Due di noi

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DUE DI NOI

3 atti unici di MICHAEL FRAYN:

NERO E ARGENTO

IL SIGNOR ZAMPA

I CINESI.

Traduzione di Filippo Ottoni


NERO E ARGENTO

PERSONAGGI:

IL MARITO

LA MOGLIE

LA SCENA:

Una camera d'albergo, a Venezia e notte. Marito e Moglie stanno dormendo. La finestra èaperta; riflessi di acqua sciabordante si muovono dolcemente sul muro di fronte alla finestra. La tenda ondeggia nella brezza notturna. Da lontano arrivano le note di una canzone. L'orologio di una chiesa batte le tre. I rintocchi sono seguiti dalla voce di un neonato che dopo aver frignato per un po' scoppia a piangere. Ai primi accenni di pianto lo Moglie salta a sedere sul letto, con gli occhi ancora chiusi. Rimane per un istante immobile. Il neonato smette di piangere. La testa della Moglie ricade sui cuscini, come una pietra. Un breve silenzio, e poi il neonato' ricomincia a piangere. Di nuovo lo Moglie si alza a sedere sul letto. Questa volta si stropiccia gli occhi e li apre; si passa lo mano tra i capelli. Sospira e raccoglie le forze, con lo determinazione di chi ha deciso di alzarsi. Invece dàuna gomitata nella schiena al marito.

MOGLIE -      Tocca a te. (Per un momento non succede niente. Poi, a scoppio ritardato, il Marito                        mette i piedi giùdal letto e si dirige verso. la porta del bagno, ad occhi ancora chiusi.                     La Moglie si lascia andare sul cuscino, riaddormentandosi istantaneamente)

MARITO -      (Parla con la voce ancora impastata dal sonno) Va bene! Arrivo! Adesso ci penso io!                      Shh! (tra lui e la porta c'èuna sedia sulla quale sono appoggiati degli abiti, Lui ci                            sbatte contro rumorosamente, cadendo. La moglie balza a sedere sul letto)

MOGLIE -      (Sussurrando) Shh! Sveglierai tutto l'albergo!

MARITO -      (Si rialza a tentoni, rialza lo sedia, vi riammucchia spara gli abiti) Sh! Riposati!                                Lascia fare a me! Ricordati che questa per te dovrebbe essere una vacanza.

                                    (Sposta lo sedia, poi apre lo porta del bagno e tira fuori una culla/carrozzina"                                  che incomincia a spingere avanti e indietro, freneticamente. Il pianto cessa e                                   la Moglie si lascia andare di nuovo sul cuscino. lI Marito, ad occhi chiusi, e il                             cui atteggiamento tradisce il suo tentativo di dormire in piedi, a poco a poco                           smette di far dondolare lo culla e ritorna a tentoni verso il letto. Giunto dove                            era prima lo sedia, si ferma e fa una piccola deviazione, venendo cosìa                                           collisione con lo sedia nella sua nuova posizione, Di nuovo ci sbatte contro                                     cadendo. Il bambino riprende a piangere; la Moglie balza su, accusatrice. Il                                     marito mette la sedia dove era prima, e ritorna a calmare il bambino)

                        Va bene! Arrivo! Non preoccuparti! Lascia fare a me! Ci penso io! Sh! (spinge la                            cullalcarrozzina avanti e indietro. Il bambino si acquieta)

MOGLIE -      Se devi continuare a fare questo casino tutta la notte, meglio che lo rimetti nel                                bagno! (spinge la culla nel bagno e ne esce, chiudendosi lo porta alle spalle. Si dirige                      verso il letto, evitando con molta cura lo sedia in tutte le possibili posizioni) È                                 abbastanza coperto, sì? MARITO - (La rassicura) Sì.

MOGLIE -      Hai controllato?

MARITO -      Sì, sì. (si rimette a letto e si mette comodo. Una pausa. La moglie èancora                          seduta sul letto, con aria preoccupata)

MOGLIE -      C'èuna finestra aperta, làdentro?

MARITO -      (Rassicurandola, con lo voce soffocata dal cuscino) Mm! Mm! [una pausa)

MOGLIE -      Ma non ci sono finestre nel bagno!

MARITO -      (Spiegando, senza svegliarsi) Urm urmle urmurmurm...

MOGLIE -      Come?...

MARITO -      (Stancamente sollevando lo testa dal cuscino) Ho detto di no, ma c'èun                                          aeratore. (una pausa)

MOGLIE -      Secondo te, prende abbastanza vitamine? (sospirando, il marito si tira su a sedere sul                      letto e accende lo luce) Voglio dire, visto che rimette sempre la pappa, forse rimette                       anche le vitamine, no? (il marito guarda l’orologio)

MARITO -      (Lamentoso) Sono le tre! (offesa dall’implicito rimprovero, lei gli volge le spalle e si                       mette giù) Dovrebbe essere una vacanza, questa! Dovremmo riposarci e rilassarci!

MOGLIE -      Riposarci e rilassarci!!

MARITO -      Perché?

MOGLIE -      Come posso rilassarmi quando al ristorante sono tutti costretti a guardare dalla parte                      opposta ogni volta che lui rimette la pappa?!

MARITO -      Gli Italiani, neanche ci badano; a loro non importa niente che lui rimetta la pappa. La                     Padrona, le ragazze che riordinano le stanze, lo trovano meraviglioso. Sono tutte                            quelle coppie inglesi in luna di miele... (spegne la luce e si rimette giù)

MOGLIE -      Non èmica stata mia l'idea di tornare a Venezia e prendere la stanza dove abbiamo                        trascorso la luna di miele.

MARITO -      In questo albergo ci vengono solo coppie in viaggio di nozze! Credo che la metàdei                      clienti non lo abbiano mai neanche visto un bambino, prima d'ora.

MOGLIE -      La mattina, quando entro nel ristorante col bambino, mi sento come lo spettro di                            Banquo.

MARITO -      Gli italiani, a quanto pare, trovano che i bambini siano una cosa piùche naturale.                            "Che bambolotto! Oh, che bel bambino! Posso prenderlo in braccio? Eccolo!                                  Bambolino, bambolino, bambolino! Guarda - che belle manine e che piedini” Posso                   tenerlo, sì?" (la sua voce si spegne: si èreso conto che il bambino ha ricominciato a                     piangere. Tutti e due rimangono sdraiati, immobili, in attesa che sia l'altro a fare la               prima mossa. Infine la Moglie si alza a sedere, sospirando; e questa volta anche il                                  Marito si alza a sedere, rassegnato) Va bene! Va bene! Sono di servizio. (mette giùle                     gambe dal letto, La moglie torna a sdraiarsi) Ha smesso. (infila di nuovo le gambe              sotto le lenzuola. Immediatamente il pianto ricomincia. Mette i piedi giùdal letto, va                         lentamente e contrariato verso il bagno) Se devi stancarti ogni giorno, che vacanza è?                         Allora... tanto valeva... (èarrivato alla porta del bagno, fa per aprirla quando si rende              conto che il bambino ha smesso di nuovo di piangere. Rimane immobile per un                          istante. ascoltando attentamente. Poi si gira sui tacchi e si dirige di nuovo verso il                           letto) L'unica mia preoccupazione èche tutto questo possa pregiudicare... possa... (il                      pianto ricomincia. Il Marito si blocca e si dirige di nuovo verso il bagno. Il pianto                          cessa. Aspetta un momento, poi torna a dirigersi verso il letto)... possa nuocere alla                 personalitàdi... (si ferma e va verso il bagno, credendo di avvantaggiarsi di una                              mossa! Ma il bambino non piange. Torna a dirigersi verso il letto) di un padre, nei                       suoi... (si mette a letto)... rapporti con il bambino. (Il bambino ricomincia a piangere.                      Questa volta il Marito non si muove, limitandosi a prendersi lo testa tra le mani. La                        Moglie si tira su a sedere "esasperata" come se il Marito non si fosse mai mosso)

MOGLIE -      Ti decidi ad andare, o devo farlo io?

MARITO -      (Si rialza, stanco) No, no, no! Vai a dormire! Tocca a me! Sono di guardia io!

                                    (Si trascina fino al bagno e tira fuori la cullalcarrozzina. La fa andare avanti e                                 indietro, come prima. Il pianto cessa. La Moglie si lascia ricadere sul cuscino.                                 Improvvisamente, lui annusa e aggrotta le sopracciglia. Smette di spingere                          avanti e indietro la carrozzina, provocando una nuova esplosione di pianto                                             del bambino, mentre la moglie si rimette a sedere sul letto. Il Marito non se                              ne accorge, impegnato com'èa piegarsi sulla carrozzina, a sollevare il                                        lenzuolino e ad annusare con circospezione. Lui si rialza in fretta, proprio                                        mentre la Moglie si mette di nuovo giù, fingendo di dormire. II marito                                            impreca tra sée sé, poi automaticamente riprende a spingere la carrozzina                                        avanti e indietro per calmare il bambino, guarda verso la moglie e parla in                                         tono suadente)

                        Tesoro ...! (nessuna risposta. Va da lei, trascinandosi dietro lo carrozzina; il tono suadente si fa piùincalzante) Si tratta di una cosa grossa. (ancora nessuna risposta. Lui la scuote, indeciso tra lo fermezza e lo galanteria) Beh, questa poi…Un minuto fa era sveglia! (il Marito si volta verso la carrozzina e incomincia a togliere il lenzuolino) Non èche mi secchi farlo. Èsolo che non so dove tiene la roba... (al bambino con i toni acuti che di solito si usano con i bambini) Ma sì, stasera èpaparino di servizio, perchémammina, fortunata lei, se ne sta brava a russare nel letto ...! Già, proprio così... Oh, ma che porcellino! Quanta pupù... porcellino che non sei altro... (lo sua crescente preoccupazione, alle prese con le difficoltàdell’operazione, lo fa diventare autoritario) No, stai fermo! Ho detto fermo, accidenti a te, altrimenti ci metto dentro i piedini! (si guarda attorno disperato, sollevando i piedi del bambino) Qualcosa per pu-pulirti... (non trova niente a portata di mano. Il bambino emette gridolini di soddisfazione. Il Marito gli si rivolge con voce stridula) Eh sì, beato te che ridi! Sì, beato te che ridi. Ho detto, sì, beato te che ridi … (si guarda attorno, disperato, riprendendo il tono adulto e irritato che gli èconsueto) Ma che diavolo ne ha fatto dei Kleenex? Io non lo so mica dove tiene le cose, lei... (sempre tenendo il bambino per i piedi con una mano, si sporge dentro il bagno) Li nasconde sempre nei posti piùimpensati, e io devo tenerti il culetto su con una mano... (ha visto quello che cerca su una mensola alta del bagno e si allunga per prenderlo, sempre tenendo sollevati i piedi del bambino)... mentre con l'altra... faccio quello che posso per... (lo frase èinterrotta dalla caduta di oggetti che vanno in frantumi; il che fa sussultare lo Moglie, lo quale si alza a sedere e accende la luce, poi si precipita giùdal letto corre per intervenire e osserva gli sforzi del Marito nel bagno. Lui parla, sulla difensiva) Una bell'idea, quella di mettere i Kleenex sulla mensola piùalta!

MOGLIE -      Per l'amor del cielo! Cosìsveglierai tutta Venezia!

MARITO -      (Sarcastico) Di solito il bambino lo cambi sulla mensola piùalta!

MOGLIE -      (Recupera sia i Kleenex che un pannolino pulito tra lo confusione nel bagno)                                  Tornatene a letto. Finisco io.

MARITO -      (Cercando di allontanarla) No, no, no - ci penso io. Tu sei in vacanza.

MOGLIE -      Bella vacanza!. ..

MARITO -      In ogni caso, faccio io. Tu torna a letto e cerca di dormire.

MOGLIE -      Dormire! Non so neanche piùche cosa significhi! Non ricordo neppure come si fa!                         Andiamo, esci. (lo scansa e finisce di cambiare il bambino)

MARITO -      (Osserva, offeso) Non capisco perchéci tieni tanto, tutto a un tratto.

MOGLIE -      (Al bambino, coccolandolo) Che brutta sorpresa, eh, vedere quell'orribile omaccione                      di papàche ti cambia il pannolino!... (feroce, al marito) Perchétu sembra che debba                fare chissàche cosa!

MARITO -      Sei stata tu a mettere i Kleenex fuori portata!

MOGLIE -      (Al bambino, coccolandolo), E poi ti tiene anche sveglio, vero, rovesciando tutti i                           barattoli di Nappisan, tutte le scatole di borotalco e tutti i vasetti di omogeneizzati di                     spinaci in giro per il bagno! (feroce, al marito) E a pensarci bene, sono io che non                                capisco perchétu ci tenga tanto, tutto a un tratto!

MARITO -      Non vedo perchétu ti debba prendere tutto il merito di avergli cambiato il pannolino,                    quando il lavoro piùsporco lo avevo giàfatto io; ecco perché!

MOGLIE -      Questa èla terza volta che mi alzo, stanotte.

MARITO -      Anch'io èla terza volta che mi alzo, stanotte.

MOGLIE -      Ieri notte io non ho quasi chiuso occhio.

MARITO -      E chi ha dovuto pulire nel Palazzo dei Dogi?

MOGLIE -      (Si volta indignata verso di lui) Questa èbuona! E l'incidente di San Marco ...? MARITO -             (Improvvisamente conciliante) Oh, via... non litighiamo. (si siede sul letto. La

moglie finisce di sistemare il bambino, facendosi piùdisponibile) Durante il viaggio di nozze facemmo una gran litigata. Ricordo che stavo affacciato a quella finestra e guardavo il canale, pensando che il nostro matrimonio fosse giàfinito. Perònon ricordo il motivo della lite. Di che cosa litigavamo prima che nascesse lui? Di che cosa parlavamo? Che cosa pensavamo? Dovevamo annoiarci a morte... Ti ricordi il giorno che andammo a Torcello e prendemmo l'aperitivo nell'albergo dove andava sempre Hemingway? E tu prendesti un geranio e me lo appuntasti sulla camicia ...? (lei si volta verso di lui con un lieve sorriso, e gli porge il pannolino sporco. Lui lo guarda con tenerezza, come se fosse un geranio, e le prende le mani tra le sue)

MOGLIE -      Buttalo nel cesso, ti dispiace?

MARITO -      Ah... Va bene. (lui porta il pannolino in bagno. Lei sta per chinarsi di nuovo sulla                           culla, quando viene assalita da un pensiero improvviso)

MOGLIE -      Peter! Ricordati di non aprire l'acqua calda!

MARITO -      (f. s.) Come?

MOGLIE -      L'acqua calda!

                                    (Un colossale fragore di acqua bloccata nelle tubature squarcia il silenzio                                         della notte. Il bambino comincia immediatamente a piangere. La Moglie si                          china sulla culla, tira fuori il bambino, avvolto nella copertina, e torna a letto,                                     cullandolo. Il pianto cessa. Lei spegne la luce. Il Marito esce dal bagno                                             asciugandosi le mani. Prende lo carrozzina e lo spinge verso il bagno,                                      rivolgendo qualche parola incoraggiante all’interno della carrozzina, strada                          facendo)

MARITO -      E adesso, subito a nanna! Fai il bravo!

                                    (La Moglie si assopisce. Il Marito esce a ritroso dal bagno, e rimane fuori della porta in ascolto. Sorride soddisfatto del silenzio, e si allontana furtivamente. Ma ha appena fatto un paio di passi che si ferma, perplesso. Torna di nuovo ad ascoltare. Aggrotta le sopracciglia, ansioso. Si avvicina alla porta e ascolta con maggiore attenzione. Poi tira fuori lo carrozzina dal bagno e vi si piega sopra ad ascoltare. Si volta spaventato verso la Moglie e sussurra, preso dal panico)

                        Mi pare che non respiri più! (La Moglie si sveglia di colpo e, sempre col bambino in                        braccio, salta giùdal letto e accorre vicino al Marito. Si china sulla carrozzina e                               ascolta) Insomma, non vorrei svegliarlo, se respira...

MOGLIE -      (Agitata) Reggi questo... (porge il bambino al Marito e tira via le coperte dalla

                        carrozzina, completamente fuori di sé) Oh, Dio mio, non c'èpiù! (Moglie e Marito si guardano per un istante, inorriditi. Ma in quel momento il bambino emette un grido, ed entrambi si rendono conto di dove si trovi. La Moglie lo strappa dalle braccia del Marito, lanciandogli un'occhiata eloquente, quasi che il Marito avesse tentato di sopprimerlo. Abbraccia e bacia il bambino e lo ripone nella carrozzina. La reazione allo shock li rende entrambi furibondi) Che razza di scherzo!

MARITO -      Non èstata mica colpa mia!

MOGLIE -      Non respira più!

MARITO -      Beh, qui non respirava di certo - respirava da un'altra parte! (entrambi tornano a                             letto, immusoniti: lo Moglie ha tirato lo carrozzina dalla sua parte del letto cosicché

                        puòcontinuare a cullarla avanti e indietro stando sdraiata. Il Marito rimane seduto sul letto, le braccia intorno alle ginocchia) Ecco, adesso sono completamente sveglio. Non riuscirei piùa dormire, neanche se mi pagassi... (nessuna reazione della Moglie) Ti rendi conto che mancano ancora cinque ore alla prima colazione? Non hai messo nessun gioco di pazienza nella valigia, vero? (nessuna risposta. Si sente un debole ritmato cigolio) Che cos'è?

MOGLIE -      Che cosa?

MARITO -      Questo cigolio, (la Moglie smette di cullare lo carrozzina e per un momento rimane                         in ascolto, immobile)

MOGLIE -      Ah, èla coppia della stanza accanto. (il Marito èperplesso. Poi, finalmente, il                                 gettone cade: capisce)

MARITO -      Vuoi dire che anche loro hanno un bambino e lo stanno cullando come noi? (La                              Moglie si limita a guardarlo) Credevo che fossero tutte coppie in luna di miele, a                            parte noi... (lo Moglie continua a fissarlo) Ah…! Ma come, alle tre di notte?!

MOGLIE -      Magari li abbiamo svegliati noi. E poi, perchénon dovrebbero?

MARITO -      Già...! (riflette) Mi pare che qualche volta anche noi facevamo l'amore nel pieno                            della notte, no? Non me lo ricordo. Mi sembra tanto tempo fa ...

MOGLIE -      Io non mi ricordo niente, di prima che nascesse lui.

MARITO -      Come lo passavamo tutto il tempo che avevamo allora?

MOGLIE -      Andavamo al cinema. No? Persino due volte la settimana.

MARITO -      Andavamo a mangiare nei ristoranti cinesi...

MOGLIE -      E la domenica restavamo a Ietto... (il cigolio ècessato. La Moglie smette di cullare                         lo carrozzina e si volta verso il Marito) Oh, Peter! Che cosa ci èsuccesso? Siamo                                cambiati? Sono cambiata io? Ècosì, vero?

MARITO -      (Rassicurandolla) No, tu non sei cambiata. (l'abbraccia)

MOGLIE -      Mi ami ancora?

MARITO -      Certo, (lo stringe a séaffettuosamente)

MOGLIE -      Non saràper abitudine? Non saràsolo per dovere?

MARITO -      (Accarezzandole il capo) No!

MOGLIE -      E provi... insomma... provi ancora attrazione per me? (lui lo bacia sulla bocca,

                        facendola tacere) Anche se sto sempre sulle spine per lui ...? (lui lo bacia di nuovo)... e sono tanto nervosa e ...? (lui lo bacia ancora, costringendola a distendersi) … e tutto il resto? (lo guarda, in silenzio) Peròdobbiamo stare attenti a non far rumore... (proprio mentre lui sta per baciarla di nuovo, il bambino incomincia a frignare. Entrambi si immobilizzano. Il Marito lancia un'occhiata omicida verso la carrozzina) Oh... Non importa! Continua pure! (il Marito continua a fissare la carrozzina. Il bambino tace di nuovo. Lentamente il Marito riprende a baciare lo Moglie. Lei lo abbraccia, Il bambino ricomincia a piangere. Di nuovo il marito guarda lo carrozzina con espressione disperata. Sempre stretta al marito lo Moglie allunga un braccio e incomincia a cullare lo carrozzina avanti e indietro. Il pianto cessa. Sempre cullando lo carrozzina, lei cerca di incoraggiare il Marito) Ti amo!

MARITO -      (Cercando di concentrarsi su di lei) Ti amo!

MOGLIE -      Avanti, allora! Non fermarti! (ma lui si volta a guardare lo carrozzina, quindi si                               scioglie da lei e si mette a sedere sul letto, depresso)

MARITO -      Aspetteròche si sia riaddormentato. (si sdraia al fianco di lei. Lei sospira e gli                                prende lo mano)

MOGLIE -      Mi dispiace, amore. Mi dispiace. Ètutta colpa mia. (sono distesi l'uno accanto

                        all'altra, e guardano davanti a loro, mano nella mano, mentre lei continua a cullare la carrozzina; a poco a poco lui reclina il capo e chiude gli occhi) Ricordo quel giorno, verso la fine della luna di miele, quando attraversammo la laguna al tramonto, su quel vecchio motoscafo, e l'acqua era assolutamente immobile - tutta nera e argento, nero e argento - e noi gettammo l'ancora e facemmo il bagno, e l'acqua era cosìcalda e scura che uno aveva voglia di lasciarsi andare e sprofondare per sempre ...? (si volta e vede gli occhi chiusi di lui) Non ti metterai mica a dormire? Vero? (La testa di lui scivola un po' piùdi lato) Credevo che volessimo... Peter! (lo scuote energicamente; una breve pausa, poi, come per un riflesso condizionato ritardato, lui si lascia scivolare coi piedi giùdal letto, come all'inizio, e si dirige dov'era prima lo carrozzina, gli occhi sempre chiusi)

MARITO -      (Voce impastata) Va bene! Arrivo! Sh! Lascia fare a me ...! (Buio, mentre lui cade                         inciampando di nuovo nella sedia e il bambino si mette a piangere).

SIPARIO


MR. ZAMPA

PERSONAGGI:

GEOFFREY

NIBS

La scena: Il loro salotto.

È sera. Geoffrey e Nibs sono seduti in poltrona, e leggono entrambi dei grossi volumi. Lui ha l'aria di un docente, o di un funzionario statale, anche se in realtànon ènél'una nél'altra cosa; lei èla tipica moglie di un docente. Per qualche tempo, silenzio. Geoffrey arriccia il naso per rimandare al loro posto gli occhiali, e dopo qualche secondo lei fa altrettanto, Poi, lui incomincia a dondolare con impazienza il piede della gamba che tiene accavallata sull'altro ginocchio. Nibs alza leggermente la testa e lo osserva. Lui sente su di sélo sguardo di lei. Il piede smette di dondolare e Geoffrey alza lo sguardo.

GEOFFREY   - Che c'è?

NIBS               - Il piede.

GEOFFREY   - Ah! (entrambi riprendono la lettura; dopo qualche istante il piede ricomincia a                              dondolare, e Nibs alza lo sguardo. Lui si ferma immediatamente e mette giùla                               gamba. Lei continua ad osservano, e dopo un po' lui alza gli occhi dal libro e                             ricambia lo sguardo di lei) Che c'è?

NIBS               - Quel lavoro...

GEOFFREY   - Quale lavoro?

NIBS               - Quello che ti dovrebbero dare...

GEOFFREY   - Beh?

NIBS               - Te lo devono dare, vero?

GEOFFREY   - (Riprendendo lo lettura) Me lo devono dare, sì.

NIBS               - Che cosa significa, di preciso devono?

GEOFFREY   - (Dopo una pausa, senza alzare lo sguardo) Devono vuoi dire che devono. Ecco che                      cosa significa devono.

NIBS               - Ah.

GEOFFREY   - (Alza lo sguardo, brusco) Che c'è?

NIBS               - Ah! (lui riprende a leggere. Lei continua a osservarlo: lui fa dondolare il piede) E io                     saròscrutinata questa volta?

GEOFFREY   - (Dopo una pausa; senza alzare gli occhi) Puòanche darsi che il Presidente voglia              scrutinarti. Non lo so. Questa ditta potrebbe non avere l'abitudine di scrutinare le                                 mogli. Ma puòanche darsi di sì.

                                    (Lei smette di guardarlo; e guarda nel vuoto davanti a sé. Quando parla, si                                      rivolge soprattutto a se stessa)

NIBS               - Credo che mi metteròlo shantung azzurro, col ricamo di perle sul seno sinistro...              (tende la mano, sorridente) "Èstato molto gentile ad invitarci ...! Che paesaggio

                        meraviglioso! Che casa stupenda! Che magnifiche ragazze! Che splendidi ragazzi!" (inclina lo testa di lato; con gli occhi chiusi, come ridendo fra sé) "Ma davvero? Èincredibile quello che dobbiamo sopportare noi mogli! Sa una cosa?, fino a qualche anno fa Geoffrey aveva la mania di indossare i vecchi calzoncini tropicali d'ordinanza al mare!" (si volta alla persona che si immagina seduta accanto a lei, sporgendo il mento in segno di sfida) "Mi dica la verità, Sir Harold! La sua compagnia non fa esattamente quello che facevano quegli infami spagnoli del diciassettesimo secolo - depredare il Nuovo Mondo per arricchire il Vecchio? Non siete in veritài conquistadores dell'era moderna?"

                                                (Geoffrey incomincia a dondolare, il piede. Lei sorridendo tende di nuovo lo                     mano)

                        "Èstata proprio una magnifica serata! Vi sono molto grata! Mi sono sempre piaciute le cene, perchéil piede di Geoffrey ènascosto sotto la tavola e cosìnon vedo se dondola o no... (il piede smette di dondolare)

GEOFFREY   - (Senza alzare gli occhi) Bada che stavolta potrebbe non esserci nessuna cena.                              Magari mandano qualcuno qui. (lei lo fissa. Lui alza lo sguardo) Èuna ditta                                    moderna. Può      darsi che si affidino a un professionista; magari mandano un                                    detective.

NIBS               - Un detective? A cena?

GEOFFREY   - No - a tenere d'occhio la casa. A vedere chi entra, chi esce. A vedere quanti

                        spasimanti hai. (entrambi riprendono lo lettura. Geoffrey sorride tra sé)... A contare gli spasimanti che entrano dalla porta principale e le bottiglie vuote che escono da quella di servizio. Sesso e alcool - sono queste le cose che interessano a un moderno datore di lavoro. (Nibs alza gli occhi e lo guarda freddamente mentre lui sorride tra sé) E poi di sicuro si presenteràalla porta. Per squadrarti da vicino.

NIBS               - Non lo faròentrare.

GEOFFREY   - Ma sìche lo farai entra re.

NIBS               - Ci puoi contare che no!

GEOFFREY   - Ma tu mica lo sai chi è. Si spacceràper venditore di spazzole o per uno che fa                               indagini di mercato.

NIBS               - Io non li faccio entrare i venditori di spazzole.

GEOFFREY   - Questo lo farai entrare, perchési tratta di gente professionalmente addestrata per                         intrufolarsi nelle case. E mi sbaglierò, ma tu non sei professionalmente addestrata                           per tenerli fuori. (il piede dondola) E una volta dentro cominceràdi sicuro a sparare                domande.

NIBS               - Se incomincia a sparare domande, capiròsubito che non èun venditore di spazzole.

GEOFFREY   - Se le domande riguardano le spazzole, no!

NIBS               - Le spazzole?

GEOFFREY   - All'inizio.

NIBS               - "Lei quante volte al giorno spazza il pavimento?"

GEOFFREY   - Poi le domande assumeranno un carattere piùpersonale.

NIBS               - "Si spazzola i denti dall'alto in basso o da sinistra a destra?" (lui dondola il piede              mentre legge)

GEOFFREY - In ogni caso non si presenteràcome venditore di spazzole, ma come ricercatore di

mercato. (entrambi leggono per qualche istante. Poi lui rialza lo sguardo) Non avrai nemmeno il tempo di mettertelo il tuo bel vestiti no, sai? (riprende a leggere. Lei lentamente alza il capo e lo guarda, inespressivo. Il piede di Geoffrey ha un breve spasmo di dondolio, ma ètenuto sotto controllo. Lei riprende a leggere. Lui rialza lo sguardo) Che cosa gli dirai? Faresti meglio a pensare a qualcosa prima che arrivi, non credi? altrimenti andrai nel pallone, come tuo solito. 'o non ci sarò, ovviamente, al suo arrivo. (lei solleva il capo, lentamente)

NIBS               - Io non vado nel pallone solo perchétu non ci sei! Èquel tuo startene qui seduto a                        dondolarmi il piede sotto il naso che mi manda nel pallone.

GEOFFREY   - Tu vai nel pallone con O senza l'ausilio del mio piede. 'I mio piede non c'entra. (lo                        dondola per un po', poi si controlla) Non che la cosa mi riguardi, si capisce, se andrai                     nel pallone quando viene questo tizio.

NIBS               - (Sarcasticamente) Certo, se non otterrai il posto perchéio sono andata nel pallone,                       non ti riguarda affatto!

GEOFFREY   - Io lascio fare a te. Purchétu sappia che cosa devi dirgli...

NIBS               - Oh, gli dirò- (al suo immaginario intervistatore) Si accomodi, prego! Si metta                              comodo ...! GEOFFREY - Non devi mica far le prove davanti a me! Non sono la tua                     professoressa!

NIBS               - No, devo prepararmi! Non voglia ma mica che io vada nel pallone?

GEOFFREY   - Allora ripassatelo mentalmente, tutto qua. Non sei piùuna bambina.

NIBS               - No, no - dirò- (all'intervistatore) Si accomodi! Certo che lei fa un lavoro molto                            interessante; sempre in giro a parlare con tutte le mogli, a vedere come viviamo! Mi                        dica, siamo proprio tutte squinternate dalla frustrazione e dalla noia come si dice ...!                  (a Geoffrey) Va bene così? Sto facendo bene?

GEOFFREY   - Non si tratta di fare bene! e smettila di chiedere a me se fai bene le cose! Fai                                semplicemente quello che ti sembra piùgiusto! (il piede di Geoffrey si agita con                             forza. Nibs torna a rivolgersi all'intervistatore)

NIBS               - Una cosa che vorrei tanto sapere: tra le altre mogli che scrutina, ce n'èqualcun'altra                      che ha un marito con un problema al piede? (il piede si arresta di colpo)

GEOFFREY   - Io non ti ascolto.

NIBS               - (All’intervistatore) Lu' non mi ascolta. Del resto non èuna cosa nuova; non ascolta                      mai. Ecco perchéèalquanto piacevole avere in casa una persona che èpagata per                                   ascoltarti. Se dico una cosa a Geoffrey, c'èsempre una lunga pausa, e poi... (una                                  lunga pausa. Poi Geoffrey, realizzando finalmente che una frase èrimasta a                                mezz'aria, alza lo sguardo)

GEOFFREY   - (Irritato) Cosa?

NIBS               - (All’intervistatore) Ti fa star male: questo aspettare che succeda èla cosa peggiore.                      Beviamo qualcosa?

GEOFFREY   - Prima di cena?

NIBS               - (A Geoffrey) Non dicevo a te - a lui.

GEOFFREY   - Offrirgli da bere? Di pomeriggio? Non farebbe buona impressione.

NIBS               - (All’intervistatore) Whisky? Gin? Una birra, magari? (a Geoffrey) E poi non è

                        pomeriggio! Èsubito dopo la prima colazione, se vuoi saperlo. Non ho ancora rifatto                      i letti! La casa èin disordine! Non sono ancora vestita! (all'intervistatore) Sbatta pure                       via dalla sedia l'aspirapolvere se le dàfastidio! Qua c'èsempre un gran casino... Le                        andrebbe un gintonic? Ottima idea - ne prenderòuno anch'io. Se ci diamo dentro                            come si deve, prima delle undici saremo ubriachi fradici! (mima il gesto di versare                    da bere. Geoffrey, che lo osservava disgustato, riprende lo lettura)

GEOFFREY   - Io non le sto nemmeno a sentire queste sciocchezze!

NIBS               - Lo spero bene! Il signor... (guarda interrogativamente il suo intervistatore)

Samuelson? Il signor Samuelson ed io stiamo parlando di cose personali. Vero, signor Samuelson? Cosa ...? Oh, alla nostra! (mima il gesto di brindare e bere. A Geoffrey) Se il signor Samuelson dice "alla nostra", io risponderò"alla nostra". (al sig. Samuelson) Allora, che cosa vuole sapere di me? Se sono una brava moglie? Beh, sì, sono una moglie brava sotto tutti i punti di vista, grazie soprattutto al tirocinio cui Geoffrey mi ha sottoposta nei primi anni del nostro matrimonio. "Sii semplicemente te stessa", mi diceva, quando andavamo a cena fuori. "Non dire sempre 'Geoffrey dice ... ' e 'Geoffrey pensa ... ‘. Non stare a guardarmi tutto il tempo per vedere se approvo. Comportati con naturalezza l Ma smettila di incominciare delle frasi che poi restano incomplete; e non dire cose stupide, senza significato, che si concludono in esplosioni di risa. Se non ti viene in mente nulla di sensato e naturale da dire, limitati a sorridere in silenzio tra te e te". Naturalmente, ormai Geoffrey si èritirato dall'insegnamento, ma il signor Zampa, suo validissimo assistente, ha preso il suo posto. (il piede di Geoffrey si agita, ma Geoffrey riesce a controllarlo) Io ho una vita molto piena. Leggo; dipingo. E poi, naturalmente, ho il mio lavoro al Consultorio. A proposito, quando feci la domanda, non ricordo di averla vista qui a scrutinare Geoffrey, per vedere se era un bravo marito... Immagino che sia andato direttamente in ufficio da lui, spacciandosi magari per assicuratore... (a Geoffrey) Èvenuto nessuno a scrutinarti quando io feci la domanda per il posto? (nessuna reazione. Si volta rassicurante verso il signor Samuelson) Non si preoccupi - entro due o tre giorni al massimo avremo la risposta. Di che cosa possiamo parlare, nel frattempo? Sa che abbiamo due figli? Ora sono entrambi all'università. Deve controllare se sono a posto anche loro?

GEOFFREY   - (Alza lo sguardo) Cosa?

NIBS.              - (A Samuelson) Ah, ci siamo. (a Geoffrey) Èvenuto nessuno a scrutinare te quando                      io feci la domanda per il posto?

GEOFFREY   - Perchéavrebbero dovuto scrutinare me?

NIBS               - (A Samuelson) Quello che non capisco ècome mai sia riuscito a somigliare tanto a                       un professore di greco, quando in realtànon èche un bravo uomo d'affari. Come poi              sia riuscito a fare di me la moglie di un professore, quello èun altro mistero.                             (Geoffrey agita il piede)

GEOFFREY   - Se stai cercando di stuzzicarmi, perdi il tuo tempo. Ti ho giàdetto che non ti                                ascolto.

NIBS               - Come mai, allora, il signor Zampa si agita tanto? (Il piede si arresta)

GEOFFREY   - Vorrei che la smettessi di chiamarlo signor Zampa.

NIBS               - (A Samuelson) Il signor Zampa pensa che io le stia facendo un quadro non                                   veritiero.

GEOFFREY   - Un giorno o l'altro te ne uscirai con questo "signor Zampa" davanti a qualche                                estraneo.

NIBS               - (A Samuelson) Sa, in pubblico non lo nominiamo mai il signor Zampa.

GEOFFREY   - Stai facendo i soliti discorsi strampalati che ti portano a finire nel pallone. Perché                         non ti metti a leggere tranquillamente, o prendi una di quelle pasticche che ti ha                                     ordinato il dr. Farquhar e ti metti a letto?

                                    (Riprende a leggere. Nibs lo osserva per un po', apparentemente ridotta al                                       silenzio, Poi si rivolge discretamente al signor Samuelson, e tenendo d'occhio                                 cautamente il marito per verificare se ascolta, fa un gesto con l’immaginaria                               bottiglia per riempire ancora il bicchiere del signor Samuelson; versa da bere                                    anche per séammiccando con aria complice a Samuelson ai danni del marito.                                   Gli sorride e silenziosamente alza il bicchiere verso di lui)

NIBS                           - (A bassa voce, a Samuelson) A lui il gin non piace. Secondo lui lo bevono solo le             donne e gli uomini che' si iscrivono ai circoli del tennis. (ancora un'occhiata a Geoffrey. Tutto il suo comportamento lascia intendere che lo conversazione si svolge all'insaputa di Geoffrey) Lui non mangia roba fritta, o surgelata, o frutta in scatola, o dolci confezionati, o qualsiasi cosa che sia italiana... Passo delle ore a studiare che cosa preparargli per cena... Magari sono lìa dipingere i miei quadri... (mimo)... e a che cosa penso? Penso - (parla lentamente e distaccata, chinandosi a osservare i particolari dell’immaginario quadro) "Chissàse le uova alla Fiorentina sono un piatto italiano?" E poi, penso, "Oh, Dio mio! Mi aveva detto di chiamare l'operaio per far riparare lo steccato prima delle dodici ... !" (guarda ansiosamente l’orologio, poi frettolosamente mette via scope e spazzoloni, e salta su) "Chissàse ha fatto in tempo a prendere l'aereo per Belfast ... ?"

                        (Sta appunto andando di corsa verso il telefono quando un altro pensiero l'assale e si ferma, perplessa) Chissàse gli ho messo il thermos del caffènella cartella?! Se saràcostretto a bere il caffèche passa la compagnia aerea sia all'andata che al ritorno, stasera mi torna a casa in uno stato di depressione pauroso. Si metteràin un angolo a leggere "Monete delle colonie greche in Italia", e il signor Zampa cominceràa girare ad elica...

                                    (il piede prende ad agitarsi, ma Geoffrey lo afferra e lo tiene fermo)

                        "Che c'è?" "Come? Non c'èniente." Ma il signor Zampa pensa che qualcosa ci sia. Non èd'accordo con qualche affermazione del libro, forse. No, èqualcosa che ho fatto io. Ho di nuovo dimenticato di caricare l'orologio dell'ingresso... Ho dimenticato di mettermi le calze... Ho messo i giornali sotto i cuscini... ho lasciato la luce accesa in bagno tutto il giorno... (torna a sedersi osservando Geoffrey con apprensione) "Èandata bene la giornata?" - No, no, cosìnon va! Bisogna eliminare questa frase dal repertorio! Lui la trova suburbana; cosa che non possiamo permetterci, visto che viviamo in periferia. Dunque vediamo ... "Com'era Belfast, allora?" No, no, no! Gli ho giàfatto la stessa domanda la settimana scorsa, per Amsterdam. "Com'era Amsterdam?" "Cosa?" "Com'era Amsterdam?" E su e giù, e su e giù! "Era esattamente com'èanche adesso." "Scusa!" Vediamo... Ho trovato: "Sei arrivato in tempo per l'aereo?" (pausa) "Come?" "Sei arrivato in tempo per l'aereo?" "Sì". (pausa) Vediamo un po', che cosa gli posso chiedere, adesso? Non possiamo avere giàesaurito gli argomenti di conversazione. "Sei arrivato in tempo anche per l'aereo del ritorno?”(pausa) "Come? - Sì". Fin qui tutto bene! Ma ora che succede? Il signor Zampa sta sul piede di partenza! Ho urtato il signor Zampa! Ho parlato troppo! Ho detto qualcosa di banale! Non ha idea di quanto sia suscettibile il signor Zampa! Se il signor Zampa sentisse quello che le sto dicendo ora, bisognerebbe tenerlo fermo con la forza!

                                    (Geoffrey lascia subito andare il piede. Di colpo questo incomincia a roteare                                   di nuovo. Geoffrey lo tiene fermo di nuovo. Nibs versa ancora da bere a                                         Samuelson e a se stessa)

                        Il signor Zampa penserebbe che mi sto comportando da donnicciola solo per infastidirlo. A lui non piace che faccia la donnicciola! La donna sì; la donnicciola no... Alla nostra ...! Oh, incomincio a sentirmi un po' euforica ...! Peròle garantisco - nel caso che lui ci ascolti, nel caso che abbia nascosto dei microfoni - oh, ne ècapacissimo! - Io no; per carità! - ma lui ètalmente matto! (parlando in un immaginario microfono) Ehi, cucù, mi senti? Stiamo parlando di te! (A Samuelson) Le garantisco che io gli rendo la pariglia! Per esempio, gli metto i fagioli surgelati nel goulash! Lui non se ne accorge mai. (nel microfono) Hai sentito? Fagioli surgelati nel goulash! (a Samuelson) Anche se non capiròmai perchéquello che èungherese gli va bene... Che altro faccio? Beh, faccio su le immondizie nel giornale del mattino per sbaglio. Vado nel pallone e mi dimentico di comperare le calze; per cui sono costretta ad andare dai Trafford con le gambe nude. Sì, dai Trafford! Ègiàla seconda volta! Con niente di niente sulle gambe! Solo pelle nuda e bianchiccia! E quando siamo là, che succede? Mi sento di nuovo andare nel pallone! Giri! E incomincio ogni frase con "Secondo Geoffrey...", "Geoffrey dice ...", "Geoffrey pensa"... Finisco ogni frase con "...vero, Geoffrey... non ho ragione, Geoffrey?". E il signor Zampa ènascosto sotto il tavolo, per cui non so mai che cosa pensi, tranne quando siamo dai Costain, che hanno un tavolo con le gambe traballanti, e allora lìsento ballare tutto quanto in segno di disapprovazione. (Il tavolo immaginario al quale lei sta seduta si agita sotto le sue mani. Contemporaneamente il piede di Geoffrey sfugge alla presa e si agita. Lui afferra il piede. Lei tiene fermo il tavolo) Èquesto ménage àtrois con il suo amico signor Zampa che èdifficile da sopportare! (riempie di nuovo il bicchiere di Samuelson e il proprio) Chissàche cosa fa Zampa in ufficio, tutto il giorno. Mi piacerebbe saperlo... Non so piùche cosa dico; sono un po' sbronza. Lei se ne andràconvinto che sono gelosa della zampa di mio marito! Non ègelosia - èsolo che secondo me quella sta prendendo il sopravvento su di lui... cosa che una zampa non dovrebbe mai fare con un uomo... (lancia un'occhiata al piede del marito, gli fa un cenno di saluto e un sorriso forzato) Salve! (a Samuelson) Ci sta osservando. (al piede, tendendo la bottiglia) Un bicchierino? (a Samuelson, mentre tende la bottiglia verso il piede come se stesse per versargli da bere) Lo faccio ubriacare. Cosìmagari ci diràqualche cosa. (il piede si agita brevemente) No? (di, nuovo a Samuelson) Ha un atteggiamento cosìnegativo verso la vita, èquesto che non mi va giù. Non sa fare altro che disapprovare! Secondo me, un piede sano, normale, dovrebbe cercare di incoraggiarti, darti una pacca sulla spalla, magari, di tanto in tanto, No? (il piede si agita brevemente) Non ci faccia caso. No, no - non lo guardi. Dobbiamo escogitare qualcosa. Aspetteremo che si addormenti, poi gli daremo addosso. Gli metteremo un sacco sulla testa, lo legheremo stretto, lo trascineremo fino al fiume e ce lo butteremo dentro. E poi ce ne andremo. Sì, fuggiremo insieme! Incominceremo una nuova vita! Andremo in Canada - ho degli amici laggiù. Lavorerò- non moriremo di fame... (Geoffrey alza lo sguardo dal libro e la guarda) Ci ascolta! Che le dicevo - ci sono microfoni dappertutto, qui!

                                    (Incontra lo sguardo inquieto di lui. Rimangono a fissarsi per un istante,                                          quindi lei torna a rivolgersi a Samuelson)

                        Ha sentito tutto! Sta pensando a cosa deve dire! Se deve fare l'offeso, o il                                      comprensivo…! (incontra di nuovo lo sguardo di Geoffrey. Una pausa)

GEOFFREY   - Cos'èquesto odore? Hai lasciato qualcosa sul fornello?

NIBS               - (A Samuelson) Se ho lasciato qualcosa sul fornello!

GEOFFREY   - Cosa?

NIBS               - (A Geoffrey) No, non ho lasciato niente sul fornello! Èlo scalda- acqua che manda                     di nuovo odore.

GEOFFREY   - Ah. (riprende a leggere)

NIBS               - Hai ascoltato quello che dicevo? (pausa)

GEOFFREY   - Eh?

NIBS               - Hai sentito quello che ho detto?

GEOFFREY   - Sai che non sto mai a sentire quello che dici quando, vai nel pallone. Ti lascio                               sfogare da sola, in pace cosìti scarichi.

NIBS               - (a Samuelson) Lui non ha sentito. Ma Zampa sì, naturalmente. Zampa sente tutto e

ogni tanto riferisce sulla situazione al quartier generale. Ecco che cos'ètutto quell'agitarsi; èZampa che trasmette il suo rapporto con l'alfabeto Morse. Ma non lo prendono molto sul serio, su al quartier generale. La vecchia Nibs èdi nuovo nel pallone, pensano. (Nibs sono io; mi chiamo Nibs. Lo sapeva? Incredibile, vero? Chissàcom'èstato!) La vecchia Nibs sta organizzando un'altra dimostrazione in favore dei diritti, della donna - la vecchia Nibs marcia per le strade armata di cartelli e di slogans. Beh, tanto meglio; cosìnon combineràqualche guaio, pensa Geoffrey. (Ecco, ci risiamo - "Geoffrey pensa ... " - "Geoffrey dice ... "!) Geoffrey pensa che io vada nel pallone solo per irritarlo. Beh, èvero! Inconfutabilmente vero! Ma supponiamo che un giorno io vada nel pallone e non riesca piùa venirne fuori. Mi spedirebbero seduta stante al manicomio! Pensi come esulterebbe e ballerebbe Zampa se succedesse una cosa simile! (il piede ha una contrazione) Eccolo che parte, solo a pensarci! Geoffrey penseràche mi sono fatta rinchiudere solo per fargli dispetto! E potrebbe anche essere vero! Èquesto che non sopporta, vede - il pensiero che io non abbia un'esistenza indipendente da lui, che tutto quello che faccio èsolo per fargli piacere o dispetto. "Sii te stessa!", diceva, quando aveva ancora qualche speranza. "Non stare sempre a guardarmi, per vedere se approvo!" Vuole che io sia sua. Peròio non posso essere sua se non mi separo da lui - se non rimango me stessa. Lui ècome un bambino alle prese con una bolla di sapone; non si diverte se non la prende, e come prova a prenderla, quella svanisce. Crede che io sia diventata solo un'altra parte di lui! E una parte brontolona e fastidiosa, per di più! Un dente col mal di denti! Un altro piede con la tremarella! E naturalmente si rende conto che questo si ripercuote negativamente su di lui, dovendo ammettere con tutti che èsposato col suo piede. "Avete conosciuto il mio piede destro e quello sinistro, ma non credo di avervi mai presentato il piede Nibs, vero?" (confidenzialmente) "Ogni tanto va in orbita. Non fateci caso. Èsolo una piccola menomazione da cui sono afflitto". Beh, rimarràsorpreso un giorno o l'altro, quando alzeràgli occhi dal suo libro e scopriràche sono fuggita con lei in Canada! "Cosa? Fuggita con l'investigatore che era stato mandato a controllare se era una brava moglie? E che cosa ci scriverà, adesso, nel suo' rapporto, lui?" Ma rimarrebbe ancora piùsorpreso se sapesse cosa vado pensando e dicendo io laggiù, in Canada l Perchénon lo riguarderebbe minimamente! Oh no! Non starei piùa dire "Geoffrey pensa ... " e "Geoffrey dice ...". Sarei me stessa! Correrei per le foreste a gambe nude, vivendo di piselli surgelati, di pere sciroppate e di spaghetti alla bolognese precotti! Con tutte le luci accese! E metterei tutti i quotidiani sotto i cuscini! E riderei, riderei, riderei sempre... (ride al pensiero) e direi, "come sarebbe sorpreso Geoffrey, se mi vedesse ora!" (l'esaltazione l'abbandona, quando si rende conto di quel che sta dicendo) "... che una volta tanto, non sto nemmeno pensando a lui!"

                                    (Un silenzio. Lei rimane ad osservare con aria distrattamente delusa il piede                                    di lui. Pian piano l'assenza di rumore induce Geoffrey prima ad agitare il                                         piede e poi ad alzare lo sguardo)

GEOFFREY   - Cosa? (nessuna risposta) Hai finito, allora? Perchénon vai a letto adesso? Un bel                         sonno ristoratore, nel caso venisse quel tizio, eh? (ancora nessuna risposta) Non                              vorrai mica rischiare di andare nel pallone con lui! (Geoffrey riprende a leggere.                                    Nibs sospira, si alza e fa per andare. Il suo sguardo cade sul piede di lui, e gli si                                 inginocchia davanti)

NIBS               - (al piede) Beh, diglielo tu, allora. A te daràascolto. Spiegagli semplicemente la                            situazione. Digli solo - che so - digli... (il piede si agita violentemente. Lei si ritrae,                         scoraggiata) Digli di chiudere la porta a chiave, prima di venire a letto. (si alza e si              avvia.)

SIPARIO


I CINESI

PERSONAGGI:

STEPHEN      )

                        ( L’attore

BARNEY       )

JO                    ) BEE

                        ( L'attrice

ALEX                         )

LA SCENA: La sala da pranzo della casa di Stephen e lo, con lo tavola apparecchiata per sei. Ci sono tre porte di uscita: una che va in cucina, una in salotto e lo terza in un corridoio dal quale si accede al bagno, alle scale, alla porta di servizio, ecc. Una finestra si affaccia sulla strada. Fuori èbuio.

Jo entra precipitosamente dalla porta del corridoio, ancora alle prese col vestito e si mette a controllare il tavolo da pranzo, stando in equilibrio su una scarpa da sera e contando, con l'altra scarpa, le posate.

JO                    - (Velocemente) Coltello coltello forchetta forchetta cucchiaio cucchiaio, coltello                           coltello forchetta forchetta cucchiaio cucchiaio, coltello coltello forchetta forchetta                        cucchiaio cucchiaio... I cucchiai da minestra! Oh, mio Dio! (si precipita zoppicando                in cucina tenendosi su il vestito con lo lampo ancora aperta)

BAMBINA     - (Fuori scena) Mammina, possiamo scendere a salutare gli ospiti? (

                                    Jo esce subito dalla cucina, gridando in direzione della porta del corridoio)

JO                    - No! Andate a dormire, tutti e due! (chiude la porta del corridoio con decisione e                          rientra correndo in cucina. Intanto Stephen entra di corsa dal salotto, trasportando                                     un'altra sedia da aggiungere alle quattro giàdisposte intorno al tavolo)

STEPHEN      - Sono le otto e dieci, Jo!

JO                    - E lo vieni a dire a me che sono le otto e dieci?! (Stephen posa lo sedia e si dirige di                      nuovo verso il salotto)

STEPHEN      - John e come-sì-chiama là... arrivano sempre alle otto e un quarto in punto per le                            otto. Oh, Dio, ho di nuovo dimenticato come si chiama lei! (esce in salotto. Jo                                emerge dalla cucina, portando i cucchiai da minestra)

JO                    - Laura ...! Èper mettere i bambini a letto che siamo in ritardo - dobbiamo proprio              cercarci un'altra ragazza alla pari, Stephen... Oh, questa no; èquella zoppa. (prende              la sedia che Stephen ha appena portato e la porta di corsa in cucina, sempre tenendo i                       cucchiai, lo scarpa e il vestito. Intanto Stephen rientra di corsa dal salotto portando               un'altro sedia)

STEPHEN      - Laura, Laura, Laura... Questo mio blocco sui nomi peggiora di giorno in giorno.

JO                    - Stephen, porta un'altra sedia dal salotto. Io metto quella zoppa in cucina, così                               nessuno rischia di sedercisi per errore. (esce)

STEPHEN      - (Posa lo sedia che trasportava e torno a prenderne un'altra) David e Laura! David e                      Laura! David e Laura ...! (esce verso il salotto mentre Jo rientra dalla cucina)

JO                    - John e Laura! John e Laura! Per l'amor del cielo, sforzati, Stephen. Li conosciamo                        da dieci anni! (si affretta a distribuire i cucchiai da minestra mentre Stephen arriva                  correndo con un'altra sedia)

STEPHEN      - Non riesco proprio a distinguere i nostri amici, questo èil guaio. John e Laura,                              John e Laura, John e Laura... Sono tutti esattamente uguali - stessa età, stesso                                 numero di figli, stesso tipo di lavoro, stesso reddito, stesse opinioni...

JO                    - (Controllando la tavola) Tirami su la lampo, per favore!

STEPHEN      - (Tirandole su lo lampo) Persino fisicamente sono uguali! Sembra di guardare dei              cinesi. Nicholas e Jay Simon e Kay - Freddie e Di...

JO                    - Magari loro pensano la stessa cosa di noi. Hai tirato fuori il ghiaccio per gli                                   aperitivi?

STEPHEN      - Sì... Dio mio, noi non siamo così! Vero?

JO                    - Dunque, John si puòmettere a capotavola...

STEPHEN      - John e Laura, John e Laura, John e Laura...

JO                    - CosìLaura si puòmettere qui...

STEPHEN      - Bee vicino a John. John e Laura, John e Laura... Barney là. Certo che i loro nomi              non me li dimentico: Barney e Bee, che accoppiata!

JO                    - (Guardandolo spaventata) Non Barney e Bee, Stephen!

STEPHEN      - Come sarebbe, non Barney e Bee? Si chiamano proprio Barney e Bee!

JO                    - Stephen!

STEPHEN      - Barney e Bee! Barney e Bee! Posso dimenticare David e Nora, ma Barney e Bee ...!

JO                    - Stephen, lei l'ha piantato! Bee ha piantato Barney!

STEPH EN     - No!

JO                    - Te l'ho detto!

STEPHEN      - Non me ne ricordo.

JO                    - Non ce la faceva più! Se n'èandata zitta zitta, senza tante storie, circa una                                    settimana fa, e si èmessa con un certo Alex!

STEPHEN      - (Fregandosi il mento e sforzandosi di fare mente locale) Ah... qualcosa mi si                                 affaccia alla memoria. Lui èun cantante, mi pare, no?

JO                    - Gestisce una discoteca psichedelica, non so che roba sia.

STEPHEN      - Dunque non sono piùBarney e Bee?

JO                    - No, tesoro: Alex e Bee …

STEPHEN      - Alex e Bee. Non suona molto convincente, non trovi?

JO                    - Beh, sono affari loro. Basta che non te li dimentichi, Stephen.

STEPHEN      - Alex e Bee... Alex e Bee... Meno male che me l'hai detto! Allora Barney verràda                        solo, stasera?

JO                    - No, no, no - non èBarney che viene stasera! ÈBee, e si porta Alex, per                                       presentarcelo. Oh, Dio - mancano i tovaglioli!

STEPHEN      - (Sgomento) Alex e Bee vengono qui, stasera?

JO                    - (Rientrando di corsa con i tovaglioli) Sì, Alex e Bee. Cerca di ricordartelo, tesoro.                       (distribuisce rapidamente i tovaglioli mentre Stephen lo fissa sbalordito) Beh,                                 almeno Alex saràun po' diverso da tutti quei cinesi. A sentire Sara Dolomore, ha                            circa diciannove anni, i capelli lunghi fin sulle spalle, e collane di perline e ciondoli              vari appesi dappertutto... Che hai da fare quella faccia, Stephen?

STEPHEN      - Jo, ho fatto una cosa terribile!

JO                    - Come sarebbe a dire?

STEPHEN      - Ecco, oggi all'ora di colazione ho incontrato Barney. Avevo completamente                                 dimenticato che Bee l'aveva lasciato...

JO                    - (Disperata) E gli hai chiesto di lei? Magari gli hai detto "Come sta la tua deliziosa                        mogliettina?"...

STEPHEN      - No. Gli ho detto: "Ci vediamo stasera, allora”.

JO                    - Non mi dire, Stephen!

STEPHEN      - E lui fa: "Stasera? Come stasera?" E io: "Stasera vieni a cena da noi!”

JO                    - E allora lui avràdetto, "No, io no - ti sarai sbagliato con Simon, o Mark, o                                    Nicholas", Scommetto che ci sei rimasto come un cretino!

STEPHEN      - No, lui ha detto: "Grazie, Stephen. Non sai quanto sia importante, per me, in un                           momento come questo", veramente mi era sembrata una cosa un po' strana da dire...

JO                    - Oh, mio Dio!

STEPHEN      - Comunque, io faccio: "Alle otto, allora!". E lui: "Alle otto!"

                                    (entrambi guardano l’orologio, e quindi si scambiano un'occhiata)

JO                    - (Furibonda) Beh, chiamalo! Fermalo!

STEPHEN      - A che serve chiamarlo alle otto e un quarto? Ormai saràper strada - magari ègià              davanti alla porta!

JO                    - Bella stronzata che hai fatto!

STEPHEN      - La stronzata èstata quella di invitare la tua combriccola, se èper questo! Come si                        fa a invitare Bee senza Barney, e non dirmi niente!

JO                    - Ma io te l'ho detto! Solo che tu non mi ascoltavi, cretino che non sei altro!

STEPHEN      - E allora potevi assicurarti che ti stessi ascoltando! In ogni caso io ascoltavo. Non                        me ne sono ricordato - tutto qua.

JO                    - Non te ne sei ricordato?!

STEPHEN      - Per l'amor del cielo, non perdiamo tempo a discutere!

JO                    - Non sono io che perdo tempo ...!

STEPHEN      - (Gridando) E va bene! Allora decidiamo il da farsi, prima che...

                                    (il campanello della porta d'ingresso squilla. I due si guardano)

JO                    - Non aprire!

STEPHEN      - Dobbiamo aprire! E poi, saranno David e come-si-chiama, David e Nora.

JO                    - John e Laura. (mentre parla va alla finestra e tenta di vedere attraverso una fessura                       tra le tende) Ma non dobbiamo fare entrare nessuno finchénon abbiamo deciso il da               farsi.

STEPHEN      - Ma santo cielo! Si incontreranno tutti sulla porta!

JO                    - Beh, se si incontrano sulla porta, almeno se la vedranno da soli.

STEPHEN      - Forse la prima cosa da fare èdecidere esattamente che cosa cerchiamo di fare.                             Perchéabbiamo tanta paura che si incontrino? Cerchiamo di risparmiare i loro                                 sentimenti, o ci preoccupiamo solo del nostro imbarazzo?

JO                    - Ho una mezza idea di squagliarmela dalla porta di servizio e lasciare te a                                       sbrigartela da solo!

STEPHEN      - Mio Dio! Se c'èuno che dovrebbe squagliarsela, quello sono io! Insomma,                                    vediamo di affrontare la situazione in modo razionale...

                                    (Una nuova scampanellata. I due si guardano, indecisi. Poi Stephen cede)

                        Oh...

                                    (esce a precipizio verso il salotto. Jo corre a dare un'altra occhiata attraverso                                    le tende della finestra, poi corre allo specchio e si dàuna rapida assestata;                                       quindi va alla porta del salotto e lo socchiude, rimanendo in ascolto)

STEPHEN      - (Fuori scena, con tono gioviale) no, no, no, nessun ritardo. Va bene così. Entrate,                         accomodatevi (Jo chiude lo porta, corre al tavolo, e sistema distrattamente le posate.                      Stephen riappare dal salotto, sempre rivolto a John e Laura? Mentre si volta per                                chiudere lo porta) Scusate un momento. Ci sono ancora un paio di cosette... sapete,                  no?... (ammicca giovialmente per completare il senso della frase, poi chiude lo porta              e si volta verso Jo) David e Dora.

JO                    - John e Laura.

STEPHEN      - Che si fa? (riapre la porta e si rivolge in tono allegro a John e a Laura) Versatevi               pure da bere, eh?... mm...

JO                    - John.

STEPHEN      - ... John. (chiude la porta e si rivolge di nuovo a Jo) Dobbiamo predisporre un piano                      di battaglia chiaro e preciso. (apre lo porta e continua in tono gioviale, rivolto a John              e Laura) Da quella parte! Làdi lato. Bravo... (chiude la porta e si rivolge di nuovo a                Jo) Non possiamo starcene qui ad aspettare gli eventi!

JO                    - No, certo, senti... (lo trascina verso lo finestra per spiegargli il piano che ha in                               mente) Tu adesso scendi e aspetti fuori del portone, e quando Barney arriva, te ne                          liberi.

STEPHEN      - Liberarmene? E come?

JO                    - Che ne so! Inventati qualcosa. Digli che i bambini hanno una malattia contagiosa -                       digli che sono scoppiati i tubi. Digli la verità: - perchéno? Lo conosciamo da tanto                         tempo. Vedràil lato buffo della cosa.

STEPHEN      - "Barney, ècapitato un equivoco abbastanza buffo! Non avevamo affatto intenzione                    di invitare te - bensìtua moglie e il suo nuovo amante…!"

JO                    - (Spingendolo verso il salotto) Allora digli qualcos'altro.

STEPHEN      - Si offenderàa morte, qualunque cosa gli dica. Era cosìcontento dell'invito!

JO                    - Se le cose si mettono al peggio, portalo a cena al ristorante, e io diròagli altri che                         sei stato costretto a partire per affari...

                                    (Ancora molto riluttante, Stephen si lascia convincere ad entrare in salotto,                                     Quando la porta si pare, entrambi assumono un atteggiamento festoso a                                          beneficio dei loro ospiti)

STEPHEN      - (In tono gioviale, a John e Laura) Allora, vi siete serviti? Bene, bene, bene, sedetevi                     pure e rilassatevi - io torno subito... (scompare)

JO                    - Salve! Salve! No, state comodi! Mi ero semplicemente affacciata! Ho ancora un

paio di …sapete, no?... (a un vago cenno alle proprie spalle) La cucina e i bambini... una confusione terribile... purtroppo, non sono affatto organizzata ...! Comunque, sono contenta che siate arrivati senza difficoltà... (sorride con aria rassicurante e chiude lo porta. Quindi corre alla finestra, tira le tende e guarda fuori. Apre la finestra, chiama Stephen con un sussurro, e parla enunciando chiaramente) Stephen! Se arrivano prima Alex e Bee, io li faccio entrare. Tu nasconditi dietro i bidoni delle immondizie, e aspetta Barney. (chiude di nuovo le tende e torna in salotto, dove rivolge qualche altra parola ai suoi ospiti) Tutto bene? Mi fa piacere. Continuate pure a servirvi da bere, eh? Oh, a proposito... (chiude lo porta del salotto e corre di nuovo alla finestra. Tira le tende e chiama Stephen) I soldi ce li hai, se devi portare fuori Barney ...? I soldi!... Aspetta, allora... (Corre in salotto e apre lo porta) Come va la vita? Non ve l'avevo neppure chiesto... (fa una rapida incursione in salotto mentre parla e rientra tenendo lo borsetta in mano) Servitevi pure un altro aperitivo... io devo pagare il lattaio... (chiude lo porta e torna alla finestra, dove lancia del denaro fuori, a Stephen) Tieni. Cinque sterline, non ho altro... (la porta del corridoio si apre e si affaccia Barney; Jo èancora affacciata alla finestra) Ma non portarlo fuori, se riesci a sbarazzarti di lui in qualche altro...

BARNEY       - (Bussando con discrezione alla porta) C'ènessuno in casa? (Jo si gira di scatto,                             guardandolo imbarazzata e tirando le tende dietro di sé)

JO                    - Barney!

BARNEY       - Sono passato dalla porta sul retro, spero che non ti dispiaccia. C'èun losco figuro                         che si aggira davanti al tuo portone. Magari un drogato in cerca di soldi. (lo bacia)

JO                    - (Confusa) Barnev, stavo appunto... Stavamo pensando ...

BARNEY       - Spero di non essere troppo in ritardo. (le porge lo valigetta e l'ombrello) Èdalle sei                       che sono al pub. Non me la sentivo di tornarmene in una casa vuota. Ho aspettato                                 che si facesse l'ora di venire qui. Poi, quando èarrivato il momento... ho pensato che                avrei potuto bere qualcosa, prima di venire. Sai, com'è, quando si cerca solo di                              ammazzare il tempo...

JO                    - Barney, io devo dirti una cosa, subito, prima che entri...

BARNEY       - Grazie, Jo - ma non parliamone nemmeno. So quello che provi.

JO                    - Sono terribilmente dispiaciuta che Bee ti abbia lasciato, Barney, dico sul serio.                             Senti, non so come dirtelo, ma...

BARNEY       - Lo so - non si sa mai che cosa dire quando succedono cose del genere, vero? Io                            stesso non trovo le parole. Dieci anni, e all'improvviso pshh!Èuno shock, sai!

JO                    - Sì, Barney, ma il fatto è...

BARNEY       - Se n'èandata con una checca. Almeno, cosìdicono. Tu lo sapevi? Mi hanno detto                        che porta gli orecchini, i capelli lunghi fin sulla schiena... Insomma, che figura ci                                   faccio, io? La gente mi ride dietro, capisci?

JO                    - Sì, ma stammi a sentire, Barney...

BARNEY       - Non ho ancora avuto il piacere di fare la sua conoscenza. Forse sono l'unica                                  persona della cittàche non lo conosce ancora. Ma lo sai che cosa ha fatto, lei? Gli ha                      fatto fare il giro di tutti i nostri vecchi amici, per averli tutti dalla sua parte!                               Dovunque vada, trovo gente che li ha appena avuti a cena! E quando arrivo io, li                                 trovo tutti imbarazzati. Non vogliono vedermi. Persone che sono amici da anni.

JO                    - Barney...

BARNEY       - Voglio dire, non èche voi avete appena...

JO                    - No, no, no. Però...

BARNEY       - Succede sempre così, quando una coppia si divide. Nessuno vuole prendere le parti                     di nessuno, peròpoi tutti lo fanno.

JO                    - Sì, ma...

BARNEY       - Tutto questo per dirti che il vostro invito di stasera mi ha profondamente                                      commosso... Scusami, ma stavi per dire qualcosa. (lei lo guarda come per dire                                 qualcosa, poi cambia idea)

JO                    - No, no. Volevo solo dirti... che sono contenta di vederti.

BARNEY       - (Le mette un braccio intorno alla vita e la conduce verso il salotto) Dio ti benedica,                      Jo. Èin queste circostanze che si vedono i veri amici. Dov'èStephen? Di là?

JO                    - (Si ferma di colpo) Oh, Dio mio, mi ero dimenticata di lui! Sta... sta riparando una                       cosa, fuori. Saràmeglio che lo chiami. (trascina Barney verso la cucina) Adesso                              siediti tranquillo in cucina per un momento. Poi ci facciamo due chiacchiere a                                quattrocchi mentre preparo la cena.

BARNEY       - (Voltandosi verso lo porta di cucina) Jo, sei un vero tesoro. Tu e Stephen... cercate                       di non farvi mai...

JO                    - No, no.

BARNEY       - Voglio dire, il vecchio Stephen ècome me. Magari non sembreràniente di                                    eccezionale, però...

JO                    - Non preoccuparti, Barney.

BARNEY       - Siete sempre ...? (unisce i due mignoli, in un gesto che indica un solido                                        attaccamento)

JO                    - Sì.

BARNEY       - (Le dàuna pacca sulla spalla) Brava!

                                    (Finalmente lei riesce a chiudergli lo porta in faccia, e corre verso la finestra.                                   Proprio mentre sta tirando le tende, Barney si affaccia dalla porta della                                           cucina)

BARNEY       - (Agitando un dito) Guarda che io dico sul serio, Jo.

JO                    - (Si gira su se stessa fronteggiando Barney) Sì. Resta lì, Barney. Ti porto da bere.

(Barney rientra in cucina, lasciando lo porta aperta. Jo apre le tende con precauzione e sbirciando ansiosa da sopra lo spalla verso lo porta aperta della cucina, parla a Stephen formando le parole con la bocca, ma senza emettere suoni) Barney èqui! Vieni su! (fa cenni disperati., indicando lo cucina e facendogli capir. che dovrebbe tornare su. Alla fine, evidentemente soddisfatta che Stephen abbia capito, chiude le tende e va in cucina) Che cosa preferisci - whisky? (corre in salotto, rivolgendosi a John e Laura, mentre scompare brevemente e riemerge con una bottiglia di whisky) Come va Midge a scuola ...? Mi serve un goccio di whisky per la minestra - c'èun'altra bottiglia làsopra. Continuate pure a servirvi. (chiude lo porta del salotto e corre in cucina, dove, attraverso lo porta aperta, porge la bottiglia a un braccio che emerge per prenderla) Serviti da solo, per favore, Barney. Il ghiaccio ènel frigo...

                                    (Dopo aver preso lo bottiglia, il braccio le prende lo mano, attirandola verso                                    di sé, presumibilmente alle labbra di Barney. Si sente il rumore di un bacio)

Oh, Barney! (batte le ciglia, in un frettoloso apprezzamento) Comunque, fai come se fossi a casa tua. Io devo solo... sai com'è... tra una cosa e l'altra... (chiude lo porta di cucina. Nel frattempo la porta del salotto si apre ed entra Stephen, parlando con tono gioviale a John e Laura)

STEPHEN      - Proprio così! Una meteora che sfreccia nella notte! Comunque, servitevi ancora da                       bere... (chiude lo porta e si volta verso Jo) Che succede?

JO                    - Èqui! Barney! Èpassato dalla porta di servizio.

STEPHEN      - Oh, mio Dio!

JO                    - L'ho messo in cucina.

STEPHEN      - In cucina?

JO                    - In caso Alex e Bee arrivassero prima che potessi avvertirti.

STEPHEN      - (Irritato) Avresti dovuto sbarazzarti di lui. (va verso lo cucina, assumendo                                    immediatamente un tono gioviale mentre apre lo porta)

STEPHEN      - Ciao, Barney! Che piacere vederti!

BARNEY       - (f. s.) Stephen!

STEPHEN      - (Emerge di nuovo, sempre tenendo lo mano di Barney) Stai pure comodo! Resta                          dove sei! Hai trovato il modo di passare il tempo, eh? Comunque, versati pure da                           bere. Ah, giàfatto. Bravo, cosìsi fa! (sorridendo si disimpegna, chiude lo porta e si               rivolge furioso a Jo) Perchénon l'hai mandato via?

JO                    - Oh, Stephen, non sono stata capace! Continuava a ringraziarmi di averlo invitato -                       dice che siamo gli unici amici che gli sono rimasti. Mi ha fatto sentire una vipera per                  aver invitato Alex e Bee.

STEPHEN      - Oh, santo cielo! Non, possiamo mica metterei a fare i sentimentali a questo punto!

JO                    - (Aspra) Perchénon lo mandi via tu?

STEPHEN      - Non posso mandarlo via adesso che l'hai installato in cucina con una bottiglia di                           whisky!

JO                    - Allora non ci rimane che sbarazzarci di Alex e Bee.

STEPHEN      - E come?

JO                    - Come, dovrai scendere di nuovo e aspettarli sul portone. (Stephen stringe le labbra,                     riluttante)

STEPHEN      - E se passano dalla porta di servizio anche loro, come Barney?

JO                    - (Spingendolo verso lo porta del salotto) Tieni d'occhio anche la porta di servizio!                         Fai la ronda avanti e indietro! Santo cielo, eri nell'esercito - saprai come si fa la                                     guardia! (ma quando sta per aprire lo porta del salotto, si ribella)

STEPHEN      - Senti, non posso passare un'altra volta davanti a David e Nora!

JO                    - John e Laura. Beh, esci dalla porta di servizio, allora! (sospinge Stephen verso lo              porta del corridoio) Peròcerca di sbrigarti a uscire, perchéda un momento all'altro il                         campanello della porta ...

                                    (Una scampanellata alla porta di ingresso. Stephen e Jo, giàcon lo porta del                                    corridoio aperta, rimangono come folgorati; si guardano in silenzio per un                                       istante)

STEPHEN      - E adesso, che facciamo? 1o - Beh, dovremo... non lo so... gridargli qualcosa dalla                        finestra.

STEPHEN      - Gridargli dalla finestra?

JO                    - Spiegargli la situazione. Dirgli di andarsene.

STEPHEN      - Accomodati. (Jo va alla finestra e guarda fuori attraverso le tende, indecisa. Sta per                     gridare, ma rinuncia)

JO                    - E se fingessimo di non essere in casa? Che ne dici?

                                    (Un'altra scampanellata. Mentre sono lì, indecisi sul da farsi, la porta della                                      cucina si socchiude. I due se ne accorgono subito) Barney!

STEPHEN      - (Precipitandosi a rinchiudere di nuovo Barney in cucina) Siediti, Barney! Bevi un                        altro whisky! (entra in cucina mentre Jo indugia ansiosamente sulla porta)

BARNEY       - (f. s.) Pensavo che magari potevo andarci io ad aprire la porta, Stephen.

JO                    - No, no, no, no!

STEPHEN      - (Riemergendo) No, no, no, no!

JO                    - Adesso siediti e rilassati!

STEPHEN      - Ancora un istante e veniamo a fare due chiacchiere.

                                    (Chiudono lo porta della cucina, e si guardano; una nuova scampanellata)

JO                    - Dovrai aprire per forza. Apri e mandali via. (lo sospinge verso il salotto) Apri la                            porta, e spiegagli come stanno le cose, con calma, in ingresso. Sono persone                                    ragionevoli - capiranno. Insomma, Bee èuna persona ragionevole. Lei capirà.

STEPHEN      - (Esitando, con lo mano sulla maniglia della porta) Bee? Èuna delle persone meno                        ragionevoli che abbia mai conosciuto!

JO                    - Beh, qualunque cosa tu gli dica, fallo alla svelta, prima che si tolgano il soprabito.                       (con estrema riluttanza Stephen apre lo porta, sfoggiando il suo tono gioviale)

STEPHEN      - Ah, eccomi di nuovo qua! (impallidisce) Bee! (si volta a scambiare un'occhiata                             inorridita con Jo) Sono entrati! (si rivolge subito verso gli ospiti, cambiando                                    espressione) Ma che piacere vederti, Bee! E questo dev'essere Alex! (Stephen avanza                     nel salotto. Jo chiude la porta dietro di lui, in stato di shock)

JO                    - Oh, Signore Iddio! (la porta del salotto si riapre e ne emerge Stephen, sorridendo                         cordialmente ad Alex e Bee, alle sue spalle)

STEPHEN      - Beh, sedetevi! Fate come se foste a casa vostra! (chiude lo porta e si volta disperato                    verso Jo) Gli hanno aperto Dick e Dora!

JO                    - John e Laura!

STEPHEN      - Si sono giàtolti il soprabito! E si stanno giàaccomodando come se fossero a casa                        loro! (apre la porta e dice in tono gioviale verso il salotto) Ti dispiace servire da bere                      anche a loro... ehm...

JO                    - John.

STEPHEN      - John. (chiude la porta) Avevi proprio ragione a proposito di quell'Alex. Mai visto                         un tipo simile - chissàcosa le èpassato per la testa, a Bee. Insomma, che si fa? Non                 possiamo entrare e mandarli via, adesso che stanno seduti a bere, parlando con Coso                e Cosa, là...

JO                    - No. Peròcredo che dovranno essere tutti e tre abbastanza adulti e maturi da                                 affrontare la situazione.

STEPHEN      - Vuoi dire, affrontarsi?

JO                    - Beh, non c'èaltro da fare, no?

STEPHEN      - Quell'Alex non mi dàl'impressione di essere molto adulto o maturo. Credo che non                     abbia ancora cambiato la voce.

JO                    - Comunque, Barney e Bee dovranno comportarsi da persone adulte e mature.

STEPHEN      - Bee ha la sua solita aria stranita. Alla minima provocazione si metteràa piangere,                         oppure vorràfare il gioco della verità.

JO                    - Dovremo dirgli che Barney èqui, Stephen. Non c'èaltra soluzione.

STEPHEN      - Io mi rifiuto. Nel modo piùassoluto.

JO                    - Lo faròio, allora.

STEPHEN      - Va bene. (Jo va verso lo porta e rimane lìun momento pensando a cosa dire,                                 provando diverse espressioni del volto. Si volta un istante verso Stephen, che lo                             osserva ansioso)

JO                    - Tu vai a preparare Barney. (poi va verso lo porta, assume un atteggiamento di                               circostanza e infine spalanca lo porta) Bee! Che piacere vederti! Che vestito super ...!

                                    (Entra nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Stephen fa una smorfia                                     guardandola, poi riluttante va in cucina per assolvere il suo compito. Davanti                                  alla porta della cucina esita, pensando a come affrontare l'argomento, poi                                            spalanca la porta con determinazione, sfoggiando un sorriso gioviale)

STEPHEN      - Beh, come te la passi qua dentro? Da bere ne hai ancora? Bene... Ehm ...

                                    (Rimane con la frase in sospeso, come cercando di ricordare quel che deve                          far poi, come se avesse ricordato e scoperto che quel che cercava èaltrove,                               conclude il suo "ehm" con un “Ah!", e chiude lo porta. Ha un altro pensiero,                              e si tamburella i denti con le dita, poi risolutamente spalanca di nuovo la                                         porta. Ripete il suo "Ehm ... ", proprio come prima, poi nota lo valigetta e                                            l’ombrello di Barney. Li porta in cucina come se avesse avuto                                                          quell'intenzione tutto il tempo)

                        La tua roba!

                                    (Chiude la porta. Nel far ciò, lo porta del salotto si apre e ne esce Jo, ridendo,                                 sempre parlando agli ospiti in quella stanza)

JO                    - ... Ma no, figurati! Èda una settimana ormai che desidero conoscere Alex!                                   Versatevi ancora da bere... (chiude lo porta e si rivolge a Stephen)

STEPHEN      - Beh, come hanno reagito? JO - (Malinconicamente) Non gliel'ho detto. E Barney,                        come ha reagito?

STEPHEN      - Non gli ho detto niente.

JO                    - Vedi, se Barney si fosse trovato nella stanza quando loro sono entrati, sarebbe                            stato diverso. Ma non èche adesso uno puòsaltar su nel bel mezzo della                                         conversazione e dire: "Oh, a proposito, in cucina c'ètuo marito!"?

STEPHEN      - Èstato quello lo sbaglio, mettere Barney in cucina.

JO                    - Non ènaturale. O succede in modo naturale, o niente.

STEPHEN      - Èstata colpa tua metterlo in cucina. Non so come ti sia venuto in mente.

JO                    - Al momento mi èsembrata la cosa piùlogica.

STEPHEN - Comunque...

JO                    - Comunque, dovremo trovare un'altra soluzione. Dovremo farli mangiare                          separatamente, ecco cosa bisogna fare. Serviremo la cena in salotto, e faremo                                  mangiare Barney in cucina. Èl'unica soluzione, no? (corre verso la tavola                                            apparecchiata, toglie un coperto e lo mette su un vassoio),

STEPHEN      - Aspetta un momento. E noi, dove mangeremo? Con Barney o con tutti gli altri?

JO                    - Beh... faremo la spola tra l'uno e gli altri.

STEPHEN      - Penseranno che sia un po' strano, no?

JO                    - Non vedo perché. I padroni di casa fanno sempre avanti e indietro alle feste, io farò                    avanti e indietro con le portate. Tu farai avanti e indietro col vino. (Jo porge a                                 Stephen il vassoio pieno) Tieni, questo èper Barney. Ci mancheràun coperto di là,                  ma non credo che io avròil tempo di sedermi, in ogni caso. Avanti, dammi una                          mano a spostare il tavolo... (lui posa il vassoio e t'aiuta a spostare il tavolo verso lo                    porta del salotto) Oh, andiamo! Non fare quella faccia da funerale! Ci siamo già                               trovati altre volte in situazioni difficili alle cene, no? Quando si dàuna cena, c'èda                        aspettarsela una situazione del genere! Ce la caveremo! Le altre volte èandata                                sempre bene!

STEPHEN      - A volte mi chiedo se vale la pena di vivere! (apre lo porta e indietreggiando, entra                        in salotto, rivolgendosi agli ospiti con tono gioviale) Eccoci qua! Cena al carrello!                   (scompare alla vista. lI tavolo viene spinto lentamente attraverso lo porta)

JO                    - Ho pensato di mangiare di qua una volta tanto! Èuna noia usare sempre la sala da                      pranzo per pranzare, e il soggiorno per soggiornare...

                                    (l'ulteriore trasporto del tavolo èimpedito da qualche ostacolo fuori scena,                          per cui Jo rimane in scena, tenendo l'estremitàdel tavolo, sollevando e                                      abbassando e spingendo avanti e indietro mentre parla)

                        Attento alla lampada, tesoro! John, ti dispiace spostare quel fenicottero di porcellana                     prima che Stephen... (Si sente un fragore di cocci) Non importa! Tanto non mi èmai                      piaciuto! Spingi i cocci col piede sotto il divano... Caro, non possiamo star qui così                tutta la sera ...! Solleva la tua estremitàsopra la testa di John...

                                    (L'estremitàdel tavolo fuori scena viene sollevata, cosicchétutto quel che vi                                   èsopra incomincia a scivolare verso Jo che, disperata, alza lo sua estremità)

                        Giù! Abbassa!

                                    (l’estremitàfuori scena si abbassa di colpo, e tutto quello che èsul tavolo                                        scivola verso lo parte opposta. Jo abbassa lo propria estremità)

                        Scusami, John! C'era la tua testa lìsotto?

BARNEY       - (Emergendo dalla cucina, con in mano un bicchiere di whisky) Jo, posso                                       fare qualcosa? (Jo con uno sforzo disperato spinge il tavolo fuori e sbatte lo porta                                  chiudendola)

JO                    - No, grazie, Barney! Sto solo dando una sistemata. Tornatene in cucina e mettiti                           comodo. (cerca di mandorlo via, ma lui non si muove. e visibilmente ubriaco)

BARNEY       - Mi sento terribilmente solo in cucinai Jo. Non ho nessuno con cui parlare.

JO                    - Ti raggiungo tra un momento. Bevi qualcosa, intanto.

BARNEY       - Ho giàbevuto. Ho bevuto un sacco. Ah, Jo! (si guarda attorno nella stanza, in tono                      sentimentale) Questa stanza mi ricorda tante cose! Tutte le volte che Bee ed io siamo                     stati qui, i momenti felici che abbiamo vissuto insieme... Questa era la sala da                          pranzo. Qui c'era un tavolo...

                                    (Va verso le sedie, ancora al loro posto, che delimitano il posto dove era il                                      tavolo. Si siede su una delle sedie come se fosse a tavolo, mentre Jo lo guarda                                ansiosa in direzione del salotto)

                        Tu e Stephen... Bee ed io... Simon e Kay, Nicholas e Jay... i bicchieri che                                        luccicavano allume di candela Parlavamo dei nostri figlioli, ricordi? Di quello che               combinavano, delle cose divertenti che dicevano. E dove eravamo andati in vacanza,                 e che cosa facevano John e Laura. Adesso tutto èfinito. Persino il tavolo se n'è                                     andato. (Jo gli porge il vassoio apparecchiato)

JO                    - In cucina c'èun tavolo comodissimo, Barney. Adesso ti prendi questo vassoio e te                       lo porti di là: e tra un minuto vengo a darti un po' di minestra.

BARNEY       - (Prende il vassoio e lo osserva con sospetto) Non vorrai mica farmi mangiare da                           solo, vero?

JO                    - No, no, no. Questo èsolo per cominciare. Porteròil resto tra un istante.

BARNEY       - (Tenendo il vassoio con una mano e mettendo t'altro braccio intorno alle spalle di                         Jo) Non lasciarmi solo, Jo. Tu sei l'unica amica che mi sia rimasta sulla faccia della                   terra. Beh, anche Stephen, naturalmente. Dov'è, a proposito? Perchénon èmai                          presente quando c'èbisogno di lui? ogni volta che io entro, lui esce! Non credo di                            essergli simpatico, a Stephen.

JO                    - Ma certo che gli sei simpatico, Barney! Su, avanti, da questa parte...

BARNEY       - Forse non dovrei dirlo, Jo, ma tu sei sprecata per Stephen, lo sai? L'ho sempre                             pensato. Quante volte, stando seduto a quel tavolo...

                                    (fa per tornare verso il posto dove era il tavolo, ma Jo lo trattiene)... ho                                            pensato: Mio Dio, come ha fatto una ragazza stupenda come Jo a sposare uno                                 come Stephen!

JO                    - Oh, andiamo, Barney...

BARNEY       - Insomma, il vecchio Stephen... beh, èun[1] manico di scopa, no? Non credo che                             sia il tuo tipo, dài. Il mio non lo èdi sicuro!

JO                    - Pensavo che lo ritenessi uguale identico a te.

BARNEY       - Lo pensi davvero? Se ti avessi conosciuta al momento giusto, non lo avresti                                  pensato! Il vecchio Stephen non avrebbe avuto nessuna possibilità, Sono stato                                sempre segreta mente innamorato di te, Jo. E non lo dico perchéBee mi ha lasciato...                     mi ha lasciato per uno stronzetto mezza checca, lo sai?

JO                    - Sì. vieni, Barney...

BARNEY       - (Sospettoso) Come lo sai?

JO                    - Me l'hai detto tu.

BARNEY       - Se n'èandata senza una parola. Mercoledìscorso, di sera. Ha i capelli lunghi fin                           qui, mi dicono! Insomma, ti rendi conto in che situazione mi ha messo ...?                                              (finalmente Jo riesce a farlo entrare in cucina)

JO                    - Dài, ora siediti e rilassati, e... beh... versati ancora da bere.

                                    (chiude la porta con fermezza, corre verso le sedie da pranzo e porta le prime                                  due verso il salotto; sta per aprire lo porta quando lo porta della cucina si                                        riapre e ne esce Barney)

BARNEY       - (Gridando furioso) Ma se mi càpita tra le mani, quella mezza checca, lo sbatto fino                      a fargli cadere la parrucca dalla testa!

JO                    - (Accorrendo per rimandarlo indietro) Sh! Sveglierai i bambini!

BARNEY       - (Contrito) Oh, i bambini... sì. .. Scusami, Jo. Scusami tanto. (lei lo spinge indietro                         verso lo cucina) Lascia che ti dia un bacio, per dimostrare che mi hai perdonato...

                                    (Barney bacia Jo goffamente, mentre lei lo tiene a distanza. Jo chiude lo porta e ritorna verso lo sedia. Porta le quattro sedie rimaste verso lo porta del salotto. La porta di cucina si riapre di nuovo. Jo si volta di scatto, alza il dito indice con piglio autoritario, come si farebbe con un cane per farlo sedere, accompagnando il gesto con un "Ah!". La porta si richiude. Lei apre lo porta del salotto e incomincia a portare dentro le sedie)

JO                    - (Allegramente) Le sedie! Sapevo che avevo dimenticato qualcosa ...! Siete tutti                           molto tranquilli qui! Stephen, ti sei assicurato che tutti abbiano abbastanza da bere?.                      (Mentre fa passare l'ultima sedia, Stephen emerge, chiamando giovialmente da sopra                lo spalla)

STEPHEN - David, dài ancora un drink a tutti, ti dispiace? E siediti! Tu, Bee, fai gli onori di casa e                     fai accomodare tutti. (chiude la porta e si volta ansioso verso Jo) Che succede? Dove              sei stata? Di làsi stanno tutti ubriacando in silenzio, aspettando che succeda                          qualcosa.

JO                    - Ero alle prese con Barney. Lui invece si sta ubriacando rumorosamente di là. Dice                        che avrebbe dovuto sposare me.

STEPHEN      - David e Laura si sono zittiti di colpo alla vista di Alex. Alex non ha ancora aperto                       bocca, e Bee non fa che guardarlo ansiosamente, come se dovesse dissolversi davanti                    ai suoi occhi. Per l'amor del cielo, incominciamo a mangiare, prima che succeda                             qualcosa.

JO                    - Io porto la minestra, tu porta il vino. (lei esce in cucina, lui in salotto)

STEPHEN      - (Gioviale, entrando) Tutto a posto?

JO                    - (Stesso tono, rivolta a Barney) Tutto a posto?

STEPHEN      - Bene...

JO                    - Bene... (entrambi riappaiono immediatamente, lui con una bottiglia di vino che                             precedentemente stava sul tavolo, lei con una zuppiera di minestra)

STEPHEN      - (Rivolto agli ospiti in salotto, mentre esce) Vado a mettere un po' di vino nella                             minestra.

JO                    - (A Barney, mentre esce dalla cucina) Devo dare un po' di minestra alla ragazza alla                      pari... (si incontrano a metàstrada)

STEPHEN      - (Furioso) Ma perchécapita sempre a noi?

JO                    - Stephen, andràtutto bene! (Stephen va in cucina, lo in salotto)

STEPHEN      - (A Barney, entrando) "Vino che rallegra il cuore dell'uomo" ...!

JO                    - (Agli ospiti in salotto" entrando) Minestra! Minestra! Una minestra meravigliosa!                                     (Riappaiono quasi allo stesso momento, Stephen sempre tenendo lo bottiglia                                   di vino, Jo con una sola scodella di minestra in mano)

STEPHEN      - (A Barney, uscendo dalla cucina) Non preoccuparti, torno subito. Vado solo a dare                     un goccetto alla ragazza alla pari.

JO                    - (Agli ospiti in salotto, uscendo) Sì, tra un momento mi siedo anch'io. Vado solo a                        portare questa alla ragazza alla pari. (Si incontrano di nuovo a metàstrada)

STEPHEN      - Per Dio, hai ragione! Èubriaco come una cucuzza!

JO                    - Qualcuno, di là, ha gli occhi piuttosto vitrei. (Jo va in cucina, Stephen in salotto)

STEPHEN      - (Agli ospiti in salotto, entrando) Vino che rallegra il cuore dell'uomo!

JO                    - (A Barney, entrando in cucina) Minestra del giorno! Una minestra meravigliosa!              (riappaiono insieme, Jo a mani vuote, Stephen col cestino del pane)

STEPHEN      - (Agli ospiti in salotto, uscendo) Non c'èpace per i cattivi!

JO                    - (A Barney, uscendo dalla cucina) Il lavoro della donna non finisce mai! (si                                   incontrano rapidamente)

STEPH EN     - (Disperato) Non aprono bocca!

JO                    - Dìqualcosa tu, allora! Tieni su la conversazione. (Jo va in salotto, Stephen va in cucina)

STEPHEN      - (A Barnev, entrando) Sai dove vanno, quest'anno, Nicholas e Jay, secondo Simon e Kay ...?

JO                    - (Agli ospiti in salotto, entrando) La sapete la storia di Nicholas e Jay, su Marcus e                        Poo ...?                              

                                    (Riemergono quasi insieme, Stephen sempre con la bottiglia di vino, Jo a                                         mani vuote)

STEPHEN      - (A Barney, uscendo)... e l'ultima volta èstato visto passeggiare nudo per                                      Kensington con un annaffiatoio in una mano e un contrabbasso nell'altra!

JO                    - (Agli ospiti in salotto, uscendo)... al che lei rispose: "Ma mamma, se ti ci metti                              anche qualche giocattolo nella pancia, lui non avràpiùbisogno di uscire"! (chiudono                      le rispettive porte e vi si appoggiano stanchi, scambiandosi occhiate)

STEPHEN      - Nessuna reazione.

JO                    - Santo cielo, che mortorio stasera in questo ristorante!

STEPHEN      - Èquesto correre da un tavolo all'altro che mi deprime. Quante portate ci sono?

JO                    - Solo ancora tre. (indica il salotto) Tu vai di làe siediti a conversare mentre                                    mangiano la minestra. Io sforno il secondo e ti raggiungo. (Stephen va verso il                                salotto, triste. Lei lo bacia al volo, passandogli accanto) Bevi qualcosa. Rilassati e                           divertiti!

                                    (Lui le lancia un'occhiata disperata, lei gli apre lo porta, e senza prender fiato                                  si trasforma di colpo e nuovamente in un gioviale padrone di casa)

STEPHEN      - (Agli ospiti in salotto) Ve l'ho mai raccontata la storiella di Nicholas e Kay su                               Simon e Sue ...?

                                    (Jo chiude lo porta alle spalle di lui e. va verso lo cucina)

JO                    - (A Barney, entrando) Vuoi che ti dica dove andranno quest'anno Nicholas e Jay,                                     secondo Simon e Kay ...? (esce precipitosamente a ritroso) No, Barney! Via, siediti                        qui da bravo e mangia la tua minestra, non sono mica venuta qui a giocare! Sono                           venuta a prendere lo spezzatino.

                                    (Rientra di nuovo, e ancora una volta emerge precipitosamente, questa volta                                   tenendo una casseruola bollente e pesante, lontano da sé, con l'aria di chi stia                                  cercando di evitare che qualcuno le dia un pizzicotto sul sedere. Si volta                                                 verso di lui, col tono che si userebbe con un bambino)

                        No, Barney! No, èinutile che mi guardi in quel modo. Non mi diverte affatto! (posa                      la casseruola per terra, per poter chiudere lo porta) Adesso te ne stai qui, mangi tutta              la minestra e non ti muovi finchénon te lo dico io.

                                    (Chiude lo porta, prende su la casseruola e lo porta verso il salotto. Sta per                          aprire lo porta quando si rende conto che lo porta della cucina si èaperta di                                    nuovo. Chiude lo porta del salotto un po' spazientita) Adesso che altro c'è,                                                 Barney? Mi pareva di averti detto di stare lìe finire la tua cena.

BARNEY       - (Emergendo e alzando lo mano) Per favore, signora Maestra, posso ...?

JO                    - (Sospira con impazienza) Beh, se proprio ti scappa, fai pure. (indica con un cenno                        del capo lo porta del corridoio) Da quella parte, gira a sinistra, seconda porta a                                     destra.

BARNEY       - Grazie, signora maestra. (si avvia verso lo porta del corridoio)

JO                    - Ma appena hai fatto, torna dritto in cucina!

                                    (Porta la casseruola in salotto, cercando         contemporaneamente di                                              sorridere agli ospiti e assicurandosi che Barney non sbirci all'interno. Appena                                  lo porta si èchiusa, Barney si ferma, indignato)

BARNEY       - Gira a sinistra, la seconda a destra!' Ci sono giàstato altre volte, qui, sai! Sono un

vostro vecchio amico - ricordi? La stessa storia, dovunque vada. Dicono tutti che sono dispiaciuti, ma poi non ne vogliono sapere. Ma questo èil colmo, devo dire, invitarti per poi lasciarti a mangiare da solo in cucina, senza neanche la ragazza alla pari a farti un po' di compagnia ...! Non èper niente carino, sapete! Mio Dio, se penso a tutte le cene che Bee ed io abbiamo fatto per loro! Tutte le tremende serate che ho passato qui, seduto a tavola proprio in questa stanza…! (va verso il posto dove era il tavolo, scuotendo la testa desolato) Persino il tavolo se n'èandato. (si ferma di colpo, mentre l'espressione lacrimosa cede il posto allo smarrimento) Ora perfino le sedie se ne sono andate! (si guarda attorno, sconcertato) Ma che succede? Devono... Devono averle messe fuori per le pulizie di primavera. O forse... le hanno portate via per venderle! Beh, poveracci! Sono a terra, e non hanno detto una parola! Mi hanno dato un piatto di minestra quando loro stessi non hanno niente da mangiare! Che brave persone! Devo dire che i veri amici si scoprono quando capitano queste cose. Jo! Stephen! Dove siete? (va verso lo porta del salotto) Non c'èpiùbisogno che vi nascondiate! Ho capito tutto! (si ferma con lo mano sulla maniglia della porta, quando un altro pensiero lo colpisce) Oh, ma stavo andando a fare la pipì... (Barney va verso lo porta del corridoio, voltandosi a guardare verso lo porta del salotto, in tono rassicurante) Non vi preoccupate - torno subito! Che coppia di amici! (esce)

                                    Nel frattempo lo porta del salotto si apre ed entra Alex. Un giovane sbarbato                                  con una gran massa di capelli riccioluti e i pantaloni a zampa d'elefante, con                                    catene e collanine appese al collo; un tipo decisamente ambiguo quanto a                                          sesso e classe. La mano di Jo spunta dalla porta del salotto, lo afferra e lo tira                            indietro)

JO                    - (f. c.) Alex! Dove vai?

ALEX                         - (Riappare) Stavo cercando, cioè... quel posticino...

                                    (Chiude la porta e va verso lo porta del corridoio. Non vedendo quello che sta                                cercando, prova con lo porta della cucina. Sta per aprirla quando lo porta del                                  salotto si spalanca e Stephen si precipita fuori, sempre con lo bottiglia di vino                                    in mano)

STEPHEN      - (Agitato) Alex! No!

                                    (Alex molla lo porta della cucina come se avesse preso lo scossa, e retrocede.                                  Stephen chiude precipitosamente lo porta del salotto e corre a porsi tra Alex e                                lo porta della cucina) Làno, Alex!

ALEX                         - Chiedo scusa. Cercavo... cioè... quel posticino...

STEPHEN      - Beh, lìdentro non lo troverai!

ALEX                         - (Guarda incuriosito lo porta, suo malgrado) Chiedo scusa.

STEPHEN      - Questa èla cucina.

ALEX             - Scusami.

STEPHEN      - (Guidandolo verso lo porta del corridoio) No, no, no - ècolpa mia. Avrei dovuto                         farti vedere subito dov'era.

ALEX                         - Beh, èche io... cioè... non volevo scomodarti... ecco...

STEPHEN      - No, no, no - sono io che ho mancato. (apre la porta del corridoio) Èche mi                                   sembravi cosìa tuo agio, qui, che ho dimenticato che non c'eri mai venuto.

ALEX                         - Beh, cioè, io...

STEPHEN      - Ma spero che vi farete vedere spesso, d'ora in poi, tu e Bee. Vedrai che tra                                   qualche mese troverai la strada del gabinetto ad occhi chiusi.

ALEX                         - (Nel frattempo èarrivato alla porta) Ah, beh... cioè... sì, sarebbe bello...

STEPHEN      - Gira a sinistra, la seconda a destra. (chiude la porta, esita un istante, poi la riapre)                         Tutto bene? Devo aspettarti? Voglio dire, la sai ritrovare la strada, vero? Èla porta                        subito di fronte, non quella a sinistra; quella èla cucina.

                                    (Stephen chiude di nuovo lo porta, riluttante. Va alla porta della cucina e si                                    mette ad origliare. Apparentemente rassicurato; corre di nuovo in salotto,                                        riprendendo il racconto della storiella agli ospiti, mentre entra)

                        Già, e così, insomma, la conclusione fu che Nicholas dovette andare da Il'                                      Ambasciatore vestito da cavallo ...!

                                    (Si chiude lo porta alle spalle. Subito Alex riappare dalla porta del corridoio)

ALEX                         - È chiuso a chiave...

                                    (si rende conto che Stephen èscomparso) Ah... (Si guarda attorno disperato,                                  e adocchia un vaso di fiori. Va verso il vaso; si guarda attorno per assicurarsi                                  che non ci sia nessuno in giro; poi tira via i fiori e si nasconde con il vaso                                              dietro le tende della finestra. Contemporaneamente si sente lo sciacquone e                                 Barney esce dalla porta del corridoio. Va verso lo porta di cucina, poi esita)

BARNEY       - Un momento. Che cos'èche volevo fare? Ah, sì, trovare il vecchio Stephen e Jo.                          (va verso il salotto) Fuori di lì! Non c'è' bisogno di nascondersi!

ALEX                         - (Affacciandosi da dietro lo tenda) Chiedo scusa! Sono dietro a fare una cosa...                            (Barney si ferma e guarda Alex sconcertato. Alex scompare di nuovo)

BARNEY       - Allora ce l'hanno davvero la ragazza alla pari! (tira la tenda e scopre Alex) Ciao!

ALEX             - Oh... salve...

BARNEY       - Allora, come ti, chiami?

ALEX                         - Ehm... Alex...

BARNEY       - Alex. Carino come nome.

ALEX             - Ah... Sono contento che le piace... (va verso lo porta del salotto)

BARNEY       - Beh, adesso che ci sei, non scappare, Alex. Resta a fare due chiacchiere - io sono s                       olo soletto ...

ALEX                         - Ah ...! Va bene...

BARNEY       - Non ti deprime star dietro ai ragazzi tutto il giorno?

ALEX                         - I ragazzi? No... non mi dànno molto fastidio. Solo che c'èil solito problema di                             tenerli lontani dalla roba.

BARNEY       - Che roba?

ALEX                         - Pere, soprattutto.

BARNEY       - Le rubano?

ALEX                         - Anche.

BARNEY       - E questo comporta piùlavoro per te, eh?

ALEX                         - Ah, io cerco solo di evitare che si facciano troppo.

BARNEY       - Le pere?

ALEX             - I ragazzi. Altrimenti, si sa, poi vengono i piedi piatti.

BARNEY       - Per via delle pere?

ALEX                         - Eh, anche due volte in una serata, certi giorni!

BARNEY       - Èstrano, Alex, sento che con te posso parlare. Sento che ci intendiamo noi due.                          Non hai la stessa sensazione?

ALEX                         - (Gentilmente) Ah... beh... cioè...

BARNEY       - (Mettendogli un braccio intorno alle spalle) Ecco, magari ti sembreròun po' troppo                      vecchio, eh?

ALEX             - No, no...

BARNEY       - Magari stai pensando, chi saràmai questo vecchio sporcaccione che mi mette le                            mani addosso?

ALEX                         - No... cioè... bisogna, insomma, bisogna essere di vedute abbastanza larghe su                               queste cose, no?

BARNEY       - Ti starai chiedendo se sono sposato.

ALEX             - No, sul serio, io non mi chiedo proprio niente.

BARNEY       - Beh, a te lo posso dire, Alex, lei mi ha piantato. Mia moglie. Senza nemmeno                               chiedermi il permesso. Un momento c'era e il momento dopo - wush! non c'era più.                        E lo sai con chi se l'èfilata? Con una mezza checca! Tu che ne dici, eh?

ALEX             - (Ovviamente non sa che cosa deve pensare) Eh, beh... cioè.

BARNEY       - Pensa che diceva sempre che io ero ossessivo; quando lei lei èuna pazza nevrotica!                      Dovresti conoscerla, Alex!

ALEX                         - Beh, vera mente, questa pollastra che... insomma... la pollastra con la quale sto                             adesso...

BARNEY       - Tu... anche tu vai con le pollastre, Alex?

ALEX                         - Sì... cioè, le pollastre sono piùil mio genere, ecco... senza offesa...

BARNEY       - No, anzi; io ti ammiro, Alex! El proprio questa larghezza di vedute, questa                                   meravigliosa disponibilitàad ogni tipo di esperienze che manca alla mia                                          generazione. Prendiamo mia moglie, per esempio. Èuna massa di repressioni e                                inibizioni - per questo ècosìnevrotica.

ALEX                         - Sì, infatti, anche con la mia pollastra ècosì. Quella con cui sto adesso, no? Crede                         sempre che tutti ce l'abbiano con lei.

BARNEY       - Mia moglie - uguale identica!

ALEX                         - Oh, secondo me, sono tutte uguali.

BARNEY       - Insomma, se andavamo a pranzo fuori, e mi capitava di mettere un braccio intorno                       alle spalle di una vecchia amica - cosìcome sto facendo adesso, proprio così, niente                  di più- beh, quando mi giravo mia moglie era scomparsa. E sai dove se n'era andata?

ALEX                         - Alla toilette, a farsi un bel pianto.

BARNEY       - (Concordando; meravigliato) Alla toilette, a farsi un bel pianto!

ALEX                         - Sì, cioè, ètalmente gelosa ...!

BARNEY       - Mio Dio, èmeraviglioso incontrare una persona che capisce queste cose!

ALEX                         - Èfantastico potersi - sì, cioè... - sfogare un po', finalmente! Insomma, questa                                pollastra di cui parlavo…

 BARNEY      - (interrompendolo) Vuoi bere qualcosa, Alex? Ho del whisky, di là. Ma sì,                                     andiamo...

                                    (Va in cucina. Alex lo segue fino alla porta e rimane lìa parlare mentre una                                     mano spunta prima tenendo la bottiglia del whisky, e poi porge un bicchiere                                   pieno)

ALEX                         - Insomma, io capisco perchéècosì... cioè... cosìincasinata. Èsposata con un tizio che èancora piùsciroccato di lei... - Grazie - Magari andavano a una cena, che so, e dopo pochi minuti lo trovava in cucina, con le mani addosso alla padrona di casa, a fare dichiarazioni d'amore, a dire che era lei che avrebbe veramente voluto sposare. Questo renderebbe insicuro chiunque, no? E sai che cosa ha fatto, una volta ...? (lo mano riappare tenendo un secondo bicchiere di whisky; lo fa tintinnare contro quello di Alex, e scompare, Alex alza il bicchiere) Alla tua! (scola il whisky) Si ubriacòal punto, pensa, che andòin cucina e si mise a palpare il marito della padrona di casa, per sbaglio, e gli fece la stessa dichiarazione!

                                    (Il braccio appare e lo attira in cucina. La porta si chiude. In quel momento la                                 porta del salotto si apre e ne esce Stephen, sempre con la bottiglia di vino in                                   mano, e rivolgendosi agli ospiti)

STEPHEN      - ... ma soprattutto, indubbiamente, si tratta di inquadrare l'attuale crisi economica                          nel conteso della struttura culturale europea... (chiude lo porta e si guarda                                             ansiosamente intorno, chiamando con un sussurro) Alex ...? Alex ...! (va alla porta                        del corridoio e chiama) Alex! Tutto bene?!

                                    (Non sentendo risposta, esce per controllare, e ritorna dopo un istante,                                            sconcertato. Nota che la tenda èfuori posto, va alla tenda, e vede il vaso                                        nascosto dietro di essa. Perplesso, ripone i fiori nel vaso. Nel frattempo lo                                          porta della cucina si apre e vengono proiettati fuori i resti frantumati della                                              sedia zoppa. Stephen va a raccoglierli)

                        Barney! Barney ...? Che succede? Perchénon apri? Perchéhai chiuso a chiave,                               Barney? E che cosa hai fatto a questa sedia? D'accordo, mancava una zampa - ma                          per ridurla in questo stato dovevate sedervici sopra in due o... l'implicazione delle                                sue parole lo colpisce. Si volta di nuovo verso la porta) Barney ...! Barney ...!

                                    (La porta del salotto si apre ed entra Bee. Indossa un abitino trasparente più                                   adatto a una di dieci anni piùgiovane)

BEE                - (Ansiosa) Stephen...

STEPHEN      - (Fa un giro su se stesso, e cerca di nascondere anche la presenza della porta della                         cucina) Bee!

BEE                - Dov'èAlex?

STEPHEN      - Non lo so, Bee. Dev'essere da qualche parte.

BEE                - In cucina, forse...

STEPHEN      - (A guardia della porta) No, no, no - lìci ho giàguardato. Non c'ènessuno. Prima                         era andato al gabinetto.

BEE                - Non saràmica ancora al gabinetto?

STEPHEN      - (Incoraggiandola) Perchénon vai a dare un'occhiata?

BEE                - Veramente, non vorrei fare la noiosa. Èuna cosa che gli dàmolto fastidio.

STEPHEN      - Ma in ogni caso...

BEE                - In ogni caso, se gli fosse successo qualcosa...

STEPHEN      - (Tenendole aperta la porta del corridoio) Prima a sinistra, seconda porta a destra...

BEE                - Oh, vedrai che si annoiava e s'ètornato a casa.

STEPHEN      - (Accetta lo spiegazione con sollievo) Infatti èproprio così!

BEE                - (Sorpresa) Ah, sì?

STEPHEN      - Ma certo! Dimenticavo di dirtelo. Ha detto che aveva mal di testa e se n'èandato a                     casa. Èuscito quatto quatto dalla porta di servizio, per non rovina re la festa. Che                          stupido, me l'ero dimenticato!

                                    (Bee l'osserva per un momento, e poi improvvisamente emette un urlo di                                         disperazione e scoppia a piangere)

                        Che c'è? Che c'è, Bee? Che succede?

                                    (Le pone un braccio intorno alle spalle, guardando ansiosamente verso la                                         cucina da sopra lo spalla; lei gli si attacca con gratitudine e piange sul suo                                       petto)

                        Ssst, Bee! Che c'è?

BEE                - Non lo capisci? Mi ha piantata!

STEPHEN      - Piantata?

BEE                - Lo sapevo! Lo sapevo che non sarebbe durata!

STEPHEN      - Non ti ha piantata, Bee! Èsemplicemente andato a casa col mal di testa!

BEE                - Sì, mal di testa!

STEPHEN      - Ha detto che ti chiama domani. (ma questo fa esplodere il pianto di Bee ancora più                      violentemente) No, ha detto che ti chiameràstanotte... (ma questo peggiora lo                                situazione) Ti chiameràa casa appena rientri! Come vedi non ti ha piantata, Bee, dai!

BEE                - (Amara) Se non se ne fosse andato di casa non avrebbe bisogno di chiamarmi a                            casa, no? (riprende a piangere ancora piùforte)

STEPHEN      - Ecco, devo aver capito male. (guarda ansiosamente verso lo porta della cucina)                            Non volevo dire che ti avrebbe chiamato, per la verità, volevo...

BEE                - Oh, smettila, Stephen! Non fai che peggiorare le cose!

STEPHEN      - No, volevo dire...

BEE                - Oh, Stephen! Sei l'unico amico che mi èrimasto! Non lasciarmi anche tu!

STEPHEN      - No, mai, però...

BEE                - Alex mi ha piantata. Barney mi odia. I miei amici mi hanno voltato le spalle per                            colpa di Alex. Gli amici di Alex mi trattano come se fossi sua madre. Jo ha paura che                     adesso avròuna storia con te... Non mi sei rimasto che tu, Stephen! Ho sempre                           sentito che tu eri l'unico col quale potessi parlare. Se ci fossimo incontrati prima                                    sarebbe stato tutto molto piùsemplice!

                                    (Lo abbraccia istericamente; lui, agitatissimo, guarda da una porta all’altra,                                     non sapendo quale intervento sarebbe piùdisastroso)

STEPHEN      - Sh! Sh! Calmati, dài!

BEE                - Oh, Stephen!

STEPHEN      - (Liberandosi con difficoltà) Senti, adesso tu aspetti qui un momento... e io vado a                       prenderti qualcosa di forte da bere, cosìti calmi …

BEE                - (Afferrandolo di nuovo) Non mi lasciare!

STEPHEN      - Faccio in un minuto... Tu mettiti seduta qui e rilassati... (cerca di rimettere insieme                       lo sedia rotta per farcela sedere" poi si rende conto di quello che sta facendo e                                    riformula la frase) Cioè, tu mettiti qui in piedi e rilassati... (Esce dalla porta del                                    salotto, riprendendo lo conversazione con gli ospiti)... e, naturalmente, di inquadrare                       la struttura culturale europea nel contesto delle nostre fantasie sessuali represse...

                                    (Scompare e chiude lo porta. Alla vista della porta che si chiude, Bee esplode                                 in una nuova crisi di disperazione)

BEE                - E adesso se ne sono andati tutti! Mi hanno lasciata, tutti quanti! Non ho nessuno a                       cui rivolgermi! (si volta verso la porta della cucina e vi si appoggia con                                      atteggiamento melodrammaticamente disperato) Nessuno! Nessuno!                                               (improvvisamente smette di piangere e leva lo mano dalla porta. Ascolta, accigliata,                    poi appoggia t'orecchio contro lo porta e ascolta di nuovo, sconcertata) Alex! Ma èla              voce di Alex! (Bee si allontana dalla porta, apre la borsetta, e in fretta si ricompone)                  Oh, Dio! Non deve vedermi preoccupata... Un bel sorriso, lo sapevo che era lì                                dentro...

                                    (Mentre sta completando t'opera di restauro, si apre lo porta e appare Barney,                                 molto pensoso. Lei chiude lo borsetta e si volta verso di lui, sorridente) Alex!

BARNEY       - (Ponendole un braccio intorno alle spalle, confidenzialmente) Jo, c'èuna cosa che                        devo dirti a proposito di quella vostra ragazza alla pari... (lo sua voce si spegne                               quando mette a fuoco la figura di Bee. Lei lo fissa paralizzata dallo stupore) Bee!

BEE                - Barney!

                                    (Per un istante si fissano, sempre abbracciati. Poi, di colpo, Bee si separa e                          apre lo porta della cucina per vedere chi c'èall'interno. Barney lo richiude in                               fretta)

BARNEY       - Un amico, tutto qua.

BEE                - Tu e Alex ...?

BARNEY       - Stavamo solo facendo una conversazione amichevole, niente di più.

BEE                - (Furibonda) Tu e Alex - una conversazione amichevole? Èuna congiura! Vi                                  mettete d'accordo alle mie spalle! (si volta e si precipita fuori, singhiozzando, verso                        lo porta del corridoio)

BARNEY       - (Seguendola fino alla porta) No, Bee, ascolta ...! Fermati. ..! (fa per seguirla, ma in quel momento la porta della cucina si apre. Torna verso lo cucina) Tu non immischiarti, adesso! Hai giàcombinato abbastanza guai! (infila lo mano dentro lo porta e prende lo chiave dall'interno) Le ragazze "alla pari"! Che roba! Sapevo che i giovani erano un po' ambigui, ma non credevo che il marciume fosse arrivato a questo punto! (chiude lo porta sbattendola, e gira lo chiave. Poi, infilandosi la chiave in tasca, torna di corsa verso lo porta del corridoio) Bee! Ascolta! Lascia che ti spieghi ...!

(Afferra lo maniglia della porta del corridoio e spinge, convinto, nella sua agitazione, che lo porta si apra nello stesso verso di quella della cucina, ma non ècosì. Grida in tono autoritario)

Apri! Avanti, apri la porta! Apri, ho detto! (Batte dei colpi alla porta, poi abbandona il tono autoritario e diventa supplichevole) Senti, Bee, ètutto un malinteso! Hai guardato dentro e hai pensato che fosse la ragazza alla pari, vero? Anch'io ho creduto, che fosse la ragazza alla pari! Mi senti, Bee, se apri la porta ti dico una cosa sensazionale... Bee ...! (volge un momento le spalle alla porta, stupito con se stesso) Perchépoi dovrei essere io a scusarmi con lei ...! (si rivolge di nuovo furioso verso lo porta, picchiando e gridando) Apri subito questa porta! Lo so che cosa stai facendo - non credere che non lo sappia! Sei in bagno a farti un bel pianto!

VOCE DI BAMBINA - (Grida, fuori scena) Mammina! Mammina! In bagno c'èuna signora che                          piange!

BARNEY       - (Gridando, al massimo della voce) Senti, smettila di piangere in bagno, e scendi ad                      aprire questa porta!

                                    (fa piovere una gragnuola di colpi contro lo porta, poi si arresta, realizzando                                    che qualcun altro sta battendo dei colpi a una porta, da qualche parte. Si                                         precipita alla porta della cucina e grida attraverso lo porta chiusa)

                        La pianti con questo baccano?! Non riesco a sentire i colpi che do io! (un’altra                                scarica di colpi dalla cucina, ai quali Barney risponde con furia) Ancora un colpo,                           bellezza, e chiamo la polizia, amico! (torna precipitosamente alla porta del corridoio                 e bussa energicamente) Scendi immediatamente e apri questa porta!

                                    (Barney grida e bussa. Anche Alex bussa. C'èuna breve tregua, durante lo                                      quale lo porta del salotto si apre ed entra Jo, con in mano qualcosa di forte da                                 bere per calmare Bee. lo entra parlando alle sue spalle agli ospiti in salotto) JO                      - ... nel qual caso, al diavolo la struttura cultura l, e europea ...! (chiude lo porta)

BARNEY       - (A Jo, furibondo, spiegando) Lei se ne sta in bagno, a piangere!

JO                   - Stephen ha detto che aveva bisogno di qualcosa di molto forte...

BARNEY       - Avràbisogno di qualcosa di molto forte, se mi capita tra le mani! (si scaglia di                              nuovo contro lo porta, picchiando e gridando con quanto fiato ha in gola) Ma non                          capisci? Sto cercando di dirti che ti amo!

JO                    - Perchénon vai di sopra e glielo dici da un po' piùvicino?

BARNEY       - Perchéla stronza ha chiuso la porta a chiave. (si scaglia contro lo porta con tutto il                       suo peso per dimostrare)

JO                    - Si apre da questa parte.

BARNEY       - (Troppo furioso per capire) Cosa?

JO                    - Tira.

                                    (Lui tira con violenza. La porta si apre senza sforzo, facendolo cadere                                             all'indietro in mezzo alla stanza. Mentre si rialza si sente un'altra scarica di                          colpi alla porta della cucina) Che cos'è?

BARNEY       - Il vostro amico Alex. L'ho chiuso in cucina in attesa che lo arrestino per una serie                         di reati gravi…Va bene! …Arrivo …!

                                    (Esce di corsa dalla porta del corridoio. Si sente il rumore di passi pesanti su                                   per le scale, poi di una porta che cede, e infine di oggetti di vetro frantumati.                                  Con calma, Jo va verso lo porta del corridoio)

VOCE DI BAMBINO - (Grida, da fuori campo) Mammina! Mammina! In bagno ci sono un uomo e                    una donna che litigano!

JO                    - Dormi tesoro! Non voglio piùsentirvi fiatare, nessuno dei due, lo sapete che                                abbiamo ospiti a cena.

(Con calma filosofica, Jo chiude lo porta per attenuare il rumore crescente. Un'altra scarica di colpi dalla cucina. Lei alza le sopracciglia con aria stanca, nota il bicchiere che ha ancora in mano, e lo trangugia stoicamente. Ha quasi finito, quando lo porta del salotto si apre e Stephen scivola fuori, guardandosi preoccupato alle spalle e sorridendo con indulgenza. Chiude lo porta dietro di sé. Jo gli riassume lo situazione con calmo distacco)

                        Barney e Bee stanno litigando in bagno, Alex e il festa della cena sono chiusi a                              chiave in cucina. I bambini sono svegli.

STEPHEN      - David e Laura si sono addormentati.

JO                    - John e Laura. Sei sicuro?

STEPHEN      - Era da un po' che non aprivano bocca. Non so se tu lo avevi notato.

                                    (Jo apre lo porta del salotto. Entrambi danno un'occhiata fuori a John e Laura.                                I rumori dal bagno e dalla cucina continuano a intermittenza)

                        Èstata la crisi economica a farli crollare definitivamente distrutti, credo.

JO                    - Lo sapevo che non avremmo dovuto parlare di politica.

STEPHEN      - Dormono come due angioletti. JO - Peròsecondo me si sono divertiti, non credi? STEPHEN      - Oh, credo che si siano divertiti tutti quanti, tutto sommato. JO - Mi pare che la                               serata sia andata abbastanza bene.

STEPHEN      - Jo, mi dispiace di avere alzato la voce con te, prima.

JO                    - Anch'io avevo perso le staffe. Si èsempre un po' nervosi quando c'ègente a cena.                        Si ha sempre paura che qualcosa possa andare storto…

STEPHEN      - E invece, hai visto?... Non c'era motivo di essere preoccupati.

                                    (Si ode, fuori, il frantumarsi di una finestra)

JO                    - (Con aria sollevata) Comunque, ci siamo tolti il debito di una cena con altre quattro                     persone.

STEPHEN      - Cinque!

JO                    - Già, cinque! L'unico guaio èche noi non abbiamo mangiato niente. Sto morendo di                     fame.

STEPHEN      - Anch'io. Scendiamo qui all'angolo a farci una pizza. (escono di soppiatto dalla                             porta del salotto)

SIPARIO


[1] Nel caso l'attore fosse corpulento, saràmeglio usare: "un pezzo di legno".