EDIPO A COLONO
(Rappresentazione postuma 401 a.C.)
Edipo giunge a Colono, sobborgo di Atene, accompagnato da Antigone. Qui un oracolo gli ha predetto avverra’ la sua morte. Arriva Ismene e annuncia la sventura tra i fratelli mentre il re del luogo, Teseo garantisce la protezione della citta’ ai profughi. Arriva Creonte che vuole portarsi via Edipo e non riuscendoci rapisce le sue figlie. Teseo le salva e dice a Edipo che e’ arrivato, supplice il figlio Polinice. Anche questi vuole il padre con se perche’ una profezia dice che il vincitore della guerra sara’ l’alleato di Edipo che infuriato maledice il figlio e dopo tuoni premonitori, si avvia con Teseo verso la sua tomba
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Con questa tragedia si conclude la vita di Sofocle e la trilogia di Edipo. Ci piace pensare che la parte centrale della tragedia con il bilancio della vita di Edipo possa corrispondere a una sorta di testamento spirituale lasciato dall’autore.
La fine della vita con la coscienza dell’espiazione senza colpa, un corpo martoriato e lacero che racchiude un’anima integra. Un uomo la cui sola colpa e’ una profezia prima della sua nascita e la pena e’ una maledizione che seguira’ tutta la progenie anche dopo la sua morte (meno Ismene che pero’ scompare dalla vicenda drammaturgica e quando c’e’ non agisce), fanno di questo lavoro crepuscolare un perfetto epilogo.
Vorremmo segnalare il fascino poetico di Polinice. Scritto con rara perfezione si contrappone al destino del padre che nulla ha potuto contro il Fato, lasciandosi portare alla rovina dagli eventi piuttosto che tornare dai suoi compagni a dire loro che tutto e’ perduto.
PERSONAGGI
Edipo re
Antigone sua figlia
Forestiero ateniese
Coro di vecchi
Ismene sua figlia
Teseo re di Colono
Creonte suo cognato
Polinice suo figlio
Nunzio
SCENA A Colono localita’ a nord ovest d’Atene
presso il bosco sacro delle Eumenidi
Esterno giorno
Entra Edipo guidato dalla figlia Antigone
EDIPO Antigone, figlia di questo cieco, in che citta’ siamo giunti? Chi mai accogliera’ oggi coi suoi striminziti doni l’errabondo Edipo che poco chiede e meno di quel poco riceve e si contenta?
Figliola , se vedi un posto adatto, sediamoci e chiediamo dove siamo.
ANTIGONE Edipo, padre mio cosi’ infelice, vedo lontane ancora le torri della citta’. Credo che il luogo dove siamo sia sacro perche’ vedo ulivi, allori e viti e fitti fitti gorgheggiano li’ dentro gli usignoli. Siediti qui su questa pietra perche’ hai camminato tanto per la tua eta’. Penso siamo gia’ ad Atene ma il posto esatto non lo so. Ma vedo avvicinarsi un uomo, chiedi a lui.
FORESTIERO Uscite di qui, questo e’ un luogo sacro e inviolabile dedicato alle dee onniveggenti, le Eumenidi vengono chiamate qui
EDIPO Che accolgano benigne questo supplice, perche’ da qui non usciro’ mai piu’. E’ un segno del destino ma dimmi che luogo e’ questo dove ci troviamo?
FORESTIERO Questa e la dimora sacra di Posidone e c’e’ Prometeo, il Titano che agli uomini dono’ il fuoco. Questa e’ la soglia di bronzo, sostegno di Atene e ci governa un re che sta in citta’ il cui nome e’ Teseo.
EDIPO Potrei mandare al re un messaggero?
FORESTIERO Con quali messaggi e quali proposte? Quale aiuto mai potra’ venire da un cieco?
EDIPO D’un grande lucro se mi aiutate un poco
FORESTIERO A parte la sventura, nobile mi sembri e sai che fai? Resta qui finche’ non torno. I cittadini giudicheranno se potrai restare
ANTIGONE Se n’e’ andato, padre, parla con tutta calma che’ vicino a te ci sono solo io
EDIPO Apollo predicendo tutti i miei mali disse anche che avrei trovato tregua nel Campo delle dee venerabili. Aspetto quindi un segno, un baleno di Zeus o un terremoto.
Oh, dee, datemi dunque un trapasso, la fine della vita secondo le voci di Apollo. E tu Atene che porti il nome della dea, prestigiosa tra tutte le citta’ pieta’ ti chiedo e la chiedo a voi gentili figlie del Buio vetusto
ANTIGONE Taci, c’e’ gente che sta venendo a vedere dove stai
EDIPO Nascondimi via dalla strada e fa in modo che io possa sentire cosa dicono
Entrano i vecchi che compongono l’orchestra
CORO Dov’e’ andato a finire?
Cercate quell’impudente.
E’ di certo un vagabondo, non e’ di qui.
Non avrebbe mai violato il recinto inviolabile
delle Furie il cui solo nome fa paura.
Noi passiamo da qui senza guardare
e senza dire parola, ma colui che ha passato il recinto di questo non si cura. Dove sara’ mai?
EDIPO Sono qui. Non credetemi empio, vi supplico.
Non e’ invidiabile certo la sorte che ho. Vado camminando con gli occhi altrui e su un piccolo appoggio
CORO Attento, sei cieco. Tu varchi il segno. Non correre nella valle dove sono acque melliflue. Allontanati, scansati
se ci vuoi parlare prima esci di li’.
EDIPO Non fatemi torto, stranieri. Io vi credo e mi sposto. Antigone, attaccati a me
ANTIGONE Seguimi dove ti guido io, qua
CORO Fermati dunque su quella roccia e non varcarla. Mettiti di sbieco in cima al sasso
ANTIGONE Vai piano, adeguati al mio passo. Poggia il tuo vecchio corpo contro il mio
CORO Riposati e dicci, infelice, chi tu sei? Da dove vieni?
EDIPO Stranieri, niente domande, vi prego. Patria non ho e vengo da una stirpe orrenda.
CORO Dicci allora chi fu tuo padre?
EDIPO Sono allo stremo, parlero’. Sono della stirpe di Labdaco, figlio di Laio il mio nome e’ Edipo
CORO Poveri noi, quello sei tu? Dal paese devi andare lontano. Tu rechi dolori. Salpa da questa regione, leva le ancore. Non contaminare questa terra con la tua colpa.
ANTIGONE Ospiti, so che conoscete la pieta’. Se non osate ascoltare mio padre, per l’orrore del suo destino, ascoltate me sventurata. Vi supplico. Vi parlo come una figlia. Abbiate pieta’ di lui che e’ incolpevole. Perche’ nessun uomo puo’ sfuggire al proprio destino di uomo.
CORIFEO Sta certa figliola che siamo pietosi ma abbiamo paura della reazione degli dei.
EDIPO Dunque a cosa serve la nomea, la buona fama? Atene e’ conosciuta come la piu’ pia delle citta’ in grado di dare la salvezza e asilo ad ogni perseguitato. Ma per me tutto questo dov’e’ finito se mi cacciate via solo per la paura del mio nome?
Perche’ non si tratta della mia persona o delle azioni perche’ io ho piuttosto subito che fatto. Se sapessi di mia madre e di mio padre… l’orrore e’ tutto li’. Ma come puoi credere che la mia indole sia malvagia se altro non ho fatto che reagire alle offese? Io sono giunto dove sono giunto senza coscienza di nulla. Gli dei di cui sono vittima loro si’ sapevano di distruggermi.
Non commettere sacrilegio cacciandomi da un luogo sacro, non gettare un’ombra cupa sulla felice Atene. Io sono puro e intoccabile e ai cittadini reco vantaggi. Non siate malvagi
e fatemi parlare con il vostro re.
CORIFEO Un nunzio e’ andato a chiamarlo. La tua fama e’ diffusa nel mondo ormai e anche se dormisse nel torpore piu’ profondo appena sentira’ il tuo nome egli sara’ qui.
ANTIGONE Zeus che dire? Vedo una donna avvicinarsi in sella a una puledra. Ha in testa un cappello tessalico per ripararsi dal sole. Mi sembra lei. Ma forse no, sono indecisa. Ha gli occhi raggianti. S’accosta e mi saluta. Altri non e’ che lei la cara Ismene tua figlia, mia sorella. Ormai ne sentirai la voce
ISMENE Padre, sorella, dolci appellativi, desolate vite. Tutti e due v’abbraccio. A stento vi ho ritrovato. Vi porto una notizia con l’unico servo rimastomi fedele
EDIPO E i tuoi fratelli?
ISMENE Oh, dove sono sono. Grossi guai.
EDIPO Quei due fanno come gli Egizi. In quel paese gli uomini stanno in casa al telaio e le mogli si procurano, fuori, i viveri. Cosi’ fra voi, figliole: quelli cui spetterebbe darsi pena badano in casa ai lavori domestici mentre in vece loro voi due vi travagliate per i mali di questo disgraziato. Lei da quando e’ adulta va girovagando insieme con me e fa il bastone della mia vecchiaia e tu figliola gia’ una volta sei venuta di nascosto dai Tebani a portarmi soccorso.
Quali notizie mi porti? Non ti saresti mossa da casa se non avessi notizie tremende.
ISMENE Padre, non ti racconto delle pene che ho passato per ritrovarti essi non sono nulla nei confronti di quello che stanno passando i tuoi due figli sfortunati.
Essi volevano lasciare ogni potere a Creonte per evitare ogni macchia alla patria, poi invece invasi da un demonio si sono lasciati sopraffare da una rivalita’ sinistra per la presa del potere assoluto del governo.
Il piu’ piccolo ha privato del trono Polinice e lo ha espulso dalla patria e quello ha stretto parentela nuova con Argo, aggregando soldati con l’intento di conquistare Tebe e distruggerla.
Fino a che punto padre gli dei vorranno infierire sulla nostra stirpe, io non lo so.
EDIPO Hai mai nutrito per noi speranze di salvezza?
ISMENE Io si. Da quando nuovi oracoli hanno predetto che i tebani dovranno cercarti per la loro salvezza, vivo o morto. Gli dei che ti stroncarono ora ti innalzano. Perche’ se a te manca una tomba loro rischiano di essere distrutti.
EDIPO Vogliono seppellirmi in terra tebana?
ISMENE Lo vieta il sangue sparso della stirpe. Ma verra’ Creonte per portarti vicino ai loro confini altrimenti la tua maledizione ricadra’ su di loro
EDIPO E i miei figli sanno questo e antepongono il regno al loro affetto per me?
ISMENE E’ triste ma e’ cosi’
EDIPO Vogliano gli dei che sia nelle mie mani la contesa fatale che solo io possa por fine a questa rissa. Ne’ chi detiene lo scettro ne’ chi e’ andato via possano aver ragione. Si dimenticarono di trattenere il loro padre espulso dalla patria in modo tento infame e nemmeno mi difesero.
Quel giorno quando l’esser lapidato mi pareva la piu’ dolce delle morti nessuno di loro due venne a consolarmi e quando poi mitigata ormai l’angoscia mi rendevo conto che il castigo era troppo grande per la colpa, allora e proprio allora la citta’ mi scaccio’ a furor di popolo e loro non mi soccorsero ma lasciarono che andassi ramingo, bandito, lontano in un perpetuo mendicare. Solo da queste due ragazze ricevo l’unico soccorso della famiglia, quei due son presi dallo scettro e dal potere ma non mi avranno alleato, no di certo.
Mandino pure Creonte e voi cittadini, se mi darete aiuto troverete con la mia tomba protezione e per i miei nemici solo guai.
CORIFEO Edipo, degno sei di compassione. Ti presenti con le tue figliole come salvatore della mia patria ebbene voglio aiutarti.
Offri libami a queste dee, attingili con mani pure dalla fonte e riempi un vaso fino all’orlo e ornalo di lana di pecora appena cordata.
EDIPO E poi che altro devo fare?
CORIFEO Versa i libami in piedi, verso Oriente. Tre getti ognuno e vuota l’ultimo e non offrire vino ma acqua di miele
EDIPO E quando il suolo nero avra’ bevuto?
CORIFEO Con le mani deponi rami d’ulivo e prega tu stesso o altri in vece tua a bassa voce e poi striscia via senza voltarti indietro. Fatto questo io t’aiutero’.
EDIPO Io non ci posso andare perche’ non vedo e non ho forze. All’espiazione basta un’anima sola purche’ pia: vada una di voi.
ISMENE Vado io e tu Antigone custodisci nostro padre. Chi si prodiga per i propri genitori non ne faccia conto.
CORO E’ grave ridestare un dolore che vivo non e’ piu’
eppure vorrei sapere l’angoscia che ti ha accompagnato tutto questo tempo
EDIPO Ti prego non schiudere le patite infamie! Sappi che io patii l’iniquita’ senza colpa alcuna. La mia citta’ mi lego’ a sciagurate nozze senza che io sapessi nulla e nulla sapevo dell’infame materno letto e avvenne che loro due le figlie ed io abbiamo la stessa madre. Figliole mie e insieme sorelle del padre cioe’ di me
CORO Oh Zeus, ahi ahi
Ma -la fama e’ vera- uccidesti tuo padre?
EDIPO Ho scusanti. La legge mi assolve ero ignaro del fatto
Entra Teseo con la scorta
CORIFEO Ecco il figlio di Egeo, Teseo che udito di te viene a vedere
TESEO Molti m’anno detto in passato dello scempio cruento della vista, figlio di Laio altre cose ho udito ora durante il cammino.
Vedo le tue vesti lacere e ti riconosco ma dimmi che fai qui e chi sono questa fanciulla che ti scorta. Sono stato straniero anch’io e so cosa provi, se potro’ ti aiutero’.
Dimmi cosa ti occorre che io lo sappia.
EDIPO Vengo a darti in dono questo misero corpo a vedersi non e’ bello ma quando morro’, quando saro’ sepolto i vantaggi saranno notevoli. Vedrai a suo tempo.
TESEO Chiedi cose supreme e di chi ti sta attorno ti scordi o non ne tieni conto.
EDIPO Certo e’ una lotta e non piccola, vogliono trascinarmi la’ per forza
TESEO Potresti consentire, l’esilio ti nuoce. Quando sei nei guai e’ folle lasciarsi prendere dalla collera
EDIPO I guai patiti stanno sulla bocca di ogni greco. Fui cacciato dalla patria e dal sangue mio in quanto parricida e in eterno non posso piu’ tornare. Ma una profezia li costringe perche’ per il loro paese temono colpi fatali
TESEO E perche’ i rapporti con Tebe si guasteranno?
EDIPO Figlio d’Egeo, soltanto i numi non conoscono vecchiaia e morte, tutto il resto e’ in balia del onnipossente, scema la forza della terra, deperisce il corpo, muore la lealta’, fiorisce l’infedelta’, ne’ restano costanti i sentimenti come tra gli amici cosi’ come tra le citta’ e i Paesi.
Il dolce diventa amaro e poi torna di nuovo gradito a qualcuno subito, piu’ tardi agli altri. Tebe ti e’ amica ora ma il tempo senza fine passa e genera giornate senza fine in cui senza motivo, gli accordi si dissolveranno con le armi. Allora se Zeus sara’ Zeus e sempre veritiero sara’ Febo il mio cadavere sepolto vi proteggera’.
Ma non auguriamoci il male. Accoglimi soltanto.
TESEO Per te e’ sempre aperto il nostro focolare per vincoli ospitali, sei giunto inoltre supplice delle dee ne’ pare piccolo il tributo che darai a questa terra. Se ti e’ gradito restare qui delego loro alla tua custodia a meno che con me tu non voglia venire.
A te la facolta’ di scegliere Edipo, dunque che vuoi, venire a casa mia?
EDIPO Ah, se potessi. Ma questo e’ il luogo dove di chi m’espulse avro’ ragione
TESEO Non m’oppongo. Puoi rimanere. Di me ti puoi fidare non ti tradisco
EDIPO Ma come potrai fare? Essi verranno… Bada
TESEO Non dirmi cosa devo fare. Se a mandarti e’ stato Febo nessuno ti potra’ portare via di qui. Le minacce sono tante ma vedranno quanto e’ burrascoso il mare che porta qui
Esce
CORO Alla terra dei bei cavalli, al posto piu’ bello del mondo giungesti, a Colono.
Qui sovente posa l’usignolo entro l’edera cremisi e tra il fogliame che nasconde molteplici frutti dove il vento e’ mite anche d’inverno. Incede Dioniso qui esultante e lo seguono divine balie che lo corteggiano sempre.
Rigoglioso ride perpetuo il narciso alla fredda notte, riverbera il croco dorato e insonni fontane mai non scemano, nomadi dal Cefiso che scende rapido fecondando limpide pianure e seni rigonfi delle colline e vicine sono le Muse e Afrodite con le sue briglie d’oro.
C’e’ qui un albero che io non so mai nato altrove. Cresce da se’ mai mano non lo doma e delle lance e’ l’incubo. Conosce qui splendido rigoglio nutre pargoli ed e’ glauco: l’ulivo. Nessuno giovane o vegliardo potra’ mai estirparlo ne’ mai spento sara’ perche’ protetto dal re del fato Zeus e la glaucopide Atena
`Altro pregio della citta’ nostra madre comune, e’ la bellezza dei cavalli e il mare e ce li diede Posidone che doma gli uni e l’altro cosi’ che il remo saldo sta mentre balzando tra scie d’acqua marina seguono innumerevoli Ninfe come in prodigio
ANTIGONE Suolo tanto esaltato sta a te dimostrare d’essere uguale alle lodi che ti tessono.
Ma vedo avvicinarsi Creonte con una scorta. Da voi dipende ormai la nostra salvezza
CORIFEO Calma. Lasciatelo venire. Siamo vecchi ma non e’ invecchiato il nerbo del paese
Entra Creonte con alcuni armati
CREONTE Nobili signori di questo paese. Non abbiate timore per la mia venuta. Non temete e non dite nulla di cattivo, vengo con buone intenzioni. Sono vecchio e so bene che siete la citta’ piu’ potente di tutta la Grecia.
Sono venuto a persuadere quest’uomo di tornare a Tebe insieme con me.
Non mi manda un uomo ma un popolo lo chiama e a buon diritto, stanchi di vederlo straniero errante e privo di risorse.
Anche tua figlia e’ caduta in un abietto stato poverina e’ arrivata a quest’eta’ in questo stato esposta al primo che la rapisca.
Edipo dammi retta, ritorna in patria e di buon grado alla tua casa avita dopo aver salutato caramente questa citta’. Lo merita certo ma e’ giusto che tu sia piu’ devoto alla tua terra.
EDIPO Sei capace di tutto e parli con parole che sembrano oneste. Ma in fondo cosa vuoi fare? Vuoi rimettermi i lacci da cui mi sono liberato. Volevo fuggire dal mio paese ma me lo negasti e quando, passata la collera mi sarebbe stato gradito invecchiare nella mia casa, allora mi cacciasti.
Ora tenti di strapparmi a questa gente e al calore che mi circonda ammantando di parole delicate una realta’ crudele.
Vieni a portarmi via non per condurmi a casa no, ma per collocarmi ai margini della citta’e ottenere scampo dagli dei. Ma non otterrai nulla. Lasciami qui. Non riuscirai a persuadermi e neppure questa gente.
CREONTE La tua vita e’ un insulto alla vecchiaia. Neppure adesso hai messo un po’ di senno?
EDIPO Va’. Parlo anche per loro. E non spiarmi il luogo che mi assegna il fato
CREONTE Vieni o la pagherai, lo garantisco. Ho rapito una delle tue figlie e cosi’ faro’ dell’altra. Voialtri! Portatela via a forza, se non viene con le buone
EDIPO Amici, ma che fate, mi tradite?
CORIFEO Ma che fai?
CREONTE Lui non ve lo tocco ma lei mi appartiene
CORIFEO Lascia libera costei
EDIPO Non te lo avevo detto?
CREONTE Non c’entri, Gli ordini risparmiali
CORO Presto venite. Gente accorrete.
Fanno violenza contro la citta’. Allarmi
ANTIGONE Aiuto, stranieri miei. Loro mi trascinano via. Mi forzano, non resisto piu’
EDIPO Figliola dove sei?
CREONTE Sbrigatevi, e tu Edipo piu’ non camminerai con questi due bastoni. La vuoi vinta? E sia. Capirai con il tempo che non fai del bene a nessuno con questo atteggiamento
CORIFEO Fermo straniero. A che miri?
CREONTE Non prendo solo loro miro a portarmi via anche lui
CORIFEO Parole grosse. Vedremo se il re di questa terra non lo vieta
EDIPO Gli dei non mi vollero muto cosi’ che io possa darti la maledizione: Possa la tua vecchiaia essere simile alla mia e a tutta la tua stirpe.
CREONTE Hai passato il segno. Ti porto via per forza.
CORO Che temerario! La citta’ non puo’ permetterlo.
Questa e’ violenza e non ci riuscira’
Popolo tutto, ola’ capi, venite qui che’ questi hanno passato ormai ogni limite!
Entra Teseo con soldati
TESEO Stavo onorando l’ara del dio marino quando ho udito le grida. Che succede?
EDIPO Mio caro riconosco la tua voce. Questi che vedi e’ Creonte. Mi ha rapito le figlie per farmi violenza
TESEO Tu, servo, corri subito agli altari e dai l’allarme. Che tutti si muovano chi a piedi e chi a cavallo per bloccare le vie e fermare i rapitori delle fanciulle facendo in modo che di quest’uomo non diventi lo zimbello. (a Creonte) in quanto a te se cedessi alla mia collera farei in modo che non te ne andassi incolume. Ma rispetto le leggi di questo luogo. Riporta le ragazze e uscirai da questa terra.
Ti sei comportato in modo indegno con questa irruzione prendendoti senza legge e senza diritto quello che vuoi. Ci hai considerati come schiavi e la mia persona uguale a zero. Sono certo che Tebe uomini ingiusti non ne tira su e non t’approverebbe se sapesse che vai depredando cio’ che e’ mio e che appartiene agli dei, strappando a viva forza povera gente supplice. Se io mi trovassi nella tua terra non farei altrettanto ma terrei presente come si comporta un forestiero in un paese altrui.
Presto, rendici le ragazze o questa terra sara’ la tua tomba
CORIFEO Vedi a che punto siamo arrivati? Con le parole sembravi un giusto ma gli atti ti rivelano malvagio
CREONTE Figlio d’Egeo. Non ho sottovalutato la vostra citta’, credevo che nessuno mostrasse tanto zelo per un parricida, un impuro, uno che si congiunse con sua madre.
E sapevo che il vostro Areopago, il tribunale, vieta a vagabondi simili di abitare la citta’.
Ho messo mano su costui solo quando lui mi ha maledetto con tutta la mia stirpe. Ho reagito all’oltraggio subito. Ora son solo e debbo cedere. Ma se mi toccate, anche se vecchio io reagiro’.
EDIPO Ancora ingiurie e accoppiamenti e delitti e sventure. Ti riempi la bocca con questo.
Queste son tutte cose che soffrii mio malgrado: cosi’ piacque agli dei. Ma dimmi, se venne predetto a mio padre la morte per mano del figlio e io non ero neppure un germe dentro i miei genitori e se poi uccisi uno sconosciuto che si rivelo’ mio padre ero forse colpevole di quell’atto involontario?
Quanto al connubio con mia madre, non ti vergogni a parlarne in pubblico visto che era tua sorella? Era mia madre certo e ignara era quanto lo ero io. Io una cosa sola so di certo. Nell’incoscienza ci accoppiammo ma tu in piena coscienza ne offendi la memoria.
A spingermi nei miei guai furono i numi, nemmeno mio padre, se vivesse, potrebbe contraddirmi.
Invece tu mi assali a parole davanti a costoro. Credi di essere giusto e non lo sei e cerchi la violenza qui in terra sacra e adulando Teseo e la sua citta’ mi metti le mani addosso. Che le dee mi assistano e gli ateniesi mostrino la loro tempra.
TESEO Basta con le parole! I rapitori corrono e noi stiam fermi. Tu, Creonte fammi da guida e mostrami il posto dove hai nascosto le ragazze. Che se poi i rapitori sono fuggiti, li prenderemo fuori dalla citta’.
Guidami e renditi conto che mentre cerchiamo la tua preda sei preda tu stesso e che sei stato preso mentre davi la caccia. Non dura niente acquistato con la frode. Non credo tu sia solo nel commettere questo insulto alla citta’. Capisci o parlo invano?
CREONTE Qui non posso obiettare. A casa mia sapro’ quello che dovro’ fare.
TESEO Minaccia ma cammina. Tu Edipo resta qui, vedrai che ti riportero’ le figlie.
Teseo e Creonte escono
CORO Oh, fossi anch’io nei luoghi dove ci sara’ rumore di guerra ai lidi di Delfo o a quello dei lumi dove le dee con riti devoti danno voce a chi non l’ha attraverso i profeti
Sara’ la’ che con un grido di liberta’ Teseo sapra’ riportare le due vergini entro i nostri confini?
O forse gia’ salgono a ponente il monte nevoso con cavalli in fuga e coi carri?
Non ci sara’ scampo per loro perche’ sono fortissimi gli uomini di Teseo. Brillano i freni e con le redini sciolte i cavalli guizzano e va l’impeto dei soldati che onorano Atena.
Combattono? Indugiano? Gia’ presagisco che la buona sorte baciera’ i nostri. Ho presagio di vittoria, Zeus e’ con noi!
Ah se fossi uccello ardente e tempestoso e librandomi da lassu’ mirassi l’aspra lotta!
Dio sovrano, Zeus, dacci vittoria piena e lieto sia dell’imboscata l’esito. E sia con te Pallade Atena e Apollo cacciatore con sua sorella la cacciatrice e vi sia aiuto doppio da loro.
CORIFEO Straniero errante, non dirmi che mi sbaglio, vedo le ragazze che avanzano. Sono qui scortate.
EDIPO Che dici, dove, dove?
ANTIGONE Padre, padre, le braccia di Teseo e i suoi compagni ci hanno salvate un dio dovrebbe farti la grazia di vedere il grand’uomo che qui ci ha riportate
EDIPO Ma dove siete? Accostatevi. Fatemi toccare i vostri corpi che credevo perduti . Ma dove siete?
ANTIGONE Siamo qui
EDIPO I miei fiori! Tutto cio’ che amo e’ qui con me. Potrei morire accanto a voi e sarei felice. Vi prego sostenetemi e fatemi riposare.
Ospite mio, non stupirti della gioia del rivedere le mie figliole. Che dio ti renda tutto quello che mi hai dato e al tuo paese con te.
Al mondo solo qui ho trovato la pieta’, l’indulgenza e l’assenza d’inganno. Dammi la destra sire che io la tocchi e che mi sia permesso di baciarti sul capo,! ma che dico resta li’ lontano , non rischiare il contagio ma dimmi, com’e’ andata?
TESEO Piu’ che alle parole bado ai fatti. Infatti non t’ho mentito. Ecco qui le tue figliole. Come vincemmo? Ma cosa importa vantarsene se potrai sapere da loro ogni cosa?
Piuttosto nel venire ho saputo che presso l’ara di Posidone c’e’ un tuo concittadino che chiede un colloquio con te, per avere un salvacondotto per ritornare in patria.
EDIPO Potrebbe essere mio figlio, un odioso, non intendo ascoltarlo per non riaprire vecchie ferite.
TESEO Egli e’ supplice davanti a un altare, vedi di rispettare il dio: ascoltalo, non ti costa niente.
ANTIGONE Padre, ti parlo come donna. Lascia che nostro fratello venga a parlarti, soddisfa il tuo dio e noi non avrai certo danno ad ascoltarlo. Le parole alle volte rivelano le azioni escogitate con perfidia. Lui e' tuo figlio ed e’ legato a te dallo stesso affetto che ti legava ai tuoi parenti, non lasciarti guidare dall’ira, fallo per noi: cedi.
EDIPO E sia come volete, ma se verra’ della mia vita nessuno disponga.
CORO Chi desidera vivere oltre il limite logico
custodisce nell’anima una follia latente
perche’ il dolore dei giorni lascia un sedimento e non sai piu’ distinguere le cose piacevoli e un solo aiuto ti puo’ venire dalle Parche: la morte.
Puoi non essere nessuno ma se devi emergere nella vita e’ bene che cio’ avvenga presto. Perche’ svanita la bella eta’ con il suo lieve delirio, ci resta soltanrto l’angoscia e la pena.
Tumulti, liti, odiosita’, cruente risse. Sinistra giunge suprema la vecchiaia, senza amore ne’ amici ne’ vigore cui fanno corona i mali dei mali di sempre.
Nella vecchiaia, fredda scogliera sbattuta dalla furia delle onde, squassata da che si frange atroce il male, compagno perenne della vita che puoi vedere la’ dove muore il sole e poi ad est e sopra a mezzogiorno e poi la’ in fondo dove vedi i monti Rifei tenebrosi…
ANTIGONE Eccolo padre, e’ lui a quanto pare solo soletto. Lacrime copiose versa e viene da questa parte. E’ arrivato colui di cui parlavamo. Polinice e’ qui.
POLINICE Ahime’ padre mio ritrovato, cacciato di caso con un solo verstito ormai ripugnante di luridume con quei pochi capelli al vento su una testa priva d’occhi, quanto dovro’ piangere la nostra sorte?
E quei cibi che ti porti dietro miseri per un misero ventre. Io sciagurato che ho causato anche questo, ora mi rendo conto ma e’ troppo tardi.
Ma accanto a Zeus siede la Misericordia, padre lascia che ti consigli in questo evento. Perche’ taci? Dimmi qualcosa, non mi ripudiare non mi mandare via senza parlare, manifesta almeno la tua collera.
Figlie di quest’uomo, sorelle mie, tentate di scrollare quest’uomo da un silenzio che sembra inaccessibile, mi tratti almeno da supplice e mi parli.
ANTIGONE Parla tu, intanto, sventurato, dicci quale necessita’ ti spinge. Alcune volte le parole dell’altro spingono a rispondere.
POLINICE Hai ragione, ti diro’ tutto. Credevo di aver diritto al trono in base alla primogenitura ma venni bandito dalla citta’ ad opera di Eteocle, il minore. Non prevalse con il peso della ragione o dopo una prova di destrezza, no. Convinse il popolo che io fossi la continuazione della tua maledizione e gli indovini gli dettero ragione.
Giunsi ad Argo, la terra dorica e sposai la figlia d’Adrasto poi raccolsi un esercito e marciai contro Tebe per morire o cacciare dal patrio suolo i rei, secondo giustizia.
Ora stiamo assediando Tebe e le sue sette porte. Non sono solo ma con me stanno i migliori figli di Argo. Ora l’oracolo disse che avrebbero vinto quelli dalla cui parte fossi tu. Ora, allenta l’ira e ascoltami: Siamo ugualmente poveri e tranieri in patria e ho sofferto l’esilio come te e intanto lui che nella nostra casa regna, se la ride e nel fasto se la gode. Se tu ti schieri dalla parte mia l’annientero’ con poco sforzo e tempo.
E tornerai a casa con me come una volta
CORIFEO Per riguardo al dio che l’ha mandato, digli parole acconce e poi licenzialo
EDIPO Cari signori, se a mandarlo qui non fosse stato Teseo e se come supplice non fosse protetto dagli dei, quest’uomo non avrebbe mai piu’ udito la mia voce. Ora l’udra’ ma non sara’ contento.
(a Polinice) Scellerato. L’avevi proprio tu quel trono e quello scettro quando tu, proprio tu cacciasti via me, tuo padre, rendendomi un apolide e vestendo queste stracce vesti che ora ti fanno tanta impressione. Risparmiati le lacrime. Non dimentichero’ mai che per causa tua io mi nutro dei miei mali errando e mendicando il pane.
Solo grazie alle mie due figliole sono vivo perche’ i maschi sono piu’ ciechi del padre e io ti dico che quando muoverai contro Tebe non la prenderai e cadrai lordo di sangue insieme a tuo fratello nello stesso istante.
Vattene in malora tu non sei piu’ mio figlio e se esiste una Giustizia che tu non possa vincere su Tebe ne’ tornare nelle vallate di Argo ma ti tocchi morire per mano di tuo fratello uccidendo colui che ti caccio’. E chiamo gli dei a testimone e torna a Tebe e di’ ai tuoi alleati che questi sono i doni che ti diede tuo padre da portare a loro.
CORIFEO Sono addolorato per te. Adesso devi ritornare
POLINICE Povero me, povera strada, poveri i compagni> Per cosa partimmo dunque da Argo? Non potro’ farne parola con nessuno e seguire muto il mio destino. E voi sorelle che udite le imprecazioni di mio padre, non vogliate, almeno voi oltraggiarmi, vi prego per gli dei, datemi una tomba e onori funebri almeno.
ANTIGONE Polinice ti prego, dammi retta. Torna ad Argo riporta indietro le tue truppe non rovinare te ne’ la tua patria.
POLINICE E’ assurdo, come potro’ mostrarmi vile e condurre ancora le mie truppe? Turpe e’ l’esilio ma ancor piu’ sarebbe la derisione.
Tacero’ le maledizioni di quest’uomo, a un bravo duce spetta dire i vantaggi ma non i rischi
ANTIGONE Dunque ragazzo mio tutto e’ deciso? Non t’accorgi che porti dritto l’oracolo di morte? A che ti serve tutto questo se distruggi la tua patria?
POLINICE Non trattenermi dalla mia sinistra via per volere di mio padre e delle sue Erinni. Mi rivedrete morto. Addio
ANTIGONE Ahime’, me meschina, tu corri a morte certa, me infelice, quanto mi mancherai.
POLINICE E’ il destino. Vi auguro ogni bene
Esce
CORO Nuovi mali giungono chiamati da questo cieco. Mali terribili e sopra noi sta l’ineluttabile decreto degli dei.
Il tempo continua, anche l’oscurita’ serve per andare da un giorno all’altro. Ora tuona Zeus, ahime’.
EDIPO Chiamate Teseo al piu’ presto. Odo il sacro tuono, e’ giunto il tempo di andare sottoterra
CORO Viene da Zeus il tuono che si precipita con tutto il suo fragore. Mi si rizzano i capelli per la paura della folgore.
Temo perche’ non si scatena mai senza lasciare una scia di dolore. Oh grande Zeus
EDIPO Figlie, ormai sopra quest’uomo e’ giunta la fatidica fine e non c’e’ scampo. Presto, qualcuno porti qui il re di questa terra
CORO Oh Oh di nuovo c’e’ questo fragore che sorge e mi penetra. Demone, ti prego, mostrati mite, non ci recare scuri guai. Zeus mi rivolgo a te.
EDIPO Arriva l’uomo? Mi trovera’ ancora vivo e in senno? Lo spero perche’ vorrei dargli in cambio del bene ricevuto tutte le grazie che gli promisi.
Sopraggiunge Teseo
TESEO Sento il vostro vociare molto chiaro. Perche’ gridate? Ha colpito forse un fulmine di Zeus?
Quando imperversa il dio, tutto e’ possibile
EDIPO T’aspettavo sire. E’ la mia fine. E’ l’annunzio diretto degli dei che non smentiscono i segni del destino. Vorrei mantenere le promesse.
TESEO So che non sbagli mai le predizioni e quindi dimmi cosa occorre fare
EDIPO Ti daro’ cose che rimarranno per sempre alla citta’. Vieni da solo nel luogo dove e’ destino che io muoia e poi non dirlo a nessuno. Conoscerai, quando sarai sul posto, tabu’ che non si possono sfiorare con la parola e tu non li dirai ne’ ai tuoi cittadini ne’ alle figliole mie. Solo all’uomo piu’ eminente lo dirai alla tua morte e lui lo faccia con il suo successore. In questo modo Sparta non potra’ mai attaccarti.
Amministra bene il tuo regno e che non ti prenda mai la follia della violenza.
Ma e’ superfluo insegnare a chi gia’ sa. Andiamo piuttosto che’ il segno divino mi sospinge. Venite anche voi figliole ma non toccatemi, lasciate che io trovi da me la sacra tomba dove e’ scritto che io sia sepolto in questo suolo.
Tu diletto ospite mio con tutto il tuo paese e i tuoi sudditi, siate felici e lieti di fortune perenni. Ricordatemi.
Escono tutti
CORIFEO Se fosse lecito rendere omaggio alla segreta dea e pregare, chiederemmo che l’ospite possa calare la’ senza dolore ne’ lamenti ne’ fatica. Gli dei ti diedero tanto male e gli dei ti faranno risorgere. Ti invochiamo dio del sonno eterno!
Entra un nunzio
NUNZIO Potrei dirvi:”Edipo e’ morto” ma in modo cosi’ breve non si puo’ perche’ c’e’ da stupire.
Come sapete, egli mosse da qui senza guida alcuna e scese i gradini di bronzo fino al cratere dove sono incisi i patti fra Teseo e Piritoo. Li’ giunto disse alle figlie di lavarlo con acqua corrente e coin libami e poi si sciolse delle putride vesti e andarono tutti insieme sul colle di Demetra quando ad un tratto un tuono del dio degli inferi echeggio’ e le ragazze caddero in terra piangendo e non cessavano di piangere e di abbracciarsi alle gambe del padre.
Lui nell’udire il rombo si piego’ verso di loro e disse:” Figliole io me ne vado. Non dovrete piu’ accudire vostro padre con faticose cure. Per ripagarvi di ogni pena patita vi lascio una sola parola:” amore” amore che non aveste da nessuno se non da quest’uomo da cui ora vivrete separate.
Stavano abbracciati quando una voce tuono’:” Edipo, Edipo, dico a te. Cosa aspetti? Non indugiare”
Allora disse alle figlie di andare via e chiamo’ presso di se’ solo Teseo per conoscere i misteri che si compivano.
Anche noi seguimmo le ragazze gemendo e quando fummo lontani ci voltammo a guardare laggiu’. L’uomo non c’era ma c’era Teseo con le mani sugli occhi come per ripararsi d’una luce tremenda, insostenibile. Poi si prostra e prega per la Terra e per l’Olimpo. Come sia morto solo Teseo puo’ dirlo perche’ scomparve e basta. Quell’uomo non va pianto ma ammirato.
CORIFEO Ecco le figlie e la scorta. Stanno arrivando, si sentono i lamenti.
ANTIGONE Ahime’ ora possiamo piangere il dannato sangue lasciatoci dal padre causa di tanti guai che patimnmo e di incalcolabili guai che s’aggiungeranno
Mori’ nel modo piu’ auspicabile. Che’ non ci fu spada ne’ mare tempestoso ne’ calamita’ lo avvio’ laggiu’.
Come faremo a sopravvivere noi povere errabonde in terra aliena fra marosi di un cosi’ amaro mare?
ISMENE Che ci rapisca l’Ade, che ci faccia perire col nostro vecchio padre perche’ non possiamo restare in vita
CORO Ottime figlie, perche’ chiedete punizione? Voi siete senza macchia.
ANTIGONE Amavo cose inamabili fra le braccia di mio padre, diletto mio, ora vestito di buio negli inferi. Piange per te la mia pupilla. Come potro’ mai dimenticarti? Ti sei augurato la morte in terra straniera, ma come fosti solo!
Ismene, ti prego, portami la’ sulla sua tomba dove voglio darmi la morte. Dove potrei fuggire?
ISMENE Sorella mia, me infelice. E dove e come sola e senza mezzi vivere potrei la mia triste vita?
ANTIGONE Tornare a casa ormai non saprei come fare…
Entra Teseo
TESEO Cessate i lamenti, figliole perche’ dove i morti hanno benedetto non ci deve essere lutto
ANTIGONE Facci una grazia soltanto. Indicaci dov’e’ la sua tomba
TESEO Figliole non e’ lecito andare cola’ mi venne proibito proprio da lui. Mi disse che finche’ mantengo questo segreto potro’ tenere la citta’ lontano dai guai. E questo giuramento feci davanti a Zeus
ANTIGONE Ebbene, se questo e’ il suo volere,sia. Ma rimandaci a Tebe perche’ forse potremmo evitare la strage che incombe sui nostri fratelli
TESEO Lo faro’ e faro’ qualunque cosa possa tornare gradita a colui che da poco scomparso e’ laggiu’. Non mi stanchero’ mai di farlo
CORO Calmatevi e sopite i vostri lamenti perche’ e’ qui che si chiude la vostra visenda