E’ successo un quarantotto!

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Personaggi:

E’SUCCESSO UN QUARANTOTTO!

di Massimiliano Paganini

Personaggi:

Professor Giovanni Cantoni

Agnese (la domestica)

Marta (la nipote del professore)

Contessa Teresa Confalonieri

Agostino Realini (giovane assistente del Manzoni)

Maggiore Ettinghausen (Ufficiale dell’esercito austriaco)

Cavalier Giuseppe Passalacqua (emissario di Carlo Alberto)

Enrico Cernuschi (patriota)

Luigi Torelli (patriota)

Calogero Spitaleri (rivoluzionario siciliano)

PRIMO ATTO

Primo quadro: 1 gennaio 1848 – Lo sciopero del tabacco.

All’aprirsi del sipario è in scena Agnese che sta sistemando lo studio. Giunta nei pressi dello scrittoio si guarda in giro circospetta, prende un biglietto da un cassetto, scrive furtivamente qualcosa, ma non fa in tempo a terminarlo perché bussano alla porta.

Agnese – Un attimo! (Cerca di terminare il biglietto. Bussano nuovamente) Che impazienza! Chi è?

Voce fuori campo: Porto una missiva per il professore!

Agnese – (Mette il biglietto in una busta e lo lascia sullo scrittoio) Arrivo! (Esce dalla porta di destra) Cosa desidera?

Voce fuori campo – Porto una missiva per il professore da parte del Manzoni!

Agnese – Grazie! (Rientra in studio e si dirige verso lo scrittoio per dare una rilettura  al biglietto appena scritto. Bussano alla porta. Sbuffa) Chi è?

Voce fuori campo – Signora ha dimenticato la mancia!

Agnese – (Alterata si dirige verso la porta, la apre) Cosa vuole ancora!?

Voce fuori campo – Il professore dà sempre una mancia…

Agnese – Tenga! (Sbatte la porta. Torna verso lo scrittoio ma non fa in tempo a prendere in mano il biglietto che bussano nuovamente alla porta. Inviperita) Adesso ha veramente rotto le scatole! (Bussano insistentemente) E’ proprio un insolente! (Aprendo la porta) Se non sparisce le stampo cinque dita sulla faccia! (Trovandosi di fronte lacontessa Teresa Confalonieri) Oh, è lei contessa…

Contessa – (Entrando e sfilandosi i guanti) Bel modo che hai di accogliere le persone!

Agnese – (Da dietro facendole il verso di togliersi i guanti) Non le accolgo tutte così! Solo i rompiscatole!

Contessa – E così io sarei una rompiscatole!

Agnese – (Sospirando) No, lei non è una rompiscatole! Ma quello che ha bussato prima del suo arrivo lo era!

Contessa – E cosa desiderava?

Agnese –  (A parte e tra i denti) Che ficcanaso!

Contessa – Prego?

Agnese – Dicevo che mi prude il naso!...Portava una missiva per il professore da parte del Manzoni.

Contessa – A proposito: cercavo anch’io il professore.

Agnese – Mi spiace, ma non c’è!

Contessa – Come sarebbe a dire non c’è!? Ieri sera l’ho visto al canto del Te Deum!

Agnese – Non c’è! E’ partito per una settimana! Ha detto che doveva sbrigare una dura faccenda!

Contessa – Una dura faccenda? E cioè?

Agnese – Mah…è stato misterioso! Ha detto, però, una faccenda dura dura dura! Eh…roba da una settimana!

Contessa – Se le cose stanno così, tolgo il disturbo (Agnese annuisce con la testa come dire “tolga sto benedetto disturbo”, ma, sorpresa, viene fulminata con un’occhiata della contessa)

Professore: (Da fuori campo) Agnese! Dove hai messo i miei asciugamani?

Contessa – (Bloccandosi) Hai sentito anche tu?

Agnese – Sentito? Che cosa?

Contessa – La voce del professore!

Agnese – Si sbaglia! E’ il vento! (Arrampicandosi sui vetri) Quando ci sono tutte le finestre aperte, il vento si incanala nel corridoio e non si sa per quale strano fenomeno…

Contessa – (Tra l’ironico e il seccato) Imita la voce del professore che ti chiede dove hai messo gli asciugamani!

Professore – (Entrando e non accorgendosi della presenza della contessa) Oh, eccoti finalmente! Si può sapere dove hai messo i miei asciugamani? Questi perdono i peli…

Contessa – Buongiorno professore!

Professore – (Un po’ impacciato) Oh, buongiorno contessa Confalonieri…

Contessa – Da dove viene?

Professore – (Sorpreso dalla domanda) Oddio…dal bagno…

Contessa – Quindi è già di ritorno! Non c’è rimasto molto!

Professore: (Tra l’impacciato e l’esterrefatto) Beh…un quarto d’ora…

Contessa – Mi era stato detto che si sarebbe assentato una settimana per una faccenda dura dura dura!

Professore – (Risentito) Agnese! Vieni qui! (A parte cercando di non farsi sentire dalla contessa) Sei andata a dire alla contessa che soffro di stitichezza?

Contessa – (Non dà il tempo di rispondere ad Agnese) Direi che non è il caso di approfondire oltre!

Professore – Non approfondiamo! (Rivolto ad Agnese) Vai di là! Con te faccio i conti dopo! (Agnese esce con fare sostenuto. Rivolto alla contessa) Io non so più cosa fare. E’ gelosissima di tutte le donne che mi girano attorno…me ne combina di tutti i colori per questa sua gelosia…Va bè…veniamo a noi…

Contessa – Sono venuta per augurarle un buon 1848! Ieri dopo il canto del Te Deum non l’ho più vista!

Professore – Si è vero, sono scappato a casa perché avevo una dura facc… (Accorgendosi che sta commettendo uno scivolone)…perché se non rientravo per le otto, niente cena! (Si asciuga la fronte)

Contessa – Lei è scappato dagli austriaci!

Professore – Ma cosa dice?

Contessa – Professore stia attento se non vuole fare la fine di mio marito, il conte Federico Confalonieri, buon anima! E’ passato solo un anno da quando gli austriaci lo hanno fatto morire nel carcere dello Spielberg!

Professore – Lo so bene e ricordo che ai suoi funerali c’era tutta Milano. (Pausa) Ma io cosa c’entro con suo marito?

Contessa – Vediamo un po’…di chi è stata l’idea di dire ai milanesi di non fumare più tabacco?

Professore – Di chi è stata?

Contessa – E’ stata sua…

Professore – No, io ho semplicemente riportato il detto che dice: “Bacco, tabacco e venere riducono l’uomo in cenere!”

Contessa: E di chi è stata l’idea di dire ai milanesi di non giocare più al lotto?

Professore – Di chi è st…

Contessa – E’ stata sua!

Professore – Sa come si dice qui a Milano? “Lot cù biott!”

Contessa – Professore faccia poco lo spiritoso. Lo sanno tutti che sono idee vostre per dare fastidio agli austriaci che detengono il monopolio del tabacco e del lotto. Ma gli austriaci sono tipi poco spiritosi. Per questo sono venuta da lei. Per dirle di prestare attenzione! Sua nipote, che vive con lei, è già orfana di entrambi i genitori causa le repressioni austriache. Non penso possa sopportare anche la perdita dello zio, considerato il bene che le vuole!

Professore – La ringrazio! Starò attento.

Contessa – Se è così, non mi trattengo oltre… (Si volta e fa per andarsene) Ah, dimenticavo…le è giunta una missiva dal Manzoni.

Professore – Uno scritto dal Manzoni. O santo cielo! E dov’è?

Contessa – La sua domestica deve averlo appoggiato lì sullo scrittoio.

Professore – (Si volta verso lo scrittoio) Ah ecco! Deve essere questo. (Fa per aprirlo, poi rivolto alla contessa) Lo legga lei. Sono così emozionato….

Contessa – (Lo apre e legge ad alta voce) “Mio splendido tenerone, come vorrei infilarmi con lei nel lettone!”

Professore – (Strappando la missiva dalla mano della contessa) Dia qui!

Contessa – (Stupefatta) Accidenti che rime le scrive il Manzoni!

Professore – No, contessa non fraintenda…

Contessa – C’è poco da fraintendere!

Professore – Questa è opera di quella strega che sta di là! Mi lascia messaggi d’amore ovunque: cassetti, libri, cuscini, piatti e anche sulla carta igienica! (Vede un'altra busta sullo scrittoio) A ecco la missiva del Manzoni: “Egregio collega, si presenterà alla sua porta un mio giovane e brillante assistente. Ragazzo sveglio e di rara intelligenza. Sa nella mia casa non c’è più una stanza libera. La prego di accoglierlo presso di lei per fare un po’ di praticantato. Nel frattempo studierà e correggerà un mio scritto di qualche anno addietro. Cari saluti, Alessandro Manzoni”. Santo cielo che onore! Il Manzoni che mi manda un suo assistente! Ragazzo sveglio e di rara intelligenza!

Contessa: Bene! Direi che è tutto chiarito! (Ironica) La saluto caro il mio tenerone!

Professore – Buona giornata, contessa! (Attende che sia uscita) Agnese! Agnese!

Agnese – (Entra e si rivolge con sguardo innamorato al professore) Dica professore!

Professore – Agnese quante volte ti devo dire che non mi devi scrivere questi biglietti!

Agnese – Ma sono bigliettini affettuosi ed innocenti!

Professore – Affettuosi e innocenti? “Mio splendido tenerone, come vorrei infilarmi con lei nel lettone!”, lo chiami bigliettino affettuoso e innocente?

Agnese – E’ perché ho dovuto scriverlo frettolosamente e così ho scritto la prima cosa che mi è venuta in mente!

Professore – Quella lì è l’ultima cosa che deve venirti in mente! Non la prima! Se lo fai un’altra volta giuro che ti licenzio! (Bussano alla porta) Vai a vedere chi è!

Agnese – (Apre la porta) Sono i suoi amici! Enrico Cernuschi e Luigi Torelli. (Entrano Enrico Cernuschi e Luigi Torelli)

Enrico – Buon anno caro il mio Giovanni!

Luigi – Caro Enrico non c’è bisogno di augurarglielo considerato chi abbiamo incontrato poco fa qui sotto!

Enrico – (Sornione e dandola ad intendere) Ha passato la notte qui la fanciulla?

Professore – La contessa Confalonieri è passata per mettermi in guardia dagli austriaci…

Enrico – Scusa non richiesta, accusa manifesta!

Luigi – Il nostro Giovanni, anzi il nostro don Giovanni è sempre circondato da belle donne! (Agnese si pavoneggia) La contessa Marina Confalonieri…

Enrico – La contessa Cristina di Belgioioso… (Agnese cerca di mettersi in mostra)

Luigi – La marchesa Giulia di Rivafiorita… (Agnese da un colpo di tosse e finalmente viene considerata)

Enrico – E non dimentichiamo che il birbaccione vive con questo tenero virgulto…

Luigi – Con questo fiore di ragazza…

Enrico – Con questo miracolo della natura…

Luigi – Con questa cerbiatta leggiadra…

Professore – Con questa zitella bavosa!

Agnese – (Risentita, rivolta al professore) Chi disprezza compra! (Esce. Luigi ed Enrico scoppiano in una risata fragorosa)

Enrico – (Imitandola) Chi disprezza compra!

Luigi – (Ne imita l’uscita)

Professore – Voi due, fate poco gli spiritosi! Il tenero virgulto, fiore di ragazza, miracolo della natura, cerbiatta leggiadra già mi fa trovare biglietti d’amore ovunque! Se le scatenate una tempesta ormonale mi tocca assumere due guardie del corpo!

Enrico – Vieni qua Giovanni! Buon 1848! (Si abbracciano)

Luigi – Buon 1848! (Si abbracciano)

Enrico – (Sospirando) Caro Giovanni…oggi l’hai fatta grossa!

Professore – Ma và che roba! Tutti sanno che oggi mi sono scaricato! (Indicando Agnese) Non avrà messo i manifesti per tutta la città? “Cari milanesi oggi il  professor Cantoni oggi si è scaricato!”

Luigi – Ma cosa dici? Tutta Milano è tappezzata del tuo appello e i giovani stanno facendo volantinaggio ad ogni angolo di strada!

Enrico – (Leggendo un volantino) “Cominci a deporre straniere usanze chi vuol far da sé; nuoce al corpo e mal s’addice il fumo del tabacco fra le dolci aure olezzanti dei fiori d’Italia!”

Luigi – (Incuriosito) Ma quando hai scritto “dolci aure olezzanti dei fiori d’Italia”…dov’eri?

Professore – (Sommessamente)…In bagno…(Bussano alla porta) Agnese! Vai a vedere chi ha bussato! (Non succede nulla) Agnese vai a vedere chi ha bussato! (Niente)

Enrico – Giovanni, non così! E’ ancora offesa per poco fa! Lascia fare a me! (Come se recitasse Shakespeare) Oh Agnese, tenera e leggiadra cerbiatta volteggia dolcemente come solo tu sai fare e corri ad aprire la misteriosa porta! (Agnese entra ed attraversa la sala in punta di piedi come fosse una ballerina classica)

Professore – Che leggiadria! (Agnese indispettita si blocca).

Enrico – Volteggia dolcemente…(Agnese riprende a volteggiare)

Professore – Speriamo che non inciampi, altrimenti sfonda la porta! (Agnese offesa si blocca in scena come pietrificata)

Enrico – Giovanni io sto cercando di aiutarti, ma se continui così, la porta non la apre più!

Maggiore Ettinghausen(Stanco di aspettare apre la porta) Buongiorno a tutti! (Accorgendosi di Agnese) Beh…e questa cosa sarebbe?

Professore – Una cerbiatta mummificata!

Maggiore Ettinghausen – Cerbiatta? Avete bevuto qui dentro?

Professore – Io no, ma questi due di sicuro!

Agnese – (Riprendendosi e passando davanti al professore) Insolente! Ecco cos’è, un insolente! (Esce)

Professore – Maggiore Ettinghausen…come mai da queste parti?

Maggiore Ettinghausen – Caro professore sono venuto a riconsegnarle sua nipote! (Si volta verso la porta aperta e fa cenno di entrare. Marta entra con la testa bassa) La ragazza è stata sorpresa a distribuire questi volantini ai milanesi. (Mostra il volantino al professore) Ne sa qualcosa?

Professore – Veramente…no!

Maggiore Ettinghausen – E non lo legge?

Professore – Ma cosa vuole…saranno le solite ragazzate!

Marta – Ma zio…

Professore – Ma zio, un corno! Forza vai di là con la cerbiatta! Poi io e te facciamo un bel discorsetto!

Maggiore Ettinghausen – Oh, ma ci sono anche il signor Cernuschi e il signor Torelli! Ho interrotto qualche interessante conversazione?

Enrico – Siamo venuti ad augurare buon anno al professore!

Maggiore Ettinghausen – Capisco! (Estrae una scatola di sigari, la apre e la porge al professore) Posso offrirvi un sigaro?

Professore – No, grazie! Vede ho una tosse insistente da ieri sera che non mi lascia tregua…

Maggiore Ettinghausen – Tosse insistente? E’ dieci minuti che sono qui e ancora non ha tossito!

Professore – (Inizia a tossire) Sì, è vero! Ma quando inizio (tossisce) non finisco più!

Maggiore Ettinghausen –(Rivolto a Luigi) E lei signor Torelli? Non ne vuole uno?

Luigi – No, grazie! Ho un terribile raffreddore!

Maggiore Ettinghausen – Raffreddore? Non ho ancora sentito uno starnuto!

Luigi – (Inizia a starnutire) Sì…(starnutisce)…ma quando comincia…(starnutisce)… ecco vede? (Starnutisce) Uno dietro l’altro!

Maggiore Ettinghausen – (Rivolto a Enrico) Beh, almeno lei signor Cernuschi!

Enrico – (Che nel frattempo ha adocchiato  un termometro posto sulla scrivania)Scusate, ma è qualche minuto che sento dei brividi (prende il termometro) e mi accingevo appunto a provarmi la febbre! (Si infila il termometro in bocca)

Professore – No fermo!

Enrico – (Col termometro in bocca) Tranquillo Giovanni! Sto solo provando la febbre!

Professore – Enrico…io sono tranquillo! Ma in questa casa la febbre la proviamo in un altro posto! (Enrico sbarra gli occhi. Dopo un paio di secondi fa per togliersi il termometro di bocca)

Maggiore Ettinghausen – (Bloccandolo) Cosa fa caro Cernuschi! Deve tenerlo in bocca almeno dieci minuti! Altrimenti non sale la temperatura! Glielo dico io quanto può toglierlo! (Rivolto al professore) Caro professore… ero preoccupato per lei…è un po’ che non la si vede in città…anche a dicembre…non sono riuscito a scambiare gli auguri con lei perché non è venuto alla prima della Scala!

Professore – Eh, sì! Ero impegnato a fare i pacchi regalo!

Maggiore Ettinghausen – Mi ha tolto un peso! Pensavo che non fosse venuto perché la cantante era austriaca! E invece era impegnato con i pacchi di Natale! (Scoppia in una risata forzata. Il professore lo asseconda e così Luigi. Enrico ne approfitta per ridere e togliersi il termometro dalla bocca, ma il maggiore torna di colpo serio) Si rimetta il termometro in bocca! (Tranquillizzandosi) Bene…tutto chiarito… signori tolgo il disturbo. Mi aspettano al comando. Professore i miei rispetti e mi raccomando: tenete a bada vostra nipote! (Esce)

Enrico – (Si toglie immediatamente il termometro di bocca) Giovanni! Me lo potevi dire!

Professore – Forza vai di là in bagno a fare degli sciacqui prima che ti venga il colera!

Luigi – Vengo con te!

Professore – (Chiama) Marta? Marta?

Marta – (Entrando e quasi presagendo la ramanzina) Mi hai chiamata, zietto?

Professore – Sì, ti ho chiamata. Allora come la mettiamo?

Marta – Come la mettiamo, cosa?

Professore – Non fare la furba con me! Adesso facciamo volantinaggio antiaustriaco!

Marta – Sì, proprio così! Perché qualcuno ha scritto: “Se uno dorme, sveglialo e parlagli di libertà!”

Professore – Vorrei sapere chi scrive certe fesserie…(Dopo un breve attimo) Un momento, l’ho scritta io!

Marta – Appunto! E vediamo un po’… chi ha scritto: “La libertà si può perdere non soltanto per l’oppressione, ma anche lasciandola languire perché non vissuta”?

Professore – L’ho scritto io!

Marta – Zio, io voglio vivere la libertà! E poi lo sanno tutti che quel volantino lo hai scritto tu! (Poi allusiva) Scrivi tante cose belle e dolci…

Professore – (Un po’ sorpreso e incuriosito) Cosa vorresti dire?

Marta – (Cercando di guadagnare la porta) Io… niente… facevo così… per dire…

Professore – Ferma lì! Non pensare di cavartela così facilmente!

Marta – E va bene. Ma tu prima devi rispondere a una domanda.

Professore – Sentiamo…

Marta – Ti sei innamorato?

Professore – Ma che domande sono?

Marta – (Allusiva) Ho trovato certi bigliettini!

Professore – Bigliettini?

Marta – (Con tono di sfottò) “Mio passerottino, tutte le notti ti sogno mentre vieni a beccare al mio davanzale!” Sensuale, non trovi?

Professore – Torna di là!

Marta – (Che non aspettava altro) Come vuoi zietto!

Professore – Quella zitellaccia! Giuro che la licenzio! (Bussano alla porta) Agnese! Bussano alla porta! Agnese?! Se pensi che io mi metta a fare la scena della dolce e leggiadra cerbiatta, ti sbagli di grosso! Posso cavarmela da solo! (Così dicendo va ad aprire alla porta) Prego…si accomodi.

Agostino – (Entra e si posiziona a pochi passi dall’ingresso, quasi al centro del palco) Grazie! (Spesso solleva le sopracciglia)

Professore – (Dopo avere brevemente osservato il visitatore) Con chi ho il piacere…

Agostino – Oh, chiedo scusa. Agostino Realini, piacere! (Dà dei cenni col capo come ad indicare la presenza di qualcuno al di là del professore. In realtà si tratta di un tic)

Professore – (Si volta per verificare se c’è qualcuno alle proprie spalle. Poi rivolto ad Agostino) Professor Giovanni Cantoni, piacere!

Agostino – Sono l’assistente inviato dal Manzoni. (Nuovi cenni col capo)

Professore – Va tutto bene signor Realini?

Agostino – (All’improvviso si irrigidisce come sull’attenti, con sguardo pensoso rivolto verso l’alto)

Professore – (Lo osserva non sapendo a cosa pensare. Poi a sua volta guarda verso l’alto) C’è qualcosa che non va?

Agostino – No, niente!

Professore – E allora perché guarda il soffitto?

Agostino – Perché mi ha fatto una domanda!

Professore – Sì, effettivamente le ho chiesto se va tutto bene…

Agostino – Appunto! E io non sono solito dare risposte superficiali! Quindi, prima penso e poi rispondo!

Professore – (A parte) Ci mancava solo questo qui! (Al Realini) Lasci stare… non ha importanza.

Agostino – Ah, grazie… stavo ancora pensando…

Professore – Lei sa perché si trova qui?

Agostino – (Si irrigidisce di nuovo)

Professore – No, scusi! Mi sono espresso malamente. Intendevo dire… che io so perché lei è qui…

Agostino – Ah, bene! (Nuovi cenni col capo)

Professore – (Si volta di scatto. Poi si rivolta) Mi scusi se ogni tanto mi volto di scatto, ma lei mi fa dei cenni con la testa come ad indicare qualcuno alle mie spalle!

Agostino – Si sbaglia! ((I cenni col capo aumentano ed iniziano anche movimenti inconsulti delle spalle e delle gambe)

Professore – Ha visto! Lo ha fatto ancora!

Agostino – Il mio…è un tic!

Professore – (Imbarazzato) Ah… il suo è un…

Agostino – Tic! (Ormai in preda ai tic) Sì, lo so! Si nota poco!

Professore – (Osservandolo e a sua volta preso dai tic) E certo! Bisogna proprio farci attenzione!

Agostino – Il fatto è che quando divento ansioso, aumenta un pochetto!

Professore – Sì, ma roba da niente! Una inezia!… (Cercando di ricomporsi) Dunque è possibile vedere questo scritto del Manzoni? (Agostino di colpo si irrigidisce per pensare. Il professore si spaventa dallo scatto) Oh, cielo! Sta pensando!?

Agostino: Esatto!

Professore – E quindi, si può vedere lo scritto?

Agostino – La risposta è no! Potrà vederlo solo quando avrò finito di correggerlo!

Professore – Come non detto! Marta? Marta?

Marta – (Entrando) Dimmi zietto!

Professore – Marta, ti presento il signor Agostino Realini. Passerà qualche tempo con noi.

Marta – Piacere, Marta!

Agostino – Piacere mio. (Ricomincia col sollevare le sopracciglia e poi con i movimenti del capo. Marta si volta poi guarda nuovamente Agostino che continua con i propri tic. Marta cerca di capire con la coda dell’occhio se qualcuno è alle sue spalle. Poi guarda lo zio cercando una spiegazione)

Marta – Ma zio…

Professore – (Interrompendola) Forza. Cosa aspetti ad accompagnare il signor Realini di là. E’ quasi l’ora di cena ed avrà appetito.

Marta – Va bene, zio. (Rivolta al Realini) Prego venga con me.

Agostino – Grazie.

Marta – A proposito, preferisce pasta o brodo? (Agostino si irrigidisce per pensare. Marta lo guarda sbigottita)

Professore – (Intervenendo) Il signor Realini preferisce un buon brodo caldo!

Agostino – (Sciogliendosi) Grazie, professore!

Professore: Vada Realini. Vada con mia nipote.

Agostino – Sì, certo. (Fa per andare)

Marta – Cena subito o prima vuole farsi un bagno? (Agostino si irrigidisce)

Professore – Mangia subito! Realini è abituato a mangiare sporco! (Agostino si scioglie) Realini, vada di là. Tra poco mia nipote la raggiungerà.

Agostino – Con permesso. (Esce)

Marta – Ma zio! Questo tipo è molto strano!

Professore – Marta, adesso non ho tempo di spiegarti! Lo farò più tardi. Ora vai di là con lui, ma ti prego evita di fargli domande!

Marta – Come vuoi, zio! (Esce)

Professore – (Rimasto solo cerca tra le carte sulla scrivania la missiva del Manzoni) “Egregio collega, si presenterà alla tua porta un mio giovane e brillante assistente. Ragazzo sveglio e di rara intelligenza.” Meno male! Figuriamoci se mandava un fesso! Caro Manzoni… il tuo assistente adesso lo impacchetto e te lo rispedisco con tanto di ringraziamenti! (Prende carta e penna) Caro collega, la ringrazio per il luminare che mi ha inviato… purtroppo, però…

Marta – (Entra trafelata) Zio! Zio!

Professore – Cosa c’è?

Marta – Presto vieni di là! C’è Agnese che sta tempestando il Realini di domande e  lui è lì rigido come un baccalà che quasi non respira più!

Professore – O porca miseria! Forza andiamo di là!

Secondo quadro: 18 marzo 1848 – la prima giornata

(In scena c’è solo il Realini seduto alla scrivania che sta correggendo lo scritto del Manzoni. Bussano alla porta. Realini guarda a destra per verificare se qualcuno va ad aprire. Bussano nuovamente. Realini si alza ed apre la porta.)

Enrico – (Entrando) Buongiorno Realini.

Agostino – Buongiorno signor Cernuschi.

Enrico –Disturbo?

Agostino –Un po’ sì.

Enrico – (Sorpreso) Ah! E cosa stava facendo?

Agostino – Stavo correggendo lo scritto del Manzoni.

Enrico – Sono tre mesi e mezzo che sta correggendo lo scritto del Manzoni! Incomincio a pensare che lei tiri per le lunghe perché non vuole più andarsene dalla casa del professore!

Agostino – (Innervosito e quindi assalito da una serie di tic in progressione) Signor Cernuschi, lei sta mettendo in dubbio la mia buona fede. Certamente mi trovo bene a casa del professore, ma la mia lungaggine è solo dovuta ad uno scrupolo letterario! (Agnese entra in scena)

Enrico – (Preoccupato per la serie di tic che hanno assalito il Realini) Stavo scherzando. La prego. Si calmi!

Agostino – E non mi dica di calmarmi perché peggiora solo la situazione!

Agnese – (Entrando) O cielo! Che succede?

Enrico – Il signor Realini si è agitato e non riesco a calmarlo!

Agnese – (Tira un sospiro) Agostino! Cosa preferisci per pranzo pollo o bistecca? (Agostino si irrigidisce a pensare) E’ l’unico modo per fermarlo! (Rivolta all’esterno) Marta?

Marta – (Entrando) Dimmi Agnese. Oh, buongiorno signor Cernuschi.

Enrico – Buongiorno signorina Marta. E’ il solito splendore!

Marta – Grazie! Ma cosa sta facendo Agostino?

Agnese – Sta pensando se mangiare del pollo oppure una bistecca. Fammi un favore. Portalo di là con te e dagli una calmata.

Marta – Va bene Agnese. Forza andiamo Agostino. A pranzo c’è solo del pollo.

Agostino – (Uscendo con Marta) E allora perché Agnese mi ha chiesto cosa preferisco per pranzo?

Agnese – Marta è l’unica persona che ci sa fare con Agostino.

Enrico – Che splendore di ragazza. Ogni giorno che passa sempre più bella.

Agnese – Cos’è passato a fare? Ad innervosire Agostino e a fare il cascamorto con Marta?

Enrico – (Piaggione) Ma no! Sono passato per farle gli auguri per il suo onomastico!

Agnese – Oh, Cernuschi! Lei è l’unico che si ricorda che il mio secondo nome è Giuseppina!...Ma un momento…oggi è solo il 18 marzo! Il mio onomastico è domani!

Enrico – Ecco! Precisamente! Ma io voglio essere sicuro di essere il primo a farle gli auguri! Mi è consentito di darle un bacio?

Agnese – (Ringalluzzita) Ma certo! (Nel mezzo del bacio entra il professore)

Professore – (Colpo di tosse) Si può sapere cosa sono queste laide effusioni nel mio studio?

Enrico – Geloso? Caro il mio Giovanni?

Professore – Per me puoi anche rapirla!

Agnese – (Acida) Meno male che a Milano ci sono ancora dei galantuomini! Peccato che non abitino in questa casa! (Esce).

Enrico – Giovanni, quella donna è troppo innamorata di te! Chi ha il pane non ha i denti!

Professore – Tu ce li hai i denti?

Enrico – Perbacco!

Professore – Ecco! Il pane te lo do io! Come mai da queste parti?

Enrico – Giovanni, in città c’è fermento!

Professore – C’è fermento?

Enrico – Ci sono grandi notizie che arrivano dall’Europa!

Professore – Hai finito di fare l’oracolo di Delphi che dice e non dice?

Enrico – Giovanni, Vienna è insorta!

Professore – Sei sicuro di quello che dici?

Enrico – Gli studenti sono scesi nelle strade per chiedere le riforme: (Elencandole e  numerandole con le dita) Costituzione, libertà di stampa, uguaglianza dei diritti civili e delle confessioni religiose!

Professore – Mi sembra impossibile! E a Milano cosa succede?

Enrico – Succede che io e Luigi stiamo pensando di portare i milanesi davanti al Palazzo del Governo!

Professore – Ma sei impazzito!? Ti ricordi quando abbiamo fatto lo sciopero del tabacco? Gli austriaci hanno mandato nelle strade i militari ubriachi e poi dei provocatori ad insultarli! L’esercito ha sparato su donne e bambini!

Enrico – E ti ricordi cosa gridammo? “Un’altra volta noi pure saremo armati e si vedrà!”. Giovanni vado incontro a Luigi…è il momento della riscossa! (Esce).

Professore – (Rimane solo e pensieroso. Guarda fuori della finestra. Passeggia nervosamente. Guarda verso la scrivania e nota che c’è lo scritto del Manzoni. Si guarda attorno circospetto. Si avvicina cautamente per dare una sbirciata non rendendosi conto che alle sue spalle è entrato Agostino che con occhi infuocati lo sta osservando. Il professore si siede alla scrivania. Agostino è dietro di lui. Legge)

Già le destre hanno stretto le destre

Già le sacre parole son porte

O compagni sul letto di morte

O fratelli sul libero suol!

Agostino – Cosa sta facendo?

Professore – Oddio che spavento!

Agostino – Cosa sta facendo?

Professore – (Cercando una scusa) No, niente… ero un po’ stanco e così mi sono seduto alla scrivania…

Agostino – (Che non crede alla scusa agita il dito indice davanti agli occhi del professore) Queste cose non si fanno!

Professore – Suvvia, ho dato solo una sbirciatina!

Agostino – (Ripete il gesto col dito) Non si fanno! Il Manzoni mi aveva assicurato che lei era una persona corretta! Quando lo incontro mi sente! (Esce tra diversi tic portandosi via lo scritto)

Professore – (Rimane seduto, immobile, con gli occhi sbarrati, pietrificato, incredulo. Poi si alza di scatto e va verso la porta) Sono io che quando incontro il Manzoni mi faccio sentire! (Bussano alla porta) Avanti! E’ aperta.

Luigi – (Entra con Enrico) Giovanni! Che grande giornata! A Vienna gli studenti hanno contestato Metternich che ha dovuto abbandonare un comizio!

Enrico – Ferdinando I ha costretto Metternich alle dimissioni!

Luigi – E ha concesso la libertà di stampa e la Costituzione!

Professore – Calma, calma! Mi sembrate un po’ troppo su di giri!

Enrico – Come non esserlo! Il colosso vacilla! E anche in Italia Carlo Alberto ha concesso la Costituzione ai piemontesi!

Luigi – A proposito, stiamo aspettando l’arrivo di un emissario di Carlo Alberto! Abbiamo dato il tuo indirizzo…

Professore – (Alterato) Ma si può sapere che intenzioni avete?

Enrico – (Estrendo dei fogli) Ecco qui! Tre decreti pronti da firmare! Primo: i milanesi vogliono la costituzione di una guardia civica. Secondo: i milanesi vogliono il passaggio del governo al Municipio. Terzo: i milanesi vogliono la restituzione delle armi da parte della polizia!

Professore – Quarto: tu sei da ricoverare! Il governatore Spaur non firmerà mai!

Enrico – Su questo ti do ragione! Spaur non firmerà mai! Spaur è fuggito questa notte!

Professore – Fuggito?

Luigi – Diciamo che è spaur-ito!

Professore – Orca che spirito!

Enrico – E così tocca al vice-governatore O’Donnel mettere le firme! Giovanni o adesso o mai più!

Professore – Vediamo un po’ caro il mio Cernuschi… considerato che sei un repubblicano-federalista: hai chiesto consiglio al tuo amico Carlo Cattaneo?

Enrico – Certo che siamo andati anche da lui.

Professore – E sentiamo. Cosa dice il buon Cattaneo?

Luigi – Cattaneo è contrario a una sollevazione di popolo!

Professore – Ah… e per quale motivo Cattaneo è contrario?

Luigi – Dice che Radetsky ha 20.000 uomini pronti a invadere Milano!

Professore – E 200 cannoni che certamente userà! Così vedremo che fine faranno le vostre teste di legno quando una palla di piombo vi arriverà sulle zucca!

Enrico – Abbiamo anche noi 20.000 fucili!

Professore – (Ironico) E dove ce li hai? In tasca?

Luigi – Il Piemonte ce li ha promessi!

Professore – Ah! E voi due vi fidate ancora di Carlo Alberto! Il “Re tentenna”? Vi ricordate il voltafaccia durante i moti del ’21? (Bussano alla porta)

Agnese – (Entrando) Vado io!

Professore – (La osserva stupito) Questa funziona a ritmo alternato! Apre la porta una volta sì e una volta no!

Agnese – Per quello che mi paga dovrei aprirla una volta ogni tre! (Apre. Entra l’emissario piemontese, il cavalier Giuseppe Passalacqua. Un uomo alto e tutto d’un pezzo)

Enrico – Ecco Giovanni il nostro uomo! Tra poco tu e Cattaneo dovrete rimangiarvi tutti i vostri dubbi! (Osservando la stazza dell’emissario) Ma guardali questi piemontesi! Che uomini! Alti, massicci, tutti d’un pezzo! Ecco perché Carlo Alberto ha concesso la Costituzione al Piemonte!

Luigi – Enrico ora basta. Sentiamo cos’ha da dirci!

Cavalier Passalacqua – (E’ proprio il classico piemontese con un forte accento torinese. Bonaccione e accomodante) Ma lasciate che innanzitutto mi presenti, nè! Sono il Cavalier Giuseppe Passalacqua, basta là… e giungo da Torino! Sono torinese, boia faus.

Professore –  (Ironico) Non si era capito!

Cavalier Passalacqua – Si potrebbe avere un bicchiere d’acqua? Ho camminato tanto né, mio caro monsieur.

Professore – Agnese vai a prendere un bicchiere d’acqua per il cavaliere!

Agnese – Agli ordini!

Cavalier Passalacqua – Mi scusi! Non è che si potrebbe averla gassssata! Sa con le bollicine!

Professore – Guardi che a Milano sappiamo cos’è l’acqua gassata! (Rivolto ad Agnese) Portagliela con le bollicine!

Cavalier Passalacqua – E magari né, con una fetta di limone!

Professore – Scusi il bicchiere d’acqua lo consuma in piedi o al tavolo? Oppure preferisce uscire in veranda?

Cavalier Passalacqua – Ma che milanese gentile! (Pregustandosi una consumazione in veranda) E dove la sarebbe nè, questa veranda?

Professore – (Prendendo da parte Enrico) Ma questo è proprio scemo o la mamma l’ha fatto così!

Enrico – (Risentito rivolto al cavaliere) Forza, non abbiamo tempo da perdere! Cosa dice Carlo Alberto?

Cavalier Passalacqua – Con la gola secca non riesco a leggervi il messaggio di Carlo Alberto!

Luigi – Deve essere un messaggio lungo!

Professore – Allora questo bicchiere d’acqua! (Entra Agostino con un grosso bicchiere d’acqua e la fetta di limone)

Agostino – Ecco il bicchiere con l’acqua e il limone!

Professore – Ma Agnese?

Agostino – Dice che oggi ha già guadagnato lo stipendio. (Si piazza davanti al conte ed iniziano i tic con la solita sequenza)

Cavalier Passalacqua – (Dopo i primi cenni del capo) Bastà là , maci conosciamo?

Agostino – Direi di no! Agostino Realini! Da dove viene?

Cavalier Passalacqua – Piacere, sono il cavalier Passalacqua, di Moncalieri, sono arrivato ieri…

Agostino – Accidenti…interessante…sa sono posti che non conosco!

Cavalier Passalacqua – Ma basta là, non è mai stato a Torino?

Agostino – Torino! Che bella città! Come mi piacerebbe vederla!

Cavalier Passalacqua – Se vuole la ospito a casa mia. Abito sulle colline, la casa vicino all’avvocato…

Enrico – (Interrompendo nervosamente la conversazione) Forza Agostino, non c’è tempo da perdere. Passa l’acqua!

Cavalier Passalacqua – Presente!

Enrico – Ma chi l’ha interpellata?

Cavalier Passalacqua – Lei…ha chiamato Passalacqua!

Enrico – Parlavo con Agostino e ho detto passa l’acqua!

Cavalier Passalacqua – E allora parli direttamente con me!

Enrico – (Spazientito) Agostino vuoi dare il bicchiere d’acqua che hai in mano al qui presente cavalier Passalacqua?

Agostino – (Inizia ad agitarsi e i tic aumentano con la conseguenza che ad ogni scatto un po’ dell’acqua nel bicchiere viene versata addosso ai presenti, in modo particolare al cavalier Passalacqua, che cercano di scansarsi per non essere bagnati) Signor Cernuschi, non si permetta di darmi degli ordini! Non sono la sua domestica! (Marta entra, vede la scena e dopo un attimo di sorpresa esce) E la prego di darmi del lei!

Enrico – Razza di imbecille! Stiamo aspettando un messaggio di Carlo Alberto! Dagli il bicchiere!

Agostino: (Quasi isterico lancia acqua da tutte le parti) E io ho detto che non sono al suo servizio e che non intendo prendere ordini da lei. E’ chiaro signor Cernuschi?

Luigi – (Divertito) Realini cosa preferisce per pranzo, pollo o bistecca? (Agostino si irrigidisce. Luigi soddisfatto) L’ho imparato da Agnese! Divertente, no?

Professore – Per niente! Toglietegli il bicchiere! (Prende il bicchiere dalle mani di Agostino).

Cavalier Passalacqua – (Prendendo a sua volta il bicchiere) Non c’è rimasto neanche un goccio d’acqua!

Professore – (Con cadenza torinese) Può sempre succhiare il limone, nè!

Marta – (Entrando) Ecco il suo bicchiere d’acqua! (Prendendo Agostino sottobraccio) Andiamo Agostino…

Agostino – Sto pensando se mangiare la bistecca o il pollo!

Marta – Ti ho già detto che c’è solo il pollo!

Agostino – (Sciogliendosi ed andando con Marta) Ma il signor Torelli mi ha detto…

Marta – Il signor Torelli è un gran maleducato! (Esce)

Luigi – Ma signorina Marta…

Enrico – Luigi non è il momento di pensare a Marta. Dobbiamo sapere cosa dice Carlo Alberto. Forza beva e ci dica tutto!

Cavalier Passalacqua – (Sorseggia lungamente tra l’impazienza dei presenti, poi estrae un foglio) Ecco il messaggio di Carlo Alberto…”Cari milanesi, il cuore dei piemontesi è con voi ed io sono al vostro fianco!”

Luigi – Come inizio niente male! Vada avanti!

Cavalier Passalacqua – E’ finito!

Enrico – Impossibile! Non c’è niente altro?

Cavalier Passalacqua – Ah, sì…scusemi nè … Firmato “Carlo Alberto”!

Luigi – E’ chiaro! Il Piemonte non vuole esporsi. Prima vuole vedere come si mettono le cose!

Professore – E lei è venuto fin da Torino per darci la pacca sulla spalla di Carlo Alberto?

Cavalier Passalacqua – Ho l’ordine di fermarmi e di tenere informato Carlo Alberto su quello che accade. Abbiate fede. Una proposta arriverà!

Enrico – Con o senza il Piemonte noi ci muoviamo lo stesso!

Professore – Enrico, non dire fesserie! Ascolta quello che ti ha detto Carlo Cattaneo!

Enrico – Cattaneo ha sempre detto che ogni Stato d’Italia deve raggiungere l’indipendenza dall’oppressore e che questa è la premessa per unire l’Italia in uno stato federale! E’ giunto il momento che il Lombardo-Veneto scacci l’oppressore austriaco! (Bussano alla porta)

Agnese – (Affacciandosi) Tocca a lei ad andare ad aprire! Si ricorda? Una volta sì e una no! (Esce. Il più vicino alla porta apre).

Contessa – (Entrando) Accidenti! Quanti giovani patrioti riuniti sotto lo stesso tetto, mentre nelle strade c’è un deserto terrificante!

Professore – Già! E il nostro Enrico Cernuschi si è messo in testa che ora andrà dal Vice governatore O’Donnel a fargli firmare ben tre decreti!

Enrico – Enrico Cernuschi non ci andrà da solo, ma con tutti i milanesi!

Professore – Tutti i milanesi? Hai sentito cos’ha detto la contessa? Nelle strade non c’è nessuno! Sono tutti rinchiusi nelle case per la paura! Si ricordano ancora le rappresaglie contro donne e bambini di qualche settimana fa! Si ricordano tutte le porcherie che in questi mesi ha combinato il commissario Bolza!

Enrico – Giovanni ti sbagli! Guarda fuori dalla finestra. (Il professore esita) Guarda…(Il professore si dirige alla finestra) Cosa vedi?

Professore – Vedo le strade deserte!

Enrico – Guarda meglio. Le vedi tutte quelle finestre? Dietro ogni finestra ci sono dei milanesi che guardano in direzione della tua finestra! (Il professore si volta sorpreso) Proprio così! Aspettano il segnale per scendere nelle strade e recarsi al Palazzo del Governo.

Professore – Segnale?

Luigi – Quando hai chiesto ai milanesi di fare lo sciopero del fumo ti hanno ascoltato rischiando la vita…Ora vogliono un tuo segnale per scendere nelle strade.

Professore – E quale sarebbe il segnale?

Enrico – Apri la finestra e sventola il Tricolore!

Professore – Il Tricolore…?!

Luigi – Il Tricolore…

Professore – (Tra sé) Sono diventato importante…tutti aspettano un mio segnale…(Rivolto ad Enrico) Lo sventolerei volentieri il Tricolore… ma non c’è l’ho… in casa non ho nessun Tricolore…

Contessa – L’ho portato io professore. (Apre la borsa ed estrae il Tricolore) L’ho cucito con le mie mani… In questo momento in ogni casa di Milano c’è una donna che sta cucendo un Tricolore…(Allunga la mano per dare il Tricolore al professore)

Enrico – Forza Giovanni. Ora il Tricolore ce l’hai anche tu!

Professore – (Prende il Tricolore. Lo guarda. Lo dispiega)

Già le destre hanno stretto le destre

Già le sacre parole son porte

O compagni sul letto di morte

O fratelli sul libero suol!

Luigi – Cos’hai detto?

Professore – Niente… sono cose che non si fanno…(Dopo un breve sguardo ai presenti, si reca alla finestra. Lo apre. Lo sventola) Viva l’Italia! Milanesi scendiamo nelle strade e mandiamo a casa l’oppressore austriaco! (Suonano le campane)

Luigi – (Corre alla finestra) Guarda Giovanni! I milanesi scendono per le strade! Guarda quella finestra! Un Tricolore! Eccone un altro! Enrico…prendo degli uomini e vado nei musei e poi nelle case dei nobili a prendere le armi! (Esce)

Enrico – Giovanni hai sentito! Quando gli austriaci hanno massacrato le nostre donne e i nostri bambini glielo avevamo promesso: “Un’altra volta noi pure saremo armati e si vedrà!”. Forza Giovanni! Si va al Palazzo del Governo!

Terzo quadro: la seconda giornata

(La scena è vuota. Da sinistra entrano Agnese e Marta con in mano una grossa pentola seguite da Agostino che tiene in mano un secchio pieno di tegole che porta a fatica)

Agnese – Marta fai attenzione a dove metti i piedi! Questo è olio bollente!

Marta – Scusa Agnese! Stavo controllando Agostino!

Agostino – (Portando il secchio pieno di tegole) Voi due dovete essere impazzite! Ma cosa volete farci con tutte queste tegole? Dovete rifare il tetto? E con tutto quell’olio bollente? (Agnese e Marta hanno intanto raggiunto la finestra ed appoggiato la pentola a terra)

Agnese – Tra poco capirai. (Apre la finestra. Guarda giù) Ecco giusto due austriaci! Sei pronta Marta?

Marta – Pronta! (Appoggiano la pentola sul davanzale)

Agnese – (Dando un’ultima occhiata in strada) Uno, due…

Marta – E tre! (Versano l’olio bollente)

Agnese – (Guarda giù) Centro! Oggi frittura di austriaci!

Agostino – (Per un attimo è pietrificato. Poi corre alla finestra, guarda giù. Di seguito lancia un urlo di eccitazione arricchito da un po’ di tic) Uhooo! Uhooooo!

Marta – Forza Agostino porta il secchio!

Agostino – Ecco…(Marta e Agnese prendono una tegola a testa)

Agnese – Pronta?

Marta – Pronta! (Lanciano le tegole in strada) Forza Agostino! Non stare a guardare!

Agostino – (Prende una tegola e la getta giù dalla finestra. Guarda in basso, poi eccitato e in preda ai tic) Uhooo! Uhooooo!

Marta e Agnese – Bravo Agostino!

Agostino – Uhoooooooo! Uhooo uhooo uhooo!

Professore – (Entra insieme ad Enrico Cernuschi. Entrambi rimangono pietrificati nel vedere Agostino in mezzo alla scena in preda all’eccitazione e le due donne che lo incitano. Dopo qualche istante i presenti si rendono conto della presenza dei due ed ognuno rimane paralizzato nella propria posizione come in un fermo immagine) Agostino! Invece di fare la danza della pioggia, vai a correggere lo scritto del Manzoni!

Agostino – (Dimesso e mortificato) Aug! (Esce. Ma appena uscito lancia nuovamente un urlo) Uho-uho-uhooo!

Professore – (Aprendo la porta) Guarda che ti ho sentito!

Agostino – (Da fuori) Aug!

Professore – E voi due vergognatevi!

Marta – La colpa è mia zietto!

Professore – Tu non mi incanti con quella faccia d’angelo!

Agnese – (Dolce e languida) No, invece la colpa è mia!

Professore – (Rimane per un attimo sorpreso dall’atteggiamento di Agnese)

Agnese – Lo dica anche a me!

Professore – Cosa?

Agnese – Non mi incanti faccia d’angelo!

Professore – Tu non mi incanteresti neanche se ti vedessi con le ali e l’aureola svolazzare per la stanza!

Marta – Ma zio, da ogni finestra di Milano piovono tegole e olio bollente!

Enrico – Marta hai ragione, ma questo quartiere non è ancora completamente sotto il nostro controllo. Gli austriaci potrebbero venire qui!

Marta – (Che ha compreso il rimprovero, abbraccia lo zio e lo bacia sulla guancia) Scusami zietto! (Esce con una leggera corsa)

Agnese – (Cerca di imitare Marta, ma il professore ne intuisce le intenzioni) Scusi prof…

Professore – (Prendendo una sedia a difesa) Non provarci neanche per scherzo! Forza! Nell’altra stanza! (Indispettita esce)

Enrico – (Ridendo) Non demorde, eh! Prima o poi caro il mio Giovanni dovrai concederti!

Professore – Piuttosto vado davanti a un plotone di austriaci!

Enrico – Attento a quello che dici! Rischiamo davvero di finirci davanti al plotone di esecuzione!

Professore – Per forza! Dovevi proprio far arrestare O’Donnel. Ormai aveva firmato i decreti.

Enrico – Cosa dovevo fare? Consentirgli di fuggire? Radetzki non ci avrebbe pensato due volte ad usare i suoi 200 cannoni. Ora, invece, deve muoversi con attenzione! (Bussano)

Professore – (Mentre il Cernuschi estrae una pistola) Chi è?

Luigi – (Da fuori) Il colosso ha i piedi d’argilla!

Enrico – (Aprendo la porta e ritirando la pistola) Vieni Luigi!

Professore – Ci sono novità?

Luigi – Un po’ buone e un po’ cattive!

Professore – Iniziamo dalle buone…

Luigi – I milanesi hanno fatto barricate ovunque e resistono eroicamente; dalle finestre le donne lanciano di tutto…

Professore – Ce ne siamo accorti!

Luigi – Abbiamo trasferito O’Donnel nella casa di Carlo Taverna. Lì se gli austriaci vogliono arrivarci devono versare molto sangue.

Enrico – E le cattive?

Luigi – Radetzki ha proclamato lo stato d’assedio e gli austriaci hanno fatto duecento prigionieri, tra cui Filippo, uno dei figli del Manzoni!

Professore – (Illuminandosi e rivolto verso la cucina) Agostino! Si è liberato un posto a casa del Manzoni!

Enrico – Come sono le posizioni sul campo?

Luigi – Giovanni hai una cartina di Milano?

Professore – Sì, è nel cassetto della scrivania.

Enrico – (Apre il cassetto) Eccola… (Fa per svolgerla, ma l’occhio gli cade su una scritta) “Amore mio, quante saranno le strade di Milano? Potremmo contarle insieme una ad una mano nella mano.” (Attimo di silenzio)

Professore – Luigi… Non è che tra i duecento prigionieri c’è anche la domestica del Manzoni!?

Enrico – (Che ha disteso la cartina sulla scrivania) Dai Luigi. Vieni qui!

Luigi – (Indicando sulla cartina) In questo momento ci sono in corso combattimenti  a Porta Tosa, Porta Comasina, Porta Orientale e Porta Ticinese. Noi stiamo avanzando verso Piazza Mercanti e Porta Nuova. Gli austriaci tengono ancora il centro di Milano: il Municipio, Palazzo Reale, l’Arcivescovado e sul Duomo ci sono i cacciatori tirolesi che fanno da cecchini!

Enrico – Cecchini sul Duomo? Dobbiamo portare un dispaccio ai milanesi che abitano nella zona. Hai portato con te qualcuno dei ragazzi?

Luigi – E’ qui fuori! (Apre la porta) Entra ragazzo! (Entra un martinitt)

Professore – E questo chi è?

Luigi – E’ uno dei ragazzi dell’orfanotrofio. Enrico ha chiesto al direttore di fornirci i più svegli e li ha organizzati per portare messaggi alle barricate!

Enrico – (Che intanto ha scritto il messaggio e lo ha messo nella busta) Ragazzo vieni qui! Come ti chiami?

Martinitt – Bellorini Achille!

Enrico – Achille ascoltami bene! Devi recarti al Castello Sforzesco e consegnare questa ad Augusto Anfossi! Ti è chiaro!

Martinitt – Sì, ad Augusto Anfossi!

Enrico – Forza vai!

Professore – No aspetta un momento! Ho anch’io un messaggio da inviare alla contessa Confalonieri. (Guardando Enrico) Sai…nel caso gli austriaci dovessero interrogarla è bene che sappia cosa rispondere…

Enrico – Giovanni veloce! Cerca questo benedetto messaggio!

Professore – Un attimo… non ricordo più dove l’ho messo. (Cerca nella scrivania) Ah, eccolo! Tieni ragazzo!

Martinitt – Posso andare?

Professore – No, un momento. Come hai detto che ti chiami?

Martinitt – Bellorini Achille!

Professore – Sai chi era Achille?

Martinitt – No!

Professore – Era il più veloce tra i greci! Fai attenzione! Ti raccomando non farti prendere!

Martinitt – Sarò veloce come Achille!

Enrico – Giovanni non abbiamo tempo da perdere. Il ragazzo se la caverà.

Martinitt – Professore non dovete preoccuparvi, la mia mamma e il mio papà mi proteggono dal cielo! (Attimo di commozione)

Luigi – Vai ragazzo! Veloce come Achille! (Martinitt esce). Amici se non vi spiace io vado a controllare se le barricate resistono.

Enrico – Va bene. Ci vediamo più tardi.

Professore – Enrico, vieni di là. Voglio mostrarti un passaggio segreto che ho scoperto l’altro giorno.

Enrico – Passaggio segreto?

Professore – Se dovessero arrivare gli austriaci sappiamo da dove scappare.

Enrico – Geniale! Vediamo questo passaggio segreto! (Escono. Bussano alla porta. Entra Agostino, si guarda attorno. Bussano di nuovo. Si dirige verso la porta)

Agostino – Chi è?

Cavalier Passalacqua – Sono il Cavalier Passalacqua! Il torinese!

Agostino – La frase segreta!

Cavalier Passalacqua – Boia faus, Non me la ricordo!

Agostino – Senza la frase segreta non posso aprirle!

Cavalier Passalacqua – Oh, santobenedetto, né! Non me la ricordo!

Agostino – Mi dispiace, ma se non dite “Il colosso ha i piedi di argilla non posso aprirle!”

Cavalier Passalacqua – Il colosso ha i piedi di argilla!

Agostino – (Apre la porta. Il cavaliere è accompagnato da Calogero Spitaleri) Meno male che ve la siete ricordata. Avete rischiato di rimanere fuori! E questo chi è?

Calogero – (Allungando la mano) Caloggero Spitaleri sugno!

Agostino – (Osserva la mano tesa, poi guarda Calogero. Due tic col capo. Poi allunga la mano)

Calogero – (Da questo momento Calogero ripete i tic di Agostino che come al solito aumentano. Poi) Ma come minchia vi salutaste qui a Malano!

Cavalier Passalacqua – Basta là, né! Permettete che faccia io le presentazioni. Calogero Spitaleri, Agostino Realini.

Calogero – (Rivolto ad Agostino) E’ possibile avere un bicchiere d’acqua, ah!?

Cavalier Passalacqua – Demi tra! Tenetevi la sete!

Professore – (Rientra con Enrico) Buongiorno Cavaliere! Ci porta qualche notizia da Carlo Alberto?

Cavalier Passalacqua – No, ma le ho portato una sorpresa! Mi consenta nè di presentarle…

Calogero – Lassa ire, faccio da solo. Ho già imparato il saluto alla milanese. (Si avvicina la professore, allunga la mano  e ripete una serie di tic)

Professore – (Rivolto al cavaliere) Chi è questo qui? Un altro assistente del Manzoni?

Calogero – Ma che minchia dite? Assistente!? Io sono Caloggero Spitaleri e venni dalla triacchia, co u ferribot, per combattere! Ci sta o non ci sta una rivoluzione in corso!

Professore – Beh, sì. Effettivamente c’è in corso una rivoluzione…

Calogero – Dove c’è una rivoluzione in corso lì c’è anche Caloggero Spitaleri!

Enrico – Sì, ma un momento! Gli ordini qui li diamo noi!

Calogero – Come dite vossia, Caloggero esecutore iè! (Annusa vistosamente nell’aria. Tutti lo osservano. Si guardano stupiti)

Professore – Qualcosa che non va?

Calogero – (Annusa) Zi zi zi, senti che ciavuro! (Annusa. Anche gli altri annusano)

Professore – Agostino, vai in cucina a vedere se brucia qualcosa!

Calogero – Non è odore di bruciato! Odore di femmina iè!

Agnese – (Entra) Scusate se disturbo. Vorrei sapere per quanti devo apparecchiare quest’oggi! (Tutti guardano con stupore Calogero)

Calogero – Caloggero Spitaleri non sbaglia mai, fiuto eccezionale tegnu!

Professore – Che segugio!

Cavalier Passalacqua – (Interessato) Oh basta là…Ma fiutate anche il tartufo!

Calogero – E che minchia fu lo tartufo! Solo  fimmene fiuto! Scusaste! Fatemi salutare questa indiggena! Ma se permettete come facciamo a Palermo!

Cavalier Passalacqua – Oh là…E come fate a Palermo?

Calogero – Col baciamano! Si capisce! (Prende la mano di Agnese) Caloggero Spitaleri!

Agnese – (Ringalluzzita) Agnese…

Calogero – (Bacia vistosamente la mano risalendo verso il gomito)

Professore – Uhè! Non so a Palermo, ma a Milano la mano finisce qua!

Calogero – Come siete fiscalisti qui a Malano!

Professore – E adesso cosa c’entra la Guardia di Finanza!

Calogero – Fiscalisti dissi…mi capisti  quando parlo l’italiano…fiscalisti!

Professore – Ah, lei intende dire fiscali!

Calogero – E’ che minchia dissi ! Fiscalisti! E poi è tutta colpa degli ommoni!

Professore – Di chi?

Calogero – Tutta colpa degli ommoni!

Professore – (Si guarda attorno) Degli omoni?

Calogero – Degli ommoni professore! Ma che minchia studiaste! Gli ommoni! Gli ommoni del sangue!

Professore – Ah, gli ormoni…

Calogero – Eh, gli ommoni! Ci volle  tanto a capillo? (Incomincia nuovamente a fiutare)

Cavalier Passalacqua – Ne sta fiutando un'altra!

Enrico – Tu Giovanni senti qualcosa?

Professore – (Annusando) A parte l’odore di caprone di questo qui, niente!

Marta – (Entra) Zietto, non trovo più Agostino…ah eccolo qui!

Calogero – Miiii…un’altra indiggena!

Professore – (Prende la pistola dalla cintura di Enrico) Regno delle due Sicilie! Fermo lì! Questa è mia nipote! Proprietà privata!

Calogero – Bedda maci m'avite a scusari, fimmena di famiglia un si tocca, s'ave a rispettare... 

Professore – E cerchi di imparare in fretta che qui a Milano le donne non le importuniamo! E soprattutto niente parole sconce o atteggiamenti libertini! Chiaro?

Calogero – Scusaste! Tutta colpa degli ommoni fu!

Professore – Cavaliere, venga qui! (A parte) Si occupi lei di questo Masaniello siciliano. E soprattutto provi ad insegnargli un po’di galateo!

Cavalier Passalacqua – Tranquillo Monsieur le proffessor! Ci penso io! E si ricordi, nè: le menti superiori plasmano sempre le inferiori! (Bussano)

Agostino – (Che è il più vicino alla porta) Chi è?

Maggiore – Sono il maggiore Ettinghausen!

Agostino – La frase segreta!?

Professore – (Sobbalzando) Ma ti è partito il cervello?

Agostino – Me lo ha detto lei! Nessuno deve entrare se non sa la frase segreta!

Professore – Sì, ma non gli austriaci!

Calogero – (Realizza che ci sono gli austriaci) Austriaci? (Imbraccia la lupara) Minchia, levatinne dalla porta, una strage aggia a fari!

Enrico – (Strappando la lupara dalle mani di Calogero) Dammi qua! (Rivolto a Giovanni) Giovanni dove posso metterla?

Professore – (Allusivo) Eh, io un’idea ce l’avrei! (Dopo un attimo di pausa) Marta prendi la lupara e portala di là!

Marta – Sì, zietto! Fai attenzione! (Bussano)

Professore – (Ad Agostino) Vuoi aprire o no?

Agostino – (Apre. Entra il maggiore spingendo in avanti il martinitt)

Maggiore – Buongiorno professore Cantoni!

Professore – Buongiorno maggiore!

Maggiore – Oh, ma c’è anche il nostro Cernuschi! Nostri informatori ci hanno detto che ieri si è recato in municipio! Si può sapere il motivo?

Enrico – (Tra l’ironico e lo sprezzante) Mi mancavano delle firme su dei documenti!

Maggiore – (Lo fulmina)

Professore – (Cerca di sdrammatizzare) Eh, sì! Lo stato di famiglia e il certificato di residenza!

Maggiore Ettinghausen – E le ha ottenute queste firme?

Enrico – Si capisce!

Maggiore Ettinghausen – Buon per lei! (Rivolto al professore e indicando il martinitt). Caro professore avrà certamente capito il motivo della mia visita! (Pausa) Dovrebbe vergognarsi! Sfruttare un povero ragazzo orfano per portare certe missive! Alla contessa Confalonieri, poi! Una donna vedova da neanche un anno! (Estrae la missiva) Forza la legga ai suoi amici! (Professore fa cenno di no con la testa) Fa bene a vergognarsi! La leggerò io per lei. (Schiarendosi la voce) “Orsacchiotto mio, aspettami di là. Nel lettone del Metternich…quello con i cuscini grandi!” (Professore sbarra gli occhi. Calogero ringalluzzito fa sì con la testa in segno di ammirazione verso il professore. Agostino ha i soliti tic) Bell’esempio che dà ai giovani professore! Non si vergogna? Cos’ha da dire a sua discolpa?

Professore – E’ tutta colpa degli ormoni!

Calogero – Minchia professore! Anche voi gli ommoni? Uomo del sud siete, ah!

Maggiore Ettinghausen – (Rivolto al professore) E questo chi sarebbe?

Calogero – Professore, lasciaste che mi presentassi da solo, alla milanese! (Si avvicina al maggiore e ripropone la sequela di tic che crede essere il saluto milanese. Ettinghausen lo guarda sbalordito)

Maggiore Ettinghausen – (Rivolto A Calogero) Cosa significa questa pagliacciata? Mi state prendendo in giro?

Agostino – (Con i soliti tic) No, caso mai sta prendendo in giro il sottoscritto!

Calogero – (Inizia ad annusare. Il maggiore lo guarda inorridito)

Professore – O porca miseria! Il segugio ha fiutato una femmina! (Bussano alla porta) Uhè, non sbaglia un colpo! Avanti!

Contessa – E’ permesso?

Calogero – (Alla vista della contessa porta l’indice di entrambe le mani alla testa mimando un toro. Sbuffa. Scalcia col piede) Minchia che indiggena! (Scalcia come un toro e poi parte deciso alla volta della contessa. Il cavaliere e Agostino lo braccano e lo portano fuori della porta dalla parte della cucina)

Professore – Portate il toro da monta nell’altra stanza!

Cavalier Passalacqua – Professore deve essere un tarlo!

Professore – A Milano quello lì non è un tarlo, l’è un tarluc!

Contessa – Santo cielo! Me la sono vista brutta! Ma che animale era?

Professore – E’ mezzora che è qui e non si è ancora capito! (Riprendendosi) Piuttosto, come mai da queste parti?

Contessa –  Pensavo foste ammalato! E’ qualche tempo che non ricevo da lei alcuna missiva!

Maggiore Ettinghausen – Meglio per lei, signora contessa!

Contessa –  Come dice?

Maggiore Ettinghausen – Niente! Niente! Ma si ricordi che non sempre il toro ha le corna e scalpita! Ci sono anche dei tori vestiti da agnelli! (Enrico rientra)

Contessa – Cosa intende dire?

Maggiore Ettinghausen –  Lo chieda al professore. Lui ne sa più di me. Signori, tolgo il disturbo! (Si ferma, si volta) Dimenticavo…signor Cernuschi…sappia che la pazienza del maresciallo Radetzky sta per terminare!

Enrico – Poco male, Maggiore! La pazienza dei milanesi è già terminata!

Maggiore Ettinghausen – (Dà un ultimo sguardo ai presenti) A presto. (Nessuna risposta. Esce)

Contessa – Professore lei non ha idea di cosa c’è là fuori! Milano è tutta una barricata! I milanesi hanno usato di tutto: carri, carrozze, mobili, barili…i parroci hanno dato persino le panche delle chiese! Anche Radetzky non crede ai suoi occhi!

Enrico – Radetzky? E lei come fa a saperlo?

Contessa – Una fonte sicura vicina al maresciallo mi ha detto che nel vedere la reazione dei milanesi Radetzky ha affermato: “il carattere di questo popolo sembra cambiato come per il tocco di una bacchetta magica!”

Luigi – (Bussa ed entra senza aspettare la risposta)

Enrico – Luigi cosa succede?

Luigi – Amici, piazza Mercanti e Porta Nuova sono nostre! Gli austriaci stanno passando per queste vie in ritirata! Ora tocca a noi!

Enrico – (Corre alla finestra. Guarda fuori.) Forza ragazzi! Non c’è tempo da perdere! Iniziano le danze! (Estrae la pistola)

Luigi – (Estrae due pistole) Giovanni questa è per te! (La lancia. Giovanni l’afferra)

Professore – (Guarda la pistola. Gli occhi dei presenti sono puntati su di lui) Venite qui! (Si guardano e poi si avvicinano a Giovanni) Stendete la vostra mano destra! (Eseguono. Ora le mani sono una sopra l’altra)

Già le destre hanno stretto le destre

Già le sacre parole son porte

O compagni sul letto di morte

O fratelli sul libero suol!

Sipario – Fine primo atto.

SECONDO ATTO

Primo quadro: la terza giornata

(All’aprirsi del sipario sono sedute in scena Agnese e Marta. Agnese tiene in mano un vistoso fazzoletto col quale si soffia il naso e di tanto in tanto si asciuga le lacrime)

Agnese – (Piange forzatamente. Strombazza col naso. Riprende a piangere)

Marta – Suvvia Agnese, non fare così!

Agnese – (Piange) Oh, “Amor ch’a nullo amato amar perdona”...

Marta – (Sospirando verso il pubblico) Che animo gentile…

Agnese – (Strombazzata che fa saltare Marta)

Marta – Dai Agnese…il mondo è pieno di uomini…

Agnese – Non è vero! Il mondo è pieno di vedove appetibili come la contessa Confalonieri! (Strombazzata voluta e prolungata) E poi il mio cuore batte per un uomo solo! I miei occhi vedono solo lui. (Pausa) Che non fa altro che trattarmi male!

Marta – Non è il caso di farne un dramma!

Agnese – Tu dici così perché tutta così bellina e carina (Strombazzata voluta. Marta pazientemente incrocia le braccia e dà uno sguardo al cielo) ottieni sempre quello che vuoi e tutti i bei ragazzi ti corteggiano!

Marta – E va bene Agnese! Ho deciso di aiutarti!

Agnese – (Sorpresa smette di piangere) Dici davvero? E come?

Marta – Hai mai sentito parlare di Carlo Goldoni?

Agnese – (Dopo una breve riflessione) Il fruttivendolo che sta a Porta Venezia?

Marta – Agnese! Ma cosa dici?

Agnese – Ah, che scema! Ci sono! Il panettiere di Porta Romana! Quello con tutti quei muscoli!

Marta – Meno male che i tuoi occhi vedono solo mio zio!

Agnese – Guardare non è peccato! Anzi, in certi casi è un peccato non guardare!

Marta – Stammi a sentire! Carlo Goldoni era un commediografo…

Agnese – Un commediografo…sì…

Marta – Ed ha scritto una commedia dal titolo “La locandiera” (Agnese annuisce) La locandiera racconta di Mirandolina una donna avvenente che gestisce una locanda e che fa perdere la testa a tutti i passanti tranne ad un cavaliere che poco sopporta le donne…un vero burbero, antipatico, scorbutico…

Agnese – Vuoi dire che Goldoni conosceva tuo zio?

Marta – Voglio dire che Goldoni conosceva l’animo umano e quali sono i punti di debolezza di un uomo! E così ad un certo punto fa svenire Mirandolina tra le braccia del cavaliere…(Dando di gomito ad Agnese) Trucco infallibile!...Cavaliere che a quel punto manifesta il proprio amore per Mirandolina!

Agnese – Non posso crederci!

Marta – Proprio così! Stammi a sentire qual è il mio piano.

Agnese – Sono tutta orecchi!

Marta – Ora tu vai di là e prepari una valigia. Quando mio zio sarà solo in questa stanza tu farai finta di andartene facendoti scappare una lacrima…

Agnese – Come prima?

Marta – Ho detto una lacrima, non una fontana! E senza strombazzare…(Si sentono dei rumori da fuori) Forza andiamo di là che finisco di raccontarti il piano. (Escono)

Professore – (Entra con Agostino) Allora… sei a buon punto con le correzioni?

Agostino – Direi di sì! Ci siamo quasi!

Professore – Non ti nascondo che mi piacerebbe dare una sbirciatina…

Agostino – Non se ne parla nemmeno! Quando avrò finito di correggerlo sarete il primo che avrà l’onore di leggerlo!

Professore – Come non detto! Io ci ho provato! (Cambiando discorso) Stammi a sentire Agostino. Agnese ultimamente fa la preziosa… Ogni volta che le chiedo di fare qualcosa dice che la pago poco. Oggi ad esempio si rifiuta di preparare il pranzo. Ebbene ho deciso di dimostrarle che noi uomini ce la sappiamo cavare da soli!

Agostino – Ben detto professore!

Professore – Bene! Vedo che sei della mia stessa idea! Le donne non cucinano? Ce la caviamo da soli!

Agostino – Giusto!

Professore – Pensaci tu al pranzo, Agostino? Facciamogli vedere cosa sappiamo fare!

Agostino – Professore ci penso io! (Si dirige verso la porta d’uscita)

Professore – Agostino, dove stai andando? La cucina è di là!

Agostino – Lo so! Ma io sto andando a prenotare un ristorante!

Professore – (Sorpreso) Allora non ci siamo capiti! Intendevo dire che oggi il pranzo lo cuciniamo noi! Perché ricordati Agostino: le donne cuociono, ma sono solo gli uomini che cucinano!

Agostino – Se lo dice lei!

Professore – Oggi un amico mi ha portato del pesce. Vai in cucina ci sono due grossi coltelli. Prendili e inizia ad affilarli! Tra poco ti raggiungo!

Agostino – Vado! (Fa per uscire)

Professore – Agostino? (Si volta) Le donne cuociono…

Agostino – Ma solo gli uomini cucinano! (Esce)

Professore – (Sorride. Si reca alla scrivania come a cercare qualcosa. Bussano) Avanti! La porta è aperta. (Entrano Giuseppe Passalacqua e Calogero) Il gatto e la volpe!

Cavalier Passalacqua – O professore! Cercavamo proprio lei!

Calogero – Professore! Cercavamo proprio vossia!

Cavalier Passalacqua – Calogero, l’ho già detto io!

Calogero – E cosa importa? Che minchia dicevano i romani?

Cavalier Passalacqua – Cosa dicevano?

Calogero – Ripetitat giuvant!

Cavalier Passalacqua – Cosa dicevano?

Calogero – Ripetitat giuvant! (Vede la faccia del cavaliere attonita) Lo sapete o non lo sapete il romanico? Non lo sapete? Allora fatevelo spiegare dal professore!

Cavalier Passalacqua – Il professore è un fisico. Studia gli atomi!

Calogero – Minchia! Ancora agli atomi siete? E quando ci arrivaste ai romani!

Professore – (Che ha assistito al siparietto in silenzio) Il punto è che non ho ancora capito chi è il gatto e chi è la volpe! (Poi rivolto ai due) Voi due! Come ve la cavate in cucina?

Cavalier Passalacqua – Quando dovuma mangè, non si dice mai di no!

Professore – Intendo dire a cucinare!

Calogero – Calogero, cuoco perfetto iè!

Professore – Bene! Allora venite con me in cucina.

(Escono. Entra Enrico senza bussare. Si guarda un poco attorno)

Enrico – (Verso l’esterno) Luigi, via libera! (Entra Luigi spingendo avanti uno spaventato maggiore Ettinghausen)

Luigi – Forza maggiore! Non faccia il timido! Dopotutto si trova tra amici!

Enrico – (Che nel frattempo si è assicurato di non essere seguito guardando fuori della porta) Luigi, smettila di trattarlo malamente! Piuttosto prendi una sedia e fallo sedere!

Luigi – (Prende una sedia e la pone dietro al maggiore) Ecco maggiore! Siamo gente ospitale!

Enrico – Prendi una corda e legagli le mani dietro la sedia! (Luigi esegue) Allora Maggiore? Cosa fate in giro per Milano?

Maggiore Ettinghausen – Vengo a farvi una proposta della quale Radetzky è all’oscuro…

Luigi – Una proposta della quale Radetzky è all’oscuro? Quindi una proposta che non conta nulla! Ce la risparmi! Non abbiamo tempo da perdere! (Rivolto a Cernuschi) Enrico, mente! Non crediamogli! E’ a Milano per altri motivi!

Enrico – Lasciamolo parlare. Prego maggiore.

Maggiore Ettinghausen – Vorrei proporvi una tregua di quindici giorni! Pensateci! Se doveste accettarla ci penserò io a convincere Radetzky.

Luigi – (che ha terminato di legarlo) Una tregua di quindici giorni e Radetzky non ne sa nulla? Ci ha proprio preso per fessi! Dica pure che il vostro esercito non ha più viveri, che non c’è una via di Milano per voi sicura, che i cannoni non arrivano perché le campagne sono in rivolta, che i Piemontesi sono giunti al Ticino e che il vostro Radetzky se la sta facendo addosso e l’ha mandata qui per cercare una ritirata dignitosa! (Guardandolo dritto negli occhi) Dica a Radetsky di andare al diavolo!

Enrico – Luigi, se fosse vera la proposta, non sei tu che devi rispondere. C’è un comitato di guerra con a capo Cattaneo e del quale ti ricordo faccio parte! (Dopo un attimo) Maggiore, vi voglio credere. Voi, però, dovete dimostrarmi che siete in buona fede. Sappiamo che Radetzky medita di abbandonare Milano con tutto l’esercito, ma non sappiamo da quale porta della città intenda fuggire. Ditemi qual è il piano di Radetzky e io vi crederò.

Maggiore Ettinghausen – Non sono a conoscenza di nessun piano.

Luigi – Contento? Non perdiamo altro tempo con questo bastardo!

Enrico – Calma Luigi. Abbiamo tempo. Usciamo a prendere una boccata d’aria e lasciamo il maggiore un po’ da solo a riflettere su quanto gli ho appena proposto. (Rivolto al maggiore) Se cambia idea, siamo qui fuori. (Escono)

Maggiore Ettinghausen – (Rimasto solo cerca di divincolarsi dalle corde. Non riuscendoci ruota la testa a sinistra nel tentativo di individuare qualcosa alle spalle che possa essergli di aiuto. Nel frattempo a destra entra Agostino con indosso un grembiule da cucina sporco di sangue, una fascia in testa e due affilatissimi e lunghissimi coltelli in mano. Sembra un vero e proprio pazzo. Il maggiore volta la testa a destra, lo vede sbadatamente, guarda di fronte, poi volta di scatto la testa spalancando gli occhi. Agostino senza dire nulla inizia a sfregare i due coltelli uno contro l’altro nell’atto di affilarli. Così facendo avanza silenziosamente tra una serie di tic e gli occhi sbarrati verso il maggiore) Ehi un momento! Cosa volete farmi! (Agostino continua ad avanzare strisciando i coltelli) Vi ho detto che non so nulla! Vi prego non fate pazzie! Sono un prigioniero di guerra non potete torturarmi, anzi sono un ambasciatore e un ambasciatore non porta pena. (Agostino è ormai dietro di lui. Dà due ultime affilate ai coltelli, poi allarga le braccia. Il volto del maggiore è tra i due coltelli. Urlando verso l’uscita) Porta Tosa! Porta Tosa! Ehi là fuori! Porta Tosa!

Enrico – (Rientra insieme agli altri) Ha detto qualcosa? (Tutti sono sorpresi dalla scena)

Maggiore Ettinghausen – Porta Tosa! Radetzky vuole fuggire da Porta Tosa! Il piano prevede un falso attacco dalle parti del Castello Sforzesco per distrarre i milanesi per poi fuggire da Porta Tosa! Ed ora levatemi questo pazzo di mezzo!

Professore – (Entrando) Ma cosa sta succedendo?

Enrico – (Ridendo) Il nostro Agostino ha appena fatto confessare Ettinghausen!

Professore – Non capisco!

Enrico – Abbiamo catturato il maggiore il quale ci ha detto che è venuto a proporci una tregua di quindici giorni…

Luigi – Ma Enrico ha chiesto che fosse svelato il piano di Radetzky per abbandonare Milano…

Enrico – E il nostro Agostino ha fatto parlare il maggiore!

Maggiore Ettinghausen – Per forza! Stava affilando i coltelli per tagliarmi la testa!

Professore – Si sbaglia! Li stava affilando per tagliare il pesce!

Maggiore Ettinghausen – Il pesce?

Professore – Ci sono delle ottime trote in cucina. E’ proprio il caso di dire che c’è cascato come un pesce!

Enrico – Giovanni è meglio che il maggiore rimanga da te. Luigi rimarrà a fare da guardia. Io vado a riferire a Cattaneo dell’accaduto.

Professore – Mi sembra una buona idea!

Enrico – (Si volta per andarsene. Si ferma) Dimenticavo… Giovanni guarda fuori dalla finestra. (Professore guarda Enrico stupito) Giovanni guarda il Duomo.

Professore – (Si avvicina alla finestra e guarda fuori) Accidenti…ma quello sul Duomo…è un Tricolore!

Enrico – Giovanni, il centro di Milano è nostro! Dovevi vedere Luigi arrampicarsi sul Duomo tra gli spari dei cacciatori tirolesi! Ad un certo punto è sparito. Pensavamo che l’avessero ammazzato…poi ad un tratto…vicino alla Madonnina, sulla guglia più alta…una bandiera…il Tricolore e di fianco Luigi!

Professore – (Allargando le braccia) Luigi…(Si abbracciano)

Luigi – Ce l’hai insegnato tu: o compagni sul letto di morte o fratelli sul libero suol!

Professore – (Dando un’occhiata ad Agostino che ha nuovamente impugnato i coltelli in maniera minacciosa) Forza…vai da Cattaneo! Ci vediamo più tardi! (Enrico esce) Luigi porta di là il maggiore… Agostino vai con lui! (Escono. Il professore rivolto al pubblico) Il maggiore Ettinghausen no, ma io ho rischiato la vita!

Agnese – (Entra indossando un cappotto e con in mano la valigia. Il professore la osserva sbigottito)

Professore – Agnese!

Agnese – (Bloccandosi) Dica professore!

Professore – Ma cosa stai facendo?

Agnese – Non vede? Sto per andarmene!

Professore – Ma suvvia… non fare così… non ti pago abbastanza? E va bene ti aumento lo stipendio!

Agnese – Non è per i soldi che me ne vado…ma per ragioni più nobili…(Si schermisce il volto)

Professore – Cosa fai piangi?

Agnese – No…solo una lacrima…deve essere il fumo…

Professore – (Si guarda attorno) Dai…vieni qui che ne parliamo…

Agnese – (Si porta davanti alla sedia, poi) Oddio… (Sviene sulla sedia)

Professore – O porca miseria! Agnese! Agnese! Ma ti sembra il momento di svenire? Fuori c’è una rivoluzione, di là c’è il maggiore Ettinghausen e tu svieni? Non c’è verso che ne combini una giusta! Cavaliere? Cavaliere!? Quando c’è bisogno del Piemonte non c’è mai! (Esce a cercare qualcuno)

Cavalier Passalacqua – (Entra con un grembiule addosso e un coltello in mano) Professore? Professore?...(Si guarda attorno. Vede Agnese svenuta) Agnese…Agnese…Sei svenuta? La mia presenza in cucina deve averla agitata! Sarà mica  innamorata di me?Oh boia faus, ma così presto? E perché no? Non sono io innamorato di lei? Come potevo resistere a tanta bellezza? Ci vuole qualcosa per farla rinvenire! O dolce creatura aspettami qui! Vado in cucina a prendere dei sali! (Esce)

Agnese – (Spalanca gli occhi) Giuseppe Passalacqua innamorato di me? Questa è bella! (Imitandolo) La mia presenza in cucina deve averla agitata! (Fa una risata. Poi sente dei rumori) Eccolo che torna! (Finge lo svenimento)

Calogero – (Entra anche lui con grembiule addosso e coltello in mano. Non si accorge di Agnese, ma il suo fiuto non lo tradisce ed inizia ad annusare) Odore di fimmena! (Vede Agnese. Sbarra gli occhi) Il fiuto di Caloggero infallibile iè! Agnese! Fimmena focosa! Svenuta sei! Colpa della mia mascolinità! Abituata a tutti questi professori che puzzano di libri non avete retto l’odore del  maschio siculo? E chè…siete innamorata di me! Minchia! Ma così presto vi ringalluzziste? E perché no? Non sono anch’io innamorato? Potevo resistere a una fimmena così focosa? Non preoccuparti Agnese, il tuo principe azzurro è qui per svegliarti! (Fa per baciarla. Entra Giuseppe Passalacqua)

Cavalier Passalacqua – Cosa sta facendo?

Calogero – Non vi immischiaste! Questa fimmena è svenuta per me! Troppo maschio sono! Ed ora con un bacio la sveglierò!

Cavalier Passalacqua – Numa pian, monsieur! Lei non la bacerà! Perché Agnese è svenuta per me! Sarò io a baciarla!

Calogero – Dovrete passare sul mio corpo!

Cavalier Passalacqua – E lei sul mio! (Entrambi impugnano i coltelli in modo minaccioso)

Professore – (Entra con in mano un bicchiere d’acqua) Ecco dove siete finiti! (Dopo un attimo di pausa) Ma cosa state facendo!

Calogero – Professore, non vi immischiaste. Cosa da uomini ie’!

Professore – Cavaliere! Pretendo delle spiegazioni!

Cavalier Passalacqua – Suma dre fa la guera! Cioè, ci stiamo battendo per amore di Agnese!

Professore – Per amore di…

Cavalier Passalacqua – Agnese!

Professore – Io di rimbambiti ne ho conosciuti tanti! Ma questi due non li batte nessuno!

Calogero – (Inizia a fiutare)

Professore – Femmina in arrivo! (Bussano) Avanti!

Contessa – (Entra) Buong… O santo cielo! Cosa sta succedendo?

Professore – Succede che questi due invece di combattere gli austriaci si stanno affrontando per amore di…

Cavalier Passalacqua – Agnese…

Professore – Voi due vergognatevi! Dare questo spettacolo di fronte alla contessa Confalonieri! Forza ritirate le armi! (I due eseguono). E adesso fate la pace!

Calogero – (Dopo una breve riflessione) Beddissima madre, amico mio ti chiedo scusa! Mi feci prendere dalla mia focosità! Tutta colpa degli ommoni!

Cavalier Passalacqua – Santo Piemonte! Come se niente fosse successo! Amici come prima!

Professore – Andate di là!

Cavaliere Passalacqua – Ma non vorrà lasciare svenuta… Agnese…

Calogero – Svegliarla bisogna!

Professore – Guarda che si dice “bisogna svegliarla”!

Calogero – E io che ho detto? Svegliarla bisogna!

Professore – No…prima “bisogna” e poi “svegliarla”…

Calogero – No, prima svegliarla bisogna!

Professore – E’ una battaglia persa! Ci penso io a svegliarla! Vedrete che un po’ di acqua fresca la riporterà alla triste realtà! (Si avvicina, ma nel momento in cui fa per versare dell’acqua Agnese furbescamente si riprende)

Agnese – Oh…ma cos’è successo?...Cosa fate tutti qui?... Non mi ricordo nulla…e questa valigia cosa significa?

Professore – Significa che te ne stavi andando perché ti pago poco…

Agnese – Ah, ora ricordo! E lei mi ha offerto l’aumento dello stipendio! E va bene! Se proprio insistete rimango. A un patto: aumento dello stipendio e che la smetta di farmi delle avanche! (Esce impettita)

Calogero – Aspettaste! (Esce)

Professore – Scusi cavaliere se glielo domando… come va il suo lavoro di incivilimento?

Cavalier Passalacqua – Non deve preoccuparsi. Suma a buon punto. E si ricordi: le menti superiori plasmano sempre le inferiori.

Professore – Se lo dice lei!

Cavaliere Passalacqua – Ora deve scusarmi. Vado di là, nè. A raggiungere… Agnese! (Esce)

Contessa – (Si guarda attorno come a cercare qualcuno)

Professore – Contessa le chiedo scusa per…cerca qualcuno?

Contessa – No! Le ho dato questa impressione?

Professore – Mi è sembrato che si stava guardando intorno…

Contessa – Sono due giorni che ho un terribile fastidio alla cervicale! (Ruota un poco il collo a destra e a sinistra)

Professore – E così i milanesi si stanno facendo valere…e il Tricolore sventola in cima al Duomo!

Contessa – Già…e pensare che ieri notte quell’eclissi di luna non lasciava presagire niente di buono! Per fortuna per gli austriaci, però! (Bussano)

Agnese – (Entra come un fulmine ancora prima che il professore possa pronunciare la parola avanti) Vado io!

Professore – Per la miseria! Che velocità! Cosa ti ha preso?

Agnese – Mi ha preso che se alla cavalla si dà la biada…la cavalla corre! (Apre la porta)

Enrico – Ciao Giovanni. Come sta il nostro uomo?

Professore – E’ sempre di là con Luigi…

Enrico – Oh, buongiorno contessa.

Contessa – Buongiorno Cernuschi!

Enrico – Giovanni ci sono altre novità! Abbiamo catturato il commissario Bolza!

Professore – O cielo! E che intenzioni avete con lui?

Enrico – Si capisce! Con tutto quello che ha combinato quel bastardo, non ci resta che fucilarlo!

Professore – Ha diritto ad un processo…

Enrico – Processo? C’è bisogno di un processo? Hai dimenticato le torture che i milanesi hanno subito grazie a Bolza? E le violenze sulle donne? E i vecchi uccisi? C’è bisogno di un processo?

Professore – Siamo o non siamo il paese di Beccaria? “Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice”?

Enrico – Siamo o non siamo il paese di Machiavelli? L’eliminazione di Bolza servirà d’esempio e tanto basta!

Luigi – (Rientra con il maggiore Ettinghausen) Ecco il nostro uomo! (Rivolto a Enrico) Ho sentito la tua voce.

Enrico – Prego maggiore sedetevi pure. (Il maggiore siede al centro del palco. Attimo di silenzio) Vuole ripeterci la proposta di Radetzky?

Maggiore Ettinghausen – Un armistizio di quindici giorni in modo tale che il maresciallo possa risalire a Vienna a spiegare la situazione e ad ottenere concessioni per i milanesi!

Luigi – Accidenti com’è generoso il maresciallo Radetzky! Ora che le nostre barricate reggono persino i cannoni… corre a Vienna a chiedere concessioni! Secondo lei noi siamo così fessi da credere a Radezky!

Maggiore Ettinghausen – Signor Torelli! Per lei non conta niente l’onore militare?

Enrico – Onore militare? Quale onore militare? I vostri soldati bruciano le case dei nostri concittadini, infilzano i nostri bambini con le baionette, violentano le donne…e lei mi parla di onore militare? (Bussano)

Professore – Chi è?

Achille – (Da fuori) Sono Achille!

Professore – (Apre) Entra ragazzo.

Achille – Vi porto un messaggio di Carlo Cattaneo!

Enrico – Fammi vedere. (Prende il messaggio e legge) “Sono venuto a conoscenza della cattura del famigerato commissario Bolza responsabile delle stragi dello scorso settembre e del gennaio di quest’anno. Se lo ammazzate fate cosa giusta…” (Guarda il professore) Siamo il paese di Machiavelli! (Il professore abbassa il capo. Enrico prosegue) “Se non lo ammazzate fate cosa santa. Carlo Cattaneo”.

Professore – Siamo il paese di Beccaria!

Luigi – (Rivolto al maggiore stupito) Questo è Carlo Cattaneo! E questi sono i milanesi! (Bussano nuovamente)

Professore – Chi è?

Marta – Il colosso ha i piedi d’argilla!

Professore – (Apre) Presto entra.

Marta – (E’ alquanto seria) Zio gli austriaci sono entrati nella chiesa di San Bartolomeo nel corso di una messa. Hanno ammazzato il prete che celebrava e tutti i  presenti!

Luigi – (Prendendo il maggiore per il bavero) E questo è Radetzky con tutti gli austriaci!

Enrico – Luigi, rimani di guardia qua fuori. Io raggiungo il Consiglio di Guerra! (Rivolto al professore) Giovanni cosa fai?

Professore – Vengo anch’io. (Escono)

Maggiore Ettinghausen – (Rimasto solo con la contessa) E lei? Non mi dà del bastardo? (Attimo di silenzio) Sono stanco di questa guerra e di questa occupazione… Avrei voluto passare gli ultimi giorni della mia vita a rimediare al male fatto…ma non ne avrò il tempo. I milanesi mi uccideranno.

Contessa – Non ha sentito? I milanesi non uccidono i prigionieri.

Maggiore Ettinghausen – Dopo quello che è successo nella chiesa di San Bartolomeo lo faranno.

Contessa – (Citando a memoria) “Prodi cittadini! Conserviamo la nostra vittoria. Non discendiamo a vendicarci nel sangue di quei miserabili che il potere fuggitivo lasciò nelle nostre mani. E’ vero che per trent’anni furono il flagello delle nostre famiglie. Ma voi siate generosi, come siete prodi. Puniteli col vostro disprezzo!”…questo ha scritto il Consiglio di Guerra.

Maggiore Ettinghausen – Lei disprezza?

Contessa – Io ho perdonato.

Maggiore Ettinghausen – Cosa succede la fuori?

Contessa – Perché non va alla finestra e non guarda con i suoi occhi come combattono i milanesi?

Maggiore Ettinghausen – (Si reca alla finestra)

Contessa – Guardi con quale onore i milanesi sono pronti a morire per innalzare il Tricolore all’angolo di ogni strada e di ogni vicolo!

Enrico – (Rientra con tutti gli altri. Non scorgendo il maggiore si allarma. Poi lo vede alla finestra) Cosa sta facendo alla finestra? Cerca una via di fuga? (A Luigi) Prendilo!

Maggiore Ettinghausen – Non si disturbi! Non sto scappando.

Enrico – Il Consiglio di Guerra ha deciso. Niente armistizio. La guerra continua. (A Luigi) Bendalo!

Professore – Non ce n’è bisogno! E’ bene che veda quanto sono dignitosi i milanesi!

Luigi – Dica a Radeztki che i patrizi milanesi sono pronti a morire sotto le rovine dei loro palazzi!

Enrico – Forza. Conducilo fuori di Milano.

Maggiore Ettinghausen – (Fa due passi verso il pubblico. Lo guarda. Poi) Addio brava e valorosa gente!

Secondo quadro: La quinta giornata – Milano è libera

(Sono in scena Agnese e Marta)

Marta – Allora? Com’è andata?

Agnese – Come è andata cosa?

Marta – Hai fatto come ti ho detto? Hai fatto Mirandolina?

Agnese – Ah, sì certo!

Marta – E come è andata?

Agnese – Un disastro?

Marta – Accidenti! Eppure è un trucco che funziona sempre!

Agnese – E infatti ha funzionato! Eccome! Ma con le persone sbagliate!

Marta – Confesso che non ti capisco!

Agnese – Tuo zio non ha fatto una piega! Anzi, per poco mi fa una doccia per svegliarmi! In compenso ho scoperto di avere due spasimanti!

Marta – Il fruttivendolo di Porta Venezia e il panettiere di Porta Romana?

Agnese – Dio volesse! Uno Giuseppe Passalacqua…

Marta – Giuseppe Passalacqua? O cielo, povera Agnese!

Agnese – E l’altro è anche peggio! Calogero!

Marta – (Scoppia in una risata) Avrei voluto esserci!

Agnese – C’è poco da ridere! (Imitandoli) Uno continuava “bisogna svegliare Agnese” e l’altro “Fimmena focosa! Odore di maschio sentiste”!

Marta – Odore di maschio? (Le due donne si guardano con sguardo di intesa, poi assieme) Puzza di caprone! (Scoppiano a ridere. Quando la risata sta per finire) Agnese devo dirti una cosa…

Agnese – Dimmi cara…

Marta – Agnese…sì insomma…non so come dirlo…mi sono innamorata!

Agnese – O santo cielo, piccola mia! Anche tu inizi a soffrire le pene di Cupido!

Marta – Ma io non soffro! Sono felice!

Agnese – Già…tu sarai sicuramente corrisposta…e chi è il fortunato?

Marta – Agostino!

Agnese – (Non accorgendosi di quanto detto da Marta ripete meccanicamente) Agostino! Ma è fantas…(realizza il nome che è stato pronunciato e rimane paralizzata con la bocca aperta e la parola tronca)

Marta – Agnese?...(Toccandola) Agnese?...Ti prego Agnese non fare così! Se fai così tu, come reagirà mio zio?

Agnese – (Muovendo solo la bocca) Non oso neanche pensarlo!

Marta – Agnese! Io te lo sto dicendo perché ho bisogno un consiglio per dirlo a mio zio!

Agnese – Chiedilo a Goldoni!

Marta – Cosa?

Agnese – (Perdendo la rigidità) Il consiglio! Chiedilo a Goldoni! Avrà scritto qualcosa  oltre alla Locandiera!

Marta – Certo che ha scritto altre cose! E va bene…ti chiedo solo di rimanere quando lo dirò a mio zio…

Professore – (Entrando) Ah, eccovi qui! Eravate voi due che stavate ridendo come galline?

Agnese – Sempre prodigo di complimenti!

Professore – E possibile sapere che cosa vi sollazza?

Marta – (Sottovoce ad Agnese facendogli il verso) “…cosa vi sollazza”? A volte sembra proprio un professore!

Agnese – Sicura che oggi sia il giorno giusto per dirglielo?

Professore – E adesso cosa avete da bisbigliare!?

Marta – Cose di donne zio, ma se proprio le vuoi sapere…

Professore – No, se sono cose di donne: non le voglio sapere! (Bussano alla porta) Chi è?

Achille – Il colosso ha i piedi di argilla!

Professore – (Ad Agnese) Forza apri!

Achille – (Entrando) Buongiorno professore!

Professore – Ciao Achille! Ci sono novità!

Achille – Ecco un messaggio per voi! (Allunga un foglio al professore)

Professore – (Lo legge frettolosamente, poi lo porge ad Achille) Presto, portalo a Carlo Cattaneo!

Achille – Sì, professore! (Esce)

Marta – Cosa succede, zio

Professore – E’ in corso la battaglia finale! Gli austriaci stanno fuggendo da Porta Tosa. Radetzky ha dato fuoco al Castello Sforzesco e con la paglia e le carrozze bruciano anche i cadaveri degli austriaci e di alcuni prigionieri!

Marta – Ma è orribile!

Professore – Radetzky vuole che i milanesi lo ricordino! Vedi Marta…Radetzky non ha mai perso una battaglia in vita sua. Questa è la sua prima sconfitta!

Agnese – Forse era meglio accettare la tregua proposta dagli austriaci ancora ieri!

Professore – Vuoi scherzare! Accettare una tregua dopo la giornata di ieri! Dovevi vederli i milanesi assaltare il Palazzo del Genio! I combattimenti sono durati più di tre ore e quando gli austriaci sembravano avere la meglio e i milanesi arretravano ecco avanzare Pasquale Sottocorno…

Agnese – Pasquale Sottocorno? Vuoi dire il ciabattino sciancato!?

Professore – (Imitandolo) Proprio così! Il ciabattino sciancato! Eccolo avanzare da solo verso il Palazzo del Genio…tra il fuoco dei cacciatori tirolesi…con in mano una coperta… eccolo raggiungere la porta d’ingresso… prendere dell’acqua ragia e dare fuoco alla coperta per poi gettarla sulla porta..gli austriaci sono allibiti, i milanesi galvanizzati…il Palazzo del Genio è nostro!

Marta – Zio, è bello vederti felice! E così voglio dirti una cosa che ti renderà ancora più felice!

Agnese – (Di scatto) Io vado di là a preparare la cena! (Esce)

Professore – (Stupito) Ma che cosa le è preso?

Marta – Non saprei… Dicevi di Pasquale Sottocorno?

Professore – (Come dimenticandosi di averlo già raccontato) Ecco Pasquale Sottocorno avanzare verso il Palazzo del Genio…tra il fuoco… Ma non l’ho già detto?

Marta – Sì, ma mi piace sentirtelo raccontare di nuovo!

Professore – Tu piuttosto non volevi dirmi qualcosa?

Marta – Io?

Professore – Sì, tu! Hai detto: voglio dirti qualcosa che ti renderà ancora più felice! Allora?

Marta – Ah, già! Me ne stavo dimenticando…ecco zietto…

Professore – Quando dici zietto mi devo sempre preoccupare…

Marta – Ecco…zietto…sì…insomma…come posso dire?

Professore – Prova con parole tue!

Marta – Sì…ehm…mi sono innamorata!

Professore – (Dopo una breve pausa) Oh santo cielo! Cosa c’è di male! La mia nipotina si è innamorata! Dovevo aspettarmelo con tutti i baldi giovani che girano per le barricate!

Marta – Eh…già!

Professore – E sentiamo un po’, chi è questo giovanotto che ti ha infiammato il cuore!

Marta – Zio…mi vergogno…

Professore – Vediamo un po’ se indovino…Luciano Manara! Secondo me è lui! L’altro giorno ti ho vista qui sotto! Ti guardava con certi occhi! Brava! Luciano si sta comportando come un eroe…

Marta – Non è Luciano Manara! Anzi…un po’ mi è antipatico!

Professore – Hai ragione! Belloccio, ma un po’ troppo impulsivo! Come non detto! E’ Torelli! Ti sei innamorata quando ha messo il Tricolore sul Duomo!

Marta – Non è neanche Torelli!

Professore – (Inizia un poco a insospettirsi) Non dirmi che è Enrico! Guarda che Enrico è un po’ vecchietto per te…

Marta – Non è Cernuschi…

Professore – Ho capito! E’ qualche giovanotto che non conosco! Fuori il nome!

Marta – Zietto, si chiama Agostino!

Professore – Agostino? Che bel nome…me lo farai conoscere spero!

Marta – Agostino Realini!

Professore – Sì, certo, mi farai conoscere questo… Agostino Re…(Rimane pietrificato)

Marta – Zio, ti prego non fare così…

Professore – Tranquillo Giovanni! Adesso ti svegli ed è tutto finito!

Marta – Zietto, Agostino non è quello che sembra!

Professore – Vuoi dire che non è l’imbecille che sembra!

Marta – Ha un animo dolce, gentile, sensibile…e poi ha un’intelligenza che…

Professore – Che nessuno se n’è mai accorto!

Marta – E poi da quando gli ho manifestato il mio amore non ha neanche più i tic!

Professore – Scomparsi?

Marta – Sì, perché finalmente c’è qualcuno che lo capisce!

Agostino – (Entra e già da come si atteggia e parla sembra un individuo diverso) Marta, eccoti finalmente! Oh, buonasera professore!

Professore – Marta…lasciaci soli…dobbiamo fare un discorso tra uomini!

Marta – Zietto, vorrei rimanere…

Agostino – (Sciolto) Non hai sentito? Dobbiamo fare un discorso tra  uomini! Forza vai di là!

Marta – (Dando uno sguardo allo zio) Va bene! (Esce)

Professore – (Fissa Agostino che è al centro della scena. Gli gira intorno. Lo squadra in tutti i modi cercando di intimidirlo, ma Agostino non fa una piega) E così mia nipote si è innamorata di te!

Agostino – Sì, professore!

Professore – (A parte) Adesso gli faccio una domanda e così..track…scatta sull’attenti. (Si avvicina ad Agostino) E tu sei innamorato di mia nipote?

Agostino – Certo professore!

Professore – (Indispettito) Ma come? Non ci pensi prima di rispondere?

Agostino – Ci ho pensato e ho risposto! Come il Mazzini: (Schioccando le dita) “Pensiero e azione”!

Professore – (Lo squadra nuovamente e poi ripete i vecchi tic di Agostino nel tentativo di innervosirlo e provocarli al poveretto)

Agostino – Professore? Le sono venuti i tic?

Professore – (Spazientito) Ho letto tutto il testo del Manzoni!

Agostino – Peggio per lei! Risponderà alla sua coscienza!

Professore – Ma benedetto ragazzo! Cosa vuoi saperne tu del matrimonio?

Agostino – Professore, si è mai sposato?

Professore – (Preso alla sprovvista scatta quasi sull’attenti) No…

Agostino – Allora ne so quanto lei…(Il professore rimane come un allocco) Posso andare professore?

Professore – (Balbetta) Be…beh puo-puo…puo-puo…puoi andare!

Agostino – Professore attento! Vada per i tic…ma mettersi anche a balbettare! (Fa per uscire. Si ferma. Si volta) Professore, so benissimo che non ha letto lo scritto del Manzoni! (Mostrandolo) Lo tengo in tasca! (Esce)

(Bussano alla porta. Il professore è impietrito e non si muove. Bussano. Entra Agnese)

Agnese – Non ha sentito bussare alla porta? (Va ad aprire. Il professore lentamente si riprende)

Enrico – (Entra con Luigi Torelli) Giovanni! Porta Tosa è nostra! Radetzky è fuggito! Senti Giovanni questi colpi di cannone? E’ l’imbattibile feldmaresciallo che fugge! Sembra lui il vincitore e invece se ne sta andando a gambe levate! Vai all’inferno Joseph Wenzel Radetzky!

Luigi – (Scuotendo un poco il professore che ancora non si è del tutto ripreso) Accidenti caro amico come sei rimasto di stucco! Forza riprenditi! Milano è libera! Domani all’alba non ci sarà più nessun austriaco in città!

Enrico – Giovanni è stata un’operazione perfetta! Mentre un gruppo di uomini liberava Porta Ticinese, dall’altra i milanesi attaccavano Porta Tosa…e Luciano Manara è stato un leone… ha iniziato a correre verso la Porta con in mano il Tricolore trascinando con sé tutti i milanesi!

Luigi – Da domani Porta Tosa avrà un altro nome! Si chiamerà Porta Vittoria! Tutti i milanesi dovranno ricordare per sempre che da quella strada è fuggito come un codardo l’invincibile Radetzky! Aveva ragione Cattaneo nel dire: “Il coraggio è attaccaticcio come la paura!”. Oggi abbiamo visto il coraggio dei milanesi e la paura degli austriaci!

Enrico – Giovanni, questa notte torneremo a stampare la “Gazzetta di Milano”. Domani i milanesi vi leggeranno queste parole: “Facciamola finita una volta per tutte con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che per il vostro valore sventola sul paese e giurate di non lasciarla strappare mai più. Viva l’Italia!”

Luigi – Già le sacre parole son porte: o compagni sul letto di morte o fratelli sul libero suol. Viva l’Italia…

Professore – (Guardandoli con un leggero sorriso) Viva l’Italia…

Enrico – Forza, andiamo! Abbiamo molte cose da fare questa notte! (Escono. L’ultimo è Enrico. Si blocca sulla porta) Giovanni hai visite! (Entrano Calogero e Giuseppe Passalacqua)

Professore – Oh porca miseria! Ne sentivo la mancanza!

Calogero – Minchia professore! Che forza questi milanesi! Come i leoni si sono battuti! Ha proprio ragione Carlo Cattaneo quando disse: “Il coraggio è attaccaticcio come la paura!”

Professore – Ha detto così Cattaneo?

Calogero – Così disse: “Il coraggio è attaccaticcio come la paura!” con queste orecchie lo sentii pronunciare queste parole! (Assume un tono un po’ melodrammatico) Professore! E’ giunta l’ora dell’addio! Dobbiamo correre a Brescia! Un’altra rivoluzione sta per scoppiare! E dove c’è una rivoluzione c’è Caloggero!

Professore – Come sarebbe a dire “dobbiamo correre a Brescia”? Va anche lei cavaliere?

Cavalier Passalacqua – (Con accento siciliano) Eh, si capisce! Dove c’è una rivoluzione c’è Calogero ma c’è anche Arturo! Questa notte dobbiamo partire, per trasire a Brescia la “Gazzetta di Milano” dove sta scritto: “Facciamola finita una volta per tutte con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che per il vostro valore sventola sul paese e giurate di non lasciarla strappare mai più. Viva l’Italia!”

Professore – Ma come parlate?

Cavalier Passalacqua – E come minchia vuole che parlo!

Professore – (Rivolto a Calogero) Ma cosa gli è successo?

Calogero – (Prendendolo in disparte) Ma come professore! Non lo sapete! Le menti superiori plasmano sempre le inferiori!

Cavalier Passalacqua – (Inizia ad annusare)

Professore – (Lo guarda esterrefatto)

Calogero – Quello che mi manda in bestia è che sente le fimmene prima di me! (Annusa Anche lui. I due sembrano due cani da tartufo. Bussano)

Agnese – (Compare a destra) Qualcuno può aprire?

Marta – (Compare sul fondo) Se volete vado io!

Contessa – (Entrando) E’ permesso? (I due sembrano impazziti dalla presenza delle tre donne. Il professore li aggancia ai pantaloni e come se i due come fossero dei cani al guinzaglio li accompagna alla porta)

Professore – Buoni! Buoni! Fate i bravi! (Li dirige verso la porta) Buoni! (Una volta alla porta lascia i pantaloni in modo che possano uscire)

Agnese – Ma cosa è successo al cavaliere?

Professore – Non si preoccupi! E’ tutto sotto controllo! Tornate pure alle vostre faccende. (Agnese e Marta escono confabulando tra di loro) Mi deve scusare signora contessa…ogni volta che viene in questa casa succede sempre qualcosa…

Contessa – Oh, non deve scusarsi. Ho abbastanza anni alle mie spalle per non stupirmi più dell’imbecillità dei nostri simili…

Professore – Già…ma quei due lì sono degli imbecilli da competizione!

Contessa – (Ride) Oh cielo!

Professore – La faccio ridere?

Contessa – Nel senso buono…lei è un tipo divertente…e certamente saprà che alle donne piacciono i tipi brillanti come lei…

Professore – Mi fa arrossire…

Contessa – Suvvia…sono io che dovrei arrossire se penso a quello che sto per dirle…

Professore – Allora arrossiamo tutti e due…come due pomodori…

Contessa – Professore…non so come dirlo…

Professore – Dica! Dica!

Contessa – Sì certo…anche se non è facile dirlo…

Professore – Dica! Dica!

Contessa – Sì…come dire…mi sono innamorata!

Professore – (Ringalluzzito) Si è innamorata…

Contessa – Proprio così…ho cercato di resistere ai fremiti del cuore…ho tanto pregato la buon’anima di mio marito di darmi la forza di non cedere…ma professore al cuor non si comanda!

Professore – (A parte) Chi muore giace e chi vive si dà pace!

Contessa – D’altra parte professore come potere resistere a un uomo affascinante e misterioso?

Professore – Eh…come si fa?

Contessa – Ad un uomo burbero e sensibile…

Professore – Burbero con quella là! (Indica Agnese) …eh…come si fa?

Contessa – Spiritoso e intelligente…

Professore – E come si fa?

Contessa – Conviene anche lei che non si può resistere a un siffatto uomo?

Professore – E…non si può…

Contessa – Lo sogno di notte, lo penso di giorno, lo respiro nell’aria, lo sento scorrere nelle vene…

Professore – Porca miseria che effetto faccio alle donne! Altro che Calogero!

Contessa – Professore…conviene con me che non si può resistere? Che non è peccato?

Professore – Convengo con lei!

Contessa – Grazie professore! Ora mi sento più sollevata! Posso baciarla?

Professore – Orca che fretta!

Contessa – Suvvia professore! Un bacio innocente!

Professore – (Mettendosi in posa e chiudendo gli occhi) Mi baci…anzi faccia di me quello che vuole!

Contessa – (Lo bacia sulla guancia) Grazie professore! Ora posso raggiungere serena il maggiore Ettinghausen!

Professore – (Spalanca gli occhi impietrito)

Contessa – Senza il suo incoraggiamento non lo avrei mai fatto! Ma lei mi ha convinto che questa è la scelta giusta…

Professore – Ah, perché sono stato io che l’ho convinta…

Contessa – Certo! Non so come ringraziarla se non con un altro bacio! (Lo bacia)

Professore – Tutte lo baciano e nessuno lo piglia!

Contessa – Ora mi scusi. Devo andare! Sotto c’è una carrozza che mi attende!

Professore – Ma dovrà passare a casa per fare i bagagli…

Contessa – I bagagli sono già in carrozza!

Professore – Meno male che l’ho convinta io!

Contessa – Addio professore…

Professore – Mi lasci almeno l’illusione di un arrivederci!

Contessa – (Sorride teneramente) Arrivederci professore… (Esce)

Professore – (Dopo un attimo di pausa) Ma porca miseria tutti che si innamorano! Ci deve essere qualcosa nell’aria di Milano quest’oggi! (Va ad aprire la finestra) Fammene respirare un po’ anche a me che non si sa mai!

Marta – (Entra con Agostino che tiene due piccole valige) Zietto…

Professore – (Si volta e li guarda sorpreso e commosso)

Marta – Zietto…noi ci trasferiamo per qualche tempo a casa del Manzoni…ma ti prometto che verrò spesso a farti visita…anzi…ti prometto che verrò tutti i giorni…e che tutte le sere prima di addormentarmi l’ultimo pensiero sarà rivolto a te…

Professore – Porca miseria…com’è passato il tempo…sei arrivata in questa casa che avevi tre anni…mi tenevi sveglio tutta la notte…non ti addormentavi neanche con le fiabe…non sapevo più cosa raccontarti per farti addormentare…e allora mi inventavo delle filastrocche…e così temo di essermi addormentato io…e adesso che mi sveglio ho davanti a me una donna…che dice di essersi innamorata e di voler lasciare questa casa…ma è la vita…e per viverla…bisogna volare via!

Marta – Zietto! (Lo abbraccia. Si stringono)

Professore – Forza…voi donne sempre a piagnucolare e a commuovervi! Fuori vi aspetta la vita! E fate come i milanesi in queste cinque giornate! Su la testa! (Rivolto ad Agostino) Tu! Tratta bene mia nipote, perché se vengo a sapere che la fai piangere…vengo a casa del Manzoni e ti prendo a calci nel sedere fino a quando non ho finito di recitare i Promessi Sposi!

Agostino – Non si preoccupi…non ce ne sarà bisogno. (Pausa e sguardo d’intesa tra i due ragazzi) Professore…Marta non le ha detto tutto. Fintanto che non troveremo casa abbiamo deciso di passare un mese col Manzoni e un mese qui con lei! (Nel frattempo è entrata Agnese, ma il professore non se n’è accorto)

Professore – (Rivolto a Marta) E cosa aspettavi a dirmelo!

Marta – Volevo lasciarla come sorpresa finale!

Professore – Per un momento ho temuto che volessi lasciarmi da solo con quella megera di domestica che mi ritrovo…

Agostino – (Fa dei cenni col capo per avvisare il professore)

Professore – Perché di streghe ne ho incontrate tante, ma come quella lì…(Vede Agostino che fa cenni col capo. Lo guarda allibito)…Oh porca miseria…Marta gli sono tornati i tic!

Agnese – (Minacciosa) Non gli sono tornati i tic!

Marta – Bene zietto! Noi andiamo! Ci vediamo domani!

Agostino – A presto professore! (Fa per andarsene. Poi si ferma) Dimenticavo! Ecco questo è lo scritto del Manzoni che ho finito di correggere. Ora può leggerlo liberamente! Arrivederci e…buona serata! (Escono)

Professore – E così eccoci qui…noi due soli soletti…sul far della sera…(Si accorge che la finestra è aperta)…a proposito…meglio chiudere la finestra perché ultimamente l’aria di Milano fa certi scherzi…

Agnese – Che scherzi intende dire?

Professore – Scherzi di stagione! Non te ne accorgi e track…ti viene il mal di gola! (Chiude la finestra) Bene…che si fa?

Agnese – Lei non lo so, ma io, se non mi chiede immediatamente scusa per quello che ha detto, me ne vado e vi lascio solo!

Professore – Via…dicevo così per sdrammatizzare con i ragazzi…

Agnese – La avverto che la valigia è già pronta da ieri!

Professore – E va bene…(Sommessamente) ti chiedo scusa…

Agnese – Non ho sentito!

Professore – Ti chiedo scusa…

Agnese – Le è già venuto il mal di gola?

Professore – (Con voce più alta) Ti chiedo scusa!

Agnese – Bene. E adesso mi dica qualcosa di carino.

Professore – Come?

Agnese – Ho detto di dirmi qualcosa di carino o me ne vado…e voglio sentirlo dire in rima!

Professore – In rima? Non sono mica il Manzoni!

Agnese – Si sforzi! Come quando va in bagno!

Professore – E va bene…allora…fammi pensare…ah ecco…Agnese…

Agnese – Sì…

Professore – Agnese…

Agnese – Sì…

Professore – Vai a prepararmi un buon risotto alla milanese!

Agnese – Oh, finalmente qualcosa di carino! Così mi piace! Vado! E alle otto si mangia! (Esce)

Professore – Ci vuole poco per fare contenta una donna!... (Dà un breve sguardo verso la finestra)…l’invincibile Radetzky fugge lasciando dietro di sé molti lutti, ma queste cinque giornate suoneranno gloriose nel tempo insieme al nome di Milano. E’ incredibile come un popolo dabbene, socievole, cordiale, elegante, improvvisamente sia diventato un esercito di eroi…e voi non lasciate che tutto questo sia stato fatto invano… Abbracciate questa bandiera tricolore che pel valor vostro sventola sul paese e giurate di non lasciarla strappare mai più!

Sipario

Fine commedia