Patrizia Monaco
DOPPIO INGANNO
storia delle mie parti
da un'idea di
Rossella Zaniboni
mia allieva e ora
co-sceneggiatrice
PERSONAGGI
Riccardo sulla cinquantina
Giulia attorno ai quarantacinque anni
Jelena trentacinque anni, lieve accento dell’est
Valentino sui quaranta
La storia si svolge ai giorni nostri, nell'arco di una serata, nella sala-salotto con veranda di un appartamento in una zona residenziale di Genova.
Elementi essenziali: un tavolo da pranzo e quattro sedie. Davanti ad esso, un divano e due poltrone. Fra divano e poltrone, un basso tavolinetto su cui son disposti piatti di stuzzichini e bicchieri da prosecco.
Sul lato sinistro, un bel mobile antico che funge da piano d'appoggio per cordless, chiavi, cellulare ecc quando si entra in casa.
Quattro porte ai lati del palco. Le due a sinistra del pubblico conducono ad entrata e studio, le altre alla cucina e alla zona letto.
La padrona di casa, Giulia, apparecchierà via via, con piatti e posate.
Se vi son piatti, voleranno.
Il resto, a discrezione del regista.
PRIMO TEMPO
A scena vuota, si sente un armeggiare di chiavi, entra Riccardo, dal tipico aspetto dell’uomo d’affari elegante. Riccardo appoggia sul mobile le chiavi di casa, il cellulare, qualche spicciolo e si avvia verso l'altro lato del palcoscenico. Si ferma incuriosito davanti al tavolinetto con gli stuzzichini.
Sta per allungare una mano a prenderne uno, poi si guarda attorno, poi si guarda le mani poi...
GIULIA (voce da fuori, lato notte) Riccardo? Sei arrivato?
RICCARDO (con lo stuzzichino in mano) Si, sono qui. (lo mangia)
GIULIA (c.s.) Stai mangiando ?
RICCARDO (a bocca piena) Cosa?!?
GIULIA (affacciandosi dalla porta, matita per il trucco in mano saltellando su un piede poiché indossa solo una scarpa) Lo immaginavo. (sorride) Non mangiarteli tutti, però. Sono per gli ospiti.
RICCARDO Che ospiti? (già di malumore)
GIULIA Te l'ho detto stamattina. Viene quella mia amica che ho conosciuto in palestra, Jelena, con il suo compagno. (ritorna a truccarsi fuori scena)
RICCARDO (sbuffa) Era necessario? Stasera volevo stare tranquillo. Io e te soli. Ho una cosa da dirti. (tende l’orecchio) Giulia? Mi senti? (silenzio) Eh, io devo sempre stare a sentire quel che mi dici, come magari stamattina… e sai come mi alzo io alla mattina… che mi avrai anche detto che venivano delle persone, che poi neanche conosco. Palestra… pff … (mangia per rabbia, poi si ricorda che deve lavarsi le mani ed esce dalla porta da cui NON era uscita la moglie)
Entra Giulia. Perfettamente truccata e vestita in modo elegante e sobrio. Si guarda attorno, poi va verso il tavolinetto e sistema i salatini con occhio critico, sospirando.
GIULIA Riccardo, ma dove sei? Non hai ancora smesso l’abitudine di lavarti le mani in cucina.
RICCARDO (appare sulla soglia) Come mio padre vuoi dire? (Giulia si volta, sorpresa) Ricordarmi la mia origine proletaria?
GIULIA Proletaria? Ma che strana parola… e chi la usa più? (sorride)
Non è che vuoi litigare?
Giulia fa per avvicinarsi a Riccardo, ma lui si allontana.
RICCARDO Stasera non ho voglia di ospiti
GIULIA Jelena è simpatica e sicuramente lo sarà il suo compagno.
RICCARDO Proprietà transitiva… anche questa parola chi la usa più.
GIULIA Che ti prende?
RICCARDO Non ho voglia di vedere nessuno. Ho qualcosa…
Suona un cellulare.
GIULIA E’ il tuo vero?
RICCARDO Si. (va verso la mensola dove lo ha appoggiato e si appresta a rispondere)
GIULIA Ok vado di là a finire.
Esce. Riccardo controvoglia schiaccia il tasto del cellulare.
RICCARDO Sì… cazzo sì. (muove verso la veranda vale a dire il proscenio) No, ti ho detto che ho chiuso. Con domani. No, anzi stasera. Ve l’ho detto. … Chiuso, cazzo, in quanti modi ve lo devo dire? … Non importa, ne ho messi via abbastanza. … Sì per questa e per un'altra vita e per i miei figli e tutti i nipoti quando ne avrò. … (sorpreso) No, di sicuro. Eh finirei nella merda anch’io. Ma non la vuoi capire?
Giulia rientra in sala con altre cose che porta in tavola, e lo guarda ma Riccardo è di spalle e non se ne accorge. Si deve capire che c’è una portafinestra che li separa.
GIULIA Riccardo, fa freddo lì fuori. vuoi la giacca? (scuote la testa e ritorna in cucina)
RICCARDO Non ci sono solo i soldi… ah… la figa… beh ne ho avuto abbastanza anche di quella… stronzate… voglio godermeli.
Chiuso. Ho dato disposizioni. Carlo sa tutto … e niente sì. … Niente, beh certo quella va avanti. Eh che cazzo non ho mica l’età della pensione! Ma niente più di… altro.
Eh non capisci e va bene capirai quando avrai la mia età… (piano) se ci arrivi … ah scherzavo… no non ho paura non ho paura, non è quello, non ho paura!! (Chiude la comunicazione Alza la voce così tanto che Giulia arriva di corsa dalla cucina)
GIULIA Ricki di cosa hai paura? Che c’è?
Riccardo rientra. Posa il cellulare e controlla sia spento.
Stacca anche il cordless.
GIULIA Eh che fai? Se ci chiamano?
RICCARDO Chi?
GIULIA Ma come chi?
RICCARDO Se qualcuno vuole te, ti chiama sul tuo cellulare. Lo stesso vale per Giancarla e Claudio.
GIULIA Perché, ci devono chiamare?
RICCARDO Ma no, dicevo…
GIULIA Loro usano skype. Così ci vedono.
RICCARDO Bella roba.
GIULIA Ma che hai? E poi, parla per te! (gli piroetta attorno) Non sono elegante?
RICCARDO Per l’amichetta della palestra?
GIULIA Faresti bene a cambiarti anche tu.
RICCARDO Ok ok mi faccio anche una doccia.
GIULIA Ma non far tardi, saranno qui da un momento all’altro.
RICCARDO Come sei agitata! Neanche fosse la regina d’Inghilterra!
GIULIA Vorrei sapere cosa ti ha fatto questa ragazza per avercela così tanto.
RICCARDO Ragazza?
GIULIA Ah ora ti interessa.
RICCARDO Ma che dici! Pensavo fosse una della tua età.
GIULIA (finta offesa) Ah io non sarei più un ragazza…
RICCARDO Fishing for compliments?
GIULIA Pesco pesco… ma l’uomo è cacciatore.
RICCARDO Oh … (per un attimo sembra dimenticare i suoi problemi)
GIULIA Ma tu volevi dirmi qualcosa.
RICCARDO Sì, te l’avrei detto se fossimo stati soli…
Campanello.
RICCARDO Anche in anticipo, che rompicoglioni! Già mi stan sul cazzo. ( sparisce)
GIULIA Fai presto!!! E non dire parolacce (piano) almeno quando ci sono loro.
RICCARDO (si riaffaccia) Cominciate pure (indica gli stuzzichini ) con quegli affari lì. Non aspettatemi.
Giulia va ad aprire. Entrano Jelena e Velentino. Lei di eleganza un po’ vistosa e lui un po’ impacciato.
Portano una bottiglia, un mazzo di orchidee e un pacchetto di dolci.
GIULIA Sembrate i re magi… Ti avevo detto di non portare niente.
JELENA Lo so lo so (le due donne si baciano) Lui è Valentino.
VALENTINO Piacere. Non sapevamo cosa portare e così…
GIULIA Piacere Giulia. Mio marito è appena arrivato e si sta cambiando. Arriva subito. Intanto, se volete accomodarvi io vado a prendere un vaso per queste splendide orchidee. Sono i miei fiori preferiti Potete anche cominciare a servirvi.
VALENTINO Ma… no, vogliamo … aspettarvi.
JELENA Mi piacerebbe vedere casa tua…
GIULIA Assolutamente sì! E tu Valentino ? Se fumi puoi andare in veranda.
VALENTINO Non fumo e la casa interessa anche a me.
GIULIA Benissimo! (con i fiori in mano mostra la porta accanto a quella dell’entrata) Lì c’è lo studio di Riccardo, (verso il proscenio) lì la veranda (la porta sulla destra) la cucina … ci andiamo dopo…
Escono dall’altra porta di destra e si sentono “ Ooh oh uh eh ” e i soliti commenti di circostanza.
Palcoscenico vuoto per qualche istante.
Quando rientrano l’atmosfera è più rilassata, ridono da vecchi amici. Si siedono e Giulia con un gesto propone loro di servirsi degli stuzzichini.
GIULIA (a Valentino ) Proprio non lo sapevo che in Giappone…
VALENTINO Sì sì, l’ho visto fare! (ridono tutti)
GIULIA (a Jelena) E tu, ci sei stata?
JELENA No, ci siamo incontrati dopo.
GIULIA A me mancano da visitare solo Cina e Giappone, non so perché.
Valentino fa un gesto come per dire, “hai visto tutto”!
JELENA Non ti attirano?
GIULIA A corrente alternata, certi anni si e altri no.
JELENA Oh (prendendo uno stuzzichino ) bizzarro…
GIULIA Dipende da quel che succede…
VALENTINO Un terremoto, uno tsunami…
GIULIA Si ma anche i disastri nelle miniere, nelle centrali atomiche la pena di morte e lo sfruttamento che c’è in Cina.
JELENA Non solo in Cina.
GIULIA Si ma…
Dalla porta di destra, con la “ maschera affabile “ del padrone di casa, entra Riccardo.
RICCARDO Una padrona di casa dovrebbe condurre la conversazione al di fuori delle secche della religione e della politica.
GIULIA Oh eccoti! (lo presenta) Riccardo.
JELENA Jelena ( si danno la mano. Jelena ha una lievissima esitazione e lo scruta ma lui non mostra alcun segno di riconoscerla, al momento, MA POI DURANTE TUTTA LA SCENA LUI AVRA' COME DEI GUIZZI NELLO SGUARDO, DELLE PERPLESSITA', QUANDO LEI PARLA E LUI OSSERVA)
VALENTINO Valentino (anche loro si danno la mano)
RICCARDO (sedendosi) Giulia l’etichetta la conosce bene. Ai pranzi con ospiti niente spaghetti, o insalata.
JELENA Oh peccato!
GIULIA Riccardo ai pranzi si diverte a prendermi in giro.
RICCARDO Lei è di famiglia quasi aristocratica.
GIULIA Quasi…
RICCARDO Qui a Genova esiste l’aristocrazia del vecchio danaro.
VALENTINO Eh?
RICCARDO Un danaro accumulato da così tanto tempo che non si deve neppure nominare. E’ tutto un understament qui a Genova
VALENTINO Lei.. ehm.. Riccardo, tu, non sei genovese?
RICCARDO No, ma.. io non stavo criticando!!!
VALENTINO Perché niente spaghetti o… insalata?
RICCARDO E neppure oggetti di forma fallica se a tavola vi è un ecclesiastico.
GIULIA O la rucola se siamo in convento.
VALENTINO Mi sono perso…
GIULIA La rucola era considerata afrodisiaca, gli spaghetti possono facilmente sporcare un abito o una cravatta e non è bello mettersi il tovagliolo al collo.
VALENTINO E l’insalata?
RICCARDO Può restare fra i denti, non accorgersene e poi andarsene in giro con quel verde fra le zanne. Capitò non so a quale re o regina e da allora… verboten!
Valentino e Jelena si guardano un po’ interdetti.
GIULIA (ridendo) Non fate quelle facce spaventate!!! Non siamo così formali!
VALENTINO Se non sei genovese di dove sei?
RICCARDO Un po’ dappertutto.
Io sono nato a Reggio Emilia. Mia madre è veneta e mio padre era abruzzese. Si sono conosciuti a Treviso dove lui prestava servizio come guardia di finanza.
VALENTINO Ah allora dobbiamo rigare diritti.
Jelena fa una smorfia.
RICCARDO ( quasi perversamente) Prima però, da ragazzo (a Giulia, come per sfida) lavorava nel piccolo cimitero del suo paese, alle pendici del Gran Sasso. Sì, faceva il beccamorto. Di lui quel che mi è rimasto più impresso è che, anche dopo, per tutta la vita, si lavava continuamente le mani. In cucina.
GIULIA Che ne dite di sederci a tavola?
Mentre si alzano Jelena tocca con il braccio il suo compagno come per ricordargli qualcosa.
VALENTINO E tu Riccardo di che cosa ti occupi?
RICCARDO Import export.
VALENTINO Vago…
GIULIA Oh sembri mio padre!
Nell’avvicinarsi a tavola i due uomini e le due donne formano come due gruppi a parte, Giulia presta gli ultimi tocchi alla tavola.
GIULIA (a Jelena) E tu, hai saltato l’ultima volta?
Jelena è distratta perché tende l’orecchio verso i due uomini.
VALENTINO No davvero mi interessa. Qui a Genova è pieno di ditte di import export e credo che le merci cambino con l’andar dei tempi. Dalle spezie ai velluti poi patate e cacao poi … (Jelena con la scusa di abbracciarlo stringe il gomito di Valentino e lui, come a memoria ) Poi schiavi.
RICCARDO Schiavi?!? Ma no, che dici? Mai nave negriera è approdata a Genova! Credo.
VALENTINO Intendevo adesso. Ai giorni nostri. Schiave dall’est.
GIULIA Ah quel commercio. Oh che triste storia. Vado a prendere le lasagne. (si alza)
RICCARDO Vuoi una mano?
GIULIA No grazie caro, ce la faccio da sola. Consuelo ha preparato il guaca mole e il pollo ripieno ma poi è andata. Le chiedo di restare solo per cene di rappresentanza. (andando verso la cucina) Fra amici …. Accomodatevi, dove volete.
RICCARDO (fa cenno agli ospiti di sedersi) E tu, di che ti occupi?
VALENTINO (sedendosi) Sono giornalista.
RICCARDO Ah interessante e per quale giornale?
VALENTINO Sul web.
RICCARDO Dimmi un po’ come funziona, non ho mai capito bene, ma…come guadagnate? Intendo dire la gente che fa, prima di leggervi on line paga un abbonamento o cosa…?
Rientra Giulia con le lasagne.
VALENTINO Uhm che profumino…
JELENA (che si è seduta di fronte a Riccardo) Si molto buono.
GIULIA È vero! Anche tu vieni dall’est.
Tutti si guardano, stupiti.
GIULIA Non stavamo parlando della tratta delle donne?
RICCARDO Ma insomma! Ti dico che non si parla di religione o politica e addirittura adesso di…
JELENA Puttane dell’est.
RICCARDO Ecco sì.
JELENA Spero che il termine non vi imbarazzi…
GIULIA No affatto. Anzi.
RICCARDO Anzi? (ride)
JELENA Non credo ci sia molto da ridere.
RICCARDO Hai ragione, scusa, era l’anzi come se lei, se Giulia…
JELENA (sulla voce) avesse fatto la puttana tu l’avresti sposata?
RICCARDO Ma che domanda! (verso Giulia) parlate di queste cose in palestra? (a Valentino) credevo fosse prerogativa maschile.
VALENTINO Io non so di che parlano gli uomini in palestra.
RICCARDO Neanche io. Cioè si, ci vado ma solo per fare riscaldamento prima dello squash. Tu giochi?
VALENTINO No, vado al mare d’estate e poi cammino molto. L’unico sport che faccio.
GIULIA Niente arrampicate?
VALENTINO No odio la montagna.
GIULIA Ah strano. Mi sembrava…
VALENTINO Cosa?
GIULIA Jelena mi ha detto che tutte le estati va in montagna con il suo uomo e così pensavo che…
VALENTINO Che lei ha un uomo per il mare e uno per la montagna.
GIULIA No che…
JELENA Avrai capito male.
VALENTINO Buonissime.
Attimo di imbarazzo
VALENTINO (di fretta) Si andiamo in montagna perché piace a lei ma io non arrampico.
RICCARDO E dove andate?
VALENTINO (a caso) Madonna di Campiglio.
GIULIA Splendido. Però è meglio d’inverno. Non sciate?
JELENA (brusca) No. ( sta bevendo molto)
RICCARDO Bene! Facciamo un brindisi!
GIULIA Ai nostri nuovi amici, mi auguro.
VALENTINO Si
RICCARDO E tu Jelena? Da dove vieni?
JELENA Romania.
RICCARDO (come meccanicamente, deve fare il padrone di casa ma la sua mente è altrove) Ah ah bel paese.
JELENA Lo conosci ?
RICCARDO Si.
GIULIA Ma se non ci sei mai stato?
RICCARDO Ma sì quella volta…
GIULIA Ma no, non ci siamo mai stati.
VALENTINO Prima hai detto che sei stata dappertutto.
GIULIA Dappertutto non vuol dire che son stata anche in Romania!
JELENA Forse lui c’è stato prima che vi sposaste.
GIULIA Impossibile.
VALENTINO E perché?
JELENA Tu sai tutto di lui?
RICCARDO (quasi fra sé) Che strano dialogo, sembra un interrogatorio.
GIULIA Beh credo di sì…
JELENA Non può esserci stato in viaggio d’affari?
GIULIA Me l’avrebbe detto e poi che affari si fanno con la Romania?
JELENA Quello di cui parlavamo prima.
Silenzio
JELENA Scusate, scherzavo…
Riccardo osserva Jelena.
GIULIA (imbarazzo) Si capisco. Credo che tu per le tue origini sia molto come dire “ very concerned “ sulla sorte delle povere ragazze rumene ma forse è meglio cambiare discorso.
(guarda il marito per dire che lui le deve delle spiegazioni)
(a Valentino) Ne vuoi ancora un po’
VALENTINO Si sono squisite.
RICCARDO Tieni il posto per il pollo ripieno. El pollo relleno. Specialità di Consuelo.
VALENTINO Ripieno di cosa?
RICCARDO Non di cioccolato, se è questo che temi…
VALENTINO Cioccolato?!?
RICCARDO E’ un’altra specialità messicana, e il cioccolato è spalmato sopra, come una sacher!!!
VALENTINO Beh, non credo mi piacerebbe, meno male…
GIULIA Consuelo è messicana, e fa da mangiare benissimo.
Jelena è nervosa. Fa gesti e cenni a Valentino.
VALENTINO Certo che avete una bella cosa e poi potete permettervi anche una collaboratrice domestica.
RICCARDO Ti manda l’Agenzia delle Entrate? (ride)
VALENTINO No è che sono un po’ impressionato, ecco. Di questi tempi tutti si tira la cinghia.
GIULIA E’ verissimo. L’altrogiorno al supermercato c’era una vecchietta e ho capito che la scatoletta per il gatto se la mangiava lei.
RICCARDO Da cosa l’hai capito? Aveva i baffi? (ride)
GIULIA Dai non fare il cinico! Queste cose si capiscono…
VALENTINO Hai proprio ragione. Comunque gente ricca ce n’è ancora di più . E’ sceso il consumo della carne ma non quello delle Ferrari.
RICCARDO E i ristoranti sono sempre pieni!
A questo punto Jelena sbotta. Non ha aspettato forse il momento opportuno ma ormai è lanciata.
JELENA (cita) “Se il cielo avesse considerato la ricchezza una cosa preziosa, non l’avrebbe data a tanti mascalzoni”.
GIULIA Beh beh beh… non ti sembra un po’ fortina questa affermazione?
JELENA Non è mia, è di Jonathan Swift.
Attimi di perplessità.
JELENA Quello dei Viaggi di Gulliver.
GIULIA Sì certo ma … perché?
JELENA Perché? Perché ho detto questo? Qui? Adesso?
Jelena guarda Riccardo con intenzione.
RICCARDO Sì perché qui adesso?
JELENA Non ci arrivi proprio?
GIULIA (equivocando) Mio padre non era un mascalzone.
JELENA Tuo padre… no.
GIULIA E chi allora?
Jelena rivolge lo sguardo verso Riccardo.
Tutti si voltano.
RICCARDO Io? (ride forzatamente) Perché proprio io?
JELENA ( Valentino le fa cenno con la mano come per dirle, aspetta, fai per gradi, ma lei sbotta) Non ricordi cos’hai fatto il 16 aprile 2003?
RICCARDO Oh Cristo! No di certo, e perché dovrei ricordarmene?
JELENA Hai preso a calci e pugni una ragazza rumena. A pugni e a calci fino a farla abortire.
Dovresti ricordarlo.
Riccardo sbianca. Giulia protesta. Valentino resta zitto. Sa.
Dopo qualche attimo.
VALENTINO Avevi detto che…
JELENA Beh non ce la facevo più.
(a Riccardo) Ricordi adesso? (si alza adesso, in preda a rabbia isterica)
JELENA Ricordi? Via Archimede 27 a.
RICCARDO No certo. Io non ho fatto niente.
JELENA Quella ragazza ero io!
RICCARDO Tu mi confondi con qualcun altro.
JELENA (gli si avvicina e lui si alza) Ero io, e il bambino era tuo, pezzo di merda!!!
RICCARDO (gli sfugge ) Allora non me l’avevi detto.
Riccardo si rende conto di quel che ha detto. Gelo. Qualche istante di silenzio.
GIULIA Cosa significa?
JELENA Non sai niente vero? Ti vivi qui nel lusso e non sai da dove vengono i soldi. Di come grondano sangue.
GIULIA Ah no. Io son ricca di famiglia. Mio padre…
JELENA E taglia con tuo padre! Che te l’ha ammazzato lui!
GIULIA Cosa?!?
Riccardo ride di risata isterica.
Giulia guarda Valentino che annuisce.
GIULIA Ma come? Ma… ma io…noi…
JELENA Lui è un gran chiacchierone, non sembra ma lo è.
Lo faceva per vantarsi, per spaventarmi, non so ma mi ha detto come ha fatto a …
RICCARDO No non è vero niente, tu vieni qui a …
GIULIA (con odio) Guastarci l’appetito. (evidentemente non accetta )
RICCARDO Si proprio. Invidia sociale si chiama.
JELENA (a Giulia) Omicidio si chiama!!! Doppio, per quel che ne so io. Nostro figlio e tuo padre. E chissà quanti altri. Nel suo sporco traffico.
Riccardo e Jelena sono sempre in piedi, ma ora si è alzata anche Giulia. Valentino è seduto e mangia.
GIULIA Va fuori, fuori da casa mia!!!
JELENA Non vuoi sentire la verità?
GIULIA La verità. Che ne so io che è la verità! Tu, ecco, vuoi ricattare mio marito. Tutte così.
RICCARDO Si hai ragione!
JELENA Ma non hai sentito quel che lui ha appena ammesso? Che non gliel’avevo detto.
RICCARDO Era il bastardo di qualcun altro. Con quanti andavi ogni sera? Cinquanta, cento?
JELENA Con quanti mi facevi andare tu, a suon di botte? (a Giulia, con un sorriso storto) compravo il fondotinta all’ingrosso.
E se non mi ha riconosciuto subito è che mi son dovuta rifare naso e mascella dopo l'ultima ripassata. E poi mi prendeva bendata perché non lo riconoscessi.
RICCARDO Adesso smettiamola! Quanto vuoi e facciamola finita.
GIULIA Perché sei qui?
JELENA L’hai detto, a guastarvi l’appetito. Quando ci siamo conosciute in palestra mi eri simpatica. Poi, quel giorno al bar, dal portafoglio ti è scivolata la foto del maritino. Io l’ho raccolta e.. da quel momento mi è venuto addosso tutto il passato. (va in proscenio, come a sé stessa) Un passato che ho cercato di dimenticare. Davvero, anche quel bastardo che mi aveva fatto venire dalla Romania con l’opportunità di lavorare in farmacia. Sì io sono farmacista. Ma appena varcata la frontiera, prima han bruciato i nostri passaporti poi ci han stuprate più e più volte e infine rinchiuse in quel capannone nel veneto. Per smistarci. E io son finita a Genova. Dove ho incontrato un altro bastardo, peggio del primo ma molto peggio. Perché quello si vedeva che lo era. Questo no. Lui no. (e guarda Riccardo come volesse sputargli addosso)
GIULIA (a Jelena) Cos’avrebbe fatto a mio padre?
RICCARDO E la stai ancora a sentire, non vedi che è una pazza isterica? Ha perso un figlio e adesso viene a incolpare noi.
GIULIA (a Riccardo) Te. Viene ad incolpare te.
Valentino continua a mangiare e per adesso ancora lo ignorano.
RICCARDO Io ti posso spiegare tutto.
Jelena ride.
JELENA Quale parte? Quella della gita a Portofino?
GIULIA Mio padre è morto dopo un’immersione a San Fruttuoso.
JELENA Non c’è stata nessuna inchiesta vero?
GIULIA Certo che no. Era risalito troppo in fretta. L’han portato in elicottero al san Martino e subito nella camera iperbarica. Io ero a Londra da Giancarla e ha fatto tutto Riccardo.
JELENA Ha fatto tutto Riccardo.
RICCARDO Ma… sono pazzie. Non ci sono prove.
JELENA Non ci sono prove. Solo i colpevoli parlano così.
RICCARDO Cazzo no!!! Anche gli innocenti accusati ingiustamente.
JELENA Cosa sai tu del lavoro di tuo marito? Tuo padre lo approvava?
GIULIA Mio padre aveva fatto indagini su di lui, e mi aveva dato molto fastidio, e io gli dissi che l’avrei sposato lo stesso. Mio padre allora mi guardò molto seriamente e mi disse che se avesse trovato irregolarità o scoperto che era un cacciatore di dote, mi avrebbe diseredata. Io gli ho riposto che mi andava bene anche così.
VALENTINO (interviene, con la forchetta alzata) E?
GIULIA E lo dissi a Riccardo, che era d’accordo.
JELENA Allora è nato tutto dopo. Eravate già sposati, e a tuo padre erano arrivate delle voci.
VALENTINO Ma prima, dico prima, allora Riccardo era pulito?
GIULIA Mio padre ragionava in lire. E’ ovvio. Diceva che se a quarant’anni non hai accumulato i primi cento milioni non sei nessuno.
VALENTINO Ah beh…
Le seguenti battute di Riccardo e Giulia quasi contemporanee, e nessuno nota il “mi ritiro” di Riccardo.
RICCARDO Il primo milione a 40 anni. Ora ne ho cinque e mi ritiro. Non sono ingordo.
GIULIA E Riccardo aveva dimostrato di saperli guadagnare i soldi.
JELENA Ah sì, droga gioco d’azzardo e prostituzione. Una holding dietro una holding dietro un’ altra.
GIULIA Mio padre si ritenne soddisfatto. Aveva visto che Riccardo era onesto, e io gli credo.
RICCARDO Ho diversi conti offshore, come tutti. Però ne ho anche uno qui e piuttosto consistente. E pago le tasse, regolarmente.
GIULIA Non credo fosse facile fare fesso mio padre.
JELENA Come non è facile ammazzare qualcuno e farlo passare per un incidente. Riccardo è abile, oh lo so… dopo le botte sapeva farsi perdonare.
RICCARDO Sei venuta a guastare tutto! Proprio oggi ho chiuso ogni mio affare di quel genere, e stasera volevo festeggiare. Mi resta solo l’import dello stoccafisso norvegese.
JELENA Ah quello, che non ci compri neanche la ricarica al telefonino.
RICCARDO Ma era quello che aveva soddisfatto mio suocero!!!Oh cazzo!!! Sei venuta a guastare tutto, a rompere il cazzo!!!
(evita di guardare Giulia)
Cosa vuoi? Quanto vuoi?
JELENA Ma lo sai chi è lui?
GIULIA Eh sì, oltre che a ingozzarsi?
RICCARDO Un giornalista.
VALENTINO Negativo. Un poliziotto.
JELENA Un poliziotto e ha anche un registratore.
RICCARDO Il registratore non è una prova ammissibile.
JELENA Meggiu che ninte, dite voi qua.
Giulia si è seduta, distrutta.
RICCARDO Ti compro, io ti compro, ci scommettiamo, troia?
JELENA Adesso vien fuori con la frase che tutti hanno un prezzo. Ma non siamo in un film sulla mafia, noi siamo nella Genova bene del 2013.
VALENTINO (con calma) È vero. (si alza)
JELENA Come? (credendo di aver equivocato) Cosa è vero?
VALENTINO Che tutti hanno un prezzo.
Quando Jelena mi ha detto di venire a cena e di fingere di essere il suo compagno mi sembrava una buona idea, potevo incastrare un trafficante e portare un trofeo in centrale. Ma chissenefrega?
Tanto il traffico dall’est anche senza di lui continuerebbe lo stesso, e se arrestassimo tutti gli italiani ci sarebbero i russi, gli albanesi i croati i cinesi gli uzbeki gli azerbagiani va beh, tutti quelli delle mafie. Organizzate e non … E allora…
RICCARDO (largo sorriso)Benissimo! Vieni di là nel mio studio che ci accordiamo.
VALENTINO (uscendo, verso lo studio) Le galere sono strapiene. Usciresti subito.
Le due donne si guardano mentre i due uomini escono.
INTERVALLO
Breve intervallo a sipario chiuso, se c’è, altrimenti si inventi qualcosa tipo buio assoluto in cui si sentano rumore di piatti, voci alterate e distintamente le battute:
(voce di RICCARDO) Calma, siamo in un paese civile.
(voce di GIULIA ) Chi è civile, qui?
Piatti lanciati, eccetera e poi:
(voce di RICCARDO) Non potevo fare altrimenti! Il tuo vecchio! M’ha forzato lui a voler fare sempre più soldi!
(voce di GIULIA ) La colpa è di mio padre adesso, se sei diventato un delinquente!!!
SECONDO TEMPO
Il pavimento è cosparso di cocci.
Le due donne in veranda. Seduta su poltroncine. A fianco, diverse bottiglie di spumante. Parleranno come a se stesse, e saranno, almeno all’inizio, dei monologhi incrociati. Giulia sembra sotto choc
JELENA Neanche un po’ di resistenza. Io certo non ho molta fiducia nella polizia, e in quella del mio paese poi! Ma qui, mi sembrava diverso, non so come mai.
Valentino doveva farsi passare per giornalista per non destare sospetti, rendere Riccardo calmo e rilassato.
Giulia che si vede che ha la mente altrove stappa un’altra bottiglia e versa da bere. Le risposte che darà avranno un che di meccanico.
JELENA Avevamo concordato un altro piano, arrivare per gradi, far confessare lui, ma non ce l’ho fatta. Vederlo qui nel suo ambiente, una bella casa, senza un tocco di volgarità, con te, mi è venuto, sai come quando si deve vomitare…
GIULIA Grazie.
JELENA …e non ce la si fa a trattenersi. (Pausa) E poi pensavo mi riconoscesse dopo un po’, e se la facesse sotto. Lo sottovalutavo… o sopravvalutavo … non so, dipende da come la si vede.
Silenzio
JELENA (a Giulia direttamente) Stai bene? Giulia! Stai bene?
GIULIA Si. (breve pausa) No.
JELENA E adesso?
GIULIA Non posso tornare ad una vita normale.
JELENA Io una vita normale non l’ho mai avuta.
GIULIA (La guarda quasi seccata) Che palle! Ci mancavate anche voi dell’est…Perché poi han buttato giù quel muro!
Si stava così bene. Comunismo di là, democrazia di qua. Mio padre era un vero credente non un bigotto. Gli piaceva a volte anche il socialismo ma poi finiva sempre per votare democrazia cristiana. Non so perché adesso parlo di queste cose. Con quello che è successo stasera!
(pausa breve) Come mai non riesco a piangere?
JELENA Doveva andare diversamente. Doveva implorare, pentirsi, e poi, io me lo vedevo uscire in manette. (risata amara) Forse vedo troppe serie alla tv.
Silenzio. Bevono.
GIULIA Sei davvero commessa al Supersfizio?
JELENA Sicuro. Quando finalmente sono uscita dal giro ho trovato lavoro grazie ad un’altra sfigata, un’ucraina. Prima le pulizie con un’impresa che mi sfruttava… che però la sera si andava a pulire al Supersfizio e così ho saputo che cercavano una commessa.
GIULIA E come hai fatto ad uscire dal giro ?
JELENA Una botta di culo. Il mio primo boss, cioè quello sotto a quell’altro che stava sotto a tuo marito, è stato ammazzato, proprio come un cane. C’è stato su tutti i giornali. ( Giulia ha un gesto di diniego come per dire, quelle cose lì non le leggo)
JELENA C’è stata tantissima confusione e ci hanno spostato. Il ragazzetto rumeno che ci scortava era del paese della nonna di mio padre, l’ho fatto chiacchierare e si è distratto e io sono saltata dalla macchina in corsa. In via Pisa.
GIULIA Ah. (fra il sorpreso e il compiaciuto) Ci sta una mia ex compagna di scuola.
JELENA Si una via di gente distinta. E lui ha capito che non poteva fare scene. Ha tirato dritto. (pausa breve)
Io conciata com’ero sono entrata in farmacia. Tremavo e mi han dato un bicchier d’acqua. Volevano chiamare la polizia, la donna al banco, la dottoressa aveva capito tutto! E io non avevo detto niente. Ripetevo solo “no no”. Allora mi ha aiutato a chiamare Olga.
GIULIA Olga?
JELENA Ma sì, l’ucraina sfigata. Sono stata a casa sua per tanto tempo. Casa… insomma, un tetto e quattro pareti… e … eccomi qua…
GIULIA Se non venivi in palestra e diventavamo amiche…questa sì che è la sfiga!!!
JELENA Preferivi non sapere?
Silenzio
JELENA Davvero preferivi non sapere che tuo marito gestiva sale da giochi, un giro di prostitute e chissà cosa?
GIULIA Ha ucciso mio padre.
JELENA Appunto, preferivi non saperlo?
Silenzio
JELENA La testa nella sabbia. E il sedere tutto fuori. Così ti inculano meglio! Sai che allegria!!!
GIULIA Eravamo felici, insomma… sereni… quasi… i figli a studiare all’estero senza troppe preoccupazioni e io il mio tran tran con le amiche.
JELENA Allora se il maritino era assassino e stupratore e anche pappone pazienza.
GIULIA Se non lo sai…
JELENA Ahhhhhh … (o verso equivalente)
GIULIA Ci sono donne in Argentina che hanno sposato degli ex nazisti, sai di quelli tremendi…
JELENA I nazisti erano tutti tremendi.
GIULIA …ma siccome non lo sapevano erano felici. Poi o per caso o che so io … li hanno scovati e portati in tribunale o addirittura in Israele per essere giustiziati. O ergastolo, non so bene, ma non è questo il punto. Hanno scoperto, queste donne che l’uomo che viveva loro accanto, da anni, era un mostro.
JELENA Appunto. Avranno avuto uno shock, capisco, ma io preferisco sempre sapere.
GIULIA Ma quel mostro che aveva fatto tutte quelle cose… in tanti anni vicino alla moglie, si era comportato bene. Neanche un calcio ad un gattino.
JELENA Appunto. Per me lui (fa cenno di là) è ancora peggio. Loro avevano fatto cose terribili nel passato, ma lui invece le faceva nel presente, nel tuo presente. Veniva a casa…
GIULIA (durante la battuta di Jelena) Si lavava le mani…
JELENA … ti portava a cena fuori in ristoranti eleganti …
dopo che aveva trattato l’acquisto di una partita di coca o sbattuto a calci una ragazza in una cantina piena di topi. Per ammorbidirla.
GIULIA I figli non li ha mai sfiorati neppure con un dito.
JELENA Forse era come dottor Jekill e Mr Hide. Malato.
GIULIA Malato sì. I malati devono essere curati.
Jelena allarga le braccia,come per dire che è troppo tardi. Giulia le versa da bere e si versa una dose generosa.
GIULIA (sta per dire “non uccisi”) Non…
(dopo una pausa)Vorrei non averlo fatto.
JELENA Era un cane bastardo.
GIULIA Togliere una vita umana.
JELENA Non era umano. (dopo una pausa) Credimi.
Silenzio
GIULIA Mi aiuti a portare fuori il corpo?
Silenzio
JELENA Come facciamo?
GIULIA Da qui andiamo direttamente in garage con l’ascensore, è tardi non troveremo nessuno.
JELENA Sei sicura?
GIULIA Nessuno esce più la sera. Hanno paura. Dei rumeni degli albanesi di tutto e di tutti.
Lo mettiamo nel baule della macchina.
JELENA E poi ? In mare?
GIULIA In mare. Sì certo. Andiamo in riviera.
JELENA In Riviera? Adesso?
GIULIA Ci ho pensato finora. Troviamo un molo, o una scogliera a picco, ma purtroppo alle Cinque Terre non si può arrivare in macchina.
JELENA Addirittura alle Cinque Terre?
GIULIA Non è una gita.
JELENA Dovremmo metterci dei pesi. Ma niente di riconoscibile.
GIULIA Ah dici?
JELENA Nessun tappeto.
GIULIA Tappeto?
JELENA Per avvolgerlo. Va beh. Vediamo.
GIULIA Andiamo.
Barcollando si avviano verso lo studio e una volta dentro si sentono rumori e imprecazioni e commenti “ gira di qua, ma no, di lì, ma com’ è pesante” .. sbuffano ecc
Quando si vede uscire Giulia di schiena che tira per i piedi Riccardo suona il campanello. Si irrigidisce.
JELENA ( da fuori) Non rispondere.
GIULIA Certo che no.
Suono di campanello insistente. Poi una voce al di là della porta d’ingresso.
VALENTINO (da fuori) Ci siete ? Siete ancora lì? Giulia! Riccardo! C’è la luce. Sono Valentino. Devo entrare assolutamente.
GIULIA (piano, verso l’interno dello studio ) Valentino?
Si capisce che Jelena molla il corpo ed entra.
JELENA (a bassa voce) Spingilo dentro.
Intanto suona il cellulare di Jelena. Dalla sua borsa che è in veranda. Jelena va a vedere.
JELENA ( come sopra) E’ Valentino!
Picchiare furioso alla porta.
GIULIA Ma cosa gli prende?
JELENA E’ meglio aprire.
Le due donne spingono dentro allo studio i piedi di Riccardo, e chiudono la porta. Poi vanno ad aprire. Valentino entra come un forsennato.
GIULIA Mi stavi buttando giù la porta Valentino.
VALENTINO Dov’è Riccardo? (a Jelena) E tu, sei ancora qui?
JELENA Pezzo di merda come quell’altro! Sono cazzi miei. E adesso cosa vuoi?
VALENTINO Cerco Riccardo.
JELENA Perché? Ti vuoi mettere in società? Non saresti il primo sbirro che vedo nella banda!
VALENTINO Devo restituirgli i soldi.
JELENA E perché?
VALENTINO Non posso tenerli!
JELENA E tienteli!!!
GIULIA Proprio adesso doveva rimor (incespica nelle parole) derti la coscienza …
VALENTINO Avete bevuto eh? E lui dov’è?
(come elettrizzato) Cercherò delle prove, anzi credo di sapere dove trovarle. Ho avuto un’illuminazione. Non sulla via di Damasco ma su quella verso Borgoratti.
JELENA Cosa?!?!
VALENTINO Sì tornando a casa, dopo che voi mi avevate cacciato, ma tanto me ne fregavo… tutto contento con i miei soldi (si tocca la tasca interna della giacca, all’altezza del petto) quando ho visto per strada una bambina, una prostituta bambina. Sembrava mia figlia, cioè mia figlia fra qualche anno. Ho pensato a… a te Jelena, che avevo tradito.
GIULIA Che strano ripensamento. Ma tienili i soldi, tanto..
VALENTINO Assolutamente! Lo possiamo incastrare. Se vado dal magistrato giusto, uno di quelli che non sono più tanto teneri con gli spacciatori…
GIULIA E le carceri? Non sono sovraffollate? I suoi avvocati lo faranno uscire subito. Si ammalerà, come tanti…
VALENTINO No. Lui ci marcirà. Dov’è?
GIULIA E’ uscito.
VALENTINO A quest’ora?
JELENA Per i suoi traffici.
VALENTINO Ah, beh io lo aspetto ( va verso lo studio trattenuto dalle due donne)
GIULIA Magari ti ci vuole tutta la notte. Vai a casa. Domattina te lo mando io in questura.
JELENA Si te lo spediamo lì.
Senza prestare loro ascolto Valentino entra come un bolide nello studio. Qualche secondo più tardi ne esce, stupito.
VALENTINO Cos’avete fatto?
JELENA Dopo che tu sei uscito, è successo di tutto! Giulia lo ha affrontato. E lui, aveva ancora ragione lui!
“Non potevo fare altrimenti. Il tuo vecchio! M’ha forzato lui a volere sempre più soldi! “
GIULIA Eh sì, adesso la colpa è di mio padre se era diventato un delinquente!
JELENA E poi rideva e così lei gli ha dato in testa quel bel candelabro d’argento massiccio…
VALENTINO Perché non avete chiamato…
JELENA Eh sì, ciccia la polizia.
VALENTINO Macché polizia! L’ambulanza!
GIULIA Ambulanza???!!!
Le due donne si guardano.
JELENA Perché, è vivo?
VALENTINO Certo che è vivo.
Le due donne si guardano come con disappunto.
JELENA Sei sicuro?
VALENTINO Positivo. Me ne intendo, io. Un colpo alla testa, sarà svenuto, un po’ di sangue..
GIULIA Un po’??? Ma se ha inondato tutto lo studio.
VALENTINO Dalla testa ne esce tanto. Ma non perdiamo tempo.
JELENA E perché?
VALENTINO Non possiamo mica lasciarlo morire.
GIULIA Perché no?
VALENTINO Perché no. Poi quando è in ospedale lo arrestiamo. Ci sarà anche il tentativo di corruzione. (severamente alle due donne) Tentativo perché io avevo finto, sapete?
GIULIA Non sembrava.
JELENA No, proprio non sembrava.
VALENTINO Vi conviene assecondarmi.
JELENA Ok ok.
GIULIA Forse è meglio così. Era troppo pesante da trasportare.
VALENTINO Ma dove pensavate…
GIULIA In Riviera..
VALENTINO In Riviera! I cadaveri saltano sempre fuori, Sembrano morti ma… saltano sempre fuori… (ride, ma loro non ridono) su ragazze è per sdrammatizzare, non siete contente? Non è morto nessuno e lui andrà in galera proprio come tu volevi, Jelena.
GIULIA Valentino, ci sono prove per l’omicidio di mio padre?
VALENTINO Ah ma no… no no… per quello no.
GIULIA Confesserà? Lo farete confessare?
VALENTINO Ehi, non siamo mica la Securitate !!! (guarda Jelena)
GIULIA Ma siamo a Genova, la città della Diaz.
VALENTINO Ah no, quelli venivano da fuori. Erano i reparti speciali, e poi avevano ordini precisi.
GIULIA Allora diamogli ordini precisi anche noi.
VALENTINO Come no! Il prefetto adesso mi ordina di torturare un prigioniero per fargli confessare l’omicidio del suocero! Con tutte le altre cose che ha sulla coscienza. Sarà condannato, Giulia non temere. E’ come quando in giardino si alza un vaso dopo tanto tempo… i vermi che ci sono!!!
Chiameremo tutte le ragazze ancora nel giro e quelle, le poche, come Jelena che ne sono uscite. Poi, i piccoli spacciatori con la promessa di aver scontata la pena, e metteremo a soqquadro le case da gioco dove i poveracci ci rimettono anche le mutande.
JELENA Se siete così bravi, perché non lo fate più spesso?
GIULIA Io voglio sia condannato per quel che ha fatto a mio padre.
VALENTINO Magari in tribunale confessa anche quello, vedremo.
GIULIA No è meglio morto.
Silenzio
VALENTINO (prova a telefonare col suo cellulare) Merda, è scarico, Giulia, uso il fisso per chiamare il 118.
Giulia va verso il cordless, lo butta a terra e ci sale sopra. Poi corre nello studio. Rumori, una finestra che si apre un oggetto che presumibilmente vola giù dalla finestra. Esce di corsa e si guarda attorno come per pensare dove ci sono altri apparecchi nella casa.
GIULIA Tu non chiami nessuno.
VALENTINO Jelena, dammi il tuo cellulare.
JELENA Dovremo però spiegare…
VALENTINO Spiego io. Tutto a posto.
GIULIA Niente è a posto.
Jelena gli porge il cellulare e lui parla al telefono, appartato, di spalle.
JELENA Giulia, calmati.
GIULIA Non lo posso più vedere.
JELENA E non lo vedrai.
GIULIA Dovrò testimoniare e poi ci sono i miei figli. Che lo adorano.
JELENA Meglio così che finirci tu in tribunale.
GIULIA Legittima difesa.
JELENA Ah no, anche se hai i migliori avvocati nessuno potrebbe farti passare per una in pericolo di vita. Lui non era armato.
GIULIA No. E tu sta zitta che è tutta colpa tua.
Silenzio
GIULIA Jelena, ricordi se ti aveva dato qualche informazione utile quando ti ha raccontato del suocero?
JELENA Parlava parlava parlava.
GIULIA Con me non parlava quasi più. (si riprende) Qualcosa cui possiamo appigliarci. (breve pausa) L’unica è che lo facciano confessare, oppure, me lo lasciate qualche minuto e lo faccio confessare io. (Corre verso il bagno e ne esce con un paio di forbicine)
JELENA E cosa vuoi fare con quelle?
GIULIA Gli cavo gli occhi.
JELENA Non ne saresti capace!
GIULIA Scommettiamo? Prima però si deve risvegliare.
Prende il vaso con le orchidee e va nello studio. Rumore di acqua versata ma anche di un vaso che cade.
JELENA E’ impazzita. Valentino!
GIULIA (sulla soglia dello studio) Mi aiutate a farlo rianimare prima che arrivi l’ambulanza?
Valentino è sempre al telefono che parla fitto.
JELENA Giulia ascolta, non tutto quello che ho detto è vero.
Valentino tende l’orecchio.
JELENA Giulia, lui non mi ha mai detto del suocero, cioè mi ha detto che ci ha guadagnato un sacco quando il suocero è morto, ma… mi ha raccontato come è morto non che l’aveva ammazzato lui.
GIULIA Lo dici per calmarmi.
JELENA No.
VALENTINO Jelena anche a me avevi detto che ti aveva confessato l’uccisione del suocero.
JELENA Per convincerti prima ad aiutarmi.
VALENTINO La tratta delle donne e la droga e forse le armi non erano abbastanza?
JELENA Non credo. Un armatore genovese vale di più di mille puttane
dell’est.
GIULIA Puoi dirlo forte, puttana!!!
VALENTINO Calma. Io intanto mi verso un goccio.
In tavola non c’è più alcuna bottiglia, allora va verso la veranda. Giulia aggredisce Jelena.
GIULIA Dimmi la verità!?! Puttana puttana puttana … tu lo avrai costretto a venire con te, (usa parole che altrimenti non userebbe) a scopare con te! Con te, per il tuo tornaconto, e magari veramente il bambino non era suo…
Appare Riccardo toccandosi la testa e appoggiandosi allo stipite. Giulia è di spalle e non lo vede subito, se ne accorge Jelena.
JELENA E tu adesso che ci fai in piedi?
GIULIA ( voltandosi, dopo un attimo di esitazione) Riccardo, lo hai ucciso o no mio padre?
RICCARDO Tuo padre? (si tocca la testa) E’ morto?
Sirena dell’ambulanza.
Fine