Don… un fidanzato per due figlie

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Teatro Stabile di Augusta - Don… Un Fidanzato per due figlie di Mauro Italia

TEATRO STABILE DI AUGUSTA

DON… UN FIDANZATO PER DUE FIGLIE

Commedia Brillante di Mauro Italia

(Liberamente tratta dal film “Oscar un fidanzato per due figlie” con Sylvester Stallone e Ornella Muti)

DON PROVOLONE MANICI

TURIDDU picciotto


VANNUZZU picciotto

CATERINA zia convivente di Don Provolone

ANTONIO (Pregadio) contabile/fidanzato

TERESA poi si scopre figlia di Don Provolone

LISA Figlia di Don Provolone

Professore CUCUZZA

ROSANNA ex fidanzata di Don Provolone e madre di Teresa

PICCOLO del Teatro Stabile di Augusta

PER LA MESSA IN SCENA CHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE SCRITTA ALL’AUTORE AL N. 330.832156 CHE RILASCERA’ SENZA ONERI – SIAE –


Teatro Stabile di Augusta - Don… Un Fidanzato per due figlie di Mauro Italia

ATTO PRIMO

FUORI SCENA SIPARIO CHIUSO


PADRE


(ansimante) Figghiu miu…oramai iu arrivai unni avia arrivari… mi restunu sulu pochi mumenti di sta vita…(tossisce) Nui ama statu na famigghia di malacarni… genti senza scrupuli… mafiusi. A nostra famigghia ha fattu soffriri la genti onesta… estorsioni, ruberie…omicidi. Ma uora basta… semu la vergogna da società… Tu cà si me figgiu m’à prumittiri che darai onori o nostru nomi… che la famigghia Provolone diventi na famigghia onesta, pulita e di benefattori. Accussi vogghiu… uora prometti. AGGIURA.


Ampio salone di ricevimento a piano terra riccamente arredato. Apertura sul fondo : quella di sinistra da per la comune, quella di destra per le altre stanze della villa. Aperture nelle quinte di destra e di sinistra che danno nelle altre stanze. Vetrata a sinistra che da sul giardino. All’aprirsi del sipario VANNUZZU e TURIDDU, le due guardie del corpo di Don Provolone Manici, stanno giocando a scopa.


TURIDDU VANNUZZU TURIDDU VANNUZZU TURIDDU VANNUZZU TURIDDU VANNUZZU TURIDDU VANNUZZU TURIDDU


Cinque e dui setti, scupa!

Mih! Mi l’ava scurdatu ca c’era u setti di spadi...

Ioca, ioca se ta firi.

Sceccu...

Sceccu a ccui ??

Sceccu... a tia!!! Cavaddu vuleva diri… cavaddu di coppi

(Trionfante ) Scupa !!

Macari u cavaddu hai ? Chistu si ca è...

Non essere volgare scurrile e boccacciesco. Ormai pirdisti.

Chi persi ?...Cca c’è u cincu di coppi e videmu chi hai ...

Cincu di spadi… Nautra scupa!!! Vincii.


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VANNUZZU           Ammazzati… pezzu di cosu… (Si blocca perché vede arrivare zia Caterina e fa segno a TURIDDU di nascondere le carte)


CATERINA


(Alla quale non è sfuggito che i due hanno fatto sparire le carte da gioco) Viremumo quannu vi luvati stu viziaccio de catti. Vi horipetuto più volte ca ‘nta sta casa si canciu vita. Il casinò, ormai ha chiuso per sempre!


TURIDDU


Ma chi casinò,  za Catarina ni staumu facennu una partita a scupa!


CATERINA


Mancu all’asso pigghia tutto. Datimi sti carti.


TURIDDU


( Porgendo le carte a Caterina) Ecco!


CATERINA


E cerchiamo di filari ritti. Pigghiati esempio da mio nipote Provolone ca finu a poco tempo fa era la vergogna della famiglia, ma dopo la promessa fatta in punto di morte a suo padre è diventato un angelo del paradiso.


TURIDDU


Sii Buonanotte!


CATERINA


Senza Buongiornu e Buonanotti. Mio fratello,prima di morire ci dissi a Provolone : ”Figghiu miu, giurami che d’ora in avanti ti comporterai da galantuomo, da uomo onesto! Che non rapinerei e non farai più del male a nessuno” E Don Provolone giurò!


VANNUZZU


Don Turiddu Manici ,un uomo onesto ! Vo mmagginati ?


TURIDDU


Sta cosa mi sona stunata...


VANNUZZU


Trafucu c’è!


CATERINA


Non ci ‘nn’è traficu. Forza, marciamu in cucina, parassiti! ( A TURIDDU) Tu vai a munnari i patati e ‘mpana i cutuletti che oggiabbiamo a pranzo I Sangiuliano (A VANNUZZU) E tu vai in giardino che si deve mettere un po’ di concime nelle aiuole...(I due si avviano malvolentieri.) CAMPANELLO D’INGRESSO) Alt ! Unmomento, Tu TURIDDU, vai ad aprire (TURIDDU esegue) e tu, VANNUZZU, prima di andare in giardino portati questo posacenere , lavalo e viremu quannu c’ià finemu di fumari.


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(VANNUZZU esce, portandosi via il posacenere, mentre rientra TURIDDU )


TURIDDU


(Rientrando seguito da Antonio)E’ arrivato Antonio, il nostrocontabile...


ANTONIO


Buongiorno!



CATERINA


Buongiorno.



ANTONIO


Devo parlare subito con Don Provolone.


CATERINA


(Sfogliando l’agenda) Ore nove e trenta i fratelli Pannuzzo...ore diecie trenta il professore CUCUZZA...ore undici padre Cristoforo...ore undici e trenta Suore della divina Provvidenza...


TURIDDU


Telefona domani che ti fissiamo un appuntamento.


ANTONIO


Ma che appuntamento ! E’ questione di vita o di morte.


TURIDDU


Non possiamo. Il capo non si alza mai prima delle nove.


ANTONIO


Signori...forse non mi sono spiegato bene. E’


questione di vita o di...


PROVOL.


(Apparendo alle spalle di Antonio)...Morte! Abbiamo capito.

Speriamo per te che sia cosi !


CATERINA


Ora resta nervoso per tutta la giornata.


TURIDDU


E quannu è nervoso sa pigghia ccu mia...


CATERINA


Provolone, ti faccio portare un caffè ?


PROVOL.


T’arringraziu


TURIDDU


(Per andare) Un caffè per il capo...



PROVOL.


(Bloccandolo) Taia dittu ccà non mi devi più chiamare Capo. Io sonoil Signor Provolone.


CATERINA


Ci penso io per il caffè. (Sottovoce a TURIDDU) Non lu lassari sulo ca è nervuso. (Via)


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PROVOL.                       A che ora è l’appuntamento co prufissure CUCUZZA ?


TURIDDU


Alle dieci e trenta, capo.



PROVOL. VANNUZZU TURIDDU PROVOL.


Taia dittu nun mà chiamari capo!... Signor Provolone


(Entrando col caffé) Ecco il caffé, Capo!

Nunn à chiamari capu... Vero, Capo ?

(Fulminandoli con lo sguardo prende la tazzina) Allora, Ninuzzo,

cerca di essere veloci... Che cosa c’è di tanto importante da

svegliarmi all’alba ?


ANTONIO


Le posso parlare da solo , Don Provolone ?


PROVOL.


Ma semu suli!...


ANTONIO


(Guarda i due e poi Don Provolone) Non me ne ero accorto. DonProvolone, con tutto il rispetto , sono venuto a chiedere un aumento.


PROVOL.


Non ho capito bene. ( A TURIDDU) Che cosa ha chiesto ?


TURIDDU


Un aumento ha chiesto.



VANNUZZU


Aumento , domandò


PROVOL.


Allora bene, avevo sentito... Ma chi niscisti pazzu ?


ANTONIO


Quando lei sentirà il perché...


PROVOL.


Figghiu miu,ormai non siamo più nel giro...bisogna economizzare...


VANNUZZU


Vado per la colazione! Minchiuni, l’aumento vuole...(esce)


PROVOL.


Vedi, figghiu miu...Io oggi divento amministratore della “FatebeneFratelli” questo aumento non te lo posso dare,perché dobbiamorisparmiare per inviare denaro e medicinali nei paesi sottosviluppati.


ANTONIO


Io non l’avrei disturbato, ma l’amore, a volte, fa fare strane cose.


PROVOL.


L’amore ? E chi ci trasi l’amore ?



VANNUZZU


(Rientra col vassoio con la colazione) La colazione è serbuta!


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PROVOL.                       Si dice: E’ servita, Sceccu cù l’ali ! Non serbuta.


VANNUZZU


Va bene capo... (Sguardo di Don Provolone )... capito! ...(Via)


PROVOL.


(Mentre magia) E allora, vediamo cu è sta fimmina ca ma sdirrubbado lettu a matinata.


ANTONIO


Che dice, Don Provolone ?



PROVOL.


Ha dittu cà si nnamorato...penso di na fimmina ?


ANTONIO


(Che non aveva capito) Ah!!! E’ una bravissima ragazza. Di buonafamiglia. La chiederò in sposa a suo padre questa mattina.


PROVOL.


Bravu, figghiuzzu miu. Hai la mia benedizione. Congratulazioni a te e alla tua futura sposa… Auguri e figghi a culuri.


ANTONIO


Ma Don Provolone, io non la posso sposare se non le assicuro, almeno lo stesso tenore di vita che ha con i suoi genitori...


PROVOL.


Allura lassala. Sarà una approfittatrice matrimoniale...



ANTONIO


No! Tutto al contrario... E’


brava ragazza. E poi mi ama.


PROVOL.


Ti ama?...(Antonio annuisce) E tu la ami? Ma io perché devo così buono. Sintumu quanntu ti dugnu o misi?


essere


ANTONIO


Ottocentomilalire.


PROVOL.


E quantu vorresti vuscari?


ANTONIO


Duemilioni al mese...ci pensi due minuti prima di rispondermi...


PROVOL.


Gia cià pinsatu! Abbannuna sa seggia e vatinni. Ma chi si fora di ciriveddu?


ANTONIO


Don Provolone ma lei ha idea di quanti soldi hanno bisogno due giovani che cominciano una vita insieme ?...Questo dicevamo ieri con il signor Giovanni.


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PROVOL.                   Giuvanni cui? ?



ANTONIO


Si, il signor Giovanni Lo Turzo...


PROVOL.


Ma cui... U IMMIRUTU ? Giuvanni u contrabbanneri ? Ma a ccu frequenti?


ANTONIO


Ma anche noi, prima...


PROVOL.


Prima! Era prima… uora è uora.


ANTONIO


Sta cercando un ragioniere nuovo. Il suo, quello che aveva prima è morto. Non si comportò come doveva.


PROVOL.


Chi bella è sta storia...Resta con mia e non correrai questo pericolo...


ANTONIO


Volentieri,ma amo questa ragazza e ho promesso di sposarla. Devo pensare al nostro avvenire. Il signor Lo Turzo è disposto a darmi tremilioni al mese per il primo anno e tremilioni e cinquecento dal secondo in poi...messo in regola, assicurato con tredicesima quattordicesima e premio semestrale...


PROVOL.


Basta chiui! Ti posso dare un milione e trecentomilalire al mese.

Accussi o nenti.


ANTONIO


(Stringendogli subito la mano) Grazie Don Provolone, grazie! Affarefatto !


PROVOL.


(A TURIDDU) Questo doveva gestire u pizzu, non lacontabile. E’un’artista dell’estorsione. Vai, o ceccaci a manu da to zita.


ANTONIO


(Alzandosi ) Don Provolone Manici sono molto onorato di chiedere lamano di sua figlia .


PROVOL.


Chi dicisti ? A figghia di ccui?


ANTONIO


Si. E’ sua figlia la persona che amo.


PROVOL.


(Afferrandolo per il collo) Pezzu di cosu tintu e vastasu ? comu acanusci a me figghia ?


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ANTONIO                 L’ho conosciuta al club degli assassini.


PROVOL.


Chiussu è un locali malfamatu ?


ANTONIO


Ma è il suo locale, Don Provolone!


PROVOL.


E che vuol dire! Sempre malfamatu e.


TURIDDU


(Esce la pistola e la punta in faccia ad Antonio)- Calmati, capo, usistemu iu a stu disgraziatu!


PROVOL.


(Spazientito a TURIDDU) Ancora armato giri ? Dammi sta cosa. (Gli leva la pistola) Nui semu genti onesta, (Poi ad Antonio) Iu t’ammazzo, pezzu di infami!!!


ANTONIO


Don Provolone, mi sta rompendo il collo. Mi lasci per favore!


PROVOL.


Scusami tanto. Ho perso la calma.


ANTONIO


Prego! Torno a chiedere la mano di sua figlia.


PROVOL.


Tu nun n’ha voi a me figghia, tu vuoi i so soddi...Anzi, i mei ! U stomucu m’abbrucia TURIDDU,portami un poco di bicarbunatu


TURIDDU


O bicarbunatu attocca a Vannuzzu.



PROVOL.


E va bene. Dicci a Vannuzzu ca mi porta u Bicarbunatu.


TURIDDU


Si, capo!


PROVOL.


E nun mi chiamari capo.


TURIDDU


Scusa,capo ! (Via per la cucina)


PROVOL.


Tà fattu i cunta senza l’osti, ah ?


ANTONIO


Don Provolone io amo vostra figlia e non i suoi soldi. E posso dimostrarlo. (Rientrano VANNUZZU e TURIDDU)


PROVOL.


Ah, si ? E comu ? (Prende il bicchiere che gli porge VANNUZZU con un cucchiaino di bicarbonato che gli scioglie TURIDDU. Beve)


ANTONIO


Il giorno che la sposerò intesterò a lei la mia intera fortuna.


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PROVOL.


E che cosa può possedere un povero disgraziato cà varagna ottocentomilire al mese ?


ANTONIO


4.657.875.513 LIRE


PROVOL.


Quantu ?


ANTONIO


4.657.875.513 LIRE


PROVOL.


Unni i pigghiati tutti sti sordi con il misero stipendio che ti dugnu.


ANTONIO


Li ho rubati a lei.


PROVOL.


A Miaaa? E tu ti presenti a me casa e mi dici c’à m’arrubbasti cincu miliardi ?


VANNUZZU


Infame!!! (Esce una pistola e la punta in faccia ad Antonio)ma chi dicu Infami... Infamuni!!!


PROVOL.


T’haia dittu centu voti cà sii un maggiordomo, a caminari


disarmato.


Dammi cca.


VANNUZZU


Non ma livassi...E’ un regalo di mio patre, ricordo della prima comunione...


PROVOL.


(Ad Antonio) Staiu aspittannu na spiegazioni.



ANTONIO


Bene. Allora cominciamo dal principio.



PROVOL.


No no… Accuminciamu di quannu mi futtisti i soddi.


ANTONIO


Quando sono stato assunto, i suoi libri contabili erano un disastro...


PROVOL.


E tu i sistimasti a favuri to.


ANTONIO


Troppe spese c’erano e pochi profitti...Io invertii la cosa...Intanto presi i profitti delle estorsioni e li utilizzai per il contrabbando delle sigarette. Ciò mi consentì di ridurre il costo dei liquori di importazione clandestina di mille lire a bottiglia.


TURIDDU


Ingrassava il porco e poi su scannava...



PROVOL.


E cu è il porco ?



TURIDDU


Ca Lei...Capo! (VANNUZZU via)


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ANTONIO


Poi, un giorno, mi accorsi che avevo fatto un errore di calcolo,un semplice errore di addizione sui libri. Avevo scalato di 5oo invece che di 1.000 il prezzo delle bottiglie di liquore...cercai di parlare con lei...


PROVOL.


E iu unni era?...


ANTONIO


Vossia, Don Provolone, era a Palermo per quella riunione dei mammasantissima. Me lo ricordo bene, perché quel giorno io conobbi sua figlia.


PROVOL.


Se Al club degli assassini... a proposito… unnè cà l’ammazzu.


ANTONIO


Amore a prima vista. Colpo di fulmine. E convertii l’errore delle 5oo lire nella chiave della mia felicità, lo stornai dalla contabilità e gonfiai le spese di cassa!


PROVOL.


Menti Criminali. Congratulazioni.


ANTONIO


Grazie. Ero sicuro che una persona come a Don Provolone Manici non avrebbe mai e poi mai negato al genero quelle 500 lire a bottiglia che intendo trasferire a sua figlia quando la sposerò.


PROVOL.


Con una mano t’alliscia e cù l’autra ti pugnala.



ANTONIO


Non mi vanto di quello che ho fatto. Ma per amore di sua figlia, lo rifarei.


PROVOL.


Ma tanto l’ami ?



ANTONIO


Sissignore.



PROVOL.


Lei, mia figlia, sa di questo ladrocinio ?



ANTONIO


No, signore!



PROVOL.


Lei ti ama ? (Antonio annuisce) Ne sei certo ?



ANTONIO


Certissimo. Mi ha dato anche la prova.



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PROVOL.                   Prova ? Chi è sta prova ?


ANTONIO PROVOL. ANTONIO PROVOL. ANTONIO


(A TURIDDU) - TURIDDU, chiama VANNUZZU.

Picchi a chiamari a Vannuzzu ?

Perché ora lei,Don Provolone,avrà bisogno di Bicarbonato.

E perché ?

Benissimo. Siamo nel terzo millennio...siamo emancipati...è giusto ?


PROVOL.


Uora chi centra u terzu millennio…e poi cù è emancipatu


?


ANTONIO


Io e sua figlia… siamo amanti.


PROVOL.


( Si alza, afferra Antonio per il collo. Alle grida rientra VANNUZZU e insieme a TURIDDU trattengono Don Provolone. Questi molla Antonio) Ammazzatilu !


ANTONIO


Don Provolone, farlo arrabbiare


era l’ultima cosa che desideravo.


PROVOL.


E perché mi sarei dovuto incazzare ? Picchi? Mi sdirrubbi dal letto e setti i matina, mi dici candidatamene che ti sei appropriato di cinque dei miei miliardi, mi vieni a dire ccu dda facci di fissa , che sei l’amante di mia figlia...(Rivolgendosi ai due) Picchi m’avissi incazzari ??? (Ad Antonio) Ringrazia il Signore che oggi come oggi, sono un gentiluomo, ma se tutto questo avissa successo prima di aver fatto il giuramento a mio padre in punto di morte a quest’ora,


dico...avresti un pigiama di cemento addosso..


ANTONIO


Non pretendo una risposta immediata.



PROVOL.


Ah, bravo ! Meno male. Fammi parrari cu du spicchiu di mennula di me figghia.


ANTONIO


(uscendo) Faccio il giro del palazzo, mi darà una risposta quandotorno, papà.


PROVOL.


E non mi chiamari papà!



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ANTONIO                 Si, capo.



PROVOL. ANTONIO PROVOL. CATERINA


E non mi chiamari capo.


Ok, Don Provolone . (Via)


(Ai due) Voi, portatemi cà a me figghia. ( I due via)

(Apparendo dal giardino) Vedi che io devo fare un commissione,

pozzu mancari una mezz’oretta. A picciridda è in camera sua.


PROVOL.


Si a picciridda ca fa i picciriddi, come a chiami tu, sta scinnennu sutta scorta perché mi deve dare una spiegazione.


CATERINA


Che spiegazione ?


PROVOL.


A picciridda mi deve dire da quanto tempo ha l’amante...a picciridda!|



TURIDDU


(TURIDDU aiutato da VANNUZZU a trasportare Lisa di peso)

Eccola. Si era chiusa a chiave nella sua stanza. ( I due vanno via)


CATERINA


A chiave ? E picchì ti chiuri a chiave a ziuzza ?


LISA


Devo avere anch’io la mia privacy , non ti pare,zia ?


CATERINA


Perché non l’hai ?


LISA


No, non l’ho mai avuta. Mi manca e voglio averla.


CATERINA


Provolone accuntentila...Accattaccilla a picciridda.


PROVOL.


Zia Caterina, per cortesia. Senti, picciridda, è inutile che fai la santarellina ccu mia, sappiamo tutto. Hai coperto di fango e di vergogna questa famiglia.


CATERINA


Biiii Esagiratu.


LISA


Papà ti devi rendere conto che non sono più una bambina, non ci vuoi credere? Ebbene se non ci vuoi credere guarda !(S’apre la vestaglia e


mostra il suo bel corpo)


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CATERINA


Copriti, svergognata! (A Provolone) Che bedda, però...


PROVOL.


L’amante, l’amante avi sta svergugnata... non mi po’ paci.



LISA


Chi ti ha detto di noi ?


CATERINA


Cutu rissi ?


PROVOL.


Quel vigliacco ...ha avutu a facci tosta di circarimi u matrimoniu.


CATERINA


Ma allora, veni a diri che havi intenzioni...


PROVOL.


...si di ammuccarisi i me soddi.


CATERINA


No. Serii!!!


PROVOL.


Chiu seri dei sordi.


LISA


Ecco lo sapevo (Piange a sirena)


CATERINA


Picchì chianci a zia ?


LISA


Perché è una notizia bellissima. Io credevo che mi avesse lasciata ? E invece mi sposa !!!


CATERINA


Scansatini. Chista è una pazza.!



PROVOL.


Tu non lo sposerai affatto. Tuo marito, sarà Pippu Ventura.!



CATERINA


Cui… du scunchiuruto ? Che lariu, malanova.


PROVOL.


A mi piaciunu  scunchiuruti e lari.



LISA


A me no.


PROVOL.


A tia ti piaciunu chiddi cà piaciunu a mia…puntu…Ti ho mandatonelle migliori scuole, hai frequentato la migliore società, la crema...e questo è il risultato. Una cosa indegna. Pari nisciuta da una passerella di spogliarellisti.


LISA


Io soffoco in questa casa...



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CATERINA              Ma se avemu l’aria condizionata!


LISA


Io voglio fare lo shopping a Parigi...voglio sdraiarmi nelle spiagge di ONULULU...voglio fare l’attraversamento della manica a nuoto...


PROVOL.


Poi fari tuttu chiddu cà voi… basta cà nu nesci dà sta casa.


CATERINA


(Mentre Lisa s’avvia nella sua camera) Provolone a Parigi, forsi è unpocu luntaneddu e sula non ce la possiamo mandare...Ma a Carrapipi, però ci a putissitu mannari...non ti pari ? (A Seguire Lisa escono)


PROVOL.


VANNUZZU, occhiio a mè figlia, ca non si muvissi mai dalla sua stanza per nessun motivo.


VANNUZZU


Sta bene. Che non si muova dalla sua stanza per nessun motivo! Mizzica ! Idda ccu mia havi a chi fari. (escono tutti… scena vuota)


LISA


(Ritornando in scena seguita da zia Caterina) Zia Caterina, nonerano questi i sogni che facevo...sognavo di fare una lunga crociera con l’uomo della mia vita, visitare nuovi paesi...


CATERINA


Ma perché, non li puoi fare lo stesso tutte queste cose ?


LISA


La mia vita è finita. Sposarmi con quel ragazzo era l’unico modo per scappare da questo carcere.


CATERINA


Parole senza senso...Non sai chiddu ca dici. Ascutimi : Una volta mi portarono a teatro e viriri una commedia dove c’era una ragazza che faceva creder a suo padre di aspettare un bambino...e allora suo padre per salvare l’onore della famiglia fu costretto a farle sposare quello che lei amava.


LISA


Zia Caterina, ma se dico una cosa di questa a papà, piddaveru morta nesciu di cca intra.


CATERINA


Ma chi dici… tu dicci ca si gravita…e vedrai ca iddu fa chiddi ca ci dici di fari… ecculo iddu cà e… parraci (la zia esce)


LISA


Papà ti debbo parlare.


PROVOL.


Dopu.


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LISA                                 No, ora!!!


PROVOL.


Che voi?


LISA


Papà,Ti debbo dire una cosa che ti farà soffrire molto. Ho deciso di chiudermi in un convento.


PROVOL.


Ti vuoi fare monaca ?... Beh, mi pari ca ci pinsasti tardi.


LISA


Papà ,in convento ci vanno anche le donne nubili per far nascere i bambini.


PROVOL.


(Gridando) Cosa??? Chi dicisti ???


TURIDDU


(Presentandosi con la pistola in mano) Tutto a posto capo?


PROVOL.


Ma io a tia non ti lavia livata a pistola ?


TURIDDU


Questa è quella di scorta...


PROVOL.


Dammilla!


TURIDDU


Ecco. (Gli consegna la pistola, un rasoio, uno sfollagente,due candelotti di dinamite-un pugnale e una bomba a mano)


PROVOL.


C’è altro ?



TURIDDU


(Dal gambale del pantalone tira fuori una pistola più piccola e la consegna)


PROVOL.


Disarmare a tia è come disarmare a Germania. Levati dai peri. (TURIDDU via) Viri iu cu sta pistola, mammazzassi e andrei araggiungere tua madre, che a quest’ora si rivolta nella tomba dalla


vergogna.


LISA


(Piangendo a sirena) Mi dispiace, papà! Vado a fare i bagagli perandare in convento.


PROVOL.


Ma unni vai?. Tu non vai in nessun posto. Tu sposerai quel vagabondo...


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LISA


(Contenta) Ah! Papà...Paparino mio ! Tu accetti che mi sposi ?


PROVOL.


Na vota ca si cunprumissa. E dopo il matrimonio, andrete ad abitare in un bel appartamento a pianuterra


LISA


Perché a piano terra ?


PROVOL.


Perché se tuo marito non filerà dritto sarò costretto a rumpiricci i canneddi de iammi e poi comu acchiana i scali ca iammi rutti?. Quindi Pianuterra.


LISA


(Abbracciando il padre) Grazie, papà! (Via)


SUONANO ALLA PORTA


TURIDDU PROVOL.


(entrando) Capu… C’èna fimmina alla porta.

Nun vogghiu viriri a nuddu… Mannala.


TURIDDU


Non posso farlo.


PROVOL.


Perché?


TURIDDU


Perché quella dice...


PROVOL.


... che è questione di vita o di morte. Oggi iurnata è… Falla passare.


(A TURIDDU)


TURIDDU


(Introducendo Teresa)


S’accomodassi...


PROVOL.


Che posso fare per la signorina...


TERESA


...Teresa.



PROVOL.


Teresa.


TERESA


Le posso parlare in privato ?



PROVOL.


Caciertu. (A TURIDDU) Lassani suli. (TURIDDU via)


TERESA


Don Provolone ho fatto una stupidaggine.


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PROVOL.                   Sarebbe ?


TERESA


Mi sono innamorata di un giovane che si chiama Antonio Pregadio.


PROVOL.


Mi dispiaci ma nun po essiri…


TERESA


Come dice ?


PROVOL.


Nun po’ ghiessiri. Antonio Pregadio è già impegnato.


TERESA


Con chi ?


PROVOL.


Cu Mia…


TERESA


Con Chi?


PROVOL.


Cu mia.... cioè cu idda… Idda va…mè figghia… Antonio ha chiesto la mano di mia figlia.


TERESA


Di già ?


PROVOL.


Ma lei è simapaticulicchia, non si abbatta. Troverà un bravo giovane. E poi questo è un ladruncolo, un truffatore disonesto...



TERESA


Don Provolone io non sono stata onesta con Antonio, gli ho detto… che ero sua figlia.


PROVOL.


Figghia di cui?



TERESA


Antonio crede che lei sia mio padre.


PROVOL.


Questo significa che Antonio non ha mai visto a me figghia... quindi idda nunnè cumprumissa ma questu è Magnificu! (Confuso) Ma un momento… ma se me figgia nun ha statu ccu iddu, u figghiu di me figghia di ccu è figghiu ? (A Teresa) Ma poi tu, figghia bedda,con tanta gente,ca c’è peri peri giustu a mia sei andata a scegliere pi patri?


TERESA


Volevo che Antonio credesse che io venivo da una famiglia facoltosa...Quando chiese il mio nome io avevo visto la sua foto sul giornale e così gli dissi che ero la figlia di Don Provolone Manici. Lo


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scoprii dopo che lei era...


PROVOL.


Chi era ?


TERESA


Si, insomma, che era… quello che era.


PROVOL.


E perché non gli hai detto la verità ?


TERESA


Perché era felice che io fossi sua figlia. Io non sapevo che si occupava dei suoi affari.


PROVOL.


Veramente si occupa di chiddi so.


TERESA


Don Provolone non vorrei che Antonio sapesse la verità da qualcun altro.


PROVOL.


(Tra se) Ca certu! Se la scopre iu ci rimetto cinque miliardi. Dunque, Teresa, io non gli dirò che tu non sei mia figlia, ma tu ma fari un favureddu.


TERESA


(Felicissima) Tutto quello che vuole signor Manici.


PROVOL.


Non devi uscire da quella camera (la indica) fino a quando io non sistemo la questione con il signor Antonio … sanu a manciari i cani… Pregadio.


TERESA


Non mi muoverò di lì. Lo prometto. (Via)


PROVOL.


(Chiamando) TURIDDU, TURIDDU!(Appare TURIDDU) Occhio inquella stanza. (Indica la stanza dove si è rinchiusa Teresa) Che nessuno apra o chiuda quella porta. E che mia figlia non vada da nessuna parte, eh ?


TURIDDU


Ma comu ci arriva dda, su é dda???


PROVOL.


No me figghia Lisa, me figghiaTeresa.


TURIDDU


(Che non ha capito.) Ma chi havi due figlie, ora ? (Via)


PROVOL.


(Chiamando ) VANNUZZU, VANNUZZU! (Appare VANNUZZU,vestito da cuoco) VANNUZZU dov’è andato Antonio Pregadio ?


Teatro Stabile di Augusta - Don… Un Fidanzato per due figlie di Mauro Italia

VANNUZZU           Nisciutu è!


PROVOL.


U sacciu ca è nisciutu. Portamelo qua. Dissi che faceva il giro del palazzo...


VANNUZZU


Non può essere. Staiu priparannu il sugo.


PROVOL.


Non mi interessa,trovalo.


VANNUZZU


(Borbottando) Ma taliati! Un giorno di onestà e viditi stu cristianu quantu ni sta passannu. Lassassi iri u giuramento fatto a so patri, ascutassi a mia.


PROVOL.


Le promesse si mantengono...


CATERINA


(Dall’interno sbraitando) Provolone, Provolone ! Ma che porcheria è questa ?


PROVOL.


(Poi a Caterina che si presenta in scena) Zia , a tia cercavo.


CATERINA


(Infuriata) Viri ca chista è l’ultima volta che esco con questo autista.


PROVOL.


Perché ?


CATERINA


Mi accumpagnau a missa e u cori mu fici arrivari ‘nta ucca. Non sulu, ma mi ha aspettato tutto il tempo della messa davanti alla chiesa con il motore acceso.


PROVOL.


Zia la forza dell’abitudine.


CATERINA


Picchì u licenziasti a chiddu ca avevamo prima ? Chiddu era un bravo ragazzo... Giovannino, si chiamava, vero ?


PROVOL.


Lassalu a stari a sa carni ammugghiata, zia, abbiamo cose più importanti da discutere. Mia figlia è gravita.


CATERINA


A picciridda ‘ncinta ? E come successi ?


PROVOL.


Un miracolo! Avevamo na Santa e nu no sapevumu. (Chiama) TURIDDU, TURIDDU! (Appare TURIDDU) Fai veniri a me fighia.


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TURIDDU                  Quale dei dui ?
  



PROVOL. CATERINA LISA


Lisa, bestia! (TURIDDU rientra)
        


Ma chi dissi ddu scemu. ‘Nta sta casa non sa ragiuna più.

ù(Apparendo drammatizza con la zia) Zia! (L’abbraccia e piange

sirena)


a


CATERINA

TERESA

CATERINA

LISA

PROVOL.

LISA

PROVOL.

CATERINA

PROVOL.

CATERINA


T’a Patri mi rissi tuttu...

Mi dispiace, zia.

Ma la colpa non è tò, figghia.

(Indicando il padre) Lo so. La colpa è sua.

Ah mia, a boni siti…. la colpa è mia ?...

Si ! Mi ha tenuto prigioniera come se fossi... non so chi.

Certo che non sei Biancaneve...eh … unni i lassasti i nani ?

Certo che con l’esempio che ci hai dato a picciridda... Con la casa

sempre china di killer, pistole, bummi a mano, delinquenti,

borsaioli...scippatori..

Sparti ca unu si purtava un po’ di travagghiu a casa

E dimmi a ziuzza...Chi è stato, chi ?



LISA


Chiedilo a lui che ci ha parlato stamattina.



CATERINA


Cu fu ?


PROVOL.


Megghiu cà tu dici idda.


LISA


E’ stato Giovannino !


PROVOL.


Giovannino, l’autista ?


PROVOL.


A carni ammugghiata d’antura


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LISA


Perché fai quella faccia, lo sapevi, no ?


PROVOL. CATERINA VANNUZZU


Certo cà u sapiva, ci scippassi i cannarozzi. (Suonano.) Andate di là.

Ne riparleremo.

Andiamo di là a ziuzza...(Via )

(Entra seguito da Antonio) Cca è. U trovai.


PROVOL.


Giovanotto,noi dobbiamo ancora parlare.
(Rientrando in scena)


CATERINA


(Rientrando in scena) Senti, Provolone...ah, scusami non sapevo che fossi occupato.


PROVOL.


Zia questo è il mio contabile.



CATERINA


E ccu è, nu no canusciu. E chiddu ca ti fa u ruffianu matematicu?


PROVOL.


Si, ma forse non sai che tra pocu sarà tà niputi. Stamatinu mi ha chiesto la manu


CATERINA


Lisa!?



PROVOL.


No,no di Lisa, zia. Di l’autra...



CATERINA


Comu di l’autra ? Nun ti capisciu.



PROVOL.


Di l’autra, zia. Chidda ca non è Lisa. Vai, vai zia. Dopo ti chiamo niparramu. (l’accompagna alla porta.)


ANTONIO


(Rimasto solo con Provolone) Non sapevo che avesse due figlie, è stata una sorpresa.


PROVOL.


Mancu iu u sapeva… Sta casa oggi è china Caterina è stata un poco freddina cu tia...


di sorprese. Antonio, zia


ANTONIO PROVOL.


Me ne sono accorto. Che c’è qualche cosa che non va ?


Si, a zia Caterina si fissau che tu ti sposi Lisa… vuleva diri Teresa pe

soddi.


ANTONIO


Come posso convincerla che non è così ?



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PROVOL.                     Semplici mi riduni i soddi cà m’arrubbasti… cincu miliardi


ANTONIO


Quelli che debbo dare a Teresa dopo sposati ?


PROVOL.


Caciertu! Daccilli prima ca ti spusi. Fai n’assignu a Lisa, così a zia Caterina si convince.


ANTONIO


A Teresa !


PROVOL.


Voleva dire Teresa. Mi cunfunnii (Gli sfila la penna dalla tasca e gliela porge)


ANTONIO


(Prendendo la penna guardandola e rimettendola in tasca) piccolo problema.


C’è un


PROVOL.


Chi è, finiu l’inchiostro ?


ANTONIO


No! E che io,non fidandomi delle banche,ho convertito i soldi in pietre preziose: diamanti e smeraldi.


PROVOL.


Megghiu ! E fimmini ci piaciunu i gioielli.


ANTONIO


Mi ha convinto li vado a prendere subito.



PROVOL.


Antonio, vuoi un picciotto di scorta ? Sai sono pietre che scottano.


ANTONIO


Non disturbarti, papà..


PROVOL.


Come preferisci. (Si stringono la mano) Ti aspetto, figghiu. (Antonio via- Piccola pausa) Figghiu...figghiu... Figghiu di bottana!!!(Appaiono TURIDDU e VANNUZZU)


I DUE


Ni chiamò ?



PROVOL.


No! Vi pensavo. Unn’è l’autista ?



TURIDDU


Sta lavannu a macchina.



PROVOL.


Parru di chiuddu di prima… Giovannino.


TURIDDU


Ah!!! Giovannino… licenziato.



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PROVOL.


U sacciu, che l’ho licenziato.


Unni abita ?


VANNUZZU


Espatriò per amore. Innamorato perdutamente di na fimmina, ma s’appunu a lassari, picchi u il patri era un pezzu di scemu.


PROVOL.


Era scemu ?


TURIDDU


Giuru. Iddu innamuratissimu è… ma non sopputtava u è na cosa fitusa.


soggiru picchi


PROVOL.


Scemu… Cosa fitusa… n’aviti ancora… vatinni ca si no ti pigghiu a pirati


I DUE


(Viando) Ma perché, che abbiamo detto ?



PROVOL.


Fora di ccà!!!


CATERINA


(Entrando) Provolone ti debbo parlare in privato.


PROVOL.


Parra zia.


CATERINA


Devi fari in modu di truvari Giovannino…scappo pi curpa to. U picciriddu avi bisognu dun patri.


PROVOL.


U picciriddu u patri l’havi… uora a mia mi servi nu maritu.


CATERINA


Ma tu non dicisti che il tuo contabile, voleva sposare tua figlia ?


PROVOL.


Si, ma non Lisa, l’autra.



CATERINA


E torna parrinu e sciuscia ccu


stautra ...Ccu è st’autra ?



PROVOL.


Una ca nunn’è Lisa


CATERINA


Ma tu figghia, una sula nn’hai....


PROVOL.


U sacciu, zia, u sacciu.



CATERINA


Iu non sacciu chiddu ca stai architettando ma su non voi ca finisci a schifiu a truvari subito un maritu ppa picciridda. (Via)


(Entra TURIDDU seguito da Antonio che porta con se la valigetta dei gioielli.)


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TURIDDU


(Riferendosi ad Antonio) Ccà semu.


ANTONIO


(Dando la valigetta con i gioielli a Don Provolone che si assicura del contenuto) Allora Don Provolone, ho il permesso di sposare sua figlia, adesso ?


PROVOL.


(Abbracciando Antonio e guardando TURIDDU) Figghiu, figghiu miu!


ANTONIO


Don Provolone,lei mi ha fatto tanto felice. (Fa per andare)


PROVOL.


Unni vai ? (TURIDDU sbarra la strada ad Antonio)


ANTONIO PROVOL. ANTONIO PROVOL.


A dare la buona notizia a Teresa.


Non c’è premura . Ti debbo dare un’altra bella notizia.

Che c’è di più bella che sposare vostra figlia ?

Diventi papà! Teresa aspetta m’picciriddu.


ANTONIO


Aspetta un bambino! Teresa è incinta ?


TURIDDU


Teresa è incinta ??? Ccu è Teresa ?


PROVOL.


Me figghia, bestia!


TURIDDU


(Credendo di aver capito)- Ah!!!


ANTONIO


Devo vederla. (Fa per agire,ma è trattenuto da TURIDDU)


PROVOL.


Aspetta… assettiti(Ironico) Antonio figghiu… lo sai la vita è strana… oggi ci si e dumani…nun ci si cchiu.


TURIDDU


A virità…


PROVOL.


Me cucinu per esempio squagghiò tragicamente a… Quant’anni hai Antoniu?


ANTONIO


Trentacinque… Don Provolone


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PROVOL.                   …A trentacinque anni


ANTONIO


L’eta mia… Ma chi successi ???


PROVOL.


Si incontrò accidentalmente cu nà lupara. Il fatto è che questo poveretto non è stato previdente ed ora la moglie, povera vedova, chiede l’elemosina.


ANTONIO


Meschina.


PROVOL.


Se accidentalmete ti dovesse capitare una disgrazia, come resterebbe mia figlia?


ANTONIO


Ha ragione, domani vado dall’avvocato e metto nero su bianco. per avviarsi ma TURIDDU lo ferma ancora)


(Fa


PROVOL.


Figghiu miu, semu quasi parenti...non c’è bisogno di avvocati

(Prende carta e penna e gliela porge) Scrivi chiddu cà ti dico: Io

sottoscritto Antonio Pregadio


ANTONIO


(Fa per scrivere) Ma un momento...sto pensando...


PROVOL.


Tu nonn’a pinsari, a scriviri.


ANTONIO


Ma se mi succede qualche cosa, chi mi dice che lei darà i gioielli a sua figlia ?


PROVOL. ANTONIO PROVOL. ANTONIO PROVOL. TURIDDU ANTONIO


(Prendendo anche un foglio per se) Mi pare giusto. Firmo una

dichiarazione anch’io. Tu prima firma la tua.

(Diffidente) Non lo so...


(Tra i denti) Chi successi ?


E’ meglio che la scriviamo insieme.


TURIDDU fai da testimone.


Nonsi a liggi dici: Fatti i fatti to e campi cent’anni.

Io sottoscritto Antonio Pregadio...



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PROVOL.                   Io Don Provolone Manici...



ANTONIO PROVOL. ANTONIO


Dichiaro in fede...

Mi impegno a versare cinque miliardi...

di essere il padre...


PROVOL.


A mia figlia, all’atto del matrimonio...


ANTONIO


Del bambino della signora Manici.


PROVOL.


Con Antonio Pregadio. Punto.


ANTONIO


Ecco.



PROVOL.


Firma.



ANTONIO


Firmi anche lei.



PROVOL.


(Firmando) TURIDDU, firma anche tu che sei testimonio.


TURIDDU


Macari sa cucinu era testimoni pentitu


,bon’arma. (Firma)


PROVOL.


(Ad Antonio) Dammi la tua. ANTONIO Manu ccu manu. (Scambiano la dichiarazione. Leggono)


PROVOL.


Bene. (Prende la valigia) E ora procediamo. (Si ferma davanti all’uscio e fa un cenno a Teresa che entra) Mi pare che voi viconoscete, verò ? (Fa cenno a TURIDDU e insieme vanno via)


I DUE GIOVANI SI ABBRACCIANO


TERESA


Antonio io ti devo confessare una cosa.


ANTONIO


So già di che si tratta.


TERESA


Veramente ?


ANTONIO


Siedi cara. (La fa sedere e s’inginocchia davanti a lei) Non devi


stancarti nel tuo stato.


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TERESA                      Ma di cosa stai parlando ?



ANTONIO


Tu aspetti un bambino , me l’ha detto tuo padre.



TERESA


Io non aspetto nessun bambino . E quello non è mio padre.


ANTONIO


Lui sa di non essere tuo padre ?



TERESA ANTONIO TERESA ANTONIO TERESA


Ma certo che sa di non essere mio padre. Che domande vai facendo ?

(Passeggiando) E allora sa che non sei sua figlia ?


Si. Ti ho mentito, Antonio. Ti chiedo scusa.


Che figlio di...


Che cosa c’è ?



ANTONIO


Si futtiu i so soddi.


TERESA ANTONIO TERESA


Antonio io l’ho fatto, perché avevo paura di perderti.

Io li devo riprendere.


Che cosa devi riprendere ?



ANTONIO


I soldi, naturalmente.


TERESA ANTONIO


(Seccata) A quanto pare ti interessano di più i soldi.
No, no! Che dici,Teresa. Io devo riflettere.



TERESA ANTONIO TERESA TURIDDU ANTONIO


Meno male che ho scoperto la tua vera natura. (Fa per andare)

(Cercando di trattenerla) Dove vai ? Aspetta.


(A TURIDDU con il quale s’incrocia) Grazie a Dio non sono incinta

(Esce)

(Ad Antonio) Che sta succedendo ?


Ma levati do menzu! (A seguire Teresa) Teresa, Teresa !



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TURIDDU                  Ma taliati chi tipu.

RIENTRA DON PROVOLONE CON LA VALIGETTA.


ANTONIO


(Rientrando sfiduciato) Io esigo di parlare con lei, Don Provolone.


PROVOL.


Chi pozzu fari ppi tia, figghiu !


ANTONIO


Lei sarà molto soddisfatto di se.


PROVOL.


Mio padre avissa statu fiero di me. Ho recuperato i soldi senza spargimento di sangue.


ANTONIO


Si ma io sono stato truffato. (Cerca di prendere la valigia)


PROVOL.


Stai attentu a comu parri.



ANTONIO


Don Provolone vossia dimentica che si deve redimere.



PROVOL.


Io si. Ma iddu no ! (Indica TURIDDU)



ANTONIO


E chi fa ?



PROVOL.


Tu nunno canusci ? E’un picciottu spietatu.



ANTONIO


(Guarda TURIDDU che scopa la stanza) Non mi sembrano tanto spietato.


PROVOL.


Tu u viri accussì, ma è spietatu. Basta ca iu ci dicu una parola... (Fa segno sotto la gola ad Antonio) Ma figghiu miu, se vuoi i gioielli, li puoi riavere. Devi solo rispettare il contratto e sposare mo figghia.


ANTONIO


Quella vera ?


PROVOL.


E Certu, chidda vera. Lisa.


ANTONIO


Ma se non l’ho mai vista!


PROVOL.


Qua c’è scritto u contrariu. E chistu vale in tribunale. (Mostra lacarta firmata)


ANTONIO


(Cerca di prendere il documento) Me lo ridia.



PROVOL.


Cà c’è scritto che tu si u patri do picciriddu di me figghia.


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ANTONIO


Lei mi sta dicendo che sua figlia vera, aspetta un bambino ?


PROVOL. ANTONIO PROVOL. ANTONIO PROVOL. TURIDDU ANTONIO PROVOL.


Qual è u to problema ?

Ma io non me la sposo Lisa. Mi sposo Teresa.

(Fingendo commozione) Antonio...Antonio... qui stiamo parlando do

picciriddu da me picciridda.

(Con forza) Se lo può scordare.

(Tra i denti) Bene, uora su problemi to! (Forte) Turiddu!!!

(Scattando all’impiedi) Cumannassi.

Va bene, va bene! Richiamassi u cani braccu.

Accuccia!!! (TURIDDU riprende il suo lavoro) Bravo Antonio.

Saggia decisione. Aspetta uora ca pigghiu a to zita accussi a canusci.

(via)


ANTONIO PASSEGGIA PER LA STANZA NERVOSAMENTE. TURIDDU LO GUARDA E COMINCIA AD EVERE PAURA. TURIDDU PENSA CHE ANTONIO STIA MALE E SI AVVICINA AD ANTONIO.


ANTONIO


Che cosa vuoi ?


TURIDDU


Scusassi peddu assai tempu cò me capu… agghiu primura. All’unici aiu a fari nautru serviziu.


ANTONIO


Ve ne fate più di uno al giorno ?


TURIDDU


Travaggiu assassinu…Certi voti macari sette o otto al giorno. Quannu s’accucchia l’arretratu, travagghiu macari di domenica.


ANTONIO


(Incredulo) Ma il suo non è un mestiere normale.


TURIDDU


Un’arte è ! Ci fazzu viriri nà fotografia dell’ultimu travagghiu!


ANTONIO


Ma picchi ci fati macari i fotu ?


TURIDDU


E certu… sta fotografia mi porta un saccu di travagghiu. E’ un lavoro


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che mi piacissi fare macari a vossia. ( Antonio sviene e cade tra le

braccia di TURIDDU che lo sorregge) Minchiuni… mossi.

PROVOL.

(Rientrando e notando la scena) Turiddu!!! (Lascia Antonio che cade

per terra)

TURIDDU

Cumanassi Don Provolone.

FINE PRIMO TEMPO


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SECONDO TEMPO

(Stessa scena del primo tempo)


PROVOL.


(Presentando Antonio a Lisa) Lisa, chistu e to Maritu, Antonio Pregadio. Zia Caterina tu u canusci, te l’ho già presentato.


CATERINA


Si, lo conosco.


LISA


(Porgendo la mano da baciare) – Hallo!


ANTONIO


(Scostandola) Ciao Lisa.


PROVOL.


Parunu fatti l’unu pi l’autra.


CATERINA


Una coppia perfetta. Certe volte i matrimoni iammati, su i megghiu.


LISA


Giovannino era più carino.


ANTONIO


Chi è Giovannino ?


CATERINA


L’autista che avevamo prima.


ANTONIO


Come sarebbe ? Il bambino è figlio di Giovannino ?


CATERINA


Provolone non è megghiu cà sti stuppagghieddi i lassamu suli ? Chissà quante cose hanno da dirsi...


PROVOL.


Hai ragione, zia. (Alla figlia) Cercate di fare conoscenza perbenino.

(Guardando l’ora) Però muvemuni cà a menziornu aspettu genti..


LISA

ANTONIO

LISA

ANTONIO


Ok, papà. (Provolone e Caterina via)


(Dopo pausa) Allora sei incinta di Giovannino l’autista ?

Perché se non fossi incinta, sposerei te ?


Non ti conviene sposare me. Io sono innamorata di un’altra


donna.


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LISA                                 Scupa… macari iu.



ANTONIO


E allora perché ti sei interstadita così ?



LISA


Perché farei qualunque cosa per andare via da questa casa.


ANTONIO


Scupa macari iu…Se è per questo, semu dui.


LISA


Io ho voglia di andare a fare un safari in Africa, ho voglia di andare a correre con i tori in Spagna...


ANTONIO


E iu chi fazzu? Ci canciu i pannolini e ci dugnu a sucalora o figghiu di Giovannino ?


LISA


Sei sempre così spiritoso ?



ANTONIO


Eh...si ! Ti ci dovrai abituare. Vedrai che risate.


LISA


(Pianto a Sirena) Io sto per sposare un mostro. Non ti voglio vedere, non voglio vedere la tua faccia fino al giorno delle nozze.


ANTONIO


La stessa cosa vale anche per me. Luna di miele separati. Tu a livanti e iu a punenti.


LISA


(Andando via) Perfetto signor Pregadio!


ANTONIO


(Rimasto solo si butta sul divano esausto)


TURIDDU


(Introducendo il professore CUCUZZA) S’accomodisca, prufissuri,si accomodisca. Il capo la sta aspettandola.


CUCUZZA


(Sorridendogli e porgendogli il cappello)- Ah, ah...Turiddu, la sta aspettando! Ti rendi conto di quello che hai detto ? Di quello che hai fatto ?


TURIDDU


Picchì, chi dissi?... chi fici?


CUCUZZA


hai usato un doppio pronome personale contravvenendo alle regole della grammatica.


TURIDDU


Ah, si ? E costituisce reato ?


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CUCUZZA                 No.


TURIDDU


E allura s’acomodisca, ca ci vado a chiamare subito il capo.


CUCUZZA


(Sedendosi di fronte ad Antonio) Il linguaggio usato da Turiddu è una miniera di anomalie.


TURIDDU


Prufissuri virissi cà ci sentu. Nu sbagghiamu a parrari.(Via)


CUCUZZA


(Stringendo la mano ad Antonio) Piacere, CUCUZZA… Professore CUCUZZA esperto in linguaggio e dizione italiana alle dipendenze del Signor Manici per insegnare il corretto uso del linguaggio.



ANTONIO


Lieto di fare la sua conoscenza.



CUCUZZA


Santa Maria di Licodia.


ANTONIO


Prego?



CUCUZZA


Dico lei è nativo di Santa Maria di Licodia ?


ANTONIO


Caciertu!!!


CUCUZZA


Io ho fatto seri studi sulle fonie siciliane ed ho scoperto che nell’isola ci sono 850 varianti solo nella parte orientale...


ANTONIO


Lei viaggia molto, non sta mai a casa ?


CUCUZZA


Beh, non riesco a stare accanto a mammina quanto vorrei....


ANTONIO


Un brillante studioso come lei, nun si maritau?


CUCUZZA


Il lavoro ha la precedenza...L’anno prossimo andrò in Sardegna per studiare le origini del dialetto sardo, e le sue varianti.


ANTONIO


(Come afferrando un’idea)


Ma dico… sta andando via, vero ?


CUCUZZA


No Sono qui per dare lezione al signor Manici...Scusi,lei per caso non saprebbe indicarmi il bagno...Sa è la prima volta che mi capita...


ANTONIO


Credo da quella parte e poi in fondo a sinistra la prima porta a destra.


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CUCUZZA

ANTONIO

LISA

ANTONIO

LISA

ANTONIO

LISA

ANTONIO

LISA

ANTONIO


(Via di corsa) Grazie...Torno subito.


(Chiama a gesti Lisa che si trova in giardino) Lisa, Lisa!


(Apparendo) Che cosa sono queste grida, che cosa è successo?

Non dovremo più sposarci. Ti ho trovato un altro marito.

Chi ?

Una persona istruita e attraente, Il Professor CUCUZZA.

Il professore CUCUZZA ? Ma vuoi scherzare ?

Ma che scherzare… Lui vuole essere il padre di tuo figlio.


Ma cosa ti fa pensare che mi voglia sposare ?


Perché è innamorato di te alla follia. Me lo ha detto poco fa.


LISA


E dov’è ? Non mi ha detto mai niente....


ANTONIO


E’ in bagno. Appena abbiamo cominciato a parlare di te s’è emozionato. E’ timido.


LISA


Commovente.!!!


ANTONIO


Sapevo che avresti capito.(Entra Don Provolone con la valigia) Assecondami. Di a tuo padre che sei innamorta di CUCUZZA, te ne prego.


PROVOL.


Comu va, piccioncini ?


ANTONIO


Male, Don Provolone. Lei ha una figlia impossibile. Non vuole assolutamente sposarmi. Mi ha confessato che è innamorata perdutamente del Professore CUCUZZA.


PROVOL.


Ma nun dicemu minchionerie!


LISA


E’ inutile nasconderlo, papà. E’ così dolce, intelligente,istruito.


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(Guardando Antonio) E’ diverso da certa gente che conosco io.

PROVOL.                   Lassulu stari u prufissuri CUCUZZA. Tu t’à spusari Antoniu.


LISA


(Pianto a sirena) Al cuore non si comanda. Io non voglio Antonio...Voglio CUCUZZA. Dov’è CUCUZZA?? Datemi CUCUZZA!!! O CUCUZZA o la morte.


PROVOL.


Lisa, basta! Vuoi a CUCUZZA…e ti dugnu a CUCUZZA! Ma ti devi decidere figghia mia, oggi cu sta CUCUZZA amu arrivatu o terzu zitu… e nunnè mancu menziornu.


LISA


Va bene CUCUZZA. (escono tutti)



CUCUZZA


(Ritornando dal bagno…chiama) Signor Manici!... Signor Manici…


PROVOL.


(Entra portando con se la valigetta dei gioielli) ... giorno, professore (poggia la valigetta sul tavolo)


CUCUZZA


(Rimproverando) Don Provolone, dov’è finito quello che manca ?


PROVOL.


Cà nintra (indica la valigia)


CUCUZZA


No! Lei non scandisce bene le parole. Si dice: Buongiorno Professore


PROVOL.


Avi ragiuni prufissuri. (Ad Antonio che lo guarda incredulo) Ma tu nunn’hai a chi fari ?


ANTONIO


Si,si. A Tra poco Don Provolone. Arrivederci,professore. (Via)


CUCUZZA


Allora, signor Manici, l’elocuzione è lo strumento più importante cheabbia l’uomo per la veicolazione del pensiero.


PROVOL.


Professore, damuni versu… accuminciamu.



CUCUZZA


Benissimo. (Tira fuori una bacchettina) Cominciamo. Ripeta con me: Trecentotrentatre trentini, entrarono a Trento tutti trecentotrentatre trotterellando


PROVOL.


(Ripetendo si confonde) prufissuri mi confunnii....


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CUCUZZA                 Non disperi… aspetti un attimo (tira fuori un a piccola agendina elegge) Ripeta con me : Rocco, il re dei rapinatori rapinò Ricco, dettoil ratto per rovinargli la reputazione dei re dei ratti rapinatore. Riesce a dirlo ?


PROVOL.


Rocco il re dei rapinatori rapinò ricco detto il ratto per rovinargli la reputazione dei re dei ratti rapinatori.


CUCUZZA


Bravissimo c’è riuscito.



PROVOL.


Caciertu, è u me travagghiu...


CATERINA


(Entrando ha posato la sua valigetta accanto a quella che aveva deposto prima Provolone, sul tavolo) Io vado da padre Angelico per isoliti esercizi spirituali. Staremo dieci giorni i n ritiro. Hai bisogno qualcosa?


PROVOL.


No, nenti, za Caterina.


CATERINA PROVOL. CUCUZZA PROVOL. CUCUZZA PROVOL. CUCUZZA PROVOL. CUCUZZA PROVOL.


(Caterina via, portando con se per sbaglio la valigetta che aveva

deposto sul tavolo Provolone)

Senta, Prufissuri,iu ci vulissi parrari di me figghia Lisa. Virissi a

picciridda iavi vint’anni e si vulissi maritari.

Bene, è magnifico. E chi sarebbe il fortunato ?

Cà lei,Prufissuri.

(Ridendo) Ma che dice?... (Poi serio e preoccupato) Cosa ?

Non mi dicissi ca è spusatu?

Ma certo che no !

Ci piaciunu i picciriddi ?

Beh...si...i bambini...

Perfettu, me figghia n’havi unu in arrivu… bellu e fattu… senza fari

trafficu.


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CUCUZZA


Ma che cosa dice , bello e fatto ? Io conosco appena sua figlia!...


PROVOL.


E farete conoscenza chi ci voli. Si spusassi a me figghia ed io r ealizzerò qualsiasi suo sogno. L’Havi nu desideriu no?


CUCUZZA PROVOL.


Adesso che ci penso…vorrei fondare una scuola di linguistica Benissimo… vedo già l’insegna! LINGUE ALLA CUCUZZA”


CUCUZZA


(Felicissimo e confuso) Io, veramente...non saprei...le cose precipitano.


PROVOL.


Ecco. Questo la convincerà. (Prende la borsa)



CUCUZZA


(Spaventandosi) Dio ! Che cos’è?


PROVOL.


La sua scuola di linguistica, tutti i suoi sogni sono cà nintra.

(Rovescia il contenuto della valigia convinto di far cadere dei

gioielli ma cadrà biancheria intima da donna)


CUCUZZA


(Imbarazzatissimo) Ma...adesso mi fa arrossire!


PROVOL.


(Realizzando) Zia Caterina!!! Scanciau i Valiggi…sa purtau ‘nti patri Angelico ? (Tenta di raggiungere la comune,poi desiste) Prufissuri, fazzu nà telefonata. (Telefona e il professore esce) – Scusi il disturbo, padre Angelico sono Don Provolone Manici, zia Caterina aveva appuntamento cù Vossia? Bene. Virissi la borsa ca si puttau nti Vossia e a mia... sbagghiau…sta venendo con la borsa sbagliata... ! Mi raccomannu , mi mannassi la borsa con una persona di fiducia...ci sono documenti importanti. Grazie ancora, padre Angelico. Sia lodato Gesù Cristo.


DURANTE QUESTA TELEFONATA CUCUZZA HA PRESO CONGEDO DA PROVOLONE ED E’ ANDATO IN GIARDINO.FINITA LA TELEFONATA DON PROVOLONE ESCE .


CATERINA


(rientrando ha capito di aver preso la borsa sbagliata) Mi ficiru cunfuunniri sbagghiai macari a borsa. (esce)


CUCUZZA


(Entrando seguito da Lisa) Chi le ha detto che ero innamorato di lei ?


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LISA

CUCUZZA


Antonio.


Credevo che lei fosse innamorata di me !



LISA


Chi glielo ha detto ?


CUCUZZA


Suo padre.



LISA

CUCUZZA

LISA

CUCUZZA

LISA

CUCUZZA

LISA

CUCUZZA

LISA

CUCUZZA

LISA

CUCUZZA

LISA


E le ha detto che aspetto un bambino ?


Oh... no! (Con altro tono) Un bambino ?


Non è vero glielo ho detto solo per sposare Giovannino.

Chi è Giovannino ?

Il nostro ex autista. Veda, professor CUCUZZA,io farei qualunque

cosa per lasciare questa casa.

Sapesse come la comprendo!

Certo,lei conosce mio padre!

No! Stavo pensando a mia madre, non può immaginare quanto sia

possessiva.

Lo sa, professore CUCUZZA...

Chiamami Cucù. (Le prende la mano)...Lisa, a costo di sembrare

sfrontato.

Si, Cucù!

Hai una dizione bellissima! E’ una cosa incredibile, considerando la

tua estrazione.

Questa è la cosa più bella che mi sia stata detta in vita mia... Cucù.


CUCUZZA


Ah, come sono felice. Vieni Lisa, andiamo in giardino.



LISA


Si, Cucù, andiamo. (escono)


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SCENA VUOTA PER ALCUNI SECONDI. SUONANO COMPARE TURIDDU PER APRIRE MA DON PROVOLONE CON LA BORSA LO FERMA.


PROVOL.


Lascia stare, vado io. (TURIDDU via) Sarà l’uomo di fiducia di padre Angelico che viene a riportarmi la borsa. (Va ad aprire. Ritorna seguito da Antonio) E tu, che ci fai ancora qui , che vuoi ?


ANTONIO


(Vedendo la borsa ) Vedo che ha ancora i gioielli?



PROVOL.


E certu… nun ci levo l’occhi di supra..


ANTONIO


E dire che stamattina avevo tutto: gioielli, Teresa...Adesso niente adesso non ho niente.


PROVOL.


Non ti disperare.


ANTONIO


Non posso neanche cercarla, perché non so né il suo vero nome né il suo indirizzo.


PROVOL.


Considerati fortunato.



ANTONIO


Don Provolone, le propongo un affare.


PROVOL.


Di che genere


ANTONIO


Io m’ero affezionato a quei gioielli, mi ricordano Teresa, vorrei comprarli da lei per il loro valore, cinque miliardi. insomma...


PROVOL.


Se è unni i pigghi i cinque miliardi ?


ANTONIO


Li ho rubati a lei.


PROVOL.


TURIDDU,TURIDDU! Uora ti fazzu nu cappottu i lignu…mi vulissitu fari cririri cà mi futtisti nautri cinque miliardi dall’ultima volta che ci siamo visti ?


ANTONIO


No. Ricorda la società che ho costituito per riciclare il denaro delle estorsioni?


PROVOL.


Si. Pizzu Pulitu SPA



ANTONIO


Chi era il tesoriere?



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PROVOL.


Tu.


ANTONIO


Bene! Ho staccato un assegno a me stesso. E come tesoriere la Banca non ha fatto una piega.


PROVOL.


Pezzu di cosu tintu! Non ti vergogni a rubare il frutto delle estorsioni altrui.


ANTONIO


Tempu Persu. Ecco la mia offerta: mi rende i gioielli legittimamente rubati a lei ed io le rendo il denaro che non è mio.


PROVOL.


D’accordo. Questa volta sei riuscito ad incastrami. Tu mi ridai i soldi ed io ti ridò questi gioielli.


ANTONIO


Bene. Sono in macchina, torno subito. E rivoglio anche quel documento che ho firmato.


PROVOL.


(Felice) E u Futtii….


ANTONIO


(Rientrando con la borsa contenente i soldi. Entrambi si ritrovano di fronte con le borse in mano)


PROVOL.


Dammi la borsa.


ANTONIO


Facciamo lo scambio contemporaneamente.


PROVOL.


Giustu. (Si scambiano le borse. Don Provolone da il documento ad Antonio e questi via. Don Provolone controlla il denaro uscendone qualche mazzetta. Entra TURIDDU )


TURIDDU


Tutto OK, capo ?


PROVOL.


Pigghia sta valigia (gliela da) assettiti sul divano e nun ci livari l’occhi di supra. Capito ? (Via)


TURIDDU


Si, capo.( Si avvicina al grammofono e tenendo la borsa ben stretta mette un disco.Si siede sul divano, dopo aver posato la borsa sul tavolino che gli sta davanti, comincia a ballare distraendosi)


DURANTE LA MUSICA SUONA IL CAMPANELLO


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VANNUZZU E’ ANDATO AD APRIRE. ENTRA NEL SALONE CON UNA

BORSA IN MANO ,QUELLA PORTATA DALL’AUTISTA DI PADRE ANGELICO, CHE VA A POSARE ,NON VISTO DA TURIDDU SUL TAVOLINETTO, PRENDENDO QUELLA CHE CUSTODIVA TURIDDU E VA VIA. TURIDDU RITORNA AL DIVANO SI RISIEDE PRENDE LA BORSA E SE LA METTE SOTTO IL BRACCIO IN SEGNO DI POSSESSO.


PROVOL.


(Rientrando e parlando verso il giardino) Professore CUCUZZA, venga.


CUCUZZA


(Entrando) Eccomi.


PROVOL.


Professor CUCUZZA (schioccando le dita) s’assittassi. Unii erumu iunti?... Ah, già, io le avevo offerto poco fa di spusarisi a me figghia...


CUCUZZA


Si. (Pausa) In cambio di una valigia di biancheria intima.


PROVOL.


Prufissuri a lassassi stari a biancheria. Iu Don Pruvuluni iaiu nà parola sula… L’offerta è ancora valida. (Fa cenno a TURIDDU di dargli la borsa)


TURIDDU


A virità è prufissuri. A suo tempo lui era un criminali buono.


PROVOL.


Mutu! CUCUZZA,si spusassi me figghia e i sordi che ci sono in nà sta borsa li userà per aprire la sua scuola. (Schiocca le dita e TURIDDU gli consegna la borsa) Cà nintrac’è il ben di Dio echiunque farebbe follie per entrarne in possesso. (Apre la valigia la svuota sul tavolo di nuovo biancheria intima Controscena di tutti e tre. Don Provolone si sbatte la testa sul tavolo)


CUCUZZA


Lo credo bene, signor Manici. Non ho mai visto tanti soldi in vita

mia. (Mostrando un reggiseno) Guardi, una carta da

cento....(mostrando un reggicalze) una carta da cinquanta appena

stampata.


PROVOL.


(Poiché CUCUZZA si prende giuoco di lui) Prufissuri, sarebbe così cortese di aspettare fora mentre conferisco con il mio assistente ?


CUCUZZA


(Guardando i due) –Mah!!! (Via)


PROVOL.


(Con Apparente calma) Dunca, correggimi se sbaglio: T’ava dittu di


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nun livarici l’occhi di sta borsa ? Si o no? Parra…

TURIDDU                  Se..iu nun ci livai l’occhi di supra… ppi tuttu u tempu.

PROVOL.                     (Prendendolo per il bavero) Turiddu… ca nintra nun cerunu reggipetti e mutanni... c’eranu cincu miliardi in contanti.


TURIDDU PROVOL. TURIDDU


Mizzica E comu ficiuru a trasformarsi in biancheria ?

Dimmillu tu!

Capu…miraculu fu? (Poi ci ripensa) Comu la moltiplicazione dei

pani e de pisci.


PROVOL.


(Lo guarda male)



TURIDDU PROVOL. TURIDDU PROVOL. TURIDDI PROVOL. TURIDDU PROVOL. TURIDDU PROVOL. TURIDDU PROVOL. TURIDDU PROVOL.


Ma semu sicuri, ca nella borsa c’erunu soddi ?

(Rassegnato per la cretinaggine di TURIDDU) Si… i futtiu Antonio.

Allura l’havi iddu a borsa?

No, deficenti ! s’à rubbau prima e poi me l’ha ridata.

E picchi cià turnau?

Per ricomprarsi i gioielli.

Quali gioielli?

I gioielli cà mi futtiu a mia.

Sa futtutu macari i gioielli?

Se pi spusarisi a me figghia.

Lisa?

(Gridando) No Teresa.

Ma com’è cà nuddu ha vistu mai a sta Teresa?

Picchi nunn’è me figghia. Hai capito?


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TURIDDU PROVOL.


Si… tua figghia nunn’è tua figghia… i soddi cà prima eranu gioielli

uora su mutanni e reggipettu….

Bravu finalmenti capisti…


TURIDDU


Si… ca nun sacciu mancu chiddu cà dicu.


SUONANO ALLA PORTA


VANNUZZU


(Attraversando la scena rivolto a TURIDDU) Ma chi fai, tu non ci vai mai a rapiri a porta ?


TURIDDU


U putteri si tu… Moviti


. (VANNUZZU esce per la comune)


VANNUZZU


(rientrando in scena) Capo, è tornata a fimmina...


PROVOL.


Quale fimmina ?


VANNUZZU


Teresa ?
Ma si, capo. Ti ricordi ? Chidda ca non è to figghia


PROVOL.


Falla aspettare fora cà staiu circannu na cosa.


VANNUZZU


Chi cosa ?


PROVOL.


Una borsa identica a chista.


VANNUZZU


Ah! Non si preoccupi per quella c’è l’ho data io all’uomo di fiducia di padre Angelico.


PROVOL.


Chi facisti ?


VANNUZZU PROVOL. VANNUZZU PROVOL.


La borsa era cca...E’ arrivato l’uomo di fiducia di padre Angelico e ci

ho pensato io a fare lo scambio delle borse.

E dimmi nà cosa… mentre tu prendevi la borsa e la scambiavi

unn’era stu deficenti ?

Era dà cà ballava

(a Turiddu) Tu nun sulu si deficenti, ma macari scimunitu.


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(Turiddu e Vannuzzu escono)

(Don Provolone và al telefono e chiama padre Angelico)


PROVOL.


Padre Angelico mi dispiace disturbare, ma il suo uomo di fiducia si prese la borsa sbagliata... No, non è quella di zia Caterina. La roba di zia Caterina è ancora qua. Mi raccomando, padre Angelico. Si grazie. Aspettiamo con ansia.


TERESA


(Entrando in scena seguita da TURIDDU) Buongiorno.


PROVOL.


Allora, che cosa pozzu fari pi tia ?


TERESA


Possiamo parlare in privato ?


PROVOL.


(A TURIDDU che la fiancheggia) Vatinni!!!


TURIDDU


No! Capo pi favure, mi facissi arristari. Ogni vota ca nesciu perdu u filu e non ci capisciu cchiù nenti.


PROVOL.


E va beni. Resta ma sozzu.


TERESA


Don Provolone, sono disperata. Ho fatto una stupidaggine.


PROVOL.


Gia chistu mo dicisti a prima vota cà vinisti....


TERESA


No! Ho lasciato Antonio, l’unico uomo che abbia amato.


PROVOL.


Cara mia, questa è la cosa più intelligente che tu abbia fatto.


TERESA


L’ho cercato dappertutto. Ho provato a casa sua.... Sa, dove posso trovarlo ?


PROVOL.


No. Ma dovunque sia, sarà occupato a studiare come futtirimi nu pocu di soddi. (Esce seguito da TURIDDU, ma subito rientra) Fossi u sacciu unn ‘è.


TERESA


Dove ?


PROVOL.


Più vicino di quanto tu possa immaginare. Anzi,vatinni dabbanna e aspettami docu.


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TURIDDU PROVOL.


Ma non è to figghia !?


Turiddu,Statti mutu !!! Fai trasiri Antoniu



TURIDDU


(All’uscio) Trasi.


ANTONIO


(Entra con la valigetta in mano-gioielli)


PROVOL.


(Strappandogli dalle mani la valigetta con i gioielli) Antoniuzzu, tu pensavi di avermela fatta ?


ANTONIO


Mi ridia la mia Borsa forse ha dimenticato che le ho dato il contanti in cambio di quei gioielli.


PROVOL.


Si. Ma tu t’avutu a pigghiari i reggipettu e mutanni.



ANTONIO


Ma cosa dice ? Non so di che sta parlando, sa che le dico… gleli regalo quei gioielli.


PROVOL.


Ma chi facci di scogghiu! Mi riali a robba mia ? (porge la borsa a TURIDDU) Te cca. Fai la guardia a questa...(poi ci ripensa) No, No. E chi sugnu scemu ? (Ad Antonio) E così mi restituisci i gioielli ?


ANTONIO


Si! Ho capito che tutti i gioielli di questo mondo per me non valgono più niente,ora che ho perso Teresa.


TURIDDU ANTONIO PROVOL.


(Commosso) Chistu è un poeta.


E se la vedesse la prego di dirle che l’amo ancora, e mi dispiace di

averla ferita.

Teresa è ccà


ANTONIO


Qui ?



PROVOL.

TERESA


Se ccà. Ed è sempre pazza di tia. (Entra Teresa)


(Corre tra le braccia di Antonio) Antonio,amore mio,perdonami.



ANTONIO


Non è stata soltanto colpa tua,amore. (Si abbracciano)


TURIDDU


E si ficiru i ficu


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SUONANO ALLA PORTA


PROVOL.


(Ai due giovani) itivinni dà banna. Sarà l’uomo di fiducia di padre Angelico,vado io. (Alla comune)


ROSANNA


(Entra seguendo Don Provolone) Salve,mi manda l’agenzia per quel posto di cameriera.


PROVOL.


Non vorrei sembrarle scortese, ma ho un altro appuntamento.


ROSANNA


Solo pochi minuti, Don Provolone. Ecco le mie referenze. Faccio lavori di casa non pesanti, qualcosa in cucina... (consegna il foglio)


PROVOL.


(Che ha finito di leggere) Beh, mi sembrano buone. Da quanto tempo fai la cameriera ?


ROSANNA


Da moltissimo tempo. Il mio primo impiego è stato con il signor Vito Minassi.


PROVOL.


A Travaggiatu ppi Don Vitu? Uomo d’onore e d’oru.(A TURIDDU) Tu ricordi a Don Vitu ? chiddu nicareddu....


TURIDDU


E come no ? Si faceva in quattro per tutti. Morì ammazzato nel ’39.

Due colpi di lupara!!! Mu ricordu comu si fussi ora. Brava persona.


PROVOL.


Quanti ricordi…Iu tannu, ero l’autista di Don Vito... Fu il mio primoimpiego nella malavita organizzata. Cioè vuleva diri nella finanza.


ROSANNA


Si è vero…. Provolino! (Si copre la bocca perche gli è scappato)


PROVOL.


Provolinu? (A quel tono così confidenziale cerca di capire chi ha davanti poi) No... ma tu sii Rosanna???


ROSANNA


La tua Rosi…. Ma allora, ti ricordi di me ?


PROVOL.


Certu cà ma ricordu... Sei stata la mia prima...(Le si siede accanto) ma ad un certo punto sei sparita, che fine hai fatto ?


ROSANNA


Beh,l’ambiente non era il più adatto per crescere


la mia bambina.


PROVOL.


Hai avuto una bambina ?



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ROSANNA


E’ una bella ragazza adesso…. Si dovrebbe sposare presto.


PROVOL.


Sono molto contento, Rosanna. E chi è il fortunato ?


ROSANNA


Un bravo giovane, fa contabile, uomo di successo. Impiego sicuro e ottimo stipendio, guadagna unmilione e treccentomila al mese.


PROVOL.


Bene... Caspita un sacco di soldi...(ripensando) Un momento, non è cà ppi casu si chiama Antonio Pregadio?


ROSANNA


Ma tu, come lo conosci ?


PROVOL.


U canusciu!? haiu l’impressione di canusciiri sulu a iddu nta tuttu u munnu. Allora tu devi essere la madre di Teresa?


ROSANNA


Conosci Teresa ?


PROVOL.


Accussi pari… dicunu tutti cà


è mia figlia !


ROSANNA


(molto lentamente) Ma allora hai sempre saputo tutto ?


PROVOL.


Saputo, cosa ?


ROSANNA


Che tu...che io... che noi...


TURIDDU


Ancora nunn’ha caputu Capo? Ha avuto una figlia da te. Teresa èdavveru tua figlia. Ora staiu accuminciannu a capiri tutti cosi.


PROVOL. ROSANNA PROVOL.


Non è possibile. Chista sta casa è china di sorprese.


Ma… hai detto che lo sapevi che era tua figlia !?


E’ mia figghia ca diceva di essere mia figlia… ma io ccà sugnu so

patri non sapevo di essere suo patre. Mi cunfunnii


ROSANNA


Avrei dovuto dirtelo allora, ma persi i contatti quando i miei mi mandarono in convento. (Si commuove) I miei dissero che avevo disonorato la famiglia. Mio padre mi mando dalle monache a partorire Teresa…


PROVOL.


Che imbecille deve essere stato…


ROSANNA


Io non volevo rispondere a questa offerta di lavoro, perché avevo


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paura che ti saresti inquietato...(Rosanna piange)

PROVOL.                     Non piangere, non piangere, Rosanna (L’abbraccia).


CATERINA


(Rientrando con la borsa/soldi in mano) Ma dico io, sta borsa ca fa vai e veni in continuazione...Si può sapere dov’è la mia ca chista nonsi può aprire ? Provolone si può sapere chi è questa donna ?


TURIDDU


(piangendo) La nuova cameriera...



CATERINA


E perché piange ?



PROVOL.


La felicità di lavorare per noi.



CATERINA PROVOL.


Ca picchì ,non sapi chi manicomiu c’è cca intra...

Non esageriamo... (A Rosanna)Vieni con me c’è una persona ca ti

voglio fare vedere.


ROSANNA


E Chi?


PROVOL.


Nostra Figlia…


ROSANNA PROVOL. TURIDDU TERESA


Teresa è qui ?

Turiddu chiama Teresa

(gridando) Teresa!!!

(rientrando) Mamma!!! Che cosa fai qui?


ROSANNA


Sono venuta a trovare tuo padre.



CATERINA


Padre



TERESA


Padre!!!



ROSANNA


E’ ora che tu sai la verità!!!... Tu sei la figlia di Don Provolone.


CATERINA


E chi facisti, già una figlia con la cameriera ?



TERESA


(Abbracciando Don Provolone) Papà!



ANTONIO


Papà!



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LISA


(Entrando seguita da CUCUZZA) Papà.



CATERINA


Ma quantu Figghi hai ? Unn’erunu ammucciati ?



LISA


Attenzione Gente…Papà, il Professore


ed io ci sposiamo.



TURIDDU


Congratulazioni, professore ci auguro una bella luna di latte e miele.


CUCUZZA


TURIDDU stai attento, il tuo eloquio è un po’ pericolante.


TURIDDU


(Guardandosi la cerniera ) Ma...


CATERINA


Qualcuno mi vuole spiegare ...


PROVOL.


A iurnata era cominciata male, ma le mie due figlie hanno trovato marito.


CATERINA


Come sarebbe le tue due figlie ?


PROVOL.


Zia Caterina, ti presento mia moglie...O meglio, quella che sarà la mia seconda moglie.(Indica Rosanna) E questa è mia figlia Teresa.


CATERINA


Nesciunu già belli sviluppti sti figghi.



PROVOL.


L’haiu saputo uora uora.



TERESA


Pure io.



CATERINA


Figghiu miu, non finirai mai di sbalordirmi.


PROVOL.


E ancora... (Raccoglie le tre borse) Ecco (Ne apre una e tira fuori alcuni gioielli) Questa è la dote per mia figlia Teresa, che sposa Antonio Pregadio il contabile. (Prende la seconda e mostra i soldi a CUCUZZA) Questa è la dote per la mia Lisa che sposa il professor CUCUZZA (poi infilata la mano dentro la terza borsa ma si blocca cambiandosi in volto) Zia Caterina ma mo voli spiegari chi ci vai a fari ni Patri Angelicu?...Non dovevi andare al ritiro spirituale ?


CATERINA


Eh, caro mio, Sei tu cha hai fatto la promessa a mio fratello, mica io!!


PROVOL.


E’ inutile… nella mia vita ho combattuto con rapinatori… contrabbandieri, malacarni, assassini, killer… ma che fimmini, nun si ci po cummattiri


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FINE

Don… un fidanzato per due figlie

PER LA MESSA IN SCENA CHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE SCRITTA ALL’AUTORE AL N. 330.832156 CHE RILASCERA’ SENZA ONERI

SIAE 2017