C.s.)Siete proprio sicuro di non voler fare un provino?

PASTORE. No.

BISACCIA. Visto che c’è, potrebbe farlo.

PASTORE. No, devo andare a cercare la via.

BISACCIA. Se mi dice chi cerca, magari posso aiutarla.

PASTORE. Non cerco nessuno.

BISACCIA. Ah, e allora perché la cerca?

PASTORE. Siccome sono andato in farmacia, ed il farmacista mi ha dato delle pillole così (Fa il gesto)gli ho detto io < ma come devo prendermele queste pillole? >  <per via rettale> mi rispose lui. Mah, dico io, vorrà dire che le pillole si prendono ognuna in una via. Io medicine non ne ho mai prese.

BISACCIA. Mai?

PASTORE. No, perché quand’ero piccolo mio padre mi ha vaccinato come le pecore, e veramente non sono stato mai ammalato. Comunque, prendo queste pillole, e comincio a cercare la via rettale. Due volte ho fatto il giro del paese, e non l’ho trovata. Allora sono ritornato dal farmacista, magari avevo frainteso. Infatti la via non era rettale, ma anale.

BISACCIA. Non avevate sentito bene?

PASTORE. Si, infatti, non potevo mai trovarla. Riparto con tutte le pecore per cercare la via anale, la gente che mi vede in giro, sicuramente mi prende per pazzo, ma ognuno sa i fatti suoi. Ora siccome ho visto la tabella un po’ scolorita sono entrato per chiedere.

BISACCIA. No, questa è la via canale. Mi scusi, se le pillole le prende qui, il farmacista mica la vede?

PASTORE. E se poi non guarisco? Me li compra lei le altre?

BISACCIA. Ma che ha?

PASTORE.(Tossisce) È da due mesi che ho la febbre e il catarro!

GIULIO.(meravigliato)Suonate pure la chitarra, peccato che non volete fare il provino.

PASTORE. Ma, è rincoglionito quello?

BISACCIA.(Tirandolo in disparte)Ma che dice? Quello è uno della televisione, e l’altro, è un regista americano famosissimo, non so quanti film ha girato, l’altro invece è sordomuto.

GIULIO. Voi avete la faccia proprio da attore nato, non tutti hanno la fortuna d’avere la vostra faccia, e visto che siete il primo vi facciamo pagare la metà.

PASTORE. Perché, si paga pure?

BISACCIA. Certo, sono professionisti, vengono da Roma, e il regista dall’America.

PASTORE. Non parliamo di pagare.

GIULIO. Voi state voltando le spalle alla fortuna, che sono in fondo 50,00 €.

PASTORE. 50,00 € si paga?

GIULIO. No, 50,00 € per voi che siete il primo.

PASTORE.(Ancora non convinto)No, no.

GIULIO. E dire che con 50,00 € si potrebbero guadagnare anche 1000,00 € al giorno.

PASTORE. (con interesse)Ma cosa dovrei fare?

GIULIO. Qualsiasi cosa, quello che sapete fare, recitare una poesia, raccontare una barzelletta, e poi con quella faccia da…. da…. che avete, sicuramente farete l’attore.

PASTORE. Va bene, se dite che si guadagna tanto, ecco 50,00 €.

GIULIO.(Rivolto al cameraman, che mette le cuffie)Pronti con la macchina, prova 1,2, 3, prova, prova, 1,2,3, prova, mi senti, prova, mi senti? (Il cameraman le toglie subito perché il volume è alto)

BISACCIA. Ma scusi, se è sordomuto, come sente?

GIULIO. Come?

BISACCIA. Dico io, come fa a sentire se non sente?

GIULIO.(in difficoltà)E come fa? Fa…fa….

REGISTA.(Parlando inglese fa capire a Giulio che il cameraman vede il segnale audio)

GIULIO.(Dapprima non capisce)Ah si, si, lui vede il segnale audio nella telecamera, mica sente. Pronti?(Il cameraman fa ok, mentre il regista fa gesti, come per dire sbrighiamoci)

GIULIO.(Lo porta al microfono, poi scrive una finta ricevuta) Si metta qua al microfono. Allora nome.

PASTORE. Sabato.

GIULIO. Questo è il nome?

PASTORE. No, il cognome.

GIULIO. Appunto, il nome ora.

PASTORE. Domenico.

GIULIO. Nato?

PASTORE. Si.

GIULIO. Come si?

PASTORE. Mi ha chiesto se sono nato? Si!

GIULIO. Dov’è nato?

PASTORE. A casa.

GIULIO. Si, ma dove, in che paese.

PASTORE. A Cava Arancia.

GIULIO. Una parola?

PASTORE. Dica!

GIULIO. Una parola?

PASTORE. Dica!

GIULIO. Dica cosa?

PASTORE. Dica la parola che deve dire!

GIULIO. Una parola, intendevo il suo paese, se è scritto in una sola parola.

PASTORE. Ah, no due parole. Cava e Arancia. Anzi tre, (contando)Cava e Arancia.

GIULIO. Quand’è nato?

PASTORE. 62 anni fa.

GIULIO. Si ma il giorno, il mese.

PASTORE. Mia madre diceva che era il lunedì di Pasqua.

GIULIO.(Meravigliato, ma nervoso)Allora?

PASTORE. Anche l’ora? Questo non me lo ricordo.

BISACCIA. Certo, eravate piccolo.

GIULIO. Non ha importanza. Andiamo avanti.(Il pastore prende il microfono e va in avanti) Dove va? Stia fermo. Non tocchi niente.

PASTORE. Avevo capito di andare avanti.

GIULIO. Residente in via?

PASTORE. Via tre giacche, due parole, numero uno.

GIULIO. Professione?

PASTORE. Chi?

GIULIO. Lei!

PASTORE. No.

GIULIO. Non lavora?

PASTORE. Si.

GIULIO. Che professione?

PASTORE. Non sono un professore! Sono un pastore.

GIULIO.(rassegnato) Si, pastore. Potete fare il presepe.

PASTORE. Come?

GIULIO. Niente, andiamo avanti.(Bisaccia lo invita a venire avanti) Ma che fa? Chi gli ha detto di andare avanti?(il pastore indica Bisaccia che fa l’indifferente) Pastore prima, ciak motore azione.

PASTORE.(senza parlare, fissa immobile la cinepresa)

REGISTA.(dopo una pausa, alterato, si alza e parla a suo modo)Stop, stop.

PASTORE. Cos’è successo? Dovevo andare avanti?

GIULIO. Ma che avanti e indietro. Potete cominciare.

PASTORE. A fari che?

GIULIO. Che ne so, raccontare una barzelletta, una storia, quello che le pare. Quando io do il ciak, parte il provino, e può fare o dire ciò che vuole.

PASTORE. Aspettate, mi devo sistemare. (esegue) Sono pronto.

GIULIO. Pastore seconda, motore, azione via.(Il pastore sta zitto immobile)

REGISTA-(c.s.)Stop, stop.(Parla arrabbiatissimo)

PASTORE. Ma perché grida sempre questo qui?

GIULIO. Ma se le ho detto che dopo il ciak deve cominciare, cos’aspetta?

PASTORE. Ma se lei ciak non l’ha detto. Lei ha detto motore, azione, via.

BISACCIA. È vero signor Giulio, non l’ha detto, ha ragione il signore.

GIULIO.(Rassegnato)E va bene.Ora lo dirò. Pastore terza, azione motore ciak.

PASTORE. Allora, io mi chiamo Sabato Domenico, e faccio il pecoraio, anzi, il pastore. Spero che mi prendano come attore, perché ho una faccia da attore nato, e questo modestamente m’è l’ha detto uno che di facce ne capisce. A me piace viaggiare, e apposta ho voluto fare il pastore, perché con le mie pecore sono sempre in giro, un giorno qua, uno là, in pratica, sono sempre in posti diversi, a contatto con la natura, e con le mie pecorelle. L’altro giorno, purtroppo, ne ho smarrita una, volevo andarla a cercare, ma poi ci ho ripensato, e con i tempi che corrono, non me la sono sentita di abbandonarne 99 per cercarne una. Si perché ho 100 pecore, anzi ne avevo 100. A proposito di numeri, sapete cosa mi è successo l’altro giorno? (Racconta la barzelletta del carabiniere che sceglie il cane al posto della pecora) Ma voi che guardate la tv, l’avete mai visto una pecora in persona. Cioè in animale. Dunque, una pecora ha, 4 gambe, una coda, e due mammelle, il montone, che è la pecora maschio, cioè il marito della pecora, ha 4 gambe, una coda, le corna, perché in genere i maschi hanno sempre le corna, e poi ha due…due..(fa il gesto) non so se lo posso dire, ha..le….le...

REGISTA.(Interrompendolo, gli va a dare la mano)Stop, stop, ok. Very good

GIULIO. Va bene, basta così.

PASTORE. Come basta? Ancora avevo tante altre cose da dire. Come si accoppiano, come nascono.

GIULIO. Purtroppo il tempo è tiranno.

PASTORE. Cosa?

GIULIO. Chi?

PASTORE. Che diranno?

GIULIO. Ma chi?

PASTORE. Avete detto col tempo lo diranno, cosa?

GIULIO.(rassegnato)Si, lo diranno, diranno che siete stato bravo. Arrivederci e in bocca al lupo.

PASTORE. No, qua non c’è ne sono lupi.

GIULIO.  Ah, meno male.

PASTORE-(Riprendendosi bastone e bettole) Ci sono le volpi, ma a quelle ci penso io. Vado, vediamo se trovo la via anale.

GIULIO.(ironico)Ah, per quanto riguarda la via anale….

PASTORE.(interrompendolo) Ah, sa per caso dov’è?

GIULIO.(c.s.) Si, le supposte le deve mettere nel...nel...nell’ano.

PASTORE. Ma che è la via vicina?

BISACCIA. Dica a me, dove si trova questa via ano, magari riesco ad orientarmi e spiegargli la strada per trovare la via anale.

GIULIO. (incredulo)Ma quale via, quale strada, le supposte se li deve mettere nel culo.

PASTORE.(Arrabbiato) Gran maleducato, il culo te lo rompo io, a furia di legnate.(alza il bastone, mentre Bisaccia lo trattiene, Giulio ed il regista cercano riparo) Ma tu guarda che gente, ed io come un fesso che gli ho dato retta e anche soldi. (Esce)

GIULIO. Ma c’ho detto di male?

BISACCIA. Che volete, quel pover’uomo non ha capito la battuta. A dir la verità neanche io. (esce)

GIULIO. (Tutti ridono, ma Giulio guarda il cameraman truce, perché anch’egli ride)Che ti ridi?

CAMERAMAN. E tutu…tutu…perché ridi?

GIULIO. Ma io mica sono sordomuto?

REGISTA. Perché, i sordomuti non ridono?

GIULIO. Si, ma senza voce.

REGISTA. Come?

GIULIO. Così.  (Fa il verso)

CAMERAMAN. Va.. vava bene.

GIULIO. Se ti fai scoprire, ti faccio diventare sordomuto.

CAMERAMAN. Mama, mama, già non soso, soso, sono sordomuto?

GIULIO. No, tu sei rincoglionito. (Suona il campanello)

GIULIO. Vado io signor Bisaccia?

BISACCIA.(Entrando)Vada, vada pure, facci.

GIULIO.(Va ad aprire)Prego si accomodi. (Il pazzo entra in giacca e cravatta, ma senza pantaloni)Scusi, ma lei è qua per il provino?

PAZZO.(come se tenesse qualcuno a braccetto)Si, siamo qua per il provino.

GIULIO. Aspetti un attimo, non so se è possibile. (Va per recarsi dal regista)

PAZZO. Ma che fa? Non vede che c’è mia moglie?

GIULIO.(Va fuori e chiama)Oh, mi scusi non me ne sono accorto, signora, signora, dov’è?

PAZZO. Ma che fa lo spiritoso?

GIULIO. Non mi permetterei mai, ma dov’è sua moglie?

PAZZO. Bella questa, prima gli schiaccia il piede, e ora non la vede. Ti sei fatta male cara?(si abbassa come se massaggiasse il piede della moglie, mentre Bisaccia fa capire che si tratta di un pazzo)Porco del manicomio, ha visto, ha fatto male a mia moglie. L’ultimo che l’ha fatto gli ho dato un pugno che l’ho fatto sbattere contro un aereo che passava di lì per caso, e ancora quello non è ritornato dallo spazio, chissà in quale pianeta è andato a finire. Lei vuole fare la stessa fine?

GIULIO. No, ci mancherebbe altro, non l’ho fatto apposta mi scusi signora.

PAZZO. É guercio? Mia moglie è qua, e lei guarda di là. Mia moglie vuole fare il provino.

GIULIO. Mi dispiace ma per oggi abbiamo finito.

PAZZO. Quanto c’è da pagare?

GIULIO. 100,00 €

PAZZO.(Prende 2 banane dalla tasca, e gliele mette in mano)Ecco, 100 e 100 e sono 200.

GIULIO. E queste sarebbero 200,00 €?

PAZZO.(Prende una banana e la cambia)A mi scusi, mi sono sbagliato, ecco qua.

GIULIO. E poi non so se il regista se la sente. Leo…Leo…Caprio. Che fam?

REGISTA. Oh, no, stop, stop, clouse.

PAZZO. Basta, ora ho chiuso con le buone maniere, o gli fate il provino, o vi faccio saltare le cervella in aria, (Gli punta contro una terza banana)e quando vi punto la pistola, siete pregati di alzare le mani.

BISACCIA.(Alzando una mano)Io veramente, avrei da fare.(Esce)

PAZZO. Se deve andare vada. Forza, cominciamo il provino, anzi i soldi li riprendo, perché se il provino verrà fatto bene pagherò, altrimenti non pagherò una banana.(Gli riprende le banane)

GIULIO. Faccia mettere sua moglie al microfono.

PAZZO.(l’accompagna, poi si va a sedere)Vieni cara.

                  GIULIO. Mi dia nome e cognome.

                   PAZZO. Commendatore Pancrazio.

 GIULIO. Non suo, di sua moglie.

PAZZO.(Guardando verso il microfono)Cara, digli come ti chiami, (Pausa) ha sentito, o deve ripetere.

GIULIO. No. E’ stata chiara. Allora, moglie del Commendatore Pancrazio prima, ciak motore, azione.

PAZZO-(Guarda attentamente verso il microfono, i 3 fanno gesti)Brava, brava, (Ride e batte le mani) ma come, non vi fa ridere la barzelletta?

GIULIO. Si, certo, aspettavamo che ne raccontasse un'altra per ridere in una volta. Moglie del commendatore Pancrazio, seconda, ciak, motore, azione.

PAZZO.(Seriamente)Brava, bravissima. (Giulio comincia a ridere) Ma cosa ride, ma lei è pazzo. Una poesia così triste e lei ride, mi sa che lei mi vuole prendere in giro, l’ultimo che mi ha preso in giro...

GIULIO.(interrompendolo)Scommetto che l’ha fatto volare sulla luna.

PAZZO. E come fa a saperlo?

GIULIO. Passavo di lì per caso.

PAZZO. Comunque, con un pugno gli ho rotto una gamba. (Salta in aria, come se gli vibrasse il telefono)Ogni volta questo cazzo di vibratore mi fa saltare in aria.(Prende una banana) Pronto, pronto.

(alza la mano, salta sul divano, ripetendo sempre <pronto>)

GIULIO. Ma che fa?

PAZZO. Come che faccio? Non c’è rete, devo fare l’antenna. Pronto, pronto, vaffanculo, si è scaricata la batteria, ogni volta quando servono, questi telefoni non funzionano mai. Era sicuramente mia moglie, sarà pronto il pranzo. Adesso non so cos’ha preparato.

GIULIO. Ma, sua moglie non è accanto a lei?

PAZZO. Lei oltre ad essere pazzo ha pure le visioni. Quindi, lei qua vede mia moglie, che oltretutto nemmeno conosce. Alto le mani, (Giulio esegue) ed è pure cieco, le ho fatto alzare le mani con il telefonino. (va al microfono a prendere la moglie) Andiamo cara, qua siamo capitati male.

GIULIO. E per il pagamento?

PAZZO.(Fa la mossa e gli scappa la banana. Giulio lo rincorre ma lui esce di corsa)Tiè. (esce)

REGISTA.(ironico)Vuoi vedere che è una pistola davvero?

GIULIO. Si, travestita da banana. Anche coi pazzi devo avere a che fare.

CAMERAMAN. V....v.…vediamo. (La prende e la guarda attentamente) Io la mangio.(esegue)

REGISTA.(con l’acquolina) È buona?

GIULIO. La vuoi anche tu la banana?

REGISTA. Se c’è, perché no!

GIULIO-(al cameraman)Dagliene un pezzo, che ne ha voglia. (Accorgendosi che l’ha già finita)Ammazza, l’hai già finita! (battendosi la pancia scoreggia, nasconde la buccia sotto la poltrona)

REGISTA. Visto? C’era un colpo in canna.

GIULIO. No, c’era un colpo in culo, e se non moriamo per lo sparo moriamo per la puzza.

REGISTA. Ma cos’hai, una fogna nello stomaco?

GIULIO. Fatti fare una lavanda gastrica.

BISACCIA.(entrando) Com’è finita col pazzo?

GIULIO. Apposto, ce ne siamo sbarazzati velocemente.

BISACCIA. (annusando, schifato)Che puzza, ma cos’è?

GIULIO. Cosa?

BISACCIA. Non sentite questa puzza, come di fogna?

GIULIO. No, non sento niente.

BISACCIA. Mah? Signor Giulio, per quanto riguarda i soldi, io volevo dirgli…...

GIULIO.(interrompendolo, prende il telefonino)Scusi, mi da un fastidio in tasca, che certe volte lo buttasse dalla finestra. Stava dicendo?

BISACCIA. Dico, per il pagamento, è meglio che facciamo ogni sera…..

GIULIO.(fa squillare il cellulare, e fingendo)Pronto, si, a ciao Raffaella che fai, a si, bene, bene. No, mi dispiace non posso esserci, devo finire dei provini, si, si, magari alla prossima, senti, dimmi una cosa, ma quanto ha vinto quello che ci ha dato la casa l’ultima volta per i provini? Ah, 50.000,00 €, carramba che culo, si, è stato sorteggiato con l’assegno finale. Cioè voglio dire, i soldi l’ha avuti alla fine con un assegno, certo, che poi è stato sorteggiato. Ho capito, ho capito. Va bene Raffa, ti saluto, che il lavoro mi chiama. Divertiti alla festa, sarà per la prossima volta, ciao, ciao, bella ciao. Allora signor Bisaccia, diceva che i soldi li vuole ogni sera?

BISACCIA. No, dico i soldi li voglio all’ultimo giorno, con l’assegno magari.

GIULIO. E furbacchione, ha sentito la telefonata?

BISACCIA. Così, non volendo.

GIULIO. Certamente, così parteciperà anche all’estrazione finale del premio pecuniario.

BISACCIA. E che centra?

GIULIO. Come che centra?

BISACCIA. Non cominciamo. La casa ve l’ho affittata io!

GIULIO. Mi scusi non capisco. Lei vuole partecipare al premio finale o no?

BISACCIA. Certo. Ma non assieme al pecoraio?

GIULIO-. E cosa centra il pecoraio con il premio?

BISACCIA. Lei ha detto. Il premio con il pecoraio.

GIULIO. Premio pecuniario. Pecunia, soldi, quattrini. Dal latino, pecunias, pecuniam, peculorum. etc..

BISACCIA. O pecora o peculorum, l’importante che l’assegno lo date a me.

GIULIO. Stia tranquillo. Come dice un vecchio detto, date a Cesare quel che è di Cesare.

BISACCIA.  A me, non interessa se dovete dare dei soldi a Cesare, basta che li date a me.

ROSA.(Entra)Posso entrare, permesso?

GIULIO. Prego, prego, avanti signora, buongiorno.

ROSA. La porta era aperta, buongiorno.

GIULIO. Non fa niente, si metta qua al microfono, lei vuole fare il provino?

ROSA. Si, vorrei cantare una canzoncina scritta da me, su un fatto che mi è capitato.

                   GIULIO. Bene, come si chiama?

ROSA. Capuleti Rosa.

GIULIO. Capuleti? Per caso discende dai Capuleti di Verona?

ROSA. No, a Verona non sono mai discesa, ma qualche volta vorrei discendere.

GIULIO. (rassegnato)Nata a?

ROSA. Fiordinespolo.

GIULIO. Residente via?

ROSA. Via Palermo N°8.

GIULIO. Va bene, canti nel microfono, azione, motore via.

ROSA. Io prima di cantare, volevo raccontare la storia.

BISACCIA. Prego, racconti, racconti.

REGISTA.(Arrabbiato fa segno di fare silenzio)Stop, stop.

GIULIO. Signor Bisaccia per favore, qua stiamo lavorando.

BISACCIA. Scusate, non parlo più.

GIULIO. Rosa seconda, motore, azione ciak, via.

ROSA. Quindi, io abito in via Palermo, e accanto a me per sfortuna abita una vicina, che per vicina non la vorrei neanche al cimitero. Perché? Perché è una tirchia, scroccona, e sudiciona. Non c’è giorno che non viene a chiedermi qualcosa, dicendomi, <domani te lo ricompro> ma quando mai, in dieci anni non si è mai preoccupata di farlo. Una volta le manca il sale, una il prezzemolo, una il vino, una la salsa, il filo, l’ago, tutto, di tutto di più. Ha preso la mia casa come una merceria.

BISACCIA. Ma lei perché glieli da? (Il regista vorrebbe rimproverarlo, ma Giulio lo ferma)

ROSA. Perché io sono di buon cuore, non so negare niente a nessuno. E poi non le dico la sporcizia, non si lava mai per risparmiare l’acqua, quando passa lei lascia una scia, che neanche le pecore lasciano. E io ho scritto una canzone su di lei, e la voglio cantare al mondo intero. Così mi sfogo.

BISACCIA. E si sfoghi, si sfoghi.

GIULIO. (lo guarda truce) Va bene signora, quando vuole può cantare.

ROSA.(porgendogli la base) Come sono emozionata!

GIULIO. Tranquilla. Vada.(canterà, scende la pioggia, modificata) Complimenti, brava davvero.

ROSA. Grazie, grazie.

BISACCIA. Complimenti.

GIULIO. Ecco qua la ricevuta, 100,00€ grazie.

ROSA.(Gli dà i soldi)Ecco.

MARIA. (f.c.)Si può?

GIULIO. Un attimo. Signor Bisaccia, vuole far attendere la signora fuori, grazie (Bisaccia esce) arrivederci signora, e speriamo bene, con la sua vicina.

ROSA. Speriamo, che cambi, ma come dice il proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

MARIA.(Entra assieme a Bisaccia, che annusa)Buongiorno, Rosa e tu qua?

ROSA. Eh, si, volevo vedere di cosa si trattava, e tu come mai qua?

MARIA. Curiosità.

ROSA. Ti saluto, devo fare ancora le pulizie.(Esce)

MARIA. Vai.  (Tutti salutano)

GIULIO. Prego signora, (La porta al microfono, ma lei va verso la porta) signora dove va?

MARIA. No, volevo vedere se era andata via la mia vicina.

GIULIO. Ah, già, è la vostra vicina.

MARIA. E che vicina! Li mortacci sua. Ha le orecchie come un cane da caccia. Sente parlare anche le mosche, sa tutto di tutti. Ma non è tanto questo il guaio, ma tanto quello che devo sopportare io.  GIULIO. Signora intanto mi dia il nome.

MARIA. Montecchi Maria.

GIULIO. Apposta non andate d’accordo, Montecchi e Capuleti, residente via?

MARIA. Palermo N° 10

GIULIO.(eseguendo)Pronta, motore, via.

MARIA. Palermo 10.

GIULIO. Di nuovo?

MARIA.(Alzando la voce)Via Palermo n° 10. (Giulio scuote la testa per la disperazione)

BISACCIA. Signora può partire.

MARIA. Per dove?

BISACCIA. Che ne so, basta che parta.(esce)

GIULIO. Può partire con il provino. Dopo il ciak, il segnale, ok? Maria seconda, motore, azione, via.

MARIA. Allora, stavo dicendo, che devo sopportare tutto il casino che fa. Tutto il giorno sempre con quella dannata aspirapolvere, dalla mattina alla sera, non gli da un attimo di tregua, gli spostamenti dei mobili, si perché ogni giorno li sposta per scoparci dietro. La lavatrice, che quando fa la centrifuga sembra che ci sia il terremoto. E basta, non ce la faccio più. Ogni giorno, ogni giorno, e che è. Neanche fosse abitata da 1000 contadini con le scarpe piene di terra quella casa. Un po’ di tranquillità. Le pulizie vanno fatte, ma con moderazione. A me non piace litigare con la gente, ma troppo è troppo, così ho scritto questa canzone, di protesta. Ecco la base. (Gli dà la base e canta, si sta facendo notte, modificata, prima che finisca, entra Rosa che ascolta senza farsi vedere)

ROSA.(Dopo che Maria abbia finito, con malizia)Brava, brava.

MARIA.(sorpresa)Ah, tu eri qui?

ROSA. Sono tornata per chiedere un’informazione al signore, però non sono cose da dire queste.

MARIA. Certo, però quello che fai tu è giusto?

ROSA. Io faccio quello che deve essere fatto in casa. Le pulizie.

MARIA. Si, ma tu sei esagerata.

ROSA. Ah, io sarei esagerata. Sarai tu esagerata che non pulisci mai.

MARIA. Che vorresti dire?

ROSA. Quello che ho detto. Che sei una sudiciona scroccona.

MARIA. Come ti permetti. Io ti tiro il collo come una gallina, disgraziata. (Si azzuffano gridando e tirandosi dei cuscini rompono l’orologio da muro. Giulio cerca di dividerle, intervengono anche il regista ed il cameraman, il quale prenderà un calcio in mezzo alle gambe.)Basta, basta, lasciatemi, mi sono calmata (Giulio la lascia) disgraziata, (Cerca di scappare, ma Giulio la trattiene) Ficcanaso!

ROSA.(Trattenuta dal regista)Senti chi parla! La tirchia del paese, che per risparmiare l’acqua stende i panni fuori quando piove, in modo che si lavino da soli. Tirchia.

MARIA. Ma stai zitta, pettegola, che vuoi sapere tutto di tutti.

ROSA. Neanche al cimitero ti vorrei per vicina, fai più puzza da viva che da morta.

GIULIO. Basta ora, basta, oh, e che vicine siete, adesso vi date la mano e fate pace.

MARIA. Cosa? Io dovrei dare la mano a quella li?

ROSA. E io dovrei dare la mano a quella sudiciona?

GIULIO. E basta ora, o fate la pace da vere signore, o il provino non lo porto avanti. Non è possibile che due vicine litighino così. Forza.(Dopo un po’ si abbracciano) Finalmente, e senza rancori. Andate a casa e buona giornata. (Il regista fa segni a Giulio per il pagamento) Ah, signora Maria, la ricevuta.

MARIA. La ricevuta di cosa?

GIULIO. Del provino.

MARIA. Ma per due soli minuti devo pagare?

GIULIO. Allora la signora Rosa ha ragione che è tirchia.

MARIA. Ecco 50,00 € il resto mancia.

GIULIO. Che mancia, il provino costa 100,00 €.

MARIA. Ma, tu hai pagato 100,00 €?

ROSA. Certo, e che saranno mai 100,00 €?

MARIA. Già, che saranno mai. Ormai sono bruscolini. (Gli dà i soldi)

GIULIO. Grazie, e auguri per la vostra riconciliazione, arrivederci. (salutano ed escono, appena fuori si bisticciano di nuovo gridando)Porca miseria, anche l’orologio hanno rotto.

CAMERAMAN. A me le papa…papa…palle.

BISACCIA.(Entra e si accorge dell’orologio rotto, che Giulio ha in mano)Ma, chi l’ha rotto?

GIULIO. Niente, un piccolo incidente.

BISACCIA.(Prendendolo in mano. Quasi piangendo)Piccolo? Sono rovinato. Chi lo dice adesso a mia moglie? Era un regalo di sua nonna. Sono nei guai.

GIULIO. Non si preoccupi, la nostra associazione pagherà i danni, anzi mettiamolo subito a verbale, adesso chiamo l’assicurazione. (Fa finta di chiamare) Pronto dottoressa Ferrara, sono io Giulio, le volevo dire di mettere a verbale un danno che abbiamo causato involontariamente. Quindi, si tratta di un orologio d’epoca che può valere circa 500,00 € (Bisaccia resta di stucco)1000,00 €? Facciamo 2000,00 € d’accordo? Intestato al signor Bisaccia Carmelo, mi raccomando, l’assegno non trasferibile. La ringrazio arrivedergliela. (Chiude il telefono) Ok, tutto sistemato.

BISACCIA. Almeno piango con un occhio.

GIULIO. Signor Bisaccia, guardi che con coi non ci perde, ma guadagna.

BISACCIA. Va bene, per oggi abbiamo finito, no?

GIULIO. No, ancora potrebbe arrivare qualcuno.

BISACCIA.(Guardando l’orologio che ha in mano)No, a quest’ora sicuramente no.

GIULIO. Aspettiamo mezzora, e poi chiudiamo.

BISACCIA. No, fra un quarto d’ora arriva mia moglie.

GIULIO. Bene, così avrò il piacere di conoscerla.

BISACCIA. E come! Però, abbiamo un appuntamento, e devo prepararmi, per non fare tardi.

GIULIO. Va bene, visto che ha un impegno finiamo prima. (Lo dice al regista, nel solito inglese) Ok allora ci vediamo domani.

BISACCIA. E gli attrezzi? Li lasciate qui?

GIULIO. Certo.

BISACCIA. No, meglio che ve li portiate, non vorrei che li rubino.

GIULIO. Ma no, chi li ruba.

BISACCIA. Ma si, c’è un sacco di ladri in giro, ed io non voglio responsabilità. Portateveli.

GIULIO. Ok c’è li portiamo, (Si prendono tutto ed escono )ci vediamo domani mattina, buonanotte.

BISACCIA.(nasconde l’orologio, e sistema una poltrona)Buonanotte. È tardi, tardissimo.

ASSUNTA.(Entrando)Ciao.

BISACCIA. Ah, sei già arrivata?

ASSUNTA. Perché che ora è? (Va per guardare l’orologio, ma lui la ferma)

BISACCIA. Ferma, (Gli batte le mani vicino la faccia) una zanzara ti stava pungendo.

ASSUNTA. Ma che fai? Per poco non m’accechi.(cerca di toglierselo di torno, ma lui fa il cascamorto per non farla girare)Ma che hai stasera? Sembri un imbecille.

BISACCIA. Ma è perché ti amo.

ASSUNTA. Mah, io sento puzza. Per caso hai fumato?

BISACCIA. No, ma sai che sono astemio!

ASSUNTA. Io sento puzza di fumo, e non mi sbaglio.

BISACCIA. Ah si, è venuta una persona poco fa, e ha fumato.

ASSUNTA. E tu gli hai permesso di fumare?

BISACCIA. Si, mi è sembrato brutto dirgli di no.

ASSUNTA. Ma lo sai che a me da fastidio no?

BISACCIA. Si, ma, pensavo che con una non avresti sentito la puzza. Scusami amore.

ASSUNTA. E chi era?

BISACCIA.(Confuso, ma attento a non farle vedere che manca l’orologio al muro)Chi era? Chi era…

ASSUNTA. Chi era?

BISACCIA. Era…un…uno…una…

ASSUNTA. Era una donna?

BISACCIA. No, chi l’ha detto?

ASSUNTA. Hai detto una!

BISACCIA. Una persona, che…che… che vendeva enciclopedie, si, si, enciclopedie.

ASSUNTA. Non è che hai firmato qualche carta?

BISACCIA. Si…

ASSUNTA.(interrompendolo)Si cosa?

BISACCIA. Si, no. Nel senso, si, mica firmo delle carte cosi facilmente io.

ASSUNTA. Che ne so, magari ti sembrava brutto dirgli di no. E questa poltrona chi l’ha spostata?

BISACCIA. Io, volevo fare una modifica, ogni tanto si deve cambiare, no?

ASSUNTA. Non c’è bisogno di cambiare niente. invece di perder tempo, perché non preparavi la tavola che già sono…. (Cerca di guardare l’orologio ma lui le nasconde la visuale)

BISACCIA. Tardi, è tardi, andiamo a mangiare. (La porta in cucina, escono)

FINE SECONDO ATTO

 

III  ATTO

(In scena i tre compari, il giorno seguente)

GIULIO. Com’è che oggi non viene nessuno?

REGIST. A proposito, ieri sera ho visto il tipo che ci ha affittato gli attrezzi, e mi ha detto che vuole i soldi, altrimenti si riprende tutto.

GIULIO. Gli hai detto che tra due giorni lo paghiamo?

REGISTA. Io gli ho detto di parlare con te. Quindi è meglio che vai a cercarlo.

GIULIO. Ma è possibile che devo pensare a tutto io? E se viene gente qui? Come fate?

REGISTA. Non preoccuparti, ce la caveremo..

GIULIO. Certo, tu sei americano, quello è sordomuto!

CAMERAMAN. Ch…ch…chi è sordomuto. Baba…baba…balbetto un popo…popo…pochino…

GIULIO. Certo, ieri sordomuto, oggi la Madonna ti ha fatto un quarto di miracolo e balbetti.

REGSTA. Perché non può capitare che uno sia miracolato dalla Madonna?

GIULIO.(Disperato)La Madonna dovrebbe farlo a me il miracolo, quello di farvi sparire per sempre.

REGISTA. Diglielo al padrone di casa, di darci una mano.

GIULIO. Mi sa che sia l’unica soluzione. Signor Bisaccia.

BISACCIA.(f.c.)Si arrivo. (Entra)

GIULIO. Senta, mi farebbe una cortesia?

BISACCIA. Mi dica.

GIULIO. Io dovrei recarmi in banca, per fare delle operazioni, anche per lei. Potrebbe sostituirmi?

BISACCIA. In che senso?

GIULIO. In pratica, deve prendere i nominativi, la via e tutto il resto, e quando sono pronti lei alza questo e dice motore, ciak azione e abbassa la leva. (Esegue) Semplice no?

BISACCIA. Semplicissimo, che ci vuole.

GIULIO. La faccio entrare nel mondo televisivo, ah, mi raccomando alla fine del provino non dimentichi i soldi, come si dice, senza soldi non si canta messa.

BISACCIA. E neanche il morto si porta alla fossa.

GIULIO. Infatti. Allora io vado. Mi raccomando, motore, azione, via, e i soldi. A più tardi.(Esce)

BISACCIA. A più tardi. C’è soltanto un piccolo problema. Uno è americano, l’altro è sordomuto, io non so parlare ne l’americano ne il sordomuto, e siamo a cavallo.(Si guardano con dei sorrisi, poi rivolto al regista)Lei si trova bene in Italy?

REGISTA. Yes of course. (Parla a piacere, finendo sempre con la parola “beautiful”)

BISACCIA. Si, si, l’ho capito che ha fatto beautiful. Ma cosa centra con la mia domanda? Lasciamo perdere, proviamo con l’altro. (al cameraman, parlando lentamente, e gesticolando)Se parlo piano, lei

mi capisce, guardando le mie labbra, punto interrogativo?(il cameraman annuisce)Fra italiani ci capiamo sempre. E gli piace il suo lavoro, punto interrogativo?

CAMERAMAN. Ss..(sta per dire una sillaba, ma il regista lo blocca dandogli un pugno nelle spalle, lui tossisce, ed il regista gli da delle pacche abbastanza forti sulle spalle)

BISACCIA. Piano, piano.

REGISTA. (Continuando con le pacche)Ok, ok, no problem, no problem. Beautiful, beautiful.

BISACCIA. E continua con beautiful! Ho capito, ho capito. Vediamo come funziona sto coso. (esegue) Azione, motore, ai… ai, (Si incastra un dito)Tra poco mi mozzavo un dito. Quasi quasi, lo farei anch’io il provino. Ma cosa devo fare? Non so cantare, non so recitare, ah, mi potrei far riprendere con il regista famoso. Si, ma a farglielo capire passa un anno.(Si guardano facendo dei sorrisini, poi suona il campanello, va ad aprire)Avanti, avanti buongiorno, è venuta per il provino?

CONCETTINA.(Entrando, timida)Si.

BISACCIA.(La trascina al microfono, poi va a scrivere)Si metta al microfono. Come si chiama?

CONCETTINA. Concettina.

BISACCIA. Cosa vuole fare?

CONCETTINA. Voglio cantare.

BISACCIA. (esegue).Avanti, Concettina motore azione via, ah, devo scrivere la via. Mi dica la via.

CUNCITTINA. Via del carso.

BISACCIA. Come? Signorina, un po’ d’educazione. Pronta, motore azione, via (gli da la base)Cos’è?

CONCETTINA. La base della canzone!

BISACCIA. A si, dove cavolo si mette? (Il regista prende la base e la mette nello stereo, non appena Concettina finisce di cantare entra la madre)

CARMELA.(di corsa)Che fai qui? Disonorata. Subito a casa, di corsa.

CONCETTINA.(piagnucolosa) Ma….

CARMELA.(interrompendo)Nessun ma. Subito a casa, che adesso arrivo io e faremo i conti. (Concettina esce)Io vorrei sapere cosa faceva qui mia figlia con tre maschi?(al cameraman, che non batte ciglio)Ah, non parli?

BISACCIA. Signora, è sordomuto.

CARMELA. E parli lei allora.

BISACCIA. Che vuole che le dica?

CARMELA. Cosa faceva mia figlia insieme a tre maschi?

BISACCIA. Sua figlia ha voluto fare il provino.

CARMELA.(Segnandosi)Gesù Giuseppe e Maria, che figlia disonorata. Ma, cos’è il provino?

BISACCIA. Il provino è….come posso dirle. Lei sa cos’è la televisione?

CARMELA. Certo, una scatola con delle persone dentro.

BISACCIA. Più o meno. Lui è un regista americano famosissimo, e lui è un sordomuto romano…

CARMELA.(interrompendo)E questo me l’ha già detto.

BISACCIA. Loro cercano gente che vuole fare la televisione, che sa cantare, ballare, recitare, e sua figlia ha cantato una canzone, ecco cosa ha fatto sua figlia qui.

CARMELA. E poi si vedrà in televisione?

BISACCIA. Certo, la vedono miliardi di persone, miliardi? Milioni!!

CARMELA. Ma va? Questa è la volta buona che si sposa.

BISACCIA. Certamente, quando la vedranno in tv la cominceranno a cercare tutti gli uomini, o quasi.

CARMELA. Allora vorrei dire anch’io due paroline nella televisione.

BISACCIA. Va bene, parli nel microfono.

CARMELA.(Va verso il microfono) Qui?

BISACCIA. Si, allora, mi dica nome e cognome.

CARMELA. Il mio o di mia figlia?

BISACCIA. Il suo, quello di sua figlia l’ho scritto prima.

CARMELA. Mi chiamo Carmela Spampanata.

BISACCIA. Spampanato?

CARMELA. Sono donna, Spampanata.

BISACCIA. Certo è una donna spampanata. Mi dica la via.

CARMELA. Via del carso.

BISACCIA. Ma, signora anche lei?

CARMELA. Cosa anch’io?

BISACCIA. Perché anche sua figlia prima ha detto così.

CARMELA. Certo, abitiamo assieme.

BISACCIA. Infatti, tale madre tale figlia. Lasciamo perdere, allora, quando io darò il via lei può partire con il provino. Signora Spampanata, motore, azione, ciak via.

CARMELA. Allora, io sono la mamma di Concettina, quella bella ragazza che ha cantato prima. Lei vorrebbe incontrare il suo principe azzurro, ma loro sbagliano sempre strada. Mia figlia è qua, e loro vanno di là. Io mi rivolgo a quelli che guardano la televisione, che questa è una ragazza da non farsela scappare. Sa fare tutto quello che c’è da fare in casa, tutto. E per cucinare non vi dico, sa fare la pasta a forno, le lasagne, e non parliamo del secondo, potrei stare a parlare tutto il giorno, ma andiamo oltre al mangiare: mia figlia è tutta casa e chiesa e chiesa e casa, è un amore di ragazza. Romantica, dolce,

tenera, educata, rispettosa, non c’è che dire, l’ho cresciuta con tutti i sacramenti.

Lei ha 37 anni, ma ne dimostra meno, molti meno, sembra una bambina. A me dispiace distaccarmi da lei, sono troppo affezionata, ma la natura dice, che l’uomo e mia figlia si devono accoppiare e moltiplicare, quindi si deve formare una famiglia nella sua bella casetta, e si, perché mia figlia ha anche la casa, per non dire del corredo per il matrimonio, pronto da 18 anni, con roba di prima qualità. Perciò cari maschi, questo è un partito da prendere al volo, e quindi telefonate, telefonate, perché chi prende mia figlia non prende ne una, ne due, ma tre donne, sissignori tre, perché mia figlia fa per tre, modestamente ha preso da me. Ma la cosa più importante, su quale c’è la garanzia, soddisfatti o rimborsati, è che mia figlia è una rosa che non è stata ancora colta da nessuno, ma che dico colta, neanche annusata. Avete capito bene, neanche annusata, perciò dove la trovate un altra così? E allora telefonate, telefonate, perché telefonando, non avete nessun impegno, se vi piace ve la prendete, altrimenti, non dovete pagare niente, anzi vi rimborso anche i soldi della telefonata. E per il primo che telefona, c’è un regalo a sorpresa, perciò prendete carta e penna e scrivete il numero, il numero è…..

BISACCIA.(Il regista fa segno di stringere)Signora ha finito? Perché sta finendo il nastro.

CARMELA. Si, il numero è, 0992587853, telefonate, telefonate, telefonate, vi aspetto ciao.

BISACCIA. Ma lei potrebbe fare le televendite.

CARMELA. E cosa sono?

BISACCIA. Niente, lasciamo perdere.

CARMELA. Allora, è sicuro che si vede in televisione?

BISACCIA. Sicurissimo.

CARMELA. E quando?

BISACCIA. Questo non so dirglielo. Se lei sa parlare l’inglese o il sordomuto chieda a loro.

CARMELA.(Si rivolge al regista, gesticolando)Qand si ved in television?

REGISTA. What?

CARMELA. Giorno otto, e a qual or?

REGISTA. What?

CARMELA. Alle otto, va bene.(a Bisaccia) Se si sposerà, farò lo stesso con l’altra figlia.

BISACCIA. Certo, e lei quanti anni ha?

CARMELA. Ancora lei è piccolina, ha 34 anni.

BISACCIA. Capirai, ancora succhia il latte.

CARMELA.(va per andarsene)Arrivederci allora.(Il regista fa segno a Bisaccia per i soldi)

BISACCIA. Signora deve pagare.

CARMELA. Bella questa, io ho fatto lo spettacolo in televisione e devo anche pagare?

BISACCIA. Signora se non paga, il regista non vi mette in televisione, e sua figlia rimane zitella.

CARMELA. E va bene, quant’è?

BISACCIA. Deve pagare anche quello di sua figlia, 200,00 €

CARMELA. Minchia, che prezzi!

BISACCIA. Mica li faccio io!

CARMELA.(Cerca i soldi nel seno)Che bella questa, e quest’altra? Non trovo più i soldi.

BISACCIA. E mi sembra che sua figlia non troverà il principe azzurro.

CARMELA. Ah, sono qui. Erano nascosti giù.(Apre il fazzoletto, e gli dà i soldi)Ecco, se per caso non dovessi vederlo in televisione, saranno guai. Arrivederci. (Esce)

BISACCIA. Arrivederci, (Il regista gli sfila i soldi di mano)ammazza che velocità.

ROCCO.(Entrando) Buongiorno, è qui che fanno i provini?

BISACCIA. Si prego si accomodi.

ROCCO. Devo firmare la liberatoria?

BISACCIA. Eh?

ROCCO. La liberatoria!

BISACCIA. Liberatoria di che?

ROCCO. Dell’immagine!

BISACCIA. Quale immagine?

ROCCO. La mia!

BISACCIA. Si, e dove c’è l’ha?

ROCCO. Io non c’è l’ho, dovreste averla voi.

BISACCIA. Noi?

ROCCO. Certo!

BISACCIA. L’immagine è sua, e dovremmo averla noi. Sarà un altro pazzo.

ROCCO. Ho capito, senza c’è liberatoria.

BISACCIA. Si, senza. Si metta al microfono e mi dica nome e via.

ROCCO. Sono Rocco Secco, ho 32 anni, vengo da Messina, e niente è da tanti anni che faccio teatro, ho fatto delle comparse, dei cortometraggi…..

BISACCIA.(interrompendolo) Si, ma la via?

ROCCO. Poi le darò il mio curriculum.

BISACCIA. Ma chi lo vuole?

ROCCO. Non lo accettate?

BISACCIA. A me non interessa.

ROCCO. E al signore?

BISACCIA. Lui è il regista americano, non capisce l’italiano parla inglese.

ROCCO. Ah, anch’io parlo inglese.(gli parla in inglese)

REGISTA. (non capendo si trova in difficoltà, poi gesticolando fa capire di andare avanti) No, no.

BISACCIA. Bene, vuole cominciare il provino?

ROCCO. Si, cosa preferisce, brillante, comico, tragicomico o drammatico?

BISACCIA. Preferirei che cominciasse. Rocco Secco, non tanto, azione motore via.

ROCCO. Visto, che il regista parla in inglese, farò Shakespeare in inglese.(fa un pezzo che finisce piangendo) Scusate mi sono lasciato prendere dall’emozione. (asciugandosi le lacrime esce)

BISACCIA.(si commuove, mentre il regista gli fa capire di farsi pagare) Povero ragazzo, chissà cosa gli è capitato.(il regista c.s.) E si, ho capito, ma non avete visto quel povero ragazzo come piangeva? Questi continentali non hanno nessuna compassione. Non sono come noi italiani che ci aiutiamo uni gli altri. Questi americani. L’America, la mamma dei pomodori. Se, come si chiama, Cristoforo Garibaldi non l’avesse scoperta, non avremmo i pomodori. E la salsa come l’avremmo fatta? 

GIULIO.(Entrando)Eccomi qua, come è andata? Tutto ok?(il regista parla gesticolando)

BISACCIA. Che ha detto?

GIULIO..Ha detto…ha detto.(Regista c.s.) Che ha fatto un buon lavoro, complimenti.

BISACCIA. Grazie, ho fatto del mio meglio.

GIULIO. Se ha da fare può andare ora ci penso io.

BISACCIA. Va bene, (Va per uscire) Li ha presi i soldi?

GIULIO. Quali soldi?

BISACCIA. Non è andato in banca?

GIULIO. Ah si, lasciatemi stare ho fatto la fila, e quando era il mio turno si sono bloccati i computer, ho aspettato un po’, ma non si sono sbloccati, andrò domani.

BISACCIA. Pazienza. (Esce)

GIULIO. Ma che volevi dire con quei segnali?

REGISTA. È venuto uno e Bisaccia non si è fatto pagare, perché quello si è messo a piangere.

GIULIO. E voi non potevate intervenire?

REGISTA. Io ho cercato, ma cosa dovevo fare prendergli il portafoglio?

CAMERAMAN. (Discolpandosi)Io nono…nono…non ho papa…parlato. Soso..sono soso..sordomuto!

REGISTA. Stai zitto tu. Stava per parlare con Bisaccia, se non fossi intervenuto io.

GIULIO. Ma perché non vi uccido, io non lo so. Siete due rincoglioniti.

REGISTA. Com’è finita col tipo?

GIULIO. Male, vuole i soldi subito, altrimenti si riprende tutto.

CAMERAMAN. Pepe…pepe…perché nono…nono…non glieli dai?

GIULIO.(imitandolo)Pepe…pepe…perché non c’è l’ho!!

REGISTA. E come facciamo?

GIULIO. Facciamo che tre siamo troppi e i soldi sono pochi. Le soluzioni sono due. Uno di noi deve andarsene. (Pausa, si guardano come per chiedersi chi)

CAMERAMAN. Elala…elala…a l’altra?

GIULIO. Che te ne vai tu.

CAMERAMAN. Io?

GIULIO. Purtroppo si, io non posso andarmene, perché lui è americano, tu sordomuto come fate? Lui neanche perché è il regista famoso, quindi.

CAMERAMAN. Allora dada…dada…datemi i mimi…mimi…miei soldi.

GIULIO. Come facciamo a darteli, prima dobbiamo fare tutti i conti.

REGISTA. Certo, dobbiamo fare i conti, togliere le spese, e poi dividiamo.

CAMERAMAN. No, io lili…lili…li voglio ora.

GIULIO. Questo significa che non hai fiducia?

REGISTA. Questo comportamento da te non me l’aspettavo, che amico.

GIULIO. Non ti preoccupare, quando finiremo ti verremo a portare subito la tua parte.

CAMERAMAN. Almeno dada…dada…datemi un a..a..anticipo.

GIULIO. Ma allora sei scemo!  Dobbiamo fare i conti prima!!

REGISTA.(A cantilena)I conti, i conti!!

CAMERAMAN. Vava…vava…va bene. Vivi…vivi…vi aspetto.

GIULIO. Tranquillo.

CAMERAMAN.(Uscendo)Cici…cici…ci vediamo. Cici…cici…ciao. (Esce, e gli altri lo salutano)

REGISTA. Stavolta mi sembra un po’ complicata la situazione.

GIULIO. È venuta a te quest’idea dei provini no?

REGISTA. Ah, le altre volte che tutto ha funzionato l’idea era tua?

BISACCIA.(entrando)Apposto?

GIULIO. Siamo qui.

BISACCIA. E il sordomuto dov’è?

GIULIO. Purtroppo è dovuto partire per Roma, doveva girare un altro film con coso, con Mezzogiorno.

BISACCIA. E arriverà per mezzogiorno?

GIULIO. Eh?

BISACCIA. Già, l’avevo dimenticato che voi avete l’aereo privato.(Va alla cinepresa) Giro io?

GIULIO. No, per favore, non la tocchi. Questa non è facile da usare

BISACCIA. Allora lei usa la cinepresa e io faccio il motore. (prende il ciak)

GIULIO. No, no grazie, ce la caveremo da soli.

BISACCIA. Senza complimenti, se avete bisogno, io sono di la, mi chiamate e vengo subito.(Esce)

GIULIO. Gli è piaciuto il passatempo.

REGISTA. Infatti.

PAZZO.(Entra, ben vestito)Permesso, buongiorno.

GIULIO. Di nuova qua lei?(Il pazzo si guarda intorno) Si, si sto parlando con lei.

PAZZO.(C.s)Ma, parla con me?

GIULIO. Si, proprio con lei.

PAZZO. Ma se parla con lei non parla con me.

GIULIO. Senta non ho tempo da perdere, parlo con lei, anzi se si offende gli do del voi, parlo con voi.

PAZZO. Ma io sono solo.

GIULIO. Lo vedo che è solo.

PAZZO. Allora perché dice voi?

GIULIO. Senta, lei non è quello che è venuto prima con sua moglie, e se n’andato anche senza pagare?

PAZZO. Ma lei sta parlando con me?

GIULIO. Si, parlo con lei.

PAZZO. Lei sta prendendo un granchio, che dalle nostre parti si dice gambero.

GIULIO.(Irritato)No, io la sto prendendo a calci in culo.

PAZZO.(Saltando in aria)Come ha detto? Ma lei sa chi sono io?

GIULIO. Si, lei è il pazzo di prima.

PAZZO. Caro signore, io sono Don Calogero detto il boss, e se lei è ancora vivo dopo quello che mi ha detto, si deve ritenere fortunato, molto fortunato.

GIULIO. Lei mi vuole prendere in giro?

PAZZO.(Gli si avvicina) No, se lei vuole la posso prendere per il bavero e gli faccio vedere chi sono io.

GIULIO. Ma lei ha la stessa faccia del pazzo di prima, il Commendatore Pancrazio se non sbaglio.

PAZZO. Io non sono commendatore, ma se vuole può chiamarmi cavaliere. E ho capito anche di chi sta parlando, e per questa volta faccio finta di niente.

GIULIO. Mi scusi, ma siete due gocce d’acqua.

PAZZO.(Autorevole)Basta, acqua passata, la perdono per questa volta.

GIULIO. Mi scusi. Allora, è venuto per il provino?

PAZZO.(Comincia a cercare per la stanza)No, io sono venuto a vedere se tutto era in regola.

GIULIO- Certo che è tutto in regola, può stare tranquillo.

PAZZO. Tranquillo, 30 anni.

GIULIO. No, qua non si scherza.

PAZZO.(Continua a cercare)Perché io gli sembro uno che scherza?

GIULIO. Non ho detto questo.

PAZZO. Ah, mi sembrava che voleva alludere questo.

GIULIO. Non mi permetterei mai.

PAZZO. Sicuro che c’è tutto in regola? (Prende una banana dalla giacca)

GIULIO.(Si guarda con il regista come se l’avesse riconosciuto)Ma per caso il commendatore Pancrazio è vostro parente?

PAZZO. Di nuovo con Pancrazio. Avete da accendere?(Giulio si fa dare l’accendino dal regista e glielo porge. Si accende la banana, e subito tossisce) Il dottore me lo dice sempre di non fumare che fa male, <invece di fumare mangiateveli i soldi> (sbuccia la banana e la mangia) non è che per caso avete trovato un telefonino a forma di banana? (Giulio e il regista lentamente si avvicinano)Non l’avete trovato, pazienza.(esce di corsa)

GIULIO.(Cerca di afferrarlo ma non ci riesce) Disgraziato! Lei è quello di prima, pazzo imbroglione.

REGISTA. Pazzo, ma sa mentire meglio di noi.

GIULIO. Infatti, anche i pazzi ci prendono per fessi.

REGISTA. Ti ha, preso per fesso, a me ha preso l’accendino.(ipotesi di canzone)

DON TANO. (entrando)È permesso?

GIULIO. Avanti, s’accomodi, buongiorno.

DON TANO. Per lei, per me non tanto.

GIULIO. Scusi, non ho capito.

DON TANO. Non cominciamo a fare gl’indiani.

GIULIO. Che indiani, non capisco.

DON TANO. Lo so, io, che non c’è più sordo di chi non vuol sentire.

GIULIO. Veramente il sordomuto è partito per Roma, io ci sento.

DON TANO Meno male che sente.

GIULIO.(Sorridendo)Allora, è venuto per il provino?

DON TANO. No, io ho venuto per mettere tutto in regola.

GIULIO.(Guardando il regista)Ho capito, lei è parente di quell’altro che è venuto prima.

DON TANO.(Saltando in aria)Perché, chi è venuto prima?

GIULIO. Uno non tanto sano di mente, era venuto per vedere se tutto era in regola.

DON TANO. No, io ho venuto non per vedere, ma per mettere in regola.

GIULIO. Senta, se vuole fare il provino bene, altrimenti se ne vada, perché non voglio perdere tempo.

DON TANO.(nervoso) Ma allora non ci abbiamo capito, dovete mettervi in regola con la tangenziale.

GIULIO. La tangenziale?

DON TANO. Sissignore, io devo prendere la tangenziale.

GIULIO. Ho capito, ma qui è fuori strada.

DON TANO. Fuori strada siete voi.

GIULIO. Ma noi non dobbiamo prendere la tangenziale.

DON TANO. Certo, la tangenziale è mia.

GIULIO. Sua?

DON TANO. Perché avete qualcosa in contrario?

GIULIO. Ma la tangenziale è dello stato non sua.

DON TANO. Lei mi sta facendo innervosire.

GIULIO. E lei mi sta facendo perdere tempo.

DON TANO. Ma lei lo sa chi sono io? Io sono Don Tano.

GIULIO. Si, don dan e din don, e che sono le campane di Pasqua. Ma sono tutti pazzi qui?

DON TANO.(irritato) Lei sta scherzando con il fuoco.

GIULIO. Senta, oggi è stata una giornataccia, quindi sono stanco, e mi fa male pure la testa.

DON TANO. Io la testa gliela faccio saltare, a lei e al suo amico che non parla, che già al vederlo fumare il sigaro come me, mi da fastidio.

GIULIO. Ma lei sa chi è lui? E’ un regista americano, famosissimo in America.

DON TANO. E io sono Don Tano, e sono famosissimo qua.

GIULIO. Va bene lei è famoso qua lui in America. Allora vuole fare il provino si o no?

DON TANO. Allora non ci abbiamo capito? Dovete mettere in regola i pagamenti.

GIULIO. Ah, ma lei è cocciuto. Se non se ne va, chiamo il padrone di casa e la faccio buttare fuori.

DON TANO. Lo chiami, lo chiami pure.

GIULIO. Signor Bisaccia.

BISACCIA.(Da fuori)Arrivo. (Entra, e va alla telecamera) Avete bisogno?

GIULIO. No, lasci stare la cinepresa. C’è il signore che mi sta facendo perdere tempo, e non vuole uscire, ci vuole pensare lei?

BISACCIA.(va verso, don Tano che è di spalle)Senta lei.(Don Tano si gira, e gli porge la mano)

BISACCIA.(Al vederlo impallidisce, gli bacia la mano, tremante)Don Tano lei qui?

DON TANO. Visto che nessuno mi ha cercato per regolarizzare i pagamenti, sono venuto di persona.

GIULIO. Ma scusi, lei è ispettore del lavoro, ispettore dell’Iva, del fisco, chi è?

DON TANO.(Marcando)Io sono Don Tano.(a Bisaccia) Diteglielo agli amici vostri chi sono io.

BISACCIA. Lui è…lui è… è…è Don Tano.

GIULIO. E allora?

DON TANO.(alteratissimo)E allora in questa zona niente si muove senza il mio permesso, neanche le foglie degl’alberi quando c’è vento si devono muovere, ci abbiamo capiti?(mostra la pistola)                    

GIULIO.(Spaventato, il regista si alza e si nasconde dietro lui)Si, si, certamente.

DON TANO. Certamente sta minchia. Mi pare che voi il mio permesso per fare queste minchiate non l’avete chiesto.

GIULIO. Ma noi siamo forestieri, non sappiamo come si usa fare qui.

DON TANO. Sempre la solita litania, io non sono di qui, non lo sapevo, non l’ho fatto apposta. Signor Bisaccia, lei sa come si usa qui, cos’è si è dimenticato?

BISACCIA.(Tremante)No, Don Tano, cosa dite, siccome si tratta di fesserie….

DON TANO. (interrompendolo) C’è giro di soldi?

BISACCIA.Si ma …….

DON TANO.(c.s.)Allora ci vuole il mio permesso.

BISACCIA. Ma essendo poca cosa, non vi ho voluto disturbare.

DON TANO. Male, quando si tratta di poca cosa (fa segno dei soldi) mi dovete disturbare, se non volete essere disturbati. Comunque, per questa volta chiudo un occhio. (a Giulio) Ora visto che ci siamo capiti, regolarizziamo con la tangenziale.

GIULIO. Ma lei intende….il….pizzo?

DON TANO. Una volta si chiamava così, siete arrestai indietro, ora si chiama la tangenziale.

GIULIO. Si, certo.

DON TANO. Ora cominciamo a ragionare.(siede sulla poltrona, si rialza scuote la polvere, schifato, mette un fazzoletto e si risiede, mentre Giulio fa l’indifferente)Dico, ci abbiamo capito?

GIULIO. Si, si, abbiamo capito.

DON TANO. E allora a chi aspettiamo?

GIULIO. Noi nessuno. Lei signor Bisaccia aspetta qualcuno?

BISACCIA. No, no.

DON TANO. Aspetto di prendere la mia tangenziale!

GIULIO Ah, e la vorrebbe ora?

DON TANO. No ora. Subito.

GIULIO. Ma ora siamo a corto di liquidi, se può darci un paio di giorni.

DON TANO. (a Bisaccia) Vi risulta chi io do giorni di tempo?

BISACCIA.Confuso)Ehm..si…

DON TANO(interrompendo)A me non risulta.

BISACCIA. Si, dico, non mi risulta.(a Giulio) No, non da tempo.

GIULIO. Per favore sia clemente.

DON TANO. Ma che clemente, io sono Don Tano, ancora non l’avete capito?

GIULIO.(Baciandogli la mano, ed il regista i piedi)La prego, tra due giorni saremo in regola.

DON TANO.(scansandoli, schifato) E levatevi, e non mi insozzate.

BISACCIA. Don Tano, potete fidarvi.

DON TANO.(Alzandosi)Va beni, responsabile lei.(Bisaccia cade tremante sul divano) Se tra due giorni non pagano loro, pagherà lei. (Prende la pistola, tutti si buttano a terra, spara sul divano, poi esce)

BISACCIA.(piangendo, si tocca) Sono morto.

GIULIO. Anch’io!(anche il regista dirà qualcosa)

BISACCIA. Oh Dio. Stavolta mi sono messo nei guai.

GIULIO. Ma questo fa sul serio.

BISACCIA. Non avete ancora capito che quello è Don Tano! Piuttosto cercate di pagare altrimenti ci farà fare una brutta fine.

GIULIO. Tra due giorni sarà tutto a posto.

BISACCIA. Vado a cercare un amico che gli parli.(Esce)

GIULIO. Anche il mafioso di turno ci mancava.

REGISTA.(Senza voce)Stavolta ci rimettiamo la pelle.

GIULIO. La pelle dovrei fartela io, che mi hai convinto a fare questa cazzata.

REGISTA. Me la sono fatta addosso.

GIULIO. Anche tu?(ipotesi di canzone)

PINA.(Da fuori a voce alta)Signor Carmelo, signor Carmelo.(Entra con un cesto)          

GIULIO. Avanti, avanti, si accomodi. Buongiorno, è venuta per il provino?

PINA. No, uova.

GIULIO. Dico è venuta per il provino?

PINA.  No, non vendo vino, e che è sordo?

GIULIO.Ma perché è qua?

PINA. Si certo, quanti ne vuole?

GIULIO. No grazie, non ne voglio.

PINA. No niente aglio.

GIULIO.(al regista)Ma questa è sorda come una campana.

PINA. Allora quanti ne vuole?

GIULIO. (urla) Non ne voglio.

PINA. E che si grida. Ci sento bene io sa. Ma il signor Carmelo dov’è?

GIULIO. E’ uscito un momento.

PINA. Al rifornimento? E si, la benzina è arrivata alle stelle, meno male che io vado a piedi.

GIULIO. Fa bene.

PINA. Certo, fa bene alla circolazione. Ma tardava?

GIULIO. Signora che ne so, è uscito poco fa..

PINA. Tra poco sarà qua.(Si siede) Allora l’aspetto. Ma voi chi siete? Che fate qui?

GIULIO. E’ una storia troppo lunga, lasciamo stare.

PINA. Dovete lavorare? E che lavoro fate?

GIULIO. Facciamo provini.

PINA. Imbottigliate vini, apposta mi ha chiesto se vendevo vino?

GIULIO.(mani nei capelli) Madonna mia, anche la sorda adesso.

PINA. Non disperatevi, adesso vi mando una persona che vende vino, e che vino.

GIULIO.(Arrabbiato)Non ne voglio vino. E ora se dovete aspettare il signor Bisaccia, per favore lo aspettate fuori, è meglio.

PINA. Ma lei non è mica il padrone di casa, che mi butta fuori!

GIULIO. Signora io devo lavorare.

PINA. E lavori pure, io non la disturbo.(Giulio sistema i microfoni) Ma cosa sono quei cosi?

GIULIO. Microfoni.

PINA. Se, le pare che non li conosco i grammofoni?

GIULIO.(Urla)Ho detto microfoni, microfoni, che ci servono per il nostro lavoro.

PINA. Ma che lavoro fate?

GIULIO. Noi lavoriamo nella televisione.

PINA. Io non vi ho mai visti in delegazione.

GIULIO. Basta, io me ne vado, mi sto irritando.

PINA. Vada, vada pure, se è in ritardo.

GIULIO. Ma perché non si fa visitare da un otorino?

PINA. Ma che motorino, glielo detto prima che io vado a piedi.

GIULIO.(C.s.)Perché non si fa curare l’udito?

PINA.(Si mette il dito nell’orecchio)Certo, se lei grida così, per forza devo mettermi il dito. Ammazza, che voce, dovrebbe lavorare al mercato, no in delegazione.(al regista) Gli dica anche lei di non gridare.

GIULIO. Lui non parla l’italiano. E’ americano.

PINA. Ma gli africani non sono neri?

GIULIO.(Va per uscire, ma entra Bisaccia)Basta io me ne vado. Ah, meno male che è arrivato, c’è una che l’aspetta.

BISACCIA. Ah, la signora Pina.

PINA. Finalmente, e a quale rifornimento è andato?

BISACCIA. Ma quale rifornimento?

PINA. Lui me l’ha detto.

GIULIO. Io le ho detto che era uscito un momento.

BISACCIA. Va bene, oggi niente uova.

PINA. Come niente, io ho aspettato, sopportando le grida di questo, che mi ha stordito! 

BISACCIA. No, ancora ne ho.

PINA. Si ma questi sono freschissimi, di stamattina.

BISACCIA. Le dico di no.

GIULIO.(Per sbarazzarsene)Va bene lasciatemeli a me.

PINA. Se prima non le ha volute?

GIULIO. E ora li voglio comprare.

PINA. Se li deve regalare, deve prenderne almeno una dozzina (Gli dà le uova ed aspetta i soldi ma Giulio fa segno a Bisaccia di sbarazzarsene)

BISACCIA.(Portandola verso l’uscita) Adesso per favore vada, loro devono lavorare.(Pina gli fa segno per i soldi)Dopo, sistemiamo, arrivederci.

PINA.(a Giulio) Quindi il vino non v’interessa?

GIULIO.(urla) No. (a voce bassa) Che rompipalle.

PINA. Ho sentito sa, gran maleducato.(esce)

BISACCIA.Scusate, ma la signora Pina è un po’ così. Io ho parlato con quell’amico, e mi ha detto che adesso parlerà con Don Tano, voi però cercate di muovervi.

GIULIO. Non si preoccupi.

BISACCIA. Io sono preoccupato, tanto che lo stomaco si è agitato.(Esce)

REGISTA. Pazzi, mafiosi, sordi, e cosa manca? Andiamo a prendere un caffè, ci rilassiamo un po’.

GIULIO. Offri tu?

REGISTA. Si, offro io e paghi tu.

GIULIO. Signor Bisaccia, noi facciamo un break, andiamo al bar, se viene qualcuno lo faccia aspettare.

BISACCIA.(f. c.)Va bene, chiuda la porta che sono in bagno.(si sentono scoregge)

GIULIO. L’avevamo capito. (escono, dopo poco suona il campanello)

BISACCIA.(f. c.) E ti pareva che non azzeccavano il momento.(Uscendo si abbottona i pantaloni e va ad aprire) Arrivo. Vengo. Prego avanti.

CARMELA.(Entrando decisa) Dove sono quelli della televisione?

BISACCIA. Sono al break a fare un bar.

CARMELA. Io voglio i soldi indietro.

BISACCIA. E perché?

CARMELA. Perché mi hanno detto che giorno otto si vedeva in televisione, oggi è giorno nove e io non ho visto niente di niente in televisione.

BISACCIA. Forse l’hanno spostato di qualche giorno.

CARMELA. Si, e mia figlia così quando si sposa?

BISACCIA Signora, sua figlia aspetta da 40 anni, se aspetta un paio di giorni in più non morirà mica?

CARMELA. Ma che 40 e 50. Mia figlia ha solo 37 anni.

PASTORE.(entrando)Permesso?

BISACCIA. Avanti.

PASTORE. E gli amici suoi, dove sono?

BISACCIA. Quali amici miei?

PASTORE. Quelli della televisione, io voglio indietro i miei soldi.

BISACCIA. Anche lei, e perché?

PASTORE. Come lei sa, io sono sempre in giro, a causa del mio lavoro, e ho sentito dire che sono degl’imbroglioni.

BISACCIA. No, si sbaglia, questa è una società internazionale.

MARIA. (Entrando di corsa) Dove sono quei farabutti?

BISACCIA. Chi?

MARIA. Gli amici vostri.

BISACCIA. Di nuovo con gli amici miei!

MARIA. Quelli della televisione, altro che americano e romano, sono di Protonotaro, e ci hanno detto un sacco di balle.

BISACCIA. Vi state sbagliando!

PASTORE. Di Protonotaro? Ecco dove l’ho visto.

BISACCIA. A chi?

PASTORE. L’altro giorno ero con le mie pecore dalle parti di Protonotaro, ad un certo punto in lontananza ho visto un po’ di mucche, e il guardiano mi sembrava una faccia conoscente, ma non mi ricordavo dove l’avevo visto, adesso ho collegato. Era quello della cinepresa, il sordomuto.

BISACCIA. Impossibile. Lui è andato a Roma, per fare un film a mezzogiorno, se arrivava in tempo.

ROSA.(Entrando)A quanto sembra non sono la sola, ma dove sono?

BISACCIA. Chi, gli amici miei?

ROSA. Si, dove sono?

BISACCIA. Stanno arrivando, sono al break, per prendere un bar.

ROSA. Volete sapere di dove sono?

MARIA. Di Protonotaro!

ROSA.(Risentita) Ti pareva che non parlava lei. E sapete che hanno fatto in giro?

BISACCIA.(Con un filo di voce)Cosa?

ROSA. Hanno imbrogliato tanta gente, fregandogli un sacco di denaro.

PASTORE. Si, ma io non mi faccio fregare, ogni colpo di bastone gli rompo tre costole.

MARIA. Se si faranno vivi?

CARMELA. Non devono prendersi gli attrezzi?(Entra il pazzo, guardingo)

BISACCIA.(sdrammatizzando)Non ce nessun imbroglio, c’è anche un contratto firmato.

PAZZO.(Dopo aver cercato in giro)Scusate, qualcuno ha trovato un cellulare a forma di banana? (Bisaccia fa capire che è pazzo, di lasciarlo stare. Si mette a cercare sotto il divano)

ROSA. Mi sembra che quelli non verranno, avranno fiutato qualcosa.

PASTORE-. Io li andrò a cercare anche sotto il loro letto.

MARIA. Vengo anch’io.

CARMELA. Si, anch’io, facciamo un’associazione.

BISACCIA. Si, associazione a delinquere, avevate l’appuntamento, che siete venuti tutti in un colpo?

ROSA. Il colpo glielo diamo in testa a lei, tra poco.

BISACCIA. E cosa centro io?

ROSA. Centra, centra, lei era il compare.

BISACCIA. Ma che compare e comare, vi dico che sono professionisti seri.

CARMELA. Professionisti ad imbrogliare.

MARIA.(Riferendosi al pazzo)Ma cosa cerca?

BISACCIA. Lasciatelo perdere, è pazzo.

PAZZO.(Trova la buccia e la alza in aria)L’ho trovato, l’ho trovato, no, me l’anno rubato, mi hanno lasciato solo la custodia. (Esce quasi piangendo)

MARIA. Che facciamo andiamo a cercarli?(tutti sono d’accordo, ma ognuno dice la sua e si crea una gran confusione. Intanto entra Assunta e vedendo tutta quella gente resta sbalordita)

BISACCIA-(Al vederla resta di stucco, e con voce tremante)Tutu…tutu…tutu….

ASSUNTA. Occupato?

BISACCIA. Tu sei già arrivata?

ASSUNTA. E questi chi sono?

BISACCIA. Amici, amici.

ASSUNTA.(Notando la cinepresa) E quella? Non dirmi che hai fatto venire quelli della televisione?

MARIA. Ma che televisione, sono dei ladri.

BISACCIA. Ma che ladri, ho il contratto, perciò possiamo denunciarli, sempre se ce ne fosse bisogno.

ASSUNTA. Disonesto, caprone cornuto, ti avevo detto che non dovevi, e invece l’hai fatto venire, non preoccuparti che dopo faremo i conti.

PASTORE.(Alzando il bastone)E che conti, conteremo tutte le ossa rotte.

CARMELA. Prenda il contratto, vediamo un po’.

(Bisaccia va a prendere la busta, nel frattempo suona il campanello, ed Assunta va ad aprire)

SCALPELLO.(Entra con una carpetta in mano)Permesso, scusate, c’è riunione di famiglia?

ASSUNTA. E lei chi è?

SCALPELLO. Sono il signor Scalpello, della Proto assicurazioni.

ASSUNTA. Guardi, non è proprio il momento, ho altri problemi arrivederci.

SCALPELLO. No, guardi che c’è un malinteso, io sono qua per riscuotere la polizza.

ASSUNTA. Si sta sbagliando, io non ho nessuna polizza.

SCALPELLO. Scusi non abita qui il signor Bisaccia Carmelo?

BISACCIA. Si, sono io.

SCALPELLO. Infatti, è lei l’assicurato.

BISACCIA. Ma lei si sta sbagliando.

SCALPELLO. No, ho qui la copia del contratto, con i suoi dati, la via, il numero e la sua firma, (mostrandolo)riconosce la sua firma?

BISACCIA. E com’è finita lì?

ASSUNTA. Dammi la busta, (Gli prende la busta la apre e legge)Rincoglionito, cos’hai firmato?

BISACCIA. Il contratto d’affitto di 1000,00 € al giorno.

ASSUNTA. Rimbambito, hai firmato una polizza vita, e devi pagare tu per 20 anni.

PINA.(Entrando)Signor Carmelo, e che c’è festa? Com’è finita con le uova, chi me le paga lei o quel maleducato? (Entrano Giulio ed il regista, che restano un po’ sorpresi di trovarli li)

PASTORE. Ecco gli amici, adesso vedremo com’è la situazione.

GIULIO. Come mai tutti qua?

MARIA. E perché girano voci che non ci piacciono.

PASTORE.(Facendo roteare il bastone)E perciò vogliamo delle spiegazioni.

GIULIO.(Rivolto al regista)Va bene, penso che ora glielo possiamo dire. (Il regista non capisce) Ecco, siete stati vittima, di uno scherzo televisivo. Guardate tutti la telecamera, siete su scherzi in tv.(Tutti si girano per guardare la telecamera, mentre Giulio esce di corsa)

REGISTA. E chi si vede più( esce di corsa)

BISACCIA.(Disperato)Signor Giulio, ma dove andate, non scherzi, venga qui. (Esce per inseguirli)

SCALPELLO. Signor Bisaccia la polizza.

ASSUNTA. Ma è già valida è l’assicurazione?

SCALPELLO. Certo che è valida.

ASSUNTA. Se per caso lui muore, i soldi chi li prende?

SCALPELLO. Lei chi è la moglie?

ASSUNTA. Si.

SCALPELLO. Allora li prende lei.

ASSUNTA. A si. (Va verso la porta)

SCALPELLO. Ma signora chi mi paga?

ASSUNTA. Un attimo, l’ammazzo e torno.(Esce)

PASTORE. Scusatemi. Qualcuno di voi sa dirmi dove si trova la via anale?

FINE