Dopo Mamma

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DOPO MAMMA

Commedia en tre atti

di Gerri Dolfen

Personaggi

Gilda, sorella maggiore

Angela, sorella minore

Betta, governante

Sergio Veneziani, mercante di libri usati

Gilda fra i 40 e 50, magra, vestita con eleganza sportiva quasi maschile

Angela leggermente più giovane e più in carne, vestita in modo più femminile

Betta, oltre 50enne, robusta, vestita in modo comune

Sergio sulla 50ina, distinto, sorriso ironico-amaro quasi permanente


ATTO I

Salotto borghese.

Sedute al tavolo Gilda ed Angela, vestite a lutto. Davanti a loro, fotografie e diverse pratiche che stanno studiando.

Angela si stira sbadigliando.

Angela                 Abbiamo fatto pure questo!

Gilda                   E’ stato un bel funerale. Non mi aspettavo tanta gente, sai. Sono stupita che mamma era così popolare.

Angela                 Popolare? Non proprio. Secondo me, la gente è venuta per curiosità. Sai come è, in un paese così piccolo.

Gilda                   Per curiosità? Erano curiosi di vedere il funerale di una vecchia signora? E perché mai?

Angela                 Magari volevano vedere te che sei la star della famiglia.

Gilda                   Quando finirai di pungere? Non è proprio il momento. - E poi, non esageriamo. Quale star? Diciamo che fra gli ultimi brufoli e le prime rughe ho conosciuto un paio di anni di grazia, tutto lì. Non credo proprio che la gente si sposti per me. – Guarda questa foto! La star era mamma, no?

Angela                 Ritoccata.

Gilda                   Probabile. Però c’era la materia prima!

Angela                 D’accordo. Solo che ultimamente la star non brillava più di tanto.

Gilda                   Poveretta! Era molto sola. Da quando è morta zia …

Angela                 Ma non è per questo! Poi, con zia mica andava d’accordo, tu lo sai bene! No, mamma si isolava, ecco perché era sola. Quante volte mi ha chiamata – di preferenza all’ora in cui cercavo di addormentare i bambini – mi chiamava per lamentarsi che era sola. La sento ancora : “Oggi non ho parlato proprio con nessuno.” Come se fosse stato colpa mia. Ma io non lo so, quando non ti piace la solitudine, vai a cercare un po’ di compagnia, no? In paese sarebbe stato così facile. Ma a mamma non andava a genio la gente … (si sente il campanello) Ah?

Gilda                   Chi può essere a quest’ora? Non ci possono lasciare in pace?

Angela                 E io che volevo coricarmi presto! Beh, vado a vedere.

Esce e torna con Betta.

Betta                    Scusate, ragazze. Non voglio disturbare, ma penso che è meglio che vi restituisca le mie chiavi, ora che non ne ho più bisogno.

Gilda                   Oh Betta, ma tu non disturbi affatto. Vieni qua a sedere vicino a me. Tu che conosci bene il paese, dimmi tu chi era tutta quella gente al funerale.

Betta                    Beh, in gran parte erano vecchi amici di vostra zia che sono venuti per rispetto verso la famiglia.

Angela                 Sinceramente, mamma non era molto amata in paese, vero?

Gilda                   Perché dici questo, Angela?

Angela si stringe nelle spalle, ma non risponde.

Betta                    Bah … la gente non la conosceva. Mi ricordo i commenti quando si è saputo che facevo la governante di vostra madre. “ Come? Tu lavori da quella che ha la puzza sotto il naso?” dicevano. Non la conoscevano affatto.

Angela                 Beh, la puzza sotto il naso, in un certo senso, l’aveva.

Gilda                   Angela, non parlare così! Lo sai benissimo che era una specie di difesa da parte di mamma. Tu non sai che significa per una giovane vedova, bella come era mamma, farsi rispettare, specialmente dagli uomini. Tutti predatori, non fanno che aspettare un momento di debolezza.

Angela                 Da quanto tempo non ami più gli uomini, tu?

Betta                    Ragazze, vi prego, il giorno del funerale di vostra madre!

Angela                 Scusa, Betta, hai ragione. Mi arrabbio sempre quando Gilda parla male degli uomini. Proprio lei! Ma parliamo di altre cose. Ti volevo dire che ti ringraziamo per tutto ciò che hai fatto per mamma. Ti voleva bene e ti siamo veramente grate. Senza la tua presenza …

Gilda                   Come mi rimprovero di non essere andata a trovarla più spesso. Non me lo perdonerò mai.

Betta                    Che potevi fare? Hai la tua vita e stavi così lontana.

Gilda                   La mia vita …

Angela                 E io, che potevo fare? Mica potevo lasciare mio marito ed i bambini soli ogni week-end.

Gilda                   Certo che no. Ma io potevo andare più spesso. Dipendeva solo da me.

Squilla il telefono.

Angela                 Mica sono i miei che sono già arrivati a casa?

Risponde al telefono.

Angela                 Oh, dottor Boeri! – No, sono Angela. – Mi spiace, mia madre è deceduta … Ha attaccato!

Betta                    Curzio Boeri?

Angela                 Sì! Lo conosci?

Betta                    Certo che lo conosco. Veniva ogni tanto a trovare vostra madre. Ma non l’ho più visto da parecchio tempo. Pare che stesse male.

Angela                 Veniva ancora a trovarla? Mamma mica me l’ha detto.

Gilda                   Nemmeno a me. Oh dio! Boeri non sapeva niente, non abbiamo potuto avvisarlo. E ha telefonato proprio oggi, il giorno del funerale!

Angela                 Che strano! Ho sentito come un rantolo, poi ha attaccato.

Gilda                   Una grande storia d’amore, grande e … Te ne ha parlato, Betta? Forse a te ha detto cose che non voleva dire alle figlie?

Angela                 Secondo te, hanno … avuto una storia, sì o no?

Betta                    Spero di sì! Anni fa, ma non lo so con certezza. Io le ho sempre detto che ha fatto male a non sposarlo quando era divorziato dalla prima moglie.

Angela                 Ah, le ha chiesto di sposarlo? Guarda un po’. E lei naturalmente aveva paura perché aveva una decina di anni più di lui. Era stato alunno di nostro padre e un giorno è venuto a casa per un libro. E là ha visto mamma per la prima volta. Allora era molto bella, mamma. Secondo me, è stato un colpo di fulmine.

Betta                    Penso proprio di sì. Io l’ho visto tanti anni dopo, ed era proprio … come dire? Era devoto, sì, devoto. Non trovo un’altra parola. E anche vostra madre mi sembrava … beh, almeno molto eccitata quando veniva. Secondo me avrebbe dovuto sposarlo. Meglio piangere un amore finito che rimpiangere le occasioni perse, dico io. Ah ah! E poi, non è detto che l’amore sarebbe finito.

Gilda                   Probabilmente il torrente della passione si sarebbe versato in un canale di amore sereno.

Angela                 Come sei poetica! – E ha telefonato proprio oggi, dopo tanto tempo! Veramente strano.

Gilda                   Secondo me, ha intuito qualcosa. Come succede quando due anime sono davvero molto legate. Che bella storia!

Angela                 Che vuoi dire, che mamma ha comunicato con Curzio Boeri dall’aldilà?

Gilda                   Perché no? Io ci credo, alle forze soprannaturali. Mamma non poteva trovare la pace lassù, con Boeri che non sapeva che fosse morta. Ora può riposare in pace, ne sono sicura.

Angela                 Che idea! Mamma che comunica dall’aldilà! Sicuro che non sceglie me per comunicare dall’aldilà! Sceglierebbe piuttosto te che sei sempre stata la figlia prediletta.

Gilda                   Non è giusto, dopo tutto ciò che mamma ha fatto per te in particolare.

Betta                    E non è neanche vero. A me ha sempre parlato con tanto amore di tutte e due.

Gilda                   Vedi?

Angela                 Certo, ha sempre fatto il suo dovere di madre, niente da dire. Ma sono stato un corpo estraneo fra te e mamma. Tu dormivi nel letto grande con lei, io sul divano. Non ho un buon ricordo della mia infanzia.

Gilda                   Beh, non avevamo certo la cameretta nostra con quintali di peluche. Ma chi l’aveva allora, la cameretta? Erano tempi difficili, ma era vero per tutti quanti.

Angela                 No, non era per le difficoltà materiali. Era l’atmosfera a casa. Mi sentivo sempre … in colpa, ecco. In colpa per essere un peso, in colpa perché non ero un genio come papà, e più tardi in colpa perché avevo una vita sessuale. Sapete che non sono mai riuscito a fare l’amore in questa casa? Potete chiedere a Walter. E poi mamma si lamentava in continuazione. Ci terrorizzava sempre con le sue malattie, reali o immaginarie.

Gilda                   Non era felice.

Angela                 E ci ha trasmesso il suo stile de vita - di non-vita dovrei dire – di rinunciare alle cose … Ci ha tarpato le ali, sì, tarpato le ali!

Betta                    (alzandosi) Beh, vi lascio sfogarvi. Vorrei dirvi solo una cosa : siete fortunate di essere un due. – Ci vediamo.

Squilla il telefono.

Angela                 Saranno i miei. Ciao, Betta.

Risponde al telefono. Gilda accompagna Betta.

Angela                 Ciao. Allora siete già arrivati? – Tutto bene? – Sì, bello di mamma, buona notte, un bacio forte forte. Passami papà. – Ma come faccio a sapere? Non abbiamo ancora cominciato e tu già mi chiedi quando torno. Il resto della settimana puoi stare tranquillo, ma attento! Di sicuro passo sabato/domenica a casa. – Va bene. Però dovrò tornare qua per forza. Non posso lasciare tutto sulle spalle di Gilda. – No, sta meglio, si è calmata. – Sì, senz’altro. Allora ti faccio sapere. Ah, non dimenticare che Daniele deve andare dal dentista dopodomani e che Elena deve pagare la professoressa di pianoforte venerdì. Poi venerdì devi anche pagare la donna. – No, no, non ti preoccupare, ci penserò io sabato. – Va bene. – Sarà fatto. Allora ciao, ci sentiamo.

Si siede, la testa fra le mani. Torna Gilda.

Gilda                   Sono arrivati? Tutto bene?

Angela                 Sì, sì. Ti salutano. – Non so se faccio bene a stare lontana da casa per molto tempo.

Gilda                   Al posto tuo, non mi preoccuperei. I  ragazzi sono già abbastanza autonomi, mi pare.

Angela                 Per certe cose anche troppo. Tu non sai cosa significa avere la responsabilità di due adolescenti. Ma non è quello.

Gilda                   Allora è per Walter. Vuoi dire che anche lui … ?

Angela                 E che pensi tu? Ma lasciamo stare. – In fondo, per essere sincera, non mi sarebbe neanche piaciuto un uomo incapace di mettere le corna alla moglie. Solo, quando succede, fa male.

Gilda                   E beh! Se la prendi così … - Ma tu, non hai nessuno?

Angela                 No … Cioè, ci sarebbe qualcuno … Non hai visto al funerale un tipo alto con un collo di pelliccia?

Gilda                   Non ho fatto caso, nello stato in cui mi trovavo. Ma chi è?

Angela                 Lui e la moglie sono vecchi amici di Walter. Ma non fraintendermi! Non c’è niente fra di noi. E’ solo che … beh, abbiamo l’impressione che insieme potremmo essere più felici.

Gilda                   Ma ti rendi conto che stai ripetendo la storia fra mamma e Curzio Boeri? Rinunciare senza nemmeno tentare.

Angela                 Non ci avrei mai pensato.

Gilda                   Certo, ognuno pensa che la sua vita è unica. Però, neanche tu vuoi rischiare.

Angela                 Ma le circostanze sono completamente diverse. Abbiamo ambedue una famiglia che tutto sommato funziona. Per anni non mi ero neanche accorta che provassi un sentimento particolare per Gianni. Poi, un giorno che avevo promesso a mamma di andare a trovarla, ci fu uno sciopero dei treni. Siccome lui aveva da fare non lontano da qua, mi propose di accompagnarmi in macchina. Capisci, io e lui soli per ore! Ho sentito … è difficile spiegarlo … come una scarica elettrica dentro di me, sono rimasta fulminata, ecco. E’ allora che ho capito che lo amavo da tanto tempo.

Gilda                   Immagino. E come è andato questo viaggio?

Angela                 Niente. E’ venuta pure la moglie.

Gilda                   Aveva capito qualcosa.

Angela                 Non l’escludo. Le donne hanno le antenne per queste cose, si sa. Non se n’è mai parlato. Tutta la storia è senza parole.

Gilda                   Un film muto insomma. Neanche lui non si è mai dichiarato?

Angela                 Abbiamo il nostro codice, leggiamo fra le righe. – Solo una volta che eravamo soli per un paio di minuti mi ha chiesto “Che facciamo? Scappiamo?”

Gilda                   E tu hai risposto di no.

Angela                 Certo! Intanto se l’aspettava. Aveva solo voglia di sognare. – Tu la trovi ridicola la mia storia, vero?

Gilda                   No! La trovo … come dire … commovente. Vi accontentate di allusioni, magari qualche contatto fisico sotto la tavola, è così?

Angela                 Sì, più o meno. Ma guarda, questa storia mi aiuta a vivere.

Gilda                   Ti capisco. – Se foste liberi tutti e due, chissà se sarebbe stato così commovente.

Angela                 Umm. – Mi fa bene parlare con te. Non ne avevo mai parlato con nessuno, sai. Parlare chiarisce le cose. – Senti, vuoi mangiare qualcosa?

Gilda                   Non ho per niente fame.

Angela                 Nemmeno io. In verità, avrei piuttosto voglia di un bicchierino prima di andare al letto. Mi aiuterà ad addormentarmi. Ho bisogno di dormire stanotte.

Gilda                   Buona idea.

Va a prendere una bottiglia di cognac e due bicchieri.

Gilda                   Ma non esagerare come l’altra volta. Ti ricordi quella notte che ci siamo ubriacate tutte e due?

Angela                 Come no! Tu eri appena tornata da New York. Non ci eravamo viste per un bel po’ di tempo e abbiamo chiacchierato fino alle tre di notte svuotando tutta la bottiglia.

Gilda                   (ridendo) Per non svegliare mamma, abbiamo fatto pipì fuori sul prato. Oh dio, che risate! Eravamo completamente sbronze.

Angela                 (ridendo) E poi, mamma si è svegliato lo stesso perché ti ha sentita quando ti sei alzata per vomitare.

Risate fino alle lacrime. Non si capisce bene se ridono o piangono.

Gilda                   (asciugandosi le lacrime) Stasera non ci sentirà più.

Angela                 Ora siamo veramente sole.

Gilda                   Io di sicuro. Ma tu hai la tua famiglia, come puoi dire che sei sola?

Angela                 La mia famiglia, la mia famiglia! Un marito è sempre un estraneo in un certo senso. Per esempio, se stai poco bene non è che si preoccupa come faceva mamma. Tu pensi che un marito ti ascolta o ti consola? Gli dai solo fastidio quando stai giù, fastidio! “Che c’è? Hai le tue cose?” o peggio “Vai in menopausa?” La buttano sempre sul piano ormonale. Roba da donne! Poi quel sorriso ironico che ti fa sentire così … sola, sì, sola. Ecco i mariti! E i ragazzi, beh, si sa che i giovani sono egoisti e non vedono l’ora di fare la loro vita. Per loro sono già vecchia e non conto quasi più. Il mestiere di genitore è il mestiere più ingrato che ci sia. Se l’hai fatto bene quel mestiere, vuol dire che i figli sono diventati autonomi e non hanno più bisogno di te, che sei diventata superflua.

Gilda                   Capisco. Se ti va bene, si pentiranno un giorno di non essere andati a trovarti più spesso.

Angela                 Proprio così. – La famiglia, credimi, la mia famiglia sei tu.

Gilda                   Oh Angela, non farmi piangere un’altra  volta. E io che pensavo che nessuno avesse bisogno di me! Che quando creperò io non mancherò a nessuno.

Angela                 Non dirmi che nella tua vita non c’è nessuno! Dai! – Scusa, perché non ti sistemi con uno serio? Se hai tanta voglia di mancare a qualcuno.

Gilda                   Ho perso il treno, Angela, ho perso il treno. Oramai è troppo tardi. Gli uomini che mi piacerebbero – che sono pochi – o sono sposati o cercano una più giovane. E mettermi con un Pinco Pallino qualsiasi solo per avere un uomo a casa, no grazie.

Riempie di nuovo i bicchieri.

Angela                 Hai avuto tante occasioni in vita tua! Quando ci penso, tu non potevi andare ad una festa o in un posto qualsiasi e subito arrivavano telefonate per te. Quante volte ho risposto per te al telefono, quante volte ti ho invidiata!

Gilda                   Non c’era proprio di che. Quando avevi una storia tu, erano storie vere. C’era sostanza. Nessuno ha mai pianto in pubblico per me. Ti ricordi quel Dino? Mamma raccontava che quello si è messo a piangere in mezzo al mercato quando gli ha detto che ti eri sposata.

Angela                 Beh, era un tipo strano, quello. Chissà che fine ha fatto.

Gilda                   Le storie mie invece erano storie leggere, leggere come bolle di sapone. Ero la ragazza carina da esibire, interessante solo perché lusingava l’orgoglio del maschio. Sai quale è la mia conclusione dopo anni di osservazioni fatte nel mondo dello spettacolo? Che gli uomini che cercano le donne belle non amano le donne!

Angela                 Che vuoi dire? Mica che in fondo sono gay?

Gilda                   No, per carità! Voglio dire che l’uomo che cerca esclusivamente la donna bella amo solo se stesso, è narciso.

Angela                 Umm, può darsi.

Gilda                   In ogni modo, le storie delle donne belle sono le più banali e superficiali che ci siano. Un esempio! Sono stata per più di un anno con un certo Giampiero. Ci siamo divertiti, abbiamo fatto la vita brillante, come la chiami tu. Decappottabile, abbronzati anche d’inverno, ecc. Poi …

Angela                 … è successo quello che succede anche alle donne belle, immagino.

Gilda                   E lui se n’infischiava completamente di ciò che ci era successo. Insomma, ho dovuto ricoverarmi per un paio di giorni. E’ venuto a trovarmi una volta sola, per dieci minuti! E sai che mi ha portato? Un mazzo di fiori? Cioccolatini? Ma no! Due vecchie riviste della sua sala d’attesa!!! Eh sì, due riviste schifose con il cruciverba fatto a metà.

Angela                 Frustrante.

Gilda                   Eh! Ha trovato una scusa e la sera stessa è scappato alla sua casa di campagna. – L’ho mollato subito!

Angela                 Se l’era meritato abbondantemente, direi.

Gilda                   E non è tutto. Figurati che l’ho rivisto per caso dieci anni dopo. Era alla stazione. Improvvisamente me lo sono trovato fra i piedi. Gli ho fatto un bel sorriso. Lui non mi ha nemmeno guardata. Non avevo più vent’anni, capisci. Non mi ha riconosciuta, mi aveva dimenticata. Ecco le storie mie.

Angela                 D’accordo, quel Giampiero era uno così, tipo playboy. Ma ce ne sono stati altri, tanti altri, presumo.

Gilda                   Ma, era sempre più o meno la stessa storia. Mi vedo ancora, un giorno che avevo rotto con uno, un altro narciso irrecuperabile, te lo raccomando. Stavo nascosto dietro le tende per guardarlo che se ne andava. Quel giorno pioveva, e la sua macchina aveva lasciato un rettangolo asciutto sull’asfalto bagnato. Vedevo sparire quel rettangolo goccia dopo goccia, fino a quando non si vedeva nemmeno dove era stato. Di quella storia non era rimasta più niente, niente di niente. E dentro casa il silenzio, si sentiva solo l’orologio che faceva tic tac. E’ allora che ho capito che non avrei mai, mai fatto un figlio.

Angela                 Fermati! Mi viene la pelle d’oca.

Gilda                   Tu non puoi capire, è vita vera la tua. La mia invece … Tutta la mia vita sono come rimasta alla finestra a guardare fuori come vivevano gli altri. Mamme che accompagnavano i bambini a scuola, padre e figlio in bicicletta … Non era neanche invidia ciò che provavo, ma un sentimento di profonda incapacità di fare come loro.

Angela                 E non c’è stato mai nessuno che ti ha preso la mano e ti ha detto “Vieni con me! Proviamo anche noi ad avere una vita completa.” Non hai mai conosciuto un tipo per bene?

Gilda                   Non lo so, magari in un altro ambiente sarebbe stato diverso. Insomma, io non ho mai trovato l’uomo giusto. E due volte mi è successo che mi sono innamorata di un tipo che non voleva saperne di me.

Angela                 Ah? Beh, a certi uomini tu fai paura. Non si sentono all’altezza.

Gilda                   Ma stai scherzando?

Angela                 Vedi Walter per esempio. Il suo sano istinto gli ha detto di lasciare stare con te e di provarci con la sorella meno glamour.

Gilda                   Perché, Walter voleva provarci con me? Non lo sapevo.

Angela                 Non te ne sei nemmeno accorta. Volavi nelle sfere superiori, tu.

Gilda                   E sono caduta sul sedere. Invece tu sei seduta confortevolmente sulle ginocchia del tuo Walter.

Angela                 E gli accarezzo il cranio pelato.

Gilda                   E ascolti i suoi commenti amari sulla politica.

Angela                 E gli lascio scegliere il programma televisivo.

Gilda                   E gli riscaldi il letto.

Angela                 E faccio finta di credere alle ore straordinarie all’ufficio.

Gilda                   Ma invecchierete insieme.

Angela                 E a credere le statistiche, è probabile che un giorno rimarrò sola.

Gilda                   Quel giorno saremo sole tutte e due.

Angela                 Tu non morire prima di me!

Gilda                   Moriremo insieme, la mano nella mano, sorellina.

Angela                 Ci sto, sorellona.

Pausa.

Gilda                   Sai che sto pensando? Farebbe piacere a mamma di sentirci.

Angela annuisce, riempie di nuovo i bicchieri.

Angela                 (alzando il bicchiere) Mamma, non ti preoccupare, va tutto bene!

Gilda                   (alzando a sua volta il bicchiere) Siamo in due. Grazie, mamma!


ATTO II

Stessa stanza. Indumenti e biancheria di casa sulle sedie.

Per terra tre grandi cartoni aperti, uno segnato “G”, un altro “A”, il terzo “B”.

Entra Gilda con una pila di asciugamani che sistema nel cartone “A”.

Gilda                   No, a me non servono. Prendili tu che siete in quattro.

Entra Angela con un vaso e un quadro.

Angela                 E questo vaso, lo vuoi?

Gilda                   No, per carità! Se non lo vuoi tu, mettilo nel cartone di Betta. Là dentro si prenderà quello che vuole. Il resto, via!

Angela                 E questo quadro?

Gilda                   Ah, quello viene dalla famiglia di papà. Non lo vuoi tu?

Angela                 No, non lo voglio vedere. Me lo ricordo nella casa vecchia, l’avevo sempre davanti agli occhi quando mamma mi rimproverava. Troppi ricordi cruenti. Non lo voglio vedere più.

Gilda                   Allora lo prendo io. Non si può mica buttare. Magari più tardi i ragazzi saranno contenti di avere una cosa che viene dal loro bisnonno.

Angela                 Fai come vuoi. Vado a vedere i libri prima che viene quello dell’antiquariato. Alcuni libri me li prendo io se tu non sei interessata.

Gilda                   No, prendi tutto quello che vuoi.

Esce Angela. Gilda guarda ancora il quadro, poi lo sistema nel suo cartone. Piega i vestiti sulle sedie e li mette in buste di plastica.

Suona il campanello.

Gilda                   Angela, sarà il tuo mercante di libri vecchi.

Entra Angela.

Angela                 Speriamo di no. Non ho finito ancora. Mah, vado a vedere.

Esce e torna con Sergio.

Angela                 Ecco il signor Veneziani che viene per i libri. Gilda, mia sorella.

Sergio                  Molto lieto, signora.

Gilda                   Buona sera, signor Veneziani. I libri stanno nello studio. Se vuol dare un’occhiata. Angela, vuoi andare tu con il signor Veneziani? Così scegli anche i libri che vuoi per te.

Sergio                  Lei, signora, non vuole conservare niente per se?

Gilda                   No. Ho gli scaffali pieni, non saprei dove mettere altri libri. E quelli di mia madre li ho già letti oppure non mi interessano.

Sergio                  Ah! Lei legge molto, signora?

Gilda                   Direi di sì. Io vivo sola e ho abbastanza tempo a disposizione.

Sergio                  E si può sapere che tipo di libri le piacciono?

Gilda                   Un po’ di  tutto. I romanzieri dell’ottocento e del novecento, specialmente i russi, i mitteleuropei, ma anche alcuni americani.

Sergio                  Tipo ironia ebrea newyorkese?

Gilda                   Esattamente! Come lo sapeva?

Angela esce dopo uno sguardo un po’ divertito su loro due.

Sergio                  Beh, non ci voleva molto. Ha letto l’ultimo libro di Roth?

Gilda                   Non ancora, ma devo dire che mi piaceva di più il Roth prima maniera.

Sergio                  Ne ero sicuro!

Gilda                   Anche a lei?

Sergio                  Si, anche a me. Le devo portare un libro di un giovane sudamericano di cui purtroppo ho dimenticato il nome – imperdonabile per uno che vende libri. Vorrei sapere che ne pensa. Per me è stato uno scoperta.

Gilda                   Di che parla?

Sergio                  Difficile da dire, non c’è una trama ben definita. Credo che sia in gran parte autobiografico.

Gilda                   Tipo primo libro scritto con il sangue?

Sergio                  Sì, è quel genere lì.

Gilda                   Allora mi piacerà di sicuro. Per me, i libri più importanti sono quelli in cui l’autore tira fuori tutto, si fa una specie di psicoanalisi da solo, libri che …

Sergio                  … che doveva scrivere per forza per non impazzire?

Gilda                   Esattamente.

Sergio                  Lei è molto esigente. Ma anche limitativa. Non dirmi che non ha mai letto un giallo, un bestseller.

Gilda                   Ho già detto che leggo di tutto. Leggo anche ogni tanto uno di quei bestseller, il tipo di libro che uno legge di un fiato.

Sergio                  E non c’è da vergognarsi. Alcuni sono scritti molto bene, sono quasi letteratura. – Signora, mi fa dimenticare perché sono venuto qua. Posso dare un’occhiata alla libreria?

Gilda                   Chiedo scusa, lei è qui per lavoro e io mi metto a chiacchierare.

Sergio                  Mi pare che abbia cominciato io a parlare di letteratura con lei.

Gilda                   Francamente non mi ricordo chi ha cominciato, ma è stato un piacere. – Beh, se vuol vedere i libri … Le faccio strada.

Escono Gilda e Sergio. Gilda torna subito dopo con Angela carica di libri che sistema nel suo cartone.

Gilda                   Ma chi è quello? Dove l’hai trovato?

Angela                 Semplicemente nelle pagine gialle. Era il primo che ha risposto al telefono. E che ne pensi?

Gilda                   Beh, sembra una persona di un certo livello culturale. Come mai fa il mercante di libri usati, mistero.

Angela                 Chissà. Forse ha perso un altro lavoro e non trova più niente alla sua età.

Gilda                   Mica è vecchio! Quanti anni gli dai?

Angela                 Non lo so. Non l’ho guardato bene. E tu?

Gilda                   Beh, come parla ha qualcosa di … quasi paterno, o meglio : di pedagogico. Mi sentivo una scolaretta ingenua di fronte a lui. Si capisce che è una persona veramente matura, ma non dipende dagli anni. Avrà avuto qualche problema nella vita. Per esempio lo vedo bene piccolo editore, editore di nicchia, fallito.

Angela                 E’ un’idea. Speriamo che il tuo editore fallito sarà in grado di pagare qualcosa per i libri di papà.

Gilda                   Non sappiamo nemmeno se c’è un mercato per quella roba. – Chissà come campa facendo quel mestiere.

Angela                 Eh! Non dirmi che t’interessa.

Gilda                   Tu devi subito pensare male. Poi, sarà sposato e la moglie insegna e lui campa così, ecco, ho capito tutto.

Angela                 Riepilogo : cognome Veneziani, nome Sergio, età indefinita, coniugato, studi superiori, professione mercanti di libri usati, già editore di nicchia fallito. Ora sappiamo tutto.

Sergio, che era rimasto un attimo fermo sulla soglia, entra ridendo.

Sergio                  Lei sa un sacco di cose su di me. Ha fatto un’indagine?

Angela                 (ridendo) E’ stata mia sorella che ha scritto il romanzo della sua vita, signor Veneziani, io non c’entro.

Gilda                   (imbarazzata) Mia sorella esagera. Mi ero soltanto chiesta come mai un uomo come lei faccia il mercante di libri usati.

Sergio                  Bah, ho realmente cercato di fare l’editore, senza successo però. Ma dall’inizio ho fatto anche commercio di libri antichi e pregiati. Ora compro e vendo di tutto, principalmente libri ricercati, ma anche libri che finiscono sulle bancarelle. – A proposito, qua avete alcune edizioni originali per le quali troverò senz’altro acquirente. Poi, c’è tutta una collezione di libri e stampe sulla Terra di Lavoro per la quale ho probabilmente un cliente. Per ora prendo nota dei dati utili, poi vi faccio sapere a che prezzo li possiamo vendere.

Angela                 Allora lei vuole fare solo l’intermediario? Avevo capito al telefono che compra lei stesso per conto suo.

Sergio                  Sì, ha ragione. Ma non sapevo di trovare questi tesori che eccedono le mie facoltà. Vi farò un’offerta globale per tutto il resto. Ma per le cose di valore devo prima negoziare un prezzo con l’acquirente, perché là può succedere di tutto, là entriamo nel mondo del collezionista, capisce. Per questo preferisco agire da intermediario e vi propongo una percentuale per me.

Angela                 D’accordo.

Sergio                  Allora faccio di nuovo il topo di biblioteca. Se mi vogliano scusare.

Esce Sergio.

Gilda                   Poteva benissimo tacere sul valore di queste cose speciali e farci un’offerta globale. Chi sospettava che quelle cose fossero ricercate?

Angela                 Devo ammettere che mi fa un’ottima impressione. Pare una persona molto onesta.

Gilda                   E tu mi hai fatto fare una figuraccia! Perché gli hai detto che l’idea dell’editore fallito era mia?

Angela                 Perché? Perché ho capito che gli avrebbe fatto piacere che l’idea era tua, che la sua persona ti interessa, ecco perché.

Gilda                   Angela, che vai ancora a cercare?

Angela                 Ma non hai visto come ti guardava? Potrebbe essere ancora un altro che cerca di “lusingare il suo orgoglio di maschio” come dici tu? Oppure è uno sensibile alla tua bella anima? Che dici?

Gilda                   Non ti rispondo neanche. In ogni modo, è sposato. Hai visto che non ha protestato quando hai detto “coniugato”?

Angela                 Magari è separato.

Gilda                   La vuoi smettere?

Angela                 Ma guarda come si arrabbia! Comincio a credere che quello ti interessa sul serio. Non vuoi scherzare, brutto segno.

Gilda                   Non mi va di scherzare oggi. Piuttosto che dire sciocchezze, potresti darmi una mano con questa roba qua per la Caritas.

Angela                 E poi vado in cucina a preparare la cena. Abbiamo saltato il pranzo, ma stasera si mangia!

Gilda                   D’accordo. Allora vacci subito ché si fa tardi. Me la vedo io tranquillamente con le buste per la Caritas.

Angela                 Come vuoi.

Esce Angela. Gilda mette ordine sulle sedie, sistema le cose nelle buste che porta fuori. Torna.

Entra Sergio.

Gilda                   Ah, signor Veneziani! Ha già finito?

Sergio                  Per oggi, sì. Vorrei farvi la mia offerta. Potrebbe chiamare sua sorella?

Gilda                   Subito. Angela, vuoi venire un attimo?

Entra Angela.

Angela                 Eccomi. Ha finito?

Sergio                  Devo tornare per prendere i libri se ci mettiamo d’accordo. Per tutti i libri tranne quelli che ho messo sulla scrivania vi posso offrire centosettanta euro. Non posso fare di più.

Gilda                   Ma no, per me va benissimo. Angela, tu che dici?

Angela                 D’accordo. Ma vorrei dire anche un’altra cosa. Perché il signor Veneziani non rimane con noi a cena?

Gilda                   Ma Angela, il signor Veneziani sarà senz’altro aspettato a casa sua.

Sergio                  In verità, nessuno mi aspetta a casa. Purtroppo non posso accettare il gentile invito perché ho ancora un appuntamento di lavoro. Cioè, che ore sono? Ah, già le otto e mezzo!

Angela                 E non può rinviarlo, questo appuntamento?

Gilda fa segni ad Angela di non insistere.

Sergio                  E’ quello che stavo pensando, vista l’ora. Allora accetto con piacere. Mi permette di telefonare al mio cliente?

Angela                 Può telefonare dallo studio. Io torno in cucina. Gilda, vuoi apparecchiare tu?

Gilda                   Certo, Angela. Chiamami se ti serve una mano in cucina.

Angela                 No, grazie, me la cavo da sola.

Esce Angela.

Sergio                  Chiedo scusa, signora. Faccio la mia telefonata e torno subito.

Esce Sergio. Gilda comincia ad apparecchiare. Torna Sergio.

Sergio                  Mi sento un po’ in imbarazzo d’aver accettato l’invito di sua sorella. Capisco che avete ancora tanto da fare e non vorrei …

Gilda                   Non si preoccupi, signor Veneziani. Una pausa ci farà bene. E’ molto triste svuotare la casa della madre, è un pezzo di vita che se ne va per sempre.

Sergio                  Lo so, è toccato pure a me anni fa. Un pezzo di vita, sì. E questa è una bella casa.

Gilda                   Lo è stata, ma il suo tempo è passato. Tutte le case hanno una specie d’epoca d’oro particolare a loro, non trova?

Sergio                  Umm … Interessante!

Gilda                   E lei dove abita? In città o in paese?

Sergio                  Prima avevo una villetta con giardino, ma da quando vivo solo ho preso un monolocale in città. Non sono spesso a casa, capisce.

Gilda                   Io invece ho il senso del nido – anche se è vuoto, il mio.

Sergio                  E’ volato via qualcuno?

Gilda                   Nessuno in particolare. Un uccello migratore ogni tanto. – Mi piace molto stare a casa mia.

Sergio                  Mi lasci indovinare. Vedo una stanza con molto rosso. Potrebbe anche essere … vediamo un po’

Gilda                   Incredibile! Nel mio salotto predomina il rosso mattone.

Sergio                  La immagino in quel salotto, seduta su un divano con molti cuscini rossi, sotto la lampada con un libro in mano, in quella bella luce calda riflessa dal tappeto rosso mattone. Vorrei essere pittore!

Gilda                   (ridendo) C’è anche un fondo musicale.

Sergio                  Ah, là mi fermo. Temo che la mia cultura musicale sia tutta da fare.

Gilda                   Nessuno è perfetto. – Le posso offrire un aperitivo?

Sergio                  Volentieri, se mi tiene compagnia. Che mi offre?

Gilda                   Beh, temo che non ci sia molta scelta. A mamma piaceva il vino di Porto.

Sergio                  Da quanto tempo non ho bevuto vino di Porto! Va benissimo! Fa molto castello inglese, ma mi va benissimo stasera. Mi sento un vecchio lord.

Gilda                   Perché vecchio?

Sergio                  Perché i giovani lord bevono succhi biologici e si fanno le canne, due cose che non mi piacciono.

Gilda ha preso una bottiglia e tre bicchieri, serve.

Gilda                   Allora niente canne. Mi scusi un attimo. Porto un bicchiere alla vecchia lady in cucina.

Esce Gilda. Sergio si adagia nella poltrona. Si sentono Angela e Gilda che ridono in cucina. Torna Gilda.

Sergio                  Non sarà la sua epoca d’oro, ma si sta bene in questa casa. Molto accogliente. Aspettare la cena con un bicchiere in mano e sentire due donne che ridono in cucina, se non è felicità domestica questa! Per un lupo solitario come me momenti come questo sono piuttosto rari.

Gilda                   Lei è un lupo solitario, signor Veneziani?

Sergio                  Lo sono diventato, sì.

Gilda                   Non voglio essere invadente, ma se ho capito bene, lei è divorziato o forse vedovo?

Sergio                  Né l’uno né l’altro. Sono sposato e separato di fatto.

Gilda                   Ah! Mi spiace.

Sergio                  E’ una lunga storia, una storia molto triste.

Gilda                   Non insisto. – Ma se ne vuole parlare, sappia che io sono capace di ascoltare e anche di tacere.

Sergio                  Un’altra volta forse. Non voglio guastare la serenità di questa serata.

Gilda                   Come vuole. Ognuno ha le sue ferite.

Entra Angela che tiene in mano una bottiglia di vino e il cavatappi.

Angela                 Ho messo la roba nel forno. Dobbiamo aspettare una ventina di minuti.

Sergio                  C’è quest’ottimo porto che ci aiuta ad aspettare. La ringrazio ancora, signora, d’aver avuto la gentilezza d’invitarmi stasera. Non può immaginare il piacere che mi ha fatto.

Angela                 Il piacere è nostro. (ridendo) Vuole farmi un altro piacere? Allora mi apra questa bottiglia di vino, per piacere.

Sergio                  (ridendo) Con piacere!

Gilda                   (ridendo) Smettetela, per piacere!

Sergio                  (con un inchino) Piacere, Sergio.

Angela                 Piacere, Angela.

Gilda                   Piacere, Gilda.

Sergio apre la bottiglia di vino e la mette sulla tavola.

Sergio                  Gilda … Le sta bene questo nome. Gilda. Fa pensare al film e a quei guanti lunghi fino al gomito. Che scena quando li toglie!

Angela canticchia la canzone del film (Put the blame on Mame) facendo finta di togliersi guanti lunghi.

Gilda                   Sai che lo fai bene? Molto erotica la scena.

Sergio                  In ogni modo di un erotismo ben più forte di ciò che si vede in tutti questi film che si fanno oggi.

Angela                 Signor Veneziani, …

Sergio                  Sergio!

Angela                 Beh, Sergio, fa molto male parlare di erotismo a stomaco vuoto.

Sergio                  Lo so, assumo il rischio.

Gilda                   Certo, l’erotismo del corpo coperto era un’altra cosa. Molto più suggestivo.

Angela                 Specialmente dopo i quaranta.

Sergio                  Diciamo cinquantacinque.

Angela                 Grazie!

Sergio                  Mi sento bene con voi,  ragazze. Come se ci fossimo conosciuti da sempre.

Angela                 Càpita.

Gilda                   Questa casa è una trappola per lupi solitari, non lo sapeva?

Sergio                  Ci sono trappole che non feriscono.

Gilda                   Se il lupo non ha paura della trappola, noi non abbiamo paura del lupo.

Sergio                  Il lupo ha perso il pelo e anche il vizio.

Angela                 Non esistono lupi senza vizio.

Sergio                  Sono una rarità.

Angela                 Lei è un lupo, Sergio?

Sergio                  Eh! Non mi ha mai sentito ululare alla luna, alla luna inaccessibile.

Gilda                   Nostra madre era la luna inaccessibile.

Sergio                  E lei, Gilda?

Gilda                   Io sono una stella cadente.

Angela                 Del segno della bilancia.

Sergio                  Bilancia? Mia moglie è della bilancia.

Gilda                   Ah?

Sergio                  Bilancia, sì. Ma purtroppo una bilancia in squilibrio.

Angela                 (con finta disinvoltura) Beh, farei meglio di vedere un po’ che succede nel forno.

Esce Angela. Attimo di silenzio.

Sergio                  Mia moglie è ricoverata in una clinica, Gilda. Reparto neurologia.

Gilda                   Oh! Mi spiace, Sergio. – Ci sono figli?

Sergio                  Avevo una figlia, una deliziosa piccola creatura.

Gilda                   Aveva? E’ morta?

Sergio                  E’ morta, sì. Soffocata con un cuscino. – Ammazzata da sua madre.

Gilda                   Oh dio! No!

Sergio                  Mia moglie è pazza, Gilda. – Era sempre stata un po’ squilibrata, io dicevo lunatica. Ma mi piaceva così. Era capace di certi slanci! Insomma, era una persona piena di sorprese. Capace del meglio e del peggio. Poi, dopo la nascita di nostra figlia è andata in depressione. L’ho fatto curare, mi hanno detto che andava meglio, che stare con la piccola le avrebbe fatto bene. E’ tornata a casa, ma non era più la stessa. – E una sera sono rincasato e c’era un silenzio strano, opprimente. Ho trovato mia moglie seduta davanti al lettino della piccola, gli occhi sgranati, vuoti. La piccola era già fredda e rigida. – Hanno fatto un’indagine, analisi. Morte causata da soffocamento, hanno concluso.

Gilda                   Oh Sergio, che storia orribile!

Sergio                  Voleva sentire la mia storia, Gilda. Ora la conosce, la mia storia.

Gilda                   Sono sconvolta, sconvolta. Non volevo … Non trovo parole.

Sergio                  Non c’è niente da dire.

Gilda e Sergio rimangono in silenzio a testa bassa. Gilda alza lo sguardo su Sergio che alza la testa e trova gli occhi di Gilda. Tutti e due si sorridono debolmente.

Angela                 (da fuori) E’ pronto! A tavola!

Sergio si alza, prende la mano di Gilda e la conduce a tavola.

Sergio                  Vieni! Due naufraghi hanno trovato una zattera.


ATTO III

Stessa stanza, più spoglia.

Gilda, nervosa, va e viene, sposta le cose, si ferma davanti al telefono ma ritira la mano.

Sbatte una porta.

Angela                 (voce da fuori) Sono io!

Gilda                   Ah! Sei tornata. Meno male!

Entra Angela in capotto, con una valigia.

Angela                 Ciao, bella. Ti ho lasciata sola un bel po’. Mi spiace.

Gilda                   Non c’è male. Ci sono abituata. A casa tua tutto bene? La piccola sta meglio?

Angela                 Sì, tutto a posto, è tornata a scuola ieri. Ti salutano tutti. E come vanno le cose qua? Hanno preso i mobili dello studio?

Gilda                   Sì, hanno preso anche l’armadio grande.

Angela                 Bene. Il peggio è alle nostre spalle oramai.

Esce con la valigia.

Gilda                   (alzando la voce) Betta deve venire con uno per smontare la cucina. Ha finalmente deciso di prenderla lei.

Angela                 (voce da fuori) Mi fa piacere.

Torna Angela senza capotto.

Angela                 E Sergio? Ha trovato un cliente?

Gilda                   Non lo so. E’ passato il giorno dopo la tua partenza. Ha preso la roba per farla vedere ad un collezionista.

Angela                 E allora?

Gilda                   Non si è più fatto vivo.

Angela                 Cosa? Da tanto tempo? Ma non l’hai chiamato?

Gilda                   No.

Angela                 Ma lo dovevi fare! Ora lo chiamo subito io.

Gilda                   Lascia stare. Risponde sempre la segreteria telefonica.

Angela                 Non è possibile.

Telefona.

Angela                 Pronto! Pronto! – Hai ragione, risponde la segreteria telefonica. Là c’è qualcosa che non mi piace! Quello si prende la roba interessante e sparisce? Libri e stampe che valgono non so quanto. I libri senza valore invece li ho trovati nello studio per terra. Bel tipetto, il tuo Sergio.

Gilda                   Non è il mio Sergio! Sei stata tu ad invitarlo a cena, uno sconosciuto, ed ora è il mio Sergio?

Angela                 Ammetto che sono stata leggera. Ma sei stata molto più leggera tu! Come ti è venuto in mente di lasciarlo prendere la roba di valore? - Strano però, mi pareva un tipo così per bene.

Gilda                   Angela, quello ha recitato tutta la serata per metterci in fiducia. “Mi trovo così bene con voi ragazze. Mi sembra di conoscervi da sempre.” Tutta la storia della moglie pazza e della bimba morta, tutte balle! Quello è un mitomane e un truffatore. Il meglio che possiamo fare è dimenticarlo.

Angela                 E dimenticare anche i soldi che ci deve? Questa storia non finisce qui, te lo dico io!

Gilda                   Ma che vuoi fare? Non hai nemmeno il suo indirizzo, solo un numero di telefono.

Angela                 L’indirizzo si trova sull’elenco.

Gilda                   E poi? Non abbiamo nessuna prova che la roba è nostra, che proviene da questa casa.

Angela                 Abbiamo la testimonianza di Betta, per esempio.

Gilda                   Non sapevi neanche tu che roba ci fosse, figurati Betta!

Angela                 Mannaggia! Hai ragione, c’è poco da fare.

Gilda                   Siamo state di un’ingenuità senza limiti!

Angela                 Non ci posso credere. Sembrava così corretto. Quando è passato per prendere la roba come è andato esattamente?

Gilda                   Come ti ho già detto, è passato il giorno dopo la tua partenza. Mi ha portato un libro da leggere, un libro che mi aveva consigliato quella sera.

Angela                 Poi ha chiesto di portare con se la roba. E come siete rimasti?

Gilda                   Che doveva vedere un suo cliente collezionista per le cose sulla Terra del Lavoro.

Angela                 E ti pareva sincero?

Gilda                   Francamente, sì. Non avevo nessun motivo di mettere in dubbio la sua buona fede, anzi.

Angela                 Anzi? Ah! Ho capito. Quello ti ha portato un bel libro da leggere, non una vecchia rivista con il cruciverba fatto a metà! – E’ rimasto la notte?

Gilda                   Chi se ne frega?

Angela                 Accidenti! Brava!

Gilda                   Non sono come te che ti accontenti di carezze nascoste sotto la tavola. – Tu non sai da quanto tempo non avevo più sentito il contatto di una mano sulla mia pelle, lo stretto di un braccio, il calore di un corpo umano a fianco. Tu non puoi sapere. – E poi, c’era fra di noi dall’inizio una specie di simbiosi che non avevo mai avuto con un uomo. Come se fossimo nati per incontrarci, capisci? – Angela, non giudicarmi male!

Angela                 Ma non ti giudico affatto, Gilda, per carità!

Gilda                   Non avevo mai conosciuto un uomo come lui, un tipo così … tragico. Quegli occhi pieni di dolore, quella voce spenta quando ha detto che eravamo due naufraghi su una zattera. Che avresti pensato di uno che ti dice cose del genere?

Angela                 Non lo so, non ho mai incontrato il tipo naufrago. – Pazienza, vuol dire che la roba di papà l’abbiamo venduta per il prezzo di un libro da leggere e una notte su una zattera.

Gilda                   Temo di sì. A meno che …

Angela                 A meno che?

Gilda                   Guarda, se mi ha portato quel libro la leggere, non significa che voleva sapere che ne pensavo io, cioè rivedermi? Ti pare?

Angela                 Umm … Ma che è successo con precisione? Lui è arrivato così, prima ti ha dato il libro, poi …

Gilda                   … poi non ci ho più visto chiaro, oh dio! – Non hai mai provato la sensazione che l’universo è stato creato solo per te? Per te e per l’altro e per quel momento preciso?

Angela                 Sinceramente, finora no.

Gilda                   E poi più niente! Non riesco a credere che aveva l’intenzione di sparire nel nulla. Voleva rivedermi. Queste cose si intuiscono, no? Non è possibile. – E se è successo qualcosa? Un incidente …

Angela                 Ah! Cognome Veneziani, nome Sergio, separato, editore di nicchia fallito, mercante di libri usati … e di stampe preziose, vittima di un incidente stradale, attualmente ingessato fino al collo ed immobilizzato in modo che non riesce nemmeno ad avvertire la sua Gilda.

Gilda                   E se fosse morto …

Angela                 In quel caso, come stavano le cose fra di voi dopo quella notte sulla zattera, avrebbe di sicuro comunicato con te dall’aldilà.

Gilda                   Non prendermi in giro! Non ne hai il diritto. In fondo è tutta colpa tua. L’hai invitato tu perché speravi che fra di noi potesse nascere una relazione seria. Se non l’ho capito! Angela, non tentare mai più di fare da mezzano, Hai sentito? Mai più! Non ne ho bisogno.

Angela                 Calmati! Pensavo di fare la cosa giusta.

Gilda                   Invece hai commesso un errore madornale! Hai permesso a Sergio di sentirsi in territorio conquistato, e lui – da buon maschio predatore - ne ha approfittato.

Angela                 Vabbe’, abbiamo sbagliato tutte e due. Ma scusami, la fesseria più grave l’hai fatta tu. D’accordo, abbiamo passato una serata molto piacevole insieme, ti ha commossa, ma lo conoscevi appena. - Chiaro che ora ti senti un verme. Immagino tutto questo tempo che sei rimasta sola qua nella casa mezza vuota ad aspettare che si facesse vivo. Il cuore in gola ogni volta che squillava il telefono. – Oh dio, perché questa cosa doveva succedere proprio a te?

Gilda                   Io so perché. Perché non viene in mente a nessuno che una donna come me possa soffrire. Io sono la tipa usa e getta.

Angela                 Gilda, non parlare così! Se non ti stimi tu, come vuoi farti stimare dagli altri?

Gilda                   Hai ragione. Non mi stimo molto.

Angela                 Vorrei sapere perché! La gente che ti conosce, tutti quanti ti stimano molto. Walter per esempio ha una grande opinione di te. Quando dice di una donna “tipo tua sorella” è ovvio che si tratta di una che ammira. I ragazzi poi! Loro stravedono per te. Sai che ha detto Daniele alcuni giorni fa? “Non ti preoccupare, mamma, zia Gilda se la caverà benissimo da sola. La zia è una che ha le palle.”

Gilda                   Grazie, Angela, sei molto gentile. Ma io mi conosco meglio. Sono una velleitaria, una senza spina dorsale, incapace di trovare il mio posto nel mondo, di un’inutilità …

Angela                 Smettila con queste autoaccuse. Ti prendi troppo sul serio, mia cara.

Squilla il telefono.

Gilda                   Oh dio! Vacci tu.

Angela                 Pronto. Ah, Betta, sei tu. – Sì, sono arrivata poco fa. - Sì, me l’ha detto. Sono contenta che te la pigli tu. – Domani? Va bene. Ma non prima delle dieci, ti prego. Dobbiamo svuotare il resto degli armadi prima. – Ok, a domani.

Gilda                   Bene. Abbiamo risolto pure questo.

Angela                 Senti, se ti aiuto a svuotare gli armadi presto la mattina, tu te la caveresti da sola domani?

Gilda                   Certo, mica devo smontare la cucina io. Perché? Non puoi rimanere?

Angela                 Sì, sì, rimango, cioè non è che torno a casa domani. E’ solo che ho l’intenzione di … prendere due giorni di vacanze. Però mi spiace lasciarti sola in questo stato d’animo.

Gilda                   Non ti preoccupare per me. – Perché non mi dici che vuoi stare con quel Gianni?

Angela                 Mi vergogno. Dopo tutto ciò che ho affermato, cioè che mi andava bene così.

Angela                 Angela, non ci andare!

Angela                 Fa ciò che dico ma non fare ciò che faccio, eh? Bella mentalità!

Gilda                   Ma non ti basta più leggere fra le righe, interpretare silenzi, immaginare, sognare? E’ successo qualcosa?

Angela                 No, no.

Gilda                   E che cosa ti ha fatto cambiare idea?

Angela                 E’ che … beh, è vederti con Sergio quella sera.

Gilda                   Molto buffo! – Angela, non ci cascare! Che ti aspetti da due giorni?

Angela                 Sollievo.

Gilda                   E poi? Pensi veramente che dopo questi due giorni la vita potrà continuare come prima? Pensaci bene! Può darsi che tutti e due, oppure – peggio ancora – uno di voi non voglia più continuare a vivere come prima. E allora create una situazione drammatica. Due famiglie distrutte. con adolescenti di mezzo! E’ questo che vuoi rischiare, Angela?

Angela                 No! Non voglio che Walter sappia e ancora meno i ragazzi. Mi vergognerei troppo. No, la cosa deve per forza rimanere nascosta.

Gilda                   E per quanto tempo? E se la moglie di lui sospetta qualcosa?

Angela                 Faremo attenzione.

Gilda                   Farete attenzione, eh. Ma sai che significa? Significa che vi potrete incontrare non so dove, probabilmente in posti squallidi, e solo di fretta e raramente, e tutto il tempo fra un appuntamento e l’altro vi sembrerà tempo perso, casa tua diventerà per te una sala d’attesa. Penserai che la tua vita è altrove. Invece non è vero, e tu lo sai. La tua vita è a casa tua. La tua famiglia funziona e hai in più un sogno segreto che ti aiuta a vivere. Sono le tue stesse parole queste! Angela, conservati il sogno.

Angela                 E’ tutto molto intelligente ciò che dici. Ma io ho sognato per troppo tempo. Io non ne posso più. Tutte le cose non dette, sottintese per anni, per anni accumulate! Sto soffocando. Dentro di me c’è come un grido che deve uscire.

Gilda                   Vieni qua alla finestra! (attira Angela davanti alla finestra, immaginata nella “quarta parete”) Fallo uscire! Qua puoi gridare, piangere, strapparti i capelli … Tieni, lo faremo insieme, tu per conservare un sogno, io per non sognare più.

Angela                 Ridicolo!

Gilda                   Brava! Ora fai la ragazza sensata. Infatti, sarebbe ridicolo. Che vedi qua nel vetro? Due donne di mezza età. E due donne di mezza età che si sfogano fanno solo ridere, purtroppo.

Angela                 Hai il dono di banalizzare tutto, tu!

Gilda                   Banalizzando si soffre meno.

Angela                 Banalizzando ti togli ogni piacere. Come posso andare da Gianni pensando “Sono una donna di mezza età che si deve sfogare”?

Gilda                   Che deve lasciare uscire un grido che nessuno ha voglia di sentire.

Angela                 Caspita! Che nessuna ha voglia di sentire. Sei crudele, ma hai ragione. Infatti, Gianni sarebbe senz’altro spaventato.

Gilda                   Allora non lo spaventare. Tienitelo per i giorni senza sole.

Angela                 Secondo te lo devo pregare di non venire? Lasciami un po’ di tempo, almeno questa notte. Ci devo pensare. – Nell’indecisione c’è ancora un po’ di speranza, poca, ma c’è.

Gilda                   Dormirai male, mia cara.

Angela                 Non mi importa!

Gilda                   Non illuderti, tu hai già deciso. Siamo tutte e due figlie di nostra madre, incapaci di follie.

Angela                 Può darsi. – Nostra madre, nostra madre. Non ci sarebbe andata, non lei.

Pausa

Angela                 Sai che provo? Che sono cambiata da quando lei non c’è più. Il fatto di disperdere le cose di mamma e di vendere questa casa mi ha fatta crescere. Sto liquidando un pezzo di passato. Ho fatto i conti con la mia infanzia e con il mio rapporto con mamma. Era tutto basato sul senso di colpa, ecco il mio errore. – Ti ricordi una volta che ero piena di rimproveri contro mamma? Tu dicesti semplicemente “Non era felice”, e avevi detto tutto. Ho capito che noi non eravamo responsabili e ciò mi ha tolto un peso.

Gilda                   Siamo finalmente adulte, Angela. Adesso ci dobbiamo giustificare soltanto davanti a noi stesse.

Angela                 Oh dio, quanto è difficile! Secondo te, devo continuare a vivere come prima, e non mi succederà mai più qualcosa di sconvolgente?

Gilda                   Non si può sapere. La vita è piena di sorprese. Chi l’avrebbe detto che io incontrassi uno come Sergio?

Angela                 Ma è una cosa talmente importante per te?

Gilda                   Sì, Angela.

Angela                 Che farabutto! Più ci penso …

Gilda                   Non riesco a crederci. Fino a quando lascerò questa casa aspetterò sempre una sua telefonata. Tornerò a casa mia al più presto possibile. Là almeno non aspetterò più.

Squilla il telefono. Gilda ed Angela si guardano quasi terrorizzate. Gilda fa segni ad Angela di rispondere.

Angela                 Pronto … Ah, sei tu. – Ah! Che vuoi che ti dica? Forse è meglio così. – Sì, qua abbiamo quasi finito. Tornerò presto. - Ci vediamo. Ciao.

Gilda                   Walter?

Angela                 No, era Gianni. Non può venire.

Gilda                   Oh!

Angela                 Peccato, avrei preferito prendere la decisione da sola.

Gilda                   Ti senti frustrata?

Angela                 Sì.

Pausa.

Angela                 Fra poco avremo finito qua. Sai che per me sarà duro non vederti più, dopo tutte le settimane che siamo rimaste insieme? E’ stato per me un periodo fantastico. Senza i figli, senza il marito, sola con mia sorella. - Vedi, io faccio la schifata quando parlo della mia infanzia, e in parte lo sono davvero. Ma una cosa conta più di tutto per me, e questa cosa è il rapporto che avevamo noi da piccole. I nostri giochi, le nostre letture, le storie che inventavamo, ti ricordi?

Gilda                   Se mi ricordo? Certo che mi ricordo, ne approfitto ancora oggi.

Angela                 Ora avremo anche il ricordo di queste ultime settimane.

Gilda                   Eh sì.

Angela                 Tu non morire prima di me!

Gilda                   L’hai già detto, ma avevi bevuto.

Angela                 Sì. Ma oggi sono molto, molto sobria.

Pausa

Angela                 Senti, non tornare subito a casa tua. Vuoi venire prima un po’ da noi?

Gilda                   Verrò presto, ma non subito. Preferisco essere un po’ sola, capisci? E voglio anche fare alcuni cambiamenti a casa mia. Non sopporto più tutto quel rosso. In fondo, non è il colore che fa per me. Mi farò un salotto meno teatrale, più sereno. Ho già un’idea. Poi fra poco cominciano pure i preparativi di quel nuovo spettacolo.

Angela                 Sei forte, tu!

Gilda                   Siamo forti tutte e due. – Senti, sto pensando una cosa. Fra poco avremo i soldi della casa. Perché non ci facciamo una settimana di vacanza, solo noi due?

Angela                 Una crociera!

Gilda                   Conosco un posto fantastico. Andremo in bicicletta lungo la spiaggia, una spiaggia che non finisce mai. Verso sera c’è sempre un venticello tiepido che ti accarezza …

Angela                 Al tramonto. Bello!

Gilda                   Non ti preoccupare, mamma, va tutto bene.

F I N E

Se il regista è un tipo ottimista, farà squillare il telefono.