Eine kleine nachtmusik

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EINE KLEINE NACHTMUSIK

di

Albertina Giuliana Alberti

ATTO I°

Il castello di Grunenwald, nei dintorni di Monaco, in Baviera. E’ la sera inoltrata di un freddo giorno dell’ Ottobre 1932.
La scena si presenta come un grande loft o come l’interno di una torre molto buia. Lungo le pareti si snoda uno scalone elicoidale che sparisce nel sottopalco. A fianco della scala si aprono numerose porte, alcune della quali realmente praticabili. Il tutto, pur nella sua monumentale imponenza, deve apparire come l’interno di una cripta o di un girone dantesco. 
Sono in scena Liselotte (Lotte) Gruyten e Heydrich Schweigert. Liselotte è una graziosa ragazza tedesca, dalla carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri, intorno ai ventidue anni. E’ visibilmente innamorata di Heydrich. Questi ha già passato la trentina. E’ alto, coi capelli castani ed è meno chiaramente definibile “tedesco” ad una prima occhiata. Appartiene ad una facoltosa famiglia della nobiltà terriera, rovinata dalla guerra e da investimenti sbagliati. Lotte invece è la figlia secondogenita di Erhard Gruyten, un costruttore di origine proletaria, di scarsa cultura ma di grande intelligenza, arricchitosi con la ricostruzione postbellica. La madre di Lotte, Sophie, proviene da una famiglia piccolo-borghese rovinata dalla svalutazione. Adora i figli – Helene, la primogenita, sposata con Thomas Weber, capocontabile dell’azienda Gruyten, Lotte e Willie, l’ultimogenito quattordicenne, adorabile scavezzacollo, viziato da tutti quanti. Tutti i ragazzi hanno studiato in collegi di prim’ordine ed hanno acquisito i modi di una classe superiore a quella di origine.
All’apertura del sipario, Lotte e Heydrich sono sul fondo scena nel riquadro illuminato della porta. E’ la sera delle loro nozze. Sono allegri e stanno prendendo congedo dagli amici che li hanno accompagnati fin sulla soglia di casa. Liselotte indossa un semplice abito di raso bianco con una stola di volpe candida, Heydrich un tight scuro con una sciarpa di seta bianca ed una gardenia all’occhiello. In una parte centrale del loft vi sono un pianoforte a coda nero, ed un imponente vaso con un grande mazzo di gladioli bianchi. Sul pianoforte ci sono un secchiello d’argento, con una bottiglia di champagne in fresco, e due coppe di cristallo; una poltrona di cuoio, uno scrittoio con la sua sedia ed alcune lampade dalla luce bianca nello stile del primo novecento completano l’arredamento. L’insieme deve dare l’immagine di una grande sobrietà e raffinatezza.

Scena I
Lotte: (entrando con Heydrich, rivolta verso l’esterno) Arrivederci! Venite a trovarci presto!
Heydrich: (scherzando sull’uscio, rivolto verso l’esterno) Non troppo presto, però!
I° Amico: (f.s. ammiccando) Mi raccomando! Fate i bravi ragazzi!
II° Amico: (f.s.) Se stanotte vi serve qualche consiglio…
III° Amico: (f.s.) Anche qualche aiuto! (sogghigni, sberleffi)
II° Amico: (f.s.) Chiamateci! (risate)
Heydrich: (spinge all’interno Liselotte) Vi piacerebbe, eh?!?
Lotte: (agitando una mano) Arrivederci! (Heydrich chiude la porta)
Gli amici si allontanano cantando una canzone allusiva, interrotta a tratti da scoppi di risa
Heydrich: Addio!(scendendo le scale e slacciandosi il colletto) Uff! Non se ne andavano più! (si avvicina al pianoforte, prende la bottiglia e comincia ad armeggiare per aprirla) 
Lotte: Sono stati carini ad accompagnarci fin quassù, invece! Chissà a che ora arriveranno a casa!
Heydrich: Non prima di domani mattina! (stappa lo spumante e lo versa nelle coppe) Faranno il giro di tutte le bettole di Monaco fino a che non si reggeranno più in piedi! (abbracciandola) Mentre noi…
Lotte: (appoggiandosi a lui teneramente) Anch’io non mi reggo in piedi!
Heydrich: Ce n’è bisogno? (Le mette una coppa nelle mani)
Lotte: Di che?
Heydrich: (toccando il bicchiere di lei col proprio e cominciando a sorbire lo champagne) Di reggersi in piedi! Non avrai certo intenzione di andartene a spasso per il castello, stanotte! (la mette a sedere sulle proprie ginocchia) O no? 
Lotte: (con aria birichina) Chissà? Hai intenzione di farmi qualche proposta?
Heydrich: Più che una proposta! Un’esazione! (sorseggia lo champagne)
Lotte: (bevendo a sua volta) Addirittura!
Heydrich: Certo! Voglio esercitare il mio jus primae noctis! (vuota il suo bicchiere tutto d’un fiato) In quanto proprietario del castello…
Lotte: (canzonandolo) Oh-oh! Il castellano fa la voce grossa! Di già? (Si alza in piedi cercando di deporre la coppa sul pianoforte; ha un leggero capogiro ed Heydrich gliela toglie di mano) Temo di essere un po’ ubriaca, forse non solo un po’…
Heydrich: (vuotando la propria coppa) Lo sapevo: non bisogna dare l’alcool ai bambini!
Lotte: (facendo la civetta) Ma solo agli omaccioni come te! (lo abbraccia; qualche goccia di vino si spande sulla giacca di Heydrich)
Heydrich: (irritato) Fa attenzione, perdinci! (la scosta bruscamente, estrae il fazzoletto dal taschino e si pulisce la giacca accuratamente) 
Lotte: (aiutandolo a pulirsi) Heydrich, scusami: non l’ho fatto apposta! 
Heydrich: Ci mancherebbe altro! (si alza e se ne mesce un altro bicchiere)
Lotte: (sorpresa) Heydrich! Non ti sembra di esagerare? Hai già bevuto tanto!
Heydrich: E allora? E’ un ottimo champagne francese…e per giunta gratuito! Di questi tempi… (alza il calice, con ironia) Graziosa offerta di Sua Eccellenza Erhard Gruyten, (beve) come tutto quel che c’è qua dentro, del resto! (beve d’un fiato pulendosi la bocca con il dorso della mano)
Lotte: (un po’ a disagio) Papà l’ha fatto col cuore…Non voleva umiliarti.
Heydrich: (non badandole) Non pareva vero al buon vecchio Gruyten di mettere le mani sulla dimora di una delle più antiche famiglie di Germania. (si mesce un altro bicchiere) Bevo alla salute di mio suocero, prosit! (tracanna il vino)
Lotte: (pazientemente, cominciando a sbottonargli la camicia) Su, da bravo, Heydrich, smettila di bere e vieni a fare il tuo dovere di maritino…
Heydrich: (canzonandola) Di bravo maritino con la sua mogliettina pura e illibata. Ecco dove volevi arrivare, eh!? Alla camera da letto! 
Lotte: (scherzosa, cercando di superare il disagio) Non ci vedo niente di strano. A meno che tu abbia deciso di rimandare ad un'altra notte l’esazione del tuo jus. (Lo prende per una mano e cerca di trascinarlo in camera da letto) Dov’è la camera? E’ qui? No. (apre e richiude le porte senza successo)Ah, ecco: forse è qui…No, non è nemmeno qui. Questa casa è così grande! 
Heydrich: (ritirando la mano) Non è una casa: è un castello. Spero che sia all’altezza delle tue aspettative. E del denaro che ci ha investito il tuo caro paparino. Non vuoi visitarlo prima di sacrificare la tua castità sull’altare coniugale?
Lotte: E’ tardi, Heydrich. E siamo entrambi molto stanchi. Lo visiteremo domani, alla luce del sole, e sembrerà anche più bello. Vieni. (lo prende nuovamente per mano)
Heydric: Temo che dovrai fare da sola quest’operazione. Domani devo presenziare ad una riunione straordinaria dei “fagiani d’oro”.
Lotte: I fagiani d’oro?
Heydrich: I capi delle sezioni e delle circoscrizioni del partito. Li chiamiamo così.
Lotte: Ma siamo in luna di miele!
Heydrich: (serio) Non credi che gli interessi della nazione vengano un tantino prima degli interessi privati? Vogliamo o non vogliamo farla grande questa Germania? (Canticchia con ironia) Deutschland Deutschland uber Alless…
Lotte: (imbronciata) Starai fuori tutto il giorno? Sei sicuro che non possono mandare qualcun altro al posto tuo?
Heydrich: Sembra proprio di no.(abbracciandola) Non ti fa piacere che il tuo maritino sia indispensabile agli interessi della nazione?
Lotte: (debolmente) Sì…ma…
Heydrich: (le chiude la bocca con un bacio) E poi è nel mio interesse essere presente: ogni occasione mancata favorisce l’ascesa di un altro. Del resto avremo tempo per rifarci, tutto il tempo che vorrai…(ride. Mescendosi un ultimo bicchiere) Libiamo agli dei prima che si consumi il sacrificio! Prosit! (beve, poi scaglia il bicchiere per terra mandandolo in frantumi) Andiamo! (La afferra con forza e la spinge in una camera. Lotte è annichilita. Ridendo con scherno) Ah-ah-ah-ah-ah….(La sua risata si perde nel buio)

Scena II

Lo stesso salone della scena precedente. Lotte.
Sono passati alcuni giorni. E’ il tardo pomeriggio di una giornata nevosa. Nel salone immerso nella penombra sono visibili una biblioteca con molti volumi, un apparecchio radio ed un grammofono, uno scrittoio con una seggiola, il pianoforte, una pendola, il paralume nonché la poltrona su cui sono appoggiati una pelliccia e dei guanti. Su una parete è visibile l’impronta lasciata da un quadro che è stato rimosso. Lotte è sola. Indossa un abito elegante ed un cappello; parla al telefono col padre appoggiata al pianoforte. 

Lotte: (Ha fra le mani una piantina disegnata la dei stessa ed una matita, con la quale modifica le linee della piantina mentre parla al telefono) E’ tutto bellissimo qui, il parco, il bosco, il torrente…Fra poco comincerà a ghiacciare. Il castello poi è immenso, forse un po’ tetro…(ascolta) No, no, non esagero: io mi ci perdo. In una settimana non sono ancora riuscita a vedere tutte le stanze. Ti sarà costato una fortuna, vero papino? (ascolta attenta) E’ stato proprio un bel gesto da parte tua ricomperarlo. Non so dirti quanto Heydrich ed io te ne siamo grati. (ascolta) No, mi sembra che non sia stato toccato nulla (si guarda attorno)…Almeno, credo. Io certo non sono in grado di affermarlo. Comunque non resterà così ancora per molto: ho in mente grandi progetti…(ride) Non per niente sono figlia di un costruttore! (Si accorge della mancanza del quadro) Ah, manca un quadro. Ne sai niente, tu? Comunque se Heydrich non me ne ha parlato, significa che va bene così altrimenti me l’avrebbe fatto subito rimarcare, sai quant’è pignolo! Comunque glielo chiederò. Non lo vedo da ieri sera. Stamani si è alzato presto. Và tutti i giorni in redazione, immancabilmente. Ma tornerà certamente per cena: ieri sera mi ha promesso che stasera avremmo pranzato al ristorante.(ascolta) No, papà, non stiamo spendendo troppo! La tua Lotte sta diventando una perfetta padrona di casa, sì, sì, dillo alla mamma! (ascolta annuendo) Certo, proprio così. (Cambiando registro) E Willie, che fa? E’ sempre il solito scansafatiche ? Quanto darei perchè fosse qui! Potremmo andare a caccia di lupi nel bosco e giocare a palle di neve. Vedessi quanta ce n’è! (ascolta. Sorpresa, con gioia) Davvero me lo manderai qui a novembre? Oh, papi, che bellezza! Non sto più nella pelle dalla gioia! Quanto ci divertiremo insieme! (Cercando di tranquillizzare il padre) Ma no, non avrai preso sul serio le mie parole? Mi ci vedi tu a cacciare i lupi per davvero? La tua piccola Lotte sola nel bosco con un fucile! (ascolta) Sì, Heydrich è buono con me, di che hai paura, papà? Non dare ascolto a quella bisbetica di Helene! La sua è tutta invidia, sì, invidia perché il suo Thomas non è proprio il principe azzurro che lei sognava mentre Heydrich … (ascolta sorridendo)…Sì, Heydrich è azzurro, azzurro…Ed è quasi un principe vero! Quando torna mamma, dalle un bacione forte forte da parte mia e dille di non preoccuparsi per me: Heydrich non mi fa mancare nulla. E dì a Willie che non creda di passarsela liscia: quando sarà qui con me, dovrà fare i compiti tutti i giorni anzi, gli propinerò un bel ripasso grammaticale, sissignore, ne ha proprio bisogno! Altrochè rifare il verso a quell’imbianchino austriaco! (ride) Se mi sentisse Heydrich! (chiudendo la conversazione) Ciao, papà! Vieni presto! Mi manchi! ((perdendo l’allegria, mette giù il telefono. Sottovoce) Mi mancate tutti quanti! (Si guarda intorno indecisa sul da farsi, poi si avvicina ad una finestra e resta immobile a fissare la neve che cade a larghe falde. Infine si riscuote, prende la piantina che ha disegnato e ne modifica alcune linee. Osserva l’impronta del quadro sulla parete, la percorre con le dita restando a fissarla a lungo, quindi sfoglia qualche volume e lo ripone al proprio posto nello scaffale. Infine si avvicina al pianoforte, lo apre e comincia a percuotere i tasti dapprima con scarso entusiasmo poi sempre più convinta finchè si siede e comincia a suonare “Eine kleine Nachtmusik” di Mozart. Il pianoforte è un poco scordato. Mentre è intenta a suonare, ritorna Heydrich.

Scena III

Heydrich: Si accoglie così il marito quando torna stanco dal lavoro? (Si china sulla moglie a darle un rapido bacio sulla guancia) Che fai col cappello in testa?
Lotte: (si volta sorpresa) Heydrich! Non ti ho sentito rientrare! (toccandosi il cappello) Io ti aspettavo…
Heydrich: (dando un’occhiata allo spartito) Che suoni? Ah, Mozart! (canticchia la melodia, subito imitato da Lotte, che la riprova al pianoforte)
Lotte: (suonando) Mi è sempre piaciuta questa musica: è come… una risata nella notte…Sì, il sorriso di un bimbo nel buio della sera.
Heydrich: Più che un sorriso, mi sembra un broncio notturno. Che t’ha fatto il povero Mozart per maltrattarlo così?
Lotte: (stupita) Ti pare? Ma no, è così che va suonata! (riprende a suonare con energia) E’ il pianoforte: ha bisogno di un’accordatura.
Heydrich: Non so…(toglie il giornale dalle tasche e lo mette sul pianoforte) Può darsi che abbia ragione tu, sicuramente il tuo orecchio è migliore del mio. (si avvicina alla radio e l’accende. Cerca una stazione) Che hai fatto di bello tutto il giorno?
Lotte: Niente di particolare…(continuando a suonare) Ho finito di visitare il castello, o quasi…Mi mancano ancora i bassifondi ed i piani alti. (si interrompe) Sai, Heydrich, penso che dovremmo svecchiarlo un po’…
Heydrich: Che intendi per “svecchiarlo”?
Lotte: Non so…rinnovare la tappezzeria, aprire qualche finestra qua e là…
Heydrich: (con scarsa attenzione) Altre finestre? Non ti bastano quelle che ci sono già? Lotte: Ma è tutto così buio! 
Heydrich: Non mi sembra una buona idea. Non adesso, comunque. (La radio intanto comincia a trasmettere un radiogiornale. Heydrich appare più attento alle notizie che a quanto gli dice la moglie) Non credi che potrebbe guastarsi l’estetica, lo stile?
Lotte: No, se si fanno le cose per bene! Sai, (dispiegandogli sotto il naso la pianta del castello) ci ho pensato tutto il giorno. Vedi, si potrebbe aprire una bella finestra proprio qui (gli indica una parete sul muro)…anzi, una porta-finestra, con un balconcino. Ti pare possibile che una sala di soggiorno come questa non abbia una terrazza, uno sfogo? 
Heydrich : (la ascolta senza interesse, badando di più a ciò che dice la radio) Sssttt! 
Giornale Radio: Continuano le consultazioni fra il Cancelliere Von Papen ed i leader dei principali partiti della Repubblica. Dopo il rifiuto della carica di Vicecancelliere da parte del leader dell'opposizione Adolf Hitler, il primo ministro, d’accordo con il Presidente Hindenburg ha proposto al leader del partito socialdemocratico…
Heydrich: Credono di poter governare senza di noi? Senza il più forte partito tedesco?
Lotte: Perchè? Che sta succedendo?
Heydrich: (con disprezzo) Non c’è nessuno che prenda sul serio quel pappa molla di Von Papen, tranne quel rimbambito di Hindenburg, il quale rischia a sua volta di tirare le cuoia da un momento all’altro.(La radio continua a trasmettere il radiogiornale) E dovremmo prenderlo sul serio noi?
Lotte: Non credo sia giusto che tu parli così di lui. Hindenburg è un uomo di valore, decorato non so quante volte… 
Heydrich: (interrompendola con alterigia) Non bastano alcune medaglie sulla divisa per fare di un ex soldato uno statista!
Lotte: Sì, può darsi. Io non capisco molto di politica…(Heydrich fa un smorfia di sufficienza all’indirizzo della moglie. Cercando di distoglierlo dall’ascolto del radiogiornale) Non vuoi dare un’occhiata a questo schizzo? 
Heydrich: (zittendola) Ssst! Non è il momento, questo!
Giornale Radio: Con questa manovra il Cancelliere Von Papen spera di allargare la base della propria maggioranza …
Heydrich: Credono di poter governare senza di noi! Non lo sanno che abbiamo il 38 per cento?
Giornale Radio: Qualora anche questa manovra non conseguisse il successo sperato, non resterebbe che sciogliere le camere ed indire nuove elezioni.
Heydrich: (risentendosi) Neanche per idea! Se credono di escluderci dal gioco, si sbagliano di grosso! (spegne l’apparecchio radio)
Lotte: (che nel frattempo ha abbandonato il foglio sul pianoforte e si è messa pazientemente ad ascoltare la radio al fianco di Heydrich) Ha telefonato papà.
Heydrich: Ah, sì? Che dice il buon vecchio Erhard?
Lotte: Non so perché ti ostini a chiamarlo vecchio: papà non lo è affatto. E inoltre dimostra molto meno della sua età.
Heydrich: Continua a portare quei ridicoli panciotti colorati, come se fosse un ragazzino. Ed ha superato i cinquanta da un bel pezzo! (và a cercarsi una bottiglia di vino ed un bicchiere)
Lotte: Non vorrai bere prima di cena!? Heydrich, non fa bene bere a stomaco vuoto!
Heydrich: Non credo tu conosca le condizioni del mio stomaco: potrebbe essere benissimo pieno. (si mesce da bere)
Lotte: Ma dovevamo andare a cena fuori…Heydrich, te lo sei dimenticato?
Heydrich: (fissa Lotte con uno sguardo impenetrabile, in silenzio) Ora che me lo rammenti, mi avvedo di essermelo proprio dimenticato. Mi dispiace, ho già cenato con Otto e Hermann. Penso comunque che non sia un problema per te, vero? Oppure lo è?
Lotte: (togliendosi il cappello delusa) No, no. (timidamente) Per quanto, sarebbe stato meglio che tu mi avessi avvertito, così non mi sarei preparata per uscire… Mi sarei fatta cucinare qualcosa da Renate.
Heydrich: Non puoi provvedere tu stessa a cucinare qualcosa?
Lotte: Sì, certo. Ma Renate si arrabbierà moltissimo se non rimetterò tutto a posto come vuole lei.
Heydrich: Non capisco come tu possa lasciarti intimidire da Renate. Chi è la padrona di casa? Non hai che da metterla al suo posto!
Lotte: (timidamente) Sì, certo… Solo che è così permalosa! 
Heydrich: Vorrà dire che le parlerò io. Comunque, se organizzare la cena è così problematico per te, tanto vale uscire… Ma io preferirei non farlo. La strada è una lastra di ghiaccio (guardando fuori) e inoltre continua a nevicare fitto. E’ arrivato presto l’inverno quest’anno.
Lotte: No, no: posso arrangiarmi qui. (raccoglie la pelliccia, i guanti e il cappello e si avvia alla camera per riporveli. Fuori scena, cercando di non dar peso a quanto detto prima) Papà dice che il mese prossimo Willie verrà a stare con noi per qualche tempo.
Heydrich: (soppesando le parole) Ah sì?! Per quanto tempo?
Lotte: Non so di preciso. Non vedo l’ora che sia qui!
Heydrich: E’ una vera seccatura…
Lotte: (rientrando) Che cosa? Credevo ti piacesse, Willie!
Heydrich: (accendendosi una sigaretta). Certamente, è un ragazzo adorabile malgrado i suoi modi siano piuttosto irriverenti: la verità è che manca di disciplina. 
Lotte: (stupita) Certo è un poco impertinente ma non credevo ti irritasse a tal punto!
Heydrich: Assolutamente no. Dicevo che è una seccatura perché ho messo a disposizione del partito la nostra casa proprio per tutto il mese di novembre. (Reazione stupita di Lotte. Ignorandola) Comunque, possiamo trovare una soluzione… L’importante è che tuo fratello sappia stare al proprio posto…(cammina su e giù) e non metta il naso in faccende che non lo riguardano. Come mai viene adesso? Non sarebbe meglio se venisse nelle vacanze di Natale? 
Lotte: A Natale manca ancora un mucchio di tempo!
Heydrich: Comunque sarebbe meglio che Willie non perdesse altre lezioni: non mi pare che i suoi risultati scolastici siano dei migliori!
Lotte: (esitante) Non direi…Nelle materie letterarie non è mai stato molto dotato ma nelle materie tecniche ha sempre ricevuto valutazioni più che soddisfacenti. Comunque, una settimana di vacanza non potrà fargli un gran danno e inoltre ho promesso a papà di dare a Willie lezioni di grammatica, così non dovrò pentirmi di avergli fatto perdere la scuola.
Heydrich: (con ironia) Un’insegnante privata tutta al suo servizio, forse non del tutto competente…
Lotte: (protestando vivacemente) Sono sempre stata brava nelle materie umanistiche!
Heydrich: Ma non hai mai fatto l’insegnante. O credi che in ogni professione ci si possa improvvisare, come il nostro Von Papen con la politica?
Lotte: No ma, in fondo, sono solo lezioni di grammatica…(piano) Eppoi Willie è così divertente! Con lui non ci si annoia mai. Quando fa l’imitazione di…(vorrebbe dire “Hitler” ma ammutolisce)
Heydrich: Di chi? 
Lotte: (finge di aver dimenticato il nome) Di quel comico: non so se tu l’abbia mai visto, mi fa sbellicare dalle risa. Dovrebbe proprio fare l’attore, Willie!
Heydrich: Perché non me l’hai detto subito che ti annoi qui? Mi sarei regolato di conseguenza. Tanto per cominciare non ti avrei portata a vivere in questo castello sperduto fra i monti…Credevo che tu amassi la natura, pensavo che volessi star lontana dal rumore, dal traffico della città! 
Lotte: Io adoro la natura! Solo che tu non ci sei mai ed io mi annoio tutta sola qua dentro.
Heydrich: Sola? Ma non ci sono anche Renate e Gustav qui con te? Puoi chiacchierare con loro, se non ti va di aspettare il mio ritorno, oppure puoi attaccarti al telefono. Si raggiunge tutto il mondo, oggi, col telefono!
Lotte: Oh Heydrich! Chiacchierare col personale di servizio! Che ne sanno loro di musica, di arte, di storia, di letteratura? Tutt’al più con loro posso parlare del tempo, del pranzo, delle pulizie…
Heydrich: Non mi pare dunque che manchino gli argomenti.
Lotte: Sì, Heydrich, hai ragione ma …la pulizia non offre molti spunti di riflessione e tanto meno di conversazione, mi pare. E poi io non mi diverto a “chiacchierare”: quel che io voglio è “parlare”!
Heydrich: Questi mi sembrano sofismi inutile. Non c’è una grande differenza fra chiacchierare e parlare, mi pare… Comunque, qua dentro hai tutto quello che ti serve per far passare il tempo in modo molto confortevole: c’è una delle biblioteche più fornite del paese, un buon pianoforte, un bellissimo parco… Chissà quante donne ti invidierebbero!
Lotte: Ma io non mi lamento di ciò che ho… Solo che vorrei che la mia vita fosse più ricca di stimoli, di gente, di emozioni. Invece passo la maggior parte del mio tempo sola, chiusa fra le mura di questo enorme castello.
Heydrich. Che, a quanto mi dici, non ti sei ancora presa la briga di visitare fino in fondo. Questa, per esempio, è un’attività che coinvolgerebbe qualsiasi donna. Ma tu invece non la trovi abbastanza interessante. In compenso ti sei già messa in mente di modificare l’architettura di questa casa, senza averla neppure vista!
Lotte: Non ho ancora visitato i sotterranei perché non ne ho trovato le chiavi! (prevenendolo) No, non ci sono nel mazzo che mi hai dato! Non le avrei visitate volentieri perché le cantine mi fanno paura. Ed anche le soffitte…Tutti questi luoghi, che custodiscono le spoglie del passato, pieni di polvere e di ragnatele, mi fanno pensare alla morte. No, non li amo. Ma avrei fatto il mio dovere di padrona di casa se solo ne avessi avuto la possibilità. (cerca il mazzo delle chiavi nei cassetti della scrivania, il primo dei quali è chiuso)
Heydric: Cosa cerchi?
Lotte: Le chiavi. Anche questo cassetto, per esempio (tenta di aprire il primo cassetto della scrivania), perché non si apre? (Heydrich si stringe nelle spalle. Nell’ultimo cassetto c’è il mazzo delle chiavi) Ecco: (mostra il mazzo al marito) controlla tu stesso. Mancano le chiavi dei sotterranei ed anche quelle degli abbaini. (Nel frattempo si è fatto buio)
Heydrich: (controllando il mazzo) Già. Una bella seccatura! Bisognerà che faccia venire un fabbro ma, fino a che continua a nevicare così, possiamo proprio scordarcelo. Ma forse il vecchio Gustav ne ha una copia.
Lotte: Gliel’ho già chiesta ma non ne sa niente. Anche Renate dice di non saperne niente. Io però ho avuto la strana impressione che mentisse.
Heydrich: (che nel frattempo ha terminato di fumare e si accinge a sdraiarsi nella poltrona) Che idea! Perché mai dovrebbe farlo? E’ assai improbabile che Renate abbia una copia delle chiavi, dal momento che è venuta a lavorare in questa casa solo una settimana prima del nostro arrivo. Tuo padre, piuttosto, potrebbe averne una!
Lotte: Mio padre?! 
Heydrich: (accendendo la lampada e versandosi un ulteriore bicchiere di vino) Già. Sicuramente avrà voluto visitare il castello prima di fare la sua offerta. Non è certo il tipo da prendere gli affari alla leggera, il buon vecchio Erhard! Quando si tratta di quattrini, è peggio di un giudeo. (Ride. Diventando improvvisamente serio) Se dovessimo fare qualche ricerca all’ufficio anagrafico potremmo fare qualche scoperta interessante. (osservandola alla luce della lampada) Sei sicura di essere figlia di tuo padre?
Lotte: Perché? 
Heydrich: (Facendola sedere sulle proprie ginocchia) Perché non gli assomigli granchè. Questi capelli biondi, questa pelle chiara, questi occhi così arianamente azzurri…
Lotte: (resistendogli, a disagio) Perché dici “arianamente azzurri”? Non erano indiani gli Arii?
Heydrich: Indo-europei, mia cara, indo-europei!
Lotte: Come preferisci. Gli indo-europei, comunque, dovevano essere di pelle scura.
Heydrich: (con disprezzo) Solo i dravidi, gli sconfitti, erano di pelle scura. I dravidi furono costretti ad abbandonare le terre del nord ed a stanziarsi nell’India meridionale, lasciando il posto agli Arimanni, i conquistatori che li avevano battuti. Che erano di pelle chiara, come me e come te.
Lotte: (cercando di riportare la conversazione su un tono più leggero) E come la figlia del re! (si alza e si avvicina al pianoforte. Preme qualche tasto) Heydrich, non sarebbe il caso che io tornassi a lavorare?
Heydrich: Vuoi dire che quanto guadagna tuo marito non basta a mantenerci entrambi?
Lotte: Tutt’altro. Solo che la giornata qua dentro non passa mai. Se potessi tornare al mio lavoro, sicuramente il signor Wiegand ne sarebbe felice. E anch’io. 
Heydrich: (con disprezzo) Non capisco come tu possa immaginare che io possa acconsentire a tale richiesta. Stare tutto il giorno china su di un tavolo a rovinarsi gli occhi per quel farabutto di Wiegand! Cosa direbbero i miei colleghi se sapessero che mia moglie si fa sfruttare da quell’ebreo? Credi che non lo sappiano che gestisce, fra le altre cose, anche un banco di pegni? 
Lotte: Ma, in fondo, non vedo cosa ci sia di male… 
Heydrich: Ah no? Vende gioielli prestando il denaro per il loro acquisto a un tasso così alto che i clienti finiscono per restituirglieli insieme al capitale ed agli interessi. In questo modo Wiegand non solo si riappropria del monile ma si appropria anche del denaro dei suoi clienti, che si è limitato a spremere.
Lotte: Nessuno li costringe ad acquistare i nostri gioielli. Non sono indispensabili come ad esempio il cibo, l’acqua, la casa o gli indumenti per coprirsi. Molti di questi clienti - io lo so perché li ho visti quando lavoravo da Wiegand - pretendono di avere i monili per il solo fatto di essere il Marchese di O. o la Granduchessa di N. e, possibilmente, di non pagarli affatto. Ma a Wiegand costano denaro, tempo, lavoro: deve acquistare l’oro, pagare il disegnatore, gli orafi, i commessi…Lui stesso realizza alcuni gioielli, appena ha un minuto di tempo, ed è molto bravo. E’ giusto che sia pagato profumatamente.
Heydrich: Quello che non è giusto è che quell’ebreo si arricchisca sfruttando il lavoro dei suoi dipendenti. No, tu non ti presterai ulteriormente alla sue speculazioni, non fintanto che sei mia moglie!
Lotte: Io non so come tu ti sia fatto questa convinzione che il povero Wiegand ci sfrutti! Anzi, Wiegand è stato quasi un padre per Jakob, il suo commesso, quando lui e Annah sono stati sfrattati: li ha ospitati nella sua abitazione senza battere ciglio e senza chiedere loro neppure un pfnennig! E quando è nata la loro primogenita, le ha regalato tutto il corredo!
Heydrch: (con disprezzo) Gli piace farsi credere buono. Chi non lo è né per natura né per casta, compra la considerazione della gente col denaro! Lo faccia, lo faccia pure, finchè può: non ne avrà ancora per molto!
Lotte: Che vuoi dire?
Heydrick: (alzandosi e dirigendosi verso la camera da letto) Niente. E’ tempo che i bugiardi si tolgano la maschera e mostrino il loro vero volto di sciacalli travestiti da clown.
(Sull’uscio, con tono perentorio) Io vado a letto. Sono stanco. Tu, che fai? Non dovevi cucinarti qualcosa?
Lotte: Non so. Non ho molto appetito. 
Heydrick: Allora, cosa aspetti? Vieni a letto! (Lotte spegne la lampada e lo segue nella camera a capo chino. Buio in scena)


Scena IV

Lo stesso salone della scena precedente. Heydrich e Lotte sono entrambi fuori scena. E’ il tardo pomeriggio. Un pallido raggio di luce filtra da una finestra. La radio è accesa e suona una canzonetta. E’ il mese di Novembre 1932.

Heydrich: (rientra con la camicia scura, allacciandosi il colletto. Rivolto verso l’esterno) Lotte, che stai facendo? Lo sai che ore sono? (si china sulla radio e cerca un’altra stazione)
Giornale Radio: In tutto il paese si stanno svolgendo le operazioni elettorali. C’è grande tensione nell’aria e continuano a registrarsi scontri fra le fazioni più estremiste. Il primo ministro Von Papen ha diffuso un appello perché…(prosegue in sottofondo)
Heydrich: Sì, prega, povero illuso! (si allaccia la cravatta)
Lotte: (entra reggendo su un braccio il cappotto di Heydrich. Si sta infilando i guanti ed è vestita per uscire. Non ha l’aria molto convinta) Eccomi, sono pronta! (Gli tende il cappotto) Qualcosa non va?
Heydrich: (spegnendo la radio) Non aspettano che un pretesto per invalidare le elezioni! Ma avranno il fatto loro! (tende le braccia a Lotte che gli infila il cappotto. A Lotte) Come sto? 
Lotte: (esitante) Non so…Forse con un’altra camicia. 
Heydrich: Sto benissimo, invece.
Lotte: I colori scuri ti incupiscono. Ti danno un’aria minacciosa.
Heydrich: (soddisfatto) Ah sì?!? Benissimo. L’autorevolezza si fonda anche sulla paura. Chi ti teme, ti rispetta.
Lotte: Ma non è detto che ti ami.
Heydrich: Storie! Il cane ama il suo padrone malgrado, anzi, grazie alla sua severità.
Lotte: Credevo parlassimo delle persone, non dei cani. Anche se non mi sento di giurare sull’amore dei cani per un padrone troppo severo. Una volta ne ho visto uno rivoltarglisi contro ed è stato uno spettacolo orribile! Se ci penso, mi vengono ancora i brividi…
Heydrich: Evidentemente non era stato addestrato a dovere. A proposito di cani, penso sia ora che ci dotiamo di un adeguato servizio di sorveglianza.
Lotte: (esultante) Prendiamo un cane? Oh, Heydrich, che bello! Mi piacerebbe tanto un piccolo cocker! Sono così affettuosi!
Heydrich: (sconcertato) Un cocker? (ride) Abbiamo un castello da difendere, non un salottino per il tè…Un cocker! Non è neppure un vero cane da caccia. No, no: acquisterò una bella coppia di dobermann. Li addestrerò io stesso: voglio che riconoscano il nemico al primo fiuto e lo azzannino a dovere.
Lotte: (spaventata) Dobermann?!? Heydrich, non possiamo prendere dei dobermann: sono cani sanguinari…Io, io finirei per barricarmi in casa. Ti prego, Heydrich, qualunque altro cane ma non dei dobermann!
Heydric: (seccato) E’ veramente seccante questa tua paura dei cani, Liselotte!
Lotte: Non dei cani: dei dobermann. Molti di loro invecchiando impazziscono. Io stessa, come ti ho detto, ho visto con questi occhi un dobermann sbranare il suo padrone. Solo per miracolo riuscirono a strapparglielo dalle fauci, ma ci rimise un occhio e portò sul volto e sul corpo i segni delle sue zanne fino a che visse.
Heydrich: E il cane, che fine fece? 
Lotte: Fu abbattuto, per grazia di Dio!
Heydrich: Che peccato! Sicuramente era un ottimo combattente.
Lotte: Ma non era più in sé! Era diventato una belva incontrollabile! Ti prego, Heydrich, rifletti prima di acquistare dei dobermann!
Heydrich: Vedremo. Comunque, è bene che tu ti faccia passare questa paura irrazionale. Se un cane è ben addestrato, difficilmente si rivolta contro il padrone. Le bestie sanno sempre riconoscere chi è il più forte. (con un sogghigno) Anche le persone…
Lotte: Sì, può darsi ma…(timidamente) Sei sicuro che non possiamo prendere dei cani più tranquilli? 
Heydrich: Per esempio?
Lotte: Non so…per esempio dei Labrador. Hanno un aspetto imponente ma sono mansueti.
Heydrich: Non ci servono dei cani da compagnia, te l’ho detto, ma dei cani che scoraggino ospiti sgraditi E, comunque, con il giusto addestramento anche i Labrador possono diventare molto pericolosi! (cambiando volutamente discorso) A proposito di ospiti, credevo che sarebbe venuto tuo fratello Willie.
Lotte: (con espressione depressa) Ho preferito scoraggiarlo. Ho avuto l’impressione che tu non gradissi la sua presenza qui, non in questo momento, soprattutto. 
Heydrich: E’ stata una scelta ragionevole, anche se non capisco in che modo posso averti dato questa impressione. Tuo fratello è sempre il benvenuto in questo castello che, a ben guardare, appartiene alla tua famiglia quanto a me. (con acredine) Anzi, dal punto di vista giuridico, appartiene al signor Eberhard Gruyten, mio grazioso suocero!
Lotte: Ti secca così tanto che mio padre abbia acquistato Grunenwald? (con un gesto indica il luogo dove si trovano entrambi)
Heydrich: No, ma mi secca che il vecchio Gruyten finga di volercelo regalare e invece lo tenga per sé. Quel che certamente non potrà acquistare, comunque, è la nobiltà delle sue origini.
Lotte: (a disagio) Non credo che papà ambisca ad un titolo nobiliare. 
Heydrich: La volpe disse all’uva: “Non è matura”!
Lotte: (cercando di recuperare un tono scanzonato) Era pur sempre una volpe! E le volpi sono carnivore, non vegetariane!
Heydrich: E dunque?
Lotte: E dunque alla volpe non poteva interessare l’uva, come forse l’uva pensava! 
Heydrich: A tutti fa gola un titolo nobiliare. Anche a tuo padre, è inutile che lo neghi. 
Lotte: (protestando) Papà ha deciso di acquistare il castello della tua famiglia per evitare che finisse all’asta. Voleva farcene dono per le nostre nozze.
Heydrich: E allora cosa aspetta a fare le pratiche per il trasferimento di proprietà?
Lotte: Forse aspetta che rivedano le tasse sul trasferimento degli immobili…Sono tasse esorbitanti, lo sai meglio di me.
Heydrich: Forse, forse, forse. Forse vuole tenere il castello per sé, con il relativo titolo! Comunque, se le cose vanno come mi aspetto, fra non molto potrò rientrarne in possesso, con o senza la sua donazione.
Lotte: (meravigliata) Ah sì? E come farai?
Heydrich: (menando il can per l’aja) Tu non ti preoccupare di come farò. Tu preoccupati solo di dare il voto a chi sai. 
Lotte: (a disagio) Cioè al Partito Nazionalsocialista? E questo ti farà riappropriare del castello? Non riesco ad immaginare come…
Heydrich: (con piaggeria) Tu non ti intendi di queste cose. (guarda l’ora) Muoviamoci! I Schirach ci aspettano per la cena e dobbiamo anche votare, prima di metterci a tavola!
Lotte: (a disagio) Io…io preferirei mangiare qualcosina qui a casa. Non credo di riuscire a reggere le portate di un’intera cena!
Heydrich: Che storie sono queste? Stavi benissimo un momento fa! (la spinge fuori) Eppoi non è certo una serata di gala, è solo una cena intima, fra amici! Su, muoviti, non fare i capricci! Non sei più una bambina!
Lotte: Non sto facendo i capricci. Davvero, Heydrich, non mi piace molto questo tuo amico Schirach…(prevenendolo) Sì, lo so, è una persona di cultura, un poeta, ma mi mette a disagio. Tutta la sua famiglia mi mette a disagio. Ti prego, Heydrich, fa le mie scuse ai tuoi amici e lasciami qui a casa… 
Heydrich: I Schirach ci resterebbero malissimo ed io ci farei davvero una pessima figura. Io non ti capisco: non starai inventando delle scuse per non venire a votare?! (scuote il capo) Tu forse non te ne rendi conto: questo tuo cervellino bacato di ragazza viziata non immagina la figuraccia cui mi espone davanti ai più alti gerarchi del partito. Senza contare quel che direbbero i Schirach se arrivassi da loro senza di te. Sarebbe una scortesia inqualificabile! Forse a casa tua si usa così ma non da me. (Lotte tenta debolmente di replicare, ma lui la interrompe) Eh no, cara mia! Non se ne parla proprio! Tu verrai dai Schirach con me, anche se stessi per esalare l’ultimo respiro. Non ti permetterò di danneggiarmi e tanto meno di danneggiare il Nazionalsocialismo. Se proprio vorrai tornare a casa da sola, (Lotte appare mortificata. Prevenendola) - sì, io farò tardi: sicuramente festeggeremo in piazza la vittoria - ti farò riaccompagnare, ma non prima che tu abbia svolto il tuo dovere elettorale…Poi, se dai Schirach vorrai recitare la commedia, sono fatti tuoi.
Lotte: (è senza parole. Mormora, assentendo col capo) Come vuoi. (Lo precede per uscire ma lui la ferma sulla soglia)
Heydrich: Credo che sia chiaro per chi tu debba votare…
Lotte: (con un filo di voce) Sì, certo…Comunque…
Heydric: Comunque?
Lotte: (timidamente) Non credo sia giusto pretendere che io voti contro la mia coscienza!
Heydrich: Cosa centra adesso la coscienza? Si tratta di non disperdere i voti e di assicurare una larga maggioranza al partito che offre le maggiori garanzie…
Lotte: Sei certo che questo partito sia l’NSDAP?
Heydrich: Certissimo. E comunque non è questo il momento per discutere… (guarda l’ora) Non riesco a capire questa tua mania di contraddirmi in continuazione. Cosa mi stai a tirare fuori la coscienza in un momento come questo? E soprattutto come puoi pensare di votare contro di me? Di danneggiare tuo marito? Non hai ammesso tu stessa di non intenderti di politica?
Lotte: Sì, è vero. (esitando) Comunque ho cercato di farmene un’opinione.
Heydric: (ironico) Tu? Una donna! Ancora non capisco come vi abbiano concesso il voto… Un’opinione!
Lotte: (a disagio) Ma è naturale che ne abbia una. Ho un cervello…A scuola le mie valutazione erano ottime.
Heydrich: Che centra questo? Basta avere una buona memoria per conseguire risultati scolastici brillanti. No, qui si tratta di ben altro. Qui si tratta di dare una valutazione della situazione economica, sociale, politica del proprio Paese, decidere ciò che lo farà diventare grande o ciò che determinerà la sua rovina. Non credo che ci sia donna capace di tanto.
Lotte: Altri però hanno creduto il contrario. Qualcuno è addirittura morto per permettere alle donne di esprimere la propria opinione.
Heydrich: Avrebbe fatto meglio a risparmiarsi la fatica: sarebbe vissuto più a lungo. Non c’è causa più sbagliata che quella della libertà d’opinione. Di questo passo anche ai minorati sarà permesso alzare la voce e magari ce ne troveremo uno al governo. Sarebbe bella! (scuote il capo) 
Lotte: (debolmente) Non vorrai paragonarmi ad una minorata, spero!
Heydrich. Io non parlo di raziocinio, ma di sentimento, di emotività. Voi donne siete come i bambini, delle deliziose bestioline che ragionano con gli umori, con l’utero, ma non con la testa. 
Lotte: (cercando di interromperlo) Ma non è vero!
Heydrich: (zittendola) Mi sai spiegare allora perché i bambini vanno così d’accordo con gli animali e con le donne? Perché siete uguali. E noi dovremmo prendere sul serio i capricci di un bambino ed assecondarlo? Neanche per sogno: non è in grado di discernere il suo stesso bene, figuriamoci quello nazionale! Da quando l’uomo è comparso sulla faccia della terra, ha sempre gestito lui il potere. E sai perché? Perché l’uomo è un essere razionale… E adesso, cosa vi siete messe in testa? Di sovvertire l’ordine naturale delle cose? No, no: non avrai il mio appoggio. (a Lotte) Ti impedirò di farti del male con le tue stesse mani. (Lotte cerca debolmente di difendersi ma lui le impedisce di parlare. Spingendola fuori con villania) No, non accetto discussioni: darai il tuo contributo per il successo del Nazionalsocialismo o non rimetterai più piedi in questa casa, quant’è vero Iddio! (Lotte esce col volto corrucciato seguita da Heydrich con aria da padrone)

Scena V

La mattina seguente, all’alba. Heydrich rientra in casa ubriaco, con il soprabito sulle spalle e il cappello sulle ventitrè. Lotte è ancora a letto.

Heydrich: (gridando) Lotte, piccolo demonio, dove sei? Liselotte! (canzonandola) Mogliettina adorata, cosa stai facendo? Dormi sonni tranquilli fra guanciali di seta o stai complottando coi tuoi amici marxisti? E’ così che accogli il tuo maritino? (esce a cercare una bottiglia. Fuori scena) Dov’è il vino? Dove ti nascondi, compagno delle mie bisbocce? (rientra con una bottiglia di champagne ed un bicchiere) Vero champagne francese… per festeggiare le vittorie (lo stappa, con ironia)… dei nemici e per consolare le sconfitte… degli amici! (si mesce un bicchiere)
Lotte: (accorrendo in camicia) Che c’è Heydrich? (raccoglie il soprabito che Heydrich ha gettato sulla poltrona e fa per ripiegarlo ma lui glielo strappa di mano e lo getta di nuovo sulla poltrona in malo modo)
Heydrich: Lascialo dov’è! Non puoi fare a meno di sostituirti alla cameriera, vero? Cosa la paghiamo a fare se tu lavori al posto suo? Proprio non riesci a dimenticare di essere una piccola borghese arricchita! (si accascia sulla poltrona tenendo il bicchiere in mano)
Lotte: Heydrich, ti prego, non fare così, vieni a letto che è meglio!
Heydrich: Cosa ne sai tu di cosa è meglio per me? (con ironia) Sei contenta? Hanno vinto i tuoi soci, i “compagni”! Ora la smetterai di cospirare contro tuo marito. Non c’è più bisogno che vi nascondiate, potete uscire dalle fogne…(si mesce nuovamente da bere; Lotte cerca di togliergli il bicchiere dalle mani ma lui la respinge violentemente) Oggi tuo marito dovrà dare alle stampe un articolo contro se stesso. E’ questo che volevate, voi ed i tuoi amici comunisti, non è vero? Avanti, dimmi che sei contenta.(ferocemente) Io so-no con-ten-ta!
Lotte: Come posso essere contenta se ti vedo in questo stato? Heydrich, ti prego, hai bisogno di dormire. Un bel sonno ti aiuterà a vedere le cose in altra luce.
Heydrich: (con scherno) Come sei saggia! Saggia (canticchiando sull’aria di Otello “E tu come sei pallida, e muta, e bella”) e muta e bella. (le stringe il viso con una mano) Povera creatura, nata sotto cattiva stella…
Lotte: (appare visibilmente spaventata) Heydrich, mi fai male…
Heydrich: Ti faccio male? (la afferra per la vita. Lotte cerca di sottrarglisi ma lui la afferra per un braccio e glielo torce) E’ giusto che sia così! E’ giusto che i traditori vengano puniti!
Lotte: Traditori? Di quale tradimento stai parlando?
Heydrich: Votare contro tuo marito! Non è un tradimento, questo? (alzando il tono) Non lo è, piccola borghesuccia marxista?
Lotte: Ti sbagli, Heydrich: io non ho votato contro di te!
Heydrich: Ah no?!? E come faccio ad esserne sicuro? 
Lotte: Io…posso giurartelo, se credi!
Heydrich: Non giurare! Non giurare! Saresti spergiura! (si alza e la afferra per un braccio, trascinandola verso la camera da letto) Vieni, andiamo a letto. Lì non mi puoi mentire! O no? Le donne mentono su tutto, anche quando fanno all’amore! Chiamano amore ciò che è il suo esatto contrario. (Lotte cerca di sfuggirgli, ma lui la tiene saldamente per i polsi) Le menzogne, i sotterfugi, le doppiezze: queste sono le vostre armi! (con disprezzo) Le armi dei deboli, degli imbelli! (strattonandola) Avanti, facciamola questa sacra rappresentazione dell’amore coniugale!
Lotte: Heydrich, lasciami, ti prego! Mi fai male! 
Heydrich: E’ quello che meriti! Devi espiare la tua colpa! Vieni…
Lotte: (implorante) No, Heydrich, no, non è come pensi tu!
Heydrich: No, eh? Allora dimmelo tu com’è! Avanti, non fare la ritrosa! Lo so che ti piace…Voi donne volete sempre essere pregate, vi piace lasciar credere che siete superiori al desiderio, alla concupiscenza… Ma io non sono di quelli che pregano! Avanti, vieni a fare il tuo dovere di brava mogliettina devota… Avanti, impegnati: mostrami come sai amare…(Tenta di baciarla, lei lo respinge. Con rabbia) L’hai giurato davanti al prete di amarmi finchè morte non ci separi! (un raggio di sole penetra nella sala buia) 
Lotte: E’ tardi, Heydrich! E’ giorno…
Heydrich: Ti fa specie amarmi alla luce del sole? Hai ragione: (Chiude le tende. Nella stanza ritorna il buio) le serpi si annidano nell’ombra! 
Lotte: (cerca di replicare) Lasciami, Heydrich, mi fai male! 
Heydrich: (senza darle ascolto) Vieni, piccola serpe: mostrami il tuo nido! (La spinge nella camera)

Scena VI

La stessa scena di prima. Lotte e Hedrich.
Sono trascorsi alcuni giorni. E’ mattina. Heydrich è in piedi, ben sveglio: indossa la camicia bruna, sotto la giacca ed è quasi pronto per uscire. E’ eccitato e sta caricando una pistola; sogghigna continuamente mentre ascolta il giornale radio.

Giornale Radio: Berlino. Il primo ministro Von Papen ha iniziato stamane le consultazioni per formare il nuovo governo. Verosimilmente Von Papen tenterà di dar vita a un governo di coalizione fra i partiti moderati, che – com’è noto - hanno ottenuto la maggioranza relativa dei seggi in parlamento… 
Heydrich: (con acredine, fra sè) Non ce n’è uno di loro che abbia ottenuto tanti seggi quanti noi... 
Giornale Radio: Il margine di manovra appare però molto risicato: la somma dei voti dei partiti avversari - comunisti e nazionalsocialisti – rende, infatti, impraticabile qualunque formula di coalizione…
Heydrich: (sogghignando) Ben detto! Provate a fare un governo senza di noi, se vi riesce!
Giornale Radio: Intanto nella capitale e nelle principali città tedesche continuano a verificarsi scontri e dimostrazioni di folla. Le forze di polizia appaiono del tutto inadeguate a fronteggiare la rivolta. 
Heydrich: (ascolta annuendo con un sorriso maligno sulle labbra) E bravi i nostri giornalisti! Cominciate a vederci chiaro anche voi, pecoroni?! Non parlerete da quei microfoni ancora a lungo, vedrete!
Lotte: (entra con l’aria disfatta. Indossa la camicia da notte ancora strappata) Non è venuta oggi Renate? 
Heydrich: Mi ha chiesto un giorno di permesso ed io gliel’ho accordato.
Lotte: Avrei preferito che non l’avessi fatto…Prendi la pistola? Perché? 
Heydrich: Non hai sentito la radio? Ci sono disordini dappertutto.
Lotte: Ah… No, non ho sentito. Vai al giornale? 
Heydrich: Mi pare ovvio! Qualcosa in contrario?
Lotte: No…Chiedevo così. (si siede sullo sgabello del pianoforte)
Heydrich: (distrattamente) Che c’è? Non stai bene? (s’infila il cappotto, i guanti ed il cappello)
Lotte: E’ solo un malessere passeggero.
Heydrich: Non credo che tornerò stassera. Puoi chiamare il dottor Keller se il malessere persiste. Puoi farlo chiamare da Gustav.
Lotte: No, no. Berrò un’aspirina e mi passerà.
Heydrich: (asciutto) Bene. Io vado.
Lotte: Heydrich!
Heydrich: (con impazienza) Che c’è?
Lotte: (triste) Niente. Io…volevo salutarti.
Heydrich: Sei contenta? Mi hai salutato. (esce)
Lotte: (fra sé, sospirando) Sì, sono contenta. Sono molto contenta. (si accascia sullo sgabello. Suona il telefono)

Scena VII

La stessa scena precedente. Lotte. 
Lotte: (rispondendo al telefono si illumina: è la sorella Helene) Leni! Che bella sorpresa! Sono così felice di sentirti! Sì, io sto bene…abbastanza. No, no, non c’è niente di che preoccuparsi. Come state tutti quanti? Ho tanta voglia di rivedervi! (ascolta) Heydrich è fuori. Starà via fino a domani, credo. (ascolta) No, non mi lascia sempre così sola! Eppoi ci sono Renate e Gustav e presto avremo anche due cani. Spero tanto che Heydrich non prenda due dobermann! (ascolta) No, non sono più stata dal signor Wiegand, però ho intenzione di riprendere a disegnare qui a casa e di vendergli i miei disegni. Potrei anche mettermi in proprio! Certo che non sarà la stessa cosa come quando io stavo dal signor Wiegand, con Jakob e Annah… Ci divertivamo un mondo insieme! (sospira) Ma Heydrich ritiene disdicevole che sua moglie lavori alle dipendenze di un ebreo. (ascolta) Non l’ha presa molto bene. Credo che, con la sconfitta del partito, abbia visto andare in fumo anche le sue speranze di carriera. (abbassando la voce) Io però sono contenta che abbiano vinto i compagni! (ride nell’apparecchio) I Nazi credevano di avere già il cancellierato in tasca! Ben gli sta: perderanno un po’ di boria! Ssttt! (si guarda intorno temendo che arrivi qualcuno) Credevo fosse Gustav, il nostro domestico. Te lo vedi spuntare dall’ombra quando meno te l’aspetti. Ma dimmi di te. (ascolta) Una sorpresa, davvero? Vediamo, lasciami indovinare: è qualcosa che riguarda solo te? No? Allora, vediamo: tu e Thomas andate finalmente a Baden. Acqua? Appunto, acqua termale! (ridacchia) Se non è un viaggio, allora cos’è? (illuminandosi) Un bebè! Aspetti un bambino? Oh, Leni, come sono contenta! Un bambino, finalmente! C’era proprio bisogno di qualcosa di nuovo nella nostra famiglia! E Thomy che dice? Non gli par vero, eh? (ascolta) Ai primi di giugno? E’ una stagione stupenda per nascere! (ascolta, rattristandosi) No, Leni, non credo proprio sia il caso. Certo, mi piacerebbe scambiare le mie impressioni di mamma con la mia sorella preferita, ma forse è ancora troppo presto avere un bambino per noi due…(si tocca l’addome e nei suoi occhi compare un’espressione di spavento) Per quanto, non posso escluderne la possibilità (cambiando discorso) E mamma, che dice? (ascolta) Scommetto che si starà convincendo di essere lei la gestante! E Willie? Starà fingendo una grande gelosia per scroccarvi un mucchio di favori, non è così? (ascolta) Lo so, papà finge che non gliene importi nulla ma dentro di sé gongola dalla gioia. (Diviene improvvisamente triste) Non so se possiamo venire per Natale…(sospira) Credo che i dirigenti del partito saranno presto nostri ospiti. No, non sono per nulla ansiosa di conoscere il signor Hitler! Fosse per me, gli metterei in mano i pennelli e gli farei ridipingere i muri di questa stanza, che ne hanno proprio bisogno! Spero che se ne vadano prima di Natale: almeno Willie potrà venire lui per le vacanze…(ascolta col volto rattristato, poi cerca di tranquillizzare la sorella) Ma no, non metterti in testa delle strane idee, Leni! La vita al castello non è affatto faticosa, solo un po’ monotona. Ma posso sempre giocare al detective. Sai che non ho ancora visitato le cantine e le soffitte? E sono sposata da più di un mese! Ma io non ci tengo proprio a vederle. Ogni tanto sento dei rumori ma scommetto che sono i topi. Ce ne dev’essere un mucchio fra sopra e sotto. No, va tutto bene, non c’è proprio niente di cui preoccuparsi, Helene, davvero! Heydrich è un po’ nervoso per via di questa benedetta politica, ma…prima o poi gli passerà. Ed io…Io, appena ci saremo salutate, mi metterò a suonare il mio amatissimo Mozart e poi mi metterò a disegnare, o a leggere un buon libro o a fare qualcos’altro. (con forzata allegria) Ciao, sorellina cara, riguarda il tuo pancino e non darti pena per me: va tutto bene! Va tutto bene! (depone la cornetta e resta un poco soprappensiero. Riscuotendosi) Un bambino! (Si accorge di avere freddo) Spero proprio di non essere incinta! (Rabbrividisce di nuovo e va’ a prendersi uno scialle, poi si mette al pianoforte e suona qualche nota svogliatamente)

Scena VIII
La stessa scena. Lotte.
E’ seduta al pianoforte e sta suonando in modo sempre più convinto. Ogni tanto sbaglia una nota, perciò si ferma a ripetere il passaggio, canticchiandolo per controllarne l’esattezza. Qualche tasto però non suona ed il pianoforte è un po’ scordato.
Lotte: (fra sé) Questo pianoforte avrebbe proprio bisogno di una revisione! Comunque non ci sono scuse: è un po’ che non suono e si vede. Si perde subito la mano. Devo essere più metodica, non devo tralasciare mai l’esercizio quotidiano. E’ una promessa. (riprende a suonare con maggiore convinzione fino a che non stona) Uff! Non si può suonare così! Se avessi un diapason, l’accorderei da me. (si alza e si avvicina alla biblioteca, cerca negli scaffali senza risultato) Possibile che non ci sia un diapason nascosto da qualche parte? (si avvicina alla scrivania) Figuriamoci! Magari è proprio nascosto in questo cassetto! (tira la maniglia. Con suo stupore il cassetto si apre) Che strano! E’ aperto! Forse Heydrich ne ha trovato la chiave. (Fruga nel cassetto ragionando fra sé e sé) Altrimenti dovrei dedurre che l’ha sempre avuta e non vuole che io frughi in questo cassetto. (Non sa restistere alla curiosità: guarda e trova un piccolo necessarie da toelette femminile, con pettine e spazzola. Fra le setole della spazzola sono impigliati alcuni capelli castani) Cos’è questo? (lo esamina con stupore) Un necessaire da donna! Ecco qui lo specchio, la spazzola…(la esamina in controluce e ne scorge i capelli) Non era molto ordinata la titolare di questo necessaire: guarda quanti capelli! (ripone il necessaire e fruga di nuovo) E questo cos’è? Trova un libro di preghiere con inciso sulla copertina il monogramma G.v.N. = Greta Schweigert. Il cassetto resta aperto) Un libro di preghiere. Ne hanno regalato uno simile anche a me per il mio matrimonio! Lo danno a tutte le spose. (lo osserva alla luce della lampada. Leggendo il monogramma) G.v.N.: “G” von Schweigert. Chi sarà questa signora “G”? (fa un risolino) Non può essere certo Gustav! (Fa per sfogliare il libro ma ne sfugge una fede nuziale, che rotola per terra) Cos’era? Mi pareva un anello. Dove sarà finito? (Lotte si china a cercarlo ma non lo trova. Riprende a sfogliare il libro) Lo cercherò poi. (osservando la prima pagina del libro) Qui c’è scritto qualcosa...Una dedica… Non si legge bene…(si avvicina ancora di più alla lampada) Questo castello è proprio buio! (Legge la scritta all’interno) A Greta perché le illumini il suo cammino di sposa. Greta Schweigert! Chi le ha regalato questo libro probabilmente sapeva quanto fosse utile una guida nella vita coniugale! Heydrich non mi aveva detto di avere una sorella! (sfoglia di nuovo il libro) Questo libro è stato molto usato. Guarda questi passi: sono sottolineati più volte e commentati. (Leggendo) “…si rinnova lo stesso sacrificio che ha compiuto Gesù Cristo sulla croce”. E a margine: “Nella mia vita”…(risolvendo l’enigma) Nella mia vita si rinnova lo stesso sacrificio che ha compiuto Gesù Cristo sulla croce” (compassionandola) Poverina! Chissà cosa le è successo? (sfoglia ancora il libro. Leggendo) “Miserere nostri, Domine, miserere nostri”: questa invocazione è sottolineata ripetutamente. “Egli vedrà la tua innocenza e saprà ben farla trionfare” …Cosa c’è scritto qui a lato? (cerca di decifrare la frase) “Dio, fa che sia così!” …Perché Heydrich non mi ha mai parlato di lei? Deve aver sofferto molto! E forse soffre ancora! Chissà dove sarà adesso? (legge di nuovo) “Armiamoci dello scudo della preghiera” e, in margine, “Non ho armi, ma lui sì”…A quali armi si sarà riferita la poverina e questo “lui”, chi sarà stato? (riflette) Forse il marito, o magari un amante…Cosa mi farebbe Heydrich se scoprisse che ho un amante? Mi vengono i brividi al solo pensarci! (Legge ancora) “ne timeas, habebis in utero, sottolineato in rosso, filium Dei” e in margine: “Come posso non temere?”… (rilegge traducendo) “Non temere, avrai nell’utero, il figlio di Dio. Come posso non temere?”. Forse era incinta del suo amante e temeva le ritorsioni del marito. Certo dev’essere stato un uomo terribile per averne così paura! E forse la tiene ancora prigioniera da qualche parte ! Che storia! (fa per riporre il libro ma ne scivola fuori un biglietto da visita. Legge) “Signora e Signore Schweigert”! (è perplessa) Perché mai avrà conservato il suo cognome da ragazza ? E come mai il suo libro da messa sta in questo castello se era – e forse è ancora - sposata? Forse viveva qui. E questo necessaire? (leggendo sul dorso dello specchio e della spazzola) G v S : non c’è che dire: era proprio suo! E’ tutto così oscuro! (si siede davanti al pianoforte col libro fra le mani, rileggendo alcuni passi e riflettendo. Illuminandosi) Potrebbe essere la madre di Heydrich! Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Sicuramente il suo matrimonio non dev’essere stato felice: ecco perché Heydrich non me ne parla mai! E magari Heydrich non è neppure un autentico Schweigert ma il frutto di un amore adulterino. Certo, se si fosse risaputo, ne sarebbe nato un grosso scandalo e lei avrebbe potuto essere ripudiata…(riscuotendosi) Viaggio troppo con la fantasia, è meglio stare coi piedi per terra. (depone il libro sul pianoforte e suona qualche nota) Se lo sapesse Heydrich che immagino certi romanzi su di lui! Certo che non so molto della sua famiglia! (riprende a suonare con maggior decisione. Improvvisamente e silenziosamente rientra Heydrich)

Scena IX

La stessa scena precedente. Heydrich e Lotte.
Lotte: (è sorpresa e spaventata insieme. Si alza e cerca di nascondere alla vista di Heydrich la spazzola ed il libro) Heydrich! Come mai già di ritorno? 
Heydrich: Ho dimenticato alcuni documenti. Non ti sei ancora vestita? Non mi piace che ti mostri ai domestici in quell’arnese.
Lotte: (non sapendo come giustificarsi) Io…Ho cominciato a suonare e così…(cercando di imprimere un altro tono alla conversazione) Sai, ha telefonato Helene.
Heydrich: (è intento a cercare fra i libri della biblioteca e le volta le spalle. Distrattamente) Ah sì? E che voleva tua sorella?
Lotte: Niente. Voleva darmi una bella notizia. (Cerca di avvicinarsi lentamente allo scrittoio)
Heydrich: (rifacendole il verso) Niente. Una bella notizia: non ti pare che ci sia una certa contraddizione? 
Lotte: E’ vero…Volevo dire che Helene mi ha dato una bella notizia.
Heydrich: Ah sì? Quale? (Non trova quello che sta cercando, perciò esce dalla sala e parla stando fuori scena) 
Lotte: (approfitta della sua assenza per riporre gli oggetti nel cassetto e richiuderlo silenziosamente) Lei e Thomas aspettano un bimbo!
Heydrich: (freddo, f.s.) Davvero? E’ proprio una bella notizia. Ne faranno un maniaco dei numeri identico a loro. 
Lotte: Nascerà a giugno. Spero che ci propongano di tenere il bimbo a battesimo. Non sarebbe bello?
Heydrich: (Rientra. Freddamente) Stupendo. (Si dirige allo scrittoio, infila nella serratura una chiave che teneva in tasca, la gira nella toppa chiudendo i cassetti. Si accorge così che i cassetti erano già aperti. Intanto Lotte si è spostata davanti al pianoforte e si è seduta sullo sgabello. Con disappunto) Che significa?
Lotte: Qualcosa non va? 
Heydrich: Assolutamente niente. (Comincia a rovistare nei cassetti, evitando accuratamente di aprire il primo. Lotte finge di non accorgersene, ma lo segue con grande attenzione) Che nome hanno deciso di dargli?
Lotte: Non lo so, che sciocca! Non gliel’ho chiesto! Ma forse non l’hanno ancora scelto… 
Heydrich: (Continua a rovistare nei cassetti della scrivania. Finalmente trova un fascicolo) Eccolo dove stava! Volevo ben dire!
Lotte: (timidamente) Bisognerebbe mettere un po’ d’ordine in quei cassetti. Vuoi che lo faccia io?
Heydrich: (recisamente) Ti diffido dal farlo. Il mio è un disordine funzionale: riesco sempre a trovare le cose che metto via. Piuttosto, perchè non pensi al tuo disordine? Ti ho già detto che non mi piace che i domestici ti vedano fuori posto. Potrebbero diffondere voci spiacevoli sul nostro conto. Non vedi in che stato è la tua camicia?
Lotte: Renate non ha ancora trovato il tempo di rammendarla.
Heydrich: Non ne hai un’altra?
Lotte: (accingendosi ad obbedire) Sì, certo. Vado subito a cambiarmi. (Fa per recarsi nella camera da letto ma si ferma a metà strada. Rivolta ad Heydrich, che è immerso nella consultazione delle carte) Heydrich…
Heydrich: (distrattamente) Sì?
Lotte: Tu sei figlio unico, vero?
Heydrich:(seccato) Ma certo! Che domande!
Lotte: Volevo dire: non hai una sorella fuori casa, per esempio già sposata, o magari una sorellastra? 
Heydrich: (stupito) A volte io mi chiedo dove tu vada a cercarle certe domande! Hai forse paura che qualcuno avanzi delle pretese sul “tuo” castello? (sarcastico) Fino a che la proprietà è in testa a tuo padre, nessuno può rivendicare un bel nulla, stanne certa!
Lotte: Perché, altrimenti ci potrebbe essere qualcuno che…?
Heydrich: Parola mia, tu hai il potere di farmi saltare i nervi. Preoccupati che tuo padre faccia questo benedetto passaggio di proprietà, piuttosto! (Heydrich toglie alcuni fogli dalla cartelletta e rimette la cartelletta al suo posto, chiudendo accuratamente il cassetto a chiave) 
Lotte: (vede la vera nuziale per terra e cerca di coprirla con il piede senza dare nell’occhio) Mi sarebbe piaciuto conoscere i tuoi genitori, soprattutto tua madre…
Heydrich: Ah sì? Perché? (si dirige alla biblioteca e ne toglie alcune pubblicazioni. Lotte è costretta a cedergli il passo. La vera resta allo scoperto sul pavimento)
Lotte: Avremmo potuto diventare amiche, sai, fra donne…Non mi dici mai niente di lei… 
Heydrich: (freddo) E che cosa vorresti sapere in particolare? 
Lotte: Non so, tante cose…
Heydrich: Per esempio? (mette i fogli in tasca e fa per avviarsi all’uscita calpestando la fede precedentemente caduta. Si china a raccoglierla) Acc…! Cos’è questo? 
Lotte: (prevenendolo) Eccola dov’era finita! Non riuscivo più a trovarla. Devo essere dimagrita. (Di nascosto si sfila l’anello e lo chiude nel pugno della mano. Tendendo la sinistra ad Heydrich) Me la rendi, per favore? (Heydrich ha un momento di esitazione, poi le infila la fede al dito) Come si chiamava?
Heydrich: (irritato) Come si chiamava chi?
Lotte: Tua madre.
Heydrich: Che importanza ha? Io non l’ho praticamente conosciuta. 
Lotte: (sorpresa) No?! Ma non può essere! E’ strano!
Heydrich: Perché, poi? Molti figli non conoscono le loro madri. Anzi, direi che conoscere qualcuno è praticamente impossibile.
Lotte: (piano, tentando di sondare Heydrich) Non hai neppure una sua foto? Un suo ritratto?
Heydrich: (con impazienza) Niente di niente!
Lotte: Ne sei sicuro?… 
Heydrich: (con ira trattenuta, cercando di non lasciarsi troppo trasportare) Questa tua mania di discutere su tutto è insopportabile!
Lotte: (cercando di rabbonirlo) Cercavo solo di conoscere la tua famiglia! Sai, è un modo per conoscere meglio anche te.
Heydrich: Non so se consigliartelo. (acre) Non sempre la curiosità premia chi la coltiva. Lotte: (con slancio) Oh, Heydrich! Il pudore con cui cerchi di mascherare i tuoi sentimenti è ammirevole. Forse ci sono degli episodi nella tua infanzia che preferiresti dimenticare ma è legittimo che io cerchi invece di scavare nel tuo passato, che desideri conoscere la tua storia, i tuoi genitori. Lo faccio perché ti amo e vorrei amarti sempre di più!
Heydrich: (freddamente) Non credo che la conoscenza aggiunga qualcosa all’amore, anzi, più spesso ne toglie. Io credo che sia piuttosto la fede a sostenere l’amore. Non è per questo che ci si scambia l’anello quando ci si sposa?
Lotte: (che nasconde ancora la fede nel pugno) Sì, certo. Ma non so se sia lecito chiedere a una donna una fede incondizionata. A una madre, forse…A meno che tu per fede intenda la semplice fedeltà…
Heydrich: (prendendola per i polsi. Lotte tiene sempre il pugno richiuso intorno alla vera) E’ una distinzione inutile. Quando si ha fede, si concede un credito ed il credito implica la fedeltà fino alla sua estinzione. (fissandola nelle pupille) Non è così?
Lotte: Non so. Dovrei pensarci.
Heydrich: (fa per andarsene) Benissimo. Pensaci e, soprattutto, cerca di non perdere ancora la tua fede. Non depone a tuo favore. E vestiti come si conviene!
Lotte: (Uscendo di scena) Sì, certo. (esce. Suona il telefono)

Scena X

La stessa scena precedente. Heydrich.
(Heydrich aspetta che Lotte sia uscita poi risponde al telefono)

Heydrich: (al telefono) Pronto? (spazientito) Sì, sono io. Ti avevo detto di non chiamare a questo numero! Certo, ho tutta la lista. Li snideremo quei bastardi, fosse l’ultimo lavoro che faccio! (guarda l’ora) Entro un’ora sarò lì. (chiude la conversazione. Suona nuovamente il telefono) Sì? La signora Schweigert non c’è, anzi, per il futuro la prego di astenersi dal cercarla ancora: la baronessa Schweigert non ha nulla da spartire con lei e tantomeno col signor Wiegand! (Su queste parole rientra Lotte vestita con un abito un po’ eccentrico)
Lotte: Chi era?
Heydrich: Nessuno che ti riguardasse. (Disapprovandola) Sembri la tenutaria di un bordello.
Lotte: (protestando) Ma non è vero!
Heydrich: (senza badarle) Possibile che tua madre non ti abbia insegnato a vestirti? 
Lotte: Mia madre non ha mai dato molta importanza alle apparenze, ha sempre avuto un gran daffare con le sue sculture.. Tuttavia non mi pare che questo abito abbia niente di disdicevole. Forse è un po’ stravagante ma da qui a…
Heydrich: (interrompendola) Tua madre ha fatto malissimo a non occuparsi della vostra educazione. Le madri hanno sempre un’influenza grandissima sulle figlie. Anche il padre, naturalmente. Tuttavia la funzione della madre è di maggior responsabilità. Se la madre viene meno ai suoi compiti, l’intera famiglia è destinata alla rovina!
Lotte: Alla rovina! Non ti pare di esagerare un po’? E inoltre non credi che anche il padre abbia qualche responsabilità nell’educazione dei figli? Per quanto mi riguarda, devo dire che mio padre ha influito sulla nostra educazione forse più di quanto abbia fatto nostra madre.
Heydrich: Ed è ciò che ha fatto di te una ragazzina viziata e ficcanaso. Ed anche priva di gusto! Comunque ti diffido dal condurre oltre le tue indagini sulla mia famiglia ed ancor meno su mia madre… 
Lotte: (piano) In ogni caso, spero per lei che abbia avuto una vita felice.
Heydrich: (Heydrich sempre più alterato) Felice o no non erano affari miei. E neppure tuoi!
Lotte: (protestando) Ma era pur sempre tua madre! Possibile che non ti interessasse la sua felicità?
Heydrich: Non credo che lei fosse interessata alla mia… E comunque non sono cose che si possono cambiare, oramai.
Lotte: Ma certo che aveva a cuore il tuo benessere! Cionostante, forse, non era nelle condizioni migliori per attuarlo…Una donna felice rende felici coloro che la amano.
Heydrich: Può darsi…Comunque non mi sembrano discorsi da farsi la mattina di buon’ora. Io ho da fare, se permetti! (fa per uscire)
Lotte: (risovvenendosi) Ah, Heydrich, non abbiamo un diapason? Vorrei sistemare il pianoforte.
Heydrich: (sull’uscio) Ce ne dev’essere uno da qualche parte. Forse è finito in soffitta o in cantina. 
Lotte: Dovresti darmene le chiavi, finalmente. Gustav continua a ripetermi che non le ha e tu dimentichi sempre di…
Heydrich: (spazientito) Non c’è niente da vedere in cantina!
Lotte: Gustav si lamenta che dobbiamo tenere le scorte di vino in cucina. Non è un luogo molto adatto: il vino si rovina.
Heydrich: Non è lui a berlo quindi non stia a preoccuparsi della qualità del vino. (Con un tono che non ammette repliche) Posso andare, ora?
Lotte: (arrossendo) Sì, certo. Quando torni? 
Heydrich: (f.s.) Non hai sentito prima? Domani o forse dopodomani, non sono in grado di esserti preciso. Ma quando torno, non voglio trovarti impresentabile come ora: potrei non essere solo! Mettiti qualcosa che sia all’altezza del nome che porti, hai capito? (esce) 
Lotte: Sì, Heydrich, ho capito! (lo accompagna alla porta) Arrivederci, Heydrich. (timidamente) Mi chiami domattina?
Heydrich: A quale scopo?
Lotte: Così, per un saluto. (Heydrich esce senza rispondere) Arrivederci! 

Scena XI
La stessa scena precedente. Lotte.

Lotte: (rientrando in scena sconsolata) Cos’avrà mai questo vestito di tanto buffo? (comincia a sbottonarlo) Ma che lo cambio a fare? Lui non ci sarà per due o tre giorni! (va verso la camera da letto. Rifacendo il verso al marito) Questo abito non è adatto a lei, baronessa Schweigert, se ne cerchi uno che NON la faccia somigliare ad una maitresse! (esce e rientra immediatamente con il proprio anello nuziale) Meno male che non si è accorto che avevo rovistato nella scrivania. Finge che non gli importi nulla di sua madre ma io lo so che non è così: perché altrimenti conserverebbe i suoi oggetti tanto gelosamente? (fa per aprire il primo cassetto della scrivania ma si rende conto che Heydrich l’ha chiuso) Come farò a rimettere l’anello nel cassetto senza che lui se ne accorga? (si guarda intorno alla ricerca di un’ispirazione poi comincia ad osservare la vera. Leggendo esterrefatta all’interno dell’anello) “Da Greta ad…Heydrich”! Non può essere! (Cerca una fonte di luce e rilegge) Greta e Heydrich. No, non può essere lui…Non può essere il MIO Heydrich! Dev’essere suo padre. Nelle famiglie nobiliari usano tramandarsi il nome di padre in figlio. Sì, dev’essere così, non c’è altra spiegazione possibile. E se non fosse sua madre? Se fosse semplicemente un’altra donna che Heydrich ha amato, che ha addirittura sposato prima di incontrare me? Perché non me ne vuol parlare? Forse perché il suo ricordo gli fa troppo male? Ma allora che sentimenti prova per me? Se l’ha amata al punto da conservare il suo specchio, la sua spazzola, il suo libro di preghiere, il suo anello nuziale, forse significa che l’ama ancora e che dunque io non sono nulla per lui anzi, forse, perfino un’intrusa…Ma perché una donna tanto amata avrebbe dovuto soffrire così tanto? A meno che lui non l’amasse affatto. (si avvicina allo scrittoio, tenta di aprire il primo cassetto ma questo è chiuso) Io devo sapere. Io DEVO sapere chi sia quella donna, dove si trovi adesso, che parte io giochi in tutto questo perché… (non trova più le parole. La sua voce si spezza) perché io devo capire per quale motivo io mi trovi qui, se Heydrich mi ami, chi è l’uomo che ho sposato, anzi chi sono io stessa…(piange disperatamente a lungo mentre pian piano la scena si oscura)

Fine Atto I°

Atto II°

Scena I°

La stessa scena, qualche settimana più tardi, all’ora di cena. La tavola è apparecchiata con una tovaglia candida e due candelieri accesi. Sulla tovaglia vi sono il bricco del caffè e due tazze. Lotte e Heydrich.

Lotte e Heydrich stanno finendo il pranzo in silenzio, con la radio accesa. Heydrich ascolta attentamente il giornale radio, Lotte è concentrata sui propri pensieri.
Giornale Radio: Berlino. Il primo ministro Von Papen ha rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Generale Hindenburg. Si attendono ora le decisioni del Presidente il quale ha già avviato le consultazioni … 
Heydrich: (crollando il capo) E’ scandaloso quanto questo vecchio sia ottuso! (a Lotte, che mangia con lo sguardo abbassato) Dovrebbe risparmiarsi tutte queste fatiche, tanto dovrà arrendersi all’evidenza. Non credi? (Lotte non risponde) 
Giornale Radio: …per formare il nuovo governo. La possibilità che i partiti moderati possano esprimere un leader …
Heydrich: (si mesce abbondantemente da bere) A furia di moderazione la Germania sta andando a catafascio. E facciamola finita una buona volta con la moderazione! (tracanna un bicchiere tutto d’un fiato)
Giornale Radio: …che sappia conciliare le opposte fazioni e ricondurre…
Lotte: Non capisco perché Leni non abbia ancora risposto alla mia lettera. Sei sicuro di averla impostata?
Giornale Radio: il Paese ad una riappacifazione…
Heydrich: (alzandosi da tavola ed andando a commutare la stazione) Sicurissimo! (cambia la stazione)
Lotte: E’ strano. Di solito è molto puntuale..
Heydrich: Non per niente è una contabile. (La radio trasmette un ballabile. Heydrich si mesce dell’altro vino poi si toglie la giacca e la getta con negligenza su una poltrona) L’inverno quest’anno non è così rigido come l’anno scorso. 
Lotte: (con una leggera ironia) Certo il vino aiuta a mitigarlo. 
Heydrich: Osservazione illuminante. (Si alza per recarsi in cantina)
Lotte: Dove vai? 
Heydrich: Non credo siano affari tuoi.
Lotte: Sono anche affari miei se tu…
Heydrich: (avvicinandosele malfermo sulle gambe) Se io cosa? 
Lotte: (impappinandosi) Non abbiamo bisogno d’altro vino. Ormai siamo arrivati al caffè.
Heydrich: (rifacendole il verso) Ormai siamo arrivati al caffè! Invece io desidero bere ancora. O vuoi proibirmi anche questo modesto passatempo?
Lotte: Non ho mai sentito chiamare l’alcolismo passatempo! 
Heydrich: Alcolismo! (sarcastico) La signora baronessa ha già bollato il suo consorte. Grazie per la fiducia. (con alterigia) C’è una grande differenza fra l’essere un alcolizzato ed essere un intenditore.
Lotte: Comunque non mi pare che tu stia molto bene. Potrebbe andare Gustav o Renate a prendere il vino per te.
Heydrich: (interrompendola) Oppure tu, non è vero? Non perdi occasione per rammentarmi che non hai ancora fatto la tua brava gita in cantina. E in soffitta.(Duro) Le cantine e le soffitte non sono posti adatti alle signore - e tantomeno alle signorine - più o meno perbene.(mutando tono) Sai che cosa si nasconde nei solai, nelle cantine? No, non i vini rari e preziosi, o gli oggetti che non servono più. No, cara mia. Lassù (indica il solaio) o laggiù (indica il sottosuolo) si conservano le memorie più care, le più segrete, le più inconfessabili di ogni famiglia. Non è roba per ragazze ingenue né per rozzi servitori. E’ roba per palati fini. Ragion per cui, ci-vado-io! (esce)

Scena II°

La stessa scena. Lotte.

Lotte: (con aria rassegnata prende la giacca che Heydrich ha gettato in malo modo sulla poltrona e fa per riordinarla ma la sua mano sente qualcosa di familiare in una tasca. Nella tasca c’è una lettera indirizzata a Leni insieme ad un mazzo di chiavi. Riconoscendo la propria lettera) La mia lettera! Non l’ha mai spedita! Ecco perché non è ancora arrivata la risposta di Leni! Perché si comporta così? (la rimette al proprio posto. Accorgendosi che Heydrich ha dimenticato le chiavi nella tasca) Ha dimenticato le chiavi…(fa per rincorrere Heydrich) Heydrich! Hai dim.. (si guarda in giro riflettendo poi prende una candela, la scalda alla fiamma e vi imprime la forma delle chiavi, dopodichè ripone nuovamente le chiavi nella tasca della giacca nascondendo la candela sotto il proprio tovagliolo. Fa appena in tempo perché rientra Heydrich)

Scena III°

La stessa scena. Lotte e Heydrich.

Heydrich: (rientrando) Che fai? Frughi nelle mie tasche?
Lotte: Io? No. (cerca di dissimulare la propria inquietudine) Stavo per riporre la giacca nello spogliatoio. Porti nelle tasche qualcosa che tua moglie non può vedere? 
Heydrich: Io porto quel che mi pare. (La osserva sospettoso, mentre Lotte cerca di fingere una disinvoltura che in realtà non prova. Heydrich afferra la giacca con il mazzo delle chiavi) Non ne vuoi proprio sapere di comportarti secondo la tua posizione, vero? (fa per tornare giù)
Lotte: (seguendolo) Non bere più, Heydrich!
Heydrich: Sta’ al tuo posto, capito? Stà-al-tuo-posto! (esce velocemente portando la giacca sottobraccio)
Lotte: (fra sé)Già, il mio posto: quale sarà il mio posto?

Scena IV°

E’ il pomeriggio del giorno dopo. Lotte e Heydrich. 
Lotte è seduta sullo sgabello del pianoforte al centro della scena. Indossa cappotto, guanti e cappello e tiene la borsetta sulle ginocchia. Ha lo sguardo leggermente corrucciato. Heydrich rientra dopo un’assenza di alcuni giorni. E’ allegro e tiene alcuni giornali nelle tasche e sotto un’ascella. Entra soffiandosi nelle dita per riscaldarsi. Vedendolo, Lotte sobbalza. A sua volta, Heydrich, vedendo la moglie pronta per uscire, ristà sulla soglia stupito.

Heydrich: (meravigliato) Liselotte! Dove hai intenzione di andare?
Lotte: (reticente) In città.
Heydrich: (canzonandola) Ah, sì? In città? A quale scopo?
Lotte: (esitando) Ho voglia di uscire. Sono stanca di vivere segregata in questo castello!
Heydrich. Segregata…Che parola grossa! Neanche ti tenessi qui a viva forza! (le gira attorno, canzonandola) E vai così, a piedi, da sola?
Lotte: (si confonde) Sì…No, non a piedi. Ho chiamato un tassì.
Heydrich: Ci costerà un capitale! Non vuoi che ti accompagni io con la macchina?
Lotte: Ormai è fatta: il tassì sarà qui a momenti.
Heydrich: Ah…Che vai a fare in città? A trovare il tuo amico gioielliere? Farebbe una pessima impressione.
Lotte: (sfidandolo, malgrado abbia paura) Su chi?
Heydrich: Lo sai perfettamente. 
Lotte: Non vedo come i tuoi amici possano sapere dove io vada. A meno che non mi facciano pedinare…(con voce incerta) Mi fai pedinare, Heydrich? 
Heydrich: Che idea! Più che farti pedinare, dovrei farti interdire…(prevenendo la sua reazione) Così ti si impedirebbe di fare del male a te stessa ed agli altri.
Lotte: Cioè a chi?
Heydrich: A me, per esempio. Sei una donna sposata, te ne rammenti? La tua vita non appartiene soltanto a te. Non puoi continuare a ignorare il fatto che le tue azioni hanno ripercussioni sull’altra metà del cielo, cioè su di me.
Lotte: Non vedo in che modo io possa danneggiarti facendo visita a degli amici in veste di cliente. Wiegand serve il fior fiore della città.
Heydrich: Hai intenzione di fare acquisti? Di già? Non ti bastano i gioielli che ti sono stati regalati per le nozze? 
Lotte: (Sempre più debole) Sì, certo…Pensavo di fare un giro in centro, di prendere una cioccolata e di passare a salutare Jakob, Annah e il signor Wiegand. Non li vedo da due mesi, oramai. 
Heydrich: E, di grazia, se questo possa giovare tuo marito o danneggiarlo, non te lo chiedi? Senza contare lo sperpero di denaro…A che ora conti di tornare?
Lotte: Non so. Verso l’ora di cena. Ci vorrà più di un’ora per arrivare in centro.
Heydrich: Con queste strade, non meno di un’ora e mezza. (Guarda l’ora) Non è consigliabile che una donna vada in città da sola di questi tempi: ci sono scontri continui. Sarebbe meglio che ti accompagnassi io. (Estrae la pistola dalla tasca, mette il colpo in canna e ripone nuovamente l’arma nella tasca) Sono sempre armato, lo sai.
Lotte: (incerta) Io.. Non so. Volevo passare dalla posta a spedire queste lettere per Leni e papà. Ormai siamo vicini a Natale e temo che non arrivino in tempo. 
Heydrich: (tendendole una mano) Le ho sempre spedite io per te. Come mai? Non ti fidi più?
Lotte: (con intenzione) Per la verità, l’altra che ti ho dato non è mai arrivata. Perciò, dato che andavo in città, pensavo di farlo io stessa. Pensavo anche di telegrafare a Willie per chiedergli se ha ancora intenzione di passare le feste da noi oppure se ha cambiato idea…
Heydrich: Abbiamo il telefono, che bisogno c’è di telegrafare? (come risovvenendosi) A proposito di Willie, mi spiace ma temo proprio di essermene dimenticato! 
Lotte: Di che cosa?
Heydrich: Tuo fratello ha telefonato ieri sera, dopo che eri andata a dormire. Purtroppo deve restare a casa a studiare. Il suo rendimento scolastico non è dei migliori. Non so proprio come scusarmi, Lotte, ma ho proprio dimenticato di dirtelo.
Lotte: Ieri sera? Come mai non ho sentito il telefono suonare?
Heydrich: Evidentemente ti eri addormentata.
Lotte: (costernata) Perché non mi hai chiamata? Ho così bisogno di sentirlo!
Heydrich: Bisogno? Non immaginavo che fossi così dipendente da lui. Dopotutto Willie non è che un bamboccio di quattordici anni. Proprio non riesco ad immaginare che cosa abbia da dire una donna sposata ad uno scavezzacollo di quella sorta.
Lotte: Io e Willie abbiamo una forte intesa. Non c’è argomento di cui non ci piaccia parlare. Io sento proprio il bisogno di averlo vicino.
Heydrich: Non capisco perché tu chiami “bisogno” questa tua smania di chiacchierare con tuo fratello. Dì piuttosto che vuoi sparlare di me con Willie senza che io vi senta.
Lotte: (meravigliata) Io sparlare di te? Non capisco come ti venga in mente.
Heydrich: E’ un vezzo delle donne, specie di quelle sposate, sparlare dei loro mariti. Dev’essere il vostro modo di sentirvi superiori a noi. Ma non te ne voglio, non ti preoccupare. Allora, sei sempre del parere di andare in città?
Lotte: (confusa) Sì. (si sente il rumore di un’automobile. Avviandosi) Dev’essere il tassì…
Heydrich: (infilandosi i guanti e precedendola) D’accordo. Prendiamo questo tassì. (si avvia alla porta) Non posso proprio rifiutarti nulla.
Lotte: (a disagio) Vieni anche tu?
Heydrich: Perché no? Ho voglia di fare quattro passi in centro. Qualcosa in contrario?
Lotte: (uscendo) No, no.
Heydrich: (con gesto impeccabile) Dopo di Lei, Signora Schweigert! (Buio in scena) 





Scena V°

La stessa scena, l’indomani. Lotte.
Indossa un ampio grembiule sopra al vestito e sta febbrilmente frugando i cassetti della scrivania della quale si è procurata le chiavi facendone una copia col calco in cera. La radio sta trasmettendo alcune musichette del folklore tedesco. Lotte apre il primo cassetto ma questo è vuoto: evidentemente Heydrich ne ha fatto sparire il contenuto. 

Lotte: (assumendo un’espressione allarmata) Vuoto! Heydrich ha fatto sparire tutto quanto… (guarda la fede che tiene in mano) E questa? Come faccio, adesso? (infila l’anello nel cassetto) Speriamo che non si accorga di nulla. (richiude il cassetto a chiave, poi comincia a frugare fra i libri della biblioteca, ma senza esito) Possibile che non ci sia una traccia, un indizio qualsiasi di questa Greta? O dei genitori di Heydrich? Com’è possibile che non sia rimasto niente? (Lo sguardo le corre al soffitto. In silenzio comincia a salire le scale, uscendo di scena. Nella stanza vuota l’unico rumore udibile è quello della musica trasmessa dalla radio)

Scena VI°

La stessa scena, qualche minuto più tardi. Heydrich.

Heydrich: (entra con un frustino, che percuote nervosamente contro i mobili. Ad alta voce) Lotte, dove sei? Lotte! Dove hai portato la tua passeretta vogliosa? (comincia a cercarla nelle stanze) Lotte, piccioncino mio, dove ti sei nascosta? Vieni fuori, piccola carogna, non farmi spazientire! Lotte! Liselotte! (gli sembra di udire dei passi sopra di sé. Spegne la radio per udire meglio. Realizzando dove si trovi la moglie) Un’ispezione in piena regola! E brava la nostra canaglia! (resta un attimo in forse poi, sentendo Lotte ritornare, gira la poltrona in modo da risultare invisibile alla moglie e vi si siede con la fronte aggrottata)

Scena VII°

La stessa scena, di seguito alla precedente. Lotte e Heydrich.

Lotte: (entra accaldata con un quadro fra le mani e lo appoggia alla parete in corrispondenza dell’impronta. Il quadro rappresenta una giovane donna in abito da sposa; alle sue spalle, nell’ombra, lo sposo del quale è visibile solo una parte del viso. Il quadro corrisponde perfettamente all’impronta sul muro. Con una cocca del grembiule Lotte ripulisce il volto della donna restando per qualche attimo a fissarlo) Questa dunque è Greta: non ci sono dubbi, non può che essere lei. Ecco qui (la donna tiene il libro di preghiere con le sue iniziali fra le dita) il suo monogramma: Greta von Schweigert. (indicando lo sposo) E questo? Vorrei tanto sbagliarmi ma…è Heydrich, senza ombra di dubbio.
Heydrich: (parla restando nascosto) “Senza ombra di dubbio”: sei dogmatica.
Lotte: (spaventandosi) Heydrich, sei tu? Come mai sei già a casa?
Heydrich: (sorgendo dalla poltrona) Credo sia tu a dovermi una spiegazione, non io a te.
(guarda il quadro con espressione glaciale) Che significa tutto ciò?
Lotte: (perdendo tutta la sua vivacità) Io…L’ho trovato in soffitta. Volevo vedere se corrispondeva all’impronta sulla parete.
Heydrich: (aspro) E corrisponde? 
Lotte: (cercando di riprendersi) Sì, era proprio il suo posto.
Heydrich: E le chiavi? (sarcastico) Hai trovato in soffitta anche quelle?
Lotte: (sentendosi in colpa) No, le ho trovate…in giro.
Heydrich: (controllando a fatica la collera) In giro?!? Abbiamo chiavi che camminano, non è vero? Che chiavi birichine! Non se ne stanno mai al loro posto! (cerca le chiavi nelle proprie tasche e le estrae) Come te! (marciando su Lotte) Tu non ne vuoi proprio sapere di stare al TUO posto, vero?! (Lotte nega spaventata. Diventando apertamente minaccioso) Ma ti sei vista? Sudicia e impolverata come un manovale! Sei proprio degna figlia di tuo padre! E questo grembiule? E’ il tuo passatempo preferito giocare alla domestica, non è vero? Ma forse lo fai per solidarietà con i tuoi amici proletari…Non è così? Non è così? (impreca alzando il tono) Si può sapere chi ho sposato io? Lo sai tu chi sono io? (Lotte fa cenno di sì) No, non credo proprio che tu lo sappia! (cammina avanti e indietro furente) Chi ti ha autorizzato a prendere quel quadro?
Lotte: (confondendosi) Io cercavo di sapere chi fos… 
Heydrich: (troncandole la parola) Tu non ti accontenti mai, vero? Ma perché voi donne non accettate mai i vostri limiti? Che cosa vi spinge a mettere il naso dappertutto? A infilare il vostro grugno in ogni buco per quanto sia sozzo ed oscuro? (indicandole il quadro) Rimettilo dove l’hai trovato.
Lotte: (cambia discorso nel tentativo di placarlo) E’ un bel quadro. E’ peccato confinarlo in soffitta!
Heydrich: Non cercare di sviarmi: cosa stavi cercando di sapere?
Lotte: (intimorita) Io…io…(tutto d’un fiato) credo che tu sia già stato sposato, Heydrich. Io volevo trovarne le prove.
Heydrich: E cos’altro?
Lotte: (arrossendo) Volevo scoprire dove fosse finita la prima signora Schweigert.
Heydrich: (con ironia) La prima? E perché non la seconda? O magari la terza, la quarta o, che ne so, la decima? Il tuo cervellino grullerello non riesce a formulare più di un’ipotesi per volta, vero?
Lotte: (confusa ma decisa a sapere la verità) Ce ne sono altre, Heydrich? Voglio dire, oltre a Greta?
Heydrich: Perché non le cerchi tu stessa? Non solo nelle soffitte ma anche più giù, nelle cantine, nei sotterranei, sotto le pietre del pavimento! Ti piace così tanto rovistare nel sudiciume? Cosa credevi di scoprire, eh? Rispondi! Rispondimi, per Dio!
Lotte: (con un filo di voce) La verità! 
Heydrich: (incredulo, con derisione) La verità?!? Neanche tu fossi Dio! E per questo motivo non esiti a rovistare nel ciarpame delle vite altrui? Non poteva venirti in mente che tuo marito avesse delle buone ragioni – delle ottime ragioni! – per lasciare sua moglie nella pace dell’ignoranza? No, tu vuoi sapere! Credi forse che starai meglio quando saprai? Povera sciocca! Tu ignori che la conoscenza è tormento, solitudine, paura! Tu arrivi e pretendi di modificare lo stato delle cose… Non ti passa affatto per quel gomitolo arruffato – che tu chiami cervello – che, se un quadro è stato riposto in soffitta, sicuramente ci sono dei ragionevoli motivi perché il quadro stia lassù e non stia quaggiù, a guastarci il sonno e l’appetito!
Lotte: Ma io non intendevo che restasse qua…(fa per prendere il quadro in mano ma lui la previene) 
Heydrich: (trattenendo il quadro) Buon per te! 
Lotte: Non lo devo riportare in soffitta?
Heydrich: Ci penserò io. Tu intanto va a cambiarti: dobbiamo uscire!
Lotte: (meravigliata) Per andare dove?
Heydrich: (controllandosi a fatica) Ma perché devi sempre discutere ogni mio ordine? Possibile che non ti abbiano insegnato la parola obbedienza? Oppure non hai capito quello che ti ho detto? (sillabando) Và-a-cam-biar-ti! (Lotte si avvia senza fiatare alla camera da letto) Hai dieci minuti…
Lotte: Ma non bastano neppu…
Heydrich: (le vibra un sonoro ceffone, poi con tono leggero) Ho detto dieci minuti. Saranno più che sufficienti per toglierti quell’uniforme da sguattera e indossare qualcosa che ti faccia somigliare ad una donna. (Lotte fa per uscire ma lui la trattiene) Le chiavi!
Lotte: (con un fil di voce) Quali chiavi?
Heydrich: Il doppione: non far finta di non capire. 
Lotte: (mentendo) Le ho lasciate in soffitta. Se vuoi salgo a prendertele.
Heydrich: Non importa. Le prenderò da me. Tu va a prepararti. Fa in modo di assomigliare ad una femmina: ci sarà utile! (Lotte esce tenendo chiuse le chiavi nel pugno)

Scena IX°

La stessa scena, di seguito alla precedente. Heydrich e Lotte.
Rimasto solo, Heydrich passeggia nervosamente su e giù fissando corrucciato la donna del quadro, finchè strappa la tela dalla cornice e la getta nel camino restando a guardare il fuoco con un sogghigno sul volto. Quindi sale al piano superiore. Mentre è di sopra, Lotte rientra nella comune con un abito elegantissimo, ancora non del tutto abbottonato, e si guarda intorno piena d’agitazione: ha in mano le chiavi e cerca un luogo dove nasconderle. Le nasconde infine nel pianoforte. Rientra Heydrich. 

Lotte: (costernata, riferendosi al quadro) Che peccato!
Heydrich: Se ci tenevi tanto a preservarlo, dovevi lasciarlo dov’era. (La osserva in modo insolente) Complimenti, signora Schweigert: vedo che ha fatto del suo meglio. (La ispeziona in silenzio girandole attorno. Lotte è a disagio. Heydrich siede tranquillamente nella poltrona, sempre tenendola d’occhio, si accende una sigaretta e con un piede cerca di sollevarle l’orlo della veste) 
Lotte: (a disagio) Heydrich, mi sgualcisci l’abito… 
Heydrich: Silenzio! Fatti vedere! (Lotte gira su se stessa cercando di finire di allacciarsi il vestito per coprire l’imbarazzo) Non c’è male. Togliti lo slip. 
Lotte: Ma, Heydrich, non dicevi che era tardi?
Heydrich: (circondandola con le gambe ed attirandola a sé) Non è mai tardi per una buona sveltina!
Lotte: (cercando di respingerlo) Non fare così, ti prego: mi fai male!
Heydrich: (con scherno) Davvero? Come mi dispiace! (cerca di spogliarla)
Lotte: Il trucco…Ti potresti sporcare la giacca…
Heydrich: Vuol dire che me la pulirai tu con le tue graziose manine. Non è la tua passione giocare alla sguattera? (la stende sul pianoforte) Finalmente abbiamo trovato una funzione per questo pianoforte: non lo suoni mai! (le infila una mano fra le cosce. Lotte cerca di resistergli)
Lotte: Non è vero! L’ho suonato anche ieri…
Heydrich: Davvero? Io temo che tu menta anche questa volta, come mi hai mentito prima per le chiavi: non è possibile che tu le abbia trovate, dal momento che non esistono doppioni. 
Lotte: (disorientata) Tu mi hai sempre detto che c’era un doppione! E infatti io l’ho tr…
Heydrich: (troncandole la parola) Io credo invece che tu abbia scardinato la serratura.
Lotte: Ma no, ho usato le chiavi del doppione, davvero.
Heydrich: E dove si trova ora questo doppione?
Lotte: Di sopra, te l’ho detto. Mi pare di averlo appoggiato sul davanzale di una finestra (intanto lui continua a palpeggiarla) quando ho dato aria alla stanza…(Lotte cerca di sottrarglisi) O forse su quel vecchio inginocchiatoio…
Heydrich:(continua a svestirla, tenendola riversa sul pianoforte) Mi pare…Forse…Bugie, bugie, bugie! Per una che pretende di arrivare alla verità, mi sembra che vi sia una certa contraddizione. (Le strappa gli slip) Ne parleremo poi.
Lotte: Heydrich, potrebbero entrare i domestici!
Heydrich: Tu e la tua prudenza di brava mammina giudiziosa! Se avessi voluto una mamma, mi sarei tenuta quella che avevo! (cerca di cambiare discorso, avvedendosi di essersi spinto un po’ troppo oltre. Lotte lo fissa esterrefatta) Penso proprio che dovremo sbarazzarcene, prima o poi.
Lotte: Di che cosa?
Heydrich: Di questo pianoforte.
Lotte: (costernata) Ma perché? E’ il mio unico svago!
Heydrich: Non hai detto che non è ben accordato? 
Lotte: Sì, ma non c’è bisogno di venderlo: basta accordarlo. Lo farei io stessa se ci fosse un diapason. Ai pianoforti va fatta una manutenzione regolare.
Heydrich: Mi stai forse rimproverando? 
Lotte: Come ti viene in mente?… Voglio dir…(fa in modo di impedirle di proseguire) 
Heydrich: E’ nel tuo stile, colpevolizzarmi sottilmente…
Lotte: Non lo fare, Heydrich!
Heydrich: Che cosa? (apre i pantaloni) 
Lotte: (soffocata sotto il peso di Heydrich) Il pianoforte, non venderlo….
Heydrich: (saggia alcuni tasti. Il pianoforte emette un suono strano. Lotte si irrigidisce piena di spavento) Hai ragione: va accordato. Comunque da domani non avrai più tempo per suonare: dovrai occuparti dei cani. 
Lotte: (con un filo di voce) Cani? Heydrich, non avrai preso dei dobermann, vero?
Heydrich: (ironico) Brava! Hai un grande intuito!
Lotte: No…Heydrich, no!
Heydrich: Sì, sì, sì…(comincia a penetrarla. Buio in scena) 

Scena X°

La stessa scena di prima, senza il pianoforte. E’ il pomeriggio del 31 gennaio 1933. La radio trasmette alcuni ballabili. Lotte. Voce di Gustav.
E’ seduta per terra con lo sguardo perso nel vuoto. Indossa un golf di lana sopra l’abito. Lontana giunge l’eco di una canzone militaresca, cantata da un coro di voci maschili, che ogni tanto scoppiano in un tripudio di risate. Sul coro si inserisce di quando in quando il latrato dei dobermann.

Lotte: (parlando come un automa) Il Generale von Hindenburg ha affidato ieri l’incarico di presiedere il governo ad Adolf Hitler. Il nuovo Cancelliere guiderà una coalizione di ministri scelti fra i partiti dell’ala moderata e il NSDAP. (Dopo una pausa, dolorosamente) Perché non esiste un partito delle mogli? O dei musicisti? O delle madri? Tutti pensano che le madri siano forti ma io non mi sono mai sentita così debole. Forse perché non sono ancora madre…(si toglie il golfino e se lo sistema in grembo come un bambolotto) Chissà come ci si sente ad essere madri? (ninna il golfino canticchiando “Eine kleine Nachtmusik”) Solo quattro mesi fa sarei andata in brodo di giuggiole al pensiero di avere un bambino e invece adesso… Non credo neppure che Heydrich amerebbe avere un figlio. No. Credo proprio di no. …(continua a ninnare il golfino canticchiando) Non gli piacciono i bambini e forse neppure le madri…(cercando di rammentare) Come ha detto? “Se avessi voluto una madre, mi sarei tenuta quella che avevo”. (rabbrividisce stringendosi al seno il golfino) Perché avrà detto così? Possibile che si sia sbarazzato di sua madre? (si alza in preda all’agitazione) No, non può essere! Heydrich non è cattivo, sì, certo, non è neppure buono ma non è un mostro! E Greta? Perché si ostina a non parlarmi di lei? Forse il suo ricordo gli fa troppo male? Oppure si è sbar…? (non riesce a proseguire per l’orrore. Improvvisamente si ode una scampanellata attutita dalla distanza, cui fa eco un più acceso latrato dei cani. Lotte si alza in piedi eccitata e cerca di vedere dalla finestra chi sia la persona arrivata) Chi sarà mai a quest’ora? (suonando a Gustav) Gustav, chi è? (resta in attesa, in preda ad un’ansia crescente. Ad alta voce) Gustav? Si può sapere perché non risponde? (fra sé) E’ possibile che un domestico si comporti con la sua padrona in questo modo? (Si sente il rumore del portone che viene aperto. Da fuori giunge l’eco di una discussione, poi il tonfo del portone che viene richiuso. I cani continuano a latrare. Lotte esce di scena per vedere cosa stia succedendo. Fuori scena) Gustav, che c’è? E’ arrivato qualcuno? (Nessuna risposta)
Voce di Gustav: Nessuno, signora!
Lotte: (f.s.) Nessuno? Ma non è vero!
Voce di Gustav: Hanno portato un biglietto per il signore.
Lotte: (f.s.) Ebbene? Lo dia a me.
Voce di Gustav: Il signor Heydrich non ama far leggere la sua posta agli estranei.
Lotte: Estranei? Sono sua moglie! Le ordino di darmi quel biglietto.
Voce di Gustav: Mi dispiace, non posso farlo. Il signor Heydrich è stato tassativo in proposito.
Lotte: (rientrando furibonda) Incredibile! Io sono un’estranea per lui, tanto estranea che mi si vieta persino di sapere chi gli scriva. Perfino un domestico ha più diritti di me, può darmi degli ordini e mettermi al mio posto! (con amarezza) Il mio posto! Il posto della baronessa von Schweigert! La baronessa von Schweigert! (riflette amaramente) Come mi ha saputo circuire bene! Come ha saputo approfittare della mia ingenuità! E adesso? Che ne sarà di me? Che destino ha in serbo Heydrich per la baronessa sua moglie? (si avvicina risolutamente al telefono, compone un numero. Parlando sottovoce) Leni, sei tu? Grazie a Dio ti trovo! Parlo sottovoce perché non voglio che mi senta la servitù. Io sono loro ostaggio. Leni, ho assolutamente bisogno di aiuto. No, non posso spiegartelo al telefono. Purtroppo è successo. Non volevo ma è successo e quando lo saprà Heydrich temo che…Sì, aspetto un bambino, sì, un bambino! No, non è una bella notizia! Non è una bella notizia! (singhiozza disperatamente. F.s. improvvisamente si odono i passi di Heydrich accompagnati dal latrato dei cani. Lotte impallidisce e si affretta a chiudere la conversazione) Ti richiamo. Non voglio che Heydrich mi senta! Addio! (I cani latrano furiosamente, molto vicini. Lotte chiude la conversazione giusto in tempo prima che Heydrich spalanchi la porta) 

Scena XI °

La stessa scena di prima. Heydrich e Lotte.

Lotte: ( asciugandosi furtivamente gli occhi, piena di paura) Heydrich, ti prego, non far entrare i cani! (sempre più isterica) Non far entrare i cani, per favore! (cerca riparo dietro la poltrona o lo scrittoio.) 
Heydrich: (sulla soglia ancora col cappotto, rifacendole il verso) Ti prego, non far entrare i cani! (I cani latrano furiosamente. Alle bestie) State indietro, voi due, non vedete che la vostra padrona sta per svenire? (con tono perentorio, ai cani) Silenzio! (i cani uggiolano un poco, poi zittiscono) Bravi! Così si fa! (entra con il frustino fra le mani)
Lotte: (uscendo dal suo nascondiglio, costernata) Perché non li lasci nella corte? In questo modo sono costretta a barricarmi in casa.
Heydrich: (fissandola negli occhi) La paura si vince guardando negli occhi il nemico. (Lotte abbassa lo sguardo) Hai visto come abbiamo sconfitto i tuoi COMPAGNI? (sogghigna) Credevamo che avremmo dovuto far morire la nonna, (Lotte sobbalza) invece non ce n’è stato bisogno. (si toglie il cappotto e lo abbandona su una poltrona) 
Lotte: Quale nonna? 
Heydrich: (ride) La nonna, la Repubblica di Weimar, il caro vecchio Hindenburg! (Canticchia particolarmente allegro) “La nonna non è morta, la nonna invece è viva…” 
Lotte: Volevate ucciderlo?
Heydrich: Se fosse stato necessario, perché no? (Si siede comodamente in poltrona) Non trovi che sia una specie di nonna il buon vecchio Hindenburg? (Lotte finge di avere qualcosa di urgente da fare ma lui la trattiene per un braccio) Una cara nonnina obbediente. Gliel’ha messo in culo ai compagni senza nemmeno accorgersene! I comunisti credevano che Von Papen gli avrebbe passato il testimone ma il von Pappa odia troppo i rossi! Così ha convinto Hindenburg a dare a noi il governo. E la nonna, brava brava, ha obbedito, sia pure turandosi il naso. (ride) Così l’hanno preso in culo in due: i compagni e la nonnina. Ah, ah, ah, ah! Ma alle donne piace prenderlo nel didietro, non è così? (la afferra per un braccio) Le donne sono come le chitarre: si suonano prima davanti e poi di dietro. (ride di nuovo. Con burbanza) Adesso i tuoi compagni possono cominciare a guardarsi le spalle. (Lotte cerca di trovare qualcosa da fare) Ti dispiace? Eppure dovresti essere contenta perchè il tuo maritino sta facendo carriera. Sai cosa sta per succedere? (Lotte nega) Sto per essere nominato sottosegretario, sissignora! Sottosegretario della Cancelleria del Fuhrer! E non escludo di diventare ministro entro breve tempo. Dimmi che sei contenta. 
Lotte: (inespressiva) Sono contenta.
Heydrich: E’ ora che tu ti renda conto che hai sposato un uomo fuori dal comune.
Lotte: Già. (cercando di cambiare discorso) Continuerai a scrivere per Goebbels?
Heydrich: Forse che sì, forse che no! Più no che sì! (ride. Lotte è divisa fra il timore ed il disagio) 
Lotte: (in allerta) Che intendi dire? 
Heydrich: (elusivo) Quello che ho detto. (si alza e si infila il cappotto) Nei prossimi giorni sarò molto occupato anzi, credo proprio che non rientrerò affatto. 
Lotte: Starai via molto tempo? 
Heydrich: (infastidito) Non so…Due, tre giorni, forse una settimana. Non credo tu abbia paura a restare sola, vero? (beffardamente) Ti lascio in compagnia di Gustav, di Renate e dei miei dobermann. Dunque sei in buone mani. (fa per uscire. Ritornando sui propri passi) Dimenticavo: stanno facendo dei lavori alla linea telefonica. Il telefono resterà isolato per qualche giorno. (allarga le mani come a dire: “causa di forza maggiore” ed esce. Lotte resta a fissarlo inebetita)






Scena XII°

La stessa scena, subito dopo. Lotte.

Appena uscito Heydrich, Lotte corre all’apparecchio telefonico, solleva il ricevitore ma questo è muto. Lotte preme più volte sulla forcella ma inutilmente.

Lotte: Hanno già tolto la comunicazione! Non è possibile! Non è possibile! Non può essere vero che questo succede a me, a me, a me! (stringe il capo fra le mani accasciandosi su una sedia) Sono sua prigioniera, ostaggio dei suoi domestici, senza alcuna comunicazione col mondo. E tutto questo perché? Per quale orrida ragione Heydrich sta facendo di me una reclusa? (Risolutamente) No, io non resterò qui a farmi distruggere da quest’uomo…(si guarda intorno come cercando un’idea, poi corre in camera da letto e ne esce con cappotto, guanti e cappello. E’ molto alterata: cammina su e giù per la stanza mentre si veste apprestandosi ad uscire) Non importa se dovrò camminare nella neve fino all’alba, non importa se morirò per strada assiderata. Meglio il gelo del bosco che il calore ingannevole di questo castello! (ascolta il brontolio dei cani attraverso la porta) I cani! Devo farli allontanare, ma come? (si torce le mani non sapendo come fare) Inutile chiederlo a Gustav: sicuramente ha ricevuto istruzioni contrarie. Dio, dammi un’idea! Un’idea! Ma forse c’è un’altra via per uscire…La pianta! Dov’è finita quella vecchia piantina? (comincia freneticamente a cercare dappertutto, in particolare nella scrivania che è immancabilmente chiusa a chiave. Prendendosela con i cassetti) Non è possibile che siano sempre chiusi! (esce dalla parte della cucina, ne torna con un cacciavite e comincia a forzare i cassetti. Finalmente il primo si apre. C’è la pistola di Heydrich. La prende) La pistola! Ha dimenticato di portarla con sè…(controlla il caricatore) E’ carica! (fa per riporla nuovamente nel cassetto ma ci ripensa. Brandendo la pistola) Potrei tenere a bada i cani, ucciderli se fosse necessario…(riprende la borsetta ed i guanti che aveva deposto da qualche parte) Non devo sbagliare, non ho mai sparato prima. (abbassa l’arma) E’ meglio aspettare che se ne vada via Renate, un avversario in meno da tenere a bada…(siede impettita sulla poltrona, tenendo la pistola sulle ginocchia, in vigile attesa. Pian piano si fa buio e la sagoma di Lotte viene inghiottita dall’oscurità.

Scena XIII°

La stessa scena precedente, qualche ora più tardi. Lotte.
E’ ancora seduta sulla poltrona, con la testa appoggiata allo schienale, immersa nel sonno. Dal sottosuolo giungono dei lamenti, attutiti dalla distanza, e rumori appena percettibili. Su un gemito più forte degli altri Renate si sveglia.

Lotte: (rimproverandosi) Ho dormito! La pistola? (controlla l’arma) E’ ancora qui. Che ore sono? (guarda l’orologio) Così tardi? (fa per alzarsi; un nuovo gemito la paralizza) Che è questo? Qualcuno si lamenta! (cerca di capire la provenienza dell’urlo) Viene da sotto, mi pare. (Brandisce la pistola. I rumori sono cessati) Non si sente più nulla…Forse ho sognato, sì, devo aver sognato. Anche i cani non si sentono più: forse Gustav li ha mandati in cortile. (dischiude leggermente la porta ma un improvviso tramestio seguito da un gemito la richiama nella stanza) Queste urla non hanno niente di umano tuttavia sono certa di averle sentite. Vengono da sotto, sì vengono dai sotterranei. (va verso la porta che conduce alla cantina) E se fosse Greta? Oppure la madre di Heydrich? Perché urlano così? Cosa sta succedendo nelle cantine? (cerca un lume. Scendendo le scale) Voglio chiarire finalmente questo mistero. (la scena resta buia per un po’)
Scena XIV°

La stessa scena precedente, qualche istante dopo. Lotte e Heydrich.
Dalla cantina, dove si trova, giunge il suo urlo in cui si mescolano dolore e orrore. Sempre urlando, Lotte rientra in scena con le mani lorde di sangue. Brandisce ancora la pistola e cerca di pulirla del sangue di cui è cosparsa sfregandola contro le vesti.

Lotte: (in preda all’angoscia) Quei corpi! Tutto quel sangue! Dio, dimmi che non è vero! Fammi risvegliare da quest’incubo! E Gustav?! Era anche lui della partita! (guardando le proprie mani) Le mie mani! Bisogna pulirle…(cerca di pulirsi le mani) No, lo farò dopo. Adesso debbo andarmene via da qui! Subito, senza perdere un istante! (fa per slanciarsi fuori ma Heydrich la previene comparendo sulla soglia. Indossa dei guanti imbrattati di sangue)
Heydrich: Per andare dove? 
Lotte: Via, lontano da queste mostruosità.
Heydrich: Che cosa reputi mostruoso? Che qualche nemico della patria versi il suo sangue inutile? E’ quello che si merita, anch’io sono pronto a morire per la Germania. 
Lotte: Là sotto non ho visto solo cadaveri maschili. C’era dell’altro: c’era un mucchio di ossa ed abiti, scarpe, guanti …oggetti femminili! 
Heydrich: Ti ho sempre proibito di scendere in cantina ed avevo le mie ragioni. 
Lotte: (aspra) Ne convengo. (alza il braccio cominciando a tenerlo sotto tiro, lui però non se ne accorge perché Lotte è in ombra)
Heydrich: Non tutti sopportano la vista del sangue, la contemplazione del dolore. Eppure la sofferenza può dare emozioni inimmaginabili! Non è col sacrificio di Cristo che i cristiani corroborano lo spirito?
Lotte: Tu sei pazzo, Heydrich, devi farti curare.
Heydrich: Dite sempre così, voi, quando non sapete spiegarvi un fenomeno. Se ti dicessi che è un puro fatto estetico, forse mi capiresti? No, credo proprio di no.
Lotte: Hai ragione: io non capisco. (Heydrich allarga le braccia come a dire: Che ti dicevo?) C’è anche Greta là in mezzo?
Heydrich: Lei, mia madre, qualcun'altra. Tra poco ci sarai anche tu. Peccato! Questa tua mania di ficcare il naso dappertutto ha fatto precipitare le cose, Liselotte. Non mi hai dato il tempo di fare le cose bene.
Lotte: Tu non sai neppure cosa significhi la parola bene. 
Heydrich: Non sono d’accordo. E’ proprio per un principio etico che io ho sacrificato coloro che ti hanno preceduta. La maternità è un tradimento estetico bell’e buono. Un uomo si aspetta altro da una donna.
Lotte: Per esempio?
Heydrich: Che non perda mai il suo profumo.
Lotte: Mi hai mai amata, Heydrich? 
Heydrich: (con sarcasmo) Tutte le volte che ti ho scopata ti ho voluto un sacco di bene! Nessuna donna merita di più, ciascuna di voi vale per quel buco che portate in mezzo alle gambe: una volta aperto, non c’è più niente da vedere. (Lotte spara prima un colpo. Heydrich emette un gemito di dolore, vacilla ma continua a camminare verso di lei) Diverrai vedova, Lotte. Erediterai il mio castello. (Lotte spara ancora più colpi finchè Heydrich stramazza al suolo) 
Lotte: Non so che farmene del tuo castello. 
Heydrich: Allora perché mi uccidi? Non valeva la pena di fare tutto questo! (si accascia in fin di vita)
Lotte: Ne valeva la pena, invece… Ora devo tornare a casa… (posa la pistola a terra, accanto al cadavere di Heydrich e mette il lume dall’altro lato del cadavere. Fa per uscire poi ritorna sui suoi passi e raccoglie la pistola da terra) Hai dimenticato quest’ultimo buco, Heydrich…(esce di scena velocemente, mentre la scena si oscura)

S I P A R I O