Stampa questo copione

JEAN-CLAUDE GRUMBERG

DREYFUS

Commedia in otto scene

Traduzione diLIANA C. FERRI

Quando verrà il Messia niente saràcambiato ma ognuno avrà vergognadella sua stupidità-Rabbi Nahman, di Bratzlaw.

PERSONAGGI

MICHELE

MOTEL

MAURIZIO

ARNOLDO

ZINA

ZALMAN

MIRIAM

WASSELBAUM

PRIMO UOMO

SECONDO UOMO

Preferibilmente, la scena rappresenterà l'internodi una sala per riunioni o feste che, all'occorrenza,viene adibita a teatro. La sala non è in muratura main legno. Nel fondo due finestre dalle quali si ve­dono delle casette sempre di legno; fra le due fine­stre, al centro, ingombrante, una maestosa stufa dimaiolica. Ai muri delle foto e delle affiches conscritte in yiddish, alcune sedie qua e là e qualchetavolino. Dietro la stufa una pila di panche.

Scena I

La scena è in penombra. Soltanto un angolo dellasala. che certamente funge da palcoscenico, è illumi­nato. In quello spazio ci sono Michele e Motel, inpiedi vicinissimo a loro Maurizio. Gli altri se ne stan­no seduti attorno alla stufa e guardando Motel chesta facendo finta di strappare dal vestito di Micheledegli immaginari galloni e degli ancor più immagi­nari bottoni. Michele segue con lo sguardo, privo diqualsiasi espressione, quel cerimoniale. Motel allun­ga un braccio e Michele, meccanicamente, fa il ge­sto di estrarre una spada dal fodero. Motel l'afferra,solleva il ginocchio e, con un colpo secco, mima ilgesto di spezzare in due la lama di quella spada ine­sistente. Poi si raddrizza con espressione soddisfattae rimane in attesa.

Maurizio: (con pazienza) E allora, Michele, allora?Avanti, tocca a te...

Michele: Ah, pensavo che...

Maurizio: No, no, finisci, finisci... parleremo dopo...

Michele: (senza convinzione): Sulla testa di miamoglie, sulla testa dei miei figli,      giuro che sonoinnocente. (Con tono normale). Ecco... (Silenzio.Motel sempre al suo posto, si guarda in giro unpo' impacciato e tossisce. Maurizio, senza aprirbocca, gira intorno a Motel e a Michele. È preoc­cupato e si struscia             meccanicamente il mentocon aria pensosa).

Motel: (non resistendo più dice timidamente)-.Quando ci sarà la divisa, la spada, i        bottoni...e il brusìo della folla...

Maurizio: (senza rispondergli seguita a girare at­torno ai due, poi si ferma di colpo di fronte aMichele).

Maurizio: Non va!

            Michele fa affermativi cenni col capo. É un po'dispiaciuto.

Maurizio: (ripetendosi): Non va per niente!

Michele: (ripete i suoi affermativi cenni del capo):Non riesco ancora a sentire      qualcosa...

Maurizio scrolla le spalle e riprende a girare. Nuo­vo silenzio. Motel si schiarisce la voce, si agita comese gli si stesse addormentando un piede. Michele ri­mane immobile, appenato, desolato.

Maurizio: (prendendo tutto su di sé): Bene... Non(a niente... ricominciamo da subito dopo la let­tura della sentenza. (A Michele). Tu sei nel cor­tile della caserma, esposto al turbinare del vento,sei circondato da soldati, da ufficiali,     da giorna­listi. Aldilà delle cancellate c'è la folla ostile...Tu devi,           semplicemente, convincere tutta quellagente della tua innocenza... per la          commozione, ildolore, l'onore calpestato si vedrà dopo, ma perprima cosa     cerca con semplicità di gridare latua innocenza... dopo che lui ti ha strappato    igradi, i bottoni e ha spezzato la spada, tu dicia te stesso, solo per te stesso:       « Sono innocen­te...» semplicemente, stupidamente... d'accor­do? Proviamo           così? (Michele alza le braccia alcielo con rassegnazione). Molto bene: hanno         finito di leggere la sentenza, il sottufficiale, ti siavvicina per degradarti, tu          sostieni il suo sguar­do lo fissi... ora... attacca...

Michele: (si concentra, poi urla): Soldati, si de­grada un innocente! Soldati, si          disonora un in­nocente!.. Viva la Francia! Viva l'esercito!

Allora Motel comincia a mimare sull'abito bor­ghese di Michele il cerimoniale della degradazione.Maurizio, in distanza, ripete anche luì gli stessi gestipoi, vedendo che Motel esita, lo sollecita e mormora:

Maurizio: I bottoni... i bottoni...

Motel: (completamente perso si volge verso Mau­rizio).

Maurizio: (Un po' più forte): I bottoni, eppoi laspada... avanti... ci siamo... ci          siamo... moltobene... Michele, continua così...Michele non segue più con gli            occhi Motel, sem­bra assorto, concentrato in se stesso, distratto, di­stante. Maurizio          incoraggia a voce bassa Motel.

Maurizio: E ora la spada... la spada... ecco... Seve­ro. sprezzante, ma non troppo,          lievemente sprez­zante... Dài, Michele...

Michele: (tende meccanicamente la sua spada aMotel che mima il gesto di spezzarla con uncolpo deciso).

Maurizio: (Trattenendo il fiato) Bene... senza pre­cipitazione... Ecco. E ora vai, calmo, sicuro,asciutto, per te solo: « Sono innocente ».

Michele: (sempre più concentrato in un suo pen­siero resta un attimo in silenzio e poi, in        unsoffio): Perché ha gridato Viva l'esercito?

Maurizio: Cosa?

Michele: (coti lo stesso tono di voce): Perché hagridato Viva l'esercito?

Maurizio: Perché? Perché? Perché? Perché nondici la tua battuta prima di far      domande?

Motel: (timidamente): Sai Maurizio, eppure, so­no sicuro che con la divisa, gli accessori...

Maurizio: Sì, sì, non vale la pena provare, bastache ci sia la divisa e tutto andrà a         posto!

Arnoldo: (da dove siede vicino alla stufa): Forse,Michele, malgrado la buona    volontà che cimette, non può recitare la parte di Dreyfus...manca      d'esperienza...

Maurizio: Ci siamo! È fatta! La serata è fottuta!

Arnoldo: (a Michele): Non te la prendere a maleMichele, io dico sempre quello      che penso, ionon parlo dietro le spalle, io!

Zina: (anche lei dal suo posto): Di' un po': echi è che parla dietro le spalle, eh?Arnoldo: Dico semplicemente che, se Michelenon riesce, può darsi non sia adatto     alla par­te... È un gran personaggio, e i grandi perso­naggi sono... sono     difficili... un capitano è uncapitano ! Anche un capitano ebreo!... Eun    esordiente è un esordiente, anche un esor­diente ebreo...

Motel: E secondo te, chi lo potrebbe recitare quelruolo?

Arnoldo: Non so, un attore più esperto, più bril­lante, con una certa prestanza e    una certaeleganza naturale... un capitano, insomma !

Motel: Tu, per esempio ?

Arnoldo: Sì... in fondo, perché no ?

Motel: Ma certo ! Tu puoi recitare tutto, tu!

Arnoldo: Tutto ? No... ma molte cose. sì... D'al­tronde, senza vantarmi, quando MaurizioSchwartz mi ha visto nel ruolo del padre ne«Il figlio dell'assassino», mi ha preso in di­sparte, per non offendere gli altri, e mi hadetto: « Arnoldo, tu sei il migliore... » Te­stuale !

Motel: Non ti ha preso in disparte...

Arnoldo: Sì, l'ha fatto per non offendere gli al­tri !

Motel: No, c'ero anch'io e, davanti a tutti, hadetto esattamente: «Arnoldo, tu sei il miglio­re della periferia nord di Vilno ».

Arnoldo: (arrabbiandosi): Non ha parlato di pe­riferia, né di nord, né di Vilno; d'altronde lacosa è successa a Lublino !

Motel: A Lublino, si, sì, proprio così... è proprioa Lublino che ha parlato della periferia diVilno ! (ride).

Arnoldo: Ha detto: « Tu sei il migliore », sen­za precisare.

Motel: C'ero anch'io Arnoldo, c'ero anch'io!...Rideva sgangheratamente e tu avevi recitatoun cupo dramma ! Perché rideva, secondo te,perché ? perché ?

Arnoldo: Non rideva, nossignore, no, dominavala sua emozione; era sconvolto, singultavaquasi...

Motel: Si, dal gran ridere!... A momenti schiat­tava ! Sua moglie gli dava dei gran colpi sul­la schiena, ero lì, ti dico... Soffocava...

Arnoldo: Finiscila. Motel, smettila; con me, se sisuperano certi limiti è finita ma per sempre...Non scherzare su queste cose !... Io sono unartista, io, un vero artista ! Io vivo per la miaarte, io ! Non toccare la mia arte, altrimenti...

Maurizio: D'accordo smettetela, riprendiamo leprove, ora...

Arnoldo: Scusami, Maurizio, ho perso un po' ilcontrollo, ma... Vedi Michele, è talmente fa­cile recitare la parte di un capitano non c'èbisogno di mettersi a testa sotto né di man­giarsi il fegato... «sento il personaggio, non losento », che cosa vuol dire « sentire il perso­naggio? » io non ho mai sentito niente... equesto non mi ha impedito di recitare perso­naggi di ogni tipo. Si sente un odore, il puzzodi aringa... non il personaggio... Un capitano,urla, dà ordini (fa il gesto di brandire unaspada e urla): «Caricaa !... Alla baionetta!...Attaccate il nemico ! Sterminatelo ». Ecco, nonci si occupa d'altro. «Sguainate le spade!», «Ca­rica!», « A me la Legione ! », ecc... ecc...

Michele: Sì, ma là lo degradano, lo sbattono inprigione con quel che segue... non può mica...

Arnoldo: (interrompendolo) Fa lo stesso! Fa lostesso ! (Urla con enfasi facendo grandi gestiteatrali): Soldati, si degrada un innocente, sidisonora un innocente, dall'alto di queste pi­ramidi dinanzi a Dio, proclamo la mia inno­cenza! Presentat'arm (con voce normale):E dopo se ci schiaffi degli squilli di tromba, tiassicuro che in sala ci sarà un diluvio di la­crime! A che serve riflettere? Bisogna metter­cela tutta Dio buono, partire in quarta senzafar tante domande. Ma per far questo ci vuo­le, lo so io... (Si batte il petto): Insomma setu non ce la fai, mal di poco non fa niente, setutti sono d'accordo beh, si cambia ruolo, tufai Emilio Zola ed io il capitano Dreyfus !...

Maurizio (asciutto): Hai finito di mercanteggiare?Il regista sono io, sono io che distribuisco iruoli, Dreyfus non era un capitano come loimmagini tu, era piuttosto scialbo, timido, mo­desto...

Arnoldo: E con questo vuoi dire che io non possoessere scialbo e timido, se lo voglio ? (Si buttain ginocchio, assume un atteggiamento implo­rante e al tempo stesso lamentoso): Innocente,sono innocente signor generale, credetemi ! Ab­biate pietà ! La mia carriera... pensate alla miacarriera... (sta quasi per piangere).

Maurizio: (non potendone più): Non ci romperei minchioni... Lasciaci lavorare... Eppoi, stase­ra tu non ci servi, puoi andartene...

Arnoldo: No, no. preferisco restare, mi piace ve­der lavorare gli altri... C'è sempre da impararequalcosa, sì... sì... anche... insomma c'é sem­pre qualcosa da imparare.

Maurizio: E va bene, andiamo avanti, ricomincia­mo, non ti disturba mica ?

Arnoldo: Disturbarmi? Ma che dici?... Vai, vai...Io cerco di aiutarti, semplicemente... Pensaquel che vuoi ma l'esperienza serve, in certicasi... comunque... (silenzio).

Maurizio: Avanti, si ricomincia...

Arnoldo: Maurizio...

Maurizio: Che c'è ?

Arnoldo: Se permetti, visto che oggi si parla, e ca­pita di rado, vorrei fare un'osservazione. Tichiedo un altro secondo, posso?

Maurizio: No, ma non fa niente, parla...

Arnoldo: Sai, ho letto tutta la commedia, sì sì... mipiace molto... te l'ho detto e... ecco... avrei pre­ferito il ruolo di Dreyfus... bene, mi hai ap­pioppato quello di Emilio Zola. Bene, bene,non è grave, non ci pensiamo più, non ne par­liamo più... Soltanto bisogna essere giusti:Dreyfus come dici tu, è un personaggio scial­bo, timido, d'accordo, ammettiamolo, ma loAttaccate il nemico! Sterminatelo!». Ecco, nonmomenti di commozione, di amore quasi, ilpubblico ama queste cose... E Emilio, allora?Non ha moglie? Figli? Amici? Famiglia? Cherazza di uomo è? Perché, perché non c'è unascena, piccola, nella quale lo vedremo a casasua, semplicemente, disteso, una volta tanto,che discute pacatamente della pioggia o delbel tempo con la moglie o gioca a ramino conun amico o suona il violino o la fisarmonica,anche questo piace al pubblico! (Si porla bru­scamente la mano alla lesta): Oi! Ora che cipenso... dimmi un po': non c'è una sola can­zone, non una danza! Oi, oi, oi... Ma chi ver­rà a vedere una commedia dove non c'è nean­che un briciolo di musica?... Lo so, lo so, civuoi mettere le trombe e le marce militari maquesta roba qui, al nostro pubblico non pia­ce. lo ti avverto, intesi?

Maurizio: Fatelo stare zitto! Per carità, fatelo stai-zitto!...

Arnoldo: Zola non potrebbe cantare un po', inve­ce di dire tutta quella pappardella, quel « loaccuso! ».

Maurizio: Non è una pappardella!È una letteraaperta al signor Felix Faure, Presidente dellaRepubblica francese, una lettera stupenda...

Arnoldo: (approfittando del fatto che Maurizio stariprendendo fiato): Lo so, lo so, stupenda, stu­penda, ma credimi lunga, troppo, sbrodolata...Sì. Certo ne hai tagliato un bel pezzo ma è sem­pre lunga troppo ! Una canzoncina semplice, ef­ficace che rimane in testa alla gente che la can­ticchia la mattina alzandosi senza neanche ri­cordarsi dove l'ha sentita, ecco cosa ci vuole...(Improvvisa un brano di canzoncina con dei« Yo boi boi » e degli « oi, oi, oi » e accennaanche qualche passo di danza. Si ferma e aspet­ta il verdetto di Maurizio che, immusonito, ri­mane in silenzio e ostensibilmente volta il capodall'altra parte). No? Forse quello non è il mo­mento giusto ma tu troverai bene dove piaz­zare una canzoncina... Non ho recitato una solacommedia, e ne ho recitate, in cui non ci fossealmeno una canzoncina, o un'arietta magarisenza parole, canticchiata a bocca chiusa colcoro. È molto carino; a bocca chiusa... Al pub­blico piace molto. (Canticchia a bocca chiusa iBattellieri del Volga').

Zina (che è sempre rimasta seduta al suo postosi alza e interviene): Maurizio, questa è laserata in cui tutti vuotano il sacco e così an­ch'io sputerò fuori quello che mi rimugino nel­le budella da un bel pezzo...

Arnoldo: Zina, non si interrompe la gente, non èeducato...

Zina: E chi è mai riuscito a piazzare una parolasenza interromperti ?

Arnoldo: Zina, che vai cercando ?

Zina: Cerco di dire una parola a Maurizio, posso ?

Arnoldo: Ma certo, parla, parla, te ne prego... sidirebbe che io voglia impedire alla gente diparlare... È incredibile!

Motel: (piano): Piantala!...

Zina: Maurizio, mi dici perché io non ho una par­te in questa commedia?

Maurizio: Ma ce l'hai, Zina, ce l'hai !...

Zina: Sì, passo due volte urlando: « Morte ai giu-dii ! ». Una bella parte, uuhh, sarò ben vistanel quartiere, mi par già di sentire quello chedirà la signora Fanny e la signora... Uuhh. nonfa nulla... ma io, personalmente, non la chiamouna parte: faccio la folla! Perché non potreifare la parte della madre di Dreyfus? Ce l'a­veva una mamma, no? (Bruscamente si buttasu Michele che abbraccia con passione mater­na e liricamente declama): Soldato! Soldato!Mio figlio vuol fare il soldato! Ma che ho fat­to di male ? Che ho fatto ? (Singhiozza, poiriprende con volubilità): Ma li picchieranno,ti batteranno, ti faranno del male ! Non ti a­meranno mai ! Sei ebreo, ebreo, io capisci?Perché non vuoi fare il sarto come tuo padre?Impareresti il mestiere, lavoreresti un po' conlui e dopo... ti metteresti per conto tuo... avre­sti il tuo piccolo commercio, saresti padrone dite stesso... Nell'esercito, figlio mio, non saraimai indipendente, per quanto tu possa salireci sarà sempre qualcuno più in alto di te e saràsempre di sicuro un antisemita! E a tuo padre?Hai pensato a tuo padre? Al suo dolore ? Allasua pena? E a me? A me? Tua madre ? (Gliaccarezza i capelli): Oi. figlio mio, oi bambi­no mio. Oi Dreifussino, figlio. Alfredino mio,il mio ragazzo non diventa un goy... Resta connoi !... Resta con noi !... Non siamo molto ric­chi. non siamo molto felici, non siamo moltotranquilli, ma siamo liberi, liberi... e il giornoin cui capita un guaio, un progrom? Hop ! cene andiamo lontano e buona sera a tutti. Dioli giudica... Ma come, signor porco gallonato,voi non amate gli ebreucci? Alla vostra salute,che Dio vi faccia crepare lentamente tra atrocisofferenze, che vi riempia le budella di piom­bo fuso e vi renda stitico fino al giorno dellavostra morte e che il piombo ribolla e si rime­scoli nelle vostre budella e vi arrivi fino allagola senza mai trovare una via d'uscita!... In­tanto, noi ce ne andiamo: dove ? Più lontano,ancora più lontano, da qualche parte, non im­porta dove!... C'è sempre bisogno di un sarto,di un barbiere, di un pellicciaio, di un calzo­laio e persino, perché no, chissà, di uno scas­sinatore di casseforti, ma di un capitano ! Uncapitano ? Chi ha bisogno di un capitano, qua­le paese manca di capitani e chi vorrà un capi­tano ebreo? Eppoi, non riuscirà neanche a par­tire, lo chiamano sporco giudio, gli strappa­no i bottoni, gli spezzano la spada e lui deverimanere lì. sugli attenti, salutare, dire sissignor generale, grazie signor generale. Viva laFrancia, Viva l'esercito, Viva il Papa, Vivagli antisemiti, Viva l'inquisizione. Viva i Fa­raoni... No, no, no. resta con tuo padre, restacon tua madre non è un mestiere da ebreo.(Bacia ancora una volta Michele, tira su colnaso, si asciuga gli occhi e prosegue calma,sicura di sé e dominatrice): All'inizio dellatua commedia ci vuole una scena più o menocome questa. Maurizio, che la gente sappia,almeno, che sua madre non era d'accordo.

Maurizio: Ma sua madre era d'accordo, bella mia...

Zina (scrollando il capo negativamente): No, nonè possibile!

Maurizio: Eppure...

Zina (interrompendolo): Bene, ammettiamo chenella storia vera sia andata così, ammettiamo­lo, ma in teatro, in una commedia, nessunocrederà mai che una vera madre ebrea...

Maurizio: Zina, una volta per tutte: la madre diDreyfus non era una vera madre ebrea!

Zina: Cosa? E allora perché ci fa recitare questaporcheria?

Maurizio: Voglio dire che i Dreyfus di Francia,nel 1895, non erano degli ebrei come noi, qui,in Polonia oggi, nel 1930 !... Loro si sentiva­no francesi come gli altri francesi ! AlfredoDreyfus non ha avuto difficoltà a fare i suoistudi nelle scuole francesi ed è diventato uf­ficiale tanto facilmente quanto qualsiasi al­tro francese ricco come lui, perché suo padrenon era un povero piccolo sarto, o un piccolocalzolaio, era un industriale, aveva una fi­landa...

Zina: Una filanda ? Si tratta sempre di tessuti,no ? Sono sicura che i suoi genitori hannopianto quando si è arruolato in quella schi­fezza di esercito !

Motel: Conosco uno che ha una filanda, nongrossa, ma neanche tanto piccola, media, in­somma, è una specie di cugino mio, ha duefigli, vive a Lodz e mai eppoi mai, posso giu­rarlo, egli permetterebbe che uno di loro fa­cesse il militare, neanche nell'esercito fran­cese...

Maurizio: lo non voglio parlare dei genitori diDreyfus o della vita familiare di Zola, vogliomostrare come in un Paese altamente civiliz­zato e dove gli ebrei si sentivano al sicuro,così, dall'oggi al domani, per colpa di un mo­desto errore giudiziario, una campagna anti­semita abbia potuto nascere e svilupparsi finoal punto da dividere il Paese in due campi,spazzando via e sommergendo il buon senso ela più elementare giustizia!

Arnoldo: (applaudendo): Perfetto!... è veramentequesto che vuoi raccontare?

Maurizio: Ci provo, in ogni caso...

Arnoldo: Formidabile !... Allora, il modo miglio­re di raccontarlo è fare una piccola riunione,una specie di conferenza con buffet o senza,con orchestra o senza, tu vieni, racconti la tuastoriella semplicemente come hai fatto ora,senza sbrodolate, senza trallalà... la sviluppiun poco, si capisce, diciamo per una mezz'ora,un'ora, e dopo si balla se ci va. Si lascia chei vecchi dicano la loro, perché no, siamo for­se dei selvaggi? E dopo, tutti se ne tornanoa casa felici e contenti ! Ma una pappardellacome la tua commedia, senza musica, con del­le lettere, dei schmorderaux, dei borderaux,delle cerimonie, degli appelli, dei contro appel­li, dei processi, dei riprocessi, degli Zola, deiSchmolas, dei Mattei, degli Alfredi, dei Picquart, degli Enrichi e altri e ancora altri, puh!(sputa). Nessuno ci capirà niente, nessuno cicrederà e nessuno sarà contento !... Prova adandare in giro, qui da noi, e domanda se han­no mai sentito parlare di un capitano ebreoche ha avuto delle noie in Francia trentacin­que anni fa ! Quelli che non rideranno finoa pisciarsi sotto ti diranno: « ben gli sta, cene fottiamo: che c'importa a noi di un ebreoche si mette nella pelle di un capitano francese?» ...e ti pianteranno in asso e rientran­do a casa loro a occuparsi dei loro affari eavranno ragione! Ecco...

Maurizio: E se gli dico che a cinquanta chilo­metri da qui qualche nazionalista polacco hamazzolato qualche ebreo polacco, ha bruciatole loro case dopo averle saccheggiate, per pu­rificare un poco questa terra che noi insoz­ziamo con la nostra sola presenza, anche al­lora si metteranno a sghignazzare e se ne an­dranno lo stesso a casa, rallegrandosi: a noinon succederà niente, perché noi, noi sappia­mo starcene al nostro posto? Ebbene no. èfalso, noi non abbiamo un posto! Fino a chel'odio sarà ancora vivo nel cuore degli uo­mini, noi non avremo un posto ! Perché Zolaha difeso Dreyfus ? Non lo conosceva, nonl'aveva mai visto ! E non era neanche ebreo !...Per la giustizia ? Per la gloria? No, no, egliha lottato contro la stupidità, contro l'odio,contro i pregiudizi, come faceva ogni giornoscrivendo i suoi libri... Fino a quando gli uo­mini non faranno tutti come Zola, fino a quan­do ognuno di noi si infischierà altamente diquello che succede agli altri, tutto andrà ma­le... dappertutto... e non solo per gli ebrei!Bisogna che tutti gli uomini si amino e si ri­spettino! Ecco ciò che dirà Zola nella miacommedia... L'amore! L'amore!

Zina (canticchiando): L'amor, sempre l'amor...

Maurizio: Sì.

Arnoldo: Pich... pacht...

Maurizio (perdendo il controllo e urlando comeun pazzo). Sissignore, e se non ti piace, fare­mo a meno di te...

Arnoldo: Tch, tch, tch... Maurizio, su, su, nont'innervosire, non l'innervosire: ma certo chemi piace la tua commedia: è ottima, sì, sì,tu vuoi dire delle belle cose, sì, sì!... Soltantoche quando loro staranno là, seduti di frontea noi, se verranno, capiranno solo ciò che po­tranno e anche ciò che vorranno... Senti, unadozzina d'anni fa recitavo nella compagniaBlomski, a Varsavia, una commedia, beh, in­somma una brutta commedia, di cui non ri­cordo neanche il titolo... io facevo la parte diuna canaglia, un vizioso, perfido, persino ton­to .. .

Motel: Un ruolo molto complesso, si capisce...

Arnoldo: Sì, non c'è male, grazie, ma me la ca­vavo... Dunque questa orribile canaglia pic­chiava sempre sua moglie per un sì o per unno e allora un vicino entra e gli chiede: «Per­ché picchi tua moglie, Yankelé?» e quella ca­rogna risponde: « È mia moglie, no? », eb­bene applaudivano come dei forsennati... erala sola battuta che applaudivano in quellacommedia di merda di cui ho persino dimen­ticato il titolo, ecco...

Zina: Ecco cosa?

Motel: Sì, ecco cosa?

Arnoldo: La gente capisce quello che vuol capi­re, quello che le fa comodo e nient'altro...

Zina: A Varsavia, forse, ma non qui...

Arnoldo: Anche qui, anche qui dappertutto !

Maurizio: (butta bruscamente il suo copione traZina e Arnoldo e urla): La volete smettere diurlare? (Silenzio imbarazzato di tutti. Motelraccoglie il copione e lo dà a Maurizio che loprende e andandosene mastica fra i denti):Buonasera...

SCENA II

Zalman accucciato ai piedi della grossa stufa,sta attizzando il fuoco. Entra Michele.Zalman: Già qui ?

Michele: (andando a scaldarsi vicino al fuoco):Meglio arrivare con un buon quarto d'ora dianticipo che non un minuto di ritardo.

Zalman: Ah? è così che si dice?? (Silenzio).Una volta, molto tempo fa, ero ancora giova­ne e bello, insomma, ero ancora giovane, di­ciamo... mia madre mi disse: «Va da tuo zioa Brody, stando con lui, chissà, forse divente­rai un sapiente. Un giorno. Dio, nella sua ce­cità, innalzerà anche te benché tu sia una ca­naglia, un bandito, e un incapace». Mio ziodi Brody era una specie di rabbino, guadagnava bene, aveva qualche allievo. Vendeva an­che dei porta-fortuna e altre stupidaggini. In­somma, se la cavava niente male... Bene, sa­luto tutti, senza discutere. Vai a Brody ? E vabene; ci vado. Ma invece di andarci diretta­

mente prendo delle scorciatoie, giro di qua edi là, un giorno salgo, un giorno scendo, migingillo e il tempo passa... Un giorno, parec­chio tempo dopo, m'era persino spuntata unpo' di barba, non lontano da Brody, lungo lastrada incontro un vecchio stralunato, con labarba al vento, che correva come se avesse ildiavolo alle calcagna ! Era mio zio di Brody !Gli dico: « Dove corri zio, alla tua età, soloper strada e sotto la pioggia »... Pioveva. Lozio mi riconosce e si mette a piangere e aringraziare il Signore per avermi trattenutocosì a lungo per strada: tutti i suoi allievi,poveretti, erano stati arruolati nell'esercito;Brody non apparteneva più alla Polonia maall'Impero, allo Zar e dei soldati dello Zar erano arrivati e avevano arruolato di forza tuttigli uomini con qualche pelo di barba sul men­to, qualcosa dentro le brache e avevano presopersino quelli che si reggevano su un'unicagamba buona; e così, lui correva via per pau­ra che quei diavoli arruolassero anche luimalgrado la sua età, i suoi capelli bianchi, lesue varici e i suoi reumatismi... Da allora, ioarrivo sempre in ritardo... dappertutto...

Michele: Nel 1895 quanti anni avevi?

Zalman: Che età avevo nel 1895 ? A dire il veronon saprei dirtelo con precisione. Mio padrenon aveva mai fretta di dichiarare i suoi figli,aspettava di averne parecchi per fare un viag­gio solo... Eppoi, alcuni crepavano da piccoli...Insomma, più o meno, nel 1895 diciamo cheavevo tra venticinque e trent'anni, mettiamoventotto, per fare conto pari...

Michele: Hum... Hum... ventotto... A quell'epo­ca devi aver sentito parlare del capitanoDreyfus ?

Zalman: Di chi ?

Michele: Il capitano Dreyfus, quel capitano e­breo, in Francia, che ha passato un sacco diguai a quel tempo...

Zalman: Sì, sì, è possibile... Allora ?

Michele: Niente. Maurizio, ha scritto una com­media su di lui, la reciteremo... almeno ci pro­veremo...

Zalman: Una storia tanto vecchia ?

Michele: Maurizio vuole dimostrare che, anchese è un capitano, un ebreo non è mai al ri­paro dalle fregature...

Zalman: E scrive una commedia per dire que­sto- È matto!

Michele: Vuole dire anche che, fino a quandogli uomini non si ameranno, ci saranno sem­pre delle storie alla Dreyfus, dei progroms ealtri sporchi trucchi del genere...

Zalman: E per onorare chi si amerebbero gli uo­mini ? (Silenzio). L'affare Dreyfus... sì... sì...se ne parlava molto, eppoi il tempo è passato,abbiamo avuto i nostri guai personali, i no­

stri problemi; ero a Cracovia a quell'epocasino al 1902... sì... a Cracovia... Anche senzaessere un capitano se avuto il nostro bel ca­rico di guai, ci hanno servito a dovere, te logarantisco, allora, alla lunga, ci si è scordatidella Francia del capitano e delle loro luridestorie.

Maurizio entra e rimane vicino alla porta. NéMichele né Zalman si accorgono della sua presenza.

Michele:  Ma tu, tu che ne pensi di quel capi­tano?

Zalman: Io? Niente... Devo dire, però che, allafine, quando l'hanno graziato, ci siamo ubria­cati come porci, a quell'epoca tutte le occa­sioni erano buone, avevo uno stomaco di fer­ro, oggi si dev'essere arrugginito... la vecchia­ia !... C'è una storia, una storia sul tipo diquella del tuo Dreyfus... È la storia di un ge­nerale. di un generale che non è più generale;un giorno fa una sciocchezza, lo processano,lo giudicano e gli levano tutti i suoi galloni...Accetta tutto sorridendo e se ne va a casa.Rientrando passa davanti a un soldato, unsemplice soldato che era di sentinella in ca­serma, questo soldato lo riconosce e non siaccorge che non ha più i suoi galloni, alloragli fa lo stesso il presentat'arm come a un ge­nerale vero e lui si mette a piangere di col­po (Ride). Sì, a piangere, è così che ha sen­tito sin dentro le budella che non era più ge­nerale, proprio per via di quel soldato sempli­ce che lo aveva preso ancora per un generalevero...

Maurizio (saltando addosso a Michele)-. Ecco, ècosì, è esattamente così... Hai capito, ora, haicapito ?

Zalman: E’ matto? Non si spaventa la gente aquesto modo ! Ho creduto che i mangia-ebreimi saltavano alla gola senza darmi il tempodi rimpiangere la vita...

Maurizio: (a Michele): Durante la parata, al mo­mento in cui gli strappano i gradi egli è an­cora capitano, quegli uomini che stanno sugliattenti, quella musica, quel cerimoniale, quel­la parata, quella sentenza pomposa, tutto ciòè ancora l'esercito, il suo esercito... anche do­po, senza i suoi gradi, senza la sua spada, restaun soldato fra altri soldati!... E allora chesente le grida le urla che salgono dalla follaammassata dietro le cancellate : « Sporco giudio !... A morte, a morte i giudii » ! Poi an­che i giornalisti gridano, poi è la volta dei soldati, infine degli ufficiali, i suoi vecchi ca­merati: urlano tutti insieme, alcuni arrivanopersino a sputargli in faccia, è allora, allorasoltanto che tutto crolla, tutto si sbriciola;onore, grado, patria, lutto va a farsi fottere,egli non sa più chi è, né dove è... e cade, spro­fonda, precipita... La spada spezzata, le spal­line e i bottoni strappati via non sono niente;sono quelle grida che gli straziano l'anima...lo capisci ?

Michele: Forse, ma a che mi serve ?

Maurizio(senza rilevare l'osservazione, prosegueesaltato): Non è più capitano, non è più sol­dato, non è più francese, non è più niente, ilsuo esercito l'ha respinto, l'ha escluso comeun appestato, egli è come me, come te, unuomo, nient'altro che un uomo che non sa dachi, né di cosa è accusato... Un colpevole !Un uomo solo, sperduto, calpestato, cornuto,sì, becco, capisci, becco...Entrano Arnoldo e sua figlia Miriam.

Arnoldo (Interrompendo Maurizio): Salve ragaz­zi! Attenti! Riposo!!... Continua, Maurizio,continua, non ti disturbare per noi. si passa­va di qui... Avanti, vai avanti: « becco, becco,becco!...». Che la pace sia con i miei fratel­li e che i pidocchi li evitino sempre. (A Zal­man seduto vicino alla stufa): Allora Zalman,sempre i soliti bruciori? Bicarbonato ci vuo­le credimi, bicarbonato e meno vodka, maipiù di un bicchiere alla volta!... (Ride. AMaurizio): Non siamo mica in ritardo ?

Michele (mentre bacia Miriam): Non troppo.(Michele da la mano a Miriam. Arnoldo battesulla spalla di Michele con gesto affettuosoe protettore).

Arnoldo: Come va ?

Maurizio: Bene, cominciamo... cominciamo adandar bene.

Zalman (brontola): Bicarbonato ?... Sì, dentro latua capoccia... con le bollicine e tutto il re­sto... (Esce).

Arnoldo: Ho imparato la mia parte.

Maurizio: Molto bene... ma stasera sono di sce­na Dreyfus e sua moglie...

Arnoldo: E io quando provo ?

Maurizio: Seguo il programma stabilito, eppoi,perché vuoi provare ?

Arnoldo: Scusa, Maurizio, scusa, ma non sonod'accordo, ah no. perché un attore è più bra­vo degli altri non deve provare mai ?... Unregista ha il dovere di essere giusto, giusto !

Maurizio: Va bene, va bene, non te la prendere,verrà anche il tuo turno...

Arnoldo (ormai lanciato): La giustizia, signorPresidente, noi reclamiamo solo giustizia, nien­te di più. ma neanche niente di meno !

Maurizio: D'accordo, glielo diremo, ma intantosiediti e guarda la tua figliola mentre recita...

Arnoldo: Con piacere... Avanti... vi guardo, unartista ha sempre qualcosa da imparare anchese. insomma... per un artista... ogni occasio­ne è buona per imparare...

Maurizio: Guarda, ma guarda in silenzio...

Arnoldo: Maurizio, mi vuoi offendere e darmiun dispiacere?

Maurizio (mentre sposta alcuni mobili): Michele.

tu leggi la tua lettera... Dopo. Miriam legge­rà la sua... alla fine proveremo l'inizio dellascena...

Michele: Perché non si comincia all'inizio conl'inizio ?

Maurizio: Non discutere. Leggi la tua lettera...Prendete posto... uno di fronte all'altro... Nonvi interromperò... avanti, forza ragazzi, for­za ! Almeno per una volta non perdiamo laserata, lavoriamo, lavoriamo... ce n'è bisogno!Michele va a sedersi dietro un tavolino. Fa­rà finta di scrivere mentre legge. Miriam, aun altro tavolino, farà lo stesso.

Michele (molto rapide/mente, quasi precipitosa­mente, molto meccanicamente):Mercoledì ore 5« Mia cara.

Finalmente mi hanno concesso il permesso discriverti... Quanto bene mi ha fatto potertivedere anche se dietro alle sbarre di quellamaledetta inferriata... quando mi sono avvici­nato a te ho provato una emozione così forteche ho dovuto fare uno sforzo per non cadere.Soffro molto, ma non compiango più te dime. So quanto bene mi vuoi, so che il tuocuore sanguinerà. Quanto a me, tesoro, il miopensiero ti è sempre vicino, giorno e notte...Essere innocente, aver vissuto tutta una vitasenza macchia e vedersi condannato per il cri­mine più mostruoso che un soldato possa com­mettere, che c'è di più spaventoso ? A voltemi sembra di essere il trastullo di un terribileincubo ! Aver dovuto ascoltare tutto quelloche mi hanno detto... ».

Maurizio: (non reggendo più): Non così svelto,buon Dio! Non correre! Non andiamo mica afuoco!

Michele: (sospira, guarda Maurizio con tristezzapoi mormora, scoraggiato): Mi sento vuoto...

Maurizio: Ma no, ma no, ci riuscirai, ci riusci­rai... Ma prendi tempo! Non abbiamo fretta,siamo qui per provare, non è il tempo che cimanca...

Michele: Sai, quando lavoro, devo stare tutto ilgiorno piegato in due, vedi, così (sì china suuna scarpa immaginaria, piegando la schienaad arco). È una pessima posizione per il per­sonaggio. Un capitano deve stare dritto, no?

Arnoldo: Altro che! Dritto? Altro che dritto! Ilpetto in fuori, lo sguardo fisso, le chiappe benstrette come quelle di un postino polacco checonsegna l'ordine di sfratto a una famiglia diebreucci morti di fame...

Maurizio: Ammettiamo che sia così! E cosa tiimpedisce di tenerti dritto?

Michele: Ci ho provato. Impossibile!... Prima mison dato il martello sulle dita, beh, niente digrave ma il lavoro è riuscito male, una cosada vergognarsi. Il signor Appelbaum mi hariportato un paio di scarpe e dico riportato mame le ha buttate sul muso, sì, e davanti a tuttie devo dire che aveva ragione: erano veramen­te una schifezza. No, quando si fa il calzolaioe si vuole seguitare a farlo, non si può risuolaredelle scarpacce stando con la schiena dritta, ilpetto in fuori e le chiappe strette come quelledi un postino polacco o di un capitano fran­cese...

Maurizio: Va bene, va bene, riprendiamo, nonperdiamo tempo, ve ne supplico... Comunque,non credo che Dreyfus stesse talmente drittomentre scriveva questo genere di lettere, eppoinon si tratta di avere la schiena dritta o l'oc­chio indomito, devi costruire il tuo personaggiodal didentro, poco a poco, il corpo ci si adat­terà spontaneamente... Ricominciamo, e cercadi metterci un po' (fa un gesto vago).

Michele: Ci provo, Maurizio, ci provo, ma... (stes­so gesto vago).

Miriam: (dal suo posto): Pensa semplicementeche sei separato da tua moglie, c: e l'ami e chele scrivi.

Michele: (lancia uno sguardo furtivo a Miriampoi ad Arnoldo e quindi riprende a leggere.Parte un po' meno velocemente ma ben prestoriprenderà il ritmo precipitoso): «Tutto quelloche mi hanno detto, pur sapendo, nella tuaanima e nella tua coscienza, di non aver com­messo il più piccolo errore, costituisce la piùspaventosa delle torture morali. Quello che bi­sogna fare, qualsiasi cosa mi accada, è ricer­care la verità, è rivoltare cielo e terra per sco­prirla; a costo, se è necessario, di spendere tut­ta la nostra sostanza, pur di riabilitare il mionome trascinato nel fango... Non ho il coraggiodi scriverti altro ».

Maurizio: Tocca a te. Miriam.

Miriam: (legge con grande sincerità e semplicità):21 dicembre 1894... « Soffro aldilà di ogniimmaginazione per le orrende torture che devisopportare: il mio pensiero non ti abbandonaneanche per un attimo.

Ti vedo, solo, nella tua cupa prigione, in pre­da ai più tristi pensieri... Sono così disperatadi non averti vicino! Mio adorato, bisogna chetorniamo uniti, perché uno senza l'altro nonpossiamo vivere. Bisogna che tu ti rassegni atutto, che tu sopporti le terribili prove che tiattendono, te ne supplico, non occuparti di ciòche dice la gente, sai bene quanto siano mute­voli le opinioni...

I nostri cari piccoli sono così buoni, sono cosìgai, così felici! È una consolazione, nella nostrasconfinata disgrazia, che siano così giovani, cosìinnocenti... Pietro parla di te con tanto pro­fondo affetto che non riesco a trattenere le la­crime... La tua Lucia ».

Maurizio: Bene, e ora passiamo all'inizio dellascena, alzatevi e andate uno verso l'altro... Fer­matevi vicini, quasi a toccarvi, ecco così, nonvi muovete (Cambiando voce, urla): La visitaè terminata! ...Arretrate seguitando a fissarviintensamente... Via, forza Miriam...

Miriam: (arretrando tende le braccia verso Miche­le): Amore mio, amore mio... Alfredo...

Michele: (con tono di voce incolore): Lucia... Lu­cia mia, amore mio... amore mio...

Maurizio: Stop! (cammina in lungo e in largo poisi ferma di fronte a Michele e gli parla a vocebassa): Ma che hai? Di legno sei. di legno!

Michele: (con tono normale): Non sono adattoné a fare la parte, né a fare il soldato... eccotutto! (Chiude il copione e lo deposita sul tavologridandosi il loro amore, semplicemente...con gesto definitivo).

Maurizio: (cambiando tono e rapidamente): Nonti scaldare... lo dicevo così... Lo spettacolo noncomincia mica domani, no? Abbiamo tutto iltempo, ci arriviamo, lentamente ma ci arrivia­mo... Eppoi, in questa breve scena non si trattané di un capitano né di... è un uomo, nientealtro che un uomo che è separato da sua moglie,essi si intravedono per pochi istanti, non hannopotuto toccarsi, una inferriata li separa, hannoappena avuto il tempo di scambiare qualche pa­rola che già la visita è terminata... si lascianogridandosi il loro amore, semplicemente...

Michele: Lo so bene ma... (fa un gesto di impo­tenza e di scoraggiamento. Maurizio lo fissa unattimo eppoi riprende ad andare avanti e in­dietro. Pensa. Silenzio).

Arnoldo: (Anche lui pensieroso): Di', Maurizio...

Maurizio: Cosa?

Arnoldo: Niente, solo un'idea.

Maurizio: E dilla...

Arnoldo: Non poteva dimettersi?

Maurizio: Chi?

Arnoldo: Quel tizio, Alfredo, no? Quando ha vistoche le cose si mettevano male, perché non hamandato una lettera al suo generale? Si fa, si fa,sai: l'ho letto nei libri... « Caro Generale, poi­ché non siamo d'accordo su tutto, inutile pro­lungare una collaborazione che è diventata pe­nosa tanto per voi quanto per me. Qui acclusetroverete le mie definitive e inevitabili dimis­sioni. Io vi do' fastidio e lascio l'esercito, voilasciatemi in pace, rispettosamente vostro Ca­pitano Dreyfus. Ricevete, vi prego, i miei o­maggi più rispettosi, scialom e auguri di buonasalute a voi e a vostra moglie... »

Maurizio: Molto divertente! Ed è per questo cheinterrompi le prove?

Arnoldo: Scusa se ti ho interrotto, ho chiesto laparola durante una pausa...

Maurizio: Bene; d'accordo, ma ora sta zitto: ca­pito?... Cerco di riflettere...

Arnoldo: Fai. fai. te ne prego... Soprattutto nonvorrei... e del resto è quello che volevo direio... È vero, non si pensa mai alle cose più sem­plici... Eppure è presto fatto: si mandano leproprie dimissioni e hop là, è finita, si recitaun'altra commedia... Me ne hanno raccontatauna poco fa, ecco, un vero gioiello... È la storiadi un padre ricco, molto ricco, che ha tre figlie,le riunisce e divide fra loro la sua fortuna.(Ride) Vecchio pazzo!... Dopo va a vivere unpo' con una un po' con l'altra... Naturalmentegli cascano addosso ogni sorta di guai, duedelle sue figlie sono delle vere carogne, la terzaè una brava ragazza ma, insomma... sorvolo idettagli... È formidabile! Me ne ha parlato mionipote, mi ha detto: « Zio, la parte del vecchioè scritta per te; grottesca e patetica ma con unacerta grandezza ». Non mi ha detto se c'era del­la musica... ma possiamo sempre infilarcela,quando la storia è buona, quando è divertente...quando ci sono buoni personaggi...

Maurizio: (che ha trovato qualcosa, interrompen­do Arnoldo): Michele!

Michele: Sì?

Maurizio: Michele, abbraccerai Miriam!

Michele: Ma per far che?

Maurizio: È tua moglie, sì o no?

Arnoldo: (inquieto): Che cosa succede?

Maurizio: Mio caro, non capita solo a te di averedelle idee!

Arnoldo: Ma tu, che razza di idee hai?

Maurizio: (sospinge Michele verso Miriam): A­vanti, muoviti... prima di essere separati, primadi soffrire, bisogna che stiate insieme., doveteessere felici insieme!

Arnoldo: Tsch, tsch, tsch... Chissà dove può por­tarci tutto questo... lo ho una figlia sola, io,e non le ho dato un'educazione impeccabileperché tu la butti fra le braccia del primocalzolaio venuto...

Maurizio: Avanti. Michele, ti decidi ?

Michele: è che...

Miriam: (tendendogli le braccia): Si prova sì o no''

MIchele: (resiste mentre Maurizio lo spinge versoMiriam): Nella commedia non siamo mai...siamo sposati ma sempre separati e allora...

Maurizio: (buttandolo fra le braccia aperte di Mi­riam) Buon Dio, non star sempre a discutere!

Miriam e Michele sono nelle braccia l'uno del­l'altro. Michele rigido e impacciato cerca di star piùlontano possibile. Soffre, tenta di scherzare.

Michele: Scusate Arnoldo, ma io...

Arnoldo: Ma sì, ma sì, vai, vai, non fa niente,fai come se fossi a casa tua!... Il teatro lo siama o non lo si ama...

Maurizio: (A Michele): Stringila di più, non averpaura, non aver paura, non ti morde mica!...Ecco... Più tenero, abbandonati, è tua moglie,tu sei suo marito, vi amate, siete felici, avetedei figli, domani sarai colonnello, la vita è bel­la, siete ricchi, siete belli, avete carrozza ecavalli... Accarezzale i capelli ecco... La vitaè una sorgente di gioia, il mare è calmo, tuttobene a bordo... tenero, tenero... e ora baciala...(Arnoldo tossicchia).

Michele: Devo veramente...

Miriam non lo lascia finire, lo bacia sulla bocca,lungamente, coscientemente. Da prima Michele re­siste ma poi soccombe sotto la violenza dell'assaltoe si lascia prendere al gioco sotto lo sguardo stravoltodi Arnoldo. Maurizio si butta tra Michele e Miriame li separa brutalmente urlando.

Maurizio: La visita è finita! (Breve silenzio).

Maurizio: (a Michele): Allora? Hai capito? Haisentito qualcosa? (Michele fa un lento cennodi assenso col capo).

Maurizio: (trionfante): Bene... bene... Ricomin­ciamo... ricominciamo... Leggi la      lettera, avan­ti, leggi la lettera, amico mio, leggila come lasenti, non pensare     ad altro... abbandonati... A­vanti Michele, buttati a corpo morto...

Michele: (va meccanicamente a sedersi al suo po­sto, prende il copione, poi, come una            automa,si alza di nuovo e con voce incolore dice):Caro Arnoldo ho il grande     piacere di chiedervi,per la vita, la mano di vostra figlia Miriam...

Miriam: (si butta su Michele e lo bacia con fogapiangendo di gioia): Oh, Michele, ce         l'hai fat­ta! (lungo bacio).

Arnoldo: (si volta verso Maurizio, gli lancia un'oc­chiata feroce, mormorando): Ci     siamo! Hannogià preso l'abitudine!

Scena III

Stessa scena. Michele e Motel sono uno di fronteall'altro. Seduti vicino alla stufa ci sono gli altri.

Motel: (recitando): Capitano Dreyfus, spero chevorrete evitare alla Patria l'onta di       dare     almondo il triste spettacolo di veder trascinaredinanzi a un tribunale militare, per il delittodi alto tradimento, un ufficiale che appartieneallo Stato Maggiore dell'esercito   francese... Ave­te commesso un delitto abominevole e spero cheavrete almeno il         coraggio di sopportarne leconseguenze facendovi    giustizia da solo!

Michele: (si avvicina lentamente al tavolo e guar­da il revolver. Leggendo il suo copione):       Sivuole che mi uccida? Si parla di giustizia? Maperché? Che cosa ho fatto... Il mio           capo mi dàl'ordine di mettere fine ai miei giorni, da buonsoldato dovrei obbedire        ma... perché, perché?Perché si parla di tribunale militare? Di crimi­ne di alto      tradimento? Perché si desidera la miamorte? Per la Patria, si dice!... La Patria vuolela      mia morte?... La Patria? (Prende il revolver,lo guarda un attimo, lo porta alla tempia,         esita,poi, con forza, lo getta via).

Maurizio: (urla) Pam!

Maurizio: (recitando): Ah! Lo sapevo! Per voi èpiù facile tradire che pentirvi!... Ecco a          cosa siespone l'esercito che accetta gente come voinei suoi ranghi: disonore e      vergogna!

Michele: (leggendo il copione): Siete voi, coman­dante, voi che parlate di disonore? Voi che miaccusate ingiustamente del crimine di alto tra­dimento? Voi che       esigete che metta fine aimiei giorni quando non ho commesso nientee non so      neanche di cosa mi si accusa?... Nonho motivo di temere il giudizio di un   tribunalemilitare! Quanto alla Patria, la venero e la ri­spetto e sono pronto a          dare la mia vita per lei,ma dinanzi al nemico, non così!

Motel: (recitando): Mettete le manette a questotraditore...

Maurizio: Te ne prego, Motel, accenna almenoun gesto!

Motel: Che gesto? A chi lo faccio? Non c'è nes­suno!

Maurizio: Ci sarà un soldato, tu lo chiami conun gesto e lui ti porge le manette...

Motel: E perché non è qui?

Maurizio: Sistemeremo questi dettagli all'ultimomomento.

Motel: E io farò questo gesto all'ultimo momento?

Maurizio: Te ne prego. Oh! se nessuno di voivuol fare il benché minimo sforzo...

Motel: È divertente, non solo recito tutte le schi­fezze di questa commedia ma, per di più, mibecco dei rimproveri perché non faccio gestia qualcuno che non c'è... Comunque (sospira efa un gesto vago come se si buttasse tutti ifastidi dietro le spalle): Mettete le manette aquesto traditore... Va bene così?

Michele: (leggendo): Le manette? A me? Unufficiale dell'esercito francese? Come sopravvi­vere a questo oltraggio? Signor comandante, logiuro sul mio onore, sulla testa di mia moglie,su quella dei miei figli, sono innocente e ignorodi cosa mi si accusa...

Maurizio: Bene. Per ora fermiamoci qui...

Arnoldo: Si fa pausa?

Maurizio: Si fa pausa.

Tutti vanno a sedersi vicino alla stufa. Zalmanserve il tè.

Arnoldo: Se ci fosse una goccia di vodka... sa­rebbe...

Zalman: Non è proibito portarne...

Arnoldo: Ah, ma io non sono un ubriacone!... Nefaccio benissimo a meno... Che la portino glialtri, se vogliono...Maurizio sorseggiando il suo tè conforta Michele

           che sembra scoraggiato.

Maurizio: Su, lo vedi... si va avanti... piano pia­no... ma si progredisce... Ci sono persino dellecose che vengono bene, molto bene... Questascena, per esempio...

Motel: Penso che, quando ci sarà..

Michele: (togliendogli la parola di bocca, gentil­mente ma con fermezza): Non lo dire, non lodire... Te ne supplico...

Motel: Bene, bene... non lo dico., tuttavia, la di­visa è importante...

Maurizio: A proposito, quando saranno prontequeste divise?

Motel: Fidati di me, sarai contento...

Maurizio: Ti servi delle stampe che...

Motel: Io?

Maurizio: E chi, allora? Le ho date a te quellestampe, no? Le hai guardate?

Motel: Ci ho buttalo un occhio...

Arnoldo: Quello buono o quell'altro? (ride).

Maurizio: (a Motel): Saranno molto somiglianti?

Motel: Come, scusa?

Maurizio: Le divise, saranno esattamente comequelle delle stampe che ti ho dato?

Motel: E perché dovrebbero?... Delle vecchie stam­pe mezzo ammuffite... Puh! (fa un gesto didisgusto).

Maurizio: Sono incisioni dell'epoca. Gli ufficialifrancesi nel 1895 vestivano come in quelle in­cisioni!

Motel: Ta, la, la, ta, ta...

Maurizio: Cosa, ta, ta, ta, ta? Ti dico che eranovestiti a quel modo!

Motel: E va bene, va bene, erano vestiti a quelmodo, e con questo?

Maurizio: Allora, fai i tuoi costumi ispirandotiil più possibile a quelle incisioni, come s'eraconvenuto...

Motel: Mi ispiro... mi ispiro, d'accordo! La for­ma sarà la stessa...

Maurizio: E anche i colori!

Motel: Beh! (a Zalman): Un po' di zucchero,per favore...

Maurizio: Beh, cosa? Cosa vuoi dire?

Motel: (calmissimo, dopo aver bevuto una sorsatadi té. e masticato una zolletta di zucchero): Vo­glio dire, la forma si, il colore no.

Maurizio: Sei ammattito? È matto!... Ho com­perato apposta quelle incisioni perché avessi unmodello!

Motel: Grazie tanto! Qui regna la fiducia!... Vor­resti che facessi venire qui un regista, uno ve­ro. perché tu abbia un modello?

Maurizio: Non c'è nessun rapporto, si tratta del­la verità, la ve-ri-tà! Le divise erano blù e de­vono essere blù, si tratta d rispettare la ve­rità storica!

Motel: E chi se ne frega della tua verità storica!Te la dico io la verità, la sola, la vera: da anniho della pura lana pettinata rossa... e blù nonce l'ho... Ecco la verità! Le tue divise sarannorosse! (a tutti): Il rosso è un bel colore per de­gli ufficiali, no? (Mormorio piuttosto di approva­zione).

Maurizio: Rosso?!

Motel : Ecco... diciamo color granata, ma bada­te bene, un bel granata, non un colore pisciosoo slavato, no, un granata profondo, caldo, uncolor granata granata, ecco!

Maurizio: (sghignazzando stupidamente): Scher­zi, vero? Vuoi sfottermi, vero?

Motel: Io?

Maurizio: (urla): E smettila di dire io a tortoe a rovescio come un pappagallo...

Motel: (indicandolo col dito): Guardatelo...guardatelo!... Si direbbe che ho buttato un topomorto nel suo brodo!... Rosso, signore, rosso,con delle spalline rigonfie con le frange dorate...Con indosso una divisa come quella anche ilpiù piccolo dei nani si sente alto quanto unamontagna! (Indicando Michele): Appena l'hainfilata, il personaggio gli invaderà le budellae si metterà a vivere, a vivere dentro di lui, abollire e griderà: «innocente! innocente!», conuna verità, una convinzione... Ci sprizzerannosubito le lacrime dagli occhi e ci metteremo tuttia frignare, a frignare, sì, sì, ci scommetto...Quello che conta a teatro, quello che fa tuttoè il costume... il resto sono frescacce!

Maurizio: Motel... Motel... Calmiamoci, calmia­moci! La tua lana rossa o granata, come dici tu.la conservi accuratamente nella naftalina fino alprossimo spettacolo, allora, te lo prometto, potraiutilizzarla, anzi, sceglieremo la commedia soloin funzione del colore del tuo tessuto, ma perquesta qui mi servono dei costumi blù, blù. comenelle incisioni...

Motel: (lo guarda un attimo in silenzio, poi):Dimmelo francamente, è un capriccio o una os­sessione?

Maurizio: Motel, ti ripeto per l'ultima volta chele divise dei soldati e degli ufficiali francesi nel1895 erano...

Motel: (interrompendolo): Lo so, lo so, erano blù.decisamente blù... Ma nessuno qui, a parte io ete. ha mai avuto occasioni di vedere da vicinoo da lontano né le tue fottute incisioni né i tuoisoldati francesi del 1895 e ancora meno i tuoiufficiali, allora, se li vesti di color granata tuttisi diranno: guarda, i soldati e gli ufficiali fran­cesi portavano uniformi granata, che eleganza!...E se, per caso, c'è un tipo che dice: «Atten­zione stop, i soldati francesi del 1895 vestivanodi blù, non di rosso, nessuno gli crederà, avràl'aria di un pazzo o di un bugiardo... » Di blù,come quelli zoticoni dei nostri soldati polacchi,eh? Sarà costretto a smentirsi e ad abbandona­re la sala. E allora dove sarà la verità? Eppoi,detto fra noi, blù, granata, nero, grigio, verde,che importanza ha? Un rospo rimane un rospo,un soldato resta un soldato quale che sia il coloredella sua divisa! Che crepino tutti all'inferno frasofferenze atroci, questi banditi che servono soloa fare le guerre, che non trovino riposo, che tuttigli orfani e tutti i disgraziati che hanno buttatonella miseria e nella disperazione li perseguitino

per l'eternità, giorno e notte; a parte quelli cheson stati arruolati di forza, quei poveracci nonc'entrano, loro sono delle vittime...

Maurizio: (lo afferra bruscamente per il collo):Blu, le voglio blu! Capisci? Se mi porti divisegranata te le faccio mangiare! Mangiare, haicapito?

Motel: (Liberandosi) Bene. bene, bene! Ho capito!Blù! Blù ... Con lui non si può neanche discu­tere! Neanche dare un parere su quello che co­nosciamo meglio di lui! Non si può, no! Perché,io, io non è mica da oggi che faccio il sarto!...Non è da oggi che faccio divise!... Ho fatto an­che tonache per i curati, sissignore, prendi eporta a casa!... Proprio con quella stoffa colorgranata... E non si trattava di un curato qualsiasi,no, nossignore, aveva i gradi, era un graduato,mio caro!... E questo buono a nulla ti piglia peril collo e ti urla nelle orecchie... Non ti va bene?Eh? Quello che andava bene a un curato gra­duato non va mica bene per quel merdoso di ca­pitano giudio!!! La mania di grandezza ha per­duto tanta gente più gande e più importante dite! Fra poco vorrà anche dei berretti su mi­sura!... Blù, blù, blù... Ecco la verità storica!(breve silenzio).

Zalman: I pantaloni color granata e la giacca blùnon andrebbe bene?

Arnoldo: Bravo! Bravo! è la saggezza di Re Salo­mone che ha parlato! Rispettabile vecchio, nonc'è che dire, la tua saggezza è vasta quanto ilmio bacino!

Michele: Non è poi un'idea tanto stupida, che nepensi Maurizio ?

Maurizio: (che è seduto in disparte con la testastretta fra le mani): Me ne fotto! Faccia quel­lo che vuole... come vuole... Me ne fotto!

Motel: Vedi Maurizio, bisogna discutere sempre...1 metro e 10, 3 metri e 50... sì, si può fare... Lovedi, discutendo, si arriva a capirci!

Maurizio (salta su di scatto, tornando di colpo at­tivissimo): Bene. Tutto sistemato? E ora si po­trebbero riprendere le prove...

Arnoldo: E perché no?

Motel: Siamo qui per questo...

Maurizio: Voglio ripassare tutte le scene di Zola.Matteo...

Arnoldo: Ormai, sono Emilio in carne e ossa ! (urlabruscamente puntando l'indice contro il naso diZalman): «lo accuso»...

Zalman (levando gli occhi al cielo): Fa che la sua vo­ce lo strozzi...

Maurizio: E Matteo? Dov'è Matteo?

Arnoldo: Matteo?

Maurizio: Nathan. quello che fa la parte di MatteoDreyfus, il fratello di Alfredo!... L'hai letta lacommedia, sì o no?

Arnoldo: Mi chiede se l'ho letta !! (agli altri). Michiede se ho letto la commedia!

Maurizio: Silenzio! Silenzio! Che combina questoNathan? Non c'è mai! Ha accettato la parte enon viene mai alle prove?

Motel (a voce bassa): Maurizio, ti devo dire una co­sa... è molto occupato...

Maurizio: E noi no ? Viviamo d'aria fresca, noi?

Motel: (sempre a voce bassa): Non è questo, nonè il lavoro che lo tiene occupato...

Maurizio: E cosa, allora?

Motel: (sempre più piano, all'orecchio di Maurizio):Si allena!

Maurizio: Si allena?

Motel: Scchh!... con altri gruppi; è tutto un grup­po... di giovani... di meno giovani... Imparanoa battersi!

Arnoldo: Cosa ?!!

Motel: (in un sol/io): Un gruppo di difesa!

Arnoldo (anche lui a voce bassa): Contro chi?

Motel: Tu che ne pensi?

Arnoldo: Ma è matto! Ha perso la testa, il tuo Na­than ! Non è normale, è un pericolo pubblico,ci metterà nei pasticci! Oi, oi, oi, oi... sentopuzza di galera... Oh il mio cuore, il mio cuo­re! Presto, una sedia, mi sento male...

Motel: Non è il caso di prendersela, l'hanno fatto aLodz quel gruppo, mica qui!

Maurizio: Ma allora, Nathan...

Motel: Proprio così, è partito... Sai, suo fratello hauna bottega laggiù... allora, il fratello, gli hachiesto di raggiungerlo per aiutarlo, nel cosid­detto negozio, ma la vera ragione è che laggiùc'è una associazione, « I Leoni di Sion », cosìsi chiama e Nathan. giustamente...

Arnoldo (interrompendolo): I Leoni di Sion?Ah,che coglioni, che coglioni!...

Maurizio: Allora, non potrà recitare...

Motel: Credo di no, poiché...

Maurizio: Incredibile ! Incredibile !... e se ne vacosì, senza avvertire...

Motel: A dire il vero, vedi, ha avvertito me... Mi hadetto di dirtelo direttamente, lo capisci, nonvuole che si sappia... Se mai sua madre venis­se a...

Arnoldo: Ma non possono starsene tranquilli ? Ep­poi ci stupiamo se ci prendiamo dei bei calcisul grugno...

Motel: (a Arnoldo): Giustamente...

Arnoldo: Giustamente, cosa ? Giustamente cosa, si­gnor coglione ? Sei tu, proprio tu che vuoi spie­gare le cose a me ? I Leoni di Sion vogliono far­ci divorare in un boccone solo, divorare !... Losai che cosa vuol dire starsene al proprio po­sto, non andare a cercare pidocchi sulle teste diquelli che sono più forti di te, non volersi cre­dere uomini quando si è soltanto merde?

Maurizio (a Motel): E tu non me ne hai parlato?

Motel: Di cosa?

Maurizio: Della sua partenza...

Motel: Maurizio, se te ne ho parlato proprio ora!

Maurizio: Ma prima? Perché non mi hai dettoniente prima?

Motel: Non voleva che si sapesse per via di sua ma­dre...

Maurizio: Sì, ma dopo?

Motel: Dopo cosa, Maurizio?

Maurizio: Subito dopo la sua partenza...

Motel: Sinceramente, non ho voluto annoiarti conquesta storia, hai già tante di quelle grane iNon è una commedia facile e hai scarsità di at­tori... eppoi con Michele che... insomma mi sondetto: « Lascialo in pace, tu sei qua per aiutar­lo. non per fargli perdere la testa e dargli deifastidi ». Ecco...

Maurizio: Ecco ! Così da quindici giorni mi chie­do dov'è finito Nathan-Matteo e lui è a Sion...

Motel: No, a Lodz, da suo fratello, è il gruppo chesi chiama...

Maurizio: Sta zitto ! Sta zitto !... E ora, ascoltamibene: se mi rivolgi ancora la parola rischi lapelle ! La pelle, hai capito? (Silenzio).

Arnoldo: Allora si prova, sì o no ?

Maurizio: Personalmente ritengo di aver provatoanche troppo !... Potete considerarvi liberi, defi­nitivamente e totalmente liberi !... Tornate a ca­sa e restateci ! (Silenzio. Tutti si guardano co­sternati).

Motel: (si batte per tre volte l'indice sulla frontementre mormora agli altri): E lì che non fun­ziona... Lì dentro...

Escono. Maurizio resta solo, prostrato, tenendo­si il capo fra le mani.

SCENA IV

Michele e Miriam

Michele: La conosci la storia di Giacobbe di Kobryn che saliva in cielo tutti i venerdì sera perpassare il Sabato faccia a faccia con Dio??

Miriam: E uno scherzo?

Michele: Niente affatto... Succedeva a Kobryn, tunon lo sai dov'è Kobryn, e neanch'io, ma non haimportanza; questo Giacobbe ci viveva tutta lasettimana, da solo, da uomo giusto e santo. Stu­diava e commentava il Talmud con i suoi allievidella Yeshivà ma il venerdì sera, invece di fe­steggiare il Sabato con gli altri ebrei di Kobryn,spariva... Alcuni dicevano che era talmente sag­gio che Dio non poteva fare a meno del suo con­siglio in quel Santo giorno... altri, più numero­si, sogghignavano e immaginavano ogni sorta dicose; parlavano di doppia vita, di un legame, diqualche vizio segreto e vergognoso che il vec­chio poteva soddisfare soltanto il giorno del Sa­bato... Comunque sia, era l'argomento principedei pettegolezzi di tutta Kobryn !... Specialmen­te un uomo. Schiomo lo sciancato, era divoratodal desiderio di sapere cosa potesse combinaredi losco questo Giacobbe, tanto santo e virtuo­so durante la settimana e tanto depravato ilSabato ! Un venerdì sera, non reggendo più, losciancato decise di seguirlo, fece avvertire isuoi vicini e si mise alle calcagna di Giacobbe,persuaso non di finire in cielo, ma piuttosto inquel genere di posti che si chiamano 'bordel­li'... Si vedeva già mentre salutava Giacobbecon una ignobile strizzatina d'occhio lanciando­gli una frasetta del tipo: «Allora, ci innalziamo,eh ? », per poi correre a raccontare la cosa atutti i creduloni di Kobryn e dintorni... Aspet­tando il ritorno dello sciancato l'intera cittàstava sui carboni ardenti e ognuno si ripeteva:« Lo sciancato ci dirà, lo sciancato ci dirà ».Finalmente avrebbero saputo!L'indomani, Schiomo tornò: sembrava più sbi­lenco del solito. Da prima non voleva dire nien­te e, del resto, ansimava troppo per poter par­lare... Infine, assillato dalle domande, disse:«Voi mi chiedete, gente di poca fede, se Giacobbe, il giorno del Sabato, si innalza sino aDio? Ebbene sappiate, fratelli miei, che eglisale molto più in alto, molto più in alto! ».Poi li piantò in asso e digiunò fino al Sabatoseguente !... Molto tempo dopo fece il raccon­to della sua spiata a qualche intimo. « Dunque,quella sera, io, lo sciancato, ignobile, scettico,stitico mi misi alle calcagna di Giacobbe, ilSanto... Prendemmo il sentiero del bosco e ar­rivati al limitare egli entrò in una capanna chia­ramente abbandonata da molto tempo. Io midissi: 'Guarda, guarda, è dunque là che il co­niglietto raggiunge la sua coniglietta', e giàmi compiacevo della mia perspicacia; ma eccoche egli esce fuori quasi subito, s'era limitatoa cambiare il suo abito nero da studio e da pre­ghiera con un rozzo vestito da contadino. Ave­va anche un'accetta... 'Guarda, guarda, eccoche si traveste!'... Solo che era molto più cheun travestimento: sembrava un'altra persona !Non camminava più a passettini ma a grandifalcate, ampie ed elastiche... un vero uomo deiboschi!... Benché molto più giovane di lui.per non rimanere indietro dovetti mettermi acorrere !... Alla fine arrivammo in uno spiaz­zo che la luna illuminava in maniera quasi ir­reale; al centro c'era una bicocca di tronchet­ti e terra battuta ! Giacobbe spinse la portasconnessa ed entrò come in casa sua: era ar­rivato a destinazione, non c'erano dubbi ! Miavvicinai col cuore che mi batteva forte: stavoinfine per vedere la faccia di colei che egliraggiungeva ogni settimana e mi immaginavogià qualche robusta contadina polacca biondae grassa come una vacca... Incollai l'occhio al­l'unico finestrino e ciò che vidi mi spaventò;provai tanta di quella vergogna che desideraimorire sul colpo e marcire e sparire per sempre;sì, egli era vicino a Dio e anche più in alto,molto più in alto... Immaginatevi una capannasenza fuoco, senza acqua, senza vicini intornoe dentro una vecchia, prostrata su un paglie­riccio coperto di vermi e di insetti, vicino a leiun vecchio cane e una specie di capra; si po­teva chiamarla così senza insultare tutte le ca­pre della creazione? Giacobbe rideva, parla­va forte, scherzava con la vecchia, vezzeggia­va il cane e, di tanto in tanto, faceva persinouna carezza alla capra, che stava morendo inpiedi. Malgrado che il finestrino fosse chiuso,il puzzo di rancido, di vecchio, di marcio miafferrò alla gola e dovetti allontanarmi un po'per respirare. Giacobbe, felice come un pescenell'acqua, si dava da fare come una vera ca­salinga, fece un fuoco, poi un brodo per ladonna e il cane, imboccò lui stesso la vecchiareggendole il capo con una mano, poi spazzò,lavò la vecchia e i suoi pochi stracci, dopo averpreso l'acqua Dio sa dove, forse a un fiume aqualche chilometro da là ? lo non avevo piùla nozione del tempo, non toccavo terra, flut­tuavo nell'aria, incapace di andarmene... Ve­devo quella donna, che non avrei osato toccareneanche con la punta delle dita, vedevo quellamiseria, quel cane rognoso che leccava il visodi Giacobbe, poi sentii la vecchia: parlava esapete cosa ? Polacco ! Parlava polacco! Nean­che ebrea era! E lui, come le rispondeva ? Inpolacco, con il vero accento di un contadinopolacco!... E’ là che sentii che Giacobbe eraben più in alto, ben più in alto... Si coricò inun angolo della capanna e si addormentò delsonno del giusto; io credo di aver passato lanotte lì fuori, a camminare, a pregare, a pian­gere, tanto mi faceva male la mia anima sbi­lenca...« L'indomani mattina all'alba egli tagliò dellalegna, piantò dei legumi, bruciò le erbacce...Infine aiutò la vecchia ad alzarsi e le fece fareun giretto, e allora capii che era cieca. Lo chia­mava figlio e gli carezzava il viso con le suedita pustolose e scheletrite... Sono tornato in­dietro correndo e mai ho corso tanto veloce,né così a lungo... era come se, a spingermi, fos­se una forza sovrannaturale »... Allora, tutti co­loro che avevano ascoltato quel racconto si dis­sero: « Ben più in alto, ben più in alto »!...Ecco, questa è la storia di Giacobbe di Kobryn... Credi che sia vera?

Miriam: Boh!... A prima vista non direi!

Michele: Per me è una storia vera!... Invece, l'al­tra storia, quella che Maurizio vuol farmi in­ghiottire... ho un bel sapere che è vera, non ar­rivo a crederci. Oh! se lui parla dell'Isola deldiavolo, o della prigione, o di gemere, o di sof­frire in silenzio... beh, può andare... ma quan­do quel tizio deve proclamare la sua innocen­za, il suo amore per la bandiera, il suo amoreper la Francia, il suo amore per l'esercito, allo­ra... (gesto di impotenza)...

Miriam: Detto fra noi, credo che tu fai una mon­tagna di una cosa da niente, se ti lasciassi an­dare un po'...

Michele: Eccola, parla come suo padre !... Io pen­so spesso che abbiamo avuto davvero una bel­la fortuna!... Ti rendi conto se il vero colpe­vole, quell'Esterhazy, fosse stato ebreo anchelui ?... Comunque, era pur sempre uno stranie­ro, l'onore era salvo !... (Salutando): Viva laFrancia ! Viva l'esercito!

Miriam: (ridendo): Bestia che non sei altro! Midevi credere, non si sta male in Francia ! Io houn cugino che ci vive, di tanto in tanto miscrive anche: è molto contento!...

Michele: E' nell'esercito ?

Miriam: Ma no ! Che idea ! Non so bene che fac­cia, lavora...

Michele: Scrivigli di diffidare, di stare attento, làsi degrada senza pietà, un bel giorno ti strap­pano i bottoni e ti ritrovi coi calzoni alle ca­viglie e il culo nudo davanti a un esercito diantisemiti sull'attenti, che ti sputano sul gru­gno urlando: « Morte ai giudei ! Morte ai mac­cabei! ». No, non sarò mai capace di recitarecome si deve la parte di quel personaggio nédi nessun altro, ma queste prove mi avranno lostesso insegnato una cosa: il peggio che possacapitare a un ebreo è sentirsi a casa sua in unqualsiasi posto...

Miriam: Così, se ho ben capito, non si andrà maia vivere in Francia?

Michele: E chi parla di partire?

Miriam: Dove andrai tu, andrò io, amore mio...

Michele: E a che titolo?

Miriam: La moglie non deve seguire il marito?

Michele: E chi parla di matrimonio?

Miriam: Mio piccolo signore, mi sembra che, io evoi, e in pubblico...

Michele: Non ricordo affatto di aver pronunciatodavanti a testimoni quella fatale parola, miapiccola signora...

Miriam: Oh, la canaglia! Ti stai sgonfiando?(Tenta di schiaffeggiarlo, ma ride troppo e glicasca fra le braccia. Lungo bacio. Arnoldo eZina entrano).

Zina (sulla soglia): Oh, guarda, guarda come sonocarini...

Arnoldo: (dopo aver tossicchiato): Michele, stailavorando? Cerchi ancora il tuo personaggio,eh ? Non ho mai visto un attore tanto coscien­zioso... Ehi. ehi, potete smettere ora, riposate­vi, rilassatevi un po'... Zina, non prendere ab­bagli, ciò che vedi non significa niente, non tidar da fare a andare in giro con la tua lingualunga due chilometri!... È un esercizio, un'ideadi Maurizio, insomma, quando dico un'idea, vo­glio dire un trucco per far sentire qualcosa a...insomma è per aiutarlo, capisci? È un esor­diente... In famiglia amiamo il teatro, l'abbiamo nel sangue, così, Miriam gli dà una mano,ecco tutto... Va già bene, ora, potete provareun'altra scena! ...Michele, ragazzo mio, im­provvisa qualcos'altro, canta un po', anchequesto aiuta sai, scioglie...

Zina (bacìa Michele e Miriam che si separano a fa­tica): Allora, angioletti miei, a quando la bal­doria?

Arnoldo: Te ne prego, Zina, non scherzare conme...

Zina: E chi scherzerebbe con te? Del resto, tu ri­di solo alle tue idiozie...

Arnoldo: (piuttosto fieramente)-. E' vero, è vero...Entra Zalman precedendo un signore molto di­stinto, vestito con abiti domenicali.

Zalman: Come ? Siete voi? Che ci fate qui ?

Arnoldo: Cosa ci facciamo? Come ogni giorno,vecchio, siamo venuti nel vostro tempio ad ado­rare il Signore nostro Dio, e a pregare e a la­mentarci perché, per noi, la vita non è che unlungo singhiozzo, infelice popolo eletto e rie­letto e rieletto e rieletto (si batte il petto don­dolandosi avanti e indietro come in Sinagoga).

Zalman: Vai a dire queste minchionate nel tuocortile... Stasera non ci sono prove.

Arnoldo: E in onore di chi?

Maurizio entra con Motel.

Motel: Lo giuro sui miei figli, Maurizio, le avrai...Su. fammi credito... e tutte cucite a mano,niente macchina!...

Arnoldo (a Maurizio) Hai sentito, Maurizio, haisentito?

Maurizio: Sentito cosa? Arrivo ora...

Arnoldo: Quel vecchio fesso pretende che non cisono prove...

Zalman (a Maurizio): Otto giorni fa ti ho detto:« Maurizio, fra otto giorni ci sarà una confe­renza » e tu mi hai risposto: « Ah. bene »...Te ne ricordi?

Maurizio: è possibile... E allora?

Zalman: Allora... ecco...

Col gesto presenta l'uomo ben vestito che erarimasto un po' in disparte. Maurizio lo salutacon un cenno del capo. L'uomo risponde alsaluto con un altro piccolo cenno del capo.Sembra un po' a disagio.

L'uomo: Dottor Wasselbaum... Sono desolato di...rubarvi, in un certo senso, la vostra sala...

Maurizio: (A Zalman): Allora, niente prove? Be­ne... Non si riesce mai a farle! Non lo dicoper voi, signore...

Wasselbaum(con un filo di voce): Dottor Was­selbaum...

Maurizio: (proseguendo): Non lo dico per voi, matutte le sere succede qualcosa... diventa...

Wasselbaum: Sinceramente desolato...

Maurizio: A che ora è la vostra conferenza?

Zalman: (intervenendo): C'è solo il tempo di si­stemare le panche, di mettere un tavolo, unacaraffa e un bicchiere...

Wasselbaum: Veramente, ho chiesto la sala conun po' di anticipo per familiarizzarmi, in uncerto senso, con il posto...

Zina (falsamente ammirativa): Pitch-patch...

Wasselbaum: È la mia prima conferenza qui e,come dire ?... Sono preoccupato, temo, insom­ma... Voi dovete conoscere questo stato megliodi me...

Arnoldo: Avete il trac, vero?

Wasselbaum: In un certo senso, si...

Arnoldo (agli altri) Ha il trac! (a Wasselbaum):Vorreste fare una prova?

Wasselbaum: In un certo senso,sì.

Arnoldo: (agli altri): Vuol provare...

Maurizio: Perfetto! Perfetto!... Provate... noi. Cer­cheremo di farlo in un altro momento, domani,forse, chissà? Con un po' di fortuna... Buona­sera, signore... Vi lasciamo la sala. (Tutti sipreparano a uscire).

Wasselbaum: Ma non mi disturbate affatto, datoche siete qui... se osassi, vorrei chiedervi di...Forti della vostra esperienza di attori, forse mipotreste aiutare, consigliare sul modo, la ma­niera...

Arnoldo: Vi piacerebbe che vi facessimo da pub­blico, vero?

Wasselbaum: In un certo senso, se non temessi diabusare...

Tutti guardano Maurizio che alza le spalle, sec­cato e raggiunge la porta; resterà fermo sullasoglia mentre gli altri si vanno raggruppandoattorno a Wasselbaum.

Motel: E di che tratta la vostra conferenza?

Wasselbaum: Della Terra Promessa... (ammirati­vo fischio generale).

Motel: Bel soggetto...

Arnoldo: Interessante... Interessante...

Zina: E la Terra Promessa cos'è esattamente, pervoi? Biribidjan, Pitchepoi. New-York, la Pa­lestina?

Wasselbaum: Il luogo ha poca importanza, nonc'è che uno stato ebraico, secondo la teoria diTeodoro Herzl... Ossia, la Terra Promessa: lostato ebraico, indipendente, sovrano!

Motel: (si avvicina un attimo a Maurizio per dir­gli qualcosa all'orecchio): Oi. oi, oi, guai anoi ! Se è un sionista, uno vero, non riavremomai più la sala!

Zina: Lo stato ebraico, lo stato ebraico, è prestodetto ! Dov'è il vostro Stato, in questo mo­mento?

Wasselbaum: Nel cuore di ciascuno di noi...

Zina: Ah, bene ! Molto bene... Cosi, almeno, nonprenderà freddo...

Wasselbaum: è proprio questo il tema della miaconferenza: come questo Stato ebraico che de­sideriamo, che portiamo nel cuore può diventa­re, domani, grazie al nostro amore, grazie ainostri comuni sforzi, una realtà! Con poche parole esporrò anche lo sforzo magnifico, l'am­mirevole dedizione di un gruppo di pionieri,nostri fratelli, che preparano laggiù, per noi, ilgrande ritorno!

Zina: Ma laggiù, dove?

Arnoldo: In Palestina, no?... Dove altro vuoi chesia?

Zina: Ah, e allora, perché non lo dice? Si vergo­gna?

Maurizio (da dove si trova):«Il grande ritorno?»Personalmente non desidero tornare da nes­suna parte, penso sia meglio tentare di impor­si in quanto ebrei e in quanto esseri umani, chehanno diritti e doveri eguali agli altri esseri u­mani, nel Paese dove il caso e i nostri genitorici hanno fatto nascere! È chiedere troppo?

Michele: Imporsi? Come Dreyfus in Francia?

Maurizio: E perché no ? Ha finito col diventaregenerale, lo sai? Del resto, non siamo coinvol­ti soltanto noi; l'odio non è buono per nessu­no e se un giorno arriveremo a guarire gli an­tisemiti della loro lurida e vergognosa malat­tia, è il mondo intero che starà meglio, quelgiorno, tutti respireranno con più gioia, i lorofigli saranno più belli, le loro donne più fe­lici...

Arnoldo: Intanto, però, è una malattia meno pe­ricolosa per loro che per noi...

Zina: Sì, prima di guarirli faremo meglio a vacci­narci, noi...

Wasselbaum(a Michele, senza badare a Mauri­zio): Voi avete, caro signore, evocato i marti­rio del capitano Dreyfus... È precisamente acausa di quel tremendo affare Dreyfus che Teo­doro Herzl, che si trovava per caso a Parigi, aquell'epoca, sentì l'assoluta necessità di unoStato ebraico, indipendente, libero e sovrano...

Michele: Scusate, secondo voi, nel vostro Stato...là, libero e sovrano e tutto... ci sarà un eser­cito?

Wasselbaum: Pardon?...

Michele: Sì, lo sapete, no? Dei soldati, degli uf­ficiali, qualche cannone, un esercito, insom­ma?

Wasselbaum: Suppongo di sì, non lo so... comenegli altri Paesi, senza dubbio... Sarà un Pae­se come gli altri, come tutti gli altri...

Zina: Come sarebbe a dire ? Per noi ebrei un Pae­se come tutti gli altri?! Allora, a che ci servi­rebbe essere ebrei?

Michele: E in quell'esercito, signore, ci sarannodegli ebrei?

Zalman: Se mi lasciaste sistemare le panche, primadi venire alle mani...

Arnoldo: Un momento, un momento, non abbia­mo ancora fatto fare le prove al signore!... A­vanti, snocciolateci tutto d'un fiato il vostrodiscorso, poi vi diremo come sistemarlo per­ché sia molto moderno e così via...

Wasselbaum: Ve ne sarò infinitamente grato...

Arnoldo: Snocciolateci il tutto...

Wasselbaum: Pardon...

Arnoldo: Diteci il vostro poemetto; signore, denu­datevi come se foste davanti al pubblico... Nonvi interromperemo; prenderemo solo degli ap­punti e dopo si discuteranno i dettagli puntoper punto...

Wasselbaum: Siete molto gentili, davvero non socome...

Motel: Siamo qui per aiutarvi...

Wasselbaum (estraendo di tasca alcuni fogli): Hogià fatto delle conferenze, ma in Svizzera e ininglese, qui, in yiddisch, è la prima...

Zina (interrompendolo e quasi alzandosi): Bene, at­tacca, sì o no? Non resteremo qui tutta la not­te! (Arnoldo la fa risedere).

Wasselbaum (si concentra, si schiarisce la voce,poi dice): « Miei carissimi fratelli»... (ripren­de fiato).

Arnoldo: (approfittando della pausa, si precipitaverso di lui): Permettete, permettete... Vogliodirvi una cosa molto importante... Ecco, qui,in questa sala tutti parlano, è un'abitudine, chesi tratti di teatro, di conferenza o di veglia mor­tuaria, tutti parlano e forte! Allora, se voi nondite tre volte: «silenzio, silenzio, silenzio, perfavore » prima di cominciare a raschiarvi la go­la a questo modo (si raschia rumorosamente lagola) non riuscirete a farvi sentire! Altra cosa: « Miei carissimi fratelli », bisogna dirlomolto forte, con voce ben timbrata, non timi­damente, a mezza bocca; devono sentire che sicomincia!  Deve essere come uno scoppio(urla): «Miei carissimi fratelli»!... Capito?

Maurizio (dal suo posto): Ma no, si direbbe uncarrettiere ubriaco che insulta i suoi cavalli,non si tratta di urlare... Voi avete detto « mieicarissimi fratelli » vocalmente abbastanza for­te; ciò che mancava era la convinzione! Lacon-vin-zione! Non si sentiva assolutamenteche vi indirizzavate ai vostri fratelli!

Zina: E perché « miei carissimi fratelli »? Che è« miei carissimi fratelli »? Perché non « Buo­nasera ragazzi»!... o «Salute alla compagnia»?

Motel: « Salve compagni »! Così va bene, cosìfunziona! Un giorno, due o tre anni fa, non ri­cordo, ho sentito un tale fare un discorso... nonricordo neanche dove né su cosa, ma mi ricordoancora del suo « Salve compagni » ...l'ho ancora nell'orecchio: « Salve compagni »!

Arnoldo: Povero idiota!... « Salve compagni »...Era un bundista o un bolscevico, il tuo tipo,non un sionista, lui è un Sionista non un bun­dista o un bolscevico...

Motel: E con questo ? I bundisti o i bolscevichihanno forse comprato la parola compagni ?Tutti possono usarla, anche i sionisti, le paro­le sono libere, sono...

Zina: No, no, ... « Salve compagni » fa pensare alBiridijan dove il piccolo padre Stalin vuole imprigionarci tutti per farci lavorare le rocce!

Arnoldo: E come si fa a lavorare le rocce?

Zina: Appunto, lui comincia con « salve compa­gni » e tutti si alzano e scappano per andarsi aBarricare nelle loro case...

Motel: Forse, solo che, « miei carissimi fratelli »,puzza di questua e, è anche pericoloso, indi­spone, si chiederanno: ecco qua un altro que­stuante, e ascolteranno distrattamente, svoglia­tamente, penseranno ai risvolti da impunturare, alle fodere da tagliare, alle maniche daattaccare...

Zina: Chiederete soldi ?

Wasselbaum: (un po' smarrito non risponde a Zi­na, cerca di seguire ciò che succede; tutto ètroppo veloce per lui).

Zina: (urlando per attirare la sua attenzione): Chie­derete soldi ?

Wasselbaum: (sussulta, poi allarga le braccia insegno di ignoranza): Tutto dipende dal Comi­tato locale, io non mi occupo dei dettagli, so­no invitato dal Comitato locale che organizzala conferenza come meglio crede, io vengo, par­lo e me ne vado... Il mio ruolo è piuttosto quel­lo di...

Arnoldo: (interrompendolo): Il Comitato locale?Oi, ci siamo... la riunione! Ma si, è così, èper questa sera allora? Ho anche ricevuto unaconvocazione... accidenti, me n'ero completa­mente scordato... Allora è per stasera e voi sie­te l'eminente...

Zina (interrompendolo): Sei sionista?

Arnoldo: E perché no?

Zina: E vuoi andare laggiù, allora?

Arnoldo: Io? Ma sei matta? Alla mia età, neldeserto, coi selvaggi?

Wasselbaum: Si esagera molto, non è proprio ildeserto, quanto ai « selvaggi » — come li chia­mate voi — noi intratteniamo eccellenti rap­porti con molti di loro...

Miriam (che si diverte moltissimo): Scusatemi sevi interrompo, signore, ma vorrei segnalare atutti che vi state discostando leggermente dalnocciolo della questione...

Arnoldo: Ah, bene? E qual é il nocciolo della que­stione, cuoricino di papà tuo, luce dei miei tri­sti giorni, perla della mia corona ? (alzandosi),a Wasselbaum): È mia figlia...

Wasselbaum: Rallegramenti...

Miriam: Beh, avete finito coi convenevoli?

Arnoldo: Avanti, spiegati... Ha una testa! Un cer­vellone...

Miriam: Non si sa ancora come il signore deve co­minciare il suo discorso!

Arnoldo: è vero, è vero, non ci pensavo più...Cerchiamo, amici, cerchiamo...

Michele: E perché no « Buonasera signore e si­gnori... »?

Arnoldo: No. no, è troppo formale.

Zina: Fa anche funerario; « Buonasera signore e si­gnori » Pouh!  Mi viene da piangere per quan­to è triste!

Arnoldo: « Miei carissimi fratelli », in fondo, nonè tanto male se, come dice Maurizio, è dettocon convinzione e abbastanza forte da far zit­tire la gente.

Motel: « Cari fratelli », forse?

Zina: « Fratelli »!

Arnoldo: Cosa?

Zina: E perché io «Fratelli», e basta?

Arnoldo: Non vuol dir niente « Fratelli » così, dasolo...

Zina: Come non vuol dir niente?

Arnoldo: « Fratelli », « Fratelli », dov'è il verbo?

Zina: E in « Miei carissimi fratelli », dov'è il verbo?

Arnoldo: Scusa, non è affatto Io stesso...

Zina: Sì, è esattamente lo stesso...

Maurizio: Ci siamo, ci siamo, ricominciate ! Vi li­tigherete anche per questo? Il signore dirà quel­lo che vuole, che ve ne fotte a voi?

Wasselbaum: In verità, sul serio, i vostri discorsimi hanno come dire, scosso, in un certo senso,non so più bene... È vero che «miei carissimifratelli » è una formula piatta, vecchia, stan­tia anche, ci vorrebbe forse qualcosa di più vi­vo, di più nuovo!

Motel: (urlando): Ebrei!

Arnoldo (sussultando per lo spavento): Che gliprende? È diventato matto?

Motel: Semplicemente « Ebrei », è una formula,no?

Arnoldo: Non capisco.

Motel: Dice «Ebrei», eppoi seguita col suo tral­lallà. Ecco... Non è moderno, questo?

Zina: (dopo aver riflettuto): Può urtare...

Motel: Chi? Ci saranno solo ebrei, no?

Zina: Per questo può urtare!

Wasselbaum: E che ne direste di «Cari amici»e basta?

Zina: Come «cari amici»? Lui arriva, non cono­sce nessuno e vuole già chiamarci «cari ami­ci »?

Wasselbaum: È una formula...

Zina: In Svizzera, forse, ma non qui, signore, nonqui! Qui è duro, molto duro farsi degli amici, io per esempio non ne ho neanche uno!Eppoi, prima di tutto, cosa sono esattamentei vostri ebrei che vivono in Svizzera e parlanoinglese?

Wasselbaum: Era il Congresso mondiale...

Zina (scaldandosi): Bù, bù, bù... Mondiale Chomondiale, Congresso Chomocongresso... Misembrano dei belli sfrontati, sì: « inglese ! ».Non possono parlare yiddisch come tutti gli al­tri? Non è abbastanza chic, per loro?

Maurizio: Non è questo il punto... Ve l'ho già det­to, signore, l'importante è essere sinceri, eccoil problema, il vero problema... Qualsiasi cosavogliate dire dovete crederci, dovete esseresemplice e credere in quello che dite: l'arte ètutta qui!... Non si impara per caso, del restonon si impara, si sviluppa, si coltiva, ma o lasi possiede, altrimenti, inutile cercare di essereun attore o esibirsi in pubblico.

Arnoldo: Non dimenticate anche che dovete gri­dare forte, sennò nessuno smetterà di parlare:sono dei tali chiacchieroni qui, non potete aver­ne idea...

Motel: Se volete sarò io a gridare « silenzio, si­lenzio, silenzio », mentre voi vi schiarite lavoce...

Wasselbaum: Troppo gentile, ma ritengo che ilpresidente del Comitato locale dirà qualche pa­rola prima di...

Zina: (interrompendolo): Chi è il presidente?

Arnoldo: E’ Wajsbrot... il figlio, ha una voce pe­nosa, è asmatico, lui non lo si sentirà per nien­te, questo è certo, e per di più non ha alcunaautorità, una volta (ride con le lacrime)... unavolta...

Zina: Wajsbrot? Il figlio?! E’ sionista, ora?

Arnoldo: (diventando serio di colpo): Sì. Perchéno ?

Zina: Lo era anche prima?

Arnoldo: Quello che era prima non conta! E io,allora, cosa ero prima?

Zina: Un imbecille e non sei cambiato...

Arnoldo: (fieramente): E’ vero... è vero...

Zalman: Beh, non c'è che dire, cominciamo bene!Ora, se potessi sistemare le panche mi andreb­be proprio a fagiolo... Andate... Sciò, sciò,sciò... pollastrelli, andate a starnazzare fuori...

Wasselbaum: Dal profondo del cuore...

Arnoldo: (interrompendolo): Non è niente, per ca­rità... È naturale, ci si deve aiutare fra noiebrei, altrimenti, chi ci aiuta? (ride, contentodi sé. Si scambiano saluti e strette di mano.Arnoldo, piano a Motel): Non va bene perniente, anzi, va malissimo... sarà di sicuro ungran fiasco...

Scena V

E notte. Arnoldo e Zina stanno dipingendo deglianonimi fondali di scena. Zina si ferma per riflettere.

Zina: C'è una cosa che ancora non riesco ad af­ferrare...

Arnoldo: Una sola?

Zina: Ho letto e riletto la commedia, ho assistitoa parecchie prove eppure...

Arnoldo: (smettendo anche lui di dipingere): A­vanti, dai, ho fretta di sapere cos'è che è potutosfuggire alla tua leggendaria perspicacia!

Zina: Riguarda Dreyfus.

Arnoldo: Ah! ah! Bel personaggio, molto comples­so. un po' piatto, malgrado tutto, un po' linea­re... calcolando bene ha meno battute di Zola,eppoi non ha la sua importanza, la sua fogala sua potenza (urla bruscamente puntando unaiuto verso il cielo): «lo accuso!».

Zina: (fa un balzo indietro): Oi, quando perderaiil viziaccio di ruggire a questo modo nelle o­recchie della gente?! Potevi assordarmi!

Arnoldo: Se devo scegliere preferisco ammutolirti!

Zina: Con me non devi né scegliere, né urlare!

Arnoldo: Ah, scusami, non urlavo, recitavo!

Zina: La prossima volta vai a recitare più lontano,all'aperto, nei campi, con le vacche, loro po­tranno risponderti sullo stesso tono! ...Mi ron­zano le orecchie!

Arnoldo: (prendendola teneramente per le spalle):Lo vuoi sapere, ieri sera, rientrando a casa, sta­vo quasi per parlare di... insomma di noi a Mi­riam... eppoi, all'ultimo momento, non hoosato...

Zina: Ma tu credi sul serio che, da qualche tem­po, non abbia dei sospetti?

Arnoldo: Sospetti? (la lascia andare precipitosa­mente): Miriam? Tu credi possa pensare cheio, suo padre, io... con te?

Zina: E perché no?

Arnoldo: E vero, è vero: perché no? Ma vedi,pure, preferisco non parlargliene... siano duevecchi ruderi, ormai... (si rimette a dipingere).

Zina: lo non sono mica tanto vecchia: (Silenzio.Anche lei riprende a dipingere, ma svogliata­mente).

Arnoldo: (sospendendo): Che stavi dicendo?

Zina: Io?

Arnoldo: E chi, allora? Parlavi, no?

Zina: E che ne so? Mi togli sempre la parola dibocca, mi urli nelle orecchie e dopo mi chiediche stavo dicendo...

Arnold: Da un minuto all'altro non ricordi quelloche volevi dire?

Zina: Eh, sì! Se mi interrompo, dimentico!

Arnoldo: Bene, vuol dire che non era niente d'im­portante!

Zina: Non è questione di importanza, è questionedi memoria!

Arnoldo: Ora perdi anche la memoria? Andiamobene! (Zina scrolla le spalle senza rispondere.Silenzio. Riprendono a dipingere).

Zina: (sospendendo): Era a proposito di Dreyfus?

Arnoldo: Cosa?

Zina: Quello che dicevo...

Arnoldo: Chiedi a me quello che dicevi tu?

Zina: Sì, era a proposito di Dreyfus; c'è una co-setta che mi sfugge...

Arnoldo: No? Non è possibile!...

Zina: Se mi interrompi sempre...

Arnoldo: Dai. vai. ti ascolto...

Zina: Secondo te; che cosa ha veramente fatto quelmascalzone per ritrovarsi ai lavori forzati conun processo e tutta quella storia sul gobbo?

Arnoldo: Cosa? Ma brutta stupida, non ha fattoniente, niente, è innocente, innocente!... È que­sta la commedia! È tutta qui!!!

Tina: Innocente?

Arnoldo: Sì sì, innocente! Lo accusano a tortoperché è ebreo! Lo capisci che vuol dire?

Zina: Sì, « ebreo », lo so, ho già sentito questa pa­rola una o due volte...

Arnoldo: Allora hai capito, no?

Zina: Ho capito, grazie, è facile da capire: non,non ha fatto niente, è innocente!... D'accordo,è questo che dice la commedia! Ma della com­media me ne sbatto: quello che è successo veramente a Parigi, è questo che ancora non so!

Arnoldo: (gridando): È successo esattamente quel­lo che racconta Maurizio nella sua fottutacommedia!

Zina: Sì, sì, sì... ma io non ci credo! Maurizioscrive per far piangere le donnette in pienamenopausa; ma a me non mi farà piangere, iomi curo, io conosco la vita, io... In Francianon si sbatte un uomo in galera solo perché èebreo, qui sì, in Francia no! Non esiste!... Bi­sogna che ci sia almeno un piccolo indizio diqualcosa che non va... in seguito avranno gon­fiato la cosa perché lui era pur sempre unebreo!... Non dico di no, è possibile, ma inpartenza, proprio all'inizio. quando l'hanno ar­restato, sicuramente aveva fatto qualche brut­to colpaccio... Niente di grave, forse, ma qual­cosa... Certo non era una spia, ma va' a sapere,forse parlava troppo, ha tenuto testa a tutti;lo sai come sono i nostri giovani, si credonochissà chi, alzano la testa, vogliono sempreaver l'ultima parola, rispondono a tutti e chevuoi... ci sono quelli che non gli piace vedereun pischello ebreo che tiene testa a loro chesono vecchi e goys!... Bisogna buttare un po'd'acqua sul fuoco: sei capitano, bene, è giàqualcosa per un ebreo... allora zitto, non aprirebocca, fatti dimenticare, ringrazia il cielo diessere già a quel posto senza aver dovuto rin­negare padre e madre!... Forse, voleva sem­plicemente una promozione, gliel'hanno negatae allora s'è messo a bofonchiare, è stato vol­gare e... vai a sapere!

In ogni caso, Maurizio ha avuto torto di sem­plificare a quel modo il personaggio, ha arran­giato un po' troppo le cose, è per questo cheMichele non riesce a interpretarlo... non è unpersonaggio vero: la vittima innocente sul qua­le tutti menano botte e trallalà e trallalà... No,è teatro vecchio, per vecchie befane!... Un per­sonaggio deve essere un po' duro e un po' mol­le, un po' grasso e un po' magro, un po' neroe un po' bianco, sennò è una statua, nonuna parte... Berna Krik quella sì che è unaparte!... Una carogna, un bugiardo, un ladro,ma buono, generoso, autentico come l'oro...eppoi il testo è pieno di poesia, l'hai letto?

Arnoldo: (esplodendo): Ho forse tempo per leg­gere? Passo la giornata a bottega, la sera alleprove, la notte ad ascoltare le tue stronzate...Ma ora basta... finiamola! Maurizio dice che èla verità, allora è la verità. Chiuso, io noncerco altro! Io me ne fotto, lo capisci, me nefotto...

Zina: Maurizio! Maurizio!!! Ti riempi la boccaquando parli di lui! Ma che cosa ne sa' il tuoMaurizio? Nel 1895 non era nato e non è maistato a Parigi, no?

Arnoldo: E tu?

Zina: Io, signor mio, nel 1895 ero nata!

Arnoldo: Grazie tanto! questo lo sapevo! Ma aParigi? Ci sei stata?

Zina: Io? A Parigi? Per farci che? Che andrei afare a Parigi? Tutta la mia famiglia vive inBelgio!...

Arnoldo: Bene, allora non parliamone più... intesi?

Zina: Neanche in Belgio sono mai stata... forse ungiorno, chissà, andrò a trovarli... «Oi, oi.sei tu zia? ». « Sì, sono io, son qui. buongior­no ragazzi ».

Arnoldo: Bene, allora, vai in Belgio, buon viaggio!

Zina: Se voglio ci vado!

Arnoldo: D'accordo, se vuoi ci vai, è da quellaparte, sempre dritto a sinistra (gesto vago).

Tina: E una volta in Belgio, se mi gira, andrò aParigi...

Arnoldo: Benone! D'accordo...

Zina: E una volta là, verificherò tutto sul posto...

Arnoldo: Benone... verifica, verifica!... Ma intan­to, lo vogliamo dipingere questo fondale?

Zina: Siamo qui per questo, no?

Arnoldo: Se siamo qui per questo, chiudi il bec­co e lasciami lavorare (si rimette a dipingere).

Zina: Chiudi il becco! È a me che dice di chiu­dere il becco! {Sospira e riprende a lavorare.Arnoldo si ferma, si raddrizza faticosamentemugolando, mentre si struscia le reni con lemani).

Zina: Che hai da stridere a questo modo? Ti man­ca l'olio?

Arnoldo: Ahi!... è terribile: non riesco più a cur­varmi in avanti!...

Zina: E curvati all'indietro!

Arnoldo: Curvati... ah! è spiritoso! è fine: io sof­fro e tu... Ecco, ora, mi prende tutta laschiena...

Zina: Ti prende?

Arnoldo: Sì... ora mi tira, ecco... ahi... ahi..:,ahi...

Zina: Stenditi per terra e piega le ginocchia sulpetto...

Arnoldo: Le ginocchia sul... Ehi, vuoi la mia mor­te? Che ti ho fatto, eh? Anche per un caneche soffre si sente un po' di pietà, no?

Zina: Non mi rompere i timpani, fai come ti dico...

Arnoldo: Per terra? (Zina l'aiuta a stendersi. Unavolta che s'è sdraiato sul piancito gli fa piegarele gambe in modo che le ginocchia arrivinoquasi a toccargli il petto. Arnoldo suda freddoe respira con fatica).

Zina: Respira lentamente... respira... così... concalma (Egli respira con ritmo controllato). Vameglio?

Arnoldo: Può darsi...

Zina: Ti tira ancora?

Arnoldo: Non lo so... no... insomma, un po' me­no... forse... e se non posso più alzarmi?

Zina: Non te la prendere, scaveremo una buca nelpiancito e ti spediremo là... risparmieremo lespese... e così, quando reciteremo, saremo co­stretti a pensare un po' a te...

Arnoldo: Buffo... molto buffo... E se fosse il cuore?

Zina: Non avresti male alle reni... No: è dipingereche affatica...

Arnoldo: Appunto, e perché tocca sempre a noie mai agli altri? C'è una scena da impiastric­ciare, hop! « Zina, Arnoldo, stendetemi delblù là sopra »... Perché noi? Non siamo micapiù bravi degli altri!

Zina: E sono io che perdo la memoria? Insomma...non ti ricordi? S'è chiesto di fare questo la­voro insieme, per poter stare più spesso dasoli, noi due...

Arnoldo: No?

Zina: Sì! E sei stato proprio tu ad avere questaidea...

Arnoldo: Di' un po' (ride) si hanno delle granbuffe idee, quando si è giovani!... (Si alza aiu­tato da Zina). Sai che ti dico? Penso che sa­rebbe meglio rifilare questo lavoretto a gentepiù giovane di noi...

Zina: Credi?

Arnoldo: Sì, per via della mia schiena... Michelenon ce l'ha ancora i reumatismi!...

Zina: E Miriam può ancora parlargli senza che luigli risponda urlando...

Arnoldo: è vero... sono giovani, ecco...

Zina: Si amano...

Arnoldo: Già... è così... sì. (A Zina, che si è ri­messa meccanicamente a dipingere). Lascia per­dere, su, non è lavoro per noi! (Escono).

Scena VI

Dei fondali di scena, una pedana. Vicino alla stu­fa una specie di stanzino-alcova e uno specchio psi­che. Sulla soglia di quello stanzino, Michele conla sua divisa da ufficiale e, vicino a lui Motel, moltoemozionato. Miriam è presso allo specchio. Indossauna toilette 1900. Motel, Maurizio e Zina sono inabito borghese. I costumi di Michele e Miriam sembrano più adatti a un'operetta che a un dramma...

Motel: Allora?

Maurizio: (girando attorno a Michele): Ti sentibene, almeno?

Michele: (rigidissimo): Non sento ancora niente,dottore...

Motel: E sotto le braccia?

Michele: Cosa?

Motel: Non ti senti tirare sotto le braccia?

Michele: (facendo dei gesti con le braccia): Non...non più che altrove...

Motel: (a Zina): Soltanto cinque prove, Zina...

Zina: No?! Non è possibile!!!

Motel: Sì... E guarda come gli va: a pennello,impeccabile!

Miriam: (ridendo): È vero, non ti sta mica male...

Michele: Mia cara, hai voglia di scherzare...

MIriam: Ma è vero! Si direbbe che...

Michele: (interrompendola): Lo so, grazie! « Sidirebbe che ci sono nato dentro e che siamocresciuti insieme, poco a poco»!... Io un po'più della divisa...

Motel: Beh, per la lunghezza delle maniche, nonè nulla... Vedrai, dopo un po' che la porti, siassestano da sole... Ben presto ti ci sentirai com­pletamente a tuo agio e il personaggio entreràin te con dolcezza, senza che tu te ne accorganemmeno...

Maurizio: Sì.Sì, lo so, quando mi avrà invaso lebudella...

Zina: Oumein, tch, tch, tch, già ti tieni più dritto...

Michele: Cerco di respirare è per questo che...

Motel: Sono le stecche che ho messo sul dorso...

Michele: Ah, ma bene!... Le stecche!!!

Motel: Ti stringe un po'?

Michele: Macché, appena...

Motel: (togliendo da un involto di tela nera unfodero con la sua spada): E adesso il clou del­lo spettacolo, non l'ho fabbricata io, l'ho fattaprendere a nolo (sfodera la spada, poi se labatte dolcemente su un ginocchio e la spada sispezza in due. Motel con un ampio gesto buttavia i due tronconi). Ecco come funziona!

Zina: Formidabile! Incredibile! Non ho mai visto...Maurizio, come se fosse un bambino, si pre­cipita sui due tronconi, li mette di nuovo in­sieme, poi alza il ginocchio e ci sbatte su laspada, si fa male ma la spada non si spezza.

Motel: Bisogna sapere come dare il colpo, non sideve battere forte. (Mostra a Maurizio): Vedi,si libera la linguetta e crac! (la spada si dividein due). Roba da veri professionisti! Con que­sta, se non trovi il personaggio vuol dire che,veramente...

Miriam: (a Michele, mentre Zina cerca di capireanche lei il meccanismo della spada): Si haun bel dire, il fascino della divisa è qualcosache...

Michele: (non risponde, è preoccupato, si guardanello specchio. Miriam lo prende sotto braccio).Facciamo una bella coppia, no?

Michele: Sì, certo...

Miriam: Sembriamo due sposini...

Michele: è vero, ci manca solo il curato perchéil quadro sia completo.

Maurizio: Cosa vuoi dire?

Michele: Io mi capisco... Per fortuna, quando misarò messo i baffi da ufficiale non mi riconoscerò più...

Maurizio: Nessuno ti chiede di arruolarti nell'eser­cito:.. Anche a molti uomini che hanno presole difese di Dreyfus non piacevano i capitani!Uno di loro, l'anarchico Sebastiano Faure, dissepersino: « Dreyfus, in quanto militare, è un mionemico, e io lo combatto, in quanto vittima del­l'assurda lotta razziale alla quale stiamo assi­stendo mi diventa simpatico e prendo le suedifese in nome dell'umanità ». (Breve silenzio).

Michele: Perfetto! Che il tuo Sebastiano Vattelap­pesca venga lui a recitare questa parte, forsela divisa lo soffocherà meno che a me...

Zina: Che cos'è un anarchico?

Motel: (inquieto): Michele, la divisa non ti va?

Michele: Si, sì, mi va benissimo, sono io che nonle vado per niente... Sai, Maurizio, più ci pen­so e più mi dico che se fossi vissuto in Franciaa quell'epoca, non avrei preso le parti di Drey­fus...

Zina: Come può dire una cosa simile un bravo ra­gazzo come te? Ecco cosa succede a essereintelligenti, si finisce col dire delle stupidag­gini!

Michele: Per me, un ebreo che si arruola nell'eser­cito non può avere che una scusa: lo spio­naggio!... E siccome tu dici che era innocentee che si è arruolato per idealismo, allora simerita il mio più profondo disprezzo, io glisputo addosso, senza esitazioni. (Silenzio).

Maurizio: Ricominci, allora? Sono mesi che tiaggrappi a quest'idea!... Tu non vuoi che unebreo sia capitano! Tu accetti soltanto un certotipo di ebrei, quelli che ti vanno bene, quelliche non ti turbano... e gli altri non sono bravagente? In tutte le epoche ci sono stati soldatiebrei! Ce ne sono stati nell'esercito polacco e,dopo la Rivoluzione, ce ne sono nell'esercitofrancese... Ce ne sono stati in Russia, ce nesono ancora nell'Armata Rossa e non aver pau­ra, quando dovevano farlo, tutti quanti hannofatto il loro dovere; ossia hanno ammazzato,hanno saccheggiato, hanno torturato, come glialtri... Sono, per questo, più o meno, ebrei dite e di me? No! Sono uomini, come me e te,uomini, semplicemente uomini!

Michele: Scusa, io non sono un uomo, discendo dagenerazioni e generazioni di conigli, coni­glio io stesso e fiero di esserlo!

Maurizio: Avanti, avanti, smetti di fare il disgu­stato. Finiscila...

Michele: Io non sono disgustato, io non sentoniente, tutto qui...

Motel: Aspetta un po', te la sei messa indosso orora...

Maurizio: Su, basta, con le amenità, lavoriamo,lavoriamo, ce n'è bisogno... stiamo quasi perarrivare in porto, stringiamo i denti e smet­tiamo di discutere...

Motel: E Arnoldo?

Maurizio: Arnoldo cosa?

Motel: Il suo costume è pronto. Non lo prova?

Maurizio: Se non c'è...

Miriam: Normalmente dovrebbe essere già qui,non è vero Zina?

Zina: Sì... insomma, io non so niente...

Maurizio: Non aspetteremo che il signor Arnoldosi degni di venire a buttare un'occhiata criticasul suo costume, comunque, non essendo pre­vista la presenza di tutti per questa sera, vuoldire che faremo un'altra prova in costume...Hai segnato tutti i ritocchi da fare per Michelee Miriam?

Motel: Sì, sì, li ho segnati... Sciocchezzuole... robada niente. Sta tranquillo, non rischio di perde­re il mio taccuino. (Si batte sulla fronte).Entra Arnoldo.

Motel: Eccolo, sempre puntuale, e io son qui cheaspetto! Il tuo costume è laggiù...

Arnoldo: Ah! Se sapeste! Se sapeste!

Maurizio: Che altro c'è?è bruciata la tua bot­tega e tu non ha; una buona assicurazione?

Zina: Hai tagliato la gola a un cliente mentre glifacevi la barba? Si capisce, non fai che parlare,gestisci, e non badi a quello che fai... prima opoi doveva succedere...

Motel: Eppoi si meraviglia se i clienti si fannorari... non solo li abbrutisce di chiacchiere mamette in pericolo la loro vita...

Arnoldo: Parlate fino alla consumazione dei se­coli, pezzi di cretini! Vi servite della lingua perscordarvi che avete una testa!... Se io ne avessiancora una sotto il mio cappello non sarei ve­nuto... Ho saputo delle cose!... Delle cose!...Allora, sono corso qui perché volevo avver­tirvi.. e ecco come mi ringraziate: Blablabla-bla...

Maurizio: Che altro c'è?

Arnoldo: è terribile, terribile!

Maurizio: Cosa?

Arnoldo: (a bassa voce): Qualcuno mi ha dettoche il macellaio...

Zina: (stesso tono): Quale macellaio, Avrom oBaruch?

Arnoldo: (sempre a voce bassa): Né l'uno né l'al­tro, il macellaio goy... il grande macellaio vici­no alla sinagoga goy, vicino alla chiesa, in­somma...

Zina: (urlando): E tu vieni qui a romperci lescatole col tuo macellaio goy?

Arnoldo: (urlando): Se mi lasciassi finire, capi­resti!

Maurizio: Bene, bene, partorisci, ma presto, nonabbiamo tempo da perdere... ogni minuto èprezioso...

Arnoldo: (a bassa voce): Ieri, quel macellaio s'èaccorto che sua moglie lo cornificava dallatesta ai piedi con il primo commesso...

Motel: (a bassa voce): Un macellaio goy con unprimo commesso ebreo?

Arnoldo: E chi ti dice che è ebreo?

Motel: Non lo è?

Arnoldo: Ci mancherebbe anche questo! Ma sefosse ebreo, pezzo d'asino, io sarei già in treno...

Zina: Ma allora perché ci vieni a scocciare conquel tuo frescone di macellaio, quella puttanadi sua moglie e quel puttaniere di commesso?

Arnoldo: Decisamente non capite niente di nien­te! Quel macellaio fa parte della lega per unaPolonia pura...

Motel: E che razza di roba è?

Maurizio: Lascia perdere, comunque, che c'entria­mo noi con la tua storia?

Arnoldo: Oggi, prima di tutto, per arrangiare lecose, è la... non so più il nome... sono tuttifuori, marciano in processione portando il lo­ro 'Divo' sulla croce e cantano e gridano e sieccitano...

Motel: Se Dio vuol farli girare in tondo a noiche ce ne importa?

Zina: È l'Ascensione, no?

Arnoldo: Se vuoi, ma in tutti i casi, per noi, nonpromette nulla di buono.

Motel: Sono anni che non succede niente!

Arnoldo: Sì, ma è stato ieri sera che il macellaioha sorpreso sua moglie e il primo commessoin piena azione...

Zina: Ci sono: è la moglie che è ebrea!

Arnoldo: Ma no, perché tutti quanti volete checi sia un ebreo in questa storia??... Da quandoin qua c'è bisogno che un ebreo abbia fattoqualcosa perché ci diano calci sul muso a tuttiquanti? Val proprio la pena di recitare unacommedia sull'affare Dreyfus, se non sentitequesto genere di cose quando già vi penzo­lano dal naso...

Zina: Ma sei proprio un degenerato? Cos'è che cipenzola dal naso?

Maurizio: Nel frattempo non si potrebbero farele prove?

Arnoldo: Ma allora siete degli incoscienti! Macome si possono fare le prove quando... lo,in ogni caso, non posso far niente, sono tropponervoso, eppoi sento male dappertutto, devocovare qualcosa... credo che me ne andrò acasa, mi metto a letto e mi applico delle san­guisughe. Miriam, vieni, me le metterai tu.Zina, se vuoi, puoi venire anche tu, per aiu­tarla. Sembra che, stamattina, il curato, perfar piacere al macellaio abbia fatto un discor­so di fuoco sulla purezza, la morale e tutto iltrallalà!

Maurizio: è il suo mestiere...

Zina: Avanti, Arnoldo, non è il caso di metterti inquesto stato, eppoi, comunque, quello che devesuccedere succede, no?

Scena VII

Stessa notte. Si odono, lontani, canti di cori re­ligiosi e patriottici. Zalman è seduto su uno sga­bello pieghevole vicino alla porta, legge un giornaleyiddisch. Sulla pedana, Motel e Michele, in costume,ripetono la scena della degradazione sotto lo sguar­do critico e inquieto di Maurizio. Zina e Miriamsono saggiamente sedute accanto a Maurizio. Arnol­do cammina nervosamente in lungo e in largo e sistropiccia le mani bofonchiando parole indistinte.

Maurizio: Arnoldo, se devi camminare senza fer­marti e ronzare come una mosca, tanto          valeche te ne torni a casa...

Arnoldo:     Tornare a casa? Grazie! Troppo tar­di!... Non li senti? Ora sono qui, nel      quartiere...durerà tutta la notte... canteranno... berrannoe, dopo, il primo che acciuffano... No, no, ri­mango, anche se mi butti fuori, io rientro...

Maurizio:    Resta finché ti pare, magari cinque­cento anni, ma siediti e non far rumore...          (Ar­noldo sospira. Si siede, ma subito si rialza eriprende a camminare gemendo).Arnoldo:    Ma perché non me ne sono andato su­bito? Perché sono venuto?

Zina: Perché stasera c'erano le prove!... Avanti,vieni a sederti accanto a me, finché ci sono       ionon devi aver paura, non permetterò a nessu­no di farti del male...

Arnoldo: Gnau, gnau, gnau, gnau!... Credi cheabbia paura per me?... Tremo per te, per           Mi­riam... per la mia mostra che ho fatto ripulireda poco, e che loro sono capaci di...      (Correnella direzione da cui provengono i canti, ur­lando): Toccate la mia bottega,      toccatela,branco di porci e vi taglio la gola a tutti! (Ilcanto bruscamente si fa più             vicino, come se ri­spondesse alle minacce di Arnoldo che fa unsalto all'indietro e con        tono di voce bassissimo,dice): Sentite?

Maurizio: Cosa?

Arnoldo:     Tu non senti niente?

MaurizIo:   Sì, ci sono delle persone che cantano!

Arnoldo:     «Delle persone»?... E non ti sembrastrano?

Maurizio: No, hanno il diritto di cantare...

Arnoldo: E perché vengono a cantare proprio qui?

Maurizio: E perché no? La strada è di tutti!

Arnoldo: Forse che io vado a cantare Kaddisch,il giorno di Yom-Kippur nel loro        quartiere, sot­to le loro finestre?

Maurizio:    Dovresti farlo! Scambi culturali piùfrequenti ci aiuterebbero a capirci meglio...

Arnoldo:« Scambi culturali »!... lo non ho nien­te da scambiare con loro, io... Voglio che         milascino in pace nel mio angolino: è tutto! Chevadano a cantare a casa loro, nel loro     cortile...Eppoi, basta così, voglio provare... Sono sem­pre gli altri che ripassano la         parte, e mai io!

Zina: Hai ripetuto il tuo « Io accuso » tutta la set­timana e poco fa hai detto che    stasera voleviprovare...

Arnoldo: L'ho detto io?

Miriam: Papà, vedi bene che Michele ha ancoradei problemi col suo personaggio...

Arnoldo: Allora, meno bravi si è e più prove sifanno?... Bella roba! Bella giustizia!Silenzio. Da fuori non giunge più alcun canto.

Maurizio: Bene, si può ricominciare? Sei piùcalmo?

Arnoldo: (Sedendosi e sforzandosi di ridere): Cal­mo? Sono sempre stato calmo, io... provate,ragazzi... Io vi guardo.

Motel: (Facendo un inchino): Grazie Maestro...

Maurizio: Scch. scch... Motel, quando leggi l'attodi accusa, pensa bene che la commedia èall'inizio e che, al tempo stesso, presenti ilpersonaggio di Dreyfus... Non leggere mecca­nicamente, dimentica il lato litania e cerimo­nia, cerca, al contrario, di esporre i fatti conchiarezza...

Violenti colpi alla porta. Maurizio si interrom­pe.

Arnoldo: (Si alza di scatto e mormora a vocebassa): Scchhh! Non dite niente... non diteniente...

Maurizio: Ma perché? Siamo a casa nostra, no?Nuovi colpi alla porta. Poi una voce avvinaz­zata urla:

Voce: C'è qualcuno?

Arnoldo: (sempre a bassa voce): Non rispondete!Silenzio. Nuovi colpi, poi la stessa voce urla:

Voce: Ehi, giudii, rispondete, sì o no?

Maurizio: (seccamente): Zalman, apri...

Arnoldo: (a bassa voce): Ma che? Sei scemo?

Motel: (a bassa voce) Maurizio, devo dire che...Arnoldo ha ragione!

Un'altra voce: Muoviti, disgraziato, ora sfondola porta!

La prima voce: Allora, giudiacci, se non aprite, ilmio amico prima sfascia la porta e dopo vi sfa­scia il grugno!

Risate prolungate. Zalman si alza, resta cal­missimo; piega il suo giornale e a bassa vocedice:

Zalman: Nascondetevi dietro la stufa e nello stan­zino, io aprirò, gli dirò che sono solo... e sene andranno.

Maurizio: (a bassa voce): Ma insomma, è ridi­colo, perché nascondersi? Anche loro sono uo­mini, possiamo parlare, spiegarci...

Arnoldo: Scch! Scch! Scch! Soprattutto non ri­spondere mai alle provocazioni!

Michele trascina Maurizio. Tutti si nascondo­no. Colpi insistenti alla porta.

Prima voce: Ehi, Yanek, e se invece si desse fuo­co alla baracca?

Seconda voce: No, no, ci riuscirò, farò come haidetto: sfascerò la porta, prima di sfasciargli ilgrugno!

Zalman spalanca la porta. Compaiono due uo­mini vestiti a festa. Sono un po' sbronzi e per­ciò piuttosto sciamannati. Il primo è magrolino,il secondo gigantesco.

Zalman: Cercate qualcuno?

Il primo: Di', guarda che bell'ebreuccio, bisognaimbalsamarlo, no?

Il secondo: (tirando rumorosamente su col naso):Accidenti che puzzo!

Il primo: C'è puzzo di caprone, è naturale! (aZalman): Non è così, vecchia foca? C'è unlezzo tremendo, voi il culo non ve lo lavatemai, vero?

Afferra Zalman per la barba. Zalman non faalcun gesto, né di difesa, né di sorpresa, nédi paura.

Il secondo: (sempre tirando su col naso): Ma iosento di peggio! Qui c'è puzzo d'inferno! L'in­ferno?... Hai ragione, hai ragione, sono loroche appestano tutto, sono loro che rendonoirrespirabile l'aria... Ehi, vecchio sporcaccio­ne, perché mi guardi così con quei tuoi oc­chioni di vitello?

Zalman: (calmo): Parlate a me? Scusate, sonoun po' duro d'orecchi... Non capisco tuttoquello che dite... Comunque, sono andati tuttivia; se cercate qualcuno dovete tornare doma­ni, non c'è più nessuno...

Il secondo: « Tornare domani »? Yanek, che cosadice? Quella sua boccaccia puzza talmente chenon mi posso avvicinare (rutta)... Ehu!... spor­caccione!

Il primo: (spingendo lontano Zalman): È vero chegli puzza il fiato, Yanek, e guarda    quelle ma­ni a uncino. Sono quelle mani lì che ci spo­gliano da secoli... sono    quelle mani che pal­pano le nostre donne e toccano le nostre figlie...Ebrei,       ebreucci, giudei, giudiacci,siete una razza di diavolacci,e solo per la forca    siete adatti!Il guaio è che ora da noi, ci si gratta, si ri­spetta l'individuo!... Per      le mie budella, sì!A gente come questa bisogna bucargli latrippa!...

li secondo: Vuoi che ti salassi, eh, vecchio ca­prone? Dopo sarai Kascher, totalmente e de­finitivamente Kascher!

Maurizio: (a voce bassa da dietro la stufa): Bi­sogna intervenire...

Arnoldo: (a bassa voce): Parlano, solo parole,parole...

Motel: Sì, bisogna lasciar passare l'uragano...

Il primo: Troppo magro per te, Yanek, eppoi, segli buchi la trippa, la merda ammassala daquesto cesso rischierebbe di sommergerci...No, propongo, che tu gli tagli un po' la barba,tanto per cominciare...

Il secondo: (sprizzando gioia):Ah Yanek, Yanek,hai sempre delle buone idee! Tienlo fermo,lavorerò di fino, posso anche rinfrescargli unpo' le orecchie!

Il primo: Prima la barba, dopo, chissà, forseavrà una faccia umana, un miracolo è semprepossibile, no?

Maurizio: (da dietro la stufa, sempre a bassavoce): Io vado, prima che finisca male!

Arnoldo: (trattenendolo): Ma no, ma no. soprat­tutto non rispondere mai alle provocazioni!E la regola principale!... Eppoi, il vecchio sela sbroglierà benissimo, ha l'abitudine lui; nonaver paura...

Maurizio: E se gli tagliano la barba?

Arnoldo: Ebbè? Rispunta, no?

Zalman: (sempre calmo, indicando la porta con ildito):Ecco, ora dovete tornare a casa... iodevo chiudere: è già notte fonda... andate,sgombrate, figlioli, sgombrate... Grazie dellavisita­li

secondo: Ma che dice?

Il primo: Ci sbatte fuori!

Il secondo: Ci sbatte fuori di casa nostra?

Il primo: Sììì! Son fatti così... non contenti diaver corrotto tutto in questo Paese, ora vo­gliono anche cacciarci via...

Il secondo; (singhiozzando): è vero, corrotto, han­no corrotto tutto!... Era cosi bello vivere,prima, così bello! L'aria, ora, è diventata ir­respirabile. (Afferra Zalman per il collo e loscrolla furiosamente urlando):Irrespirabi­le!... Irrespirabile! (Prosegue parlando quasisul viso di Zalman). Ero felice, io, felice, locapisci? Tu non lo sai cosa vuol dire, tu,vecchio caprone schifoso, tu conosci solo ladeboscia, il vizio, il letamaio! (Butta Zalmanverso il Primo). Dai. tienilo fermo, tiemmelocosì gli strappo tutto, che si possa vedere nu­da la sua sporca faccia di topo... dev'esserecome il mio culo, la sua faccia... è per questoche la nasconde con tutto quel pelo merdoso...

Maurizio: Ma è ridicolo! Se ci nascondiamo, senon si reagisce mai...

Arnoldo: Lascia perdere, credono che sia solo, lovedi bene, parlano e basta!... Qualche insul­to non ha mai fatto male a nessuno... Si sfo­gano...

Maurizio: Ma insomma, anche loro sono uomini,basta spiegarglielo!!!

Il Secondo ha cacciato fuori un coltello cheagita sotto il naso di Zalman che resta immobile e sorride.

Il secondo: Giuro su Dio che mai caprone saràstato rasato così bene, pelo e contropelo...

Maurizio: (sbucando fuori): Fermatevi! Quell'uo­mo potrebbe essere vostro padre!

IL secondo: (sussultando): Cosa? Ce n'è un altro?Oh, uno vero, quello là, anche occhialuto!

IL primo: Già, e quel suddetto occhialuto ha in­sultato tua madre...

Il secondo: Cosa?! Tu hai osato?... Non toccaremia madre, occhialuto!

Zina: (dal suo posto, fra i denti): E chi vuole toc­carla! A guardarti me la posso immaginare,quella cagna!

Maurizio: Signori, non avevo assolutamente l'in­tenzione di offendervi! ma perché maltrattatequesto vecchio, non siamo tutti fratelli?

Il secondo: Cosa? Fratelli? Ah. capisco... capi­sco di che si tratta: è una carogna di occhia­luto, un giudio intellettuale di merda! Sonoquesti schifosi che insegnano ai nostri figli adiventare dei ribelli!

Maurizio: Signore, non conosco né vostra madre,né i vostri figli...

Il secondo: Ci mancherebbe che tu li conoscessi,letamaio! (Gli sferra un pugno). Prendi que­sto su quel tuo muso di talpa!Lo colpisce di nuovo. Maurizio non tenta dischivare il colpo; crolla a terra, sorpreso, ad­dolorato. deluso. I suoi occhiali sono volativia e, a tentoni, a quattro zampe, cerca ditrovarli.

Maurizio: (mormora): I miei occhiali, i miei oc­chiali...

Il primo: Ecco un esemplare raro di intellettualeebreo-bolscevico che cerca a tentoni la suavia e i suoi occhiali... È così che ci piacciono(con un salto calpesta gli occhiali che Mauri­zio stava per afferrare). Per te, in questo pae­se, non c'è niente da vedere!

Il secondo: (a Zalman): Allora, vecchio, ci siamoscordati il tuo scopettino per il cesso! Ti piz­zica, eh, ti dà noia? Ora te lo taglio, nonaver paura... farò un bel lavoretto (gli affer­ra la barba).

Michele sbuca fuori all'improvviso. Con unsalto è al centro della sala, la mano sull'elsadella spada, impeccabile nella sua divisa.

Michele: Vi ordino di lasciare quell'uomo!

Il secondo: (sorpreso, lasciando andare Zalman):E da dove sbuca questo qui?

Il primo: (a Michele): Da dove esci, compagnomilitare?

Michele: Che v'importa? Vi do' due minuti ditempo per uscire di qui!

Il primo: Ma chi siete?

Michele: (salutando e battendo i tacchi): Sonoil capitano Dreyfus di Vilno, e vi ordino dilasciare immediatamente questo luogo!

Il secondo: Merda! Gli ebrei hanno anche un e­sercito, ora?

Il primo: Ma chi è quel pupazzo? Bucagli la pancia, Yanek, sventralo, cavagli sangue! Salas­salo, salassalo! Avanti...

Il secondo: Ma sei matto? Un capitano?

Il primo: Capitano dei miei stivali! Gli ebrei nonhanno esercito, son tutti vigliacchi, tutti! (Sibutta su Michele).

Michele: (non arretra, e urla): Snudare la spada!(Brandisce la sua spada sotto il naso dell'uomoche fa un balzo all'indietro. Michele, forte diquesto vantaggio, fa un passo avanti eseguen­do abili mulinelli con la spada che finisce colcolpire il piancito dividendosi in due tronco­ni. Michele seguita ad agitare il moncone chegli è rimasto in mano.

Il primo: (ne approfitta per gridare al Secondo):E’ finta, ti dico! E finta come il loro esercito!Bucagli la trippa, salassalo, salassalo! (il se­condo minaccioso si avvicina a Michele).

Michele: (urlando): A me la Legione!

Motel sbuca fuori armato di un fucile di le­gno col quale cerca di colpire alla testa il Se­condo uomo. Maurizio si rialza e si buttasull'altro, tentando maldestramente di colpirlo, ma non osa picchiarlo sul viso e l'altro neapprofitta e ben presto lo sopraffà.

Il secondo: (proteggendosi dai colpi di Motel):Sbucano da tutte le parti! Sono un esercito, tidico, un esercito!

Zina: (che Arnoldo trattiene): Lasciami andare, livoglio circoncidere fino agli occhi, io...

Miriam: (armata di una sbarra di ferro si buttanella mischia, urlando): Caricaaaa!

Michele: (dominando le urla): Al mio ordineaprite il fuoco!

Il secondo: (se ne va correndo e gridando):« Pietà »!

Il primo scambia ancora qualche colpo conMaurizio poi, siccome sta per essere sopraf­fatto, raggiunge rapidamente la porta.

Il primo: (sulla soglia): Torneremo! Bruceremotutto e vi ammazzeremo tutti...

Michele: (secco): Se cercate di tornare, sappiateche i miei uomini vi accoglieranno a colpi dicannone e senza preavviso. Consideratevi for­tunati. ciccatoli, se questa volta vi risparmio...

Il primo: (sghignazzando): Acolpi di cannone?!Fregnacciaro!

Motel: (brandendo il suo fucile):Vuoi sgombra­re, sì?

Zalman lo afferra delicatamente pel colletto elo spinge fuori. L'uomo si allontana nella not­te. Lo si sente gridare.

Il primo: (allontanandosi grida): Yanek, aspetta­mi, maledetto coglione! Aspettami... si va abere l'ultimo bicchiere! Non mi lasciare solo,maledetto coglione!

Arnoldo si precipita verso la porta che Zalmanha richiuso.

Arnoldo: (urla): Lasciatelo a me, ci penso io!Maurizio trema dalla rabbia, respira a fatica.

Gli cola sangue da una ferita che ha sullaguancia. Zina si dà da fare attorno a lui. Senza occhiali ha l'aria totalmente smarrita.

Michele: (guarda Miriam e mormora): L'ho tro­vato il personaggio? (Miriam lo abbraccia.Restano un attimo allacciati, senza parlare).

Arnoldo: (soddisfatto): Ebbene, ecco la nostra pri­ma vittoria, capitano!

Maurizio: Con vittorie come queste, non c'è bi­sogno di disfatte, per perdere tutto !...Silenzio. Zalman mette ordine, calmamente.Motel va da un gruppo all'altro. Arnoldo allafinestra scruta nel buio.

Scena VIII

Motel e Arnoldo camminano avanti e indietroe finiscono con l'urtarsi. Fanno finta di cascare.

Motel: (gridando forte): Tieni, Reb Tèvié, ca­scate a proposito!

Arnoldo (sorpreso, gridando ancora più forte): Videvo dei soldi?

Motel: E chi lo dice ?

Arnoldo (stessa mimica): Allora, perché mi spin­gete?

Motel: Non mi riconoscete, Reb Tèvié?

Arnoldo (squadrandolo dalla testa ai piedi): No!Del resto siete troppo vecchio e troppo brut­to per essere mio figlio!

Motel: Boiborik. sono il sensale di matrimoniBoiborik...

Arnoldo: Il sensale...

Motel: Sì, il marito della mezzana... Tèvié, tuhai una figlia da marito, no ?

Arnoldo: Una ? Ne avessi solo una ! Ne ho set­te ? Dio mi ha maledetto! Perché proprioio ? Vallo a sapere ! Forse ha pensato: o luio un altro...

Motel: Sette!! Oi, oi...

Arnoldo (con voce normale, smettendo di reci­tare): Puoi dirne uno di più...

Motel (smettendo anche lui di recitare): Credi ?

Arnoldo: Se già ne aggiungi uno e dici: « oi, oi »,tanto vale che ne aggiungi ancora uno e cosìfai: « oi, oi, oi, oi »?

Motel: Così fanno due...

Arnoldo: Cosa ?

Motel: Così, fanno due di più, non uno...

Arnoldo: Beh, se vuoi fare il pignolo con me...

Motel: Io non voglio fare assolutamente niente...

Arnoldo: Senti, non mi va di aspettare centosetteanni perché tu possa piazzare tutti gli oi cheti passano per il capo... Quando sì fanno ag­giunte al testo, bisogna essere sicuri di sestessi... Voglio che tu mi dica quanti ne diraiin tutto...

Motel: Io non riesco a capire una cosa...

Arnoldo: No ?

Motel: Se tu non vuoi che io dica « oi, oi ». per­ché invece di dirmi: non lo dire, mi dici didire: «oì, oi, oi, oi ?

Arnoldo: Questione di orecchio...

Motel: Ah, bene...

Arnoldo: Suona meglio e se ci tieni a piazzaredue dei tuoi irresistibili « oi », preferisco chetu ne dica decisamente di più, a condizioneche io sappia quanti ne dirai in tutto; nonmi va di restare lì, sospeso, mentre il signorecerca un effetto...

Motel: Mio carissimo Arnoldo, sono un po' stu­pido, io... dico quello che il regista mi dicedi dire e niente di più e allora, o tu mi parlida amico e ti dico chiaramente merda; o miparli come un cosidetto attore parla a un altrocosidetto attore e allora, altrettanto chiara­mente, rispondo merda; oppure ti decidi aparlarmi come un uomo, come il regista chepretendi di essere, e ancora una volta io tidico chiaramente merda, ma faccio come midici. È chiaro ?

Arnoldo: Quando si ha a che fare con personeprive di qualsiasi talento il problema è che,la benché minima cosa, prende subito propor­zioni gigantesche...

Motel: Giustissimo, io aggiungo due miserabilioi e tu, subito, ne fai una montagna con tantodi neve sul cucuzzolo...

Arnoldo: Eh, già, io devo recitare il ruolo prin­cipale e in più fare il regista, ma...

Motel (interrompendolo seccamente): E chi tiobbliga ?

Arnoldo: Comincio a capire perché Maurizio nonha mai finito di mettere in scena Dreyfus...

Motel (urlando): è forse colpa mia ? E colpa miase quelle carogne sono venute qui ? È colpamia se tutti quanti hanno deciso di lasciarperdere ? È colpa mia se sono partiti tutti ?

Arnoldo (urlando anche lui): Non gridare così !Come regista esigo rispetto!

Motel (anche lui urlando): E io, come attore, pre­tendo un regista rispettabile!

Zina (entrando) : Già al lavoro ? Tutto bene ?

Arnoldo: Ascolta. Zina, e giudica tu...

Motel: Scusa, sono io che...

Zina: Né tu né lui, né nessuno, non giudico nes­suno io; anch'io sono accusata !... Indovinate da chi ho ricevuto una lettera ?

Motel: Da Maurizio ?...

Zina: Sì, e indovinate da dove viene...

Arnoldo: Da Varsavia...

Zina: Sì... come fai a saperlo?

Arnoldo: Ci disse che andava a vivere a Varsa­via...

Zina: Ne sono commossa, ma tanto, ho piantotutta la mattina, l'ho già letta e riletta forseuna decina di volte...

Motel: Dieci volte ?

Zina: Dire che ha scritto a me...

Arnoldo: A te personalmente?

Zina: No, certo, è una lettera per tutti noi... macomunque, l'ha mandata a me. al mio indirizzo; oì, oi, oì, oi, ho pianto, ma ho pianto!(Ricomincia a piangere. Silenzio).

Arnoldo (esplodendo): E allora ? La tiri fuoriquesta lettera, si o no ?

Zina: Non puoi aspettare due minuti? Arrivoora...

Motel: Lasciale il tempo di rifiatare...

Arnoldo: « Il tempo di rifiatare » ? Domattinasaremo ancora qui a sentirla rifiatare e a farciil racconto dei suoi stati d'animo ! « Ho pian­to... ho pianto »... Quando si ha una letterache ci riguarda tutti, prima si legge, eppoi sipiange !

Zina: E sei tu che lo dici ?

Arnoldo: E chi altro dovrebbe dirlo ?

Zina: Se Maurizio avesse scritto a te ci avrestifatto pagare, per leggere la sua lettera !...

Arnoldo: Cosa ? Ho mai fatto pagare qualcunoper fargli leggere una lettera ?

Zina: Oh !... Figurarsi ! Non ti può succedere...A te non scrive nessuno.

Arnoldo: Questo cosa ?

Arnoldo: Questo...

Arnoldo: Mi scrivono forse più che a te...

Zina: E che significa « mi » ?

Arnoldo: « Mi è mi » !... Se ti decidi a leggerela tua lettera, forse io acconsentirò a mettervial corrente di certe notizie che mi hanno man­dato dei parenti miei, che forse voi conoscete.(Silenzio).

Zina: Se hai notizie di Michele e Miriam e nonmi hai svegliato di prima mattina per dirmelo, io... ti giuro...

Arnoldo: Chi oserebbe svegliare una povera vec­chia che ha tanto bisogno di sonno? Io nodi certo, non sono un mostro !

Motel: Arnoldo, hai davvero ricevuto notizie ?

Arnoldo: No, figurarsi, a me non scrive mai nes­suno...

Zina: Stanno bene ?

Motel: Hai avuto notizie, sì o no?

Arnoldo: Ma che vi piglia? Vi ha morso la ta­rantola?... Zina non ha che da leggere lalettera di Maurizio, poi io leggerò la mia... Èun patto leale, no? Dare e avere...

Zina: Ci siamo, mercanteggia! Che avevo detto?

Arnoldo: Chi è che mercanteggia ? Per ora seitu che ci devi leggere una lettera, sì o no?

Zina: Stanno bene ?

Arnoldo: Prima leggi...

Zina: Carogna ! (Legge la lettera di Maurizio ».Varsavia 3 maggio 1931.« Cari tutti.

Ho molto pensato, a voi e a ciò che si volevafare insieme con quel Dreyfus... Credo che,per colpa mia, eravamo su una strada sbagliata... L'uomo d'oggi, che sia artista o pro­letario, non deve guardare al passato, devevolgersi verso l'avvenire. Deve costruire l'av­venire... Qui, a Varsavia, lavoro in una gran­de fabbrica, non vivo più in un mondo esclu­sivamente ebraico, sono un uomo in mezzo aaltri uomini, un operaio tra altri operai. Hola fortuna di aver conosciuto parecchi membridel partito comunista polacco, molti sonoebrei, ma ciò non ha alcuna importanza, néper loro né per quelli che non lo sono. Abbia­mo parlato a lungo di molte cose, inclusi voi,amici miei, e sono loro che mi hanno apertogli occhi: per vincere l'antisemitismo e tuttele altre forme di discriminazione razziale edi opposizione, basta cambiare le attuali strut­ture della società; vinto il capitalismo, il co­munismo illuminerà il mondo e libererà tut­ti gli uomini, questo è il traguardo, questaè la lotta!... Immensa, smisurata, impossibiledite voi ? Ma se è vero che Davide ha vintoGolia chi potrà resistere a dei milioni di Da­vidi fraternamente uniti e che lottano insiemeper edificare il mondo di domani?Come vedete sono lontano dal teatro e dal­l'arte in genere ma pazienza, ogni cosa a suotempo-

Oggi è tempo di combattimento, non un atti­mo della mia vita deve essere consacrato adaltra cosa, fino alla vittoria finale... Amicimiei, fratelli miei, compagni miei, da questavittoria dipende la felicità, la libertà e la di­gnità nostra e dei nostri figli.A presto, dunque, a molto presto in un altromondo, più giusto, più bello, in un'altra Po­lonia dove tutti, ebrei e cristiani, fraterna­mente uniti, potranno vivere e operare in pa­ce per la felicità dell'umanità intera...Ecco quello che volevo dire, questo e millealtre cose che forse altri vi diranno... Vole­vo anche dirvi che vi amo tanto tanto...Non vi dò il mio indirizzo, un militante nonha indirizzo ma i nostri cuori sono uniti persempre, anche se le nostre strade non si in­crociano più... Addio compagni, fate ciò chepotete, fate ciò che credete il vostro dovere,ho fiducia in voi. anche se Arnoldo mette inscena Téviè per la centesima volta, anche seciò è inutile, fatelo nel migliore dei modi; ungiorno tornerà il tempo del teatro-Viva la Rivoluzione proletaria, viva il PartitoComunista polacco, viva l'Unione Sovietica eperché no, anche, si capisce, viva il Popoloebreo eterno e internazionale ! Per sempre,il vostro Maurizio ». (Silenzio).

Motel: Me la devi dare da leggere... Non ho ca­pito tutto...

Zina (piangendo): Anch'io non ho capito tutto,ma mi fa piangere lo stesso...

Arnoldo: Che c'è da capire? Non c'è niente dacapire ! Non vuol più fare il teatro, tutto qui!D'altronde, ha ragione, quando non si è vera­mente tagliati per il teatro, tanto vale occu­parsi della schmerivoluzione... è meno dif­ficile!

Zina: Sta zitto, povero stupido, tu non meriti dileggere una lettera come questa...

Arnoldo: Zina, non sei gentile...

Zina: Hai promesso, Arnoldo, dare e avere...

Arnoldo: Non ho la lettera con me...

Zina: Cosa ?!

Arnoldo: Ma la so a memoria ! Una lettera dimia figlia !... Ce l'ho là (si batte la fronte)e là (si picchia il petto).

Zina: Allora, tirala fuori!

Arnoldo (prendere tempo):Nell'insieme, tutto be­ne, molto bene, sono contenti... il cuginoWeiss gli ha trovato subito un appartamen­tino vicino al suo nel quartiere ebraico diBerlino— Dicono che ci sono molti apparta­menti liberi, in quel quartiere, quello che man­ca è il lavoro... ma hanno buone speranze,dicono anche che i tedeschi sono molto edu­cati, molto corretti con gli ebrei, certo, comedappertutto ci sono degli esaltati, ma conloro è possibile parlare, non è'come con inostri zoticoni di polacchi !... Laggiù, tuttisanno leggere e scrivere, tutti sono istruiti: èun paese civilizzato, insomma...

Zina: E che altro...

Arnoldo: Niente. Sono felici ti dico, tutto va be­ne...

Zina: Credi che se la caveranno ?

Arnoldo: Michele è... insomma, se lo si spingeun po' ci sa fare... Quanto a Miriam, la co­nosci, con la testa che ha, non mi stupirebbese, fra non molto, diventasse ministro...

Motel: Una donna ministro ! Ma non è possibile !

Zina: E perché no ?...

Arnoldo: Non parlo di una donna, mio caro, parlodi mia figlia ! Ah, dicono anche che speranodi trovare presto una troupe per fare del tea­tro, non hanno perso la fede, loro! Sono degliartisti, dei veri artisti !

Zina: E chiedono di me?

Arnoldo: Di te, di Motel, di tutti quanti...

Zina (piange di nuovo): Eri sicura che sarebberostati felici, loro... Sono così giovani, così belli...

Motel: Insomma... Si trovano bene laggiù: que­sto è quello che conta!

Arnoldo: Credi a me, hanno scelto bene, Michelemi aveva parlato dell'Inghilterra, ma gli hodetto di no, un'isola non è un buon Paese pernoi...

Motel: E perché no ?

Arnoldo: Un'isola è circondata dall'acqua...

Zina: Di solito...

Motel: E allora ?

Arnoldo: Allora? Prova un po' a nuotare con unamacchina da cucire!... Eppoi, la Germania,l'ultima guerra che ha fatto l'ha persa: alloranon sono disposti a ricominciare, hanno ca­pito, loro !... Se ne staranno tranquilli e buo­ni...

Motel: Questo è sicuro...

Arnoldo: Ecco, sei felice Zina?

Zina: Sì... non hanno detto altro?

Arnoldo: No... ah, sì, hanno parlato anche di uncerto Goethe; conoscerlo è stato per tutti edue uno choc !...

Zina: Non è possibile, sono appena arrivati e han­no già un amico goy? È meraviglioso!

Arnoldo: Goethe ! Goethe ! Hai capito?!

Zina: Goethe, Goethe, ti ci riempi la bocca ! Seci dessi la lettera invece di raccontarci tuttocol contagocce, anche noi si avrebbe l'ariaintelligente...

Arnoldo: Che bisogno hai di vedere la lettera !Ti ho detto tutto, loro sono in Germania, sonofelici e sperano che, al più presto, saremo dinuovo insieme, uniti per l'eternità!...

Zina e Motel: Oumein !

Arnoldo: Bene. E se ora si passasse alle cose se­rie?

Motel e Arnoldo ricominciano a recitare. Cam­minano e si scontrano. Riprendono.

Motel: Tieni, Reb Téviè, cascate a proposito !

Arnoldo (sorpreso, gridando): Vi devo dei soldi?

Motel: E chi lo dice ?

Arnoldo: Allora, perché mi spingete?

FINE