Due donne, un ladro e una cassaforte

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Commedia brillante in 3 atti

di Franco ROBERTO

Personaggi:

SABRINA BERTANI

CLAUDIO VALENTI

VALERIA FALETTI

MARISA BERTANI

ORAZIO CAPPELLI

IOLANDA GALLUCCI

NELLO SCARATI

Oggi, in una città.

Scena fissa per i 3 atti.

Ufficio al piano terreno della proprietaria dell'Agenzia TUTTIMMOBILI.

Una scrivania, sulla quale c'è anche un apparecchio telefo­nico. Sedie o poltrone. Altri mobili a piacere.

A destra una porta che dà in un'altra camera; a sinistra una porta che comunica con l'ufficio della segretaria.


ATTO PRIMO

Le dieci d'un mattino di primavera. In scena, all'aprirsi del sipario, non c'è alcuno.

Orazio — (dall'esterno, a destra) Lei, comunque, è assicurata?

Sabrina — (dall'esterno, a destra) Non per tutto. Prego, signor commissario.

Orazio — (entra da destra, tenendo in mano un taccuino sul qua­le prende e prenderà appunti a piacere dell'interprete. Porta gli occhiali da presbite posati a metà naso, ed è un tipo di anziano commissario di pubblica sicurezza, garbato in un mo­do simpaticamente discreto, che dimostra umana compren­sione) Come sarebbe a dire, sign... signorina, vero? (Sabrina annuisce) ...che lei è assicurata «non per tutto»?

Sabrina — (entra da destra con Orazio. È il tipo attuale della giovane donna nubile manager, ossia della dirigente che as­sume le funzioni dell'imprenditore: intelligente, elegante, sim­patica, attraente, ma sempre un po' tesa e nervosa. Indica una sedia o una poltrona dinanzi alla scrivania) S'accomodi.

Orazio — (siede) Grazie. (Sospira) Diversi anni fa non mi sarei seduto. Ma adesso... (sorride) ...a due passi dalla pensione... Però sieda anche lei.

Sabrina — (annuisce e fa l'atto di andare a sedersi alla scriva­nia. Poi rinuncia) No. Meglio qui. (Siede di fronte a Orazio, e sorride) Altrimenti mi sembra di parlare d'affari. Tuttavia potrò solamente ripetere ciò che ho detto ieri mattina al... al...

Orazio — ...brigadiere che ha effettuato i primi accertamenti con i colleghi della scientifica.

Sabrina — Ah sì, quelli che hanno cercato impronte sul davan­zale, sulla finestra, sulla cassaforte... dappertutto. A propo­sito: ne hanno trovate?

Orazio — Sì, ma molte corrispondono alle sue.

Sabrina — Naturale!... Sulla porta e all'interno di quella cas­saforte (indica a destra) ci metto le mani numerose volte al giorno.

Orazio — Capisco. Ora abbia pazienza, signorina, e risponda alle mie domande.

Sabrina — (ride a denti stretti) Proprio come nei film e telefilm polizieschi, eh?...

Orazio — Forse. Ma in quasi quarant'anni di servizio ho visto raramente risolvere i casi tanto in fretta, e magari tra una pubblicità e l'altra. (Sorride, poi diventa serio) Dunque mi dica... Quando ha scoperto il furto?

Sabrina — Ieri mattina alle nove, appena entrata qui in uffi­cio. Tutti i cassetti della scrivania erano stati aperti, tolti, e il loro contenuto sparso sul pavimento. Allora mi sono pre­cipitata di là (indica a destra) e ho visto la porta della cassa-forte spalancata.

Orazio — È un vecchio modello facile da scassinare.

Sabrina — Lo so. Tant'è vero che entro l'anno ne avrei acqui­stata una modernissima con le massime garanzie di sicurez­za. Quella (indica a destra) era l'orgoglio del mio povero pa­dre, allorché mezzo secolo fa aprì questa Agenzia TUTTIMMOBILI. Negli ultimi tempi le agenzie immobiliari sono sorte come funghi, ma allora era un'attività rara e prestigiosa.

Orazio — Lo immagino. Mi vuole spiegare, adesso, cosa signi­fica che lei è assicurata «non per tutto»?

Sabrina — (sospira) Significa, signor commissario, che in quella cassaforte (indica a destra) oltre a trecento milioni in con­tanti — per fortuna denaro assicurato — c'erano alcuni miei gioielli — purtroppo non assicurati — per un valore che s'ag­gira sui cento milioni.

Orazio — Sarebbero i gioielli che lei ha elencato anche ai gior­nalisti?

Sabrina — (seccata) Non sarebbero. Sono, signor commissa­rio. O meglio, accidenti!, erano.

Orazio — Se sbaglio, mi corregga. (Legge i suoi appunti) Due collier, un bracciale, due paia d'orecchini, quattro anelli, due orologi da polso con cinturino,

Sabrina — (annuisce) Tutto d'oro, tempestato con brillanti, diamanti, smeraldi, zaffiri, topazi e rubini, secondo il modello degli oggetti.

Orazio — Oltre lei, signorina, chi sapeva, o avrebbe potuto sa­pere, che la cassaforte conteneva quei valori?

Sabrina — (lievemente ironica) Beh... Io posso solo dirle chi lo sapeva.

Orazio — (sorride) Giusto.

Sabrina — La signorina Valeria Paletti (indica a sinistra), mia segretaria, mi aveva visto contare e riporre nella cassaforte i trecento milioni in contanti che avevo prelevato dalla Banca. Vuole che glielo faccia confermare?

Orazio — No. Me l'ha già detto. Però la chiami un momento.

Sabrina — (s'affretta a sollevare il ricevitore del telefono e a premere un tasto sull'apparecchio) Valeria?... Vieni. (Posa il ricevitore) Sia chiaro che nella mia segretaria, che è anche mia amica dai tempi di scuola, nutro la massima fiducia. (Orazio allarga le braccia e annuisce).

Valeria — (entra da sinistra. Bel tipo di ragazza sveglia e sim­patica, coetanea di Sabrina) Dica, signorina.

Sabrina — Dammi pure del «tu». L'ho detto al commissario che siamo amiche da vecchia data. Ora vuole chiederti qual­cosa. (A Orazio) Devo allontanarmi?

Orazio — Non è il caso. (A Valeria) Oltre quella somma con­tante, lei ha visto nella cassaforte i gioielli della signorina? (Indica Sabrina).

Valeria — Sì. Cioè! No.

Orazio — (sorride) Sì, o no?

Valeria — I gioielli erano contenuti in una scatola rivestita di velluto rosso, e io... io ho visto la scatola. (A Sabrina) Dico bene?

Orazio — La scatola che ora è vuota. (Valeria annuisce).

Sabrina — Naturalmente le numerose cambiali di clienti che ave­vo riposto nella cassaforte le ho trovate gettate in un angolo della stanza (indica a destra e sorride), con evidente dispetto e delusione di chi stava rubando.

Orazio — (si alza in piedi) Concludo con una domanda alla qua­le, se vuole, può non rispondere. Infatti è di competenza della Società Assicuratrice.

Sabrina — (sorride e si alza in piedi) Risponderò anche a lei.

Orazio — Per quale motivo teneva una tale somma nella cassaforte?

Sabrina — Molto semplice. Vero, Valeria? (Valeria annuisce) In questi giorni dovevo concludere un affare con una perso­na che pretendeva d'essere assolutamente pagata in contan­ti. Per motivi fiscali, immagino.

Orazio — È evidente. (Ironico) In questi tempi soldi ne girano molti, ma vogliono apparire tutti... orfani.

Sabrina — D'altronde in tanti anni, pur essendo al piano terre­no con finestre protette solamente da una vecchia grata di ferro, non avevamo mai subito furti.

Orazio — E... (rivolto a Sabrina) tanto lei, quanto... (rivolto a Valeria) lei, sono certe di non essersi lasciate sfuggire con alcuno che nella cassaforte c'erano trecento milioni, oltre i gioielli?

Sabrina — (ironica) Non sono sciocca sino a quel punto.

Valeria — Uscita da qui, io non parlo di lavoro. Neppure con i miei.

Marisa — (entra agitatissima da sinistra. Simpatica, elegante, giovanile e vivacissima, è la madre di Sabrina. Appena en­trata si precipita ad abbracciare la figlia, urlando) Oh, cara, che disgrazia!... (contemporaneamente Valeria borbotta «Buongiorno, signora»,) Stamane, appena letto il giornale, mi sono precipitata. (Palpeggia le braccia e i fianchi di Sabrina) Sei ferita?... Sei contusa?...

Sabrina — (seccata) No. No. (A Orazio, indicando Marisa) Mia madre. (A Marisa, indicando Orazio) Il commissario Cap­pelli.

Marisa — Oh, bravo!... Faccia come nei telefilm!... Salti sopra un'auto, attacchi la sirena, e via!, dietro ai ladri. Lei ha la licenza di uccidere?

Orazio — (divertito) No, signora.

Marisa — Allora se la faccia dare!

Orazio — (sorridente, sospira) Ormai, l'unica cosa che spero di farmi dare è... la pensione.

Marisa — Ecco la differenza!... I poliziotti americani non vo­gliono mai andare in pensione.

Sabrina — Per favore, mamma (fa accostare Marisa a una pol­trona), calmati. (Dandole una spinta sulle spalle la fa sede­re) E siediti. (A Orazio, indicando Marisa) Vive quasi sem­pre nella nostra casa di campagna.

Marisa — (risentita) Che significa?... Piuttosto bisogna ricor­dare al poliziotto (indica Orazio) che nella nostra Agenzia, sia quando c'era papà, sia da quando ci sei tu, è sempre en­trata solo, esclusivamente, gente onesta.

Orazio — (sorridente, ironico) La signora vorrà fare un'ecce­zione almeno per chi ha svaligiato la cassaforte.

Marisa — Spiritoso!...

Orazio — (ironico) Come un giovane poliziotto dei telefilm ame­ricani.

Sabrina — (accennando a Marisa) Abbia pazienza. (Attimo di pausa) C'è altro?

Orazio — No. Semmai le telefono.

Sabrina — Per le pratiche dell'assicurazione mi occorrerà la co­pia autenticata della mia denuncia, e qualche documento della Questura.

Orazio — Le farò recapitare tutto entro oggi. (Ironico) Merito dei computer.

Sabrina — La ringrazio.

Orazio — Buongiorno (esce a sinistra).

Sabrina — (dopo aver borbottato, con Marisa, «Buongiorno») Valeria, accompagna il signor commissario.

Valeria — (annuisce ed esce a sinistra).

Marisa — (si guarda intorno, poi sottovoce e concitata, come parlerà d'ora in poi) Siamo sole?

Sabrina — (sottovoce) Sì, mamma.

Marisa — (indica a sinistra) Valeria è al corrente?

Sabrina — No. Non voglio immischiarla in questa faccenda.

Marisa — Fai bene. (Si alza in piedi e s'avvicina a Sabrina) Di là (indica a sinistra) si sente ciò che diciamo?

Sabrina — Parlando così, no.

Marisa — Come t'è venuto in mente?

Sabrina — (sospira) Mah!... Forse ho finalmente capito che il mondo è dei furbi, i quali vivono dandola a intendere e im­brogliandosi l'uno con l'altro.

Marisa — Crederai mica d'aver scoperto l'America?

Sabrina — Al contrario. Ma non ci credevo. Infatti, ho sempre agito con la massima onestà e correttezza, tanto negli affari quanto nella vita privata. Poi d'un tratto... Zac! Ho consta­tato con amarezza — credimi! — che la formula per vivere è quella di cercare, e trovare se possibile, uno più stupido di te.

Marisa — (ironica) È una formula vecchia quanto il mondo, cara mia, da quando Eva ha trovato il suo stupido, Adamo. Co­munque, figliola, tu sai cosa fai?

Sabrina — Senza dubbio, mamma.

Marisa — E sei maggiorenne. Dunque... Ciao! Vado a fare qual­che acquisto «cittadino». Ripasserò a salutarti, in tempo per non perdere il treno di mezzogiorno. (S'avvia verso sinistra, poi si ferma e si rivolge a Sabrina) Ma stai attenta. Sempre all'erta (esce a sinistra).

Sabrina — Eccome!... (Fa qualche passo, soprappensiero, sor­ridendo. Squilla il telefono. All'apparecchio) Dimmi, Valeria...

Un giornalista?... Veramente ho già detto tutto a quel­li venuti ieri pomeriggio... Va bè', fallo passare (posa il rice­vitore).

Claudio — (entra da sinistra. È un bel tipo d'uomo, disinvolto ed elegante, che ispira fiducia e simpatia. Ha un braccio al collo, avvolto in una sciarpa scura) La ringrazio, signorina, di avermi ricevuto, e la prego di scusare il disturbo.

Sabrina — Prego, s'accomodi. Tanto più che... (indica il brac­cio al collo) Incidente d'auto?

Claudio — No, di banana. (Sabrina ride) Proprio! Sono scivo­lato sopra una buccia di banana. È un incidente poco origi­nale, ma... (siede) Grazie.

Sabrina — (siede alla scrivania) Per quale giornale lavora?

Claudio — «Tramonto».

Sabrina — Mai sentito nominare.

Claudio — Perché deve ancora uscire. Sarà un settimanale che pubblicherà soprattutto fotografie, commentate con poche righe.

Sabrina — Bene. Ma la testata... «Tramonto»... mi sembra triste.

Claudio — Invece è originale, giacché c'è «Giorno», «Notte», «Alba». Mancava solo «Tramonto» col motto latino Facta non verba, ossia Fatti non parole.

Sabrina — (ironica) Allora farà eseguire una fotografia a me, piangente, inginocchiata davanti alla cassaforte vuota?

Claudio — Per carità!... Sarebbe banale. Interessa di più una fotografia dei gioielli.

Sabrina — Dei gioielli?!?... (Claudio annuisce) Ma me li han­no rubati!

Claudio — Noi di «Tramonto» rimediamo a tutto! Pubbliche­remo almeno la foto dei due collier, prendendola dal catalo­go Gallucci, la più prestigiosa gioielleria della città.

Sabrina — Veramente... Non lo so se quei collier furono ac­quistati da Gallucci.

Claudio — Giusto. Perché, come gli altri gioielli, le saranno stati donati da ammiratori.

Sabrina — (lusingata) Oh, non è il caso di...

Claudio — (interrompe, alzandosi in piedi) O da qualche clien­te dell'Agenzia, a cui lei ha fatto realizzare un ottimo affare.

Sabrina — (sorride e si alza in piedi) S'immagini... È già tanto che mi paghino la mediazione. (Claudio accenna un lieve sor­riso e la fissa negli occhi, ovvero la guarda intensamente. Sabrina, evidentemente turbata, sfugge allo sguardo di Claudio spostandosi un po') Perché mi guarda cosi?

Claudio — Molto semplice, signorina. Perché è bella e mi piace.

Sabrina — (piuttosto preoccupata, s'avvicina alla porta di sini­stra) Non dica sciocchezze.

Claudio — (si pone prontamente fra Sabrina e la porta di sini­stra) Ferma! (Sabrina sussulta e indietreggia) Non abbia pau­ra. E mi parli ancora del furto di cui è stata vittima.

Sabrina — Hanno già detto ogni cosa i giornali di ieri pomerig­gio e quelli di stamane. La sanno ormai tutti la storia del furto dei miei gioielli del valore di cento milioni, e... (tace, perché Claudio scrolla il capo, ironico) Che c'è?

Claudio — (sarcastico) I suoi gioielli... (scrolla il capo) Niente cento milioni.

Sabrina — (offesa) Lei osa mettere in dubbio la mia parola?

Claudio — Non la sua. (Lieve pausa) Quella di un perito.

Sabrina — (colpita, a disagio) Un pe-pe... pe-perito?!?... (Clau­dio sorride e annuisce) Ma lei... Lei ha avuto nelle mani i miei gioielli? (Claudio idem) Allora lei sarebbe?... (Atterri­ta) Ho capito. Lei è un commissario di polizia. Hanno tro­vato la refurtiva, e... e... (non riesce a proseguire. Si torce le mani e crolla a sedere sulla sedia o poltrona alle sue spalle).

Claudio — (le si avvicina, gentile) No, signorina. Io non sono un poliziotto. Io sono... (sorride) ...il ladro.

Sabrina — (sussulta e balza in piedi) Lei?!?...

Claudio — Ssst. (Indica a sinistra) Sia prudente. Dev'essere... diciamo un segreto fra noi. D'altronde le fa tanta impres­sione vedere un ladro? Mi guardi meglio. C'è sempre meno differenza, oggigiorno, fra i ladri e i galantuomini.

Sabrina — Forse ha ragione, ma fa un certo effetto trovarsi di fronte uno... uno... (indica Claudio) che...

Claudio — (prosegue) ...che lei ha rovinato. (Mostra il braccio al collo) Vede?

Sabrina — È caduto nel fuggire?

Claudio — No. Nel difendermi.

Sabrina — Ah! Qualcuno l'ha visto uscire dalla finestra della camera (indica a destra) che dà nel cortile, l'ha rincorso, e lei... (tace, perché Claudio scrolla il capo) L'ha rincorso qual­che agente di pattuglia nella strada?

Claudio — Macché! (Indica il braccio) Me l'hanno quasi rotto i miei complici.

Sabrina — Non capisco.

Claudio — Me le hanno date, perché lei ha denunciato alla poli­zia, e dichiarato alla stampa, che i suoi gioielli valevano un centinaio di milioni. (Sorride, sprezzante e ironico) Umh... Centomila lire, sì e no,

Sabrina — (spaventata e sbalordita, crolla di nuovo a sedere) Oh, povera me!... Lei... Lei, insomma, sa tutto.

Claudio — Sfido che so tutto!... Ma il guaio è che i miei com­plici sono convinti che io abbia sostituito quanto ho rubato

nella sua cassaforte con roba da bigiotteria, cioè falsa, per non dividere con loro l'autentico valore del «grisbì». Del mal­loppo, capisce?

Sabrina — (impressionata, boccheggiante) E... E allora?

Claudio — (indica il braccio al collo) Botte da orbi, e conse­guente inabilità nel mio lavoro. (Le si pone dinanzi, minac­cioso) Ora tocca a lei (le punta l'indice).

Sabrina — (tremante) A me... A me che cosa?

Claudio — Dare una soddisfazione a me.

Sabrina — (c.s.) In che... In che modo?

Claudio — Ammettere la verità, ossia che la sua cassaforte non conteneva ciò che lei ha sbandierato ai poliziotti e ai giorna­listi.

Sabrina — (disorientata, si alza lentamente in piedi, si sposta per evitare lo sguardo di Claudio, e borbotta) Niente.

Claudio — (aggressivo) Lo dica chiaramente.

Sabrina — (annuisce. Quindi, quasi col tono di una bimba col­ta in fallo, dice) Niente. Non c'erano trecento milioni in con­tanti e non c'erano gioielli. (Col nodo di pianto in gola) Nien­te, c'era. Cioè! C'era solamente un collier non d'oro e non di diamanti.

Claudio — (sorride e le batte una mano sopra una spalla) Bra­va. Adesso che l'ha detto si sente meglio. Più tranquilla, ve­ro? (Sabrina allarga le braccia e annuisce) Sentirglielo dire ha rasserenato anche me. Eh sì, perché altrimenti, leggendo i giornali, avrei continuato a dirmi: «Cretino, che non hai visto tutta quella roba!». Però mi dica... Per quale motivo ha inscenato il furto? (Sabrina, a disagio, esita a risponde­re) Oh, può dirmi anche quello, ormai.

Sabrina — (rassegnata, annuisce) Già. (Andando a sedersi alla scrivania, indica intorno a sé, con amarezza) Questo... La mia TUTTIMMOBILI va precipitosamente verso il fallimen­to. I trecento milioni che mi risarcirà l'assicurazione saran­no un po' d'ossigeno, sì, ma... (indica di nuovo intorno a sé) ...l'ammalata, purtroppo, morirà.

Claudio — I trecento milioni in contanti li ha visti qualcuno?

Sabrina — Sì. Valeria (indica a sinistra), la mia segretaria. Ma poi li ho tolti e nascosti in casa. Quei trecento, più i trecento dell'assicurazione sarebbero stati...

Claudio — (prosegue, sorridendo) ...la bombola d'ossigeno per la TUTTIMMOBILI.

Sabrina — Proprio.

Claudio — E l'idea dei cento milioni di gioielli?

Sabrina — Era la ciliegina sulla torta. Insomma... Dava mag­giore veridicità al furto e alla buona fede dell'assicurata (in­dica se stessa), la quale custodiva nella medesima cassaforte anche preziosi personali non coperti da assicurazione.

Claudio — Congratulazioni.

Sabrina — Se le risparmi.

Claudio — (ironico) Suvvia, signorina... Fra noi...

Sabrina — (seccata, scrolla le spalle e si alza in piedi).

Claudio — (c.s.) Sì sì... Ha fatto bene ogni cosa. E... mi dica: s'è consigliata con qualcuno?

Sabrina — No. Ho deciso da sola. (Attimo dì pausa) Ho appe­na informato mia madre, per evitarle un forte spavento alla lettura dei giornali. Siccome soffre di cuore... (sorride). Tut­tavia stamane s'è precipitata qui, recitando magnificamente la parte. E addirittura in presenza del commissario. Cara mamma!... Per convincerla a non ostacolare il mio piano, ba­stò dirle: «Papà era un dritto. Anzitutto perché ha sposato te, e poi perché mi avrebbe approvata».

Claudio — (sorride) Bene bene... Ogni rotellina del suo piano ha funzionato a dovere.

Sabrina — (maligna) Ma ecco... (indica Claudio) ...il classico granellino di sabbia.

Claudio — (annuisce) ...che è, e sarà, molto fastidioso.

Sabrina — (rassegnata) Lo immagino.

Claudio — Comunque vorrei ancora sapere una cosa.

Sabrina — Quale?

Claudio — Come ha potuto supporre che... diciamo la mia vi­sita alla cassaforte sarebbe avvenuta in una di queste notti?

Sabrina — (sorride) L'aspettavo da un paio di settimane.

Claudio — (sorpreso) L'aspettava?!?...

Sabrina — Certo. Perché da un paio di settimane avevo prele­vato dalla Banca, con voluta sciocca ostentazione nel salone sportelli, i trecento milioni in contanti. Poi perché, con al­trettanto premeditato e stupido comportamento, mentre pren­devo il caffè avevo confidato a conoscenti e camerieri, in al­meno mezza dozzina di bar della zona, la mia preoccupazione di avere in cassaforte quei trecento milioni, oltre i miei gioielli. (Scherzosamente aggressiva) Ora neghi che la sof­fiata le è arrivata da qualche compare in osservazione nella Banca, o con le orecchie bene aperte in qualche bar.

Claudio — (sorride) Non lo nego. Lei, invece, ogni fine orario d'ufficio faceva vedere alla segretaria (indica a sinistra) che metteva le banconote in cassaforte, nella quale c'erano pure i suoi gioielli. Poi portava a casa la grana, lasciando soltan­to... (ironico) ...i gioielli. Puah! Un collier da bigiotteria! (squillo del telefono).

Sabrina — (all'apparecchio) Pronto... Sì, può entrare. (Posa il ricevitore e indica a sinistra) Arriva mia madre.

Marisa — (entra da sinistra, sbuffando) Ho lasciato i pacchi di là (indica alle sue spalle. Poi si rivolge a Sabrina) Il signore (indica Claudio) è dell'assicurazione? (Sabrina scrolla il ca­po) Ho capito: è un altro commissario di polizia! (Sabrina idem come prima. Marisa, sconcertata, scrolla le spalle) Beh... Se è un segreto...

Claudio — Al contrario, signora, è ormai noto. (Sorride) Sono il ladro.

Marisa — (distratta, tende una mano verso Claudio) Oh, molto piac... (Sussulta, s'interrompe e ritrae la mano, come se fosse stata scottata. Sconvolta, si rivolge a Sabrina) Ho capito bene?

Sabrina — Perfettamente.

Marisa — (si porta una mano alla fronte, e barcolla) Oh, povera me!... (Prontamente sostenuta da Claudio e Sabrina che la fanno sedere, si rivolge a Claudio) Lei non mi tocchi! (Si pre­me una mano sul petto, ansante. Poi a Sabrina, indicando Claudio) Che vuole?

Sabrina — (calma) Non me l'ha ancora detto. Si è solo lamen­tato perché i suoi complici l'hanno malmenato.

Claudio — (indica il proprio braccio al collo) Mica poco.

Marisa — (spontanea) Hanno fatto bene. (Si riprende) Cioè! Per­ché l'hanno?... (fa segno «picchiato»).

Sabrina — Perché ovviamente credono a ciò che hanno letto sui giornali dichiaralo da me, e non credono a lui (indica Claudio) che dice laverità, ossia che nella cassaforte ha so­lamente trovato un collier da quattro soldi.

Marisa — (smarrita) E... E allora?

Claudio — La signorina... (indica Sabrina) voi dovete mante­nermi per tre mesi.

Sabrina — Tre mesi?!?...

Claudio — È il tempo minimo, affinché questa fastidiosa slo­gatura mi consenta ancora l'agilità e l'acrobatismo indispen­sabili al mio mestiere.

Marisa — (sprezzante) Ha la sfacciataggine di chiamarlo me­stiere.

Claudio — (pungente) Come la vostra di chiamare chissà come la truffa all'assicurazione, e la falsa denuncia alla polizia del­l'ammontare del furto.

Marisa — (rassegnata, a Sabrina) Che possiamo fare? (Sabrina si stringe nelle spalle),

Claudio — Ve lo suggerisco io, se permettete, spiegandovi due prospettive.

Sabrina — (rassegnata) Le dica.

Claudio — La prima: voi rifiutate d'aiutarmi e io mi costitui­sco per il furto con scasso di un collier falso che presenterò come corpo del reato. L'Assicurazione si fa una risata, voi una figuraccia, e io prendo al massimo tre mesi. Ci sono abi­tuato al carcere. Novanta giorni volano.

Sabrina — (scambia un'occhiata sbigottita con Marisa, poi si rivolge timidamente a Claudio) E... scusi. Qual è la seconda prospettiva?

Claudio — Molto semplice: mi tengo le botte e stiamo tutti zit­ti. Finché non sarò perfettamente guarito mi darete vitto e alloggio. Mangerò in trattoria e dormirò di là (indica a de­stra), magari per terra. (Sorride) Io sono scapolo e solo al mondo. Nessuno mi cercherà, e molti penseranno che ho an­che l'incarico di guardia alla cassaforte. In compenso lavo­rerò per la TUTTIMMOBILI, andando a caccia di venditori e di compratori. Vi aiuterò, insomma, a salvare la baracca. Che ne dite?

Sabrina e Marisa — (sconcertate, s'interrogano con lo sguardo).

Claudio — D'altronde non c'è alcun dubbio che la notizia del furto ha fatto una certa pubblicità all'Agenzia.

Sabrina — (sorpresa) Pubblicità?!?...

Claudio — Eccome!... Un'Agenzia immobiliare che tiene in cas­saforte trecento milioni in contanti, oltre a cento di gioielli, dimostra che dispone di molto «liquido». Proprio ciò che più interessa ai venditori, e che dà maggiore fiducia agli acqui­renti.

Sabrina — (sorpresa, a Marisa) Ha ragione.

Marisa — Se lo dici tu... (Si alza in piedi. Rivolta a tutt 'e due) Io, comunque, non so niente. Chiaro?

Claudio — (sorride) ...e limpido, signora. (Squillo del telefono).

Sabrina — (all'apparecchio) Dimmi, Valeria... (sorpresa) Chi c'è... Una della gioielleria Gallucci?!?... Io non...

Claudio — (interviene) Invece la riceva.

Sabrina —-(disorientata) Per quale motivo?

Claudio — Intanto sentiamo per quale motivo viene lei.

Sabrina — (c.s.) Ma... Gallucci è la gioielleria che aveva nomi­nato lei.

Claudio — (sorride e annuisce) ...quando mi sono presentato giornalista, e le ho detto che avremmo pubblicato la foto dei (ironico) suoi due collier prendendola dal catalogo Gallucci. Sentiamo che vuole.

Sabrina — (rassegnata, all'apparecchio) Che entri.

Marisa — (concitata) Gallucci è la prima gioielleria della città.

Sabrina — Ssst! Me l'ha già detto lui (indica Claudio), e lo sa­pevo anch'io.

Iolanda — (entra da sinistra. Tipo di bella donna elegante, che porta una borsetta a spalla) Buongiorno. (I tre borbottano «Buongiorno». Iolanda si rivolge a Sabrina, decisa e sorri­dente) La signorina Sabrina Bertani, titolare della TUTTIM­MOBILI?

Sabrina — Sì.

Iolanda — (le tende la mano) Iolanda Gallucci, titolare della gioielleria Gallucci, pietre preziose e perle in alta oreficeria.

Sabrina — (stringe la mano di Iolanda) Piacere.

Iolanda — Lietissima di conoscerla. Tanto più che pure lei, co­me me, continua l'attività del padre scomparso. L'ho appreso dal giornale che parlava del grosso furto da lei sofferto. Eb­bene, anche quale collega donna-manager, vorrei alleviare un po' sia il dolore sia il dispetto per il danno, e — soprat­tutto! — per l'affronto subito. (Ironica, rivolta a Claudio) Noi donne siamo meno abituate a perdere.

Claudio — (sorride e annuisce) Ne sono convinto.

Iolanda — (a Sabrina, indicando Claudio) Il suo fidanzato?

Sabrina — (sussulta) Oh no! Lui è... è...

Claudio — (interviene) ...un collaboratore dell'Agenzia. E que­sta signora (indica Marisa) è la madre della signorina (indi­ca Sabrina).

Marisa — (a Iolanda) Ah!... Io m'incanto sempre dinanzi alle vetrine del suo meraviglioso, scintillante, abbagliante negozio.

Iolanda — La ringrazio, signora.

Claudio — (a Iolanda) Ora vuole gentilmente dire la ragione della sua visita?

Iolanda — Solidarietà! Ecco... (apre la borsetta ed estrae un astuccio adatto a contenere un collier, che teatralmente non è necessario far vedere al pubblico. Quindi l'astuccio può es­sere vuoto) In questo astuccio c'é un collier tempestato di diamanti che, da solo, vale quanto tutti i gioielli che le sono stati rubati. Osservi. (Apre l'astuccio sotto gli occhi di Sabrina, la quale rimane incantata a guardare).

Marisa — (si precipita a guardare dentro l'astuccio, e rimane a bocca aperta, balbettando) Pa-pa... Pa-pazzesco.

Claudio — (guarda nell'astuccio, indifferente) Bello, sì.

Iolanda — Eccezionale, signora. Orbene, per solidarietà fra donne-manager, ripeto, glielo vendo al prezzo di costo. (Una pausa) Sessanta milioni. E viene venduto a centoventi anche in gioiellerie di terz'ordine.

Sabrina — (sconcertata) Sì, ma... Veramente...

Claudio — (deciso, a Iolanda) Lo compra la TUTTIMMOBI-LI. (Sabrina e Marisa sussultano).

Iolanda — Ottima idea.

Claudio — Però non possiamo pagarlo come è nostro costu­me, cioè in contanti alla consegna.

Iolanda — Che importa, signor... Signor?...

Claudio — Claudio Valenti.

Iolanda — La TUTTIMMOBILI regolerà appena le sarà pos­sibile.

Claudio — Molto gentile.

Iolanda — (porge l'astuccio a Sabrina) È suo. (Sabrina esita a prendere l'astuccio).

Claudio — (prende rapidamente l'astuccio dalle mani di Iolanda)

Glielo conservo io.

Iolanda — (per congedarsi, accenna un saluto con la testa) Si­gnora... Signorina... Signor Valenti... Vi ringrazio di cuo­re... Conoscervi è stato un autentico grande piacere (sorride ed esce a sinistra).

Claudio — (apre l'astuccio, guarda l'interno, sorride, poi si ri­volge alle donne) L'autentico grande piacere... è tutto mio! (E infila l'astuccio sotto la giacca, avviandosi impettito ver­so sinistra).

Sabrina e Marisa — (fanno un grido e si lanciano alle spalle di Claudio, mentre il sipario si chiude).


ATTO SECONDO

Due settimane dopo gli avvenimenti del primo atto, alle no­ve del mattino. In scena, all'apertura del sipario, ci sono Clau­dio e Valerio seduti l'uno di fronte all'altra dinanzi alla scriva­nia. Claudio indossa un altro abito elegante, e non ha più il brac­cio al collo avvolto in una sciarpa scura.

Valeria — E allora, Claudio?... Mi piacerebbe sentire la tua schietta, sincera opinione.

Claudio — (evasivo) Su che cosa?

Valeria — Va' là che l'hai capito! Comunque, se proprio vuoi, ti ricordo gli avvenimenti.

Claudio — E io ti ringrazio, perché sono un tipo piuttosto su­perficiale, e mi fermo all'esteriorità dei fatti.

Valeria — Allora... Due settimane fa, la mattina del giorno do­po il furto, ho sentito Sabrina (indica la scrivania) e sua ma­dre lanciare un urlo. Mi sono precipitata qui e ho visto che cercavano d'afferrarti. Ovviamente vi siete subito fermati tutt'e tre, e Sabrina, con una sfacciataggine di cui non la crede­vo capace, mi ha detto: (rifà un ebete tono ed espressione di Sabrina) «Giocavamo a rincorrerci. Vai pure, cara».

Claudio — (sorride) E tu, con una faccia e un tono ebete come quello di Sabrina, hai biascicato: (rifà il verso) «Subito, ca­ra. Buon divertimento».

Valeria — Sono tornata nel mio ufficio (indica a sinistra), e non ho più sentito alcun rumore proveniente da qui, sino a quando Sabrina mi ha chiamata per presentarti a me quale «Nuovo collaboratore della TUTTIMMOBILI, che allogge­rà di là (indica a destra), per proteggere la cassaforte da even­tuali altri malintenzionati».

Claudio — Così, io e te, siamo diventati colleghi.

Valeria — Per modo di dire. Tuttavia, dopo un paio di giorni, mi hai proposto di darci del tu.

Claudio — (lievemente affettuoso e romantico) Ti è spiaciuto?

Valeria — (evidentemente turbata) No. Certamente no.

Claudio — Sai... Non vorrei che qualche tuo spasimante...

Valeria — (emozionata, interrompe) Non ho spasimanti di nes­sun genere! Sono libera, liberissima. (Con intenzione) Co­me te, mi pare.

Claudio — (evasivo) Già già...

Valeria — (a disagio, si alza in piedi e indica il braccio che Clau­dio aveva al collo) Sono contenta che il tuo braccio sia gua­rito prima del previsto.

Claudio — Evidentemente non era una slogatura, ma una sem­plice contusione. (Se lo massaggia) Ogni tanto sento ancora qualche dolore, ma è roba da niente.

Valeria — Bene. E mi fa piacere riconoscere che la tua colla­borazione, in appena quindici giorni, ha dato un grande im­pulso alla TUTTIMMOBILI. Lo sai che abbiamo concluso compravendite per un paio di miliardi? E per tuo esclusivo merito, direi, perché hai trovato venditori e compratori con un'incredibile facilità.

Claudio — (si alza in piedi) Questione di fortuna.

Valeria — (gli si avvicina, affettuosa e romantica) Sei un uo­mo misterioso...

Claudio — È un complimento?

Valeria — Forse... di più.

Claudio — Ti ringrazio, Valeria, della... chiamiamola simpa­tia che mi dimostri.

Valeria — (ansiosa) E tu?... Provi... chiamiamola simpatia, per me?

Claudio — (esita un momento, poi annuisce e s'affretta a dire) Però...

Valeria — (seccata) Ho capito! (Amara) La... chiamiamola sim­patia che provi per me è inferiore, e magari diversa dalla... chiamiamola simpatia che provi per... (sprezzante, indica la scrivania) Ma quella è la padrona. Quindi... (volta brusca­mente le spalle a Claudio, e fa l'atto d'avviarsi verso sini­stra, ma)

Claudio — (la ferma, tenendola per le braccia, senza farla vol­tare verso di sé) Calmati, Valeria. Ti prego.

Sabrina — (entra da sinistra, e rimane evidentemente contra­riata nel vedere l'atteggiamento dei due. Contemporaneamen­te: Claudio abbandona la presa delle braccia di Valeria, la quale sussulta, ed entrambi si voltano verso Sabrina. Que­sta accenna un sorriso ironico) Disturbo?... (e va alla scri­vania, rimanendo in piedi).

Claudio — Affatto, signorina.

Valeria — (riprende il controllo di sé, e sorride con una certa disinvoltura) Scusami, Sabrina. Lui era venuto di là (indica a sinistra) per consultare una pratica. Poi l'ho seguito qui.

Claudio — Per carità, Valeria!... Non hai nulla da scusarti.

Sabrina — (brusca) E lei non perda tempo in chiacchiere!

Claudio — Ha ragione. Quindi ora la prego io di scusarmi. E vado subito in Banca per assumere informazioni su quel tale che vorrebbe affibbiarci una mazzetta di cambiali. Con per­messo (esce a sinistra).

Valeria — Non capisco perché, dal giorno che l'hai assunto e me l'hai presentato, lo tratti così bruscamente.

Sabrina — Ti secca? (Ironica) Ho forse interrotto un colloquio che ti piaceva? (Le si avvicina, quasi minacciosa) Però at­tenta, eh?... Certi colloqui non si fanno sul luogo di lavoro.

Valeria — (sorride, sarcastica) Ahi ahi... Avevo capito che tu mi credevi innamorata di lui. Ma... (tace, facendo una ri­satina).

Sabrina — (sbotta, aggressiva) «Ma»?... Prosegui! È da sem­pre che noi ci diciamo tutto. Dunque... dài!

Valeria — (con una certa prudenza) Ma, volevo dire, non ave­vo capito che ne eri innamorata tu.

Sabrina — (sussulta e stringe i pugni) lo?!?... (Valeria sorride e annuisce) Stupida!

Valeria — Scusa... Per agire così devi senza dubbio essere...

Sabrina — (interrompe) Niente! No! Per giunta io conosco quel­l'uomo meglio di te.

Valeria — (decisa, un po' arrogante) Embè?... Farò il possibi­le, naturalmente fuori ufficio, di conoscerlo almeno quanto te.

Sabrina — T'assicuro che Claudio Valenti non è adatto a te.

Valeria — Lo so. (Sorride, maligna) È adatto a te.

Sabrina — (colpita) Sciocca!... Non è né per te, né per me. Io so che non merita il minimo affetto.

Valeria — Ti ricordo che sovente non dipende da noi innamo­rarsi, o no. Sarebbe come dire: «Io non mi ammalerò mai».

Sabrina — D'accordo. Però in questo caso sento il dovere di risparmiarti una delusione.

Valeria — (ironica) E se tu risparmiassi... il fiato, non sarebbe meglio?... Infatti, secondo me, dici delle solenni stupidaggi­ni. E il peggio è che parli con un tale calore che si direbbe... Sì! Si direbbe che le delusioni le vuoi risparmiare a te, non a me... Comunque ti rammento che del mio cuore sono pa­drona io, come tu del tuo, e lui del suo.

Sabrina — Desideravo solamente consigliarti. Ma evidentemente vuoi fare di testa tua. Ebbene, peggio per te!

Valeria — Cos'è?... Una sfida?

Sabrina — (scrolla le spalle) Macché!

Valeria — Meglio. Tuttavia, cara Sabrina, appena dovessi avere la certezza che Claudio Valenti è diventato l'oggetto di una specie di sfida fra noi due, ti dirò di trovarti un'altra segre­taria.

Sabrina — (sincera) Per carità, Valeria!... Non te la prendere, e non guastiamo la nostra fraterna e profonda amicizia.

Marisa — (entra da sinistra) Ehi!... Porta aperta al mondo in­tero!... Non avete paura d'essere addirittura rubate voi?

Valeria — (mentre Sabrina dice: «Ciao, mamma») Buongior­no, signora. Come al solito, la trovo sfavillante.

Marisa — Grazie, cara.

Valeria — Torno al lavoro. Con permesso (esce a sinistra).

Marisa — E io mi riposo un po' (siede).

Sabrina — Non sei mai venuta così spesso in città.

Marisa — Lo so, ma... (sottovoce) Sono due settimane che t'ho lasciata nelle mani di quel farabutto che...

Sabrina — (interrompe) Ti prego, mamma, di moderare i termini.

Marisa — (sorpresa) Perché?... Lo devo forse chiamare genti­luomo, o nobile cavaliere? A proposito: il collier che ha ru­bato al gioielliere...

Sabrina — (c.s.) Non l'ha rubato. La signora Gallucci... l'hai visto anche tu... gliel'ha consegnato, e ci ha addirittura rin­graziato di averlo accettato.

Marisa — (sogghigna) E ci manderà degli accidenti, quando ca­pirà che non le abbiamo impedito di mettere il collier nelle mani di un ladro. Sì, perché... ed è questo che volevo accer­tare... il collier l'ha tenuto lui, vero?

Sabrina — Sì. E non ne ha più nemmeno parlato.

Marisa — Figurati!... L'avrà già venduto a un ricettatore.

Sabrina — Chissà. In ogni caso devo riconoscere che ha porta­to fortuna alla TUTTIMMOBILI.

Marisa — Il collier o il ladro?

Sabrina — Lui... Lui, Claudio Valenti. Avrebbe dovuto fare da sempre questo mestiere, invece di... (tace).

Marisa — (ironica) Ho capito.

Sabrina — Infatti ha ottenuto facilmente l'incarico di vendere diverse case e alcuni terreni, e altrettanto facilmente ha sco­vato gli acquirenti. Abbiamo incassato cospicue mediazio­ni, come non accadeva da anni.

Marisa — E lui cos'ha preteso?

Sabrina — Nulla. Dice che gli basta poter dormire di là (indica a destra), e di mangiare in una trattoria che lo conosce da molto tempo, e che gli fa credito sino... (esita un attimo, poi) «Sino al prossimo furto», ha detto. E precisato: «Sperando che renda qualcosa». Da parte mia... Beh, ho subito com­prato un sofà-letto, per sostituire quella vecchia poltrona nella quale il povero papà schiacciava qualche pisolino. (Indica a destra) Mi ha detto che non dovevo disturbarmi. E per quanto riguarda i rapporti di lavoro, egli è premuroso, obbediente, preciso e gentile.

Marisa — (maliziosa) E... al termine dei rapporti di lavoro, com'è-com'è?

Sabrina — Si ritira di là (indica a destra), o esce. A quale ora rientra non lo so. Dopo un paio di giorni s'è tolta la sciarpa che gli teneva il braccio al collo e si cambia d'abito sovente.

Marisa — Niente di strano. Fa delle scappate nel suo apparta­mento, dove però non si fida a pernottare. Sai... Anche nei «gialli» la polizia sorprende sovente i ladri a letto.

Sabrina — Sarà come dici tu. Comunque, qui con me, si com­porta da gentiluomo.

Marisa — (sarcastica) Ti ripeto che ho capito. O è il ladro che si è messo al piano dei galantuomini, o sono i galantuomini che si sono messi al piano del ladro. Però, quando sono en­trata, ti ho vista piuttosto tesa, irritata.

Sabrina — Beh... Ho avuto un vivace scambio d'idee con Valeria.

Marisa — Su quale argomento?

Sabrina — (a disagio) Lui... Il... (con un cenno della testa indi­ca a destra) Valeria s'è arrabbiata, perché le ho detto che non mi garbava affatto che si prendesse confidenze con... con Claudio Valenti. O peggio, che gli permettesse di prenderse­le con lei.

Marisa — (sospettosa) E cosa te ne importa?

Sabrina — Me ne importa, sì!... Voglio impedire che una mia carissima amica si innamori, o magari si sposi, con... con un ladro.

Marisa — (ironica) Dici bene, perché pensi: «Già che il ladro c'è, è meglio che resti in famiglia».

Sabrina — (reagisce debolmente, quasi implorando) Mamma... Che dici?

Marisa — (decisa) Ciò che è evidente, e che tu hai paura di am­mettere! Ovvero che sei gelosa dei sorrisi che Claudio dedi­ca a... (indica a sinistra, poi prende Sabrina per un braccio e la scuote) Ma di'!... Hai considerato se l'avessero arresta­to? Se l'arrestassero?

Sabrina — Sono trascorse due settimane. Ormai non lo pren­dono più.

Marisa — (sarcastica) In compenso il poverino ha trovato qui la sua prigione, e la sua... (indica Sabrina) ...carceriera. Inol­tre... (atterrita) ...oh, povera me!

Sabrina — Perché?

Marisa — (ebete, indica se stessa) Eccola qua... La suocera di un ladro. (S'avvia ansante verso sinistra) Vado a prendere una boccata d'aria.

Sabrina — Vuoi che t'accompagni?

Marisa — No! Ma stai tranquilla che torno... Torno presto.

Sabrina — (rassegnata) Come vuoi... (Va ad aprire la porta di sinistra e guarda fuori. Sussulta e dice a denti stretti, rivolta verso l'esterno) Scusate se disturbo. (Poi cede il passo a Marisa, la quale esce. Sabrina chiude bruscamente la porta e s'av­via verso la scrivania, indispettita, mentre)

Claudio — (entra da sinistra) Le assicuro, signorina, che io e Valeria parlavamo di...

Sabrina — (interrompe) Non m'interessa! Però le proibisco, per la tutela della serietà della TUTTIMMOBILI, di intrattenersi a chiacchierare con la segretaria.

Claudio — (calmo, come sarà sempre) Il nostro contratto non prevedeva questa limitazione.

Sabrina — Limitazione?!?... Ma da quando in qua si definisce limitazione l'osservanza di una regola di comportamento sul posto di lavoro? Per giunta, non dimentichi che lei non è in casa sua.

Claudio — Non lo dimentico. Ma non posso nemmeno?...

Sabrina — (interrompe) Non può nulla! (Da questo momento i due siedono, si alzano, si spostano secondo il parere di chi cura la regia).

Claudio — Allora, prigionia per prigionia, tanto valeva andar dentro. Lei non considera che ricambio la sua ospitalità con una collaborazione attiva che ha già dato, e continuerà a da­re, molti frutti.

Sabrina — Sì! Sì! Non lo nego. Ma siccome, malgrado tutto, mi sembra un uomo intelligente, dovrà ammettere che la no­stra situazione va trattata con speciale riguardo. Invece, dal momento che con la mia amica e segretaria fa amicizia... e anche la corte... è evidente che lei dimentica cos'è.

Claudio — No no. A me basta che lo dimentichino gli altri.

Sabrina — Oh, per quello ci riesce benissimo. Nessuno vedreb­be in lei un ladro.

Claudio — L'abilità del nostro mestiere è tutta qui.

Sabrina — E il suo nome è veramente quello che ha dichiarato alla gioielliera?

Claudio — (annuisce) Claudio Valenti. Non le piace?

Sabrina — Mi è indifferente. A proposito della gioielleria Gallucci: l'ha già pagato, in chissà quale modo, quel collier?

Claudio — Manco per sogno.

Sabrina — E ce l'ha sempre lei?

Claudio — (annuisce) ...sino a quando troverò un ricettatore; generoso.

Sabrina — (decisa) Lo pagherò io entro domani, e le chiedo di sciogliere immediatamente il nostro contratto.

Claudio — Così tanto prima della scadenza? (Sabrina annui­sce) Non è nei patti.

Sabrina — Nei patti, egregio signore, non c'era scadenza.

Claudio — Come no?... La scadenza era la mia guarigione.

Sabrina — E lei (indica il braccio di Claudio) è guarito.

Claudio — Apparentemente! (Si tocca il braccio) Dentro, pe­rò, è ancora tutto fuori posto. E ogni mattina... Se ne sarà accorta che sparisco per un paio d'ore... Ebbene, vado a sot-topormi agli ultrasuoni, ai massaggi.

Sabrina — Non vorrà mica che io continui a mantenere un la­dro perché riacquisti la sua agilità? Sarebbe una complicità ben più grave di quella che mi lega a lei nel furto d'un falso collier. E siccome dubito che l'USL provveda anche alla ria­bilitazione dei ladri, lei come se li paga gli ultrasuoni e i mas­saggi? Se dispone di denaro stia tre mesi a riposo a sue spese.

Claudio — Brava, furba! E dovrei utilizzare i miei soldi, quan­do la colpa del mio infortunio è tutta sua?

Sabrina — Accidenti quant'è calcolatore!...

Claudio — Al centesimo, cara signorina!... D'altronde creda... La vita pare fatta di milioni e miliardi. In realtà è fatta di centesimi.

Sabrina — (ironica) Anche filosofo, adesso!... Quindi deve ca­pire che la sua presenza, per me, diventa giorno per giorno, oserei dire ora per ora, una schiavitù che mi secca, mi affan­na, mi indispone. Per sopportarlo qui, capisce, dovrei poter dire a me stessa che lei... non è lei.

Claudio — (sorride) Purtroppo lo sono.

Sabrina — «Purtroppo», ha detto. Ecco finalmente una parola di rammarico per il suo orribile mestiere. E perché non la smette di rubare?

Claudio — (la fissa un momento, poi le sorride e sussurra) Grazie.

Sabrina — Di che?

Claudio — Del suo vivo e appassionato interesse per me. (La fissa come prima, e sussurra) Attenta a non innamorarsi.

Sabrina — (sussulta, e se è seduta balza in piedi, offesa) Lei è un perfetto imbecille!

Claudio — (ironico) Si sbaglia, signorina. A questo mondo non c'è niente di perfetto. Neppure un (indica se stesso) imbecil­le. (Squillo del telefono).

Sabrina — (all'apparecchio) Sì, Valeria... (Sgradevolmente sor­presa e preoccupata) È solo?... Venga pure. Ma fra un mi­nuto! Devo finire di firmare degli incartamenti. Diglielo. (Po­sa il ricevitore. Agitata, concitata) Sparisca!

Claudio — Perché?

Sabrina — Di là (indica a sinistra) c'è il commissario che ha fatto le indagini sul furto e che vuole parlarmi.

Claudio — Embè?... A prescindere dall'impossibilità di uscire, passando attraverso la nuova grata della finestra (indica a destra), Valeria potrebbe avergli già detto che qui ci sono anch'io.

Sabrina — (ansiosa) E se lo riconosce per qualche suo (indica Claudio) pasticcio precedente?

Claudio — Impossibile. L'ultima volta m'hanno preso a cin­quecento chilometri da questa città.

Sabrina — (c.s.) E il carcere dove l'ha fatto?

Claudio — (dopo lieve esitazione) Trecento chilometri ancora più distante.

Sabrina — Se è così... (Va alla porta di sinistra e si rivolge al­l'esterno) Prego, signor commissario.

Orazio — (entra da sinistra) Buongiorno, signorina.

Sabrina — (stringe la mano che Orazio le tende) Buongiorno, e piacere di rivederla. (Indica Claudio) Il signor... (dice in fretta, in modo quasi incomprensibile) ...Claudio Valenti (chiaramente), mio collaboratore. (A Claudio) Il commissa­rio Cappelli.

Orazio e Claudio — (si stringono la mano) Piacere.

Sabrina — (andando a sedere alla scrivania, indica un posto a Orazio) S'accomodi. (A Claudio) Anche lei. (Orazio e Claudio

siedono dinanzi alla scrivania. A Orazio) Ovviamente per il mio collaboratore non ho segreti. Quindi dica, signor com­missario: ci sono novità?

grazio — Una sola, ma bella. E sono venuto a dirgliela, prima che l'apprendesse dai giornali del pomeriggio. (Una pausa, poi con un certo orgoglio) Ho pizzicato, cioè preso, il suo ladro.

Sabrina — (con un lieve sussulto rimane a bocca aperta, e rie­sce appena a dire) Nooo.

Orazio — Come «No»?... È dentro da ieri sera.

Sabrina — (evita a fatica di guardare Claudio, il quale è rima­sto impassibile, e balbetta) No-non... Non è possibile.

Orazio — (risentito) Come «non è possibile»?... Lei ha un'idea ben modesta dell'abilità della polizia.

Sabrina — Per carità, signor commissario?... Mi creda che non volevo assolutamente mettere in dubbio l'efficienza delle for­ze di pubblica sicurezza. Però... (imbarazzata) Insomma, chi è questo ladro?

Orazio — Un pregiudicato... Un vecchio lupo del mestiere.

Sabrina — (con emozione crescente) Ma lui, il ladro... ha con­fessato d'essere l'autore del furto?

Orazio — Naturalmente no. Dicono tutti d'essere innocenti.

Claudio — (a Sabrina) Mi permette, signorina, di rivolgere una domanda al signor commissario?

Sabrina — Se a lui (indica Orazio) non spiace...

Orazio — (a Claudio) Dica.

Claudio — Sulla scorta di quali elementi ha proceduto all'arre­sto di quell'uomo?

Orazio — È stato sorpreso nell'atto di consegnare un involto... che poteva benissimo contenere i gioielli rubati alla signori­na... a un noto ricettatore, proprio specializzato in preziosi. Disgraziatamente il ricettatore è riuscito a fuggire, portan­dosi via l'involto. Il ladro, invece, è rimasto talmente imbam­bolato, che s'è lasciato prendere come un pulcino.

Sabrina — E che ne farà di quel poveretto?

Orazio — (sorpreso) Per ora l'ho fermato. Ma ne ha pietà, lei?... Io credevo che saltasse dalla gioia.

Claudio — Non si stupisca, signor commissario. Il comporta­mento della signorina, che le appare incomprensibile, è coe­rente.

Orazio — Coerente con cosa?

Claudio — Con la realtà. Infatti noi (indica Sabrina e se stes­so) sappiamo che lei ha arrestato un innocente.

Sabrina — (colpita, sorpresa, preoccupata, sussulta e implora) No. Non lo dica.

Orazio — (balza in piedi, rivolto a Claudio) Eh?!?... Ma che dice?

Claudio — (si alza in piedi, calmo, mentre Sabrina appoggia i gomiti alla scrivania e nasconde il viso fra le mani) Dico che è impossibile che l'uomo da lei arrestato sia il ladro.

Orazio — Come può affermarlo con tanta sicurezza? Lei... (ri­volto anche a Sabrina) loro lo conoscono il ladro?

Sabrina — (solleva il viso, ansiosa) No! Però... (tace e si alza lentamente in piedi).

Orazio — (irritato) Prosegua, signorina! «Però»!...

Sabrina — La prego... Quell'uomo, chiunque sia, è innocente. Mi creda e lo lasci andare.

Orazio — (sbotta) Fossi scemo!

Sabrina — Il vero ladro... io lo conosco.

Orazio — (stupitissimo) Lo... Lo conosce?!?...

Sabrina — (annuisce e supplica) Signor commissario... Lei che si è dimostrato molto cortese, ora saprà essere altrettanto in­dulgente. Tanto va presto in pensione, e...

Orazio — (interrompe, indignato) Basta! (Fa un respiro pro­fondo) È la prima volta che mi capita... Qui non si tenta di corrompere un pubblico ufficiale, ma... (sbotta) Peggio! Si fa oltraggio all'intelligenza. (Deciso, a Sabrina) L'hanno de­rubata, sì o no?

Sabrina — (confusa) Sì. No. Forse. (Orazio, furioso, solleva le braccia e urlerebbe, ma Sabrina glielo impedisce, dicen­do) La prego! Ascolti. (Una breve pausa) Quello che è stato è stato... Io non ci penso più... Provi a non pensarci più nem­meno lei.

Orazio — (sogghigna, ironico) Tanto vado in pensione, vero? (Sabrina allarga le braccia, si stringe nelle spalle e annuisce. Orazio diventa serio, minaccioso) Inveceio arresto anche lei! (Poi indica Claudio) E lui!

Sabrina — (implora) No! Lui, no.

Orazio — (mette i pugni sui fianchi, sarcastico) E perché?

Sabrina — Perché lui... Lui...

Claudio — (interviene deciso, rivolto a Orazio) Sono il ladro!

Orazio — (estremamente disorientato, guarda il tranquillo Clau­dio, poi la tremante Sabrina. Infine si mette le mani nei ca­pelli, e borbotta) E io chi sono? (e s'abbandona seduto).

Sabrina — (si precipita premurosa accanto a Orazio) Non si di­speri, signor commissario. Le spiego tutto io.

Orazio — (disorientato) Mi sarà difficile capirla.

Sabrina — Al contrario, poiché ogni cosa è semplicissima.

Claudio — (serio, a Sabrina) È sicura, signorina?

Sabrina — Sicurissima!... (Afferra una sedia e siede accanto a Orazio, con tono gentile, quasi affettuoso) Lei, signor com­missario, potrebbe essere mio padre.

Orazio — (sussulta) No, eh?... Non accetto paternità in offerta speciale.

Sabrina — Abbia pazienza e mi ascolti. (Indecisa) Dunque... (altra lieve indecisione, poi indica Claudio) Lo vede?

Orazio — (ironico) Porto gli occhiali solo per leggere e scrive­re. Lui, quindi, lo vedo.

Sabrina — Ebbene lui... io... (esita, e poi dice in fretta, quasi in modo incomprensibile) Sono innamorata di lui. (Claudio ha capito e accenna un sorriso a labbra chiuse, mentre)

Orazio — (tende l'orecchio) Non ho capito. Ripeta.

Sabrina — (molto imbarazzata) Sono... Sono innamorata di lui (indica Claudio, il quale la ascolterà d'ora in poi con molto interesse e un sorrisetto sulle labbra).

Orazio — (disorientato) E io che c'entro?

Sabrina — (che evita ed eviterà d'ora in poi di guardare Clau­dio) C'entra, c'entra... Perché lui, mio collaboratore... è lui.

Orazio — (sbotta e balza in piedi) E questo è un manicomio!

Sabrina — (si alza in piedi) Voglio dire che è stato lui a ruba­re... Cioè! A impossessarsi a mia insaputa del contenuto del­la... (indica a destra).

Orazio — E lui (indica Claudio), furbo!, ha simulato il furto di un estraneo, rompendo la grata della finestra e scassinan­do la cassaforte. (Sabrina allarga le braccia e annuisce) Al­lora arresto almeno lui!

Sabrina — Non può.

Orazio — (ironico) Me lo impedisce, o proibisce?

Sabrina — No, ma siccome io ritiro la denuncia... (e tace).

Orazio — Crede che sia così semplice?... Lui (indica Claudio) non reagisce, non nega. Quindi è reo confesso. E non si fac­cia dello spirito, dicendo che lui è reo con... (indica se stes­so) ...fesso. Perché in questi casi io sono deciso, tremendo!

Sabrina — (implora) Per favore... Chiuda un occhio.

Orazio — (indignato) Chiudere un occhio?!?... (Severo) Ne apri­rei altri due, se li avessi!... Pertanto denuncerò entrambi (indica Sabrina e Claudio) non solamente per simulazione dì reato, e in questo caso di furto, ma anche di truffa ai danni dell'Assicurazione, giacché lei (indica Sabrina) avrà già ri­chiesto il risarcimento di trecento milioni in contanti che, im­magino, saranno in tasca sua (indica Sabrina), o sua (indica Claudio).

Claudio — (calmo) La informo, signor commissario, che la de­nuncia del furto di quei trecento milioni è stata ritirata, o  meglio annullata da me entro dieci minuti da quando lei (in­dica Sabrina) l'aveva fatta. (Ipocrita, rivolto a Sabrina, scandisce) Come mi ha ordinato lei, signorina. Vero? (Sabrina, sconcertata, annuisce a bocca aperta. Claudio si rivolge a Orazio, indicandogli il telefono) Se vuole... può avere con­ferma dalla Società Assicuratrice.

Orazio — (convinto, ma indispettito) No. No. A questo punto crederei anche se lei mi dicesse che è Napoleone, e lei (indica Sabrina) Giuseppina.

Sabrina — Comprendo, signor commissario, il suo disorienta­mento. Ma dovrebbe riconoscere che, ormai, tutto si riduce a un prelievo di beni dell'Agenzia effettuato a mia insaputa, ripeto, e magari in un modo piuttosto singolare, bizzarro, stravagante, ma da un collaboratore che diventerà presto so­cio, quindi comproprietario di quanto lei, o la legge, lo ac­cuserebbe di avere rubato.

Orazio — (fissa un momento Sabrina, poi rassegnato e ironico) Per giunta, oltre che socio, è probabile che il signore (indica Claudio) diventi il marito dell'Agenzia... (indica Sabrina e sogghigna, poi sussulta) Devo ordinare tempestivamente il rilascio di «Grimaldello d'oro». (Indica il telefono) Posso?

Sabrina — Certo. Chi è «Grimaldello d'oro»?

Orazio — (mentre compone un numero al telefono) Il sopran­nome dell'uomo che ho fermato. (Al telefono) Sono Cap­pelli... Stai attento, Marini. Sciogli subito... Ripeto: subito il guinzaglio a «Grimaldello d'oro»... Macché tramutare il fermo in arresto! È innocente come un neonato. E sbattilo fuori immediatamente. Sennò quello ci mette fra i piedi una dozzina d'avvocati. Ciao! (Posa il ricevitore) Allora, signo­ri, aspetto i confetti! (A Sabrina, che fa l'atto di accompa­gnarlo) Non si disturbi. Conosco la strada. (Ed esce a sini­stra, mentre Claudio borbotta: «Buongiorno»).

Sabrina — (gli urla alle spalle) ...e tante grazie! (Va a sedere alla scrivania, corrucciata. Solleva lo sguardo e incontra quello di Claudio. Sbotta) Le proibisco di guardarmi così!... E non s'illuda, perché per non screditare la TUTTIMMOBILI, e per evitare a lei la meritatissima galera, ho raccontato un sacco e una sporta di frottole.

Claudio — (dolcemente) Frottola anche quella che... che non le sono sgradevole?

Sabrina — (balza in piedi, e si sposterà nella stanza come una belva in gabbia) Soprattutto quella!... Infatti, sia ben chia­ro, lei mi riesce totalmente ed estremamente indifferente. (Sil­laba come frustate) In-dif-fe-ren-te. Ed è pure fastidioso, an­tipatico, e... e odioso! (Gli volta le spalle).

Claudio — (Le si avvicina, sussurrando) Sabrina...

Sabrina — (si volta di scatto, furente) E non si permetta di chia­marmi per nome!... Sono la padrona, io!... Quindi mi chia­mi «Signorina Bertani», oppure solo «Signorina».

Claudio — Obbedisco. (Breve pausa. Scherzosamente solenne) «Gentilissima signorina Bertani»... (e tace).

Sabrina — (brusca) Che vuole?

Claudio — Pregarla di prendere in considerazione un'ipotesi, un'eventualità, una possibilità.

Sabrina — Quale?

Claudio — (esita un attimo, poi deciso) Di sposarmi.

Sabrina — (sussulta, indignata) È impazzito?... E ora prego lei di prendere in considerazione (rifà il tono di Claudio) un'i­potesi, un'eventualità, una possibilità.

Claudio — Quale?

Sabrina — Di andarsene. E subito! Perciò dica quanto vuole per non farsi mai più vedere. A costo di farmi un debito l'ac­contenterò. Fuori la cifra!

Claudio — (ironico) Va bè'... Può arrivare a quanto avrebbe incassato dall'Assicurazione?

Sabrina — (indignata) Trecento milioni?!?... (Claudio allarga le braccia e annuisce) Mai!

Claudio — Quindi mi sopporti ancora per due mesi e mezzo.

Sabrina — (fa qualche passo, poi decisa) Cinquanta! (Claudio sorride e scrolla il capo) Allora vada a farsi friggere!

Claudio — Sì, ma... di qua (indica e si avvia a destra, mentre Sabrina si morde i pugni e squilla il telefono).

Sabrina — Risponda lei.

Claudio — (al telefono) Pronto... (Sorpreso) Chi?... Lei è «Gri­maldello d'oro»?... (Sabrina, sorpresa e preoccupata, s'av­vicina a Claudio) Telefona addirittura dalla cabina di fronte al commissariato?... Lo so, lo sappiamo, che è stato rilascia­to. Ma perché vuole parlare con la proprietaria dell'Agen­zia?... Ho capito: l'aspettiamo in ufficio... Come vuole: su­bito. Chieda di Claudio... Sì, sono io. A presto. (Posa il ri­cevitore, e rimane assorto).

Sabrina — (sospira) Mah!... La mia TUTTIMMOBILI è diven­tata un ricovero di ladri. Ora quello lì, «Grimaldello d'oro», non vorrà mica essere ospitato anche lui?

Claudio — Non credo. Comunque lasci che lo riceva io solo. Sa... fra uomini...

Sabrina — (ironica, precisa) Fra... delinquenti...

Claudio — Eh sì, dice bene.

Sabrina — E per quale motivo s'è assunto l'iniziativa di ritira­re la mia denuncia di furto del contante all'Assicurazione?

Claudio — Per riparare a una sua infantile imprudenza, che l'a­vrebbe cacciata in grossi guai. D'altronde, con gli affari che ha concluso in questi quindici giorni, ha dato un salutare col­po di timone alla sua TUTTIMMOBILI.

Sabrina — (annuisce) Merito anche suo... Purtroppo. (Sospi­ra) Beh... Sto fuori un po'. (S'avvia a sinistra, poi si ferma e si rivolge a Claudio, sarcastica) Se vuole che le mandi Valeria a farle compagnia...

Claudio — (sorride) Sono felice.

Sabrina — Oh, bella!... Perché è felice?

Claudio — Perché lei, signorina Sabrina, è anche... gelosa.

Sabrina — (sussulta, indignata, afferra un leggero incartamen­to che c'è sulla scrivania e lo scaraventa addosso a Claudio, dicendogli) Idiota!

Claudio — (sorridente) Sempre meglio, signorina.

Sabrina — (alza le spalle, sbuffa) Uffa!... (ed esce a sinistra, mentre si chiude il sipario, e)

Claudio — (sorride e annuisce, ripetendo) Sempre meglio.


ATTO TERZO

Mezz'ora dopo gli avvenimenti del secondo atto.   

Claudio — (all'aprirsi del sipario è in scena, seduto alla scriva­nia, e parla sottovoce al telefono, con tono affettuoso) Ti ripeto, cara, di stare tranquilla, che tutto va bene... No. Non devo difendermi da nessuno. O forse sì... Devo stare attento a Valeria, la segretaria.

Valeria — (fa capolino, sorridente, dalla porta di sinistra) Si può?

Claudio — (assume un tono professionale) Non è facile, signo­re, vendere un magazzino tanto ampio, a cinquanta chilo­metri dalla città... Lo so che è coperto e in buone condizio­ni... Metteremo un annuncio sul giornale agricolo... Certo che la terremo al corrente. Buongiorno. (Posa il ricevitore, e per autenticare la telefonata prende alcuni appunti, bor­bottando) Duecento metri quadrati.

Valeria — (sorridente, appoggia i gomiti sulla scrivania vicino a Claudio, congiunge le mani e posa il viso sulle palme aper­te) Ho deciso, sai.

Claudio — (a disagio, si alza in piedi e fa qualche passo dalla parte opposta) Che cosa?

Valeria — Mi licenzio dalla TUTTIMMOBILI.

Claudio — Perché?

Valeria — Per essere ad armi pari con Sabrina.

Claudio — (per alleviare la situazione, sorride) Vuoi dichiara­re una guerra?

Valeria — Non sarà necessaria, poiché la mia è una nemica per modo di dire.

Claudio — (c.s.) A quanto pare ti piace l'enigmistica.

Valeria — Invece io sono certa che hai capito cosa voglio dire. E per non perder tempo t'invito a giocare a carte scoperte.

Claudio — (c.s.) Prima gli enigmi, e poi una partita a ramino. Sì sì... D'accordo.

Valeria — Bene. (Lo fissa un momento) Sinora il nostro rap­porto l'abbiamo definito di simpatia. Sbaglio?

Claudio — No.

Valeria — Però sei sicuro di non provare per me qualcosa di più della simpatia?

Claudio — (imbarazzato) Beh... Io... Tu... Capirai, Valeria...

Valeria — (interrompe indispettita, e gli si mette di fronte, ag­gressiva) Niente!... Devi solo dirmi, chiaro e tondo, se la tua... diciamo attenzione è più attirata da me, o da... (sprez­zante indica la scrivania).

Claudio — (la fissa un momento) Mi metti con le spalle al mu­ro. Quindi... (non prosegue, le volta le spalle e s'allontana di alcuni passi).

Valeria — (lo segue, lo afferra nelle braccia e lo costringe a vol­tarsi verso di lei) Coraggio!... Dimmi qualunque cosa.

Claudio — (esita, poi dice sottovoce) Sono sposato.

Valeria — (sussulta, sconcertata) Ma... un'ora fa, quando ti ho detto che io ero libera, liberissima, e ho soggiunto: «Co­me te, d'altronde», tu... (e tace, indicando Claudio).

Claudio — Sì, ho borbottato: «Già già...», solamente per evi­tare di dover approfondire l'argomento. Ricordi?

Valeria — (disorientata, annuisce) Certamente. (Rimane un mo­mento assorta, poi scoppia in una risata nervosa) Chissà che faccia farà quella (indica la scrivania) quando lo saprà! (Sar­castica, maligna) E hai pure dei figli?

Claudio — (preso alla sprovvista) Figli?

Valeria — (agitata) Naturale!... Uno?... Due?... Mezza dozzina?

Claudio — (scrolla il capo) ...nessun figlio.

Valeria — (ironica) Bravo!... Tu, i guai, li combini solo a me­tà. E posso almeno sapere dove questa (indica la scrivania) ti ha scovato?

Claudio — (indeciso) Un... Un amico... Un comune amico mi ha presentato a lei. Io cercavo una nuova sistemazione, e...

Valeria — (prosegue, maligna) ...e la manager (indica la scri­vania) ti ha pescato. Proprio come un pesciolino, sì!... Però non solo per le tue qualità di procuratore d'affari immobi-liari, ma anche perché tu sei... tu. Le sei piaciuto. Le piaci, insomma!

Claudio — Io non ho fatto nulla per...

Valeria — (interrompe) È vero! Questo lo riconosco. Sei cor­rettissimo, addirittura indifferente a lei... (Ride nervosa) Sfi­do!... Sei sposato, ed evidentemente fedele, serio. (Ironica) Congratulazioni!

Claudio — A questo proposito, Valeria, ti prego di farmi due favori molto importanti.

Valeria — (arrogante) Fuori il primo!

Claudio — Non devi nemmeno più parlare di licenziati.

Valeria — Va bè... Accordato. Il secondo?

Claudio — Lascia che lo dica io, a lei (indica la scrivania), che sono ammogliato.

valerla — (sbotta, ridendo nervosa) Eh no!... A questo diver­timento non rinuncio. Tanto, di che hai paura?... Con tutti i buoni affari che hai già rapidamente combinato per la TUT-TIMMOBILI, la dritta (indica la scrivania) non ti molla più. (Claudio fa l'atto di obiettare) No!... È inutile. Comunque ti prometto che glielo dirò nei dovuti modi. Per non farle arrivare un infarto.

Claudio — (interessato) Forse perché tu hai l'impressione che?... (indica la scrivania e tace).

Valeria — Come no?... O sei ipocrita, o sei stupido. La capa (indica la scrivania) è innamorata di te. E bada!... La cono­sco da bambina. Quindi posso dire, senza tema di sbagliare, che è la prima volta che le accade. (Ironica) Ne vai fiero?

Claudio — Assolutamente no.

Valeria — Vedremo!

Nello — (dall'esterno a sinistra, ad alta voce) Ehi!... C'è nessuno?

Valeria — (si precipita alla porta di sinistra e si rivolge all'e­sterno) Desidera?

Nello — (sempre dall'esterno a sinistra) Ho parlato al telefono con un certo Claudio.

Claudio — Ah sì, Valeria. L'aspettavo.

Valeria — (rivolta all'esterno) Venga. (Cede il passo a)

Nello — (il quale entra e avanza guardingo, osservato con cu­riosità da Valerio, perché Nello è un tipo di mezza età, in abito piuttosto sgualcito, spiegazzato. Per giunta non si ra­de da alcuni giorni, e il suo passo un p' incerto rivela che ha trangugiato bevanda alcolica. Tuttavia non è antipatico, e il suo sorriso è sempre arguto, piacevole. Quando si fer­ma, guarda intorno) Beh... Visto che qui, oltre a me, l'unico è lei... (tende la mano) ...salve, Claudio!

Claudio — (mentre stringe la mano di Nello, con un cenno del capo invita Valeria a uscire).

Valeria — (dopo una sprezzante occhiataccia a Nello, esce a sinistra).

Claudio — (indica una sedia) Prego, s'accomodi, signor?...

Nello — (sorride) Scarati Nello, detto Grimaldello (e precisa con un certo orgoglio) d'oro. E lei cos'è, qui dentro?

Claudio — Un collaboratore della signorina Sabrina Bertani.

Nello — Già... Quella bugiarda. Ancora un po', e avrebbe det­to ai piedipiatti e ai contaballe che avevo rubato pure lei.

Claudio — (divertito) E invece?...

Nello — Invece in quella (indica a destra) cassaforte di mio non­no, che avrebbe aperto con uno starnuto anche un bambi­no, non c'erano i trecento mattoni, cioè milioni di carta, e non c'era nemmeno un mucchio d'oro pieno di pietre. C'era solamente un coso da mettere al collo.

Claudio — (c.s.) Un collier.

Nello — (annuisce e impreca) ...ma falso!... Da quattro soldi.

Claudio — (gli fa cenno di abbassare la voce, e gli dice) Deve rimanere fra noi.

Nello — (sogghigna.  Voce normale) Chissà che faccia avrà fatto!...

Claudio — Chi?

Nello — Gino il raccoglirifiuti. (Nota che Claudio non ha capi­to, e spiega) Il ricettatore, intendo, che all'arrivo dei piedi­piatti mi ha strappato il pacchetto di mano ed è sparito. Eb­bene, arrivato nel suo buco, ovvero al sicuro, l'avrà aperto, e... e gli sarà preso un colpo! (sogghigna contento).

Claudio — Lei, comunque, non sarà venuto qui solo per fare quattro chiacchiere.

Nello — No. E lei si dimostra un uomo intelligente.

Claudio — (sorride) Grazie.

Nello — Vede... Io non capirò mai perché mi abbiano aperto la trappola, cioè la camera di sicurezza; e neppure capirò per­ché la signorina padrona di questa baracca sbandierasse in audio e video, ossia a voce e di presenza al banco di alcuni bar, che nella cassaforte teneva tanta roba... (sospira) Pa­zienza. Rimarrò nell'ignoranza, ma anche un ignorante de­ve... mangiare.

Claudio — (divertito) Lei, insomma, se ho ben capito chiede un risarcimento danni per furto senza profitto.

Nello — (si stringe nelle spalle) Come dice lei è ben detto.

Claudio — E se non le dò neanche una lira?

Nello — (scrolla le spalle) Beu!... Sarà la terza delle cose che non capisco di questa faccenda.

Claudio — (sorride) Bene, Nello Grimaldello. Se avesse tenta­to qualsiasi specie di ricatto l'avrei sbattuto fuori a calci. Al contrario... (estrae di tasca una mazzetta di banconote e la porge a Nello) Se non sbaglio dovrebbero essere cinque milioni.

Nello — (da intenditore, palpeggiando rapidamente la mazzet­ta) Non sbaglia. (Intasca la mazzetta e tende la mano) Tante grazie e addio.

Claudio — (sorride e gli stringe la mano) Addio. E cerchi di cambiare mestiere (lo accompagna verso sinistra).

Nello — Farò il possibile. (Arguto) Vuole che glielo giuri?

Claudio — Per carità!...

Nello — In ogni caso addio per sempre e sul serio. Questo glie­lo potrei giurare. Stia bene! (Ed esce a sinistra).

Claudio — (sorride e fa alcuni passi, annuendo soddisfatto).

Sabrina — (entra da sinistra) Sono tornata da un po', ma Valeria mi ha detto che... (fa una lievissima sospensione).

Claudio — (allarmato, temendo che Valerio le abbia detto che lui è sposato, chiede tempestivamente, ansioso) Che cosa?

Sabrina — Che qui c'era un tipaccio. Ho dubitato che fosse il ladro che aveva telefonato, e ho aspettato che se ne andasse. Ho sbagliato?

Claudio — (sollevato) Tutt'altro.

Sabrina — Allora?... È venuto a ringraziare, quel... come si chiama?... Ah! Grimaldello d'oro?

Claudio — (lieto che Sabrina gli abbia suggerito la risposta) Sì. Proprio. Mi ha dichiarato la sua gratitudine e riconoscenza.

Sabrina — (ironica) L'avevo detto che fra... canaglie (indica Claudio) si trova subito un accordo. Ho un solo dubbio.

Claudio — (sorride) Il dubbio è la più bella manifestazione del­l'intelligenza. Qual è il suo?

Sabrina — Che lei e Grimaldello vi siate pure accordati per fa­re qualche (con una mano fa il noto gesto, per significare «rubare») lavoro insieme.

Claudio — (risentito) Nooo... Non ha visto com'era conciato?... Io lavoro solamente con colleghi che sappiano portare almeno lo  smoking. Capito, cara?

Sabrina — Le proibisco di chiamarmi «cara»!

Claudio — Mi scusi. Ma lo consideri una specie di intercalare, una parola qualsiasi che viene fuori così, spontaneamente, forse provocata dal suo fascino.

Sabrina — (sogghigna) È inutile che indori la pillola. (Poi, co­me se si liberasse da un incubo) D'altronde lei mi è odioso, antipatico, insopportabile! E la prego, la supplico di andar­sene (gli volta le spalle).

Claudio — (frena il sorriso e dice con tono umile) Proprio adesso che mi ero avviato sulla strada della redenzione...

Sabrina — (si gira di scatto) Ah! Comodo! Comodissimo!... No no. Prima si espia, prima si paga, poi ci si redime. (Sarcastica, maligna) Oppure lei ha il coraggio e la spudoratezza di puntare su Valeria (indica a sinistra), per farsi magari man­tenere da lei, e... No! Glielo impedirò io!

Claudio — (la fissa un momento. Sabrina, a disagio, gli volta di nuovo le spalle. Claudio le si avvicina e dice dolcemente) In quale modo me lo impedirà?

Sabrina — (turbata, si volta lentamente) Non lo so... (Hanno il viso relativamente vicino, e si guardano intensamente ne­gli occhi. Sabrina continua a parlare con decrescente vigore) Però lei se ne vada... Lo capisce che non voglio vederla mai più?... Più! Più! (Sussurra) Ladro. Ladro.

Claudio — (affettuosamente) Ladro... di che?

Sabrina — Di... Di tutto. (Le bocche dei due s'avvicinano len­tamente, ma non si congiungono, perché)

Marisa — (entra bruscamente da sinistra, e mentre i due sussul­tano e s'allontanano l'uno dall'altra chiude la porta dietro di sé e sibila) L'avevo detto, io!

Claudio — (gentile) Che cosa, gentile signora?

Marisa — Che temevo di diventare la suocera di un ladro. (Poi va ad afferrare Sabrina per un braccio e la scuote) E tu?... Non mi dirai che ti sacrifichi per salvare da lui (indica Clau­dio) l'amica Valeria? (indica a sinistra).

Sabrina — (imbarazzata) No, mamma, te l'assicuro. (Dopo un momento d'incertezza, si rivolge a Claudio, dolcemente) Si­gnor Valenti... Per me, un momento fa... Per me è stato so­lo come un attimo di disattenzione... Come un capogiro che poi... Che poi passa senza lasciare traccia.

Claudio — (con un sorriso sulle labbra, consente con tono di Sabrina) ...anche per me. Un attimo di disattenzione... Co­me un capogiro che poi... Che poi passa senza lasciare traccia.

Marisa — Bravi!... Questo si chiama ragionare.

Claudio — D'accordo, signora. Quindi... (abbassa la testa e s'avvia verso sinistra).

Sabrina — (evidentemente ansiosa, cioè tormentata) Va via?...

Claudio — (si ferma, si volta verso Sabrina, e con aria mesta allarga le braccia, annuisce e sussurra) Ripasserò solamente per ritirare di là (indica a destra) alcune mie cose. (Ed esce a sinistra mogio, abbattuto).

Sabrina — (rimane incantata a guardare verso sinistra con aria afflitta, triste, e sussurra) Poveretto...

Marisa — (indignata, si affretta ad afferrarla per le braccia e a scuoterla) Sveglia, bimba!... In fin dei conti hai perduto un ladro, mica un banchiere.

Sabrina — (sincera) Lo so, mamma. Però quello... (indica a si­nistra, e dice indispettita) Lo so che sono una stupida!... Ma... (sentimentale) ...è l'unico col quale sarei vissuta felice tutta la vita.

Valeria — (entra bruscamente da sinistra, e si rivolge a Sabrina, maligna) E invece devi metterti il cuore in pace!

Marisa — (a Valeria) Che c'entri, tu? E come ti permetti di?...

Valeria — (interrompe) No!... Non ascoltavo dietro la porta. Stavo per bussare, e ho sentito quel suo (ironica) «sospiro» circa «l'unico col quale, eccetera eccetera». (Dispettosa, a Sabrina) Comunque venivo per dirti ciò che ti dirò. Che vi dirò. (Un attimo. Poi scandisce velenosa) Il signor Claudio Valenti è... sposato. (Sussulto di smarrimento di Sabrina, sgradevole sorpresa di Marisa. Valeria le osserva entrambe con maligna soddisfazione e sillaba, come se fossero tre fru­state) spo-sa-to.

Sabrina — (si riprende a fatica) Co-co... Co-come lo sai?

Valeria — Me l'ha detto lui, qui, una mezz'oretta fa.

Marisa — (indignata, a Sabrina) E tu? Tu che stavi per cadere.

Valeria — (invidiosa, a Sabrina) Ti ha forse fatto una dichia­razione d'amore?

Marisa — (a Sabrina, la quale esita a rispondere) A lei (indica Valeria) lo puoi dire. (Sabrina, sconvolta, scrolla la testa e volta la schiena alle due donne. Allora Marisa dice a Vale­ria) Quando sono entrata improvvisamente li ho sorpresi mentre si baciavano. (Valeria fa un gesto di stizza).

Sabrina — (si volta di scatto) Sbagli, mamma!... Stavamo per baciarci, ed è diverso.

Valeria — (furiosa, sibila) Mica tanto.

Marisa — Ma appena ritorna per prendere qualche suo straccio di là (indica a destra) gliene dico quattro!

Valeria — (a Sabrina) Comunque spero che rinuncerai subito alla sua collaborazione alla TUTTIMMOBILI.

Sabrina — (abbattuta e rassegnata) Certo certo. (Si sente bus­sare alla porta di sinistra).

Valeria — (sussulta) Accidenti, ho lasciato la porta aperta. (Apre la porta di sinistra e si rivolge all'esterno) Buongiorno.

Iolanda — (appare sorridente sulla soglia della porta di sini-stra, con la sua solita borsetta a spalla) Buongiorno.

Valeria. — Ah sì, la riconosco: è la signora della gioielleria Gallucci.

Iolanda — Esatto (entra).

Sabrina — (preoccupata) Vai pure, Valeria.

Valeria — (annuisce ed esce a sinistra).

Sabrina — (imbarazzata) Lei sarà venuta per incassare i sessanta milioni del collier che ha consegnato un paio di settimane fa a... al mio collaboratore.

Iolanda — No no. Il suo collaboratore mi ha consegnato un assegno il pomeriggio del giorno stesso che le ho portato il collier. Proprio quindici giorni fa.

Marisa — (prudente e sospettosa) E... quell'assegno non era, per caso, a... a vuoto?

Iolanda — Signora, lei scherza! Io venderei tutta la gioielleria di fronte a un assegno dell'ingegnere Claudio Valenti.

Sabrina — (sconcertata) Ha detto in-ge-gne-re?

Iolanda — Sì.

Marisa — Ma... lo conosce bene?

Iolanda — (annuisce) ...da diversi anni. Ereditata in parte dal nonno e in parte dal padre, l'ingegnere Claudio Valenti pos­siede e dirige una delle più famose e prestigiose ditte «Import-Export» di diamanti e preziosi in tutto il mondo. Dire che è alcune volte miliardario è dire poco.

Marisa — (boccheggiante) E... lei?... È proprio lei? Cioè della gioielleria Gallucci, e quindi non sta raccontando un sacco e una sporta di fandonie?

Iolanda — Assolutamente no.

Sabrina — (sconvolta) Però non ha battuto ciglio quando glie-l'ho presentato come mio collaboratore.

Iolanda — (sorride divertita) Per non tradire l'impegno che mi ero assunto con l'ingegnere, ossia di venire qui a portare quel collier scelto da lui, e di... non stupirmi di nulla. Ho fatto tutto bene, vero?

Marisa — (ironica) Non poteva fare meglio di così.

Iolanda — Grazie. Ma ora mi stupisco del loro stupore, perché ero convinta che l'ingegnere mi avrebbe preceduta a spiega­re ogni cosa.

Sabrina — Lei, comunque, doveva venire qui?

Iolanda — Sì. Sempre per soddisfare un desiderio dell'ingegne­re, importante fornitore e gentile cliente della mia gioielleria.

Sabrina — (la quale, gradualmente, riassume sicurezza, doman­da con un po' d'ironia) E quale sarebbe quest'ultimo, o me­glio più recente, desiderio dell'egregio ingegnere Claudio Va­lenti?

Iolanda — Una meraviglia. (Apre la borsetta e infila una ma-no dentro, ma si ferma, perché)

Claudio — (entra da sinistra, sorridente, seguito da Orazio, e ordina a Iolanda) Alt!

Marisa — (preoccupata, a Orazio, indicando Claudio) Non mi dica che l'ha arrestato.

Orazio — (serio) Sì. Finalmente ha confessato. Tutto. Tutto! Quindi... (sorride) Temo proprio che stavolta non la passe­rà liscia lo (indica Claudio) scapolo di diamanti.

Marisa — (decisa e accusatrice) Ha mentito! Giacché il signore (indica Claudio) è sposato. L'ha dichiarato lui stesso alla si­gnorina Valeria, (indica a sinistra) la segretaria.

Claudio — Non lo nego. Era l'unico mezzo che avevo per... deluderla, e chiudere l'argomento.

Orazio — Tuttavia, prima di entrare qui, in mia presenza è sta­to chiarito ogni equivoco con la signorina (indica a sinistra), che per la verità si è dimostrata molto comprensiva, ragio­nevole, e soprattutto senza rancore. E l'ingegnere Valenti (in­dica Claudio), dopo avermi provato la sua identità e profes­sione, mi ha doverosamente spiegato i motivi del suo strano e curioso comportamento tanto con me, quanto con... (in­dica Sabrina, sorride e si rivolge agli altri, ironicamente) Cose da telefilm.

Claudio — Ha ragione, signor commissario, e le rinnovo i rin­graziamenti per l'indulgenza e la simpatia con cui ha consi­derato l'intera vicenda. D'altro canto siamo sicuri che la no­stra esistenza non sia una specie di telefilm in tante puntate quanti sono i giorni che viviamo?

Iolanda — (spiritosa) Giusto! E siccome il mio odierno tele­film è ricco di impegni (estrae dalla borsetta una scatoletta contenente un anello, e la consegna a Claudio, che la inta­sca), ecco ciò che mi ha ordinato di portare.

Claudio — (con tono di cordiale rimprovero) Però non doveva precedermi.

Iolanda — Ha ragione. Comunque spero di non aver combinato guai.

Orazio — (allegro) Faccio una proposta! (Tutti guardano Orazio, il quale prosegue arguto e malizioso) Siccome questi due (indica Sabrina e Claudio) hanno diverse cose da dirsi... noi andiamocene. Semmai, dopo, le racconteranno anche a noi. È una vecchia storia, d'accordo, ma sempre nuova e incan­tevole. (Indica la porta di sinistra a Marisa e Iolanda) Pre­go, signore.

Marisa — (rimane un momento confusa, poi s'affretta a bacia­re Sabrina sopra una guancia) A presto, tesoro! (Fa a Clau­dio un sorriso e un cenno di saluto con una mano, ed esce a sinistra).

Iolanda — (rivolta a Sabrina e Claudio) Auguri! (ed esce a si­nistra).

Orazio — (sorride ai due) Vi ricordo che aspetto i confetti! (ed esce a sinistra).

Sabrina e Claudio — (si guardano; poi, gradualmente, si sorri­dono. Sabrina fa un passo verso Claudio).

Claudio — (scherzosamente) Alt! (Sabrina si ferma, sorriden­te) Attenta, che il vero ladro sono io. (Stupore di Sabrina. Claudio precisa) Eh sì... Perché Grimaldello d'oro ha ruba­to il gioiello falso. Io, invece, sono certo d'aver rubato il gioiello (indica Sabrina) autentico. (Attira a sé Sabrina, che gli cade fra le braccia, emozionata e felice).

Sabrina — (durante l'abbraccio) Ma perché hai fatto tutto questo?

Claudio — (si scioglie dall'abbraccio poi afferra le mani di Sabrina e la tiene di fronte a sé. Sorride) È stato il classico col­po di fulmine, allorché ti vidi fra un centinaio di donne, tre mesi fa, al «Congresso delle donne manager». (Ironico) D'al­tronde ero là, fra numerosi altri uomini, come osservatore. Ebbene, io ho osservato per tre ore solo te.

Sabrina — Poi potevi presentarti.

Claudio — (scrolla il capo) Anche se ti fossi piaciuto, avrei sem­pre avuto il dubbio che ti fosse piaciuta soprattutto la mia posizione sociale. Ovviamente mi sono tempestivamente in­formato su chi eri, cosa facevi, dove abitavi. Quindi, al ter­mine del Congresso, ti ho seguita.

Sabrina — Non me ne sono accorta.

Claudio — Sfido!... Più che seguita, ti ho pedinata. E ti ho vi­sta comperare quel collier nel reparto bigiotteria di un Grande Magazzino. (Sorride) Figurati quando ho letto sul giornale che avevi denunciato pure il furto di quel collier come au­tentico!... Ho subito capito che bluffavi ed ho agito nel mo­do che sai.

Sabrina — (affettuosa) Caro... Ma Grimaldello d'oro?...

Claudio — È l'autentico scassinatore della tua cassaforte. E l'ho tacitato con una certa cifra, perché il gioco mi riuscisse fino in fondo.

Sabrina — Riconosco che non hai commesso il più piccolo errore.

Claudio — (ironico) Solo perché mi hai aiutato anche tu.

Sabrina — Quando?

Claudio — Quando hai detto che i trecento milioni  fingevi ogni sera, in presenza di Valeria, di metterli nella cassaforte. Al­trimenti, credendo a ciò che avevano pubblicato i giornali, secondo la tua denuncia del furto, avrei fatto una sciocchezza.

Sabrina — Quale?

Claudio — Magari quella di dirti che i trecento milioni me li tenevo io.

Sabrina — (sorride) Sarebbe stato curioso!... (Diventa seria) Ora immagino che mi chiederai di liquidare la TUTTIMMOBILI. Proprio adesso che si riprendeva.

Claudio — (sorride) Già. Grazie alle provvigioni degli affari che combinavo io.

Sabrina — Appunto.

Claudio — (c.s.) Quelle compravendite di ville, alloggi, e terre­ni erano, e sono, tutte fasulle.

Sabrina — Eppure ci sono i «compromessi», ovvero i contratti preliminari di vendita regolarmente firmati dalle parti.

Claudio — Sì, cara. Ma le parti sono amici miei che hanno gen­tilmente assunto la parte di venditori o acquirenti. Solamen­te per corrispondere alla TUTTIMMOBILI le provvigioni che io anticipavo.

Sabrina — (emozionata) Hai fatto tutto questo per me?

Claudio — (annuisce) Era l'unico modo per essere certo che non

mi avresti amato per il mio denaro. (Sorride) L'idea è pia­ciuta anche a mia madre, che tenevo informata degli avveni­menti. L'ultima volta, mezz'ora fa, le ho telefonato da qui (indica il telefono). All'improvvisa entrata di Valeria ho finto di parlare con uno che voleva vendere un magazzino.

Sabrina — (lo abbraccia, felice) Ah, Claudio, quante ne hai com­binate!...

Claudio — Forse solamente per raccontare a me stesso, e a non so quanti altri, una favola.

Sabrina — Una favola?

Claudio — Sì. Una favola moderna con gli ingredienti antichi, ma validi chissà quanto altro tempo. Comunque... (la allon­tana dolcemente) Non ho finito. (Estrae di tasca l'astuccio contenente il collier e lo porge a)

Sabrina — (che lo prende e lo apre, emozionata) È il collier.

Claudio — (arguto) Cioè... la refurtiva. Del resto il ladro (in­dica se stesso), caduto tuo prigioniero, è costretto a restitui­re la refurtiva. (Estrae di tasca la scatoletta contenente un anello e la porge a)

Sabrina — (la quale la prende e la apre, sempre più emoziona­ta) Un anello con diamanti che sfavillano.

Claudio — È quello di fidanzamento.

Sabrina — (disorientata, guardando il contenuto dell'astuccio e della scatoletta che tiene sulle palme delle mani) Tu-tu... Tu-tutto autentico?

Claudio — Naturale!... Diventando falso il ladro (indica se stes­so), è diventata autentica... la refurtiva. (Indica i gioielli, men­tre entrambi ridono, si abbracciano, e il sipario si chiude).

FINE DELLA COMMEDIA