E’ tutto un circo

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E' tutto un circo di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 913170A

TITOLO

E’ TUTTO UN CIRCO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

LADRA Priscilla

LADRO Arsenico

LE CENERI sindaco

DIRETTORE DEL CIRCO

PAGLIACCIO

PRISCILLO fratello ladra

DOMATORE DI ANIMALI INVISIBILI

MAGO Silvan_a

LANCIATRICE DI FORCHETTE

CARTOMANTE

TRAMA

La casa del sindaco è invasa letteralmente da strani personaggi: ladri che vogliono svaligiare la casa e personaggi circensi “originali”.

ATTO PRIMO

La scena si svolge nello studio del sindaco. Due porte in fondo, una a destra, una a sinistra e una laterale a destra. Finestra in fondo più a sinistra. In scena c’è anche un leggio.

SCENA I

Ladra

LADRA. Sta entrando dalla finestra. Indossa un vestito, ed una maschera di colore BIANCO. Ha con sé un sacco. È un ladro molto impacciato. Mentre entra dalla finestra, di spalle, fatica a scendere per paura dell’altezza. Quando sembra abbia preso coraggio, torna indietro. Dopo alcuni tentativi, finalmente entra. Inizia a camminare e inciampa. Sta per prendere UN OGGETTO quando SUONO DI TELEFONO. Entra velocemente nella porta in fondo a sinistra. La sinistra dalla parte del pubblico. I SACCHI SARANNO SEMPRE CON I LADRI

SCENA II

Sindaco e voce Direttore del Circo

SINDACO. (Entra nello studio da destra e alza il ricevitore) si pronto?

DIRETTORE CIRCO. Si, sono pronto. E lei?

SINDACO. Io … cosa?

DIRETTORE CIRCO. Lei … è pronta?

SINDACO. Si, sono pronta. Se ho risposto, vuol dire che sono pronta.

DIRETTORE CIRCO.  Se allora è pronta, inizi con un po’ di riscaldamento e poi si metta sulla linea pronta per la partenza.

SINDACO. (Inizia a saltare) mi sento veramente in forma e so che arriverò prima.

DIRETTORE CIRCO.  Sta eseguendo il riscaldamento?

SINDACO. Si certo.

DIRETTORE CIRCO. Allora è giunto il momento di mettersi sulla linea di partenza.

SINDACO. (Lascia il telefono e si posiziona come i velocisti che gareggiano, piegata con mani appoggiate a terra) sono pronta.

DIRETTORE. Tre, due, uno … (Viene interrotto).

SINDACO. (Si alza) cosa ci faccio qui per terra?! Bambini, mi dite che sto facendo? Non stavo rispondendo al telefono?

DIRETTORE CIRCO.  Allora lì, partiamo?

SINDACO. (Arrabbiata, riprende il telefono) qui non si va da nessuna parte! O mi dice il motivo per cui mi ha chiamata, oppure chiudo qui la telefonata.

DIRETTORE CIRCO. Il mio Circo è pronto per arrivare a Brusartopoli.

SINDACO. Come?

DIRETTORE CIRCO. Mi spiego meglio. Io sono il Grande Direttore del Circo “Morfeio” e vorrei portare il mio Circo nel suo paese.

SINDACO. Lei vuole mettere un circo qui a Brusartopoli?

DIRETTORE CIRCO. Proprio così. Un circo nella sua città.

SINDACO. Senta, questa cosa è assurda. A Brusartopoli nessun circo è mai venuto e nessun circo verrà mai finché io ne sarò il sindaco.

DIRETTORE CIRCO. Ma come … non può prendere questa decisione … così senza pensarci …

SINDACO. Ha ragione. (Pensa qualche secondo) ho pensato. Il circo non impianterà mai le sue tende a Brusartopoli

DIRETTORE CIRCO. Non faccia così! Il circo è un arricchimento per il paese, ne gioverebbero i bambini … i bambini … e i bambini.

SINDACO. Finché io sarò sindaco, lei e i suoi ... saltimbanco, non sosterete qui. Parola di sindaco Le Ceneri.

DIRETTORE CIRCO. Prego? Come si chiama?

SINDACO. Le Ceneri.

DIRETTORE CIRCO. (Ride) come ha detto che si chiama?

SINDACO. (Alterata) Le Ceneri. Le Ceneri come il giorno dopo carnevale! E non c’è nulla da ridere!

DIRETTORE CIRCO. (Ride) chi sta ridendo? Bambini, qualcuno sta ridendo? (Ride).

SINDACO. Che ridete! Io non ho colpa se i miei genitori hanno scelto il mio nome dal calendario, pensando che Le ceneri fosse un nome di santo.

DIRETTORE CIRCO. Genitori proprio originali. Senta, bando alle ciance, il mio circo si fermerà nella sua città e qui non ci piove.

SINDACO. Si, qui non ci piove perché sono al coperto (alza le mani) ma il circo non si fermerà.

DIRETTORE CIRCO. Il circo si fermerà, si fermerà. A più tardi. (Chiude la telefonata).

SINDACO. A più tardi un corn  … netto gelato. Qui a Brusartopoli un circo verrà solo passando sulle mie Ceneri! Volevo dire … sul mio cadavere! (Esce a destra).

SCENA III

Ladra

LADRA. Dopo qualche secondo di scena vuota, Priscilla spia dalla porta per controllare che non ci sia nessuno. Subito dopo esce piano, piano. Credevo non se ne andasse più. È dura al giorno d’oggi fare il mio lavoro e siamo rimasti in pochi. Per fortuna. Prende L’OGGETTO DI PRIMA CHE E’ ……………… e lo fa cadere facendo un rumore esagerato. Dalla paura, rientra nella sua porta a sinistra con il sacco. Dopo tre secondi, spia dalla porta e controlla che nessuno abbia sentito e così rientra di nuovo. Prende L’OGGETTO IN QUESTIONE e piano piano lo infila nel sacco. Vede poi un carillon e lo prende, ma inavvertitamente apre il coperchio e parte la musichetta. Per la paura, toglie L’OGGETTO DI PRIMA e lo sistema al suo posto, poi chiude il carillon e rientra nella porta a sinistra con il sacco vuoto. Dopo tre secondi, spia di nuovo della porta e vedendo che niente si muove, rientra in scena ma con paura. Va a prendere il carillon e lo prende con delicatezza. Sente poi un rumore provenire dalla finestra e lascia tutto. Fugge di nuovo col sacco nella porta a sinistra.

SCENA IV

Ladro

LADRO. Entra dalla finestra vestito e con la maschera color ROSSO. Ha con sé un sacco. Entra con un po’ di fatica perché non sa se entrare coi piedi o con la testa. Lo farà in modo divertente e strampalato. La finestra rimarrà un po’ aperta per tutti e due gli atti. Si guarda in giro e la sua attenzione viene attirata da una RADIO. La prende ma inavvertitamente tocca qualcosa e questa fa partire una MUSICA. Cercherà velocemente in tutti i modi di farla zittire e quando sarà riuscito scapperà nella porta a destra del fondo.

SCENA V

Ladro e ladra

LADRO. LADRA.  Aprono la porta, la spalancano e rientrano subito quando sentono le voci.

SCENA VI

Sindaco,  Direttore del Circo, Ladro e Ladra

SINDACO. (Fuori scena) senta, lei non può entrare in casa mia senza presentarsi.

DIRETTORE CIRCO. Ma se ho detto tutto per filo e per segno al suo pinguino!

SINDACO. (Entrano) pinguino? Di quale pinguino sta parlando?

DIRETTORE CIRCO. Ma si, quel signore che mi ha aperto!

SINDACO. Quello non è un pinguino, è Lino, il mio maggiordomo.

DIRETTORE CIRCO. Il suo maggio … lino?

SINDACO. No, Lino il maggiordomo.

DIRETTORE CIRCO. Maggiordomo perché è nato in maggio?

SINDACO. No, Lino è nato a marzo.

DIRETTORE CIRCO. Allora si deve chiamare “marzordomo”.

SINDACO. Senta, non mi faccia perdere tempo, si presenti o la faccio accompagnare subito alla porta.

DIRETTORE CIRCO. Io sono il Grande Direttore del Circo “Morfeio”. (Appoggia il cappello sulla scrivania ma questo cade).

SINDACO. Oddio, il matto al telefono di prima.

DIRETTORE CIRCO. E parlo con Le sue Ceneri immagino.

SINDACO. Io sono qui in carne ed ossa e mi chiamo Le Ceneri e basta!

DIRETTORE CIRCO. Senta Le Ceneri e basta, lo vogliamo impiantare questo circo allora?

SINDACO. Come le ho già detto al telefono, no.

DIRETTORE CIRCO. (Cerca il suo cappello) il mio cappello! Dov’è finito il mio cappello?! (Cerca a destra e a sinistra ma non lo trova) bambini, avete visto dov’è il mio cappello? (Dovrebbero indicare il cappello e il direttore se lo mette in testa). Grazie.

SINDACO. Senta, se ne vada per favore che … sto aspettando gente.

DIRETTORE CIRCO. Io non ho casa se non il circo che lei non vuole qui a Brusartopoli. E perciò l’unica casa che conosco ora è la sua. E così ho invitato qui i miei amici circensi. (Appoggia il cappello su un mobile in fondo vicino alla porta di sinistra).

SINDACO. Ci mancherebbe altro. Se ne vada immediatamente.

DIRETTORE CIRCO. Bene, vado a impiantare le tende del circo “Morfeio”.

SINDACO. Lei da qui non si muove.

DIRETTORE CIRCO. Come? Prima mi manda via e ora non devo muovermi?

SINDACO. Volevo dire che può muoversi per andare via ma non per portare il circo a Brusartopoli.

DIRETTORE CIRCO. Il mio cappello! (Lo cerca) è mai possibile che il mio cappello sparisca sempre? Che ci siano dei ladri?!

LE PORTE IN FONDO SI APRONO, E DUE LADRI SI FANNO VEDERE DAL PUBBLICO E INDICANO IL “NO” E POI RICHIUDONO LE PORTE

SINDACO. Ladri in casa mia? Me ne sarei accorta.

DIRETTORE CIRCO. (Al pubblico) bambini avete visto dov’è finito il mio cappello? (Dovrebbero indicare il cappello. Il direttore si dirige in quella direzione).

SINDACO. (Guardando il pubblico e non il direttore) senta, ora se ne vada per favore.

DIRETTORE CIRCO. (Guarda e parla al sindaco mentre con la mano sta cercando di prendere il cappello ma non ci riuscirà) come le ho detto ora dovrebbe arrivare il mio amico Paglia.

LADRA. (Apre la porta appena-appena, prende il cappello e lo porge al Direttore).

DIRETTORE CIRCO. (Lo prende e lo indossa) grazie.

SINDACO. Qui non verrà nessun suo amico né di paglia, né di carta e né di … pane!

DIRETTORE CIRCO. Il mio amico Paglia non è di paglia, nemmeno di carta e nemmeno di pane. Lui è …

PAGLIACCIO. (Entra in scena da destra con una valigetta).

DIRETTORE CIRCO. … un pagliaccio. Ciao Paglia!

PAGLIACCIO. Saluta i bambini con le mani. Si avvicina al Direttore e vorrebbe stringergli le mani ma non riesce mai perché quando Paglia gli porge la mano destra, il Direttore gli porge la mano sinistra e così per qualche volta. Poi si avvicina al sindaco e gli stringe la mano destra e al sindaco rimane in mano il guanto. Lo stesso con la mano sinistra. Va prendere la sua valigetta quando finge di incontrare qualcosa per terra che lo fa cadere. Ritorna indietro,  rifà lo stesso percorso e inciampa di nuovo. Allora prova un altro percorso ma quando arriva sempre nello stesso punto, inciampa di nuovo. Cambia percorso, ma inciampa sempre. A questo punto pensa, pensa, capisce che gli rimane una sola cosa da fare: spostare quel masso, o quel che sia, che ostruisce il suo passaggio. Si abbassa e con tanta fatica alza quell’enorme peso. Barcolla un po’ a destra e un po’ a sinistra e poi lo passa al Direttore che a sua volta, barcollando lo passa al sindaco. Il sindaco facendo fatica, si avvicina a Paglia e facendolo apposta gli lascia cadere quella cosa enorme sul piede. Paglia dal dolore fa smorfie una dopo l’altra. Prende poi dalla valigetta una bottiglietta d’acqua e inizia a bere. Toglie dalla valigia una bottiglietta di acqua la beve e poi, ogni qualvolta si tocca l’orecchio, la sputa un poco. Così per alcune volte. Poi beve ancora e guarda sindaco e direttore. Fa capire al pubblico che la vuole sputare a loro due. Gli si avvicina, loro capiscono ciò che vuole fare e iniziano a scappare.

SINDACO. Aiuto!Fermati!

DIRETTORE. Paglia, io sono il tuo Direttore!

SINDACO E DIRETTORE ESCONO DI SCENA A DESTRA

PAGLIACCIO. Ride di ciò che ha fatto. Inizia a cantare e parte una voce maschile. Dopo qualche secondo, si intromette una voce maschile o un’altra voce femminile e questo infastidisce il pagliaccio. Continuando a cantare, estrae dalla sua valigetta un martello di plastica e lo lancia dietro le quinte a destra. Si sentirà la voce emettere un grido di dolore e terminare di cantare. Dalla valigetta toglie il naso rosso, se lo mette e la sua voce cambia e canta con una voce femminile. Lo toglie e la sua voce ritorna come prima, voce maschile. E così per altre due volte. Mentre canta, toglie dalla valigetta alcuni spartiti che posizionerà sul leggio, ne strappa uno e canta un’altra canzone e così via per quattro canzoni. Poi, prenderà tutte le sue cose, le metterà nella valigetta e uscirà di scena salutando i bambini.

SCENA VII

Ladro e ladra e sindaco

LADRO. LADRA. Apre poco la porta e spia all’interno. Poi apre un po’ di più.

LADRO. LADRA.  Ha ormai aperto quasi tutta la porta, sente lo scricchiolio della porta dell’altro, si spaventa e rientra subito.

LADRO. Apre poco la porta e spia all’interno. Poi apre un po’ di più. Esce e comincia a rubare gli oggetti che si trovano alla sua destra, dando le spalle al centro della stanza. Li mette nel sacco.

LADRA. Nello stesso tempo anche Priscilla esce dalla sua porta e si comporta come Arsenico, lei però ruba gli oggetti che si trovano alla sua sinistra dando le spalle al centro della stanza e perciò ad Arsenico. Li mette nel sacco. Quando sentono la voce del sindaco fuori della porta a destra, i due rientreranno nelle rispettive porte.

NESSUNO DEI DUE SI E’ACCORTO DELL’ALTRO.

SINDACO. (Voce fuori scena) le ho detto di andarsene! Il suo circo non mi interessa! 

LADRA-LADRO. Dopo qualche secondo di silenzio, i due, in contemporanea, aprono poco la porta e spiano. Poi l’aprono un po’ di più. Escono e si posizionano di spalle,  al centro della scena. Tutti e due fanno un passo indietro e si toccano con la parte posteriore del corpo. I due si bloccano all’istante e spaventati inizieranno a toccare l’altro con le mani, da dietro. Poi pensando di essere stati colti in flagrante dal proprietario, alzano tutti e due le mani in alto. Dopo qualche secondo, capiscono che non succede nulla e allora piano, piano si girano e quando si vedono, scappano rientrando ognuno nella loro solita porta. Si spiano di nuovo dalla porta, poi la richiudono di nuovo. Escono di qualche passo dalla porta e quando si vedono, rientrano di nuovo. Poi, usciranno, col sacco, sempre timorosi e questa volta si fermeranno in mezzo la scena.

LADRO. Ma… ma… tu chi sei?

LADRA. Io? Tu… tu… chi sei!

LADRO.  E no! L’ho chiesto prima io!

LADRA. Ma io sono una donna e perciò sono io che ho la precedenza.

LADRO.  E chi mi dice che tu sei una donna?

LADRA. Io!

LADRO.  Bene. Anch’io sono una donna allora.

LADRA. E come so io che è vero?

LADRO.  Devi fidarti di me.

LADRA. La tua voce è da uomo e non puoi essere donna.

LADRO.  (Fa la voce da donna) non è vero, io ho una voce femminile. A volte, diventa un po’ rauca a causa dello scompiglio dell’ugola.

LADRA. Lo scompiglio di che?

LADRO.  (Voce normale da uomo) dell’ugola. (Accorgendosi e facendo la voce da donna) dell’ugola.Vedi, è successo ancora.

LADRA. Se tu sei una donna io sono … (sta pensando).

LADRO.  Un uomo. Nella commedia i ladri sono due: un uomo e una donna e se la donna sono io, tu non puoi che essere l’uomo.

LADRA. Ma smettila, si vede anche dalla fisionomia che io sono una donna.

LADRO.  (Con voce femminile) questo lo dici tu. (Si mette a camminare ondeggiando) che dici della mia fisionomia, ora?

LADRA. (Si mette anche lei a camminare ondeggiando) e che dici adesso della mia di “fisionomia”?

LADRO.  (La guarda ammirato. Fischia e poi con voce normale) che fisionomia!

LADRA. Senti uomo e maschio che di più non si può, mi dici chi sei e che fai qui?

LADRO. (Non sa che dire) ecco io … io … 

LADRA. (Ironica) non mi dirai che sei Babbo Natale?! (Alludendo al sacco).

LADRO. (Serio) esattamente. Io sono Babbo Natale in persona. Come vedi, ho con me il sacco che contiene doni.

LADRA. Ma se siamo a novembre! Ti ricordo che Babbo Natale arriva la notte del 25 dicembre. Non è vero bambini?

LADRO. Lo so anch’io che dovrei arrivare a Natale, il fatto è che sono un po’ in anticipo perché … perché … ho tante consegne da fare e così … mi sono portato avanti. (SE DOPO NATALE = il fatto è che ho avuto tante consegne e sono leggermente in ritardo).

LADRA. Ma smettila di raccontare stupidaggini! Io e i bambini qui presenti non ti crediamo. Noi lo conosciamo il vero Babbo Natale. Vero bambini?

LADRO. E tu allora? Chi sei e che ci fai qui?

LADRA. Io?

LADRO. Si, tu.

LADRA. Ecco io … io … sono … (si guarda) sono … il pupazzo di neve! (Si mette immobile).

LADRO. Pu … pu … pupazzo di neve? Ma se non c’è neve?!

LADRA. Lo dici tu che non c’è neve. Io sono fatto di neve. Scusa, altrimenti come potrei chiamarmi pupazzo di neve se non fossi di neve.

LADRO. (La guarda meglio e le gira intorno) e … la sciarpa?

LADRA. La sciarpa si mette solo all’aperto. Scusa, vuoi che metta la sciarpa qui dentro così mi sciolgo più in fretta?

LADRO. (Le fissa il naso).

LADRA. Cosa stai guardando?

LADRO. Sto guardando il tuo naso. Di solito ai pupazzi di neve si mette una carota bella lunga. Ma devo dire che con te non serve, sei già attrezzata. (Mima il suo naso).

LADRA. Spiritoso!

LADRO. Smettila di raccontare storie, io e i bambini qui presenti in sala, sappiamo molto bene come è fatto un “vero” pupazzo di neve. Vero bambini?

LADRA. Senti sbruffone, mi vuoi dire chi sei?

LADRO. (Ironico) dimmelo tu chi sei, prima che ti sciolga.

LADRA. Io non ci penso nemmeno

LADRO.  E io non te lo dico se non lo dici tu per prima.

SUONO DI TELEFONO

LADRO – LADRA. Si spaventano e vogliono scappare ma si incrociano e così perdono tempo e non fanno in tempo a nascondersi nelle porte dietro loro. I sacchi vengono spinti in un angolo.

ENTRA IL SINDACO

LADRO – LADRA. Vedono le pareti che sono colorate come i loro vestiti e così si posizioneranno lì nella speranza che il sindaco non li noti. Mimeranno con il corpo e con la mimica facciale ciò che succede.

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SCENA VIII

Sindaco e Priscillo solo voce, ladra e ladro.

SINDACO. (Entra) spero non sia ancora quel pazzo di Direttore di Circo! (Risponde al telefono) si, pronto? Cioè, non sono pronta … volevo dire che … rispondo al telefono e basta.

PRISCILLO. Buongiorno, mi chiamo Priscillo e volevo chiederle se … (viene interrotto).

SINDACO. Scusi, come si chiama?

PRISCILLO. … Priscillo.

SINDACO. (Ridendo) Priscillo? Avete sentito bambini? Si chiama Priscillo.

PRISCILLO. Posso parlare con mia sorella?

SINDACO. Sua sorella?

PRISCILLO. Si, mia sorella.

SINDACO. Deve aver sbagliato numero perché qui ci sono solo io. (Si avvicina dove si trova Priscilla e vuol prendere una sigaretta ma non guarda e allunga solo la mano).

LADRA. (Per paura che la veda, prende la sigaretta del pacchetto e gliela porge).

SINDACO. (Prende la sigaretta e va dalla parte opposta dove si trova Arsenico perché sa che vi troverà l’accendino).

PRISCILLO. Casa sua è quella del sindaco?

LADRO. (Per la paura che lo veda, prende l’accendino glielo porge).

SINDACO. Si, io sono il sindaco.  

PRISCILLO. Allora mia sorella si trova da lei. È vestita di BIANCO.

SINDACO. (Al pubblico) questo è matto da legare! Senta, ho già la casa infestata da pazzi, ci mancherebbe di avere altre persone. (Appoggia sigaretta e accendino sul tavolo).

PRISCILLO. Mia madre mi ha detto che mia sorella avrebbe dovuto farle “una visitina” e a quest’ora dovrebbe già essere lì.

SINDACO. No so che dirle, avrà cambiato idea oppure indirizzo. Scusi, ma ora devo andare… (viene interrotta).

PRISCILLO. Mia madre ha insegnato tutto a mia sorella e io devo verificare che stia volgendo bene il suo lavoro, nonostante sia per lei la prima volta.

SINDACO. (Adirata) bene il suo lavoro?! Che lavoro? Non per essere scortese, ma io non conosco lei, non conosco sua sorella, sua madre, sua nonna e sua … zia suora! Ha capito!!?? Buongiorno! (Chiude il telefono nervosa) oggi è una giornata da cancellare! (Esce a destra).

LADRO. Quello … quello era tuo fratello? Tuo fratello ti sta cercando?

LADRA. Ecco io … il fatto è che … (Sentono la voce del sindaco fuori della porta a destra).

SINDACO. (Fuori scena solo voce) e lei chi è? Chi l’ha fatta entrare? Ora Lino mi sente. Si fermi, non può entrare lì!

LADRO – LADRA. Si spaventano e scappano nelle porte sul fondo, ma questa volta si sbaglieranno: Priscilla entrerà in quella a destra  e Arsenico in quella a sinistra. Poi ne usciranno subito e rientreranno a gran velocità nella loro solita: Priscilla a sinistra e Arsenico a destra.

SCENA IX

Sindaco e domatore

SINDACO. (Fuori scena solo voce) le ho detto di fermarsi! Chi l’ha fatta entrare? Si fermi, non può entrare lì!

DOMATORE. (Entra da sinistra con un guinzaglio con collare grande e con una frusta).

SINDACO. (Entra dopo di lei) posso sapere chi è lei? Che vuole da me?

DOMATORE. (Deciso) io sono il domatore di animali … (viene interrotto).

SINDACO. Animali? E dove sarebbero questi animali! Senta, non mi prenda in giro e mi dica chi è.

DOMATORE. Le ripeto che io sono il domatore di animali … (viene interrotto).

SINDACO. Senta, io so per certa che lei è stato mandato da quel Direttore di circo, ma non mi dica che sia un domatore di animali perché io di animali non ne vedo. Li vedete voi, bambini?

DOMATORE. Io sono domatore di animali … (viene interrotto).

SINDACO. Ancora con questa storia, ora  … (viene interrotta).

DOMATORE. (Alzando la voce) sono il domatore di animali invisibili! (Frustata).

SINDACO. (Guarda prima il pubblico, poi il domatore e poi il finale del guinzaglio) animali invisibili? (Frustata).

DOMATORE. Si, io sono il domatore di animali invisibili del circo Morfeio.

SINDACO. Bambini, avete sentito, animali invisibili. A voi piacciono? A me si. (Si avvicina al guinzaglio finale e lo accarezza) che cos’è? Un cagnolino? Ciao bel cagnolino, come ti chiami?

DOMATORE. È un leone.

SINDACO. (Si allontana di corsa) un … leone! Lo tenga lontano da me allora. Voi avete paura dei leoni bambini? Io si.

DOMATORE. (Frustata) Leon, su le zampe! Vede come è bravo.

SINDACO. (Guarda ma non vede nulla. Ironico) vedo, vedo, eccome se vedo!

DOMATORE. E ora Leon, muovi la coda! (Frustata) guardi come muove bene la coda.

SINDACO. (Ai bambini, andando vicino al palco) ma voi, vedete la sua coda muoversi? (In base a cosa rispondono, dice ANCH’IO oppure IO NO).

DOMATORE. (Avvicinandosi) e bravo il mio Leon. Vede come si lascia accarezzare? È così docile.   

SINDACO. Sarà, ma non se lo lasci scappare per favore.      

DOMATORE. (Tocca il guinzaglio e il leone gli scappa) dove vai, vieni qui! (Lo insegue).

SINDACO. Come? È scappato il leone?! (Corre per il palco) aiuto! Aiuto! E’ scappato il leone!

DOMATORE. (Esce di scena correndo e deve dare l’impressione che il leone esca davanti a lui).  

SINDACO. (Si ferma ansante) che spavento mi sono presa! Mai avrei pensato di avere per casa un leone! Fortuna che se ne sono andati tutte e due. (Mentre esce a sinistra) vado a chiudere la porta d’entrata prima che ... (torna indietro seguita dal domatore).

DOMATORE. (Entra con un cerchio e con il guinzaglio alla fine del quale ci sarà una boccia trasparente).

SINDACO. E lei che fa di nuovo qui! Pensavo se ne fosse andato. (Vede la boccia) bambini, mi sapete dire che tipo di animale invisibile porta ora a guinzaglio?

DOMATORE. Due pesci. Uno rosso e uno nero.

SINDACO. Ed era quello che noi stavamo dicendo. Vero bambini? (Assieme ai bambini) due pesci, uno rosso e uno nero.

DOMATORE. Quello rosso è una femmina e si chiama …

SINDACO. Rossina?

DOMATORE. No.

SINDACO. (Pensa) Bianchina?

DOMATORE. No.

SINDACO. Azzurra?

DOMATORE. Nemmeno. Si chiama Violetta.

SINDACO. Violetta, bellissimo nome. E l’altro pesce come si chiama?

DOMATORE. L’altro pesce si chiama Zorro.

SINDACO. Violetta e Zorro, che coppia.

DOMATORE. Ed ora Violetta e Zorro faranno il salto triplo mortale.

SINDACO. E dove lo faranno?

DOMATORE. Dove lo faranno … dove vuole che lo facciano?

SINDACO. Lo facciano dove vogliano ma non in casa mia.

DOMATORE. (Prepara il cerchio davanti alla boccia) silenzio, si stanno preparando. Oooooooooo (chiede anche ai bambini di sostenere l’oooooo e quando i pesci saltano, il domatore alzerà il tono dell’ooooooo) e il salto triplo è riuscito!

SINDACO. Ne è sicuro? A me sembravo un salto doppio e non un salto triplo.

DOMATORE. Salto triplo le dico.

SINDACO. Io insisto invece che si sia trattato di un salto doppio e non triplo.

DOMATORE. È triplo le dico. Vede tutta questa acqua per terra? Esce dalla boccia solo col salto triplo.

SINDACO. (Furente) cosa? È uscita dell’acqua? Hanno bagnato casa mia? Ora io la prendo a pesci in faccia. Anzi, la faccio diventare muto come un pesce. Se ne vada o altrimenti le faccio due occhi da pesce lesso!

DOMATORE. Va bene, va bene, tolgo il disturbo. (Mentre esce a destra).

SINDACO. E non si faccia più vedere! (Mentre esce a destra) se prendo quel suo Direttore del circo  io … io … Ma avete visto bambini che manicomio è diventata la casa del sindaco? E non è ancora finita. A tra poco.

SIPARIO

ATTO SECONDO

La scena si svolge nello studio del sindaco. Due porte in fondo, una a destra, una a sinistra e una laterale a destra. Finestra in fondo più a sinistra. In scena c’è anche un leggio.

SCENA I

Mago Silvan_a

MAGO. (Entra con le spalle al pubblico. Ha con sé una scatola) c’è qualcuno? non c’è nessuno? (Si gira e vede il pubblico) mamma mia quanta gente vedo! Ciao bambini, lo sapete chi sono io? Sono il mago Silvan_a. So far apparire tutto, sapete? Tutto, proprio tutto. Volete … un cerchio? (Si gira e prende dalla scatola un cerchio e lo mostra al pubblico) eccovi un cerchio. So far anche apparire cose più difficili, sapete? Come per esempio … la luna. (Si gira e prende dalla scatola una luna e la mostra al pubblico) ecco qui, con la mia magia, la luna! (Estrae dalla scatola quattro carte piccole) ed ora scegliete una carta. Forse sono un pò piccole e non le vedete. (Estrae dalla scatola quattro carte di dimensioni normali) scegliete una carta. Queste sono un pò più grandi di quelle di prima, ma sempre piccole per voi. (Estrae dalla scatola altre cinque carte già più grandi. Le guarda) va beh, ho capito non vanno bene nemmeno queste. (Estrae allora dalla scatola quattro carte da gioco, grandi-grandi e le tiene in mano mostrandole al pubblico. Davanti ci sono i segni e dietro ogni carta ha un colore diverso) vedete queste carte? Indicatene una e io ve la indovino. (Alza una carta a caso) va bene questa? (Le mescola, mostrando al pubblico i colori del retro delle carte e poi mostrerà la carta scelta al pubblico) è questa vero? Sono o non sono un mago? (Prende un foulard grande e mette sotto una mano) bambini, ditemi ora un numero da uno a cinque. (Muove le dita sotto il foulard e dice le parole magiche) abracadabra! Sim sala bim! (Toglie il foulard e con le dita compone il numero scelto) ecco qui il NUMERO. E dopo questo numero di elevata difficoltà, ora vi presenterò un numero eccezionale che in pochi sono riusciti a fare. (Prende dalla borsa una corda) ora io camminerò su questa corda e lo farò senza rete di protezione. Mi raccomando gradirei del silenzio perché è un numero molto pericoloso. (Sdraia la corda per terra per lungo e poi piano piano ci cammina sopra. Al termine della corda, per scendere farà un salto) e voilà!

SCENA II

Maga Silvan_a e sindaco

SINDACO. (Entra da destra) come ha fatto ad entrare in casa mia?

MAGO. Buongiorno. Io sono il mago Silvan_a.

SINDACO. Io invece sono il sindaco di questo paese e dato che questa è casa mia, prenda la sua valigia e levi le tende. (Indica con le mani di andarsene).

MAGO. Le tende?   

SINDACO. Si, le tende. (Indica sempre con le mani di andarsene).

MAGO. Oltre alla mia valigetta devo levare anche le tende?

SINDACO. Si, esatto. E dica al suo Direttore che può mandarmi anche la … lanciatrice di coltelli che non cederò mai.

MAGO. Va bene. Allora, levo le tende.

SINDACO. E cosa sta aspettando?!

MAGO. Vado, vado. (Si avvicina alle tende della finestra e si accinge a toglierle).

SINDACO. Cosa sta facendo?

MAGO. Sto levando le tende. Me lo ha detto lei.

SINDACO. (Arrabbiata) per favore, lasci le tende al suo posto.

MAGO. Vado senza … tende?!

SINDACO. Vada senza tende!

MAGO. Scusi, avevo capito che dovevo levare le tende.Un attimo … (Estrae dalla tasca tanti fazzoletti colorati e alla fine appare un paio di mutande con i cuoricini) ciao bambini, fra poco per voi un’altra sorpresa divertente.

SINDACO. Che cosa ha detto ai  miei amici bambini?

MAGO. Niente! (Strizza l’occhio ai bambini e poi esce a destra).

SINDACO. A voi piacciono questi personaggi da circo? Io li trovo così … strani. (Esce a destra).

SCENA III

Ladro e ladra

LADRO. LADRA.  Sbirciano dalla propria porta ed escono piano, piano. Ognuno di loro pensa che l’altro se ne sia andato. Invece, si vedono di nuovo.

LADRO.  Ancora qui? Pensavo che te ne fossi andato!

LADRA. Andata! Ti ho già detto che io sono una donna!

LADRO.  Fa lo stesso, tanto sei ancora qui!

LADRA. Quindi anche tu … sei un ladro?

LADRO.  Come? Come osi accusarmi?

LADRA. Perché forse non lo sei? orse non le sei? na così infamia?   piano.

LADRO.  (Ironico imitando la telefonata) tu invece sei una ladra che ha bisogno di essere controllata dal fratellino e dalla mammina.

LADRA. Perché tu … tu sei un ladro professionista?

LADRO. Si certo! Cioè volevo dire … ecco … insomma … anch’io come te … è la prima volta.

LADRA. Lo avevo immaginato, comunque qui qualcuno se ne deve andare.

LADRO.   È quello che penso anch’io.

LADRA. E no, tesoro (al pubblico) tesoro… ma l’avete visto? Io sono arrivata prima di te e questa casa è mia.

LADRO.  E no, carina (al pubblico) carina… lasciamo perdere. Quando tu sei arrivata io ero già nascosto dietro la porta.

LADRA. Io non ti ho visto e perciò non ti credo!

LADRO.  Non è un problema mio allora  …

DIRETTORE CIRCO. (Fuori scena solo voce) buongiorno sindaco, che mi dice allora dei miei circensi?

SINDACO. (Fuori scena solo voce) devo dire che sono tutti alquanto originali.

LADRO. LADRA.  (Entreranno di corsa tutti e due nella porta in fondo di sinistra. Poi Arsenico uscirà ed entrerà nella porta di destra).

SCENA IV

Direttore circo e Sindaco

DIRETTORE CIRCO. Sono contenta che le siano piaciuti.

SINDACO. Non è proprio così che la penso.

DIRETTORE CIRCO. Come sono felice che lei abbia cambiato idea.

SINDACO. Io non ho cambiato niente.

DIRETTORE CIRCO. Sapevo che dopo averli visti al lavoro ne sarebbe rimasto affascinato.

SINDACO. Ma lei, capisce quando parlo?

DIRETTORE CIRCO. Benissimo. Infatti ho invitato un’altra mia circense qui a casa sua.

SINDACO. Ancora qui a casa mia?

DIRETTORE CIRCO. Eh si, qui conosco solo casa sua. Certo che se avessi il mio circo, allora si esibirebbero tutti là.

SINDACO. Se lo scordi!

SCENA V

Direttore circo, Sindaco e Lanciatrice di forchette

LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Entra con la schiena volta al centro del palco. Ha con sé una valigetta che contiene forchette, cucchiai, cucchiaini. Una tovaglia apparecchiata con incollati  4 piatti, 4 bicchieri, 4 tovaglioli e le 8 posate, il tutto in plastica). Salve, io sono la lanciatrice di … (viene interrotta).

SINDACO. (Si allontana in preda alla paura) cosa? Una … una … una lanciatrice di coltelli? Una vera lanciatrice di coltelli? Ma io scherzavo prima!

LANCIATRICE DI COLTELLI. Ecco, non proprio quella lanciatrice lì …

DIRETTORE CIRCO. Stia tranquillo signor sindaco, il nostro è un circo all’avanguardia e da noi lanciare coltelli è ormai superato.

SINDACO. Si, capisco,  ma se non lancia coltelli … cosa lancia?

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Ebbene io lancio …

SINDACO. (Nascondendosi sotto il tavolo)! No! Non mi dica che lancia spade! O pugnali! Aiuto bambini, salvatemi voi!

DIRETTORE CIRCO. Non spade e nemmeno pugnali.

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Io lancio … (estrae dalla valigetta, alcune forchette di plastica) forchette.

SINDACO. (Alzandosi) come? Forchette?

DIRETTORE CIRCO. Si lei è la lanciatrice di forchette … in platica. Mostra al nostro sindaco come fai. Rimanga immobile.

LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Si mette in posizione).

SINDACO. No, no. Non ci penso nemmeno, anche se sono forchette.

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Non deve aver paura. (Lancia le forchette in modo divertente in direzione del direttore del circo). E voilà! Ha visto che bel numero?

SINDACO. (Ironico) un numero eccezionale. (Al pubblico) però non è per nulla pericoloso vero bambini?

LANCIATRICE DI FORCHETTE. E poi, mi sto specializzando nel lancio (va a prenderli dalla valigetta) di cucchiai e di cucchiaini.

SINDACO. (Ironico) non ci credo!

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Si, si, deve crederci. Questo è un po’ pericoloso e perciò bambini non fatelo mai: lancerò cucchiai e cucchiaini … bendato.

SINDACO. Sempre di plastica?

DIRETTORE CIRCO. Ovviamente. (Si avvicina, la benda e si allontana ).

LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Inizia a lanciare alternati, prima cucchiaino e poi cucchiaio. Essendo bendato, si muove e lancerà le posate però in direzione del sindaco).

SINDACO. (Spostandosi più volte e abbassandosi quando serve). Stia attenta! Guardi dove lancia.

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Come faccio se sono bendata?

DIRETTORE CIRCO. Cosa dice allora sindaco?

SINDACO. Le dico che si è fatto tardi e vi prego di andarvene.

LANCIATRICE DI FORCHETTE. E no, non ce ne andiamo senza averle fatto vedere il finale.

SINDACO. Spero solo bambini che ora non si metta a lanciare bicchieri, piatti e tovaglioli… (guarda in direzione della lanciatrice).

LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Toglie dalla valigetta la tovaglia già imbandita e la mostra al pubblico) niente lancio, eccoli qui tutti insieme!

DIRETTORE CIRCO. Ed ora possiamo anche andarcene. Spero bambini vi siate divertiti. (Esce di scena a destra).

LANCIATRICE DI FORCHETTE. Ciao bambini. (Esce di scena a destra).

SINDACO. (Al pubblico) li accompagno al cancello, casomai si perdessero nel cortile.

SCENA VI

Ladro e ladra

LADRO. LADRA.  Sbirciano dalla propria porta ed escono piano, piano. Ognuno di loro due pensa di nuovo che l’altro se ne sia andato.

LADRO.  Non ho mai visto una casa più caotica di questa.

LADRA. Nemmeno casa mia a Natale è così affollata.

LADRO. Ci sei ancora … a quanto pare la mia preghiera non è stata ascoltata.

LADRA. Ciò vuol dire che non hai pregato abbastanza.

LADRO.  Te ne vuoi andare e lasciare il campo a me?

LADRA. Non ci penso nemmeno. Io di qui non mi muovo.

LADRO.  Va bene, dividiamo tutto a metà allora e facciamola finita. Il comando però è affidato a me.

LADRA. (Ironica e sull’attenti) agli ordini Grande Capo …

LADRO.  Mi chiamo Arsenico.

LADRA. (Ride).

LADRO.  (Gli fa una boccaccia) e tu come ti chiami?

LADRA. Priscilla.

LADRO.   (Al pubblico) e lei ha il coraggio di ridere del mio nome! Senti “Priscilla” ora tu seguirai passo per passo ciò che ti dirò di fare.

LADRA. (Ironica) signor si, Grande Capo! (Segue Arsenico che cammina. Lui inciamperà e lei farà lo stesso).

LADRO.  (Apre un cassetto) guarda quel portafoglio.

LADRA. (Lo guarda intensamente).

LADRO.  (Si sposta un passo avanti e si accorge che Priscilla non prende il portafoglio) allora?

LADRA. Allora cosa? Devo guardarlo ancora per molto invece? 

LADRO.  Che stai facendo?!

LADRA. Tu, mi hai detto: “Guarda quel portafoglio”. Ed io lo sto guardando.

LADRO.  (Adirato) si, ma guardare “dentro” al portafoglio! Controllare se ci sono dei soldi! Noi siamo dei ladri ti ricordi vero?

LADRA. (Guarda nel portafoglio e non c’è nulla).

LADRO.  Ora controlla se c’è altro nel cassetto.

LADRA. (Guarda e trova un orologio) ho trovato un orologio!

LADRO.  Controllalo bene.

LADRA. (Controlla se l’orario e la data dell’orologio coincidano col suo. Al pubblico) questo orologio porta la data sbagliata. (Pensando, sempre al pubblico) per forza, il mese scorso era solo di trenta giorni! (Sistema l’orologio e lo rimette nel cassetto e poi lo chiude).

LADRO.  (Di spalle) hai controllato l’orologio?

LADRA. Perfettamente!

LADRO.  Era d’oro?

LADRA. Ah, non lo so.

LADRO.  Come non lo sai? Non ti avevo detto di controllarlo?

LADRA. Infatti, l’ho controllato e dopo aver visto che la data era sbagliata, l’ho sistemata.

LADRO.  (Al pubblico) ditemi voi, che devo fare io con una così! È mai possibile che tu…

CARTOMANTE. (Voce fuori scena a destra) bambini, sto arrivando.

LADRO. LADRA.  (I due rientrano subito nella porta sul fondo a destra. Poi Priscilla uscirà e andrà nella sua porta a sinistra).

SCENA VII

Cartomante

CARTOMANTE. (Entra in scena da destra con una borsa che contiene carte, calendario, giornali programmi tv e altri giornali) ciao bambini. Sapete chi sono io? Si, sono la cartomante perché leggo le carte, ma sono anche una giornamante perché leggo i “giornali”. Riesco anche a leggere i calendari e anche i programmi tv sapete? Non mi credete? Non mi credete? Vi darò una prova allora. Leggo i giornali (prende un giornale e inizia a leggere). Avete visto come sono brava! (Fa un gesto divertente ogni qual volta: gira il collo due volte a destra e due volte a sinistra) come mi piaccio! Come mi piaccio! Leggo poi anche i calendari (prende il calendario) lunedì 17 novembre santa Elisabetta. Vedete, vedete bambini come non sbaglio un colpo. Come mi piaccio! Come mi piaccio! Ora vi mostro come leggo bene i programmi tv. Questo è un po’ difficile perché riesco a prevedere fino a venerdì i programmi. (Prende il giornale) domani, alle ore … so dirvi anche l’orario! Come mi piaccio! Come mi piaccio! Domani alle ore …… andrà in onda il cartone animato ……….. . Come mi piaccio! Come mi piaccio! E per ultimo leggo le carte.

SINDACO. (Entra da destra con le mani ai fianchi).

CARTOMANTE. Ecco qui il nostro bravo sindaco a cui ora noi leggeremo le carte. (Le prende ed hanno una dimensione grande).

SCENA VIII

Cartomante e sindaco

SINDACO. (Guardandosi in giro) noi … chi? Vi prego bambini ditemi che non c’è nessun altro.

CARTOMANTE. Io e i bambini, naturalmente. Ora mescolo le carte (SPADE 4 e 10. BASTONI 1,8 e 9 e lo farà in modo divertente: prende un sacco che terrà nella borsa, mette le carte e le mescola con un cucchiaio che sarà sempre nella borsa. Poi toglie le carte mettendole in fila come da numero e poi le gira, una ad una). Vediamo cosa le riserverà il futuro … l’asso di bastoni! Si inizia male, un bel bastone … l’otto di bastoni, sempre botte … quattro di spade … dopo la bastonata, passiamo alle spade … devo dire che non è un periodo di salute buona per lei questo. Ecco un bel dieci di spade che fa coppia col nove di bastoni. Carte molto interessanti, le converrebbe far parcheggiare un’ambulanza, fuori casa sua, visto tutte queste spade che la trafiggeranno e tutte queste bastonate che prenderà.

SINDACO. Bambini, ma per voi questa è una vera cartomante? Per me no. Senta, quella è la porta. (La spinge alla porta a destra).

CARTOMANTE. Ma non ho terminato con le carte … (mentre sta uscendo).

SINDACO. Vada e non si faccia più vedere. (Al pubblico) certo che di fantasia con le carte ne aveva gran poca …

SCENA IX

Sindaco e Priscillo

SINDACO. (Sta per uscire quando arretra) e chi è questo …

PRISCILLO. (Entra vestito di un colore unico, diverso dalla sorella) io non sono nessuno, sto solo cercando mia sorella.

SINDACO. Sua sorella era la cartomante, il pagliaccio, il mago Silvan_a o la lanciatrice di stoviglie?

PRISCILLO. Ma … non saprei … non so come è uscita stamane. Però, se le stoviglie della lanciatrice erano d’oro, potrebbe essere lei. (Mima con le cinque dita, l’arraffare).  

SINDACO. Se sua sorella era quella pazza, si porti via questa allora (prende la tavola imbandita e gliela da in modo simpatico).

PRISCILLO. (La prende e sembra che gli scappi di mano, il tutto in modo divertente) ma … cosa devo farne! Senta, mi dica invece dove tiene mia sorella. (Preoccupato) non avrà chiamato la polizia vero?

SINDACO. Per una lanciatrice di stoviglie?! Figuriamoci!

PRISCILLO. Bene. Mia mamma sarà sollevata sicuramente. Allora dov’è?

SINDACO. Senta, sorella-dipendente, dica al suo Direttore di circo che sta superando il limite.

PRISCILLO. Il limite? Cartelli stradali non ne vedo. Bambini, voi forse li vedete?

SINDACO. Senta, se ne vada per favore. (L’accompagna ad uscire) e non sono nemmeno riuscita a capire che ruolo lei ha nel circo.

PRISCILLO. (Quasi fuori) nel circo?

SINDACO. (Mentre esce) non finga ora di non sapere di che stiamo parlando.

SCENA X

Ladro e ladra

LADRA. (Uscendo sbalordita ) quello … quello era … mio fratello …

LADRO.  (Esce e si ferma) come? Tuo fratello? Quello della telefonata?

LADRA. Si, quello.

LADRO.  Mi stai dicendo che è venuto a cercarti qui dove tu stai rubando?

LADRA. Sembra proprio di si.

LADRO.  Roba da pazzi! La tua famiglia … altro che tutti questi strani personaggi da circo che girano in questa casa!

LADRA. La mia famiglia mi vuole bene e si preoccupa per me.

LADRO.  (Sta per andare a prendere il sacco dentro la porta, quando si sentono dei rumori dalla finestra. Arsenico e Priscilla si nascondono in fretta sotto la scrivania).

SCENA XI

Ladro,  ladra e Priscillo

PRISCILLO. (Entra dalla finestra con la tovaglia e lo farà in modo buffo. Piano) Priscilla … Priscilla … sei qui?

LADRA. Questa … questa … è la voce di mio fratello Priscillo. (Si alza).

PRISCILLO. (Felice) Priscilla! Per fortuna stai bene! (L’abbraccia) lo sapevo che c’eri e che la padrona di casa mentiva.

LADRO.  (Si alza) ma io dico, come è possibile far visita alla sorella che sta rubando?

PRISCILLO. Prego, mi sorella “sta lavorando”. (A Priscilla) lui … chi è?

LADRA. Questo è Arsenico e ci siamo trovati a “lavorare” nello stesso posto e nello stesso orario.

PRISCILLO. (Ad Arsenico) come si è permesso lei di lavorare in una casa già occupata da mia sorella?!

LADRO.  Io non sapevo che sua sorella avesse fatto la mia stessa scelta.

PRISCILLO. Anche questo è vero. (A Priscilla) Priscilla, la prossima volta ti converrebbe mettere un cartello fuori con scritto “casa occupata”!

SCENA XII

Ladro,  ladra, Arsenico,  e sindaco.

SINDACO. (Inizia a parlare fuori scena) ho chiuso tutto bene e perciò nessun circense metterà più … (vede i tre) e no, ora basta! Chi siete voi e come avete fatto ad entrare?

LADRO.  Noi? Noi chi siamo? (Ai due vicino) chi siamo noi?

PRISCILLO. Noi siamo … noi siamo … (Al fratello) noi siamo …

LADRA. Noi siamo … siamo … dei … mimi! (Decisa) siamo dei mimi del circo “Morfeio”!

I TRE INIZIANO A FARE DEL MIMO COME SE STESSERO DAVANTI ALLO SPECCHIO. POI LA LADRA PRENDE LA TOVAGLIA APPARECCHIATA E MIMANDO SEMPRE, I TRE FINGERRANNO DI BERE E DI MANGIARE.

SINDACO. Basta! Non ce la faccio più! Tre circensi tutti insieme in casa mia … questo è troppo! Dite al vostro Direttore di circo che acconsento alla venuta del suo circo qui a Brusartopoli! E io non ci metterò piede, questo è sicuro! Ed ora, fuori tutti!

LADRO. Ma noi …  

LADRA. … non siamo …

ARSENICO. … circensi …

SINDACO. E cosa siete? Ladri forse?

LADRO. LADRA. PRISCILLO. Nooo! Noi ladri? Nooo. Noi siamo dei … mimi.

MIMANO DI NUOVO

SINDACO. Allora via di qua, andate nel vostro circo.

LADRO. LADRA. PRISCILLO. (Escono facendo i mimi).

SINDACO. E lo spettacolo è finito. (Esce da destra).

IL SIPARIO STA PER CHIUDERSI MA POI SI FERMA E SI RIAPRE

PRISCILLO. LADRO. LADRA. Sssssssssss (Entrano da destra, vanno a prendersi i sacchi nella porte in fondo e ci mettono degli oggetti, poi se ne vanno dalla finestra) spero che lo spettacolo vi sia piaciuto. Ciao bambini. Ora si che lo spettacolo è terminato.

SIPARIO