E’ passato qualcuno

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E’ PASSATO QUALCUNO

E’ PASSATO QUALCUNO

Commedia in un atto

Di ENRICO BASSANO

PERSONAGGI

LILY

SALVATORE SCARTUZZA

MICHELE BANDELLA

TONINO MARFO’

CAV. FELICE PALOMBA

ROBBY SAETTA

L'Archivio di Sta­to Civile posto al­l'ultimo piano del Palazzo di una gran­de qualunque città. I muri della came­retta sono tappezza­ti da scansie lungo le quali sono alli­neati i dorsi incar-tapecoriti di centi naia dì tetri libroni Comune al centro. In alto si apre una finestrella affac data sui tetti. Tre scrivanie occupano la cameretta. Al centro quella di Scartuzza, a destra Bandella e a sinistra Marfò.

AlVaprirsi del velario i tre vecchi impiegati stanno chinati sui loro libroni, intenti a scribacchiare. Le dieci del mattino. ,

Bandella                   - Non lo sente, lei, come canta il suo pennino?

Scartuzza                  - Già, già... Perchè non lo dovrei sentire? Canta, lo so. Canta, beato lui! E lei non canta? E Marfò? E io, perchè non canto? Perchè non siamo pennini?

Bandella                   - Sicché lei s'accontenterebbe d'esser pennino ?

Scartuzza                  - Come no? Sicurissimo! Il Comune ha certo più riguardi ai pennini che a noi: ogni pennino vecchio ne vale un nuovo; e i vecchi li conservano, mica li buttano via. Noi, invece...

Bandella                   - (a Marfò) Lo sente, Marfò? Siamo alle solite.

Marfò                       - I pennini, i pennini... Lasciamoli stare. Mi dica un po' invece: è vero che dopo la pioggia viene il bel tempo e le lumache se ne escono a passeggio lungo i muri delle stradette di campagna? E tra l'erbetta dei giardini pubblici? E' vero?

Bandella                   - (lo guarda impaurito) Che c'è? Cos'è que­sta domanda senza capo ne coda?...

Marfò                       - (continuando) ... e che qualcuno se ne va per le strade di campagna e per i vialetti dei giardini e ogni poco si china a raccattare qualche cosa che chiude gelosamente in un fazzoletto a scacchi bianchi e rossi... E' vero?

Scartuzza                  - Come, come...? Cosa vorrebbe dire?

Bandella                   - (al colmo della confusione) Vuol dire, vuol dire... (afferra il librone che ha innanzi, lo solleva e lo lascia ricadere sollevando una nuvoletta di polvere). Vuol dire che siete più maligni e pettegoli delle vec­chie beghine!

Marfò                       - (tamponandosi naso e bocca) Accidenti aUe smanie! Ci fa morir soffocati! Non se la prenda così! Non le ho fatto che una domanda, una semplice do­manda.... Vuol tenere la risposta per se? S'accomodi. Ma non s'arrabbi in questo modo, santo Dio! Sta così male, un uomo della sua età.

Bandella                   - Che età e età. Non voglio essere seccato,, non voglio scherzi, io. Siamo seri, una buona volta!

Scartuzza                  - Sicché, le lumachine la fanno andare irr. bestia, a quanto pare?,..

Bandella                   - Ebbene, sì, che c'è di male? Chi può trovarci nulla a ridire? Quando... quando ne ho voglia, ecco me ne vado a passeggio e se, caso mai, così, senza cercarle punto, mi trovo tra i piedi delle... sì, delle... (alzando ancor più la voce) delle lumache, delle luma­chine, perdiana, me le raccolgo e me le porto a casa e poi, se ne ho voglia, me le cuocio in tegame! O per­chè non potrei farlo, dico io?

Marfò                       - Se ne sono accorti i colleghi, caro. Le cono­sce le lingue malefiche dei colleghi.

Bandella                   - Pure lei è un mio collega.

Marfò                       - Ma non le voglio male, io. Ho cercato di avvertirla perchè lei, con le sue lumachine, non diventi la favola di tutti gli uffici: ecco perchè.

Bandella                   - Già, gli altri non ne hanno delle ridi­colaggini! Anche lei ne ha, con la storia dei microbi, dei bacilli, dei bacteri... Tutto il giorno col 6uo filtro magico sotto il naso... E il nostro beneamato capo se­zione, tinto e ritinto, che si ritiene ancora un giovanot-tino e non fa che correr dietro a tutte le gonnelle-Che si dovrebbe dire, allora, di lui?

Scartuzza                  - Ssss! Zitti, per carità! E se fosse dietro all'uscio ad origliare? Deve salir da noi oggi...

Bandella                   - ... a darci l'esame...

Scartuzza                  - Sicuro. Eccolo qui, il compito. (Accenna ad una catasta di libroni) Me n'è costata però, della fatica! Quante ore di sonno ho sacrificate, per finire tutto in tempo! Da giovane, si capisce, questi sacrifici non costano nulla. Ma alla mia età...

Bandella                   - Ed è sicura, poi, la sua promozione? Oh badiamo, io gliela auguro di tutto cuore!

Scartuzza                  - Sicura... Come si può, qui dentro, esser sicuri di qualche cosa? Il cavaliere mi ha detto: lei prepari tutto revisionato, tutto pronto, tutto matematica­mente esatto...

Marfò                       - La sua solita frase sciocca.

Scartuzza                  - ... e io, dopo aver esaminata la sua posizione ed il lavoro eompinto, proporrò la sua promozione al prossimo Consiglio, dichiarando indispensabile tale carica nell'Archivio, di Stato Civile. Non so nulla di più.

Mabfò                      - Se ha proprio detto cosi...

Scartuzza                  - E le pare che io mi sarei ammazzato dalla fatica, se non avessi avuto qualche cosa di più del solito barlume di speranza?

Bandella                   - Certo che se il capo sezione vuole, il Con­siglio eseguisce. Tutto sta che voglia.

Scartuzza                  - Ah! miei cari! Se arriva la promozione, questo bugigattolo avrà da vederne delle belle! Vi of­frirò una cena sontuosa, su questo tavolo.

Marfò                       - Mio Dio, con tutta questa polvere?

Bandella                   - I batteri, i microbi,»

Scartuzza                  - Faremo fare una pulizia coi fiocchi. Ber­remo qualche buona bottiglia e poi ce ne andremo fuori, al Varieté! Là! Tre poltrone di prima fila. Tre binoccoli puntati. Tre...

Marfò                       - ... vecchi salami incartapecoriti! Bella figura.

Bandella                   - Oh! proprio per una volta tanto... Siamo sempre chiusi, tappati qui dentro come tre sorci nella trappola. Nessun rumore della vita arriva fin quassù. Siamo in alto, sui tetti, e sembra di essere in cantina. C'è la finestrella, ma eccola lassù: ancor più in alto dovevano metterla. .

Marfò                       - Eh! Eh! si capisce: quando s'è carcerati.

Scartuzza                  - Eppure mi sento serpeggiare nel sangue un certo non so che... Un desiderio di qualche cosa che non so... Un'arsura, come se avessi avuta la febbre, questa notte... Berrei un bicchiere di quel vinetto asciutto e frizzante delle mie terre. Giusto: scriverò, se m'arriva la promozione, a certi amici che ho ancora laggiù per farmene mandare una botticella e ce la berremo insieme, alla nostra salute!

Marfò                       - Già: alla nostra salute... Non è neppure egoismo. Che può interessarci, all'infuori della nostra pelle? Siamo tutti e tre soli come... come neppure i cani lo sono, che ci hanno sempre qualcuno da fiutare. Noi, solo noi e più nulla! Bel gusto vivere così.

Bandella                   - Adesso le vengono queste ideine! Prima doveva pensarci, «aro, a non rimaner solo. Se la faccia adesso una famiglia, se le riesce. (Marfò crolla le spalle. S'ode bussare).

Scartuzza                  - Il cavaliere!

Marfò                       - Questa non è persona di casa. Il cavaliere non bussa.

Scartuzza                  - Avanti! (entra Lily. E' una bella creatura giovane ed elegante).

Lily                           - Perdonino: il signor colonnello Scartuzza?

Marfò e Bandella     - (segnano a dito, senza parlare, il loro collega Scartuzza).

Scartuzza                  - (alzandosi di scatto) Ai suoi ordini, si­gnorina !

Lily                           - Felicissima di conoscerla, signor colonnello: io sono la nipote del suo compagno d'armi Bisetti: se ne ricorda?

Scartuzza                  - (che nel frattempo si sarà sfilate le maniche di «satin» nero) Bisetti... Bisetti... Perbacco, ci sono: Alessandro Bisetti, colonnello del terzo bersaglieri. Quale fortuna, signorina! S'accomodi... (cerca una sedia che non c'è: offre la sua). Ecco qui, s'accomodi.

Lily                           - Mille grazie, signor colonnello! Lei è molto amico di mio zio, non è vero?

Scartuzza                  - Perbacco, e come no? Amicissimi. Ab­biamo frequentato la Scuola militare insieme. Un com­pagnone.

Lily                           - Un po' matto...

Scartuzza                  - I bersaglieri sono tutti un po' matti, signorina.

Lily                           - (sorridendo) Anche lei bersagliere, non è vero?

Scartuzza                  - Perchè?... Le ho forse già dato se­gno di...?

Lily                           - (ridendo) No, no, per carità! Ma è il tono di voce, il modo come lei ha detto quella frase, che mi ha fatto sentire il bersagliere.

Scartuzza                  - (tutta la sua persona avrà subito una grande trasformazione: ritto sul busto, petto in fuori il più pos­sibile, testa eretta: con un po' di buona volontà lo spi­rito bersaglieresco è saltato fuori) Oh! signorina! Il vecchio bersagliere in pensione! Costretto, per non mo­rire di stento e d'inedia, a fare l'impiegato in questa topaia... Per fortuna la sorte mi ha assegnato dei sim­patici colleghi, coi quali la vita è men dura. Se per­mette... (presentando) : il signor Marfò, il signor Bandella.

Marfò e Bandella     - (s'alzano a mezza vita e fanno una specie di inchino timido timido: evidentemente non sono mai stati bersaglieri).

Lily                           - (sorride ad entrambi. A Scartuzza) Ho un bi­glietto per lei, signor colonnello, da parte di mio zio: ecco qui.

Scartuzza                  - (dopo aver letto con molta attenzione) Se posso esserle utile in qualche cosa, signorina, io sono ai suoi comandi. Suo zio accenna ad un certificato per atto notarile, mi pare.

Lily                           - Appunto. Si tratta di rintracciare l'atto di morte di una mia bisnonna... Una vecchia pratica, forse introvabile...

Scartuzza                  - Oh! non tema. Qui, le pratiche, per vec­chie che siano, finiscono sempre per saltar fuori. E' come quando, a reggimento, mancava un paio di scarpe. Sem­brava impossibile scovare il colpevole, tra tanti bersa­glieri. Eppure, un po' di fiuto e op là! Le scarpe veni-van fuori e il ragazzaccio andava dentro! Le sembrerà strano, ma fino ad ora siamo sempre riusciti a rintrac­ciarle tutte. E ce ne sono, dietro quei dorsi e quelle copertine impolverate!

Bandella                   - Siamo tre vecchi topi: la nostra compa­gnia sono questi libroni. A viver sempre chiusi qui den­tro si finisce per diventare come loro: gialli ed incar­tapecoriti.

Lily                           - Oh! non si fa dei complimenti, lei! Eppnre è bella questa stanzetta arrampicata sui tetti.

Marfò                       - E' poco più di un pollaio.

Lily                           - Basterebbe aprire questa finestra: c'è aria di primavera, per le strade: una dolcezza (eseguisce).

Scartuzza                  - Lo vede, signorina? Se lei non saliva quassù, noi neppure ce ne accorgevamo che c'è la primavera. E' entrata con lei. Gliene siamo grati. (Giunge, dalla finestra aperta, il suono di una marcia militare. lolto La musica fa un effetto davvero sorprendente su ognuno: anche Marfò e Bandella si destano un poco dal loro Ab- letargo). La mia marcia preferita! Quando facevo « attaccare» questo pezzo, i miei soldati si elettrizzavano: persino il mio cavallo non stava più nella pelle e mi toccava lavorare di speroni e di briglie... ",

Lily                           - Quante volte l'ho veduta passare sotto le mie finestre, signor colonnello! Stavamo sul corso, allora, e ? quasi tutte le mattine passava il suo reggimento che andava alle esercitazioni, in Piazza d'Armi. Lo ricordo benissimo, lei. Aveva un bel cavallo baio...

Scartuzza                  - (s'entusiasma al ricordo) Una cavallina di razza: si chiamava Lily!

Lily                           - (ridendo) Oh! aveva il mio nome! Che bella e cosa !

Scartuzza                  - (un po' confuso) Io non sapevo...

Lily                           - Ma si figuri: ne sono felicissima di avere il Il nome di un cavallo. Mi sento un po' anch'io, certe volte, una cavallina! E allora mi vien voglia di scalpitare e nitrire... proprio come la sua Lily, quando sentiva la marcia preferita.

Scaturza                   - Fin tanto the qualcuno non tirerà un po' le briglie...

Lily                           - Nessuno ha le mie briglie in mano!

Scartuzza                  - Meglio così: a me non piacciono le redini: niente è più bello della libertà! Poter respirare l'aria libera, così, a pieni polmoni, senza che ci sia qualcuno che s'incarica di misurarcela.

Lily                           - Lei è modernista, signor colonnello: è bello sentirla parlare così.

Scartuzza                  - Tutta la mia vita è improntata a questa massima. Piena libertà di movimenti, d'azione, di pen­siero. Le sembrerà strano, non è vero, sentir parlare in questo modo un colonnello in pensione?

Lily                           - Mi sorprende piacevolmente: lei ha uno spi­rito giovanissimo.

Scartuzza                  - Purtroppo soltanto quello...

Lily                           - Non dica!

Scartuzza                  - Debbo molto alla ginnastica da camera, signorina. Appena alzato dedico una mezz'oretta agli eser­cizi fisici e poi, dopo una buona abluzione fredda, me ne vengo in ufficio a passi da bersagliere. Riesco così a non sembrare addirittura decrepito.

Lily                           - Invece la gioventù è così infrollita! Tutti i giovani che conosco io mi sembrano vecchissimi. Eppoi io adoro la gioventù dello spirito, della mente. E la migliore gioventù dello spirito è di coloro che hanno già molto vissuto... Loro ufficiali, poi, son certi tipi...

Scartuzza                  - Oh! buon Dio: la nostra parte l'abbiamo fatta anche noi, si capisce.

Lily                           - Certe volte, quando lo zio è di buon umore, mi confida qualche scappatella, qualche avventura... È immagino che lei...

Scartuzza                  - Eravamo inseparabili.

Lilt                           - Certe scappate notturne in una villetta alle porte di Verona, abitata da una bella contessa...

Scartuzza                  - Eh! Eh! Mi pare di ricordare qualche cosetta...

Lily                           - Eran tenenti, allora...

Scartuzza                  - Tenenti, sì, e col sangue caldo...

Lily                           - ... Quel famoso duello, a Venezia...

Scartuzza                  - Quale?

Lily                           - Ma, se ho ben capito, ella ebbe una volta un duello, a Venezia, con un conte milanese spadaccino tre­mendo... C'era di mezzo una bellissima ballerina...

Scartuzza                  - (preso nell'incanto del giòco mentisce spu­doratamente) Ah! anche questo le ha raccontato lo zio! Un bel servizio mi ha fatto.

Lily                           - Fu un duello terribile, non è vero?

Scartuzza                  - Oh! Tutti i duelli sono eguali. Certo quello fu... fu un po' movimentato, ecco tutto... Quel marchese...

Lily                           - Conte, mi pare.

Scartuzza                  - Già, quel conte era un... un gigante, ecco. Un vero gigante. E tirava giù botte terribili. Ma io le paravo tutte. Una gragnuola di colpi. Piattonate, pun­tate, finte, spaccate: un diluvio. E io fermo. Paravo e rispondevo. Ogni botta una risposta. Le lame facevano scintille, come nei duelli dell'«Orlando Furioso».

Lily                           - E come andò a finire?

Scartuzza                  - (perplesso e intimorito di farsi cogliere in fallo) Non glielo ha raccontato suo zio?

Lily                           - No, non mi pare. Oppure non ricordo.

Scartuzza                  - (tutto di un fiato) Allora andò a finire che con un fendente terribile gli portai via di netto un orecchio !

Lily                           - Oh!

Scartuzza                  - Ma però di questo finale non racconti nulla allo zio: il mio avversario era... era... molto amico suo e ci soffrì parecchio che non lo risparmiassi.

Lily                           - Stia tranquillo.

Bandella                   - (che ha ascoltato a bocca aperta, si fa innanzi, afferrato dal ricordo di « qualche cosa di eroico ») Anch'io signorina, nella mia gioventù ho avuto un duello... un'avventura...

Lily                           - • Davvero?

Bandella                   - Un giorno di sole e di primavera, come questo... Andavo per la campagna al braccio di una creatura... una creatura che amavo... Le acque del fiume scorrevano tranquille... (si ferma, guarda intorno, si fa più piccino che può). No, no, è inutile ch'io continui: non vede come sono goffo con queste maniche di « satin », con questi calzoni rattoppati, con queste scarpe scalcagnate... No, mi creda: non è vero niente! Non sono mai stato giovane: sempre così! non sono mai an­dato per la campagna, lungo il fiume, in un giorno di primavera, con una creatura al braccio... Mi scusi, mi scusi (confuso si ritira dietro la sua scrivania, a testa bassa).

Marfò                       - (timidamente) La signorina vorrebbe... per quelle sue ricerche...

Lily                           - Ma guardate la «memorata: quasi dimenticavo lo scopo della mia visita. Ecco qui.

Scartuzza                  - Veda un po' di che si tratta.

Lily                           - 'Lei è il capo ufficio qui dentro, non è vero?

Scartuzza r               - Quasi, quasi... Aspetto oggi per l'ap­punto la visita di un superiore che viene ad esaminare l'imponente giro di lavoro di questo archivio per deci­dere della mia promozione.

Lily                           -  Tanti auguri, allora.

Scartuzza                  -  Oh! grazie. E' ben poca cosa. Dopo tutti i comandi che ho tenuto...

Bandella                   - (che nel frattempo ha sfogliato parecchi re­gistri) i Credo di aver trovato qualche cosa, signorina...

Lily                           -  Ma bravissimo! Pensi che mi avevano quasi dissuasa dal venire qui.

Scartuzza                  - Gente che non conosce a quale punto di precisione abbiamo portato il nostro lavoro.

Bandella                   - Spero di non essermi ingannato... Ad ogni modo vedremo meglio dal registro (prende una annota­zione). Tomo 24°, scansia E, lettera F, pag. 364... (Cer­cando col naso in aria). Eccolo lassù: ci vuol la scala, al solito. (Prende la scala, l'appoggia alla scansia. Ma dopo esser salito sul primo gradino, ridiscende). Marfò, per piacere, venga a tenermi la scala: non vorrei ruzzolare come l'altro ieri.

Lily                           - Non si disturbi : salgo io a prendere il libro.

Scartuzza                  - (trattenendola) Ma neppure per sogno!

Bandella                   - Ci mancherebbe altro...

Marfò                       - Eccomi qui. (I tre vecchi non fanno in tem­po a trattenerla. Lily e già in alto. I tre vecchi si trovano a tu per tu con le gambe della signorina Lily, abbaglianti).

Lily                           - Mi guidi, per piacere! Questo, questo?...

Marfò                       - Quel... Quell'altro ancora.

Lily                           - Questo?

Marfò                       - Aspetti un po': non ricordo più nulla. (Cerca di leggere sul foglietto degli appunti). Già, senza oc­chiali... ho perduto gli occhiali... (si fruga in tasca).

Scartuzza                  - Ma se li ha sul naso!

Marfò                       - (toccandosi il naso) Ma guarda che non me ne ero accorto!

Lily                           - (ridendo a gola spiegata) Questa è magnifica!

Marfò                       - Ecco, sì, proprio quello.

Lily                           - (con molto sforzo tira fuori il librone che però le sfugge e cade a terra). Com'è pesante!

Marfò                       - Oh! Dio mio!

Lily                           - (si volta per discendere e porge le mani ai tre vecchi che cercano di aiutarla) Una" due e... (si apre im­provvisamente la porta e compare il cav. Palomba. E' sul­la sessantina: capelli e baffi tinti in nero « ala di corvo »).

Palomba                   - (dopo essersi fermato un istante sulla soglia, entra e va direttamente verso il gruppo, mentre Lily è rimasta sulla scala e i tre vecchi sono allibiti). Prego, si­gnora, ancora un istante solamente in quella posizione: il quadro è addirittura affascinante! Una variazione inte­ressante sul tema: Susanna e i vecchioni!

Lily                           - (discendendo rapidamente) Pardon: ma ho l'impressione di essere un po' più vestita della Susanna alla quale lei accenna!

 Palomba                  - Appunto, una variazione sul tema. E ap­pare variato specialmente questo particolare, della qual cosa assai mi dolgo.

Scartuzza                  - Signorina, le presento il cavalier Felice Palomba, nostro beneamato capo sezione. La signorina Lily...

Palomba                   - Oh! conosco la signorina e l'ho già ammi­rata moltissime volte: sono un abituò, io! (s'inchina a baciarle la mano).

Lily                           - Lei mi conosce, cavaliere? Io non rammento...

Palomba                   - Ma certamente! Come potrebbe ricono­scermi fra la massa di tutti i suoi ammiratori?

Lily                           - Addirittura una massa...

Palomba                   - E non potrebbe essere altrimenti, signo­rina! Io vedo ed osservo, intorno a me. La sua appari­zione è semplicemente un fatto di magia: dov'entra lei entra la primavera, il sole, la luce!

Lily                           - Lei vuol vedermi confusa...

Palomba                   - Avrei voluto esser avvertito prima della sua visita, per trasformare questo stambugio in una serra di fiori, in attesa del fiore più bello, più profumato.

Lily                           - E non ha l'impressione di esagerare un poco, cavaliere?

Palomba                   - Nient'affatto! In casi come questo, bella signorina, non si è mai esagerati abbastanza! Soltanto mi rammarico ch'ella abbia dovuto salire tante scale, quando giù, nel mio ufficio, avrebbe ottenuto tutto quel che po­teva desiderare. Ma io spero che vorrà concedermi l'alto onore di illuminare sia pure per un istante il mio troppo povero e modesto ufficio.

Lily                           - La ringrazio, ma credo di aver ultimate le mie pratiche, non è vero?

Scartuzza                  - Tra pochi minuti il mio collega avrà tra­scritto l'atto che le interessa. Uscita di qui, signorina, non saranno necessarie né soste, ne visite ad altri uffici: il documento che le rilasciamo è completo in ogni sua parte.

Lily                           - Gliene sono ben grata, signor colonnello!

Palomba                   - Quand'è così, signorina, chiedo umilmente scusa di averle rivolto l'invito per un povero ufficio odo­rante di muffa e lo trasformo immediatamente in quello per una cenetta... dove crederà meglio.

Scartuzza                  - Signor cavaliere, la signorina è la nipote di un mio caro collega d'armi e da lui mi è personal­mente raccomandata: le faccio osservare che i suoi in­viti... e le sue prove di galanteria sono... sono completa­mente fuori luogo! Questa è una mancanza di riguardo verso... verso una signora... E' indegno, ecco!

Bandella                   - (facendo eco) Ecco!

Marfò                       - (s'accontenta di fare un sibilo curioso e un gesto come dire al cavaliere: ben ti sta!).

Palomba                   - Mi pare che lor signori si facciano paladini di chi non ne ha affatto bisogno! Invitare a cena un'at­trice non è certo un mancarle di rispetto!

Lily                           - Un'attrice?

Palomba                   - Che cosa c'è di male? La signorina non è forse la « soubrette » della compagnia di operette...

Lily                           - Oh! che granchio colossale! Io, una «sou­brette»! Magnifica, questa è magnifica!

Palomba                   - Lei non è la «soubrette »?     

Lily                           - Io non sono la « soubrette », cavaliere! Io sono una « signorina di casa », di quelle che ricamano e di­pingono i fiori sui cuscini da regalare alle amiche!

Palomba                   - Una somiglianza perfetta, sbalorditiva! Ep-poi... tutto mi ha indotto a credere... quando sono entrato...

Lily                           - Perchè ero sulla scala? Forse che le «sou-brettes » stanno sempre sulle 6cale?

Bandella e Marfò     - (ridacchiano).

Palomba                   - Sono veramente confuso di questo equi­voco, signorina! E le chiedo scusa se... se ho parlato al­l'artista anziché alla signorina! Sa, noi, uomini di mondo, abbiamo diverse... come dire... ecco, diverse tecniche...

Lily                           - Già, già, capisco: ma per arrivare alle tecniche credo sia necessario passare per le elementari...

Palomba                   - Io sono ragioniere, signorina!

Lily                           - Oh! si vede, si vede a prima vista!

Palomba                   - E mi congratulo con questi miei impiegati che con tanta cavalleria hanno saputo insorgere a difesa della signorina... Bravi... Bravissimi: saprò tenerne conto al momento opportuno, ne siano pur certi! Lei, signor Scartuzza, è un vero paladino: mi congratulo caldamente! (La comune si spalanca sotto una vigorosa spinta).

Robby                      - (un bel giovanotto « moderno » coi baffetti alla Menjou) Oh! finalmente! E' un'ora che ti cerco su è giù per queste scale, per questi uffici pieni di muffa...

Lily                           - Caro, caro! Ma come hai fatto a sapere che ero qui?

Robby                      - Dal campo di tennis, dopo tre partite di alle­namento, ho telefonato a casa e la zia mi ha detto che eri venuta a far fare una carta, un certificato... Allora sono salito in macchina... ed eccomi qui!

Lily                           - Caro, che bella sorpresa! Ti presento il colon­nello Scartuzza, un collega e caro amico dello zio. Due suoi colleghi gentilissimi e infine il signor cavaliere, ra­gioniere, capo ufficio... Il mio fidanzato, Robby Saetta, campione universitario di sciabola, boxe e nuoto. (Scam­bio di saluti e strette di mano).

Scartuzza                  - (prendendo un foglio da Marfò) Signo­rina, il suo certificato è pronto (glielo porge).

Lily                           - Signor colonnello, la ringrazio: e con me lo zio, per tutte le cortesie che mi ha usate.

Scartuzza                  - Dovere, signorina, dovere mio.

Lily                           - E grazie pure a loro e anche a lei, signor ca­valiere! Grazie di tutto: e... mi raccomando la tecnica! (Ride).

Robby                      - Che cosa?

Lily                           - Ti spiegherò, ti spiegherò. (Escono a braccetto. Scartuzza perde rapidamente tutta la sua baldanza bersa­glieresca. Marfò e Bandella tacciono e fingono d'essere occupatissimi. Il cav. Palomba, invece, ripiglia la sua forza: passeggia in lungo e in largo per la stanza).

Palomba                   - E bravissimi: bravi tutti e tre! Bravo so­prattutto lei, egregio Scartuzza, e mille complimenti per lo spirito giovanile! Mi congratulo che gli anni... parecchi, non è vero? abbiano lasciato intatta quella fie­rezza, quell'orgoglio, quel sentimento di cavalleria... che è dote... ch'è dote precipua di chi ha saputo tenere un comando... Sono lieto di avere tra le file dei miei su­balterni degli elementi... ottimi elementi, quali loro di­mostrano d'essere... Di una cosa soltanto non mi posso però niente affatto congratulare: e cioè del funziona­mento di questo archivio! Ho ricevuto molte proteste, ho sorvegliato.attentamente e mi sono accorto che avanti di questo passo non si può andare! (Accalorandosi) Sono stufo, io, di dover pensare a tutto, di dover fare tutto, di dover sorvegliare tutto! Avevo riposto in questo uf­ficio ed in lei specialmente, signor Scartuzza, la migliore delle speranze: zero! Una delusione completa!

Scartuzza                  - Ma»..

Palomba                   - Non ci sono ma! Non ci sono scuse! Sono arciscontento. Questo ufficio funziona malissimo, senza disciplina, senza volontà, senza genialità...! Le pratiche dormono, russano come ghiri, quassù! Tutti si lamen­tano! Tutta la città si lamenta! E' una lamentela na­zionale!

Bandella                   - Ma se quassù non viene mai nessuno...

Palomba                   - Per l'appunto! Non viene mai nessuno: e allora che cosa ci stanno a fare lor signori, se non viene mai nessuno? A scaldare le sedie? A tener compagnia ai passeri sul tetto? Prenderò dei provvedimenti: oh! se li prenderò! Per ora sono avvertiti e tengano bene a mente una cosa: sono arciscontento! (Scompare chiudendosi la comune alle spalle).

Scartuzza                  - (è rimasto annientato dalla valanga di pa­role del cav. Palomba e non ha la forza di rialiare il capino che gli è caduto ciondoloni sul petto. Marfò e Bandella sono inebetiti, con le bocche aperte e le penne a mezz'aria. Un silenzio. Ad un tratto, dalla finestrella aperta, rientra l'allegra marcia militare che tanto ardore ha messo nel sangue di Scartuzza. Egli lentamente va alla finestra, afferra la cordicella e la chiude con un colpo violento: la musica non si sente più. Poi s'incammina come un automa verso la scrivania; un'ira' subitanea lo afferra e con un calcio manda per terra seggiola e libri).

Marfò                       - (schizzando un salto e tamponandosi naso e bocca, urla, con voce rauca) Eh! perbacco, che razza di modi sono questi!

FINE