Due gatte randagie

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Due gatte randagie

DUE GATTE RANDAGIE

Commedia in due tempi

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

Vera

Rita

Un ragazzo

In una piccola isola, oggi.

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

Camera d'affitto in un'isoletta. Ambiente grande, spazioso con terrazzo sul mare. Tre letti dei quali uno in disordine, sedie, un tavolo ed un armadio. Pareti nude. Una finestra con inferriate, una porta che dà nel corridoio, una porta-finestra che conduce al terrazzo. In un angolo un lavandino. Il terrazzo, come la stanza, è bianco di calce con rampicanti. Appoggiati al muro ombrellone e sedie a sdraio. Nella prima scena il terrazzo resta al buio e diventerà luogo d'azione nelle scene successive. All'alzarsi del sipario, Vera, che indossa una vestaglietta estiva, sta tirando fuori della roba da un borsone. Subito dopo entra Rita, in vestaglia anche lei, che sta asciugandosi i capelli dopo la doccia. Per terra borse e valigie, su una sedia i vestiti che le due donne si sono tolte, asciugamani appoggiati da qualche parte. Vera è bionda, grassoccia, cordiale. Rita alta e magra, decisamente nevrotica. Sono entrambe più vicino ai 50 che ai 40.

Vera                              - (a Rita che è appena entrata) Va meglio?

Rita                               - (scuote la testa, alza le spalle) Ho fatto proprio tilt.

Vera                              - Dopo un viaggio come questo.

Vera                              - Mi ci sarebbe voluto un bagno vero, dentro la vasca.

Vera                              - È già tanto aver trovato l'acqua calda. (accorgendosi che Rita sta guardando la stanza un po' schifata) Lo so, non è il Grand Hotel, ma per lo meno abbiamo un posto per dormire.

Rita                               - Belle vacanze!

Vera                              - Non drammatizzare, per favore.

Rita                               - È stata una follia partire alla cieca, in piena stagione. Con tanti bei viaggi organizzati che ci sono.

Vera                              - Mi piace decidere con la mia testa, non con quella degli altri.  

Rita                               - Costava tanto prenotare?

Vera                              - In un'isola fuori del mondo? Se ti fossi decisa prima.

Rita                               - Mi sono decisa quando ho potuto. Dio che mal di testa. (cerca una pastiglia in una borsa) Qual'è il mio letto?

Vera                              - Scegli tu. Ti va bene questo?

Rita                               - No, meglio quello. Ma i letti sono tre. (si stende sul letto)

Vera                              - Quello è occupato. C'è una terza persona.

Rita                               - Una terza persona? Vuoi dire che non siamo sole? E non me lo hai detto?!?

Vera                              - L'isola è piena come un uovo. Non ho trovato altro. Domani, se ci saranno delle partenze, verranno fuori altre camere. Questa è la sola libera.

Rita                               - Non è libera visto che c'è qualcuno dentro.

Vera                              - C'è posto anche per noi.

Rita                               - Roba da non credere. Dividere la stanza con chissà chi. E io che ho rinunciato a fare il giro delle capitali imperiali del Marocco perché non mi davano una singola. Questa poi.

Vera                              - Li hai visti anche tu i tre letti, no?

Rita                               - E potevo immaginare che quello fosse occupato? (si alza e si avvicina al letto) Chi ha dormito qui, non se lo è nemmeno rifatto. Guarda che lenzuola sudice. Sembra la cuccia di un cane. Non te lo ha detto la padrona chi è che dorme qui?

Vera                              - Non parla nessuna lingua. Forse nemmeno la sua.

Rita                               - No, Vera, scusami, ma io non ci sto. Capisco l'isola selvaggia, la vita primitiva, la vacanza ecologica, il mare pulito, ma c'è un limite a tutto.

Vera                              - Accontentati. Per stanotte non c'è altra soluzione.

Rita                               - C'è quella di andarsene. (rimette la roba nella borsa)

Vera                              - Cosa vuoi fare? Andare a dormire in spiaggia?

Rita                               - (ha aperto l'armadio e sconvolta) Ecco chi divide la stanza con noi. (indica uno    zaino dentro l'armadio) Il padrone di questo zaino. Qualcuno che gira il mondo. lo zaino in spalla e senza un soldo in tasca. Una pidocchiosa. Una di quelle ragazze coi capelli lunghi e sporchi, una che.

Vera                              - Se ha i capelli sporchi, facendo il bagno se li laverà, e l'acqua ammazzerà i pidocchi.

Rita                               - Non le hai mai viste queste ragazze? Lo sporco resta sulla pelle anche in lavatrice. Nemmeno un vestito. tre camicie e un jeans. E le scarpe. (tira fuori una scarpa) Questa non è una scarpa, ma una barca. Numero quarantaquattro. se non quarantacinque. (realizzando) Ma questa è roba da uomo. Guarda la larghezza delle camicie. la lunghezza dei pantaloni. (va a frugare nella borsa di pulizia appoggiata al lavandino) Si tratta di un uomo, ecco la conferma. Rasoio e pennello da barba. È con un maschio che dobbiamo dividere la stanza. (Vera scoppia a ridere) Se a te diverte, a me per niente. Ma capisci che situazione alla nostra età.

Vera                              - Che c'entra l'età?

Rita                               - Alla nostra età non si ha più lo spirito di adattamento che si poteva avere da ragazzine.

Vera                              - Io non mi sento vecchia.

Rita                               - Guardati allo specchio, allora. (decisa, rifà la valigia o la borsa)

Vera                              - Calmati, dove vuoi andare?

Rita                               - Dovunque, qui non ci sto. Abbiamo fatto un viaggio in aereo, poi uno in pullman, poi uno in nave per che cosa? Per finire in una specie di dormitorio pubblico? Avresti dovuto spiegarmi cosa intendevi per vacanze. Mi sarei comprata il sacco a pelo e mi sarei allenata coi boy-scouts.

Vera                              - Stanotte restiamo qui, domani ce ne andiamo.

Rita                               - Ma come vuoi che possa dormire sapendo che in quella cuccia c'è un uomo che mi spia? Già soffro d'insonnia.

Vera                              - Ti prendi un sonnifero.

Rita                               - 11 medico mi ha scongiurato di non impasticcarmi per lo meno durante le vacanze. (guarda lo zaino) Si tratterà certamente di uno con la barbaccia e l'orecchino. E con quei piedi chissà che profumo. Magari è uno che si droga.

Vera                              - Figurati, sarà un ragazzo venuto qui, come noi, per farsi il mare.

Rita                               - E io stupida venirti a rimorchio. fidandomi di te. Eppure sai chi sono, come         vivo. Mia madre era un'aristocratica. mio padre un ufficiale superiore.

Vera                              - . e i tuoi antenati hanno liberato il Santo Sepolcro, Inutile che faccia scene, Rita. Questo offre il convento. Se non ti va prendi il primo battello e te ne torni a casa.

Rita                               - . e rinuncio alle vacanze? Ma, dico, sei matta?!? Ascoltami, Vera. Io non faccio scene, ma non me la sento di dormire in una stanza con un uomo.

Vera                              - Non sarà la prima volta.

Rita                               - Con uno che non so nemmeno chi sia.

Vera                              - Non mi hai raccontato che una volta ti sei rimorchiata uno che non avevi mai visto?

Rita                               - Perché era di una bellezza eccezionale.

Vera                              - Può darsi sia bello anche il padrone dello zaino.

Rita                               - Mica sono una puttana!?! E, poi, se mentre dormiamo ci ruba tutto?

Vera                              - Tutto che? Qualche straccio e le pinne.

Rita                               - I miei vestiti non sono stracci. E poi ho anche roba di valore. Senza contare i soldi.

Vera                              - Si nasconde tutto sotto il materasso.

Rita                               - Se quello ha intenzione di portarci via tutto.

Vera                              - Se è per questo potrebbe anche sgozzarci.

Rita                               - Perché no? Da uno, che non si sa chi sia, ci si può aspettare qualsiasi tipo di violenza.

Vera                              - (con ironia) Anche se non siamo più di primo pelo?

Rita                               - Stuprano anche le ottantenni. Le violenze carnali sono sempre all'ordine del giorno. Se, poi, c'è di mezzo anche la droga.

Vera                              - Hai visto in giro qualche siringa?

Rita                               - Non vuol dire. Il figlio di Valeria, per esempio. Sembrava un ragazzo modello. Ogni mattina a Messa. E si drogava in un confessionale.    

Vera                              - E va bene, staremo in campana e veglieremo a turno. Come in trincea. Ma per difendermi non ho che la limetta per le unghie.

Rita                               - (tira fuori dalla borsa un punteruolo) Io ho questo, me lo porto sempre dietro. (lo rimette via) Se restiamo bisogna spostare i letti.

Vera                              - Dove?

Rita                               - . in modo da isolarci. Dammi una mano. (cominciano a spostare prima un letto e poi l'altro)

Vera                              - Non è meglio vicino al lavandino?

Rita                               - . per farci saltare addosso mentre ci laviamo? (controlla il terzo letto) E come dorme? Non ha nemmeno un pigiama.

Vera                              - Dormirà nudo. (tira su le lenzuola)

Rita                               - Gli rifai il letto?!?

Vera                              - Tiro su le lenzuola. Non sopporto la vista di un letto così.

Rita                               - Aiutami,  spingiamo  il  suo letto  contro  il  muro.  così.  E,  ora, spostiamo l'armadio. Di modo da fare una specie di sbarramento. Stando a letto non deve avere la possibilità di spiarci. 01tretutto ho solo camicie da notte talmente trasparenti.

Vera                              - Tieniti le mutandine.

Rita                               - Non risolve. Su, spostiamo l'armadio. Togli lo zaino. Lo metti sul tavolo. (spinge l'armadio)

Vera                              - (quasi ammirata) Hai la forza di un Sansone.

Rita                               - Forza di nervi. Il tavolo mettilo qui, vicino all'armadio. Con lo zaino e tutte le valigie sopra. Così, coi letti di sbieco non ci può vedere. (ha fatto una specie di barriera) Possibile che i turisti siano finiti tutti, in un'isoletta che, secondo te, avrebbe dovuto essere deserta come quella di Robinson Crusoe? (va al lavandino e si lava le mani) Chissà che confusione sulla spiaggia.

Vera                              - L'isola è piccola, ha poche disponibilità. Ma ci sono tante calette e ci si isola come si vuole. E il mare è stupendo. Ha un colore. smeraldo. viola.

Rita                               - (facendo una barriera anche con le sedie) Ho la testa che mi scoppia.    

Vera                              - Ti faccio un massaggino?

Rita                               - Sarebbe stato meglio evitarmi una situazione come questa. (si sdraia sul letto) E se telefonassimo alla polizia?

Vera                              - . alla polizia andremo quando saremo state violentate.

Rita                               - Con te sono le ultime vacanze. Garantito al limone. (si alza e va a spostare un poco l'armadio, ma un'anta si apre e resta incastrata. Vera si precipita ad aiutarla. Si butta sul letto esausta) Non tiro fuori niente, non apro la valigia, non mi lavo nemmeno i denti e dormo vestita. Se ci riesco.

Vera                              - Hai sentito il profumo di queste lenzuola? Sanno di sole.

Rita                               - Più che di sole, di origano. Un odore che non sopporto in cucina, figurati a letto. (lirica) E pensare che con mio marito facevamo vacanze lussuose negli alberghi più cari, più riservati, più esclusivi. E ora finire così.

Vera                              - Sei una borghese.

Rita                               - E me ne vanto. Ho un'educazione borghese, gusti borghesi e faccio una vita borghese. Del resto sono venuta con te solo perché il mio programma di vacanze con Bice e Giovanna è saltato.

Vera                              - Di pure che ti hanno scaricata.

Rita                               - Lo diranno loro, ma non è vero. Devo prendere proprio un analgesico. (tira fuori dalla borsa un sacchetto di medicinali e va a prendere un bicchiere l'acqua al lavandino)

Vera                              - Hai già preso una pastiglia prima.

Rita                               - E, ora, ne prendo un'altra. Speriamo che l'acqua sia potabile.

Vera                              - Qui la bevono tutti.

Rita                               - Gli indigeni. Gli altri possono prendersi il tifo. Meglio che butti giù anche un disinfettante intestinale. (esegue)

Vera                              - Hai detto che non volevi impasticcarti.

Rita                               - . ed anche un tranquillante.

Vera                              - Di quello hai bisogno.  

Rita                               - Ti spiego com'è andata con Bice e Giovanna. Vacanze programmate fin da Natale. All'improvviso quelle vengono fuori che si portano la compagnia: una uno bassetto tinto ed occhio storto, l'altra un tipo con pancia, riporto e la bocca piena di denti d'oro. Potevo andare sola con loro accoppiate?

Vera                              - Volevano scaricarti. Rompipalle come sei.

Rita                               - Sono rompipalle perché non sopporto vacanze da morta di fame. Meglio che prenda anche una compressa di agrumina con vitamina C. Per lo meno noi avevamo prenotato un albergo di prima categoria, con ascensore che scendeva su una spiaggia privata.

Vera                              - Qui, invece, persino il cesso è in comune. Su, non te la prendere.

Rita                               - Guai se ci mettiamo a litigare. Siamo come due gatte randagie sperdute in un'isola straniera. (comincia a prepararsi per la notte mettendosi in pigiama) Anche a me piacerebbe un bell'albergo. Ma ci vogliono i soldi che io non ho. E una  vacanza  con  un  uomo  mi  piacerebbe,  ma  se  quest'uomo  non  l'ho incontrato.

Rita                               - Uomini che siano passabili e disponibili non ce ne sono più sul mercato.

Vera                              - O stanno con una donna.

Rita                               - O sono finocchi.

Vera                              - E sono accoppiati anche quelli. Di uomini liberi non ce ne sono più.

Rita                               - Io, poi, sono di gusti difficili. Da un uomo pretendo parecchio.

Vera                              - Non si direbbe. (reazione di Rita) Per lo meno a giudicare da quelli che ti ho visto vicino. Quel ricciolone che ti portavi sempre dietro, per esempio.

Rita                               - Attilio? Non ti pare interessante? Ha occhi grigio topo.

Vera                              - Mai notati.

Rita                               - Intelligentissimo. Passava ore ed ore parlandomi di Proust. (un tempo) Sai chi è Proust?

Vera                              - Sì, ma non l'ho letto.

Rita                               - Nemmeno io. Ma ascoltando Attilio che me ne parlava è come se lo sapessi a memoria.  

Vera                              - Non mi è parso un uomo. diciamo molto virile.

Rita                               - Ti sbagli.

Vera                              - Può darsi. Com'è che vi siete lasciati?

Rita                               - Per  il  decorso  normale  di  qualsiasi  relazione.  I  sentimenti  col  tempo  si deteriorano. Cos'è? Ti fai la maschera?

Vera                              - (che si impiastriccia il viso) Col vento che ho preso sul traghetto mi sento la pelle tirare. Questa crema è fantastica. La conosci?

Rita                               - (fa una smorfia) È un sottoprodotto.

Vera                              - Mica è a buon mercato.

Rita                               - Quelle veramente buone costano dieci volte di più. Come questa. (le fa vedere una scatoletta di crema)

Vera                              - (l'annusa e gliela restituisce) Un profumo troppo dolciastro. Non mi pace. Cosa fai ancora?

Rita                               - Metto il letto un po' più di traverso. Tu allinea il tuo al mio. Così saremo più defilate.

Vera                              - Sarebbe più semplice bendargli gli occhi o mettergli un cappuccio. (sposta il suo letto)

Rita                               - Quando guardi quel letto. ti brillano gli occhi.

Vera                              - A me l'amore piace fatto bene, con calma, con distensione e con armonia. E l'uomo mi deve andare a genio. E devo sentire qualcosa in comune con lui. Sono sana e mi piace fare l'amore in modo sano. Con il partner giusto e che mi sono scelta io.

Rita                               - Con quella faccia tutta impiastricciata sai a cosa mi fai pensare? A una réclame di pannolini per neonati. (ride)

Vera                              - (non raccoglie) Se non vuoi fare lo strip-tease quando c'è lui, mettiti in pigiama.

Rita                               - Dormo così.

Vera                              - In vestaglia?

Rita                               - Non tiro fuori niente. Tanto domani riparto. Avrò buttato i soldi del viaggio. Pazienza.

Vera                              - Tanto  hai  il  mensile  che  ti  passa  tuo  marito.  E  in  più  guadagni  e  hai l'appartamento di proprietà. Io, invece.

Rita                               - Io mi vesto. Tu no. E, poi, che spese hai? Vivi in una monocamera.          .

Vera                              - . con un terrazzo che mi invidiano tutti.

Rita                               - Io ho bisogno di spazio. E poi mi piace ricevere.

Vera                              - Una volta l'anno.

Rita                               - No, molte di più. Non t'invito perché non leghi coi miei amici. Sei di un'estrazione diversa. E queste cose vengono fuori. Però non potevo immaginare che ti piacessero vacanze da barbona.

Vera                              - Al mare, un buco per dormire mi basta. E non mi faccio problemi.

Rita                               - Io, invece, domani prendo il largo.

Vera                              - Buon viaggio!

Rita                               - Un'agenzia mi troverà una singola con bagno da qualche parte. (si è arrampicata su una sedia e cerca di velare la lampadina)

Vera                              - (sfottente) Di solito si vela la luce per avere maggiore intimità.

Rita                               - (alza le spalle e scende) Purché non sia negro.

Vera                              - Sei anche razzista?

Rita                               - No, ma un negro è più forte di me.

Vera                              - Nero, giallo, rosso purché sia una persona civile. Ad ogni modo, dammi soldi e gioielli da mettere sotto il materasso. (Rita la guarda interrogativamente) Ho il sonno più leggero di te.

Rita                               - (dandole soldi ed oggetti) E che ne sai?

Vera                              - Col casino che c'era sulla nave, sei riuscita a dormire tre ore. Non dire di no. Russavi anche. Come un carrettiere, pensa. Non come una signora. (nasconde tutto sotto il materasso e si mette a letto) L'interruttore è vicino alla porta. Se vuoi spegnere.    

Rita                               - (va a spegnere) Ci sono proprio tutte le comodità. (guarda Vera ed improvvisamente scoppia a ridere) Dovevo proprio venire a fare le vacanze con una matta come te.

Vera                              - Resti, allora?

Rita                               - Non lo so. La notte porta consiglio.

Vera                              - Quando vedrai l'isola, te ne innamorerai. L'acqua ha certi colori. e gli ulivi. i pini. le vigne arrivano al mare. E ci sono spiaggette di tutti i tipi. di sabbia di sassi colorati. di conchiglie. Se ne trovano anche di grandi. A casa ne ho una trovata qui. Quando me la porto all'orecchio. sento il mare. D'inverno chiudo gli occhi e mi pare di rivedere l'isola coi suoi colori e di sentirne i profumi.

Rita                               - Sei rimasta un po' infantile, tu.

Vera                              - Lo spirito è giovane, capisci? (ride, poi) In vacanza bisogna fregarsi di tutto. Lasciare complessi e pregiudizi. Essere vere.

Rita                               - E tu lo sei di nome e di fatto.

Vera                              - Guarda che luna. E tra tutte quelle stelle ci sarà anche la nostra.

Rita                               - Già, la nostra buona stella. Buonanotte.

Vera                              - Buonanotte. (lunga pausa, poi la porta si apre ed entra un giovane bellissimo, tra i 20 e i 30 anni. Accende la luce, si guarda attorno stupito per i cambiamenti della stanza, si accorge della presenza delle due donne, le guarda appena e va a lavarsi i denti. Poi nascosto dall'armadio si spoglia. Le due donne non riescono a spiegarsi la sua indifferenza. Al momento di coricarsi, il giovane si rende conto che non ha spento la luce. Attraversa la stanza completamente nudo, va a girare !'interruttore e torna a letto) Buio. È mattina, la luce entra attraverso le imposte ancora chiuse. Rita è a letto e dorme. Anche il giovane dorme ancora.

Vera                              - (entra ed avvicinandosi con cautela a Rita, con un filo di voce) Rita?. Dormi?

Rita                               - (con voce forte, normale) Cosa c'è?

Vera                              - (facendole cenno di parlare piano perché il giovane dorme) Il bagno è libero. Vacci subito.

Rita                               - Che ora è?

Vera                              - Le nove passate. E poi dici che soffri d'insonnia. (e mentre Rita si alza, prende la  borsa di pulizia ed esce, va al lavandino e davanti allo specchio comincia a spazzolarsi i capelli. Ma il giovane richiama la sua attenzione e lei lo guarda incantata. A un movimento del giovane nel sonno, scappa e con un urto fa cadere la barriera delle borse sul tavolo. L'uomo non si sveglia. Lei siede sul suo letto e, avendo campo libero perché le valigie sono cadute, resta a guardarlo)

Rita                               - (rientra ed interrompe la sua contemplazione. Accennando alle valigie) Le hai tolte tu?

Vera                              - Avevo bisogno della mia.

Rita                               - Non c'era bisogno di spostarle tutte. (rimette borse e valigie sul tavolo. Una cade a terra rumorosamente. Le due donne restano immobili aspettando una reazione, che non viene, del giovane. Poi) Non si è nemmeno svegliato.

Vera                              - Incredibile. Ieri sera ci ha guardate come se non esistessimo.

Rita                               - Come se non ci fossimo. (si sdraia sul letto. Lunga pausa. L'uomo si è svegliato, controlla l'ora, si alza e sempre nudo spalanca le imposte, inondando di luce la stanza, poi prende un asciugamani, e senza preoccuparsi delle donne, esce con la sua borsa di pulizia)

Vera                              - Se lo raccontassimo, nessuno ci crederebbe.

Rita                               - Nemmeno una parola.

Vera                              - Buongiorno lo si dice persino a un cane.

Rita                               - Nudo come un verme ci passa davanti e. niente. Non mi sono mai sentita così umiliata. Come donna, voglio dire.

Vera                              - Non te la prendere. Non ne vale la pena.

Rita                               - Come fossimo due soprammobili. In fondo, siamo due signore.

Vera                              - Avrebbe potuto dirci per lo meno “sorry”.

Rita                               - Cosa diavolo avrebbe dovuto dire?

Vera                              - “Sorry” che in inglese vuol dire mi spiace.

Rita                               - I soldi ci sono?

Vera                              - (tira fuori il sacchetto e lo consegna a Rita) Forse è finlandese e parla solo la sua lingua.  

Rita                               - Perché poi finlandese. Per me ha piuttosto la tracotanza dei francesi.

Vera                              - I francesi hanno il culto della donna. Un francese non tratta una donna con indifferenza o con disprezzo.

Rita                               - (che sta lavandosi i denti) Un cenno col capo. Sarebbe bastato un cenno col capo. così.

Vera                              - Non si comporta in modo normale.

Rita                               - Perché normale non lo è. Sarà omosessuale. Avrà sperato che questi letti venissero occupati da due bei ragazzotti, invece che da noi.

Vera                              - Gli omosessuali di solito sono gentili con l'altro sesso. Ne frequento qualcuno. Con le donne sono pieni di attenzioni e di cortesia.

Rita                               - Non tutti. Ce ne sono di quelli che detestano talmente le donne, che la sera vanno in giro a strangolare puttane.

Vera                              - Noi non siamo delle puttane.

Rita                               - Ne hanno arrestato uno mesi fa: bellissimo, elegantissimo, profumatissimo. Le strangolava con una cravatta di seta.

Vera                              - (intimorita) Pensi davvero che quello sia uno capace di.

Rita                               - II     suo modo di fare non mi piace per niente.

Vera                              - Però ha un fisico molto virile.

Rita                               - E un bellissimo profilo.

Vera                              - (scoppia a ridere) E tu di un uomo nudo guardi il profilo?!?

Rita                               - Per giudicarlo.

Vera                              - E quello. come lo giudichi?

Rita                               - Un mostro.

Vera                              - Prende anche il sole nudo. Non ha il segno del costume.

Rita                               - Il fatto che se ne stia nudo in spiaggia, non l'autorizza a farlo in una stanza, alla presenza di due signore. Ora, si va in cerca di un altro posto e disdiciamo la  camera.

Vera                              - Peccato, perché, non è male. Migliore di quella che ho avuto la scorsa estate.

Rita                               - Me ne andrei anche se fosse una reggia.

Vera                              - (esce sul terrazzo) Vieni a vedere il terrazzo. Ieri non lo abbiamo nemmeno notato. Guarda che vista.

Rita                               - (la segue) E che profumo di gelsomini. (l'uomo torna dal bagno con l'asciugamano alla vita, si infila il costume. Le due donne non avvertono la sua presenza)

Vera                              - Il porto è là, vedi? Sta partendo proprio ora un traghetto.

Rita                               - Si potrebbe prendere il sole anche qui. Ci sono delle sdraio. Un rubinetto con un tubo per farci una doccia.  Se fossimo solo io e te questa stanza sarebbe l'ideale.

Vera                              - Bisognerebbe trovare il modo perché lui se ne andasse.

Rita                               - Figurati se quello se ne va.

Vera                              - Potremmo inventare qualcosa per buttarlo fuori.

Rita                               - Dovremmo buttarlo fuori a calci, quel villano. (Vera fa segno a Rita che l'uomo è nella stanza a pochi passi. Rita alza le spalle) E se ha sentito, tanto meglio. (l'uomo ha preparato la borsa per il mare)

Vera                              - (gli passa vicino ed ostentatamente) Buongiorno! (l'uomo nemmeno la guarda ed esce)

Rita                               - Ci ignora. Questa è la parola.

Vera                              - Cosa diavolo possiamo avergli fatto? Siamo gentili, sorridenti. E poi non può dire che siamo dei mostri. In fondo siamo due donne ancora piacenti. Certo, io sono un po' ingrassata. Se penso che fino a pochi anni fa avevo un giro di vita di 55 centimetri. Ogni tanto mi provo una vecchia cintura. mi arriva qui, figurati. Tu, per lo meno, hai ancora una bella figurina. E dire che hai avuto anche una gravidanza. Come fai? Io ho questi rotoli sui fianchi. un po' di pancetta. Ho provato con creme, massaggi, idromassaggi. niente. Purtroppo sono incapace di seguire diete.

Rita                               - Io sono capace di andare avanti anche una settimana solo con tè senza zucchero e succo di limone. Basta forza di volontà.

Vera                              - Io mi consolo dicendo che se dimagrisco, poi, mi si sciupa il viso. Mentre tu sembri una ragazza che va al liceo.           

Rita                               - Sì, di dietro da liceo, davanti da museo.

Vera                              - Vorrei essere come te. Senza la mia ciccia.

Rita                               - Agli uomini piace un po' di ciccia.

Vera                              - Non certo al nostro convivente. (ha un 'idea) Visto che sembra che non gli piacciano le donne, perché non fingere di aggredirlo? Così si spaventa e se ne va.  Cosa  ne  dici?  (Rita  sorride  divertita)  Rimettiamo  a  posto  l'armadio, risistemiamo la stanza com'era e, quando rientra, gli facciamo credere di volerlo sedurre.

Rita                               - Pensi che torni?

Vera                              - Sarà andato al bar. Ora verrà a riprendersi la borsa per andare al mare.

Rita                               - Cosa si dovrebbe fare esattamente?

Vera                              - . le puttane.

Rita                               - Mi spiace, ma non ho la vocazione. (Vera la guarda e scoppia a ridere) Sul serio. sono timida. riservata.

Vera                              - Farai la puttana timida. E, poi, dobbiamo solo fargli credere che lo vogliamo portare a letto. Tutto qui.

Rita                               - (assume atteggiamenti provocanti) Cosa devo fare? Sorridergli. così? Scoprirmi le gambe fissandolo? Assumere atteggiamenti sexy?

Vera                              - Troppo comodo. Devi scatenarti, buttarti su di lui, baciarlo, accarezzarlo, morderlo. Fargli paura, insomma. Se si spaventa, se ne va e la stanza resta a noi. (stanno rimettendo la stanza come l'hanno trovata la sera arrivando) E per noi è quello che ci vuole.

Rita                               - Costa anche poco, oltretutto.

Vera                              - Le nostre vacanze avrebbero un senso. Perché se facciamo qualche conoscenza possiamo anche invitarla qui, a prendere un drink sul terrazzo. La sera con la luna è suggestivo.

Rita                               - Hai intenzioni bellicose, tu. (ride)

Vera                              - In quest'isola fuori del mondo possiamo pure concederci qualche sciocchezza.

Rita                               - (che sposta l'armadio) Spingi anche tu, non lasciare tutto il peso a me.      

Vera                              - Bisogna giocare il tutto per tutto, capisci? Non posso aggredirlo da sola. Perché da una donna ci si difende, da due no. E, allora, fugge terrorizzato.

Rita                               - Cosa devo fare esattamente? Allungare le mani? No, non è per me.

Vera                              - A quello ci penso io. Limitati ad infilargliele nei capelli. Ora ti metti una delle tue belle camicie da notte trasparenti. Ma com'è che ti porti in vacanza delle camicie da notte così belle?

Rita                               - (tirando fuori le camicie dalla valigia) Ho un debole per la biancheria. E, poi.

Vera                              - E poi?

Rita                               - Quando si viaggia può sempre capitare un imprevisto.

Vera                              - Mai capitato, finora?

Rita                               - In Turchia. Con un norvegese.

Vera                              - (mentre si trucca e si pettina) Mettiti quella nera che è più sexy. Su, racconta. racconta.

Rita                               - . niente. Ad Istanbul, l'ultima sera. M'ero sganciata dal gruppo e cenavo da sola in un ristorante all'aperto. Un bel ragazzo mi domanda se poteva sedere al mio tavolo. Dovevo rifiutare? E così abbiamo cominciato a parlare un po' in francese. un po' in inglese. un po' a segni. Abbiamo cominciato a bere. a ridere. E non so come. ci siamo trovati a letto.

Vera                              - Ad Istanbul in una notte stellata. Come in un film. Il nero ti dona.

Rita                               - Dona a tutte le donne.

Vera                              - Ecco perché le vedove si vestivano di nero. Mettiti giù i capelli. così. Te li tingi?

Rita                               - Me li schiarisco.

Vera                              - Un ragazzo, hai detto? Giovane?

Rita                               - Venticinque. ventisei.

Vera                              - Beata te! Cosa non darei per andare a letto con un giovane. Non mi è mai capitato. Piaccio solo ai vecchi, io. Forse perché ho questa maledetta pelle così chiara.

Rita                               - Mai stata con un giovane? Nemmeno da ragazza?              

Vera                              - Mio marito aveva più del doppio degli anni che avevo io. Ed ormai è fatta. Con la vita sentimentale ho chiuso.

Rita                               - Scherzi?

Vera                              - Più di due anni che non ho più contatti con un uomo. Parecchio, no?!? Anzi più di due anni. Da 797 giorni. Tu, invece.

Rita                               - Non è che tenga il conto, io. (vedendo che Vera ha preso un flacone di profumo e se ne sta spruzzando addosso parecchio) Vacci piano, costa una follia.

Vera                              - Quando ci vuole, ci vuole. Dobbiamo profumare da stordirlo.

Rita                               - Il tuo ultimo uomo è stato Paolo?

Vera                              - No, ho avuto un'avventura in treno con un belloccio sulla· cinquantina. Ma tutto è avvenuto con una tale rapidità, che quasi non me ne sono resa conto. E, poi, lui è sceso alla prima stazione. (si trucca) Invidio il tuo norvegese di Istanbul.

Rita                               - Mi  è  successa  una  cosa  curiosa.  In  quell'occasione  mi  è  sparito  un  bel braccialetto d'oro. Sarà una coincidenza o credi che.

Vera                              - L'avrai perduto.

Rita                               - Non vorrei che fosse stato lui a.

Vera                              - Fregatene, Rita. Non ci pensare al braccialetto. Un'ora di felicità in una maniera o in un'altra si deve pagare. Te la sei cavata con poco. (un tempo) Io sono pronta.

Rita                               - (va a socchiudere le persiane) Meglio evitare la piena luce. (guarda Vera) Non è che quel pigiama ti doni poi molto.

Vera                              - Ma ho un'arma segreta. Guarda: (apre la giacchetta scoprendo un bellissimo seno) Cosa te ne pare?

Rita                               - Fantastico? Come sei riuscita a conservare un seno così bello?

Vera                              - Con la chirurgia estetica.

Rita                               - Recentemente?

Vera                              - Piero, durante l'ultimo litigio, ha avuto il cattivo gusto di fare apprezzamenti pesanti sul mio seno. Perciò. per reazione.

Rita                               - Hai fatto benissimo.             

Vera                              - Sì, ne sono contenta. Non è però che mi abbia giovato molto. Si può dire che sia io sola ad ammirarlo, davanti allo specchio.

Rita                               - Ora, al mare, vedrai.

Vera                              - C'è una tale concorrenza sulle spiagge. Ci sono delle ragazze con dei seni che ti fanno rabbia: piccoli, tondi col capezzolo all'in su. Ed oltre al seno hanno anche tutto il resto perfetto: vita. fianchi. cosce. Non basta farsi tirare su il seno, bisognerebbe fare un intervento estetico su tutto il corpo. Quello che è fatto è fatto. Ma se dovessi tornare indietro. lascerei perdere.

Rita                               - Ora siamo pronte tutt'e due. Cosa facciamo?

Vera                              - Ci sdraiamo in posizione sexy. Tu scopri la coscetta, io lascio intravedere il seno.

Rita                               - Ma se lui. nemmeno ci guarda?

Vera                              - Fissandolo intensamente ci alziamo. (esegue). ci dirigiamo verso lui mollemente. io gli butto le braccia al collo. tu gli passi la mano tra i capelli e lo spingiamo verso il suo letto.

Rita                               - . per consumare il sacrificio?

Vera                              - Se avverrà! (si sdraiano provocanti)

Rita                               - Ma quanto profumo! È nauseante.

Vera                              - Ora vedi come tiro fuori le unghie  .

Rita                               - O ci rimane lui. o la stanza.

Vera                              - . lui. preferirei.

Rita                               - Meglio la stanza.

Vera                              - Per una vacanza ideale ci vorrebbero lui e la stanza. (scoppiano a ridere. Si sente il rumore della porta del corridoio che si apre e qualcuno si avvicina) Come dicono al cinema? Pronto, si gira.

Rita                               - Ciak! (la porta si apre ed entra il giovane tutto bagnato tenendo per la testa un polipo appena pescato con i tentacoli che si muovono e si attorcigliano. Le due donne lanciano un urlo, completamente smontate. Il giovane, sempre con in mano il polipo, passandolo quasi sul volto delle due donne, prende la borsa ed esce).  

SECONDO TEMPO

Rita sta preparandosi per la doccia. Prende asciugamani e sapone ed esce. È la sera dello stesso giorno. Quasi subito entra il giovane: posa la borsa accanto al suo letto e prende anche lui asciugami e sapone ed esce per fare la doccia. Ma trovando il bagno occupato da Rita, ritorna e si sdraia sul letto accendendo il transistor che trasmette una musica qualsiasi. Poi si alza e va a piazzarsi in terrazzo, su una sdraio. Entra Vera ed anche lei prende l'occorrente per andarsi a fare una doccia, ma rientra perché occupata e si sdraia sul letto. Rientra Rita che vedendo Vera sul letto, crede che dorma, si china su di lei, mentre il giovane ne approfitta per andare a farsi la doccia dopo aver spento il transistor. Nessuna delle due donne si è accorta del passaggio del giovane.

Rita                               - Cosa fai? Dormi?

Vera                              - Mi sono distesa qui aspettando il mio turno per la doccia.

Rita                               - Ora è libera.

Vera                              - (riprende asciugamani e sapone ed esce, ma torna subito) Occupata.

Rita                               - Ma se sono appena uscita io. (vede la borsa del giovane) C'è lui, ecco la sua borsa.

Vera                              - Sarà il mio destino. Anche in ufficio, quando devo andare in bagno, lo trovo occupato.

Rita                               - La stanza?

Vera                              - Per carità, in cima al paese. Tanti di quei gradini. Alti come sedie. Tornare dal mare e dover fare tutte quelle scale. Tu hai visto qualcosa?

Rita                               - Un buco senz'aria, con un bagno in comune per otto stanze.

Vera                              - Allora. si resta qui anche stanotte?

Rita                               - Vedi un' altra soluzione?

Vera                              - Sei allegra.

Rita                               - Comincio a divertirmi.

Vera                              - Beata te. (e va a lavarsi le gambe in terrazza)

Rita                               - (la segue) Visto che restiamo, bisognerà togliere dall'armadio la sua roba per metterci la nostra.             

Vera                              - Se per lo meno ci rivolgesse la parola, potremmo pregarlo di andare lui nella stanza in cima al paese. Con quelle gambe lunghe, cosa sarebbero per lui tutti quei gradini? Potremmo lasciargli un biglietto, ma non sappiamo che lingua parli.

Rita                               - Avere il coraggio di entrare con quel polipo e mettercelo sotto il naso.

Vera                              - Che lo abbia fatto per neutralizzarci?

Rita                               - Come avrebbe potuto indovinare le nostre intenzioni? Sai cosa si fa? Stasera si riprova. Non avrà sempre un polipo a portata di mano.

Vera                              - (lavandosi) A me è passata la voglia. (un tempo) Bagni splendidi, no?

Rita                               - Favolosi. Avevi ragione, un'acqua come questa non si trova da nessuna parte. (ha aperto l'armadio ed ha tolto tutta la roba del ragazzo) Se hai finito, vieni a darmi una mano.

Vera                              - Dove gliela metto la sua roba?

Rita                               - Sul letto.

Vera                              - Potrebbe per lo meno rifarselo.

Rita                               - Quando mio marito se n'è andato, per più di un mese non l'ho rifatto.

Vera                              - Perché?

Rita                               - (sistemando i suoi vestiti sulle stampelle). perché mi restasse qualcosa di lui. il suo odore. l'impronta del suo corpo sul materasso. quella della testa sul cuscino.

Vera                              - Come  siamo  stupide  noi  donne.  (mette  anche  lei  la  roba  della  valigia nell'armadio)

Rita                               - Quella notte era stato così dolce come me così tenero. Uno di quei momenti che difficilmente si ripetono . Mi dicevo: l'ho recuperato. E ne ero felice. Svegliandomi non c'era più. E al suo posto una lettera secca, secca in cui mi diceva che mi lasciava per sempre.

Vera                              - E poi parlano della perfidia femminile.

Rita                               - Aveva programmato quella notte d'amore in ogni dettaglio: i gesti. le parole. le tenerezze. M'ero illusa che la nostra vita sarebbe ricominciata.   

Vera                              - E tu ne soffri ancora. Dopo anni.

Rita                               - Desidero vederlo morto. Vorrei poter dire che sono vedova.

Vera                              - Divorziata o vedova, che differenza fa?

Rita                               - La vedova ha la certezza che il marito è solo nella bara.

Vera                              - (palpando un vestito di Rita) Seta pura?

Rita                               - Carino, no? Un'occasione.

Vera                              - Beata te. Io non trovo mai nelle svendite qualcosa che sia per la mia taglia. (un tempo) Ti sei portata vestiti splendidi. Io solo dei camicioni. (glieli fa vedere. Il giovane rientra e se ne va in terrazzo dove farà il pedicure. Nessuna delle due si è accorta di lui)

Rita                               - Queste cose semplici tu le porti bene. Io, per essere presentabile, devo sempre mettermi addosso roba costosa.

Vera                              - Me li faccio io. Coll'aiuto dei cartamodelli. Con la macchina da cucire si fa in un baleno. Io mi faccio tutto da sola: vestiti. paralumi. coperte ad uncinetto. Vado a vedere se il bagno è libero. Ti metto un po' di musica. (accende la radio ed esce)

Rita                               - (prende un camicione, se lo prova guardandosi allo specchio. Se lo toglie subito disgustata. Poi guarda la roba di Vera e nella valigia vede un bambolotto di pezza. Lo tira fuori osservandolo con commiserazione)

Vera                              - (d.d.) Non c'è più acqua calda.

Rita                               - (rimette il bambolotto dov'era)

Vera                              - . ho aperto la doccia: un'acqua così gelata.

Rita                               - Mica siamo d'inverno.

Vera                              - Ma una doccia calda rilassa. Lavori ancora?

Rita                               - Metto in ordine. L'unica cosa che penso di saper fare nella: vita è questo. Sarei stata un'ottima guardarobiera.

Vera                              - In cucina sei brava?

Rita                               - Qualche piatto complicato e basta.              

Vera                              - Io riesco a preparare un pranzo completo in 25 minuti. Cosa guardi?

Rita                               - Quel letto. Per un attimo mi è parso che ci fosse mio marito dentro.

Vera                              - Cosa avresti fatto?

Rita                               - Gli avrei dato fuoco.

Vera                              - Io, dovrei dare fuoco a tanti di quei letti. Perché gli uomini che ho avuto, mi hanno dato solo fregature. Ma non è che ne senta poi la mancanza, di un uomo. Si sta bene anche tra di noi. con una donna riesco sempre ad avere un buon rapporto. (ora piega e sistema la roba di lui e gli rifà il letto)

Rita                               - Sei matta? Gli fai la cameriera? Non solo gli pieghi la roba, ma gli sistemi anche il letto.

Vera                              - A me non è mai piaciuto sopraffare.

Rita                               - E, poi, il ragazzo.  ti piace. Hai potuto vederlo senza veli in tutta la sua prorompente bellezza.

Vera                              - Un uomo nudo a me non fa né caldo né freddo.

Rita                               - (ironica) Davvero?

Vera                              - Di me si può pensare chissà cosa. Ma io più che di sesso, è di sentimento che ho bisogno. Più che di fare l'amore. certo, mi piace anche quello. è della compagnia dell'uomo che ho desiderio. Con un uomo passerei le ore a parlare. a dire non importa cosa. Voglio conoscere lui, voglio che lui conosca me. E poi prenderci per mano e passeggiare. passeggiare. Sapessi come invidio quelle vecchie coppie che camminano dandosi la mano.

Rita                               - Io in amore distinguo: sentimento da una parte; sesso dall'altra.

Vera                              - Meno male. Se avessi messo anche del sentimento in quella tua storia di sesso, chissà il norvegese cosa si sarebbe fregato, oltre al braccialetto.

Rita                               - Però io non sbavo dietro a un giovanotto, solo perché mi passeggia nudo sotto il naso. Tu, te lo mangi con gli occhi. (il giovane è rientrato e le due donne se lo trovano all'improvviso sotto il naso. Il ragazzo prende un giubbotto dal letto e se ne va senza alcuna reazione)

Vera                              - Grazie. Mi hai fatto fare la figura della puttana. Chissà cosa penserà di me, ora.

Rita                               - Figurati se ha capito. Chissà di che paese è.  

Vera                              - Sei buona e cara, ma parli senza riflettere.

Rita                               - Non farne una tragedia, cosa vuoi che capisca dei nostri discorsi? Per lui non esistiamo.

Vera                              - Ad ogni modo a me secca. E molto.

Rita                               - Se è così, ti domando scusa. Non volevo certo farti passare per puttana. Però devi ammettere che il ragazzo ti fa gola.

Vera                              - Sono tante le cose che mi fanno gola, nella vita. Sognare costa poco e un po' di gioia te la dà anche sognare. Tanto, poi, si finisce sempre per accontentarsi di quel poco che hai a portata di mano. Certo, ho fatto un pensierino su quel ragazzo. Ma così, come posso farlo davanti una vetrina a guardare una pelliccia o un anello. Cinque minuti dopo, quel desiderio è già dimenticato. E mi accontento di altre soddisfazioni, più realizzabili. Mangiare, per esempio. Ormai per me è una delle gioie della vita. Ecco perché mi sono ingrassata. Mangio tutto quello di cui ho voglia, non mi faccio mancare nulla. La cucina mi consola di tutto quello che la vita non mi dà.

Rita                               - La gioia della tavola mi dice poco.

Vera                              - Io sono di origine contadina, Rita. Ho bisogno di solidità, di concretezza. Ho tante di quelle aspirazioni, sapessi. Ma mi tengono compagnia la notte, quando mi agito nel letto senza poter dormire. Al mattino non ci penso già più.

Rita                               - Io non riesco a liberarmi dal senso d'angoscia.

Vera                              - Fai come me, mangia. Non per buttar giù roba. Dev'essere come un rito. Bisogna prepararsi la tavola con molta cura, come faccio io, col servizio buono, le posate d'argento, un mazzettino di fiori. una bottiglia di vino d'annata. Godo talmente quando posso mangiare roba che mi piace. In quei momenti mi sento felice.

Rita                               - E riesci a vincere la solitudine?

Vera                              - In un modo o nell'altro siamo tutti soli. Tante mie amiche, sposate o con un uomo vicino, sono più sole di me.

Rita                               - A volte sento un bisogno di parlare. e non trovo mai chi mi stia a sentire. Anche al telefono. Dopo un po' trovano una scusa. la pentola sul fuoco. il ferro attaccato. il taxi che aspetta. Perché gli altri non vogliono ascoltare?

Vera                              - E tu li ascolti, gli altri? Quando ti raccontano le loro storie, tu li stai a sentire?

Rita                               - Certe volte invito un'amica al ristorante per poterle raccontare di me. Trova una scusa per cambiare discorso.      

Vera                              - Come tutti i ricchi, credi che l'attenzione degli altri si possa comprare.

Rita                               - Non è questo. Dico solo che se io ho voglia di parlare.

Vera                              - Sei una borghese. E con la tua mentalità.

Rita                               - Di qualsiasi cosa si parli tu devi sempre buttarla in politica. È facile fare i discorsi populisti che fai tu.

Vera                              - Da me non li accetti, ma da Attilio sì. E come se li accettavi, te ne stavi lì a bere le sue parole.

Rita                               - Attilio è un intellettuale, mentre tu non sei che una specie di massaia che lavora all'uncinetto, confeziona paralumi, si fa i vestiti col cartamodello e viaggia con un bambolotto di pezza dentro la valigia.

Vera                              - (va a controllare se nella valigia c'è ancora il bambolotto) È il mio portafortuna. Cosa c'è di male? (accarezza il bambolotto)

Rita                               - Fai l'impegnata solo per stare coi tempi. Però di politica non capisci niente. Se compri il giornale, le prime pagine non le leggi nemmeno. E non ti ho mai visto un libro un po' serio tra le mani, solo fotoromanzi e settimanali illustrati che io non sfoglio nemmeno quando devo aspettare il mio turno dal parrucchiere.

Vera                              - Io non sono come te che leggi libri che non capisci.

Rita                               - Cos'hai detto? Che non li capisco?

Vera                              - Te lo ha urlato in faccia Attilio, davanti a me. Non ricordi?

Rita                               - (ferita) Come vuoi che uno come lui possa capire una donna come me?

Vera                              - Cosa vuoi dire?

Rita                               - Hai capito benissimo.

Vera                              - Vuoi dire che non mi ero sbagliata sul suo conto?

Rita                               - Già.

Vera                              - Ma  scusa,  allora,  perché  te  lo  sei  tenuto  vicino  per  tanto  tempo?  Volevi recuperarlo?

Rita                               - Non ci sarebbe riuscita nemmeno Venere in persona.  

Vera                              - Perché sceglierti un omosessuale?

Rita                               - Perché, perché, perché.

Vera                              - Ma un perché ci sarà, no?

Rita                               - Mi avevano stufato i puttanieri. come mio marito, che guardano ogni donna che passa con occhio allupato. di quelli che sono sempre lì, con la mano pronta a palpare. che parlano solo di tette, di culi, di cosce. Quegli uomini per i quali sono buone tutte quante le donne, meno quelle che hanno vicino. Attilio era affettuoso. sensibile, delicato. Quando era con me, le altre donne, non le guardava   .

Vera                              - Guardava gli uomini.

Rita                               - Era tranquillo. educato. non alzava mai la voce.

Vera                              - Ma la sera andavate pure a letto.

Rita                               - Speravo che si sarebbe normalizzato col mio affetto e la mia tenerezza.

Vera                              - Ma aspettando quel momento cosa ti dava?

Rita                               - Un po' di sentimento. E Dio sa se ne avevo bisogno.

Vera                              - Già, me l'hai spiegato chiaro, me l'ero dimenticato. Tu distingui il sentimento dal sesso.

Rita                               - Trovarli insieme è quasi impossibile. (con rabbia improvvisa) E sai cos'è successo? Si è stancato lui, non io. Mi ha mollata. Da un giorno all'altro, come gli uomini veri. Se n'è andato all'improvviso, senza tener conto che non solo avevo accettato la sua diversità, ma l'avevo quasi esaltata.

Vera                              - Gli uomini sono tutti uguali. I diversi sono tale e quale agli altri, voglio dire.

Rita                               - Se me lo avesse detto meglio che si era innamorato di un ragazzo.

Vera                              - È meno umiliante che essere lasciate per un'altra donna.

Rita                               - Sai cos'ha avuto il coraggio di dirmi? Che il suo ragazzotto aveva più femminilità di me.

Vera                              - Coi tempi che corrono tutto è possibile: uomini che diventano donne. donne che diventano uomini. uomini e donne che non sono più né donne né uomini. c'è una tale confusione nel campo del sesso.         

Rita                               - Non ci ho visto più. L'ho buttato dalle scale e dietro a lui i suoi libri, le sue camiciole, le sue mutande. le foto dei suoi ragazzini più femminili di me. Sono stata di una violenza spaventosa. Due ore dopo tremavo ancora.

Vera                              - Almeno ti sei sfogata. Io, invece. sai quei cani che leccano le mani del padrone che li bastona? Io sono tale e quale.

Rita                               - Con gli uomini ci vuole durezza. Io, per esempio, mio marito. lo picchiavo. Poi lui picchiava me. Ma l'iniziativa, ero sempre io a prenderla.

Vera                              - Ma perché picchiarlo?!?

Rita                               - Gli volevo bene, ero innamorata di lui, lo consideravo l'uomo della mia vita, non volevo dividerlo con nessun'altra donna.

Vera                              - Ma sei sicura che fosse il modo migliore per farglielo capire?

Rita                               - Visto che non lo capiva con l'affetto, con la tenerezza, con la dedizione. Ma lui era tarato sessualmente. Lui voleva sempre una donna nuova. Andavano bene tutte: belle, brutte, grasse, magre, giovani, vecchie, infermiere, portantine, dottoresse, clienti, zingare, donne delle pulizie.

Vera                              - E continua ancora con questo ritmo?

Rita                               - Però che uomo! L'ho amato talmente che per lui mi sono fregata persino l'affetto di mia figlia. Anche lei ha preferito andarsene a vivere con suo padre. Ma, quando se n'è andata, mi sono resa conto di quanto mi mancava. Hai capito come stanno le cose? Se sono un po' nevrotica, il motivo c'è.

Vera                              - Coraggio, Rita. La vita non è stata rosa per nessuno. Dei momenti. sì. Ogni tanto. Ma talmente rari. talmente rapidi. Io, per esempio, dalla vita cos'ho avuto?

Rita                               - Scusa la domanda indiscreta. Com'è che tuo marito non ti passa nemmeno un mensile?

Vera                              - Non guadagna.

Rita                               - Ma farà pure qualche lavoro.

Vera                              - Il frate. E a te pare un lavoro? Vive in un convento.

Rita                               - Si è fatto frate dopo il matrimonio?

Vera                              - Il matrimonio è stato annullato. Figurati che siamo stati insieme ventitre giorni. Ed abbiamo fatto l'amore tre volte. E male.           

Rita                               - E perché te lo sei sposato?

Vera                              - Ero  una  ragazzina  del  sud.  Ero  giovane,  della  vita  non  sapevo  nulla.  Il matrimonio è stato combinato dalle famiglie. Ci facevano incontrare. Lui mi parlava di Dio, dei santi. mi raccontava le storie dei martiri. i loro supplizi. diceva che se non ci pentivamo dei nostri peccati il Signore non ci avrebbe voluto bene.

Rita                               - Non immaginavi che non erano i discorsi di un uomo che vuole una ragazza?

Vera                              - Certo che lo immaginavo. E lo dicevo a mia madre. Ma lei rispondeva che era una fortuna. Bella fortuna. Dopo ventitre  giorni è andato a rinchiudersi in un convento.

Rita                               - E non l'hai più rivisto?

Vera                              - Una volta, in processione. Con un barbone. Mi ha riconosciuta ed è diventato rosso.

Rita                               - Ma perché le famiglie vi hanno fatto sposare?

Vera                              - Per una questione di soldi. Uno zio gli aveva lasciato una casa, delle terre, ma lui doveva essere sposato.

Rita                               - E tu non hai tentato un'altra esperienza?

Vera                              - Sposarmi no. Ho cercato di acchiappare quello che ho potuto. Mai avuto fortuna. Mi sono messa persino con uno che la polizia è venuta ad arrestare, mentre era a letto con me. Mi hanno anche messo le foto sui giornali. Ed hanno scritto tutti i miei dati, nome, cognome, indirizzo, luogo di nascita, manco avessero dovuto farmi l'oroscopo.

Rita                               - Tu ci credi nell'astrologia?

Vera                              - Io credo a tutto: all'oroscopo. ai maghi. alle carte. alle streghe. alle chiromanti. Nessuno mi azzecca mai niente. Solo uno mi ha detto, una volta, che avrei avuto un'avventura in viaggio. Mi hanno rubato la valigia.

Rita                               - Speriamo che quest'isola ci porti la fortuna di fare qualche amicizia.

Vera                              - L'altr'anno ho conosciuto due tipi abbastanza simpatici. Erano gentili con me, forse perché arrivavo alla spiaggia con tanti panini. Mangiavano e poi sparivano. Ma una sera li ho incontrati nel ristorantino ed abbiamo mangiato insieme.

Rita                               - Scommetto che hai pagato tu. Ho fame. Dove andiamo a cena?  

Vera                              - Nel  ristorantino  in  fondo  al  paese.  Vicino  al  molo.  Ci  sono  i  tavoli  sulla passeggiata. Tutti quelli che sono nell'isola passano di lì. (si vestono e si truccano)

Rita                               - Ho proprio voglia di passare una serata allegra. Che ne dici? Mi metto questo vestito color geranio?

Vera                              - Non stasera. Quando sarai più abbronzata. Mettiti questo.

Rita                               - E tu cosa ti metti?

Vera                              - Uno dei miei camicioni. Questo. Va là, che non siamo troppo male. La nostra età, non la dimostriamo. Siamo sole perché non abbiamo trovato la persona giusta.

Rita                               - Io, i miei uomini, me li sono sempre giocati perché sono troppo possessiva. Gelosa in modo insopportabile. Ma la gelosia in fondo significa amore.

Vera                              - Gli uomini sono volubili. Si stufano facilmente, vogliono sempre cambiare. Per loro esiste il sesso e basta. Vecchi e giovani tutti uguali. Io, però, ho conosciuto solo i vecchi.

Rita                               - Ma tuo marito, per lo meno, sarà stato giovane .

Vera                              - Quasi cinquant'anni. E io ne avevo diciassette. Ed ero bellina bellina. Un fiorellino.

Rita                               - Un fiorellino di campagna.

Vera                              - Sono i più profumati.

Rita                               - Guarda che tramonto. Colori meravigliosi.

Vera                              - Stasera c'è luna piena.

Rita                               - La luce della luna è la nostra luce ideale. (facendo dei movimenti sexy) Guarda che donne siamo! Se gli uomini non ci saltano addosso, che animali da preda sono?!?

Vera                              - (facendo con una sciarpa dei movimenti da corrida) Anda, toro, anda.

Rita                               - (gioca qualche secondo con lei, poi) Olé! (ed escono insieme. Buio) Qualche ora dopo, è notte. Vera e Rita tornano da cena un poco sbronze ed eccitate.    

Vera                              - . sì, certo. Quello con la maglietta a righe e gli occhi verdi. Era seduto al tavolo dietro il nostro. Anche per me era il più interessante di tutti.

Rita                               - Piaceva anche a me. Purtroppo non era disponibile.

Vera                              - Questo è da vedere.

Rita                               - Stava con una ragazzetta bella come il demonio.

Vera                              - Bella ma insulsa.

Rita                               - Quando si è belle e giovani, l'interiorità serve molto poco.

Vera                              - Abbiamo mangiato bene, vero? Cos'erano quegli antipasti di pesci. Avrei fatto il bis ma non ho osato. E, poi, tutta quella carne alla griglia. gli spiedini.

Rita                               - Abbiamo bevuto troppo.

Vera                              - Quel vinello andava giù come acqua.

Rita                               - A me ha tagliato le gambe.

Vera                              - Davvero?

Rita                               - Non è che mi senta sbronza, ma ho la testa che mi gira. Appena, appena.

Vera                              - Io mi sento bene. Soddisfatta ed allegra. (cominciano a svestirsi e a prepararsi per la notte)

Rita                               - Io non ho la sbronza allegra. Se bevo mi prende una grande malinconia. Per un niente scoppio a piangere.

Vera                              - Come Martino, tale e quale.

Rita                               - Chi è Martino?

Vera                              - Uno che si chiamava Martino. Ritornava a casa all'alba ubriaco e si metteva a piangere sulla mia spalla. Non riuscivo a farlo smettere.

Rita                               - No, io scoppio in singhiozzi, ma poi mi passa subito.

Vera                              - Siamo stati insieme quasi tre anni. Poi si è messo con un'altra e l'ha sposata. Dopo nemmeno un anno è morto. Se l'avessi sposato io, la pensione sarebbe andata a me.    

Rita                               - Io invidio quelli che bevendo diventano allegri. A me un bicchiere di vino in più mi fa pensare che ho buttato la vita.

Vera                              - No, ti prego, Rita, cambia discorso. Guai se mi attacchi la tua malinconia. Se comincio a parlare della mia vita, diventa una tragedia.

Rita                               - Sono monogama per natura. Mi sarebbe bastato l'uomo giusto, per essere felice.

Vera                              - Balle! L'uomo giusto non esiste.

Rita                               - Ho delle amiche sposate da venti, trent'anni; che sono felici.

Vera                              - Donne oggetto, plagiate dall'uomo, schiave. Non ci si può vivere una vita vicino a un uomo facendo gli da mangiare, riparandogli i calzini, stirandogli le camicie, sempre pronte ad ubbidire al suo minimo cenno. Si può vivere con un uomo standogli alla pari. Ma quanti sono gli uomini disposti ad accettarlo?

Rita                               - Se avessi trovato l'uomo ideale, gli avrei fatto anche da schiava. E non mi sarebbe pesato.

Vera                              - Per tre mesi, ma poi? Anche tu hai un tuo carattere. una tua personalità. una tua intelligenza. Non se il tipo che accetta di annullarsi in un uomo.

Rita                               - Con l'uomo giusto.

Vera                              - Te lo ripeto: l'uomo giusto non esiste. E nemmeno la donna giusta.

Rita                               - Un anno dopo che mio marito mi ha lasciata, ho conosciuto un uomo di una bellezza. Dio, com'era bello. Biondo, con degli occhi scuri. uno sguardo dolcissimo. un fisico da statua greca. Sai uno di quegli uomini teneri che indovinano ogni tuo pensiero. ammirano tutto quello che fai. che stanno sempre in adorazione.

Vera                              - Per quanto mi riguarda, fauna sconosciuta.

Rita                               - Mi pareva di aver toccato il cielo con un dito. La sera mi addormentavo placata, con lui vicino, sicura che la mia storia d'amore sarebbe durata fino alla fine dei miei giorni.

Vera                              - Invece?

Rita                               - Una notte ha tentato di strangolarmi. Era un maniaco sessuale. Mi sono salvata per il rotto della cuffia, capisci? Con questo. (tira fuori il punteruolo)

Vera                              - Ma. avevate litigato?  

Rita                               - Come avrei potuto litigare con quel cherubino? Mi ha sorpresa nel sonno, il mostro! Per fortuna avevo il punteruolo nel cassetto del comodino.

Vera                              - E cos'ha fatto, allora?

Rita                               - Vedendo la mia reazione è scappato. Non è più nemmeno venuto a riprendersi la sua roba.

Vera                              - Ma com'è che hai sempre un punteruolo a portata di mano?

Rita                               - È un arnese che si procurano i detenuti appena li mettono in prigione.

Vera                              - E te lo porti sempre dietro?

Rita                               - Ho orrore della violenza.

Vera                              - Di uomini violenti ho conosciuto solo Luigino. Dio, le botte che mi ha dato. Avevo sempre un occhio nero. Mi picchiava perché la sua squadra perdeva. E perdeva regolarmente tutte le partite.

Rita                               - Parlando scopri continuamente altri uomini. Quanti amanti hai avuto?

Vera                              - Credo una decina. A parte le avventure come quella del treno. E tu?

Rita                               - Relazioni vere sette. Gli incontri occasionali, li ho sempre considerati degli extra.

Vera                              - Mi sono sposata senza sapere come fosse fatto l'uomo. Ci pensi?

Rita                               - Io sono stata violentata a quindici anni.

Vera                              - Sul serio?

Rita                               - Una sera, dentro il portone. Sai cosa ha fatto mio padre? Mi ha dato un cognac e mi ha detto di dimenticare e di non parlarne con nessuno. Terrorizzato che si venisse a sapere.

Vera                              - E tua madre?

Rita                               - Continuava a dire “Purché non ti abbia messa incinta. ”. E quando si è resa conto che non lo ero, è andata a mettere un cero alla Madonna.

Vera                              - Anche tu hai avuto dei genitori di un'ignoranza.

Rita                               - Poi mio padre mi ha presa a schiaffi una volta che mi ha visto con un ragazzo. Ed            avevo ormai diciott'anni.

Vera                              - Non so se sia meglio il permissivismo d'adesso. Una mia amica quando ha gente, per divertirla, fa recitare alla figlia di dieci anni le posizioni del Kamasutra. Mi vergogno come una ladra per lei.

Rita                               - Tutti gli eccessi sono pericolosi.

Vera                              - Ora è permesso tutto. ed io mi sento una sopravvissuta.

Rita                               - Ora si reclamizza un mondo giovane. Sui giornali, nelle riviste, al cinema, alla televisione. Bisogna essere giovani, bisogna vivere da giovani, bisogna vestir giovane, parlar giovane. Ma quelli che giovani non lo sono più, cosa devono fare? Ammazzarsi?

Vera                              - Ho visto in televisione un servizio su certe comunità non so più se in Australia o dove. Gli uomini non guardano le ragazze. Si contendono le donne di una certa età perché hanno più esperienza. conoscono meglio la vita.

Rita                               - E, poi, li chiamano selvaggi.

Vera                              - Se anche da noi fosse così?

Rita                               - Invece. (scoppia a piangere)

Vera                              - Perché piangi? (anche lei è sul punto di scoppiare a piangere)

Rita                               - Facciano una legge per sterminare, le donne, quando stanno per invecchiare.

Vera                              - (reagisce) Noi avremmo ancora parecchi anni da vivere, Rita.

Rita                               - Lo dici sul serio?

Vera                              - Ma certo. Oggi ti guardavo col seno nudo, lo slip. Sembravi una ragazza di vent'anni.

Rita                               - (sbronza e contenta) Grazie. Sei buona.

Vera                              - (va a lavarsi i denti) Dentifricio giovane per denti giovani. spazzolino giovane per denti da latte.

Rita                               - Quel letto. (indica il letto del ragazzo)

Vera                              - Ci vedi sempre dentro tuo marito?  

Rita                               - Bisogna farlo sparire. Non lo voglio vedere.

Vera                              - Basta metterlo in terrazzo.

Rita                               - Una buona idea. Un ragazzo può dormire anche fuori, la notte.

Vera                              - E se piove?

Rita                               - Qui non piove mai. L'obblighiamo a dormire fuori e lo facciamo rientrare solo quando pare a noi.

Vera                              - Ma se lui non vuole, mica possiamo portarlo di peso.

Rita                               - Quando vede che il suo letto è fuori, andrà fuori anche lui. Noi ne approfittiamo per chiudere le persiane e non permettergli di rientrare. due  donne  si più grande la

Vera                              - La porta è stretta. Dici che il letto ci passa?

Rita                               - Basta  farlo  passare  di  sbieco.  Su,  dammi  una  mano.  (le affaccendano per portare il letto in terrazzo, ridendo divertite. Poi)

Vera                              - Ecco fatto. Il signore è servito.

Rita                               - Imparerà ad avere più rispetto per due signore. Ora, sembra stanza.

Vera                              - . e deve servire soltanto a noi.

Rita                               - E se non se ne va?

Vera                              - Non ci lasceremo mettere sotto da un ragazzino.

Rita                               - Hai ragione. Nella vita bisogna difendersi. Ed aggredire, se è necessario. E non buttarci giù, Vera. Abbiamo ancora tanti anni davanti, la nostra vita può ancora cambiare.

Vera                              - Io vorrei solo. non essere sola.

Rita                               - Io spero nella reincarnazione.

Vera                              - Cioè?

Rita                               - Di poter avere nella prossima vita tutto quello che non ho avuto in questa.  

Vera                              - Rita, guarda che stelle. Una notte così bella non si vede facilmente. E questi momenti contano. (sono preparate per la notte e guardano le stelle sul terrazzo)

Rita                               - E che bel mare. Cos'è quella luce? Una barca?

Vera                              - Una lampara.

Rita                               - E, ora, a letto, bambina.

Vera                              - Farò tutto un sonno, stanotte.

Rita                               - (prende delle pastiglie e va al lavandino per riempirsi il bicchiere) Anch'io.

Vera                              - Ancora t'impasticchi?

Rita                               - Domani ne prenderò solo più una e dopodomani. niente.

Vera                              - (alludendo al ragazzo) Poveraccio anche lui, però.

Rita                               - Poveraccio un corno.

Vera                              - In fondo non ci ha fatto niente di male. Non lo interessiamo.

Rita                               - Perciò se ne stia in terrazzo, senza darci noia, E, poi, non è così importante l'uomo. Una donna può vivere benissimo anche senza. Io e te, in fondo, insieme stiamo benissimo. Oggi, per esempio. abbiamo nuotato. preso il sole. mangiato e bevuto. siamo state allegre. Dio come mi gira la testa.

Vera                              - Mettiti a letto. Ti stendi e non senti più niente. Domani ti porto alla spiaggia delle sirene. Una spiaggetta da favola. Tutto verde: rocce, sassi, acqua. qualche pino arriva fino al mare. E c'è una grotta con un'acqua così chiara. Vedrai come ci abbronzeremo. (è a letto anche lei) Ed abbiamo dimenticato la luce accesa. Non ti preoccupare. La spengo io. (va a spegnere la luce) In alto i cuori. (torna a letto. Lunga pausa. Arrivano dall'esterno voci allegre di giovani che gridano e ridono, poi qualcuno che canta)

Rita                               - C'è chi si diverte.

Vera                              - È capitato anche a noi, una volta.

Rita                               - È così chiaro con questa luna.

Vera                              - Tra poco tramonta. (Lunga pausa, poi la porta si apre ed entra il giovane che, senza preoccuparsi delle       due donne, accende la luce. Le due donne si guardano e spiano le sue reazioni. Il giovane si stupisce nel non vedere più il suo letto e guarda preoccupato le due donne. Poi si accorge che il suo letto è in terrazzo e sorride, rassicurato, pensando a uno scherzo. Si toglie giubbotto e camicia, buttandoli su di una sedia e si lava i denti. Quindi va in terrazzo e cerca di trascinare il letto nella stanza. Vera e Rita balzano dal letto per andare a richiudere le imposte perché lui resti fuori. Il giovane ha la meglio e per far entrare il letto nella stanza dà una spinta a Vera che lancia un urlo di dolore).

Rita                               - Ti ha fatto male?

Vera                              - Qui, alla coscia.

Rita                               - (affronta il ragazzo) Non ti vogliamo nella stanza. Devi andartene fuori. Hai capito? (il giovane non risponde e continua a sistemare il letto senza occuparsi delle due donne)

Vera                              - Parliamo con te, rispondi.

Rita                               - Cos'hai contro di noi? Rispondi, fai sentire la tua voce.

Vera                              - Da dove vieni? Chi sei? (il giovane ha finito di sistemare il letto, si toglie i pantaloni e lo slip senza far caso alle due donne).

Rita                               - (si lancia contro di lui) Un po' di rispetto. Nudo no. (e lo tempesta di pugni. Il giovane si ripara dai pugni. Non sa come reagire e dà una spinta a Rita, che lo colpisce col punteruolo)

Vera                              - (aiuta Rita ad alzarsi e si scaglia a sua volta contro il giovane che cade a terra) Di qualcosa.  lamentati.  fai almeno sentire la tua voce.  (si china su di lui prendendolo per un braccio che le resta in mano. È chiaro che al posto del ragazzo in scena è rimasto un pupazzo di gomma) Rita. Rita. (atterrita le fa vedere il braccio)

Rita                               - Non è possibile. Non è possibile. (prende l'altro braccio e le resta in mano anche quello. Si guardano atterrite. Ognuna ha in mano un braccio che si sta rapidamente sgonfiando)

Vera                              - (si china per sollevare il corpo del ragazzo, ma questo si affloscia sgonfiandosi. In pochi istanti del corpo del ragazzo non rimane più nulla. Si alza e si stringe a Rita indicando il corpo del ragazzo) Rita. Rita. Rita.

Rita                               - Non c'è più. Non c'è più.

Vera                              - Cos'è successo? Non capisco.

Rita                               - L'ho colpito col mio punteruolo.      

Vera                              - Lo hai ucciso?

Rita                               - Esisteva?

Vera                              - Non esisteva? Dici che non esisteva?

Rita                               - Lo avevamo creato noi.

Vera                              - Noi?

Rita                               - Col nostro desiderio. la nostra fantasia. Come lo abbiamo creato. lo abbiamo distrutto.

Vera                              - Noi?

Rita                               - Certo. Noi. Ma possiamo farlo rinascere, se vogliamo. (dalla porta rimasta aperta rientra il giovane che senza parlare, come se le due donne non esistessero, comincia a spogliarsi)

FINE