È tutta una congiura

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“E’ TUTTA UNA CONGIURA”

COMMEDIA BRILLANTISSIMA IN TRE ATTI DI

RENATO FIDONE

Versione aggiornata e riveduta nel dicembre 2013

Prima edizione dicembre 1984

Tutti i diritti riservati e tutelati dalla SIAE

E’ TUTTA UNA CONGIURA

Commedia brillantissima in tre atti di

RENATO FIDONE

P e r s o n a g g i

Matteo Pappalardo/insegnante elementare

Maria/sua moglie

Emilio/suo figlio

Sara/sua figlia

Nicola/macellaio

Laura/portiera

Libero La Volpe/detective privato

Vittorio, detto Clic/fotografo

Attilio La Grua/avvocato

Antonio Moreschi/assicuratore

Signora Malacarne/vedova

Epoca presente. La vicenda si svolge in un qualsiasi paese della Sicilia.

Ogni riferimento a fatti, vicende o persone è puramente casuale e dettato dalla fantasia dell’Autore.

Renato Fidone,  via Lido 47 – 97018 SCICLI (Rg)

0932.937912 – 333.6016300

NOTE DELL’AUTORE

A seguito delle continue richieste di numerose compagnie di apportare all’Opera alcune modifiche che consentissero di aumentare il numero dei personaggi femminili, e diminuire quelli maschili, ho operato i seguenti aggiornamenti:

1-Ho eliminato il personaggio di don Ciccio il portiere,  unendo le sue battute a quelle della moglie Laura, dando a questo personaggio maggiore spessore e personalità.

2-Ho aggiunto il personaggio della vedova Malacarne con due entrate e che se ben caratterizzato, oltre a non passare inosservato, anzi, darà al personaggio stesso una maggiore consistenza e vis comica.

3-Ho, inoltre, apportato alcuni piccoli cambiamenti nelle battute con aggiunte o cancellazioni così come pure nella didascalia, cambiamenti resi necessari per l’aggiornamento ai tempi nostri (2013) che ne migliorerà la messa in scena rendendola attuale e più dinamica.

Spero, in questo modo, di aver accontentato le Compagnie più esigenti.

Buon lavoro.

Scicli, marzo 2013                                                      Renato Fidone

Al 3° FESTIVAL NAZIONALE FITA  di Termini Imerese (agosto 1986)

MIGLIORE COMMEDIA DI AUTORE MERDIONALE

Con la presente motivazione

E’ TUTTA UNA CONGIURA, E’ UN LAVORO TEATRALE SCORREVOLE, SAPIDO, CON TROVATE ORIGINALI , GAGS SPUMEGGIANTI E SENZA MAI SCADERE NEL BANALE O NELLA VOLGARITA’, DEGNO DEL MIGLIORE DE BENEDETTI – AD MAIORA SEMPER “

Il Presidente della Giuria

           IVANO STACCIOLI (attore)

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CODICE LAVORO    349723 A

I diritti d’autore della commedia “ E’ Tutta Una Congiura” di Renato Fidone sono tutelati dalla SIAE. Si diffida, pertanto, chiunque apporti sostanziali o parziali modifiche all’Opera senza l’autorizzazione dell’Autore.

PRESENTAZIONE

E’ TUTTA UNA CONGIURA, di Renato Fidone,  che tratta in modo semplice e brillante il tema della Gelosia, poteva  indurre il nostro autore a scadere nelle banalità, vista la tematica trita e ritrita , con le solite frasi, le solite gags, usate da sempre dai tanti autori che si sono cimentati su questo tema. Occorreva, quindi, studiare e inventare nuove gags, nuove situazioni comiche, nuove trovate e battute per riuscire a rimediare quella originalità che oggi il teatro, specialmente quello leggero, ha bisogno. Con le battute  e con le sue geniali trovate, il nostro Autore è riuscito a non cadere nella trappola di cui si parlava prima e a creare un intreccio fluido, sapido, scorrevole, segno di una maturità artistica che non fa rimpiangere la riuscitissima Amuri di Frati . Non un momento di pausa , piena di ritmi incalzanti e di azioni sceniche esilaranti, E’ TUTTA UNA CONGIURA, non è altro che la storia di un uomo, Matteo Pappalardo, che accecato dalla gelosia per la moglie Maria, e preso da quei sacri principi morali di cui è paladino, fa scaturire una storia comico-grottesca che fomentata dal figlio Emilio e subita con spirito di sopportazione dalla figlia Sara e dalla stessa moglie Maria, si sviluppa in una cornice di personaggi divertenti e piacevoli, come l’investigatore La Volpe, il fotografo Clic, l’assicuratore Moreschi, l’avvocato La Grua, il macellaio Nicola, la vedova Malacarne e la portiere Laura,  che lasceranno il sorriso sulle labbra degli spettatori. Caratteristi che si muovono attorno alla figura di Matteo senza però sovrastarne la personalità di protagonista che si staglia sopra di essi. Una commedia che non vuole essere un momento di riflessione sulla gelosia, ma che ripropone, invece, questo eterno problema dell’uomo in modo sdrammatizzante e con brillante leggerezza, che fa parte del rapporto coniugale o di coppia in genere. Una commedia che ricorda il grande De Benedetti, infine, che supera la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, e che pone Renato Fidone a pieno titolo nel panorama dei nuovi Autori del Teatro Siciliano.

dal Teatro Ambasciatori di Catania                                                  Jano Iacobello

           15 novembre 1985                                                                  Attore e regista

PRIMO ATTO

Comune sul fondo, ricavata da un corridoio che a sinistra porta nella zona cucina, bagno ecc., a destra verso il portone d’ingresso che non si vede. Interno con pochi mobili, sulla sinistra , per chi guarda, tavolo con quattro sedie, sulla destra salottino, qualche quadro, un giradischi e sempre sulla destra uno specchio a muro. Porta a sinistra, che conduce nella camera di Matteo, un corridoio comune  sul fondo che conduce  a sinistra,  nelle camere della figlia Sara e del figlio Emilio, oltre che  nella  restante parte della casa e  a destra sempre del corridoio, si va verso l’uscita per la comune.

E’ in scena Emilio, il figlio maschio, una piaga per la famiglia, non ha voluto frequentare la scuola e non è una cima d’intelligenza. Ha in testa un casco, la tuta  e mima un pilota mentre è in curva, mentre con la bocca simula il rumore del motore, musica a tutto volume.

MARIA          :  (entrando, sulla 50na, ancora piacente)  Matri Santa e chi è?      (spaventata)

EMILIO          :  (togliendosi il casco)  Mamma, chi nun ti piaciu accussì? Chi nun paru Valentinu Rossi? (si rimette il casco)

MARIA          :  Tu m’assumigghi ‘a ‘ncretinu di 17 anni! E leviti ssù cosa ddocu, …e stuta ssà machina di scrusciu… ( Emilio esegue, urtato ) 

EMILIO          :  Avaia, mamma, nun fari accussì. Tu nun mi capisci ppi nenti. Iu haiu bisognu di sfucarimi, mi sentu repressu…Mamma, ‘a gioventù di oggi nun nnè comu a chidda de tempi vostri…noi abbiamo tante esigenze, abbiamo tante ambizioni…tanti interessi…

MARIA          :  (ironicamente)  Tanti interessi?  Ma pirchì nun continui ‘a scola e ti cerchi ‘ntravagghiu…Valentinu Rossi! (su tutte le furie)   Nun ti pozzu vidiri cchiù cumminatu di sta manera. A tò patri ‘u facisti esauriri e a mia mi stai facennu moriri suppilu suppilu. Ppi nun parrari, poi, di tò soru ca ti cci manci a ‘mmità di quantu guadagna.

EMILIO          :  L’unicu ‘nta sta famigghia a sòffriri sugnu iu, nuddu ca mi capisci. (imbronciato)

MARIA          :  Iu sacciu sulu ca ‘nta sta casa persumu a paci e a tranquillità e tò patri nun perda l’occasioni di pigghiarasilla ccu mia, anchi ppi ‘na cosa di nenti..

EMILIO          :  (con cattiveria)  ‘U papà sa pigghia ccù tia pirchì ci sarannu ‘i mutivi…(scostandosi dalla madre, per paura di una sua reazione)

MARIA          :  (risentita) E quali sunu ‘sti mutivi, sintemu?

EMILIO          :  E…nun ‘u sacciu…Iddu dici…

MARIA          :  Avanti…sintimu chi dici…(aggressiva)

EMILIO          :  (timidamente)  Iddu dici…dici ca…..dici ca tu….ci fai….’nsumma ‘u …tradisci…Eccu!!  (con decisione)

MARIA          :  (aggredendolo, girano attorno al tavolo)  Disgraziatu, tu si ‘a ruvina mia….

EMILIO          :  Ma iu chi cci curpu? ‘U papà ‘u dici. Eppoi v’haiu ‘ntisu quannu v’asciarriati…(girano c.s.)

MARIA          :  E con chi lo tradisco, parra deficienti!

EMILIO          :  Ccò…ccò……

MARIA          :  Nun fari ‘a iaddina…parra   ccu cui ‘u tradisciu, scimunitu?

EMILIO          :  Ccò macellaiu di ccà ‘nfacci…’u papà ‘u dissi…(si fermano, Emilio rimane a debita distanza)

MARIA          :  E tu ci cridi?

EMILIO          :  E iu chi nni sacciu?  Quannu nesci chi ti vegnu appressu?

MARIA          :  Ah, si? Allura iu, secunnu tia, baccalà ca nun si autru, fussi capaci di ‘na cosa di chissi?

EMILIO          :  Ti dissi can un ‘u sacciu!! (con cantilena) 

MARIA          :  (accasciandosi sulla sedia, disperata)  Chi vita disgraziata. (prendendosi la testa tra le mani, scoppia  a piangere, poi subito via a sin., Emilio come se niente fosse accaduto, indossa il casco e ricomincia  amimare un pilota in gara, tale e quale a prima…entra dalla comune la sorella Sara, vicino ai 30 anni, ha dei libri sotto il braccio destro…appena entra e alla vista del fratello ha come un sussulto,  di spavento che le fa cadere i libri…) 

SARA             :  Maria Santissima! 

EMILIO          :  Nun ti scantari, Saruzza…Iu sugnu, Emiliu. (si toglie il casco e spegne il giradischi) 

SARA             :  Chi ti ‘ccattasti ‘u muturi?

EMILIO          :  ‘Nca quali, Saruzza! Macari a Diu! Ppi ora mi ‘ccattai sulu ‘u cascu e ‘u scrusciu…’u muturi veni dopu. (sorridendo affettuosamente) Saruzza, mi presti 10 euru..appoi ti dugnu. (Sara apre il portamonete  e gli porge una banconota da 10 euro)

SARA             :  ‘Sta simana t’haiu datu 30 euru, quannu mi duni ?  E poi vulissi sapiri…chi nni fai?

EMILIO          :  Nun ti preoccupari, appoi ti dugnu, dammi tempu, sorellina, ciau..(via per la comune a destra)

SARA             :  (fra se)  Ma chi nni fa tutti ‘sti sordi? ( riprende i libri e chiama verso l’interno…) Mamma…mammina….( esce la madre asciugandosi le lacrime) Mamma, cchi hai?  Parra!

MARIA          :  Figghia mia, nunnni pozzu cchiù! ‘Sta casa  divintau un infernu.  (si siedono sul divano) 

SARA             :  Ma cchi successi, dimmillu? Chi fu ‘u papà?

MARIA          :  ‘Nca quali, ‘sta vota iddu nun c’entra…Fu Emiliu, ‘ssu scimunitu. Mi ha ferita a morte.

SARA             :  Ma cchi ti fici? 

MARIA          :  Mi dissi ca iu tradisciu ‘a tò patri,ssu scimunitu!

SARA             :  Tu tradisci ‘o papà?  E ccù cui? 

MARIA          :  Ccò macellaiu di ccà sutta..delinquenti!

SARA             :  (meravigliata)  Ccù Nicola? E di unni ci vinni ‘sta novità?

MARIA          :  Dici ca n’ha ‘ntisu certi voti quannu n’asciarriamu ccù tò patri…

SARA             :  Ma pirchì ‘u papà sospetta  di Nicola?

MARIA          :  Ma cchi nni sacciu, figghia mia! E’ un pazzo. Mi tortura d’a matina ‘a sira. Dici ca quannu ci haiu iutu ppi ‘ccattari ‘a carni m’ha datu certi taliaturi comu ‘e raggi X.

SARA             :  Ma chi t’ha fattu qualchi complimentu…cchi sacciu…un po’ pesante..imbarazzante?

MARIA          :  Ma quali…cchi dici…è gentili…educato e poi mi regala sempri carni supecchiu…, chistu si…

SARA             :  Ma allura tutta ‘sta gilusia di unni ci vinni?

MARIA          :  Dici ca avi provi sicuri e che al momento opportuno li consegnerà al suo avvocato. (campanello, Sara va ad aprire, mentre Maria si ricompone guardandosi allo specchio, poi ricompare Sara seguita da Laura la portiera, sulla 40na, la classica donna che sa tutto di tutti)

LAURA           :  Signora mi deve scusare ma sono venuta perché ci devo dire una cosa molto importante che riguarda suo marito. (imbarazzata)

MARIA          :  Videmu cchi cosa cumminau…chi vi fici?

LAURA           :  No, di fari nun nni fici nenti, ci ha…diciamo cosi…umiliati.

MARIA          :  Avanti, nun nni pirdumu ‘nte preliminari..assittativi e cuntatimi tuttu. (si siedono) 

LAURA           :  Ora ci cuntu tuttu. L’autru ieri, vinni ‘nportineria e ni dissi “ Donna Laura, vui e vostru maritu, ppi chiddu ca po’ fari, mi dovreste fare un grosso piacere. Ho le prove…dico le prove…che mia moglie mi tradisce con Nicola il macellaio, e siccome ‘i vulissi pigghiari sul più bello, quannu iddu veni a mè casa e iu nun ci sugnu, mi dovete avvisare…un colpo di telefono ‘a scola o al cellulare e iu in un lampo mi sdurrubbu ccà e ‘i cchiappu in flagranza di reato…” Iu ci rispusi ca nuatri nun nnè ca simu davanti a porta a vidiri cu trasi e cu nesci, puru nuatri avimu ‘i nostri bisogni personali, e poi lei ‘u sapi mè maritu in quali condizioni è….mischinu sulla sedia a rotelle, mancu parra…comu si fa? Sparti ci pigghiau di supra!  “ Vuatri siti paiati ppi fari ‘i sintinelli e basta! “  Ci dissi ca nuatri avemu di manciari, mè maritu ca  nun po’ parrari…U sapi cchi mi dissi? “ Ci ‘ttacca ‘na campanedda ‘nto coddu e quannu vidi certi movimenti sospetti, ‘u cristianu  ‘u  movi,  lei senti ‘a campanedda e interviene…e mi avvisa. Dui uri ciascunu, unu muntu e l’autru smunta…Vulennu si po’ fari tuttu. Volere è potere! Ricordatevi, ho detto!!”  E  l’occhi ci l’aveva russi cumu ‘e vampiri, pareva indemoniato. Matri cchi scantu, nun si puteva taliari. E cchi erumu surdati?  Eppoi a nuatri a fari ‘a spia nun ni piaci, nun simu paiati ppi chissu.

MARIA          :  (stupefatta) Ma è completamenti pazzu!

LAURA           :  Iu nun sacciu se è pazzu, ma ‘a ruffiana nun nn’haiu fattu mai.

MARIA          :  ( orgogliosa ) Ma cchi ruffiana e ruffiana…nun c’è bisognu ca faciti ‘a guardia pirchì iu sugnu comu all’aria netta can un nn’avi paura de trona. (si alza e sgarbatamente va via  a sinistra)

SARA             : Mamma, nun fari accussì, a signura Laura non voleva diri chissu…(Maria è già fuori, poi rivolta a Laura) Poteva fare a meno di dire tutte quelle sciocchezze a mia madre…

LAURA           :  Signurina, nuatri simu stanchi nun sulu ccù so patri, ma…

SARA             :  Avanti…continuati, ccu cui ancora. (decisa)

LAURA           :  (come se si togliesse un peso) Ccù lei!

SARA             :  Ah, si? Chi vi  parunu picca ‘i sordi ca mi spillati? Parrati!!

LAURA           :  La situazione è troppo delicata e pericolosa e nuatri nun nn’a sintema di fari ‘sta cummedia…il rischio è troppo grosso  e nun vali ‘a cannila…signorina Sara!

SARA             :  Haiu caputu, c’è bisognu di un piccolo aumento, è veru?  Parrati!!

LAURA           :  Il rischio è grosso, signorina. So patri se sa della cosa ni spara, avi l’occhi comu ‘mpazzu…(si ode il campanello)

SARA             :  Silenzio, ccà è. Si scurdau ‘i chiavi di sicuru.  Facissi finta ca vinni ppi dirini ca…ca…si ruppi ‘a fognatura, va beni? (Laura annuisce, Sara va ad aprire, poi ritorna con Matteo, il padre, sulla 50na, porta una borsa, indossa un cappello modesto, il suo sguardo e il modo di parlare denotano una forte complicanza psichica, la voce sempre alterata…)

MATTEO       :  Oh…oh…La portiera capo a casa mia!  Chiffà vi licenziati? 

SARA             :  No, papà. La signora Laura è venuta perchè si è rotta la fognatura e occorrono dei soldi per la riparazione…

MATTEO       :  E per una fesseria di tal fatta , non poteva telefonare, invece di sguarnire la portineria….e lasciare che entri questo o quello…( occhi sbarrati alludendo al discorso che gli aveva fatto prima…)  maleintezionato…non è vero signora portiera? Meno male che non era una cosa importante, sennò sarebbe venuta con la forza pubblica?

LAURA           :  ( spaventata) Giusto…giusto…vado al mio lavoro…Scusate l’incomodo, prufissuri… ( mentre si  avia sul fondo a destra)

MATTEO       :  (distrattamente, armeggiando con la borsa e sedendosi)  Andate…andate al vostro lavoro e fate buona guardia…

SARA             :  (a Laura a bassa voce)  Per quel discorso…(soldi), ne parliamo dopo. (via Laura)

MATTEO       :  ( a voce alta)  Sara, l’handicappatu  unn’è?

SARA             :  Emiliu  niscìu!

MATTEO       :  E unni sinnìu ‘ssù deficienti? Nun si trova mai ‘a casa, è sempri in movimento. Tò matri  unn’è ?

SARA             :  Chi ‘ncuminciau l’interrogatoriu?

MATTEO       :  Vidi ca iu sugnu tò patri e ti pozzu fari tutti ‘i ddummanni ca vogghiu, hai capito? (rifà la domanda con calma ma in modo deciso) Tò matri unn’è?

SARA             :  V’a chiamala”!

SARA             :  Pirchì nun ci vai tu?

MATTEO       :  (si alza con fare minaccioso)   Ecco i risultati dell’educazione che tua madre ti ha impartito….zero….Appena sposati mi disse “ Tu lavora, ai figli ci penso io” Ccu tia questo è  il risultato, ccù tò frati peggio che andar di notte, una nullità. Un mollusco senza prospettive. Ma di questo ne parleremo dopo. Ora ti dissi di chiamari a tò matri, …scattare!! ( urlando ) (Sara va in cucina, poi ritorna con Maria) 

MARIA          :  Che cosa vuoi?  ( sfinita ) 

MATTEO       :  Senti tu, comu ti chiami….Vidi ca iu nella società occupo una posizione molto importante. Mi occupo dell’educazione dei futuri uomini, faccio il Maestro , l’insegnante elementare….Devo insegnare come si vive, devo essere di esempio, m’haiu a fari stimare. E’ vero…?  (le due donne fanno finta di non sentire) E’ vero? (c.s.)   E’  VERO ? (urlando)

MARIA  E SARA :  ( hanno quasi un sussulto di paura)  Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

MATTEO       :  Brave, mi avete capito. ( pausa )  Che cosa posso insegnare quando io stesso non rappresento più la via da seguire…la strada…

SARA             :  (decisa)  Basta, papà, ccù ‘sti stupidaggini, ora mi pari ca stai esagerannu…

MARA            :  No…no, fallu parrari, accussì videmu unni voli arrivari, ‘na vota ppi sempri…avanti parra…

SARA             :  (alzandosi) Iu mi nni vaiu, sugnu stuffa. ( via sul fondo a sinistra nella sua camera)

MATTEO       :  Vattinni…vattinni, tu non m’interessi!  (riprendendo con maggiore enfasi…)  Chi cosa c’haiu ‘a cuntari ‘e carusi, ca sugnu cuntentu che mia moglie mi cornifica con Nicola il macellaio?

MARIA          :  Ma….

MATTEO       :  (interrompendola)  Muta…parru iu! Che è una cosa giusta?  Che nella società di oggi ‘a mugghieri è libera di fari…

MARIA          :  Ma…chi…

MATTEO       :  Ti dissi muta, o ti scanno…maledetta…(aggressivo) ….e ‘a mugghieri…è libera di fari chiddu ca ci piaci  e ‘u maritu nun nn’ha parrari?

MARIA          :  Basta!! (risoluta)  Ora parru iu!

MATTEO       :  Parra, tantu nun ti sentu….non hai argomenti validi.

MARIA          :  Ma pezzu di scimunitu, ‘i provi…cchi provi hai…m’i vuoi diri? 

MATTEO       :  ‘I provi…voli,  ‘i provi! Tu stissa me lo dimostri, di comu ti vesti, di comu ti trucchìì, di comu t’annachi, di comu ti ‘mprofumii…di…

SARA             :  E poi, di cosa ti sei accorto, parra…

MATTEO       :  (trionfante)  C’è tutta una corrispondenza epistolare che ho nelle mani,   mia cara Messalina…

MARIA          :  Ah, già, ‘i littri. M’avìa scurdatu! 

MATTEO       :  Confessi, è veru? Di fronte all’evidenza dei fatti, confessi?

MARIA          :  (senza convinzione) Certo, di fronte all’evidenza dei fatti. Mi puoi dari ‘sti littri qua ntu ‘i talìu boni? Accussì, ppì curiosità…

MATTEO       :  (ridendo istericamente)  Ah….ah…..ah….ah………, voli ‘i littri. Curnutu si, ma fissa mai! Ricordatillu, concubina mia. Queste sono le prove del tuo tradimento. Ccù chisti tu ti nni vai di ‘sta casa, senza alimenti. Mia cara! Ti cerchi ‘ntravagghiu puru tu…o megghiu, ti minti a vinniri costati, sanceli e sasizza…

MARIA          :  Iu mi nn’avissi a gghiri di ‘sta casa?  Ma per lo meno tu si pazzu di manicomiu.

MATTEO       :  (meravigliato)  Ma comu, non vuoi andare a vivere col tuo bel Nicolino?  Avaia, Maria, non fare complimenti.

MARIA          :  Iu di ‘sta casa nun mi nni vaiu mancu cchè bummi! Tu poi scurdari…

MATTEO       :  E tu inveci ti nni vai, t’u dicu iu!  (al pubblico) Mi tradiva col macellaio. Ma dicu, non potevi scegliere…cchi sacciu..un ingegnere…un medico…un idraulico…’nu dutturi…’nmaistru no, ‘a prova ci ‘a facisti e nun ti bbastau!  No!! Ci piaciu ‘u macellaio. No ca iu abbia qualcosa contra ‘i macellai, ma Diu miu…sunu sempri lurdi di sangu….

MARIA          :  ( Sfacciatamente)  E cchi ci vuoi fari, m’attraiu ‘a puzza do sangu…

MATTEO       :  Perversa!

MARIA          :  (andando via  a sin. )  Maniaco! (via)

MATTEO       :  ( gridando verso l’interno)  E manu mali can un nn’era pisciaru, pirchì sennò avevutu a ‘mpistari ‘na casa…nun si nni va ‘a puzza do pisci…non se ne va….( si siede affranto) Ora capisciu pirchì ‘u delinquenti mi faceva credito a volotà…” Sinnissi prufissuri…, appoi m’a paia ‘a carni…nun si preoccupassi..manciassi…pinsassi ‘a saluti…” Certu, ‘o restu ci pinsava iddu….si pagava in natura…Delinquenti! ‘Nta vulanza abbiava carni ca mancu pareva sua… ! Iu ci diceva..”Nicola, mi dai mezzo chilo di sfasciatura…” E iddu mi dava ‘nchilu di filettu…” Manciassi, prufissuri, è comu l’acqua…, alla mia saluti… e alla vostra…”  Per un anno mi ha regalato perlomeno 50 polli, ero talmente stufo di manciari pennuti, ca ‘ngnornu ci ù dissi “ Nicola, ppì piaciri, cancia articolo ca sugnu stuffu…agghiu ‘a nausea” E chiffà nun si prisenta cchè cunigghi…Sei misi di cunigghi…Insomma, io pensavo che tutta questa sua magnanimità veniva dal fatto che ero stato il suo insegnate elementare, e invece, guardate che cosa mi è toccato di subire! Ah, dimenticavo, molte volte veniva persino in casa a purtarimi ‘a carni…il miserabile…( campanello, Maria va ad aprire, poi ritorna con Nicola che ha portato la carne ed un pollo ben visibile…Matteo alla sua vista rimane di stucco, Maria fa dei segnali a Nicola…)  Ed ecco a voi lo squartatore di Parigi…Quali onuri! Comu mai ‘sta visita inaspettata? ‘U telefunu senza fili, chiffà nun funzionau ‘sta vota?  ( Matteo si alza furioso e aggressivo verso Nicola che indietreggia cadendo su una poltrona, Maria gli fa dei segnali di assecondarlo e di non reagire perché è pazzo)

NICOLA         :  (spaventato a morte)  Ci…ci…ci purtai ‘a carni…prufissuri! So…so…figghia passau stamatina e mi dissi di purtalla iu stissu.

MATTEO       :  Dimmi ‘na cosa, Nicolino, tu chi si spusatu? (con gli occhi fuori dalle orbite)

NICOLA         :  (c.s.) No…cioè…si…si…

MATTEO       :  Si o no?

NICOLA         :  Sì, sugnu spusatu…però staiu divorziannu…

MATTEO       :  Certu, accussì si libberu comu l’aria, è veru?

NICOLA         :  Si…si..libberu comu l’aria…Ma pirchì mi faciti tuti ‘sti ddummanni, prufissuri?

MATTEO       :  (dalla borsa prende una pistola, poi gliela punta, terrore di Nicola e Maria)  Nun fari ‘u fissa, delinquenti! Da quanto tempo la conosci? Parra!!

NICOLA         :  Ma ‘a cui? Iu nun canusciu a nuddu, iu mi fazzu ‘i fatti miei…

MATTEO       :  ‘A chissa ddocu….a Messalina….(indicando Maria che con le mani mima le risposte…) Parra o ti sparu!

NICOLA         :  Tri..tri anni…

MATTEO       :  Maronna mia, tri anni di corna, miserabili! E unni ‘a canuscisti…( a soggetto Maria mima l’affettatrice…della carne) 

NICOLA         :  ‘A macelleria, mentri ca mi tagghiava…..’a manu!

MATTEO       :  Mentri ca ti tagghiavutu ‘a manu?  Non dire fesserie ca ti sparu!

NICOLA         :  ‘A carni…mentri ca mi tagghiava ‘a carni…si…si ‘a carni…

MATTEO       :  Ora si. Già ‘a macelleria, certu. Idda ti fici quattru muini, tu ci dasti ‘nchilu di carni supecchiu, ci dicisti “ Appoi m’a paia “ e accussì accuminciau…è veru? Assassino…confessa!

NICOLA         :  Si…si..accussì. Precisu…precisu…(spaventato a morte)

MATTEO       :  Certamenti. Tu cca carni t’accatti a tutti. Figuramini a tempu di guerra, t’avissutu fattu ‘na posizioni, boia.

MARIA          :  Matteu, lassulu stari, ppì favuri, ‘a curpa è tutta mia. (entra Sara che vedendo la scena rimane di stucco) Iu fui ca ‘u provocai. Iddu passivu era!

MATTEO       :  Passivu prima, doppu, però, attivu addivintau, è veru? 

NICOLA         :  Preciso a comu diciti…prufissuri..attivu addivintai…

MATTEO       :  Attivissumu, veru?   Disgraziati, assassini…(pare che voglia sparare a Nicola, ma Sara..)

SARA             :  Papà, ma chi vuoi fari, chi si pazzu?

MATTEO       :  Ah, ccà si?  Tua madre ha confessato tutto. Da tre anni ca mi cornifica cù ‘stu cosa inutili…Ci truvai ‘i messaggi ca ci mannava lo squartatore di Parigi…Aspetta ca ti nni leggiu unu  “  Amore mio, questa sera non poso venire perché debbbo antare a Catania per una partita di vitelli. Mi scusi? Lo sai che tiamo…” tuttu ‘ncucchiatu…bestia, ma cu fu ‘u maistru, animali, ah?

NICOLA         :  ‘Nca vui, prufissuri!

MATTEO       : ( pentito della domanda ) Già!  “ …e senza di a te non poso restare; domani vieni al solito posto; tanti baci…baci…a presto gattina mia” Gattina m’a chiama…’a picciridda…ancora si cura ‘u latti ‘nto biberon…Porci!!  E qual’era ‘stu postu? Certamente ‘nta stadda?

SARA             :  Papà, vidi ca ti stai sbagghiannu, ssì littri erunu ppi mia e no ppa mamma…(Maria la guarda con disappunto)  

MATTEO       :  Sara, nun fari l’eroina, non è il caso!

MARIA          :  Sara, nun diri stupidaggini e vai ‘nta tò stanza.

SARA             :  Ma chi vi paru ‘na picciridda?  Haiu 25 anni e pozzu fari chiddu e ccu ccu vogghiu…

MARIA          :  Finiscila, Sara!  Tu nun nn’hai ‘u dirittu…

MATTEO       :  (gridando) Basta!!  Ccà ‘u dirittu ci l’haiu sulu iu, intesi? Sara, il tuo intervento è stato inutile  e non è stato richiesto. Non mi costringere a pinsari ca si comu a tò matri!!

SARA             :  Mè matri è ‘na santa rispettu a mia!

MATTEO       :  Tò matri è ‘na santa? E iu, allura, sugnu ‘U Cristu ‘Ncruci!  Ora basta!!! (campanello, Sara va ad aprire, poi rivolto a Nicola) Tu assettiti ddocu e nun fari mossi farsi, sinnò ti sparu.

NICOLA         :  Si..si..iu nun mi movu, ccà staiu, fermu…immobili!  ( rientra Sara e la portiera che accompagna Emilio dolorante con il braccio destro e la gamba sinistra bendati, lo fanno sedere sul divano, la portiera comprende che è meglio andare vista l’atmosfera…)

LAURA           :  Bè, arrivederci, spiramu ca nun nnè ‘na cosa gravi…compermesso.

NICOLA         :  Vegnu puru iu! (Nicola fa per andare pure lui assieme a Laura…ma Matteo lo blocca)

MATTEO       :  Tinta purtera, unni vai…e tu macellaio di quattru sordi assettiti. (Nicola e Laura eseguono)  L’handicappatu turnau! Bestia, chi ti successi?

EMILIO          :  (parlando col casco indossato) M’investì ccò muturi…

MATTEO       :  Chi dici? E leviti ‘stu schifìu!!  ( Emilio obbedisce) Avanti parra…cosa laria…

EMILIO          :  M’investì ccò muturi…( proteggendosi, nella paura di essere picchiato) 

MATTEO       :  ‘U muturi?  E ‘stu muturi cu t’u detti? (su tutte le furie) 

EMILIO          :  M’u ‘ccattai…

MATTEO       :  T’u ‘ccattasti? E  i sordi cu ti detti?

EMILIO          :  (c.s.) Avìa…avìa qualchi risparmiu e poi fici qualchi cambiali…

MATTEO       :  Chi facisti, scunchiurutu e cosa tinta…?

EMILIO          :  (c.s.)  Fici qualchi cambiali…! (piangendo quasi)

MATTEO       :   Facisti qualchi cambiali? E ‘u garanti cu t’u fici?

EMILIO          :  (ancora più spaventato di prima, indica Nicola)  Iddu!! (si nasconde in un lampo dietro il divano, così come Nicola che si nasconde come può, le donne vicino al tavolo si abbassano…attendono una reazione abnorme di Matteo)

MATTEO       :  Ma allura è tutta una congiura, mi vuliti pugnalari come a Cesare, tri pugnalati inveci di trenta….( Emilio si rimette il casco, Matteo brandisce la pistola a Nicola) Tutti contro di me. Bravi….bravi… Tu divintasti il protettore della mia famiglia, bravo, hai fatto passi da gigante. Ti vuoi sistimari ‘a casa mia? Su..su…nun fari complimenti. Iu mi curcu ‘nto ripostiglio e tu ti ficchi ‘nta stanza mia. Ti piaci?

EMILIO          :  (c.s. togliendosi il casco) ) Sennu ca tu ‘u muturi nun m’u vulevutu ‘ccattari…

SARA             :  ( da dietro il tavolo )  Papà, dai, finiscila, circamu di parrari. (pausa)  Ssi littri erunu ‘nta borsa mia, nun capisciu comu ‘i truvasti ‘nta chidda da mamma.

MARIA          :  Non è vero. ‘I littri sonu miei…

NICOLA         :  Iu nun c’entru, prufissuri…mi deve credere…iu a so mugghieri nun nn’haiu vistu quasi mai…

LAURA           :  Iu  haiu fattu sulu ‘mpiaciri, mi pregau…di purtari ogni tantu nu bigliettinu…ogni tantu….nuatri ‘i ruffiani nun nn’amu fattu mai…ci ù giuru!!

MATTEO       :  Mi fati tutti schifu. (brandisce la pistola a tutti, poi a Nicola) Mi vuliti fari divintari pazzu…Chi ti paru pazzu? 

NICOLA         :  No…no…ma quali pazzu! Vui raggiunati chiassai di mia…e comu no!

MATTEO       :  E allura vistu can un sugnu pazzu…(con gli occhi sbarrati)  vogghiu sapiri cu cci misi ssi littri ‘nta mè borsa, mi sono spiegato?  O vuliti ca fazzu ‘na stragi…(tutti si nascondono)  Avanti…parrati…carogne!  ( da dietro il divano si alza un dito, è quello di Emilio…)

EMILIO          :  Papà…i li…li..i littri ci mi..mi..ci misi iu. (si rimette il casco e assieme al padre cadono sul divano, Matteo gli prende la testa come per mordergliela …succede un pandemoi, Laura approfitta per scappare, Nicola e Maria sorreggeno  Sara che sviene, sulle note di una musichetta allegra tipo films di Terence Hill e Bud Spencer,  Altrimenti ci arrabbiamo…)

Pian piano cala la tela

FINE DEL PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Stessa scena dell’atto precedente. E’ trascorso qualche giorno. La situazione è molto tesa, Matteo conduce una vita autonoma, mangia carne in scatola, bicchieri e piatti di plastica, tovaglioli di carta. Un disordine indescrivibile regna sovrano. Suonano, entra Maria che va ad aprire, poi ritorna seguita dalla vedova Malacarne, sulla 50na, veste di nero,  ancora piacente, abita nello stesso palazzo al secondo piano. E’ la solita impicciona, che non sa farsi i fatti suoi, parla con la bocca semichiusa, è severa nei giudizi e nel comportamento in genere…

MARIA          :  Prego…prego, s’accomodassi, signora Malacarne, prego…

VEDOVA       :  Non vorrei disturbare, signora Maria, vista l’ora…

MARIA          :  ( si siedono sul divano) Ma cosa dice!  ‘Vi ‘na vita ca stamu ‘nto stissu palazzu e non ci siamo mai scambiati una parola, una visita, e ora ca lei vinni…si nni voli iri? Ci possu offriri ‘na cosa frisca…un latti di mandorla…? 

VEDOVA       :  No, grazie, ma non è una visita di cortesia! (severa)

MARIA          :  (non capendo e risentita)  Ah, no?   Allura chi visita è?            

VEDOVA       :  (come levandosi un peso)  Signora,io sono imbarazzata e potevo fare a meno di confidarle questo terribile segreto, ma siccome mi produce  un forti duluri di stomucu, mi devo sfocare, ecco… ho detto. (soddisfatta)

MARIA          :  Terribile segreto, duluri di stomucu…? Si vuole spiegare?

VEDOVA       :  (decisa)  Accurzamula! Lei lo sa che in tutto il quartiere c’è un vo ciglione…

MARIA          :  E qual è ‘stu vo ciglione? 

VEDOVA       :  Ah, non lo sa?  Ora ce lo dico io!  ( alzandosi dal divano) Signora Maria, c’è in giro la voce insistente che lei…si..insomma…lei è…l’amanti di Nicola il macellaio, ecco!!  ( rilassata ) 

MARIA          :  (ferita a morte)  Ah, c’è in giro questa voce?  E a lei chi c’interessa?  Voli sapiri se è veru? Chistu è ‘u duluri di stomucu. Lei moriva dalla voglia di sapere la verità!

VEDOVA       :  Diu ci nni scanzi! Io non ho bisogno di conferme…Io stessa, con i miei occhi l’ho constatato…

MARIA          :  (con i nervi tesissimi)  E che cosa ha constatato? Pettegola che non è altro, avanti si sfucassi…

VEDOVA       :  Certamente che mi sfogo e come se mi sfogo!  Lei, ieri sera, intorno alle 19.00, dopo che è entrata nella macelleria del siuo Nicolino, si è girata per accertarsi che non la seguisse nessuno.  Non mi ha vista perché ero ancora fuori a debita distanza, ma mi consentiva, però , di assistere alla scena. Parlavate animatamente, poi tutto a un tratto siete scomparsi, evidentemente siete andati nel retrobottega. Io tentai di aprire la porta, ma lei, sicuramente, una volta entrata la richiuse a chiave per non essere disturbati. Ora io sono venuta per dirle che non è giusto tradire il marito, e poi proprio suo marito, né umanamente e né cristianamente, specialmente quella perla di uomo…Vergogna!!!

MARIA          :  (aggressiva) E se ci pari ‘na perla, pirchì nun s’u pighia lei?

VEDOVA       :  Matri Santa del Carmelo, che cosa devono sentire le mie orecchie. Guardi bene , però, che lassù (indicando il cielo) Qualcuno ci vede e giudicherà.

MARIA          :  E chi ci pari che questo Qualcuno a lei non la vede e non la giudicherà? ‘A vidi…’a vidi…’Ua sapi ca quannu veni  ‘u pustinu stà botti di uri sani ‘nti lei….chi vi diciti ‘u Rusariu?

VEDOVA       :  Ma come si permette?

MARIA          : Appoi c’è ‘u funtaneri…ca veni ‘ngnornu si e unu no….’U sapemu..’u sapemu tutti…(ironica) 

VEDOVA       :  Ah, mi tratta così? 

MARIA          :  Mi deve ringraziare ca nun pigghiu ‘na seggia e ci ‘a scassu ‘nta testa. Si ‘nni ‘ssi via d’a ‘sta casa, mavara e ‘nzurtacristiani…via!

VEDOVA       :  Io ero venuta per metterla in guardia e lei sparti ci pigghia ‘i supra e mi sduvaca tuttu ‘stu fangu ‘ncoddu! Beni…beni…voli diri ca fazzu chiddu can un vuleva fari…

MARIA          :  Ancora ccà si…Vià…sciò…Malacarni di nomu e di fattu!! (minacciandola con una sedia, poi la vedova scappa via dal fondo e Maria si accascia su una sedia, disperata, poi entra Sara dal fondo…)

SARA             :  Mamma, cchi hai?

MARIA          :  Sara, ‘nta ‘sta casa nun c’è cchiù paci! ( si abbracciano ) 

SARA             :  Ma cchi successi?

MARIA          :  ‘A vedova do secunnu pianu…

SARA             :  ‘A Malacarni?

MARIA          :  Idda!  Dici ca c’è un vo ciglione…ca mi vitti ‘nta macelleria di Nicola…

SARA             :  E chi mali c’è..?

MARIA          :  Dissi ca doppu ca iu trasii, chiusi ‘a porta a chiavi e assemi a Nicola siamo andati nel retrobottega…

SARA             :  Ma è vero, mamma?

MARIA          :  Di essiri veru è veru, ma io ero andata per dirgli che ero preoccupata, che tu avevi un ritardo di qualche giorno, per sapere le sue intenzioni. Sara, iu tò matri sugnu,haiu o nun nn’haiu ‘u dirittu di preoccuparmi?

SARA             :  (disorientata) Ma certu, mamma, certu! (si abbracciano) Ora stai tranquilla, ripositi. (  Maria va in cucina, subito dopo entra Emilio, bendato nella gamba destra e braccio sinistro, cerotto all’orecchio destro,  cammina appoggiandosi ad una gruccia, si siede dolorante su una poltrona;  Sara, amorevolmente, gli accarezza la testa) Comu ti senti, Emiliuzzu?

EMILIO          :  (lamentandosi sempre)  Comu m’haiu a sentiri? Scravaccatu! Appoi, se nun bastava, ci vulìa ‘stu gran muzzucuni ca mi detti ‘u papà. ( indica l’orecchio destro)

SARA             :  Ma comu fici a dariti ‘nmuzzucuni se avevutu ‘u cascu?

EMILIO          :  E cchi nni sacciu. Iu  ‘nta ssu mumentu nun capì nenti. Mi parsi ‘na belva. L’occhi ca para ca ci niscevunu ‘i fora…pareva ‘nlupupunaru! Cchi ‘mprissioni ca mi fici!

SARA             :  Ma tu pirchì ci cumminasti ssu’ scherzu stubbitu! Cu ti cci purtava a mmucciari ssi littri ‘nta borsa d’a mamma?

EMILIO          :  Pirchì ‘u papà nun mi voli beni comu a tia. (entra dalla cucina Maria, fermandosi sulla soglia della porta) 

MARIA          :  Emiliuzzu, vieni ca ti sfasciu…

EMILIO          :  Cchiù sfasciatu di quantu sugnu?

MARIA          :  Ma chi capisti?  Vieni ca ti canciu ‘i bendi…

EMILIO          :  (brontola)  Mamma mi fai mali, appoi dumani…ti pregu!

SARA             :  Avanti, Emiliu, ca ppoi ti dugnu 5 euru.

EMILIO          :  Allura mi fazzu sfasciari. ( si alza sorretto da Sara e appoggiandosi alla gruccia si avvia verso la cucina, entrano tutti, poi dalla destra entra Matteo seguito dall’investigatore Lavolpe, sulla 50na, vestito tipo Scherlock Holmes ha la pipa, di tanto i tanto tartaglia, occhiali spessi, non è una cima di intelligenza, porta sempre appresso una lente d’ingrandimento…con cui osserva tutto …)

MATTEO       :  S’accomodassi, La Volpe, prego… (La Volpe scruta tutto con la lente, i quadri,  quando arriva a uno specchio e vede riflessa la sua immagine ha un momento di paura…, poi la carne in scatola che è sul tavolo...ed esclama…come se avesse vinto un premio)

LAVOLPE      :  Carne in scatola, eh?   

MATTEO       :  Risposta esatta. (ironico) Noto che lei è un acuto osservatore…

LAVOLPE      :  Modestamente non mi sfugge niente, allura chi fussi un detective privato, eh? (preso di se) E poi, mi scusassi, basta solo il nome…Lavolpe!

MATTEO       :  Già, Lavolpe. Mah!! ( ricredendosi, sulla scelta fatta)  Ma prego,  s’assittassi, Lavolpe. Chi ci pozzu offriri qualchi cosa? 

LAVOLPE      :  Grazi, prufissuri Pappagallo….

MATTEO       :  Pappalardo…(a mò di rimprovero)

LAVOLPE      :  Mi scusassi…signor Pappa…lardo…L’importante che non sia alcolica, pirchì mi può annebbiare la vista, idda ca già si lascia a desiderare…non poco…e poi in servizio non è il caso…

MATTEO       :  Giustu…giustu…niente alcolici. ( si alza e si avvia in cucina, poi rientra subito con due bicchieri) Truvai sulu cazzusa, va bene? 

LAVOLPE      :  Ottima, grazi!

MATTEO       :  Caro Lalince…

LAVOLPE      :  E no, prufissuri, Lavolpe…chi mi sfutta?

MATTEO       :  Ma che dici…e che abbiamo due cognomi che si possono confondere..quando mai…io sfotterla…si figuri Allura, caro La..volpe…deve sapere che la situazione è un po’ elettrica…

LAVOLPE      :  Qualche falso contatto?

MATTEO       :  E no, quale falso e falso…Il contatto c’è stato veramente, non lo metto in dubbio, e a causa di questo contatto…

LAVOLPE      :  Un falso contatto…immagino…

MATTEO       :  Ma quale falso e falso…Il contatto c’è stato veramente e io voglio sapere ccu ccu fù e unni fù. Voglio le prove, insomma, ha capito?

LAVOLPE      :  Ma allura si circassi n’elettricista…!

MATTEO       :  Ma che cosa dice? Allura lei nun nn’ha caputu nenti! ‘Stu contattu nun fu elettricu…

LAVOLPE      :  Ma se nun fu elettricu, di cchi contattu parrati?

MATTEO       :  (a bassa voce) E’ stato un contatto carnale…ha capito? (arrabiato)      c- a- r-n -a -l –e !!  Ha capito, Lagatta…?

LAVOLPE      :  CORNA!!! (ad alta voce) 

MATTEO       : (sottovoce)  Sc…..sc…..e parrassi pianu, ca c’è tutta ‘a famigghia ‘mmucciata ca senti…Si…si, corna. E’ contento? Ma lei usa sempre un linguaggio così volgare, dico?

LAVOLPE      :  Mi scusassi prufissuri, però lei si nni veni ccò contattu elettricu, l’alta tensioni, i fili d’a luci…le cose hanno un nome…chisti si chiamunu CORNA!! (come prima) 

MATTEO       :  Lavacca…ma voli parrari pianu?  Va beni…va beni, si chiamunu corna, è contento? Ma a lei chi cci pari co ‘u chiamai ppi spiegarimi ca chisti si chiamunu corna?

LAVOLPE      :  Prufissuri Pappaficu…, allura si spiegassi chiaru…

MATTEO       :  (urtato)  Senta, stabilimu ‘na cosa, ‘i cugnomi lassamili perdiri pirchì nun semu cosa…sinnò ccà nun ci ‘a finemu cchiù, va beni? 

LAVOLPE      :  Comu voli lei, prufissuri…

MATTEO       : (stoppandolo) …e basta!  Ok?  Dunchi, avi dui uri ca staiu tentannu di spiegarimi, ma lei m’interrompi in sicutanza…Dunchi…(campanello, dall’interno arriva Maria che non guarda nemmeno, Lavolpe, questi la saluta lo stesso, voi lei va ad aprire e ritorna seguita dal fotografo Vittorio Farruggia, in arte Clic, Maria col sorriso di compatimento, si ritira in cucina; questo tizio dall’apparenza squattrinato, smilzo, sulla 30na, ha appesa una macchina fotografica, una borsa di plastica tipo spesa, un berrettino con la visiera sulla nuca, ride da ebete  per un non niente, parla con voce nasale….si può caratterizzare come si vuole…) E lei cuè?  ( disgustato dalla sua presenza)

VITTORIO     :  Mi presento!  (sciorinando tutto d’un fiato)  Vittorio Farruggia in arte Clic…(risata da ebete)  Servizi fotografici, fotocineoperatore, servizi matrimoniali, battesimi, cresime, funerali, foto segnaletiche, foto …lei mi capisce…(indicando  le curve del corpo femminile), foto a colori, paesaggi in movimento e da fermo, a cavaddu e a pperi…Molto lieto! ( Matteo è sgomento…e stupefatto…)

MATTEO       :  Ma lei signor..

VITTORIO     :  Mi chiamassi Clic…(sorrisino)

MATTEO       :  Ma quali clic e cloc…lei cchi voli di mia?

VITTORIO     :  Nenti ci hai dittu ‘o prufissuri? E comu iucamu, ‘a battamuru?

MATTEO       :  Ma quali battamuru e battipaglia…lei ccà cchi ci fa? M’u voli diri?

LAVOLPE      : Non mi avete dato il tempo di spiegarvi, scusate. A Vittorio l’ho invitato io.…prufissuri….(Matteo gli suggerisce con le mani…basta…senza cognome..)

MATTEO       :  Lei, e cu ci ‘u dissi?

LAVOLPE      :  Vengo e mi spiego. Eccu…pinsai…che siccome in ogni operazione investigativa haiu bisognu di provi, testimonianzi, appostamenti…ecc., e siccome ppi vista nun sugnu un’aquila, come avrete sicuramente notato, mi servo dell’aiuto del mio amico qua rappresentato…ecco tutto, ho reso l’idea?

MATTEO       :  Si, va beni. Ma iu paiu sulu a lei? Poi v’a sprugghiati vuatri, siamo intesi?

LAVOLPE E VITTORIO :  Okei!!! (nello stesso tempo entrano dal fondo Maria, Emilio con gruccia e con tutte le bende, cuffia stereo, Sara che ha un giornale, si siedono sul divano, Maria lavora a maglia, Sara legge…)

MATTEO       :  (facendosi sentire apposta dai tre) I congiurati arrivarru…Agrippina, Messalina e Bruto...

MARIA          :  Chi bella cumpagnia, ma unni 'i truvau ‘o Circu Equestri…’nta caggia dè scimmi….(risatina dei tre)

MATTEO       :  Parramu pianu, il nemico ci ascolta. Mintimini in prima linea, accussì nun ‘ni sentunu. (si spostano tutti e tre vicino al proscenio) Dunchi, dovete sapere che io sono stato vittima di un tradimento…(in questo preciso istante Clic con le spalle a terra scatta una foto a Matteo)

VITTORIO     :  Fermu…fermu…., chi bella espressioni. (scatta una foto col flash, Maria si fa il segno della croce e Sara e Emilio ridono)

MATTEO       :  Ma dico…a tia per lo meno ti manca una rotella. Ma ‘a vuoi finiri di fari ‘u cretinu, se ti veni difficili, sforziti…Lamorte, ma unni ‘u truvau  a chistu?

LAVOLPE      :  Nun ci facissi casu, nel suo mestiere è in gamba, mi creda.

MATTEO       :  A mia mi pari canticchia debuli di murudda. Ppi piaciri, facitimi continuari:

MARIA          :  E’ un pazzu di manicumiu, chi tipi larii!

SARA             :  Stamu tuccannu ‘u funnu!

MATTEO       :  (con collera) E ancora nun nn’aviti vistu nenti, assassini!!

EMILIO          :  Mamma, iu mi sentu stancu, mi vaiu a curcari. ( piano piano si avvia sul fondo a sinistra, zoppicando e aiutandosi con la gruccia)

MATTEO       :  L’interdetto si senti stancu…travagghia troppu di testa…E’ tuttu sudatu, ‘u criatura. Mollusco!! ‘O nostru! (piccola pausa)  Dicevo che io sono stato vittima di un tradimento…(avvicinandosi a Lavolpe che ha un sogghigno di compiacimento)

LAVOLPE      :  Eh…eh…eh…, vostra mugghieri, è veru?

MATTEO       :  E chi ci truvati di ridiri?

VITTORIO     :  Fermu….fermu…ma siti propriu fotogenicu…a facci è una sofferenza completa, aviti ‘i nervi tisi…fatto…(flash) Chista è foto verità…mio caru prufissuri Pappamolla…

MATTEO       :  (minaccioso) Ma quantu si scimunitu…

LAVOLPE      :  Ma no, non mi avete capito tra le righe….

MATTEO       :  Ma quali righi….

LAVOLPE      :  Ma tra le righe del mio sorriso ironico e diabolico nello stesso tempo.

MATTEO       :  …biabolico, vui…?  Ma nun mi fati ridiri!

LAVOLPE      :  Non mi avete fatto finire di parlare, scusate. Quando avete detto che siete la vittima di vostra moglie, io pensai subito che lei è la mia vittima..

MATTEO       :  (disorientato) Ma lei cui…iu?

LAVOLPE      :  Ma no..lei…lei…, lei lei…

MATTEO       :  Mi state facennu ‘mpazziri…disgraziatu a mia ca mi ‘ntrigai ccu vui…

LAVOLPE      :  Ma no lei..voi, lei… vostra moglie…!

MATTEO       :  Ma se vi dissi ca ‘a vittima sugnu iu?

LAVOLPE      :  Sissignore, voi siete la vittima di vostra moglie, ma…lei, vostra moglie è la mia vittima…

MATTEO       :  (distrutto)  E se iu vi paiu e vi nni iti assemi a chissu ddocu…a Clips…comu schifiu si chiama, chi ni pinsati? 

LAVOLPE      :  Ma no, prufissuri, vostra moglie è la vittima del mio incessante, martellante, ossessionante p-e-d-i-n-a-m-e-n-t-o.

MATTEO       :  (riprendendo vigore)  Non volete sapere chi è l’amante?  (con le braccia, essendo al centro, abbraccia i due per avvicinarli a se, ma nella foga, li stringe troppo violentemente e le teste vanno a cozzare con la sua che sta al centro) (con dolore, toccandosi la testa) Disgraziati…e cchiù disgraziatu  iu ca mi cci ivi ‘a ‘ntrigari! (Maria e Sara ridono)

VITTORIO     :  ‘U forti è ‘mprima, poi ci fati l’abitudini e nun ci pinsati cchiù! Iu canusciu ‘ncucinu miu…, mischinu…(soggetto corna)

MATTEO       :  (su tutte le furie e prendendo Vittorio per il colletto della cravatta) Allura, cosa laria, mi vuoi provocari?

LAVOLPE      :  Ma no..no…prufissuri. Clic intendeva parlare della botta che avete preso in testa. Mih…comu siti permaloso. Calmatevi! (le donne ridono e Matteo le richiama bruscamente) 

MATTEO       :  Ora basta!! Ccà  nun simu ‘o tiatru! Ma guarda quantu sunnu indisponenti, matri e figghia. E ricordatevi ca quannu ci sunu visiti ppi mia, io voglio essere lasciato solo. Solo capito? Scattare! (Clic alla parola scattare fa una foto, Matteo lo guarda con gli occhi pieni di collera)

VITTORIO     :  Scusati, prufissuri,vui dicistuvu…scattari, e iu ci sparai ‘na fotografia!

MARIA          :  Mi nni vaiu pirchì nun vogghiu assitiri a queste buffonate…mi fai pena..

SARA             :  Chi casa di pazzi.  (via in fondo a destra sbuffando)

MATTEO       :  ( avvicinandosi alla moglie con fare minaccioso) Tu ti nni vai pirchì t’u dicu iu…altro che, chista è casa mia!

MARIA          :  Casa tua?  Mi fai ridere, pazzu di catina. ‘Sta casa è puru mia, ricordatillu. Anzi, ‘u sai chi facimu?

MATTEO       :  Chi vuoi fari?  Ti vuoi fari ‘i valigi? Macari a Diu….!!! (segno croce)

MARIA          :  (sorridendo)  Ti piacissi?  Facimu finalmente ‘sta divisioni, tu ddocu e iu ccà, accussì e comu si trova! Nun ni pozzu cchiù…di tia…della tua gelosia…e della tua pazzia! Basta!!

MATTEO       :  Va beni! Accussì e comu si trova. ‘A cucina è dalla parte mia.

MARIA          :  Va beni. ‘U bagnu è ‘nti mia!

MATTEO       :  ‘U bagnu è ‘nti tia! ( poi ci ripensa) ‘U bagnu è ‘nti tia? E iu unni mi nni vaiu, ‘nta chiddu do varveri ccà sutta?? Nun mi fari ridiri. ‘U bagnu è in società! Ho detto!

MARIA          :  No, ‘u bagnu è miu! (categorica)

MATTEO       :  Ti dissi di no! Macari…macari…ni spartimu ‘a cucina…(come una concessione)

MARIA          :  ‘A cucina t’a poi teniri, non mi interessa…

MATTEO       :  (ironico) Ti mintisti in dieta…vuoi fari a siluetta…Chi ci pari sù di peso al tuo ganzo…ti voli cchiù leggia…appoi ti porta ‘a ballari ‘u tangu…’a picciridda….

MARIA          :  Io sto bene così, tu hai problemi di dieta, no io!

MATTEO       :  Ora basta, ritirati nei tuoi appartamenti…sciò…marciamu..(Maria via sul fondo, poi rivolto a Lavolpe) Scusate, Latrota, dove eravamo arrivati..?  Ah, ‘nta l’amanti! ‘U vuliti sapiri cuè?

LAVOLPE      :  (con l’aria del saputello)  Nicola!

VITTORIO     :  ‘U macellaiu…(c.s.)

MATTEO       :  (è stupefatto) E comu ‘u sapiti?

LAVOLPE      :  (sogghignando) Veramente ‘u sa tuttu ‘u quarteri…

VITTORIO     :  Tuttu….si…si proprio tutti….

LAVOLPE      :  (minimizzando) Si, va beni, ma parlano senza prove. Voce di popolo…

VITTORIO     :  Voce di Dio! (sorridendo)

MATTEO       :  (disgustato)  Lavolpe, a chistu nun nn’u vogghiu…

LAVOLPE      :  Le prove…caro professore…dove sono le prove. Siamo noi che dobbiamo trovare le prove, col nostro fiuto, con i nostri occhi…

MATTEO       :  Simu persi…

LAVOLPE      :  Col nostro tatto….

VITTORIO     :  …e con la mia macchina fotografica…eh! 

LAVOLPE      :  Tutti hanno fatto delle confetture…

MATTEO       :  Si ….‘i cutugna…Ma che cosa dite? Volete dire congetture…?

LAVOLPE      :  Esatto, comu diti vui..dietro quella bella sparata dell’altra volta…. Ma avete perduto il seno…

MATTEO       :  Ma comu parrati, Lavolta, quali seno…? Volete dire senno…

LAVOLPE      :  Esatto…il senno..lo gnegno…il sentimento và!  In questi casi bisogna far finta di niente, ingaggiare seri professionisti come noi, si trovano delle prove, si fabbrica il movente e poi, al momento opportuno, mentri da i dui piccioncini sono nel nido d’amore, ppà…ppà…(imitando la pistola) , dui colpi di pistola ‘nta testa e cu s’è vistu s’è vistu. E mentri ca i cadaveri sunu ancora cauri cauri…, si telefona all’avvocato e ci si appella articolo  47 del Codici Pinali…

MATTEO       :  (sconcertato) Ma lei è completamente pazzo!!

LAVOLPE      :  E no…e no… mio caro prufissuri Pappagallo….

MATTEO       :  (risentito) Pappalardo…

LAVOLPE      :  L’articolo 47,  in questi casi,  è un toccasana, ve lo dico io, credetemi!

MATTEO       :  Ma pirchì, chi dici st’articulu  47?

VITTORIO     :  Mortu ca parra!

LAVOLPE      :  Non propriamente, Vittorio. L’ articolo 47 difende il cittadino che cogliendo in flagranza di adulterio la moglie e la elimina da sola o insieme al ganzo, o caiccu o che dir si voglia, amante, con 5 anni di carcere paga la giustizia! Mi sono spiegato?

MATTEO       :  Ma iu nun vogghiu ammazzari a nuddu, Lavolpe. Iu vogghiu sulu ca mi circati i provi sicuri del tradimento di mè mugghieri, puntu e basta.

LAVOLPE      :  Allura nun nni siti sicuru?

MATTEO       :  Ho molti indizi, questo si. Voi dovete pedinarla, seguirla, a idda e Nicola, al resto ci pensu iu. Nun sunu affari ca vi riguardunu, intesi?

LAVOLPE      :  Ma chi sunu provi scritti o provi deduttive basate su supposizioni…( su questa parola, con intenzione, classico gesto, appena accennato,  con la mano destra socchiusa..)

MATTEO       :  Ma quali supposizioni!  (esce di tasca dei messaggi, ne porge uno a Lavolpe) Chista chi è ‘na prova deduttiva?  (Lavolpe lo prende, lente di ingrandimento, e poi lo annusa ,  Vittorio scatta una foto…) 

LAVOLPE      :  Si…si… ne ero sicuro! Puzza di carni tinta di terza qualità…sfasciatura di vacca…Senza dubbiu si tratta di Nicola…

MATTEO       :  Ci nn’haiu ‘na trentina…

LAVOLPE      :  (alzandosi assieme a Vittorio)  Si, va bè, si ci facissi ‘u broru! A noi servo le prove fotografiche, quelle si che sono sicure, eh! Signor….Pappa..

MATTEO       :  (minaccioso)  …lardo…Pappalardo…

LAVOLPE      :  Esatto, signor Pappalardo, non dubitate, noi vi forniremo tutte le prove di questo mondo, però….

MATTEO       :  …però?

LAVOLPE      :  ‘A prescia…la malaritta prescia…Non ci fate prescia. Intesi?  ( Mentre si avviano verso l’uscita, Vittorio li brocca…)

VITTORIO     :  Fermi…fermi…Chi bella coppia. (foto con flash)

MATTEO       :  (prendendolo a parte)  Lavolpe, siete proprio convinto che questo Clic vi serva? A mia mi pari un po’ troppu assai…scattiatu…Sapiti…iu, ccu mè figghiu m’haiu fattu ‘na bella esperienza….

LAVOLPE      :  Prufissuri, chiudiamo questo tasto…Arrivederci…e…calma….calma…(  gli avvicina la lente d’ingrandimento…) Faciti ‘a varva…ca pariti ‘n’ ursu.   Arrivederci…prufissuri….(si ferma) ….e basta. (via dalla comune)

MATTEO       :  Mah!! (poco convinto sulla scelta dell’investigatore…va in cucina e ritorna con un sacco di plastica per raccogliere tutte le scatolette…biccheri, piatti di plastica…tutto quello che c’è da togliere, poi suonano….va ad aprire e poi ritorna seguito dalla vedova Malacarne, sulla 50na, ancora piacente…castigata e falsamente pudica)  Signora, prego..prego…, scusassi il disordine, ma per il momento sono…diciamo così…ecco stò  facendo delle prove scientifiche di sopravvivenza autonoma e indipendente. Sapi, cosi di scola. Nun sannu chi cosa ‘nvintari e sturienu ‘sti cosi ppi cumplicarini ‘a vita ‘a nuatri poviri maistri…E ci dobbiamo andare appresso, sparti, ha capito? Ma prego, s’accomodassi.

VEDOVA       : Prufissuri mi scusassi per l’invadenza maleducata, ma io mi devo togliere un peso dallo stomaco…

MATTEO       :  Ma io non sono pratico di ‘sti cosi, signura, mi scusassi.  Ddocu ci vonnu ‘i massaggi, ‘i paroli mammalucchini, l’ogghiu speciali…sali….’i carti…Signora, forse ha sbagliato persona…dico…

VEDOVA       :  No..no…prufissuri, il peso che ho …è so mugghieri!

MATTEO       :  Mè mugghieri? 

VEDOVA       :  Si, vostra moglie. E se non mi libero scoppio!

MATTEO       :  E se ppi lei me mugghieri è ‘mpisu, ppi mia cchi è, ‘na valata ‘i marmu di centu chili supra ‘a panza? Allura s’assittassi, se mi scoppia ccà, cummina ‘npastizzu, ppi carità, s’assittassi…s’assittassi…

VEDOVA       :  (acconsente e si siede sull’orlo del divano) Grazie! (lui le siede accanto)

MATTEO       :  E mi cuntassi comu mai è arrivata a ‘stu puntu…, dicu…di arrivari a scoppiari…

VEDOVA       :  (decisa)  Prufissuri, so mugghieri ‘a tradisci ccù Nicola, ‘u macellaiu…

MATTEO       :  (sorridendo) Ah, si? Ppi lei è ‘na novità, ppi mia no!  Mia cara signora Malacarne!  Io non ho bisogno di conferme, so tutto! 

VEDOVA       :  L’ho vista io, con i miei occhi. Si chiusunu ‘nta macelleria e scumparerru ‘nto retrobottega. Allura pinsai : “Poviru Prufissuri, cornificato dal macellaio, chi fini ca fici!”

MATTEO       :  Signora, la ringrazio per la solidarietà, ma lei non ci crederà, mi sta dando una bella notizia. (pausa) (prendendole le mani)  E mi dica, b, lei sarebbe della signora, lei sarebbe disposta a testimoniare tutto in tribunale…eventualmente?

VEDOVA       :  (accettando  la confidenza di Matteo e stringendosi a lui)  Prufissuri, ppi lei anche in corte di castrazioni! Comu si fa  a tradiri ‘na pirsuna comu a lei, una perla d’uomo….forte…affascinante…virile…

MATTEO       :  (desolato) ‘Na vota…’na vota, signura. Oramai sugnu a sprazzi…a metà campu, và…Anzi,  a propositu…è megghiu ca si nni và, po’ arrivari mè mugghieri da un momento all’altro…

VEDOVA       :  (alzandosi di scatto)  Si…si, è megghiu!  Prufissuri, quannu voli veniri, ci offru ‘nu bellu tè indianu e quattru viscuttedda fatti cche me manu. ( sull’uscio, sospirando) So mugghieri non ha capito nenti…Arrivederci! (via)

MATTEO       :  Bene..bene…Abbiamo pure il testimone. O nostru! (ricomincia  a sistemare la stanza…in cucina va a prende una corda, con i passi conta la larghezza del palco, poi lo divide per due e come punto di riferimento mette una sedia davanti al proscenio e l’altra in fondo alla scena, gli annoda la corda, così la stanza è divisa in due parti; soddisfatto, apre una scatoletta di carne, indossa un tovagliolo di carta e incomincia a mangiare; campanello, entra Maria per andare ad aprire, si accorge della divisione…)

MARIA          :  Chi t’a stenniri ‘i robbi?

MATTEO       :  No..no…, ho creato la divisione. Di ‘sta parti non si passa…non passa lo straniero, zzà…zzà (con la cadenza della famosa canzone bellica; Maria con un sorriso di scherno và ad aprire, poi ritorna seguita dall’avvocato Lagrua, sui 50 anni, baffetti, una borsa in pelle, ben vestito, cappello, e da Nicolino, spaventato a morte…sta sempre dietro l’avvocato)

MARIA          :  Prego…prego…acomodatevi. Avvocato, avanti avanti…Prego, sig. Nicola, pure lei…(entra, osservano la corda e rimangono meravigliati…) Stamatina spuntau ‘u Muru ‘i Berlinu, cchi ci vuliti fari, mentalità di un malato di mente, mischinu…(commiserandolo)

MATTEO       : (alzandosi e pulendosi la bocca con la mano) Scusati se mi truvati mentri consumo il mio frugale desco. Sapete…ho poco tempo,  e poi ho avuto la sfortuna di trovare una moglie che non si cura del proprio marito, un figlio demente….ecc…  ecc…  disgrazie che possono capitare, lei sarebbe….(commiserandosi e porgendo la mano sporca all’avvocato che ha un po’ di titubanza…) Pappalardo, piacere…

LAGRUA        :  Avvocato Lagrua, piacere. (provando schifo)

MATTEO       : Siete amico dello squartatore? (indicando Nicola, che sta sempre dietro l’avvocato)

LAGRUA        :  Prego?

MATTEO       :  Volevo dire se siete amico di quello là! (verso Nicola)

LAGRUA        :  E’ il mio cliente.

MATTEO       :  Stassi attentu quannu ci duna ‘a carni, se ci nni duna supecchiu voli diri ca c’è l’imbroglio. (alla moglie) Ah, a proposito, comu ti chiami! Ho saputo poco fa che lo squartatore oramai ti riceve direttamente in macelleria, nel retrobottega, accussì nun pirditi tempu…Doppu lo sfogo della passione amorosa… ‘na bella fedda di carni per tirarvi su e così via…bene…bravi!! (si risiede come niente fosse accaduto)

MARIA          :  Chi ci vuoi fari, mi piaci ‘a carni frisca, sugnu fissata…(con smacco) Avvocato, ci vogliamo sedere? (siedono tranne Nicola che sta sempre alle spalle di Lagrua)  Scusassi se mè figghia nun nn’è presente, si sente poco bene, ha vomito e duluri di rini!

NICOLA         :  (preoccupato) E ora comu sta?

MARIA          :  E’ curcata ‘nto lettu.

NICOLA         :  (timidamente)  Cchi fa ‘a putissi vidiri?

MARIA          :  (imbarazzata e guardando sottecchi Matteo che smette di magiare e assume un atteggiamento severo esprime la sua contrarietà) Bè, veramente…non so se…non vorrei che si stancasse…

LAGRUA        :  Signora, gli dia in consenso…poverino ha il diritto…

MATTEO       :  Lei nun si miscassi…(autoritario)

NICOLA         :  Un minutu precisu…

MARIA          :  Se si tratta di un minutu, allura va beni. (Nicola via dal fondo a sinistra)

MATTEO       :   Il permesso glielo devo dare io, Messalina!

MARIA          :  E’ mè figghia, spetta a me!!

MATTEO       :  Allura vuoi mintiri in discussioni ca iu sugnu ‘u patri?

MARIA          :  Ppi sua disgrazia no!!  E poi, chista è la mia zona e pozzu fari chiddu ca vogghiu…

LAGRUA        :  Signor Pappalardo, le vorrei spiegare perche sono quà stamattina…

MATTEO       :  Non mi interessa, lei è dalla parte di quella donna e po’ fari chiddu ca voli…

LAGRUA        :  Ma non è che io sono dalla parte della signora…

MATTEO       :  E pirchì, forsi è da questa parte?  No! Quindi è dalla sua parte. Ovvio!

LAGRUA        :  Ma lei parla di parte geografica, geometrica…Io le volevo dire che sono qua perché hanno chiesto la mia consulenza…

MATTEO       :  E su che cosa, se è lecito?

LAGRUA        :  Sul suo comportamento di qualche giorno fa.

MATTEO       :  Il mio comportamento di qualche giorno fa? E che cosa avrei fatto, sintimu…sintimu!!

LAGRUA        :  Lei ha tenuto sotto la minaccia della pistola tutta la sua famiglia, Nicola, la portiera..

MATTEO       :  iddi m’hannu fattu stari ‘nto ‘nfiernu ddumatu…

LAGRUA        :  Ma le cose si possono chiarire, se ne può parlare, non si può reagire così…Donna laura, mischina  è da tre giorni che ha una diarrea di chiddi acuti…e suo marito, don Ciccio,  appena saputo della cosa, ci pigghiau un altro ictus… per non parlare di Nicola che ha dovuto chiudere la macelleria…

MATTEO       :  Piccatu…

LAGRUA        :  Con tutte le conseguenze economiche che ne provengono….

MATTEO       :  Ma lei ha sentito solo la loro versione, la più comoda, per lei e per loro. Lei non lo sa che Nicolino mi regalava addirittura i polli…io ero il pollo..Lei non lo sa che mi regalava chili di carne al mese, e per quale motivo?  Lei non lo sa le occhiate  ca ci dava a mè mugghieri. Lei ‘sti cosi nun nni sa. E poi non voglio parlare dei massaggi  che si scambiavano i due concubini, ci l’haiu tutti ccà..(nella borsa accanto al tavolo da pranzo)

LAGRUA        :  Ah, ecco, i famosi messaggi!  Ma lei quei messagi non sa a chi erano indirizzati…Lei li ha trovati nella borsa di sua moglie e basta.

MATTEO       :  Ma allura lei è propriu ingenuo, o ci pari ca iu sugnu rimbambitu!

LAGRUA        : (sciorinando tutta la sua arte oratoria)  Lei, caro professore Pappalardo, è solo preso dalla cieca gelosia. Lei non può condannare sua moglie solo in base al fatto che le ha trovato quelle lettere. Allora se un ladro mentre sta scappando, sentendosi braccato,  le lascia la refurtiva in tasca e poi gliela trovano i carabinieri, vuol dire che il ladro è lei…non mi pare!! 

MATTEO       :  ‘Sta versione l’ho già sentita.  Sono tutti contro di me. Addirittura mi dissunu ca ‘u deficienti di mè figghiu fu iddu a mintiricci ‘ssi littri ‘nta borsa di mè…di chissa ddocu…ppi farimi ‘nu scherzu. Ma nun ci cridu, tutta ‘sta furbizia nun ci l’avi…

LAGRUA        :  (c.s.) In tutti i casi, il suo è solo un sospetto e come dicevano i latini “Suspicio non est sententiam quod probantur res”.

MATTEO       :  E’ inutili ca si sforza di fari l’avvocatuni…di grido…tantu iu nun ci cridu. A tal fine ho provveduto affinchè possa avere tute le prove possibili per consegnarle al mio avvocato…e chiddu si che è un avvocato…Figuramini! ‘U prufissuri Sanfilippu, ‘u canusci? (con superiorità) 

LAGRUA        :  Lo conosco benissimo, è stato mio insegnante di diritto e proprio per questo non penso che la starà a sentire. Comunque, lei può andare dove vuole e quando vuole, non sono affari che ci riguardano. Io sono venuto per cercare di mettere pace in questa controversia, ma visto che lei non ne vuole sentire di addivenire ad un accordo, ho preparato una denuncia che sarà firmata da Nicola, dai portieri, da sua moglie e dai suoi figli. Per l’ultima volta, le chiedo di smetterla con suo comportamento infamante e provocatorio e di fare le scuse a tutti.

MARIA          :  Avvocato, è inutile. E’ statu sempri tistardu comu ‘nmulu di quant’ha ca ‘u canusciu!

MATTEO       :  (senza oltrepassare la corda, incomincia un dialogo serrato con in mezzo l’avvocato a fare da paciere, ma ci rimette spintoni e altro…)  Iu si ca ti canusciu. ‘U sapìa ccù quanti t’avevutu misu prima di mia, ma non m’importava…(con enfasi) ti amavo!!!

MARIA          :  E ccù cui mi misi, sintemu, disgraziatu?

MATTEO       :  Ccù Salvatore Muscarà, chiddu ca facìa ‘u ‘nfirmeri e a tò patri nun ci piacìa.

MARIA          :  Ma se nun nn’ù vitti mai ‘nta facci, chi vai decennu, pazzu…!

MATTEO       :  ‘Nta facci no, ma ‘nta l’autri parti si, eccomu… ( Maria tenta di acchiapparlo ma l’avvocato le fa da scudo e prende un pugno in faccia e una pedata da Matteo)

MARIA          :  Disgraziato…porco…

MATTEO       :  E mentri ca erutu zita ccù mia, t’a facevutu contemporaneamente ccù Natali Manciaficu. Nega se hai il coraggio.

MARIA          :  Tu sei stato la mia rovina. (sputa all’avvocato e Matteo gli da una gomitata)

MATTEO       :  Senza considerare quando sono stato a Milano per un corso di aggiornamento di sei giorni, cu ‘u sapi quantu mi nni cumminasti?

MARIA          :  Mi stai facennu moriri, delinquenti. (tenta di acchiapparlo, l’avvocato c.s.)

LAGRUA        :  Basta…basta…ppì carità. Ma siete due pazzi!! (si calmano)

MARIA          :  Iddu mi sta facennu impazziri, avvocato. (esce Nicola dalla stanza di Sara)

MATTEO       :  E tu…. Vidi ca ‘nta ‘sta casa nun ti vogghiu vidiri cchiù, mi sono spiegato?

NICOLA         :  E iu nun vinni ppì truvari a lei! (ingenuamente)

MATTEO       :  ‘U sacciu, bestia. Appuntu ppì chissà!

LAGRUA        :  (minaccioso)  Guardi che la sua posizione si sta aggravando sempre di più.  Minaccia a mano armata, sequestro di persona, crudeltà mentale, percosse, diffamazione, intimidazioni e per ultimo…vilenza ad un avvocato del foro…

MATTEO       :  E se nun si nni va ppì subitu, ssù foro ci ‘u fazzu divintari il traforo del Monte Bianco, parola d’onore

LAGRUA        :  Ma come si permette…!!

MARIA          :  (lo tira a se) Avvocato, ‘u lassassi stari. Venga ca ci haiu a parrari.  ( si appartano, Matteo si sforza di ascoltare, Nicola segue l’azione, spaventato e non capendo niente) Ci siamo capiti?

LAGRUA        :  Come vuole lei, signora. Tanto per la firma c’è sempre tempo. (le bacia la mano)  Nicola, viene pure lei? ( Nicola annuisce, poi prima di uscire…) Non finisce qui, caro signor Pappalardo!!! (Maria accompagna i due alla porta, poi rientrando..)

MARIA          :  Mi fai pietà!! (via in cucina)

MATTEO       :  (aggressivo) E tu mi fai schifo!!  ( va nella sua stanza a sinistra, poi subito ritorna con della biancheria intima, una maglia di lana, una canottiera, mutande, calze…appenderà il tutto nella fune messa come divisorio…Dopo di che si sente una voce)

VOCE             :  Permesso…permesso…

MATTEO       :  Nun potti stari un minutu in pace. Avanti…avanti…ca haiu cchi fari…(un tizio sulla 40na, veste di nero, ombrello nero, cappello nero, pizzetto, quasi uno jettatore, alla fine di ogni sua battuta ha un risucchio tipo asma bronchiale e usa spesso uno spray che inala sempre…poi a soggetto, ripete sempre:  E’ Vero…)

MORESCHI   :  Buogiorno…(si accorge del separè e cerca di svicolarsi nella zona di Matteo, che subito, però, blocca…)

MATTEO       :  Alt…si firmassi ddocu, immobile! Lei ppì ccù vinni? 

MORESCHI   :  Ecco…veda..(imbarazzato)  Io sono l’agente principale della Securitas Vitae et Labor…

MATTEO       :  Pompe Funebri?

MORESCHI   :  No..no…per carità…

MATTEO       :  Agenzia delle Entrate…?

MORESCHI   :  No, ma che dice?

MATTEO       :  E’ d’a RAI?  ‘A televisioni è ‘mprova…s’a po’ pigghiari…

MORESCHI   :  Ma quali…

MATTEO       :  Ma allura cu schifìu è? Cchi voli di mia?

MORESCHI   :  Assicurazioni, ecco! (crisi asma)

MATTEO       :  Voli acqua? 

MORESCHI   :  No, grazie, ora mi passa. Dunque…tre giorni fa un certo Pappalardo Emilio ha avuto un incidente con un nostro assistito…è vero…

MATTEO       :  Ha detto :  Pappalardo Emilio?  ( Moreschi annuisce)  Allora lei deve andare da quella parte, si accomodi….zona salotto…(Moreschi si sposta) Ecco là. Quella è la sua zona di residenza…se ci voli parrari, lo posso chiamare…solo questo…

MORESCHI   :  Ma visto che lei dovrebbe essere il padre, immagino…

MATTEO       :  Ero…il padre! L’ho diseredato…. Ci luvai la patri postestà. (fra se)  Tantu iu la potestà non l’ho mai avuta…e quindi…

MORESCHI   :  Però è minorenne…! È vero…

MATTEO       :  Si è minorenne, ma è anche minorato!

MORESCHI   :  Siccome è minorenne, è lei che ne risponde civilmente e penalmente. Lei, insomma ha la curatela, è vero! (crisi asma)  Tutto quello che suo figlio può percepire da questo incidente non spetta a lui finchè non compie 18 anni…è vero!

MATTEO       :  (interessato)  E che cosa ci spetta, ppì casu galera? O ha di nesciri sordi?

MORESCHI   :  Ma quale galera! Soldi si, è vero, ma non sarà lui ad uscirli, è vero…

MATTEO       :  E cui, allura? Iu mancu ‘a parrarini. Ci dissi ca ci luvai ‘a patria…

MORESCHI   :  Ma li uscirà  la mia assicurazione, è vero!

MATTEO       :  (rimane di stucco, cambiando tono e atteggiamento)   Bè…., veramente, la patria potestà ce la volevo togliere, poi mi fici pena, ‘u criatura, e l’ho perdonato. Ma prego…prego…s’accomodassi da questa parte, passassi ccà banna, visto che l’interdet…, insomma visto ca Emiliuzzu  non è ancora maggiorenne, sono sempre io che ne rispondo, giustu?  Quindi possiamo dire che lei è venuto per parlare con me, o no?

MORESCHI   :  Anche, in un certo senso, è vero! (crisi asma)

MATTEO       :  Voli ca ‘u chiamu? Sapissi…pari ‘a mummia ‘i Tutancamen…di comu è ‘nfasciatu, fa puru ‘mprissioni….

MORESCHI   :  Si…si lo chiami che ci sbrighiamo in un minuto. (Matteo va sul fondo per chiamare Emilio con voce affettuosa prima, un paio di volte, poi diventa rude ) 

MATTEO       : Emilio…Emiliuzzu….nesci…ca hai visiti… EMILIU…!!! ( entra appoggiandosi alla gruccia, ha paura che il padre lo picchi, vuole tornare indietro…ma Matteo lo blocca prendendogli l’orecchio…) Nun ti scantari, Emiliuzzu. (a Moreschi, come per giustificarlo )  Sapi, ispetturi, abbiamo avuto quattro chiacchiere per l’incidente, è vero? Avanti, assettiti, Emiliu, questo signore ti vuole fare qualche domanda…(si siede piano piano)

MORESCHI   :  E’ solo una questione di cinque minuti. Ecco, lei mi deve raccontare come sono andati i fatti, su per giù! (in mano ha un grosso notes con dei moduli da riempire) Allora!

MATTEO       :  (prendendolo amorevolmente  per l’orecchio) Parra, spieghici ‘o dutturi ‘a dinamica…(a denti stretti) Avanti…sbrighiti ca avi primura…

EMILIO          :  Iu…iu calava ‘ntò cursu Mazzini ppè fatti miei, appena arrivai ‘a farmacia do’  dutturi Cardarella, chiddu ca so’ mugghieri ‘u lassau…(soggetto corna, i due annuiscono)  ‘A via  si chiama Leonardo da Vinci. Eccu, di ssà vanedda niscìu….(Moreschi appunta…)  No…no…nun mi pari chissa…No, non era quella…era chidda prima…via Michelangelo Buonarroti…( l’assicuratore strappa il foglio, lo appallottola con malcelata pazienza  e lo butta in prima fila, giocando co pubblico) 

MORESCHI   :  Sei sicuro, figliolo?  Via Buonarroti?  (crisi..Matteo prende la bomboletta spray e gliela inala…) Grazie…

MATTEO       :  Prego. ‘U scusassi, ispetturi…sbattiu ‘a testa..idda ca era un po’ malandata…di natura…Concentriti figghiu miu…calma…calma!

EMILIO          :  Allura…di ‘ssà vanedda niscìu ‘na Panda bianca…(Moreschi scrive…) O no? Mi para ca era celesti…Si…si, celesti!

MORESCHI   :  Sei sicuru ca era celesti? (strappa il foglio e poi c.s.)

EMILIO          :   Si…si. (Moreschi appunta)  Anzi, supra ‘o culuri nun nn’haiu dubbi, è supra ‘a machina ca haiu qualchi perplessità…(guarda Moreschi spaventato)

MORESCHI   :  (con gli occhi di fuorco) Per esempio…quali perplessità hai…? Sentiamo!

EMILIO          :  ( guarda il padre, spaventato…)  Ci sugnu…era una Volkswagen, chidda comu a coccinella…

MORESCHI   :  (su tutte le furie, strappa nuovamente il foglio e lo butta c.p.) Sei sicuro…sei sicuro?  (crisi più grave…è come se perdesse l’aria…spray…acqua…) 

MATTEO       :  (a difesa del figlio)  Lo deve capire, ispitturi…ha subito un trauma. Ci dissi ca già era debuli di murudda…e comu ci l’haiu a diri?  Emiliuzzu, comu ti senti? Ti vuoi riposari, ‘o papà?

EMILIO          :  (quasi piangendo)  Ppi forza, papuzzu, mi para ca mi ‘sta facennu l’interrogatorio alla Perry Mason!

MORESCHI   :  Sei in grado di continuare? 

EMILIO          :  (c.s.)  Si…si, va beni, però nun mi facissi cunfunniri, la prego.  Dunchi, unni eru arrivatu?

MORESCHI   : Veramente, ancora dovevamo partire. Mi pare che dovevamo identificare questa macchina misteriosa…

EMILIO          :  Ah, si…Era una Ford. (Moreschi prende i fogli li butta in aria, crisi preoccupante, Matteo gli inala lo spray…lo soccorrono..poi si riprende e…con calma malcelata…a mano a mano però aumenta la foga…))

MORESCHI   :  In sostanza, questa macchina misteriosa e indescrivibile ti tagghia ‘a strata e tu ppi evitallu vai a sbattiri supra ‘o furguni del nostro clienti ca era in divieto di sosta. E’ andata così?  ( deciso e su di tono ) E’ andata così? 

EMILIO          :  (arrogante) Ma se lei sapìa tutti cosi, pirchì vinni ccà? (Matteo gli tira l’orecchio)

MATTEO       :  Statti mutu bestia!

MORESCHI   :  Lei non sporge  denuncia verso il nostro cliente, immagino?

MATTEO       :  Ma chi dici, quali denuncia…

MORESCHI   :  Bene! Allora firmi qua…(gli porge un foglio)

MATTEO       :  Mi scusassi, ispetturi, quannu si nni parra ppi….(soggetto soldi)

MORESCHI   :  Bè, potranno passare due o al massimo tre mesi. Non di più. Poi mi farò vivo io.  (alzandosi per andare, leggero risucchio)

MATTEO       :  Sempri se ci campati…

MORESCHI   :  Ci campu…ci campu….(entra donna Laura con una busta in mano)

LAURA           :  Scusati, truvai apertu e trasii. Ci devo consegnare questa lettera alla signorina Sara.

MATTEO       :  Datela a me!

LAURA           :  Ma è personale!

MATTEO       :  In questa casa io sono  il dominatore e padrone assoluto di tutto e di tutti e mi tocca di controllare ogni cosa. Specialmente le cose che portate voi! A me! (le strappa dalle mani la lettera e Laura esce quasi di corsa temendo il peggio; Matteo legge la busta)  Laboratorio Analisi Dott. Mezzasalma. (la apre) Sig.na Sara Pappalardo – TEST DI GRAVIDANZA - POSITIVO!!  (fuori di se)  E che significa?  (Moreschi, impassibile, fa dei gesti come a indicare lo stato di gravidanza delle gestanti…)   Sara…positivo!!  Allura è incinta??   Ma allura Nicola…chi bestia ca haiu statu!  (si dà dei pugni in testa…Emilio si nasconde sotto il tavolo, Moreschi c.s.) Sceccu…sceccu…Cchi immaginazioni c’haiu avutu. ‘A carni…’i taliaturi…i polli…’a ‘nnacata…’u truccu… Povira Maria… E Sara? Allura staiu divintannu nannu…(poi si gira e cerca Emilio) Emiliu…Emiliu…, ma unni si?  (Moreschi gli indica col dito…sotto il tavolo, Matteo si abbassa) Emilio, iu nannu e tu ziu!! Ma Sara stava mali? Nun cridu ca c’è bisognu do dutturi? Sara…Saruzza mia…(si lancia verso il fondo ma non si accorge della corda e fa cadere tutto rovinando su Moreschi col sottofondo del tango della Gelosia….)

(Velocemente cala la tela)

FINE DEL SECONDO ATTO

 

                         

TERZO ATTO

                        Sono passati due mesi. La situazione è molto pesante. Matteo si è chiuso in un mutismo esagerato e da a intendere che fa lo sciopero della fame. Maria ha assunto un comportamento di indifferenza e di superiorità verso Matteo. Emilio ha fasciato solamente il braccio sinistro che tiene appeso con un fazzoletto annodato al collo.  La scena è la stessa degli atti precedenti, ma tutto è in ordine. Il divisorio è stato tolto. Maria sta  sparecchiando.

MARIA          :  (con distacco)  Tu nun manci, veru?

MATTEO       :  (seduto sul divano che legge, in giacca da camera, sciarpa lunghissima arrotolata sul collo, barba lunga)  No! Haiu inappetenza.

MARIA          :  Megghiu accussì, risparmiamo.  ( fa per andare in cucina, ma Matteo…)

MATTEO       :  Maria, ti devo parlare… ( pietosamente)

MARIA          :  E iu no!

MATTEO       :  Avi dui misi che ti devo parlare…

MARIA          :  Non abbiamo niente da dirci!

MATTEO       :  Inveci avimu tanti cosi di dirini!

MARIA          :  Forsi tu, iu no!

MATTEO       :  Almenu fammi parrari! Facimu ca iu parru e tu no!

MARIA          :  Comu vuoi fari fai! Sbrighiti ca hai cchi fari!

MATTEO       :  Non lo vedi che soffro?  (recitando la parte del sofferente)  Avi dui misi can un manciu quasi nenti, ca mi staiu dipirennu a vista d’occhio…

MARIA          :  Nun mi pari…

MATTEO       :  Psicologicamente…psicologicamente..ti dico. E poi nun nn’haiu fami…mi si chiusi ‘a ucca di l’arma….sugnu fattu accussì…chi ci pozzu fari..

MARIA          :  Munzugnaru tintu…’A notti ti susi e ti vivi ‘nlitru ‘i latti, t’haiu vistu..tutti ‘i notti. Col latte si può vivere benissimo…

MATTEO       :  Ma è per i liquidi. Se perdo i liquidi addio. Maria, ti chiedo perdono. Chista è la centesima volta che ti domando perdono. Ti ho giurato che non sarai stato più geloso di nessuno. Che sono stato un cretino, un povero disgraziato. Cchi vuoi di cchiù?

MARIA          :  Mi ddummanni chi vogghiu?  Mi hai distrutto la vita, siamo diventati lo zimbello del paese, ‘a genti quannu nesciu mi talìa ccù ‘na facci ca mi pari bruttu  sulu ‘a mintiri ‘u peri fora da porta. A Sara l’hai costretta a scappari. Cuscenza, in quello stato! A Nicola ci facisti svinniri ‘a macelleria. Scapparru comu dui profughi da Libia. Mancu sacciu unni sunu e quannu venunu e ora mi chiedi che cosa voglio? Mi dovresti ringraziari se ti fazzu ancora ‘a serva!

MATTEO       :  Ma nun nn’hai pietà di questo povero disgraziatu!

MARIA          :  ‘A disgraziata sugnu iu, no tu!  (via in cucina)

MATTEO       :  (cambiando tono e atteggiamento)  Irremovibile!  Ha un carattere di ferro, mah!  ( da sotto la giacca da camera esce fuori un filone enorme, imbottito al massimo e lo addenta come un lupo famelico..) ‘U latti! Ma cchi sustanzia mi putissi dari ‘u latti…Niente! ( dopo qualche secondo appare dal fondo Emilio che si accorge della scena…)

EMILIO          :  Papà…!!!

MATTEO       :  (quasi soffocandosi) Disgraziatu…mi statu facennu affucari…Cchi vuoi?

EMILIO          :  Ma nun nn’erutu in sciopiru?  Cchi è ‘nu sciopiru ‘a singhiozzo?

MATTEO       :  ‘A tia nun ‘nt’ interessa. Anzi, ti ordino di non farne parola con nessuno…

EMILIO          :  Il silenzio costa.

MATTEO       :  Mi vuoi ricattari?

EMILIO          :  Chistu nun nn’è ricattu…

MATTEO       :  E cchi è?  ‘N’ opira di beni? Delinquenti!

EMILIO          :  Io devo essere finanziato, eccu!

MATTEO       :  E quantu vuoi, carogna?

EMILIO          :  Eccu…cinqu euru ‘o iornu..domeniche comprese…

MATTEO       :  Tu si pazzu!  Vuoi ‘i marchi ppà pinsioni?  (pausa)  E se poi parri?

EMILIO          :  Nun mi cummeni.

MATTEO       :  Già, strozzinu! Teni…ppi oggi si paiatu… e stai attentu…(si alza e va verso l’interno per mangiare in pace, Emilio mette in tasca i soldi e conta gli altri che ha ne portafogli…poi entra Maria e lo vede..)

MARIA          :  ‘Ncassasti?

EMILIO          :  Mamma, t’haiu a parrari di ‘na cosa ‘mportanti!

MARIA          :  Avanti, parra.

EMILIO          :  Teniti forti mamma. ‘U papà mancia!!

MARIA          :  Ma quantu si deficienti! ‘U papà mancia! ‘U sacciu…’u sacciu…’A notti si susi e si vivi ‘nlitru ‘i latti…cchi avi d’ora?

EMILIO          :  Nun sulu! Antura ‘u vitti ca si manciava ‘npaninu ccu quattru ganasci…ca pareva ‘nlupu….

MARIA          :  Ah si?  Beni! Iddu mi fa cridiri ca fa ‘u sciopiru dà fami…e poi mancia…dici ca ‘u latti è ppe liquidi…delinquenti…Ma ora  ci ‘a fazzu vidiri iu…

EMILIO          :  Fici bonu, mamma?  E chi nun mi duni nenti?

MARIA          :  E cchi vuoi? 

EMILIO          :  Qualchi cosa…chi sacciu 5 euru…Ma comu ‘na nutizia accussì importanti…nun m’a paj?

MARIA          :  ‘Nca leviti ‘i ccà, debosciatu ca si…Troviti ‘ntravagghiu ca è megghiu, ca ‘a curpa se simu arrivati a ‘stu puntu ccò papà, è tutta tua…e nun nn’arreplicari can un ti fazzu manciari cchiù, ‘ha caputu?

EMILIO          :  (con gli occhi bassi, imbronciato) E va beni…mi nni vaiu a scriviri a littra ‘o nonnu Pappalardu….(come un bambino) ’I morti si stannu avvicinannu…Ppi tia ci pensu iu…appoi vidi…(minaccioso)

MARIA          :  E fai chiddu ca voi! A  diciassetti anni  ancora mi scrivi ‘a littra ‘o nonnu mortu…paci all’anima sua…Da vivo ci nni facisti pigghiari vilena…

EMILIO          :  Da vivo…Ora ca è mortu chi gustu c’è?  Comunchi, iu ppi farimi pirdunari ci scrivu ogni annu ‘na bella littra…e ci spiego unu di tuttu…   

MARIA          :  Bestia quatrupete. ‘O papà l’annu scursu ‘u facisti arrisultari di una tirchieria unica…

EMILIO          :  E iddu pirchì nun mi vosi ‘ccattari ‘a televisioni ppa mè stanza…iu pigghia e ‘u dissi ‘o nonnu Pappalardu…

MARIA          :  Ma vattinni…vattinni…cosa laria…Ci stai facennu odiari puru ‘o nonno, pirchì ogni cosa ca ci capita sa pigghia ccu iddu…leviti di ccà…(via verso il fondo, campanello, Maria va ad aprire poi ritorna seguita dall’avvocato…)  Avvocato..si accomodi..prego… (siedono sul divano, Lagrua tenta di sedurre Maria)  E mi dica…ha avuto notizie dei ragazzi?

LAGRUA        :  Tutto  bene, mia cara signora. Stanno bene e la mandano a salutare. Forse oggi stesso saranno di ritorno. ( sempre più interessato)  Sa, ho trovato un locale per Nicola. Vuole aprire una salumeria, tanto per cominciare.

MARIA          :  Avvocato, io la ringrazio tanto. Non so come disobbligarmi. Chi doveva credere che  sarebbe andata a finire così?  (pausa)  Quando mi venne in mente di farmi pervenire quel certificato con le analisi di mia figlia, lo feci con la complicità di mia figlia, per convincere mio marito che tutto quello che pensava di me era falso, frutto della sua immaginazione. Non potevo immaginare che la mia piccola Sara era veramente incinta. Il destino. Avvocato.

LAGRUA        :  Non mi dica che è stato il destino a mettere incinta sua figlia!

MARIA          :  Ma no questo, ci mancherebbe. Voglio dire che quella trovata che mi venne in mente, poi si è rivelata la verità. Lo capisce? 

LAGRUA        :  Ma lui come si comporta?

MARIA          :  E’ sempri ‘u stissu. Mi ha fatto credere di fare lo sciopero della fame. E invece non era vero. Mi pigghiava in giro. Sono distrutta! (quasi piangendo)

LAGRUA        :  (cercando di circuirla, le prende la mani…)   Signora, quello li la stà facendo consumare come una candela, ma si guardi allo specchio. Sembra una vecchia di 60 anni. Dio mio c’è un limite a tutto. Abbia il coraggio di dire basta. (Matteo si affaccia e guarda la scena seminascosto dietro il tendone dell’arco sul fondo, imbufalito,  Maria si accorge della sua presenza e fa finta di accettare la corte di Lagrua e reciterà con un enfasi ostentata…)  Lei è ancora così giovane, affascinante, ha ancora una vita davanti e soprattutto c’è ancora qualcuno che la può comprendere, che la può fare sentire donna…(la stringe a se…)

MARIA          :  Lei mi capisce, avvocato…

LAGRUA        :  Io la capisco,signora, e come se la capisco…

MARIA          :  Mi sento sola, distrutta, senza qualcuno che mi protegga, che mi stringa a se…che mi faccia sentire donna….mi capisce…

MATTEO       :  (compare alla loro vista  improvvisamente, suscitando il soprasalto di Lagrua..)  Macari iu staiu capennu. Fati una bella coppia, complimenti. (poi si ricompone, si siede dietro il tavolo, e apre il giornale…)  Continuate, prego. Io mi isolo, ma controllo. Di davanti corna nisba…zero…capito…avvocato dei miei stivali?

LAGRUA        :  Guardi che non c’è proprio niente da controllare perché io ero venuto…

MATTEO       :  ‘U sapemu…’u sapemu…lei è la legge….lei è del foro….bla…bla…’u sapemu…

MARIA          :  Io debbo parlare col mio avvocato. Vorremmo rimane soli!

MATTEO       :  E no! Mi dispiaci, non si po’. Per rimanere soli le cose sono due: o andate in cucina o nella stanza da letto…tantu iu nun mi ci curcu da due mesi…Altri posti non ce ne sono….prendere o lasciare, io di qua non esco..intesi? (riprende a leggere il giornale come niente fosse successo; campanello, Maria va ad aprire ritorna seguita da Lavolpe e Clic )

MARIA          :  Signore e signori, Nero Wolf e Tom Sberla.  (poi va a sedere vicino all’avvocato; durante questa scena i due faranno le stesse movenze di prima, Maria , a soggetto, sarà ancora più esagerata per far ingelosire Matteo, tanto che ascolterà con superficialità quello che i due nuovi arrivati diranno…)

LAVOLPE      :  Professore, le ricerche sono state lunghe e laboriose. Abbiamo impiegato tutti i mezzi a nostra indisposizione, pensate che ci siamo rivolti anche alla CIA e all’ Effebbitti…e alla Siae….abbiamo utilizzato anche il Gruppo Cinofit….Cinefitici…Cinofilici….insomma..i cani poliziotto…tutto, per trovare le prove…l’evidenza…

MATTEO       :  (verso la moglie, con gli occhi di fuoco dalla gelosia)  E chista chi nun nn’è un’evidenza?  Mi voli fari impazziri..fidifraga…

VITTORIO     :  ‘A signura è fotografa?

LAVOLPE      :  Ma no, Vittoriu.  Fedigrafa è una ca si nni frega dà fedi. (anello) Dunchi, prufissuri. Dopo diversi appostamenti, li abbiamo pescati all’uscita del loro nodo d’amore…

VITTORIO     :  Ci sparai ‘na fotografia ca parsi ‘ncolpu di revolveri…(prende dalla borsa e gli porge la prima foto e la porge a Matteo)

MATTEO       :  Ma chistu è ‘nvecchiu intra ‘ntabbutu…Maronna quantu è bruttu…

VITTORIO     :  Scusati, prufissuri…sbagghiai era chidda do funerali di mè nannu…tinissi chista…(gliene porge un’altra)

MATTEO       :  Ma ccà ci sunu quattru picciriddi….’a giostra…. (Vittorio c.s.)

VITTORIO     :   Eccu…chista è, prufissuri…scusati…

MATTEO       :   Ma sunu di spaddi? Appoi chistu è tignusu…Nun nnè Nicola!

LAVOLPE      :  Si, va beni, ma dalla corporatura chiffà nun si po’ stabiliri se sunu iddi…a mia mi parunu iddi di sicuru…Dal cappotto, dai capelli della donna…E poi puo’ darsi ca Nicola si minti ‘na parrucca, chi ce lo dice?   

MATTEO       :  Ma livativi di ccà. Avete perduto un sacco di tempo ppì nenti.

LAGRUA        :  (deciso)  Signora, lei deve prendere una decisone…o si o no!  (in modo che Matteo senta)

MARIA          :  Avvocato, la prego, mi dia un po’ di tempo, sono ancora indecisa.

MATTEO       :  (ironico)  Si deve ancora decidere, mischina, ‘a picciridda. MESSALINA!

VITTORIO     :  (con decisione, si alza e va verso i due e spara una foto)  Fermi…fermi…che vi immortalo. Chi bella coppia!!  (porge un biglietto da visita a Lagrua)  Dumani è pronta, veni lei a ritirarla? (Lagrua annuisce)

LAVOLPE      :  Vittoriu, lassa perdiri…nun nnè ‘u casu! (lo tira a se)

MATTEO       :  Ma chistu è pazzu, Lavolpe!

LAVOLPE      :  Vittoriu, chista è ‘a mugghieri dò prufissuri…

VITTORIO     :  ‘U sacciu…’u sacciu…Ma chi c’è di mali. Visto che si devono separare è giustu ca ‘a signura si consola ccu qualchi autru, giustu no?

MATTEO       :  (prendendo Vittorio per il colletto e stringendolo fino a soffocarlo)  Tu da quando sei venuto in casa mia , mi ha fatto antipatia. A Lavolpe lo dissi subito. “questo tizio non mi piace” . Ora mi fai ‘u schifìu do piaciri di iratinni ccù quantu peri hai, sinnò mi fazzu girari ‘i sentimenti e nun sacciu comu mi comportu?

VITTORIO     :  Se mi lassati iri, v’i giuru ca mi nni vaiu e ccà d’intra nun ci mintu cchiù peri! (Matteo molla e Vittorio scappa per la comune) 

MATTEO       :  Finalmenti. Dunchi!  Circamu di strinciri. Tutti ‘sti pedinamenti, ‘a Cia, l’FBt,  l’unità cinoficili, l’Inps…l’Iva….e ‘a morti buttana ca vi carrica…non sono serviti a niente,  pirchì ssà fimmina di spaddi della  fotografia,  nun nnè mè mugghieri…ci siamo capiti? 

LAVOLPE      :  Ma non è possibile. Di spaddi è precisa e poi, pedinandola è arrivata ritta ritta ‘a casa vostra, questa casa. Chi poteva essere se non vostra moglie. Elementare.

MATTEO       : Ah, si? ( ironicamente ) E durante questi mesi non vi siete chiesto dove i due piccioncini avrebbero preso il volo. Come mai non si vedevano più?

LAVOLPE      :  Certamente! Appena mi sono accorto che Nicola aveva venduto la macelleria ho ritenuto che si fosse trasferito fuori paese per non dare nell’occhio. A vostra moglie non l’ho più vista fuori, quindi pinsai “I dui sono forgiti…ossia, la classica fuitina, poviru prufissuri”

MATTEO       :  Ah, pinsastuvu chistu?  Bravo!  E ora, vistu ca mè mugghieri è ccà, che cosa ne pensate,  detective Colombo?

LAVOLPE      :  Bè, devo riconoscere che la cosa mi stupisce un po’. Voli diri, forsi, ca si lassarru?  

MATTEO       :  E ‘u vuliti sapiri di mia?

LAVOLPE      :  E di cui, allura? 

MATTEO       :  Ma nun siti vui Sherlo ro Commisu? 

LAVOLPE      :  Ma, scusate, questo è stato un tradimento senza logica. ‘Na mugghieri ca tradisci ‘u maritu non può ritornare con quest’ultimo,  così, come se niente fosse avvenuto. Non è normale, per dinci, abbiate pazienza. Ci vuole una reazione…una mossa del tradito…o siti fattu di petra o nun nn’aviti sangu ‘nte vini.

MATTEO       :  (minaccioso)  Iu ‘u sangu tù fazzu nesciri do nasu, rimbabbitu can un si autru. Mi veni a parrari di reazioni, mossa e fissarii vari…Io dovevo reagiri appena vinistuvu ‘a mè casa, pigghiannivi ‘a pidati ‘nto….

LAGRUA        :  Le pratiche le possiamo iniziare anche subito, così nel giro di qualche settimana possiamo sbrigare tutto…

MARIA          :  Avvocato, mi sembra un po’ prematuro…(l’avvocato le prende le mani)

LAGRUA        :  Le ripeto che non se ne pentirà. Lei non può continuare a vivere con quest’uomo, è impossibile! (Matteo ha sentito tutto)

MATTEO       :  Mi pari ca lei sta oltrepassando i limiti del foro. Lei nun sta facennu l’avvocato, no!  Lei sta facennu ‘u cretinu ccù mè mugghieri. E ora mi staiu siddiannu, mi sono spiegatu?

MARIA          :  (alzandosi avvicinandosi, minacciosa, al marito) L’avvocato è mio, non ti riguarda.

MATTEO       :  E cu t’ù tocca, dinniscanza! (Lavolpe si trova in mezzo ai due)

MARIA          :  E poi non avevi detto che non saresti stato più geloso di nessuno? Sono fatti miei e che a te non riguardano. Nella mia vita tu non c’entri più. (spingendo Lavolpe)

MATTEO       :  E iu ti dicu ca ci trasu. (spinge Lavolpe c.s.)

MARIA          :  E iu ti dicu ca  nun ci trasi! (c.s.)

MATTEO       :  E iu ci trasu…(c.s.)

MARIA          :  Tu nun ci trasi…Mai più! (c.s.)

LAVOLPE      :  ( che non ne può più)  Signura, ppi piaciri, ciù facissi trasiri can un nni pozzu cchiù!!

MATTEO       :  Tu non c’entri, Lavolpe! (entrano Sara e Nicola con una valigia in mano, un’altra la porta donna Laura, Matteo fa per abbracciare Sara ma Maria si frappone al marito, in difesa della figlia)  Ma iu sugnu tò patri, ‘u nannu di tò figghiu…Pirchì nun mi vuoi abbrazzari? Pirchì?  Ti chiedo perdono, va beni?  V’haiu fattu tantu mali, ‘u sacciu. Perdonatemi. Haiu statu malatu…non lo capite?  Non l’ho fatto apposta…la mia è una malattia…credetemi! (poi ritenta di abbracciarla…ma Sara c.s.)  Ti rifiuti?  (risoluto)  Nun nn’hai cori! Ora vi fazzu vidiri iu…(entra in cucina) 

NICOLA         :  Ma è peggiorato!

SARA             :  Mamma, come ti tratta?

LAGRUA        :  Male, credetemi, è un pazzo! (rientra Matteo con una pistola, panico di tutti che cercano di nascondersi alla ben meglio,  sembra aver perso i sensi…)

MATTEO       :  E ora vasatimi tutti…!!  Vi fazzu vidiri iu. Se nun mi vasati, vi sparu,  prima sparu a vuatri e poi mi sparu…( tutti lo baciano spaventati, poi si fanno avanti l’avvocato e l’investigatore, imbarazzati…) E vuatri cchi  c’entrati?  (indietreggiano piano piano)  Vi perdono a tutti… (abbassa la pistola, tutti si sentono risollevati ) Haiu fattu troppu mali...ora pozzu moriri..…(poi nuovamente Matteo la punta alla sua tempia e tutti si nascondono, tranne Lavolpe,  come prima,  fino scomparire visibilmente dalla scena )

LAVOLPE      :  ( lo guarda scuotendo la testa)

MATTEO       :  Pirchì fai no? Nun ci cridi? 

LAVOLPE      :  (calmo) Scusati prufissuri, se prima vi ‘mmazzati vui, a nuatri cui ‘n’ammazza?

MATTEO       :  (riflettendo)  Giustu!  Allura ‘mmazzu prima ‘a vuatri…(brandisce la pistola verso i presenti che sono ancora nascosti, poi Maria…)

MARIA          :  Dai, Matteo, finiscila..nun ni parramu cchiù!. Ti perdono, va beni?

MATTEO       :  Mi perdoni pirchì haiu chista. (soggetto pistola) (entra Moreschi e rimane di stucco, spaventato a morte…) 

MORESCHI   :  Scu..scusati, truvai apertu. Fo..fo…forsi sbagghiai ‘u mumentu…chiedo scu..scu..scusa. Me ne vado….

MATTEO       :  (pensando al premio assicurativo) Moreschi, nun s’impressionassi. Stiamo provando il finale di una commedia di mio genero. E’ vero, Nicola?

NICOLA         :  (preso alla sprovvista)  Comu?  Ah, già…certu. Si tratta di una mia commedia. Iu scrivu…sa!

MATTEO       :  Avissi a vidiri comu scrivi, nun ci fa mancu n’erruri…

MORESCHI   :  (risollevato)  Ah, bravo. E come si intitola? 

NICOLA         :  Ecco…veramente….

MATTEO       :  …veramente è un dramma…

MATTEO       :  Si intitola “La Congiura”.

MORESCHI   :  (che non gli importa niente)  Ah, bello…bello, veramente!

MATTEO       :  Ma lei vinni ppi parrari ccu mia, se non sbaglio?

MORESCHI   :  Ma possiamo parlarne qui, alla presenza dei signori…tanto…

MATTEO       :  No…no…no, e chi c’entra…. Accomodiamoci dentro.  Prego, prima lei!

MORESCHI   :  Come vuole lei…compermesso. …(via sul fondo a sinistra)

LAURA           : Signora Maria, tolgo il disturbo, mè maritu a manciari…mischinu…(Laura abbraccia Sara e Nicola poi via fondo a destra)

MARIA          :  In questi due mesi mi avete fatto stare in pensiero. Ma pirchì scappastuvu comu a dui latri?

SARA             :  E comu si putìa stari ‘nta ‘sta casa. ‘Nta ‘stu paisi. Ma dimmi, chiuttostu, Emiliu unnè?

MARIA          :  E’ ‘nta stanza sua. Sta scrivennu ‘a littra ‘o nonnu Pappalardu! A 17 anni ancora scrivi ‘i littri ‘e morti!

SARA             :  E’ ancora ‘mpicciriddu, mamma.

MARIA          :  Si, ‘mpicciriddu stordu, però.

LAGRUA        :  Signora Maria, ritornando al discorso di prima, non so se lei è ancora disposta a….

MARIA          :  Ma allora lei non ha capito che io l’ho fatto per fare ingelosire mio marito…(intanto sono  entrati dal fondo Matteo e Moreschi che hanno sentito  )

LAGRUA        :  A me, invece era parso che lei era disposta a….

MATTEO       :  Mia moglie non era disposta a niente, avvocato. E penso che lei da questo momento  si può sentire sollevato dal suo incarico e io mi sentirò sollevato dalla sua presenza…Tenga…(gli consegna una busta e ironicamente…)  per il suo disturbo… (Lagrua li prende e…) 

LAGRUA        :  Peccato, addio!

MATTEO       :  Piccatu  beddi sordi!!

LAVOLPE      :  Bhè, professore, mi pare che non abbia più bisogno di me.

MATTEO       :  Veramente non mi serviva mancu prima, comunque, ecco qua, il danno è fatto e devo pagare.  A Clic ci pinsati vui… e l’importante che in questa casa non vi fate vedere mai più…! Mi sono spiegato?

LAVOLPE      :  Ok, sempre agli ordini.  Scappo, ossia, mi dileguo!  (via per la comune)

MATTEO       :  Moreschi, veniamo a voi. Vi ringrazio per la velocità, anche se me l’avete fatta pagare cara….

MORESCHI   :  Una mano lava l’altra…e tutte e due si lavunu ‘a facci!  (risucchio crisi asma)

MATTEO       :  Se ho bisogno so’ su chi contare, giusto?

MORESCHI   :  Una telefonata e mi faccio vivo io…(C.S.)

MATTEO       :  Sempri se ci campati!

MORESCHI   :  Ci campu…ci campu… Buona giornata….(via dal fondo)

MATTEO       :  A voi.  Bene, mi pari ca sbrigammu tuttu. (entra Emilio)

EMILIO          :  Allura ‘a ‘ssicurazioni paiau?

MATTEO       :  Si, va beni, ma nun ti mintiri grilli intesta. Nun ti dugnu ‘na lira prima ca fai 18 anni. Se poi ti comporti beni…casomai…ti passu un piccolo stipindiulu ‘a simana…

EMILIO          :  E quantu mi detti?

MATTEO       :  Quantu detti a mia?  Vui diri?  50 mila euru!

EMILIO          :  Mih……..Sara, Nicola…turnastuvu? Chi bella sorpresa…Ora vi fazzu sentiri ‘a littra ca scrissi ‘o nonnu Pappalardu.

MARIA          :  E bravu Emiliuzzu. Ppi fari ‘na cosa bona s’ebbi ‘a struppiari tuttu, mischinu…

MATTEO       :  (spazientito) Interdettu, t’avìa dittu l’annu scursu ca tu ccu ‘sti littri la dovevi smettere…è veru? 

MARIA          :  Matteu, nun ti preoccupari. ‘St’annu Emiliu bonu ti trattau.

MATTEO       :  Comunchi, ti avverto ca haiu ‘nta sacchetta l’assegnu dell’assicurazioni. Una parola di supecchiu e il giorno prima ca fai 18 anni, m’u scanciu e fazzu beneficenza ma a tia nun ti dugnu mancu ‘n’euru…mi sono spiegatu?

EMILIO          :  E iu ti denunziu per appropriazione indebita e furtu…Cumunchi, è inutili ca mi ricatti, ormai è scritta. Assittativi ca v’a leggiu. (tutti si siedono, Matteo è nervosissimo…  “Carissimo Nonno Pappalardo, io non tanto bene per via di una caduta dal motore, così, invece, spero di te, che dove sei stai meglio che da noi e che la presente venga a trovarti…(Matteo commenta con i gesti la povertà di linguaggio del figlio) Quest’anno sono successe cose turche. Tutto sembrava filare per il verso giusto quando, papà, ossia, tuo figlio, si mise in testa che la mamma, ossia, tua nuora, lo tradiva con Nicola il macellaio. Tu non lo ricorderai perché quando sei partito, lui non era ancora arrivato.  (Matteo scalpita)  Ma quello che pensava papà non era vero. La mamma sempre onesta è stata…era la mente di papà che era andata in tilt. Insomma si era fissato..

MATTEO       :  (scalpita) Delinquenti…disgraziatu…sei la mia rovina…

EMILIO          :  Nicolino, invece, era fidanzato con Sara e…

MATTEO       :  Deficienti…diccillu dè littri…diccillu ca fusti tu….carogna…(Maria lo trattiene)

MARIA          :  Emiliu, ‘u nonnu tutti ‘sti cosi ‘i sa…dai, continua…

EMILIO          :  Nun cridu ca poi si siddia?  Insomma, nonnu, Sara aspetta….è incinta, và!

MATTEO       :  ‘I littri…debosciatu…scansafatichi…’i littri… diccillu…dè littri…(come un pazzo furioso)

EMILIO          :  Papà è uscito fuori di testa e Sara e Nicola, poverini,  sono scappati. E’ successo un macello.

MATTEO       :  Avanti, cosa laria, passa alle responsabilità. Vidumu ‘st’ annu a cui cunnanni…microfecalo congelato..avanti…E nun ti scurdari dell’assegno. Sei ancora minorenne, oltre che minorato!! Io ho ancora la patria potestà, ricordati, appena fai 18 anni ‘a pigghiu e ‘a bruciu….e ti sdirregnu…animali quatrupeti…

SARA             :  Ma dai,  papà, è ‘nu scherzu….

MATTEO       : ( c.s.) Scherzu o non scherzu…ogni annu mi colpevolizza. Non è obiettivo. Vogghiu vidiri comu distribuisci ‘i responsabilità. Le percentuali…sissignori…parra mollusco….(ascolta a braccia conserte aspettando il momento di aggredirlo) Voglio proprio sentire.

EMILIO          :  Appoi fai ricursu ‘o viscuvu…( Matteo lo vuole acchiappare ma Maria e Sara lo trattengono )   (silenzio di tutti)  Dunchi:  Il 5% lo diamo a Sara, un po’ di colpa ci l’avi puru idda; il 10%  lo diamo alla mamma…

MARIA          :  Ma iu chi c’entru?

EMILIO          :  Il 5%  lo diamo a Nicola…il 2% ci l’haiu iu…

MATTEO       :  Delinquenti…

EMILIO          :  …il 2% i portieri….e….il 76%….ci l’avi…’u papà….(Matteo lo vuole afferrare, Maria lo trattiene e anche Sara e Nicola…)

MATTEO       :  Peggiu di l’annu scursu, lo sapevo…interdetto e rachitico…

NICOLA         :  Papà, sugnu prontu ‘a pigghiarimu il 10 % in più…di responsabilità…

MARIA          :  E iu n’autru 5%…e poi sugnu sicura ca Emiliuzzu qualchi cosa sempri ci ‘a leva…E’ veru Emiliu?

MATTEO       :  Si deve assumere perlomeno il 50%, un punto in meno ci rimetto…altrimenti nun ci dugnu un centesimo…

EMILIO          :  E iu ti denunziu!  (Maria gli parla all’orecchio e ammansisce il figlio) E va beni…mi assumo il 40%...chiù assai nun pozzu…prendere o lasciare…

MARIA          :  (contenta)  Oh…mi pari ca avemu sistaimatu tuttu…

MATTEO       :  ( prende il braccio destro  del figlio e glielo gira dietro le spalle, stringendolo a se, con finto affetto…)  Visto che sono l’uomo della pace e che abbiamo sistemato tutto democraticamente e civilmente, caro Nicola, ti comunico che tuo cognato Emilio ti farà un regalo…

EMILIO          :  Ma veramenti….(Matteo gli torce ancora di più il braccio, smorfia di dolore di Emilio) 

MATTEO       :  Bravo!  Emilio ti presta 20 mila euro per aprirti una bella macelleria, così potrai continuare la tua attività tranquillamente…Iu cca mamma, inveci, ni nn’imu a Parigi ‘nti mè frati Carmelu…penso che questo viaggetto ce lo meritiamo con la mamma, è veru, Maria. (lei annuisce amorevolmente)   A tia, Emiliuzzu…appena fai 18 anni, t’accattu ‘na bella machina di terza manu…ti piaci…?

EMILIO          :  Bellu sforzu, cchè sordi miei! (Matteo c.s., smorfia dolore di Emilio)

MATTEO       :  Ah, Nicola, m’avìa scurdatu!  Tu mi devi promettere, però, una cosa. Me la prometti?

NICOLA         :  Parrassi, papà!

MATTEO       :  (con gli occhi di fuoco)  Quannu iu vegnu ‘nti tia ppa carni, LA VOGLIO PAGARE. INTESI!!!!!  (risata generale, cala lentamente la tela)

FINE DELLA COMMEDIA

 

BIOGRAFIA DI RENATO FIDONE 

SETTEMBRE  2014

RENATO FIDONE è nato a Scicli (Rg) il 13.4.1950. Laureato in Scienze Sociali all’università D’Annunzio di Chieti/Pescara, ha lavorato presso il di D.S.M  di Modica (Rg)  coordinando  dal  1990  il Servizio Sociale Dipartimentale della AUSL 7, oggi ASP Ragusa. Dall’ 1.10.2011 è in pensione.

Da oltre 40 anni è impegnato con il Teatro Amatoriale e dal 1984 dirige la Compagnia Teatrale “Gli Amici di Matteo”, di cui ne è il Presidente/Legale Rappresentante.

Nel 1988 fonda, assieme agli altri componenti dell’epoca della compagnia, il Teatro Piccolo Stabile, una struttura teatrale di 99 posti, adiacente alla sede della compagnia, utile per le prove degli spettacoli e per eventuali rappresentazioni.

Come autore ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui:

Premio Speciale alla Carriera dal Comune di Scicli  per il 60° anno d’età   2010 Primo Premio al Concorso Internazionale  “Teatro di Locarno” 1998 Premio Regionale “Alessio Di Giovanni” sez. Teatro – Raffadali (Ag) 1999 Premio “Ulivo d’Oro” Catania 1995 Premio “Ulivo d’Argento” Ragalna 1991 Secondo classificato al “Premio Scena” Zafferana Etnea 1992 Premio Speciale del Comune di Agnone (prov. di Isernia) 1992 Targa di Riconoscimento Speciale dalla Compagnia “Le 4 C” di Agnone (Is) 1992 Secondo Premio al Concorso Internazionale “San Giuliano” Milano 1989 Terzo Premio al Concorso Regionale “Scrivere in Dialetto” Catania 1988 Terzo Premio al Concorso Regionale “Ulivo d’Argento” Ragalna 1998 Migliore Testo di Autore Meridionale – Soveria Mannelli (Cz) 1988 Migliore Novità Teatrale al Festival Nazionale di Termini Imerese 1987 Premio  Speciale come Miglior Autore alla  Rassegna Nazionale di Rosarno (RC) 1988 Premio  Speciale come Miglior Autore  alla Rassegna Nazionale di Rosarno (RC) 1989 Premio Sezione Cultura “Giornale di Scicli” 1985

Ha ricoperto per conto della F.I.T.A. ( Federz. Italiana Teatro Amatori ) la carica di Presidente Provinciale e Regionale. Al Congresso Nazionale FITA del 16.5.2000 è stato eletto Presidente del Collegio dei Sindaci.

Nel 2008 viene eletto Consigliere Regionale con la delega di Direttore Artistico e responsabile delle attività teatrali e dei rapporti con le compagnie affiliate. Nell’ultimo congresso FITA SICILIA del giugno 2012 a Pergusa,  è stato rieletto Consigliere Regionale  e riconfermato  Direttore Artistico regionale

Ha scritto diversi monologhi recitati dall’attore Enrico Guarneri, in arte “Litterio” e ha svolto in alcune occasioni  le funzioni di “esperto” nei progetti PON delle scuole pubbliche e di direttore artistico  in particolari avvenimenti artistici e teatrali. Viene chiamato di sovente, vista la sua ampia conoscenza ed esperienza nel panorama teatrale siciliano, dalle compagnie amatoriali, come consulente per gli allestimenti dei cartelloni teatrali.

Autore, tra l’altro, di poesie dialettali e in lingua, collabora con un gruppo di musica folk ,  scrivendo i testi di alcune canzoni,   racchiuse  in un cd  e recentemente pubblicato e regolarmente registrato alla siae.

I suoi lavori teatrali, rappresentati in Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata, Toscana, Lombardia, Belgio, Svizzera, Francia, Canada, e N.Y., da numerose compagnie della Sicilia e oltre, sono tutelati dalla SIAE, cui è iscritto dal 1984, divenendone Socio il 12.3.1997. Dal 22 maggio 2010 ha acquisito il diritto all’assegno mensile di professionalità, riconoscimento riservato agli autori ultra sessantenni più rappresentativi. Da oltre 25 anni è socio del sindacato ANART, associazione nazionale autori radiotelevisivi e teatrali.

       

              Elenco dei suoi lavori depositati alla SIAE :

1.AMURI DI FRATI  (1981) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

2.E’ TUTTA UNA CONGIURA (1982) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 11 personaggi

3.LA CASA POPOLARE (1982) commedia in 1 quadro e 3 tempi (scena unica nei 3 tempi) 9 personaggi

4.ALLE DONNE PIACE COLA (1980) commedia in 3 quadri e 2 tempi (3 scene in un unico spazio)11 personaggi

5.LA COSCIENZA NON BASTA (1980) commedia in 2 tempi  ( scena unica )9 personaggi

6.LA POESIA E’ UNA COSA SERIA (1986) commedia in 3 atti ( scena unica )12 personaggi

7.LA POSIZIONE SOCIALE (1984) commedia in un atto (scena unica) 6 personaggi

8.IL PROBOVIRO (1986) da G.Fava rid. e adatt.in 3 atti (3 scene in un unico spazio) ( 50% dei diritti)  12 personaggi e 3 comparse

9.SOLI SULLA NAVE DEL PIACERE AVVINTI DAL DESTINO (1987) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 13 personaggi

10.LO SPIRITO DI MIA MOGLIE (1988) commedia brillante in 2 tempi (scena unica)7 pers.

11.I  SOLITI  IDIOTI COLPISCONO ANCORA (1989) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

12.VI PRESENTO MIA SORELLA (1991)commedia in 3 atti (scena unica)versione in lingua italiana di Amuri di Frati – 10 personaggi

13. MEGLIO UN UOMO VERO CHE UN PRETE FINTO (1992) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 11 personaggi

14.FERMATA A RICHIESTA (1992) atto unico grottesco (scena unica) 3 personaggi

15.DONNA PIACENTE…QUASI VEDOVA, CERCA MARITO (1993) commedia brillante in 2 quadri e 3 atti (scena unica)11 personaggi

16.UN PRONTO SOCCORSO QUASI PRONTO (1993) farsa in un atto (scena unica) 8 pers.

17.IL FILO SPEZZATO (1994) dal romanzo di Nicola Caporale “L’amica d’infanzia” commedia drammatica (due scene in un unico spazio) 6 personaggi

18.NON TI PAGO  (1994) da E.De Filippo- riduzione dialettale e adattamento in 3 atti-  (30% dei diritti) 12 personaggi-scena unica

19.IL PARACADUTE, ovvero, come intrappolare un taccagno (1995) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

20.AVANTI …A CHI TOCCA , storia tragicomica di un avvocato (1997) atto unico brillante (scena unica) 5 personaggi

21.L’EREDI UNIVERSALI (1998) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

22.ASPETTA E…SPERA (2002) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

23.IL RITORNO DEI SOLITI IDIOTI  (2002) commedia brillante in 3 atti e 1 quadro  (scena unica) 12 personaggi

24.‘U PARANINFU SICILIANU  (2004) da  Lu Paraninfu di L.Capuana, riduzione e adattamento-11 personaggi-(due scene)

25.MA CHE BELLA FAMIGLIA!!  (2005)commedia tragicomica in 3 atti, 10 personaggi in unica scena

26.ALL’OMBRA DELLA TORRE (2010)  trasposizione teatrale e libero adattamento dal romanzo di M. Giardina “La Risacca” ( tre scene in un unico spazio con giochi di luci)

27.EMPORIO LOMAZZO, tutto a metà prezzo (2012)  commedia brillante in due tempi (scena unica) 12 personaggi

28.L’ULTIMO ESAME   (2012)  atto unico con finale a sorpresa  – (scena unica)    4 personaggi

29.ALBERGO SPLENDOR, storie di donne sole  (2013)  commedia in due tempi (scena unica) 12 personaggi

  RENATO FIDONE

  Via Lido, 47 –97018 SCICLI (Rg)  - Tel.: 0932 . 937912 casa – 0932. 830008 estate e festivi

  333.6016300 – email fidoner@tiscali.it    -  fb