Due dozzine di rose scarlatte

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Commedia in tre atti

di Aldo De Benedetti

PERSONAGGI:

Marina Verani

Alberto Verani

tommaso savelli

Rosina

A Roma - Oggi.


ATTO   PRIMO

Un salotto-studio arredato con sobria semplicità. A destra, in primo piano, una porta e, in fondo, una finestra. A sinistra un'altra porta e, verso il fondo, una parete obliqua su cui si apre un'arcata da cui si passa nella sala da pranzo. Nella parete di fondo un'ampia porta-finestra da cui si passa su una terrazza che comunica, per mezzo di una scalinata invi-sibile, col giardino sottostante. A destra una scrivania col telefono e, lungo la parete, fra la porta e la finestra, una piccola libreria. A sinistra un divano, delle poltrone e una tavola bassa con giornali, riviste, scatole per sigarette, ecc. In fondo un piccolo mobile-bar e all'angolo di destra una radio.

(Al levarsi del sipario la scena è deserta. Entra dopo qualche istante Tommaso Savelli (trentacinque anni, un po' miope, ordinato, meticoloso, preciso). Si ferma indeciso sulla soglia della porta in fondo col cappello in mano, guardandosi intorno).

TOMMASO E' permesso?... E' permesso?... C'è nessuno?... (poi­ché nessuno risponde avanza esitando, si avvicina alla por­ta di destra e all'arco di sinistra sempre chiamando) E' permesso?... C'è nessuno?... C'è nessuno?... (esce da sinistra. Si ode ancora la sua voce che chiama. Rientra, torna pres­so la porta di destra chiamando ancora. Rassegnato posa su una sedia il soprabito e il cappello, trae di tasca delle carte, sede in una poltrona e comincia ad esaminarle. Dopo qualche istante si ode squillare il campanello del te­lefono. Tommaso si volge a guardare verso l'apparecchio borbottando fra sé) Speriamo che almeno adesso scappi fuori qualcuno!... (Il telefono continua a squillare a brevi intervalli. Tommaso, dopo aver atteso un poco si decide a rispondere al telefono) Pronto... Casa Verani... Non lo so!... Credo che non ci sia nessuno!... Come? Le ho detto che non lo so!... Ma io non posso!... Come?... Cosa vuole che mi metta a girar tutta la casa!... Se non rispondono vuol dire che non ci sono. Ma le ho detto che non lo so!... Oh! Santo Dio!... Ma io non sono mica... No... vede, io sono qui  per... Come?... Oh, scusi, come si permette?... Senta, senta... Lei è una signora e io non posso risponderle come merita, ma però le faccio osservare che... (vedendo apparire da si­nistra Marina) Oh... buongiorno, signora...

MARINA Buongiorno, Savelli... Faccia... faccia pure.

TOMMASO Veramente... è per lei. C'e una specie di virago...

MARINA (prendendo il ricevitore) Una virago?... Pronto... Chi parla?... Ah!... Sei tu, Clara?... (a Tommaso) E' mia cugina... (telefonando) Come?... Era l'avvocato Savelli... un amico di mio marito... Come dici?... (ride) Ma no... no, po­veretto!... Che?... (ride ancora) Oh, senti... sei terribile tu!... Sì, si... capisco... Beh... passa a prendermi... Sì... fra un quarto d'ora!... A fra poco!... Ciao... (riattacca il ricevitore) Abbia pazienza, Savelli, devo fare un'altra telefonata... (cer­ca il numero sul libro degli abbonati).

TOMMASO Un po' impertinente sa, quella sua cugina!...

MARINA Tanto simpatica... La conosce?

TOMMASO No... ho avuto solo occasione di sentirla!... (ac­cenna al telefono) Ah!... A proposito... guardi che il campa­nello del cancello non funziona.

MARINA (cercando nel libro) Sì, sì... lo so!... Martelli... Mar­telli... Martini... Martini... Martucci...

TOMMASO Ho suonato per più di un quarto d'ora... Poi, per fortuna, mi sono accorto che il cancello era aperto e sono entrato...

MARINA (componendo il numero) Mi scusi un momento, Savelli...

TOMMASO Prego, signora...

MARINA (telefonando) Pronto!... Parlo con la modista?... Io sono la signora Verani... Beh... questi cappelli quando me li manda?... Domani?... Sì! Domani!... E' già una settimana che mi dice così!... Guardi che io parto giovedì sera... Bi­sogna assolutamente che me li mandi domattina... Che al­meno se c'è da fare qualche correzione ci sia il tempo!... No, no... domattina!... Ci conto, eh?... Arrivederci!

TOMMASO Ma come, signora?... Parte?

MARINA Sì... Giovedì sera!... Ah! A proposito abbia pazienza... devo fare un'altra telefonata...

TOMMASO Faccia... faccia...

MARINA (componendo un altro numero) Sa... per noi donne mettersi in viaggio è sempre un affare complicato!... In­tanto lei vuol farmi un piacere?...

TOMMASO Si figuri, signora...

MARINA (indicandogli l'orario) Guardi sull'orario a che ora esattamente parte il treno... Pronto... pronto...

TOMMASO Il treno? Che treno?...

MARINA (telefonando) Pronto... Marcella?... Sono io, Mari­na... Dunque è deciso sai... Sì... Giovedì sera... Non so... Una settimana... dieci giorni... Scusami se non vengo domani, ma mi è proprio impossibile!... Eh! Tu mi capisci! Tutti i preparativi!... Come?... Vieni alla stazione?... Oh, grazie!... Mi farai molto piacere. Il mio treno parte alle... (a Tom­maso) A che ora parte?...

TOMMASO Ma, non lo so... Se lei non mi dice...

MARINA (con impazienza) Oh, Dio!... Che pasticcione!... Non sa neanche guardare un orario!

TOMMASO Ma sì che lo so guardare!... Ma bisogna che sap­pia almeno dove vuole andare!

MARINA Ma a Cortina... a Cortina d'Ampezzo!... Gliel'ho già dotto mille volte!...

TOMMASO No, signora... E' la prima volta che me lo dice!... (sfogliando l'orario) Cortina... Cortina... Cortina... Non c'è Cortina...

MARINA Ma come non c'è?... Dia qua!... (al telefono) Abbi pazienza un momento, Marcella. (posa il microfono) Cor­tina... Cortina... Eccola qua... vede che c'è?!...

TOMMASO Già!... M'era sfuggita!... Sa con la fretta...

MARINA (guardando l'orario) Cortina-Calalzo... Cortina-Dobbiaco... E la linea per Roma non c'è?...

TOMMASO Eh, no!... Bisogna vedere la coincidenza!... Ecco... aspetti... 3098... 3099...

MARINA Dio! Come sono complicati questi orarii... (ripren­de il microfono) Senti, Marcella... L'ora della partenza te la farò sapere... Sì... Grazie, cara... Un bacio ai pupi!... Ciao!... (riattacca il ricevitore) Beh!... L'ha trovato?...

TOMMASO (che sta compulsando l'orario) Ecco... Un mo­mento... Dunque: per andare a Cortina lei può fare la linea Roma-Padova-Calalzo-Cortina... oppure la linea Roma-Bol-zano-Dobbiaco-Cortina...

MARINA Qual'è la più breve?

TOMMASO (impelagandosi nell'orario) Adesso vediamo... Ma si può sapere che cosa va a fare a Cortina?

MARINA (allegramente) Che cosa vado a fare?... Gli sports invernali!... Vado a sciare, a pattinare, a rotolarmi sulla neve!... Vedesse che abitino da sciatrice che mi son fatto!... E poi voglio ballare!... Ah, sì!... Ballare tutte le sere!... Una settimana di follia!... Voglio divertirmi come una pazza!...

TOMMASO E anche Alberto viene a Cortina con lei?

MARINA No, no... Alberto no!... Lui non può soffrire la neve e la montagna! Del resto, è meglio!... Un po' di separazione ci vuole ogni tanto!... Fa bene a me e fa bene a lui!... Se no si finisce per venirsi a noia!... Bisogna rompere la mo­notonia... Il tran-tran della vita coniugale!... Bisogna sfug­gire... evadere... ecco... è questa la parola di moda!.,. Eva­dere!... Una settimana di libertà!... Veder visi nuovi... pro­vare emozioni nuove.. Non ho ragione, forse?

TOMMASO Sì, sì... ma non capisco come mai le sia venuto così d'improvviso questo bisogno urgente d'evasione!...

MARINA Oh, Dio!... Bisogno urgente!... Mi piace, mi sorride, mi diverte!... L'idea di questo viaggio... di questa parentesi di vita diversa... non so... c'è qualche cosa di impreveduto... di avventuroso. Anzi... Sa che cosa voglio fare? Non dico a nessuno che sono sposata...

TOMMASO No?... E perché?...

MARINA Così... Voglio che mi credano una signorina. Una vedova, una divorziata... quello che vogliono!... Sa com'è il mondo... « Chi è quella là?... ». « E' la moglie del tal dei tali!...». «Ah! Ho capito!...». E allora è come se avessi mio marito vicino... Invece se non sanno nulla c'è più curiosità, più interesse. Una donna misteriosa che non si sa chi sia... da dove venga... Forse un'attrice... forse una spia... forse una principessa in incognito...

TOMMASO Già!... La principessa delle operette che si inna­mora del povero tzigano...

MARINA Ecco!... Appunto!... Proprio così!... Dev'essere bello!

TOMMASO Un idillio fra le nevi...

MARINA E perché no?... Oh, Dio!... Mica niente di male!... Ma così... una piccola avventura romantica... Beh... Che male c'è?... Anche alla donna più onesta può far piacere di essere corteggiata!... Non le pare?...

TOMMASO Sì, sì... ma non capisco che bisogno ci sia d'an­dare a schizzare a Cortina d'Ampezzo per essere corteg­giata!... Anche qui a Roma...

MARINA No... no. Qui non mi capita mai!... Davvero, sa! Non capisco come sia! Non c'è un cane che si occupi di me!...

TOMMASO Come non c'è?... E io?...

MARINA (ridendo) Lei?... Ma lei non conta!...

TOMMASO (sconcertato) Come non conto?

MARINA No!... Lei mi fa la corte così... tanto per tenersi in esercizio... Probabilmente crede che faccia parte dei suoi doveri di amico di famiglia!... Scommetto che se per caso un giorno la prendessi sul serio si troverebbe imbarazza-tissimo!...

TOMMASO  Ebbene... provi...

MARINA No... non c'è bisogno! Dunque... mi dica... a che ora parte?

TOMMASO Chi?

MARINA Il treno... il treno per Cortina...

TOMMASO Ah, il treno... Aspetti un momento che adesso vedo... Lei vuol sapere qual è la linea più breve, è vero?... Dunque... Roma-Bologna... numero 65... E allora se ne va sola a Cortina?

MARINA No... vado con mia cugina Clara.

TOMMASO Quella del telefono?

MARINA Sì!... Quella... Molto simpatica, sa. E poi carina, ele­gante!... Ecco... vede, quella sarebbe proprio la donna che ci vorrebbe per lei.

TOMMASO Per che fare?

MARINA Come per che fare? Per sposarla!...

TOMMASO Oh, per carità!... Non mi piace!...

MARINA Non le piace?... Ma come può dirlo?... Se non la conosce neppure!...

TOMMASO Non importa... non importa!... Sono sicuro che non mi piace!... Che vuole che le dica... Io le signorine non le posso soffrire...

MARINA Beh... ma allora con questo sistema...

TOMMASO Già!... E' appunto qui la difficoltà!... Perché, vede... finché sono signorine non mi piacciono... Poi, invece, quan­do sono sposate... Forse è perché dopo il matrimonio assu­mono un carattere, una personalità... non so... si trasfor­mano... si evolvono... E allora mi pento... Ma guarda un po'... pensare che avrei potuto sposarmela io...

MARINA E si mette a farle la corte...

TOMMASO Già... per forza!... E' il pentimento... il rimorso...

MARINA E naturalmente finisce per non combinare mai nulla!

TOMMASO (piccato) Oh!... In quanto a questo la prego di credere, signora...

MARINA Ma sì!... Lo sappiamo che lei è il pericolo di tutte le mogli e il terrore di tutti i mariti!... Avanti!... Si sbrighi... mi dica quando parte questo treno.

TOMMASO Sì... adesso vedo... Sa... se lei mi interrompe ogni momento...

MARINA Adesso non la interrompo più!... Anzi vado a ve­stirmi perché fra poco passa Clara a prendermi... Lei, in­tanto, mi faccia il piacere... mi scriva su un pezzetto di carta l'ora precisa della partenza e dell'arrivo...

TOMMASO Non dubiti...

MARINA (avviandosi) Ah... a proposito... ma lei voleva par­lare con Alberto?

TOMMASO Io no!... E' lui che mi ha telefonato di venir qui...

MARINA Ah, sì?... Ma badi: credo che non venga mica...

TOMMASO (sobbalzando) Non viene?

MARINA No!... M'ha detto che ha un'adunanza, un'assem­blea... non ho capito bene... o che forse mangia in trattoria...

TOMMASO (sbalordito) Mangia in trattoria?... Se mi ha in­vitato a pranzo!...

MARINA Ah, allora!... Badi però che è capacissimo d'esserselo dimenticato!

TOMMASO Ah!... Un bel sistema!... M'ha telefonato appo­sta!... E sapesse come ha insistito... «Oggi sei a pranzo da me... Non sento ragioni! Guarda che mi offendo! ».

MARINA Sì, sì... al solito!... Non è mica la prima volta, sa!... Invita la gente a pranzo e poi se lo dimentica.

TOMMASO E pensare che mi ha detto: «Ti farò assaggiare delle fettuccine verdi alla bolognese da far risuscitare un morto!...». Ci sono almeno le fettuccine?

MARINA Beh!... le fettuccine verdi non ci sono... Se mi aves­se avvertito!... Sa... ci vuole il tempo per prepararle. Ma in qualche modo rimedieremo!

TOMMASO (facendo l'atto di ritirarsi) Senta, signora... Non facciamo complimenti!... Io verrò un altro giorno! Alberto non c'è... Lei ha da fare. Dar tutto questo disturbo!...

MARINA Ma no!... Per carità!... Niente disturbo!... Fra un quarto d'ora, al massimo, sono di ritorno!... Intanto lei guardi l'orario... Vuole che le apra la radio?...

TOMMASO (atterrito) No!... Per carità!...

MARINA Beh... qui ci sono dei giornali e delle riviste... Ecco le sigarette... Se vuoi prepararsi un aperitivo...

TOMMASO Grazie... molto gentile!... Ma vede, signora, io sono un po' schiavo delle mie abitudini... Se non mangio a mezzogiorno e mezzo in punto... Creda... non è per far com­plimenti... Tornerò un altro...

MARINA (interrompendolo) Zitto... zitto...

TOMMASO Che c'è?

MARINA (ascoltando) La macchina d'Alberto!... Sì, sì... è proprio lui!... Vede... mi pareva impossibile che se lo fosse dimenticato!::. Ecco... Benissimo!... Voi intanto vi mettete a tavola... Io vado a vestirmi, se no quando arriva Clara... Con permesso...

TOMMASO Prego, signora...

(Marina esce. Tommaso guarda l'orologio preoccupato, si avvicina al mobile-bar, si versa un bicchierino e lo beve! Entra Alberto dal fondo).

ALBERTO (gioviale) Oh!... Guarda chi si vede!... Ciao, Tommaso!... Come mai da queste parti?

TOMMASO Eh, scusa... non mi avevi detto...

ALBERTO (interrompendolo) Oh!... Giusto te!... Visto che ci sei devi farmi un piacere!...

TOMMASO Un piacere?... Figurati!

ALBERTO Sai dov'è la Società Elettromeccanica?

TOMMASO No...

ALBERTO Non importa!... E' dalle tue parti!... Ti darò l'in­dirizzo preciso... Adesso prendi un tassi e nell'andare a casa...

TOMMASO Ma scusa, Alberto... E' mezzogiorno e mezzo... Io ho ancora da mangiare...

ALBERTO Beh... appunto! Che ti ci vuole?... E' una piccola deviazione... Passi di lì e poi vai a casa a mangiare...

TOMMASO Sì, sì... come vuoi!... Ma mi pareva... non so... forse mi sbaglio... Mi pareva che tu mi avessi invitato a pranzo per questa mattina...

ALBERTO Ah, già... E' vero!... Scusami! Me l'ero dimen­ticato!...

TOMMASO Beh... non importa!... Sarà per un'altra volta!...

ALBERTO Ma neanche per sogno!... Non ci mancherebbe al­tro!... Sarebbe bella che io ti invitassi a pranzo e poi... Alla Società Elettromeccanica ci passerai dopo!... Sicuro... sicuro, perbacco!... Tu sei a pranzo da me, stamattina!... E ci tengo!... Ti farò assaggiare delle fettuccine verdi alla bo­lognese da far risuscitare un morto!

TOMMASO Ah, sai... credo che alle fettuccine verdi non sia il caso di pensare!...

ALBERTO Perché?... Non ti piacciono?

TOMMASO Sì, si... mi piacerebbero... Ma mi ha detto, tua mo­glie, che non hai pensato ad avvertirla... Anzi credeva che tu mangiassi in trattoria...

ALBERTO Non l'ho avvertita? Possibile?... Già!... Forse mi è passato di mente!... (chiamando) Rosina!... Rosina!... Capirai... Tante cose per la testa!... Rosina!...

ROSINA (apparendo da sinistra) Comandi, signor ingegnere...

ALBERTO Come? Non t'ho avvertito stamane" che c'era a pranzo l'avvocato?

ROSINA No, signore... non mi ha detto nulla!

ALBERTO Beh, non importa!... Te lo dico adesso!... Mi rac­comando di preparare un buon pranzetto perché abbiamo molto appetito!... (a Tommaso) Tu hai appetito?

TOMMASO Abbastanza!...

ALBERTO Benissimo!... (a Rosina) Che c'è di pronto?

ROSINA Niente...

ALBERTO Come niente?...

ROSINA Anche la signora aveva detto che forse mangiava fuori e allora Marta ha preparato solo una frittata e un po' d'insalata per noi...

TOMMASO Beh!... andiamo a mangiare in trattoria!... Verrò poi un altro giorno...

ALBERTO Ma niente affatto!... Sarebbe bello che io ti invi­tassi a pranzo e poi ti mandassi in trattoria!... Adesso si provvede subito!... Che ci vuole?... In dieci minuti!... Ci facciamo preparare un magnifico risottino coi funghi! Ti piace il risotto coi funghi?

TOMMASO Sì... mi piace...

ROSINA (sottovoce) Signore ingegnere... i funghi non ci sono...

ALBERTO Beh... fallo senza funghi... Fa quello che ti pare!... Ma sbrigati! Va' al mercato... va' alla rosticceria... Compra tutto quello che vuoi!... Ma fa presto! (la spinge fuori) Ah, queste donne! Per loro è tutto complicato!... Abbi pa­zienza!... E' questione di un quarto d'ora al massimo!... In­tanto tieni... fuma una sigaretta... (gli porge il portasi­garette).

TOMMASO  (mostrando la sigaretta) Grazie... sto fumando!

ALBERTO Vuoi da bere qualche cosa?

TOMMASO Grazie... ho già bevuto...

ALBERTO Beh!... allora mettiti a sedere!... (vedendo entrare Marina) Buongiorno, Marina... Hai visto chi c'è?

MARINA Sì, sì... l'ho visto!... Ma tu non avevi una assem­blea, stamattina?

ALBERTO Sì... ma per fortuna è finita presto!... Ma che fai?... Esci...

MARINA Sì... passa ora Clara a prendermi... Ma torno subito... Facciamo un salto dalla sarta...

ALBERTO Un salto dalla sarta?... A quest'ora?... Ho capito... Stamattina non si mangia!

MARINA Come non si mangia?... Se ti dico che torno subito!... Ho solamente da provare un mantello!... Anzi... neanche provarlo... Deve essere già pronto... Cinque minuti e ho finito!...

ALBERTO (a Tommaso) Cinque minuti!... Anche ieri ha detto cinque minuti e c'è stata tre ore!

TOMMASO Già... Appunto!... Si capisce... le signore... Ma senza complimenti... Io posso tornare un altro giorno...

ALBERTO Ma no!... Per carità!... Io dicevo così... Vedrai che farà con sveltezza!...

MARINA Intanto voi mettetevi a tavola!...

ALBERTO Sicuro!... Noi ci mettiamo a tavola!... Ah!... Lo sai che parte?...

TOMMASO. . Sì... Me l'ha già detto... Va a Cortina d'Ampezzo...

ALBERTO (ironico) Già... a Cortina d'Ampezzo!... Diciassette ore di treno per andare a cercare una neve che non c'è!...

MARINA Senti... Non cominciare a fare il disfattista!... La neve c'è abbondantissima!... Dicono anzi che non ce n'è mai stata tanta quanto adesso!... Ha nevicato continua­mente nei giorni scorsi!...

ALBERTO Ma se siamo ai primi d'aprile!... Scommetto che troverai i praticelli verdi smaltati di margheritine!... E poi anche se la neve c'è, mi sai dire che cosa farai a Cor­tina? Non sai sciare... non sai pattinare!... Finirai per star­tene chiusa nell'albergo col naso rosso e le mani rosse di geloni!...

MARINA Come sei spiritoso!...

ALBERTO Già... io non capisco che gusto ci sia ad andare a soffrire il freddo in montagna mentre qui si sta così bene!...

MARINA Oh Dio!... Quante storie!... Per una volta che desi­dero fare un po' di sports invernali!...

ALBERTO Primaverili!... Siamo esatti!... Primaverili!... Del resto ormai hai deciso! Ti sei fatta l'equipaggiamento po­lare!... Spasimi dalla voglia di partire... Ebbene, che cosa vuoi che ti dica?... Parti!... Non te lo impedisco mica!...

MARINA Ma abbi pazienza... potevi dirmelo subito che non volevi... Ma ora che ho fatto tutti i preparativi!... Anche par Clara!... Che figura ci farei!... Mandar tutto all'aria all'ultimo momento!...

ALBERTO Ma non c'è niente da mandare all'aria!... Ti dico solo che non mi fa piacere!... Ecco tutto!... Capirai... Re­starmene solo per quindici giorni!...

MARINA Quindici giorni!... Sarà al massimo una settimana!...

ALBERTO Lo stesso!... Ammetterai che possa dispiacermi che tu te ne vada! Anzi mi pare che dovresti esserne lusingata!...

MARINA (affettuosa) Ah, se è per questo!... Del resto può darsi che dopo due o tre giorni mi sia già seccata e al­lora... (fermandosi ad ascoltare) Oh!... ecco... ecco Clara!... A fra poco, Savelli... Fra un quarto d'ora sono a casa!... Voi intanto mettetevi a tavola!... (quando sta per varcare la soglia) Ah! Alberto, senti... (a bassa voce) Di' tu a Marta di preparar qualche cosa che io me ne sono dimenticata!...

ALBERTO Sì, sì... ci penso io!...

(Marina esce dal fondo. Alberto s'è fermato sulla soglia della veranda e saluta con la mano).  

ALBERTO (gridando) Addio, Clara!... Attenta ai poveri pe­doni!...  (rientrando) La conosci Clara?

TOMMASO Sì... di voce...

ALBERTO Ecco... vedi: quella sarebbe proprio la donna adatta...

TOMMASO (interrompendolo) Lo so!... M'è stato già detto!...

ALBERTO (allegrissimo) Beh... allora non ne parliamo più!... (battendogli una mano sulla spalla) Dunque, caro il mio simpaticone, mia moglie se ne va!...

TOMMASO Già!...

ALBERTO (stropicciandosi le mani dalla contentezza) Va per una settimana a fare gli sports invernali!...

TOMMASO (sorpreso) Ma come?.. Non ti dispiace?...

ALBERTO A me?... Ma neanche per sogno!... Sono conten­tissimo!... Pensa... una settimana di libertà!... E' una set­timana di libertà invernale!... Di solito i mariti hanno la libertà estiva quando le mogli sono in villeggiatura!... Ma è antipatico!... Fa caldo... si suda... e poi le città sono piene di mariti disoccupati!... C'è una concorrenza enorme!... Invece d'inverno!... Tutto diverso!... Mi sembra di essere ritornato scapolo!...

TOMMASO Ma come... come?... Ma allora tutti quei discorsi?...

ALBERTO Eh beh!... per forza!... Tattica!... Strategia coniu­gale!... Cosa volevi?... Che le dicessi che ero contento?... Eh caro mio!... Bisogna far cadere le cose dall'alto!... E poi in questo modo anche lei è più contenta!... Sicuro!... Perché credo d'aver vinto una piccola battaglia!.,. Ed ha anche un po' di rimorso!... Quel pover'uomo che è rimasto solo!...

TOMMASO (disgustato) Ah, senti!... Sei un miserabile!...

ALBERTO Un miserabile?... Perché?...

TOMMASO Sicuro!... Un miserabile e un ipocrita!... Ma co­me?... Le fai tutta questa commedia e intanto già pensi d'approfittare della sua assenza per tradirla!...

ALBERTO Macché tradirla!... Che sciocchezza!... Chi pensa di tradirla!... Mi piace di essere libero... così... per il gusto di essere libero!... Magari non farò niente di male... ma mi piace di sapere che posso far quello che mi pare!... Sai... bisogna rompere ogni tanto la monotonia della vita solita. Bisogna reagire ogni tanto... respirare aria nuova... evadere... ecco... proprio così... respirare aria nuova... eva­dere... ecco... proprio così... evadere! Beh?... Che hai da guardarmi? Non ho ragione forse?...

TOMMASO Sì, si... hai ragione!... Ho già sentito questo di­scorso!...

ALBERTO Ah sì?... Può darsi benissimo!... del resto voi sca­poli non potete capire questa gioia della libertà!... No!... Perché la libertà l'avete sempre e non la sapete godere!... Macché!... Non avete vivacità... non avete fantasia. La spre­cate stupidamente la vostra libertà!... Già... io l'ho sempre detto... i mariti sarebbero degli ottimi scapoli e gli scapoli sarebbero degli ottimi mariti! Sì... sì... è così!... Infatti voi a chi fate la corte di preferenza?... Alle donne sposate!... E lo sai perché? Perché sono sposate!:.. Perché vi danno il senso della famiglia... il gusto del focolare... Siete dei ma­riti mancati!... E noi, a nostra volta, siamo degli scapoli che hanno sbagliato strada!...

TOMMASO Scusa se t'interrompo... avresti per caso un bi­scotto?

ALBERTO Un biscotto?... Per che fare?

TOMMASO Che domanda!... Per mangiarlo!... Sai... io sono abituato ad andare a pranzo a mezzogiorno e mezzo e se ritardo anche di pochi minuti comincio a sentire un ma­lessere... un languore...

ALBERTO (andando verso il mobile-bar) Ma sì, caro!... Figurati!... Quanti ne vuoi!... Ma bada che perdi l'appetito!

TOMMASO No!... Lo fermo!... Sai... io ho le mie abitudini... A mezzogiorno e mezzo mangio... alle una e mezzo prendo il caffè... alle due e un quarto schiaccio un sonnellino...

ALBERTO Sì, sì... lo so!... (apre una scatola) Oh, perbacco!... Sono finiti i biscotti!... C'è della cioccolata.

TOMMASO No!... la cioccolata riscalda... Piuttosto perché non andiamo a quel ristorante qui vicino...

ALBERTO Ma non... Perché?... E' tutto pronto qui!... Ormai è questione di pochi minuti... Vuoi che ti apra la radio?

TOMMASO Ma no!... Che c'entra la radio!... Solo dicevo che...

ALBERTO (interrompendolo perché sente squillare il telefo­no) Scusa un momento... (al telefono) Pronto... pronto... Come?... Ma io... Dica... dica pure, signora... (il suo volto esprime una sorridente meraviglia) Va bene... Sissignore!... Va bene!... Non dubiti!... E dove devo mandarle?... Per­metta che prenda nota... (scrive su un pezzo di carta) Contessa Arduini... Benissimo!... Via Guittone d'Arezzo, 22... sì... 22... Non dubiti signora... I miei rispetti... (riattacca il ricevitore).

TOMMASO (che udendo il nome della contessa Arduini ha dato segni di. viva curiosità) Era la contessa Arduini?

ALBERTO Sì!... La conosci?

TOMMASO Sì... cioè no... press'a poco... E tu la conosci?

ALBERTO Io no!... Ma chi è questa contessa Arduini?

TOMMASO (con entusiasmo) Chi è?... E' la più bella donna di Roma!...

ALBERTO (interessato) Ah sì?... Oh perbacco!... Dimmi, dimmi...

TOMMASO Alta... bionda, occhi azzurri... e una bocca... una bocca fantastica!... Ma perché ti ha telefonato.

ALBERTO Ora te lo dico... Ma tu la conosci personalmente?

TOMMASO Sì... così... di vista... Le ho anche parlato un mo­mento una volta... Sai... le sto appresso da quasi un anno... L'ho seguita per la strada... Ma niente da fare... Ho pas­sato delle mezze giornate sotto le sue finestre... Ma insom­ma tu la conosci sì o no?

ALBERTO No!... Mai sentita nominare!...

TOMMASO E allora perché ti ha telefonato?

ALBERTO Una cosa buffissima!... Ma davvero è una bella donna?

TOMMASO Ma perbacco!... Se ti dico che io...

ALBERTO Dunque sta' a sentire che cosa mi ha detto... Ha una voce magnifica, sai!...

TOMMASO Sì, sì... lo so... Avanti!... Che t'ha detto?

ALBERTO M'ha detto: Senta... mi faccia il piacere di man­darmi subito due dozzine di rose... ma mi raccomando che siano quelle rose scarlatte che piacciono a me!...

TOMMASO T'ha preso per il fioraio...

ALBERTO Già!... Appunto!... Uno sbaglio telefonico!... Tu che cosa avresti fatto?

TOMMASO Io?... Io le avrei detto: Scusi, signora... Lei ha sbagliato numero... Io non sono il fioraio... io sono...

ALBERTO Per carità... Una magnifica voce di donna... la più bella bocca di Roma ti chiede due dozzine di rose e tu... No, no,... vedi che non hai dinamismo... non hai fantasia!... Sei piatto, mediocre, borghese... Ti manca il senso dell'av­ventura e dell'imprevisto.

TOMMASO Beh... allora sentiamo che cosa fai tu che hai il senso dell'avventura e dell'imprevisto.

ALBERTO Che cosa faccio?... Ancora non lo so!... Certo però qualche cosa bisogna fare!... Uno sbaglio telefonico... una bellissima donna!... Chi sa!... Forse è proprio questa l'av­ventura per la mia settimana di vacanze!... (colpito da un'idea) Aspetta... aspetta... (sfoglia rapidamente il libro del telefono) Ecco qua... (comincia a comporre un numero).

TOMMASO (preoccupato) Ma che fai?... Sta' attento!... E' una signora distintissima?... Non far sciocchezze... non fare 11 mio nome!

ALBERTO Sta' zitto!... (telefonando) Pronto... Parlo col fio­raio Alessandri? Io sono l'ingegnere Verani... Senta... ha delle rose scarlatte?... Ma belle? Veramente belle?... Sì?... Allora ne mandi subito due dozzine a quest'indirizzo. Pren­da nota... Contessa Arduini... Via Guittone d'Arezzo, 22... Sì!... Subito!... Buongiorno! (riattacca il ricevitore) Hai vi­sto? (solenne) Fra pochi minuti la contessa Arduini rice­verà le sue due dozzine di rose scarlatte!

TOMMASO Bravo furbo!... E così crederà che gliele abbia mandate il fioraio!

ALBERTO Ah già!... E' vero!... Che stupido!... (ricompone rapidamente il numero) Pronto... pronto... Sono ancora l'in­gegnere Verani... Senta... quelle rose non le mandi all'in­dirizzo che le ho dato... No... aspetti... le telefonerò io più tardi!... Anzi no... me le mandi qui... sì... qui a casa mia... Subito, eh... Buongiorno... (riattacca il ricevitore) M'è ve­nuta un'idea magnifica!... Le rose gliele porti tu!...

TOMMASO Io?

ALBERTO Sì!... Tu!... Adesso prendi un tassi e fai un salto in via Guittone d'Arezzo.

TOMMASO Ma abbi pazienza!... E' già mezzogiorno e trenta­cinque!... Cosa vuoi farmi fare i salti a quest'ora!...

ALBERTO Beh!... che ti ci vuole?!... In cinque minuti vai e — 18 —

torni!... Vedi come sei!... sempre il solito uomo tardigrado e sedentario!...

TOMMASO (ribellandosi) Senti, Alberto... Io sono buono... sono paziente!... Mi inviti a pranzo e non mi dai da mangiare!... Beh... pazienza!... Non dico nulla!... Starò poi malissimo, ma non importa... Ma che tu pretenda ora che io mi pre­senti alla contessa Arduini con un mazzo di rose e le dica: Ecco... Queste gliele manda l'Ingegnere Verani... No sai... levatelo pure dalla testa!... Questo non lo farò mai e poi mai...

ALBERTO Va bene... va bene!... Non importa!... Figurati se si può contare su di te!... Per una volta che ti chiedo un favore!...

TOMMASO Macché favore!... Fammi il piacere!... Ti pare che siano favori da chiedersi. E poi proprio a me!... Dopo che ti ho detto che quella donna mi interessa, mi piace...

ALBERTO E beh... che c'entra!... Pretenderesti forse ipote­carti una donna solo per il fatto che l'hai seguita per la strada?... Tanto tu non riuscirai mai a combinarci nulla!...

TOMMASO E chi te lo dice?...

ALBERTO Ma sì!... Figurati!... Del resto l'hai detto proprio adesso... Non c'è niente da fare!... Dunque... tu continua a startene sotto le sue finestre e intanto io...

TOMMASO Sì!... Tu!... Cosa fai tu!... Ti presenti col tuo mazzo di rose... Eccomi qua!... Sono l'ingegnere Verani!... E lei... Ah!... e ti cade fra le braccia!... Vedrai... vedrai che bel volo per le scale! Quasi quasi ci vengo anch'io per farmi quattro risate!...

ALBERTO No, no... t'assicuro che ci sarà poco da ridere!... Ma dimmi la verità... è proprio molto bella questa donna?...

TOMMASO Ma sì che è bella!... Te l'ho già detto...

ALBERTO E' coniugata?

TOMMASO Sicuro che è coniugata!... E con un pezzo d'uomo alto due metri...

ALBERTO Non importa!... E' onesta... è fedele?

TOMMASO Onestissima!... Fedelissima!... E' innamorata cotta di suo marito!

ALBERTO Tanto meglio!... Più è difficile l'impresa e più bella è la vittoria!...

TOMMASO Ah!... Perché tu sei già sicuro...

ALBERTO Sicurissimo!... Ho un sistema infallibile a cui nes­suna donna potrebbe resistere!... Ti farò vedere io come si conquistano le donne!  (guardando fuori della veranda) Ah... aspetta!...Ecco i fiori, (gridando versò l'esterno) Ehi, ragazzo... Entra... entra... è aperto... (esce sulla veranda e dopo qualche istante rientra con un magnifico mazzo di rose rosse) Guarda che belle!... (contandole) 18, 20, 22, 24... Giusto due dozzine... (posa i fiori sulla tavola bassa) Adesso guarda e impara!... (avvicinandosi alla scrivania mentre Tommaso segue con curiosità tutti i suoi gesti) Oh!... un foglietto di carta... una penna... Ah!... Fammi il piacere, scrivi tu.

TOMMASO Io?... Perché...

ALBERTO Perché io ho una brutta calligrafia!... Non ci si capisce niente!

TOMMASO (sedendo alla scrivania) Ah!... Questo è vero!...

ALBERTO Invece tu con quel tuo caratterino da archivista...

TOMMASO (risentito) Oh!... Ma scusa...

ALBERTO Avanti!... Scrivi... scrivi!... Non mi far perdere tempo!...

TOMMASO Devo mettere la data?...

ALBERTO (passeggiando pensieroso) No, no... che data!... Niente data!... Scrivi... aspetta un momento... Vediamo... un po'... Ci vuole qualche cosa di suggestivo... di romantico... Ecco... Scrivi...  (dettando)  Ogni petalo di queste rose...

TOMMASO, -  (scrivendo) rose...

ALBERTO ... è una parola d'amore...

TOMMASO ...amore...

ALBERTO ... che penso, ma non vi dico...

TOMMASO ... dico...

ALBERTO Rileggi un po'...

TOMMASO (leggendo) Ogni petalo di questa rosa è unapa­rola d'amore che penso e non vi dico...

ALBERTO Che te ne pare di questa frase?...

TOMMASO Un po' scema!...

ALBERTO Tu non capisci niente!... Adesso ci vuole la firma... Qualche cosa di strano... d'enigmatico... Una parola... un avverbio... Che cosa si può mettere?... Ah!... Ecco!... Mistero...

TOMMASO Come?

ALBERTO (sillabando) Mi... ste... ro...

TOMMASO Mistero?

ALBERTO Sì... Mistero!

TOMMASO  (stringendosi nelle spalle scrive) Mistero...

ALBERTO Da' qua!... Benissimo!... Adesso si piega il foglio... così... si prende uno spillo... e si appunta qua... No... Anzi meglio qua... un po' nascosto... così... (nel parlare mette il biglietto tra i fiori, poi si ritrae di qualche passo soddi­sfatto) Ecco fatto!... Adesso hai capito?

TOMMASO Fra poco la contessa Arduini riceve queste rose... Oh... intendiamoci.. ma è veramente una bella donna?

TOMMASO Ma sì che è bella! Te l'ho già detto mille volte!..."

ALBERTO No... sai... perché organizzare tutto questo affare se poi invece è uno sgorbio qualsiasi... Beh!... speriamo bene!... Dunque... riceve questi fiori... Dapprima crede che glieli abbia mandati il fioraio... Ma poi, nel metterli a po­sto, s'accorge del biglietto... Lo apre... lo legge... “Ogni pe­talo di queste rose è una parole d'amore che penso ma non vi dico...” Mistero!... Mistero!... cioè nessuno... l'ignoto! Sai... l'ignoto fa sempre una certa impressione.

TOMMASO Macché impressione!... Una donna come quella!... Figurati se si lascia incantare da queste romanticherie da collegiale!...

ALBERTO Un momento... un momento... Siamo appena al principio... Domani la contessa Arduini riceve altre due dozzine di rose scarlatte con lo stesso biglietto...

TOMMASO Da chi?...

ALBERTO Da Mistero!... E dopo domani altre due dozzine... e così di seguito... ogni giorno... alla stessa ora... le stesse rose... con lo stesso biglietto... E allora... dapprima un po' di curiosità!... Ma chi sarà questo Mistero?... Poi a poco a poco, man mano che i giorni passano, una sensazione di malessere! E nello stesso tempo di piacere!... Aspetterà i fiori con un po' di ansia e di paura... S'irriterà contro Mi­stero, ma nello stesso tempo comincerà ad amarlo... E Mi­stero diventerà un incubo... un'ossessione... Ma chi è... Chi è?... Se lo sentirà vicino continuamente... Lo cercherà nel volto degli amici... dei conoscenti... d'ogni uomo che le pas­serà accanto... Spierà dalla finestra... Trasalirà ad ogni squillo del campanello... ad ogni chiamata del telefono... Conoscerlo!... Sapere chi è... E invece niente!... Ogni giorno i fiori... il biglietto... null'altro!

TOMMASO Ma come?... Così per sempre?...

ALBERTO No!... Una quindicina di giorni!... Ti garantisco che dopo quindici giorni di questo trattamento, qualsiasi donna è giunta a maturazione...

TOMMASO Macché maturazione!... Fammi il piacere!...

ALBERTO Sì, sì... Non c'è dubbio!... Te lo assicuro!... Perché vedi... ogni donna per quanto onesta e fedele ha nella sua fedeltà qualche incrinatura... qualche... come dire... qualche piccolo margine di desiderio disoccupato... E Mistero fa presa appunto su questo... Perché lo sai chi è Mistero?...

TOMMASO Non sei tu?

ALBERTO No... non sono io... E' l'amore!... L'amore come la donna se lo immagina... come lo vede... come lo sogna... E' l'ideale!... E sai quando si risvegliano certe cose nel cuore di una donna... chi la regge più!...

TOMMASO E il marito?...

ALBERTO II marito?... Che c'entra il marito?

TOMMASO Cosa dirà il marito a vedere giungere ogni giorno questi fiori?

ALBERTO Ah!... Il marito non conta!... Troverà lei stessa qualche scusa... Dirà che glieli manda un'amica... oppure che il ha comprati lei! Le solite bugie... e i mariti bevono che è un piacere... Dunque... ora conosci il mio sistema!... T'autorizzo a servirtene! Quando ti piace una donna, in­vero di metterti a fare il piantone sotto casa sua... va' da un fioraio... mandale delle rose e aspetta!... Pratico, co­modo ed elegante!... Che ne dici?

TOMMASO Che ne dico?... Dico che sei un porco!...

ALBERTO Un porco?... Perché?...

TOMMASO Ma come?... Hai una moglie giovane, elegante, carina e ti vai a impelagare in queste scipitaggini floreali?... E approfitti della sua assenza per organizzare quest'igno­bile tresca!...

ALBERTO Tresca!... Macché tresca!... Un gioco innocentissimo... Il caso lo ha iniziato ed io lo seguo... In fondo che cosa faccio di male? Mando dei fiori a una signora!... Ecco tutto!...

TOMMASO Allora sei un cretino!...

ALBERTO Un cretino?...

TOMMASO Ma certo!... Vai a romper le scatole a quella po­vera donna... Le crei i turbamenti... Mistero... L'ossessione... l'incubo... E tutto questo per niente!...

ALBERTO Per niente!... Oh, Dio!... Si capisce che se poi da tutto questo può nascere qualche cosa...           

TOMMASO Allora sei un porco!... Eh, sì, caro mio!... Di qui non si esce! O sei un porco o sei un cretino!... C'è poco da scegliere!...

ALBERTO Beh!... In confidenza ti dirò che mi piacerebbe di essere un porco!

TOMMASO Ah, sì... Ecco, vedi... è questo che mi fa rabbia!... Tutti così, voi mariti! Vi date le arie di essere dei prigionieri, dei sacrificati!... C'è tutta una letteratura che vi fa passare per vittime!... E invece vi accaparrate una donna che guai a chi ve la tocca!... E poi andate ad invadere il campo altrui... il campo che sarebbe riservato a noi poveri scapoli che dobbiamo contentarci delle briciole dei vostri banchetti... Anzi... a proposito di banchetti... qui che si fa?... Si mangia o non si mangia? E' quasi l'una!... Se bisogna rinunziarci, dimmelo subito, cosi non ci penso più!...

ALBERTO Macché rinunziarci!... Ormai si tratta di pochi minuti!... Ma perché?... Hai tanta fame?...

TOMMASO No... non è questione di fame?... Ma ho il lan­guore... Se potessi darmi almeno un panino con un po' di formaggio...

ALBERTO Ma sì!... Figurati!... Potevi dirmelo anche prima!... Vieni, vieni, ti faccio preparare una pagnottella. Rosina... Rosina...

(Esce con Tommaso a sinistra. La scena rimane deserta, qualche istante. Entra dal fondo Marina, rapida e affan­nata).

MARINA (chiamando) Rosina... Rosina... (si volge verso l'esterno) Addio, Clara... Mando subito la donna a pren­dere il pacco!... Addio! (vedendo entrare Rosina da sini­stra) Guarda, Rosina, che c'è della roba in automobile... Portala su!...

ROSINA (uscendo dal fondo) Sì, signora...

MARINA (Si toglie il cappello e si sfila i guanti. A un tratto s'accorge delle rose. Si avvicina stupita e le guarda curio­samente. Rientra Rosina con un grande pacco fra le brac­cia) Chi ha mandato quei fiori?

ROSINA Quali fiori?

MARINA Quelli...

ROSINA Non lo so!...

MARINA Come non lo sai?... Se sono qui qualcuno deve averli portati!...

ROSINA Che vuole che le dica, signora!... E' la prima volta che li vedo...

MARINA Oh! Questa è bella!... Tieni... porta tutto in camera mia!... (Le porge il cappello e i guanti. Rosina esce. Marina si avvicina di nuovo ai fiori, ne aspira il profumo. A un tratto s'accorge del biglietto. Lo stacca dal ramo, lo apre e lo legge. Rimane un momento perplessa. Lo rilegge. Tra­salisce sentendo del rumore e prontamente nasconde il bi­glietto nel seno. Rientra Rosina; Marina, con voce mutata)

Ma, insomma, non si può sapere chi ha mandato questi fiori?...

ROSINA Le ripeto, signora, che non lo so... Prima non c'erano...

MARINA Ma non saranno mica piovuti dal cielo... (dopo un'esitazione con tono indifferente) E il signore... il signore li ha visti?

ROSINA Non so... Non credo... E' giù coll'avvocato, in cucina, che sta rovistando nella dispensa...

MARINA Ma prima era qui?...

ROSINA Sì, signora... E' stato qui fino a pochi minuti fa...

MARINA E questi fiori erano già arrivati?...

ROSINA No... mi pare di no...

MARINA Beh... mettili in un vaso e portali in camera mia!... Avanti!... Sbrigati!...

(Rosina prende il mazzo e si dirige verso sinistra. Sulla soglia n'incontra con Alberto e Tommaso che rientrano. Tommaso sta addentando voracemente un panino).

ALBERTO (fermando Rosina) Un momento... un momento... Che cosa fai con questi fiori...

MARINA (con disinvoltura) Ah!... Niente... niente!... Sono fiori che ho ordinato io...

ALBERTO   (sbalordito)  Tu?

MARINA (con ostentata naturalezza) Sì... sono passata dal fioraio... Ho visto quelle rose così belle e gli ho detto di mandarmele su!... Magnifiche, vero?... (a Rosina) Mettile in fresco!... Oh? Scusate un momento... Bisogna che vada a mettermi un po' in ordine... Sono tutta spettinata1.... Torno subito, (Esce da destra. Tommaso e Alberto sono rimasti immobili e sbalorditi a guardare la porta da cui è uscita Marina).

ALBERTO (dopo una pausa) Li ha ordinati lei?... Ma come?... E cos'è questa storia?

TOMMASO (stringendosi nelle spalle e riprendendo ad ad­dentare il panino) Uhm!...

ALBERTO Ha detto lei al fioraio di mandarli su... Hai sentito?

TOMMASO (a bocca piena) Sì, sì... ho sentito.

ALBERTO Ci capisci qualche cosa tu?...

TOMMASO Io?... Uhm!

ALBERTO Uhm... uhm... uhm... Tu non sai fare che uhm!...

TOMMASO (dopo aver inghiottito un boccone) E che cosa vuoi che ti dica?... Li avrà ordinati lei!...

ALBERTO Ma non è vero!... E' una bugia!... Una bugia inu­tile e sciocca!... A meno che... Aspetta un momento... (Esce rapido da sinistra e dopo un istante rientra. E' preoccu­pato) Non c'è più!...

TOMMASO Che cosa?

ALBERTO Il biglietto... Non c'è più!... L'ha preso lei!

TOMMASO Ah... ecco...

ALBERTO (sospettoso) Perché?... Che cosa vuoi dire?

TOMMASO Niente!... Ho detto: ah, ecco!

ALBERTO No, no... capisco quello che pensi... Che ha visto i fiori e ha creduto che fossero per lei!... Beh!... è natu­rale!... Li ha trovati qui... Non poteva mica immaginare che io... Sai... sono situazioni imbarazzanti per una donna... Come si fa a dire al marito: «Guarda... mi hanno man­dato questi fiori! ». S'è trovata presa così alla sprovvista... e allora ha detto la prima cosa che le è venuta in mente... Però ha fatto male... ha fatto male a mentire!... Non c'era nessuna necessità!... Doveva stracciare il biglietto e far gettare i fiori!... Già... forse non l'ha fatto perché noi siamo entrati... ma son sicuro che poi... (vedendo entrare da si­nistra Rosina che porta le rose disposte in un vaso) Cosa fai?... Dove vai con quei fiori?

ROSINA M'ha detto la signora di portarli in camera sua...

ALBERTO In camera sua?...

ROSINA Sì, signore...

ALBERTO (dopo un'esitazione) E va bene... va bene... Portali in camera sua! (Rosina esce. Alberto passeggia nervosa­mente in lungo e in largo per la stanza mentre Tommaso, sdraiato su una poltrona, finisce di mangiare il suo panino. Alberto improvvisamente) Beh?... Che ci trovi da ridere tu?

TOMMASO.  -  lo?... Niente!...

ALBERTO (tra sé) In camera sua!... C'era proprio bisogno di farli portare in camera sua?... Oh!... Non che io mi preoccupi... Figurati!... Si capisce!... Una signora riceve dei fiori da uno sconosciuto... ne è un po' lusingata... Qualsiasi donna al suo posto...

TOMMASO Eh, già!... La curiosità... il turbamento!...

ALBERTO (irritato) Macché turbamento!... Che c'entra il turbamento!... Perché?... T'è sembrato che fosse turbata?...

TOMMASO Mah... non so... ero distratto...

ALBERTO Sì, sì... un po' turbata lo era!... Ed è diventata rossa!... Vedi... è questo che mi secca!... Che se mia moglie riceve un biglietto d'amore da uno sconosciuto qualsiasi...

TOMMASO Bada che l'hai scritto tu quel biglietto!...

ALBERTO Sì... va bene!... Ma avrebbe potuto scriverlo un altro!... Lei non lo sa. (vedendo rientrare Rosina col vaso di fiori). Che c'è?...

ROSINA M'ha detto la signora di portare questi fiori in ca­mera da pranzo...

ALBERTO No!... Lasciali qui!...

ROSINA (posando i fiori sulla tavola) Sì, signore... (esce).

ALBERTO (dopo aver osservato le rose) Dodici!... Sono do­dici!... Le altre le ha tenute di là. Ah!... Ma se lei pensa che io sia tanto imbecille da credere... Ah, no!... Adesso glielo dico chiaro e tondo...

TOMMASO Che cosa?... Che le rose e il biglietto erano per la contessa Arduini?...

ALBERTO Ah, già!... Però ammetterai che non è bello... non è simpatico... non è onesto...

TOMMASO Ma, sai... l'incrinatura... il desiderio disoccupato...

ALBERTO (scattando) Macché desiderio!... Non dire stupi­daggini!...

TOMMASO Ma scusa... L'hai detto anche tu che ogni donna, per quanto onesta e fedele... Ma sai che hai ragione!... E' proprio infallibile questo tuo sistema... Io non ci credevo, ma ora...

ALBERTO Ora che cosa?... Credi che Marina... Lei!... Figu­rati!... Ci fa una risata sopra e non ci pensa più!... E anzi scommetto che... (si arresta sentendo aprire la porta di de­stra) Ah, eccola!...

MARINA (entra da destra. S'è cambiata d'abito. E' serena e sorridente. Ha una rosa appuntata sul petto) Scusatemi se mi son fatta aspettare! Ho dovuto cambiarmi perché ero tutta  impolverata...  Abbia  pazienza,  Savelli...  E'  capitato proprio in un giorno disgraziato. Ma adesso andiamo subito a tavola... Anzi non capisco... Dovrebbe essere già pronto... (Marina si avvia verso l'arco di sinistra. Squilla il campa nello del telefono. Marina si volge vivamente. Ma cerca su­bito di mascherare l'ansia sotto un sorriso imbarazzato; con forzata indifferenza) Chi sarà?

ALBERTO Mah!... non so... Senti!...

MARINA Ah, già!... (stacca il ricevitore) Pronto... Chi parla?... Ah!... sei tu, Marcella?... No, no... figurati!...

ALBERTO (piano a Tommaso) Hai visto?

TOMMASO Che cosa?

ALBERTO La rosa!... Ha una rosa appuntata sul petto...

MARINA (al telefono) Come?... Ah!... L'ora della partenza?... Non la so... non la so ancora... Sai, sono un po' indecisa!... Anzi... può anche darsi che non parta più. Che vuoi... mi spaventa un poco questo viaggio così lungo... E poi... anche per mio marito, poveretto, che se ne sta qui solo... Doverlo lasciare per tanti giorni!... Già, appunto!... Ti ripeto che non lo so!... Sì... Cercherò di fare una scappatina da te domani... Sì, grazie... Addio, cara!... (riattacca il ricevitore):

ALBERTO Ma come?... Non parti più?

MARINA Non lo so... Non lo so!... Ci ho ripensato... Far tutto questo viaggio per andare ad annoiarmi a Cortina!...

ALBERTO Annoiarti?... Ma se ci tenevi tanto!...

MARINA Ci tenevo... Ci tenevo!... Ci andavo così... Tanto per svagarmi un poco!... Però hai ragione tu... Non so sciare... non so pattinare!... E poi, a dirti la verità, mi diverte poco la compagnia di Clara. Sai... così pettegola e chiacchiero-na!... Dovermela sorbire per otto giorni!...

ALBERTO Ma io non capisco!... Eri così infatuata per questo viaggio!... Non vedevi l'ora di partire...

MARINA Sì... ma adesso ho cambiato idea!... Del resto lo faccio anche per te... Non mi hai detto che ti dispiace che io me ne vada?

ALBERTO Che c'entra?... Io l'ho detto così... Ma ormai che hai fatto tutti i preparativi...

MARINA (affettuosissima) Eh, beh... che importa!... Ci andrò un'altra volta. E ci andrò con te, quando tu avrai un po' di tempo libero!... Sei contento?

ALBERTO Sì, sì... Contentissimo!...

MARINA (avvicinandosi alla finestra) Che magnifica gior­nata!... (guarda fuori) C'è un sole tiepido... Sembra quasi d'estate...

ALBERTO (piano a Tommaso) Vedi... vedi... lo cerca... lo cerca...

TOMMASO Chi cerca?...

ALBERTO Lui... cioè me... Mistero... (con voce aspra) Marina...

MARINA (volgendosi) Che vuoi?

ALBERTO Che cosa fai lì?

MARINA Che cosa faccio? Guardo il giardino...

ALBERTO Ah!... Ah!... Guardi il giardino!...

MARINA Sì... Perché... Ma che cos'hai?...

ALBERTO Niente... niente...

MARINA Ah!... Savelli... sa che mia cugina Clara la trova molto simpatico?

TOMMASO Ah, sì?...

MARINA Sì... Dice che ha una bella voce!... Uno di questi giorni gliela presento. Venga qui... venga qui... Le voglio regalare una rosa, (stacca una rosa dal mazzo e glie l'ap­punta all'occhiello).

TOMMASO Grazie, signora...

MARINA (ad Alberto) Ne vuoi una anche tu?

ALBERTO (ritraendosi) No... non importa.

MARINA Ma sì... Vieni qui!... Aspetta... che te la appunto io!... (Alberto, contro voglia, si avvicina a Marina che gli appunta la rosa. Intanto ella si volge verso Savelli) Vede, Savelli... i fiori devo comprarmeli io. Perché se aspetto che mio marito me li offra!...

ROSINA (apparendo da sinistra) Signori... se vogliono acco­modarsi...

MARINA Ah, sì... Andiamo! (Marina s'avvia verso sinistra. Alberto e Tommaso sono rimasti immobili uno vicino al­l'altro a seguirla con lo sguardo. Si scambiano un'occhiata, poi si guardarlo le rose appuntate all'occhiello e s'avviano verso sinistra).

FINE DEL PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

La  stessa scena del  primo atto.

Marina,   sdraiata   sul   divano,   leggo  un   libro.   Alberto,  seduto   presso la radio, sta  ascoltando la trasmissione di  unamusica da ballo.

MARINA (dopo un'istante, con impazienza) Fammi il pia­cere... Chiudi quella radio...

ALBERTO (chiude la radio. Gira un poco per la stanza in­certo non sapendo che fare, cercando con lo sguardo) Dov'è il giornale? (Marina non risponde, intenta alla lettura. Al­berto cerca sulla scrivania) Marina... hai visto per caso il giornale?

MARINA (senza alzare gli occhi) No... non ho visto niente...

ALBERTO Eppure era qui poco fa... (chiamando) Rosina...

ROSINA (apparendo all'arco di sinistra) Comandi...

ALBERTO Hai visto il giornale?

ROSINA II giornale?... Mi sembra che l'avesse la signora...

ALBERTO Hai sentito, Marina?... Dice che l'avevi tu.

MARINA (con impazienza) Che cosa?... Che cosa?... Ancora il giornale?... Auff, come sei noioso... Ma se t'ho detto che... (accorgendosi d'averlo sul divano) Ah, eccolo! (glielo porge).

ALBERTO Grazie... (prende il giornale e comincia a sfogliarlo, gettando ogni tanto un'occhiata verso Marina).

MARINA (dopo un istante chiudendo il libro) Che ore sono?

ALBERTO (guardando l'orologio) Le tre.

MARINA Già le tre?...

ALBERTO Sì... già le tre. Perché?...

MARINA Niente, (apre la radio. Ascolta un momento e la richiude con un gesto di fastidio) Sempre questi maledetti ballabili! (si avvicina alla porta della veranda, s'appoggia allo stipite e rimane assorta a guardar fuori; Alberto la osserva attentamente. Con un gesto di irritazione si rimette a leggere il giornale, ma dopo poco si volge ancora a guar­darla. Marina ha appoggiato la testa allo stipite; è immobile, in un atteggiamento estatico ed assorto).

ALBERTO Marina...   (Marina non risponde)  Marina...  (ella non risponde come se non l'udisse) Marina...

MARINA (scuotendosi di soprassalto) Che c'è... Che cosa vuoi?...

ALBERTO E' la terza volta che ti chiamo...

MARINA Ah!... non ho sentito... Ero distratta...

ALBERTO Già!... Me ne sono accorto!... Vuoi andare a teatro, stasera?

MARINA (svogliata) A teatro?... Non so... Ne ho poca voglia-Che cosa danno?

ALBERTO Una prima... non ricordo il titolo... Una commedia nuova...

MARINA Oh Dio!... Chi sa che roba è... E poi la noia di do­versi vestire. No, no... non mi va...

ALBERTO (rimettendosi a leggere il giornale) Va bene. Come vuoi.

MARINA (dopo aver girato un po' irrequieta per la stanza) Perché? Non c'è altro posto da andare che il teatro?...

ALBERTO Mah... non so!... Al cinematografo...

MARINA Oh, per carità!... Non c'è nessun film interessante.

ALBERTO Allora si potrebbe andare a fare un po' di bridge da tua zia...

MARINA Sì!... Bel gusto!... Con tutte quelle vecchie mum­mie!... Meglio andarsene a letto!... Ah!... Che vita diver­tente!...

ALBERTO Ma scusa... allora dimmi tu... Teatro, no... cinema­tografo no... bridge, no... Si può sapere cosa vuoi?

MARINA Ma... non lo so... non lo so!... Niente voglio! Ti ho chiesto qualche cosa?... No!... E allora lasciami stare...

ALBERTO (alzando le spalle) Senti... Io non ti capisco...

MARINA Come dici?...

ALBERTO Dico che non ti capisco!... Sei scontenta... irritata... niente ti va bene.

MARINA Sì... hai ragione... hai ragione. Abbi pazienza!... sono un po' nervosa... Non so neanche io perché... Forse questo tempaccio!...

ALBERTO Tempaccio?... Ma se c'è un tempo magnifico...

MARINA Beh... allora non lo so... Ho i nervi... ecco... ho i nervi!... Sarò padrona d'avere i nervi!...

ALBERTO Sì, sì, padronissima...

MARINA (siede sul divano, prende il libro, lo apre, ma subito lo richiude, lo getta annoiata; si alza e si riavvicina alla vetrata) Che ore sono?

ALBERTO (guardando l'orologio) Le tre e quattro.

MARINA (con impazienza) Ma non passa mai questo tempo!

ALBERTO Perché... Aspetti qualcuno?...

MARINA   (con indifferenza)   No!... Chi vuoi che aspetti?... Dicevo così... (dopo una pausa) E tu, che fai? Non esci?...

ALBERTO No... non ancora... Forse più tardi... Deve venire Savelli a prendermi...

MARINA Ah, Savelli!... Ma non ha niente da fare questo Savelli?...

ALBERTO Perché?

MARINA Perché ce l'abbiamo sempre qui tra 1 piedi... Mattina, giorno, sera...

ALBERTO Ma lo sai... Ho degli affari con lui...

MARINA Ebbene c'è bisogno che li trattiate sempre qui i vo­stri affari? Non potete trattarli al tuo ufficio... al suo studio?

ALBERTO Perché?... Ti diamo noia?...

MARINA Non è che mi diate noia... Ma capirai!... c'è questa stanza che serve da salotto, da studio, da tutto... Se una vuoi ricevere un'amica... Niente affatto!... Non si può... Ci siete voi coi vostri affari...

ALBERTO Ma scusa... m'hai detto che non aspetti nessuno.

MARINA Sì... ecco...  appunto... Una se ne vuole stare un po' tranquilla a leggere, a lavorare... Niente affatto... Ci sono le visite... i convenevoli...

ALBERTO Oh, per carità!... Per Savelli... figurati...

MARINA Sì, va bene!... Ma bisognerà offrirgli qualche cosa a questo Savelli.

ALBERTO Ma sì... Gli si da una tazza di caffè!...

MARINA Ebbene, non c'è il caffè... non c'è!...

ALBERTO Come non c'è?...

MARINA  Sì...  c'è...  ma  bisogna  prepararlo!...  Bisogna  far degli espressi...

ALBERTO Beh... non sarà mica la fine del mondo!...

MARINA Già!... Per te è tutto semplice!... Ma anche queste povere donne avranno  bene il  diritto a una  cert'ora  di riposare...

ALBERTO Quali donne?

MARINA Come quali donne?... Le donne!... Marta e Rosina!... Le devi sentire poi come brontolano... E hanno ragione!... Non gli posso mica dar torto...

ALBERTO Oh Dio, che esagerazione!... Sta a vedere che non possiamo più ricevere una persona senza chiedere il per­messo alle signore donne. Ebbene che riposino, così non avranno più da brontolare.

MARINA Sì!... Bravo!... E allora chi lo deve preparare il caffè?... Io, è vero?

ALBERTO Ma no!... Riposati anche tu... Non importa!... Se per una tazza di caffè bisogna fare una tragedia!...

MARINA Oh!... E' inutile che adesso cominci a declamare!... Se sapessi, caro mio, come sono stufa...

ALBERTO (scattando) Ma insomma che hai... che ti pren­de?... Eh, santo Dio!... Non si può più fiatare... non si può più dir nulla!... Sei diventata intrattabile!... Tutto ti urta... ogni piccola cosa una discussione!...

MARINA (aggressiva) E chi le provoca le discussioni? Io, forse?... Già... figuriamoci se non è mia la colpa!... Secondo te dovrei sorridere, tacere e sopportare in silenzio!...

ALBERTO Macché sopportare... Fammi il piacere!...

MARINA Oh! Te lo dico una volta per sempre!... Così non .si può tirare avutiti!... Io sono buona, sono paziente, ma viene il momento in cui una povera donna non ne può più e allora...

TOMMASO (apparendo dal fondo) E' permesso?

ALBERTO Ohi... duo, Tommaso...

TOMMASO (gioviale) Buongiorno, signora...

MARINA Buongiorno... buongiorno...

TOMMASO Oh!... Ma fatelo accomodare quel campanello del cancello... Anche oggi sono stato a suonare un quarto d'ora, poi mi sono ricordato che era guasto e allora sono entrato .. (ad Alberto) T'ho portato il capitolato dell'appalto... Dagli un'occhiata... Io intanto faccio un po' di conversazione con la signora...

MARINA No, grazie... non s'incomodi... Io sono un po' stanca ed ho anche qualche cosa da fare... Abbia pazienza, Save'.li. Con lei non faccio complimenti... Arrivederla... (si avvia verso sinistra).

TOMMASO (sconcertato) Arrivederla... (Marina esce. Tommaso ad Alberto) Ma che ha?

ALBERTO (dopo essersi avvicinato all'arco per assicurarsi che ella si sia allontanata) Che ha?... Ha che non sono ancora arrivati!

TOMMASO (sorpreso) No?... Ma come è possibile? Se li ho ordinati stamattina alle dieci...

ALBERTO Eppure non sono ancora arrivati... E allora lei si urta, s'innervosisce... Sempre così quando ritardano... Ma da chi li hai ordinati?...

TOMMASO Da un fioraio vicino a Santa Maria Maggiore.

ALBERTO Eh!... C'era bisogno d'andare a schizzare fin là!...

TOMMASO Eh, caro mio!... Per forza!... Se m'hai detto di cambiare ogni giorno... Oh!... bada che fra poco li ho finiti...

ALBERTO Che cosa?

TOMMASO I fiorai!... Me ne sono rimasti quattro o cinque alla periferia. Poi bisognerà ricominciare da capo...

ALBERTO Va bene!... Ricominceremo da capo... Ha il tele­fono questo fioraio?...

TOMMASO (cercando nelle tasche) Sì... credo... non so... aspetta... devo avere 11 suo biglietto... Ah, eccolo... 560.826... Ma scusa Alberto, non ti pare enorme continuare così?...

ALBERTO (che intanto ha compiuto il numero) Avanti... avanti... telefona... non far chiacchiere inutili!... (gli porge il ricevitore) Tieni...

TOMMASO (telefonando) Pronto...

ALBERTO Piano... abbassa la voce.

TOMMASO (sottovoce) Pronto... Eh!... Così non si sente... Pronto!... Con chi parlo?... Ah, senta... stamattina ho fatto ordinare due dozzine di rose... Sì, appunto... Eh, ma scusi... doveva mandarle subito e invece sono quasi le tre e mezzo... Come?... Oh, perbacco!... Ah sì?... Oh perbacco!... Ma guarda un po'... Oh, perbacco, perbacco, perbacco!... Va bene!... Grazie... (riattaccando il ricevitore) Hai sentito?

ALBERTO Eh no!... Cosa vuoi che abbia sentito...

TOMMASO Dice che il suo commesso è andato a finire sotto un tram!... Per fortuna non s'è fatto gran male... un brac­cio rotto... una gamba rotta... qualche piccola cosa... Ne avrà per una quarantina di giorni...

ALBERTO Sì... va bene... Ma i fiori... i fiori li manda sì o no?

TOMMASO Ah sì!... li ha già mandati!... Dice che dovreb­bero essere qui fra poco... Ah... guarda che me le ha messe tre lire l'una.

ALBERTO Ah!... Beh, quanto ti devo?

TOMMASO Eh!... si fa presto il conto... Tre per ventiquattro, settantadue. Settantadue lire...

ALBERTO (traendo il denaro di tasca) Ecco... Cinquanta... sessanta... settanta... settantacinque... Tieni... Dammi il resto...

TOMMASO Il resto?... Veramente ci sarebbe anche il tassì...

ALBERTO Ah sì?... Va bene!... Allora tieni tutto...

TOMMASO Tutto?... Veramente per il tassì sarebbero otto e cinquanta... Settantadue e otto e cinquanta...

ALBERTO   (con impazienza)  E va bene!... Quanto vuoi?... Altre dieci lire... altre venti... Tieni... tieni...

TOMMASO Ma scusa... è inutile che ti arrabbi. Ma sai che sei un bel tipo! Sono ventidue giorni che mi mandi in giro a comprar rose da tutti i fiorai... Se credi che sia diver­tente!... Solo il tempo che mi ci vuole... Perdo i clienti... perdo le cause!... E invece di ringraziarmi...

ALBERTO Sì... hai ragione... Scusami!... Abbi pazienza, sai... Sto passando certi momenti... Oggi a tavola non ha toccato cibo... Poi s'è chiusa in camera sua e non ha voluto veder nessuno... Credo anzi che abbia pianto.

TOMMASO (che sta esaminando una moneta per accertarsi che non sia falsa) Pianto?...

ALBERTO Sì! Quando è uscita aveva gli occhi rossi.. E ogni momento alla finestra a spiare... Anche adesso, scommetto... tesa; alla veranda) Eccola lì... eccola lì che aspetta... Vedi quella mano che ogni tanto scosta le tendine? E' lei... è lei che aspetta.

TOMMASO Sì... ma adesso è questione di pochi minuti. M'ha detto che l'altro commesso era già uscito... Il tempo di far la strada... A meno che non vada sotto il tram anche quello!                                    

ALBERTO Oh, quando arrivano si rasserena subito... Diventa gaia, sorridente... Piena di riguardi... piena di premure! Mi chiama con dei nomignoli... con dei vezzeggiativi... (tragico) Mi chiama Cocò. Capisci?... Cocò.

TOMMASO Cocò?... Non me l'avevi mica detto!... E' carino!...

ALBERTO E' idiota! Cocò... Come se fossi un pappagallo. Ti garantisco, caro mio, che io non ne posso più.

TOMMASO Ma abbi pazienza, dove vuoi arrivare? Sono ven­tidue giorni che affliggi tua moglie con queste tue rose!... E poi calcola: ventiquattro rose a tre lire l'una per venti­due giorni... Più di mille e cinquecento lire! Ma non era meglio se le regalavi... non so... una volpe... un braccialetto... dieci paia di scarpe?... E poi lo scopo, domando io... lo scopo. Io potevo capire che tu le mandassi alla contessa Arduini o a qualche altra signora... Ma a tua moglie! Ma che cosa vuoi ottenere?...

ALBERTO Che cosa voglio ottenere?... Voglio sapere!

TOMMASO Ma sapere che cosa?

ALBERTO Sapere fino a che punto mi tradisce.

TOMMASO Ma che tradisce! Fammi il piacere!... Che tradi­sce!... C'è uno che le manda dei fiori e lei li accetta. Ecco tutto! In fondo, che male c'è?

ALBERTO Già... Se si trattasse solo dei fiori...

TOMMASO Perché?... C'è dell'altro?

ALBERTO Sicuro che c'è dell'altro! Senti Tommaso... Io non te l'ho ancora detto. Le ho scritto.

TOMMASO Tu?

ALBERTO Sì!... Io! Cioè non io... Mistero.

TOMMASO E lei?                                                           

ALBERTO E lei mi ha risposto.

TOMMASO Ti ha risposto?

ALBERTO Sì. Le ho dato un Indirizzo convenzionale... Quat­tro pagine... otto pagine. Ne ricevo una ogni giorno... qual­che volta anche due.

TOMMASO E che cosa ti scrive?

ALBERTO Che cosa mi scrive? E' spaventevole!... Mi ama... capisci? Mi ama!

TOMMASO Ti ama?

ALBERTO Sì... Non me lo dice apertamente, ma me lo fa capire. Parla di ideali, di aspirazioni, di nostalgia... parla della sua povera anima che ha bisogno d'evadere... capisci?... evadere dalla mediocre realtà.

TOMMASO Oh, perbacco!... E tu che cosa le scrivi?

ALBERTO Io?... Che cosa vuoi che le scriva? Le parlo anch'io della mia povera anima. E intanto cerco di capire, di sa­pere... Figurati che sono arrivato al punto di chiederle che mi parlasse di suo marito.

TOMMASO E che cosa ti ha detto?

ALBERTO   (con gesto significativo)  Lasciamo correre!... E' meglio!

TOMMASO Oh, povero Alberto! Ma che ti è saltato in mente di combinare tutto questo pasticcio?

ALBERTO Che vuoi... sono stato preso nell'ingranaggio... E ormai bisogna che continui. E voglio  continuare... voglio sapere... Perché lo sai che adesso mi odia!...

TOMMASO Ti odia?... Ma non mi hai detto che ti ama?

ALBERTO Sì... mi ama come Mistero. Ma mi odia come ma­rito!... E' questa la situazione terribile! Io mi sono messo tra me e lei... e attraendola verso di me... l'ho allontanata da me.

TOMMASO Un momento!... La chiarezza, mi raccomando... la chiarezza.

ALBERTO Oh!... Ma sei stupido, sai! E' tanto chiaro!... Sup­poni che Mistero fosse un altro... uno sconosciuto qualsiasi. Mia moglie ormai s'è innamorata di lui!...

TOMMASO Di lui che saresti tu!

ALBERTO No!... Non è vero! Non sono io!...

TOMMASO (disorientato) Come?... Non sei più tu?

ALBERTO No... non sono io... Mistero è un'ombra... un fan­tasma... nessuno.

TOMMASO Beh... tanto meglio!

ALBERTO Ma niente affatto!... Mistero è il sogno... Capisci che cosa significa questo?

TOMMASO No.

ALBERTO Vedi... a volte io la sorprendo immobile, assorta, cogli occhi socchiusi... un po' sorridente. In quei momenti lei pensa a lui... lo lo so. Lei pensa a lui.

TOMMASO A lui che sei tu...

ALBERTO Sì... va bene! Che sono io... Ma se io poi mi avvi­cino... se io le parlo... lei siriscuote con un gesto di fasti­dio ... mi risponde appena, seccata, irritata. Perché allora io non sono più il sogno... ma sono il1 marito... il marito importuno... la mediocre realtà. E più si innamora dell'altro, più mi diventa nemica. La nostra casa è diventata un'in­ferno! lo non posso più dire una parola... non posso più azzardare un'osservazione senza che lei scatti inviperita! E nello stesso tempo ricevo le sue lettere appassionate che nascondo come un ladro! Prima letichiamo... ci diciamo le parole più aspre e cattive... poi corriamo a chiuderci nelle nostre camere per scriverci di nascosto delle lunghe let­tere d'amore!

TOMMASO Ma non avrai mica intenzione d'andare avanti così per tutta la vita!

ALBERTO No, no... certo! Bisognerà bene che trovi un modo d'uscirne! Figurati che avevo pensato perfino d'ammaz­zarmi!...

TOMMASO (allarmato) Ammazzarti? Ma non dire sciocchezze!... Ammazzarti per questa stupidaggine!

ALBERTO Che ammazzare me!... Ammazzare lui... Mistero.

TOMMASO Ah!... Ammazzare lui?

ALBERTO Già... Un suicidio! Mandarle un'ultima lettera d'ad­dio... Quando giungerà questa lettera io sarò un cadavere freddo...

TOMMASO Benissimo!... Benissimo!... Questa è una idea ma­gnifica!... Ammazzalo! Ammazzalo!

ALBERTO Già!... Ammazzalo! E se lei poi continuasse ad amare la sua memoria!... Se lei volesse restar fedele a quel morto!... Quel morto si pianterebbe per sempre fra me e lei! Finché Mistero è vivo, io lo posso manovrare... io lo posso far agire come voglio! Ma se muore non lo controllo più... lo perdo... mi sfugge... diventa un rimpianto... lei se lo chiude nel cuore... e allora, buonanotte... non me ne li­bero più!

TOMMASO Ma allora lascialo vivere! Dopo tutto, quello che noia ti da? Scusami, sai... ma mi pare che tu...

ALBERTO (che è vicino alla veranda). Zitto... zitto...

TOMMASO Che c'è?

ALBERTO Sono arrivati i fiori... Vieni qua... vieni qua. Adesso vedrai la manovra... Guarda a che punto è arrivata!... Pino alla complicità con la serva. E contro di me... Per­ché io non veda... Perché io non sappia. Infatti vedi... non passa mica di qui... No... no... dalla porta di servizio. E su­bito in camera di Marina... Dove vadano poi a finire quelle rose io non lo so... Spariscono, spariscono... Le regalerà a qualcuno... le butterà nella spazzatura!

TOMMASO Tre lire l'una!

ALBERTO Adesso sai che cosa fa?... Sta interrogando il com­mésso del fioraio... Oh, non sei mica andato tu in persona ad ordinarli?

TOMMASO No, no.. Ho mandato l'autista... io sono rimasto nel tassi. (Si sente una voce di donna che canta con lieti gorgheggi).

ALBERTO Senti... senti...

TOMMASO Chi è?

ALBERTO (con rabbia) E' lei... Adesso i nervi sono passati! Adesso canta!... Canta, canta. Dopo il matrimonio non aveva più aperto bocca... Ma ora... chi sa perché è ridiventata canora!... Tutto il repertorio romantico... Tosti... Denza... Tirindelli... ideale... Vaticinio... Vorrei...

(S'ode la voce di Marina che canta: «Vorrei»).

TOMMASO (ascoltando) Non canta mica male!

(La voce di Marina riprende il ritornello:  «Vorrei... vor­rei...-»).

ALBERTO Vorrei... vorrei!... Lo so io che cosa vorrebbe!

MARINA (entrando, sorridente, da sinistra) Oh! ancora qui, Savelli!

TOMMASO Sì, ma adesso me ne vado, tolgo il disturbo.

MARINA (gentilissima) Ma no, per carità; anzi mi scusi se l'ho trattato un po' sgarbatamente poco fa. Gradisce una tazza di tè?

TOMMASO Grazie, signora, ma non si disturbi...

MARINA Per carità... Nessun disturbo... Lo preferisce col latte o col limone?

TOMMASO Grazie... col latte...

MARINA - (avviandosi verso l'arco) Tu, invece, col limone, è vero Cocò?

ALBERTO Ti prego, Marina... te l'ho già detto mille volte! Non mi chiamare Cocò!

MARINA Perché... Non ti piace? Eppure ti sta tanto bene! (« Tommaso) E' vero che gli sta bene?

TOMMASO Sì, sì, non c'è male!...

(Marina esce).

ALBERTO (con chiuso furore) Cocò... L'hai sentita? Cocò!.»

TOMMASO Ma via!... Sii calmo... Non t'eccitare cosi

ALBERTO E che cosa vuoi che faccia? Che mi metta a ri­dere?... Che mi metta a ballare?

TOMMASO Attento... attento... Eccola!

MARINA. (rientra da sinistra con una scatola in mano) Ecco intanto un anticipo... (porge la scatola aperta a Tommaso).

TOMMASO Che cos'è?

MARINA Cioccolatine... le assaggi... Sono ottime!

TOMMASO Ah, veramente io... Sa... La cioccolata riscalda...

MARINA Beh... ne prenda una! Cosa vuole che le faccia...

TOMMASO Va bene!... Tanto per gradire... Una non mi po­trà far male!

MARINA Lui, invece, è un ghiottone! Sa che bisogna che le Chiuda... Se no se le mangia tutte lui!... (porgendo la scatola ad Alberto) Avanti... prendi... Ma mi raccomando, con di­screzione...

ALBERTO No... non ne voglio!

MARINA Perché?... Ti sei offeso forse perché io..; Ma no! Dicevo per scherzo! Prendi, caro... prendi...

ALBERTO (allontanandosi) Ma non mi vanno... ti dico! non mi vanno!...

MARINA Ma che hai?... Sei nervoso... irrequieto... che hai?

ALBERTO (andando  sulla veranda)  Ma niente... niente!... che cosa vuoi che abbia. Sarà il tempaccio! (Appare Rosina da sinistra spingendo una piccola tavola a rotelle col servizio per il tè).

MARINA Oh, brava Rosina... portalo qui.

ROSINA Signor ingegnere... è venuto l'elettricista.

ALBERTO L'elettricista? Per che fare?

ROSINA Per accomodare il campanello del cancello!

ALBERTO Ah sì!... Digli che cominci pure! Adesso vengo anch'io!

TOMMASO Oh!... Vi siete decisi finalmente a farlo accomo­dare quel campanello! Un povero disgraziato stava lì a suonare per delle mezz'ore!

MARINA (servendo il tè) Beh... c'era il cancello aperto! Ba­stava spingere!

TOMMASO Già!... Ma così ognuno poteva entrare ed uscire liberamente!

MARINA Oh Dio!... Che pericolo c'è? Questi sono posti così tranquilli!...

ALBERTO Niente affatto!... Niente affatto! Bisogna sapere chi arriva... bisogna sapere chi entra! Se no la faccenda diventa troppo comoda!

MARINA (volgendosi sorpresa) Che faccenda?

ALBERTO (riprendendosi) No... volevo dire... Si vedono certi tipacci qui intorno!

MARINA Macché tipacci!... Io non li ho mai visti i tipacci!

ALBERTO E io invece sì! Ce n'è uno che gironzola qui in­torno...

MARINA (trasalendo) Come?...

ALBERTO Sì, sì... sono parecchi giorni che lo vedo... Del resto l'ha visto anche lui.

TOMMASO  (sorpreso) Io?

ALBERTO (urtandogli il braccio) Sì... non ti ricordi che te l'ho fatto notare?

TOMMASO  (fingendo di ricordare) Ah già!... E' vero!

MARINA (con disinvoltura) Sarà qualcuno che aspetta l'au­tobus.

ALBERTO L'autobus?... Tutto il  giorno  aspetta l'autobus? Mattina, giorno, sera... Lo aspetta sempre e non lo prende mai!...

MARINA E che vuoi che ti dica... Io non l'ho visto... Guarda che ti si fredda il tè...

ALBERTO (avviandosi) Aspetta un momento. Devo dire una cosa all'elettricista... (esce dal fondo. Una pausa).

MARINA (a Tommaso) Un'altra tazza?

TOMMASO Grazie... ma non vorrei... Sa... il tè non mi fa dormire. Poco... poco... grazie.

MARINA  (con aria indifferente) Beh!... Com'era questo ti­paccio?

TOMMASO Quale tipaccio?

MARINA Quello che gironzola qui... intorno alla casa...

TOMMASO Ah... niente di straordinario! Un tipo comunissimo...

MARINA (dopo una pausa) Ma... com'era d'aspetto? Sì... in-somma... che impressione faceva?

TOMMASO Che impressione?... Nessuna impressione! Permette che prenda un altro di questi biscottini? Sono vera­mente squisiti...

MARINA Prego... prego... Ma avrà visto almeno se era gio­vane, vecchio, bello, brutto...

TOMMASO Sa... io l'ho osservato poco. Mi pare che fosse giovane... alto... con una bella barba...

MARINA (spaventata) Barba?...

TOMMASO No, no... la barba non l'aveva... Almeno mi sem­bra... Ma le interessa tanto, signora?

MARINA A me?... Per carità! Domandavo così... ma...(ve­dendo rientrare Alberto) Beh!... Lo ha giàaccomodato il campanello?

ALBERTO (che ha delle lettere in mano) Sì... sta lavorando. E' arrivata la posta.

MARINA (ansiosa) La posta?...   (dominandosi)  C'è niente per me?...

ALBERTO (sfogliandola) Non so... Adesso guardo, (dopo aver passato varie lettere) Ecco... una lettera, (la osserva atten­tamente rigirandola da ogni parte).

MARINA (con impazienza) Beh... dammela!

ALBERTO (porgendogliela) Ecco!...

MARINA (prendendo la lettera e mettendola nella cintola) Grazie.

ALBERTO Ma come?... Non la leggi?...

MARINA Sì... la leggo dopo... non c'è fretta! E' di quella stu­pida di Sofia!

ALBERTO E chi è Sofia?

MARINA Una mia compagna di scuola... Mi scrive ogni mo­mento. Un sacco di sciocchezze inutili! Tanto noiosa!... (dopo un breve momento d'imbarazzo) Ah!... permettete un momento... Torno subito. Ho dimenticato di... (esce ra­pida da destra).

ALBERTO (a Tommaso) Sai di chi è quella lettera?

TOMMASO Sì... di quella stupida di Sofia.

ALBERTO No... è mia!...

TOMMASO Tua?...

ALBERTO Sì... E' quella che le ho scritto ieri. Anzi avrebbe dovuto arrivare stamattina... Ora lei è di là che la legge... che la divora, Tommaso... da quella lettera, dipende tutto!

TOMMASO Perché... Che cosa c'è?

- 40 -

ALBERTO Le ho dato un appuntamento.

TOMMASO Un appuntamento?

ALBERTO Sì... per oggi alle cinque. Al Foro Romano... sotto l'Arco di Settimio Severo. Questa è la prova definitiva!... Se lei ci va, è tutto finito!

TOMMASO Finito}... Macché finito! Non esageriamo! Lei ci va, non trova nessuno e se ne torna a casa!

ALBERTO Già! E se ci fosse qualcuno ad aspettarla?

TOMMASO Beh!... Non c'è bisogno adesso di montarsi la te­sta! Non è mica detto che ci vada a quest'appuntamento! Anzi speriamo invece che...

ALBERTO Speriamo!..: Speriamo! Bella parola! Vedi... basta che lei vada, per essere colpevole. Ormai la transazione mo­rale è avvenuta! Lei ha deciso di tradire! E' come se avesse passato il Rubicone...

TOMMASO Che cosa?

ALBERTO II Rubicone...Il Rubicone...

TOMMASO Ah, sì, sì, Cesare!... «Alea jacta est».

ALBERTO Che ore sono?

TOMMASO Le quattro e venti.

ALBERTO L'appuntamento è per le cinque. Ma dov'è?... Che cosa fa? Ecco... è questo che vorrei sapere! Che cosa fa! Forse è indecisa... combattuta... Basterebbe un gesto... una parola per trattenerla! Che ore sono?

TOMMASO Te l'ho detto proprio adesso: le quattro e venti.

ALBERTO Ah, già, è vero! Senti, Tommaso, fammi il piacere, vacci tu.

TOMMASO Dove?

ALBERTO Al Foro Romano... sotto l'Arco di Settimio Severo. Sorveglia il posto. Ma nasconditi in modo da non farti vedere.

TOMMASO Nascondermi?

ALBERTO Sì, mettiti in un negozio, dentro un caffè...

TOMMASO Un caffè? Al Foro Romano? Sotto l'Arco di Set­timio Severo?... Ma non vi sono mica caffè!

ALBERTO Beh, nasconditi dietro una colonna, dietro a un rudero! Dio come sei complicato tu! (spingendolo verso la porta del fondo) Avanti, sbrigati!

TOMMASO Eh, aspetta! Il cappello, il soprabito...

ALBERTO (dandogli la sua roba) Ah, già, tieni... tieni... Poi

ritorna qui, fammi sapere, (lo spinge fuori. Poi rientra in

scena. E' nervoso, irrequieto. Consulta l'orologio, si avvicina

alla porta di destra e di sinistra ascoltando. Squilla il cam-

panello del telefono. Alberto, che ha trasalito, sta per av­vicinarsi all'apparecchio quando entra Rosina).

RO8INA. -   (facendo l'atto di ritirarsi) Ah... risponde lei?

ALBERTO No, no, senti tu. Se vogliono me, di' che non ci sono.

ROSINA (all'apparecchio) Pronto... pronto... Casa Verani. Sì, signorina... Permetta un momento... (posa il ricevitore) E' la signorina Clara... vuole la signora... (esce da destra, e dopo qualche istante rientra, va al telefono e parla) Dice la signora che la scusi tanto... S'è sdraiata un momento sul letto perché non si sente bene! Dice che oggi non esce... Che le telefonerà lei domattina. Arrivederla, signora... (riat­tacca il ricevitore).

ALBERTO (che ha ascoltato la telefonata rasserenato, felice) Che cosa ha detto la signora? Che oggi non esce?

ROSINA Sissignore.

ALBERTO (vorrebbe chiedere qualche cosa) E... e... Grazie. Va' pure. (Rosina esce da sinistra, Alberto, allegrissimo, gira per la stanza, prende un biscottino sulla tavola da té. Poi va a sedere su una poltrona, accende una sigaretta. Dalle sue espressioni soddisfatte si intuisce il pensiero. La gratitudine per Marina, il pentimento per il dubbio, la gioia della certezza. Dopo quache istante si schiude silenziosa­mente la porta di destra e appare Marina con un elegante abito da passeggio. Ha un cappello con la veletta che le nasconde in parte il volto. Ella non s'accorge di Alberto e cauta, in punta di piedi, si dirige verso il fondo. Alberto, l'ha seguita con lo sguardo esterrefatto, balza in piedi) Marina!

MARINA (volgendosi vivamente) Ah! sei qui?

ALBERTO Già! Sono qui!... Dove vai?

MARINA (cercando di nascondere l'imbarazzo) Non t'avevo mica visto. Credevo che fossi uscito con Savelli.

ALBERTO No, non sono uscito. Ma tu, dove vai?

MARINA Oh! una noia! Mi tocca andare dalla sarta!

ALBERTO Dalla sarta?

MARINA Sì. Mi era passato dalla mente! Fortuna però che me lo sono ricordata! Sai... devo fare delle modificazioni a un vestito... E se non ci vado, non può continuare il lavoro! Una seccatura! T'assicuro che ne avrei fatto volentieri a meno... Anzi, fammi andare che sono già in ritardo.

ALBERTO No, aspetta. A che ora hai l'appuntamento?

MARINA L'avevo alle quattro e mezzo, figurati, ma credo che - 42 -

ormai... Beh, pazienza! Mi aspetterà!

ALBERTO Ecco, appunto... vieni qui. Mettiti a sedere...

MARINA Mettermi a sedere?... Ma se t'ho detto che sono già in ritardo!

ALBERTO Che importa? Ritardare mezz'ora o ritardare un'ora è lo stesso.

MARINA Ma no che non è lo stesso! Anche lei ha da fare! Non può mica stare al miei comodi! E poi, sai come sono le sarte! Non ti consegnano il vestito in tempo e dicono che la colpa è tua, perché hai tardato alla prova. Abbi pa­zienza, lasciami andare. Tanto fra mezz'ora, fra un'ora al massimo, sono di ritorno.

ALBERTO Dove sta questa sarta?

MARINA (confondendosi) Dove sta? Sta lì, lì... al centro... (Dome si chiama la via? Oh che stupida! adesso mi sfugge il nome.

ALBERTO Perché non le telefoni?

MARINA Per dirle che cosa?

ALBERTO Per dirle che vai un po' più tardi. E poi può darsi che la prova non sia ancora pronta.

MARINA Sì, sì... è pronta ne sono sicura! E' pronta da sta­mattina.                                                                       —

ALBERTO Beh! telefonale lo stesso.

MARINA (dominando l'impazienza) Ma è inutile! Che cosa devo telefonarle? E poi... poi non è possibile, non ha te­lefono!

ALBERTO Come non ha telefono?... Se le telefoni tutti i giorni!

MARINA Ah sì! Ma questa è un'altra. Non è mica quella solita. Una sartina che mi ha indicato Marcella! Tanto brava e molto più economica. E poi piena di premure... piena di buona volontà... Beh, arrivederci, Alberto. Ah! Se hai piacere d'andare a teatro, fìssa pure i posti. Ciao. (s'avvia).

ALBERTO (facendo l'atto di prendere il soprabito) Aspetta, che ti accompagno.

MARINA Dove?

ALBERTO Dalla tua sartina.

MARINA Ma... cosa vuoi accompagnarmi!  Sta in capo al mondo!

ALBERTO Appunto per questo! Tanto non ho niente da fare!

MARINA   (imbarazzata)   Sì, sì... grazie... sei molto gentile. Ma  poi   devo  andare  prima  un momento  da  Marcella... Sì, perché appunto... forse viene anche lei...

ALBERTO (posando il soprabito) Ah ecco! Va bene. Allora non importa!   Va' pure.

MARINA Non te la sei mica presa a male? Sai... io dicevo così... Ma poi torno subito... il tempo d'andare e tornare. Addio... addio, Cocò...

ALBERTO (con rabbia) Ma non mi chiamare Cocò. Come te lo devo dire?

MARINA (ridente e affettuosa) Ah sì! Hai ragione! Scusa! M'è scappato! Arrivederci, signor ingegnere Verani... (gli fa una riverenza e poi un salutino con la mano) Ciao!... (s'avvia).

ALBERTO (con la faccia un po' tremante) Marina, Marina...

MARINA (colpita dal tono) Che hai?

ALBERTO Senti, Murimi vieni qui un momento. Io non so che ho oggi... Ma vorrei che tu restassi qui ancora un momento... Qui con me. Noi due soli. Di solito c'è sempre qualcuno... Quell'Insopportabile Savelli sempre fra i piedi. Ma Invece così mi piace, come nei primi tempi... Ti ri­cordi? Passavamo delle ore a parlare... Anzi certe volte non parlavamo neppure... Ce ne stavamo così... io scrivevo... tu  lavoravi... Si faceva buio  a poco a  poco... Ti ricordi?

MARINA  (un po' turbata) Sì, sì...

ALBERTO Vedi... è questo il male... che poi ci si perde... non ci si trova più. Sorgono delle piccole discussioni stu­pide che si ingrandiscono... s'ingrandiscono... Sciocchezze! Sciocchezze! Ma intanto ci si urta, si diventa quasi cat­tivi... Oh! Non voglio mica farti dei rimproveri! E' mia la colpa, lo so, è quasi sempre mia! Anzi ti domando scusa se qualche volta... Beh, adesso non ci pensiamo più!... Sai che cosa facciamo adesso? Prendiamo la macchina è an­diamo a Ostia! Al mare! E' bello adesso! Non c'è nes­suno... Tutte le capanne chiuse... la spiaggia deserta... Arriviamo in tempo per vedere il tramonto... Ti ricordi quei bei tramonti che vedevamo a Viareggio? Quando fa­cemmo la scommessa di arrivare in cima al molo prima che il sole fosse scomparso nell'acqua?

MARINA (sorridendo al ricordo) Già... e non riuscivamo mai ad arrivare in tempo!

ALBERTO (con allegria) Eh sfido! Si precipita giù con tanta fretta! Beh!... Vuoi scommettere che riusciamo ad arrivare ad Ostia prima che il sole sia tramontato? Se si parte subito...

MARINA Adesso?

ALBERTO Sì. Tramonta fra mezz'ora... In dieci minuti siamo a Porta San Paolo... e in venti minuti arriviamo al mare. C'è quel rettifilo in fondo... abbiamo il sole proprio dì fronte. Se riusciamo ad imboccare il rettifilo quando co­mincia a tuffarsi nell'acqua... Ma non c'è tempo da per­dere! Avanti... Sbrighiamoci... (va per prendere il soprabito).

MARINA No, senti... andiamoci un altro giorno, magari do­mani... Ma oggi non posso.

ALBERTO   (frenandosi)  Perché non puoi?

MARINA Ma te l'ho già detto... C'è la sarta che mi aspetta.

ALBERTO (con uno scatto d'impazienza) E mandala al dia­volo la sarta!

MARINA.   - Non  posso...  ti dico che  non posso!  Poveretta... Sta lì ad aspettarmi...  Anzi, che ore sono?

ALBERTO   (cupo)  Non lo so!

MARINA (guardando il suo orologetto) Oh mio Dio! Le cin­que meno   dieci!... E m'aspettava alle   quattro e mezzo. Addio, addio...  fammi scappare!

ALBERTO (cambiando tono) No... aspetta!

MARINA (colpita)  Che?

ALBERTO Non è vero che tu vai dalla sarta!

MARINA Come?

ALBERTO Non è vero! Tu hai un appuntamento!...

MARINA Un appuntamento?... Io?...

ALBERTO Sì... alle cinque... Al Foro Romano... Vedi che sono perfettamente informato!... Perciò è inutile che caschi dalle nuvole!... Mettiti a sedere e parliamo un poco fra noi!... Tanto ormai sono già le cinque e non arriveresti più in tempo!... Dunque... Sentiamo... Che cosa hai da dirmi?...

MARINA  (chiusa) Niente!... Se lo sai!!!

ALBERTO Sì... d'accordo!... Ma ammetterai, spero, che avrò diritto almeno ad una spiegazione!...

MARINA No... non c'è  niente da spiegare!...

ALBERTO Come niente?... Ah! Secondo te è la cosa più na­turale   di questo   mondo!  Ti secca  di dovermi spiegare! Già!... Si capisce!... Avresti preferito che io avessi creduto alla tua storiella   della sarta!... Lasciala  in  pace   quella borsetta... che lei non c'entra! Sei nervosa, è vero?... Pensi a quell'altro che ti aspetta! Scommetto che in questo momento mi odi... E anche poco fa mi odiavi quando cercavo di trattenerti! Non immaginavi che io sapessi, è vero? Sì... sapevo... sapevo... Ma speravo che tu trovassi in te, nella tua coscienza un freno... un ritegno! Sono arrivato fino al punto di pregarti!... Invece niente!... E adesso tu non hai nulla da dire? (Marina tace) Marina... (Marina con­tinua a tacere)  Ma, insomma, parla... di' qualche cosa!

MARINA Che cosa vuoi che ti dica? Sì... è vero! Sono col­pevole! Non lo nego!...

ALBERTO.  - E questo è tutto?... Non hai altro da dirmi?

MARINA Ma che cosa vuoi che ti dica?... Più che con­fessartelo!

ALBERTO Ma... ma... ma insomma è roba dell'altro mondo! Io penso che  tu  sia un'incosciente!  Ma guardala  lì... al­tezzosa, sdegnata! Oh!... E' inutile che alzi le spalle! Ma santo Dio!... Una donna che avesse un po' di pudore, un po' di dignità cercherebbe di spiegare... di giustificarsi... si mostrerebbe umiliata, pentita... chiederebbe  perdono!

MARINA Ma no!... E' inutile. Tanto ormai!...

ALBERTO Ma niente affatto!... Voglio sapere!... Non quello che hai fatto perché lo so già! Ma perché l'hai  fatto? il  motivo... la ragione.  Eh,  perbacco, avrò almeno il di­ritto di saperlo!

MARINA Ma no!... A che scopo? E poi sarebbe troppo lungo a spiegarsi... Però voglio dirti una cosa... Tu sei padrone di non crederla, ma ti giuro che è la verità! Oggi era la prima volta che io...

ALBERTO (interrompendola) Sì... lo so... Fino ad ora l'idillio è stato epistolare!

MARINA   (sorpresa) Ah!... Sai anche questo?

ALBERTO Sì... questo... E molte altre cose! E forse più di quello che sai tu!

MARINA  Come?...

ALBERTO Questo è affar mio! Vedi... tu mi faresti pena se non mi facessi ridere!... Ti credevo una donna di spirito, una donna intelligente... E invece ti sei rivelata mediocre, meschina... Hai commesso la vecchia colpa stupida colle solite letterine sdolcinate e sentimentali piene d'aggettivi, d'avverbi e di puntini...

MARINA   (volgendosi vivamente) Hai letto le mie lettere?

ALBERTO Sicuro!... E anche quelle dell'altro!

MARINA Vigliacco!

ALBERTO Chi? Io o lui?...

MARINA Tu!

ALBERTO Ah, io!... Credevo parlassi di lui! E adesso scom­metto che ti dai l'aria della vittima, dell'anima incom­presa! Sì, sì... ne sono sicuro!... Tutte le donne che com­mettono qualche sciocchezza si comportano così... Ma poi hanno il buon gusto di pentirsi e il buon senso di chiedere perdono! E allora... si capisce... i mariti perdonano! Dun­que ammettiamo che tu ti sia pentita e mi abbia chiesto perdono. Perciò, Marina, non facciamo più chiacchiere inu­tili! E' avvilente per tutti e due! Tu sai quello che hai fatto! Ti puoi giudicare da te stessa! Io voglio essere ge­neroso! Voglio considerare che sia stata una ragazzata!... Va bene! Non ne parliamo più! Ma tu devi promettermi che fra te e... quell'altro sarà tutto finito! (Marina non risponde) Hai capito?... niente più lettere... niente appun­tamenti! {Marina non risponde) Me lo prometti? (Marina non risponde) Marina... me lo prometti?

MARINA Non... non posso!...

ALBERTO (sorpreso) Non puoi?... Ma come non puoi? Ti dico che ti perdono... che faccio come se nulla fosse ac­caduto!... Ti chiedo solo di promettermi che non penserai più a quell'altro... che non gli scriverai più... che non cer­cherai più di vederlo! Eh, scusa! E' il meno che ti possa chiedere!

MARINA Non posso, Alberto... non posso.

ALBERTO Ma perché, santo Dio... perché?

MARINA Perché lo amo!

ALBERTO (alzando le spalle) Macché ami, non dir sciocchezze... macché ami!

MARINA (decisa) Sì... lo amo! Perdonami Alberto, ma vo­glio essere sincera con te!... Non posso farti una promessa che non sarei capace di mantenere!

ALBERTO Ma scusa, Marina... è assurdo quello che dici! Ma tu non sai che quell'altro...

MARINA (interrompendolo) No... lascialo stare quell'altro! Lui non c'entra! La questione è fra me e te!... Siamo giunti a una svolta decisiva della nostra vita! Bisogna venire ad una soluzione!... Se tu non te ne fossi accorto forse te ne avrei parlato io stessa!... Perché è necessario!... Non possiamo più vivere così!

ALBERTO Ma come?... Tu vorresti dire  che fra noi due...

MARINA Sì, Alberto... La colpa è mia, lo so... Te ne chiedo perdono... Io non ti voglio più bene!...

ALBERTO Ma come? Non mi vuoi più bene? E tutto questo perché uno... Ma tu vuoi scherzare! Non è possibile che per questa sciocchezza...

MARINA No, Alberto, non è una sciocchezza... E' molto tempo che ci penso... Tante volte sono stata sul punto di dirtelo...

ALBERTO Ma scusa, Marina, ... abbi pazienza... tu non ti rendi conto...

MARINA Sì, sì... me ne rendo conto. E misuro anche tutte le conseguenze! Mi dispiace di doverti parlare così... ma è necessario.

ALBERTO Marina...

MARINA (interrompendolo) No!... ti prego... non dire più nulla... Sarebbe inutile!

ALBERTO (smarrito) E allora, va bene... Come vuoi! Va'... Va' pure!...

(Marina esita un istante poi esce a dritta. Alberto cade su di una poltrona accasciato. Pausa. Dal fondo entra, an­sante, Tommaso).

TOMMASO.  - Alberto!  Alberto!

ALBERTO (riscuotendosi)  Eh, cosa c'è?

TOMMASO  (con gioia)  Non è venuta!... Non è venuta!

ALBERTO (con uno scatto di rabbia) E va' al diavolo anche tu!  (esce).

FINE DEL SECONDO ATTO


ATTO TERZO

La stessa scena degli  altri atti.

Al levarsi del sipario Alberto sta scegliendo delle carte mila scrivania e le dispone In una grossa busta di cuoio. Appare Rosina da sinistra por­tando sulle braccia  della biancheria.

ROSINA E questi li porta tutti?       

ALBERTO  (senza alzare gli occhi) Che cosa sono?

ROSINA I  pijama... quelli di seta e quelli di lana...

ALBERTO Mettili nella valigia grande... no... aspetta... vieni qui... è inutile che mi porti tanta roba. (scegliendoli) Ecco... questo... questo...

(Si ode uno squillo di campanello).

ROSINA Suonano, signor ingegnere... devo andare ad aprire?

ALBERTO Sì... va... va pure... lascia, questi li porto io.

(Rosina esce dal fondo mentre Alberto esce da sinistra. Dopo qualche istante Rosina rientra con Tommaso).

ROSINA S'accomodi, signor avvocato: avverto subito l'in­gegnere.

TOMMASO (che ha un'aria stanca e avvilita) No... lascia... non importa. Tanto io non ho fretta...

(Rosina esce. Tommaso si mette a sedere. Rientra Alberto frettolosamente e si dirige verso la scrivania).

ALBERTO (vedendo Tommaso) Ma che fai qui?... Si può sapere che vuoi?

TOMMASO  (alzandosi) Ma scusa, Alberto.

ALBERTO Te l'ho detto mille volte di non venirmi a sec­care qui! Beh, avanti... sbrigati!... dimmi che cosa vuoi e levati dai piedi!

TOMMASO Ma scusa, Alberto... m'avevi detto di aspettarti a Piazza Colonna...

ALBERTO Già... appunto...  Aspettami a Piazza Colonna.

TOMMASO Ma t'ho aspettato!... M'hai dato l'appuntamento per le due e mezzo!... Ora sono quasi le sei...

ALBERTO Ah sì! Abbi pazienza! Ho avuto da fare!... (dan­dogli dei libri) Tieni... fammi il piacere... porta questi libri a Rosina... che li metta in fondo  alla valigia... dove ha messo quegli altri.

TOMMASO   (fermandosi perplesso) Ma perché?... Parti?...

ALBERTO Sì... parto... parto.

TOMMASO E dove vai?...

ALBERTO Non lo so!...

TOMMASO Come non lo sai?...

ALBERTO (con impazienza) Non lo so... non lo so... ti prego, Tommaso, non mi seccare con le domande inutili! Avanti porta quei libri a Rosina...

TOMMASO E dov'è Rosina?

ALBERTO In camera mia.

TOMMASO Va bene, (esce da sinistra. Si ode squillare il telefono).

ALBERTO (prendendo il ricevitore) Pronto... Casa Verani. Ah, buon giorno, signorina...; no... non c'è! Non glielo saprei dire... Come? No, no... non lo so... ma no... si figuri! (rientra Tommaso da sinistra) Va bene... va bene... Mi scusi, signo­rina, ma ho molta fretta... Oh, s'immagini. Arrivede... sì... va bene! Arrivederla!... (riattacca il ricevitore con rabbia) Queste pettegole! Sembra che lo facciano apposta! Quando uno ha da fare!... e picipici... e picipicipici... E poi si direbbe quasi che abbiano saputo! Certi discorsi... certe allusioni!... Eppure non credo che Marina sia andata a raccontarlo in giro! Eh perbacco!... Non ci farebbe mica bella figura!... A proposito... sei stato alla banca?

TOMMASO Sì... tutto fatto!... Basta che passi tu per le firme!

ALBERTO Ah!... Va bene! Ti ringrazio!... Poi mi fai il pia­cere tu di spiegare a Marina...

TOMMASO Io?

ALBERTO Sì. Io preferisco non aver più niente da dirle... Anzi non voglio neppure salutarla!... Parto e chi s'è visto s'è visto!...

TOMMASO Ma abbi pazienza, Alberto, ma non ti pare...

ALBERTO (interrompendolo) Oh senti... non ricominciare col solito discorso! Lo so che è cretino... lo so che è ridi­colo! Ma ormai dobbiamo dividerci... Non c'è più niente da fare! Del resto è proprio lei che lo vuole. Me l'ha detto chiaramente! Che cosa dovrei fare secondo te? Scongiu­rarla di restare con me? Restare con me e continuare a spasimare per quell'altro?

TOMMASO Ma che altro?.. Ma che altro? Ma se non c'è quell'altro!...

ALBERTO Già!... E' appunto questo il male! Che non c'è!

TOMMASO Perché  preferiresti che  ci fosse?

ALBERTO Beh!... E' inutile che m'affatichi a spiegarti! Quando uno è... (batte con le nocche sul tavolo per ac­cennare all'ottusità di Tommaso) Ma fammi il piacere... non continuiamo a parlar di queste cose che io non ne posso più! Tieni... metti questa roba... (gli da un fascio di carte).

TOMMASO Dove?

ALBERTO Lì... in quella busta! Oh... guarda che mi assumo io tutte le colpe... Dirai a Marina che le lascio a dispo­sizione la casa. E per la parte finanziaria come abbiamo stabilito... Se ci fosse qualche difficoltà mi scriverai.

TOMMASO Sì... va bene... ma scusami... Per poterti scrivere bisognerebbe che sapessi dove vai.

ALBERTO Te lo farò sapere. Per ora vado a Torino per certi affari... E poi... poi vedremo...

TOMMASO Senti un po', Alberto...; m'è venuta un'idea... Se le dicessi io che Mistero eri tu?

ALBERTO Ma neanche per sogno!... Guardatene bene! Guai a te se le vai a dire una cosa simile! Sarebbe un disastro...

TOMMASO Perché?

ALBERTO Perché m'odierebbe!... E avrebbe perfettamente ragione! E poi bella figura ci farei! No... no... Fammi il piacere!... Non t'impicciare in quest'affare! Se ti fa delle domande, dille che non sai nulla!...

TOMMASO Va bene... Va bene. Ma sai... lo dicevo anche per lei...

ALBERTO Per lei?

TOMMASO Eh già!... Come rimane adesso? Tu te ne vai… Mistero non si fa più vivo...

ALBERTO E che?... Pretenderesti che continuassi a man­darle dei fiori?

TOMMASO No... non dico questo. Ma anche lei, povera donna!... Mettiti un po' nei suoi panni... Adesso che s'è innamorata di questo Mistero...

ALBERTO (con amaro sarcasmo) Già!... Innamorata!... La grande passione!... Un amore enorme... formidabile! Ton­nellate d'amore che non sa più dove collocare. Lo ha tolto a me per darlo a Mistero. E adesso non sa che farne, non sa dove metterlo. Se ne sta lì con tutto questo amore inutile...

TOMMASO Già,  che peccato!  Tutto un amore  sprecato!...

ALBERTO Ecco... appunto... Sprecato!... Se Mistero si rive­lasse glielo rovescerebbe addosso come un uragano!

TOMMASO Oh poveraccio! E allora... appunto per questo... sotto... E dille che sei tu.

ALBERTO Ma non posso, non posso... Vedi che tu non ca­pisci...  già... è inutile. Tu le conosci poco le  donne!

TOMMASO Oh, senti... non vorrai ancora sostenere che le conosci tu!

ALBERTO No... hai ragione! Non le conosco neanche io!... Non le conosce nessuno! Ma adesso non mi far perdere tempo!... Devo fare una corsa all'ufficio per sistemare certe cose! E poi avevo da fare un'altra cosa... non ricordo bene... Un appuntamento... Alle sei... a Piazza Cesare Co­lonna... con te. Ah! Già! (chiamando verso sinistra) Rosina... Rosina!... (a Rosina che appare sulla soglia) Finisci di metter nella valigia la mia roba... Passerò più tardi a prenderla col tassi, (appare alla porta di destra Marina. Breve istante d'imbarazzo  generale).

TOMMASO Buongiorno, signora...

MARINA Buongiorno, Savelli... Giusto lei! Ho bisogno di parlarle... (indicando il divano a Savelli) S'accomodi, pure...

TOMMASO Grazie, signora...

(Savelli e Marina siedono sul divano. Alberto rimane in piedi imbarazzato).

ALBERTO (prendendo il cappello e il soprabito) Allora io vi lascio. Voi avrete da parlare... (pausa imbarazzata) Beh!... Arrivederci, Tommaso...

TOMMASO Ciao, caro...

ALBERTO Arrivederci, Marina...

MARINA Arrivederci...

ALBERTO (quando sta per varcare la soglia della porta in fondo) Ah, Tommaso... se vuoi venire alla stazione il mio treno parte alle sette e un quarto...

TOMMASO Ah... benissimo!

ALBERTO Scusa, Marina... m'ero dimenticato di dirtelo... io parto stasera.

MARINA (indifferente) Ah sì?...

ALBERTO Vado a Torino per certi affari... Starò via una decina di giorni...

MARINA Ah ecco!...

ALBERTO (dopo un'altra pausa imbarazzante) Allora... al­lora arrivederci.

MARINA Arrivederci...

ALBERTO Ciao, Tommaso...

TOMMASO Ciao!...

(Alberto esce dal fondo. Una pausa).

MARINA Mi scusi, Savelli, forse lei aveva da fare...

TOMMASO No, signora... per carità. E poi se anche avessi avuto da fare... s'immagini...

MARINA Grazie, Savelli... Lei saprà certamente quello che è accaduto fra me e Alberto in questi giorni...

TOMMASO Oh Dio... sì... vagamente... Alberto mi ha ac­cennato qualche cosa.

MARINA (risoluta) Ebbene, adesso glielo dico io. L'ho tradito...

TOMMASO  (con ostentato stupore) Oh, perbacco!...

MARINA Perché?... Non lo sapeva?...

TOMMASO Sì... lo sapevo. Ma sa... a sentirglielo dire così... Forse poi... dopo tutto... non si tratta di un vero tra­dimento...

MARINA Sì, sì... l'ho tradito... l'ho tradito... non ho nessuna attenuante!... Se c'era una moglie che doveva essere fe­dele a suo marito quella ero io! Perché Alberto non lo meritava... Avrà anche lui i suoi difetti... Ma è buono, ge­neroso, leale... Perché... Cosa dice? Non è vero  forse?

TOMMASO Sì, sì... Verissimo!

MARINA Ah ecco!... Se sapesse che pena mi fa in questi giorni! Non una parola, non un rimprovero!... Un altro avrebbe fatto delle scenate, insulti, minacce, escande­scenze!... E avrebbe avuto ragione! Invece lui niente!... Eppure gli dispiace. Si vede benissimo che gli dispiace. E in fondo... In fondo, creda Savelli... dispiace anche a me.

TOMMASO (conciliante) Beh!... Ma allora se dispiace a tutti e due non si potrebbe vedere...

MARINA No, no... ormai è inutile! Sarebbe una situazione penosa e umiliante per tutti e due... Bisogna che ci la­sciamo! Ma non è di questo che volevo parlarle... Senta, Savelli... Io so che Alberto le confida tutto... che non ha segreti per lei... Non le domando di tradire la sua ami­cizia... Ma ho bisogno che lei mi aiuti. Non so a chi ri­volgermi... non so a chi chiedere per poter sapere... Mi dica... Mi dica la verità, Savelli... Che cosa è accaduto fra Alberto e lui...

TOMMASO Lui, chi?

MARINA Lui, sì... insomma... quello che io...

TOMMASO Ah, lui? Niente... niente!... Non è accaduto niente!

MARINA Non menta, Savelli... Se sa qualche cosa me lo dica... Io so come è Alberto! Irruente e impulsivo... Sono  sicura che sarà andato a cercarlo... Gli avrà fatto delle scenate... delle minacce...

TOMMASO No, signora... le assicuro che non gli ha fatto nulla!

MARINA Eppure sono già cinque giorni che non mi scrive... non si fa vivo... non so più nulla di lui... non lo vedo...

TOMMASO   (sbalordito)  Non lo vede?...  Perché?  Prima lo vedeva?

MARINA Prima?... Eh, beh!... Si capisce che lo vedevo...

TOMMASO Ah sì?

MARINA Sì... perché?

TOMMASO Niente... E lo vedeva spesso?

MARINA   (evasivamente)  Oh Dio!... Quasi tutti i giorni!

TOMMASO Ah, tutti i giorni?... E mi dica una cosa, signora. Com'è... com'è...

MARINA Com'è...  (volgendosi insospettita) Ma perché tutte questo domande?

TOMMASO Niente!... Così per curiosità. Com'è... com'è?

MARINA Per curiosità?  E che significa quell'aria ironica? Perché... Lei lo conosce?

TOMMASO (prontamente) Io?... Per carità!... Mai visto!

MARINA Non è vero!... Non dica bugie!... Lei lo conosce!

TOMMASO Ma niente affatto!... Non ne ho la minima idea! Le garantisco, signora, che non so chi sia!

MARINA Senta, Savelli... lei è un uomo d'onore?

TOMMASO Ma sì... Credo... cioè sicuro, perbacco, che sono un uomo d'onore!

MARINA E allora mi dia la sua parola d'onore che non lo conosce!

TOMMASO (cercando di sfuggire) Ma che c'entra adesso la parola d'onore?

MARINA  (incalzante) Mi dia la sua parola d'onore!

TOMMASO Senta, signora... Non è onesto mettere così alle strette un pover'uomo!

MARINA.  - Mi dia la sua parola d'onore, le dico!

TOMMASO Ebbene sì...  è vero!... Lo conosco! .Ma non mi chieda  nient'altro. Perché a costo di perder l'onore, non dirò più una parola!

MARINA Va bene... Va bene!... Non le chiedo nulla!  Del resto cosa vuole che  me ne importi se lei lo conosce!... Perché?... Non le sembra una persona rispettabile?

TOMMASO Sì, sì... rispettabilissima!

MARINA (cercando d'indurlo a parlare) No, no... dica... dica... Anzi ha piacere  se mi parla  francamente di lui!  Però... però non può negare che sia simpatico... eh?

TOMMASO (evasivo)  Sì, sì... non c'è malaccio!

MARINA E non si può dire che non sia un bel giovane! (Tommaso non risponde)  E' vero che è un bel giovane?

TOMMASO Oh Dio! Secondo i gusti!

MARINA Sì... sì...  ma lei... sentiamo... lei come lo trova?

TOMMASO Io? Così... E lei?

MARINA Io? Ah, io... e beh! Capirà che io... 

TOMMASO E già... già...

MARINA   (alzandosi  d'improvviso  impaziente e irrequieta) Auff... Se sapesse che rabbia mi fa!

TOMMASO Chi?

MARINA Lei!... Non capisco adesso  questa sua manìa di voler fare il misterioso!  Non mi chieda nulla... non posso dir nulla!

TOMMASO Sa, signora... ho promesso di non parlare...

MARINA  (volgendosi interessata) A chi l'ha promesso? Ad Alberto?

TOMMASO (pronto) No, no... Alberto non c'entra...

MARINA Allora l'ha promesso a lui?

TOMMASO (solenne)  Sì... ecco...  appunto...   l'ho  promesso a lui!

MARINA  (ansiosa) Perché?

TOMMASO Ecco... questo non glielo posso dire!

MARINA (con uno scatto di rabbia) E va bene... va bene!... Non  importa! Se li tenga pure   i   suoi segreti!... Non li voglio sapere!... Anzi mi scusi se le ho fatto perder tempo...

TOMMASO (facendo  l'atto  di   congedarsi)   Vuole che me ne vada?

MARINA (cambiando tono e ridiventando subito gentile) Ma no!... Perché vuole andarsene? Che furia ha? Aspetti... . Aspetti ancora un momento...   (affettuosa) Venga qui... si metta a sedere... Savelli, è capace di mantenere un segreto?

TOMMASO Sicuro, signora!

MARINA Mi promette di non dirlo a nessuno? A nessuno m'intende bene!  Neanche  ad Alberto!... Me lo promette?

TOMMASO Ma sì, signora...  glielo prometto

MARINA (dopo un'esitazione) Ebbene Savelli.... io quell'uomo non l'ho mai visto!

TOMMASO (fingendo un grande stupore) No?

MARINA Lei non ci crederà...  Eppure è così!  Io non   so niente di lui... Non so chi sia, come si chiami... che faccia abbia! Non l'ho mai visto. Non gli ho mai parlato... Co­nosco solo un nome: Mistero! Un giorno mi sono arrivate delle rose... delle lettere. Io non posso dirle quello che è accaduto in me... Non lo so neanche io! Se ci penso mi accorgo che è stupido... è assurdo... è ridicolo... Me ne rendo perfettamente conto... Vede... mi vergogno quasi di confessarlo... ma pure è così... Sono innamorata...

TOMMASO Innamorata?

MARINA Sì... Innamorata... innamorata... fino al punto di lasciare Alberto... di giuocare la mia vita... tutto... E guardi... non è un capriccio... non è un'infatuazione momentanea... è un sentimento nuovo... inaspettato... è come se si fosse fatta una gran luce nella mia vita... No, no... non rida.... Savelli.... la prego... non rida!... Lei è il solo a conoscere il mio segreto... Anche Alberto lo ignora... Io avrei potuto dirgli la verità. Invece ho preferito tacere!... Pensi quello che vuole... creda quello che vuole! Non m'importa più di nulla!... Sono pronta a lasciare questa casa... a rischiare scandali,   pettegolezzi, maldicenze, tutto...

TOMMASO Per Mistero?

MARINA Sì... per Mistero...

TOMMASO Un uomo che non conosce?

MARINA Sì... appunto un uomo che non conosco...

TOMMASO Ma sa che ha una bella fortuna!

MARINA Chi?

TOMMASO Questo Mistero!... Se ne sta lì tranquillo, paci­fico... E tutto questo amore!... E pensare che uno passa magari tutta la vita  a corteggiare una donna e invece...

MARINA (che intanto gli si è avvicinata, siede sul bracciuolo della poltrona e gli parla tenera e insinuante) Sa­velli... mi  dica...  mi dica chi è Mistero...

TOMMASO  (con disagio) Ma non posso... non posso...

MARINA (carezzandogli la testa) Ma perché non può? Tanto io lo saprò lo stesso... Fra pochi giorni... forse domani stesso... Perché quest'ostinazione?... In fondo che cosa le costa di dirmelo?

TOMMASO (non avendo più forza di reagire) No... Non è che mi costa!... Ma lei lo ama proprio tanto?

MARINA Ma sì! Gliel'ho già detto!

TOMMASO (dopo un'esitazione) Ma non ha nessun dubbio... nessun sospetto?

MARINA No, no... ho cercato di pensare... d'indovinare... Ma non so... non so...

TOMMASO Eppure... eppure è una persona che lei conosce...

MARINA La conosco?

TOMMASO Sì... La conosce benissimo! Da molto tempo!

MARINA Ma chi può essere?... Avanti, Savelli... Mi dica chi è... mi dica chi è...

TOMMASO Vuoi proprio saperlo?...

MARINA Sì... chi è... chi è?

TOMMASO Mi promette di non dirlo a nessuno?

MARINA Sì... glielo giuro!... Non lo saprà nessuno... Avanti... chi è... chi è?

TOMMASO Devo proprio dirglielo?

MARINA Ma sì!... Ma sì!... Non mi tenga sulle spine!... Chi è... chi è?

TOMMASO.  - Ebbene Mistero è... Mistero  sono io!...

MARINA   (sbalordita)  Lei?

TOMMASO Sì... sono io. Una parola d'amore che penso, ma non vi dico...

MARINA Lei!...

TOMMASO Sì... io... io...

MARINA (delusa) Ma che idea!...

TOMMASO Come che idea?...

MARINA (irritata) Ma che le è saltato in mente da com­binare tutto questo?

TOMMASO Ma scusi, signora...

MARINA Ma mi faccia il piacere!... Lei!... Ma come s'è per­messo di fare una cosa simile?

TOMMASO Ma abbia pazienza, signora... io credevo che...

MARINA (irritandosi sempre di più) Ma che credeva... che credeva! Lei! Mistero è lei!... Ma io mi domando con qual diritto lei ha osato prendersi giuoco di me in questo modo!

TOMMASO Prendermi giuoco!...

MARINA Sì!... Uno scherzo sciocco e volgare!...

TOMMASO Ma no, signora... non era mica uno scherzo!

MARINA Ah no?... E che cos'era allora? Già... dovevo im­maginarmelo!... Solo un cretino poteva combinare una tale buffonata!...

TOMMASO Un cretino?...

MARINA Sì... un cretino... un cretino! Scusi se glielo dico. Ma non c'è altra parola... Le rose... le lettere!... Ma si può immaginare una cosa più stupida?...

TOMMASO Ma scusi, signora... io volevo solamente...

MARINA Ma che cosa voleva... che cosa voleva!... Pensava forse che io le cadessi fra le braccia per quelle quattro scipitaggini che mi ha scritto? Ma non mi faccia ridere! Mistero!... Lei!... Lei è Mistero! E pensare che io sono stata sul punto... E Alberto... Povero Alberto che ha cre­duto anche lui...

TOMMASO (spaventato) No... Alberto no... signora, la prego... non dica nulla ad Alberto...

MARINA Ma sicuro che glielo dico!... Povero Alberto!... Pen­sare che io gli ho detto tante cose cattive... E tutto questo per... Ma che sciocca... che sciocca sono stata! Ma adesso no! Povero Alberto mio!... Dove sarà adesso? Corra... corra... Non stia lì in...

TOMMASO Sì, sì,  corro!  corro!  Ma dove devo  correre?

MARINA A cercarlo... a cercarlo... Gli dica che venga su­bito qui... che io lo aspetto. Gli dica quello che vuole... Avanti... si muova...   Cerchi   almeno di rimediare!

TOMMASO Sì, sì... signora... Ma non dica niente ad Alberto... Non dica niente ad Alberto!

MARINA Lo cerchi... lo cerchi... Vada al suo ufficio... do­mandi... s'informi... Ma vada... si spicci... (Via Tommaso. Telefonando) Pronto... pronto... C'è l'ingegnere? Non è ve­nuto?... Oh mio Dio!... Ma lei non sa dove può essere?... Come?... Ah sì... Mi dia il numero... sì, grazie. (fra sé) Cretino!... Povero tesoro mio!... (telefonando) Pronto... pronto... C'è per caso l'ingegner Verani? No... Ma è sicuro? Mi hanno detto che deve venire lì. Beh... senta... Appena viene gli dica di telefonare subito a casa... è urgentissimo!... No... anzi... che torni a casa subito... Sì, sì... subito... Grazie...  (entra Alberto) Alberto...

ALBERTO Sono venuto a prendere le valigie... (aprendo la porta di sinistra) Rosina porta giù la valigia...

MARINA Parti?

ALBERTO Sì... te l'ho detto... Vado a Torino per degli af­fari. Anzi permetti... devo prendere delle carte... Bisogna che faccia prima una scappata all'ufficio. (Siede alla scri­vania. Marina si appoggia alla spalliera della sua sedia).

MARINA (umile) Alberto... Alberto...

ALBERTO Che vuoi?...

MARINA (imbarazzata, timida) Senti, Alberto... io... io ti ho detto delle cose cattive, delle cose stupide... Non so nean­che io perché...

ALBERTO Oh... non ha importanza!

MARINA Ma sì che ha importanza!... Io non voglio che tu creda!... Non è vero sai quello che ti ho detto... Non è vero niente! Non so che m'era preso... Ho parlato cosi senza pensare! Però ti assicuro... Ma lascia un momento quelle maledette cartacce...

ALBERTO  Devo cercare dei documenti...

MARINA Ma no!... Lasciali stare i documenti... ascoltami un momento...

ALBERTO Senti, Marina... Il mio treno parte fra venti mi­nuti... Adesso non ho tempo... Al mio ritorno parleremo di tutto quello che vuoi! Del resto mi pare che fra noi non ci sia più altro da dire!

MARINA No, Alberto... io non voglio che tu parta... non voglio che tu mi lasci. Ti prego, Alberto, dimentica tutto quello che c'è stato fra noi in questi ultimi tempi! E' stata una sciocchezza!...

ALBERTO Come una sciocchezza?... Mi hai detto che non mi vuoi più bene... che ami un altro!...

MARINA Ma... non è vero!... Non c'è nessun altro... Io non voglio bene che a te! Senti, Alberto... Bisogna che io ti faccia una confessione... Tu riderai di me... E avrai ra­gione!... Ma non c'era mica nessuno sai...

ALBERTO Non c'era nessuno?

MARINA Mi sono montata la testa così... stupidamente... per niente! Avevo ricevuto dei fiori e delle lettere e allora... Sai com'è... noi donne siamo romantiche, sentimentali... E poi la fantasia lavora... l'ignoto... il mistero!... E proprio così si firmava!... Mistero!... Io non so come ho potuto... Che sciocchezza!... Se sapessi come mi vergogno! Special­mente poi da quando ho saputo chi era Mistero!

ALBERTO   (sorpreso)  Ah, l'hai saputo?

MARINA Sì... Oh non aver paura! Uno stupido!...

ALBERTO  (sconcertato) Uno stupido!...

MARINA Sì... E ben si capisce!... Uno che si nasconde sotto l'incognito... Bastava ragionare per capirlo subito!... Non poteva essere che uno stupido!...

ALBERTO  (con disagio)  Eh già!... E chi era?

MARINA Chi era?... Non l'immagini in mille!... Indovina un po'...

ALBERTO Ma... non so...

MARINA Indovina... Indovina...

ALBERTO Ma... non ho idea...

MARINA Era Savelli!

ALBERTO Ma no!... Macché Savelli!

MARINA Ma sì!... Ti assicuro!... Era proprio Savelli!...

ALBERTO Ma no, poveraccio!... Non è possibile!...

MARINA E come no! Se me l'ha detto proprio lui!...

ALBERTO Te l'ha detto lui?

MARINA Sicuro.

ALBERTO T'ha detto che era lui Mistero?

MARINA Sì... e che era lui che m'aveva mandato le lettere e 1 fiori! Ma adesso non parliamo più di questo!... Dimmi che mi perdoni... che dimentichi questi brutti giorni!... Anzi, Alberto... portami via con te... non voglio restar sola. Lascia che ti accompagni. Non ti darò noia... Ma ho bisogno d'averti vicino... Non so... Mi pare di volerti più bene... Non mi dire di no... Ecco... guarda... io mi preparo in cin­que minuti. Metto qualche cosa nella valigia... un mantello da viaggio e parto con te...

ALBERTO Parti con me!... Ma non si arriva più in tempo!... Il treno sarà già partito...

MARINA  Beh... non importa!... Andiamo via lo stesso.

ALBERTO  Dove?

MARINA Non lo so!... Andiamo alla stazione!... Ci sarà bene qualche treno che parte! Andiamo dove capita!... Ma al­lontaniamoci un poco da questa casa!... Sì?... Vuoi?... Cin­que minuti e sono pronta! Ma che hai?... Non sei con­tento?...

ALBERTO Sì... sì... Ma senti, Marina... Se questo Mistero invece di Savelli fosse stato...

MARINA (chiudendogli la bocca con la mano) Lo stesso... lo stesso! Però, vedi... Savelli è uno sciocco. Ma nelle sue lettere c'erano delle parole... dei pensieri... che tu... scusa se te lo dico... per tua moglie non hai avuto mai!...

ALBERTO Ah sì?

MARINA Sì!... Saranno sciocchezze!... Ma ogni tanto ci vo­gliono! Vedi... se tu qualche volta dicessi a tua moglie quelle parole, tutti i fiori, tutte le lettere, tutti i Misteri della terra non la potrebbero allontanare da te!

ALBERTO Già!... Forse hai ragione!... Ci penserò!...

MARINA Cinque minuti e sono pronta.  (via).

(Alberto rimane pensieroso  e  guarda la porta  da cui  è uscita Marina. Entra dal fondo  Tommaso).

TOMMASO (fermandosi imbarazzato) Oh... Alberto... sei qui..

ALBERTO   Già... sono qui!... Vieni  pure avanti!  Mistero!...

TOMMASO Scusami Alberto!... Io non vorrei che tu pensassi,.. Ma   sai...  m'è  venuto  così...  E  poi   ormai  m'avevi  detto che non c'era niente da fare. Capirai... Ho pensato che forse... Ma senza nessuna cattiva intenzione... Che vuoi... tutto quell'amore sprecato!

ALBERTO Ma no... Non t'affaticare a giustificarti!... Sei un fiero mascalzone!...

TOMMASO Sì... hai ragione!... Sono un mascalzone...

ALBERTO Però non ti serbo rancore!... Anzi ti ringrazio.

TOMMASO Mi ringrazi?

ALBERTO Sì... Perché vedi... ormai non c'era più via d'uscita! Ci voleva una delusione... Qualcuno che si prestasse a far da delusione. Ti sei offerto tu... Grazie! Grazie!... amico mio. (gli stringe la mano).

TOMMASO Figurati!

ALBERTO E vedi... tu m'hai fatto un piacere anche per l'avvenire.

TOMMASO Per l'avvenire?

ALBERTO Sì... Perché se un giorno mia moglie dovesse ri­cevere dei fiori... dei biglietti... Sai... a una donna graziosa può sempre capitare. Basterà che le venga il dubbio che glieli abbia mandati tu perché non ci sia più pericolo. Grazie caro... grazie. (gli stringe ancora la mano).

F I N E