E chi lo può dire?!

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ATTO PRIMO

DINO DI GENNARO

E CHI LO PUÒ DIRE?!

COMMEDIA IN DUE ATTI

Settembre 2007

A Napoli ai giorni nostri.

Alla mia nipotina Nicòle

PERSONAGGI MASCHILI

ERNESTO RUSSO: Tranquillo padre di famiglia, sulla cinquantina; si trova, suo malgrado ad assecondare i loschi intrighi del fratello.

CRISTOFORO RUSSO: Fratello di Ernesto, sotto la cinquantina, scapolo; è uno strano filosofo, la sua filosofia gli impone di non lavorare, in attesa di quello che lui chiama “il mio momento”, che lo renderà ricco.

ATTILIO RUSSO: Padre di Ernesto, sulla settantina; tipico nonno bonaccione succube dei nipoti.

LUDOVICO ALLEGRETTI: Amico di Cristoforo, sulla cinquantina, logorroico; viene costantemente messo a tacere dalla moglie, di cui è succube.

UMBERTO PELLECCHIA: Amico di Cristoforo, sulla cinquantina; vittima, con la moglie ed il nipote, dei raggiri di Cristoforo.

ALFONSO PELLECCHIA: Nipote di Umberto, sessantenne; all’età di trent’anni ha battuto la testa e, dopo venti giorni di coma, si è svegliato credendo di avere sei anni ed è rimasto bambino.

AMBROGIO GALLO: Fidanzato di Erminia, sulla cinquantina; dice di essere milanese, ma è solo un imbroglione che mira ai soldi di Erminia.

ROBERTO RUSSO: Figlio di Ernesto, dodicenne; non ama studiare e pensa solo  giocare con la play station.

FRANCESCO RUSSO: Figlio di Ernesto, diciannovenne; ragazzo moderno amante dei videofonini.

PERSONAGGI FEMMINILI

ELISA QUAGLIA: Moglie di Ernesto, sui quarantacinque; è una donna moderna che lavora e spende, un po’ svampita.

ERMINIA QUAGLIA: Zia di Elisa, sotto la sessantina; è molto ricca e altrettanto ignorante; parla un italiano tutto suo fatto da parole napoletane italianizzate.

MARIA ALLEGRETTI: Moglie di Ludovico, sulla cinquantina; energica complice di Cristoforo nell’imbroglio ai Pellecchia.

ASSUNTA PELLECCHIA: Moglie di Umberto, donna energica; decisa a farsi restituire da Cristoforo e complici il maltolto.

FLORA MASSA: Fidanzata di Francesco, diciannovenne; ragazza moderna, semplice e intelligente.


ATTO PRIMO

Soggiorno di casa Russo; a sinistra, in prima quinta, la porta della cucina; in seconda quinta, ad angolo col fondo, l’uscita verso il giardino; sul fondo, verso destra, ampia comune che porta alle camere; a destra, in seconda quinta, la porta dello studio e, in prima quinta, un corridoio che va all’ingresso. Sulla sinistra, tavolo con sedie; sulla destra, divano e tavolino. È un sabato mattina di fine settembre. In scena Roberto seduto al tavolo a studiare.

SCENA PRIMA

(Roberto e Attilio, poi Ernesto, dopo Elisa, quindi Francesco).

ROBERTO     (è seduto al tavolo e scrive) Tema… la… cavalla… storna… commenta… la… poesia… ed… esprimi… i tuoi… pensieri… sul… dramma… del giovane… Pascoli. Eh! È una parola! (sbuffa) Ma dico io, è mai possibile che in pieno 2007 ci fanno ancora studiare “La cavallina storna”? Queste sono cose da vecchi!.. (ha una intuizione) Ah! Giusto… (chiama) nonno… nonno… nonno… sì: e quando mi sente questo? (va alla comune e urla) Nonno, puoi venire un attimo?

ATTILIO          (d.d.) Un momento…  sto in bagno, aspetta cinque minuti!

ROBERTO     (a voce alta) Fai presto che ho bisogno di aiuto per i compiti!

ATTILIO          (d.d.) E non ti può aiutare mammà?

ROBERTO     (c.s.) È andata a fare la spesa!

ATTILIO          (d.d.) E papà?

ROBERTO     (c.s.) Sta dormendo!

ATTILIO          (d.d.) E Francesco?

ROBERTO     (c.s.) Dorme!

ATTILIO          (d.d.) E zio Cristoforo?

ROBERTO     (c.s.) È uscito! Nonno, hai finito con l’appello? Non c’è nessuno… se no non chiamavo te!

ATTILIO          (d.d.) Grazie per la preferenza! Aspetta che finisco di farmi la barba.

ROBERTO     Gué, in questa casa mai che trovi qualcuno che ti dà una mano… hanno sempre da fare tutti quanti… poi si lamentano che non studio… (torna al tavolo) allora, vediamo un po’… (legge) “Nella torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del rio salto. I cavalli normanni alle lor poste frangean la biada con rumor di croste.” Ma tu guarda un poco se uno, alla mia età, si deve mettere a pensare agli alberi che sussurrano e ai cavalli che strafocano facendo casino!.. con la “play station 3” che mi aspetta sola sola in camera mia… uffa! (chiama) Nonno, hai finito?

ATTILIO          (d.d.) Robè, o’ nonno, ti ho detto che mi sto facendo la barba.

ROBERTO     E quanto è lunga questa barba? Mi devi aiutare a fare il tema!

ATTILIO          (d.d.) ‘Nu mumento!

ROBERTO     Che barba! (riprende a leggere) “Là in fondo la cavalla era, selvaggia, nata tra i pini su la salsa spiaggia…” la salsa spiaggia? Mah! Sarà stato un sugo a base di pesce che facevano all’epoca… ma che centra la salsa con la cavalla? Mamma mia, che palle… (a voce alta) Nonno, hai finito di farti bello?

ATTILIO          (entra dalla comune) Sto qua, non gridare!

ROBERTO     Ah, meno male!

ATTILIO          Allora?

ROBERTO     Nonno, la sai la cavalla storna?

ATTILIO          Veramente, conosco qualche signora, come dire… un poco allegra, ma cavalle… non ne ho mai sentite…

ROBERTO     (a voce alta) Storna, nonno, la cavalla storna, no stronza!

ATTILIO          Ah, ‘a poesia?

ROBERTO     Eh, la conosci?

ATTILIO          No!

ROBERTO     (piagnucoloso) Nonno, per favore, non scherzare, io devo fare questo maledetto tema sulla cavalla…

ATTILIO          Ch’hê fa’ ‘ncopp’’a cavalla?

ROBERTO     Il concorso ippico… (prende il quaderno e lo dà ad Attilio) Il tema, nonno, (urla) il tema!

ATTILIO          Eh! Ch’allucche a fa’? Nun so’ surdo!

ERNESTO      (è in pigiama; entra dalla comune) Ma insomma, è mai possibile che in questa casa non si possa dormire nemmeno il sabato mattina? La volete smettere tutti e due di urlare?

ROBERTO     Papà, quello il nonno non ci sente bene e se non grido non mi capisce.

ERNESTO      E non puoi gridare a bassa voce? Lo sai che il sabato mattina mi piace dormire… dove sta mammà?

ROBERTO     È andata a fare la spesa.

ERNESTO      (ad Attilio) Papà, sai se c’è un poco di caffè?

ATTILIO          Mo vaco a vedé in cucina… se non ce n’è, te lo faccio fresco.

ROBERTO     E a me il tema chi me lo fa vedere?

ERNESTO      Il tema te lo devi fare da solo, se no non impari mai a scrivere.

ROBERTO     Papà, quello è un tema di letteratura, è difficile… e poi la prof ha detto che se qualcosa non la capivamo ci potevamo far aiutare dai genitori.

ATTILIO          ‘Oì, ha ditto i genitori, no i nonni!

ERNESTO      Che c’entra? I nonni sono anche loro genitori: i genitori dei genitori!

ATTILIO          Vaco a fa ‘o ccafè! (via dalla prima a sinistra)

ERNESTO      Vabbè, fai vedere a me… che cos’è che non hai capito?

ROBERTO     Tutto!

ERNESTO      Ah, solo questo?

ROBERTO     Papà, quella è una cosa vecchia, io non ci capisco niente; è un tema su una poesia.

ERNESTO      Ah, una poesia? E allora ti aiuta papà, sapessi quanto mi piacevano le poesie quando andavo a scuola! Pensa che ero il primo a impararle a memoria. Eh, dove stanno più i grandi poeti!? Carducci, Pascoli, Leopardi, Foscolo… amavo tutte le loro poesie… solo una mi stava sullo stomaco e non mi è mai piaciuta: la cavallina storna… allora, di quale poesia si tratta?

ROBERTO     (rassegnato) La cavallina storna…

ERNESTO      Ah!.. ehm… senti… ora papà si deve andare a vestire perché deve uscire, mo ti aiuta il nonno.

ROBERTO     Sì, vabbè, ho capito… vado a studiare da solo in camera mia… (uscendo) con tante poesie, proprio quella non gli doveva piacere! (via dalla comune)

ELISA              (entra dalla prima a destra) Non si può più fare la spesa… che prezzi, che prezzi! Niente di meno che al supermercato se ne sono andati 50 euro senza comprare niente!

ERNESTO      Allora te li hanno rubati?

ELISA              Che cosa?

ERNESTO      I 50 euro: hai detto che se ne sono andati e non hai comprato niente…

ELISA              Che c’entra, quello è un modo di dire… Erné, qua i soldi non bastano più, tu devi provvedere!

ERNESTO      Certamente! A che ora chiude la banca?

ELISA              Oggi è sabato… e poi vuoi dire a che ora apre!

ERNESTO      No, no, a che ora chiude… la rapina è troppo pericolosa, preferisco scassinarla!

ELISA              Ma non dire sciocchezze! Insomma: qua il tuo stipendio basta a stento per pagare l’affitto e le bollette e col mio riesco appena a fare la spesa; tu devi dire a tuo padre che deve contribuire al bilancio familiare, non possiamo più tenere a carico lui e tuo fratello Cristoforo!

ERNESTO      Elì, mio padre prende 850 euro di pensione e già me ne dà 500; e poi non ti scordare che porta avanti la casa, rassetta, cucina… se non ci fosse lui dovremmo pagare una donna a ore.

ELISA              Ma che se ne fa dei soldi? Non esce mai, non tiene vizi, non gli manca niente…

ERNESTO      La “play station 3” a Roberto chi l’ha comprata?

ELISA              (imbarazzata) Il nonno.

ERNESTO      Il videofonino a Francesco chi lo ha comprato?

ELISA              (seccata) Il nonno.

ERNESTO      Il televisore al plasma chi lo ha comprato?

ELISA              (esasperata) Il nonno!

ERNESTO      Neh, ma che vuo’ cchiù ‘a chillu povero viecchio?

ELISA              E Cristoforo? Perché non si trova un lavoro?

ERNESTO      Perché è contro i suoi principi, lui aspetta “il suo momento”, l’occasione d’oro per sistemarsi… e poi lo sai, quello è filosofo, il suo lavoro è il pensiero…

ELISA              Sì, però, quando si siede a tavola, non mangia col pensiero, strafoca veramente!

ERNESTO      Ho capito… aspetta, vengo subito… (esce dalla seconda a destra)

ELISA              Ma…

ERNESTO      (d.d.) Un attimo! (entra dalla seconda a destra) Ecco qua, tieni, qua stanno 200 euro, basta che ti stai zitta… (le porge i soldi)

ELISA              (afferra i soldi) Hai fatto soldi?        

ERNESTO      Non sono affari tuoi, tieniti i soldi e non mi scocciare più.

ELISA              Sì, ma non so quanto potranno bastare… (via dalla prima a sinistra)

ERNESTO      Non le bastano mai! Tra me, lei e papà, in questa casa entrano 4000 euro al mese e non le bastano… ma comm’’e spenne?

FRANCESCO    (entra dalla comune) Avete finito di fare casino?

ERNESTO      “Buon giorno, papà…” buon giorno, Francesco…

FRANCESCO    Uh, papà, comme si pesante! Buon giorno, buon giorno…

ERNESTO      Il saluto è dell’angelo!

FRANCESCO    Appunto! E poiché io tutto sono tranne che un angelo, non saluto, va bene?

ERNESTO      Va male, figlio mio, va male!

FRANCESCO    Papà, mo nun te mettere pure tu a fa’ ‘o filosofo comme a zio Cristoforo, per favore… piuttosto, parliamo di cose serie: mi servono 100 euro per ricaricare il telefonino.

ERNESTO      100 euro? Ma se non più di quindici giorni fa ti ho fatto la ricarica da 50 euro!

FRANCESCO    Papà, quelle le videochiamate costano… che ci posso fare se il nonno mi ha regalato il videofonino.

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra con caffè) Il caffè è servito… (vede Francesco) ah, ti sei alzato pure tu… mo lo porto pure a te.

ERNESTO      Papà, come ti sei permesso di regalare il videofonino a Francesco?

ATTILIO          Chillo m’ha dato ‘a morte pe ll’ave’. Vaco a piglià ‘o ccafè… (via dalla prima a sinistra)

ROBERTO     (entra dalla comune) Papà, che cos’è la greppia?

ERNESTO      La greppia?

ROBERTO     Eh, lo dice qua, guarda, “con su la greppia un gomito…”

FRANCESCO    Ma che è, ‘a cavallina storna?

ROBERTO     Sì, devo fare il tema…

FRANCESCO    …Esprimi i tuoi pensieri sul dramma del giovane Pascoli?

ROBERTO     Sì, proprio quello… ma tu che ne sai?

FRANCESCO    Ti sei scordato che hai la stessa prof di lettere che avevo io? Chella è fissata cu’ Pascoli, dà sempre lo stesso tema. Mi ricordo che presi sette.  Non ti preoccupare, devo avere da qualche parte il quaderno di terza media, ti copi il mio, tanto chella è ‘nzallanuta, dopo tanti anni non se lo ricorda più.

ROBERTO     Wow! Francé, sei un mito! Finalmente posso giocare con la play station! (via dalla comune)

ERNESTO      Ma che bei figli che ha fatto mia moglie!

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) Ecco il caffè per il signorino…

FRANCESCO    Papà, allora? Quei cento euro?

ERNESTO      Fatteli dare dal nonno.

ATTILIO          C’adda fa ‘o nonno?

ERNESTO      Gli hai regalato il telefonino? E mo glielo devi ricaricare!

ATTILIO          ‘N’ata vota? Io sabato passato ll’aggio fatto ‘na ricarica ‘e 50 euri!

ERNESTO      Sabato? Francé, ma fusse asciuto pazzo?

FRANCESCO    Papà, ma io devo pure vedere la televisione, quella costa!

ERNESTO      E non ti basta il televisore al plasma?

FRANCESCO    Perché, a scuola tengo il televisore al plasma?

ERNESTO      A scuola? Tu a scuola guardi la televisione?

FRANCESCO    Non sempre, solo durante le lezioni.

ERNESTO      E già, durante l’intervallo non ti puoi distrarre…

FRANCESCO    Noo… durante i compiti in classe… c’è troppo silenzio e se ne accorgerebbe il professore…

ERNESTO      Papà, levame a chisto ‘a ‘nanzo all’uocchie, si no passo ‘nu guaio!

ATTILIO          Francé, o’ nonno, vienetenne ‘int’’a cucina… ‘o nonno te fa ‘na bella zuppa ‘e latte… (via dalla prima a sinistra con Francesco)

FRANCESCO    (uscendo) ‘O no’, e mi dai pure i cento euro?..

ATTILIO          Po’ vedimmo… (via)

ERNESTO      No, io aggia turnà a nascere… cose da pazzi… cose da pazzi… (via dalla comune)

SCENA SECONDA

(Cristoforo, Ludovico, Maria, poi Ernesto, quindi Elisa)

CRISTOF.       (entra dalla prima a destra con Ludovico e Maria) Entrate, amici, entrate… consideratevi a casa vostra.

MARIA            Grazie, Cristoforo, ma sei certo che andrà bene?

CRISTOF.       E chi lo può dire?! I presupposti li abbiamo creati, ora vedremo lo svolgersi degli eventi.

LUDOVICO    Cristo’, sei un amico, ma che dico, sei un fratello, ma che dico sei un padre, ma che dico…

CRISTOF.       (minaccioso) Che dici?

LUDOVICO    Niente, non dico niente!

CRISTOF.       Bravo, hai parlato già troppo.

MARIA            Scusalo, Cristoforo, quello parla sempre troppo. (a Ludovico, stizzita) Ti devi stare zitto, hai capito?

LUDOVICO    Sì, cara, certo, cara…

MARIA            Cristoforo, ma sei sicuro che possiamo stare qua?

CRISTOF.       Non ti preoccupare, parlo con mio fratello e vedrete che non ci saranno problemi.

LUDOVICO    Stai tranquilla, te l’ho detto che Cristoforo ci avrebbe ospitato volentieri, tu non lo conosci, ma Cristoforo è una persona come non ce ne stanno più, Cristoforo è buono, Cristoforo è grande, Cristoforo è un uomo…

CRISTOF.       (lo interrompe) …È un uomo che, se dici un’altra parola, te ne caccia immediatamente.

MARIA            (tappa la bocca a Ludovico) ‘Aspit’’o, ma allora nun l’hê capito che devi tacere?

LUDOVICO    Sì, cara, va bene, cara, non parlo più…

CRISTOF.       Allora, ora che parlo con mio fratello, voi non dite nulla se non siete interrogati, mi raccomando… specialmente Ludovico… (chiama) Ernesto… Ernè, sei in casa?

ERNESTO      (d.d.) Un momento… mi sto vestendo…

CRISTOF.       Si sta vestendo…

LUDOVICO    E per forza: siamo venuti  troppo presto… il lo avevo detto che il sabato mattina la gente si alza tardi, ma voi non mi avete dato ascolto, come al solito… io non capisco perché, quando parlo io, è come se nessuno mi sentisse, manco si  fosse ‘nu scemo… e nemmeno, perché pure agli scemi la gente dà retta, mentre a me…

MARIA            Mentre a te, si nun te staie zitto, te spacco ‘a capa!

LUDOVICO    Scusa, cara, hai ragione, amore…

ERNESTO      (entra dalla comune, abbottonandosi la camicia) Eccomi, che c’è?

CRISTOF.       Ernesto, ti presento i miei carissimi amici: i coniugi Ludovico e Maria Allegretti…

ERNESTO      (strette di mani) Piacere, Ernesto Russo…

CRISTOF.       Ti ricordi che aspettavo il mio momento?

ERNESTO      Sì, sì aspetta e spera…

CRISTOF.       Uomo di poca fede! Il mio momento è arrivato!

ERNESTO      Hai vinto al superenalotto?

CRISTOF.       No, sono loro due il mio momento!

ERNESTO      Mah! Ti capisci solo tu.

CRISTOF.       Ernè, Ludovico e Maria sono nostri ospiti.

ERNESTO      In che senso?

CRISTOF.       Nel senso che per qualche tempo vengono a vivere qua.

ERNESTO      Non ho capito…

CRISTOF.       Non hai capito? Eppure mi pare di essere stato molto chiaro.

ERNESTO      No, non ho capito cosa ti salta in mente. Come facciamo ad ospitarli, dove li mettiamo?

CRISTOF.       Ah, questi sono problemi tuoi, il padrone di casa sei tu.

ERNESTO      Sì, ma gli amici sono i tuoi… e poi, perché dovrebbero stare qua? Non hanno una casa loro?

CRISTOF.       Certo che ce l’hanno, ma non possono… come dire… frequentarla.

ERNESTO      È pericolante?

CRISTOF.       (a Ludovico) Casa tua è pericolante?

LUDOVICO    Noò, quando mai, quella casa mia…

MARIA            (gli  tappa la bocca) No, non è pericolante.

CRISTOF.       Non è pericolante.

ERNESTO      E perché non possono, come hai detto… frequentarla?

CRISTOF.       Perché al momento sarebbe poco… igienico.

ERNESTO      Tanto che è sporca?

CRISTOF.       (a Ludovico) Casa tua è sporca?

MARIA            (tappa la bocca a Ludovico) Per regola e norma vostra, casa mia è uno specchio!

ERNESTO      Scusate e perché sarebbe poco igienico starci?

CRISTOF.       Perché non ci resterebbero per molto.

ERNESTO      E perché?

CRISTOF.       Perché gli farebbero subito cambiare domicilio.

ERNESTO      Chi?

CRISTOF.       La polizia.

ERNESTO      La polizia? E perché?

CRISTOF.       (seccato) Perché il libro del perché andò a mare e si perdé… ma perché sono ricercati, no?

ERNESTO      Ricercati? E che hanno fatto?

MARIA e Lu.   Niente, siamo innocenti!

CRISTOF.       Niente, sono innocenti!

ERNESTO      E perché sono ricercati?

CRISTOF.       Niente di particolare: Truffa aggravata e circonvenzione di incapace.

ERNESTO      A vabbè, allora… ma tu sarraje pazzo, ma come, mi porti due delinquenti in casa e pretendi che  io li ospiti?

MARIA            Gué, non offendiamo eh? Noi siamo vittime di un errore giudiziario.

LUDOVICO    Sì, quello lo scemo ci ha regalato il suo patrimonio perché ci voleva bene…

CRISTOF.       Calma, calma, ragazzi, è inutile discutere, non vi preoccupate che non vi abbandono; mio fratello farà quello che dico io.

ERNESTO      A sì, e perché dovrei?

CRISTOF.       È semplice, perché non vuoi finire in galera insieme a loro.

ERNESTO      Io in galera? E che c’entro io con loro?

LUDOVICO    C’entrate, c’entrate…

MARIA            C’entrate, c’entrate…

CRISTOF.       C’entri!

LUDOVICO    Sì, perché Cristoforo ci ha detto che se non ci ospitate, quando ci arrestano, noi dichiariamo che abbiamo agito secondo un piano progettato da voi, così, se non volete la nostra compagnia in casa vostra, ci farete voi compagnia a noi in galera, perché…

MARIA            (gli tappa la bocca) Mo basta, hai parlato già troppo.

ERNESTO      Cristoforo! Tu gli hai detto di accusare me? Ma questo che sta dicendo?

CRISTOF.       La verità. Poiché io sapevo che tu ti saresti opposto, ho preso le mie precauzioni.

ERNESTO      Cioè?

CRISTOF.       Maria, la lettera…

MARIA            (prende una lettera dalla borsa e la porge a Cristoforo) Sta qua…

CRISTOF.       (legge) Carissimi Maria e Ludovico, da quanto mi avete detto, il nostro piano sta funzionando perfettamente; come avevo previsto, l’handicappato si è affezionato a voi; per cominciare, fatevi consegnare i titoli al portatore che ha ereditato dai genitori, poi, se le cose vanno bene, lo portiamo dal notaio Pandolfi per la donazione delle proprietà; fatemi sapere quando siete pronti così organizzo l’incontro col notaio. Per quanto riguarda la mia percentuale, ne parliamo quando tutto sarà concluso. Cari saluti, Ernesto Russo.

ERNESTO      Tu sarraie pazzo! Io non mi sono mai sognato di scrivere questa lettera.

CRISTOF.       Lo so, l’ho scritta io, però l’hai firmata tu… ti ricordi quando ti chiesi di firmare la delega per la riunione di condominio?.. non era una delega, era questa lettera.

ERNESTO      Disgraziato! E tu, per proteggere questi delinquenti, manderesti in galera tuo fratello?

CRISTOF.       Per proteggere loro, no, ma per proteggere Il mio momento, sì!

ERNESTO      Il tuo momento?

CRISTOF.       300.000 euro!

ERNESTO      300.000 euro?

CRISTOF.       È la cifra che mi daranno se riesco a tirarli fuori dai guai:

ERNESTO      Maledetto! E tu saresti mio fratello? Guarda che, se lo viene a sapere mia moglie, se ne frega di mandarmi in galera e caccia di casa te e gli amici tuoi.

CRISTOF.       Non vedo perché mai dovrebbe saperlo.

ERNESTO      E come intenderesti tirarli  fuori dai guai?

ELISA              (entra dalla prima a sinistra) Chi devi tirare fuori dai guai?

CRISTOF.       Oh, la mia cognatina! Elisa, ti presento i nuovi componenti della nostra allegra famigliola: Maria e Ludovico Allegretti… lei, lo avete capito, è Elisa, la meravigliosa moglie di mio fratello.

ELISA              (vezzosa) Mio cognato esagera sempre, ama scherzare… piacere… (realizzando, ad Ernesto) Ma che sta dicendo?

ERNESTO      Sta dicendo che ha invitato i suoi amici a stare qui con noi perché…

CRISTOF.       Perché stanno ristrutturando la loro casa e non sanno dove andare.

ELISA              Ma, veramente… non saprei dove farli sistemare…

CRISTOF.       Ah, non c’è problema, si sistemano in camera mia.

ERNESTO      E tu?

CRISTOF.       Io mi arrangio nello studio su una brandina.

ELISA              Ma per quanto tempo dovrebbero stare qua?

CRISTOF.       E chi lo può dire!? Quindici giorni, un mese… queste imprese edili non mantengono mai gli impegni…

LUDOVICO    Vabbè, Cristoforo, mo non esagerare, può darsi che le cose cambiano prima e possiamo tornare subito a casa senza che la polizia…

MARIA            (gli tappa la bocca) La pulizia…ma che dici,vuoi tornare a casa senza che la pulizia sia finita?

ELISA              Certo, dopo una ristrutturazione, sai quanta polvere…

CRISTOF.       Benissimo! Allora è tutto a posto! Ragazzi, venite, vi mostro la camera. (via dalla comune con Maria e Ludovico)

MARIA            Permettete. (via dalla comune, spingendo Ludovico) Muoviti…

ELISA              Ernesto, ma che sta succedendo? Tuo fratello ci porta la gente in casa e tu lo lasci fare?

ERNESTO      Elì, e che devo fare? In fondo si tratta di poco tempo…

ELISA              E dovremo pure dargli da mangiare?

ERNESTO      Ho capito… (via dalla seconda a destra)

ELISA              Ma…

ERNESTO      (d.d.) Un attimo! (entra dalla seconda a destra) Ecco qua, tieni, qua stanno altri 200 euro, basta che ti stai zitta… (le porge i soldi)

ELISA              Ma come fai a tenere tutti questi soldi?

ERNESTO      Li tengo perché io i soldi non li sperpero come fai tu. (squilla il telefono) rispondi.

ELISA              (risponde al telefono) Pronto?.. si, casa Russo… chi?.. zia Erminia? Zia, sei proprio tu?.. quanto tempo!.. che gioia sentirti!.. come stai?.. bene… che si dice a Milano?.. non stai a Milano?.. stai a Napoli?.. allora devi assolutamente venire a cena da noi, non sento ragioni!.. non vuoi venire a cena?.. ah, non solo a cena?.. Ah! Pranzo e cena… si certo con piacere… pranzo, cena e pernottamento?.. ehm… certo… stai venendo?.. sei in taxi… sei quasi arrivata?.. e va bene… a fra poco… ciao.

ERNESTO      Ho capito bene?!

ELISA              Sì.

ERNESTO      Uh, mamma mia! E dove la mettiamo?

ELISA              Non lo so, quello che so è che non possiamo dirle di no.

ERNESTO      Ah, questo è certo, zia Erminia non si tocca!

ELISA              Non sia mai! Quella non ci mette niente a cambiare testamento!

ERNESTO      Proprio ora che ci stanno pure gli amici di Cristoforo…

ELISA              E vuol dire che si cercano loro un’altra sistemazione.

ERNESTO      Noò, non scherzare proprio!

ELISA              Neh, Ernè, ma a te che te ne importa degli amici di Cristoforo?

ERNESTO      A me personalmente, niente, solo che Cristoforo ci tiene tanto, mi ha pregato come un santo per farmeli ospitare e ora non possiamo certo tornare indietro, che figura ci faremmo?

ELISA              Intanto, zia Erminia da qualche parte dobbiamo sistemarla! (suonano alla porta) E ch’è, già è arrivata? (via dalla prima a destra ad aprire)

SCENA TERZA

(Assunta, Alfonso, Umberto e detti, poi Cristoforo)

ASSUNTA      (d.d.) Buon giorno, abita qui Cristoforo Russo?

ELISA              (entrando con Assunta, Alfonso e Umberto dalla prima a destra) Certo, ve lo chiamo… (a voce alta verso la comune) Cristoforo, ci sono delle persone che ti vogliono… prego, accomodatevi…

CRISTOF.       (d.d.) Un momento! Falli aspettare, vengo subito!

ASSUNTA      (a voce alta) È meglio che vi muovete, abbiamo fretta!

ALFONSO      (ha in mano un grosso lecca-lecca) Sì, sì, abbiamo fretta, abbiamo fretta… (lecca)

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

ELISA              Ma non vi volete accomodare?

ASSUNTA      Umbè, assettammoce, tu no, Fofò! (siedono)

ERNESTO      Scusate, ma perché lui non può sedersi?       

ALFONSO      Perché io devo crescere!

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

ASSUNTA      Non è che non si può sedere, solo che lui quando si siede, si siede solamente a terra, dice che solo così sta comodo.

ALFONSO      Sì, sì, io sto comodo per terra, le sedie e le poltrone sono troppo morbide. (lecca)

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

ELISA              Così, siete amici di Cristoforo?

UMBERTO     Amici? Io, si putesse, l’accedesse!

ASSUNTA      Io no, lo lascerei solo un paio d’ore allo zoo…

ERNESTO      Allo zoo?

ASSUNTA      Sì, chiuso nella gabbia dei leoni, dopo averli lasciati una settimana digiuni.

ALFONSO      Io invece lo voglio tanto bene, perché mi ha portato a papà e mammà.

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

ASSUNTA      Scusatelo, quello è un poco ritardato.

UMBERTO     No, chillo è proprio scemo!

ERNESTO      E ci credo, cu’ tutt’’e botte c’’o date ‘ncapa…

ASSUNTA      Noò, non gli fanno niente: il ragazzo ha la testa dura.

ERNESTO      Il ragazzo? Signò, chillo è cchiù viecchio ‘e me…

ALFONSO      Gué, ma che dici? Io sono un ragazzo, tengo solo così anni… (indica il numero 6 con le mani) che ti credi?!

UMBERTO     Statte zitto…  (gli dà uno scappellotto, ma Alfonso si abbassa di colpo e colpisce Ernesto) Uh, scusatemi… vi siete fatto male?

ERNESTO      Insomma…

ELISA              Ma che ha detto, che tiene sei anni?

ASSUNTA      Veramente sarebbero sessanta, ma lui è convinto di averne sei.

ERNESTO      Signò, scusate l’indiscrezione, ma è sempre stato così?

ASSUNTA      Noò, ma che dite? Quello fino all’età di trent’anni era normale, figuratevi che era ingegnere…

ERNESTO      E come mai ora?…

UMBERTO     Buccia di banana!

ELISA             Buccia di banana?

ASSUNTA      Proprio così! Una mattina di trent’anni fa, mentre usciva di casa per andare al lavoro, mise il piede su una buccia di banana, scivolò e, cadendo, andò a sbattere con la testa sull’orlo del marciapiede.

UMBERTO     Pensate che restò in coma per venti giorni, poi, quando si svegliò, era diventato come lo vedete adesso, un bambino di sei anni; i genitori, miei zii, hanno speso milioni, ma inutilmente; poi, quindici anni fa morirono in un incidente e lui è rimasto in affidamento a me e mia moglie.

ERNESTO      Ma sono passati trent’anni, ora dovrebbe credere di averne trentasei…

ASSUNTA      No, quello il suo cervello si è bloccato a sei anni e così è rimasto.

ELISA             E i medici non hanno potuto fare niente?

UMBERTO     Macchè, ve l’ho detto, i genitori lo fecero visitare dai migliori specialisti e tutti dissero che solo un miracolo avrebbe potuto farlo tornare normale.

ELISA              Poverino… beh, io vado di là a sollecitare Cristoforo, permettete… (via dalla comune)

ERNESTO      E come avete conosciuto mio fratello?

UMBERTO     Per mia disgrazia, abbiamo fatto il militare insieme…

CRISTOF.       (entra dalla comune) Oh, la famiglia Pellecchia al completo! Benvenuti in questa umile casa! A che devo il piacere di questa gradita visita?

ASSUNTA      ‘On Cristò, voi è inutile che che incensate, lo sapete benissimo perché siamo qua.

CRISTOF.       Se lo dite voi…

UMBERTO     Dove stanno gli Allegretti?

ALFONSO      Sì, Cricrì, dove stanno mammà e papà?

CRISTOF.       E chi lo può dire? Come potrei saperlo io che non li vedo da un mese?

ASSUNTA      Ah, non li vedete da un mese? E come mai don Liborio Scapece vi ha visto mezz’ora fa insieme a loro nella metropolitana?

CRISTOF.       Nella metropolitana mezz’ora fa? Io? Ma se io stamattina non sono proprio uscito di casa, è vero, Ernesto?

ERNESTO      È vero?

CRISTOF.       Lo sto chiedendo io a te.

ERNESTO      Ah, sì, come no? Mio fratello non si è mosso da qua…

CRISTOF.       Si vede che don Liborio si è sbagliato.

UMBERTO     Ah, don Liborio si è sbagliato?

ERNESTO      Se stava qua…

CRISTOF.       Quello poi è anziano, non ci vede bene…

ASSUNTA      E già, don Liborio non ci vede bene, chi sa dove stanno gli Allegretti!

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

ASSUNTA      Perché voi non lo sapete è vero?

CRISTOF.       No, io non lo so, mi dispiace.

ERNESTO      Non lo sa…

ALFONSO      Cricrì, tu sei amico mio, ti prego, io voglio a mammà e papà, dove stanno mammà e papà?

UMBERTO     (gli dà uno scappelloto) Ti ho detto mille volte che i tuoi genitori sono morti e che quei… signori che ti ha fatto conoscere l’amico tuo sono solo due imbroglioni.

ALFONSO      Non è vero, sono mammà e papà, diglielo pure tu, Cricrì.

CRISTOF.       Caro Alfonso, cosa vuoi che ti dica? Se zio Umberto e zia Assunta dicono che è così, vuol dire che è così…

ALFONSO      No, no, sono mammà e papà… (batte i piedi in terra)

UMBERTO     Statte zi… (fa per dargli uno scappellotto, ma Alfonso si abbassa, come pure Ernesto e colpisce Assunta)

ASSUNTA      (reagisce dando un calcio a Umberto) E te vuò sta accorto?!

ERNESTO      Ma è proprio necessario picchiarlo? Lo ha prescritto il medico?

UMBERTO     S’adda ‘mparà!

CRISTOF.       Comunque io non so niente dei signori Allegretti, per cui non posso aiutarvi…

ASSUNTA      Sentite, don coso, siete stato voi a portare quei due delinquenti in casa nostra; noi non abbiamo denunciato pure a voi perché non possiamo provare la vostra complicità, ma è vostro dovere aiutarci a trovarli e mandarli in galera.

CRISTOF.       Ma lo farei con molto piacere, se solo sapessi dove sono… Umberto, diglielo tu a tua moglie quanto siamo amici io e te…

UMBERTO     Eh! Amicissimi! Si penzo a tutto chello ca m’hê fatto passà sotto le armi, me vene ‘a voglia ‘e t’accidere!

CRISTOF.       (gli dà una pacca sulla spalla) Dai, che sarà stato mai… qualche gavettone, qualche sacco… scherzi da commilitone… ma lo sai quanto ti voglio bene… se solo avessi immaginato che gli Allegretti avrebbero approfittato dell’affetto di Alfonso, non li avrei mai portati in casa vostra.

ERNESTO      Ma perché, cosa hanno fatto questi signori?

ASSUNTA      Si sono spacciati per genitori di Alfonso e…

CRISTOF.       Ma no, cosa dite?.. Mo ti spiego io: Ludovico Allegretti era un mio compagno di liceo che non vedevo dall’epoca del diploma; quattro mesi fa, per puro caso, lo incontrai ad un salotto filosofico.

UMBERTO     E comme è fatto?

CRISTOF.       Che cosa?

UMBERTO     ‘O salotto filosofico: ha divano e poltrone particolari?

CRISTOF.       Cretino, il salotto è inteso quale luogo di incontro per persone dell’alta società e un salotto filosofico è un incontro di persone che parlano di filosofia.

ASSUNTA      E quello Ludovico è un filosofo della truffa!

CRISTOF.       Lasciatemi dire… dopo tanti anni che non ci frequentavamo, ci intrattenemmo a raccontarci l’un l’altro…

UMBERTO     Che facisteve?

CRISTOF.       Io lle cuntaje ‘e fatte mieie e isso me cuntaie ‘e fatte suoie, va bene?

UMBERTO     E parla comme t’ha fatto mammeta!

CRISTOF.       Posso? Allora: Ludovico, tra l’altro, mi disse che insieme alla moglie faceva volontariato fornendo assistenza agli handicappati, così pensai di presentarli a loro (indica Umberto ed Assunta) immaginando che potessero aiutarli ad accudire Alfonso…

ALFONSO      Sì, perché io sono un poco ritardato, però sono tutto scemo!

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

CRISTOF.       Così ne parlai ad Umberto ed organizzai l’incontro; Gli Allegretti subito conquistarono le simpatie di Alfonso, il quale decise autonomamente che loro fossero i suoi genitori…

ALFONSO      Sì, Lulù e Maria sono papà e mammà!

UMBERTO     (fa per dargli uno scappellotto) Statte zitto, Fofò! (Alfonso si abbassa e tutti gli altri fanno lo stesso, così Umberto perde l’equilibrio e cade)

ERNESTO      Sì, ma fin qui mi sembra che vi abbiano fatto solo del bene… perché ce l’avete con loro?

ASSUNTA      Perché sono due ladri!

CRISTOF.       Eh, ladri… non esageriamo… hanno solo accettato un regalo…

ERNESTO      Un regalo?

ALFONSO      Si io gli ho regalato tutte le mie belle carte colorate.

UMBERTO     (fa per colpire Alfonso, poi ci ripensa e si ferma)

ERNESTO      Le carte colorate?

ALFONSO      Sì, quelle belle, tutte colorate, con i numeri sopra, che zio Umberto e zia Assunta si volevano far regalare, ma io non gliele ho voluto mai dare perché erano di mammà e papà.

CRISTOF.       Sì, dei titoli al portatore che ha ereditato alla morte dei genitori.

ALFONSO      Ma quando mai! Quelli mammà e papà sono vivi.

ERNESTO      Ah! E a quanto ammonta il loro valore?

CRISTOF.       (minimizzando) E che saranno… mmm… cinquecentomila euro… centesimo più, centesimo meno…

ERNESTO      Ah, cose da poco…

ASSUNTA      Noi li abbiamo denunciati, ma la polizia non li riesce a trovare, sono scomparsi e sicuramente vostro fratello ne sa qualcosa.

CRISTOF.       Mi dispiace, ma non ne so niente, però sono convinto si sia trattato solo di un piccolo malinteso e che magari saranno da qualche parte a fare volontariato e quanto prima si faranno vivi per chiarire tutto. (bussano alla porta)

ERNESTO      Uh, mamma mia, questa sarà zia Erminia…

CRISTOF.       Zia Erminia? E non sta a Milano?

ERNESTO      Sta a Napoli e sta venendo qua, anzi, sta qua!

CRISTOF.       Allora sarà meglio che ve ne andiate… vi telefono io se ho notizie…

ASSUNTA      Ah, no! Noi di qua non ci muoviamo finché non fate comparire i vostri amici!

CRISTOF.       Si, mo faccio ‘o mago… vabbè, venite con me in giardino… (via nel giardino con Umberto, Assunta ed Alfonso)

ALFONSO      Sì, sì, nel giardino di Cricrì, nel giardino di Cricrì… (via, mentre Umberto lo prende a scappellotti)

ELISA              (entra dalla comune)) Non potevi aprire, no?(via dalla prima a destra; d.d.) Zia Erminia, che piacere!

SCENA QUARTA

(Erminia, Ambrogio e detti, poi Attilio, Roberto e Francesco)           

ERMINIA         (entrando dalla prima a destra con Elisa ed Ambrogio) Eli, abbraccia a zia tua! (la abbraccia) Ti presento Ambroccio, il mio boifriento… luio è un possiedento di Milano, è milaneso docco! Ambry, questa è la mia nepota Elisa e questo?.. tu… tu… tu…

ERNESTO      È occupato?

ERMINIA         Tu… tu sei Ernesto? Mamma mia, commo sei cagnato! È un anno che non ti veco e quasi quasi non ti ricanoscevo più… hai fatto tutti i capilli ianchi, ti hai ingrassato la panza…

ERNESTO      Ma… veramente… non mi sembra…

ERMINIA         Ambry, questo è Ernesto, il consorzio della mia nepota.

AMBROGIO   Piacere, Ambrogio Gallo…

ERNESTO      Piacere, io sono il consorzio… e voi siete possidente?

AMBROGIO   Beh, diciamo che discendo da una famiglia abbiente… ho qualche proprietà…

ERMINIA         Sì, io lo dico sempe che è il mio proprietario… (ride) Elisa, nepota mia, fatti ammarare… come sei bella a zia tua… non ti fai mai vecchia… Ambry, hai visto come è bella?

AMBROGIO   Sì, Minni, è proprio bella.

ERMINIA         Sì, ma non la guardare troppo che sono gelosa.

AMBROGIO   Ma che dici, Minni, tu sei l’unica donna per me.

ERNESTO      È arrivato Alan Sorrenti... e siete venuti in treno?

ERMINIA         (ha uno scatto) Ma qua’ treno?Ma te siente buono? (di nuovo calma) Noò… hai sentuto, Ambry? In treno… (ridono) ma abbiamo prenduto l’eroplano no? Noi viaggiamo sempre volanti!

ELISA              Zia Erminia, e come mai questa bella sorpresa?

ERMINIA         Elisa mia, non ce la facevo più a stare a Milano… è una città tentacolata, troppa gente, troppo smoggo… troppa ommerità… quello Ambry tiene i riomatismi, l’ommerità gli fa male… e poi mi mancava il maro, la pizza…

ELISA              E quanto tempo pensi di restare a Napoli?

ERMINIA         Per sempro!

ELISA              Per sempre? E la casa a Milano?

ERMINIA         Ah, quella l’ho vennuta; ci ho pure guadambiato in coppa… ti arricordi che mi costò un miliono e sette? Me l’hanno pavata 2 milioni di euri.

ERNESTO      Allora ti trasferisci a Napoli… e dove pensi di stabilirti?

ERMINIA         Ah, qua con voi staremo benissimo…

ELISA              Qua… con noi?

ERMINIA         (ha uno scatto) Pecchè, tiene coccosa ‘a dicere?

ELISA             No, anzi… sono contenta…

ERMINIA         Brava la mia nepota… ma non ti preccopare, staremo qua provvisoriamento, finchè non mi accatto una casa qua… (guarda dolcemente Ambrogio) Il nostro nito d’amoro… vero, Palummiello mio?

AMBROGIO   Certamente, colombina mia, il nostro nido… (insieme ad Erminia) glu-glu, glu-glu, glu-glu…

ELISA              Ehm… però, mi potevi fare una telefonata, avrei preparato qualcosa di speciale per te…

ERMINIA         Eli, le soppresse sono la cosa più bella… non sei contenta che abbiamo avvenuti da te?

ELISA              Ma ne sono felice, tu lo sai quanto ti sono affezionata, solo che, se lo avessi saputo, ti venivo a prendere all’aeroporto…

ERMINIA         Noò… e perché ti dovevimo disturbare a te? Noi ci abbiamo preso un bel tacs e subbeto abbiamo arrivati… mo però è meglio che ci arreposiamo un poco… stammatina ci abbiamo scetati ambressa… Eli, facci vedere la nostra cammera, ché siamo stanchi del viaggio.

ELISA              La… vostra… camera?

ERMINIA         E certo, Ambry e io dormiamo assieme, siamo una coppia moterna, commo si dice… all’avanguardista… no, no, noi non aspettiamo il matrimonio per accopparci, ci abbiamo già accoppati…

ELISA              Zia, scusa, ma la camera non è ancora pronta, la stavo preparando, perché non vi accomodate in giardino mentre la sistemo?

ERMINIA         (ad Ambrogio) Andiamo in giardino?

AMBROGIO   E andiamo in giardino…

ERNESTO      No!

ERMINIA         No?

ELISA              E perché no?

ERNESTO      Perché no? Eh… perché… perché… l’ho appena annaffiato, è pieno d’acqua, si possono sporcare le scarpe…

ELISA              (incredula) Hai annaffiato il giardino?

ERNESTO      (le fa cenni con gli occhi) E certo, lo sai che lo faccio tutte le mattine…

ELISA              (realizza) A sì… zia, allora accomodatevi in cucina così fate pure colazione…

AMBROGIO   Questa è una buona idea…

ERMINIA         Ecco, tu pensi solo a magnare, poi ti ingrassi e fai la panza chiatta e le manovelle dell’amoro.

AMBROGIO   Ma, Minni…

ERMINIA         (ha uno scatto) Guè, t’hê sta’ zitto, hê capito?

AMBROGIO   (sottomesso) Sì, cara, scusami…

ERMINIA         Scuse accertate! Andiamo in cocina, vieni, però ci pigliammo solamento il cafè… Eli, non ti accomodare, canosco la strata… Vieni, Ambry, Palummiello mio… (via dalla prima a sinistra con Ambrogio) glu-glu, glu-glu, glu-glu…

ERNESTO      No, questa è proprio pazza!

ELISA              Ma perché non li hai fatti andare in giardino?

ERNESTO      In giardino ci sta Cristoforo cu’ ‘e pellecchie.

ELISA              Allora hai fatto bene, è meglio che zia Erminia lo veda il meno possibile, se no comincia a perseguitarlo… mo dobbiamo trovare il modo per sistemarli.

ERNESTO      È una parola,         quelli vogliono pure la camera matrimoniale per accopparsi.

ELISA              Gli dobbiamo dare la camera nostra.

ERNESTO      E noi dove dormiamo?

ELISA              Non lo so, poi si vedrà; lo sai, zia Erminia è sacra, non si deve contraddire, quella non ci mette niente a cambiare il testamen… (fulminata da un pensiero) Ernè…

ERNESTO      Che c’è?

ELISA              Il testamento!

ERNESTO      Il testamento?

ELISA              Il testamento!

ERNESTO      Che c’entra il testamento?

ELISA              Ernè, zia Erminia ha parlato di matrimonio!

ERNESTO      E allora?

ELISA              Come allora? Ma non hai capito niente?

ERNESTO      Che devo capire?

ELISA             Ernè, se zia Erminia si sposa, addio eredità!

ERNESTO      Uh, mamma mia, hai ragione… questa è una tragedia… e come facciamo? È una vita che la trattiamo coi guanti sotto la minaccia di essere diseredati e mo…

ELISA              Dobbiamo trovare una soluzione per eliminare il Gallo!

ERNESTO      ‘O tirammo ‘o cuollo…

ELISA              Non dire sciocchezze, intendo dire eliminare il problema Gallo…

ERNESTO      È una parola! Non hai visto? Zia Erminia lo tratta già come un marito…

ELISA              Cristoforo!

ERNESTO      Cristoforo?

ELISA              Si deve sacrificare per la causa!

ERNESTO      Tu sei pazza!

ELISA              È l’unica soluzione… pensaci bene, zia Erminia ha sempre avuto un debole per tuo fratello.

ERNESTO      Un debole? Ti sei scordata che l’ultima volta che è stata qua Cristoforo fu costretto ad andarsene a casa di Giovanni perché ogni volta che tentava di andare a dormire la trovava nel suo letto che lo aspettava.

ELISA             Sì, ma adesso è diverso, ora ci sta Ambrogio; lui deve solo fare in modo che lei lo lasci e poi se ne libera…

ERNESTO      E chi lo convince a Cristoforo?

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) Elì, e m’’o vvulive dicere che veniva tua zia? Io me n’ascevo…

ELISA             Perché che ha fatto?

ATTILIO          M’ha fatto ‘na capa tanta, essa e chillu coso quequero  che tene appriesso. Ha vuluto fa essa ‘o ccafè, dice che io faccio la pisciazzella… Ernè, parla tu, comm’è ‘o ccafè che faccio io?

ERNESTO      Papà, lasciamo perdere…

ELISA             Il caffè del nonno è ottimo!

ATTILIO          Elì, che te serve?

ELISA             Niente, nonno…  solo… potreste parlare con Cristoforo?

ATTILIO          Che ll’aggi’’a dicere?

ELISA             Nonno, voi siete l’unico che può convincere Cristoforo, voi avete un ascendente su di lui…

ATTILIO          Sì, chilli poche sorde che lle dongo…

ELISA             Nonno, vi prego, convincetelo!

ATTILIO          A fa’ che?

ELISA             A corteggiare zia Erminia!

ATTILIO          Ernè, ma mugliereta se sente bona?

ERNESTO      Papà, bisogna dissuadere zia Erminia dallo sposarsi col coso quequero.

ATTILIO          E a nuie che ce ne ‘mporta?

ELISA             Nonno, se se lo sposa, addio eredità!

ATTILIO          Ah, mo aggio capito! E allora scordatevi l’eredità! Io penso ch’è cchiù facile convincere Cristoforo a se jettà sotto a ‘nu tram ca a farle fa’ ‘o zezo cu’ ‘a pazza!

ELISA             Nonno, almeno provateci, a voi non mancano i mezzi…

ERMINIA         (entra dalla prima a sinistra con Ambrogio) Ah! Che buon cafè ci abbiamo prenduto, vero, Ambry?

AMBROGIO   Certo Erminia, il caffè che fai tu è sempre buono, io solo per questo ti sposerei!

ERMINIA         (ha uno scatto) Sulo pe’ chesto?

AMBROGIO   Ma cara, è un modo di dire… per questo, per tutte le cose belle che fai tu e per la tua bellezza.

ERMINIA         Avete sentuto? Non è un angiolo il mio boifriento?

ATTILIO          LLe mancano sulo ‘e scelle.

ERMINIA         (guarda Attilio torva) Mmm! Eli, ci hai appriparato la cammera?

ELISA             Certo, zia vi ho sistemati in camera mia.    

AMBROGIO   E voi dove dormite?

ERMINIA         (ha uno scatto) Fatte ‘e fatte tuoie! S’arrangeno! (di nuovo calma) Mia nipota sa quello che fa… ora andiamo in cammera, Ambry… andiamo a provare il nostro talimo annunziato… (via dalla comune)

AMBROGIO   Si, cara, andiamo… (insieme ad Erminia) glu-glu, glu-glu, glu-glu… (via dalla comune con Erminia)

ELISA             Avete sentito? Parlano già di matrimonio!

ATTILIO          Ma addò l’ha truvato a chillo?

ERNESTO      ‘O vvulesse sapé pur’io!

ROBERTO     (via dalla comune agitato) Mamma, mi è parso di sentire la voce di zia Erminia, (speranzoso) mi sono sbagliato vero?

ELISA             Purtroppo no, figlio mio, sta proprio qua!

ROBERTO     Oh no! Addio tranquillità! E quanto tempo resta a Napoli?

ELISA             Non si sa… forse per sempre…

ROBERTO     Ma mica resta qua?

ERNESTO      Robè, rassegnati, per il momento non si muovono di qua.

ROBERTO     Muovono? Perché, chi altro c’è?

ATTILIO          ‘O boifreddo!

ROBERTO     Nonno, stai per caso dicendo che zia Erminia ha trovato un fidanzato?

ERNESTO      Ebbene sì!

ROBERTO     (esterefatto) Il mondo è impazzito!

FRANCESCO    (entra dalla prima a sinistra) Nonno, allora?

ATTILIO          Allora che?

FRANCESCO    Ti sei messo a fare discussione con quella pazza di zia Erminia per il caffè e ti sei scordato di darmi i cento euro.

ATTILIO          Francé, o’ nonno, ccà stammo parlanno ‘e cose serie; pe’ piacere, ne parlammo doppo…

FRANCESCO    E perché i miei cento euro sono uno scherzo? Io, se non ricarico il telefonino, non  posso videochiamare Flora!

ERNESTO      e non la puoi chiamare sul telefono di casa?

FRANCESCO    E già, così poi non la vedo!

ELISA             Perché, è necessario vederla anche al telefono? Non ti basta vederla di persona?

FRANCESCO    Voi vecchi non capite niente: se non la guardo mentre mi parla, come faccio a capire se è sincera?

ERNESTO      Francè, non per sapere i fatti tuoi, ma di cosa dovete parlare al telefono di così importante, che devi vedere se è sincera?

FRANCESCO    L’hai detto: sono fatti miei! Comunque te lo posso anche dire, dobbiamo decidere se andare in discoteca o al maxicinema stasera…

ERNESTO      Ah, allora hai ragione… no, io devo tornare a nascere!

FRANCESCO    (implorante) Nonno, per favore…

ATTILIO          (prende i soldi dalla tasca) Tié, però nun me cercà cchiù solde fino al mese prossimo, perché non te li do!

FRANCESCO    Te lo giuro! (prende i soldi) Grazie, nonno; se non ci fossi, bisognerebbe inventarti! (gli bacia la fronte) Vado a comprare la ricarica! (via dalla prima a destra)

ERNESTO      Papà, il mese prossimo è lunedì.

ATTILIO          Overo… m’ero scurdato… e vabbè, tanto ‘o mese va e vene…

ROBERTO     Nonno, e a me non dai niente?

ELISA             Roberto, tu sei piccolo, che devi fare con i soldi?

ROBERTO     Che devo fare con i soldi? E secondo te i giochi per la play station me li regalano?

ATTILIO          (prende cinquanta euro dalla tasca e li dà a Roberto) Tié, chiste però so chille d’’o mese che trase!

ROBERTO     Non ti preoccupare, nonno, io non li sperpero come fa Francesco. Grazie (lo bacia e via dalla comune) Che grande invenzione i nonni!

ATTILIO          ‘E nepute, ‘nu poco ‘e meno… (via dalla prima a sinistra)

ERNESTO      (seguendolo) Papà, allora parli con Cristoforo?.. (via)

SCENA QUINTA

(Cristoforo, Assunta, Alfonso, Umberto e detti, poi Ludovico e Maria)

CRISTOF.       (fa capolino dal giardino) Se n’è andata?

ELISA             No, sta in camera da letto, ma puoi entrare… (via dalla prima a sinistra)

CRISTOF.       (a Umberto, Assunta e Alfonso fuori scena) Venite… (entrano dal giardino) Allora, vi siete convinti che non stanno qua?

ASSUNTA      Mah, non staranno qua, ma sono certa che voi sapete dove stanno!

ALFONSO      Non è vero, se Cricrì sapesse dove stanno mammà e papà, me lo direbbe, perché Cricrì mi vuole tanto bene…

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Ma nun l’hê capito che t’hê ‘a sta zitto?

CRISTOF.       Comunque, mo è meglio che andiate, vi garantisco che farò del mio meglio per rintracciare gli Allegretti e chiarire questo increscioso equivoco.

ALFONSO      Cricrì, ti prego, trova a mammà e papà… se li trovi, faccio un bel regalo pure a te,  (con enfasi) ti regalo le figurine dei calciatori, sei contento?

UMBERTO     (tenta di colpirlo, ma lo manca) E te vuo’ sta’ zitto, o no?

CRISTOF.       Certo, Alfonso, ma ora vai con gli zii.

ASSUNTA      ‘On Cristò, vedete di chiarirlo presto questo equivoco, se no vi facciamo passare un brutto quarto d’ora!

ALFONSO      Non ti preoccupare, Cricrì, ti difendo io e ti faccio passare una bella mezz’ora!

UMBERTO     (fa per dargli uno scappellotto, ma poi rinuncia) E che ce ‘o ddico a ffa’?

ERNESTO      (entra con Elisa dalla prima a sinistra) Tanto nemmeno lo  capisce…

UMBERTO     Cristò, non fare come è tuo solito, non sparire tu e vedi di far comparire quei delinquenti con tutti i soldi!      

CRISTOF.       (gli dà una pacca sulla spalla) Stai tranquillo, Umberto, ci sono qua io a pensare a tutto!

UMBERTO     E chillo è ‘o guaio!

ASSUNTA      (a Ernesto e famiglia) Scusate l’invasione, ma la colpa non è nostra, è di don Cristoforo… arrivederci. Andiamo, Fofò, vieni, gli zii ti portano a mangiare la pizza… (via dalla prima a destra con Alfonso e Umberto)

ALFONSO      Io voglio la margherita, anzi no, voglio il calzone pieno pieno… anzi no, voglio la  sette stagioni… Ciao, Cricrì, trovami a mammà e papà! (via)

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò… arrivederci. (via)

CRISTOF.       Mamma mia, e quanto sono scoccianti!

ERNESTO      Cristò, quelli hanno ragione!

CRISTOF.       E chi lo può dire?! E poi che vuoi che siano cinquecentomila euro? Intanto non sono loro, sono di Alfonso, che non sa cosa farne; per metterci le mani sopra devono aspettare che muoia Alfonso… non è meglio che se li godano quei poveracci degli Allegretti?

ERNESTO      Gli Allegretti eh?

ELISA              Scusate, ma di che state parlando? Chi era quella gente? Che c’entrano gli Allegretti?

CRISTOF.       Niente, Elisa, non c’entrano niente… sono solo degli amici miei che hanno un problemino, niente che ci riguardi… allora, dicevi che la pazza sta in camera da letto, come mai?

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra)

ELISA             Zia Erminia si trattiene da noi per qualche tempo insieme al suo… fidanzato.

CRISTOF.       Fidanzato? E chi è, un extraterrestre?

ATTILIO          No, un gallo, palummo,  angelo senza penne e senza scelle.

CRISTOF.       Non ci ho capito nulla, ma va bene lo stesso, così, non sarò costretto a nascondermi…

ERNESTO      Ascolta, Cristoforo, papà deve dirti una cosa…

ATTILIO          Io devo dirgli una cosa?

ERNESTO      Papà…

ELISA             Nonno…

ATTILIO          Ah, sì, io devo dirgli una  cosa… Cristoforo, io ti devo dire una cosa…

CRISTOF.       E dimmela.

ATTILIO          E certo che te la dico… Allora… devi sapere… mo te la dico… certamente non è piacevole… ma solo tu puoi fare questa cosa… quello poi non è che deve continuare pure dopo… però non ti devi preoccupare… è solo per convincerla… quando si è convinta… finisce… ecco qua, te l’aggio ditto! Allora lo fai?

CRISTOF.       Che cosa?

ATTILIO          Quello che è necessario.

CRISTOF.       Sì, ma che cosa?

ATTILIO          Nun l’hê capito ancora?

CRISTOF.       Papà, io non ho capito niente!

ATTILIO          Eppure i’ aggio parlato accussì chiaro…

ERNESTO      Eh!

CRISTOF.       Allora si può sapere di che si tratta?

ELISA             Senti, Cristoforo, tu conosci le nostre condizioni… lo sai che i soldi non bastano mai…

ERNESTO      Del resto fai parte della famiglia… sei mio fratello…

ATTILIO          Sei mio figlio…

ELISA             Sei mio cognato…

CRISTOF.       Sono lo zio dei ragazzi… insomma, si può sapere che volete?

ELISA             La vita diventa sempre più cara…

ERNESTO      Il futuro è incerto…

ELISA             Noi ne abbiamo bisogno…

CRISTOF.       Ho capito! Bella famiglia! Mi state rinfacciando l’ospitalità che mi date! Mi state chiedendo di andarmene insieme agli Allegretti perché avete bisogno della camera per metterci quella pazza di zia Erminia! Bravi! (batte le mani) Vi meritate un applauso… peccato che ci sia un piccolo problema di cui il mio caro fratellino è a conoscenza… vero, Ernesto? Per cui, mi dispiace, ma di qua non ci muoviamo.

ERNESTO      Ma no, che hai capito? Tu devi stare qua!

ATTILIO          Tu ‘a ccà nun t’hê ‘a movere!

ELISA             Tu ci servi qua!

CRISTOF.       Io vi servo qua? E cos’è questa novità? Papà, tu che ne sai?

ATTILIO          Io? Veramente… nun saccio…

ERNESTO      Vabbè, ho capito, glielo dico io… ascolta, Cristoforo, nella vita ci sono dei momenti in cui bisogna operare delle scelte difficili, ma che rivestono grande importanza.

CRISTOF.       Ernè, spiegati!

ELISA             Tu lo sai che zia Erminia è molto ricca…

CRISTOF.       Sì, allora?

ELISA             lo sai che io sono la sua unica erede…

CRISTOF.       Sì, allora?

ERNESTO      Lo sai che quando muore zia Erminia noi ci sistemiamo per la vita…

CRISTOF.       Aspetta un momento! Io non sono uno stinco di santo e di fronte ad un buon affare non  vado troppo per il sottile, però a questo non sono mai  arrivato!

ELISA             Ma dai, tu sei un tipo che ci sa fare…

ATTILIO          Nun te mancano ‘e mezze…

ERNESTO      Sei l’unico di cui possiamo fidarci…

CRISTOF.       Sentite, siamo d’accordo che è insopportabile e che non sarebbe una grande perdita, però io non me la sento di ammazzarla.

ERNESTO      Ammazzarla?

ATTILIO          Ammazzarla?

ELISA             Ma mica vogliamo che la ammazzi!

CRISTOF.       Allora non ho capito ancora niente! Spiegatevi!

ERNESTO      L’eredità è in pericolo.

CRISTOF.       Vuole cambiare testamento?

ELISA              Peggio!

CRISTOF.       Ha deciso di devolvere tutto in beneficenza?

ERNESTO      Peggio!

CRISTOF.       Neh, ma si può sapere che ha fatto?

ATTILIO          Si vuole sposare!

CRISTOF.       Siamo d’accordo che una pazza così nessuno se la prende, ma spendere tutto il capitale per comprarsi un marito mi pare eccessivo.

ATTILIO          Noò, qua’ cumprà? Chillo ‘o boifreddo ‘a guarda c’’a vocca aperta!

CRISTOF.       E ch’è, ‘nu pesce?

ERNESTO      No, è ‘nu gallo.

CRISTOF.       Sentite, io continuo a non capirci niente.

ELISA             Cristoforo, stanno pensando di sposarsi!

CRISTOF.       E allora?

ERNESTO      Come allora? Non capisci? L’eredità…

CRISTOF.       Ah! Ora capisco: se si sposano, il marito diventa erede universale… a meno che non faccia testamento a favore di un altro.

ERNESTO      E ti pare che zia Erminia, una volta sposata, si preoccupa della nipote e fa testamento in suo favore?

CRISTOF.       E allora?

ATTILIO          Questo matrimonio non s’ha da fare!      

CRISTOF.       Si, ma io che c’entro?

ERNESTO      Sei tu che devi impedirlo!

CRISTOF.       Io? E come?

ELISA             Cristoforo, tu lo sai che zia Erminia ha sempre avuto un debole per te…

CRISTOF.       Un debole? Una fissazione vorrai dire… (realizza) aspettate un attimo… ho capito bene quello che state per chiedermi?

ELISA             Dai, Cristoforo, in fondo si tratta di aiutare tuo fratello…

CRISTOF.       Voi siete pazzi!

ERNESTO      Un piccolo sacrificio… che ti costa?

ATTILIO          A te nun mancano ‘e mezze…

CRISTOF.       Papà, ma quali mezzi? 

ERNESTO      Ma tu sei filosofo, sai prendere la vita con filosofia, vedrai che sarà facile…

CRISTOF.       Filosofo, ma non pazzo suicida… ma vi rendete conto del pericolo che correrei se solo accennassi a corteggiare quella pazza? No, non scherziamo proprio, mo sapete che facciamo? In camera mia si sono sistemati gli Allegretti, nello studio vi sistemate voi due e io me ne vado di nuovo da Giovanni come feci l’altra volta; quando la pazza se ne va, mi avvisate e io ritorno!

ELISA             Cristoforo, non puoi abbandonarci così…

ATTILIO          Cristò, a papà, nun fa’ accussì

LUDOVICO    (entra circospetto dalla comune con Maria) Scusate, se ne sono andati i Pellecchia?

CRISTOF.       Sì, stai tranquillo, per il momento li tengo a bada.

MARIA            Ma per quanto tempo ci dobbiamo nascondere?

CRISTOF.       E chi lo può dire!? Intanto la situazione si è ulteriormente complicata, per cui la mia mente non è libera di pensare serenamente.

LUDOVICO    (parlando a raffica) Ma noi abbiamo bisogno di te, cerca di pensare a noi, tu lo sai che sei la nostra unica salvezza, senza di te siamo rovinati; se i Pellecchia ci trovano ci fanno arrestare, tu ci devi aiutare, tu ci devi salvare, tu ci devi proteggere, tu ci devi…

CRISTOF.       Eeehhh! Che vi devo? Io non vi devo niente… nel caso siete voi che dovete qualcosa a me.

MARIA            (a Ludovico) Ma allora tu me vuo’ proprio fa’ passà ‘nu guaio? Lo vuoi capire che ti devi stare zitto?

ERNESTO      Signora, scusate, ma qua stavamo discutendo di cose importanti di famiglia; non vi basta di esservi piazzati in casa nostra? Per piacere, tornate in camera e lasciateci in pace! Ah!

MARIA            Neh, amico, ma vuie v’’a site scurdata ‘a lettera?

LUDOVICO    Eh, ve la siete scordata la lettera? Ve la siete scordata, ve la siete scordata?

CRISTOF.       Basta! Smettetela! Tornatevene in camera e aspettatemi là!

MARIA            (a Ludovico) Hai visto? L’hai fatto incazzare! Ma comme aggi’’a fa’ cu’ te? Vieni, muoviti… e statte zitto! (via dalla comune trascinando Ludovico)

ATTILIO          Neh, Cristò, ma chi so’ chilli duie pazze?

CRISTOF.       Niente… sono due amici a cui sto facendo un favore…

ELISA             Sentite, io non capisco niente, di che lettera parlava quella tizia?

CRISTOF.       Niente, niente, è una cosa mia…

ELISA             E perché Ernesto non se la deve scordare?

ERNESTO      Tesoro, è una storia lunga che riguarda Cristoforo, poi, con calma te la racconto; ora pensiamo a zia Erminia.

ELISA             Va bene… allora, Cristoforo, ci vuoi aiutare?

CRISTOF.       Scòrdatelo!

ERNESTO      Almeno fatti solo vedere da lei, senza fare nulla… può darsi che vedendoti faccia il paragone col fidanzato e ci ripensi…

CRISTOF.       Ma insomma, voi mi volete proprio far passare un guaio?

ELISA              Nonno, diteglielo pure voi…

ATTILIO          Cristoforo, è tuo padre che te lo chiede: passa il guaio!

ERNESTO      Papà, ma che dici? Dai Cristoforo, dopo quello che hai fatto con gli Allegretti, almeno questo me lo devi…

ELISA             Dai, Cristoforo…

CRISTOF.       No!

ATTILIO          Dai, Cristoforo…

CRISTOF.       No!

ERNESTO      Dai, Cristoforo…

CRISTOF.       Aah… (pausa) va bene, non me ne vado, mi faccio vedere… ma scordatevi che la corteggi!

ERNESTO      Bravo, non te ne pentirai.

CRISTOF.       E chi lo può dire?! Ho bisogno di andare in giardino a meditare! (via nel giardino)

ATTILIO          Io ho bisogno di andare bagno a… lavarmi le mani, se no, me le lavo addosso.! (via dalla comune)

ELISA             Ernè, che dici, ci riusciremo a salvare l’eredità?

ERNESTO      (scimmiottando Cristoforo) E chi lo può dire?! Bisogna osservare lo svolgersi degli eventi…

ELISA             Mo nun fa’ ‘o filosofo pure tu… vieni, andiamo a a vedere come possiamo sistemarci noi due, visto che il nostro talimo annunziato se l’è fregato zia Erminia. (via dalla comune con Ernesto)

(la scena resta vuota per qualche secondo, poi bussano alla porta)

SCENA SESTA

(Roberto e Flora, poi Elisa, dopo Erminia, quindi Francesco)

ROBERTO     (entra dalla comune e va alla prima a destra ad aprire; d.d.) Ah, sei tu… ciao Flo.

FLORA            (entrando dalla prima a destra con Roberto) Ciao, Ro, chiamami Francesco.

ROBERTO     Non c’è, è andato a comprare la ricarica per il cell…

FLORA            La ricarica per il cell? Ma poi torna qua?

ROBERTO     Penso di si…

FLORA            Allora lo aspetto… chi c’è in casa?

ROBERTO     Una folla!

FLORA            Come, una folla? Chi ci sta?

ROBERTO     È arrivata zia Erminia da Milano col fidanzato e poi zio Cristoforo ha portato due balordi amici suoi… se venivi dieci minuti fa, poi, ci stavano altri tre strani individui… stamattina non si capisce niente in questa casa.

FLORA            Ma zia Erminia non è quella pazza che voleva portarsi a letto tuo zio Cristoforo?

ROBERTO     Proprio lei.

FLORA            E hai detto che ha un fidanzato? E come ha fatto a trovarlo?

ROBERTO     Me lo sto chiedendo anche io e sono arrivato alla conclusione che si deve trattare di un alieno proveniente dallo spazio.

ELISA             (entra dalla comune) Roberto, chi era alla porta? Ah, sei tu Flora, come stai? (bacia Flora sulle guance)

FLORA            Benissimo, signora Elisa…  cercavo Francesco, ma Roberto mi diceva che è uscito…

ELISA             Sì, è andato a comprare una ricarica per il telefonino, ma dovrebbe tornare a momenti…

ERMINIA         (entra dalla comune) Eli, senti… uh, Roberto! Bello di zia toia, come ti hai fatto grando sie propeto un giovanotto!

ROBERTO     Ciao, Zia Erminia… anche tu stai bene… io vado a studiare… ci vediamo dopo… (via dalla comune)

ERMINIA         Eli, tesora di zia, e chi è questa bella frangiulla?

ELISA             Zia, ti presento Flora, una… amica di Francesco…

FLORA            Piacere signora Erminia…

ERMINIA         Ah, ah, ah… e che cos’è questo “signora”? Che ti credi che non l’aggio capito che non sei una semplicia amica? Tu sicuramente sei la boifrienta di Francesco e quinto mi devi chiamare zia!

FLORA            Ma… veramente… non saprei…

ELISA              Zia, hai bisogno di qualcosa?

ERMINIA         Io? No? Sono asciuta perché quello Ambroccio si è addormuto e mi seccavo di stare sola… ma come, quello invece di approfittare del talimo annunziato, si è andato ad addormirsi?

ELISA             Forse era stanco del viaggio…

ERMINIA         (ha uno scatto) Ma qua’ stanco? Chillo è fraceto! (di nuovo calma) Ah, questi uommeni moterni! Non ci stanno più gli uommeni di una vota…

ELISA             Eh… sì… hai ragione…

ERMINIA         (ha uno scatto) Ma comme, uno sta ‘int’’a cammera ‘e lietto cu’ ‘na femmena comme a me e s’addorme? (di nuovo calma) Però non è sempre accussì… quando ci accoppamo è un mantrillo! (a Flora) E tu, mia piccola Florida, ti hai già accoppata col mio nipotino?

FLORA            Ma… io… veramente… non capisco…

FRANCESCO    (entra dalla prima a destra) Ah, Flo, tu stai qua…

ELISA             Zia Erminia, perché non andiamo un poco in giardino? Abbiamo così tante cosa da raccontarci…

ERMINIA         Sì, andiamo, così lasciamo soli questi bei palummielli… può essere che si accoppano…

ELISA             Ma zia, che dici? Sono solo compagni di scuola… (via nel giardino)

ERMINIA         Sì, sì… ah, nepota mia, come sei ingenova… (via nel giardino)

FLORA            Ma che lingua parla tua zia?

FRANCESCO    Italonapoletano! Come mai sei venuta qua?

FLORA            E tu non ti facevi vedere… era tardi ed ho pensato di venirti a prendere… (prende un lucchetto dalla borsetta) guarda l’ho comprato stamattina e ci ho fatto incidere le nostre iniziali… ti piace?

FRANCESCO    Brava! Ora dobbiamo solo andare a Roma e metterlo sul lampione di ponte Milvio!

FLORA            Ma ce la facciamo a rientrare per stasera?

FRANCESCO    Non ti preoccupare, prendiamo l’interregionale delle 18,15 e alle 21,17 siamo a Napoli

FLORA            Hai già preso i biglietti?

SCENA SETTIMA

(Attilio e detti, poi Ernesto e Roberto, poi Cristoforo, Erminia, Elisa ed Ambrogio)

ATTILIO          (entra dalla comune e, colpito dalla frase, si blocca sulla soglia ad ascoltare, non visto dai due che gli danno le spalle)

FRANCESCO    Eccoli: due biglietti per Roma; mi sono fatto dare altri cento euro dal nonno con la scusa di ricaricare il videofonino e sono andato a prenderli all’agenzia di viaggio. Ora dico ai miei che vengo a mangiare a casa tua e ritorno stasera tardi.

FLORA            Anche io ho detto ai miei che mangiavo da te così stanno tutti tranquilli e noi possiamo partire in santa pace.

FRANCESCO    Che bello, noi due soli…

FLORA            La nostra fuga d’amore… (ridono e si abbracciano)

FRANCESCO    Aspetta, ora vado a dirglielo…

ATTILIO          (interviene) Guè, voi state qua? Hai comprato la ricarica?

FRANCESCO    Sì, nonno, grazie a te…

ATTILIO          Oì ca nun te serveva? Mo ‘a vide ‘a vicino la tua Florida…

FLORA            Signor Attilio, come state?

ATTILIO          Comme ‘e vvicchiarielle… tu invece sei sempre bella come un raggio di sole!

FLORA            Siete proprio un poeta… vi posso dare un bacio?

ATTILIO          E comme no? Sempre che mio nipote non è geloso!

FLORA            Dovrebbe esserlo: voi siete ancora un bell’uomo! (lo bacia sulla guancia)

FRANCESCO    Gué, ‘o no’, nun te fruscià, chesta è ‘a mia! (ridono)

ATTILIO          Ah, si tenesse cinquant’anne mancante…

FRANCESCO    Nonno, senti, glielo dici tu a mamma che io oggi mangio da Flora e resto a studiare da lei fino a stasera?

ATTILIO          Francè, o’ nonno, ma è proprio nicessario?

FRANCESCO    Nonno, che vuoi dire?

ATTILIO          No, niente… dicevo… visto che ci sta pure zia Erminia, non potresti restare qua, magari pure con Flora…

FRANCESCO    Nonno, ti devo dire la verità? Io me ne vado proprio perché ci sta zia Erminia!

ATTILIO          Ma si sicuro ‘e chello che faje?

FRANCESCO    ‘O no’ io a pranzo da Flora vado…

ATTILIO          Ma nun putite aspettà n’atu ppoco? ‘A jatta pe’ gghi’ ‘e pressa facette e figlie cecate…

FLORA            Signor Attilio, ma mica abbiamo fretta, basta che stiamo a casa per l’ora di pranzo… andiamo, Fra… (ad Attilio) arrivederci, bel giovanottone. (lo bacia sulla guancia)

ATTILIO          Statte bona, piccerè… Francé, e nun te puorte niente appriesso?

FRANCESCO    Nonno, che mi dovrei portare? Mica devo partire?

ATTILIO          E già, hai ragione, tu non devi partire… stateve accorte, guagliù, mi raccomando…

FRANCESCO    Ciao, nonno, ci vediamo stasera… (via dalla prima a destra con Flora)

ATTILIO          Sì… (commosso) ce vedimmo stasera… e mo che faccio?

ERNESTO      (entra dalla comune) Papà, sai se Elisa ha fatto incontrare Cristoforo con zia Erminia?

ATTILIO          Comme? Ah, no… nun ‘o ssaccio… siente, Ernè, t’aggi’’a dicere ‘na cosa…

ERNESTO      Dopo, papà, dopo… ora devo pensare a zia Erminia e Cristoforo… forse staranno in giardino…

ATTILIO          Ernè, aspetta… è importante…

ERNESTO      Dopo, papà, dopo… (via nel giardino)

ATTILIO          E mo chi ‘e ferma a chilli duje pazze?

ROBERTO     (entra dalla comune) Nonno, sai se Francesco è tornato?

ATTILIO          Sì, Robè, è turnato ma se n’è gghiuto cu’ Flora.

ROBERTO     E ha detto quando torna?

ATTILIO          No… nun torna…

ROBERTO     Come non torna? Quello mi deve dare il tema sulla Cavallina storna, io lo devo copiare… uffa che guaio!

ATTILIO          Robè, ‘o nonno, Francesco è appena asciuto, si ‘o curre appriesso po’ essere ca ‘o cchiappe, vai… e si ‘o truove dille ‘e turnà pecché ll’aggi’’a parlà urgentemente…

ROBERTO     Porca miseria! Vado! (via dalla prima a destra)

ATTILIO          Curre, Robè, curre!

CRISTOF.       (entra dal giardino inseguito da Erminia) Io lo sapevo che me ne dovevo andare, lo sapevo…

ERMINIA         (entra dal giardino) Crissy, caro, non te ne andaro, ti devo parlaro

ELISA             (entra dal giardino) Cristoforo, non scappare, zia Erminia deve parlarti…

ERNESTO      (entra dal giardino) Cristoforo, per favore, non scappare…

ERMINIA         (afferra Cristoforo per un braccio) Fermati, non ti faccio niento, voglio solo parlarti…

CRISTOF.       E parla! Si può sapere che vuoi?

ERMINIA         (con voce roca) Voglio a te! (gli butta le braccia al collo e cerca di baciarlo)

CRISTOF.       (divincolandosi) Ma vide addò he ‘a j’… sta pazza!

ELISA             Cristoforo, ti prego…

AMBROGIO   (entra dalla comune) Erminia! Ma cosa fai? Chi è quest’uomo?

ERMINIA         (si ricompone) Oh, Ambry, ti rappresento Crissy, il cainato di nepotema, sai siamo molto affezionati…

AMBROGIO   Ma tu… tu cercavi di baciarlo! (a Cristoforo) Signore, voglio soddisfazione!

CRISTOF.       (gli butta Erminia addosso) Tié, pigliati la soddisfazione!

AMBROGIO   Ma come vi permettete?

ERMINIA         (ad Ambrogio, infuriata) Neh, gué ma te vuò sta’ o’ posto tuoio? Stu coso muollo e addurmuto vo’ pure ‘a suddisfazione… ma va duorme, va’!

AMBROGIO   (confuso) Ma cara, io non sapevo… scusami…

ERMINIA         (di nuovo calma) Va beno, Ambry, ti scuso… ma non lo fare cchiù!

AMBROGIO   Si, cara, certo cara…

FRANCESCO    (entra dalla prima a destra con Flora e Roberto) Nonno, che succede?

ATTILIO          Francè, o’ nonno, te veglio bene, pienzace buono, nunn’o ffa’!

FRANCESCO    Ma che cosa, nonno?

ATTILIO          Nun ve ne fuite, pecchè ve vulite ‘nguaià?

FRANCESCO    Nonno, ma che dici?

ATTILIO          Francè, ‘o ssaccio che ve ne state fuienno a Roma!

FRANCESCO    Ma quale fuggire? Nonno ma che hai capito?

FLORA            È vero che stiamo andando a Roma, ma solo per mettere il lucchetto a ponte Milvio, stasera siamo di nuovo qua…

ERMINIA         (si butta addosso a Cristoforo implorando) Crissy foggiamo anco noi, andiamo a mettere il locchetto a monte Silvio…

CRISTOF.       (si divincola e scappa) Ma vacce c’’o ‘nnammurato tuoio!

AMBROGIO   Minni, amore, ma che fai?

ERMINIA         (ad Ambrogio, infuriata) Statte zitto e famme fa! (tenta di abbracciare Cristoforo, che, scappando, inciampa e rovina addosso ad Ernesto ed Elisa che cadono insieme a lui) Crissy, amoro, andiamo a mettere il locchetto!

ATTILIO          ‘O ssaccio io addò t’hê ‘a mettere ‘o lucchetto!

ROBERTO     (al proscenio, con le mani nei capelli) Questa non è una casa, è un manicomio! (parte la musica e si chiude il sipario)

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

Stessa scena del primo atto; è la mattina del giorno seguente; in scena, Roberto seduto al tavolo a studiare.

SCENA PRIMA

(Roberto, Ludovico e Maria, poi Erminia ed Ambrogio, quindi Ernesto)

ROBERTO     (è seduto al tavolo e scrive) “…Ed è appunto… in questa… splendida poesia… che il Poeta… ha inteso lasciare… ai posteri… tutto il senso… del suo dramma… interiore.” Però! Hai capito a Francesco! Speriamo che la prof. non se lo ricordi! (chiude il quaderno e riordina)

LUDOVICO    (entra dalla comune con Maria) Ragazzino, mi sai dire dove sta Cristoforo?

ROBERTO     Il “ragazzino” ha un nome: si chiama Roberto e non lavora all’ufficio informazioni.

MARIA            (a Ludovico) E fai sempe guaie… (con dolcezza)  Roberto, scusalo, mio marito è un gran maleducato! Mi puoi dire, per favore, se sai dove posso trovare tuo zio Cristoforo?

ROBERTO     L’ho visto prima andare in giardino.

MARIA            Grazie… e sai se c’è anche la zia Erminia con lui?

ROBERTO     Impossibile! Appena gli si avvicina, zio Cristoforo scappa.

LUDOVICO    Allora sta solo?

ROBERTO     Che io sappia, sì.

MARIA            Allora andiamo da lui, grazie, Roberto.

LUDOVICO    Grazie, Roberto, sei proprio un ragazzo Educato, bravo e intelligente, sei un…

MARIA            (lo interrompe) E te vuo’ sta’ zitto? Muoviti (lo trascina e via nel giardino)

ROBERTO     Ma dove li va a pescare gli amici zio Cristoforo?

ERMINIA         (d.d.) Ah, Ambry, hai visto che bella giornata che è schiarata?

ROBERTO     Ahà, arriva la pazza… (raccoglie le sue cose e via dalla comune)

AMBROGIO   (entra dalla comune con Erminia) Sì, Minni, è proprio una bella domenica mattina… che ne dici, andiamo a fare una passeggiata vicino al mare?

ERMINIA         Una passeggiata?

AMBROGIO   Sì…

ERMINIA         Vicino al mare?

AMBROGIO   Sì…

ERMINIA         (scatta) Ma si pazzo? T’hê scurdato ca l’ummerità te po’ atterrà?

AMBROGIO   Come?

ERMINIA         (dolce)  Scusami, amoro, volovo dire che l’ommerità ti fa male e vicino al mare è ummeto!

AMBROGIO   Ma no, Minni… che dici? Siamo in estate… ma se è per farti piacere non ci andiamo…

ERMINIA         Bravo, non ci andiamo!

AMBROGIO   Minni, lo sai che ieri mi hai fatto soffrire tanto tanto?

ERMINIA         Hai raggiona, mi devi perdonare, mi ho lasciata arravogliare dal desiderio della carna e mi ho scordata di te… ma ti giuro che non si arrepeterà più!

AMBROGIO   Lo spero tanto.

ERMINIA         E dai, palummiello mio, non mettere il bronco… su, fammi un bel riso, dai…

AMBROGIO   (fa un sorriso ebete) Va bene così?

ERMINIA         Vabbuò, lasciamo perdere… mo mi vaco a fare una bella toccia velocia e poi ascimmo… tu aspettami qua, io ti raggiungio subbeto! (via dalla comune)

AMBROGIO   Mamma mia e quant’è scucciante!

ERNESTO      (entra dalla seconda a destra) Oh, il nostro caro palummiello! Buongiorno.

AMBROGIO   Buon giorno, signor Ernesto, ma vi prego, chiamatemi Ambrogio… sapete sono cose intime tra me e la mia fidanzata…

ERNESTO      Ma certamente, signor Ambrogio, scusatemi se mi sono permesso…

AMBROGIO   Non vi preoccupate, è tutto a posto.

ERNESTO      E  avete dormito bene?

AMBROGIO   Benissimo, grazie, mi dispiace per voi però… siete riuscito a sistemarvi?

ERNESTO      Sì, io ho dormito nello studio con mio fratello e mia moglie qui sul divano.

AMBROGIO   Mi fa piacere…

ERNESTO      A me un po’ di meno, ma non importa… sicché voi siete milanese “doc”…

AMBROGIO   Sì, mi sun de Milan… da sette generazioni…

ERNESTO      E come mai abbandonate Milano?

AMBROGIO   Come dite voi napoletani? “Ah l’ammore che fa fa’”… anche ad una certa età, quando ci si innamora si può rinunciare a tutto pur di stare con la persona amata.

ERNESTO      Quindi pensate di sposarvi?

AMBROGIO   Sì, appena troviamo casa.

ERNESTO      Certo, per uno abituato a vivere in una città come Milano, non sarà facile adattarsi ad un’altra città… siete sicuro che poi non vi mancherà Milano?

AMBROGIO   Caro amico, Milan l’è un gran Milan, ma al cuore non si comanda.

ERNESTO      E già… però, dopo quello che zia Erminia ha fatto ieri con mio fratello, io al vostro posto non mi fiderei molto del suo amore…

AMBROGIO   Ma no, Erminia è una donna esuberante, piena di vita e a volte si lascia un po’ andare, ma poi sempre da me torna.

ERNESTO      Meno male che non siete siciliano!

AMBROGIO   Perché, scusate?

ERNESTO      Intendevo per la gelosia…

AMBROGIO   Ah, quella… ma noi al nord siamo di larghe vedute, non ci soffermiamo su certi dettagli… amiamo l’amore libero… l’importante è la fedeltà intellettuale, non quella materiale.

ERNESTO      Ah, sicché a Milano le corna non fanno male?

AMBROGIO   Ma no, quali corna… una scappatella ogni tanto fa bene, fa rafforzare il rapporto di coppia.

ERNESTO      Sì, ditelo a mia moglie…

AMBROGIO   Perché, vostra moglie è gelosa?

ERNESTO      Beh, diciamo che se io mi prendessi una scappatella, come dite voi, dovrei scappare il più lontano possibile per evitare un omicidio.

AMBROGIO   Per non ammazzarla?

ERNESTO      No, per non essere ammazzato! Beh, io vado a fare colazione, venite con me?

AMBROGIO   No, grazie, già fatto.

ERNESTO      Allora permettete… (via dalla prima a sinistra)

AMBROGIO   Prego, prego… Ma quanto è scucciante chisto, vo’ trasì pe’ forza ‘int’’a scazzetta d’’o preveto.

SCENA SECONDA

(Cristoforo, Maria, Ludovico e detto, poi Erminia, poi Attilio, Roberto, quindi Francesco e Flora)

CRISTOF.       (entra dalla comune con Ludovico e Maria) Oh, il nostro signor Colombo… buon giorno.

AMBROGIO   Veramente, sarebbe Gallo… Buon giorno a voi.

CRISTOF.       Chiedo scusa per lo scambio di volatili… Posso presentarvi i miei amici?  Maria e Ludovico Allegretti… Il signor Ambrogio Gallo, fidanzato di Erminia, la zia di mia cognata.

LUDOVICO    Molto piacere, voi siete il signore di Milano, vero? Ah, quanto è bella Milano! E come è grande! Come è moderna! Sapete, io sono stato a Milano l’anno scorso e, quando sono tornato a Napoli, non mi trovavo più, perché io…

MARIA            (lo interrompe) Basta! Hai parlato già troppo!

LUDOVICO    Ma io…

MARIA            Zitto! Hai finito le parole che tenevi a disposizione!

AMBROGIO   (imbarazzato) Piacere mio…

CRISTOF.       I signori Allegretti si occupano di volontariato, accudiscono gli handicappati…

MARIA            Se avete bisogno, a disposizione.

AMBROGIO   E che sono handicappato io?

LUDOVICO    Ah, non siete handicappato?

AMBROGIO   Ma perché, vi sembro un handicappato? No, non sono handicappato!

CRISTOF.       Non è handicappato!

MARIA            (a Ludovico) Ti avevo detto di stare zitto! (ad Ambrogio) Scusatelo, quello è un po’ distratto… io intendevo dire che potreste avere bisogno per qualche amico, qualche conoscente…

AMBROGIO   Vi ringrazio, ma non ho bisogno, non conosco handicappati

CRISTOF.       E zia Erminia?

AMBROGIO   Perché Erminia è handicappata?

CRISTOF.       No… dicevo: e zia Erminia sta bene?

ERMINIA         (entra dalla comune) Zia Erminia sta fresca e tosta… mi aggio appena fatto una bella toccia scorzesa, primma cavera e poscio fredda…

CRISTOF.       Brava! Fattela sempre fredda la doccia, mi raccomando!

ERMINIA         (sensuale) Perché, ti piacio fresca fresca?

CRISTOF.       No, per spegnere i tuoi bollori!

ERMINIA         Mmmmm… E non mi rappresenti a questi signori?

CRISTOF.       Certamente… i signori Allegretti… la signorina Erminia…

ERMINIA         (a Ludovico con voce roca) Sono affortunatissima di canoscervi…

LUDOVICO    Piacere mio…

ERMINIA         E questa… signora è vostra moglia?

MARIA            Sì, perché vi dispiace?

ERMINIA         Noò… molto piacero!

AMBROGIO   Minni, ma non dovevamo uscire?

ERMINIA         Certo, palummiello, vieni, antiamoci a fare una bella cammenata… però no vicino al maro perché ti fa male… arrivetercio, ci vetiamo più tardo. (via dalla prima a destra)

AMBROGIO   Permettete… (via dalla prima a destra con Erminia)

LUDOVICO    Ma comme parla chesta?

CRISTOF.       Non farci caso, crede di parlare italiano. Ora pensiamo alle cose serie: come vi stavo dicendo, qua è necessario escogitare qualcosa, i Pellecchia sono agguerriti, mi stanno tempestando di telefonate; poco fa mi ha chiamato la moglie e ha detto che lei è sicura che state a casa mia e che, se non vi fate vivi, viene qua con i carabinieri.

LUDOVICO    Uh, mamma mia, allora non stiamo più sicuri nemmeno qua? Qua se vengono i carabinieri siamo rovinati, io lo sapevo che finivamo in galera, ve l’avevo detto… e mo come facciamo, io non voglio andare in prigione, io soffro di claustrofobia, come faccio a stare in una cella? Come…

MARIA            (che aveva cercato invano di interromperlo) Bastaaa! Statte zitto! M’hê fatto ‘na capa tanta!

CRISTOF.       Calma, calma, calma… se litigate non risolveremo nulla. Con la calma, invece,  si ottiene tutto.

MARIA            Ma tu credi che davvero vengono con i carabinieri?

CRISTOF.       E chi lo può dire? Intanto io ho detto loro di venire qua per dimostrare la mia buona fede, cercherò di convincerli che voi non sapete niente della denuncia, che siete partiti per una missione umanitaria e per questo non vi siete fatti vivi con loro.

MARIA            E pensi che ci credano? Quelli sono così diffidenti, non è facile convincerli…

CRISTOF.       Per il momento non c’è altro da fare… inoltre è capitato anche il guaio “zia Erminia” e mia cognata scalpita perché ve ne andiate e naturamente a lei non posso dire di aver incastrato il marito… ma abbiate fede, siete nelle mie mani…

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) E chillo è ‘o guaio! Sentite a me, è meglio che vi affidate a qualcun altro!

CRISTOF.       Papà ha sempre voglia di scherzare…

ATTILIO          Noò qua’ scherzà? Io faccio overo. Stateve accorte, mio figlio è buono sulo a fa’ ‘o filosofo cu’ ‘e chiacchiere, po’, quanno se tratta e fa’ ‘e fatte, nun è buono a niente!

CRISTOF.       Papà, ma non dovevi cucinare stamttina?

ATTILIO          E comme no? Aggio già fatto ‘o cuniglio alla ischitana accussì ci mettiamo il zuco sui bucatini… a proposito, vuie mangiate cu’ nuie?

LUDOVICO    Certo che mangiamo con voi, noi abitiamo qua… a proposito, a me i bucatini piacciono al dente, perciò state attento a non farli scuocere se no non me li mangio; a me la pasta molle mi disgusta… a voi no?

ATTILIO          A me? Ah, si, comme no?

LUDOVICO    Bravo, mi fa piacere, perché dovete sapere che…

MARIA            (lo interrompe) Niente!, non deve sapere niente… ‘o vvuò capì che t’hê ‘a sta’ zitto?

LUDOVICO    Sì, cara, certo, cara…

ATTILIO          (a Cristoforo) È sempe accussì autoritario l’amico tuoio?

CRISTOF.       Papà, ma in cucina non hai altro da fare?

ATTILIO          No, aggio già fatto chello ch’avev’’a fa’! Ma nunn’è ca me ne staie caccianno?

CRISTOF.       Io cacciare te? E perché mai dovrei? Solo che gradirei che ti facessi un poco i fatti tuoi!

ATTILIO          Vabbuò, aggio capito: m’aggi’’a sta’ zitto..

ROBERTO     (entra dalla comune) Nonno, sai dove sta Francesco? Devo fare i compiti di matematica… può darsi che in qualche suo quaderno trovi gli stessi esercizi…

ATTILIO          Francesco è uscito presto, aveva appuntamento con la Florida.

CRISTOF.       Séh, cu ‘a California… Flora, si chiama Flora!

ATTILIO          Eh, Flora, Florida… è ‘a stessa cosa… comunque ha ditto che tornava presto.

ROBERTO     Speriamo! Così mi tolgo di torno anche la matematica e mi posso dedicare completamente alle cose serie.

CRISTOF.       Cioè?

ROBERTO     Ma la Play station 3, no? Nonno, quando viene Francesco digli che lo cerco… (via dalla comune)

ATTILIO          Agli ordini!

LUDOVICO    (a Critstoforo) Certo che tuo nipote è proprio un ragazzo studioso… ‘a verità, mi ricordo che pure io all’età sua non amavo molto studiare, però noi non avevamo le distrazioni che hanno i ragazzi oggi… mi ricordo che una volta, quando avevo dodici anni…

MARIA            (con calma) Ludovico?

LUDOVICO    Sì, tesoro?

MARIA            (urlando) T’hê ‘a sta’ zitto!

LUDOVICO    Sì, amore, scusa, tesoro…

MARIA            Andiamo in camera, muoviti!

LUDOVICO    Sì, tesoro, certo, amore… (via dalla comune trascinato da Maria) permettete, noi andiamo in camera, ci vediamo dopo…

MARIA            (uscendo) Statte zitto! (suonano alla porta)

CRISTOF.       (via dalla prima a destra ad aprire) Speriamo che non siano i Pellecchia… (d.d.) Meno male, siete voi..

FRANCESCO (entrando dalla prima a destra con Flora e Cristoforo) Buon giorno, zio.

FLORA            Buon giorno signor Attilio… signor Cristoforo, come va?

CRISTOF.       E chi lo può dire?! La vita è una incognita!

FLORA            Beh, io volevo solo sapere come state…

CRISTOF.       Sto bene, figliola… potrei stare meglio? Forse… o forse peggio…chi mai lo puo dire?!

ATTILIO          Io!

CRISTOF.       Tu cosa?

ATTILIO          Io lo posso dire! Potresti stare molto meglio si ‘a fernisse ‘e fa’ ‘o scemo e nun facisse cchiù mbruoglie, tu e chilli duje scieme ca t’hê purtato ‘int’’a casa. Ah! Te l’aggio ditto! Mo pozzo j’ a cucenà! Francé, tuo fratello te va truvano, vide che vvò. (entra dalla prima a sinistra)

FRANCESCO    Sì, nonno, grazie… (a Cristoforo) ma c’ha passato?

CRISTOF.       E chi lo può dire?! (via nel giardino)

FRANCESCO    Uh, ‘o zi’!

FLORA            Ma che voleva dire tuo nonno?

FRANCESCO    Boh! Ci capisco meno di te.

FLORA            Io credo che tuo zio si stia mettendo nei guai.

FRANCESCO    Non preoccuparti, è da quando lo conosco che si mette sempre nei guai, è il suo stile di vita, la sua filosofia, la chiama lui.

FLORA            Ma che lavoro fa?

FRANCESCO    Zio Cristoforo lavorare? Ma scherzi? Lui asserisce che, dopo il matrimonio, il lavoro rappresenta la peggiore disgrazia che possa capitare ad un uomo!

FLORA            Scusa e come si procura da vivere?

FRANCESCO    Innanzitutto, lui ha sempre vissuto con mio padre e mio nonno, per cui vitto e alloggio erano assicurati; per quanto riguarda il danaro, qualcosa glielo dà il nonno e qualcosa se lo procura coi suoi cosiddetti affari. D’altro canto lui non spende quasi niente, non fuma, non beve, non gioca… poi è sempre in attesa del “suo momento”.

FLORA            Il suo momento?

FRANCESCO    Sì, lui così lo chiama… sarebbe il momento in cui gli pioverà addosso una montagna di soldi; è certo che prima o poi verrà, dice che la vita glielo deve.

FLORA            Sì, campa cavallo…

ROBERTO     (entra dalla comune) No, con la cavalla ho finito, ora sono alle prese con la matematica… ciao, Flo…

FLORA            Ciao, Ro.

FRANCESCO    Il nonno mi ha detto che mi cercavi…

ROBERTO     Sì, proprio per la matematica, devo fare questi esercizi… non è che per caso sono gli stessi che facevi tu?

FRANCESCO    Fa’ vedere… (legge) sì, mi pare di ricordare qualcosa di simile… andiamo a vedere se trovo i quaderni, venite… (via dalla seconda a destra con Roberto e Flora)

SCENA TERZA

(Elisa, Ernesto ed Attilio; poi Assunta, Umberto e Alfonso, quindi Cristoforo)

ELISA              (entra dalla prima a sinistra con Ernesto e Attilio) Ma sei sicuro? Se è così, siamo rovinati!          

ERNESTO      Elì, quello fa sul serio… ha detto che ha lasciato Milano per amore di Erminia e che, appena trovano casa si sposano!

ELISA             Secondo me, qua l’amore non c’entra niente, sono sicura che ha messo gli occhi addosso al patrimonio di zia Erminia!

ATTILIO          Pur’isso?

ELISA             (allarmata) Perché, nonno, chi altri ci ha messo gli occhi addosso?

ATTILIO          Vuie, no?

ERNESTO      Papà, non è il momento di scherzare, quello non molla! L’unica nostra speranza è Cristoforo.

ATTILIO          Allora state overo ‘nguaiate.

ELISA             Nonno, per favore, non vi ci mettete pure voi.

ATTILIO          Picceré, ma tu hê visto ch’è succieso quanno se so’ ‘ncuntrate Cristoforo e tua zia?

ELISA             Sì, ma quello Cristoforo è impulsivo… se provaste a parlargli voi, può darsi che ci rifletta su…

ERNESTO      E poi, in fondo, si tratta solo di fingere, finchè zia Erminia non si scoccia d’’o palummiello.

ATTILIO          Ernè, tuo fratello tene ‘a capa tosta, non lo convinci! Invece, si pensate ca ‘o palummiello va truvanno sulo ‘e sorde, pecchè non cercate di smascherarlo?

ERNESTO      Ma io non penso che sia per i soldi, quello è possidente.

ATTILIO          E chi te l’ha ditto?

ERNESTO      Zia Erminia e pure lui.

ATTILIO          E tu ce cride? Scetate, Ernè e cerca e mezze per smascherarlo.

ELISA             Ma come facciamo?

ATTILIO          Tanto p’accummincià, io penso ca chillo è cchiù napulitano ‘e me!

ERNESTO      Ma si chiama Ambrogio… ha detto che è milanese di sette generazioni…

ATTILIO          E tu ce cride? Quanto si chiochiero.

ELISA             Ammesso che abbbiate ragione, non significa che non sia innamorato di zia Erminia…

ATTILIO          Si è napulitano e si spaccia per milanese significa ca sicuramente ce sta sotto qualcosa.

ELISA             Ma come facciamo a dimostrarlo?

ATTILIO          Ccà ce po’ ddà ‘na mano Cristoforo! Isso è esperto ‘e ‘mbruoglie… ‘o vaco a chiammà. (via in giardino; bussano alla porta)

ELISA             E mo chi sarà?

ERNESTO      Qualcuno che vuole Cristoforo; apri tu, io me ne vado in cucina. (via dalla prima a sinistra)

ELISA             (va ad aprire dalla prima a destra; d.d.) Ah, siete voi…

ASSUNTA      (entrando dalla prima a destra con Elisa, Umberto e Alfonso) Sì, abbiamo appuntamento con vostro cognato.

ELISA             Prego, accomodatevi… ve lo chiamo subito…

UMBERTO     Scusate, posso farvi una domanda?

ELISA             Dite…

UMBERTO     Voi conoscete gli Allegretti?

ELISA             Veramente… non saprei… sono biscotti?

UMBERTO     Signo’, gli Allegretti, gli amici di vostro cognato.

ELISA             Mio cognato è amico dei biscotti?

UMBERTO     No, d’’e freselle…

ELISA             Ma cosa dite?

ASSUNTA      Gli Allegretti, signo’, quei delinquenti amici di vostro cognato!

ELISA             Io non conosco nessun Allegretto.

ALFONSO      Ma come, non conoscete a mammà e papà?

ELISA             Ma io…

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) E statte zitto, Fofò!

ELISA              Ecco Cristoforo, io vado di là, permettete. (via dalla prima a sinistra)

CRISTOF.       (entra dal giardino con Attilio) Oh, i miei cari amici…  già state qua?

ASSUNTA      Perché ci aspettavate più tardi?

CRISTOF.       Non pensavo fosse così urgente…

ALFONSO      Quando si tratta di mammà e papà è sempre urgente, Cricrì… (si abbassa prima che Umberto si muova)

UMBERTO     (si abbassa e gli dà uno scappellotto) Me vulive fa’ fesso eh? Statte zitto!

ATTILIO          Ma pecché ‘o vattite? Chillo già è scemo pe’ cunto suoio…

UMBERTO     Deve imparare a non parlare quando parlano i grandi!

ATTILIO          All’età soia?

ALFONSO      Guè, io tengo così anni! (mostra sei con le mani)

ATTILIO          Allora nun m’ero sbagliato: è proprio scemo!

ALFONSO      Cricrì, ma chi è questo? (piagnucola) Mi ha chiamato scemo…

CRISTOF.       Papà, ma tu non stavi cucinando?

ATTILIO          Aggio capito: me ne vaco! (via dalla prima a sinistra)

ALFONSO      Bravo, Cricrì, lo hai mandato via! (si nasconde dietro Cristoforo, mentre Umberto stava per picchiarlo)

UMBERTO     Te l’astipo pe’ doppo.

ASSUNTA      Vogliamo parlare di cose serie?

CRISTOF.       Certamente, è per questo che siete venuti.

UMBERTO     Allora, hai detto che hai parlato con gli Allegretti… dove stanno?

CRISTOF.       E chi lo può dire? Vagano!

ASSUNTA      Gué, ma ci volete prendere in giro?

CRISTOF.       Non oserei mai! Gli Allegretti presto saranno qui.

UMBERTO     Presto, quando?

CRISTOF.       E chi lo può dire? Stamattina, quando mi hanno telefonato, erano a Salerno, gli ho raccontato della vostra denuncia e sono caduti dalle nuvole.

ALFONSO      Uh, sono caduti? Chissà come si sono fatti male… poveri mammà e papà!

UMBERTO     (trovandosi distante, non può picchiarlo) T’astipo pure chisto, sono due!

CRISTOF.       Stai tranquillo, Alfonso, è solo un modo di dire… dicevo, loro non sapevano nulla, anche perché, quando Alfonso ha dato loro la busta con dentro i titoli, loro non l’hanno neppure aperta e l’hanno messa in un cassetto; non pensavano che si trattasse di cose di valore e se ne erano pure dimenticati. Appena tornano a Napoli, vanno a casa la prendono e la portano qua, così io vi chiamo e ve la venite a prendere.

ERNESTO      (entra con Elisa dalla prima a sinistra) Scusa, Cristoforo, Elisa ed io avremmo bisogno di parlarti…

ASSUNTA      Deve parlare prima con noi, dopo, se è ancora vivo, parla con voi.

ELISA             Se è ancora vivo?

UMBERTO     Mia moglie scherza… voleva dire che dopo che ha parlato con noi, se all’ospedale dove lo portate vi danno il permesso e lui ci riesce, allora potete parlare con lui.

ERNESTO      Per mandare all’ospedale mio fratello, dovete prima mandarci me.

ASSUNTA      Se vi fa piacere, non c’è problema.

CRISTOF.       Ma insomma, la volete smettere con queste sciocchezze?

ASSUNTA      Se non cacciate gli Allegretti, vediamo se sono sciocchezze.

CRISTOF.       Ma vi ho detto che presto saranno qui, state tranquilli!

ASSUNTA      ‘On Cristò, voi ci state prendendo per i fondelli!

CRISTOF.       E perché mai dovrei? State tanquilli, amici, si è trattato solo di un deplorevole equivoco, ma, come vedete, tutto si chiarisce… andate a casa e state tranquilli, appena sarò in possesso della busta vi chiamo.

ASSUNTA      E no! Troppo comodo! Nuie ‘a ccà nun ce muvimmo!

UMBERTO     Noi restiamo qua finché non vengono i tuoi amici.

ALFONSO      Sì, sì, che bello, aspettiamo a mammà e papà, aspettiamo a mammà e papà… (saltella per la scena e inavvertitamente si ritrova accanto ad Umberto)

UMBERTO     (gli dà tre scappellotti) Statte zitto! Ah! Così abbiamo chiuso il conto, non mi piace avere debiti!

ERNESTO      Sentite, voi non potete restare qua, abbiamo ospiti e la casa è piccola… abbiate fiducia in mio fratello, non vi preoccupate, appena arrivano gli Allegretti, lui vi chiama.

ELISA             Ernesto, ma non capisco, quelli stanno qua…

ERNESTO      (la guarda torvo) Appunto, quelli, zia Erminia e il fidanzato stanno qua e non possiamo disturbarli… Cristoforo, tu pensi che i tuoi amici possano venire presto, vero?

CRISTOF.       E chi lo può… (realizza) dire, se non io che ci ho parlato? Penso che ci vorrà qualche ora…

ASSUNTA      E noi restiamo qua qualche ora.

ELISA             Sentite, noi qua abbiamo da fare, non possiamo ospitare pure voi, mi dispiace.

CRISTOF.       Sentite, facciamo una cosa: io vi prometto che appena vengono vi telefono, se entro un’ora non vi chiamo, voi tornate qua e li aspettiamo insieme.

ALFONSO      No, io voglio stare qua con Cricrì, voglio a mammà e papà…

UMBERTO     Fofò, bello dello zio, vieni qua un momento.

ALFONSO      (gli si avvicina piagnucolando) Che vuoi?

UMBERTO     Ti voglio dire solo… (urla e gli dà uno scappellotto) Statte zitto!

ASSUNTA      Va bene, noi ce ne andiamo, ma tra un’ora ci rivediamo! (via dalla prima a destra con Umberto ed Alfonso)

CRISTOF.       Anche prima, amici miei, anche prima…

ELISA             Adesso voglio sapere che sta succedendo!

ERNESTO      Ma niente, cara, è tutto a posto…

ELISA             Neh, m’avisse pigliata pe’ scema?

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) Neh, ce avisse pigliate pe’ scieme?

ERNESTO      Ma papà, Elisa, non dovete pensarlo neppure…

CRISTOF.       Aspetta, Ernè, hanno ragione, è giusto che sappiano tutto… sediamoci… allora, dovete sapere che i Pellecchia vogliono appropriarsi dei beni del povero Alfonso ed io, per aiutarlo, ho fatto in modo che lui consegnasse agli Allegretti dei titoli al portatore, prima che li facessero sparire… è per questo che nascondo gli Allegretti in questa casa e sto cercando di escogitare qualcosa per convicere i Pellecchia a desistere. Io e gli Allegretti ci stiamo solo dedicando ad un atto umanitario.

ELISA             E questi titoli che fine faranno?

CRISTOF.       Serviranno a portare Alfonso in America per farlo curare da un luminare cha ha scoperto una cura per il suo caso.

ERNESTO      Un luminare eh?

ELISA             Va bene, ma se vuoi che ti aiutiamo nascondendo  i tuoi amici in questa casa, devi darci in cambio il tuo aiuto a non perdere l’eredità di zia Erminia.

CRISTOF.       Questo è un ricatto bello e buono! E poi, Ernesto, non ti scordare la le…

ERNESTO      La legge del taglione: occhio per occhio…

CRISTOF.       E va bene… che volete da me?

ATTILIO          Devi smascherare il Gallo palummo!

CRISTOF.       Ch’aggi’’a fa’?

ERNESTO      Papà è convinto che Ambrogio sia un impostore che mira solo al patrimonio di zia Erminia e pensa che non sia neppure milanese.

CRISTOF.       Ed io che dovrei fare?

ELISA             Devi aiutarci a smascherarlo, così zia Erminia lo lascia e tutto torna come prima. (suonano alla porta) Questi saranno loro, noi andiamo in giardino, va’ ad aprire tu.

CRISTOF.       Sentite, io non so cosa vi aspettiate da me; qualcosa mi inventerò, ma non vi garantisco niente!

ELISA             Io sono sicura che ci riuscirai!

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

TUTTI              Uh, Cristò… (via dalla prima a sinistra)

CRISTOF.       (via dalla prima a destra ad aprire; d.d.) Oh! I nostri colombini!

SCENA QUARTA

(Erminia, Ambrogio e detto, poi Francesco, Flora e Roberto)

ERMINIA         (entrando dalla prima a destra con Cristoforo e Ambrogio) Signor Cristofaro, voi è inutilo che sfottete.

CRISTOF.       Ma non oserei mai, mia dolce donzella.

AMBROGIO   Minni, lascialo perdere.

ERMINIA         Fatte ‘e fatte tuoie… (a Cristoforo) Hai detto mia dolcia tonzella? Oh, Crissy, ma io songo impegnata con Ambry… (sussurra) però, quando isso dorme vengo da te e sarò toia…

AMBROGIO   Avete sentito? Erminia è impegnata con me, quindi è inutile che la corteggiate.

CRISTOF.       Ma non mi permetterei mai, mio caro… Ambrogio, mi pare?

AMBROGIO   Sì, mi chiamo Ambrogio Gallo.

CRISTOF.       Ambrogio… proprio come un vero milanese.

ERMINIA         Ma il mio Ambry è un vero milaneso!

CRISTOF.       Eppure il cognome Gallo non mi sembra molto Lombardo.

AMBROGIO   La mia famiglia è milanese da sette generazioni.

CRISTOF.       Se lo dite voi… e dove siete stati di bello?

ERMINIA         Abbiamo andati a vedere il panoramo da san Martino.

AMBROGIO   Gran bel panorama.

CRISTOF.       Ah, è la prima volta che venite a Napoli?

AMBROGIO   No, c’ero già stato da ragazzo… Napoli è sempre bella.

CRISTOF.       Anche Milano ha le sue bellezze… il duomo con la “Madunina”… il castello sforzesco… la galleria del corso… la Garisenda…

AMBROGIO   E sì, anche noi abbiamo le nostre bellezze, ma Napoli è un’altra cosa.

CRISTOF.       Beh, io vi lascio soli a tubare, me ne vado in giardino a meditare, permettete… (via nel giardino )

ERMINIA         A dopo, mio caro, a dopo… Palummiello, ma non è che poi ti manca Milano?

AMBROGIO   Ma no, cara, insieme a te sto bene dovunque.

FRANCESCO    (entra dalla seconda a destra con Flora e Roberto) …E abbiamo sistemato pure la matematica… oh, zia Erminia, buon giorno, come va?

ERMINIA         Va benissimo, mio caro e tu e la tua boifrienta avete andati a monte Silvio?

FLORA            Buon giorno signorina Erminia, sì siamo stati a ponte Milvio, ma  è stata un po’ una delusione, i lucchetti non si attaccano più al lampione, ma ad un palo che hanno messo lì apposta per salvaguardare i lampioni.

FRANCESCO    Vabbè, Flora, l’importante è aver gettato le chiavi nel tevere.

ROBERTO     Mah! A me sembra una fesseria andare fino a Roma per attaccare un lucchetto a un palo e buttare le chiavi nel fiume.

ERMINIA         Robertino, a zia tua, tu sei ancora piccolo, non puoi capire le cose dell’amoro… quando sarrai più grando e avrai la boifrienta, allora capirai.

FLORA            Signorina Erminia, voi lo capite perché siete innamorata, vero?

ERMINIA         Sì, figlia mia, io e il mio palummiello siamo molto innamorati e potiamo capirlo. E dimmi una cosa, tu e mio nepoto, che aveto fatto nel treno?

FRANCESCO    Zia, e che dovevamo fare? Abbiamo parlato.

ERMINIA         Ah, forse il treno era affollato?

FLORA            Ma no, eravamo da soli nello scompartimento.

ERMINIA         Eravato da soli?

FRANCESCO    Sì.

ERMINIA         E abbiate solo chiacchierato?

FLORA            Sì…

ERMINIA         Ma commo, stivevo  soli soli nel compartimento e non vi avete accoppati?

FLORA            Signorina Erminia, ma noi ci vogliamo bene.

ERMINIA         Appunto!

FLORA            Ma come, ci vogliamo bene e ci dobbiamo accoppare?

ERMINIA         Certamendo!

FLORA            Signorina Erminia, ma che dite? Perché mai ci dovremmo ammazzare?

ERMINIA         Ammazzare? Piccerè, ma ch’hê capito? Accoppare, fare ‘nfruncheto ‘nfrancheto…

FLORA            ‘Nfrunheto ‘nfrancheto? Ma non capisco…

ERMINIA         Ma tua matra non ti ha diciuto niente? Francé, e spiegancello tu comme se fa…

AMBROGIO   Erminia, ma non metterli in imbarazzo…

ROBERTO     Flora, zia Erminia parlava di accoppiarsi, di fare l’amore.

FLORA            Ah, era questo? Ma no… in treno poi?

FRANCESCO    Zia Erminia, non essere indiscreta, per favore…

ERMINIA         Va beno, va beno… mi stongo zitta, non parlo cchiù! Palummiello, io mi vaco a faro un’altra toccia perché fa molto cavero e stongo tutta surata… tu aspettami in cammera… permetteto… (via dalla comune)

AMBROGIO   Scusatela, ragazzi, lo sapete, zia Erminia è molto esuberante…

FRANCESCO    Certo, lo sappiamo… signor Ambrogio, sapete per caso dove sta zio Cristoforo? Gli dobbiamo chiedere una cosa.

AMBROGIO   Sì, è andato in giardino a meditare.

FRANCESCO    Grazie… andiamo, Flora… (via nel giardino)

FLORA            Permettete… (via nel giardino)

ROBERTO     E andiamo a copiarci questi esercizi… (via dalla seconda a destra; arrivato sotto la porta, si ferma ad ascoltare, colpito da una frase di Ambrogio)

AMBROGIO   Chillu Cristoforo nun m’’a conta justa… secondo me, sospetta qualcosa… m’aggi’’a sta’ accorto. (via dalla comune)

ROBERTO     Hai capito il milanese?! Devo dirlo subito a zio Cristoforo (via nel giardino)

SCENA QUINTA

(Maria e Ludovico, poi Cristoforo, Francesco, Flora e Roberto, poi Erminia, poi Elisa, quindi Ernesto)

MARIA            (entra dalla comune con Ludovico) Ma che combina Cristoforo, non ci ha fatto sapere più niente.

LUDOVICO    Chissà se sono venuti i Pellecchia; Secondo me qua finisce male; io lo sapevo che non dovevo darti retta, qua finiamo in galera… e tu lo sai che soffro di claustrofobia… va a finire che mi chiudono in manicomio… e tutto per colpa tua…

MARIA            Ludovico.

LUDOVICO    Dimmi, cara…

MARIA            Che devi fare?

LUDOVICO    M’aggi’’a sta’ zitto?

MARIA            Bravo, l’hai capito.

CRISTOF.       (entra dal giardino con Roberto, Francesco e Flora) Ragazzi, allora siamo d’accordo, appena ho bisogno di voi vi chiamo.

FRANCESCO    Allora dobbiamo solo aspettare.

FLORA            Andiamo di là.

ROBERTO     Io nel frattempo comincio a copiare gli esercizi di matematica. (via dalla seconda a destra con Francesco e Flora)

CRISTOF.       Cari amici, proprio voi cercavo… ho trovato la soluzione al vostro problema.

LUDOVICO    Ammazzi i Pellecchia?

MARIA            Chillo a te t’avess’’accidere… statte zitto e fallo parlà.

CRISTOF.       I ladri hanno svaligiato casa vostra!

LUDOVICO    Uh, mamma mia! E solo questo ci mancava… ora sì che siamo rovinati… io lo sapevo, i guai non vengono mai da soli… ma come, la polizia non la teneva d’occhio? E già, quella poi la polizia sprecava uomini per due fessi come noi… e che si sono presi?

CRISTOF.       I titoli di Alfonso.

LUDOVICO    Uh mamma mia! È una tragedia… ma non è possibile, quelli li tengo qui con me.

MARIA            Bravo fesso!

CRISTOF.       Vedi come capisce subito tua moglie?

LUDOVICO    Che capisce? Io non ci capisco niente…

MARIA            Se, invece di parlare, ascoltassi, forse capiresti pure tu.

LUDOVICO    Mah!

CRISTOF.       Allora: voi adesso ve ne andate a fare una bella colazione nella caffetteria di fronte; io chiamo i Pellecchia e dico loro che state per arrivare per consegnare loro i titoli;

LUDOVICO    Ma allora glieli dobbiamo dare?

MARIA            Ma allora nun hê capito niente? Statte zitto!

LUDOVICO    Sì, cara… certo…

CRISTOF.       Quando li vedrete arrivare, fate passare qualche minuto e poi salite qua.

MARIA            E che facciamo?

CRISTOF.       Quando vi apro, mostratevi disperati, dite che siete tornati a casa per prendere i titoli dalla cassaforte e portarli qua e l’avete trovata svaligiata dai ladri; dite che la cassaforte era aperta e i titoli sono spariti.

LUDOVICO    Aaaah… ora ho capito!

MARIA            Uh, che miracolo!

CRISTOF.       L’importante è che siate convincenti, dite che quando vi siete accorti che le carte che vi aveva dato Alfonso erano di valore, le avete subito messe in cassaforte e non le avete restituite  perché dovevate partire subito, ma che volevate restituirgliele al vostro ritorno… e invece ora sono sparite… dite che farete l’impossibile per ritrovarle, magari assumerete un investigatore privato… insomma dite loro che farete l’impossibile per risarcirli.

MARIA            E tu pensi che ci credano?

CRISTOF.       Dipende da voi due.

MARIA            Allora Ludovico non deve dire nemmeno una parola se no siamo rovinati.

LUDOVICO    Secondo me, quelli non ci credono e finiamo in galera.

MARIA            Ma comme aggio fatto a te spusà? Statte zitto!

LUDOVICO    Si cara… certo…

CRISTOF.       Ora andate, fate tranquillamente colazione e ci vediamo fra un po’.

MARIA            Cristò, se quelli non ci credono che faremo? Gli dovremo consegnare i titoli?

CRISTOF.       E chi lo può dire?! Vedremo… andate, amici, andate…

LUDOVICO    Andiamo a fare l’ultimo pasto.

MARIA            Gué, ma nun te vuò proprio sta zitto eh? Muoviti! (via dalla prima a destra)

LUDOVICO    Sì, cara, certo… (via dalla prima a destra con Maria)

CRISTOF.       (va al telefono e chiama) Umberto?.. sì, sono io, Cristoforo… sì, mi hanno telefonato… sì, sono appena arrivati a Napoil, passano per casa a prendere i titoli e vengono subito qua… sì, sì, potete venire, così risolviamo tutto… ok… a fra poco. (riaggancia) E  che Dio me la mandi buona!

ERMINIA         (entra dalla comune in accappatoio) Eccomi!

CRISTOF.       (sussulta) Chi è?

ERMINIA         Crissy, sono io… fresca fresca per te… (si sdraia sul divano) prendimi sono toia!

CRISTOF.       Uh mamma mia! Ma fusse pazza? Sciò, sciò… (scappa via nel giardino)

ERMINIA         Ah! Questo racazzo è propeto timito… ma primma o doppo ‘o faccio sciogliere io… (si alza dal divano) ah…fammi andare dal mio palummielo…

ELISA             (entra dalla prima a sinistra) Oh, zia, stai qua…

ERMINIA         Sì, mi ho fatto la toccia e mo andavo da Ambroccio…

ELISA             Zia, è tanto tempo che non parliamo un poco io e te… dai, non scappare, siediiti con me… (siedono) e così finalmente qualcuno ti ha rubato il cuore…

ERMINIA         Eli, che vuoio che ti dico? Tu lo sai che il mio cuoro se lo è arrubbato Cristofaro… ma quello si fa attennere, penza solo alla figlia sofia…

ELISA             La figlia sofia? Ma che dici? Cristoforo non ha figlie!

ERMINIA         Ma ch’hê capito? ‘A figliofosia…

ELISA             Ah! La filosofia!

ERMINIA         Eh, chella cosa llà… inzomma, puro se io lo ame, luio non vuolo sposarsi… e allora che dovevo faro? E accossì mi ho trovato un boifriento.

ELISA             E dimmi, come lo hai conosciuto?

ERMINIA         Ah quello è stato il testino! Sì, sì… un sabbeto matina ero andata al bancomatto per pigliare i soldi e ci era la fila… (si guarda intorno, poi decide di parlare in dialetto) isso steva areto a me e io subbeto m’accurgette ca me guardava, però facette finta ‘e nun ‘o vedé… a ‘nu cierto mumento, isso nun ce ‘a facette cchiù e me parlaie…

ELISA             E che ti disse?

ERMINIA         Dicette: “signora, mi scusi, ma non si è accorgiuta che un palummo le ha sporcato il cappiello?”

ELISA             Un colombo…

ERMINIA         Me l’aveva fatta proprio ‘ncopp’’o cappiello…

ELISA             E tu?

ERMINIA         Ah, io me levaie ‘o cappiello e ‘o jettaie ‘int’o a ‘nu casciunetto d’’a munnezza che steva llà vicino. Isso allora me dicette: “ma signora, perché lo ha bottato? Era un cappellino di valoro, potevato  farlo lavare…”

ELISA             E tu?

ERMINIA         Io ‘o rispunnette: “oh, non fa niento, ne tengo tanti di cappielli…” isso allora me guardaie e dicette: “però è un peccato, chissà quanto costava!” io allora le dicette: oh, non costava molto, lo avevo pacato solo duecento euri a una svendita, gli altri che tengo sono molto megli”.

ELISA             E lui che disse?

ERMINIA         Ah, isso facette ‘na faccia meravigliata, comme pe’ dicere: “’aspit’’o, chesta è proprio ‘na gran signora” e dicette: “come mi piacerebbo veterli quelli altri cappielli!” Intanto era arrivato ‘o turno mio o’ bancomatto e mentre pigliavo setticientocinquanta euri lle dicette: “se vi fa piacero, qualche vota poteto venire a pigliarvi un cafè a casa mia e ve li faccio vetero”.

ELISA             E poi?

ERMINIA         Isso dicette: “se le fa piacero, pozzo veniro anco atesso…”

ELISA             E tu gli avrai detto di no…

ERMINIA         E ch’ero scema? Chillo era ‘nu bell’ommo, n’’o facev’i’? Le dicetto ca aspettavo ca pigliava pur’isso ‘e sorde e po’ ce ne ievemo a’ casa mia.

ELISA             E dimmi, dimmi…  poi che successe?

ERMINIA         Isso allora mettette ‘a carta ‘int’’o bancomatto, però se ricurdava malamente ‘o nummero segreto e doppo tre vote ca l’aveva fatto, ascette scritto ca s’avevano pigliato ‘a carta e pirciò aveva passà p’’a banca...

ELISA             E sì, è così che funziona… e lui che fece?

ERMINIA         Ah, nun te dico… se disperaie pecché steva senza sorde ‘ncuollo e nun puteva nemmeno i’ o’ ristorante a magnà… sì, pecché isso steva ‘e casa in albergo e magnava sempe o’ ristorante.

ELISA             E allora?

ERMINIA         Elì, me facette ‘na pena, ma ‘na pena, ca lle dicette che era ospito mio al meglio ristoranto di Milano… Elì, ce magniaiemo duicient’euri… po’ ce ne iettemo a’ casa mia per vedere i cappielli…

ELISA             Solo a vedere i cappelli?

ERMINIA         primma vedette ‘e cappielle, po vulette vedé ‘a casa e quanno trasettemo ‘int’a stanza ‘e lietto…

ELISA             Sì?

ERMINIA         Tu lo sai, la carna è debbola…  e allora…

ELISA             E allora?

ERMINIA         Elì, facettemo ‘nfruncheto ‘nfranchete…

ELISA             Cosa?

ERMINIA         Ce accuppiaiemo… comme ‘o cchiamme tu?

ELISA             Ah, faceste l’amore… ma come, zia Erminia, lo avevi appena conosciuto…

ERMINIA         Elì, io me sto facenno vecchia, che me mettevo a perdere tiempo?

ELISA             Questo pure è vero… e poi, che successe?

ERMINIA         E po ‘o facette durmì cu’ me pecché s’era fatto tarde e ‘a matina appriesso decidettemo ca era inutile ca turnava in albergo, ca era meglio si restava cu’ me…  accussì pigliaie ‘n’ati setticientocinquanta euri o’ bancomatto e lle prestaie mille euri pe’ saldà l’albergo.

ELISA             Ah… e poi te li ha restituiti….

ERMINIA         ‘A verità, mo ca ce penzo, ancora no… se sarrà scurdato… ma che fa, tanto c’avimm’’a spusà…

ELISA             E già, vi dovete sposare… e poi andò in banca per la carta del bancomat?

ERMINIA         Mmmm… me pare che no… ma tanto nun serve, ce sta ‘a mia…

ELISA             E già, c’è la tua… certo che il destino è proprio strano…

ERMINIA         E sì, pe’ mezzo ‘e ‘nu palummo, mo me sposo… è per questo che ci chiamiamo palummielli…

ELISA             E sì… ‘o palummiello t’ha cacato ‘ncapa…

ERMINIA         No, sopra al cappiello!

ERNESTO      (entra dalla prima a sinistra) Ah, stai conversando con la zia…

ERMINIA         Sì, ma adesso devo andare da Ambry che mi sta aspettando in camera…

ERNESTO      Buon accoppamento…

ERMINIA         Noò, chillo si primma nun mangia, dice ca nun tene ‘e fforze… (via dalla comune)

ELISA             Ernesto, dobbiamo assolutamente impedire questo matrimonio!

ERNESTO      Lo stiamo dicendo da ieri…

ELISA             No, non è solo per l’eredità, è soprattutto per zia Erminia; da quello che mi ha raccontato, ho capito che Ambrogio è solo un morto di fame che vuole appropriarsi del suo patrimonio approfittando della sua ingenuità.

ERNESTO      Questo già lo sospettavamo.

ELISA             Ora non è più un sospetto, è una certezza. Dobbiamo fare qualche cosa.

ERNESTO      Vediamo che ne dice Cristoforo… dove sta?

ELISA             Starà in giardino a meditare… andiamo a vedere… (via nel giardino con Ernesto)

SCENA SESTA

(Attilio, Roberto, Flora e Francesco, poi Cristoforo, Ernesto ed Elisa, quindi Umberto, Assunta ad Alfonso)

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) Ma ched’è, so sparite tutte quante? Io aggi’’a sapé quante ne simmo pe’ sapé quanta bucatini aggi’’a jettà…

ROBERTO     (entra dalla seconda a destra) Che c’è nonno?

ATTILIO          Robè, o’ nonno, ‘int’’a ‘sta casa nun se capisce cchiù niente.

ROBERTO     Hai proprio ragione, nonno, ma non te la prendere…

FLORA            (entra dalla seconda a destra con Francesco) Signor Attilio, come mai così triste?

ATTILIO          Picceré, ‘sta casa ‘int’’a dduje juorne è addeventata ‘nu puorto ‘e mare… gente che va, gente che vene… Cristoforo ca se sta mettenno ‘nmiez’’e guaie, isso e chilli duie sfasulate c’ha purtato ‘int’’a casa… chella pazza d’’a zia d’Elisa cu’ chillu coso quequero appriesso, ‘nu viecchio ‘e sei anne cu’ dduje pazze pe’ zie… vuie ca me penzavo ve ne vuliveve fuì…  pe’ me, che sono un uomo tranquillo, è troppo, non sono abituato a queste emozioni, me piaceno ‘e ccose semplice… ‘oì, mo, per esempio, aggi’’a jettà ‘e bucatine e nun saccio quante n’’aggi’’a fa’!

FLORA            Ma no, signor Attilio, non ve la prendete tanto… sono momenti che passano, poi tutto torna normale… forza! Su con la vita… allora, vediamo un poco… voi siete in sei… poi ci sono gli amici del signor Cristoforo, e fanno otto… zia Erminia e il fidanzato, e sono dieci… poi, se non disturbo, visto che adoro il coniglio che fate voi, resterei pure io, e fanno undici… io penso che un chilo e mezzo vanno bene, che dite?..

ATTILIO          Eh… sì… penzo c’abbastano… grazie, picceré… Francé, quanno criscite ‘n’atu ppoco, te l’hê spusà a ‘sta criatura… siente a me, faje ‘n’affare!

FLORA            Bisogna vedere se lo faccio anche io…

FRANCESCO    ‘O jettasse l’uosso o’ cane! (ridono)

ROBERTO     Nonno, le fai pure le patate fritte?

ATTILIO          ‘E faccio, ‘e faccio… ‘ne faccio ‘nu chilo solo pe’ te, va bene?

ROBERTO     Grazie, nonno, sei fenomenale!

ATTILIO          Ah… comme è bella ‘a giuventù! (via dalla prima a sinistra)

FLORA            Ragazzi, vostro nonno è proprio una brava persona.

CRISTOF.       (entra dal giardino con Ernesto ed Elisa) E lo zio? Lo zio non è una brava persona?

FLORA            Ma certamente, signor Cristoforo, però, mi dovete scusare, ma vostro padre è proprio speciale!

ERNESTO      Guè, Francesco, attento che il nonno ti sta portando via la ragazza…

FRANCESCO    She, a chell’età?

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

FLORA            Certo, un pensierino potrei farcelo…

FRANCESCO    Mo t’accido!

ELISA             Adesso vogliamo pensare alle cose serie?

ERNESTO      Cristò, mi sa proprio che ti dovrai sacrificare.

CRISTOF.       Ma non dire sciocchezze, penso di avere il modo per smascherare il palummiello, lasciate fare a me. (suonano alla porta) Questi saranno i Pellecchia, lasciatemi solo con loro.

ELISA             Non bastavano i problemi nostri, ci volevano pure questi altri. (via dalla prima a sinistra con Ernesto)

ROBERTO     Io torno alla mia “piessetre”…  (a Francesco e Flora) Venite a vedere che grafica… (via dalla comune con Francesco e Flora)

CRISTOF.       (via dalla prima a destra ad aprire; d.d.) Oh i miei carissimi amici!

UMBERTO     (entrando dalla prima a destra con Cristoforo, Assunta e Alfonso) Tu è inutile ca ‘ncenzia, so’ arrivati gli Allegretti?

CRISTOF.       Non ancora, ma staranno qui a momenti.

ASSUNTA      Speriamo!

ALFONSO      (saltellando canticchia) Che bello, che bello, arrivano mammà e papàa, arrivano mammà e papàa…

UMBERTO     (lo insegue per picchiarlo) E fermate! Me pare ‘n’arillo…

CRISTOF.       Calma, amici, calma… accomodatevi in giardino in attesa degli Allegretti, io intanto devo sistemare una faccenduola familiare… (li guida verso il giardino) prego… prego… vi accompagno… appena vengono, vi chiamo… (via nel giardino)

ASSUNTA      Mi raccomando, cerchiamo di fare presto… vieni, Fofò… andiamo… (via nel giardino con Alfonso e Umberto)

SCENA SETTIMA

(Erminia e Ambrogio, Attilio, poi Cristoforo, Roberto, Francesco e Flora)

ERMINIA         (entra dalla comune con Ambrogio) MI stai propreto facento dispiacere, lo sai?

AMBROGIO   Ma cara, perché dici così? Lo sai che tu sei la cosa più importante per me…

ERMINIA         Ah, sì? E perché trovi sempre scuse per non accopparti con mico?

AMBROGIO   Ma non sono scuse… lo sai che quando sono a stomaco vuoto non ci riesco…

ERMINIA         Sì… a Milano dicevi che era il climo, qua dici che hai lo stommaco vacanto… io intanto sparpeteo per colpa toia… poi non mi fare la sceneggiata di gelosia se lo voglio fare con Cristofaro…

AMBROGIO   Ma dai, tesoro, lo facciamo dopo mangiato…

ERMINIA         Speriamo…

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) Ah, vuie state ccà… v’avviso, fra mez’ora si mangia…

AMBROGIO   Bene… e cosa avete preparato di buono?

ATTILIO          Bucatini al sugo di coniglio all’ischitana… ve piaceno?

AMBROGIO   Veramente non saprei… mi sun de Milan… non conosco la cucina ischitana…

ERMINIA         Non ti preoccopare, Ambry, quello Attilio fa il cafè che è una ciofeca, però cocina molto beno… (sottovoce ad Attilio) Ma ‘stu cuniglio e africodisico?

ATTILIO          No, è ischitano.

ERMINIA         (c.s.) Aaah… ‘o ssaccio ch’è ischitano, voglio sapé se è africodisico, si è buono pe’ chillu fatto llà…

ATTILIO          Quale fatto?

ERMINIA         (c.s.) Ah, ma nun capite niente? Si è comme… che saccio… le ostrice…

ATTILIO          Ah, afrodisiaco! No, nun credo… ma pecché?

ERMINIA         (c.s.) Chillo ‘o palummiello mio sta addeventanno friddo ‘e chiammata…

ATTILIO          Overo? Allora ce metto ‘nu poco ‘e cerasiello ‘int’’o piatto suoio…

ERMINIA         Bravo! (lo squadra) Ma ‘o ssapite ca site ancora ‘nu bell’ommo… nunn’è ca pure vuie… cu’ ‘nu poco ‘e  cerasiello…

ATTILIO          Noo, io me so’ fatto troppo viecchio pe’ chesti ccose…

ERMINIA         Se cambiato itea, fatemi un sisco…

ATTILIO          P’ammore ‘e Dio!

AMBROGIO   Ma cosa confabulate voi due?

ERMINIA         Ehm… mi stava dicendo come si cocina il cuniglio…

ATTILIO          Sì, cu ‘o cerasiello…

CRISTOF.       (entra dal giardino) Oh, i nostri colombini meneghini… caro Ambreus… il nostro milanese doc… scommetto che tifate per l’Inter!

AMBROGIO   No, per il Milan… sono sempre stato rossonero…

CRISTOF.       Chi lo avrebbe detto? Ma lo sapete che mio nipote è milanista? Pensate un po’, un ragazzo di Napoli che tifa per il Milan… ora lo chiamo… (chiama) Roberto… vedrete che vi piacerà…

ROBERTO     (entra dalla comune con Francesco e Flora) Dimmi, zio…

CRISTOF.       Lo sapevi che il fidanzato di zia Erminia è milanista come te?

ERMINIA         Sì, quello è rosso e nero.

ATTILIO          Ma ched’è ‘nu night club?

ROBERTO     Che forte! Quest’anno dobbiamo vincere lo scudetto!

AMBROGIO   E per forza! Noi siamo i più forti!

ROBERTO     E quale giocatore vi piace di più?

AMBROGIO   Quale… giocatore? Ma tutta la squadra…

FRANCESCO    A Roberto piace molto Quagliarella, è il suo idolo…

AMBROGIO   Eh, sì, pure a me piace molto… (a Flora) E pure a voi piace?

FLORA            No io tifo per il Napoli… e sono sicura che quest’anno batterà pure il Milan.

AMBROGIO   Beh, sarà un poco difficile, noi abbiamo una grande difesa…

ROBERTO     Abbiamo Buffon in porta, il campione del mondo!

AMBROGIO   Eh sì…

FRANCESCO    A me il calcio non interessa, però mi piacerebbe molto andare a Milano.

AMBROGIO   Milan l’è un grand Milan!

FRANCESCO    Eh sì… il Duomo, la galleria del corso… la gari… come si chiama…

AMBROGIO   La Garisenda!

FRANCESCO    Sì, la Garisenda…

FLORA            Scusate l’ignoranza, ma cos’è la Garisenda?

CRISTOF.       Ma come, non conosci la Garisenda? Ambrogio, spiegatelo voi a questa bimba cos’è la Garisenda…

AMBROGIO   Sì… ehm… la Garisenda è… un edificio… sta vicino… in centro… sta vicino…

CRISTOF.       Sta vicino alla torre degli asinelli.

AMBROGIO   Appunto… in centro…

CRISTOF.       In pieno centro.

AMBROGIO   Sì, in pieno centro…

CRISTOF.       Di Bologna.

AMBROGIO   Di Bolo… di Milano…

CRISTOF.       No no… La Garisenda sta a Bologna.

FRANCESCO    E Quagliarella gioca nell’Udinese.

ROBERTO     E Buffonnella Juventus.

CRISTOF.       E voi siete milanese come io sono tedesco.

AMBROGIO   Ma… veramente…

ERMINIA         Palummiello, ma che stanno dicendo.

ATTILIO          Stanno dicendo che il vostro boifreddo è un impostoro!

FLORA            Un delinquente!

ROBERTO     Che è più napoletano di noi.

CRISTOF.       Che è un poveraccio.

FRANCESCO    Che vuole solo i tuoi soldi.

ERMINIA         Comme comme?

AMBROGIO   Ma… veramente… Minni… non è vero… io…

ERMINIA         Tu che?

AMBROGIO   Io… è vero… non sono milanese… ma ti amo… ti voglio sposare…

ERMINIA         A chi? ‘Stu muorto ‘e famma! E comme se faceva attennere!

AMBROGIO   Ma Minni… perché dici così? Ti prego…

ERMINIA         Ma vide addò hê ‘a i’… ‘stu coso muollo!

AMBROGIO   Ma cara…

ERMINIA         Ma qua’ cara? E comme ‘o faceva bello ‘o milanese! ‘Stu piezzo ‘e fetente… e nunn’è manco bbuono… ‘na vota il climo, ‘na vota tene famma, ‘n’ata vota nun tene forze… ma va’ t’accide… ‘stu coso muollo!

AMBROGIO   Ah, sì? Allora sai che c’è di nuovo? Nunn’è né ‘o clima, né ‘a famma e nemmeno ‘e fforze; si tu ca me faie ammuscià… Ah! Te l’aggio ditto! Mo me ne pozzo i’! A non rivederci! (via dalla prima a destra)

ERMINIA         (lo segue e urla) Tu, ‘na femmena comm‘a me non t’’a suonne nemmeno, coso muscio! (rientra) Ah, ma io lo avevo capito che nun si ammeritava una femmena comme a me!

ATTILIO          Ma chi è Sofia Lorèn?

ERMINIA         Pechhè, che tiene ‘a dicere? Mo avess’’a da’ cunto a te? Io so’ meglio e Sofia Lorèen… mo te faccio vedé io…(si avventa contro Attilio, dandogli pugni sul petto) viecchio ‘nzallanuto!

SCENA OTTAVA

(Ernesto, Elisa e detti, poi Assunta, Umberto e Alfonso; quindi Maria e Ludovico)

ERNESTO      (entra dalla prima a sinistra con Elisa e divide Erminia da Attilio) Basta! Calma!

ATTILIO          Famme i’ a cucenà, va! (via dalla prima a sinistra)

ELISA             Zia Erminia, ma che succede?

ERMINIA         (si ricompone) Niento, Eli, niento… è solo fernuta una storia d’amoro! (singhiozza)

ELISA             Zia, io non volevo dirtelo, ma mi ero accorta che era un impostore.

ERNESTO      Anche io lo avevo immaginato… povera zia Erminia…

ERMINIA         (singhiozzando) E mo commo faccio?  Ho rimmanuta sola! (improvvisamente da un urlo) Aaaahhhh! (butta le braccia al collo a Cristoforo) Crissi, mi hai rimmanuto solo tu!

CRISTOF.       (si divincola) Purtateve a chesta!

ELISA             Zia Erminia, dai, vieni con me di là, sù calmati…

FLORA            Signorina Erminia, come siete pallida…

ERMINIA         (frastornata) No, stongo bbona… (accenna a svenire)

ERNESTO      Andiamo fuori, su, le manca l’aria…

ERMINIA         No, no, andiamo in cocina, voglio vevere un bicchiero d’acqua… (sviene)

ERNESTO      (la regge) Mamma mia e comme pesa! EDUARDO  atemi una mano, la portiamo sul letto! Robè, porta un bicchiere d’acqua!

FRANCESCO    Si, andiamo… (via dalla comune con  Erminia, Elisa, Ernesto e Flora)

ROBERTO     Subito! (va di corsa in cucina, torna col bicchiere ed via dalla comune)

ASSUNTA      (entra dal giardino con Umberto e Alfonso) Ma che succede? Abbiamo sentito urlare…

UMBERTO     Pareva che stavate tiranno ‘o cuollo a ‘na gallina.

CRISTOF.       Niente, niente, state tranquilli, è tutto a posto… solo un piccolo diverbio familiare…

ALFONSO      Ma quando vengono mammà e papà?

UMBERTO     (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, Fofò!

ASSUNTA      Ma insomma, questi Allegretti quando arrivano?

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

UMBERTO     Neh, ma ce stisse piglianno pe’ fessi?

ALFONSO      No, no, quello Cricrì mi vuole bene e fa venire a mammà e papà! (vede Umberto che sta per colpirlo e si nasconde dietro Cristoforo)

UMBERTO     Te l’astipo pe’ doppo. (suonano alla porta)

CRISTOF.       Avete visto, gente di poca fede? Questi saranno loro… (via dalla prima a destra ad aprire; d.d.) oh, i cari amici miei… accomodatevi…

ASSUNTA      Finalmente.

MARIA            (entra agitata dalla prima a destra con Cristoforo e Ludovico) Cristoforo, che tragedia, che tragedia!

CRISTOF.       Che è successo?

LUDOVICO    Una catastrofe! Che tragedia, che tragedia!

ALFONSO      (batte le mani) Mammà, papà, che bello che bello!

UMBERTO     (gli dà due scappellotti) Chisto è chillo ‘e primma… statte zitto!

CRISTOF.       Insomma si può sapere che è successo?

MARIA            Siamo andati a casa per prendere le carte di Alfonso e abbiamo trovato la porta aperta.

LUDOVICO    Scassinata.

MARIA            Tutta la casa sottosopra, i mobili aperti, tutta la roba a terra…

LUDOVICO    I ladri, sono venuti i ladri!

MARIA            Si sono presi tutto!

ASSUNTA      Gué gué… nun te fa’ venì niente… dove stanno i titoli?

MARIA            I titoli? Ah, quelli stanno nella cassaforte.

UMBERTO     E l’hanno aperta?

LUDOVICO    No, non credo…

ASSUNTA      Ah, meno male!

MARIA            Se la sono portata!

ASSUNTA      Che cosa?

LUDOVICO    La cassaforte.

MARIA            L’hanno sradicata dal muro… che tragedia, che tragedia!

UMBERTO     Comme comme? Gué nun pazziammo proprio, cacciate i titoli!

LUDOVICO    (piagnucoloso) E come facciamo?

MARIA            E da dove li pigliamo?

ASSUNTA      Neh, ma ce avisseve pigliate pe’ fessi?

LUDOVICO    Non è colpa nostra…

MARIA            Noi eravamo fuori Napoli…

LUDOVICO    Ci hanno derubati…

ASSUNTA      Vi hanno derubati? Quelli vi dovevano assassinare! Ma non vi preoccupate, ci pensiamo noi… (si avventa su Maria) ‘Sta mariola… caccia ‘e titoli si no te scippo ‘e capille a uno a uno e po’ te taglio ‘a capa!

UMBERTO     (si avventa su Ludovico) ‘Stu piezze ‘e fetente! Caccia ‘e titoli si no te taglio ‘n’ata cosa!

CRISTOF.       Calma, amici… calma…

ALFONSO      No! No! Mammà! Papà! (si avventa su Assunta) Nun taglià ‘a capa a mammà! Chella comme fa senza ‘a capa?

ASSUNTA      (spinge via Alfonso che rovina su Umberto e Ludovico) Fofò, lassame fa!

UMBERTO     (Spinge via Alfonso, il quale inciampa e cade rovinosamente battendo la testa sul tavolino) Statte zitto, Fofò!

ALFONSO      (urla di dolore; gli altri si fermano; Cristoforo lo soccorre) Aaah!

CRISTOF.       (lo solleva) Alfonso, ti sei fatto male?

ALFONSO      (imbambolato, ma con voce seria) No… ho solo mal di testa… che è successo?

CRISTOF.       Sei caduto e hai battuto la testa…

ALFONSO      Ma io… non vi conosco… (si guarda intorno)  voi vi conosco tu… tu sei zio Umberto… come ti sei fatto brutto… e tu sei zia Assunta… come ti sei fatta vecchia… ma voi chi siete?

CRISTOF.       Io sono Cristoforo e loro sono Maria e Ludovico, i tuoi… amici!

ALFONSO      Ma… è tutto così confuso… mi ricordo qualcosa… ma non capisco… io stavo andando al lavoro… che ci faccio qua?

ASSUNTA      Miracolo! Miracolo! Fofò, a zia, sei guarito… abbraccia a zia tua…

UMBERTO     Fofò, che bello… sei tornato tra noi…

ALFONSO      Aspetta un momento… sto cominciando a ricordare vagamente qualcosa… (si tocca la nuca) zio Umberto… perché ti allontani? Vieni qua che devo restituirti qualcosa…

UMBERTO     Ma che dici, Fofò, tu non mi devi restituire niente, piuttosto questi signori qua devono restituirti qualcosa…

ASSUNTA      Si sono presi i tuoi titoli.

ALFONSO      Quali titoli?

ASSUNTA      Quelli che ti hanno lasciato i tuoi genitori…

ALFONSO      Perché, i miei genitori… quando?

UMBERTO     Quindici anni fa.

ALFONSO      Quindici anni? Ma… scusate, in che anno siamo?

CRISTOF.       Siamo nel 2007!

ALFONSO      Duemila… e sette? Ma come è possibile? E che ho fatto tutti questi anni?

ASSUNTA      Fofò, trent’anni fa sei scivolato e hai battuto la testa; sei stato venti giorni in coma e, quando ti sei svegliato, eri convinto di essere un bambino di sei anni.

UMBERTO     E sei rimasto così fino a cinque minuti fa.

ALFONSO      Datemi una sedia, per favore… (siede) un bambino di sei anni… sì, mi ricordo qualcosa… (a Maria e Ludovico) voi… vi avevo preso per i miei genitori… sì… mi ricordo… insieme a questo signore (si rivolge a Cristoforo) con la scusa di giocare vi siete fatti dare i titoli al portatore…

ASSUNTA      (a Cristoforo) Allora avevo ragione che c’entravate pure voi… in galera… in galera vi mando se non cacciate i titoli… che vi credete che non l’ho capito che il furto l’avete ideato voi?

MARIA            Non è vero! Alfonso ce li ha regalati, noi li avremmo restituiti… ma poi siamo stati derubati!

LUDOVICO    Ci hanno svaligiato la casa!

CRISTOF.       Lasciate stare… è finita… restituitegli i titoli…

UMBERTO     Farabutto!

MARIA            Io lo sapevo che finiva così.

LUDOVICO    (estrae una busta dalla tasca e la consegna ad Alfonso) Tieni, Fofò.

ALFONSO      Ingegnier Alfonso Pellecchia, prego! (a Umberto e Assunta)  Voi due, portatemi a casa… dopo che avrò riordinato le idee, avremo parecchie cose da chiarire.

UMBERTO     Sì, andiamo, ti raccontiamo tutto quello che è successo in questi trent’anni…

ALFONSO      (gli dà uno scappellotto) Statte zitto, zio Umbè!

ASSUNTA      Ma questi delinquenti li voglio vedere in galera; la denuncia l’abbiamo fatta, mo chiamo il commissario e gli dico che stanno qua…

ALFONSO      Lascia stare, zia Assunta, anzi chiama per ritirare la denuncia, tanto l’ho capito che loro tre non sono peggiori di voi due… andiamo a casa, ho bisogno di riposare. (via dalla prima a destra con Assunta e Umberto al quale, uscendo, continua a dare scappellotti)

MARIA            E mo?

CRISTOF.       Addio sogni di gloria!

LUDOVICO    Cristo’, qua sogni? Addio a cinquecentomila euro! Eh, ma io lo sapevo che finiva così, ve lo avevo detto… si perché il danaro facile non esiste, io i soldi me li sono sempre sudati… mi ricordo che, quando ero piccolo, mio padre mi diceva…

CRISTOF.e

MARIA            Ludovico!

LUDOVICO    Sì?

CRISTOF.e

MARIA            Statte zitto!

LUDOVICO    Sì, Cristoforo, certo, cara…

MARIA            Andiamocene a casa, va’… Cristo’… ci abbiamo provato. (via dalla prima a destra)

LUDOVICO    Poteva andare peggio. (via dalla prima a destra)

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

SCENA ULTIMA

(Ernesto, Elisa, Francesco, Flora, Roberto e detto; poi Attilio ed Erminia)

ERNESTO      (entra dalla comune con Elisa, Francesco, Flora e Roberto) Finalmente si è calmata.

ELISA             E che ci è voluto!

FRANCESCO    Vabbè, mammà, però bisogna capirla…

FLORA            Poverina, essere trattata così da un farabutto…

ROBERTO     Sì, però bisogna dire che se lo è cercato: si vedeva lontano un miglio che quello mirava solo ai suoi soldi.

ERNESTO      Cristoforo, e tu che hai combinato? Dove stanno i tuoi amici?

CRISTOF.       Andati!

ERNESTO      E il… “tuo momento”?

CRISTOF.       Andato!

ERNESTO      E come è successo? Tu eri così sicuro…

CRISTOF.       Ernè, quelli i miracoli non succedono mai…

ERNESTO      (gli mette una mano sulla spalla) Ah, finalmente l’hai capito che per venire il “tuo momento” ci vuole solo un miracolo.

CRISTOF.       Ma che hai capito? Io ho perso il mio momento proprio perché è successo un miracolo… ti ricordi quello che disse Umberto relativamente alla guarigione di Alfonso?

ERNESTO      Che i medici dissero che solo un miracolo…

CRISTOF.       È accaduto il miracolo: ha battuto la testa ed è tornato normale. E per giunta si è pure ricordato che i titoli glieli feci dare io agli Allegretti. Ma dico io: proprio mo doveva succedere un miracolo?

ATTILIO          (entra dalla prima a sinistra) A tavola! ‘E bucatini so’ cotti… ma ch’è succieso? Io aggio iettato tutta chella pasta e mo nun ce sta quase nisciuno? E io mo che ne faccio?

CRISTOF.       Papà, per piacere, tu pensi alla pasta… io ho appena perso trecentomila euro!

ERMINIA         (entra dalla comune) E se i trecentomila euri te li dongo io?

CRISTOF.       Che hai detto?

ERMINIA         E se i trecentomila euri te li dongo io?

CRISTOF.       E che dovrei fare per averli?

ERMINIA         Niente…

CRISTOF.       Niente?

ERMINIA         Mi devi solo sposare…

CRISTOF.       Ma manco pe’ ‘nu milione!

ERMINIA         E per due milioni di euri?

CRISTOF.       Due… milioni?

ELISA             Ma zia…

ERNESTO      Cristo’, approfitta, è arrivato il tuo momento!

CRISTOF.       Ernè, io non ce la faccio, chella è capace ‘e m’atterrà!

ERNESTO      Ma dai, tu ‘na vota te faie veni’ ‘o male ‘e capa, ‘na vota dice che tiene suonno, ‘n’ata vota hai le tue cose…

CRISTOF.       Le mie cose? E che so’ femmena?

ERNESTO      Già, hai ragione… vebbè, ma a te non mancano i mezzi… Cristo’, so’ due milioni!

ELISA             (a Ernesto sottovoce) Ernè, e l’eredità?

ERNESTO      (sottovoce) Elì, zia Erminia, prima o po,i si trova un altro boifreddo… almeno così resta in famiglia… Cristoforo, allora?

CRISTOF.       Ehm… veramente… (a Erminia) due milioni?

ERMINIA         In contanti, se vuoio…

CRISTOF.       Ehm… in contanti…  

ERNESTO      Cristoforo!

CRISTOF.       E va bene! Per amore si fa questo e altro!

ERNESTO      Per amore?

CRISTOF.       Dei soldi…

ERMINIA         Quinto, mi spose?

CRISTOF.       (sospira) Sì… però a una condizione…

ERMINIA         Quala?

CRISTOF.       Hê ‘a parlà napulitano!

ERMINIA         E chesto è tutto? Ma io parlo comme vuò tu, abbasta ca me spuse… allora, Cristo’ me farraie felice?

CRISTOF.       E chi lo può dire?!

(quadro plastico per due secondi, poi buio, parte la musica, si chiude il sipario)

FINE